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XIV). + +Uno dei fatti piu notevoli al principio del decimosesto secolo e senza +dubbio l'apparire della _cortigiana_; figura degna di considerazione e +di esame non ebbe pur anco uno storico che di lei si occupasse +scrupolosamente e gelosamente, e, diseppellendo dalle biblioteche ed +archivii i numerosi documenti che la riguardano, dasse compiuta questa +pagina di storia che non e tra le ultime del nostro rinascimento. Il +nome di _cortigiana_ si collega certamente alla storia dell'umanesimo, +ma quando, dove e come ebbe principio? Tale quesito non ha ancora +risposta sicura. Arturo Graf [1], che si occupo ultimo della questione +con quell'acume di critica ed abbondanza di erudizione ben note, esita +a dare giudizio decisivo, attendendo pur lui che nuovi studi e +documenti traccino via piu ampia e sicura per definire tale punto. + +Lo sviluppo della _cortigiana_ prodotto dalla rivoluzione sociale che +si svolgeva nel rinascimento, adattato al nuovo regime di vita che +rese allora meno dure e servili le leggi sul costume, viene certamente +a smentire l'asserzione che il cinquecento fosse l'eta piu feconda di +turpi vizii, e l'amor patico, nato nelle epoche di maggior coltura e +diffuso su larga scala nel medio evo, trova a combatterlo questo +sviluppo della cortigianeria e le leggi civili di quasi tutti gli +stati italiani, mentre dal pergamo tuona aspra e minacciosa la voce di +S.Bernardino [2] e del Savonarola [3]; l'Ariosto stesso che non ne fu +immune dichiara che nel 1518 il vizio si restringeva a pochi umanisti. +Ed allora si disputa sulla teorica dell'amore che ha forti e strenui +campioni; dell'amore libero tra liberi discorre Speron Speroni nel +_Dialogo d'amore_ ove introduce a parlare la Tullia d'Aragona e +Bernardo Tasso, innamorati, e costretti a separarsi dovendo +quest'ultimo andare a Salerno; dell'amor platonico, primi il Bembo e +il Castiglione, il Piccolomini poi, che lo definisce "un desiderio di +possedere con perfetta unione l'animo bello della cosa amata [4]" +contrastando all'amore che anela il solo possesso del corpo. All'amore +assolutamente libero, per il quale era inutile insistere dopo il +lavorio dell'Aretino, sono infirmate quasi tutte le liriche di +cortigiane del cinquecento; rispecchiano quelle l'ambiente nel quale +furono create, queste la cortigianeria nei luoghi ove la coltura era +piu vasta e diffusa: dalla corte pontificia a quella dei Medici, da +Venezia a Siena. + +Il rinascimento, rotti gli argini che opponevansi nel medio evo alla +coltura della donna, condusse a due estremi sostanzialmente diversi +che si disputarono il campo per quasi tutto il secolo decimosesto: la +coltura seria e positiva da un lato, la licenza dall'altro: prodotta +quest'ultima da male intesa liberta, condusse poi per inevitabile +antitesi all'educazione claustrale. Di tale antitesi tramandarono +documenti il Castiglione e il Garzoni; il primo, attribuendo al Bembo +la dichiarazione poetica dell'amore e trasportando il lettore nella +Corte di Urbino, ove le lettere e le arti erano tradizione, appalesa +per bocca di Giuliano de' Medici, la cui consorte Filiberta fu cantata +modello di femminili virtu, che "la coltura della donna deve +rassomigliare a quella dell'uomo, cui ella e pari. Nei diversi rami +della scienza e dell'arte essa deve possedere la conoscenza necessaria +per parlarne con intelligenza e con senno anche quando queste non sono +professate. La donna deve essere versata in letteratura, aver +conoscenza di belle arti, essere esperta nella danza e nell'arte del +vestire, saper evitare non meno cio da cui si puo supporre vanita e +leggerezza, che quanto palesa mancanza di gusto. Il suo conversare, +serio e faceto, dev'essere adatto alla convenienza de' casi, essa non +deve mai parlare ad alta voce e con iscostumatezza, ne con malizia ed +in modo da offendere, deve corrispon[spon]dere alla sua condizione con +modestia e con modi convenienti, a cui e obbligata, verso quelli che +costituiscono abitualmente la sua compagnia. Nel suo presentarsi e nel +contegno sia aggraziata senz'affettazione. Le sue qualita morali, +l'onesta e le virtu domestiche devono essere d'accordo con le +intellettuali. Debb'esser casta, ma cortese: arguta ma discreta; ad +ogni parola libera non dee fare un volto troppo severo. Sappia +governar la casa e la sostanza e guidar l'educazione de' figliuoli. +Non tenti d'imitar l'uomo negli esercizi del corpo, che a lui sono +adatti ed a lui si richieggono. In tutto il suo essere, nel +portamento, nell'andare e stare, nel parlare, mostri grazia, dolcezza +femminile e non rassomigli all'uomo". E questi ammaestramenti +seguirono donne d'illustre casata, quali Eleonora d'Aragona, Isabella +d'Este, Ippolita Sforza, Elisabetta Gonzaga, e delle citta ove +l'elemento borghese ottenne spesso la supremazia ed il potere, resta +il ricordo di Antonia Di Pulci e Lorenza Tornabuoni. + +L'ambiente elevato e colto nel quale visse la cortigiana nel +cinquecento non poteva non influire su di essa e spingerla a +gareggiare con le donne oneste, spesso coltissime; troviamo infatti in +tutte le nostre storie letterarie, vicino ai nomi di quelle due grandi +che furono Vittoria Colonna e Veronica Gambara, due cortigiane: +Veronica Franco e Tullia d'Aragona; e se tra loro molto lungi per +costumi, non certo per meriti letterarii. Data questa coltura nella +donna onesta doveva alla cortigiana richiedersi necessariamente di +esserle pari se non superiore, avere vivace ingegno, voce bella e +gradita, essere esperta nel suono e nella danza, maestra insomma in +tutte quelle arti che, bramate o volute, erano poi, strano a +considerarsi, altamente biasimate da uomini come l'Aretino e il +Garzoni, che definiscono tali doti atte solo a sedurre ed attrarre. +"Onde pensi che nascano i canti, i suoni, i balli, i giuochi, le +feste, le vegghie, i concerti, i diporti loro, se non da quell'intento +di aver l'applauso, il commercio, il concorso della turba infelice di +questi amanti, che rapiti da quelle voci angeliche e soprane, attratte +da quei suoni divini di arpicordi e lauti, impazziti in quei moti e in +quei giri loro tanto attrattivi, consumati in quei giuochi sfarzevoli, +rilegrati in quelle feste giulive, addormentati in quelle vegghie +pellegrine, immersi in quei conviti di Venere, di Bacco, morti nel +mezzo di quei soavi diporti, restino prigioni e servi del lor fallace +ed insidioso amore? [5] "E dacche siamo col Garzoni, che lascio della +cortigianeria la migliore delle testimonianze, non possiamo esimerci +dal citare un altro particolare degno di nota che egli ci offre e +riguarda il _mezzano_, che, dovendo esser in tutto degno della +cortigiana che l'aveva prescelto, serve a gettare luce in +quell'ambiente triste e tuttora oscuro. "Imita il grammatico nel +scrivere le lettere amorose tanto ben messe, e tanto ben apuntate che +rendono stupore, nel dettar politamente, nel spiegar galantemente, +nell'esprimer secretamente il suo pensiero... appare un poeta nel +descrivere i casi acerbi con pieta di parole, i fatti allegri con +giubilo di cuore... porta seco i sonetti del Petrarca, le rime del +Cieco d'Ascoli, l'_Arcadia_ del Sannazaro, i madrigali del Parabosco, +il _Furioso_, l'_Amadigi_, l'Anguillara, il Dolce, il Tasso, e sopra +tutto i strambotti d'Olimpo da Sassoferrato, come piu facili, sono i +suoi divoti per ogni occasione... Si reca dietro qualche sonetto in +seno, un madrigale in mano, una sestina galante, una canzone polita, +con un verso sonoro, con uno stil grave, con parlar fecondo, con tropi +eleganti, con figure eloquenti, con parole terse, con un dir limato, +che par che il Bembo, o il Caro, o il Veniero, o il Gorellini +l'abbiano fatto allora allora; e si mostra alla diva con lettere +d'oro, con caratteri preziosi; si legge con dolcezza, si pronunzia con +soavita, si dichiara con modo, si scopre l'intenzione, si manifesta il +senso, e si palesa il fine del poeta... Con la musica diletta sovente +le orecchie delle giovani, mollifica l'animo d'ogni lascivia, ruina i +costumi, disperde l'onesta, infiamma l'alma di cocente amore, incende +i spiriti di concupiscenza carnale; mentre si cantan lamenti, +disperazioni, frottole, stanze e terzetti, canzoni, villanelle, +barzellette, e si tocca la cetra, o il lauto, a una battaglia amorosa, +a una bergamasca gentile, a una fiorentina garbata, a una gagliarda +polita, a una moresca graziosa, e pian piano s'invita ai balli e alle +danze, dove i tatti vanno in volta, i baci si fanno avanti le parole +scerete... [6] ". Questo procuratore di amore non e egli un tipo +abbastanza curioso e interessante? + +La _cortigiana_ apparisce in Roma alcuni anni prima del 1500 [7] e +come tale e ufficialmente, se cosi e lecito dire, riconosciuta in +documenti autentici della curia papale. In un censimento [8] compilato +d'ordine della suprema autorita di Roma, redatto certamente nel +settennio corso dal 1511 al 1518, ove trovansi numerate case, +botteghe, proprietari ed inquilini, e di tutti o quasi tutti si nota +la patria, condizione ed arte, le _cortigiane_ sono notate in numero +esorbitante, spagnuole e veneziane in massima parte, e distinte in +_cortesane honeste, cortesane putane, cortesane da candella, da lume, +e de la minor sorte_. Una sola volta, e forse senza alcuna malizia, il +compilatore della statistica dimentica l'aridita del suo lavoro e +nota: "La casa di Leonardo Bertini habita Madonna Smeralda cura 3 +figlie _piacevoli_ cortegiane". + +Il tipo dell'elegante cortigiana, dell'Aspasia del cinquecento, e +l'Imperia, morta in Roma nel 1511 a soli ventisei anni, [9] ricordata +egualmente con ardore da storici e romanzieri, amata da Angelo del +Bufalo e da Agostino Chigi il famoso banchiere [10] celebrata da poeti +e letterati, e presso la quale adunavasi il fiore della romana +aristocrazia e convenivano uomini quali il Sadoleto, il Campani, il +Colocci. Ebbe per maestro Domenico Campana detto Strascino. Di altre +citansi le doti singolari: "Lucrezia Porzia, dice l'Aretino, pare un +Tullio, e sa tutto il Petrarca e il Boccaccio a memoria ed infiniti e +bei versi di Virgilio, d'Orazio e d'Ovidio e di molti altri autori" +[11]: la Squarcina conosceva benissimo il greco: la Nicolosa leggeva i +salmi in ebraico, e molte ancora che sarebbe ozioso il ricordare. + +Malgrado tutto cio la cortigiana del cinquecento era pur sempre quella +del medio evo: tolta dall'ambiente che l'avvinceva, costringendola a +piegarsi al rinascimento classico, rimaneva di essa la donna nella +quale si alternavano tutti quei bassi sentimenti che erano diretta +conseguenza della vita che conduceva. Pero qualche barlume di affetto +vero, potente, trovasi pur nella storia della cortigianeria: il Molza +ed il Bandello non erano alieni dal credere che la cortigiana potesse +veramente amare, noi, piu scettici, crediamo con riserva a questo +amore che poteva esser cagionato da interessi troppo palesi e reali, +dubitiamo che la cortigiana avesse il cuore al di sopra della ragione, +mentre accettiamo senza dubbio alcuno il fatto che nella prostituta di +piu bassa specie si rinvenisse l'amore nelle piu forti sue +manifestazioni. E questo un fatto che si ripete continuamente anche ai +nostri giorni, e se discutibile dal lato psicologico, non cessa per +questo di essere men vero. Ricordasi l'Aragona innamorata del Varchi e +del Manelli: Camilla pisana dello Strozzi; Marietta Mirtilla del +Brocardo, ed una certa Medea che in morte di Ludovico dell'Armi veniva +consolata per lettera dall'Aretino; ma vogliamo proprio credere sul +serio all'amore ispirato alla cortigiana da letterati? Questi erano +allora come adesso, e come forse disgraziatamente lo saranno sempre, +piu ricchi d'ingegno, di madrigali, di epistole che di quattrini, +esaltavano le cortigiane, dedicavano loro libri e capitoli e col +sacrificio dell'amor proprio ricambiavano i favori lor concessi: +Antonio Brocardo scrisse un'orazione in lode loro, il Muzio, il Tasso, +il Varchi esaltarono l'Aragona: il Molza, Beatrice spagnola: +Michelangelo Buonarroti, Faustina Mancina: Niccolo Martelli l'onorata +madonna Salterella; e le cortigiane si abbarbicavano a questi +letterati perche da essi dipendeva in massima parte la rinomanza loro +[12]. La Tullia d'Aragona e quella che nelle sue rime lascia +maggiormente scorgere l'influenza dei letterati, sino a dubitare che +alcune di esse siano opera del Varchi stesso, e da in pari tempo la +figura spiccata della strisciante cortigianeria che avviluppava anche +allora i piu minuscoli principi. L'antitesi e in Veronica Franco della +quale daremo in breve le rime, divenute di meravigliosa rarita, +desiderio ardente e inappagato di bibliofili senza numero, orgoglio di +alcuni pochissimi piu venturati [13]: essa e l'incarnazione della +donna libera del cinquecento ed e l'unica che canti liberamente i suoi +amori: non s'informa a platonismo o castita irrisori, ama per amare e +soddisfare i sensi, e i suoi liberi amplessi, dice il buon P. Giovanni +degli Agostini "con tal'arte seppe dipingerli e con tal frase +adornarli che servono agl'incauti di vigoroso solletico alla +concupiscenza [14] ". Tale non puo essere oggi il parere di coloro che +si occupano seriamente della nostra letteratura: ogni pagina, bella o +brutta, sana o impura, che venga a chiarire la nostra rinascenza, non +e che contributo a lavoro maggiore, e come tale spero vorra essere +accolta questa mia debole fatica. + + +* * * + +Della Tullia d'Aragona parecchi si occuparono, in questi ultimi tempi: +forse ne parlera ancora il Bongi nel seguito de' suoi _Annali del +Giolito de' Ferrari_, editi dal Ministero della Pubblica Istruzione; +certamente poi il Biagi in altra edizione di un suo scritto apparso +nella _Nuova Antologia_ del 1886; ma stimo che la biografia della +poetessa poco abbia piu da offrire a cosi insistenti e dotti +ricercatori, perche la sua vita e quasi tutta delineata, e molto +nettamente per l'epoca nella quale visse e la vita nomade che ebbe a +condurre. In ogni modo augurando sempre nuova luce, basta al mio +assunto ritrarre in poche linee la vita della Tullia, servendomi anche +di documenti finora non messi a profitto dai due egregi scrittori. + +Il Crescimbeni [15], il Quadrio [16], il Mazzuchelli [17], il +Tafurri [18], e ultimo ancora Pietro Vigo [19] credettero la Tullia +napolitana; lo Zilioli [20] seguito dal Canestrini [21] e dal Labruzzi +[22] la dissero romana a cio confortati, prima che altre testimonianze +venissero a luce, dalle precise dichiarazioni che Girolamo Muzio fa +nell'egloga _Tirrenia_ a lei dedicata [23]. Infatti la Tullia nacque +in Roma da Giulia Campana ferrarese [24] e dal cardinale Luigi +d'Aragona [25]. L'anno di sua nascita e ignoto: il Labruzzi e poi il +Biagi [26] considerando che nel 1519 il padre di lei era gia morto e +che nel 1527 ella era gia nota nel mondo galante, pongono la nascita +circa il 1505, basando anche tale congettura sulla novella VII degli +_Ecatommiti_ di Giovanni Battista Giraldi. Sta infatti che il Giraldi +finge sia raccontata la novella di Nana e Saulo nel 1527 al tempo del +sacco di Roma, ma vuolsi proprio accettare quella data senza dubbio +alcuno e su di essa basare deduzioni storiche, quando nella stessa +opera rinvengonsi altri episodi che forse non reggerebbero ad una +severa critica e sono falsati nelle date come quelli di Celio +Calcagnini e del Giovio? Non potrebbe il Giraldi aver fatto risalire +la partenza della Tullia al 1527 per acconciarvi quella pur strana e +sudicia novella, scritta molti e molti anni dopo il sacco di Roma e +che vide la luce, se non erriamo, solo nel 1565? A noi il Giraldi non +prova nulla; piu fiduciosi in un passo dei _Ragionamenti_ dell'Aretino +che rivelano come l'anno 1519 la Giulia ferrarese partisse da Roma per +Siena con la sua _picciola figliuola_, siamo stimolati a credere +essere la Tullia nata sullo scorcio del primo decennio del decimosesto +secolo. + +Della giovinezza della nostra poetessa poche notizie giunsero sino a +noi; forse visse in Firenze circa il 1517 e 1518 [27], indi a Siena, +ove "imparo a parlare sanese" poi "vedendo la madre che costei haveva +di virtu principio grande considero che Roma e terra da donne, e +massime che ella sapea l'usanza della corte e cosi l'ha fatta +cortigiana [28] ". E questo _principio grande di virtu_ era infatti +posseduto dalla Tullia, alla quale gli agi procuratile dal cardinale +d'Aragona avevano permesso di addestrarsi in tutte le arti della +seduzione, vivendo tra le delizie e le comodita d'una onorata fortuna +che l'amorevolezza del padre le aveva lasciata tendendo agli studi nei +quali fece tanto profitto che non senza stupore degli uomini dotti fu +sentita in eta ancor fanciullesca disputare e scrivere nel latino e +nell'italiano cose degne di ogni maggior letterato, onde arrivando al +fine dell'eta e accompagnando alla sapienza e virtu sua un'isquisita +delicatezza di maniere e di costumi, si acquisto il nome di +compitissima sopra ogni altra donna del tempo suo. Compariva con tanta +leggiadria in pubblico e con tanta venusta ed affabilita d'aspetto che +aggiungendovisi la pompa e l'adornamento degli abiti lascivi, pareva +non potersi ritrovare cosa ne piu gentile ne piu polita di lei. +Toccava gli strumenti musicali con dolcezza tale e maneggiava la voce +cantando cosi soavemente che i primi professori degli esercizi ne +restavano meravigliati. Parlava con grazia ed eloquenza rarissime, si +che o scherzando o trattando davvero, allettava e rapiva a se, come +un'altra Cleopatra, gli animi degli ascoltanti e non mancavano sul +volto suo sempre vago e sempre giocondo quelle grazie maggiori che in +un bel viso per lusingar gli occhi degli uomini sensevoli sogliono +essere desiderate [29]. + +La Tullia tornata in Roma certamente poco dopo la morte del padre vi +rimase, secondo ogni probabilita, e magari contro il malevolo Giraldi, +sino al 1531, e in questo stesso anno si reco a Ferrara ove conobbe +Girolamo Muzio. L'autore degli _Ecatommiti_ da alla partenza da Roma +della Tullia, una ragione abbastanza disonorevole. Egli narra, come +convenendo in casa dell'Aragona parecchi giovani romani, uno di +questi, che chiama Saulo, invaghitosene al sommo, molto spendesse e si +adoperasse perche a lei nulla venisse a mancare delle agiatezze nelle +quali era cresciuta. Dimorava nella stessa epoca in Roma un tedesco, +detto Gianni, uomo ricchissimo, ma cosi sudicio e pieno di lordura che +faceva nausea a solo vederlo; costui innamorato della Tullia, tanto +insistette che ottenne di essere compiaciuto di lei per una settimana +di seguito al prezzo di cento scudi per notte. La Tullia acconsenti; +non resse pero che una sola notte tanto era il puzzo che esalava quel +ricco tedesco. Risaputosi cio da Saulo e da' suoi amici, ne furono +sdegnati, e mai piu vollero metter piede in casa dell'Aragona; talche +ella vedendosi disprezzata e sfuggita, se ne parti da Roma. Il +Tiraboschi cita una satira di Pasquino contro di lei [30], dalla quale +parrebbe che si fosse diretta a Bologna, ma se veramente vi andasse, e +certo dopo il 1531, non si conosce, come del pari rimase sinora ignota +la satira summentovata. + +Che l'Aragona fosse in Roma nell'anno suddetto e chiaramente provato +da una lettera che Francesco Vettori scriveva da Firenze a Filippo +Strozzi li 14 Febbraio 1531. Questi chiamato in Roma da Clemente VII +sotto pretesto di rivedere alcuni conti, ma in realta per aiutarlo a +introdurre in Firenze "un governo o vogliamo chiamarlo stato, nel +quale i magistrati della citta governino in nome suo, in fatti il Duca +governo in tutto, [31]" scriveva al Vettori richiamandolo di aiuto e +consiglio; e questi rispondendo conchiudeva: "E perche mi scrivete con +la Tullia accanto, non vorrei la leggessi similmente con essa accanto, +perche amandola voi come femmina che ha spirito, perche per bellezza +non lo merita, non vorrei mi potesse nuocere con qualcuno di quelli +ch'io nomino. Io non sono per ammonire Filippo Strozzi, ancorache, se +le ammonizioni ricorregghino, non avete aver per male essere ammonito, +ma ho inteso di non so che cartelli e di sfide andate a torno che mi +hanno dato fastidio pensando che un par vostro, uomo di 43 anni, +voglia combattere per una femmina, e benche io creda sareste cosi atto +all'arme come siete alle lettere ed a ogni altra cosa dove ponete la +fantasia, non vorrei di presente vi metteste a questo pericolo di +voler combattere per causa tanto leggiera; e vi ricordo che degli +uomini come voi ne nascono pochi per secolo; e questo non dico per +adulazione. Assettate le faccende vostre e poi tornate a rivederci". +Pare che il consiglio del Vettori riuscisse caro e salutare allo +Strozzi: in un cartello di sfida che conservasi in un codice +Rinucciniano, ed e di quell'anno stesso in vano si cercherebbe il suo +nome tra i sei campioni della Tullia [32]. + +Partita da Roma, la Tullia si reco certamente a Ferrara, ed ivi reduce +di Francia capitava poco dopo il Muzio; nel 1535 era a Venezia ove +nacque la sorella Penelope [33], e nel 1537 nuovamente a Ferrara +seguendo di pochi giorni l'arrivo in questa citta della marchesa di +Pescara. Conobbe certamente allora il sanese Bernardo Ochino che +appunto nella quaresima avea predicato ivi con mirabile fervore, e gli +diresse il sonetto XXXV trattandolo poco cortesemente, e chiamandolo +arrogante, perche avea dal pergamo fulminato "le finte apparenze, e il +ballo, e il suono", dono fatto da Dio agli uomini "ne la primiera +stanza". Nello stesso anno le accadde una strana avventura, narrata da +un Apollo novellista alla marchesa Isabella d'Este con lettera dei 13 +giugno [34], e tale avventura servi mirabilmente per porla in buona +vista, formare quella reputazione di onesta che la fama e le +pasquinate avevano molto deteriorata, radunarle intorno un'eletta +schiera di poeti e gentiluomini che adulandola, corteggiandola, +facessero dimenticare il suo passato poco onorevole per riconoscere +solo in lei la poetessa, la letterata, la discendente di sangue reale: +e riusci in massima parte; il Muzio e il Bentivoglio le profusero lodi +e adulazioni in rima e in prosa, e la Tullia era posta al di sopra di +Vittoria Colonna. Ancora una volta la cortigiana trionfava. + +Da Ferrara la Tullia ritorno forse a Venezia, almeno cosi il _Dialogo_ +dello Speroni fa credere; poi a Siena ove si accaso nel 1543 [35]. I +documenti senesi che riguardano la Tullia danno a conoscere una +circostanza abbastanza seria per non essere lasciata senza esame e +cioe che ella era, legalmente almeno, figlia di Costanzo Palmieri +d'Aragona; ed infatti nell'atto di matrimonio e detta _Tullia Palmeria +de Aragonia_, ed in altro documento ancor piu chiaramente "_Filia +quondam Constantii de Palmeriis de Aragona_". In base a tali +documenti, eliminando del tutto l'ipotesi che ella fosse stata +adottata da un Palmieri, conviene credere ad un matrimonio della +Giulia Ferrarese, al quale non possiamo dare, neppure per +approssimazione, una data qualsiasi. L'Aretino, il Domenichi, il +Franco che citano la Giulia e ne parlano spesso diffusamente, mentre +danno particolari su altri amanti tacciono affatto di tale matrimonio; +neppure un barlume ne apparisce nelle rime della Tullia e nelle +lettere che di lei ci pervennero; parlando della propria famiglia dice +_mia madre, mia sorella, ed io_; tace il Muzio, che, pur dando la +paternita del cardinale d'Aragona alla Tullia, nulla impediva potesse +parlarne nell'egloga dedicata alla Penelope nata molti anni dopo; ne +tacciono assolutamente tutti i biografi. Ed apparisce del pari per la +prima volta, almeno cosi ci consta, una casata Palmieri che abbia +aggiunto il nome d'Aragona al proprio; rimangono tracce dei +Piccolomini-Aragona, dei Tagliavia-Aragonia, dei _de Aragonia_, +romani, ma nessuna dei Palmieri-Aragona. Questa casata non viene poi +piu a luce ne sulla tomba della Penelope che porta solo il nome di +Aragona, ne nel testamento della Tullia ove non sono piu mentovati ne +padre, ne madre, ne marito. Una volta ancora, innanzi all'arida +autenticita dei documenti, si oppone la tradizione, ferma, costante; +essa vuole la Tullia figlia del cardinale d'Aragona e nel fatto nulla +varra a scemarla. Su questo padre piu o meno putativo, che apparisce +quasi per sua disgrazia, molte sarebbero le supposizioni a farsi; era +forse un familiare del cardinale d'Aragona che acconsenti a sposare la +Giulia Campana a prezzo d'oro, o qualche vanitoso che a scapito del +suo amor proprio con l'acquisto della Tullia aggiunse al suo il casato +degli Aragonesi? in ogni modo e assolutamente da escludere che quel +_de Aragonia_ stia li per fissaril luogo natio di quel buon Palmieri. +Non ci peritiamo rispondere a quesiti cosi ardui ed anche inutili; +bastano per noi tutte le testimonianze dei contemporanei a stabilite +che la poetessa fu, pure illegittimamente, del sangue d'Aragona. + +Sembra che in Siena ella fosse perseguita da malevoli che l'accusarono +agli Esecutori Generali di Gabella di vestire e portare ornamenti +vietati alle meretrici dagli statuti del Comune; fu agitato per cio un +processo nel febbraio del 1544, dal quale constando la vita onesta e +morigerata della Tullia, le fu permesso di vestire ed abitare al pari +di altre persone nobili ed oneste [36]. Non cesso per questo la +malevolenza contro la Tullia e nell'agosto dello stesso anno [37] fu +ancora denunciata per aver portato la sbernia il giorno di Pasqua, e +tra i denunziatori apparisce Ottaviano Tondi, novesco, causa di +torbidi in Siena per avere ucciso uno di parte popolare [38], e che la +Tullia pianse morto un anno appresso in un sonetto diretto al fratello +Emilio [39]. Certo ella ignorava il servizio che il buon novesco +aveva tentato di renderle. + +Sullo scorcio del 1545 la Tullia se ne venne a Firenze ove contrasse +stretta amicizia col Varchi, col Martelli e parecchi altri, dei quali +ci rimasero testimonianze nelle rime e nelle lettere di lui edite dal +Biagi e dal Bongi [40]. E qui ancora doveva essere perseguitata dalle +severe leggi sui costumi e sugli _ornamenti et habiti degli huomini e +delle donne_. Il 19 ottobre 1546 il Duca Cosimo promulgava una di +quelle leggi [41], ma la Tullia che credeva oramai per la fama di +poetessa di non essere piu compresa nel ruolo delle cortigiane, non se +ne die per intesa, sin che nell'aprile dell'anno appresso fu invitata +dal Magistrato ad ottemperare alla legge mettendo sul vestito qual +cosa di _giallo_ che doveva servire a distinguerla dalle oneste +gentildonne. La Tullia ricorse a D. Pietro di Toledo nipote della +duchessa Eleonora, che la consiglio presentare alla Duchessa una +supplica unita ai sonetti a lei scritti da illustri letterati, a +significare l'errore del magistrato di giustizia nell'annoverarla tra +le cortigiane. Per correggere la supplica, se non per averla bell'e +fatta ricorse la Tullia al Varchi [42], ed il dabben uomo volentieri +si presto a tanto urgente favore, e della Tullia non e forse nel +seguente documento che il nome solamente. + + "Ill.ma ed Ecc.ma Sig.ra Duchessa, + + "Tullia Aragona, umilissima servitrice di V. E. Ill.ma, essendo + rifugiata a Firenze per l'ultima mutazione di Siena, e non facendo i + portamenti che l'altre fanno anzi non uscendo quasi mai da una camera + non che di casa, per trovarsi male disposta cosi dell'animo come del + corpo, prega V. E. affine che non sia costretta a partirsi, che si + degni d'impetrare tanto di grazia dall'Eccell.mo ed Ill.mo S.or Duca + suo consorte, che ella possa se non servirsi di quei pochi panni che + le sono rimasi per suo uso, come supplica nel suo capitolo, almeno + che non sia tenuta all'osservanza del velo giallo. Ed ella, ponendo + questo con gli altri obblighi molti e grandissimi che ha con S. E., + preghera Dio che la conservi sana e felice". + +La cortigiana ottenne favore presso la duchessa; Cosimo scrisse di suo +pugno sull'istanza "_Fasseli gratia per poetessa_"; e queste parole +sono autenticate dalla soscrizione di Lelio Torelli, ministro del +granduca. I luogotenenti del duca rilasciarono quindi all'Aragona, in +data 1 maggio 1547, copia della deliberazione nella quale riconoscendo +"la rara scientia di poesia e filosofia che si ritrova con piacere di +pregiati ingegni la detta Tullia Aragona venga fatta esente da tutto +quello a che ell'e obbligata quanto al suo abito, vestire e portamento +[43] ". Un anno appresso, e precisamente nell'ottobre, scriveva al +Varchi annunziandogli la sua partenza, gli mandava in dono _un paio di +colombi, due fiaschi d'acqua ed uno di malvagia, una saliera di +alabastro_, e da lui toglieva commiato per sempre con lettera che il +Varchi avra certamente preso per buona moneta; partiva quindi per +Roma, dove il primo di febbraio del 1547 veniva a morte la sorella +Penelope, seguita poco appresso dalla madre. La Tullia abitava in +Campo Marzio nel palazzo Carpi, e nel libro della _Tassa fatta alle +cortigiane per la reparatione del ponte_ (Rotto) [44] consta che ella +pagava di pigione 40 scudi (in ragione tassata per scudi quattro) ed e +una delle cortigiane che pagava di piu; poche giungono ai cinquanta +scudi, rare quelle che superano tal somma: evidentemente le condizioni +finanziarie della Tullia non erano troppo rilassate, e non crediamo, +come dubita il Bongi, che il poco profitto da lei ritratto in Firenze +ed il desiderio di far esordire la Penelope nella piu vasta e ricca +scena di Roma fosse causa della sua dipartita di cola; nulla accenna +pertanto avere la Penelope esordito nella triste carriera, anzi +l'essere ella morta non ancora quattordicenne fa credere, magari con +un poco d'ottimismo, che il desiderio della Giulia Campana forse piu +che della Tullia, se esistito, non rimase che semplice desiderio. + +La Tullia visse certamente in Roma sino all'epoca di sua morte, che +avvenne il 12 o 13 marzo del 1556. Era andata ad abitare nel rione +Trastevere, in casa dell'oste Matteo Moretti da Parma, ed ivi il 2 +marzo dello stesso anno dettava le sue ultime volonta al notaio +Virgilio Grandinelli[45] Morta la Tullia ed apertone il testamento +alli 14 di marzo, Pietro Ciocca in suo nome e per gli esecutori +testamentari mons. Antonio Trivulzio vescovo di Tolone e Mario +Frangipane, chiese all'auditore della Camera Apostolica un tutore per +il giovinetto Celio. Tale ufficio fu conferito a D. Orazio Marchiani +chierico pistoiese. Redatto l'inventario della roba lasciata dalla +Tullia si procede alla vendita secondo le sue volonta; gli ori e le +gioie furono acquistati dagli orafi Pompeo Fanetti a Santa Lucia della +Chiavica, Maurizio Grana piemontese e Francesco Alarcon spagnolo al +Pellegrino; la mobilia da Giovanni Battista della Valle fiorentino e +Francino Francini d'Arezzo rigattiere a Monte Giordano. A quest'ultimo +tocco in un con gli arnesi di cucina "una cassa vecchia nella quale +c'erano trentacinque libri tra volgari e latini di piu et diverse +sorte, et tredici di musica tra usati, vecci, et stracciati et diverse +altre carte et libri gia stracciati". Ai singoli legati fu adempiuto +con rogiti speciali; in uno di questi Celio non solo _herede_ della +Tullia ma _figliuolo_ e chiamato. Di questo Celio e del Marchiani +nessuna notizia giunse sino a noi; forse lasciarono Roma, ed il +tutore, pistoiese, riedendo alla nativa citta, avra menato seco il +fanciullo: e certo che di essi perdesi la traccia dopo la morte della +Tullia, ne le carte dell'archivio romano, esaminate dal cav. +Corvisieri, ci possono dire quale sia stata la sorte del fanciullo. +Che il padre fosse lo stesso Ciocca come altri supposero, non +crediamo, parendoci allora superflua la nomina di un tutore, e dovendo +in tal caso ammettere che il Celio fosse nato in Roma dopo il 1547, +cosa molto improbabile e per le condizioni fisiche della Tullia e per +l'appellativo di _giovinetto_ che viene dato al Celio, come ancora non +lo supponiamo figliuolo del Guicciardi. L'Aragona conobbe forse il +Ciocca in Venezia, essendo questo al servizio del Cornaro, ma a tale +epoca non puo risalire la nascita di Celio; dubitiamo anzi, sempre +pero su deduzioni, che la nascita di questo fanciullo fosse causa +della dipartita dell'Aragona da Firenze. + +La Tullia era di alta statura, non bella ma piacevole [46], gli occhi +bellissimi e splendidissimi, e "nei movimenti loro una certa forza +vivace che parea gittassero fuoco negli altrui cuori", forza provata +dal Muzio che cantava: + +.....occhi belli, occhi leggiadri, occhi amorosi e cari, + piu che le stelle belli e piu che il sole, + +i capelli finissimi di un biondo oro, esaltati spesso da' suoi +ammiratori, tra i quali il cardinale Ippolito de' Medici, al quale la +porpora non impediva di bruciare innanzi alla bella Aragonese il suo +granello d'incenso cantando: + + se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti + co 'l riso, ond'io m'incendio e mi scoloro... + +Nella pinacoteca Tosio di Brescia e conservato il ritratto della +poetessa dipinto da Alessandro Bonvicino detto il _Moretto_, altri due +veggonsi nell'edizione delle _Rime_ fatta dal Bolifon e nel vol. XII +del _Parnaso italiano_. Di questi ultimi quale sia il valore non +possiamo certo dire. + +Tra i molti adoratori che ebbe a vantare la Tullia, Girolamo Muzio fu +certo uno dei piu costanti e veritieri, e benche quando fu preso +d'amore avesse oltrepassati i quarant'anni, si sente dalle sue rime +che quell'affetto era serio e sincero, e che i versi esprimevano molto +meno di quel che il cuore sentiva; dedica alla Tullia le sue egloghe +_Amorose_ che in realta parlano assolutamente di lei sola, e del suo +amore non cela ne gli ardenti desideri ne le bramate conquiste. Con un +verismo poco desiato certo da qualsiasi donna, anche abituata alla +rilassatezza della vita di Ferrara, egli diceva alla Tullia: + + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia + raccogli quel che con le braccia aperte, + disioso t'aspetta, e nel tuo grembo + ricevi lieta l'infocato amante; + stringi e 'l bramoso amante, e strette aggiungi + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto + il vivo fiore ispira a le sue brame. + Le belle membra tue, morbide e bianche, + ad Amor le consacra; ed al tuo amante, + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, + con lui cogli d'amore i dolci frutti. + +Ma ben presto il Muzio recatosi a Milano in missione per il Duca +Ercole d'Este, fu obliato, almeno per del tempo, e sostituito dal +Bentivoglio; passata poi la Tullia da Ferrara a Venezia, Bernardo +Tasso prese il posto dei precedenti, almeno cosi ci lascia credere lo +Speroni che nel suo _Dialogo_ la introduce "a far l'amore con lui, +presenti ed accettanti Nicolo Grazia e un altro spasimante Francesco +Maria Molza"; indi a Firenze vario tra il Varchi, Ippolito de' Medici, +il Tolomei, il Fracastoro, il Martelli, il Lasca, il Mannelli e lo +Strozzi. + +Vario e non sempre imparziale fu il giudizio dei contemporanei e dei +posteri verso l'Aragona; aspro e satirico spesso sino a dare diritto +di vilipenderla all'Aretino [47] e al Razzi [48]; buono e cortese +ancora, come le testimonianze del Nardi e del Muzio. Il Nardi, +tradotta in lingua toscana un'orazione di M. T. Cicerone (Venezia +1536) ne indirizzava un esemplare a Gian Francesco della Stufa con +incarico di presentarlo alla Tullia _che per se stessa oggi +dirittamente da ogni uomo e giudicata unica e vera erede cosi del nome +e di tutta la tulliana eloquenza_; Girolamo Muzio che si consolo del +matrimonio della Tullia sposando circa il 1550 una damigella d'onore +di Vittoria Farnese duchessa d'Urbino, nella lettera dedicatoria +premessa al _Trattato del matrimonio_, scriveva: _Gia avviso di vedere +in voi quella donna la grazia della cui vergogna, come si legge +nell'Ecclesiastico [49], e piu che oro preciosa... Tale avviso che +dovete esser voi facendo in tal guisa al mondo manifesto che della +vostra passata vita ne e stata cagione necessita, et di questa la +vostra libera volonta: che nel passato vi ha trasportata fortuna e che +hor vi governa la vostra virtu_. + +Frutto d'amore, ella visse sacra all'amore e nulla varrebbe a scusarla +della poca onesta della sua vita; ma se e pur vero che gli abbietti +trionfando della loro caduta trovano i buoni che li ricoprono, +concediamo a lei le attenuanti dell'esempio: e di esempio ne ebbe a +sufficienza, e per l'ambiente viziato nel quale nacque e visse, e +nella stessa madre che allegramente dava alla luce figliuoli sino al +1535 e con la massima indifferenza li intitolava d'Aragona dopo sedici +anni che il povero cardinale era andato all'altro mondo. + +* * * + +Tenuto conto delle condizioni in cui svolgevasi la poesia nel XVI +secolo, le rime dell'Aragona non mancano certo di pregio; quantunque +ancor essa che "volle avere il suo canzoniere [50]" non eviti quella +freddezza che nasce da ogni ripetizione, quella noia che s'ingenera +dalla descrizione di una passione misurata su i precetti rettorici e +smentita dal fatto e dai costumi. La Tullia fu petrarchista della +miglior acqua, e non poteva certo essere altrimenti; il Petrarca era +l'idolo al quale si prostesero quasi tutti i rimatori del cinquecento +ed il modello su cui si formarono, ricavando stima maggiore chi +imitasse piu servilmente il cantore di Laura, rubandone al tempo +stesso il pensiero e la forma. Tutte le cortigiane letterate del +cinquecento furono petrarchiste, se per altri il Petrarca era +l'oracolo del purismo, per esse non rappresentava che la teorica +dell'amore; quest'amore ideale o platonico, di Venere celeste, era +cantato su tutti i toni, salvo poi ad avere, di altro amore, una piu +ampia e sicura conoscenza, e tale influenza, per donne quali +l'Aragona, la Franco, la Stampa e spiegata dalla stessa relazione del +petrarchismo con la cortigianeria. Un Petrarchino di piccolo formato, +di edizione elegante era indispensabile al cortigiano effeminato e +strisciante, i leggiadri cavalieri di Roma mostravansi per via +"andando soavi soavi co' loro famigli a la staffa, su la quale +tenevano solamente la punta del piede, col Petrarchino in mano, +cantando con vezzi [51] ", ed i vagheggini piu aridi e stucchevoli, +appena ricevuto un sorriso della donna amata correvano "a casa a +comporre una sestina, un madrigaletto, dove il cieco d'Adria non +s'accorge che la mariuola gli ha furfato in versi, senza essere +discoverta da nessuno". Dell'amore teoretico il Petrarca era il gran +maestro per pratica e per scienza; il suo canzoniere si allontana da +quell'amore pratico del cinquecento che si svolge in brutale +sensualita, e in una brama di appetiti animali trascinarono la societa +nella piu completa dissolutezza, nelle forme piu sozze delle +aberrazioni e del vizio; esso risponde all'amore intellettuale, +richiesto dall'umanesimo, che veniva considerato quale anello di +congiunzione con l'amore divino, e della cui infinita tratta l'Aragona +in un suo dialogo [52]. Al contrario della Franco che canta l'amore +dei sensi, l'Aragona e tutto ideale, tutto spiritualismo; i suoi +affetti vogliono rasentare il cielo, e solo raramente trovasi qualche +accenno alla triste sua vita; e invasa dalla mania di passare ai +posteri insieme ai letterati che ella canta, cerca ogni maniera di +ricoprire la cortigiana con la poetessa, ed eleva i suoi canti +indistintamente a tutti, principi e cardinali, letterati e soldati, +uomini serii e burloni quali il Lasca; per lei l'uomo, essere animato, +e nulla: la fama di un uomo, il tutto; il solo affetto per il giovane +Mannelli si puo credere sincero, tutte le altre proteste che inficiano +le rime e quei sonetti che cambiato indirizzo, giravano d'adoratore in +adoratore in edizioni stereotipe e consolavano tanto il Muzio che il +Martelli [53], fanno a buon diritto dubitare di tutte queste +espansioni cantate cosi altamente e serenamente. E la mania +dell'Aragona e anche spiegabile in altro senso. Cessate le seduzioni +della bellezza tentava con l'arte di riunire la compagine di quegli +adoratori che si venivano allontanando, e con la musica, il canto, le +lettere cercare di sostenere i bisogni della casa: le sue rime sono +spesso forzate, e la eco dell'onda classica da Orazio a Virgilio, da +Dante a Petrarca viene spesso ad alimentare l'agonia di una vita +finita. Delle imitazioni al Petrarca, evidentissime e nel pensiero e +nello stile, ne citeremo solo alcune poche a titolo di saggio [54]. + +Sonetto X, v. 12-15: + + E se quassu giungesser gli occhi vostri, + vedendo fatto me novo angeletto + qui bramareste, e non vedermi in terra. + (PETRARCA, Madrigale III, v. 1-2). + + +Sonetto XXXI, v. 7-9: + + E l'alto Iddio lodar ben spesso suole, + dopo l'aspra fortuna, + spaventato nocchiero al porto intorno. + (PETRARCA, Sonetto C, v. 1-2). + + +Sonetto XXXVIII, v. 12-14: + + Non contenda rea sorte il bel desio, + che pria che l'alma del corporeo velo + si scioglia, saziero forse mia brama. + (PETRARCA, Sonetto IX, v. 12-14). + + +Sonetto XLII. + + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva + l'interno duol, che il cuor lasso sostiene; + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene, + in guerra eterna di vostr'occhi viva. + (PETRARCA, Canzone XV) + + +Sonetto XLIV, v. 13-14: + +...volgendo a Roma 'l viso e a lei le spalle, + se vuol l'alma trovar col corpo unita. + (PETRARCA, Sonetto LXXXI, v. 3-4). + + +Sonetto LI, v. 12-14: + + Benche vostro valor eterna fama + per se vi acquisti, caro mio signore, + quanto 'l sole gira e Battro abbraccia e Tile. + (PETRARCA, Sonetto XCVI, v. 9-11). + +Della Tullia giunsero a noi un _Dialogo dell'infinita di amore_ [55], +giudicato "uno dei dialoghi piu vivi che noi abbiamo, nell'ordine piu +basso degli scritti letterari del secolo decimosesto..... per una +certa franchezza e disinvoltura, e anche talvolta per una certa +saporita fiorentinita ch'ella attinse per avventura dal suo consorzio +coi fiorentini e singolarmente col Varchi", ed un poema in ottava +rima: _il Meschino e il Guerino_ [56]. Il Crescimbeni fa di questo +poema elogi sperticati, dicendo che "nella tessitura puo paragonarsi +all'Odissea di Omero [57] ", esso pero e cosi inverosimile e contrario +tanto alla storia, alla cronologia, alla geografia, e con buona pace +dell'ottimo abate, anche al buon senso, che non sappiamo invero +trovarvi alcuna analogia con l'opera dell'Omero; lo stile ne e +trascurato, e spesso conviene lavorare di serio proposito per +raccapezzare il senso di qualche ottava, i canti, trentasei in tutto, +appaiono disordinati e spesso senza nesso tra loro. La Tullia avverte +che trasse il poema da un vecchio romanzo spagnuolo in prosa, ma +certamente ella si servi di una traduzione e non del testo originale +che vuolsi scritto in italiano [58]. L'Aragona nella prefazione di +questo poema si scaglia contro il Boccaccio, e mentre lo compassiona +perche non seppe eleggere il verso a forma del _Decamerone_, lo accusa +che _tante sue scellerate_ novelle scritte con altrettante _scellerate +parole_, servendo solo a demoralizzare e rendere ridicoli i piu santi +vincoli della societa, siano impossibili a leggersi, senza frutti +nocivi, da maritate e nubili, vedove e monache, e persino cortigiane. +Questi scrupoli che parrebbero curiosi nella Tullia, sono da ella +medesima spiegati, non essendo cosa nuova che ad una donna per +necessita o per altra mala ventura sua sia avvenuto di cadere in +errore del corpo suo e tuttavia si disconvenga non men forse a lei che +alle altre l'essere disoneste e sconcie nel parlare e nelle altre +cose; ed ella, contrariamente al Boccaccio, vuole scrivere per tutti, +il suo poema potra essere dato in mano alla piu pudica donzella senza +alcun pericolo, volendo con esso porre un debole argine a +quell'invadente corruttela che ogni di spandeasi con maggior forza e +brutalita, e pur sempre per opera dei letterati ed anche degli +_umanisti_. L'idea della Tullia, se togliesi quella sfuriata contro +l'umanismo che proprio non aveva a che fare, non era cattiva e +sinceramente credette averla attuata col suo _Guerino_; dichiarandosi +di tutto debitrice a Dio solo "dal quale solo viene ogni bene e da cui +solo io riconosco questa gran grazia d'avermi in questa mia eta non +ancor soverchiamente matura, ma giovenile e fresca, dato lume di +ridurmi col cuore a lui e di desiderare e operare quanto posso che il +medesimo facciano tutti gli altri cosi uomini e donne". Ma Dio non +aveva proprio nulla a che vedere col _Guerino_, ed e proprio il caso +di ripetere che quantunque il diavolo si vesta da frate, quattro dita +di coda gli spuntano sempre sotto la tonaca; infatti cio che la Tullia +narra del cavaliere di Durazzo, di Brandisio e della figlia +dell'albergatore nel canto VIII [59], e di Pacifero innamorato di +Guerino nel canto X [60], non e roba atta a far mettere il poema +vicino al libro di devozione di una vergine o di una monaca. E pur +tale era lo scopo. + +In produzioni di uno stesso autore, apparse anche a distanza di molti +anni l'una dall'altra, ritrovasi sempre qualche analogia, qualche +difetto, alcun che di speciale, quasi direbbesi di proprio, che le +riavvicina e riunisce; nulla di cio tra il _Guerino_ e le _Rime_, anzi +una succinta critica forse allontanerebbe molto l'uno dalle altre. +Quantunque non sia il caso ora di formare tale confronto ed esaminare +a fondo il _Guerino_, non possiamo esimerci dal notare come la +prefazione posta innanzi al poema ci abbia fatto triste impressione, +fino a crederla apocrifa per ragioni che crediamo buone od almeno +meritevoli di esame. Il Ranieri che pubblico il poema nel 1560 dicendo +di averne curato l'edizione sul manoscritto originale _gia da parecchi +anni da lui posseduto_, non fa parola dell'Aragona che era morta nel +1556, e si profonde solo in ampie ed ampollose proteste cercando di +formare una dedica alla quale, per essere di qualche valore, manca +solo un poco di senso comune. E quel _parecchi_, posto li per indicare +un lasso di tempo non superiore ai tre anni e per lo meno superfluo: +ne piu lungo spazio di tempo crederemmo possibile ammettere perche e +abbastanza ragionevole il supporre che l'Aragona avesse sino alla +morte conservato presso di se quel lavoro. Il ricordo ancora che i +libri e le carte andarono in mano di un modesto rigattiere, non e +privo di valore; se il manoscritto del _Guerino_ era tra la roba +acquistata da Francino Francini, uomo probabilmente ignorante e privo +di criterio letterario, la sorte del manoscritto era assicurata: +finiva in qualche bottega di droghiere o salumaio. Converrebbe adunque +credere che o il manoscritto fosse tra le carte devolute a Celio +figliuolo dell'Aragona o che la Tullia ne avesse fatto un dono al +Ranieri qualche anno prima; ma ancora queste due supposizioni +rasentano l'assurdo. Il testamento della Tullia che pure e tanto +minuzioso e preciso nei lasciti e legati, non accenna a carte ed altri +documenti spettanti al Celio; ne la Tullia poteva donare il +manoscritto al Ranieri o ad altri che a lui lo passassero, perche dal +momento che ne aveva condotto a termine anche la prefazione, era certo +desiderio suo di darlo alle stampe, e per il nome che godeva e +l'appoggio dei letterati che facevanle corona non sarebbe stato +difficile trovare un tipografo che ne assumesse l'edizione. Se +dobbiamo pur credere alla dichiarazione della Tullia di avere composto +il poema "in eta ancor giovenile e fresca", quando erasi decisa di +darsi a Dio, conviene di necessita ammettere che ella l'avesse scritto +in Siena poco appresso il suo matrimonio col Guicciardi, o in Firenze; +mai in Roma ove tornando per l'ultima volta nel 1547 non era piu in +eta giovenile e fresca, e l'essere ascritta nel ruolo delle cortigiane +pubbliche non era il migliore indizio dell'essersi data a Dio. Anche a +questa ipotesi si oppone una seria obbiezione. Era possibile +all'Aragona dare ad intendere agli eruditi, massime fiorentini, di +aver tratto il _Guerino_ da un romanzo in prosa spagnuolo? Pure cio +afferma nella prefazione, e se il poema non corrisponde esattamente al +_Guerino_, in prosa, romanzo cavalieresco del ciclo della Tavola +Rotonda, e indiscutibile che da questo ne trasse in massima parte le +idee. Nessuno ignora la rinomanza che il _Guerino_ ebbe nei secoli XV +e XVI; all'epoca dell'Aragona ne erano gia state fatte sei edizioni +[61], ed e certo sopra una di queste che fu condotta la riduzione in +rima. In conclusione non rifiutiamo al _Guerino_ la maternita +dell'Aragona, la sua differenza con le _Rime_ non e prova sufficiente +a porre dei dubbi; respingiamo pero assolutamente quella prefazione +che non e, ne poteva essere della Tullia. + +Per la ristampa delle rime abbiamo usato l'edizione prima, Venezia +1547 (A) servendoci per le varianti delle edizioni di Venezia, 1549, +(B): ivi, 1560 (C): Napoli, 1593 (D): e delle _Rime_ raccolte dalla +Bergalli-Gozzi (E): le abbiamo fedelmente riprodotte, salvo allorche +gli errori erano evidenti, respingendo allora in nota la lezione +originale; quando le varianti assumevano importanza assoluta, come per +i componimenti tratti dai codici vaticano magliabecchiano, abbiamo +stimato necessario riprodurre entrambe le lezioni avvertendo di +collocarle l'una a lato dell'altra. + + + +_Dalla R. Biblioteca Vallicelliana + +maggio 1891._ + +ENRICO CELANI + + +NOTE: + +[1] =Graf A.= _Atraverso il cinquecento_. Torino, Loescher, 1888, pag. + 215 e seg.--Nell'_Hermaphroditus_ del =Panormitano= (1471) + _(Quinque illustrium postarum_, =Antonii Panormitani=, etc. _lusus + in Venerem_, Parigi, 1791), la cortigiana non apparisce ancora, + come neppure ne e parola in =Giano Pannonio= (1472) _Poemata_, + Trajecti ad Rhenum, 1784. + +[2] "Avetemi inteso voi donne? Che alla barba di tutti i sodomiti io + voglio tenere colle donne, e dico che la donna e piu pulita e + preziosa della carne sua che non e l'uomo; e dico, che se egli + tiene il contrario, egli mente per la gola" (=S. Bernardino=, + _Prediche volgari_, ed. =Bongi=, pag. 380). + +[3] Le opere fatte da lui circa la osservanza dei buoni costumi furono + santissime e mirabili, ne mai in Firenze fu tanta bonta e + religione quanta a tempo suo... la sodomia era spenta e + mortificata assai; le donne in gran parte lasciati gli abiti + disonesti e lascivi; i fanciulli quasi tutti lavati da molte + disonesta e ridutti ad uno vivere santo e costumato... portavano i + capelli corti e perseguitavano con sassi e villanie gli uomini + disonesti e giocatori e le donne di abiti troppo lascivi. + (=Guicciardini=, _Storia, fiorentina_, cap. XVII) + +[4] =Piccolomini A.= _Istituzione di tutta la vita, dell'uomo nato + nobile et in citta libera_. Venezia, 1552. + +[5] =Garzoni T.= _La piazza universale di tutte le professioni del + mondo_. Venezia, 1587, discorso LXXIV, pag. 597. + +[6] =Garzoni T.= Op. Cit., discorso LXXV, pag 605. + +[7] Giovanni Burchkardt maestro di cerimonie di Alessandro VI narra + come l'ultimo d'ottobre 1501 cenarono nel palazzo apostolico, col + Valentino, cinquanta cortigiane, le quali dopo cena danzarono + ignude e diedero altre prove di valentia in presenza di Alessandro + VI e della Lucrezia Borgia. "In sero fecerunt cenam cum duce + Valentinense in camera sua, in palatio apostolico, quinquaginta + meretrices honeste cortegiane nuncupate, que post cenam + coreaverunt cum servitoribus et aliis ibidem existentibus, primo + in vestibus suis, denique nude. Post cenam posita fuerunt + candelabra communia mense in candelis ardentibus per terram, et + projecte ante candelabra per terram castanee quas meretrices ipse + super manibus et pedibus; unde, candelabra pertranseuntes, + colligebant, Papa, duce et D. Lucretia sorore sua presentibus et + aspicientibus. Tandem exposita dona ultima, diploides de serico, + paria caligarum; bireta, et alia pro illis qui pluries dictas + meretrices carnaliter agnoscerent; que fuerunt ibidem in aula + publice carnaliter tractate arbitrio praesentium, dona distributa + victoribus". _Diarium sive rerum urbanorum commentarii_, Parisiis, + 1883-1885, tom. II, pag. 443, tom. III, pag. 167). + +[8] =Armellini M_.= Un censimento della citta di Roma sotto il + pontificato di Leone X tratto da un codice inedito dell'Archivio + Vaticano_. Roma. Befani, 1887. + +[9] Cfr. =Bandello=, _Novelle_, parte III, nov. XLII; =Valery=, + _Curiosites et anecdotes italiennes_, Paris, 1842; =Giovio P.=, + _De piscibus romanis_, cap V; =Forcella V.=, _Iscrizioni delle + chiese di Roma_, Roma, 1878. Per l'epitafio che dicesi posto sulla + sua tomba crediamo siasi roppo facilmente accettata la tradizione + che fosse in S. Gregorio; oltre la stranezza della lapide che + certo non faceva bella figura in una chiesa, e oramai accertato + che se pure l'epitafio fu composto non fu mai elevato sulla tomba + dell'Imperia. + + Di lei scrive il Bandello (op. cit, nov. XLIII): "Tra gli altri + che quella (Imperia) sommamente amarono fu il signor Angelo del + Bufalo, uomo della persona valente, umano, gentile e ricchissimo. + Egli molti anni in suo poter la tenne, e fu da lei + ferventissimamente amato, come la fine di lei dimostro. E percio + che egli e molto liberale e cortese, tenne quella in una casa + onoratissimamente apparata con molti servidori, uomini e donne, + che al servizio di quella continovamente attendevano. Era la casa + apparata e in modo del tutto provvista, che qualunque straniero in + quella entrava, veduto l'apparato ed ordine de' servidori, credeva + che ivi una principessa abitasse. Era tra l'altre cose una sala e + una camera si pomposamente adornate, che altro non v'era che + velluti e broccati, e per terra finissimi tappeti. Nel camerino, + ov'ella si riduceva, quand'era da qualche gran personaggio + visitata, erano i paramenti che le mura coprivano, tutti di drappi + d'oro, riccio sovra riccio, con molti belli e vaghi colori. Eravi + poi una cornice tutta messa a oro ed azzurro oltremarino, + maestrevolmente fatto, sovra la quale erano bellissimi vasi di + varie e preziose materie formati, con pietre alabastrine, di + porfido, di serpentino e mille altre specie. Vedevansi poi attorno + molti cofani e forzieri riccamente intagliati, e tali che tutti + erano di grandissimo prezzo. Si vedeva poi nel mezzo un tavolino, + il piu bello del mondo, coverto di velluto verde. Quivi sempre era + o liuto o cetra con libri di musica, ed altri istromenti musici. + V'erano poi parecchi libretti volgari e latini riccamente + adornati. Ella non mezzanamente si dilettava delle rime volgari, + essendole stato in cio esortatore, e come maestro il nostro + piacevolissimo messer Domenico Campana detto _Strascino_; e gia + tanto di profitto fatto ci aveva che ella non insoavemente + componeva qualche sonetto o madrigale". Ed a proposito del celebre + camerino seguita narrando come essendo andato a farle visita + l'ambasciatore di Spagna, e avendo bisogno di sputare, trovo che + il luogo meno improprio a cio fare era il viso del servitore che + gli stava alle spalle. + +[10] =Cugnoni G.= _Agostino Chigi il Magnifico_, Livorno, Vigo, 1879. + +[11] =Aretino P.= _Ragionamento fra il Zoppino fatto frate e Ludovico + puttaniere_, Cosmopoli, 1660, pag. 442. + +[12] E poeti e letterati non isdegnavano la compagnia della cortigiana + (=Burchkardt=. _Diarium_ etc., ediz. cit. tom. III, pag. 209); + Marco Bracci in una lettera ad Ugolino Grifoni segretario di + Cosimo I scrive nel novembre 1557 che giunto in Perugia il + cardinale Caraffa nipote di Paolo IV e il cardinal Vitelli "dopo + cena pubblicamente fece andare in palazo tutte le putane che a + quelli tempi se trovavano in Perugia quale furono in tutte + quattordici; e presene per se una e una per el cardinale Vitello + el resto acomodoli a la sua famiglia. (=Fabretti=, _La + prostituzione in Perugia nei secoli XIV e XV_, Torino, 1885, pag. + 46). + +[13] =Graf A.= op. cit., pag. 350. + +[14] _Theatro delle donne letterate_, pag. 296. + +[15] _Istoria della volgar poesia_, vol. IV, pag. 67. + +[16] _Storia e ragione d'ogni poesia_, vol. II, pag. 235. + +[17] _Gli scrittori d'Italia_, vol. I, par. I. + +[18] _Gli scrittori del regno di Napoli_, tomo III, parte I. + +[19] Il Vigo pubblicava nel 1885 per nozze Grassi-Rinaldi il sonetto + della Tullia all'Ochino (nella nostra edizione a pag. 39), e nella + breve prefazione la dice napoletana. + +[20] Presso il =Mazzuchelli=, loc. cit. + +[21] _Dell'infinita d'amore_di =Tullia Aragona= edito dal + =Canestrini=, Milano, 1867. + +[22] _Bibliografia romana_, Roma, Botta, 1880, vol. I, pag. 13. + +[23] Vedi a pag. 189, versi 27 e seg. + +[24] La _Jole_ dell'egloga del Muzio e la Giulia ferrarese, anch'essa + etera famosa e della quale il =Domenichi= (_Facezie, motti e + burle_, Venezia, 1558, pag. 28) ricorda un motto arguto e mordace. + Papa Leone X aveva fatto aprire una nuova strada in Roma + lastricata dai tributi che le puttane pagavano, nella quale + scontrando la Giulia ferrarese una gentildonna l'urto un poco. + Allora la gentildonna adirata comincio a dirle villania. Rispose + la Giulia: "Madonna, perdonatemi, ch'io so bene che voi avete piu + ragione in questa via che non ho io". Nel citato censimento di + Roma (pag. 42) ella apparisce come abitante nel rione Campo + Marzio, in una casa sotto la parrocchia di S. Trifone di proprieta + dell'Ordine Agostiniano. + +[25] Lo Zilioli che fu il piu diffuso biografo dell'Aragonese le + assegna per padre Pietro Tagliavia, di Aragona, arcivescovo di + Palermo e cardinale di Santa Chiesa; e tale versione venne accolta + dal Mazzuchelli, dal Tiraboschi, dal Cinguene e dal Camerini. Ora + ne quando il Muzio scrisse l'egloga alla Tullia ne quando + l'Aretino nel dialogo tra il Zoppino e Ludovico, dialogo scritto + certo prima del 1539, dice _cardinale_ l'amante della Giulia + ferrarese, il Tagliavia era stato assunto alla porpora. Lo fu solo + sotto Giulio III l'anno 1553; in tal guisa viene esonerato di sua + paternita poco lodevole. Escluso costui, l'unico cardinale che + cronologicamente puo dirsi padre della Tullia e Luigi d'Aragona, + ascritto al sacro Collegio da Alessandro VI nel 1493, promulgato + solo nel 1497. Nato in Napoli nel 1474 mori in Roma l'anno 1519 e + fu tumulato nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, ove vedesi + tuttora il suo sepolcro con iscrizione fattagli fare dal cardinale + Franciotto Orsini suo esecutore testamentario. + +[26] =Biagi G.= _Un'etera romana, Tullia d'Aragona_. (_Nuova + Antologia_. Serie III, vol. IV, 16 agosto 1886) + +[27] Dice il Muzio: + + Visse in tenera etate presso a l'onde + del piu bel fiume che Toscana onori. + + (_Sonetto I_, v. 12-13, pag. 69). + +[28] =Aretino P.= _Ragionamenti_. loc. cit. + +[29] =Zilioli=, in =Mazzucchelli=, loc. cit. Molto diverso e pero il + ritratto che ne fa il Giraldi, e dall'odio che palesa parlando + della Tullia fa se non credere, almeno dubitare che invano abbia + picchiato alla porta della bella cortigiana. "Non e alcuno di voi, + per quanto io stimo, _egli dice_, il quale non habbia conosciuto + Nana, cosi detta non perche ella sia piccola della persona, ma per + mostrare la sua sconvenevole et non proportionata grandezza, con + voce di contrario sentimento. Questa di casa Aragona si fa + chiamare quantunque io intenda che di madre vilissima e di quella + medesima vita che ella e in alcune paludi sie nata senza che la + madre le habbia mai saputo dire chi suo padre si fosse. Venuta + adunque nella nostra citta, ove hora le pari a lei, per lo mal + costume del nostro secolo, sono in piu abondanza che non si + converrebbe, si die a fare guadagno di se disonestamente, + allettando i giovani con quegli adombrati colori di virtu, di che + innanzi dicemmo. Et non pure traheva costei a se i giovani con + simili arti, i quali per lo piu sono di poca levatura, ma cosi + toglieva ella il senno ad alcuni huomini maturi e scientiati, che + col promettere loro di lasciarli godere di lei, qualunque volta + danzassero mentre ella toccava il leuto, facevano scalzi la + resina, o la pavana, o quale altra sorta di ballo piu l'era grato + et poscia beffandoli li lasciava del promesso scherniti. + (_Ecatommiti_, nov. VII). + +[30] _Passione d'amore di mastro Pasquino per la partita della signora + Tullia e martello di amore delle povere cortigiane di Roma con le + allegrezze delle bolognesi._(=Tiraboschi=, Stor. letter. ital. + vol. VII, pag. 1172). Di pasquinate alla Tullia o nelle quali ella + sia mentovata non ci consta che il _Trionfo della lussuria di + mastro Pasquino_stampato nel 1537, ove pero e ricordata la Tullia + solo come molto _favorita_. Il Biagi ricorda ancora lo sconcio + sonetto: "_Mentre alla Tullia la madre ragiona_" firmato F. C. che + conservasi in due codici Magliabecchiani. + +[31] =Biagi G.= op. cit. + +[32] "Considerando gli infrascritti cavalieri la virtu solamente esser + quella che concede immortalita ad ogni animo generoso, liberandolo + con la eterna fama da ogni oblivion che ne la labile e caduca + memoria de li uomini aver loco possa, e che quella da ciascuno + meritamente deve esser amata, reverita ed a quel sommo grado che + per le umane forze sia possibile esaltata e tanto piu quanto ella + in persona si ritruovi di ogni altra grazia, e dono di fortuna e + natura dotata; per tanto come veri fautori ed amatori di quella e + per la verita della quale ogni nobil core deve sempre prender la + protezione, e, quando in parte alcuna celarsi e occulta restarsi + la veda, produrla in luce e qual chiaro sole farla a tutti + risplendere ed apparire: non da alcuna altra passione o fine mossi + ed indotti, si offeriscono non pregiudicando alle onorate leggi de + la militar disciplina, a tutto il mondo, per un giorno + valorosamente sostenere che la loro signora e padrona la Ill.ma + S.ra Tullia de Aragonia per le infinite virtu quali in lei + risplendono e quella che piu merita che tutte le altre donne de la + preterita, presente e futura etate; ed accio che qualunque, de la + sua immortal gloria invidioso, diversamente o parlasse o sentisse, + possa presto certificarsi e risolversi; declarono detto + sostenimento, doversi intendere totalmente secondo l'ordine de + torniamenti de li antiqui e gloriosi cavalieri; e cosi gli + inestimabili meriti de la prefata signora, se pure non fussino a + sufficenza noti e chiari, secondo il dovere si manifesteranno a lo + ardire e valor de li suoi servitori, similmente per tale occasione + piu celebri e palesi saranno, onde ciascuno poi non dubitano che + confessare sara costretto, si come a loro non ritrovarsi cavalier + di virtu superiori, cosi a la prefata signora pari o simile non + esser mai stata o potere essere nei secoli futuri". I sostenitori + del valore della Tullia erano Paolo Emilio Orsini, Accursio + Mattei, Brunoro Neccia, Alberto Rippe, Marco da Urbino, e Bernardo + Rinuccini. + +[33] Il Muzio nell'egloga VI del IV libro intitolata _Argia_, dice che + la Penelope ebbe per patria + + l'orribil Adria e que' secreti stagni + che le palustri lor superbe canne + cercan di pareggiar ai nostri allori. + La per quelle contrade umide e salse + a la dolce e vezzosa fanciulletta + i lascivi delfin festosi giri + tessean saltando intorno; a la sua culla + le Nereidi portavano e i Tritoni + conche da i marin liti e fresche perle. + + E piu sotto lo stesso Muzio ci fa sapere come da Venezia muovesse + con la madre e la Tullia per Ferrara. + + Indi pargoleggiar su per le rive + fu vista un tempo del gran re de' fiumi; + poi come la guidava il suo destino + varcati d'Apennino i duri gioghi + tenne lunga stagione adorni e lieti + i poggi d'Arbia e le campagne d'Arno. + + La sorella della Tullia mori di 13 anni ed 11 mesi nel febbraio + del 1549 e fu sepolta nella chiesa di S. Agostino, innanzi + all'altar maggiore. L'iscrizione sepolcrale e riportata dal + =Galletti= e dal =Forcella=; in essa e chiamata Penelope + =Aragona=, quasi la Giulia ferrarese per essere un tempo stata + l'amante di un cardinale di casa Aragona avesse il diritto di + chiamare Aragonesi anche i figliuoli nati parecchi lustri dopo che + il buon cardinale aveva reso l'anima a Dio. + +[34] Riportiamo per brevita solamente il brano della lettera alla + Isabella d'Este che piu particolarmente riguarda la Tullia. "V. + Ecc. intendera come gli e sorta in questa terra una gentil + cortegiana di Roma, nominata la S.ra Tullia la quale e venuta per + istare qui qualche mese per quanto s'intende. Questa e molto + gentile, discreta, accorta et di ottimi et divini costumi dotata; + sa cantare al libro ogni motetto et canzone, per rasone di canto + figurato; ne li discorsi del suo parlare e unica, et tanto + accomodatamente si porta che non c'e homo ne donna in questa terra + che la paregi, anchora che la Ill.ma S.ra Marchesa di Pescara sia + ecc.ma, la quale e qui, come sa V. Ecc. Mostra costei sapere de + ogni cosa, et parla pur sieco di che materia te aggrada. Sempre ha + piena la casa di virtuosi et sempre si puol visitarla, et e riccha + de denari, zoie, colanne, anella et altre cose notabile, et in + fine e ben accomodata in ogni cosa . . . . . (_Un'avventura di + Tullia d'Aragona_, nella _Rivista storica mantovana_, vol. I, + fasc. 1-2, 1885) + +[35] Anno Domini M.D.XLIII indictione secunda die vero martis VIII + mensis Ianuarii Silvester olim . . . . . de Guicciardis + ferrariensis contraxit matrimonium cum D. Tullia Palmeria de + Aragonia per verba de presenti et anuli dationem et receptionem + respective in forma iuris et sacrorum canonum et omni meliori + modo, etc. Rogantes, etc. Actum Senis.--Ego Sigismundus Mannius + Ugolinius notarius rogatus. (_R. Archivio di Stato in Siena, + Scritture concistoriali_, ad annum). + +[36] 1544 Die dicto (5 februarii) de sero. + + Hieronymus de Ballatis _Prior_ + D. Achilles Orlandinus + Conterius de Sansedoniis + Franciscus Arengherius + + . . . . . et deliberaverunt declarare et declaraverunt D. Tulliam + de Aragona Sen. habitantem, non esse comprehensam in statuto + meretricium, dantes licentiam omnibus et quibuscumque personis + locandi domos dicte domine Tullie, et absque aliqua pena, et + mandaverunt fieri decretum dicte declarationis et licentie in + forma. Et fuit factum infrascripti tenoris: + + Spectatissimi Domini Executores Generalis Gabelle Magnifici + Comunis Sen., convocati et congregati solemniter, etc., audito + pluries Domino Aurelio Manno Ugolino procuratore et eo nomine + Nobilis domine Tullie filie quondam Constantii de Palmeriis de + Aragona et uxoris domini Silvestri de Guicciardis ferrariensis, + producente eius mandatum manu Ser Sigismundi Manni notarii, etc., + exponente qualiter praefata Domina Tullia ob novam compilationem + Statutorum Reipublicae Sen., a nonnullis videlicet indebite et + iniuste reputatur et diffamatur, eidem non licuisse nec licere + deferre nec portare vestes et alia ornamenta muliebra que licite + sunt et conveniunt personis honestis et nobilibus, et commorari et + habitare in locis civitatis in quibus licitum est habitare omnibus + personis honestis et nobilibus; et quia rei veritas est, quod + praefata D. Tullia ducet vitam honestissimam et propterea ea que + supradicta sunt sibi non debent quoque modo esse prohibita, + producente ad iustificationem predictum processum in Curia Domini + Capitanei Iustitie Civitatis Sen., manu ser Lactantii Lucarini + notarii publici Sen., nec non decretum magnificorum D. Secretorum + Officialium Balie manu Ser Alexandri Boninsegni Notarii publici + Sen., et petente in, de ut super predictis de opportuno iuris + remedio providero et pro iustitia consulente indemnitati prefate + Domine Tullie, servatis servandis, omni meliori modo; + + Habita plena notitia et clara informatione de omnibus supra + narratis de vita, moribus et honestate et qualitate dicte Domine + Tullie, visu processu predicto et summa inde lata, testibus in eo + examinatis decreto predicto, et omnibus denique visis, auditis et + consideratis que videnda et consideranda erant, vigore + auctoritatis eisdem concesse a Statutis Reipublicae Sen., servatis + servandis et omni meliori modo, etc., Solemniter deliberaverunt + prefatam D. Tulliam minime comprehendi in Statuto de meretricibus + et questus sui corporis facentibus desponente, sibique licuisse et + licere commorare et habitare in quibuscumque locis civitatis ad + suum libitum, et vestes ac habitum deferre prout et sicut et in + omnibus et per omnia licuit et licet personis et mulieribus + honestis et nobilibus, et ita sibi licentiam et facultatem + concesserunt, mandantes de predictis sibi publicum fieri decretum, + et illud inviolabiliter osservari a quibuscumque personis tam + publicis quam privatis sub pena comminationis arbitri quibuscumque + in contrarium non obstantibus, et omni meliori modo, rebus tamen + stantibus pro ut stant et non aliter nec alio modo. (_Archivio di + Stato in Siena, Buste degli esecutori di Gabella, 1544 gennaio I, + 1545 giugno 30, c. 12-13_). + +[37] Die 23 augusti (1544). + + Operta la cassa fu retrovata una politia et acusa del tenore + susseguente, cioe: + + _La Signora Tullia de Aragona per la pascha di Spirito Santo + porto la sbernia contro li Statuti. + + Ottaviano Tondi, Horatio Pecci, Il Signor Gaspare servitore del + Signor D. Giovanni._ + + Vide in filo processum agitatum super vita causa ex quo apparet + de sententia per quam fuit declaratum sibi licere portare + sberniam istantibus omnibus, etc., (_R. Archivio di Stato in + Siena, Decreti, polizze, ecc. del Capitano di Giustizia del 1544, + luglio-dicembre, c. 53_). + + I documenti da noi riportati a pag. XXXI-XXXVI furono rinvenuti + nell'Archivio di Stato di Siena dal compianto Luciano Banchi. + +[38] =Pecci G. A.= _Continuazione delle memorie storico-critiche della + citta di Siena fino all'anno M.D.LII._Siena, Bindi, 1758, vol. + III, pag. 143. + +[39] Sonetto XXXVI. + +[40] =Biagi G.= op. cit.--=Bongi S.= _Il velo giallo di Tullia + d'Aragona_. Estratto dalla _Rivista critica della letteratura + italiana_, anno III, n. 3, marzo 1886. + +[41] "Le meretrici non possino portare vesti di drappo e seta d'alcuna + ragione, ma sibbene quante gioie e quanto oro e argento esse + vorranno, et sia tenuta portare un velo, o vero sciugatoio o + fazzoletto o altra peza in capo che habbi una lista larga un dito + d'oro o di seta o d'altra materia gialla e in luogo che ella possa + essere veduta da ciascuno; et tal segno debbia portare a fine che + elle sien conosciute dalle donne da bene e di honesta vita, sotto + pena se la ne mancheranno di scudi dieci in oro di oro di sole per + ciascheduna volta che le trasgrediranno e sian sottoposte al + Magistrato delli spettabili Otto di Balia, alli spettabili + Conservatori di Legge, et alli Offitiali dell'Honesta intra li + quali magistrati habbi luogo la preventione da distribuirsi come + l'altre pene che di sotto si dichiareranno. (=Contini=. + _Legislazione toscana_, vol. I, pag. 332). + +[42] Edita dal =Bongi=, op. cit., ed ancora dal =Biagi=. + +[43] Archivio di Stato in Firenze. Luogotenenti e Consiglieri di S. E. + il Duca di Firenze. Deliberazioni, _ad annum_. + +[44] "La S.ra Tulja d'Araona a fronte alle dette dee dar per sua tassa + imposta come di sopra S. 40--4". Archivio di Stato in Roma, + _Fabbriche camerali_. + +[45] Il testamento fu rinvenuto nell'Archivio di Stato di Roma + dall'archivista Cav. Costantino Corvisieri.--"Del 1556 a di 2 de + marzo. Al nome di Dio, &. Io Tullia de aragona sana per gratia di + Dio de mente et intelletto benche inferma del corpo volendo + disporre dei miei beni accio che doppo morte mia non ne nasca ad + alcuno lite o scandalo, ordino et faccio il mio ultimo testamento + et mia ultima volonta in questo modo che seguita, cioe: In prima + racomando l'anima mia all'altissimo Dio et alla sua gloriosa Madre + Vergine Maria et a tutta la corte del cielo. Lasso alla Lucretia + mia creata moglie di Matteo hoste questo fornimento di camera cioe + queste spalliere verde et questo letto ove io ora giaccio con suoi + matarazzi, lenzuoli para uno et una coperta, fuorche lo sparviere, + et piu una vesta di rascia negra usata aperta denanzi; + + Item un roverso rosso nuovo, cioe una sottana de roverso, una saia + biancha listata de pagonazo et una lionata, una montatura a la + romana, cioe panno listato et lenzolo, dieci scudi d'oro et sia + pagata del vino che io ho havuto da lei; + + Item lasso alla putta Christofora mia serva sia vestita di panno + ordinario negro et datole dieci scudi d'oro; item lasso alle + povere orfanelle cinque scudi d'oro; item lasso alle monache + convertite quella parte chelli viene in rigore della bolla; item + lasso alla compagnia del crocifisso un paramento di taffeta negro + leggiero semplice. + + Item lasso a Santo Agostino un mezo scudo di cera ogni anno per + ardere il di de' morti a la mia sepoltura la quale se non serra + arsa alla mia sepoltura da i frati non sia obligato l'herede a + darla piu. Item lasso che ogni anno si dia mezo scudo per far dir + la messa di San Gregorio per l'anima mia. Item lasso a mastro + Panuntio medico una veste di rascia negra da medico che gli sia + fatta nuova. + + Item in tutti gli altri miei beni et in tutte le mie ragioni et + attioni tanto presenti come d'avenire dovunque siano o saranno io + instituisco e faccio e con la mia propria bocca nomino Celio che e + in protettione de Messer Pietro Cioccha scalco del cardinale + Cornaro, istituisco dicio et faccio detto Celio herede universale + al quale lascio tutti i miei beni ragioni et attioni per ragione + et causa de universale institutione con patto et conditione che + detti miei beni siano venduti et fattone dinari siano posti in + luogo chelli fructino ne possi disporre Celio ne altri della + principal somma di detti dinari sinche detto herede non sia + all'eta di anni venticinque, ma dell'entrata senne nutrisca et + serva per impa[ra] re littere et altre virtu. Et se detto herede + (che Dio non voglia) mancasse inanzi all'eta di venticinque lascio + et substituisco herede in vita sua Messer Pietro Chiocca suo + protettore con condittione che ogni anno dia dieci scudi a una + povera orfana da maritarsi, il restante senne serva messer Pietro + per i suoi alimenti et dopo la morte di messer Pietro Chiocca si + stribuisca ogni cosa ad opere pie et queste debbiano essere le mie + ultime volonta, et mio ultimo testamento li quali voglio che + vaglino in virtu et forza di testamento et ultime volonta et se in + tal modo per alcun rispetto non potesse valere, voglio che vaglia + in virtu et forza di codicillo et di donatione infra vivi o per + causa di morte et in quel meglior modo che di ragione puo e potra + valere e sostenersi. Et per essere io impedita ho fatto scrivere + questo da persona a me fedele et io l'ho sottoscritto di mia + propria mano in fede della verita questo di 2o di marzo 1556. + + Item lasso di essere sepelita in Santo Agostino e nella sepoltura + di mia madre et mia et alle mie esequie non voglio altro che i + frati di Santo Agostino et la compagnia del Crocifisso della quale + io sonno, et sia sepulta a ventiquattro hore senza cerimonie, + semplicemente. + + Et lasso et instituisco con ogni miglior modo et forma che fare et + instituire se puote esecutori di questo mio testamento il + Reverendo vescovo di Tolone e Messer Mario Fregapane, i quali + supplico per l'amor de Dio et per la fede che ho in loro signorie + che vogliano doppo la mia morte fare eseguire a puntino queste mie + ultime volonta per magior dechiaratione della quale io come di + sopra ho detto mi sottoscrivo di mia propia mano. + + Io Tullia Aragona affermo quanto sopra et instituisco herede + universale Celio come di sopra ho detto. _A tergo autem_, ecc + L'entroacluso e il testamento di me Tullia Aragona il quale ho + sottoscritto de mia propria mano et ligatolo con el filo et + sigillatolo sopra esso filo il quale consegno a M. Virgilio + Grandinelli notario pubblico presenti li testimonii sottoscritti + da me rogati et non voglio sia aperto se non doppo la morte mia, + et in fede di cio mi sottoscrivo di mia propria mano. Io Tullia + Aragona manu propria. _Quorum testium etc. (Archivio di Stato in + Roma, Not. A. C. vol. 6298, num. 69)_. + + +[46] Il malevolo Giraldi scriveva di lei che aveva il viso non bello + ne piacevole "il quale oltre la bocca larga et le labbra sottili + era disordinato da un naso lungo, gibbuto et nella estrema parte + grosso et atto a porre sommo difetto in ogni bella faccia s'egli + tra le guancie vi fosse posto. (_Ecatommiti_, loc. cit.) + +[47] In una lettera datata di Venezia li 6 giugno 1537 e scritta allo + Speroni esaltandogli il suo _Dialogo_egli diceva: La Tullia ha + guadagnato un tesoro che per sempre spenderlo mai non iscemera, e + l'impudicitia sua per si fatto onore puo meritamente essere + invidiata dalle piu pudiche e dalle piu fortunate. + +[48] Nella commedia del Razzi intitolata la _Balia_(Firenze 1560) in + fine della scena VII dell'atto III leggesi: + + LIVIO (_padrone_). Io non conobbi mai giovane di piu alto animo + di lei e di piu elevato spirito + + BROZZI (_famiglio_). O degli uomini inferma e instabil mente! Pur + ora la chiamaste puttana e femmina di mondo, ed ora per contrario + dite tanto ben di lei? + + LIVIO. Sarebbe forse la prima nobile e d'animo grande che e stata + puttana? Che e stata la Tullia d'Aragona, Isabella di Luna e + altre? + + Anche il Lasca che pure si atteggia, benche un po' tardi, ad + amante della Tullia, nel XXII madrigale lagnandosi che la sua + donna, anch'essa cortigiana + + lodata ancor non sia + con dolce stile e soave armonia, + + dice che + + celebrar si sente ognora + con gloria alta e divina + e Tullia e Totta e Fioretta e Nannina + che, bench'elle sieno oggi al mondo rare, + non si ponno agguagliare + alla Cecca gentil che m'innamora. + +[49] Noli discedere a muliere sensata et bona, quam sortitus es in + timore Domini: gratia enim verecundiae illius super aurum. + (_Eccl_. VII, 21). + +[50] =Cereseto G. B.= _Storia della poesia in Italia_. Milano, + Silvestri, 1857, vol. I. + +[51] =Aretino P.= _Ragionamenti_. Cosmopoli, 1660, parte I, giornata + III.--=Graf A.= op. cit. pag 19 e seg. + +[52] Il Domenichini nelle sue _Facetie, etc._pag. 32, ricorda una + disputa che alcuni cortigiani ebbero in casa dell'Aragona sui + pregi del Petrarca. + +[53] Vedi nota a pag. 29. + +[54] Per i riscontri usiamo delle _Rime di _=F. Petrarca=_con + l'interpretazione di _=G. Leopardi =_e con note inedite di _=F. + Ambrosoli=. Firenze, Barbera, 1879. + +[55] Questo dialogo fu edito in Venezia dal Giolito nel 1547 in-8 e + ristampato a Milano nel 1864 dal Daelli nella sua _Biblioteca + rara_con prefazione di Eugenio Camerini (Carlo Teoli). + +[56] _Il Meschino e il Guerino_. Poema. In Venezia, per Gio. Battista + Melchior Sessa, 1560, in-4. + +[57] =Crescimbeni=, op. cit., vol. I, c. 341. + +[58] =Gordon di Percel.= _Biblioth. des Romans_, tom. II, pag. + 193.--=Crescimbeni=, op. cit., vol. I, carte 331.--=Fontanini G.= + _Dell'eloquenza italiana_, lib. I, cap. XXVI.--=Zambrini F.= _Le + opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV ecc._Bologna, + Zanichelli, 1878.--=Melzi=. _Bibliografia dei romanzi di + cavalleria in versi e in prosa italiani_.__Milano, Daelli, 1865. + +[59] Produciamo a saggio del nostro asserto due sole ottave: + + Ma de l'ostier l'innamorata figlia + non potendo frenar l'accesa voglia, + ch'ognun dorma per casa il tempo piglia + e poi d'ogni timor lieta si spoglia: + disiando il camin di molte miglia, + non pensa che 'l Meschin se ne distoglia: + ponglisi a canto ignuda, e gli si accosta + ne fu pari a la voglia la risposta. + + Sveglia messer Brandisio, e fagli offerta + de la da lui gia ricusata preda, + de la qual poi che 'l francioso s'accerta + non sa s'ancor ben chiaramente creda + s'ei non esce a battaglia piu aperta + dicendo: E basta che mi si conceda, + ridendo seco, e franco s'appresenta + di sorta tal che la mando contenta. + +[60] Mentre il Meschino e condotto alla corte di Pacifero le guide + ammirandone il femmineo volto gli chieggono se egli sia uomo o + donna: inteso essere uomo gli manifestano l'uso del paese, che + ricordava quello di Sodoma. Il Meschino si sdegna, e vorrebbe non + entrare in tal corte, ma il re gli fa promettere che sarebbe + rispettato, e l'accolse benignamente con ogni onore. + + E poi la sera volse ch'egli andasse + a cena seco e fu sopra un tappeto + disteso in terra, e tal fu la sua asse; + ma quel lussurioso ed indiscreto + senza aspettar che piu 'l Meschin cenasse, + per mano il piglia e con atto inquieto + lo sfrenato desir gli fa palese + onde 'l Meschin di collera s'accese. + + Rinchiuso in prigione per non aver voluto soddisfare Pacifero, + vien salvato dalla figliuola del re, che innamoratasi di lui va + continuamente a trovarlo ove spesso + + . . . . . abbraccia al Meschin suo la gola + ma ben che freddamente fosse centa + da lui nel mezzo con le braccia, fece + quel che stimar si puo, ma dir non lece. + + E dopo due sole altre ottave l'innamorata donzella apparisce + gravida. + +[61] Cf. =Rajna P=. _Ricerche intorno ai Reali di Francia_. Bologna, + Romagnoli, 1872.--Il Zambrini e il Melzi citano le edizioni del + _Guerino_ nell'ordine seguente: Venezia 1473, Bologna 1475, Venezia + 1477, ivi 1480, Milano 1480, ivi 1482. L'Aragona ignorava forse + l'autore di esso che il Rajna afferma essere Maestro Andrea de' + Magnabotti da Barberino di Valdelsa maestro di canto. + + + + + +RIME DI TULLIA D'ARAGONA + + +A DONNA ELEONORA DI TOLEDO +DUCHESSA DI FIRENZE + +*** + + +TULLIA D'ARAGONA + + +Io so bene nobilissima e virtuosissima Signora Duchessa, che quanto la +bassezza della condizion mia e men degna della altezza di quella di +V. Eccell. tanto la rozzezza de' componimenti miei e minore dello +ingegno e giudicio suo; e per questa cagione, sono stata in dubbio +gran tempo se io dovessi indirizzare a cosi grande e cosi onorato nome +quanto e quello di V. Eccell., cosi picciola e cosi ignobile fatica, +come e quella de' sonetti composti da me piu tosto per fuggir l'ozio +molte volte, o per non parer scortese a quelli che i loro mi aveano +indirizzati, che per credenza di doverne acquistar fama o pregio +alcuno appresso le genti. Ma desiderando io di mostrare in qualche +modo qualche parte della devotissima servitu mia verso V. Eccell. per +gli obblighi che le ho molti e grandissimi si a lei, e si a quella +dello invitto e gloriosissimo consorte suo, presi ardimento, e mi +risolsi finalmente di non mancare a me medesima, ricordandomi che i +componimenti di tutti gli scrittori hanno in tutte le lingue, e +massimamente quegli de' poeti, avuto sempre cotal grazia e preminenza, +che niuno quantunque grande, non solo non gli ha rifiutati mai, ma +sempre tenuti carissimi. Perche io ancorche, come ho detto, conosca +benissimo cosi l'altezza dello stato suo, come la bassezza della +condizione mia, presento umilmente con devotissimo cuore queste mie +poche, basse e picciole fatiche, alle moltissime, grandissime e +altissime virtu di lei, pregandola con tutto l'animo non al dono +voglia ne a chi dona, ma a se medesima riguardare. + + + + +I. -- Al Duca di Firenze + +Se gli antichi pastor di rose e fiori +sparsero i tempii, e vaporar gli altari +d'incenso a Pan, sol perche dolci e cari +avea fatto a le Ninfe i loro amori: + +quai fior degg'io Signor, quai deggio odori, +sparger al nome vostro, che sian pari +a i merti vostri, e tante, e cosi rari, +ch'ognor spargete in me grazie e favori? + +Nessun per certo tempio, altare, o dono +trovar si puo di cosi gran valore, +ch'a vostra alta bonta sia pregio eguale. + +Sia dunque il petto vostro, u' tutte sono +le virtu, tempio; altare, il saggio core; +Vittima, l'alma mia, se tanto vale. + +[V. 7 B. pari.; D. cari.] + + + +II. -- Allo stesso +_(Cod. Magliabecchiano, II, I, IV)._ + +Se gli antichi pastor di rose e fiori +sparsero i tempii, e vaporar gl'altari +di maschi incensi a Vener, poiche cari +fece e dolci alle Ninfe i loro amori: + +a voi, che sceso dai piu nobil cori +degl'angiol sete, e ch'ai desiri miei cari +rendete i favor, quai piu rari +fiori offriro io? quai grati odori? + +Veramente non tempio, altare, o dono +trovar si puo di tal pregio e valore, +ch'a vostra cortesia sia merto uguale; + +fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sono +alti pensieri; e 'l saggio vostro core +fia altar; vittima, l'alma mia immortale, + +[V. 6. Nel mss. leggesi: _miei o cari_.] + + +III. -- Allo stesso + +Signor, pregio e onor di questa etade, +cui tutte le virtu compagne fersi, +che con tante bell'opre e si diversi +effetti gite al ciel per mille strade: + +quai fien, che possan mai tante, e si rade +doti vostre cantar prose, ne versi? +In voi solo (e son parca) puo vedersi +giunta a sommo valor, somma bontade. + +Voi saggio, voi clemente, voi cortese; +onde nel primo fior de' piu verd'anni +vi fu dato da Dio si grande impero, + +per ristorar tutti gli andati danni: +e, con potere eguale al bel pensero, +por sempiterno fine a tante offese. + +[V. 7 B. sol, - 13 pensiero.] + + + +IV. -- Allo stesso + +Signor d'ogni valor piu d'altro adorno: +Duce fra tutti i Duci altero e solo: +Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo, +e donde parte, e donde torna il giorno, + +non vede pari il sol girando intorno: +me, che quanto piu so v'onoro, e colo, +prendete in grado, e scemate il gran duolo +de l'altrui ingiusto oltraggio, e indegno scorno. + +Ne vi dispiaccia, ch'el mio oscuro e vile +cantar, cerchi talor d'acquistar fama +a voi piu ch'altro chiaro, e piu gentile; + +non guardate Signor, quanto lo stile +vi toglie (ohime) ma quel che darvi brama +il cor, ch'a vostra altezza inchina umile. + +[V. 9 D. scuro.] + + +V. -- Allo stesso + +Nuovo Numa Toscan, che le chiar'onde +del tuo bel fiume inalzi a quegli onori +ch'ebbe gia il Tebro; e le stelle migliori +girano tutte al gran valor seconde; + +le tue virtuti a null'altre seconde, +alto suggetto a i piu famosi cori, +da l'Arbia, ond'oggi ogni bell'alma e fuori, +mi trasser d'Arno a le felici sponde. + +E al primo disio, nuovo disire, +m'accende ognor la tua bonta natia: +tal che miglior non spero, o bramo albergo. + +Cosi potessi un di farmi sentire +cortese no, ma grata con la mia +zampogna, ch'a te sol, bench'indegna, ergo. + +[V. 1 E. Novo; chiare.] +[2 innalzi a quegl'onori.] +[6 ai.] +[7 Dall'; infiori.] +[9 novo.] +[11 talche.] +[12 potess'io.] +[14 che a te.] +[E inserito anche nei _Componimenti poetici delle piu illustri +rimatrici_ raccolti da LUISA BERGALLI. Parte prima, che contiene le +rimatrici antiche fino all'anno 1573. In Venezia 1726, appresso +Antonio Mora, _con licenza de' superiori e privilegio_, pag. 110.] + + + +VI. -- Allo stesso +_(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + +Almo Pastor, che godi alle chiar'onde +del piu bel fiume che Toscana onori, +cui s'aggiran le grazie e i santi amori, +lieti spargendo intorno fiori e fronde: + +le tue virtuti a null'altro seconde, +alto soggetto a piu gentil pastore, +da i colli ornati gia di mille allori, +mi volser con mie gregge a le tue sponde. + +E al primo mio disir, nuovo disire, +aggiunto ha dentr'al cor tua cortesia, +che in le tue piagge eterno sia 'l mio albergo; + +e vorrei bel almen farmi sentire +grata al tener della zampogna mia, +ma a dir el ver tant'alto el suon non ergo. + + +VII. -- Allo stesso + +Signor, che con pietate alta e consiglio, +(onde tanto piu ch'altro al mondo vali) +venisti a medicar gli antichi mali, +del fiorito per te purpureo giglio; + +io che scampata da crudele artiglio, +provo gli acerbi e ingiuriosi strali +quanto sian di fortuna aspri e mortali, +a te rifuggo in si grave periglio; + +e solo chieggo umil, che come l'alma +secura vive omai ne la tua corte, +da la vicina e minacciata morte, + +cosi la tua merce di ben n'apporte +tanto, che l'altra mia povera salma +libera venga per le ricche porte. + +[V. 12 B. m'apporte.] +[Questo sonetto leggesi anche nel_: Libro primo delle rime spirituali, +parte nuovamente raccolte da piu autori, parte non piu date in +luce_. In Venetia, al segno della Speranza, M.D.L. in-12, a carte 40.] + + + +VIII. -- Allo stesso + +Dive che dal bel monte d'Elicona +discendete sovente a far soggiorno +fra queste rive, ond'e che d'ogn'intorno +il gran nome Toscan piu altero sona: + +d'eterni fior tessete una corona +a lui, che di virtu fa 'l mondo adorno, +sceso col fortunato Capricorno, +per cui l'antico vizio n'abbandona. + +E per me lodi, e per me grazia a lui +rendete, o Dive, che lingua mortale, +verso immortal virtu s'affanna indarno. + +Quest'e valor, quest'e suggetto tale, +che solo e da voi sole, e non d'altrui: +cosi dicea la Tullia in riva d'Arno. + +[V. 4 B. suona.] + + +IX. -- Allo stesso + +Ne vostro impero ancor che bello e raro, +ne d'argento e di gemme ampia ricchezza, +che men da chi piu sa si brama e prezza, +vi fanno al mondo si famoso e chiaro: + +quanto l'aver, Signor pregiato e caro, +la ben nata e gentil anima avvezza, +con severa pietate e dolce asprezza +perdonar, e punir, ch'oggi e si raro. + +Queste vi fanno tal, lunge e dappresso, +ch'al grido sol del vostro nome altero +l'alma s'inchina, e come puo vi onora. + +E se al caldo disio fia mai concesso +stile al suggetto ugual, ritrarne spero +fama immortal, dopo la morte ancora. + +[V. 1 E. degno e raro.] +[10 Che al.] +[11 v'onora.] +[12 desio.] +[13 soggetto.] +[B. egual.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 110.] + + + +X. -- Alla Duchessa di Toscana + +Non cosi d'acqua colmo in mar discende, +ne di tante dorate arene vago +si mostra al suo paese il ricco Tago, +d'onde 'l nome real di voi si prende, + +come del valor vostro a noi si stende +di mille opre divine alto ampio lago: +e quante (benche in dir nulla m'appago) +bellezze scorge in voi chi dritto intende. + +Quest'e l'arena d'oro, e queste l'onde +di beltate e virtu, che 'l bello e santo +animo e volto vostro, a l'Arno infonde. + +Non piu la Spagna omai gioisca tanto, +che s'ella ha 'l Tago con l'aurate sponde, +Leonora avrem noi con maggior vanto. + +[V. 14 B. avremo.] + + +XI. -- Alla stessa + +O qual vi debb'io dire o Donna o Diva, +poi che tanta belta, tanto valore +riluce in voi, che 'l vostro almo splendore +abbaglia qual fu mai fiamma piu viva? + +Mi dice un bel pensier che di voi scriva, +e renda grazie, e qual si deve onore; +ma dove s'erge l'animoso core, +non giunge penna, o voce umana arriva. + +So ch'ogni alto favor da voi mi viene, +come la luce al di da quella stella, +che surge in oriente innanzi al Sole. + +Ma poi che pur al fin mal si conviene +a tanta altezza l'umil mia favella, +v'appaghi il core in vece di parole. + + + +XII. -- Alla stessa + +Donna reale, a i cui santi disiri +grazia gia fece la bonta superna +di me, ch'or fatto son chiara lucerna +sopra i celesti, ardenti, alti zafiri; + +poi che fuor di sospetto e di martiri, +godo del ben che ne l'alme s'interna, +deh! non turbate la mia pace eterna +col pianto vostro, e co' i vostri sospiri. + +Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra; +dove luogo non ha terreno affetto; +e co' i pie calco gli stellanti chiostri. + +E se quassu giungesser gli occhi vostri, +vedendo fatto me novo angeletto, +qui bramareste, e non vedermi in terra. + +[V. 1 B. a cui i.] + + +XIII. -- Alla stessa + +S'a l'alto Creator de gli elementi +sete, Donna Real, cotanto cara, +che de la stirpe vostra altera e rara, +volle ornare i suoi chiostri eterno ardenti; + +e s'or, per acquetar vostri lamenti, +vi rende il cambio di quell'alma chiara, +che di voi nata, tutto 'l ciel rischiara, +a Dio lode cantando in dolci accenti; + +ragion e ben, che con eterni onori +vi cantin tutti gli spirti piu rari, +com'onorata in terra e in ciel gradita. + +Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori, +suonino i tempii, e fumino gli altari, +che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita. + +[V. 3 B. De la stirpe vostra.] +[6 Il principino D. Pietro mori il 10 giugno 1 47, e D. Garzia nacque +il 5 luglio dello stesso anno.] + + + +XIV. -- A Maria Salviati de' Medici + +Anima bella che dal padre eterno +creata prima in ciel nuda e immortale, +or vestita di vel caduco e frale, +mostri qua giuso il gran valore interno: + +da gli alti chiostri in questo basso inferno +u' si n'aggrava il rio peso mortale, +scendesti a torne noia e a darne l'ale +al sommo bello, al sommo ben superno; + +chiunque te pur una volta mira, +sente sgombrar da l'alma ogni vil voglia, +e arder tutta di celeste amore. + +Dunque ver me col divin raggio spira +del disiato tuo santo favore, +ch'io voli al Ciel con la terrena spoglia. + +[V. 7 E. ne.] +[9 B. sol.] +[11 Ed; tutto. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 111.] + + +XV. -- Alla stessa +_(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + +Anima bella, che dal Padre eterno +pura fosti creata e immortale, +e ingombra di velo oscuro e frale, +pur di fuor mostri il tuo valor interno: + +dal ciel scendesti in questo vivo inferno, +u' n'aggrava il terren peso mortale, +per innalzarne dibattendo l'ale +al sommo bello, e sommo ben superno. + +Tu di casti pensier, d'onesta voglia +ingombri l'alma a chi tuo esempio mira, +e le fai vaghe del verace amore. + +Dunque ver me col vivo raggio spira +del desiato tuo almo favore, +ch'io m'erga, e inalzi al ciel da questa spoglia. + + + +XVI. -- A. D. Luigi di Toledo + +Spirto gentil, che dal natio terreno +la chiarezza del sangue, e dal ciel chiara +anima avesti, e a cui d'ogni piu rara +virtu colmar le sante Muse il seno; + +poi che 'l cor vostro e d'alto valor pieno, +e real cortesia da voi s'impara, +non mi sia, prego, vostra mente avara +di cio, ch'altrui donando, non vien meno. + +Voi sete quel, ch'avete ambe le chiavi +di quegli eccelsi, e gloriosi cori +che fan piu ch'ancor mai felice l'Arno; + +or volgetele a me cosi soavi, +ch'entro raccolta, mai non esca fuori; +e prego umil non sia 'l mio prego indarno. + + +XVII. -- A D. Pedro di Toledo + +Ben si richiede al vostro almo splendore +del chiaro sangue, e a la virtu eccellente, +che si canti Signore eternamente +ne' giochi di Parnaso il vostro onore; + +ond'e ch'a dir di voi, dentr'al mio core +s'accende ognor un vivo foco ardente; +ma come a l'alta impresa non si sente +l'anima ugual, si spenge il novo ardore. + +Non s'assicura nel profondo seno +di vostre glorie entrar mia navicella +sotto la scorta del mio cieco ingegno. + +Solchi 'l gran mar di vostre lodi a pieno +piu felice alma, a cui piu chiara stella +porga favore in piu securo legno. + + + +XVIII. -- A Pietro Bembo + +Bembo, io che fino a qui da grave sonno +oppressa vissi, anzi dormii la vita, +or da la luce vostra alma infinita, +o sol d'ogni saper maestro e donno, + +desta apro gli occhi, si ch'aperti ponno +scorger la strada di virtu smarrita; +ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita +de la parte miglior per voi m'indonno: + +e quanto posso il piu mi sforzo anch'io, +scaldarmi al lume di si chiaro foco, +per lasciar del mio nome eterno segno. + +E o non pur da voi si prenda a sdegno +mio folle ardir, che se 'l sapere e poco, +non e poco, Signor, l'alto disio. + +[V. 2 B. dormi; - C. D. dormii.] +[3 E. dalla.] +[12 Ed oh! - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 111.] + + +XIX. -- A Ridolfo Baglioni + +Signore in cui valore e cortesia +giostrano insieme ognor tanto ugualmente, +che discerner non puote umana mente, +di qual di lor piu la vittoria sia; + +mia fredda Musa a voi gia non s'invia +per celebrar vostra virtute ardente; +ma perch'in voi nomar conosce e sente, +sorger nel vostro onor la gloria mia. + +Ben porta nel mio core un caldo affetto +il vivo lume vostro, ch'e si chiaro, +che risplender si vede in ogni parte. + +Ma prenda voi per degno alto suggetto, +chi al quieto Apollo e tanto caro, +quanto voi sete al bellicoso Marte. + +[V. 2 B. egualmente;] +[8 C. scorger.] + + + +XX. -- A Francesco Crasso + +La nobil valorosa antica gente, +che di novo i fratelli ancisi vede, +e in acerbo esilio a pianger riede, +Signore, a te, s'inchina umilemente. + +E potendo vendetta arditamente +gridar da' monti, e piaghe, e mille prede, +merce sola e pietate a te richiede, +di comune voler, pietosamente. + +O sanator de le ferite nostre, +mira la velenosa e cruda rabbia, +che 'l sangue giusto, ingiustamente sugge. + +Cosi tosto avverra, ch'in te si mostre, +com'a gran torto, tanti danni or abbia +la gente, cui pietate e doglia strugge. + +[V. 2 B. D. E. nuovo.] +[6 B. C. D. E. de' morti. _Componimenti poetici_, ecc., +ediz. cit. pag. 112.] + + +XXI. -- Al Molza + +Poscia (ohime) che spento ha l'empia morte +l'alma gentil, ch'in sua piu verde etade, +a gran passi salia l'erte contrade +che menan dritto a la superna corte; + +chi fia che leggi cosi crude e torte, +spirti amici d'onor e di bontade, +non pianga meco ognor, ch'a le piu rade +virtu die' sempre il ciel vite piu corte? + +Molza ben pianger dei, poi ch'al camino +ove ti sprona un disusato ardire, +perduta hai meco la piu fida scorta. + +Io per me dopo si fero destino +non voglio altro, non deggio che morire +se morir deve e puote, chi e gia morta. + +[V. 1 B. l'avara; C. D. empia.] + + + +XXII. -- Al Colonnello Luca Antonio + +Poi che rea sorte ingiustamente preme +voi, ch'alto albergo sete di valore, +sento, spirto gentil, un tal dolore, +che con voi l'alma mia ne giace insieme. + +L'anima mia ne giace, e 'l petto geme, +di non poter mostrar nel riso il core, +a voi, cui bramo con perpetuo onore, +piacer servendo, insino a l'ore estreme + +Il disio d'ora in ora a voi mi porta: +quindi rispetto onesto mi ritiene: +e disvoler conviemmi quel ch'io voglio. + +In si dubbioso stato mi conforta, +che ben v'e noto quel che si conviene, +e questo fa minore il mio cordoglio. + +[V. 1 E. Poiche.] +[2 siete.] +[8 all'ore. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 112.] + + +XXIII. -- Ad Ugolino Martelli + +Mentre ch'al suon de i dotti ornati versi, +fate d'Arno suonar l'ampie contrade, +cantando insieme a piu ch'ad una etade +con le virtu, ch'a voi si amiche fersi, + +a me, caro Martel, sono tanto avversi +i fati, ch'ogni ben dal cor mi cade; +e per occulte, solitarie strade, +vo' lagrimando il di che gli occhi apersi. + +Tal che del pianto mio, del mio languire, +languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso, +e le fiere e gli augelli in ogni parte. + +Voi mentre affligge me l'empio martire, +deh! consolate lo mio spirto lasso, +con vostre eterne e onorate carte. + + + +XXIV. -- Allo stesso + +Piu volte, Ugolin mio, mossi il pensiero +per risonar con la zampogna mia, +vostra rara virtute e cortesia, +poggiando al ciel col bel suggetto altero. + +Ma, lassa, invan m'affanno (o destin fero) +che roco e 'l suono, e la mia sorte ria, +si dietro a i miei dolor tutta m'invia, +che levarmi da terra, unqua non spero. + +Cantino altri di voi tanti pastori, +che pascon le lor gregge a l'Arno intorno, +a cui le Muse, a cui fortuna e amica; + +io s'unqua al mio felice stato torno, +non pur non tacero miei santi ardori, +ma voi sarete mia maggior fatica. + +[V. 1 E. movo] +[10 greggie.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 115.] + + +XXV. -- Allo stesso +_(Cod. Vat. Ottob. 1595)._ + +Ho piu volte, Signor, fatto pensiero +di risonar con la zampogna mia, +di te il valor e l'alta cortesia, +salendo al ciel presso al suggetto altiero. + +Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero, +che roco e 'l suono, e mia fortuna ria, +si dietro a miei dolor tutta m'invia, +che levarmi di terra indarno spero. + +Cantin di te tanti gentil pastori, +che pascon le lor greggie al Po d'intorno, +a cui le Muse, a cui fortuna e amica: + +forse il mio Mopso ancor, fatto ritorno, +fara sentir non pur suoi bassi amori, +ma tu sarai la sua maggior fatica. + +[Questo sonetto diretto prima al Martelli, appare qui scritto per il +Muzio come chiaramente rilevasi dal nome di _Mopso_.] + + + +XXVI. -- Allo stesso + +Ben sono in me d'ogni virtute accese +le voglie tutte, e gli spirti alto intenti; +ma 'l poter e l'oprar si freddi e spenti, +ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese. + +Onde non lodi no, ma gravi offese +mi son le rime vostre, e pero tenti +vostr'alto stil, fra tante e si eccellenti, +mille di lui cantar piu degne imprese. + +Ben puo celar il ver finta bugia, +a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte: +ma non si ch'ei non vinca, e 'n sella stia, + +dunque per piu secura e corta via, +rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte, +ch'in altrui molto, in me poco saria. + +[Risposta al sonetto, del Martelli: _Se lodando di voi quel che palese._] + + +XXVII. -- A Benedetto Varchi + +Varchi, da cui giammai non si scompagna +il coro de le Muse, e ch'a l'affanno +com'a la gioia, a l'util com'al danno, +sempre avete virtu fida compagna; + +qual monte, o valle, o riviera, o campagna, +non saria a voi piu che dorato scanno: +se come fumo innanzi a lei sen vanno +gli umani affetti, ond'altri piu si lagna? + +O perche errar a me cosi non lice +con voi pe' i boschi, com'ho 'l core acceso, +de l'onorate vostre fide scorte? + +Ch'avendo ogni pensiero al cielo inteso, +vivendo viverei vita felice, +e morta sperarei vincer la morte. + + + +XXVIII -- Allo stesso + +Varchi, il cui raro e immortal valore, +ogni anima gentil subito invoglia, +deh! perche non poss'io, com'ho la voglia +del vostro alto saver colmarmi il core? + +che con tal guida so ch'uscirei fore, +de la man di fortuna, che mi spoglia +d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia +cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore. + +Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte +contrasta a cosi onesto e bel desire, +sol perche manch'io sotto l'aspre some. + +Ma s'i me pur cosi convien finire, +la penna vostra almen, levi il mio nome +fuor degli artigli d'importuna morte. + +[V. 4 E. saper.] +[5 fuore.] +[6 Delle.] +[11 Sol perch'io manchi.] +[_Componimenti poetici_, ecc. ediz. cit. pag. 113.] + + +XXIX. -- Allo stesso + +Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo, +quel che sol di virtute e ricco e adorno, +quel che col suo splendor un lieto giorno +chiaro ne mostra a l'uno e all'altro polo: + +quel sete Varchi voi, quel voi che solo, +fate col valor vostro oltraggio e scorno +a i piu lontan, non ch'ai vicin d'intorno; +ond'io v'ammiro, riverisco e colo. + +E di voi canterei mentre ch'io vivo, +s'al gran suggetto il mio debile stile, +giunger potesse di gran spazio almeno. + +O pur non fosse a voi noioso e schivo +questo mio dire, scemo e troppo umile: +che per voi renderassi altero e pieno. + + + +XXX. -- Allo stesso + +Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati, +sieno al bel gregge tuo, dolce pastore +vero d'Arcadia e di Toscana onore, +piu chiaro fra i piu chiari e piu pregiati: + +se tanto in tuo favor girino i fati, +che mai tor non ti possa il dato core +Filli, ne tu a lei tuo santo amore, +onde vi gridi ogni uom saggi e beati: + +dinne, caro Damon, s'alma si vile +e si cruda esser puo, ch'essendo amata +renda invece d'amor tormenti e morte. + +Ch'io temo (lassa) se 'l tuo dotto stile +non mi leva il dubbiar, d'esser pagata +di tal mercede, si dura e mia sorte. + +[V. 7 E. casto.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + +XXXI. -- Allo stesso + +Dopo importuna pioggia +s'allegrano i pastor, quando 'l sereno +ciel si discopre lor di stelle pieno; + +e dopo 'l corso de l'instabil luna, +ne l'apparir del sole, +gioisce ogni animal che brama il giorno; + +e l'alto Dio lodar ben spesso suole, +dopo l'aspra fortuna, +spaventato nocchier al porto intorno; + +e 'l Varchi e al suo ritorno +seren, sol, porto: e chi ha d'onor disio, +si rallegra, gioisce e loda Iddio. + +[V. 10 B. Varchi al; C. D. Varchi e al.] + + + +XXXII. -- A Girolamo Muzio + +Voi ch'avete fortuna si nimica, +com'animo, valor e cortesia, +qual benigno destino oggi v'invia +a riveder la vostra fiamma antica? + +Muzio gentile, un'alma cosi amica +e soave valore a l'alma mia, +ben duolmi de la dura e alpestra via +con tanta non di voi degna fatica. + +Visse gran tempo l'onorato amore +ch'al Po gia per me v'arse. E non cred'io +che sia si chiara fiamma in tutto spenta. + +E se nel volto altrui si legge il core, +spero ch'in riva d'Arno il nome mio +alto sonar ancor per voi si senta. + +[V. 1 E. nemica.] +[13 all'Arno.] +[14 Alto per voi suonare ancor si senta.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 113.] + + +XXXIII. -- Allo stesso + +Fiamma gentil che da gl'interni lumi +con dolce folgorar in me discendi, +mio intenso affetto lietamente prendi, +com'e usanza a tuoi santi costumi; + +poi che con l'alta tua luce m'allumi +e si soavemente il cor m'accendi, +ch'ardendo lieto vive e lo difendi, +che forza di vil foco nol consumi. + +E con la lingua fai che 'l rozo ingegno, +caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi +per cantar tue virtuti in mille parti; + +io spero ancor a l'eta tarda farsi +noto che fosti tal, che stil piu degno +uopo era, e che mi fu gloria l'amarti. + +[V. 5 E. coll'alta.] +[8 foco lo consumi.] +[14 d'amarti.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + + +XXXIV. -- Allo stesso + +Spirto gentil, che vero e raro oggetto +se' di quel bel, che piu l'alma disia, +e di cui brama ognor la mente mia +essere al tuo cantar caro suggetto; + +se di pari n'andasse in me l'effetto +con le tue lode, onor render potria +mia penna a te; ma poi mia sorte ria +m'ha si bramato onor tutto interdetto. + +Sol diro, che seguendo la sua stella, +l'anima tua da te fece partita, +venendo in me, com'in sua propria cella; + +e la mia, ch'ora e teco insieme unita, +ten puo far chiara fede, come quella, +che con la tua si mosse a cangiar vita. + +[V. 2 D. Sei; E. desia.] +[5 si andasse.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag, 116. - Risposta al +sonetto del Muzio: _Donna, il cui grazioso e altero aspetto_.] + + +XXXV. -- A Bernardo Ochino + +Bernardo, ben potea bastarvi averne +co 'l dolce dir, ch'a voi natura infonde, +qui dove 'l re de fiumi ha piu chiare onde, +acceso i cuori a le sante opre eterne; + +che se pur sono in voi pure l'interne +voglie, e la vita al vestir corrisponde, +non uom di frale carne e d'ossa immonde, +ma sete un voi de le schiere superne. + +Or le finte apparenze, e 'l ballo, e 'l suono, +chiesti dal tempo e da l'antica usanza, +a che cosi da voi vietati sono? + +Non fora santita, fora arroganza +torre il libero arbitrio, il maggior dono +che Dio ne die ne la primiera stanza. + + + +XXXVI. -- Ad Emilio Tondi + +Siena dolente i suoi migliori invita +a lagrimar intorno al suo gran Tondi, +al cui valor ben furo i cieli secondi, +poscia invidiaro l'onorata vita. + +Marte il pianger di lei col pianto aita, +morto 'l campion, cui fur gli altri secondi; +io prego i miei sospir caldi e profondi, +ch'a sfogar si gran duol porgano aita. + +So che non pon recar miei tristi accenti, +a voi, messer Emilio, alcun conforto, +che fra tanti dolori il primo e 'l vostro. + +Ma 'l duol si tempri; il suo mortale e morto; +vive 'l suo nome eterno fra le genti: +l'alma trionfa nel superno chiostro. + + +XXXVII. -- A Tiberio Nari + +Se veston sol d'eterna gloria il manto +quei che l'onor piu che la vita amaro, +perche volete voi, gentil mio Naro, +render men bella con acerbo pianto + +quella lode immortale e chiara tanto, +di cui mai non sara chi giunga al paro +del valoroso vostro fratel caro, +che morendo porto di morte 'l vanto? + +Scacciate 'l duol e rasserenate il volto; +e le unite da lui nemiche spoglie +sacrate a lui, che gia trionfa in cielo. + +E da questo mortal caduco velo +piu che mai vivo, ormi libero e sciolto, +par ch'a seguirlo ogni bell'alma invoglie. + + + +XXXVIII. -- A Piero Manelli + +Poi che mi die natura a voi simile +forma e materia, o fosse il gran Fattore, +non pensate ch'ancor disio d'onore +mi desse, e bei pensier, Manel gentile? + +Dunque credete me cotanto vile, +ch'io non osi mostrar cantando, fore, +quel che dentro n'ancide altero ardore, +se bene a voi non ho pari lo stile? + +Non lo crediate, no, Piero, ch'anch'io +fatico ognor per appressarmi al cielo, +e lasciar del mio nome in terra fama. + +Non contenda rea sorte il bel desio, +che pria che l'alma dal corporeo velo +si scioglia, saziero forse mia brama. + +[V. 7 D. m'ancide.] + + +XXXIX. -- Allo stesso + +Amore un tempo in cosi lento foco +arse mia vita, e si colmo di doglia +struggeasi 'l cor, che quale altro si voglia +martir, fora ver lei dolcezza e gioco. + +Poscia sdegno e pietate a poco a poco +spenser la fiamma, ond'io piu ch'altra soglia +libera da si lunga e fera voglia, +giva lieta cantando in ciascun loco. + +Ma 'l ciel ne sazio ancor (lassa) ne stanco +de' danni miei, perche sempre sospiri, +mi riconduce a la mia antica sorte; + +e con si acuto spron mi punge il fianco, +ch'io temo sotto i primi empii martiri +cader, e per men mal bramar la morte. + +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 115.] +[_Parnaso italiano ovvero raccolta di poeti classici italiani_, +Venezia 1787, presso Antonio Zatta, vol. XXX, pag. 240.] +[_Scelta di sonetti e canzoni dei piu celebri rimatori d'ogni +secolo_. Quarta edizione con nuova aggiunta. Parte seconda che +contiene i rimatori dal 1550 sino al 1600 e del 1600. In Venezia, +presso Lorenzo Baseggio, 1784 in-12, a carte 532.] + + + +XL. -- Allo stesso + +Qual vaga Filomela, che fuggita +e da l'odiata gabbia, e in superba +vista sen va tra gli arboscelli e l'erba, +tornata in libertate e in lieta vita; + +er'io da gli amorosi lacci uscita, +schernendo ogni martire e pena acerba +de l'incredibil duol, ch'in se riserba +qual ha per troppo amar l'alma smarrita. + +Ben avev'io ritolte (ahi stella fera!) +dal tempio di Ciprigna le mie spoglie, +e di lor pregio me n'andava altera; + +quand'a me Amor: le tue ritrose voglie, +mutero, disse; e femmi prigioniera +di tua virtu, per rinovar mie doglie. + + +XLI. -- Allo stesso + +Felice speme, ch'a tant'alta impresa +ergi la mente mia, che ad or ad ora +dietro al santo pensier che la innamora, +sen vola al Ciel per contemplare intesa. + +De bei disir in gentil foco accesa, +miro ivi lui, ch'ogni bell'alma onora, +e quel ch'e dentro, e quanto appar di fora, +versa in me gioia senz'alcuna offesa. + +Dolce, che mi feristi, aurato strale, +dolce, ch'inacerbir mai non potranno +quante amarezze dar puote aspra sorte; + +pro mi sia grande ogni piu grave danno, +che del mio ardir per aver merto uguale +piu degno guiderdon non e che morte. + + +[CRESCIMBENI: _Istoria della volgar poesia_, Venezia, presso Lorenzo +Baseggio, 1730, vol. IV, pag. 68.] + + + +XLII. -- Allo stesso + +S'io 'l feci unqua che mai non giunga a riva +l'interno duol, che 'l cuor lasso sostiene; +s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene +in guerra eterna de vostr'occhi viva; + +s'io 'l feci, ch'ogni di resti piu priva +de la grazia, onde nasce ogni mio bene; +s'io 'l feci, che di tante e cotai pene, +non m'apporti alcun mai tranquilla oliva; + +s'io 'l feci, ch'in voi manchi ogni pietade, +e cresca doglia in me, pianto e martire +distruggendomi pur come far soglio; + +ma s'io no 'l feci, il duro vostro orgoglio +in amor si converta: e lunga etade +sia dolce il frutto del mio bel disire. + + +XLIII. -- Allo stesso + +Se ben pietosa madre unico figlio +perde talora, e nuovo, alto dolore +le preme il tristo e suspiroso core, +spera conforto almen, spera consiglio. + +Se scaltro capitano in gran periglio, +mostrando alteramente il suo valore, +resta vinto e prigion, spera uscir fuore +quando che sia con baldanzoso ciglio. + +S'in tempestoso mar giunto si duole +spaventato nocchier gia presso a morte +ha speme ancor di rivedersi in porto. + +Ma io, s'avvien che perda il mio bel sole, +o per mia colpa, o per malvagia sorte, +non spero aver, ne voglio, alcun conforto. + + + +XLIV. -- Allo stesso + +Se forse per pieta del mio languire +al suon del tristo pianto in questo loco +ten vieni a me, che tutta fiamma e foco +ardomi, e struggo colma di disire, + +vago augellino, e meco il mio martire +ch'in pena volge ogni passato gioco, +piangi cantando in suon dolente e roco, +veggendomi del duol quasi perire; + +pregoti per l'ardor che si m'addoglia, +ne voli in quella amena e cruda valle +ov'e chi sol puo darmi e morte e vita; + +e cantando gli di' che cangi voglia, +volgendo a Roma 'l viso, e a lei le spalle, +se vuol l'alma trovar col corpo unita. + + +XLV. -- Allo stesso + +Ov'e (misera me) quell'aureo crine +di cui fe' rete per pigliarmi Amore +ov'e (lassa) il bel viso, onde l'ardore +nasce, che mena la mia vita al fine? + +Ove son quelle luci alte e divine +in cui dolce si vive e insieme more? +ov'e la bianca man, che lo mio core +stringendo punse con acute spine? + +Ove suonan l'angeliche parole, +ch'in un momento mi dan morte e vita? +u' i cari sguardi, u' le maniere belle? + +Ove luce ora il vivo almo mio sole, +con cui dolce destin mi venne in sorte +quanto mai piovve da benigne stelle? + + + +XLVI. -- Ad Alessandro Arrighi + +Spirto gentil, s'al giusto voler mio +non e cortese il cielo e amico tanto, +ch'io possa con ragion lodarvi quanto +me fate, e io far voi spero e desio; + +dolgomi del mio fato acerbo e rio, +che cio mi niega, rivolgendo in pianto +il mio gia lieto e dilettoso canto, +per cui fan gli occhi miei si largo riso. + +Ma se fortuna mai si mostra amica +a le mie voglie, non dubito ancora +poter cantarvi tal qual mio cor brama, + +e far sentir per questa piaggia aprica +quant'e 'l valor, ch'in voi mio core onora, +piacciavi s'or lo riverisce e ama. + +[Risposta al sonetto dell'ARRIGHI: _S'un medesimo stral duo petti +aprio_.] + + +XLVII. -- A Lattanzio de' Benucci + +Io ch'a ragion tengo me stessa a vile, +ne scorgo parte in me che non m'annoi, +bramando tormi a morte e viver poi +ne le carte d'un qualche a voi simile, + +cercando vo per questo lieto aprile +d'ingegni mille, non pur uno o doi +suggetti degni de i piu alti eroi, +e d'inchiostro al mio tutto dissimile. + +Pero dovunque avvien, che mai si nome +alteramente alcuno, indi m'ingegno +trar rime, onde s'eterni il nome nostro. + +E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome +non rende pigro questo ardito ingegno, +d'Elicona salire al sacro chiostro. + +[Risposta al sonetto del BENUCCI: _Deh, non volgete altrove il dotto stile_.] + + + +XLVIII. -- Ad Antonio Grazzini _(Lasca)_ + +Io che fin qui quasi alga ingrata e vile +sprezzava in me cosi l'interna parte, +come u' di fuor, che tosto invecchia e parte +da noi ben spesso nel piu bello aprile, + +oggi, Lasca gentil, non pur a vile +non mi tengo (merce de le tue carte) +ma movo ancor la penna ad onorarte, +fatta in tutto a me stessa dissimile. + +E come pianta che suggendo piglia +novo licor da l'umido terreno +manda fuor frutti e fior, benche s'attempi: + +tal'io potrei, si nuovo mi bisbiglia +pensier nel cor di non venir mai meno, +dar forse ancor di me non bassi esempi. + +[V. 3 B. un; C. D. u'] +[Risposta al sonetto del LASCA: _Se 'l vostro alto valor, Donna gentile_.] + + +XLIX. -- A Nicolo Martelli + +Ben fu felice vostro alto destino, +poi che vena vi die' tanto feconda, +che 'l santo Apollo il vostro dir seconda +piu ch'ei non fece al suo diletto Lino. + +Il coro de le Muse a capo chino +lieto v'onora, e 'l bel crin vi circonda +di vaghi fiori e d'odorata fronda: +perche ragion e ben s'a voi m'inchino. + +Il cantar vostro l'anime innamora, +e le fa da se stesse pellegrine, +che celeste virtu puo cio che vuole. + +E 'n voi mirando grazie si divine +chi ha piu gentil spirto piu v'onora, +altri d'invidia si lamenta e dole. + +[V. 7 adorata; C. D. odorata.] +[8 E. Quindi.] +[11 fa.] +[14 duole.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 116. - Risposta al +sonetto del MARTELLI: _Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino._] + + + +L. -- A Simone Porzio + +Porzio gentile, a cui l'alma natura +e i sacri studi han posto dentro 'l core +virtu, ch'esser vi fa primo cultore +di lei, cui 'l cieco mondo oggi non cura; + +poi che rendete a feconda coltura +sue alpestre piaggie, onde d'eterno onore +semi spargete, e d'immortal valore +cogliete frutti che 'l tempo non fura; + +piacciavi, prego, che vostra alta mente +a l'umil pianta mia volga il pensieio, +s'ella forse non n'e del tutto indegna, + +che di quel che per me poter non spero, +col favor vostro a la futura gente +di maraviglia ancor si fara degna. + + +LI. -- A Giordano Orsini + +Alma gentil, in cui l'eterna mente, +per farvi sovra ogni alma, bella e chiara, +pose ogni studio; onde per voi s'impara +la via di gir al ciel sicuramente; + +si come il mondo della piu eccellente +cosa di voi non ha, ne tanto cara; +e come sola sete e non pur rara +d'ogni virtute ornata interamente; + +potess'io dirne appien quanto 'l cor brama, +che d'invidia empirei e di dolore +ogni spirto piu saggio e piu gentile, + +benche vostro valor eterna fama +per se vi acquisti, caro mio signore, +quanto 'l sol gira e Battro abbraccia e Tile. + + + +LII. -- Al Card. di Tournon + +Sacro pastor, che la tua greggia umile, +di caritade acceso e d'Amor pieno, +guidi fuor del mortal camin terreno, +per ricondurla al suo celeste ovile; + +se 'l ben'oprar ti rende a Dio simile, +or che raggio divin le scalda il seno, +ricevi o Santo nel tuo pasco ameno +questa tua pecorella errante e vile; + +si che possa ridotta in piagge apriche, +ove nocer non puo contraria sorte, +ne fiere stelle al nostro danno intente; + +poste in oblio l'acerbe sue fatiche +fuggir le pompe, e disprezzar la morte, +tenendo sempre in Dio ferma la mente. + +[Sta nel: _Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori, +nuovamente raccolte et mandate in luce con un discorso di GIROLAMO +RUSCELLI, al molto Reverendo et honoratiss. Monsignor Girolamo +Artusio. Con gratia et privilegio_. In Vinegia, al _Segno del Pozzo_, +M.D.LIII, a carte 182.] + + +LIII. -- Allo stesso + +Signor nel cui divino alto valore +tanto si gloria l'una Gallia altera, +e l'altra tutta mesta e afflitta spera +por fin a l'aspro suo grave dolore, +poscia che voi tornando, il suo splendore +torna e fa bella Roma: +ecco la sparsa chioma, +ella v'accoglie lieta, e manda fore, +voci gioconde a asciuga gli occhi molli, +e Tornon grida 'l Tebro e i sette colli. + +La pace, la letizia, a la sublime +schiera de le virtu sacre, ch'a noi +spariro al partir vostro, ora con voi +riedono, e fan contesa al tornar prime +le Muse a celebrarvi in versi e in rime; +destano i chiari spirti, +ond'or s'ergano i mirti, +e i lauri spargon l'onorate cime, +e prima de l'usato il mondo infiora, +e l'aria empie d'odor Favonio e Flora. + +Fra tanto almo gioir, fra tanta festa, +ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente, +anch'io la speme, e la letizia spente +poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta, +se mirate, Signor, quel che m'infesta +noioso e aspro duolo +che voi potete solo +ridurmi in porto da crudel tempesta, +e volgendo ver me pietoso il ciglio +trar mia vita di doglia e di periglio. + +Canzon, se innanzi a lui per grazia arrivi, +che dee chiuder di Giano il tempio aperto, +benche nulla e 'l mio merto, +pregal, che sola non mi lasci in guerra +poi che per lui si spera pace in terra. + +[_Sesto libro delle Rime_ raccolte dal RUSCELLI, Venezia 1553, c. 183.] + + +LIV. + +Se materna pietate afflige il core +onde cercando in questa parte e in quella +il caro figlio tuo, Lilla mia bella, +piangi, e cresci piangendo il tuo dolore: + +a te, ch'animal se' di ragion fore, +e non intendi (ohime) quanto rubella +sia stata ad ambe noi sorte empia e fella, +togliendo a te 'l tuo figlio, a me 'l mio amore; + +che far (lassa) degg'io? Qual degno pianto +verseran gli occhi miei dal cor mai sempre, +che conosco il tuo male, e 'l mio gran danno? + +Chi potra di Psichi con alto canto +cantar l'altere lodi: o con quai tempre +temprar quel, che mi da sua morte affanno? + +[V. 3 Lilia; C. D. Lilla.] +[5 C. D. sei.] +[12 C. D. Chi di Psichi potra.] + + + +LV. + +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +scemar (misera me) l'ardente foco +con cercar chiari rivi, e starne a l'ombra +ne i piu fronzuti e solitarii boschi; +ma quanto piu lontan luce il suo raggio +tanto piu d'or in or cresce 'l mio vampo. + +Chi crederebbe mai che questo vampo +crescesse quanto e piu lontan dal sole? +E pur il provo, che quel divin raggio +quant'e piu lunge piu raddoppia il foco: +ne mi giova abitar fontane o boschi, +ch'al mio mal nulla val, fresco, onda od ombra. + +Ma non cerchero piu fresco, onda od ombra, +che 'l mio cosi cocente e fero vampo +non ponno ammorzar punto fonti o boschi; +ma ben seguiro sempre il mio bel sole, +poscia che nuova salamandra in foco +vivo lieta, merce del divo raggio. + +[V. 10 B. longe; C. D. lunge.] + + +[LV.] +_(Codice Vat. Ottob. 1595, c 118-119)_ + +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +scemar misera a me l'estremo fuoco, +con cercar chiari rivi e stare all'ombra +dei verdi faggi ed abitar fra boschi; +ma quanto piu lontano e il suo bel volto +tanto piu d'or in or cresce 'l mio vampo. + +Chi crederebbe mai che questo vampo +crescesse quanto e piu lontan dal sole? +Io pur il provo, che quel divin volto +accresce e 'n me raddoppia ognor il fuoco, +ne mi giova cercar fontane o boschi, +che questo sol non cuopre e frondi ed ombra. + +Non cercaro vie piu posare all'ombra +per minuire il mio cocente vampo, +ne, lassa, errando, gir tra folti boschi; +ma ben seguiro io sempre quel sole +per cui si lieta mi nutrico in fuoco, +che a cio mi sforza il cielo col suo bel volto. + + + +Deh! perche non m'alluma il vivo raggio +ovunqu' io vado, o per sole o per ombra, +che lieta soffrirei si dolce foco, +e contenta morrei del suo gran vampo? +Ma non spero giammai, lassa, che 'l sole +scopra giorno si chiaro in questi boschi. + +Ond'avro sempre in odio i monti e i boschi +che m'ascondon la luce di quel raggio, +che splende e scalda piu de l'altro sole; +biasmi chi vuole e fugga i raggi a l'ombra, +ch'io per me cerco sempre e lodo il vampo +che m'arde e strugge in si possente foco. + +Quanto dunque mi fora grato il foco, +ingrati i monti, e le fontane, e i boschi, +u' non veggo il mio sole e sento il vampo +s'io potessi appressar l'amato raggio +e del mio stesso corpo a lui far ombra, +e quando parte e quando torna il sole. + +Prima sia oscuro il sole e freddo il foco, +ne faranno ombra in nessun tempo i boschi, +che del bel raggio in me non arda il vampo. + +[V. 11 B. certo.] + + +Deh! perche non e meco il sacro volto +dovunque io vadi, o per sole o per ombra, +ch'avria forse men forza al cuore il fuoco +e soffrirei piu lieta ogni mio vampo; +ma puote solo un raggio del mio sole +farmi beata ne gli ombrosi boschi. + +E percio in odio avro sempre quei boschi +che torrammi il veder del sacro volto, +e i chiari raggi dell'almo mio sole +che fean sgombrar le nube e fuggir l'ombra, +e me sola gioir nel chiaro vampo +qual salamandra nel piu ardente fuoco. + +Quanto mi fora dilettoso il fuoco, +noiosi i fonti e via men grati i boschi, +men cari i faggi e men noioso il vampo, +s'unir potessi il mio volto al bel volto +e col mio stesso corpo al suo far ombre, +ben d'arder godrei toccando il sole. + +Deh, dicesse il mio sole: anch'io sto in foco +pero non cercar piu ombra ne' boschi, +che vo' che 'l volto mio tempri il tuo vampo. + +[Questo componimento fu probabilmente diretto al MANELLI, quantunque +il _sacro volto_ lasci credere trattarsi di qualche porporato.] + + + +LVI. + +Alma del vero bel chiara sembianza, +a cui non puo far schermo ne riparo +cosi gentil e cristallina stanza +che non mostri di fuor l'altero e raro +splender, che sol ne da ferma speranza +del ben, ch'unqua non fura il tempo avaro: +deh! fa, se morta m'hai, ch'in te rinnovi +accio di doppia morte il viver pruovi. + +[CRESCIMBENI. _Istoria della volgar poesia_, ecc., ediz. cit., vol. I, +pag. 36.] + + +LVII. +_(cod. Vat. Ottob. 1595, c. 119)_ + +Lieto viss'io sotto un bianco lauro +e vivro fin che 'l bianco amor m'infondi +non per ornar le tempie d'ostro e d'auro +ma sol delle tue sacre altiere frondi; +ma poi che piu e piu volte il sole in Tauro +tornato fa che i suoi bei crini ascondi +se s'affredda stagion mutara il corso, +i frutti seccara, le frondi e il dorso. + +[Questa stanza e attribuita all'Aragona e diretta a _Madonna Laura +Spinelli_, alias _Nini_. Nell'edizione prima delle _Rime_ posseduta +dalla Biblioteca Vittorio Emanuele il sonetto n. XXX porta scritto +sopra a penna: alla _S. Philomena Nini_.] + + + + + +RIME A TULLIA D'ARAGONA + + +1. -- Di Girolamo Muzio + +Amor nel cor mi siede e vuoi ch'io dica +di qual esca racceso a l'alma mia +sia 'l novo ardor, qual il soggetto sia +ch'e de l'animo mio dolce fatica. + +Alma gentil d'alti pensieri amica, +lumi amorosi, angelica armonia, +fan ch'ogni mio disir lieto s'invia +per le vestigia de la fiamma antica. + +Colei ch'io canto, nacque in su le sponde +del chiaro fiume che d'eterni allori +ben mille volte orno le verdi chiome; + +visse in tenera etate presso a l'onde +del piu bel fonte che Toscana onori: +la sua stirpe e Aragon: Tullia il suo nome. + + +2. -- Dello stesso + +Donna che sete in terra il primo oggetto +a l'anime amorose e ai gentil cori, +e i cui gloriosi e alteri onori +sono al mio stile altissimo soggetto; + +in voi stessa si volga il chiaro aspetto +de l'alma vostra, in cui degli alti cori +risplende il bel, e 'n tutti i vostri ardori +fiammeggiar si vedra celeste affetto. + +Vedrete in voi mirando l'alma mia, +ch'in voi sempre si specchia e si fa bella, +per infiammarvi in me del vostro lume. + +E 'l fara si, per quel che mi favella +nel petto amor, se rio mortal costume +dietro a bassi pensier non vi disvia. + + + +3. -- Dello stesso + +Anima bella, che da gli alti chiostri +fosti mandata in questo cieco inferno +a consumar nel suggetto ampio e eterno, +i piu famosi e piu purgati inchiostri; + +mentre s'affannan gl'intelletti nostri +a contemplar il tuo valore interno, +con la voce e con gli occhi al ben superno +gl'inalzi, e d'ire al ciel la via ne mostri. + +Quinci e che quale ha in terra alma piu rara, +infiammata dal sol, ch'in te riluce, +piu lieta a te rivolge ogni pensero. + +Ed io, poi che tua fiamma in me traluce, +forse piu ch'in altri soave e chiara, +e porto 'l cor d'eterna gloria altero. + + +4. -- Dello stesso + +Quando 'l raggio del bel, ch'in voi risplende, +per l'orecchie e per gli occhi al mio mortale +trapassa, o Donna, un chiaro ardor m'assale, +che d'eterno disio tutto m'incende. + +L'anima allor, che 'l novo affetto intende +mover d'alta cagione, ogni mortale +piacer schernendo, e al ciel battendo l'ale, +verso l'amato lume il camin prende: + +e com'aquila al sol drizzando gli occhi +al foco vostro s'erge a la salita, +dove alfin pace le promette amore. + +Deh! siate larga a lei del bel splendore, +e porgete al suo volo pronta aita, +acciocche inferma e cieca non trabocchi. + + + +5. -- Dello stesso + +Mentre le fiamme piu che 'l sol lucenti, +onde amor m'arde e gia gran tempo m'arse, +vaghi occhi miei non vi si mostran scarse, +mandate nel mio core i raggi ardenti; + +orecchi miei, mentre bramosi e intenti +notate 'l suon, che di su in terra apparse, +e ne van le sue voci all'aura sparse, +inviate a la mente i sacri accenti; + +anima mia, mentre in mortale oggetto +scorgi ch'eterno e quel che dentro avampa, +allarga il seno al sempiterno zelo: + +e vi rimembri che si chiara lampa, +si soave tenor, spirto si chiaro, +sono a voi scala da salire al cielo. + + +6. -- Dello stesso + +Amore ad ora ad or battendo l'ale +dal grave incarco leva il mio pensero, +e nel conduce per erto sentero +a gir in parte, ove uom per se non sale. + +E quivi ne l'oggetto alto e immortale +gli dimostra l'esempio vivo e vero, +onde discese il nostro spirto altero +a dover informar cosa mortale. + +L'anima accesa a l'eterna vaghezza, +tutta s'accende a far novo disegno +del bel, ch'entro dipinge il divo aspetto. + +Ma come poi si move il basso ingegno, +donna mia, per salire a tanta altezza, +cade lo stile, e manca l'intelletto. + + + +7. -- Dello stesso + +Superbo Po, ch'a la tua manca riva +tutto lieto ti volgi d'ora in ora, +per mirar lei, che le tue piaggie infiora, +e ti fa in mezzo l'onde fiamma viva; + +che fa la nostra, ho da dir Donna, o Diva, +lei, che del ben del ciel l'alme innamora? +Oh fosse lunga a lei la mia dimora! +Pensa ella almen ch'io di lei pensi o scriva? + +Deh! com'io dico ognor: foss'io con lei +cosi fosse talora il suo pensiero, +or che dee far di me privo il meschino; + +oh vedesse ella aperti i dolor miei, +ch'io so che di pieta quel spirto altero +porteria gli occhi molli, e 'l viso chino. + + +8. -- Dello stesso + +Or di la se ne vien questa dolce ora, +ov'e colei che col suo divo aspetto, +mette dentro al mio cor l'ardente affetto; +ond'ancor la sua vista mi ristora. + +Oh se cosi potesse a ciascun ora +essere a lei presente il mio imperfetto, +come sempre la scorge il mio intelletto +io sarei pur d'ogni tormento fora. + +Che se dal mover di quest'aura io sento +per sua virtu conforto a i miei martiri, +ben dovrei seco sempre esser contento. + +Battete l'ale o vaghi miei sospiri, +e cola andando onde si parte il vento, +a lei portate i miei caldi disiri. + + + +9. -- Dello stesso + +Lasso, onde avvien che qui non fa ritorno +il chiaro di, si come altrove sole? +Non ci risplende il lume di quel sole +che solo suole a gli occhi tuoi far giorno. + +In questo altrui si placido soggiorno, +perche son le campagne ignude e sole? +Non ci spira il favor de le parole +che fanno a se fiorir le piaggie intorno. + +Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte +de gli occhi e de l'orecchie, anima mia, +ond'esser puo che piu letizia speri? + +Pensa misero a te, chi ti conforte +che me al mio bene ad ora ad or n'invia +il santo amor con l'ale de i pensieri. + + +10. -- Dello stesso + +Oh se tra queste ombrose e fresche rive, +ch'or cercan solitarii i passi miei, +meco ne fosse e con amor con lei, +di cui 'l cor sempre parla e la man scrive; + +ella a seder qui presso a l'acque vive +si porria in grembo a l'erba, io in grembo a lei, +e da i boschi trarriano i semidei +al sacro aspetto e le silvestre dive. + +Io lei mirando, a dir del suo valore +snoderei la mia lingua, e alcun di loro +segneria per li tronchi il chiaro nome; + +ella gioiosa e umile in tanto onore +forse di varii fior, forse d'alloro, +tesseria una ghirlanda a le mia chiome. + + + +11. -- Dello stesso + + +Spirto gentile in cui si chiaramente +e ne la mortal parte e ne l'eterna, +fiammeggia il sol de la bonta superna, +ch'altro non e fra noi lume si ardente; + +mentre io con gli occhi e con l'orecchie intente +raccolgo il doppio bel, che mi governa, +si vivo foco in me da voi s'interna +che tutta illuminar l'alma si sente; + +poi, non capendo in me l'immensa fiamma, +convien ch'in alcun modo esca di fore, +mostrando i raggi de la vostra luce. + +Cosi da voi ne vien lo mio splendore, +ch'ogni mio bel disio da voi s'infiamma, +come 'l lume de' lumi in voi traluce. + + +12. -- Dello stesso + +Fiamma che chiaramente il mio cor ardi: +aura che dolcemente mi ristori: +spirto che alteramente m'innamori +col valor, con la voce, con gli sguardi; + +quante volte avvien ch'in voi riguardi, +ch'io v'ascolti e ch'io pensi i vostri onori, +tante mi sforzo a i sempiterni cori; +ma 'l mio mortal fa poi che 'l gir ritardi. + +O beata alma, angelica armonia, +o vivo lume, che degli alti chiostri +mostrate esempio a l'anime terrene, + +poi ch'a i sensi e nel cor m'avete mostri +la bellezza e 'l piacer del sommo bene, +aiutatemi ancor a l'alta via. + + + +13. -- Dello stesso + +Spirto felice, in cui si rare e tante +grazie e virtuti il ciel largo comparte, +che non so se si trovi in altra parte +che d'andar teco a paro alma si vante: + +s'a me facesser le sorelle sante +del bramato lor don cosi gran parte, +ch'io fossi degno di ritrarre in carte +de la tua chiara effigie il bel sembiante: + +so ch'io fare' un disegno si perfetto, +che saria specchio a la futura gente +di quanto ben di su tra noi discende. + +Ma, lasso, a tanto onor non mi consente +il sacro coro: e da se il mio intelletto +sopra i fuochi celesti non ascende. + + +14. -- Dello stesso + +Donna se mai vedeste in verde prato +surger felicemente un aureo fiore, +cui porge nutrimento dolce umore, +e vivace calor dal ciel gli e dato; + +non altramente lieto e consolato +fiorir si vede un'amoroso core, +perche 'l suo sole e 'l grazioso ardore, +e la fonte e 'l favor del viso amato. + +E come quel, se manca la rugiada, +perduto il bel de le purpuree fronde +convien ch'in breve spazio a terra cada: + +cosi se rio voler o caso indegno, +i suoi disiri altrui fura e nasconde, +seccasi il fior d'ogni felice ingegno. + + + +15. -- Dello stesso + +Il valor vostro, Donna, il cor m'incende, +lega ogni mio disir, m'impiaga il petto; +e l'alma del suo mal sente diletto, +dal ben ch'ella in voi vede, ode e intende. + +M'infiamma il divo raggio onde risplende +il chiaro vostro angelico intelletto; +da i novi accenti e avvinto ogni mio affetto, +e da' begli occhi il colpo al cor discende. + +E non ha Amor in tutta la sua corte, +m'oda chi vol, si graziosi sguardi, +si chiara voce, o si vivace lume. + +Perch'io pur prego lui, ch'ognor piu forte +con tal foco, in tai lacci e con tai dardi +mi trafigga, m'annodi e mi consume. + + +16. -- Dello stesso + +O novo esempio de l'eterna luce, +alma gentile, ond'ogni alma piu rara +mirando la belta ch'in te riluce, +del vero amore i veri effetti impara; + +se del lume ch'in te dal ciel traluce, +a l'alma mia non sarai punto avara, +spero col raggio di si altera duce +farmi fiamma di fama al mondo chiara. + +Te canteran mie rime in ogni parte +e diran que' ch'avran piu vivo ingegno: +qual fu quel foco onde tal lampo uscio? + +Amor promette a te ne le mie carte +nome immortale. O cosi fosse degno +ne le tue d'aver vita il nome mio! + + + +17. -- Dello stesso + +In su le rive del superbo fiume +ch'altrui gia die' sepolcro in mezzo l'onde: +ond'altri muto il crine in verdi fronde, +e altri si vesti di bianche piume; + +invaghito del dolce altero lume, +lo qual di cielo in cielo in voi s'infonde, +e con sua luce ogni altra luce asconde, +arse 'l mio cor oltra mortal costume; + +poi sendo privo de gli amati rai, +non so dove si chiuse il grande ardore, +come fuoco ch'in cener si ricopra. + +Or rivedendo il vostro almo splendore, +l'antica fiamma, chiara piu che mai, +convien ch'in riva d'Arno si discopra. + + +18. -- Dello stesso + +Sogni chi vuol di riportar corona +da gli alti gioghi del sacrato monte; +altri s'attuffi nel famoso fonte +che fa piu chiaro 'l nome d'Elicona; + +sia gloria altrui se la sua lira suona +aver le sacre Muse al cantar pronte; +cinga altrui Febo la felice fronte +de la fronde, che mai non l'abbandona; + +altri si vanti che benigna e lieta +stella, a lui rivolgendo il suo splendore, +a questa luce il fece uscir poeta; + +il mio Parnaso, il mio perpetuo umore, +le mie Dive, il mio Apollo e 'l mio pianeta, +e 'l valor vostro impresso nel mio core. + + + +19. -- Dello stesso + +Donna gentile, i cui beati ardori +del celeste splendore e del mortale, +spargon virtu che mentre i cori assale, +ne l'alme accende mille eterni amori; + +se 'l vostro sole interno e 'l bel di fuori, +a voi da me n'han tratto il mio immortale: +e se Amore al mio stile impenna l'ale +da gir portando al Cielo i vostri onori; + +se cara sete a me piu di me stesso; +s'a voi ne volar tutti i miei sospiri; +se con voi vivo e senza voi son morto; + +se mi vedete 'l cor ne gli occhi espresso, +e le mie pene, e i miei caldi disiri, +ben dovreste pensare al mio conforto. + + +20. -- Dello stesso + +Quando, com'Amor vuol, la donna mia, +tra soavi sospiri e dolci accenti, +move la lingua a angelici concenti, +e l'aura del bel petto a l'aere invia; + +al suon de la dolcissima armonia +ferman le penne i tempestosi venti; +stanno i giri del ciel taciti e intenti; +e non ch'altri, ma Febo il corso oblia. + +E qual alma mortal la mira e ascolta, +ad ogni uman disio tutta si toglie +e con tutti i pensieri al cielo aspira. + +La mia, che mai da lei non si discioglie, +col vago spirto suo da Amore accolta +a quel si stringe, e 'ntorno a lei s'aggira. + + + +21. -- Dello stesso + +Ebbe la favolosa antica etade +chi co 'l tenor di feri e dolci canti +e con novo splender di rea beltade, +allettando affogava i naviganti: + +e or donata ci ha l'alta bontade +donna, che con l'ardor de gli occhi santi +e con note d'amor e di pietade, +rende porto e salute a l'alme erranti. + +Voi, Donna mia, voi sete alma sirena +voi, voi Tullia gentil, che fido lume +nel mar d'amor porgete e placid'aura. + +La vista vostra angelica, serena, +fa ch'in voi l'altrui vita ognor s'allume, +e 'l cantar d'ogni affanno ci restaura. + + +22. -- Dello stesso + +Gia vide alle sue sponde il gelid'Ebro +Orfeo cantare, e tacite ascoltarlo +varie fere e augelli, e seguitarlo +quercia, popolo, abete, olmo e ginebro. + +Vista ha 'l gran Po, veduta ha 'l chiaro Tebro, +vede 'l bel Arno, a cui sovente parlo +quel che mi detta l'amoroso tarlo +cantar la donna, ch'io sempre celebro; + +ma se colui seguiano e sassi e sterpi, +questa ogni alma piu dura e piu silvestra +trae dal grave suo incarco, e al ciel la scorge. + +Beata voce, che dal cor mi sterpi +ogni vil cura, onde per te s'addestra +l'alma a salir ove per se non sorge. + + + +23. -- Dello stesso + +Donna, a cui 'l santo coro ognor s'aggira +de l'alme Muse e la cui chiara fronte +verdeggia de l'onor del sacro Monte, +ove chi s'erge eterna vita spira: + +qual anima gentil v'ascolta e mira +brama far vostre grazie al mondo conte; +poi non trovando rime al cantar pronte +com'e la voglia, duolsi e ne sospira. + +Di cosi bello, raro e alto suggetto, +dal vostro infuori, ogni altro stile e indegno; +quel sol n'e degno e altro non v'arriva. + +Io per molto provar, vero disegno +di voi non feci mai; ma dentro 'l petto +ben vi porto scolpita, bella e viva. + + +24. -- Dello stesso + +La sembianza di Dio che 'n noi risplende +di cielo in cielo e c'ha nome beltade +e move Amor, per perigliose strade +de l'orecchie e de gli occhi al cor discende; + +perche dal senso il senso il bello apprende, +e 'n la natura nostra e qualitade +ch'in mortal disiderio il mortal cade, +e cosi bassa voglia il senso accende. + +Ond'e ch'ingombro di piacer terreno +entrando il mal fidato messaggero +fa ne l'alma sentir del suo veleno. + +Quinci e che talor cade il mio pensero: +ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno, +ne 'l ridrizzate per erto sentero. + + + +25. -- Dello stesso + +Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo +sovente o Donna, e da me stesso sciolto, +al bel vostro splendor tutto rivolto, +l'ali battendo al ciel mi levo a volo. + +E lontanato dal terrestre suolo +giungo a l'esempio de l'amato volto, +donde e tutto quel bello in voi raccolto, +che fa 'l mio amor fra gli altri in terra solo. + +Deh! vi priegh'io per le bellezze vostre, +Tullia, ch'al bel camin compagna eterna +mi siate, senza mai voltarvi a dietro. + +Ch'amor, s'ancor da voi tal grazia impetro, +promette a noi tranquilla pace interna, +e certa gloria a i nomi e a l'alme nostre. + + +26. -- Dello stesso + +Donna, piu volte m'ha gia detto Amore +che nell'anima vostra i miei pensieri +son tutti espressi cosi vivi e veri +com'io voi, viva, ho impressa in mezzo 'l core; + +e ch'accesi del vostro alto splendore +ne van vostri disir cotanto alteri, +ch'a mortal non convien che da voi speri +altra mercede ch'immortal dolore. + +Cosi dice egli, e io per prova il sento, +che quant'uom piu vi serve e piu v'adora, +voi del suo mal piu vi mostrate vaga; + +per tutto cio d'amarvi io non mi pento: +anzi bramo ch'in me piu d'ora in ora +veder possiate quel che piu v'appaga. + + + +27. -- Dello stesso + +Se ben gli occhi e l'orecchie alcuna volta +vi mostran tale a i miei bassi disiri, +che surgon dal mio core agri sospiri +ond'e ch'al lamentar la lingua e sciolta; + +tosto che l'alma in se stessa raccolta, +a l'alma vostra avvien che si raggiri, +in diletto si cangiano i martiri +e la mia lingua a ringraziar si volta. + +Che la pena, che par che si mi prema +non passa oltra 'l mortal; ma la dolcezza +acqueta i sensi e pasce lo intelletto. + +Donna sia benedetta quella asprezza, +ch'anzi 'l chiuder de gli occhi all'ora estrema, +morire insegna al mio terreno affetto. + + +28. -- Dello stesso + +Donna, l'onor de' i cui be' raggi ardenti +m'infiamma 'l core e a ragionar m'invita, +perche sia nostra penna mal gradita, +l'alto nostro sperar non si sgomenti. + +Rabbiosa invidia i velenosi denti +adopra in noi mentre 'l mortal e in vita; +ma sentirem sanarsi ogni ferita +come diam luogo a le future genti. + +Vedransi allor questi intelletti foschi +in tenebre sepolti, e 'l nostro onore +vivera chiaro e eterno in ogni parte. + +E si vedra che non i fiumi Toschi, +ma 'l ciel, l'arte, lo studio e 'l santo amore, +dan spirto e vita ai nomi e a le carte. + + + +29. -- Dello stesso + +Donna, il cui grazioso e altero aspetto +e 'l parlar pien d'angelica armonia, +scorgon qual alma presso a lor s'invia +a contemplar il ben de l'intelletto; + +deh, cosi amor non mai m'ingombri 'l petto +d'umil disir, ne mai di gelosia +gustiate 'l tosco: e sempre intenta sia +a l'interna beltate il vostro affetto. + +Date, vi prego a me vera novella +de l'alma mia che del mio cor uscita, +voi seguendo, e venuta a farsi bella: + +che se da voi la misera e sbandita, +ella senza voi stando e io senz'ella, +non ritrovo al mio scampo alcuna aita. + + +30. -- Dello stesso + +Quai d'eloquenza fien si chiari fiumi +luce che d'alto ardor mio core incendi, +ch'aguagli tua virtu? Se la 've splendi +a superno desio l'anime impiumi? + +Come dinanzi a Borea nebbie e fumi, +cosi di la, dove tu i raggi stendi, +fugge ogni vil pensier, si ch'a noi rendi +a vita in terra de i celesti numi. + +E poi ch'a me non son tuoi lumi scarsi +di quel splendor, che da l'eterno regno +in te disceso, tu fra noi comparti; + +di quel ch'ho dentro e fuor non puo mostrarsi, +faranno al mondo manifesto segno +l'amarti, il celebrarti e l'onorarti. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Fiamma gentil che da gl'interni lumi_.] + + + +31. -- Di Benedetto Varchi + +Quando doveva, ohime, l'arco e la face, +l'una spenta del tutto e l'altro stanco, +a questo ardito e tormentoso fianco +per suo gran danno e mio, troppo vivace, + +non breve tregua pur, ma eterna pace +donar, poi che nel lato destro e manco +per le nevi del capo omai vien bianco +il crin fatto d'argento, che si spiace; + +piu che mai fresco e piu che mai cocente, +mi saetta lo stral, m'accende il foco +di tal ferite e cosi caldo ardore, + +ch'ogni salute a mio soccorso e poco: +anzi cresce la piaga e fa maggiore +incendio, ch'al suo mal l'alma consente. + + +32. -- Dello stesso + +Donna, che di bellezza e di virtude +e d'ogni alto valor gran tempo in cima, +sola fra tutte l'altre non che prima, +piovete ne' miglior senno e salute; + +ben so ch'a dir di voi sarebber mute +le lingue tutte: e qual prosa ne rima +poria cose aguagliar, che poscia o prima +non furon mai, ne saran mai vedute? + +Tacciomi dunque fuor gelato e fioco, +per tema di scemar si chiare lodi, +ma dentro infino al ciel notte e di grido: + +ringraziando le stelle, il tempo e 'l loco, +gli sguardi, gli atti, le parole e i modi, +che mi donaro a cor gentile e fido. + + + +33. -- Dello stesso + +Io non miro giammai cosa nessuna, +o in terra, o in ciel, ov'io non veggia quella, +ch'amor in sorte e mia benigna stella, +da le fasce mi diero e da la cuna. + +Ogni nube m'assembra e sole e luna +la mia donna gentil piu d'altra bella; +monte o valle non veggio, o poggio, ov'ella +per lo mio ben non sia, ch'e nel mondo una. + +L'erbe, gli alberi, i fior, le frondi, i sassi, +mi rappresentan sempre, e l'onde, e l'ora, +quel viso dopo il qual nulla mi piacque. + +U' gli occhi giro, ovunque movo i passi, +nulla non scorgo, o penso, o sento fuora +di lei, che per bearmi in terra nacque. + + +34. -- Dello stesso + +Se di cosi selvaggio e cosi duro +legno si aspro frutto, ohime, v'aggrada: +chi fia ch'unqua vi miri e poscia vada +di non sempre penar, Donna, securo? + +Bench'io, poi ch'ognor piu m'inaspro e induro +del duol, cui lungo a voi fo larga strada +de la mia pena sola, non pur rada +fra quante sono al mondo e quante furo, + +dovrei trovar pieta, ch'asprezza eguale +o piu selvaggia e solitaria vita, +non senti mai e visse alcun mortale. + +Fera legge d'amor, sperar aita +del dolor che n'ancide, e del suo male +pascer l'alma, via piu che saggia, ardita. + + + +35. -- Dello stesso + +Pur non sentir la turba iniqua e fella +cosi larga al mal dir, come al ben parca, +da lei, che nel mio cuor siede monarca, +non men cortese che leggiadra e bella; + +non mio voler seguendo ma mia stella, +parto col corpo sol, che l'alma scarca +de la soma mortal meco non varca, +ma riman seco obediente ancella. + +E se quel, che fra me tacito e solo +cantando vo' con piu di mille insieme, +per la Garza, e Forcella, e Tavaiano, + +udisse pur un di l'invido stuolo +ben morria di dolor veggendo vano +tornar l'empio ardir suo, ch'indarno freme. + + +36. -- Dello stesso + +Se da i bassi pensier talor m'involo +e me medesmo in me stesso ritorno; +s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno, +sopra l'ali d'amor poggiando volo: + +quest'e sol don di voi, Tullia, al cui solo +lume mi specchio e quanto posso adorno +la 've sempre con voi lieto soggiorno, +da santo e bel disio levato a volo. + +E se quel che entro 'l cor ragiono e scrivo, +del vostro alto valor Donna gentile, +ch'avete quanto puo bramarsi a pieno + +ridir potessi, o beato, anzi Divo +me, per me proprio tutto oscuro e vile +se non quant'ho da voi pregio e sereno. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Quel che mondo d'invidia empie e +di duolo_.] + + + +37. -- Dello stesso + +Ninfa, di cui per boschi, o fonti, o prati, +non vide mai piu bella alcun pastore +ver di Diana e de le Muse onore, +cui piu inchinano sempre i piu pregiati: + +cosi siano a Damon men feri i fati +ne gli renda mai Filli il dato core; +e ella arda per lui di santo amore +piu ch'altri fosser mai lieti e beati: + +com'alma esser non puo si cruda e vile, +la quale essendo veramente amata +non ami un cor gentil gia presso a morte. + +Dunque s'a dotto no, ma fido stile +credi, ama e non dubbiar, che ben pagata +sara d'alta merce tua dolce sorte. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Se 'l ciel sempre sereno e verdi i +prati_.] + + +38. -- Di Giulio Camillo + +Tullia gentile, a le cui tempie intorno +verdeggia avvolta l'onorata fronde, +e la cui voce a l'armonia risponde +di chi fa in Elicon dolce soggiorno; + +qualora a voi fo col pensier ritorno +e ritrovo sentenze si profonde +in si leggiadro stil, si mi confonde +novello orror, ch'in me piu non soggiorno. + +Vostra Musa di me cantando canta +d'uno sterpo silvestro, a cui nemica +stata e natura e 'l ciel, e io no 'l celo. + +Ben e la vostra fortunata pianta, +che lieto il Re de' fiumi la nutrica, +e la rinforza il gran Signor di Delo. + + + +39. -- Dello stesso + +Poi ch'a la vostra tanto alma beltade, +onde pregiata d'onorate e rare +spoglie di tante elette anime chiare +n'andate altero specchio ad ogni etade; + +piace ch'io ancor per le medesme strade +seguir vostre amorose insegne impare; +non siano almen vostre alme luci avare +di quel raggio, ond'io scorgo ogni bontade. + +E nel bel petto vostro Amor ispiri +pieta e mercede al mio dolore eguale, +e a gli ardenti intensi miei disiri; + +poi se le aggrada il mio destin fatale, +versi in me pur ognor doglie e martiri, +che dolce mi fia sempre ogni altro male. + + +40. -- Dello stesso + +Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno, +quando l'eterno e gran re de le stelle +fece, per fare il fior de l'altre belle, +di voi, Tullia divina, il mondo adorno. + +Le grazie tutte e le virtuti intorno +vi fur quasi devote e fide ancelle, +e 'l ciel lasciaro per seguitarvi quelle +in questo nostro umil, basso soggiorno; + +pero ripiena di celeste ardore, +di gloria accesa e colma di mercede; +vaga di bello e di perpetuo amore: + +di grazia albergo e di bellezza erede, +sola fra noi vivete in dolce amore, +del ben del Ciel facendo in terra fede. + + + +41. -- Del Cardinale Ippolito De' Medici + +Anima bella, che nel bel tuo lume +divino interno ti rivolgi e giri, +e indi in voce dolcemente spiri +il suon ch'avanza ogni mortal costume; + +onde la mia poi d'amorose piume +coverta avien che al ciel volando aspiri, +e nel tuo chiaro raggio aperto miri +com'amor sani, ancida, arda e consume; + +deh! se l'alta bellezza e 'l dolce canto +ond'in te stessa sol beata sei: +e s'amor punto mai ti piacque o piace: + +prego volgendo in me 'l bel viso santo, +al lungo penar mio dia qualche pace, +e qualche tregua a gli aspri dolor miei + + +42. -- Dello stesso + +Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, +e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, +e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti +co 'l riso, ond'io m'incendo e mi scoloro, + +son le cagion che per voi vivo e moro, +piango e m'adiro e fo restar contenti +gli spirti afflitti in mezzo i miei lamenti, +e mi par dolce il grave aspro martoro; + +non voi si bella, io non cosi bramoso; +voi non si dura, io non si frale almeno +fossi; non voi d'amor rubella, io servo; + +ch'io sperarei nel stato mio gioioso +goder un giorno almen lieto e sereno, +piegando alquanto il core empio e protervo. + + + +43. -- Di Bernardo Molza + +Spirto gentil, che riccamente adorno +de i piu pregiati e cari don del cielo, +cortesemente nel corporeo velo +con tue virtuti fai lieto soggiorno; + +deh! s'amor sempre a te faccia ritorno, +di nove spoglie ornando, al caldo e al gelo, +d'uomini e Dei il tuo onorato stelo, +e cresca il valor tuo di giorno in giorno; + +fa che 'l nobile tuo chiaro intelletto, +sempre guardando a la piu bella parte +di se, giammai non si rivolga a terra. + +Ch'allor vedrai come natura ed arte, +soavemente in te rinchiude e serra +d'ogni bell'opra il seme e 'l bel perfetto. + + +44. -- Dello stesso + +Se 'l pensier mio, ov'altamente amore, +Tullia gentil, vostra sembianza impresse, +tutto altamente in se voi tutta espresse +dal piacer vinto, che mi strinse il core; + +e tutta or vi risembra e a tutte l'ore, +trasformando pur sempre in quelle stesse +virtu, grazia e belta, che vi concesse +Dio, ch'in voi tutto intese a farsi onore: + +non dovete voi dir ch'io sia deforme, +ch'io son quello che son fatto voi +bello, e non questa rozza e fragil scorza. + +E spero ancor, seguendo ognor vostr'orme, +essere appresso Dio 'l secondo poi, +se 'l bello a trarre il bello sempre ha forza. + + + +45. -- Di Ercole Bentivoglio + +Poi che lasciando i sette colli e l'acque +del Tebro oscure e le campagne meste, +d'illustrar queste piagge e premer queste +rive del Po col pie Tullia vi piacque; + +ogni basso pensier spento in noi giacque, +e un dolce foco, e un bel disio celeste, +quel primo di ch'a noi gli occhi volgeste, +ne le nostre alme alteramente nacque. + +Fortunate sorelle di Fetonte, +ch'udir potranno a le lor ombre liete, +i dotti accenti che vi ispira Euterpe! + +Potess'io pur con rime ornate e pronte +com'e 'l disio, dir le virtu ch'avete! +Ma troppo a terra il mio stil basso serpe. + + +46. -- Dello stesso + +Vaghe sorelle, che di treccie bionde +orno natura e di fattezze conte; +poi la pieta del misero Fetonte +vi volse in duri tronchi e 'n verdi fronde; + +or sotto l'ombre tremule e gioconde +vostre sedendo, fo palesi e conte +le gran belta de la celeste fronte +di Tullia mia, cantando a l'aure e a l'onde. + +Cosi gia sotto i vostri ombrosi rami +canto d'Onfale sua gli occhi e le chiome +il vincitor de' piu superbi mostri. + +'priego il ciel, che si v'esalti e v'ami, +ch'eterno sia con voi sempre il bel nome +di Tullia scritto in tutti i tronchi vostri. + + + +47. -- Di Filippo Strozzi + +Alma gentile, ove ogni studio pose +natura in darvi a pieno ogni eccellenza, +e fece il ciel quasi restarne senza +per dar a voi quel bel, ch'a ogni altra ascose; + +voi fra leggiadre donne e gloriose +elesse sola; e per esperienza +si vede altera andarne oggi Fiorenza +de le belle opre vostre alte e famose. + +Ma non solo Arno oggi vi loda e canta, +ma dove ancora l'inesperto auriga +cadde, di voi terra memoria eterna. + +Il Tever lascio, che tenera pianta +vi nutri, dolce essendo ogni fatiga +a chi co 'l spirto e 'l core in voi s'interna + + +48. -- Dello stesso + +Uscendo 'l spirto mio per seguir voi, +Donna gentile, in voi vera pietade +spinse l'anima vostra a le contrade +ond'egli uscio, con che vivessi io poi; + +tal che 'l splendor, che dite uscir tra noi +di me, e propria vostra qualitade, +concessavi da l'alta e gran bontade, +per sembianza de i chiari raggi suoi. + +Dove scorger si puote un dolce inganno +veggendovi in me vaga di voi stessa, +ne v'accorgete ch'io v'appago a punto + +Che se mi vi toglieste allora il danno +mortal mio vedreste, e fora espressa +la colpa vostra, send'io a morte giunto. + + + +49. -- Di Alessandro Arrighi + +L'aspetto sacro e la bellezza rara, +eguale a cui non ebbe il mondo ancora; +il folgorar de gli occhi ch'innamora +il mondo tutto, e quasi sol lo schiara; + +il parlar saggio, onde la via s'impara +di gir al chiaro e uscir dal fosco fora; +e l'alto sangue, lo cui ammira e onora +chiunque adorno e piu di stirpe chiara; + +i bei costumi, e 'l portamento adorno; +e col dolce cantare il dolce suono +che fan di marmo una persona viva, + +fur le cagioni o donna, ch'in quel giorno +stetti a mirare il bello, a udire il buono, +in guisa d'uom che pensi, parli e scriva. + + +50. -- Dello stesso + +Come di dolce piu che d'agro parte, +Donna mi feste il di, ch 'l colpo caro +di voi impiagommi, onde si ardente e chiaro +foco poscia avampommi a parte a parte, + +cosi men d'agro, che di dolce parte +da me per guiderdon del dono raro; +e giunge a voi per addolcir l'amaro +vostro languir del tutto non che 'n parte; + +il foco ch'io dovrei mandarvi ancora +per render merce pari al degno merlo, +meco si sta, ne vuol partirsi un'ora. + +Selva chiusa non e, ne campo aperto, +ne giardin culto, o poggio aspro o deserto, +che non sappian com'ei m'arde e divora. + + + +51. -- Dello stesso + +S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi, +Donna, ch'io tanto pregio, ed e ben degno; +s'il dissi che mai sempre ira e disdegno +portiate in seno, e sol me stesso annoi; + +s'il dissi che 'l mortale eterno muoi +di me non mai giungendo al santo regno; +s'il dissi sia d'amor prigione e segno +de l'acuto suo strale, e preda, poi. + +Ma s'io nol dissi chi si dolce aprio +a me lo cor chiudendovi entro i raggi, +non mai rivolga altronde il lume chiaro. + +Io no 'l dissi giammai, ne dir disio: +vinca 'l ver dunque, e 'l falso a terra caggi, +e 'n dolce amor ritorni l'odio amaro. + + +52. -- Dello stesso + +S'un medesimo stral duo petti aprio: +s'arse due cor d'amor un foco santo: +se nascendo 'l piacer mori cotanto +martir, che l'uno e l'altro gia sentio, + +Donna, e s'insomma nudri ambo un disio, +ond'e ch'in me del dir vostro altrettanto +non rivolgete si, ch'io mi dia vanto +d'esser d'uom fatto un'immortale Dio? + +Forse si come sempre ebbi nimica +la stella a i miei disir, cosi avien ora +ch'io non goda e non sorti una tale brama. + +O pur ch'ad alma si saggia e pudica +parlar di me basso suggetto fora: +come che sia il bel vostro a se mi chiama. + + + +53. -- Di Benedetto Arrighi + +Voi che volgete il vostro alto disio +a la chiara virtu, donde si coglie +quelle onorate, sacre, sante spoglie, +di che va altera e Calliope e Clio; + +voi che schernite al tempo quell'oblio, +che la fama immortale al nome toglie, +colpa e vergogna de l'umane voglie, +che non son come voi rivolte a Dio; + +voi sol vi sete fabricato un tempio +di glorie tal, che gli onori e trofei +non pon lasciar di lui piu chiaro esempio; + +deh! cosi potess'io com'io vorrei +le virtuti cantar, ch'in voi contemplo +memoria eterna a gli uomini e a li Dei. + + +54. -- Dello stesso + +Alma gentile che gia foste al paro +de l'alta e gran colonna, oggi si mostra +in voi tutto l'onor de l'eta nostra; +in voi lo stil piu che 'l suo dolce e caro; + +al vostro stil, dov'io ch'al mondo imparo +a riverir la chiara virtu vostra, +ch'oggi solinga l'universo giostra +non trovando di lei pregio piu chiaro; + +si come un picciol lume alta chiarezza +vince, cosi con vostre lodi sole +lei vincete in virtute e in bellezza; + +l'alto motor come 'l ciel ornar vole +la terra, piacque a sua reale altezza +far Vittoria una Luna e Tullia un Sole. + +[V. 14 Vittoria Colonna.] + + + +55. -- Di Lattanzio De' Benucci + +Se per lodarvi e dir quanto s'onora +di voi natura e 'l ciel, Tullia gentile, +fosse eguale al soggetto in me lo stile, +e 'l saper pari a l'alta voglia ancora; + +forse non tanto il secol nostro indora +vostra virtute, e non dal Gange al Tile +fate voi co' i begli occhi eterno aprile, +quant'io n'avrei grazie e favori ognora. + +Non puo ingegno mortal tante divine + virtu ritrar; ne puo basso disio +scolpir parti si eccelse e pellegrine, + +che 'n voi il valor del vago petto e pio +avanza ogni pensier, passa ogni fine, +non che l'aguagli altrui parlare, o mio. + + +56. -- Dello stesso + +O fiumicel se 'l piu cocente ardore +estivo il lento tuo correr affrena, +e la tua profonda umile arena +incende e fa restar priva d'umore; + +ecco a le rive tue novo splendore +che l'aer d'ogni intorno rasserena: +di colei, che cantando in dolce vena +a le nove sorelle aggiunge onore. + +Onde il vecchio Arno ormai d'invidia pieno +lascia l'usato corso e a te rivolto, +quivi perde le chiare e lucid'onde; + +godi, or che vedi entro il tuo ricco seno +la imagin bella del leggiadro volto: +e Tullia odi sonar ambe le sponde. + + + +57. -- Dello stesso + +Deh, non volgete altrove il dotto stile +altera donna, ch'a voi stessa, poi +che scorge il mondo esser accolto in voi +quant'ha del pellegrino e del gentile. + +Appo questo suggetto incolto e vile +divien qual piu pregiato oggi e tra noi; +e co 'l splender de' vivi raggi suoi +chiaro si mostra ognor da Battro a Tile. + +Voi dunque di voi sola alzare il nome +dovete, poi ch'a si pregiato segno +giunger non puote il piu purgato inchiostro. + +Quindi vedrassi apertamente come +non e di lode altri di voi piu degno, +ne stil che giunga al dolce cantar vostro. + + +58. -- Di Latino Giovenale + +Vide gia la famosa antica etade +nel palazzo reale alto di Roma +donna empia si, che fe' del carro soma +al padre anciso, e spense ogni pietade. + +Vede or donna real di tal beltade +la nostra, e Roma, e da colei si noma; +che chi mira i begli occhi e l'aurea chioma +di piacer, d'amor empie e d'umiltade. + +Questa sol per mio ben, per mio sostegno +al mio imperfetto, a la fortuna avversa +diede natura, e 'l ciel cortese e largo. + +O gloria de le donne, o ricco pegno +d'onor, d'ogni virtu ch'oggi e dispersa: +deh! perche non ho io gli occhi ch'ebbe Argo? + + + +59. -- Di Ludovico Martelli + +Voi, che lieti pascete ad Arno intorno +il vostro gregge fra leggiadri fiori, +godete, poi che da i superni cori +discesa e Tullia a far con voi soggiorno + +sforzisi ognun co 'l crin d'alloro adorno +gli altari empir de i piu soavi odori; +che per costei vostri tanti alti onori +faranno ancor a voi degno ritorno. + +Quest'e la vaga pastorella, ch'ebbe +fra i piu degni pastor del Tebro il vanto; +del cui partir restar si afflitti e mesti; + +e poi che per voi sol non le rincrebbe +lasciar le rive ove fu in pregio tanto, +siate a cantarla e a riverirla presti. + + +60. -- Di Simone Dalla Volta + +Tullia, mostro (?), miracolo, Sibilla, +di cui si maraviglia il mondo e gode: +mar di saver, che non ha fondo o prode, +e mena l'onda sua lieta e tranquilla. + +Da cui si dolce umor, si chiaro stilla +di virtu vera ch'oggi rado s'ode: +cui non guasta fortuna, o 'l tempo rode; +men che quelle di Saffo e di Camilla. + +Ma che dico io? Il vostro alto valore +non si puo comparare a cosa alcuna: +perche non che 'l poter, passa il disio. + +Chi vuol vivo vedere in terra amore, +divin, pien di virtu, miri quest'una, +vera amica de gli angioli e di Dio. + + + +61. -- Di Camillo Da Monte Varchi + +Mosso da l'alta vostra chiara fama, +di cui per tutto il mondo il grido suona, +vengo cantarvi anch'io Tullia Aragona, +cui chi piu sa, piu sempre ammira e ama. + +E s'adempir potessi ardente brama +di salir l'alto monte d'Elicona, +qual voi n'arrecherei degna corona, +ch'al ciel vi porta, che vi aspetta e chiama. + +Or voi piu d'altra saggia e piu gentile, +degnate di pigliar quanto vi porge +un ch'a voi consacrato ha ingegno e stile. + +Ben so, vostra merce, ch'altera e vile +alma tanto non e, che quando scorge +d'essere amata non divenga umile. + + +62. -- Di Claudio Tolomei + +Quando la Tullia mia che vien dal cielo, +che d'altronde non puo si bella cosa, +umilemente altera e disdegnosa, +toglie al mondo 'l suo sol con un bel velo; + +allora agghiaccia 'l fuoco ed arde 'l gelo, +e Amor tremando l'armi in terra posa, +vertu si fugge e cortesia sta ascosa, +e spegnesi ogni ardente onesto zelo. + +Ma s'avvien poi che a le tranquille ciglia +ridendo levi il velo, allor piu incende +il foco e 'l ghiaccio e freddo in ogni parte; + +virtu ritorna e Amor l'armi riprende +ch'ella governa, e non e meraviglia +cio che puo far 'l ciel, natura ed arte. + +[Sta nel: _Libro quarto delle rime di diversi eccellentissimi autori +nella lingua volgare nuovamente raccolte_. In Bologna, presso +A. Ciccarelli 1551, pag. 217.] + + + +63. -- Di Antonio Grazzini (_Lasca_) + +Se 'l vostro alto valor, Donna gentile, +esser lodato pur dovesse in parte, +uopo sarebbe al fin vergar le carte +col vostro altero e glorioso stile. + +Dunque voi sola a voi stessa simile, +a cui s'inchina la natura e l'arte, +fate di voi cantando in ogni parte +Tullia, Tullia, suonar da Gange a Tile. + +Si vedrem poi di gioia e maraviglia +e di gloria e d'onore il mondo pieno, +drizzare al vostro nome altare e tempi; + +cosa che mai con l'ardenti sue ciglia +non vide il sol rotando il ciel sereno, +o ne' gli antichi o ne' moderni tempi. + + +64. -- Di Nicolo Martelli + +Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino +d'eloquenza immortale alta e profonda, +la vostra al nome egual gli vien seconda +Tullia di sangue illustre e pellegrino; + +il cui spirto reale almo e divino, +sovra l'uso mortal di grazie abonda, +in guisa tal che l'onorata sponda +De l'Arbia, infino al ciel tocca il confino. + +E 'l bel chiaro Arno ora di voi s'onora, +l'antico fuor traendo umido crine, +forma con l'acque in suon cotai parole: + +qual luce e questa o belta senza fine, +che col sommo valor le rive infiora +al gel, come d'april nel mezzo il sole? + + + +65. -- Di Ugolino Martelli + +Se bella voi cosi le Grazie fero, +che pari al mondo non fu mai ne fia; +e se le muse con pieta natia +il dolcissimo latte ancor vi diero: + +qual piena voce e qual giudicio intero, +il valor giunto a somma leggiadria, +e scorgere e cantar si ben potria, +ch'almen di lungo ne apparisse il vero? + +Questi che vostri sono alteri onori, +e fanno altrui veracemente adorno, +scemar non puo fortuna aspra e nimica. + +E questa spero che di giorno in giorno +averete con doti assai maggiori, +di fosca e trista, omai lieta e aprica. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Piu volte, Ugolin mio, mossi il +pensiero _.] + + +66. -- Dello stesso + +Se lodando di voi quel che palese +di fuor si mostra a le piu strane genti, +rare bellezze e disusati accenti, +degne parole a cio mi son contese: + +com' esser vi potra larga e cortese +la lingua a dir, che non tema o paventi +di tante ascoste in voi virtuti ardenti, +Tullia, ch'amor divino al cor v'accese? + +Bonta, senno, valor e cortesia, +con l'altre mille insieme in voi cosparte, +rozzamente contar forse potria; + +ma come rara e eccellente sia +ciascuna d'esse in voi, con mille carte +Mantova e Smirna a dir non basteria. + +[V. 11. _Rozzamente cantar forse patria_.] + + + +67. -- Di Simone Porzio + +Or qual penna d'ingegno m'assecura +di poter appressarmi al gran valore +di quella che di pregio alto e d'onore, +ornarmi con sue rime ha tanta cura? + +La debil pianta, mia da se non dura, +e se prende crescendo alcun vigore, +nutrita e dal fecondo vostro umore, +che tal frutto non vien d'altra coltura. + +Ma se di quella vostra le semente +sempre mi trovo al petto, ne piu spero +sentir d'essa giammai cosa piu degna, + +scorgete adunque col giudicio interno +che tutte l'altre voghe in me son spente, +e vive quel ch'amor di voi m'insegna. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Porzio gentile a cui l'alma natura_.] + + + + +LE AMOROSE EGLOGHE DEL MUZIO GIUSTINOPOLITANO +ALLA SIGNORA TULLIA D'ARAGONA + + +I. +MOPSO + +Mopso, _solo_. + + +Canti chi vuol le sanguinose imprese +del fiero Marte, e d'onorati allori +cinto le tempie a suon di chiara tromba +desti i bianchi destrier, ch'in Campidoglio +han da condur i purpurei trionfi; +a me, cui 'l ciel non die si altero spirto, +basta parlar tra le fontane e i boschi +de gli onori di Pan; e che la fronte +m'ornin le Ninfe d'edere e di mirti, +mentre ch'al suon de le incerate canne +fo risonar quella virtu che move +dal vivo ardor de i lor splendenti lumi. + +E or dara al mio dir ampio suggetto +l'amor del pastor Mopso; di quel Mopso +lo qual sacrato ha infin da i teneri anni +i sensi e l'alma al tempio di Parnaso. + +Il buon pastor, cercando le pendici +de i santi gioghi, ha con novella cura +novo oggetto trovato ai suoi pensieri; +nova materia ha data a le sue rime: +che l'interno splendore e 'l chiaro viso +de la bella Tirrenia il petto ingombro +gli ha si del suo piacer, che la sua lingua +d'altro non sa parlar, ne puo, ne vuole +che di lei, ch'or gli siede in mezzo l'alma. +Ei non potendo un di 'l soverchio ardore +chiuder dentro al suo cor, in tali accenti +la strada aperse a la vivace fiamma. + +MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza +avanzi i piu bei fior di primavera, +morbida piu che tenera vitella, +ch'ancor non ha gustato erba ne fonte; +e delicata piu ch'i bianchi velli +di non tonduto pargoletto agnello; +e piu schiva d'amor e piu fugace +ch'innanzi a cacciator timida cerva: +odi, bella Tirrenia: a queste ombrette +meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta. + +Era ne la stagion ch'i verdi prati +d'ogni intorno fiorian; fiorian le rose, +e cantavan gli augei tra i novi fiori, +quando prima ti vidi; e come prima +ti vidi, cosi ratto al cor mi corse, +mosso da la virtu de' tuoi bei lumi, +con gelato timor caldo disio. +Da quel di innanzi entro 'l mio petto chiuso +ho continuo portato il foco e 'l ghiaccio. +E gia due volte le campagne aperte +visto han d'intorno biondeggiar le spighe: +e due volte han veduto i salci e gli olmi +le non lor uve su per li lor rami +quai d'oro divenir, e quai vermiglie: +e tu nel duro cor, ghiaccio ne foco +crudel non senti, e non senti pietade. + +Sappi, ninfa gentil, che dal suo giro +Venere bella per ciascuna parte +rimira aperte l'opre de' mortali; +e qual pastor, qual satiro e qual ninfa, +contra chi l'ama e disdegnosa e schiva, +la santa Dea ne sente altero sdegno, +e dimostrar ne suole agre vendette, +arder facendo i lor gelati cori +d'amor di tal, che gli disprezza e fugge. +Che doglia, che tormento, alma mia cara, +credi che sia l'amar chi te non prezza? +O tolga Dio, ch'in cosi amaro stato +i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi: +non voler contra te l'ira de' Dei +mover si leggiermente: ama chi t'ama. +Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali +va cantando di te mattina e sera; +e va segnando intorno i sassi e i tronchi +del nome tuo per farti eterna e chiara. +Ama 'l tuo Mopso, il qual e giorno e notte, +o vegghi, o dorma, di te pensa e sogna: +te rimira, te cerca e te disia. +Braman le pecchie gli odorati fiori: +le molli gregge i rugiadosi paschi; +brama 'l cervo assetato i chiari fonti; +e te, Tirrenia, l'infiammato Mopso. + +Mostra, ninfa gentil, il bel sereno +de la lucida tua tranquilla fronte; +de la cui vista l'aere e 'l ciel d'intorno +d'ogni parte s'allegra e si rischiara. + +Rivolgi a me i begli occhi: o occhi belli, +occhi leggiadri, occhi amorosi e cari; +piu che le stelle belli e piu che 'l sole: +e a me cari piu che armenti e gregge: +piu che la vita cari e piu che l'alma. +Occhi miei belli e cari, il chiaro lume +volgete a me benigni: e non vi annoi, +ch'arda del vostro ardor: e non v'incresca +mirar talor com'io mi struggo e ardo. +Oh ti fosse, Tirrenia, un giorno a grado +di fermar cosi presso e cosi fisso +que' tuoi begli occhi dentr'a gli occhi miei, +ch'ogniun di noi facendo a l'altro specchio, +con gli occhi suoi vedesse ne gli altri occhi +il suo stesso ritratto e l'alma altrui. + +Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi +il chiaro viso e le polite guance, +le molli guance ad ogni aura tremanti, +che fan tremar in me l'anima e i sensi +di diletto, di voglia e di dolcezza. + +Ma qual'e quel diletto e quella voglia? +Qual la dolcezza che sentir mi face +il veder e l'udir le dolci labbra? +Quelle labbra amorose, dolci e care, +or dolcemente chiuse, or dolce aperte, +spirar per gli occhi e per l'orecchie mie +a l'alma mia dolcissimo veleno? +O misti insieme fior vermigli e bianchi: +o sparso tra be' fior soave odore: +o bramose mie labbra: o spirto ardente: +o anima mia accesa: e qual desire +tutto m'infiamma? E qual'e quel conforto +che mi promette il bel, che s'ode e vede? +Apri, Tirrenia, le rosate porte: +mostra, Tirrenia, i candidi ligustri: +spargi, Tirrenia, in graziosi accenti +l'ambrosia e 'l mel de l'amorosa lingua. +Di', Tirrenia, una volta: te solo amo, +al fedel Mopso tuo, che te sola ama. +Dillo, Tirrenia, e scopri il caro seno, +apri 'l giardin d'amor, dimostra al sole +i dolci pomi e gli odorati gigli. +Leva, Tirrenia, l'inimico velo +ch'a te'l tuo bel, a me 'l mio ben nasconde. +Invido avaro velo: avara mano, +crudo velo; man cruda e crudo core, +che tanto bene a gli occhi miei contendi. + +Ninfa crudele, e perche con tant'arte +si fieramente a' miei desir contrasti? +Ninfa crudele infin a gli occhi miei, +a gli occhi miei, crudele, hai posto 'l freno. +Deh, leva 'l velo omai, levane i nodi; +leva la crudelta del natio petto: +lascia andar gli occhi vaghi al lor diporto +tra i diletti di Flora e di Pomona, +la ve vaga belta, bella vaghezza +movon d'intorno le purpuree penne, +e fan festa ad Amor, che la sua fede +ha locata tra 'l bel de i cari pomi. +Man bella, cara man disciogli il laccio, +allarga il velo, o mano: a la man mia +sii cortese man cara: a la mia sete +porgi alcun refrigerio poi ch'invano +prego 'l petto crudel, e 'nvano aspiro +a la belta de le purpuree gote, +invano al bel de le rosate labbra. + +Ninfa bella e crudele, in cui combatte +bellezza e crudelta, come non hai +qualche pieta di me? Le selve e gli antri +piangono al pianto mio; meco si lagna +eco non men del mio che del suo duolo: +e sovente gli augei su per li rami +muti si fanno a le mie doglie intenti: +e le gregge rivolte a i miei sospiri, +i paschi e i fonti mandano in oblio. +E tu sola se' nuda di pietade. + +Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia +raccogli quel, che con le braccia aperte +disioso t'aspetta; e nel tuo grembo +ricevi lieta l'infocato amante; +stringi 'l bramoso amante, e strette aggiungi +le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto +suggi de l'alma amata, e del tuo spirto +il vivo fiore ispira a le sue brame. +Giungansi insieme gli amorosi petti: +premer si sentan le vezzose poppe, +le belle poppe delicate e sode, +dal petto ad amor sacro e sacro a Febo, +non si ritengan piu celate o chiuse; +le belle membra tue morbide e bianche +piu che 'l cacio novello e piu che 'l latte, +ad amor le consacra: e al tuo amante +qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, +con lui cogli d'amore i dolci frutti. + + + +II. + +IL SOLE + +Mopso, solo. + +Gia fiammeggiava presso a l'aurea Aurora +il pianeta maggior nell'oriente, +inargentando i nuviletti d'oro: +quand'io, ch'avea col fischio e con la verga +scorta mia greggia a i rugiadosi paschi, +posto a seder sott'una antica quercia, +notava intento il dilettevol suono, +che d'intorno facean le pecorelle +tondendo il verde de l'erboso suolo. +Ed ecco l'armonia d'una zampogna +sonar non lunge. Io da le dolci note +tratto, e lasciando il mio maggior pensiero, +in pie risorto, cheto, passo passo, +ver la mi mossi, e vidi a pie d'un faggio +sedersi un solo. E quanto gli occhi miei +scorger potero in quella incerta luce +mi parve Mopso; Mopso a cui le selve +son testimonie quanto a l'alme Muse, +e quanto ei sia ad Amor fedele amico. +E quale in pria mi parve, tal la voce +e 'l chiaro giorno poi mostrolmi aperto. +Quivi vago d'udir suoi dolci accenti +dietro una macchia stretto mi raccolsi. +E egli omai spuntando il primo raggio +del novo giorno, al dir la lingua mosse, +accompagnando il suon con tai parole: + +MOPSO. Sorgi omai chiaro sole, e 'l ciel aprendo +l'aer rischiara; e 'l mare intorno imbianca; +la terra alluma; e 'l desiato giorno +riporta a gli animali e ai pastori. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Se non hai sole e se colei non ave +cosa simil, ben posso dir di voi, +che tu se' a lei, ed ella a te simile. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Solo se' sol, ch'in tutti gli alti giri +lume non e ch'al tuo lume s'aguagli, +ne lassu fuoco v'ha che t'assimigli. +E sola e sol in acque, in selve e in monti: +la bella ninfa mia, ch'e cosi sola, +che belta non si mira a lei sembiante. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Quando cinto di raggi il capo biondo +a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno +la cieca notte da l'ombrosa terra: +e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi +le solitarie fiere, i vaghi augelli, +e con gli armenti, pecore e bifolchi. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E quando 'l lampeggiar del divo lume +a me si scopre, del mio tristo core +si scuote intorno il tenebroso velo: +gioiscon gli occhi miei: l'anima mia +tutta s'allegra e seco i miei pensieri; +e meco gode il mio cornuto armento. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Poi come le montagne d'occidente +ingombran la tua luce, e tu t'invii +al tuo riposo la nei bassi liti, +la fosca notte entro a l'oscuro manto +involve 'l cielo, e involve gli animali, +tenendo il mondo in tenebre sepolto. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E come del mio sol l'amata vista +da me si parte, al dipartir di lei +a me in un punto ogni mia luce e tolta. +Il giorno mio sen va verso l'occaso +e son sepolti in tenebrosa notte +i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Da che tolta e dal ciel tua ardente fiamma, +perche 'l superno chiostro intorno splenda +di mille ardori, non pero ritorna +il giorno al mondo infin che non ritorni +tu, la cui luce ogni altra luce asconde. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E da ch'io de' begli occhi ho gli occhi privi +perche da mille belle e vaghe ninfe +cinto mi vegga, non pero s'aggiorna +dentro al mio cor fin che colei non riede, +il cui bel lume ogni altro lume adombra. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Qualor avvien ch'a la tua accesa face +occhio mortal s'arrischi alzar i rai +per ritrar forse l'alma tua figura, +la soverchia virtu del tuo splendore +si l'abbarbaglia, che smarrito e vinto +ad ogni aspetto uman si trova infermo. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E io qualor a la mia ardente lampa +mi riprovo d'alzar gli occhi e la mente, +per farne poi ne i tronchi alcun disegno, +il divo onor del rilucente oggetto +si mi confonde, che perduti i sensi +non sento quel, che di me stesso io senta. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Poi quando piu 'l tuo lume s'avvicina +al mondo nostro, occhio del mondo eterno, +e piu drizzi i tuoi raggi sopra noi, +arde la terra, e arde ogni vivente; +e de la sete per colli e per piani +mancar si veggon gli alberi e l'erbette. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E quando a me 'l mio amato sol s'appressa +(il sol ch'e solo il sol de la mia vita) +e fiammeggiando in me 'l suo lampo vibra, +arde in me 'l cor, ardon miei accesi spirti, +e 'n me s'infiamma un si caldo disire +ch'a me stesso mi sento venir manco. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Tu con la tua virtu non solo allumi, +non solo incendi quel che fuor si scorge, +ma dove umana vista non discende, +dentro passando, fai pregno il terreno +di tal semenza ch'i terrestri germi +producon d'ogni intorno e fronde e fiori, +onde si veston le campagne e i poggi. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E la virtu di lei non sol rischiara, +non sol infiamma la mortal mia scorza, +ma dove altro non passa che 'l suo sguardo, +in me varcando, in me fa tal radice +che poi germoglia in graziosa pianta, +in cui fiorendo i miei gentil concetti +fanno 'l mio col suo nome eterno adorni. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Ma che parl'io? che fo? dormo o vaneggio? +si son col core al mio bel sole intento +ch'ad alta voce ancor chiamo e richiamo, +e pur or sommi accorto ch'e tant'alto +sorto 'l sol del mio sol sola sembianza. + +Oh cosi fosse ai miei bramosi lumi +sorto il lor sol. Tornato e 'l giorno al mondo +non (lasso) a me, ch'a me non luce il sole, +non s'apre il giorno a me se non si scopre +colei, ch'e sola il sol de l'alma mia. +Oh me infelice sovra ogni vivente! +Sa l'universo, sanno gli elementi, +san le ninfe e i pastor, sanno i bifolchi, +san le fiere e gli augelli, e san le gregge +che da tornare ha il sole e 'l giorno e quando; +e sol io solo senza sole e senza +alcun lume, di giorno in cieca notte +vo brancolando: e non so quando o come +mi ritorni a veder l'amato raggio. +Ahi, lasso me dolente: or fosse almeno +la notte mia tal notte, qual'e quella +ch'al cader del suo sole al mondo sorge, +ch'in quella dolce notte in ogni verso +si posa in pace! Rive, prati e poggi +valli, monti, campagne, selve e fonti +han dolce requie, e i miseri mortali +quetan le stanche membra e ogni affanno, +ogni fatica, mandano in oblio. +Ma non e tal la mia, che cieco e solo +vo intorno errando. E non han pace o tregua +gli occhi miei, non i piedi e non la lingua; +no 'l pensir, no 'l desir, non i sospiri. +E s'alcun e che turbi l'altrui pace, +io son quel desso; che son sol colui +che col continuo suon de' miei lamenti +ho gia stancate le campagne e i colli. +Almo mio caro sol, sara giammai +ch'io ti rivegga un giorno, un giorno intero? +Un giorno che giammai non giunga a sera, +e gli occhi affisi in te quant'io vorrei? + +Ahi, lasso me: perche, perche non lice +mostrar aperto il cor? perche disdetto +m'e 'l dir ch'io t'ami, se cotanto t'amo? +Perche disdetto a te l'amar chi t'ama? + +Cotai parole, e altre sospirando +e lagrimando, il doloroso Mopso +spargeva a l'aura; e io che senza scorta +lasciata avea la greggia e tuttavia +sentia montando il sol montar il caldo, +lui lasciai pur dolersi: il dolce canto +fra me stesso membrando, e 'l petto pieno +non di minor pieta che di dolcezza. + + + +III + +IL FURORE + +Mopso, solo. + +Dive, ch'al suon de la dorata cetra +dei sacro Apollo, al glorioso fonte +fate dintorno mille dolci giri, +premendo il verde del fiorito suolo +liete alternando le vezzose piante +non senza l'armonia d'eterni versi: +quella, ch'e Donna de le Donne, e Donna +e del mio cor, o sante Donne, o Dive, +vuoi pur ch'io canti: e vuol che 'l canto s'erga +sopra ogni bosco. Adunque perche 'l canto +sia canto degno di Donna si cara +movete insieme e con voi mova Apollo: +mova tutto Elicona e si raccolga +tutto lo spirto vostro entro al mio petto. + +Oh de la mente mia lucido specchio, +alma gentil fra le belle alme bella, +in cui fiso mirando d'ora in ora, +si fan dentr'al mio cor novi concetti, +da partorir scrivendo in nove carte; +lietamente ricevi il novo frutto, +che prodotto ha 'l germoglio del tuo seme; +e mentre io fo sonar la mia zampogna +al furor del tuo Mopso porgi orecchie, +e nel furor di Mopso al furor mio. + +Salita era la notte al sommo cielo +e rilucea nel mezzo del suo cerchio +la sorella di Febo, il bianco volto +tutta splendente del fraterno lume. +Taceva il mondo, in se pe' lor vestigi +tacite si volgean l'eterne spere; +taceano i venti e 'l mar; tacea la terra +e con lei piani e colli, e monti, e valli. +Sol nel silenzio d'ogni alma vivente +non tacea Mopso: e non taceva amore +dentro al suo petto. Ei per deserte piagge +da furor trasportato, solo e vago, +errava, intorno pur con gli occhi fissi +ne la cornuta diva. E 'n quello stato +disse de l'amor suo cose si nove, +che ne suonano ancor le selve e gli antri. + +MOPSO. Dove, dicea, mi scorge or la tua luce, +candida luna, per solinghe strade? +Tirar mi sento ove per gli erti gioghi +rara di piede umano orma si scorge. +Qual novo aspetto e qual novo desire +verdeggia nel mio cor? La folta selva +de l'odorate, verdi, ombrose piante, +tutto m'empie d'orror e di diletto. +E quel dolce ruscel, che mormorando +fugge tra l'erbe e i flori, a se mi chiama. +Ma donde viene il canto? E donde il suono +che si dolce lusinga l'aere intorno? +E cosi e dolce, che simil dolcezza +non porge a me 'l belar de le mie gregge, +ne si soave e 'l suon de le mie canne. + +Or ecco la che giovinette donne +cinte le terapie di fronduti rami +fan la nova armonia; ina che vegg'io? +Non e tra lor, non e colei ia mia? +Ahi! m'e tolta la voce. Or chi l'ha scorta +di mezza notte senza fida scorta +da le rive del Po fra questi boschi? +E che fa qui l'altero giovinetto +c'ha la lira dorata e d'or le chiome +e d'ogni vello ancor le guancie ha nude: +misero: adunque? Adunque in cotal guisa? +Or dove sono? E che fo? Vegghio o dormo? +Non so ove sia: non so se vegghi o dorma. +E s'io vegghio, e ella dessa o altra? Ahi, lasso, +non conosco io la ninfa mia? La voce +piena di melodia, gli ardenti lumi, +il vago aspetto, il grazioso viso: +gli atti soavi, i movimenti alteri: +l'andar, lo star: la mano, i piedi, i panni, +far la dovrian pur conta a gli occhi miei. +E s'altro a me non la facesse conta, +si la faria quell'amoroso orrore +ch'a l'apparir di lei m'ha l'alma ingombra, +e quel desio, che qui condotto m'have, +u' condur non poteami altro desio. +Ma ch'e quel ch'odo, che da l'altre l'odo +chiamar sorella e nominar Talia? +Questo bosco di lauri e quella fonte: +le donne coronate: il bel concento: +l'aspetto piu ch'umano? Or una, e due, +tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove, +il numero conviensi... questo e 'l giogo +de l'alme Muse: e queste son le Muse. +E una n'e la mia. E la mia ninfa +dunque una Musa, o son le Muse ninfe? +O mia, come dir debbo, alma mia Diva, +con quanto amor, con quanto studio ed arte, +fra mortali discesa dentro a l'alma +m'accendesti l'ardor; presso al cui raggio +movendo i passi, a questo santo giogo +mi trovo aggiunto. O mano, amata mano, +tu mi tien, tu mi guida: o caro dono, +bramato don, cosi ne foss'io degno. +Tu con la tua sorella le mie terapie +fai verdeggiar de l'onorata fronde +perch'ogni mio pensier tutto verdeggia. + +O sacri, vivi e lucidi cristalli, +onde s'inaffian cosi rare piante, +qual radice ha sentito il vostro umore +c'ha virtu di produr pianta si ferma +che non le nuoce il piu cocente sole: +non la molesta grandine ne pioggia: +non la crolla il furor di Borea o d'Austro, +e non la tocca il folgorar di Giove? +Qual radice ha sentito il vostro umore? +Ne la sua pianta il verde eterno vive; +vivono eterni i fior, vivono i frutti: +ne muta vista per mutar stagione. +Beato, eterno umor che liete e chiare +fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori; +i' pur spengo di te mia lunga sete: +e 'n te s'attuffan mie bramose labbra. +O che veggio? O che intendo? Il cieco velo +tolt'e da gli occhi miei: m'e fatto amico +il sacro coro, amico il santo Apollo. +Pur or conosco io te fedel compagna, +fedel mia guida e mia fedel maestra; +Erato bella. Tu fin da la culla +mi fosti a lato; tu la tua sorella +fra le genti mortali in forma umana +mi scorgesti a mirar. Tu mi dimostri +com'io lei segua, cui piu sempre amando +l'alma mia piu verdeggia e piu s'infiora. + +Ma che novo desir mi punge il core +di levarmi da terra? Oh, ch'i' mi sento +mutar di fuori e farmi un bianco augello: +le man, gli omeri, il capo, il collo, il petto +tutti si veston di novelle piume; +gia comincio a cantar, gia batto l'ali.... +non mi lasciar Talia, levati a volo;.. +Erato spiega al ciel l'aurate penne... +date forza al mio ardir, che senza voi +ogni mio sforzo alfin sarebbe invano. +Gia lasciato ho 'l terreno; altero e lieve +sopra i nuvoli m'alzo e sopra i venti: +gia mi si fa minor e terra e mare. +Alma sorella del compagno e Dio +de la mia Dea benigna, a te raccogli +colui, cui la tua luce ha mostro il calle +di gir al monte ove la via s'impara, +che l'alme altrui conduce a piu bel monte. + +I' veggio aperte le dorate porte +del gran giardin, ch'i muri ha di zaffiro; +qui n'accoglie Diana; e qui n'envia +per la verdura del suo bel verziero; +qui la fiorita e verde primavera +move d'intorno, e va pascendo il verde +del santo umor de la rugiada eterna; +qui l'alma Clori e 'l suo diletto sposo +spargendo a l'aere ognor novelli odori +van dipingendo il variato suolo; +qui non arde la state e qui non sfronda +l'autunno i rami e non gli imbianca il verno; +qui vive il verde eterno; eterni rivi +di liquidi smeraldi i verdi prati +van compartendo; al mormorar de l'acque, +al soave spirar de le dolci aure, +al tremolar de i verdeggianti rami, +suonano in dolci e 'n dilettosi accenti +mille amorosi eterni rosignoli. +Qui s'odon risonar cetre e zampogne; +immortai cetre e immortai zampogne; +oh dolce vista, ed oh soavi note; +oh tra 'l veder e udir dolci pensieri; +qui, santissime Muse: qui Talia, +qui, qui sia, Diva, eterno il nostro albergo. + +Cosi diceva il forsennato Mopso: +e cosi detto, muto e sbigottito +stette buon spazio; e 'n se fatto ritorno +e raccolto lo spirto, alti sospiri +dal cor traendo, intorno al molle tronco +d'un tenero olmo tai parole scrisse: + +Udite selve, udite Dei silvestri, +odan le ninfe, oda ogni pastore. +Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco; +ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva; +veduto ho Febo e le dotte sorelle, +e Tirrenia fra loro; una di loro +e la bella Tirrenia: ella m'ha tratto +al sacro bosco, e dal bosco a la fonte, +e da la fonte al cielo: ella e colei +che m'arde 'l cor; ella e colei ch'io canto; +ella e il mio sole; ella e la mia Talia. +Ed io son Mopso. Pianta eterna vivi: +e i nomi nostri eternamente serva. + + + +IV. + +TALIA + +Mopso, solo. + +Gia risalito sopra l'orizzonte +il pianeta d'amor dal terzo cielo +fiammeggiando spargea l'aer sereno, +il tempestoso mare, il duro suolo +di chiari raggi e di virtute ardente: +e destando le selve e le campagne, +richiamava pastor, gregge e bifolchi +a le zampogne, a i paschi e a gli aratri. +Quando Mopso d'ardor l'anima acceso, +posto a seder in una erbosa riva, +al dolce mormorio di lucid'onde +in se raccolto, immobile e pensoso +si stette alquanto; indi a sue dolci note +rispondendo gli augei, le selve e l'acque, +ruppe 'l silenzio in cosi nuovi accenti, +che n'han fatto conserva i Dei silvestri, +per dar lor vita in piu ch'in una etade. + +Or qual fosse 'l suo canto, a lei che desta +ti tiene ognor a gli amorosi canti +fa che 'l ritorni a dir rozza zampogna; +e sia tale il tuo suon, che degno sia +de materia maggior che di zampogne. +MOPSO. Alme sorelle, che d'eterno grido +rendete onor a chi col cor v'onora, +se mai liete porgeste alcuna aita +al suon de gli amorosi miei sospiri, +or, che d'amor cantando e 'l mio pensiero +cantar voi insieme (che di voi cantando +canto 'l mio amor) a l'incerate canne +ispirate si dolce e chiaro suono, +che sia 'l mio amor co'l vostri nomi eterno. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +E tu, mio santo e mio soave ardore, +dotta e bella Talia, mentr'io m'affanno +per voler dir di te, ne l'alta impresa +porgi soccorso a la mia fioca voce: +dammi ardir, dammi forza; alza 'l mio ingegno +e con la cara mano un novo ramo +fresco, verde, odorato, or ora colto +dal sacro monte a la mia fronte avvolgi. +Movi Talia, movete sante Dive. +Movete o sante Dive a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Sorge in Boezia e non molto lontano +dal gran Parnaso un onorato giogo +che d'altezza e d'onor con lui contende; +quest'e 'l santo Elicona, in cui verdeggia +l'eterna selva sacra al sacro Apollo, +d'uno e d'altro valor degna corona. +Qui si monta per luoghi alpestri ed ermi; +raro sentier v'appar, rari vestigi; +ne v'ascende uom mortal, cui 'l ciel non chiama. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Quest'e quel poggio, che fra gli altri poggi +e de le Muse il piu diletto poggio: +qui 'l grande Apollo ispira entro a' lor petti +quella virtu ch'a lui 'l gran padre ispira; +ed elle l'alme elette a i Dei piu care, +chiamano al verde de l'amate piante; +e chiamanle al licor del chiaro fonte; +chiamanle al chiaro fonte d'Ippocrene, +eterno onor del sangue di Medusa. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Scritto e nel sasso antico, onde si versa +la dolce vena, in ben limati versi, +ch'un giovinetto che di pioggia d'oro +fu conceputo, alzato un giorno a volo +uccise lei, che con l'orribil vista +rivolgea l'uomo in insensibil marmo: +e che del sangue suo, mille veleni +fur sparsi in terra; e fra i diversi mostri +un'alato destrier subito apparve. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Questi nitrendo e dibattendo l'ale +si levo in aere, e dopo un lungo corso +pervenuto al bel giogo ond'io favello, +volando tuttavia, nel duro masso +percosse un'unghia, e quei ratto s'aperse +larghi versando e liquidi cristalli. +Apollo il vide, e 'l vider seco insieme +tutte le nove Muse, ed egli, ed elle, +fede ne fanno a chi con lor ragiona. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +E quest'e 'l fonte in cui, cui 'l ciel non nega +di poter pur bagnar le somme labbra, +cantar si sente al par de i bianchi cigni. +Qui conducon le Dive a cui interdetto +non e 'l bel monte, e 'ncoronati e molli +del santo rio gli rendono a' mortali, +perche rendano a ogniun degna mercede +de le fatiche lor, de le bell'opre +qual ornando di lauri e qual di mirti. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Quinci discesi quegli spirti eletti +sopra tutt'altri, con eterne lode +or del fier Marte, or del soave Amore, +cantano il sudor d'un, d'altro i sospiri. +E per memoria de l'amato albergo +aman le ninfe i poggi, i fonti e i boschi. +Ed e ragion, ch'ancor quelle chiare alme, +in rimembranza del lor nascimento, +godon di luoghi solitarii ed erti. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Fra le selve Pierie il Dio dei Dei, +quel ch'ad un cenno il ciel move e governa, +d'amor acceso, in forma di pastore +con la bella Nemosine si giacque. +Era costei la piu vezzosa ninfa, +ch'in quella o in altra eta, ninfe e silvani, +tenesse al suon de le sue dolci note +dolce cantando le memorie antiche, +e gli occhi avea stellanti e d'or le chiome. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Giacquesi con lei Giove, e tante notti +giacque con lei, quante del santo coro +son le dotte sorelle. E poi che Febo +nove volte ebbe visto l'auree corna +rifarsi al lume suo rotondo specchio, +tante chiamo Lucina al suo soccorso +la bella ninfa, e d'altrettanti parti +madre divenne. O ben felice madre +il mondo adorno ha il tuo fecondo ventre. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Venute in luce le felici piante, +de' cui be' fiori e de' cui dolci frutti +dovea goder il cielo e 'l nostro mondo, +il sommo padre di si bella stirpe +tutto gioioso i teneretti germi +degni intendendo di piu degno suolo, +che di suolo terren, fece pensiero +di voler trapiantar la nova selva +ne le splendenti sue felici piaggie. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +De' cieli d'uno in uno il re de' cieli +dono loro il governo ad una ad una; +e d'una in una a loro i nomi impose. +Quella cui diede il cerchio in cui si mira +errar d'intorno con cangiati aspetti, +la dea de la cornuta e bianca fronte, +fu la bella Talia, la cui virtute +fa verdeggiando germogliar gl'ingegni +di verdura immortal di fiori eterni. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Tocco a Mercurio seguitar l'impero +de la placida Euterpe, a la cui voce +s'empion l'alme di gioia e di diletto. +S'accompagno con l'alma dea di Cipri +Erato bella, che ne l'alme inesta +quel caro germe ch'e chiamato Amore; +e Melpomene ascese al quarto lume, +e la spera di lui tempra e rivolve +col canto suo, ch'e pien d'ogni dolcezza. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +L'ardente spirto del superbo Marte +ogni orgoglio deposto, non rifiuta +di dar orecchie a la famosa Clio. +A Tersicore diede il re superno +che de la stella sua fosse compagna, +tutto invaghito di sua allegra vista; +e di Polinnia gode il padre antico +notando l'armonia del vario suono +e la memoria de le cose belle. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Urania su volando altera salse +fra mille lumi, ed or in or s'aggira +lieta del suo bel ciel cantando intorno. +Calliope non ebbe proprio nido +dal sommo padre: ei volle ch'in ciascuna, +de l'altrui stanze fosse la sua stanza: +e le buone sorelle a la sorella +congiunte in dolce amor, in dolci accenti +cantando insieme fan dolce armonia. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra +han signoria quell'anime celesti: +e ciascuna di lor da la sua spera, +Calliope da tutte il lor valore +spargon quaggiu ne i piu chiari intelletti. +E qual del divo spirto ha l'alma ingombra +a lui s'apre Elicona: a lui le chiome +cingono i lauri: a lui non si disdice +spenger la sete al fonte d'Aganippe. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Ma che novo furor m'ha 'l petto ingombro +di voler col mio calamo palustre +sonar di lor, ch'a i sempiterni Divi +rotando tuttavia l'eterne spere, +de le lor voci fan dolce concento? +Merce dive, merce del novo ardire +non vi chiamai nimico, e non mi vanto +di cantar vosco a prova. Anzi 'l desio +onde 'l vostro valor m'ha l'alma accesa +mi mosse a ragionar de i vostri onori. +Tornate, o sante Dive, a i vostri allori. + +Tornate Dive; tornin l'altre e meco +rimanga la dolcissima Talia; +rimanti, o Diva, con colui che sempre +teco e col core. O Musa a le mie rime +basta la tua virtu. Tu 'l mio Elicona, +tu 'l mio Parnaso se': tu se' 'l mio Apollo: +tu con l'ardor de' begli occhi sereni +accendi entro 'l mio cor si chiaro foco, +che l'invidia del tempo in alcun tempo +non potra spegner mai la nostra luce. +Tu con la soavissima favella, +col dolce suon, con le celesti note +e con la leggiadria del chiaro stile, +me togliendo a me stesso, a dir m'invii +cose, ch'i' spero, che fra questi boschi +si serveranno ancor dopo mill'anni. +E trovando Talia per mille tronchi +scritto per la mia man, trovando Mopso +scritto per la man tua, n'avranno ancora +diletto e invidia la futura gente. + +O che parlo? Il tuo aspetto a dir m'ispira +quantunque io parlo; tu mia lingua movi, +tu mi porgi i concetti e le parole. +O mia musa, o mio amor. E qual fu mai +piu glorioso amor che la mia Musa +e 'l mio amor, e 'l mi' amor e la mia musa? +Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio; +non e 'l mio sogno; no, che viva e vera +ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo +qual ti scorgono e Febo e tue sorelle +a l'onde di Permesso; e qual ti scorge +la sorella di Febo entro al suo giro. + +Quant'e la gioia mia? Con voi ragiono +riposti orrori e solitaria riva: +e prego che fra voi si stian sepolte +le mie parole: e voi piacevoli aure +fermate l'ali e eco non risponda: +non risponda eco a me, che la sua doglia +mal si conface al mio gioioso stato. +Chieggio silenzio, accioche fuor non s'oda +per la mia bocca l'alta mia ventura, +che d'invidia potria colmare altrui. +Quella, ch'un tempo per l'erbose sponde +de l'ampio laco de l'antica Manto +fece tenor cantando al gran Menalca: +quella, quella or risponde al vostro Mopso. + +Volgi a me i lumi o diva, ch'in que' lumi +godo del ben del ciel: la lingua snoda +dolce mio santo amore; da quella lingua +sente 'l mio cor dolcezza piu ch'umana. +O dolce il veder mio s'eternamente +gli occhi affisassi dentro a tuoi begl'occhi, +e tu gli occhi affisassi a gl'occhi miei: +o dolce udir, se 'l suon dolce e soave +sonasse eterno dentro a le mie orecchie, +dentro al cor penetrando, e dentr'a l'alma. +O dolci i miei pensier, se al mio desire +s'unisse il tuo desir con tanto affetto +che fosse una la mia con la tua voglia. + +O mia Diva, o mio amor, se del tuo amore +e se del tuo favor tanto cortese +sarai a l'alma mia, che le mie rime +s'ergan sopra l'invidia, e i miei pensieri +sian pensier di letizia, in su la foce +del Formion, la dove il bel Sermino +quinci le dolci e quindi le salse onde +bagnan d'intorno, un venerabil tempio +sorgera al nome tuo; quivi i pastori +soneran sempre a te cetre e zampogne: +e di fior sempre, e sempre di verdura +si trecceranno a te ghirlande fresche. +E da i colli e da l'onde, i Dei silvestri +e le ninfe e i tritoni, incoronati +di liete frondi, a te festosi giri +faran dolce iterando il tuo bel nome: +e fra gli altri la bella, la piu bella +ninfa ch'abbia tutt'Adria in alcun scoglio +Egida bella l'onorate tempie +cinta di rami di felice oliva, +Talia cantando, e 'l nome di Talia +risonando d'intorno, e poggi e valli, +sopra i sacrati altari in fochi eterni +spargera lieta a te con larga mano +in sacrificio gli odorati incensi. +Te col divo splender de i lumi santi, +col dolce riso e con la chiara voce, +ferma o Diva, e col cuore il mio bel voto. + + + +V. + +LA LONTANANZA + +Mopso, solo. + +E gia gran tempo o Muse il mio suggetto +l'amor di Mopso, e voi beate Dive +sete 'l suo amore. Or il dolente Mopso +dal dolce amato nido e dal suo bene +fatto lontan, va empiendo selve e campi +di dolor, di sospiri e di querele. +Contan le ninfe che fra gli altri un giorno +lungo la riva, su verso le fonti +del vago Po salendo, a tali accenti, +a si pietosi, a si dogliosi accenti +allargo 'l fren, facendo in ogni verso +gemer le sponde al nome di Talia; +che le triste sorelle di Fetonte +obliando 'l lor duol, al suo dolore +porsero orecchie, e vinte di pietate +largaro il corso a non usati pianti. +Or qual fosse il suo pianto o santo coro +ditelo a' boschi nostri, e non vi annoi +di por le dotte e dilicate labbra +a le mal culte mie silvestre canne, +E tu mio dolce duol, mia amara gioia, +mio solo eterno amor, mia prima Musa, +mentr'io cantando lacrimo e sospiro +con pietate raccogli il triste canto. +Incominciate o Dee: le selve e gli antri +daran risposta al lacrimabil suono. + +MOPSO. Lasso; quest'e ben dura dipartita; +dura, crudel, amara dipartita, +via piu ch'assenzio amara e piu che morte. +Ed e ragion, ch'estremamente amaro +mi sia 'l partir da lei che m'e piu cara +che la zampogna mia, piu che l'armento: +piu che la vita cara e piu che l'alma. +Ahi, ahi! protervo amore di te mi doglio, +protervo, iniquo e dispietato amore. +Tu con fredde paure in van sospetti +mi tenesti gran tempo, mentre ch'io +lei per Tirrenia e per ninfa del Tebro +amai languendo, ardendo e lacrimando. +Poi che 'l favor de' piu benigni divi +salir mi fece il glorioso monte, +e mi fece veder fra i sacri allori +l'alto mio santo e dolce amore; e poi +che tolto via il furor di gelosia +alti e dolci pensier battendo l'ali +m'inalzavano al cielo altero e lieto; +hai tronco 'l volo a' miei gentil desiri. + +Ahi lasso me dolente, e qual furore +mi conduce ad oprar la rabbia e i denti, +contro il benigno mio soave Iddio? +Merce Signor, dolce Signor perdona +al soverchio martir che mi trasporta. +Tu la mia scorta se', tu 'l mio maestro; +tu se' 'l mio onor e tu se' la mia palma; +tu con la face tua m'hai mostro il calle +d'ir al bel monte: tu con l'auree penne +impenni i miei pensier; tu nel mio petto +scolpita hai la dolcissima Talia. + +Per tante grazie a te di sacro sangue +spargerei d'or in or i santi altari, +a te arderei gl'interi sacrifici, +se non che tu (qual'e 'l tuo cor pietoso) +di crudelta nimico, il sangue aborri. +Ma di quel, checchesia, che non rifiuti, +di fior, di lode, e d'odorati fumi, +la mia man, la mia lingua e la mia mente +a te non sieno in alcun tempo avare. + +Da dolermi ho di mia crudel fortuna, +anzi di lui, che fa la mia fortuna. +Di te m'ho da doler, di te Tirinto, +crudel Tirinto, or se mai 'l petto caldo +ti sentisti d'amor: se punto amico +se' de le dotte Muse, il petto caldo +pur ti senti talor, e eterno amico +se' de l'amate Muse, ahi crudo, e come +puoi scurar dal suo amor l'acceso amante? +Come torre a la Musa il suo poeta? +Ben ti dovria Tirinto esser a grado +d'udir al suon di Mopso e di Talia +risponder Eco: e l'una e l'altra sponda +del tuo bel fiume: il tuo bel fiume e Eco +ti pon far fede che eia le pendici +de l'alto giogo, onde 'l Dio del tuo fiume +da l'ampio vaso versa i larghi rivi +insin la dove, per diverse foci, +si scorga in Adria, in tutte le sue rive +non ha 'l piu santo ardor, ne 'l piu gentile. +E tu cerchi d'opporti a tale amore. +O Tirinto crudel, se non ti move +il mio dolore e 'l mio cocente affetto, +di lei ti mova il grazioso sguardo, +ch'acceso di desir tacendo grida, +e per pieta pregando a te s'inchina. +Movati 'l suon di que' pietosi versi +in ch'ella amaramente sospirando +riprega te per l'amorosa face, +che 'l suo diletto Mopso a lei ritorni; +sia pietoso Tirinto e sia sicuro +che qual pastor, qual ninfa e qual bifolco +non ha pietade a chi d'amor sospira, +non gli ha pietade amor, quand'ei sospira. + +Misero me, i' mi dolgo, e tuttavia +dilungando mi vo dal mio desio, +e per molto desio piango e languisco; +e fo col pianto mio col mio languire +pianger gli sterpi e fo pietosi i sassi. +Fera ventura, veramente fera, +che tu diva gentile e 'l tuo fedele +esser debbiate eternamente insieme +fermo suggetto a dolorose note. + +Or il vago pensier va rimembrando +quelle parole tue; quelle parole, +quelle, quelle, quell'ultime parole +che mi sterparo il cor, mi svelser l'alma. +Ben e ragion ch'eternamente t'ami, +e se verace amore, se ferma fede +merta cambio d'amor, ragion e ancora +che tu, mia vita, eternamente m'ami. + +Non sia mai luogo o tempo che disgiunga +da me 'l tuo amor, che mai per luogo o tempo +non sara l'amor mio dal tuo disgiunto; +meco sia 'l tuo pensier, che 'l mio pensiero +sempre e con te. Con me sia 'l tuo desire, +che teco e 'l mio desir: sia l'alma tua +sempre con me, che teco e l'alma mia. +Cosi ci ricongiunga un giorno amore; +e ricongiunga con felice sorte +i pensieri, i desiri e l'alme nostre. + +Lasso che 'l ragionar il pensier segue +e ragionando ognor cresce la voglia, +e crescendo la voglia il duol sormonta. +Vago fiume, alte rive, ombrose piante, +passo mai quinci, o qui mai si ritenne +pastor alcun a cui si tristi lai, +si cocenti sospir, si largo pianto +facesser fede del dolor suo interno? +Ma degno e ben che mia lingua si dolga, +e che sospiri il core e piangan gli occhi. +E tolto agli occhi il sol de gli occhi santi; +il sol, ch'e solo il sol de gli occhi miei, +il sol, ch'oltre per gli occhi al cor passando +tutto l'empiea di vivi ardenti spirti; +di spirti che mia lingua a ta' suggetti +movea sovente, che per avventura +non son suggetti da ciascuna lingua. +Or sendo privo di si altero oggetto +ragion e ben che 'l mio dolor sia solo; +e che sia la mia lingua, il cor e gli occhi, +lingua fioca, cor tristo e occhi molli. + +I' vo dolente, e pur convien ch'io vada; +misero Mopso ov'e la tua Talia? +Cara Talia, ov'e il tuo fido Mopso? +O duro fato, o cruda dipartita. + +Lasso, che importa a poverel pastore +quel che facciano i ricchi, empii tiranni? +Che tocca a me cercar l'armate squadre? +Inique stelle: veramente i cieli +contra me son giurati; e 'l fiero Marte +ha tant'arme commosse e tanti sdegni +per dipartirmi dal maggior mio bene. + +O fortunati, a cui 'l terren natio +e fermo seggio e certa sepoltura: +fortunati bifolchi voi se 'l giorno +i buoi giungete e col gravoso aratro +sottosopra voltate i duri campi, +non v'e negato almen tornar la sera +a le capanne vostre, a i dolci alberghi, +a le dilette vostre compagnie. +Voi non arate il periglioso suolo +del tempestoso mar: voi gli alti gioghi +non varcate giammai de l'orrid'alpi; +voi non bevete le straniere fonti. +E 'l lungo cammin vostro a la cittade, +a la citta, al mercato; e quindi il sole +che v'ha condotti ancor vi riconduce. +Voi fortunati e sfortunato Mopso: +ei da quel di ch'al sol pria gli occhi aperse +non ha potuto ancor pur una volta +dir: qui sara domane il mio soggiorno. +Ma da la patria ad estrani paesi +dal Tebro a l'Istro e dal Po alla Garonna, +d'oltre il Carnaio a l'ultimo Oceano, +e dal Vesuvio a gli alti Pirenei +errando ognor, e stato a tutte l'ore +perpetuo strale a l'arco di fortuna. + +Misero Mopso! O patria, o patria cara; +o grande Antiniano, o bel Sermino, +o vago Formione, o scoglio amato +quando sara ch'io vi rivegga e dica: +quel poco omai di vita che m'avanza +mi vivro pur tra voi, ch'e quel ch'io bramo? +Il grande Atiniano, il bel Sermino +il vago Formion, l'amato scoglio +a me e Talia. Talia mi renda 'l cielo +ch'e Talia la mia patria e 'l mio riposo. + + + +VI. + +LA SCONCIATURA + +Mopso, solo. + +Torniamo, o Muse, ai pianti e ai sospiri: +nostro soggetto or son sospiri e pianti. +Il vostro Mopso si consuma e strugge. +Or mentre io ch'io con lui mi lagno e ploro +seguite o dive le dolenti note. + +FEDEL mio, se 'l mio Mopso men fedele +fosse in amor, i' vi so dir per vero +che fora la sua vita men dolente; +ma suo costante amor sua ferma fede +di vento di dolor, d'amaro umore +gli tien ognor il petto e gli occhi pregni; +e voi il sapete pur, ch'alcuna volta +gli occhi affissate in lui tutto pietoso. +Or se la vista del suo aspetto solo +puo pietade inestar ne gli altrui cori, +che dovran far i dolorosi lai? +Il miserel ad or ad or s'invola +al vulgo e ai pastori; e in qualche bosco +in qualche antro riposto si raccoglie; +quivi s'asside, e quivi s'accompagna +or con un tronco antico, or con un sasso: +e di se privo, col pensier dipigne +il dolce amato viso; in quel ritratto +gli occhi e l'animo affisa: in quel si specchia; +con quel ragiona; e quel tanto ha di pace +quanto 'l ritiene il dilettoso inganno. +Poi ch'in se e ritornato, il duolo immenso +non capendo ne l'alma, si disgombra +per lo petto, per gli occhi e per la lingua +in spirti accesi, in lacrimosi rivi, +in fiochi, rotti ed angosciosi accenti. + +I' pascea un di 'l mio armento per le piagge +del bel Tesin: e cosi passo passo +per la sua riva errando, il pie mi scorse +la ov'io senti dolersi quel meschino +con le fere, con l'acque e con gli sterpi. +E quanto con la mano ir seguitando +potei 'l suo dir, le triste sue querele +diedi a serbar ad una antiqua quercia. +Or, a voi di ridirle e 'l mio pensiero: +e voi cui talor visto ho 'l petto caldo +di caldo amore, e che di vera fede +portate il nome, con pietate udite +gli acri lamenti del fedele amante. + +MOPSO. O mia cara Talia, m'ha dunque il cielo +disposto ad amarti perch'amando i' pera? +Ben poss'io dir che quanto gira il sole +non ha la nostra eta piu ardente foco: +non piu gentil, non piu lodevol foco +che sia 'l mio foco, e posso dir ancora +che non ha 'l mondo e non ha 'l secol nostro +alcun del mio piu sventurato amore. + +Bella, vaga, gentil, dolce Talia, +vaga e dolce Talia, ma non men cruda +che vaga e bella e che dolce e gentile: +perche crudel? Perche se tante voci +e se tanti sospir, se tanti pianti +ti mando d'or in or giu per quest'acque, +alcun tuo accento a me non mai ritorna? +Perche s'ami 'l tuo Mopso, a le sue pene +non hai pietate? E se pieta ti move, +che non porgi al dolente alcun conforto? + +Misero Mopso, e sara dunque il vero +quel, che per tutti i boschi ognor ribomba +del breve amor, de' mal fermi pensieri +del sesso feminil? Ahi! dunque lasso +avro senza 'l suo amor da stare in vita? +Non sara il ver, sebbene e pastorelle +e Ninfe, e Driadi e Naiacli, e Napee +son di mobil voler; pero non voglio +dir che sia 'l suo cosi mutabil core. +Non e la mia non e cosa mortale, +non Naiada, non Driada od altra Ninfa; +ma de l'eccelse eterne abitatrici +de le spere celesti, una di loro +e la mia diva: e col suo divo spirto +nel cor mi spira l'alte cose belle. + +O pur non sia fallace il creder mio. +Or mi sovvien, ch'ancor de l'alte dive +son mal stabili i cori. E quante volte +muto voglia e amor la dea di Cipri, +la dea del terzo ciel? Di lei mi taccio. +Ma la bianca, la fredda e casta luna +come fu fida, lasso, al fido amante? +Il sanno gli alti boschi, ch'alcun tempo +vider Pan lieto e tristo Endimione. +Mal fida luna, avara luna; e troppo +grande argomento de l'incerta fede +de le mutabil, de l'avare voglie +del femineo desir. Chi mi conforta +in si novo dolor? Su per le rive +del vago Po non mancano i pastori: +non mancano i leggiadri e bei pastori, +non i ricchi pastor di grassi armenti. + +Ma non di gregge mai, non mai d'armenti +vidi vago 'l suo cor. Gli umil disiri +sdegna quell'alma sopra ogni alma altera. +Non per fior giovenil, non per tesoro +apron le sante Dive il santo monte. +Ne per fior giovenil, ne per tesoro +dee la mia Diva altrui largare il petto. +Caro a Talia di Mopso e il dolce canto +pien d'alti spirti e di gentili ardori. + +Or non ha 'l Po di piu soavi note? +Di piu gentil, di piu leggiadri spirti? +Dolente me: di quanti or mi sovviene +chiari pastor ch'alberghin per le sponde +dov'alberga 'l mio ben, tante punture +mi sento al cor. Ahi! ch'ella non rivolga +gli occhi altrove e l'orecchie e i pensieri. + +Chiari pastor, deh! no, deh! no per Dio, +tant'oltraggio al buon Mopso. O Musa, o Diva: +o mia Musa, o mia Diva, il tuo buon Mopso, +il tuo devoto il tuo costante Mopso, +il tuo sincero il tuo verace amante, +il tuo fedel pastor il tuo poeta, +vive egli, o Diva, caro e solo albergo +de la sua vita? Ei vive, s'in te vive +la memoria di lui, s'a l'alma sua +dal petto amato non hai dato il bando. + +Ahi, qual fora 'l mio stato o triste core, +(tolga Iddio tale augurio) quale stato +fora 'l mio s'a la mia dolce Talia +fosse a grado d'udir ch'altri che Mopso, +mia le dicesse. O pria fra questi boschi +aspra, selvaggia fera, e l'unghie, e i denti +contro me adopre; l'affamate voglie +di mie tremanti membra e del mio sangue +sbramando fiera e pia, finisca a un punto +il mio amor, il mio duolo e la mia vita. + + + +VII. + +TIRRENIA + +Cosa propria d'amante e, Nobilissima signora mia, desiderare di esser +sempre e interamente unito con la persona amata, e di qui e che oltra +il desiderio il quale io ho che l'anima mia sia con la vostra +indissolubilmente congiunta, bramo ancora che i nomi nostri insieme +siano eternamente letti e che insieme vivano chiari e immortali. E per +tanto, oltra le molte altre rime alle quali l'amor vostro m'e stato +Elicona e voi stata mi sete Musa favorevole, mi e novamente venuto +fatta una mia composizione per avventura piu affettuosa che +artificiosa, nella quale ingegnato mi sono di far un disegno di voi +piu particolare che altro il quale insino ad ora io abbia visto che +sia stato fatto da altrui. E se io non ho cosi dotta mano che di voi +possa fare un vero ritratto, penso avervi almeno ombreggiata in +maniera che siccome dalle ombre delle bellezze superiori gli animi +nostri di grado in grado al disio della vera bellezza sono tirati, +cosi da questa ombra da me fatta di voi, i piu gentili spiriti +potranno salire alla considerazione di quel vero ch'e in voi; or quale +che ella si sia, tale la vi mando ne altro vi diro se non che se un +altra figura poteste vedere con gli occhi corporali la quale io porto +gia gran tempo nell'animo e di quella farne comparazione con voi +stessa, sono securo che voi medesima non sapreste discernere se in voi +o in me sia piu vera l'imagine di quella forma ab eterno conceputa +nella mente di Dio, alla cui simiglianza vi fabrico natura quando ella +volse + + Mostrar quaggiu quanto lassu potea. + + + + +Interlocutori.- DAMETA e TIRSE + + +L'erboso prato e i verdeggianti allori, +l'aura soave e 'l bel rivo corrente, +m'invitan seco a far lieto soggiorno +e ragionar del mio soave foco. +Muse, Muse, mentr'io di lei favello, +avvolgetemi alcun di questi rami +intorno al crine, e non mi siate avare +del favor vostro: i' canto il vostro onore. +E tu, TITIRO mio, mcntr'io ricorro +quel che mi detta Amor, le mie parole 10 +va ricogliendo, e 'n quel surgente tronco +le ripon di tua man; col tronco insieme +sorgeranno il suo nome e i nostri amori. + +T. Dunque avro da lodar la mia fortuna, +che qui a quest'ora ha volto il mio camino; +che, se brami DAMETA ch'el suo nome +per le piante si legga, non ti dee +noiar che TIRSE, tuo fedele amico, +l'oda sonar ancor per la tua lingua. + +D. Tu se'qui Tirse? Anzi a me e caro assai 20 +che tu ci sia, che con la tua zampogna +porger potrai soccorso a le mie note + +T. Cio ch'a te piace. Ma saper disio +qual sia quella beata a cui tu intendi +d'acquistar lode con tue eterne rime. + +D. Anzi sarian beate le mie rime +se pareggiasser le sue eterne lode. +Di TIRRENIA cantar e 'l mio pensiero. + +T. Di TIRRENIA? Ho piu volte in queste selve +il bel nome sentito; ma di lei 30 +non ho particolare altra contezza. + +D. Gran danno a lei, ch'un si gentile spirto +non le sia in tempo alcun stato soggetto: +a te, che del suo chiaro e vivo lume +ancor non t'hai sentita l'alma accesa. + +T. Nova querela, udir ch'altri si doglia +ch'altri non arda del medesmo foco. + +D. Da diverse cagion diversi effetti +nascon, mio TIRSE, e altramente s'ama +cosa pura mortale, altri disiri 40 +son quei che movon da cose divine. +Come, perche dal soie il lume prenda +una copia infinita d'animanti +non percio il suo splendore alcuno e scemo; +cosi qual uom si sente l'alma piena +de' diletti de l'alma, non si sente +scemar il ben perch'altri ancor ne goda. +Anzi gode quel cor, ch'oggetto eterno +ha in se scolpito, che per molti cori +cresca la gloria del superno raggio. 50 +E di quel ch'io ti dico, chiara luce +di TIRRENIA ne porge il divo lume. + +T. Bramo di quel che di' saperne il come. + +D. TIRSE, non ha veduto il secol nostro +pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio +abbia colto ghirlanda in Elicona, +che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi +ha ne l'alma raccolti, tale ardore +non abbia conceputo, che 'l suo ingegno +n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi. 60 +Ne tra color giammai si vide o udio +che ne nascesse invidia o gelosia; +anzi di lodar lei fa ognuno a gara, +e ne l'udir di lei ciascun si gode +de le sue laudi, e l'un l'altro n'invita +a dir del bel suggetto. E 'n lei n'avviene +quel ch'avvien de le cose rare e nove +e ch'avverria se sopra l'orizzonte +cominciasse a scoprirsi un nuovo sole +a gli occhi nostri: che com'altri scorto 70 +prima l'avesse, cosi immantenente +si volgerebbe a dimostrarlo altrui. +E cio n'avvien peroche al suo focile +non s'accende altro che gentil disire. + +T. Nuovo ben, nuove grazie e santi amori. +Ma bram'io da te, se non t'annoia, +Dameta mio, che tu mi scopri ancora +que' pastor onorati che pur dianzi +hai detto c'han per lei cantato e arso. + +D. E questo, Tirse, ancor faro di grado, 80 +ne penso ch'altri altra piu chiara fede +possa altrui far del suo valor soprano +che con si gloriosi testimoni. +Diro di loro, e diro con tal legge, +che senza servar legge, di quel prima +ch'a la mia mente pria fara ritorno, +m'udirai favellar. Ne creder dei +ch'io sia per ricordargli tutti a pieno; +che lungo fora, e poi non m'assicuro +di tutti aver memoria o conoscenza. 90 + +T. Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo. + +D. Fra i primi che cantaro in riva al Tebro +de la bella Tirrenia fu un pastore +d'antico sangue e di gente Latina, +e nel cui nome suona la sua gente +e del cui canto ancor, e del cui suono, +suonan le trionfali e altere sponde. +Arse colui per lei lunga stagione: +e ancor dolcemente ne sospira. + +E per lei sospiro quel chiaro spirto 100 +che morendo lascio dubbiosi i boschi +tra le Muse di Lazio e di Toscana +quali al suo dir sian state piu benigne. +Dico di quel che per li sette colli +abbandono le piaggie di Panara. +E un altro di patria a lui vicino +per li paschi del Po ne 'l bel soggetto +affatico sovente le sue canne. +TIRINTO dico, a costui 'l nostro Reno +die 'l patrio albergo; e poi, come 'l ciel volse, 110 +fu costretto a lasciare i dolci gioghi +e pascer le sue gregge per le valli +che 'l fiume, che detto ho, parte e abbraccia. + +Che diro del pastor che l'Arbia onora? +Di quel dotto pastore i cui vestigi +van seguitando e pastorelli e ninfe, +non altramente che lasciva greggia +la lanuta sua guida? Ei le sue rime +del bel nome ch'io canto ha fatte adorne. + +T. Tu di', s'io non m'inganno, di colui 120 +ch'un tempo parlar feo le nostre Muse +con quelle leggi e con quelle misure, +che gia servo 'l Permesso, il Mincio e 'l Tebro. + +D. Di' pur che dir di lui mia lingua intese. +E di lei canto ancor un'altro Tosco, +un giovin pastor, ch'in riva d'Arno +mentre ch'a lui spargeano il novo fiore +le molli guance, con si dolci note +tenne le ninfe, i satiri e i silvani, +de le donne cantando i pregi eterni, 130 +che ne parlano ancor per questi poggi +le quercie e gli olmi; e se da morte acerba +non era tolto, a lui nel secol nostro +si convenia l'onor de i primi allori. + +Ne ci mancano ancor tra queste rive +di quei che van segnando il chiaro nome +in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode +risonar BATTO: BATTO, che per l'erta +del sacro monte sale a' si gran varchi, +che fatica e notar le sue pedate. 140 +Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi +prende virtute a gli alti e bei suggetti. + +Per lei fatto anco ha risonare i boschi +colui, che sceso da gli alpestri gioghi +onde discendon l'acque a i lieti paschi, +de' pastor d'Insubria, in su le sponde +del Re de' fiumi fe 'l suo nome chiaro +cantando a l'ombra d'un gentil ginebro. + +Fu cantata costei da l'aurea cetra +d'un ben dotto pastore, a cui Parnaso 150 +concedette non sol tener le Ninfe +al dolce suon de le palustri canne, +ma gli mostro i secreti di natura, +e render la salute a i membri infermi. + +T. Forse di lui vuoi dir, che gia discese +dal chiaro sangue di quel gran bifolco, +che fuggendo l'incendio e la ruina +de la sua patria, penetrando i seni +de l'aspra Illiria e di Liburni e d'Istri, +non lunge d'Adria pose la sua mandra? 160 + +D. Di lui dir volli. E dir ti voglio ancora +che 'l ricordar de gl'Istri a la mia mente +tornato ha MOPSO; MOPSO, in cui contende +il favor de le Muse e lo intelletto. +del terminar le sanguinose liti +de' piu audaci pastor. Or quanto e dove +ei sia per TIRRENIA arso e quanto egli arda, +e quanto abbia per lei cantato e canti, +fan chiara fede il Po, il Ticino e l'Arno +che mille piante han di sue rime impresse. 170 + +Ma dove lascio, lasso, il buono IOLA, +IOLA che col dotto e nuovo suono +de ben temprati calami, a' pastori +solea far corto e agevole sentiero +di gir al fonte che fa i nomi eterni? +Questi venuto da gli aperti campi +che bagna l'uno e l'altro Tagliamento, +se di gloria colmo, d'invidia altrui. +Ei col vivace lume del suo ingegno +solea in TIRRENIA, come aquila in sole, 180 +gli occhi affissare e da' suoi chiari raggi +formar lo stile, e le parole, e 'l canto. +Morte pose silenzio a le sue note. + +Invida morte, a lei rapisti ancora +e al mondo insieme un'altra chiara luce +d'un gran pastor, che nato in queste piagge +fu cultor nel giardin de' pomi d'oro. +Poi trapassando a le ricche pasture +e a gli orti di Celio e d'Aventino, +si trovo non pur d'edere e di mirti, 190 +ma di purpurei fior cinte le tempie. +Fior di gloria mortal com'e caduco! +Ne sospirano ancor i sette colli +del caso acerbo; e VIRBIO nei sospiri +suona d'intorno. VIRBIO almo pastore +e poeta e materia de' poeti; +vivera in mille versi il pastor sacro +e 'l pregio di Tirrenia ne' suoi versi. 200 + +Non patisce la gloria di costui +ch'altri d'altro pastor, d'altro poeta, +faccia memoria: e a te bastar ben puote +d'aver sentito come tali e tanti, +e poeti, e pastori, i loro ingegni +abbian stancati intorno al caro oggetto. + +T. Come sollecita ape per li prati +suoi la novella state errando intorno +di fior in fior gustare il dolce succo: +o come innamorata pastorella 210 +di varii fiori al suo diletto amante +trecciar si vede una ghirlanda fresca, +cosi visto ho DAMETA la tua lingua +andar cogliendo il fior de i chiari spirti, +onde composto e 'l mel di quelle lode, +che rese ha 'l mondo a la tua cara amata, +e coronata d'immortal corona. + +D. Ma non men gloriosa e la corona +ch'ella tesse a se stessa: ch'oltra quelle +rime che d'ella col favor suo ispira 220 +a chi del suo amor arde, che da lei +non men provengon che da l'altre Muse +le rime e i versi de gli altri poeti. +Ella suol d'or in or con le sue rime +destare i boschi intorno; e ad ora ad ora, +co' i piu rari pastor cantando a prova +tiene intenti al suo dir Fauni e Napee. +Gia sono impressi in piu ch'in una pianta +gli alti suoi amori; e la virtu d'amore +quanto sia grande e come sia infinita, 230 +si legge da lei scritta in nuove scorze: +e suggetti altri, che felicemente +viveran col suo nome chiari e eterni. + +T. Ragion e adunque che si altero spirto +cantato sia da gli spirti piu chiari. + +D. TIRSE, non vo' lasciare ancor di dirti +che se di lei scorgessi il divo aspetto, +e le dolci maniere e i bei sembianti: +s'udissi il suon de l'alte sue parole, +e le sentenze de' profondi detti, 240 +protesti dir, non quel che di Medusa +si favoleggia che sua fiera vista +altrui mutava in insensibil pietra; +ma c'ha virtute a l'insensibil pietre +d'ispirar sentimento e intelletto. +O s'udissi talor quando accompagna +la voce al suon de la soave cetra: +o quando assisa tra Ninfe e Pastori +move tra lor la lingua a dolci note: +s'udissi, dico, come in nuovi accenti, 250 +e come in soavissimi sospiri +l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli +tra le frondi si stiano intenti e muti, +e come i colli, e gli alberi, e le grotte +mandin cantando al ciel novelle voci, +so che non chiederiano i tuoi disiri +altre Muse, altro Apollo, altro Elicona. + +T. Grazie son queste cosi belle e care, +ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui +se sia da dir ch'essa sia rara, o sola. 260 +Ma perche spesso avvien ai nostri cori +che da l'un bel disio l'altro risorge, +poi che m'hai di TIRRENIA il gran valore +fatto si aperto, ancor saper disio +qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo; +salvo se del parlar gia non se' stanco. + +D. Di ragionar di lei sazio ne stanco +esser non poss'io mai; poi vizio fora +non sodisfare a si giusti disiri. +Or porgi orecchie al chiaro nascimento. 270 + +In quelle parti ove si corca il sole, +si stende un'onorato ampio paese, +lo qual da l'oceano e dal mar nostro +e cinto d'ogni intorno, se non quanto +lunga costa di gioghi s'attraversa: +e questi son chiamati i Pirenei. +Da questi monti un gran fiume discende, +il qual porta tributo al sale interno, +e IBERO e 'l suo nome: or quanto serra +il giogo, e l'acque dolci, e l'acque salse, 280 +vien nomato ARAGON. In quel paese +gia surse un'onorata e chiara stirpe +ch'in tutti que' confin co 'l suo vincastro +diede legge a' pastori ed a' bifolchi; +e questa dal paese il nome tolse. +Poi co 'l girar del ciel volgendo gli anni +passo l'alto legnaggio a i nostri liti, +a gl'italici liti; e s'alcun nome +ci fu mai chiaro o altero, sopra gli altri +questo gran tempo risonar s'udio. 290 +Che donde di la in Adria il fiume Aterno, +e di qua passa il Liri al gran Tirreno, +quanto circonda 'l mar fin la ove frange +l'orribil Scilla i legni a i duri scogli, +e quanto ara Peloro e Lilibeo, +solea gia tutto a la famosa verga +del generoso sangue esser soggetto. + +Or fra molti altri uscio del chiaro sangue +un gran pastor, che di purpuree bende +ornato il crine e la sacrata fronte, 300 +com'amor volle, un giorno per le rive +del vago Tebro errando, a gli occhi suoi +corse l'aspetto grazioso e novo +de la bella IOLE. Questa tra le sponde +nata del Re de' fiumi, ove si parte +l'acqua del suo gran fiume in molti fiumi, +avea cangiato 'l Po coi sette poggi: +e di questa 'l pastor, di ch'io ragiono, +caldo di dolce amore fe' 'l grande acquisto +di lei, ch'or m'arde il cor d'eterno amore. 310 + +T. Gia non si convenia men chiaro seme +per dare al mondo pianta si gentile. + +D. E non si convenia men chiaro loco +al gran concetto e al glorioso parto +che l'onorate piaggie trionfali +de l'almo Tebro, il quale andar si vede +non men superbo che tra le sue arene +sia germogliata pianta si felice, +che di solenne alcun altro trionfo. + +T. Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre, 320 +onde frutto si eletto al mondo nacque: +e piu felice a cui dal cielo e dato +gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi, +ai dolci accenti aver l'orecchie intente, +e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte +le porte a l'alma e aver l'alma rivolta +a la belta del doppio eterno oggetto +da salir sopra 'l cielo. E sopra ogn'altro +felicissima lei, ch 'l gran legnaggio +e l'alto onor del bel nido natio 330 +vinto ha col pregio del valore interno. + +Ma mentre abbiam la lingua e 'l cor rivolti +al tuo bel Sole, e gia 'l celeste sole +presso che giunto a l'ultimo orizzonte: +perche buon sia che diam luogo a la sera. + +D. Vanne felice. Io pria che 'l vago piede, +rivolga altrove, questa bella pianta +sacrare intendo a lei, cui 'l petto ho sacro +con la memoria de l'amato nome + + + +[5 O sante Dee.] +[11 raccogliendo.] +[15 ch'a quest'ora qui volto ho 'l] +[20 m'e.] +[23 Eccomi presto.] +[24 il cui valore.] +[25 cerchi inalzar con le tue.] +[44 Non e in alcuno il suo splendore scemo.] +[48 Nel core ha impresso.] +[60 eterni lampi.] +[63 fan tutti.] +[76 ben da te.] +[127 Nel tempo che.] +[128 Sue molli.] +[147 Del real fiume.] +[174 Agevolar solea l'aspro sentiero.] +[205 Bastar ben ti puote.] +[225 e d'or in ora.] +[231 Leggesi.] +[233 col suo nome eterna vita.] +[252 L'aria addolcisca donde i vaghi augelli.] +[261 Ma perche avvenir suol ne i nostri cuori.] +[262 Che spesso l'un disio dall'altro sorge.] +[289 chiaro sopra gli altri nomi.] +[290 Questo oltra gli altri risuonar s'e udito.] +[314 beato parto.] + + + +INDICE + +(ARAGONA) +Alma del vero bel chiara sembianza +(ARRIGHI B.) +Alma gentile che gia foste al paro +(ARAGONA ) +Alma gentile in cui l'eterna mente +(STROZZI F.) +Alma gentile ove ogni studio pose +(ARAGONA) +Almo Pastor che godi alle chiare onde +(Muzio G.) +Amore ad ora ad or battendo l'ale +(ARAGONA ) +Amore un tempo in cosi lento foco +(MUZIO G.) +Amor nel cor mi siede e vuol ch'io dica +(LO STESSO) +Anima bella che da gli alti chiostri +(ARAGONA) +Anima bella che dal Padre Eterno +(DE' MEDICI I.) +Anima bella che nel tuo bel lume + (ARAGONA) +Bembo, io che fino a qui di grave sonno +(LA STESSA) +Ben fu felice vostro alto destino +(CAMILLO G.) +Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno +(ARAGONA) +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +(LA STESSA) +Ben si richiede al vostro almo splendore +(LA STESSA) +Ben sono in me d'ogni virtute accese +(LA STESSA) +Bernardo, ben potea bastarvi averne +(MUZIO G.) +Canti chi vuol le sanguinose imprese +(ARRIGHI A.) +Come di dolce piu che d'agro parte +(MUZIO G.) +Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo. +(DE' BENUCCI L.) +Deh, non volgete altrove il dotto stile +(MUZIO G.) +Dive ch'al suon de la dorata cetra +(ARAGONA) +Dive che dal bel monte d'Elicona +(MUZIO G.) +Donna a cui 'l santo coro ognor s'aggira. +(VARCHI B.) +Donna che di bellezza e di virtute +(MUZIO G.) +Donna che sete in terra il primo oggetto + (LO STESSO) +Donna i cui beati ardori +(LO STESSO) +Donna il cui grazioso e altero aspetto +(LO STESSO) +Donna l'onor de' i cui be' raggi ardenti +(LO STESSO) +Donna piu volte m'ha gia detto amore +(ARAGONA) +Donna reale a i cui santi disiri +(MUZIO G.) +Donna se mai vedeste in verde prato +(ARAGONA) +Dopo importuna pioggia +(MUZIO G.) +Ebbe la favolosa antica etade +(LO STESSO) +E gia gran tempo o Muse il mio suggetto +(ARAGONA) +Felice speme che a tant'alta impresa +(MUZIO G. ) +Fiamma che chiaramente il mio cor ardi +(ARAGONA) +Fiamma gentil che da gl'interni lumi +(MUZIO G.) +Gia fiammeggiava presso a l'aurea Aurora. +(LO STESSO) +Gia risalito sopra l'orizzonte +(LO STESSO) +Gia vide alle sue sponde il gelid'Ebro +(ARAGONA) +Ho piu volte signor fatto pensiero + (MUZIO O.) +Il valor vostro Donna il cor m'incende +(LO STESSO) +In su le rive del superbo fiume +(ARAGONA) +Io ch'a ragion tengo me stessa a vile +(LA STESSA) +Io che fin qui quasi alga ingrata e vile +(VARCHI B.) +Io non miro giammai cosa nessuna +(ARAGONA) +La nobil valorosa antica gente +(MUZIO G.) +La sembianza di Dio che 'n noi risplende +(ARRIGHI A). +L'aspetto sacro e la bellezza rara +(MUZIO G.) +Lasso onde avvien che qui non fa ritorno +(LO STESSO ) +L'erboso prato e i verdeggianti allori +(......) +Lieto viss'io sotto un bianco lauro +(ARAGONA) +Mentre ch'al suon de' i dotti ornati versi +(MUZIO G.) +Mentre le fiamme piu che 'l sol lucenti +(DA MONTE VARCHI C.) +Mosso da l'alta vostra chiara fama +(ARAGONA) +Ne vostro impero ancor che bello e raro +(VARCHI B.) +Ninfa di cui per boschi, o fonti, o prati +(ARAGONA) +Non cosi d'acqua colmo in mar discende +(LA STESSA) +Nuovo Numa Toscan che le chiar'onde +(DE' BENUCCI L.) +O fiumicel se 'l piu cocente ardore +(MUZIO G.) +O novo esempio de l'eterna luce +(ARAGONA) +O qual vi debb'io dire o Donna o Diva +(MUZIO G.) +Or di la se ne vien questa dolce ora +(PORZIO S) +Or qual penna d'ingegno m'assecura +(MUZIO G.) +O se tra queste ombrose e fresche rive +(ARAGONA) +Ov'e misera me quell'aureo crine +(VARCHI B.) +Per non sentir la turba iniqua e fella +(ARAGONA) +Piu volte Ugolin mio mossi il pensiero +(CAMILLO G.) +Poi ch'a la vostra tanto alma beltade +(BENTIVOGLIO E.) +Poi che lasciando i sette colli e l'acque +(ARAGONA) +Poi che mi die natura a voi simile +(LA STESSA) +Poi che rea sorte ingiustamente preme +(LA STESSA) +Porzio gentile a cui l'alma natura + (LA STESSA) +Poscia, ohime, che spento ha l'empia morte +(MUZO G.) +Quai d'eloquenza fien si chiari fiumi +(ARAGONA) +Qual vaga Filomela che fuggita +(MUZIO G.) +Quando, com'Amor vuol, la donna mia +(VARCHI B.) +Quando doveva ohime l'arco e la face +(TOLOMEI C.) +Quando la Tullia mia che vien dal cielo +(MUZIO G.) +Quando 'l raggio del bel ch'in voi risplende +(ARAGONA) +Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo +(LA STESSA) +Sacro pastor che la tua greggia umile +(LA STESSA) +S' a l'alto Creator de gli elementi +(MUZIO G.) +Sebben gli occhi e l'orecchie alcuna volta +(MARTELLI U.) +Se bella voi cosi le Grazie fero +(ARAGONA) +Se ben pietosa madre unico figlio +(VARCHI B.) +Se da i bassi pensier talor m'involo +(LO STESSO) +Se di cosi selvaggio e cosi duro +(ARAGONA) +Se forse per pieta del mio languire + (LA STESSA) +Se gli antichi pastor di rose e fiori +(LA STESSA) +Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati +(DE' MEDICI I.) +Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro +(MARTELLI N.) +Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino +(MARTELLI U.) +Se lodando di voi quel che palese +(MOLZA B.) +Se 'l pensier mio, ov'altamente amore +(GRAZZINI A.) +Se 'l vostro alto valor, Donna gentile +(ARAGONA) +Se materna pietate affligge il core +(DE' BENUCCI L.) +Se per lodarvi e dir quanto s'onora +(ARAGONA) +Se veston sol d'eterna gloria il manto +(LA STESSA) +Siena dolente i suoi migliori invita +(LA STESSA) +Signor che con pietate alta e consiglio +(LA STESSA) +Signor d'ogni valor piu d'altro adorno +(LA STESSA) +Signore in cui valore e cortesia +(LA STESSA) +Signor nel cui divino alto valore +(LA STESSA) +Signor pregio e onor di questa etade + (ARRIGHI A.) +S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi +(ARAGONA) +S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva +(MUZIO G.) +Sogni chi vuol di riportar corona +(LO STESSO) +Spirto felice in cui si rare e tante +(ARAGONA) +Spirto gentil che dal natio terreno +(LA STESSA) +Spirto gentil che vero e raro oggetto +(MOLZA B.) +Spirto gentile che riccamente adorno +(MUZIO G.) +Spirto gentile in cui si chiaramente +(ARAGONA) +Spirto gentil s'el giusto voler mio +(ARRIGHI A.) +S'un medesimo stral due petti aprio +(MUZIO G.) +Superbo Po ch'a la tua manca riva +(LO STESSO) +Torniamo o Muse a i pianti e ai sospiri +(CAMILLO G.) +Tullia gentile a le cui tempie intorno +(DALLA VOLTA S.) +Tullia mostro miracol Sibilla +(STROZZI F.) +Uscendo 'l spirto mio per seguir voi +(BENTIVOGLIO E.) +Vaghe sorelle che di trecce bionde + (ARAGONA) +Varchi, da cui giammai non si scompagna +(LA STESSA) +Varchi, il cui raro e immortal valore +(GlOVENALE L.) +Vide gia la famosa antica etade +(ARAGONA) +Voi ch'avete fortuna si nemica +(MARTELLI L.) +Voi che lieti pascete ad Arno intorno +(ARRIGHI B.) +Voi che volgete il vostro alto disio + + + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK, RIME *** + +This file should be named 7tlda10.txt or 7tlda10.zip +Corrected EDITIONS of our eBooks get a new NUMBER, 7tlda11.txt +VERSIONS based on separate sources get new LETTER, 7tlda10a.txt + +Project Gutenberg eBooks are often created from several printed +editions, all of which are confirmed as Public Domain in the US +unless a copyright notice is included. Thus, we usually do not +keep eBooks in compliance with any particular paper edition. + +We are now trying to release all our eBooks one year in advance +of the official release dates, leaving time for better editing. +Please be encouraged to tell us about any error or corrections, +even years after the official publication date. + +Please note neither this listing nor its contents are final til +midnight of the last day of the month of any such announcement. +The official release date of all Project Gutenberg eBooks is at +Midnight, Central Time, of the last day of the stated month. A +preliminary version may often be posted for suggestion, comment +and editing by those who wish to do so. + +Most people start at our Web sites at: +http://gutenberg.net or +http://promo.net/pg + +These Web sites include award-winning information about Project +Gutenberg, including how to donate, how to help produce our new +eBooks, and how to subscribe to our email newsletter (free!). + + +Those of you who want to download any eBook before announcement +can get to them as follows, and just download by date. This is +also a good way to get them instantly upon announcement, as the +indexes our cataloguers produce obviously take a while after an +announcement goes out in the Project Gutenberg Newsletter. + +http://www.ibiblio.org/gutenberg/etext05 or +ftp://ftp.ibiblio.org/pub/docs/books/gutenberg/etext05 + +Or /etext04, 03, 02, 01, 00, 99, 98, 97, 96, 95, 94, 93, 92, 92, +91 or 90 + +Just search by the first five letters of the filename you want, +as it appears in our Newsletters. + + +Information about Project Gutenberg (one page) + +We produce about two million dollars for each hour we work. The +time it takes us, a rather conservative estimate, is fifty hours +to get any eBook selected, entered, proofread, edited, copyright +searched and analyzed, the copyright letters written, etc. Our +projected audience is one hundred million readers. If the value +per text is nominally estimated at one dollar then we produce $2 +million dollars per hour in 2002 as we release over 100 new text +files per month: 1240 more eBooks in 2001 for a total of 4000+ +We are already on our way to trying for 2000 more eBooks in 2002 +If they reach just 1-2% of the world's population then the total +will reach over half a trillion eBooks given away by year's end. + +The Goal of Project Gutenberg is to Give Away 1 Trillion eBooks! +This is ten thousand titles each to one hundred million readers, +which is only about 4% of the present number of computer users. + +Here is the briefest record of our progress (* means estimated): + +eBooks Year Month + + 1 1971 July + 10 1991 January + 100 1994 January + 1000 1997 August + 1500 1998 October + 2000 1999 December + 2500 2000 December + 3000 2001 November + 4000 2001 October/November + 6000 2002 December* + 9000 2003 November* +10000 2004 January* + + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation has been created +to secure a future for Project Gutenberg into the next millennium. + +We need your donations more than ever! + +As of February, 2002, contributions are being solicited from people +and organizations in: Alabama, Alaska, Arkansas, Connecticut, +Delaware, District of Columbia, Florida, Georgia, Hawaii, Illinois, +Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Massachusetts, +Michigan, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New +Hampshire, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, Ohio, +Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina, South +Dakota, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia, Washington, West +Virginia, Wisconsin, and Wyoming. + +We have filed in all 50 states now, but these are the only ones +that have responded. + +As the requirements for other states are met, additions to this list +will be made and fund raising will begin in the additional states. +Please feel free to ask to check the status of your state. + +In answer to various questions we have received on this: + +We are constantly working on finishing the paperwork to legally +request donations in all 50 states. 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XIV). + +Uno dei fatti più notevoli al principio del decimosesto secolo è senza +dubbio l'apparire della _cortigiana_; figura degna di considerazione e +di esame non ebbe pur anco uno storico che di lei si occupasse +scrupolosamente e gelosamente, e, diseppellendo dalle biblioteche ed +archivii i numerosi documenti che la riguardano, dasse compiuta questa +pagina di storia che non è tra le ultime del nostro rinascimento. Il +nome di _cortigiana_ si collega certamente alla storia dell'umanesimo, +ma quando, dove e come ebbe principio? Tale quesito non ha ancora +risposta sicura. Arturo Graf [1], che si occupò ultimo della questione +con quell'acume di critica ed abbondanza di erudizione ben note, esita +a dare giudizio decisivo, attendendo pur lui che nuovi studî e +documenti traccino via più ampia e sicura per definire tale punto. + +Lo sviluppo della _cortigiana_ prodotto dalla rivoluzione sociale che +si svolgeva nel rinascimento, adattato al nuovo regime di vita che +rese allora meno dure e servili le leggi sul costume, viene certamente +a smentire l'asserzione che il cinquecento fosse l'età più feconda di +turpi vizii, e l'amor patico, nato nelle epoche di maggior coltura e +diffuso su larga scala nel medio evo, trova a combatterlo questo +sviluppo della cortigianeria e le leggi civili di quasi tutti gli +stati italiani, mentre dal pergamo tuona aspra e minacciosa la voce di +S.Bernardino [2] e del Savonarola [3]; l'Ariosto stesso che non ne fu +immune dichiara che nel 1518 il vizio si restringeva a pochi umanisti. +Ed allora si disputa sulla teorica dell'amore che ha forti e strenui +campioni; dell'amore libero tra liberi discorre Speron Speroni nel +_Dialogo d'amore_ ove introduce a parlare la Tullia d'Aragona e +Bernardo Tasso, innamorati, e costretti a separarsi dovendo +quest'ultimo andare a Salerno; dell'amor platonico, primi il Bembo e +il Castiglione, il Piccolomini poi, che lo definisce "un desiderio di +possedere con perfetta unione l'animo bello della cosa amata [4]" +contrastando all'amore che anela il solo possesso del corpo. All'amore +assolutamente libero, per il quale era inutile insistere dopo il +lavorìo dell'Aretino, sono infirmate quasi tutte le liriche di +cortigiane del cinquecento; rispecchiano quelle l'ambiente nel quale +furono create, queste la cortigianeria nei luoghi ove la coltura era +più vasta e diffusa: dalla corte pontificia a quella dei Medici, da +Venezia a Siena. + +Il rinascimento, rotti gli argini che opponevansi nel medio evo alla +coltura della donna, condusse a due estremi sostanzialmente diversi +che si disputarono il campo per quasi tutto il secolo decimosesto: la +coltura seria e positiva da un lato, la licenza dall'altro: prodotta +quest'ultima da male intesa libertà, condusse poi per inevitabile +antitesi all'educazione claustrale. Di tale antitesi tramandarono +documenti il Castiglione e il Garzoni; il primo, attribuendo al Bembo +la dichiarazione poetica dell'amore e trasportando il lettore nella +Corte di Urbino, ove le lettere e le arti erano tradizione, appalesa +per bocca di Giuliano de' Medici, la cui consorte Filiberta fu cantata +modello di femminili virtù, che "la coltura della donna deve +rassomigliare a quella dell'uomo, cui ella è pari. Nei diversi rami +della scienza e dell'arte essa deve possedere la conoscenza necessaria +per parlarne con intelligenza e con senno anche quando queste non sono +professate. La donna deve essere versata in letteratura, aver +conoscenza di belle arti, essere esperta nella danza e nell'arte del +vestire, saper evitare non meno ciò da cui si può supporre vanità e +leggerezza, che quanto palesa mancanza di gusto. Il suo conversare, +serio e faceto, dev'essere adatto alla convenienza de' casi, essa non +deve mai parlare ad alta voce e con iscostumatezza, nè con malizia ed +in modo da offendere, deve corrispon[spon]dere alla sua condizione con +modestia e con modi convenienti, a cui è obbligata, verso quelli che +costituiscono abitualmente la sua compagnia. Nel suo presentarsi e nel +contegno sia aggraziata senz'affettazione. Le sue qualità morali, +l'onestà e le virtù domestiche devono essere d'accordo con le +intellettuali. Debb'esser casta, ma cortese: arguta ma discreta; ad +ogni parola libera non dee fare un volto troppo severo. Sappia +governar la casa e la sostanza e guidar l'educazione de' figliuoli. +Non tenti d'imitar l'uomo negli esercizi del corpo, che a lui sono +adatti ed a lui si richieggono. In tutto il suo essere, nel +portamento, nell'andare e stare, nel parlare, mostri grazia, dolcezza +femminile e non rassomigli all'uomo". E questi ammaestramenti +seguirono donne d'illustre casata, quali Eleonora d'Aragona, Isabella +d'Este, Ippolita Sforza, Elisabetta Gonzaga, e delle città ove +l'elemento borghese ottenne spesso la supremazia ed il potere, resta +il ricordo di Antonia Di Pulci e Lorenza Tornabuoni. + +L'ambiente elevato e colto nel quale visse la cortigiana nel +cinquecento non poteva non influire su di essa e spingerla a +gareggiare con le donne oneste, spesso coltissime; troviamo infatti in +tutte le nostre storie letterarie, vicino ai nomi di quelle due grandi +che furono Vittoria Colonna e Veronica Gambara, due cortigiane: +Veronica Franco e Tullia d'Aragona; e se tra loro molto lungi per +costumi, non certo per meriti letterarii. Data questa coltura nella +donna onesta doveva alla cortigiana richiedersi necessariamente di +esserle pari se non superiore, avere vivace ingegno, voce bella e +gradita, essere esperta nel suono e nella danza, maestra insomma in +tutte quelle arti che, bramate o volute, erano poi, strano a +considerarsi, altamente biasimate da uomini come l'Aretino e il +Garzoni, che definiscono tali doti atte solo a sedurre ed attrarre. +"Onde pensi che nascano i canti, i suoni, i balli, i giuochi, le +feste, le vegghie, i concerti, i diporti loro, se non da quell'intento +di aver l'applauso, il commercio, il concorso della turba infelice di +questi amanti, che rapiti da quelle voci angeliche e soprane, attratte +da quei suoni divini di arpicordi e lauti, impazziti in quei moti e in +quei giri loro tanto attrattivi, consumati in quei giuochi sfarzevoli, +rilegrati in quelle feste giulive, addormentati in quelle vegghie +pellegrine, immersi in quei conviti di Venere, di Bacco, morti nel +mezzo di quei soavi diporti, restino prigioni e servi del lor fallace +ed insidioso amore? [5] "E dacchè siamo col Garzoni, che lasciò della +cortigianeria la migliore delle testimonianze, non possiamo esimerci +dal citare un altro particolare degno di nota che egli ci offre e +riguarda il _mezzano_, che, dovendo esser in tutto degno della +cortigiana che l'aveva prescelto, serve a gettare luce in +quell'ambiente triste e tuttora oscuro. "Imita il grammatico nel +scrivere le lettere amorose tanto ben messe, e tanto ben apuntate che +rendono stupore, nel dettar politamente, nel spiegar galantemente, +nell'esprimer secretamente il suo pensiero... appare un poeta nel +descrivere i casi acerbi con pietà di parole, i fatti allegri con +giubilo di cuore... porta seco i sonetti del Petrarca, le rime del +Cieco d'Ascoli, l'_Arcadia_ del Sannazaro, i madrigali del Parabosco, +il _Furioso_, l'_Amadigi_, l'Anguillara, il Dolce, il Tasso, e sopra +tutto i strambotti d'Olimpo da Sassoferrato, come più facili, sono i +suoi divoti per ogni occasione... Si reca dietro qualche sonetto in +seno, un madrigale in mano, una sestina galante, una canzone polita, +con un verso sonoro, con uno stil grave, con parlar fecondo, con tropi +eleganti, con figure eloquenti, con parole terse, con un dir limato, +che par che il Bembo, o il Caro, o il Veniero, o il Gorellini +l'abbiano fatto allora allora; e si mostra alla diva con lettere +d'oro, con caratteri preziosi; si legge con dolcezza, si pronunzia con +soavità, si dichiara con modo, si scopre l'intenzione, si manifesta il +senso, e si palesa il fine del poeta... Con la musica diletta sovente +le orecchie delle giovani, mollifica l'animo d'ogni lascivia, ruina i +costumi, disperde l'onestà, infiamma l'alma di cocente amore, incende +i spiriti di concupiscenza carnale; mentre si cantan lamenti, +disperazioni, frottole, stanze e terzetti, canzoni, villanelle, +barzellette, e si tocca la cetra, o il lauto, a una battaglia amorosa, +a una bergamasca gentile, a una fiorentina garbata, a una gagliarda +polita, a una moresca graziosa, e pian piano s'invita ai balli e alle +danze, dove i tatti vanno in volta, i baci si fanno avanti le parole +scerete... [6] ". Questo procuratore di amore non è egli un tipo +abbastanza curioso e interessante? + +La _cortigiana_ apparisce in Roma alcuni anni prima del 1500 [7] e +come tale è ufficialmente, se così è lecito dire, riconosciuta in +documenti autentici della curia papale. In un censimento [8] compilato +d'ordine della suprema autorità di Roma, redatto certamente nel +settennio corso dal 1511 al 1518, ove trovansi numerate case, +botteghe, proprietari ed inquilini, e di tutti o quasi tutti si nota +la patria, condizione ed arte, le _cortigiane_ sono notate in numero +esorbitante, spagnuole e veneziane in massima parte, e distinte in +_cortesane honeste, cortesane putane, cortesane da candella, da lume, +e de la minor sorte_. Una sola volta, e forse senza alcuna malizia, il +compilatore della statistica dimentica l'aridità del suo lavoro e +nota: "La casa di Leonardo Bertini habita Madonna Smeralda cura 3 +figlie _piacevoli_ cortegiane". + +Il tipo dell'elegante cortigiana, dell'Aspasia del cinquecento, è +l'Imperia, morta in Roma nel 1511 a soli ventisei anni, [9] ricordata +egualmente con ardore da storici e romanzieri, amata da Angelo del +Bufalo e da Agostino Chigi il famoso banchiere [10] celebrata da poeti +e letterati, e presso la quale adunavasi il fiore della romana +aristocrazia e convenivano uomini quali il Sadoleto, il Campani, il +Colocci. Ebbe per maestro Domenico Campana detto Strascino. Di altre +citansi le doti singolari: "Lucrezia Porzia, dice l'Aretino, pare un +Tullio, e sa tutto il Petrarca e il Boccaccio a memoria ed infiniti e +bei versi di Virgilio, d'Orazio e d'Ovidio e di molti altri autori" +[11]: la Squarcina conosceva benissimo il greco: la Nicolosa leggeva i +salmi in ebraico, e molte ancora che sarebbe ozioso il ricordare. + +Malgrado tutto ciò la cortigiana del cinquecento era pur sempre quella +del medio evo: tolta dall'ambiente che l'avvinceva, costringendola a +piegarsi al rinascimento classico, rimaneva di essa la donna nella +quale si alternavano tutti quei bassi sentimenti che erano diretta +conseguenza della vita che conduceva. Però qualche barlume di affetto +vero, potente, trovasi pur nella storia della cortigianeria: il Molza +ed il Bandello non erano alieni dal credere che la cortigiana potesse +veramente amare, noi, più scettici, crediamo con riserva a questo +amore che poteva esser cagionato da interessi troppo palesi e reali, +dubitiamo che la cortigiana avesse il cuore al di sopra della ragione, +mentre accettiamo senza dubbio alcuno il fatto che nella prostituta di +più bassa specie si rinvenisse l'amore nelle più forti sue +manifestazioni. È questo un fatto che si ripete continuamente anche ai +nostri giorni, e se discutibile dal lato psicologico, non cessa per +questo di essere men vero. Ricordasi l'Aragona innamorata del Varchi e +del Manelli: Camilla pisana dello Strozzi; Marietta Mirtilla del +Brocardo, ed una certa Medea che in morte di Ludovico dell'Armi veniva +consolata per lettera dall'Aretino; ma vogliamo proprio credere sul +serio all'amore ispirato alla cortigiana da letterati? Questi erano +allora come adesso, e come forse disgraziatamente lo saranno sempre, +più ricchi d'ingegno, di madrigali, di epistole che di quattrini, +esaltavano le cortigiane, dedicavano loro libri e capitoli e col +sacrificio dell'amor proprio ricambiavano i favori lor concessi: +Antonio Brocardo scrisse un'orazione in lode loro, il Muzio, il Tasso, +il Varchi esaltarono l'Aragona: il Molza, Beatrice spagnola: +Michelangelo Buonarroti, Faustina Mancina: Niccolò Martelli l'onorata +madonna Salterella; e le cortigiane si abbarbicavano a questi +letterati perchè da essi dipendeva in massima parte la rinomanza loro +[12]. La Tullia d'Aragona è quella che nelle sue rime lascia +maggiormente scorgere l'influenza dei letterati, sino a dubitare che +alcune di esse siano opera del Varchi stesso, e dà in pari tempo la +figura spiccata della strisciante cortigianeria che avviluppava anche +allora i più minuscoli principi. L'antitesi è in Veronica Franco della +quale daremo in breve le rime, divenute di meravigliosa rarità, +desiderio ardente e inappagato di bibliofili senza numero, orgoglio di +alcuni pochissimi più venturati [13]: essa è l'incarnazione della +donna libera del cinquecento ed è l'unica che canti liberamente i suoi +amori: non s'informa a platonismo o castità irrisori, ama per amare e +soddisfare i sensi, e i suoi liberi amplessi, dice il buon P. Giovanni +degli Agostini "con tal'arte seppe dipingerli e con tal frase +adornarli che servono agl'incauti di vigoroso solletico alla +concupiscenza [14] ". Tale non può essere oggi il parere di coloro che +si occupano seriamente della nostra letteratura: ogni pagina, bella o +brutta, sana o impura, che venga a chiarire la nostra rinascenza, non +è che contributo a lavoro maggiore, e come tale spero vorrà essere +accolta questa mia debole fatica. + + +* * * + +Della Tullia d'Aragona parecchi si occuparono, in questi ultimi tempi: +forse ne parlerà ancora il Bongi nel seguito de' suoi _Annali del +Giolito de' Ferrari_, editi dal Ministero della Pubblica Istruzione; +certamente poi il Biagi in altra edizione di un suo scritto apparso +nella _Nuova Antologia_ del 1886; ma stimo che la biografia della +poetessa poco abbia più da offrire a così insistenti e dotti +ricercatori, perchè la sua vita è quasi tutta delineata, e molto +nettamente per l'epoca nella quale visse e la vita nomade che ebbe a +condurre. In ogni modo augurando sempre nuova luce, basta al mio +assunto ritrarre in poche linee la vita della Tullia, servendomi anche +di documenti finora non messi a profitto dai due egregi scrittori. + +Il Crescimbeni [15], il Quadrio [16], il Mazzuchelli [17], il +Tafurri [18], e ultimo ancora Pietro Vigo [19] credettero la Tullia +napolitana; lo Zilioli [20] seguito dal Canestrini [21] e dal Labruzzi +[22] la dissero romana a ciò confortati, prima che altre testimonianze +venissero a luce, dalle precise dichiarazioni che Girolamo Muzio fa +nell'egloga _Tirrenia_ a lei dedicata [23]. Infatti la Tullia nacque +in Roma da Giulia Campana ferrarese [24] e dal cardinale Luigi +d'Aragona [25]. L'anno di sua nascita è ignoto: il Labruzzi e poi il +Biagi [26] considerando che nel 1519 il padre di lei era già morto e +che nel 1527 ella era già nota nel mondo galante, pongono la nascita +circa il 1505, basando anche tale congettura sulla novella VII degli +_Ecatommiti_ di Giovanni Battista Giraldi. Sta infatti che il Giraldi +finge sia raccontata la novella di Nana e Saulo nel 1527 al tempo del +sacco di Roma, ma vuolsi proprio accettare quella data senza dubbio +alcuno e su di essa basare deduzioni storiche, quando nella stessa +opera rinvengonsi altri episodi che forse non reggerebbero ad una +severa critica e sono falsati nelle date come quelli di Celio +Calcagnini e del Giovio? Non potrebbe il Giraldi aver fatto risalire +la partenza della Tullia al 1527 per acconciarvi quella pur strana e +sudicia novella, scritta molti e molti anni dopo il sacco di Roma e +che vide la luce, se non erriamo, solo nel 1565? A noi il Giraldi non +prova nulla; più fiduciosi in un passo dei _Ragionamenti_ dell'Aretino +che rivelano come l'anno 1519 la Giulia ferrarese partisse da Roma per +Siena con la sua _picciola figliuola_, siamo stimolati a credere +essere la Tullia nata sullo scorcio del primo decennio del decimosesto +secolo. + +Della giovinezza della nostra poetessa poche notizie giunsero sino a +noi; forse visse in Firenze circa il 1517 e 1518 [27], indi a Siena, +ove "imparò a parlare sanese" poi "vedendo la madre che costei haveva +di virtù principio grande considerò che Roma è terra da donne, e +massime che ella sapea l'usanza della corte e così l'ha fatta +cortigiana [28] ". E questo _principio grande di virtù_ era infatti +posseduto dalla Tullia, alla quale gli agî procuratile dal cardinale +d'Aragona avevano permesso di addestrarsi in tutte le arti della +seduzione, vivendo tra le delizie e le comodità d'una onorata fortuna +che l'amorevolezza del padre le aveva lasciata tendendo agli studi nei +quali fece tanto profitto che non senza stupore degli uomini dotti fu +sentita in età ancor fanciullesca disputare e scrivere nel latino e +nell'italiano cose degne di ogni maggior letterato, onde arrivando al +fine dell'età e accompagnando alla sapienza e virtù sua un'isquisita +delicatezza di maniere e di costumi, si acquistò il nome di +compitissima sopra ogni altra donna del tempo suo. Compariva con tanta +leggiadria in pubblico e con tanta venustà ed affabilità d'aspetto che +aggiungendovisi la pompa e l'adornamento degli abiti lascivi, pareva +non potersi ritrovare cosa nè più gentile nè più polita di lei. +Toccava gli strumenti musicali con dolcezza tale e maneggiava la voce +cantando così soavemente che i primi professori degli esercizi ne +restavano meravigliati. Parlava con grazia ed eloquenza rarissime, sì +che o scherzando o trattando davvero, allettava e rapiva a sè, come +un'altra Cleopatra, gli animi degli ascoltanti e non mancavano sul +volto suo sempre vago e sempre giocondo quelle grazie maggiori che in +un bel viso per lusingar gli occhi degli uomini sensevoli sogliono +essere desiderate [29]. + +La Tullia tornata in Roma certamente poco dopo la morte del padre vi +rimase, secondo ogni probabilità, e magari contro il malevolo Giraldi, +sino al 1531, e in questo stesso anno si recò a Ferrara ove conobbe +Girolamo Muzio. L'autore degli _Ecatommiti_ dà alla partenza da Roma +della Tullia, una ragione abbastanza disonorevole. Egli narra, come +convenendo in casa dell'Aragona parecchi giovani romani, uno di +questi, che chiama Saulo, invaghitosene al sommo, molto spendesse e si +adoperasse perchè a lei nulla venisse a mancare delle agiatezze nelle +quali era cresciuta. Dimorava nella stessa epoca in Roma un tedesco, +detto Gianni, uomo ricchissimo, ma così sudicio e pieno di lordura che +faceva nausea a solo vederlo; costui innamorato della Tullia, tanto +insistette che ottenne di essere compiaciuto di lei per una settimana +di seguito al prezzo di cento scudi per notte. La Tullia acconsentì; +non resse però che una sola notte tanto era il puzzo che esalava quel +ricco tedesco. Risaputosi ciò da Saulo e da' suoi amici, ne furono +sdegnati, e mai più vollero metter piede in casa dell'Aragona; talchè +ella vedendosi disprezzata e sfuggita, se ne partì da Roma. Il +Tiraboschi cita una satira di Pasquino contro di lei [30], dalla quale +parrebbe che si fosse diretta a Bologna, ma se veramente vi andasse, e +certo dopo il 1531, non si conosce, come del pari rimase sinora ignota +la satira summentovata. + +Che l'Aragona fosse in Roma nell'anno suddetto è chiaramente provato +da una lettera che Francesco Vettori scriveva da Firenze a Filippo +Strozzi li 14 Febbraio 1531. Questi chiamato in Roma da Clemente VII +sotto pretesto di rivedere alcuni conti, ma in realtà per aiutarlo a +introdurre in Firenze "un governo o vogliamo chiamarlo stato, nel +quale i magistrati della città governino in nome suo, in fatti il Duca +governò in tutto, [31]" scriveva al Vettori richiamandolo di aiuto e +consiglio; e questi rispondendo conchiudeva: "E perchè mi scrivete con +la Tullia accanto, non vorrei la leggessi similmente con essa accanto, +perchè amandola voi come femmina che ha spirito, perchè per bellezza +non lo merita, non vorrei mi potesse nuocere con qualcuno di quelli +ch'io nomino. Io non sono per ammonire Filippo Strozzi, ancorachè, se +le ammonizioni ricorregghino, non avete aver per male essere ammonito, +ma ho inteso di non so che cartelli e di sfide andate a torno che mi +hanno dato fastidio pensando che un par vostro, uomo di 43 anni, +voglia combattere per una femmina, e benchè io creda sareste così atto +all'arme come siete alle lettere ed a ogni altra cosa dove ponete la +fantasia, non vorrei di presente vi metteste a questo pericolo di +voler combattere per causa tanto leggiera; e vi ricordo che degli +uomini come voi ne nascono pochi per secolo; e questo non dico per +adulazione. Assettate le faccende vostre e poi tornate a rivederci". +Pare che il consiglio del Vettori riuscisse caro e salutare allo +Strozzi: in un cartello di sfida che conservasi in un codice +Rinucciniano, ed è di quell'anno stesso in vano si cercherebbe il suo +nome tra i sei campioni della Tullia [32]. + +Partita da Roma, la Tullia si recò certamente a Ferrara, ed ivi reduce +di Francia capitava poco dopo il Muzio; nel 1535 era a Venezia ove +nacque la sorella Penelope [33], e nel 1537 nuovamente a Ferrara +seguendo di pochi giorni l'arrivo in questa città della marchesa di +Pescara. Conobbe certamente allora il sanese Bernardo Ochino che +appunto nella quaresima avea predicato ivi con mirabile fervore, e gli +diresse il sonetto XXXV trattandolo poco cortesemente, e chiamandolo +arrogante, perchè avea dal pergamo fulminato "le finte apparenze, e il +ballo, e il suono", dono fatto da Dio agli uomini "ne la primiera +stanza". Nello stesso anno le accadde una strana avventura, narrata da +un Apollo novellista alla marchesa Isabella d'Este con lettera dei 13 +giugno [34], e tale avventura servì mirabilmente per porla in buona +vista, formare quella reputazione di onesta che la fama e le +pasquinate avevano molto deteriorata, radunarle intorno un'eletta +schiera di poeti e gentiluomini che adulandola, corteggiandola, +facessero dimenticare il suo passato poco onorevole per riconoscere +solo in lei la poetessa, la letterata, la discendente di sangue reale: +e riuscì in massima parte; il Muzio e il Bentivoglio le profusero lodi +e adulazioni in rima e in prosa, e la Tullia era posta al di sopra di +Vittoria Colonna. Ancora una volta la cortigiana trionfava. + +Da Ferrara la Tullia ritornò forse a Venezia, almeno così il _Dialogo_ +dello Speroni fa credere; poi a Siena ove si accasò nel 1543 [35]. I +documenti senesi che riguardano la Tullia dànno a conoscere una +circostanza abbastanza seria per non essere lasciata senza esame e +cioè che ella era, legalmente almeno, figlia di Costanzo Palmieri +d'Aragona; ed infatti nell'atto di matrimonio è detta _Tullia Palmeria +de Aragonia_, ed in altro documento ancor più chiaramente "_Filia +quondam Constantii de Palmeriis de Aragona_". In base a tali +documenti, eliminando del tutto l'ipotesi che ella fosse stata +adottata da un Palmieri, conviene credere ad un matrimonio della +Giulia Ferrarese, al quale non possiamo dare, neppure per +approssimazione, una data qualsiasi. L'Aretino, il Domenichi, il +Franco che citano la Giulia e ne parlano spesso diffusamente, mentre +dànno particolari su altri amanti tacciono affatto di tale matrimonio; +neppure un barlume ne apparisce nelle rime della Tullia e nelle +lettere che di lei ci pervennero; parlando della propria famiglia dice +_mia madre, mia sorella, ed io_; tace il Muzio, che, pur dando la +paternità del cardinale d'Aragona alla Tullia, nulla impediva potesse +parlarne nell'egloga dedicata alla Penelope nata molti anni dopo; ne +tacciono assolutamente tutti i biografi. Ed apparisce del pari per la +prima volta, almeno così ci consta, una casata Palmieri che abbia +aggiunto il nome d'Aragona al proprio; rimangono tracce dei +Piccolomini-Aragona, dei Tagliavia-Aragonia, dei _de Aragonia_, +romani, ma nessuna dei Palmieri-Aragona. Questa casata non viene poi +più a luce nè sulla tomba della Penelope che porta solo il nome di +Aragona, nè nel testamento della Tullia ove non sono più mentovati nè +padre, nè madre, nè marito. Una volta ancora, innanzi all'arida +autenticità dei documenti, si oppone la tradizione, ferma, costante; +essa vuole la Tullia figlia del cardinale d'Aragona e nel fatto nulla +varrà a scemarla. Su questo padre più o meno putativo, che apparisce +quasi per sua disgrazia, molte sarebbero le supposizioni a farsi; era +forse un familiare del cardinale d'Aragona che acconsentì a sposare la +Giulia Campana a prezzo d'oro, o qualche vanitoso che a scapito del +suo amor proprio con l'acquisto della Tullia aggiunse al suo il casato +degli Aragonesi? in ogni modo è assolutamente da escludere che quel +_de Aragonia_ stia lì per fissaril luogo natio di quel buon Palmieri. +Non ci peritiamo rispondere a quesìti così ardui ed anche inutili; +bastano per noi tutte le testimonianze dei contemporanei a stabilite +che la poetessa fu, pure illegittimamente, del sangue d'Aragona. + +Sembra che in Siena ella fosse perseguita da malevoli che l'accusarono +agli Esecutori Generali di Gabella di vestire e portare ornamenti +vietati alle meretrici dagli statuti del Comune; fu agitato per ciò un +processo nel febbraio del 1544, dal quale constando la vita onesta e +morigerata della Tullia, le fu permesso di vestire ed abitare al pari +di altre persone nobili ed oneste [36]. Non cessò per questo la +malevolenza contro la Tullia e nell'agosto dello stesso anno [37] fu +ancora denunciata per aver portato la sbernia il giorno di Pasqua, e +tra i denunziatori apparisce Ottaviano Tondi, novesco, causa di +torbidi in Siena per avere ucciso uno di parte popolare [38], e che la +Tullia pianse morto un anno appresso in un sonetto diretto al fratello +Emilio [39]. Certo ella ignorava il servizio che il buon novesco +aveva tentato di renderle. + +Sullo scorcio del 1545 la Tullia se ne venne a Firenze ove contrasse +stretta amicizia col Varchi, col Martelli e parecchi altri, dei quali +ci rimasero testimonianze nelle rime e nelle lettere di lui edite dal +Biagi e dal Bongi [40]. E qui ancora doveva essere perseguitata dalle +severe leggi sui costumi e sugli _ornamenti et habiti degli huomini e +delle donne_. Il 19 ottobre 1546 il Duca Cosimo promulgava una di +quelle leggi [41], ma la Tullia che credeva oramai per la fama di +poetessa di non essere più compresa nel ruolo delle cortigiane, non se +ne diè per intesa, sin che nell'aprile dell'anno appresso fu invitata +dal Magistrato ad ottemperare alla legge mettendo sul vestito qual +cosa di _giallo_ che doveva servire a distinguerla dalle oneste +gentildonne. La Tullia ricorse a D. Pietro di Toledo nipote della +duchessa Eleonora, che la consigliò presentare alla Duchessa una +supplica unita ai sonetti a lei scritti da illustri letterati, a +significare l'errore del magistrato di giustizia nell'annoverarla tra +le cortigiane. Per correggere la supplica, se non per averla bell'e +fatta ricorse la Tullia al Varchi [42], ed il dabben uomo volentieri +si prestò a tanto urgente favore, e della Tullia non è forse nel +seguente documento che il nome solamente. + + "Ill.ma ed Ecc.ma Sig.ra Duchessa, + + "Tullia Aragona, umilissima servitrice di V. E. Ill.ma, essendo + rifugiata a Firenze per l'ultima mutazione di Siena, e non facendo i + portamenti che l'altre fanno anzi non uscendo quasi mai da una camera + non che di casa, per trovarsi male disposta così dell'animo come del + corpo, prega V. E. affine che non sia costretta a partirsi, che si + degni d'impetrare tanto di grazia dall'Eccell.mo ed Ill.mo S.or Duca + suo consorte, che ella possa se non servirsi di quei pochi panni che + le sono rimasi per suo uso, come supplica nel suo capitolo, almeno + che non sia tenuta all'osservanza del velo giallo. Ed ella, ponendo + questo con gli altri obblighi molti e grandissimi che ha con S. E., + pregherà Dio che la conservi sana e felice". + +La cortigiana ottenne favore presso la duchessa; Cosimo scrisse di suo +pugno sull'istanza "_Fasseli gratia per poetessa_"; e queste parole +sono autenticate dalla soscrizione di Lelio Torelli, ministro del +granduca. I luogotenenti del duca rilasciarono quindi all'Aragona, in +data 1 maggio 1547, copia della deliberazione nella quale riconoscendo +"la rara scientia di poesia e filosofia che si ritrova con piacere di +pregiati ingegni la detta Tullia Aragona venga fatta esente da tutto +quello a che ell'è obbligata quanto al suo abito, vestire e portamento +[43] ". Un anno appresso, e precisamente nell'ottobre, scriveva al +Varchi annunziandogli la sua partenza, gli mandava in dono _un paio di +colombi, due fiaschi d'acqua ed uno di malvagia, una saliera di +alabastro_, e da lui toglieva commiato per sempre con lettera che il +Varchi avrà certamente preso per buona moneta; partiva quindi per +Roma, dove il primo di febbraio del 1547 veniva a morte la sorella +Penelope, seguita poco appresso dalla madre. La Tullia abitava in +Campo Marzio nel palazzo Carpi, e nel libro della _Tassa fatta alle +cortigiane per la reparatione del ponte_ (Rotto) [44] consta che ella +pagava di pigione 40 scudi (in ragione tassata per scudi quattro) ed è +una delle cortigiane che pagava di più; poche giungono ai cinquanta +scudi, rare quelle che superano tal somma: evidentemente le condizioni +finanziarie della Tullia non erano troppo rilassate, e non crediamo, +come dubita il Bongi, che il poco profitto da lei ritratto in Firenze +ed il desiderio di far esordire la Penelope nella più vasta e ricca +scena di Roma fosse causa della sua dipartita di colà; nulla accenna +pertanto avere la Penelope esordito nella triste carriera, anzi +l'essere ella morta non ancora quattordicenne fa credere, magari con +un poco d'ottimismo, che il desiderio della Giulia Campana forse più +che della Tullia, se esistito, non rimase che semplice desiderio. + +La Tullia visse certamente in Roma sino all'epoca di sua morte, che +avvenne il 12 o 13 marzo del 1556. Era andata ad abitare nel rione +Trastevere, in casa dell'oste Matteo Moretti da Parma, ed ivi il 2 +marzo dello stesso anno dettava le sue ultime volontà al notaio +Virgilio Grandinelli[45] Morta la Tullia ed apertone il testamento +alli 14 di marzo, Pietro Ciocca in suo nome e per gli esecutori +testamentari mons. Antonio Trivulzio vescovo di Tolone e Mario +Frangipane, chiese all'auditore della Camera Apostolica un tutore per +il giovinetto Celio. Tale ufficio fu conferito a D. Orazio Marchiani +chierico pistoiese. Redatto l'inventario della roba lasciata dalla +Tullia si procede alla vendita secondo le sue volontà; gli ori e le +gioie furono acquistati dagli orafi Pompeo Fanetti a Santa Lucia della +Chiavica, Maurizio Grana piemontese e Francesco Alarçon spagnolo al +Pellegrino; la mobilia da Giovanni Battista della Valle fiorentino e +Francino Francini d'Arezzo rigattiere a Monte Giordano. A quest'ultimo +toccò in un con gli arnesi di cucina "una cassa vecchia nella quale +c'erano trentacinque libri tra volgari e latini di più et diverse +sorte, et tredici di musica tra usati, vecci, et stracciati et diverse +altre carte et libri già stracciati". Ai singoli legati fu adempiuto +con rogiti speciali; in uno di questi Celio non solo _herede_ della +Tullia ma _figliuolo_ è chiamato. Di questo Celio e del Marchiani +nessuna notizia giunse sino a noi; forse lasciarono Roma, ed il +tutore, pistoiese, riedendo alla nativa citta, avrà menato seco il +fanciullo: è certo che di essi perdesi la traccia dopo la morte della +Tullia, nè le carte dell'archivio romano, esaminate dal cav. +Corvisieri, ci possono dire quale sia stata la sorte del fanciullo. +Che il padre fosse lo stesso Ciocca come altri supposero, non +crediamo, parendoci allora superflua la nomina di un tutore, e dovendo +in tal caso ammettere che il Celio fosse nato in Roma dopo il 1547, +cosa molto improbabile e per le condizioni fisiche della Tullia e per +l'appellativo di _giovinetto_ che viene dato al Celio, come ancora non +lo supponiamo figliuolo del Guicciardi. L'Aragona conobbe forse il +Ciocca in Venezia, essendo questo al servizio del Cornaro, ma a tale +epoca non può risalire la nascita di Celio; dubitiamo anzi, sempre +però su deduzioni, che la nascita di questo fanciullo fosse causa +della dipartita dell'Aragona da Firenze. + +La Tullia era di alta statura, non bella ma piacevole [46], gli occhi +bellissimi e splendidissimi, e "nei movimenti loro una certa forza +vivace che parea gittassero fuoco negli altrui cuori", forza provata +dal Muzio che cantava: + +.....occhi belli, occhi leggiadri, occhi amorosi e cari, + più che le stelle belli e più che il sole, + +i capelli finissimi di un biondo oro, esaltati spesso da' suoi +ammiratori, tra i quali il cardinale Ippolito de' Medici, al quale la +porpora non impediva di bruciare innanzi alla bella Aragonese il suo +granello d'incenso cantando: + + se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti + co 'l riso, ond'io m'incendio e mi scoloro... + +Nella pinacoteca Tosio di Brescia è conservato il ritratto della +poetessa dipinto da Alessandro Bonvicino detto il _Moretto_, altri due +veggonsi nell'edizione delle _Rime_ fatta dal Bolifon e nel vol. XII +del _Parnaso italiano_. Di questi ultimi quale sia il valore non +possiamo certo dire. + +Tra i molti adoratori che ebbe a vantare la Tullia, Girolamo Muzio fu +certo uno dei più costanti e veritieri, e benchè quando fu preso +d'amore avesse oltrepassati i quarant'anni, si sente dalle sue rime +che quell'affetto era serio e sincero, e che i versi esprimevano molto +meno di quel che il cuore sentiva; dedica alla Tullia le sue egloghe +_Amorose_ che in realtà parlano assolutamente di lei sola, e del suo +amore non cela nè gli ardenti desideri nè le bramate conquiste. Con un +verismo poco desiato certo da qualsiasi donna, anche abituata alla +rilassatezza della vita di Ferrara, egli diceva alla Tullia: + + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia + raccogli quel che con le braccia aperte, + disioso t'aspetta, e nel tuo grembo + ricevi lieta l'infocato amante; + stringi e 'l bramoso amante, e strette aggiungi + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto + il vivo fiore ispira a le sue brame. + Le belle membra tue, morbide e bianche, + ad Amor le consacra; ed al tuo amante, + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, + con lui cogli d'amore i dolci frutti. + +Ma ben presto il Muzio recatosi a Milano in missione per il Duca +Ercole d'Este, fu obliato, almeno per del tempo, e sostituito dal +Bentivoglio; passata poi la Tullia da Ferrara a Venezia, Bernardo +Tasso prese il posto dei precedenti, almeno così ci lascia credere lo +Speroni che nel suo _Dialogo_ la introduce "a far l'amore con lui, +presenti ed accettanti Nicolò Grazia e un altro spasimante Francesco +Maria Molza"; indi a Firenze variò tra il Varchi, Ippolito de' Medici, +il Tolomei, il Fracastoro, il Martelli, il Lasca, il Mannelli e lo +Strozzi. + +Vario e non sempre imparziale fu il giudizio dei contemporanei e dei +posteri verso l'Aragona; aspro e satirico spesso sino a dare diritto +di vilipenderla all'Aretino [47] e al Razzi [48]; buono e cortese +ancora, come le testimonianze del Nardi e del Muzio. Il Nardi, +tradotta in lingua toscana un'orazione di M. T. Cicerone (Venezia +1536) ne indirizzava un esemplare a Gian Francesco della Stufa con +incarico di presentarlo alla Tullia _che per sè stessa oggi +dirittamente da ogni uomo è giudicata unica e vera erede così del nome +e di tutta la tulliana eloquenza_; Girolamo Muzio che si consolò del +matrimonio della Tullia sposando circa il 1550 una damigella d'onore +di Vittoria Farnese duchessa d'Urbino, nella lettera dedicatoria +premessa al _Trattato del matrimonio_, scriveva: _Già avviso di vedere +in voi quella donna la grazia della cui vergogna, come si legge +nell'Ecclesiastico [49], è più che oro preciosa... Tale avviso che +dovete esser voi facendo in tal guisa al mondo manifesto che della +vostra passata vita ne è stata cagione necessità, et di questa la +vostra libera volontà: che nel passato vi ha trasportata fortuna e che +hor vi governa la vostra virtù_. + +Frutto d'amore, ella visse sacra all'amore e nulla varrebbe a scusarla +della poca onestà della sua vita; ma se è pur vero che gli abbietti +trionfando della loro caduta trovano i buoni che li ricoprono, +concediamo a lei le attenuanti dell'esempio: e di esempio ne ebbe a +sufficienza, e per l'ambiente viziato nel quale nacque e visse, e +nella stessa madre che allegramente dava alla luce figliuoli sino al +1535 e con la massima indifferenza li intitolava d'Aragona dopo sedici +anni che il povero cardinale era andato all'altro mondo. + +* * * + +Tenuto conto delle condizioni in cui svolgevasi la poesia nel XVI +secolo, le rime dell'Aragona non mancano certo di pregio; quantunque +ancor essa che "volle avere il suo canzoniere [50]" non eviti quella +freddezza che nasce da ogni ripetizione, quella noia che s'ingenera +dalla descrizione di una passione misurata su i precetti rettorici e +smentita dal fatto e dai costumi. La Tullia fu petrarchista della +miglior acqua, e non poteva certo essere altrimenti; il Petrarca era +l'idolo al quale si prostesero quasi tutti i rimatori del cinquecento +ed il modello su cui si formarono, ricavando stima maggiore chi +imitasse più servilmente il cantore di Laura, rubandone al tempo +stesso il pensiero e la forma. Tutte le cortigiane letterate del +cinquecento furono petrarchiste, se per altri il Petrarca era +l'oracolo del purismo, per esse non rappresentava che la teorica +dell'amore; quest'amore ideale o platonico, di Venere celeste, era +cantato su tutti i toni, salvo poi ad avere, di altro amore, una più +ampia e sicura conoscenza, e tale influenza, per donne quali +l'Aragona, la Franco, la Stampa è spiegata dalla stessa relazione del +petrarchismo con la cortigianeria. Un Petrarchino di piccolo formato, +di edizione elegante era indispensabile al cortigiano effeminato e +strisciante, i leggiadri cavalieri di Roma mostravansi per via +"andando soavi soavi co' loro famigli a la staffa, su la quale +tenevano solamente la punta del piede, col Petrarchino in mano, +cantando con vezzi [51] ", ed i vagheggini più aridi e stucchevoli, +appena ricevuto un sorriso della donna amata correvano "a casa a +comporre una sestina, un madrigaletto, dove il cieco d'Adria non +s'accorge che la mariuola gli ha furfato in versi, senza essere +discoverta da nessuno". Dell'amore teoretico il Petrarca era il gran +maestro per pratica e per scienza; il suo canzoniere si allontana da +quell'amore pratico del cinquecento che si svolge in brutale +sensualità, e in una brama di appetiti animali trascinarono la società +nella più completa dissolutezza, nelle forme più sozze delle +aberrazioni e del vizio; esso risponde all'amore intellettuale, +richiesto dall'umanesimo, che veniva considerato quale anello di +congiunzione con l'amore divino, e della cui infinità tratta l'Aragona +in un suo dialogo [52]. Al contrario della Franco che canta l'amore +dei sensi, l'Aragona è tutto ideale, tutto spiritualismo; i suoi +affetti vogliono rasentare il cielo, e solo raramente trovasi qualche +accenno alla triste sua vita; è invasa dalla manìa di passare ai +posteri insieme ai letterati che ella canta, cerca ogni maniera di +ricoprire la cortigiana con la poetessa, ed eleva i suoi canti +indistintamente a tutti, principi e cardinali, letterati e soldati, +uomini serii e burloni quali il Lasca; per lei l'uomo, essere animato, +è nulla: la fama di un uomo, il tutto; il solo affetto per il giovane +Mannelli si può credere sincero, tutte le altre proteste che inficiano +le rime e quei sonetti che cambiato indirizzo, giravano d'adoratore in +adoratore in edizioni stereotipe e consolavano tanto il Muzio che il +Martelli [53], fanno a buon diritto dubitare di tutte queste +espansioni cantate così altamente e serenamente. E la manìa +dell'Aragona è anche spiegabile in altro senso. Cessate le seduzioni +della bellezza tentava con l'arte di riunire la compagine di quegli +adoratori che si venivano allontanando, e con la musica, il canto, le +lettere cercare di sostenere i bisogni della casa: le sue rime sono +spesso forzate, e la eco dell'onda classica da Orazio a Virgilio, da +Dante a Petrarca viene spesso ad alimentare l'agonia di una vita +finita. Delle imitazioni al Petrarca, evidentissime e nel pensiero e +nello stile, ne citeremo solo alcune poche a titolo di saggio [54]. + +Sonetto X, v. 12-15: + + E se quassù giungesser gli occhi vostri, + vedendo fatto me novo angeletto + qui bramareste, e non vedermi in terra. + (PETRARCA, Madrigale III, v. 1-2). + + +Sonetto XXXI, v. 7-9: + + E l'alto Iddio lodar ben spesso suole, + dopo l'aspra fortuna, + spaventato nocchiero al porto intorno. + (PETRARCA, Sonetto C, v. 1-2). + + +Sonetto XXXVIII, v. 12-14: + + Non contenda rea sorte il bel desìo, + che pria che l'alma del corporeo velo + si scioglia, sazierò forse mia brama. + (PETRARCA, Sonetto IX, v. 12-14). + + +Sonetto XLII. + + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva + l'interno duol, che il cuor lasso sostiene; + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene, + in guerra eterna di vostr'occhi viva. + (PETRARCA, Canzone XV) + + +Sonetto XLIV, v. 13-14: + +...volgendo a Roma 'l viso e a lei le spalle, + se vuol l'alma trovar col corpo unita. + (PETRARCA, Sonetto LXXXI, v. 3-4). + + +Sonetto LI, v. 12-14: + + Benchè vostro valor eterna fama + per sè vi acquisti, caro mio signore, + quanto 'l sole gira e Battro abbraccia e Tile. + (PETRARCA, Sonetto XCVI, v. 9-11). + +Della Tullia giunsero a noi un _Dialogo dell'infinità di amore_ [55], +giudicato "uno dei dialoghi più vivi che noi abbiamo, nell'ordine più +basso degli scritti letterari del secolo decimosesto..... per una +certa franchezza e disinvoltura, e anche talvolta per una certa +saporita fiorentinità ch'ella attinse per avventura dal suo consorzio +coi fiorentini e singolarmente col Varchi", ed un poema in ottava +rima: _il Meschino e il Guerino_ [56]. Il Crescimbeni fa di questo +poema elogi sperticati, dicendo che "nella tessitura può paragonarsi +all'Odissea di Omero [57] ", esso però è così inverosimile e contrario +tanto alla storia, alla cronologia, alla geografia, e con buona pace +dell'ottimo abate, anche al buon senso, che non sappiamo invero +trovarvi alcuna analogia con l'opera dell'Omero; lo stile ne è +trascurato, e spesso conviene lavorare di serio proposito per +raccapezzare il senso di qualche ottava, i canti, trentasei in tutto, +appaiono disordinati e spesso senza nesso tra loro. La Tullia avverte +che trasse il poema da un vecchio romanzo spagnuolo in prosa, ma +certamente ella si servì di una traduzione e non del testo originale +che vuolsi scritto in italiano [58]. L'Aragona nella prefazione di +questo poema si scaglia contro il Boccaccio, e mentre lo compassiona +perchè non seppe eleggere il verso a forma del _Decamerone_, lo accusa +che _tante sue scellerate_ novelle scritte con altrettante _scellerate +parole_, servendo solo a demoralizzare e rendere ridicoli i più santi +vincoli della società, siano impossibili a leggersi, senza frutti +nocivi, da maritate e nubili, vedove e monache, e persino cortigiane. +Questi scrupoli che parrebbero curiosi nella Tullia, sono da ella +medesima spiegati, non essendo cosa nuova che ad una donna per +necessità o per altra mala ventura sua sia avvenuto di cadere in +errore del corpo suo e tuttavia si disconvenga non men forse a lei che +alle altre l'essere disoneste e sconcie nel parlare e nelle altre +cose; ed ella, contrariamente al Boccaccio, vuole scrivere per tutti, +il suo poema potrà essere dato in mano alla più pudica donzella senza +alcun pericolo, volendo con esso porre un debole argine a +quell'invadente corruttela che ogni dì spandeasi con maggior forza e +brutalità, e pur sempre per opera dei letterati ed anche degli +_umanisti_. L'idea della Tullia, se togliesi quella sfuriata contro +l'umanismo che proprio non aveva a che fare, non era cattiva e +sinceramente credette averla attuata col suo _Guerino_; dichiarandosi +di tutto debitrice a Dio solo "dal quale solo viene ogni bene e da cui +solo io riconosco questa gran grazia d'avermi in questa mia età non +ancor soverchiamente matura, ma giovenile e fresca, dato lume di +ridurmi col cuore a lui e di desiderare e operare quanto posso che il +medesimo facciano tutti gli altri così uomini e donne". Ma Dio non +aveva proprio nulla a che vedere col _Guerino_, ed è proprio il caso +di ripetere che quantunque il diavolo si vesta da frate, quattro dita +di coda gli spuntano sempre sotto la tonaca; infatti ciò che la Tullia +narra del cavaliere di Durazzo, di Brandisio e della figlia +dell'albergatore nel canto VIII [59], e di Pacifero innamorato di +Guerino nel canto X [60], non è roba atta a far mettere il poema +vicino al libro di devozione di una vergine o di una monaca. E pur +tale era lo scopo. + +In produzioni di uno stesso autore, apparse anche a distanza di molti +anni l'una dall'altra, ritrovasi sempre qualche analogia, qualche +difetto, alcun che di speciale, quasi direbbesi di proprio, che le +riavvicina e riunisce; nulla di ciò tra il _Guerino_ e le _Rime_, anzi +una succinta critica forse allontanerebbe molto l'uno dalle altre. +Quantunque non sia il caso ora di formare tale confronto ed esaminare +a fondo il _Guerino_, non possiamo esimerci dal notare come la +prefazione posta innanzi al poema ci abbia fatto triste impressione, +fino a crederla apocrifa per ragioni che crediamo buone od almeno +meritevoli di esame. Il Ranieri che pubblicò il poema nel 1560 dicendo +di averne curato l'edizione sul manoscritto originale _già da parecchi +anni da lui posseduto_, non fa parola dell'Aragona che era morta nel +1556, e si profonde solo in ampie ed ampollose proteste cercando di +formare una dedica alla quale, per essere di qualche valore, manca +solo un poco di senso comune. E quel _parecchi_, posto lì per indicare +un lasso di tempo non superiore ai tre anni è per lo meno superfluo: +nè più lungo spazio di tempo crederemmo possibile ammettere perchè è +abbastanza ragionevole il supporre che l'Aragona avesse sino alla +morte conservato presso di sè quel lavoro. Il ricordo ancora che i +libri e le carte andarono in mano di un modesto rigattiere, non è +privo di valore; se il manoscritto del _Guerino_ era tra la roba +acquistata da Francino Francini, uomo probabilmente ignorante e privo +di criterio letterario, la sorte del manoscritto era assicurata: +finiva in qualche bottega di droghiere o salumaio. Converrebbe adunque +credere che o il manoscritto fosse tra le carte devolute a Celio +figliuolo dell'Aragona o che la Tullia ne avesse fatto un dono al +Ranieri qualche anno prima; ma ancora queste due supposizioni +rasentano l'assurdo. Il testamento della Tullia che pure è tanto +minuzioso e preciso nei lasciti e legati, non accenna a carte ed altri +documenti spettanti al Celio; nè la Tullia poteva donare il +manoscritto al Ranieri o ad altri che a lui lo passassero, perchè dal +momento che ne aveva condotto a termine anche la prefazione, era certo +desiderio suo di darlo alle stampe, e per il nome che godeva e +l'appoggio dei letterati che facevanle corona non sarebbe stato +difficile trovare un tipografo che ne assumesse l'edizione. Se +dobbiamo pur credere alla dichiarazione della Tullia di avere composto +il poema "in età ancor giovenile e fresca", quando erasi decisa di +darsi a Dio, conviene di necessità ammettere che ella l'avesse scritto +in Siena poco appresso il suo matrimonio col Guicciardi, o in Firenze; +mai in Roma ove tornando per l'ultima volta nel 1547 non era più in +età giovenile e fresca, e l'essere ascritta nel ruolo delle cortigiane +pubbliche non era il migliore indizio dell'essersi data a Dio. Anche a +questa ipotesi si oppone una seria obbiezione. Era possibile +all'Aragona dare ad intendere agli eruditi, massime fiorentini, di +aver tratto il _Guerino_ da un romanzo in prosa spagnuolo? Pure ciò +afferma nella prefazione, e se il poema non corrisponde esattamente al +_Guerino_, in prosa, romanzo cavalieresco del ciclo della Tavola +Rotonda, è indiscutibile che da questo ne trasse in massima parte le +idee. Nessuno ignora la rinomanza che il _Guerino_ ebbe nei secoli XV +e XVI; all'epoca dell'Aragona ne erano già state fatte sei edizioni +[61], ed è certo sopra una di queste che fu condotta la riduzione in +rima. In conclusione non rifiutiamo al _Guerino_ la maternità +dell'Aragona, la sua differenza con le _Rime_ non è prova sufficiente +a porre dei dubbi; respingiamo però assolutamente quella prefazione +che non è, nè poteva essere della Tullia. + +Per la ristampa delle rime abbiamo usato l'edizione prima, Venezia +1547 (A) servendoci per le varianti delle edizioni di Venezia, 1549, +(B): ivi, 1560 (C): Napoli, 1593 (D): e delle _Rime_ raccolte dalla +Bergalli-Gozzi (E): le abbiamo fedelmente riprodotte, salvo allorchè +gli errori erano evidenti, respingendo allora in nota la lezione +originale; quando le varianti assumevano importanza assoluta, come per +i componimenti tratti dai codici vaticano magliabecchiano, abbiamo +stimato necessario riprodurre entrambe le lezioni avvertendo di +collocarle l'una a lato dell'altra. + + + +_Dalla R. Biblioteca Vallicelliana + +maggio 1891._ + +ENRICO CELANI + + +NOTE: + +[1] =Graf A.= _Atraverso il cinquecento_. Torino, Loescher, 1888, pag. + 215 e seg.--Nell'_Hermaphroditus_ del =Panormitano= (1471) + _(Quinque illustrium postarum_, =Antonii Panormitani=, etc. _lusus + in Venerem_, Parigi, 1791), la cortigiana non apparisce ancora, + come neppure ne è parola in =Giano Pannonio= (1472) _Poemata_, + Trajecti ad Rhenum, 1784. + +[2] "Avetemi inteso voi donne? Che alla barba di tutti i sodomiti io + voglio tenere colle donne, e dico che la donna è più pulita e + preziosa della carne sua che non è l'uomo; e dico, che se egli + tiene il contrario, egli mente per la gola" (=S. Bernardino=, + _Prediche volgari_, ed. =Bongi=, pag. 380). + +[3] Le opere fatte da lui circa la osservanza dei buoni costumi furono + santissime e mirabili, nè mai in Firenze fu tanta bontà e + religione quanta a tempo suo... la sodomia era spenta e + mortificata assai; le donne in gran parte lasciati gli abiti + disonesti e lascivi; i fanciulli quasi tutti lavati da molte + disonestà e ridutti ad uno vivere santo e costumato... portavano i + capelli corti e perseguitavano con sassi e villanie gli uomini + disonesti e giocatori e le donne di abiti troppo lascivi. + (=Guicciardini=, _Storia, fiorentina_, cap. XVII) + +[4] =Piccolomini A.= _Istituzione di tutta la vita, dell'uomo nato + nobile et in città libera_. Venezia, 1552. + +[5] =Garzoni T.= _La piazza universale di tutte le professioni del + mondo_. Venezia, 1587, discorso LXXIV, pag. 597. + +[6] =Garzoni T.= Op. Cit., discorso LXXV, pag 605. + +[7] Giovanni Burchkardt maestro di cerimonie di Alessandro VI narra + come l'ultimo d'ottobre 1501 cenarono nel palazzo apostolico, col + Valentino, cinquanta cortigiane, le quali dopo cena danzarono + ignude e diedero altre prove di valentia in presenza di Alessandro + VI e della Lucrezia Borgia. "In sero fecerunt cenam cum duce + Valentinense in camera sua, in palatio apostolico, quinquaginta + meretrices honeste cortegiane nuncupate, que post cenam + coreaverunt cum servitoribus et aliis ibidem existentibus, primo + in vestibus suis, denique nude. Post cenam posita fuerunt + candelabra communia mense in candelis ardentibus per terram, et + projecte ante candelabra per terram castanee quas meretrices ipse + super manibus et pedibus; unde, candelabra pertranseuntes, + colligebant, Papa, duce et D. Lucretia sorore sua presentibus et + aspicientibus. Tandem exposita dona ultima, diploides de serico, + paria caligarum; bireta, et alia pro illis qui pluries dictas + meretrices carnaliter agnoscerent; que fuerunt ibidem in aula + publice carnaliter tractate arbitrio praesentium, dona distributa + victoribus". _Diarium sive rerum urbanorum commentarii_, Parisiis, + 1883-1885, tom. II, pag. 443, tom. III, pag. 167). + +[8] =Armellini M_.= Un censimento della città di Roma sotto il + pontificato di Leone X tratto da un codice inedito dell'Archivio + Vaticano_. Roma. Befani, 1887. + +[9] Cfr. =Bandello=, _Novelle_, parte III, nov. XLII; =Valery=, + _Curiosités et anecdotes italiennes_, Paris, 1842; =Giovio P.=, + _De piscibus romanis_, cap V; =Forcella V.=, _Iscrizioni delle + chiese di Roma_, Roma, 1878. Per l'epitafio che dicesi posto sulla + sua tomba crediamo siasi roppo facilmente accettata la tradizione + che fosse in S. Gregorio; oltre la stranezza della lapide che + certo non faceva bella figura in una chiesa, è oramai accertato + che se pure l'epitafio fu composto non fu mai elevato sulla tomba + dell'Imperia. + + Di lei scrive il Bandello (op. cit, nov. XLIII): "Tra gli altri + che quella (Imperia) sommamente amarono fu il signor Angelo del + Bufalo, uomo della persona valente, umano, gentile e ricchissimo. + Egli molti anni in suo poter la tenne, e fu da lei + ferventissimamente amato, come la fine di lei dimostrò. E perciò + che egli è molto liberale e cortese, tenne quella in una casa + onoratissimamente apparata con molti servidori, uomini e donne, + che al servizio di quella continovamente attendevano. Era la casa + apparata e in modo del tutto provvista, che qualunque straniero in + quella entrava, veduto l'apparato ed ordine de' servidori, credeva + che ivi una principessa abitasse. Era tra l'altre cose una sala e + una camera sì pomposamente adornate, che altro non v'era che + velluti e broccati, e per terra finissimi tappeti. Nel camerino, + ov'ella si riduceva, quand'era da qualche gran personaggio + visitata, erano i paramenti che le mura coprivano, tutti di drappi + d'oro, riccio sovra riccio, con molti belli e vaghi colori. Eravi + poi una cornice tutta messa a oro ed azzurro oltremarino, + maestrevolmente fatto, sovra la quale erano bellissimi vasi di + varie e preziose materie formati, con pietre alabastrine, di + porfido, di serpentino e mille altre specie. Vedevansi poi attorno + molti cofani e forzieri riccamente intagliati, e tali che tutti + erano di grandissimo prezzo. Si vedeva poi nel mezzo un tavolino, + il più bello del mondo, coverto di velluto verde. Quivi sempre era + o liuto o cetra con libri di musica, ed altri istromenti musici. + V'erano poi parecchi libretti volgari e latini riccamente + adornati. Ella non mezzanamente si dilettava delle rime volgari, + essendole stato in ciò esortatore, e come maestro il nostro + piacevolissimo messer Domenico Campana detto _Strascino_; e già + tanto di profitto fatto ci aveva che ella non insoavemente + componeva qualche sonetto o madrigale". Ed a proposito del celebre + camerino seguita narrando come essendo andato a farle visita + l'ambasciatore di Spagna, e avendo bisogno di sputare, trovò che + il luogo meno improprio a ciò fare era il viso del servitore che + gli stava alle spalle. + +[10] =Cugnoni G.= _Agostino Chigi il Magnifico_, Livorno, Vigo, 1879. + +[11] =Aretino P.= _Ragionamento fra il Zoppino fatto frate e Ludovico + puttaniere_, Cosmopoli, 1660, pag. 442. + +[12] E poeti e letterati non isdegnavano la compagnia della cortigiana + (=Burchkardt=. _Diarium_ etc., ediz. cit. tom. III, pag. 209); + Marco Bracci in una lettera ad Ugolino Grifoni segretario di + Cosimo I scrive nel novembre 1557 che giunto in Perugia il + cardinale Caraffa nipote di Paolo IV e il cardinal Vitelli "dopo + cena pubblicamente fece andare in palazo tutte le putane che a + quelli tempi se trovavano in Perugia quale furono in tutte + quattordici; e presene per sè una e una per el cardinale Vitello + el resto acomodoli a la sua famiglia. (=Fabretti=, _La + prostituzione in Perugia nei secoli XIV e XV_, Torino, 1885, pag. + 46). + +[13] =Graf A.= op. cit., pag. 350. + +[14] _Theatro delle donne letterate_, pag. 296. + +[15] _Istoria della volgar poesia_, vol. IV, pag. 67. + +[16] _Storia e ragione d'ogni poesia_, vol. II, pag. 235. + +[17] _Gli scrittori d'Italia_, vol. I, par. I. + +[18] _Gli scrittori del regno di Napoli_, tomo III, parte I. + +[19] Il Vigo pubblicava nel 1885 per nozze Grassi-Rinaldi il sonetto + della Tullia all'Ochino (nella nostra edizione a pag. 39), e nella + breve prefazione la dice napoletana. + +[20] Presso il =Mazzuchelli=, loc. cit. + +[21] _Dell'infinità d'amore_di =Tullia Aragona= edito dal + =Canestrini=, Milano, 1867. + +[22] _Bibliografia romana_, Roma, Botta, 1880, vol. I, pag. 13. + +[23] Vedi a pag. 189, versi 27 e seg. + +[24] La _Jole_ dell'egloga del Muzio è la Giulia ferrarese, anch'essa + etèra famosa e della quale il =Domenichi= (_Facezie, motti e + burle_, Venezia, 1558, pag. 28) ricorda un motto arguto e mordace. + Papa Leone X aveva fatto aprire una nuova strada in Roma + lastricata dai tributi che le puttane pagavano, nella quale + scontrando la Giulia ferrarese una gentildonna l'urtò un poco. + Allora la gentildonna adirata cominciò a dirle villania. Rispose + la Giulia: "Madonna, perdonatemi, ch'io so bene che voi avete più + ragione in questa via che non ho io". Nel citato censimento di + Roma (pag. 42) ella apparisce come abitante nel rione Campo + Marzio, in una casa sotto la parrocchia di S. Trifone di proprietà + dell'Ordine Agostiniano. + +[25] Lo Zilioli che fu il più diffuso biografo dell'Aragonese le + assegna per padre Pietro Tagliavia, di Aragona, arcivescovo di + Palermo e cardinale di Santa Chiesa; e tale versione venne accolta + dal Mazzuchelli, dal Tiraboschi, dal Cinguenè e dal Camerini. Ora + nè quando il Muzio scrisse l'egloga alla Tullia nè quando + l'Aretino nel dialogo tra il Zoppino e Ludovico, dialogo scritto + certo prima del 1539, dice _cardinale_ l'amante della Giulia + ferrarese, il Tagliavia era stato assunto alla porpora. Lo fu solo + sotto Giulio III l'anno 1553; in tal guisa viene esonerato di sua + paternità poco lodevole. Escluso costui, l'unico cardinale che + cronologicamente può dirsi padre della Tullia è Luigi d'Aragona, + ascritto al sacro Collegio da Alessandro VI nel 1493, promulgato + solo nel 1497. Nato in Napoli nel 1474 morì in Roma l'anno 1519 e + fu tumulato nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, ove vedesi + tuttora il suo sepolcro con iscrizione fattagli fare dal cardinale + Franciotto Orsini suo esecutore testamentario. + +[26] =Biagi G.= _Un'etèra romana, Tullia d'Aragona_. (_Nuova + Antologia_. Serie III, vol. IV, 16 agosto 1886) + +[27] Dice il Muzio: + + Visse in tenera etate presso a l'onde + del più bel fiume che Toscana onori. + + (_Sonetto I_, v. 12-13, pag. 69). + +[28] =Aretino P.= _Ragionamenti_. loc. cit. + +[29] =Zilioli=, in =Mazzucchelli=, loc. cit. Molto diverso è però il + ritratto che ne fa il Giraldi, e dall'odio che palesa parlando + della Tullia fa se non credere, almeno dubitare che invano abbia + picchiato alla porta della bella cortigiana. "Non è alcuno di voi, + per quanto io stimo, _egli dice_, il quale non habbia conosciuto + Nana, così detta non perchè ella sia piccola della persona, ma per + mostrare la sua sconvenevole et non proportionata grandezza, con + voce di contrario sentimento. Questa di casa Aragona si fa + chiamare quantunque io intenda che di madre vilissima e di quella + medesima vita che ella è in alcune paludi sie nata senza che la + madre le habbia mai saputo dire chi suo padre si fosse. Venuta + adunque nella nostra città, ove hora le pari a lei, per lo mal + costume del nostro secolo, sono in più abondanza che non si + converrebbe, si diè a fare guadagno di sè disonestamente, + allettando i giovani con quegli adombrati colori di virtù, di che + innanzi dicemmo. Et non pure traheva costei a sè i giovani con + simili arti, i quali per lo più sono di poca levatura, ma così + toglieva ella il senno ad alcuni huomini maturi e scientiati, che + col promettere loro di lasciarli godere di lei, qualunque volta + danzassero mentre ella toccava il leuto, facevano scalzi la + resina, o la pavana, o quale altra sorta di ballo più l'era grato + et poscia beffandoli li lasciava del promesso scherniti. + (_Ecatommiti_, nov. VII). + +[30] _Passione d'amore di mastro Pasquino per la partita della signora + Tullia e martello di amore delle povere cortigiane di Roma con le + allegrezze delle bolognesi._(=Tiraboschi=, Stor. letter. ital. + vol. VII, pag. 1172). Di pasquinate alla Tullia o nelle quali ella + sia mentovata non ci consta che il _Trionfo della lussuria di + mastro Pasquino_stampato nel 1537, ove però è ricordata la Tullia + solo come molto _favorita_. Il Biagi ricorda ancora lo sconcio + sonetto: "_Mentre alla Tullia la madre ragiona_" firmato F. C. che + conservasi in due codici Magliabecchiani. + +[31] =Biagi G.= op. cit. + +[32] "Considerando gli infrascritti cavalieri la virtù solamente esser + quella che concede immortalità ad ogni animo generoso, liberandolo + con la eterna fama da ogni oblivion che ne la labile e caduca + memoria de li uomini aver loco possa, e che quella da ciascuno + meritamente deve esser amata, reverita ed a quel sommo grado che + per le umane forze sia possibile esaltata e tanto più quanto ella + in persona si ritruovi di ogni altra grazia, e dono di fortuna e + natura dotata; per tanto come veri fautori ed amatori di quella e + per la verità della quale ogni nobil core deve sempre prender la + protezione, e, quando in parte alcuna celarsi e occulta restarsi + la veda, produrla in luce e qual chiaro sole farla a tutti + risplendere ed apparire: non da alcuna altra passione o fine mossi + ed indotti, si offeriscono non pregiudicando alle onorate leggi de + la militar disciplina, a tutto il mondo, per un giorno + valorosamente sostenere che la loro signora e padrona la Ill.ma + S.ra Tullia de Aragonia per le infinite virtù quali in lei + risplendono è quella che più merita che tutte le altre donne de la + preterita, presente e futura etate; ed acciò che qualunque, de la + sua immortal gloria invidioso, diversamente o parlasse o sentisse, + possa presto certificarsi e risolversi; declarono detto + sostenimento, doversi intendere totalmente secondo l'ordine de + torniamenti de li antiqui e gloriosi cavalieri; e così gli + inestimabili meriti de la prefata signora, se pure non fussino a + sufficenza noti e chiari, secondo il dovere si manifesteranno a lo + ardire e valor de li suoi servitori, similmente per tale occasione + più celebri e palesi saranno, onde ciascuno poi non dubitano che + confessare sarà costretto, sì come a loro non ritrovarsi cavalier + di virtù superiori, così a la prefata signora pari o simile non + esser mai stata o potere essere nei secoli futuri". I sostenitori + del valore della Tullia erano Paolo Emilio Orsini, Accursio + Mattei, Brunoro Neccia, Alberto Rippe, Marco da Urbino, e Bernardo + Rinuccini. + +[33] Il Muzio nell'egloga VI del IV libro intitolata _Argia_, dice che + la Penelope ebbe per patria + + l'orribil Adria e que' secreti stagni + che le palustri lor superbe canne + cercan di pareggiar ai nostri allori. + Là per quelle contrade umide e salse + a la dolce e vezzosa fanciulletta + i lascivi delfin festosi giri + tessean saltando intorno; a la sua culla + le Nereidi portavano e i Tritoni + conche da i marin liti e fresche perle. + + E più sotto lo stesso Muzio ci fa sapere come da Venezia muovesse + con la madre e la Tullia per Ferrara. + + Indi pargoleggiar su per le rive + fu vista un tempo del gran re de' fiumi; + poi come la guidava il suo destino + varcati d'Apennino i duri gioghi + tenne lunga stagione adorni e lieti + i poggi d'Arbia e le campagne d'Arno. + + La sorella della Tullia morì di 13 anni ed 11 mesi nel febbraio + del 1549 e fu sepolta nella chiesa di S. Agostino, innanzi + all'altar maggiore. L'iscrizione sepolcrale è riportata dal + =Galletti= e dal =Forcella=; in essa è chiamata Penelope + =Aragona=, quasi la Giulia ferrarese per essere un tempo stata + l'amante di un cardinale di casa Aragona avesse il diritto di + chiamare Aragonesi anche i figliuoli nati parecchi lustri dopo che + il buon cardinale aveva reso l'anima a Dio. + +[34] Riportiamo per brevità solamente il brano della lettera alla + Isabella d'Este che più particolarmente riguarda la Tullia. "V. + Ecc. intenderà come gli è sorta in questa terra una gentil + cortegiana di Roma, nominata la S.ra Tullia la quale è venuta per + istare qui qualche mese per quanto s'intende. Questa è molto + gentile, discreta, accorta et di ottimi et divini costumi dotata; + sa cantare al libro ogni motetto et canzone, per rasone di canto + figurato; ne li discorsi del suo parlare è unica, et tanto + accomodatamente si porta che non c'è homo nè donna in questa terra + che la paregi, anchora che la Ill.ma S.ra Marchesa di Pescara sia + ecc.ma, la quale è qui, come sa V. Ecc. Mostra costei sapere de + ogni cosa, et parla pur sieco di che materia te aggrada. Sempre ha + piena la casa di virtuosi et sempre si puol visitarla, et è riccha + de denari, zoie, colanne, anella et altre cose notabile, et in + fine è ben accomodata in ogni cosa . . . . . (_Un'avventura di + Tullia d'Aragona_, nella _Rivista storica mantovana_, vol. I, + fasc. 1-2, 1885) + +[35] Anno Domini M.D.XLIII indictione secunda die vero martis VIII + mensis Ianuarii Silvester olim . . . . . de Guicciardis + ferrariensis contraxit matrimonium cum D. Tullia Palmeria de + Aragonia per verba de presenti et anuli dationem et receptionem + respective in forma iuris et sacrorum canonum et omni meliori + modo, etc. Rogantes, etc. Actum Senis.--Ego Sigismundus Mannius + Ugolinius notarius rogatus. (_R. Archivio di Stato in Siena, + Scritture concistoriali_, ad annum). + +[36] 1544 Die dicto (5 februarii) de sero. + + Hieronymus de Ballatis _Prior_ + D. Achilles Orlandinus + Conterius de Sansedoniis + Franciscus Arengherius + + . . . . . et deliberaverunt declarare et declaraverunt D. Tulliam + de Aragona Sen. habitantem, non esse comprehensam in statuto + meretricium, dantes licentiam omnibus et quibuscumque personis + locandi domos dicte domine Tullie, et absque aliqua pena, et + mandaverunt fieri decretum dicte declarationis et licentie in + forma. Et fuit factum infrascripti tenoris: + + Spectatissimi Domini Executores Generalis Gabelle Magnifici + Comunis Sen., convocati et congregati solemniter, etc., audito + pluries Domino Aurelio Manno Ugolino procuratore et eo nomine + Nobilis domine Tullie filie quondam Constantii de Palmeriis de + Aragona et uxoris domini Silvestri de Guicciardis ferrariensis, + producente eius mandatum manu Ser Sigismundi Manni notarii, etc., + exponente qualiter praefata Domina Tullia ob novam compilationem + Statutorum Reipublicae Sen., a nonnullis videlicet indebite et + iniuste reputatur et diffamatur, eidem non licuisse nec licere + deferre nec portare vestes et alia ornamenta muliebra que licite + sunt et conveniunt personis honestis et nobilibus, et commorari et + habitare in locis civitatis in quibus licitum est habitare omnibus + personis honestis et nobilibus; et quia rei veritas est, quod + praefata D. Tullia ducet vitam honestissimam et propterea ea que + supradicta sunt sibi non debent quoque modo esse prohibita, + producente ad iustificationem predictum processum in Curia Domini + Capitanei Iustitie Civitatis Sen., manu ser Lactantii Lucarini + notarii publici Sen., nec non decretum magnificorum D. Secretorum + Officialium Balie manu Ser Alexandri Boninsegni Notarii publici + Sen., et petente in, de ut super predictis de opportuno iuris + remedio providero et pro iustitia consulente indemnitati prefate + Domine Tullie, servatis servandis, omni meliori modo; + + Habita plena notitia et clara informatione de omnibus supra + narratis de vita, moribus et honestate et qualitate dicte Domine + Tullie, visu processu predicto et summa inde lata, testibus in eo + examinatis decreto predicto, et omnibus denique visis, auditis et + consideratis que videnda et consideranda erant, vigore + auctoritatis eisdem concesse a Statutis Reipublicae Sen., servatis + servandis et omni meliori modo, etc., Solemniter deliberaverunt + prefatam D. Tulliam minime comprehendi in Statuto de meretricibus + et questus sui corporis facentibus desponente, sibique licuisse et + licere commorare et habitare in quibuscumque locis civitatis ad + suum libitum, et vestes ac habitum deferre prout et sicut et in + omnibus et per omnia licuit et licet personis et mulieribus + honestis et nobilibus, et ita sibi licentiam et facultatem + concesserunt, mandantes de predictis sibi publicum fieri decretum, + et illud inviolabiliter osservari a quibuscumque personis tam + publicis quam privatis sub pena comminationis arbitri quibuscumque + in contrarium non obstantibus, et omni meliori modo, rebus tamen + stantibus pro ut stant et non aliter nec alio modo. (_Archivio di + Stato in Siena, Buste degli esecutori di Gabella, 1544 gennaio I, + 1545 giugno 30, c. 12-13_). + +[37] Die 23 augusti (1544). + + Operta la cassa fu retrovata una politia et acusa del tenore + susseguente, cioè: + + _La Signora Tullia de Aragona per la pascha di Spirito Santo + portò la sbernia contro li Statuti. + + Ottaviano Tondi, Horatio Pecci, Il Signor Gaspare servitore del + Signor D. Giovanni._ + + Vide in filo processum agitatum super vita causa ex quo apparet + de sententia per quam fuit declaratum sibi licere portare + sberniam istantibus omnibus, etc., (_R. Archivio di Stato in + Siena, Decreti, polizze, ecc. del Capitano di Giustizia del 1544, + luglio-dicembre, c. 53_). + + I documenti da noi riportati a pag. XXXI-XXXVI furono rinvenuti + nell'Archivio di Stato di Siena dal compianto Luciano Banchi. + +[38] =Pecci G. A.= _Continuazione delle memorie storico-critiche della + città di Siena fino all'anno M.D.LII._Siena, Bindi, 1758, vol. + III, pag. 143. + +[39] Sonetto XXXVI. + +[40] =Biagi G.= op. cit.--=Bongi S.= _Il velo giallo di Tullia + d'Aragona_. Estratto dalla _Rivista critica della letteratura + italiana_, anno III, n. 3, marzo 1886. + +[41] "Le meretrici non possino portare vesti di drappo e seta d'alcuna + ragione, ma sibbene quante gioie e quanto oro e argento esse + vorranno, et sia tenuta portare un velo, o vero sciugatoio o + fazzoletto o altra peza in capo che habbi una lista larga un dito + d'oro o di seta o d'altra materia gialla e in luogo che ella possa + essere veduta da ciascuno; et tal segno debbia portare a fine che + elle sien conosciute dalle donne da bene e di honesta vita, sotto + pena se la ne mancheranno di scudi dieci in oro di oro di sole per + ciascheduna volta che le trasgrediranno e sian sottoposte al + Magistrato delli spettabili Otto di Balìa, alli spettabili + Conservatori di Legge, et alli Offitiali dell'Honestà intra li + quali magistrati habbi luogo la preventione da distribuirsi come + l'altre pene che di sotto si dichiareranno. (=Contini=. + _Legislazione toscana_, vol. I, pag. 332). + +[42] Edita dal =Bongi=, op. cit., ed ancora dal =Biagi=. + +[43] Archivio di Stato in Firenze. Luogotenenti e Consiglieri di S. E. + il Duca di Firenze. Deliberazioni, _ad annum_. + +[44] "La S.ra Tulja d'Araona a fronte alle dette dee dar per sua tassa + imposta come di sopra S. 40--4". Archivio di Stato in Roma, + _Fabbriche camerali_. + +[45] Il testamento fu rinvenuto nell'Archivio di Stato di Roma + dall'archivista Cav. Costantino Corvisieri.--"Del 1556 a dì 2 de + marzo. Al nome di Dio, &. Io Tullia de aragona sana per gratia di + Dio de mente et intelletto benchè inferma del corpo volendo + disporre dei miei beni acciò che doppo morte mia non ne nasca ad + alcuno lite o scandalo, ordino et faccio il mio ultimo testamento + et mia ultima volontà in questo modo che seguita, cioè: In prima + racomando l'anima mia all'altissimo Dio et alla sua gloriosa Madre + Vergine Maria et a tutta la corte del cielo. Lasso alla Lucretia + mia creata moglie di Matteo hoste questo fornimento di camera cioè + queste spalliere verde et questo letto ove io ora giaccio con suoi + matarazzi, lenzuoli para uno et una coperta, fuorchè lo sparviere, + et più una vesta di rascia negra usata aperta denanzi; + + Item un roverso rosso nuovo, cioè una sottana de roverso, una saia + biancha listata de pagonazo et una lionata, una montatura a la + romana, cioè panno listato et lenzolo, dieci scudi d'oro et sia + pagata del vino che io ho havuto da lei; + + Item lasso alla putta Christofora mia serva sia vestita di panno + ordinario negro et datole dieci scudi d'oro; item lasso alle + povere orfanelle cinque scudi d'oro; item lasso alle monache + convertite quella parte chelli viene in rigore della bolla; item + lasso alla compagnia del crocifisso un paramento di taffetà negro + leggiero semplice. + + Item lasso a Santo Agostino un mezo scudo di cera ogni anno per + ardere il dì de' morti a la mia sepoltura la quale se non serrà + arsa alla mia sepoltura da i frati non sia obligato l'herede a + darla più. Item lasso che ogni anno si dia mezo scudo per far dir + la messa di San Gregorio per l'anima mia. Item lasso a mastro + Panuntio medico una veste di rascia negra da medico che gli sia + fatta nuova. + + Item in tutti gli altri miei beni et in tutte le mie ragioni et + attioni tanto presenti come d'avenire dovunque siano o saranno io + instituisco e faccio e con la mia propria bocca nomino Celio che è + in protettione de Messer Pietro Cioccha scalco del cardinale + Cornaro, istituisco dicio et faccio detto Celio herede universale + al quale lascio tutti i miei beni ragioni et attioni per ragione + et causa de universale institutione con patto et conditione che + detti miei beni siano venduti et fattone dinari siano posti in + luogo chelli fructino nè possi disporre Celio nè altri della + principal somma di detti dinari sinchè detto herede non sia + all'età di anni venticinque, ma dell'entrata senne nutrisca et + serva per impa[ra] re littere et altre virtù. Et se detto herede + (che Dio non voglia) mancasse inanzi all'età di venticinque lascio + et substituisco herede in vita sua Messer Pietro Chiocca suo + protettore con condittione che ogni anno dia dieci scudi a una + povera orfana da maritarsi, il restante senne serva messer Pietro + per i suoi alimenti et dopo la morte di messer Pietro Chiocca si + stribuisca ogni cosa ad opere pie et queste debbiano essere le mie + ultime volontà, et mio ultimo testamento li quali voglio che + vaglino in virtù et forza di testamento et ultime volontà et se in + tal modo per alcun rispetto non potesse valere, voglio che vaglia + in virtù et forza di codicillo et di donatione infra vivi o per + causa di morte et in quel meglior modo che di ragione può e potrà + valere e sostenersi. Et per essere io impedita ho fatto scrivere + questo da persona a me fedele et io l'ho sottoscritto di mia + propria mano in fede della verità questo dì 2° di marzo 1556. + + Item lasso di essere sepelita in Santo Agostino e nella sepoltura + di mia madre et mia et alle mie esequie non voglio altro che i + frati di Santo Agostino et la compagnia del Crocifisso della quale + io sonno, et sia sepulta a ventiquattro hore senza cerimonie, + semplicemente. + + Et lasso et instituisco con ogni miglior modo et forma che fare et + instituire se puote esecutori di questo mio testamento il + Reverendo vescovo di Tolone e Messer Mario Fregapane, i quali + supplico per l'amor de Dio et per la fede che ho in loro signorie + che vogliano doppo la mia morte fare eseguire a puntino queste mie + ultime volontà per magior dechiaratione della quale io come di + sopra ho detto mi sottoscrivo di mia propia mano. + + Io Tullia Aragona affermo quanto sopra et instituisco herede + universale Celio come di sopra ho detto. _A tergo autem_, ecc + L'entroacluso è il testamento di me Tullia Aragona il quale ho + sottoscritto de mia propria mano et ligatolo con el filo et + sigillatolo sopra esso filo il quale consegno a M. Virgilio + Grandinelli notario pubblico presenti li testimonii sottoscritti + da me rogati et non voglio sia aperto se non doppo la morte mia, + et in fede di ciò mi sottoscrivo di mia propria mano. Io Tullia + Aragona manu propria. _Quorum testium etc. (Archivio di Stato in + Roma, Not. A. C. vol. 6298, num. 69)_. + + +[46] Il malevolo Giraldi scriveva di lei che aveva il viso non bello + nè piacevole "il quale oltre la bocca larga et le labbra sottili + era disordinato da un naso lungo, gibbuto et nella estrema parte + grosso et atto a porre sommo difetto in ogni bella faccia s'egli + tra le guancie vi fosse posto. (_Ecatommiti_, loc. cit.) + +[47] In una lettera datata di Venezia li 6 giugno 1537 e scritta allo + Speroni esaltandogli il suo _Dialogo_egli diceva: La Tullia ha + guadagnato un tesoro che per sempre spenderlo mai non iscemerà, e + l'impudicitia sua per sì fatto onore può meritamente essere + invidiata dalle più pudiche e dalle più fortunate. + +[48] Nella commedia del Razzi intitolata la _Balia_(Firenze 1560) in + fine della scena VII dell'atto III leggesi: + + LIVIO (_padrone_). Io non conobbi mai giovane di più alto animo + di lei e di più elevato spirito + + BROZZI (_famiglio_). O degli uomini inferma e instabil mente! Pur + ora la chiamaste puttana e femmina di mondo, ed ora per contrario + dite tanto ben di lei? + + LIVIO. Sarebbe forse la prima nobile e d'animo grande che è stata + puttana? Che è stata la Tullia d'Aragona, Isabella di Luna e + altre? + + Anche il Lasca che pure si atteggia, benchè un po' tardi, ad + amante della Tullia, nel XXII madrigale lagnandosi che la sua + donna, anch'essa cortigiana + + lodata ancor non sia + con dolce stile e soave armonia, + + dice che + + celebrar si sente ognora + con gloria alta e divina + e Tullia e Totta e Fioretta e Nannina + che, bench'elle sieno oggi al mondo rare, + non si ponno agguagliare + alla Cecca gentil che m'innamora. + +[49] Noli discedere a muliere sensata et bona, quam sortitus es in + timore Domini: gratia enim verecundiae illius super aurum. + (_Eccl_. VII, 21). + +[50] =Cereseto G. B.= _Storia della poesia in Italia_. Milano, + Silvestri, 1857, vol. I. + +[51] =Aretino P.= _Ragionamenti_. Cosmopoli, 1660, parte I, giornata + III.--=Graf A.= op. cit. pag 19 e seg. + +[52] Il Domenichini nelle sue _Facetie, etc._pag. 32, ricorda una + disputa che alcuni cortigiani ebbero in casa dell'Aragona sui + pregi del Petrarca. + +[53] Vedi nota a pag. 29. + +[54] Per i riscontri usiamo delle _Rime di _=F. Petrarca=_con + l'interpretazione di _=G. Leopardi =_e con note inedite di _=F. + Ambrosoli=. Firenze, Barbèra, 1879. + +[55] Questo dialogo fu edito in Venezia dal Giolito nel 1547 in-8 e + ristampato a Milano nel 1864 dal Daelli nella sua _Biblioteca + rara_con prefazione di Eugenio Camerini (Carlo Téoli). + +[56] _Il Meschino e il Guerino_. Poema. In Venezia, per Gio. Battista + Melchior Sessa, 1560, in-4. + +[57] =Crescimbeni=, op. cit., vol. I, c. 341. + +[58] =Gordon di Percel.= _Biblioth. des Romans_, tom. II, pag. + 193.--=Crescimbeni=, op. cit., vol. I, carte 331.--=Fontanini G.= + _Dell'eloquenza italiana_, lib. I, cap. XXVI.--=Zambrini F.= _Le + opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV ecc._Bologna, + Zanichelli, 1878.--=Melzi=. _Bibliografia dei romanzi di + cavalleria in versi e in prosa italiani_.__Milano, Daelli, 1865. + +[59] Produciamo a saggio del nostro asserto due sole ottave: + + Ma de l'ostier l'innamorata figlia + non potendo frenar l'accesa voglia, + ch'ognun dorma per casa il tempo piglia + e poi d'ogni timor lieta si spoglia: + disiando il camin di molte miglia, + non pensa che 'l Meschin se ne distoglia: + ponglisi a canto ignuda, e gli si accosta + nè fu pari a la voglia la risposta. + + Sveglia messer Brandisio, e fagli offerta + de la da lui già ricusata preda, + de la qual poi che 'l francioso s'accerta + non sa s'ancor ben chiaramente creda + s'ei non esce a battaglia più aperta + dicendo: E basta che mi si conceda, + ridendo seco, e franco s'appresenta + di sorta tal che la mandò contenta. + +[60] Mentre il Meschino è condotto alla corte di Pacifero le guide + ammirandone il femmineo volto gli chieggono se egli sia uomo o + donna: inteso essere uomo gli manifestano l'uso del paese, che + ricordava quello di Sodoma. Il Meschino si sdegna, e vorrebbe non + entrare in tal corte, ma il re gli fa promettere che sarebbe + rispettato, e l'accolse benignamente con ogni onore. + + E poi la sera volse ch'egli andasse + a cena seco e fu sopra un tappeto + disteso in terra, e tal fu la sua asse; + ma quel lussurioso ed indiscreto + senza aspettar che più 'l Meschin cenasse, + per mano il piglia e con atto inquieto + lo sfrenato desir gli fa palese + onde 'l Meschin di collera s'accese. + + Rinchiuso in prigione per non aver voluto soddisfare Pacifero, + vien salvato dalla figliuola del re, che innamoratasi di lui va + continuamente a trovarlo ove spesso + + . . . . . abbraccia al Meschin suo la gola + ma ben che freddamente fosse centa + da lui nel mezzo con le braccia, fece + quel che stimar si può, ma dir non lece. + + E dopo due sole altre ottave l'innamorata donzella apparisce + gravida. + +[61] Cf. =Rajna P=. _Ricerche intorno ai Reali di Francia_. Bologna, + Romagnoli, 1872.--Il Zambrini e il Melzi citano le edizioni del + _Guerino_ nell'ordine seguente: Venezia 1473, Bologna 1475, Venezia + 1477, ivi 1480, Milano 1480, ivi 1482. L'Aragona ignorava forse + l'autore di esso che il Rajna afferma essere Maestro Andrea de' + Magnabotti da Barberino di Valdelsa maestro di canto. + + + + + +RIME DI TULLIA D'ARAGONA + + +A DONNA ELEONORA DI TOLEDO +DUCHESSA DI FIRENZE + +*** + + +TULLIA D'ARAGONA + + +Io so bene nobilissima e virtuosissima Signora Duchessa, che quanto la +bassezza della condizion mia è men degna della altezza di quella di +V. Eccell. tanto la rozzezza de' componimenti miei è minore dello +ingegno e giudicio suo; e per questa cagione, sono stata in dubbio +gran tempo se io dovessi indirizzare a così grande e così onorato nome +quanto è quello di V. Eccell., così picciola e così ignobile fatica, +come è quella de' sonetti composti da me più tosto per fuggir l'ozio +molte volte, o per non parer scortese a quelli che i loro mi aveano +indirizzati, che per credenza di doverne acquistar fama o pregio +alcuno appresso le genti. Ma desiderando io di mostrare in qualche +modo qualche parte della devotissima servitù mia verso V. Eccell. per +gli obblighi che le ho molti e grandissimi sì a lei, e sì a quella +dello invitto e gloriosissimo consorte suo, presi ardimento, e mi +risolsi finalmente di non mancare a me medesima, ricordandomi che i +componimenti di tutti gli scrittori hanno in tutte le lingue, e +massimamente quegli de' poeti, avuto sempre cotal grazia e preminenza, +che niuno quantunque grande, non solo non gli ha rifiutati mai, ma +sempre tenuti carissimi. Perchè io ancorchè, come ho detto, conosca +benissimo così l'altezza dello stato suo, come la bassezza della +condizione mia, presento umilmente con devotissimo cuore queste mie +poche, basse e picciole fatiche, alle moltissime, grandissime e +altissime virtù di lei, pregandola con tutto l'animo non al dono +voglia nè a chi dona, ma a sè medesima riguardare. + + + + +I. -- Al Duca di Firenze + +Se gli antichi pastor di rose e fiori +sparsero i tempii, e vaporar gli altari +d'incenso a Pan, sol perchè dolci e cari +avea fatto a le Ninfe i loro amori: + +quai fior degg'io Signor, quai deggio odori, +sparger al nome vostro, che sian pari +a i merti vostri, e tante, e così rari, +ch'ognor spargete in me grazie e favori? + +Nessun per certo tempio, altare, o dono +trovar si può di così gran valore, +ch'a vostra alta bontà sia pregio eguale. + +Sia dunque il petto vostro, u' tutte sono +le virtù, tempio; altare, il saggio core; +Vittima, l'alma mia, se tanto vale. + +[V. 7 B. pari.; D. cari.] + + + +II. -- Allo stesso +_(Cod. Magliabecchiano, II, I, IV)._ + +Se gli antichi pastor di rose e fiori +sparsero i tempii, e vaporar gl'altari +di maschi incensi a Vener, poichè cari +fece e dolci alle Ninfe i loro amori: + +a voi, che sceso dai più nobil cori +degl'angiol sete, e ch'ai desiri miei cari +rendete i favor, quai più rari +fiori offrirò io? quai grati odori? + +Veramente non tempio, altare, o dono +trovar si può di tal pregio e valore, +ch'a vostra cortesia sia merto uguale; + +fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sono +alti pensieri; e 'l saggio vostro core +fia altar; vittima, l'alma mia immortale, + +[V. 6. Nel mss. leggesi: _miei o cari_.] + + +III. -- Allo stesso + +Signor, pregio e onor di questa etade, +cui tutte le virtù compagne fersi, +che con tante bell'opre e sì diversi +effetti gite al ciel per mille strade: + +quai fien, che possan mai tante, e si rade +doti vostre cantar prose, nè versi? +In voi solo (e son parca) può vedersi +giunta a sommo valor, somma bontade. + +Voi saggio, voi clemente, voi cortese; +onde nel primo fior de' più verd'anni +vi fu dato da Dio sì grande impero, + +per ristorar tutti gli andati danni: +e, con potere eguale al bel pensero, +por sempiterno fine a tante offese. + +[V. 7 B. sol, - 13 pensiero.] + + + +IV. -- Allo stesso + +Signor d'ogni valor più d'altro adorno: +Duce fra tutti i Duci altero e solo: +Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo, +e donde parte, e donde torna il giorno, + +non vede pari il sol girando intorno: +me, che quanto più so v'onoro, e colo, +prendete in grado, e scemate il gran duolo +de l'altrui ingiusto oltraggio, e indegno scorno. + +Nè vi dispiaccia, ch'el mio oscuro e vile +cantar, cerchi talor d'acquistar fama +a voi più ch'altro chiaro, e più gentile; + +non guardate Signor, quanto lo stile +vi toglie (ohimè) ma quel che darvi brama +il cor, ch'a vostra altezza inchina umile. + +[V. 9 D. scuro.] + + +V. -- Allo stesso + +Nuovo Numa Toscan, che le chiar'onde +del tuo bel fiume inalzi a quegli onori +ch'ebbe già il Tebro; e le stelle migliori +girano tutte al gran valor seconde; + +le tue virtuti a null'altre seconde, +alto suggetto a i più famosi cori, +da l'Arbia, ond'oggi ogni bell'alma è fuori, +mi trasser d'Arno a le felici sponde. + +E al primo disio, nuovo disire, +m'accende ognor la tua bontà natìa: +tal che miglior non spero, o bramo albergo. + +Così potessi un dì farmi sentire +cortese no, ma grata con la mia +zampogna, ch'a te sol, bench'indegna, ergo. + +[V. 1 E. Novo; chiare.] +[2 innalzi a quegl'onori.] +[6 ai.] +[7 Dall'; infiori.] +[9 novo.] +[11 talchè.] +[12 potess'io.] +[14 che a te.] +[È inserito anche nei _Componimenti poetici delle più illustri +rimatrici_ raccolti da LUISA BERGALLI. Parte prima, che contiene le +rimatrici antiche fino all'anno 1573. In Venezia 1726, appresso +Antonio Mora, _con licenza de' superiori e privilegio_, pag. 110.] + + + +VI. -- Allo stesso +_(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + +Almo Pastor, che godi alle chiar'onde +del più bel fiume che Toscana onori, +cui s'aggiran le grazie e i santi amori, +lieti spargendo intorno fiori e fronde: + +le tue virtuti a null'altro seconde, +alto soggetto a più gentil pastore, +da i colli ornati già di mille allori, +mi volser con mie gregge a le tue sponde. + +E al primo mio disir, nuovo disire, +aggiunto ha dentr'al cor tua cortesia, +che in le tue piagge eterno sia 'l mio albergo; + +e vorrei bel almen farmi sentire +grata al tener della zampogna mia, +ma a dir el ver tant'alto el suon non ergo. + + +VII. -- Allo stesso + +Signor, che con pietate alta e consiglio, +(onde tanto più ch'altro al mondo vali) +venisti a medicar gli antichi mali, +del fiorito per te purpureo giglio; + +io che scampata da crudele artiglio, +provo gli acerbi e ingiuriosi strali +quanto sian di fortuna aspri e mortali, +a te rifuggo in sì grave periglio; + +e solo chieggo umil, che come l'alma +secura vive omai ne la tua corte, +da la vicina e minacciata morte, + +così la tua mercè di ben n'apporte +tanto, che l'altra mia povera salma +libera venga per le ricche porte. + +[V. 12 B. m'apporte.] +[Questo sonetto leggesi anche nel_: Libro primo delle rime spirituali, +parte nuovamente raccolte da più autori, parte non più date in +luce_. In Venetia, al segno della Speranza, M.D.L. in-12, a carte 40.] + + + +VIII. -- Allo stesso + +Dive che dal bel monte d'Elicona +discendete sovente a far soggiorno +fra queste rive, ond'è che d'ogn'intorno +il gran nome Toscan più altero sona: + +d'eterni fior tessete una corona +a lui, che di virtù fa 'l mondo adorno, +sceso col fortunato Capricorno, +per cui l'antico vizio n'abbandona. + +E per me lodi, e per me grazia a lui +rendete, o Dive, che lingua mortale, +verso immortal virtù s'affanna indarno. + +Quest'è valor, quest'è suggetto tale, +che solo è da voi sole, e non d'altrui: +così dicea la Tullia in riva d'Arno. + +[V. 4 B. suona.] + + +IX. -- Allo stesso + +Nè vostro impero ancor che bello e raro, +nè d'argento e di gemme ampia ricchezza, +che men da chi più sa si brama e prezza, +vi fanno al mondo sì famoso e chiaro: + +quanto l'aver, Signor pregiato e caro, +la ben nata e gentil anima avvezza, +con severa pietate e dolce asprezza +perdonar, e punir, ch'oggi è sì raro. + +Queste vi fanno tal, lunge e dappresso, +ch'al grido sol del vostro nome altero +l'alma s'inchina, e come può vi onora. + +E se al caldo disìo fia mai concesso +stile al suggetto ugual, ritrarne spero +fama immortal, dopo la morte ancora. + +[V. 1 E. degno e raro.] +[10 Che al.] +[11 v'onora.] +[12 desio.] +[13 soggetto.] +[B. egual.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 110.] + + + +X. -- Alla Duchessa di Toscana + +Non così d'acqua colmo in mar discende, +nè di tante dorate arene vago +si mostra al suo paese il ricco Tago, +d'onde 'l nome real di voi si prende, + +come del valor vostro a noi si stende +di mille opre divine alto ampio lago: +e quante (benchè in dir nulla m'appago) +bellezze scorge in voi chi dritto intende. + +Quest'è l'arena d'oro, e queste l'onde +di beltate e virtù, che 'l bello e santo +animo e volto vostro, a l'Arno infonde. + +Non più la Spagna omai gioisca tanto, +che s'ella ha 'l Tago con l'aurate sponde, +Leonora avrem noi con maggior vanto. + +[V. 14 B. avremo.] + + +XI. -- Alla stessa + +O qual vi debb'io dire o Donna o Diva, +poi che tanta beltà, tanto valore +riluce in voi, che 'l vostro almo splendore +abbaglia qual fu mai fiamma più viva? + +Mi dice un bel pensier che di voi scriva, +e renda grazie, e qual si deve onore; +ma dove s'erge l'animoso core, +non giunge penna, o voce umana arriva. + +So ch'ogni alto favor da voi mi viene, +come la luce al dì da quella stella, +che surge in oriente innanzi al Sole. + +Ma poi che pur al fin mal si conviene +a tanta altezza l'umil mia favella, +v'appaghi il core in vece di parole. + + + +XII. -- Alla stessa + +Donna reale, a i cui santi disiri +grazia già fece la bontà superna +di me, ch'or fatto son chiara lucerna +sopra i celesti, ardenti, alti zafiri; + +poi che fuor di sospetto e di martiri, +godo del ben che ne l'alme s'interna, +deh! non turbate la mia pace eterna +col pianto vostro, e co' i vostri sospiri. + +Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra; +dove luogo non ha terreno affetto; +e co' i piè calco gli stellanti chiostri. + +E se quassù giungesser gli occhi vostri, +vedendo fatto me novo angeletto, +qui bramareste, e non vedermi in terra. + +[V. 1 B. a cui i.] + + +XIII. -- Alla stessa + +S'a l'alto Creator de gli elementi +sete, Donna Real, cotanto cara, +che de la stirpe vostra altera e rara, +volle ornare i suoi chiostri eterno ardenti; + +e s'or, per acquetar vostri lamenti, +vi rende il cambio di quell'alma chiara, +che di voi nata, tutto 'l ciel rischiara, +a Dio lode cantando in dolci accenti; + +ragion è ben, che con eterni onori +vi cantin tutti gli spirti più rari, +com'onorata in terra e in ciel gradita. + +Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori, +suonino i tempii, e fumino gli altari, +che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita. + +[V. 3 B. De la stirpe vostra.] +[6 Il principino D. Pietro morì il 10 giugno 1 47, e D. Garzia nacque +il 5 luglio dello stesso anno.] + + + +XIV. -- A Maria Salviati de' Medici + +Anima bella che dal padre eterno +creata prima in ciel nuda e immortale, +or vestita di vel caduco e frale, +mostri qua giuso il gran valore interno: + +da gli alti chiostri in questo basso inferno +u' si n'aggrava il rio peso mortale, +scendesti a torne noia e a darne l'ale +al sommo bello, al sommo ben superno; + +chiunque te pur una volta mira, +sente sgombrar da l'alma ogni vil voglia, +e arder tutta di celeste amore. + +Dunque ver me col divin raggio spira +del disiato tuo santo favore, +ch'io voli al Ciel con la terrena spoglia. + +[V. 7 E. ne.] +[9 B. sol.] +[11 Ed; tutto. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 111.] + + +XV. -- Alla stessa +_(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + +Anima bella, che dal Padre eterno +pura fosti creata e immortale, +e ingombra di velo oscuro e frale, +pur di fuor mostri il tuo valor interno: + +dal ciel scendesti in questo vivo inferno, +u' n'aggrava il terren peso mortale, +per innalzarne dibattendo l'ale +al sommo bello, e sommo ben superno. + +Tu di casti pensier, d'onesta voglia +ingombri l'alma a chi tuo esempio mira, +e le fai vaghe del verace amore. + +Dunque ver me col vivo raggio spira +del desiato tuo almo favore, +ch'io m'erga, e inalzi al ciel da questa spoglia. + + + +XVI. -- A. D. Luigi di Toledo + +Spirto gentil, che dal natìo terreno +la chiarezza del sangue, e dal ciel chiara +anima avesti, e a cui d'ogni più rara +virtù colmar le sante Muse il seno; + +poi che 'l cor vostro è d'alto valor pieno, +e real cortesia da voi s'impara, +non mi sia, prego, vostra mente avara +di ciò, ch'altrui donando, non vien meno. + +Voi sete quel, ch'avete ambe le chiavi +di quegli eccelsi, e gloriosi cori +che fan più ch'ancor mai felice l'Arno; + +or volgetele a me così soavi, +ch'entro raccolta, mai non esca fuori; +e prego umil non sia 'l mio prego indarno. + + +XVII. -- A D. Pedro di Toledo + +Ben si richiede al vostro almo splendore +del chiaro sangue, e a la virtù eccellente, +che si canti Signore eternamente +ne' giochi di Parnaso il vostro onore; + +ond'è ch'a dir di voi, dentr'al mio core +s'accende ognor un vivo foco ardente; +ma come a l'alta impresa non si sente +l'anima ugual, si spenge il novo ardore. + +Non s'assicura nel profondo seno +di vostre glorie entrar mia navicella +sotto la scorta del mio cieco ingegno. + +Solchi 'l gran mar di vostre lodi a pieno +più felice alma, a cui più chiara stella +porga favore in più securo legno. + + + +XVIII. -- A Pietro Bembo + +Bembo, io che fino a qui da grave sonno +oppressa vissi, anzi dormii la vita, +or da la luce vostra alma infinita, +o sol d'ogni saper maestro e donno, + +desta apro gli occhi, sì ch'aperti ponno +scorger la strada di virtù smarrita; +ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita +de la parte miglior per voi m'indonno: + +e quanto posso il più mi sforzo anch'io, +scaldarmi al lume di sì chiaro foco, +per lasciar del mio nome eterno segno. + +E o non pur da voi si prenda a sdegno +mio folle ardir, che se 'l sapere è poco, +non è poco, Signor, l'alto disìo. + +[V. 2 B. dormì; - C. D. dormii.] +[3 E. dalla.] +[12 Ed oh! - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 111.] + + +XIX. -- A Ridolfo Baglioni + +Signore in cui valore e cortesia +giostrano insieme ognor tanto ugualmente, +che discerner non puote umana mente, +di qual di lor più la vittoria sia; + +mia fredda Musa a voi già non s'invia +per celebrar vostra virtute ardente; +ma perch'in voi nomar conosce e sente, +sorger nel vostro onor la gloria mia. + +Ben porta nel mio core un caldo affetto +il vivo lume vostro, ch'è sì chiaro, +che risplender si vede in ogni parte. + +Ma prenda voi per degno alto suggetto, +chi al quieto Apollo è tanto caro, +quanto voi sete al bellicoso Marte. + +[V. 2 B. egualmente;] +[8 C. scorger.] + + + +XX. -- A Francesco Crasso + +La nobil valorosa antica gente, +che di novo i fratelli ancisi vede, +e in acerbo esilio a pianger riede, +Signore, a te, s'inchina umilemente. + +E potendo vendetta arditamente +gridar da' monti, e piaghe, e mille prede, +mercè sola e pietate a te richiede, +di comune voler, pietosamente. + +O sanator de le ferite nostre, +mira la velenosa e cruda rabbia, +che 'l sangue giusto, ingiustamente sugge. + +Così tosto avverrà, ch'in te si mostre, +com'a gran torto, tanti danni or abbia +la gente, cui pietate e doglia strugge. + +[V. 2 B. D. E. nuovo.] +[6 B. C. D. E. de' morti. _Componimenti poetici_, ecc., +ediz. cit. pag. 112.] + + +XXI. -- Al Molza + +Poscia (ohimè) che spento ha l'empia morte +l'alma gentil, ch'in sua più verde etade, +a gran passi salìa l'erte contrade +che menan dritto a la superna corte; + +chi fia che leggi così crude e torte, +spirti amici d'onor e di bontade, +non pianga meco ognor, ch'a le più rade +virtù die' sempre il ciel vite più corte? + +Molza ben pianger dei, poi ch'al camino +ove ti sprona un disusato ardire, +perduta hai meco la più fida scorta. + +Io per me dopo sì fero destino +non voglio altro, non deggio che morire +se morir deve e puote, chi è già morta. + +[V. 1 B. l'avara; C. D. empia.] + + + +XXII. -- Al Colonnello Luca Antonio + +Poi che rea sorte ingiustamente preme +voi, ch'alto albergo sete di valore, +sento, spirto gentil, un tal dolore, +che con voi l'alma mia ne giace insieme. + +L'anima mia ne giace, e 'l petto geme, +di non poter mostrar nel riso il core, +a voi, cui bramo con perpetuo onore, +piacer servendo, insino a l'ore estreme + +Il disìo d'ora in ora a voi mi porta: +quindi rispetto onesto mi ritiene: +e disvoler conviemmi quel ch'io voglio. + +In sì dubbioso stato mi conforta, +che ben v'è noto quel che si conviene, +e questo fa minore il mio cordoglio. + +[V. 1 E. Poichè.] +[2 siete.] +[8 all'ore. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 112.] + + +XXIII. -- Ad Ugolino Martelli + +Mentre ch'al suon de i dotti ornati versi, +fate d'Arno suonar l'ampie contrade, +cantando insieme a più ch'ad una etade +con le virtù, ch'a voi sì amiche fersi, + +a me, caro Martel, sono tanto avversi +i fati, ch'ogni ben dal cor mi cade; +e per occulte, solitarie strade, +vo' lagrimando il dì che gli occhi apersi. + +Tal che del pianto mio, del mio languire, +languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso, +e le fiere e gli augelli in ogni parte. + +Voi mentre affligge me l'empio martire, +deh! consolate lo mio spirto lasso, +con vostre eterne e onorate carte. + + + +XXIV. -- Allo stesso + +Più volte, Ugolin mio, mossi il pensiero +per risonar con la zampogna mia, +vostra rara virtute e cortesia, +poggiando al ciel col bel suggetto altero. + +Ma, lassa, invan m'affanno (o destin fero) +che roco è 'l suono, e la mia sorte ria, +sì dietro a i miei dolor tutta m'invia, +che levarmi da terra, unqua non spero. + +Cantino altri di voi tanti pastori, +che pascon le lor gregge a l'Arno intorno, +a cui le Muse, a cui fortuna è amica; + +io s'unqua al mio felice stato torno, +non pur non tacerò miei santi ardori, +ma voi sarete mia maggior fatica. + +[V. 1 E. movo] +[10 greggie.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 115.] + + +XXV. -- Allo stesso +_(Cod. Vat. Ottob. 1595)._ + +Ho più volte, Signor, fatto pensiero +di risonar con la zampogna mia, +di te il valor e l'alta cortesia, +salendo al ciel presso al suggetto altiero. + +Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero, +che roco è 'l suono, e mia fortuna rìa, +sì dietro a miei dolor tutta m'invia, +che levarmi di terra indarno spero. + +Cantin di te tanti gentil pastori, +che pascon le lor greggie al Po d'intorno, +a cui le Muse, a cui fortuna è amica: + +forse il mio Mopso ancor, fatto ritorno, +farà sentir non pur suoi bassi amori, +ma tu sarai la sua maggior fatica. + +[Questo sonetto diretto prima al Martelli, appare qui scritto per il +Muzio come chiaramente rilevasi dal nome di _Mopso_.] + + + +XXVI. -- Allo stesso + +Ben sono in me d'ogni virtute accese +le voglie tutte, e gli spirti alto intenti; +ma 'l poter e l'oprar sì freddi e spenti, +ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese. + +Onde non lodi no, ma gravi offese +mi son le rime vostre, e però tenti +vostr'alto stil, fra tante e sì eccellenti, +mille di lui cantar più degne imprese. + +Ben può celar il ver finta bugia, +a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte: +ma non sì ch'ei non vinca, e 'n sella stia, + +dunque per più secura e corta via, +rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte, +ch'in altrui molto, in me poco sarìa. + +[Risposta al sonetto, del Martelli: _Se lodando di voi quel che palese._] + + +XXVII. -- A Benedetto Varchi + +Varchi, da cui giammai non si scompagna +il coro de le Muse, e ch'a l'affanno +com'a la gioia, a l'util com'al danno, +sempre avete virtù fida compagna; + +qual monte, o valle, o riviera, o campagna, +non sarìa a voi più che dorato scanno: +se come fumo innanzi a lei sen vanno +gli umani affetti, ond'altri più si lagna? + +O perchè errar a me così non lice +con voi pe' i boschi, com'ho 'l core acceso, +de l'onorate vostre fide scorte? + +Ch'avendo ogni pensiero al cielo inteso, +vivendo viverei vita felice, +e morta sperarei vincer la morte. + + + +XXVIII -- Allo stesso + +Varchi, il cui raro e immortal valore, +ogni anima gentil subito invoglia, +deh! perchè non poss'io, com'ho la voglia +del vostro alto saver colmarmi il core? + +che con tal guida so ch'uscirei fore, +de la man di fortuna, che mi spoglia +d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia +cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore. + +Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte +contrasta a così onesto e bel desire, +sol perchè manch'io sotto l'aspre some. + +Ma s'i me pur così convien finire, +la penna vostra almen, levi il mio nome +fuor degli artigli d'importuna morte. + +[V. 4 E. saper.] +[5 fuore.] +[6 Delle.] +[11 Sol perch'io manchi.] +[_Componimenti poetici_, ecc. ediz. cit. pag. 113.] + + +XXIX. -- Allo stesso + +Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo, +quel che sol di virtute è ricco e adorno, +quel che col suo splendor un lieto giorno +chiaro ne mostra a l'uno e all'altro polo: + +quel sete Varchi voi, quel voi che solo, +fate col valor vostro oltraggio e scorno +a i più lontan, non ch'ai vicin d'intorno; +ond'io v'ammiro, riverisco e colo. + +E di voi canterei mentre ch'io vivo, +s'al gran suggetto il mio debile stile, +giunger potesse di gran spazio almeno. + +O pur non fosse a voi noioso e schivo +questo mio dire, scemo e troppo umile: +che per voi renderassi altero e pieno. + + + +XXX. -- Allo stesso + +Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati, +sieno al bel gregge tuo, dolce pastore +vero d'Arcadia e di Toscana onore, +più chiaro fra i più chiari e più pregiati: + +se tanto in tuo favor girino i fati, +che mai tor non ti possa il dato core +Filli, nè tu a lei tuo santo amore, +onde vi gridi ogni uom saggi e beati: + +dinne, caro Damon, s'alma sì vile +e sì cruda esser può, ch'essendo amata +renda invece d'amor tormenti e morte. + +Ch'io temo (lassa) se 'l tuo dotto stile +non mi leva il dubbiar, d'esser pagata +di tal mercede, sì dura è mia sorte. + +[V. 7 E. casto.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + +XXXI. -- Allo stesso + +Dopo importuna pioggia +s'allegrano i pastor, quando 'l sereno +ciel si discopre lor di stelle pieno; + +e dopo 'l corso de l'instabil luna, +ne l'apparir del sole, +gioisce ogni animal che brama il giorno; + +e l'alto Dio lodar ben spesso suole, +dopo l'aspra fortuna, +spaventato nocchier al porto intorno; + +e 'l Varchi è al suo ritorno +seren, sol, porto: e chi ha d'onor disìo, +si rallegra, gioisce e loda Iddio. + +[V. 10 B. Varchi al; C. D. Varchi è al.] + + + +XXXII. -- A Girolamo Muzio + +Voi ch'avete fortuna sì nimica, +com'animo, valor e cortesia, +qual benigno destino oggi v'invia +a riveder la vostra fiamma antica? + +Muzio gentile, un'alma così amica +è soave valore a l'alma mia, +ben duolmi de la dura e alpestra via +con tanta non di voi degna fatica. + +Visse gran tempo l'onorato amore +ch'al Po già per me v'arse. E non cred'io +che sia sì chiara fiamma in tutto spenta. + +E se nel volto altrui si legge il core, +spero ch'in riva d'Arno il nome mio +alto sonar ancor per voi si senta. + +[V. 1 E. nemica.] +[13 all'Arno.] +[14 Alto per voi suonare ancor si senta.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 113.] + + +XXXIII. -- Allo stesso + +Fiamma gentil che da gl'interni lumi +con dolce folgorar in me discendi, +mio intenso affetto lietamente prendi, +com'è usanza a tuoi santi costumi; + +poi che con l'alta tua luce m'allumi +e sì soavemente il cor m'accendi, +ch'ardendo lieto vive e lo difendi, +che forza di vil foco nol consumi. + +E con la lingua fai che 'l rozo ingegno, +caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi +per cantar tue virtuti in mille parti; + +io spero ancor a l'età tarda farsi +noto che fosti tal, che stil più degno +uopo era, e che mi fu gloria l'amarti. + +[V. 5 E. coll'alta.] +[8 foco lo consumi.] +[14 d'amarti.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + + +XXXIV. -- Allo stesso + +Spirto gentil, che vero e raro oggetto +se' di quel bel, che più l'alma disìa, +e di cui brama ognor la mente mia +essere al tuo cantar caro suggetto; + +se di pari n'andasse in me l'effetto +con le tue lode, onor render potrìa +mia penna a te; ma poi mia sorte rìa +m'ha sì bramato onor tutto interdetto. + +Sol dirò, che seguendo la sua stella, +l'anima tua da te fece partita, +venendo in me, com'in sua propria cella; + +e la mia, ch'ora è teco insieme unita, +ten può far chiara fede, come quella, +che con la tua si mosse a cangiar vita. + +[V. 2 D. Sei; E. desia.] +[5 si andasse.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag, 116. - Risposta al +sonetto del Muzio: _Donna, il cui grazioso e altero aspetto_.] + + +XXXV. -- A Bernardo Ochino + +Bernardo, ben potea bastarvi averne +co 'l dolce dir, ch'a voi natura infonde, +qui dove 'l re de fiumi ha più chiare onde, +acceso i cuori a le sante opre eterne; + +che se pur sono in voi pure l'interne +voglie, e la vita al vestir corrisponde, +non uom di frale carne e d'ossa immonde, +ma sete un voi de le schiere superne. + +Or le finte apparenze, e 'l ballo, e 'l suono, +chiesti dal tempo e da l'antica usanza, +a che così da voi vietati sono? + +Non fora santità, fora arroganza +torre il libero arbitrio, il maggior dono +che Dio ne diè ne la primiera stanza. + + + +XXXVI. -- Ad Emilio Tondi + +Siena dolente i suoi migliori invita +a lagrimar intorno al suo gran Tondi, +al cui valor ben furo i cieli secondi, +poscia invidiaro l'onorata vita. + +Marte il pianger di lei col pianto aita, +morto 'l campion, cui fur gli altri secondi; +io prego i miei sospir caldi e profondi, +ch'a sfogar sì gran duol porgano aita. + +So che non pon recar miei tristi accenti, +a voi, messer Emilio, alcun conforto, +che fra tanti dolori il primo è 'l vostro. + +Ma 'l duol si tempri; il suo mortale è morto; +vive 'l suo nome eterno fra le genti: +l'alma trionfa nel superno chiostro. + + +XXXVII. -- A Tiberio Nari + +Se veston sol d'eterna gloria il manto +quei che l'onor più che la vita amaro, +perchè volete voi, gentil mio Naro, +render men bella con acerbo pianto + +quella lode immortale e chiara tanto, +di cui mai non sarà chi giunga al paro +del valoroso vostro fratel caro, +che morendo portò di morte 'l vanto? + +Scacciate 'l duol è rasserenate il volto; +e le unite da lui nemiche spoglie +sacrate a lui, che già trionfa in cielo. + +E da questo mortal caduco velo +più che mai vivo, ormi libero e sciolto, +par ch'a seguirlo ogni bell'alma invoglie. + + + +XXXVIII. -- A Piero Manelli + +Poi che mi diè natura a voi simile +forma e materia, o fosse il gran Fattore, +non pensate ch'ancor disìo d'onore +mi desse, e bei pensier, Manel gentile? + +Dunque credete me cotanto vile, +ch'io non osi mostrar cantando, fore, +quel che dentro n'ancide altero ardore, +se bene a voi non ho pari lo stile? + +Non lo crediate, no, Piero, ch'anch'io +fatico ognor per appressarmi al cielo, +e lasciar del mio nome in terra fama. + +Non contenda rea sorte il bel desìo, +che pria che l'alma dal corporeo velo +si scioglia, sazierò forse mia brama. + +[V. 7 D. m'ancide.] + + +XXXIX. -- Allo stesso + +Amore un tempo in così lento foco +arse mia vita, e sì colmo di doglia +struggeasi 'l cor, che quale altro si voglia +martir, fora ver lei dolcezza e gioco. + +Poscia sdegno e pietate a poco a poco +spenser la fiamma, ond'io più ch'altra soglia +libera da sì lunga e fera voglia, +giva lieta cantando in ciascun loco. + +Ma 'l ciel nè sazio ancor (lassa) nè stanco +de' danni miei, perchè sempre sospiri, +mi riconduce a la mia antica sorte; + +e con sì acuto spron mi punge il fianco, +ch'io temo sotto i primi empii martiri +cader, e per men mal bramar la morte. + +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 115.] +[_Parnaso italiano ovvero raccolta di poeti classici italiani_, +Venezia 1787, presso Antonio Zatta, vol. XXX, pag. 240.] +[_Scelta di sonetti e canzoni dei più celebri rimatori d'ogni +secolo_. Quarta edizione con nuova aggiunta. Parte seconda che +contiene i rimatori dal 1550 sino al 1600 e del 1600. In Venezia, +presso Lorenzo Baseggio, 1784 in-12, a carte 532.] + + + +XL. -- Allo stesso + +Qual vaga Filomela, che fuggita +è da l'odiata gabbia, e in superba +vista sen va tra gli arboscelli e l'erba, +tornata in libertate e in lieta vita; + +er'io da gli amorosi lacci uscita, +schernendo ogni martìre e pena acerba +de l'incredibil duol, ch'in sè riserba +qual ha per troppo amar l'alma smarrita. + +Ben avev'io ritolte (ahi stella fera!) +dal tempio di Ciprigna le mie spoglie, +e di lor pregio me n'andava altera; + +quand'a me Amor: le tue ritrose voglie, +muterò, disse; e femmi prigioniera +di tua virtù, per rinovar mie doglie. + + +XLI. -- Allo stesso + +Felice speme, ch'a tant'alta impresa +ergi la mente mia, che ad or ad ora +dietro al santo pensier che la innamora, +sen vola al Ciel per contemplare intesa. + +De bei disir in gentil foco accesa, +miro ivi lui, ch'ogni bell'alma onora, +e quel ch'è dentro, e quanto appar di fora, +versa in me gioia senz'alcuna offesa. + +Dolce, che mi feristi, aurato strale, +dolce, ch'inacerbir mai non potranno +quante amarezze dar puote aspra sorte; + +pro mi sia grande ogni più grave danno, +che del mio ardir per aver merto uguale +più degno guiderdon non è che morte. + + +[CRESCIMBENI: _Istoria della volgar poesia_, Venezia, presso Lorenzo +Baseggio, 1730, vol. IV, pag. 68.] + + + +XLII. -- Allo stesso + +S'io 'l feci unqua che mai non giunga a riva +l'interno duol, che 'l cuor lasso sostiene; +s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene +in guerra eterna de vostr'occhi viva; + +s'io 'l feci, ch'ogni dì resti più priva +de la grazia, onde nasce ogni mio bene; +s'io 'l feci, che di tante e cotai pene, +non m'apporti alcun mai tranquilla oliva; + +s'io 'l feci, ch'in voi manchi ogni pietade, +e cresca doglia in me, pianto e martìre +distruggendomi pur come far soglio; + +ma s'io no 'l feci, il duro vostro orgoglio +in amor si converta: e lunga etade +sia dolce il frutto del mio bel disire. + + +XLIII. -- Allo stesso + +Se ben pietosa madre unico figlio +perde talora, e nuovo, alto dolore +le preme il tristo e suspiroso core, +spera conforto almen, spera consiglio. + +Se scaltro capitano in gran periglio, +mostrando alteramente il suo valore, +resta vinto e prigion, spera uscir fuore +quando che sia con baldanzoso ciglio. + +S'in tempestoso mar giunto si duole +spaventato nocchier già presso a morte +ha speme ancor di rivedersi in porto. + +Ma io, s'avvien che perda il mio bel sole, +o per mia colpa, o per malvagia sorte, +non spero aver, nè voglio, alcun conforto. + + + +XLIV. -- Allo stesso + +Se forse per pietà del mio languire +al suon del tristo pianto in questo loco +ten vieni a me, che tutta fiamma e foco +ardomi, e struggo colma di disire, + +vago augellino, e meco il mio martìre +ch'in pena volge ogni passato gioco, +piangi cantando in suon dolente e roco, +veggendomi del duol quasi perire; + +pregoti per l'ardor che sì m'addoglia, +ne voli in quella amena e cruda valle +ov'è chi sol può darmi e morte e vita; + +e cantando gli di' che cangi voglia, +volgendo a Roma 'l viso, e a lei le spalle, +se vuol l'alma trovar col corpo unita. + + +XLV. -- Allo stesso + +Ov'è (misera me) quell'aureo crine +di cui fe' rete per pigliarmi Amore +ov'è (lassa) il bel viso, onde l'ardore +nasce, che mena la mia vita al fine? + +Ove son quelle luci alte e divine +in cui dolce si vive e insieme more? +ov'è la bianca man, che lo mio core +stringendo punse con acute spine? + +Ove suonan l'angeliche parole, +ch'in un momento mi dan morte e vita? +u' i cari sguardi, u' le maniere belle? + +Ove luce ora il vivo almo mio sole, +con cui dolce destin mi venne in sorte +quanto mai piovve da benigne stelle? + + + +XLVI. -- Ad Alessandro Arrighi + +Spirto gentil, s'al giusto voler mio +non è cortese il cielo e amico tanto, +ch'io possa con ragion lodarvi quanto +me fate, e io far voi spero e desio; + +dolgomi del mio fato acerbo e rio, +che ciò mi niega, rivolgendo in pianto +il mio già lieto e dilettoso canto, +per cui fan gli occhi miei si largo riso. + +Ma se fortuna mai si mostra amica +a le mie voglie, non dubito ancora +poter cantarvi tal qual mio cor brama, + +e far sentir per questa piaggia aprìca +quant'è 'l valor, ch'in voi mio core onora, +piacciavi s'or lo riverisce e ama. + +[Risposta al sonetto dell'ARRIGHI: _S'un medesimo stral duo petti +aprìo_.] + + +XLVII. -- A Lattanzio de' Benucci + +Io ch'a ragion tengo me stessa a vile, +nè scorgo parte in me che non m'annoi, +bramando tormi a morte e viver poi +ne le carte d'un qualche a voi simile, + +cercando vo per questo lieto aprile +d'ingegni mille, non pur uno o doi +suggetti degni de i più alti eroi, +e d'inchiostro al mio tutto dissimile. + +Però dovunque avvien, che mai si nome +alteramente alcuno, indi m'ingegno +trar rime, onde s'eterni il nome nostro. + +E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome +non rende pigro questo ardito ingegno, +d'Elicona salire al sacro chiostro. + +[Risposta al sonetto del BENUCCI: _Deh, non volgete altrove il dotto stile_.] + + + +XLVIII. -- Ad Antonio Grazzini _(Lasca)_ + +Io che fin qui quasi alga ingrata e vile +sprezzava in me così l'interna parte, +come u' di fuor, che tosto invecchia e parte +da noi ben spesso nel più bello aprile, + +oggi, Lasca gentil, non pur a vile +non mi tengo (mercè de le tue carte) +ma movo ancor la penna ad onorarte, +fatta in tutto a me stessa dissimile. + +E come pianta che suggendo piglia +novo licor da l'umido terreno +manda fuor frutti e fior, benchè s'attempi: + +tal'io potrei, sì nuovo mi bisbiglia +pensier nel cor di non venir mai meno, +dar forse ancor di me non bassi esempi. + +[V. 3 B. un; C. D. u'] +[Risposta al sonetto del LASCA: _Se 'l vostro alto valor, Donna gentile_.] + + +XLIX. -- A Nicolò Martelli + +Ben fu felice vostro alto destino, +poi che vena vi die' tanto feconda, +che 'l santo Apollo il vostro dir seconda +più ch'ei non fece al suo diletto Lino. + +Il coro de le Muse a capo chino +lieto v'onora, e 'l bel crin vi circonda +di vaghi fiori e d'odorata fronda: +perchè ragion è ben s'a voi m'inchino. + +Il cantar vostro l'anime innamora, +e le fa da se stesse pellegrine, +che celeste virtù può ciò che vuole. + +E 'n voi mirando grazie sì divine +chi ha più gentil spirto più v'onora, +altri d'invidia si lamenta e dole. + +[V. 7 adorata; C. D. odorata.] +[8 E. Quindi.] +[11 fa.] +[14 duole.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 116. - Risposta al +sonetto del MARTELLI: _Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino._] + + + +L. -- A Simone Porzio + +Porzio gentile, a cui l'alma natura +e i sacri studi han posto dentro 'l core +virtù, ch'esser vi fa primo cultore +di lei, cui 'l cieco mondo oggi non cura; + +poi che rendete a feconda coltura +sue alpestre piaggie, onde d'eterno onore +semi spargete, e d'immortal valore +cogliete frutti che 'l tempo non fura; + +piacciavi, prego, che vostra alta mente +a l'umil pianta mia volga il pensieio, +s'ella forse non n'è del tutto indegna, + +che di quel che per me poter non spero, +col favor vostro a la futura gente +di maraviglia ancor si farà degna. + + +LI. -- A Giordano Orsini + +Alma gentil, in cui l'eterna mente, +per farvi sovra ogni alma, bella e chiara, +pose ogni studio; onde per voi s'impara +la via di gir al ciel sicuramente; + +sì come il mondo della più eccellente +cosa di voi non ha, nè tanto cara; +e come sola sete e non pur rara +d'ogni virtute ornata interamente; + +potess'io dirne appien quanto 'l cor brama, +che d'invidia empirei e di dolore +ogni spirto più saggio e più gentile, + +benchè vostro valor eterna fama +per se vi acquisti, caro mio signore, +quanto 'l sol gira e Battro abbraccia e Tile. + + + +LII. -- Al Card. di Tournon + +Sacro pastor, che la tua greggia umile, +di caritade acceso e d'Amor pieno, +guidi fuor del mortal camin terreno, +per ricondurla al suo celeste ovile; + +se 'l ben'oprar ti rende a Dio simile, +or che raggio divin le scalda il seno, +ricevi o Santo nel tuo pasco ameno +questa tua pecorella errante e vile; + +sì che possa ridotta in piagge apriche, +ove nocer non può contraria sorte, +nè fiere stelle al nostro danno intente; + +poste in oblìo l'acerbe sue fatiche +fuggir le pompe, e disprezzar la morte, +tenendo sempre in Dio ferma la mente. + +[Sta nel: _Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori, +nuovamente raccolte et mandate in luce con un discorso di GIROLAMO +RUSCELLI, al molto Reverendo et honoratiss. Monsignor Girolamo +Artusio. Con gratia et privilegio_. In Vinegia, al _Segno del Pozzo_, +M.D.LIII, a carte 182.] + + +LIII. -- Allo stesso + +Signor nel cui divino alto valore +tanto si gloria l'una Gallia altera, +e l'altra tutta mesta e afflitta spera +por fin a l'aspro suo grave dolore, +poscia che voi tornando, il suo splendore +torna e fa bella Roma: +ecco la sparsa chioma, +ella v'accoglie lieta, e manda fore, +voci gioconde a asciuga gli occhi molli, +e Tornon grida 'l Tebro e i sette colli. + +La pace, la letizia, a la sublime +schiera de le virtù sacre, ch'a noi +spariro al partir vostro, ora con voi +riedono, e fan contesa al tornar prime +le Muse a celebrarvi in versi e in rime; +destano i chiari spirti, +ond'or s'ergano i mirti, +e i lauri spargon l'onorate cime, +e prima de l'usato il mondo infiora, +e l'aria empie d'odor Favonio e Flora. + +Fra tanto almo gioir, fra tanta festa, +ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente, +anch'io la speme, e la letizia spente +poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta, +se mirate, Signor, quel che m'infesta +noioso e aspro duolo +che voi potete solo +ridurmi in porto da crudel tempesta, +e volgendo ver me pietoso il ciglio +trar mia vita di doglia e di periglio. + +Canzon, se innanzi a lui per grazia arrivi, +che dee chiuder di Giano il tempio aperto, +benchè nulla è 'l mio merto, +pregal, che sola non mi lasci in guerra +poi che per lui si spera pace in terra. + +[_Sesto libro delle Rime_ raccolte dal RUSCELLI, Venezia 1553, c. 183.] + + +LIV. + +Se materna pietate afflige il core +onde cercando in questa parte e in quella +il caro figlio tuo, Lilla mia bella, +piangi, e cresci piangendo il tuo dolore: + +a te, ch'animal se' di ragion fore, +e non intendi (ohimè) quanto rubella +sia stata ad ambe noi sorte empia e fella, +togliendo a te 'l tuo figlio, a me 'l mio amore; + +che far (lassa) degg'io? Qual degno pianto +verseran gli occhi miei dal cor mai sempre, +che conosco il tuo male, e 'l mio gran danno? + +Chi potrà di Psichi con alto canto +cantar l'altere lodi: o con quai tempre +temprar quel, che mi da sua morte affanno? + +[V. 3 Lilia; C. D. Lilla.] +[5 C. D. sei.] +[12 C. D. Chi di Psichi potrà.] + + + +LV. + +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +scemar (misera me) l'ardente foco +con cercar chiari rivi, e starne a l'ombra +ne i più fronzuti e solitarii boschi; +ma quanto più lontan luce il suo raggio +tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo. + +Chi crederebbe mai che questo vampo +crescesse quanto è più lontan dal sole? +E pur il provo, che quel divin raggio +quant'è più lunge più raddoppia il foco: +nè mi giova abitar fontane o boschi, +ch'al mio mal nulla val, fresco, onda od ombra. + +Ma non cercherò più fresco, onda od ombra, +che 'l mio così cocente e fero vampo +non ponno ammorzar punto fonti o boschi; +ma ben seguirò sempre il mio bel sole, +poscia che nuova salamandra in foco +vivo lieta, mercè del divo raggio. + +[V. 10 B. longe; C. D. lunge.] + + +[LV.] +_(Codice Vat. Ottob. 1595, c 118-119)_ + +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +scemar misera a me l'estremo fuoco, +con cercar chiari rivi e stare all'ombra +dei verdi faggi ed abitar fra boschi; +ma quanto più lontano è il suo bel volto +tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo. + +Chi crederebbe mai che questo vampo +crescesse quanto è più lontan dal sole? +Io pur il provo, che quel divin volto +accresce e 'n me raddoppia ognor il fuoco, +nè mi giova cercar fontane o boschi, +che questo sol non cuopre e frondi ed ombra. + +Non cercarò vie più posare all'ombra +per minuire il mio cocente vampo, +nè, lassa, errando, gir tra folti boschi; +ma ben seguirò io sempre quel sole +per cui sì lieta mi nutrico in fuoco, +che a ciò mi sforza il cielo col suo bel volto. + + + +Deh! perchè non m'alluma il vivo raggio +ovunqu' io vado, o per sole o per ombra, +che lieta soffrirei sì dolce foco, +e contenta morrei del suo gran vampo? +Ma non spero giammai, lassa, che 'l sole +scopra giorno sì chiaro in questi boschi. + +Ond'avrò sempre in odio i monti e i boschi +che m'ascondon la luce di quel raggio, +che splende e scalda più de l'altro sole; +biasmi chi vuole e fugga i raggi a l'ombra, +ch'io per me cerco sempre e lodo il vampo +che m'arde e strugge in sì possente foco. + +Quanto dunque mi fora grato il foco, +ingrati i monti, e le fontane, e i boschi, +u' non veggo il mio sole e sento il vampo +s'io potessi appressar l'amato raggio +e del mio stesso corpo a lui far ombra, +e quando parte e quando torna il sole. + +Prima sia oscuro il sole e freddo il foco, +nè faranno ombra in nessun tempo i boschi, +che del bel raggio in me non arda il vampo. + +[V. 11 B. certo.] + + +Deh! perchè non è meco il sacro volto +dovunque io vadi, o per sole o per ombra, +ch'avria forse men forza al cuore il fuoco +e soffrirei più lieta ogni mio vampo; +ma puote solo un raggio del mio sole +farmi beata ne gli ombrosi boschi. + +E perciò in odio avrò sempre quei boschi +che torrammi il veder del sacro volto, +e i chiari raggi dell'almo mio sole +che fean sgombrar le nube e fuggir l'ombra, +e me sola gioir nel chiaro vampo +qual salamandra nel più ardente fuoco. + +Quanto mi fora dilettoso il fuoco, +noiosi i fonti e via men grati i boschi, +men cari i faggi e men noioso il vampo, +s'unir potessi il mio volto al bel volto +e col mio stesso corpo al suo far ombre, +ben d'arder godrei toccando il sole. + +Deh, dicesse il mio sole: anch'io sto in foco +però non cercar più ombra ne' boschi, +che vo' che 'l volto mio tempri il tuo vampo. + +[Questo componimento fu probabilmente diretto al MANELLI, quantunque +il _sacro volto_ lasci credere trattarsi di qualche porporato.] + + + +LVI. + +Alma del vero bel chiara sembianza, +a cui non può far schermo nè riparo +così gentil e cristallina stanza +che non mostri di fuor l'altero e raro +splender, che sol ne da ferma speranza +del ben, ch'unqua non fura il tempo avaro: +deh! fa, se morta m'hai, ch'in te rinnovi +acciò di doppia morte il viver pruovi. + +[CRESCIMBENI. _Istoria della volgar poesia_, ecc., ediz. cit., vol. I, +pag. 36.] + + +LVII. +_(cod. Vat. Ottob. 1595, c. 119)_ + +Lieto viss'io sotto un bianco lauro +e vivrò fin che 'l bianco amor m'infondi +non per ornar le tempie d'ostro e d'auro +ma sol delle tue sacre altiere frondi; +ma poi che più e più volte il sole in Tauro +tornato fa che i suoi bei crini ascondi +se s'affredda stagion mutarà il corso, +i frutti seccarà, le frondi e il dorso. + +[Questa stanza è attribuita all'Aragona e diretta a _Madonna Laura +Spinelli_, alias _Ninì_. Nell'edizione prima delle _Rime_ posseduta +dalla Biblioteca Vittorio Emanuele il sonetto n. XXX porta scritto +sopra a penna: alla _S. Philomena Ninì_.] + + + + + +RIME A TULLIA D'ARAGONA + + +1. -- Di Girolamo Muzio + +Amor nel cor mi siede e vuoi ch'io dica +di qual esca racceso a l'alma mia +sia 'l novo ardor, qual il soggetto sia +ch'è de l'animo mio dolce fatica. + +Alma gentil d'alti pensieri amica, +lumi amorosi, angelica armonia, +fan ch'ogni mio disir lieto s'invia +per le vestigia de la fiamma antica. + +Colei ch'io canto, nacque in su le sponde +del chiaro fiume che d'eterni allori +ben mille volte ornò le verdi chiome; + +visse in tenera etate presso a l'onde +del più bel fonte che Toscana onori: +la sua stirpe è Aragon: Tullia il suo nome. + + +2. -- Dello stesso + +Donna che sete in terra il primo oggetto +a l'anime amorose e ai gentil cori, +e i cui gloriosi e alteri onori +sono al mio stile altissimo soggetto; + +in voi stessa si volga il chiaro aspetto +de l'alma vostra, in cui degli alti cori +risplende il bel, e 'n tutti i vostri ardori +fiammeggiar si vedrà celeste affetto. + +Vedrete in voi mirando l'alma mia, +ch'in voi sempre si specchia e si fa bella, +per infiammarvi in me del vostro lume. + +E 'l farà sì, per quel che mi favella +nel petto amor, se rio mortal costume +dietro a bassi pensier non vi disvia. + + + +3. -- Dello stesso + +Anima bella, che da gli alti chiostri +fosti mandata in questo cieco inferno +a consumar nel suggetto ampio e eterno, +i più famosi e più purgati inchiostri; + +mentre s'affannan gl'intelletti nostri +a contemplar il tuo valore interno, +con la voce e con gli occhi al ben superno +gl'inalzi, e d'ire al ciel la via ne mostri. + +Quinci è che quale ha in terra alma più rara, +infiammata dal sol, ch'in te riluce, +più lieta a te rivolge ogni pensero. + +Ed io, poi che tua fiamma in me traluce, +forse più ch'in altri soave e chiara, +e porto 'l cor d'eterna gloria altero. + + +4. -- Dello stesso + +Quando 'l raggio del bel, ch'in voi risplende, +per l'orecchie e per gli occhi al mio mortale +trapassa, o Donna, un chiaro ardor m'assale, +che d'eterno disio tutto m'incende. + +L'anima allor, che 'l novo affetto intende +mover d'alta cagione, ogni mortale +piacer schernendo, e al ciel battendo l'ale, +verso l'amato lume il camin prende: + +e com'aquila al sol drizzando gli occhi +al foco vostro s'erge a la salita, +dove alfin pace le promette amore. + +Deh! siate larga a lei del bel splendore, +e porgete al suo volo pronta aita, +acciocchè inferma e cieca non trabocchi. + + + +5. -- Dello stesso + +Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti, +onde amor m'arde e già gran tempo m'arse, +vaghi occhi miei non vi si mostran scarse, +mandate nel mio core i raggi ardenti; + +orecchi miei, mentre bramosi e intenti +notate 'l suon, che di su in terra apparse, +e ne van le sue voci all'aura sparse, +inviate a la mente i sacri accenti; + +anima mia, mentre in mortale oggetto +scorgi ch'eterno è quel che dentro avampa, +allarga il seno al sempiterno zelo: + +e vi rimembri che sì chiara lampa, +sì soave tenor, spirto sì chiaro, +sono a voi scala da salire al cielo. + + +6. -- Dello stesso + +Amore ad ora ad or battendo l'ale +dal grave incarco leva il mio pensero, +e nel conduce per erto sentero +a gir in parte, ove uom per sè non sale. + +E quivi ne l'oggetto alto e immortale +gli dimostra l'esempio vivo e vero, +onde discese il nostro spirto altero +a dover informar cosa mortale. + +L'anima accesa a l'eterna vaghezza, +tutta s'accende a far novo disegno +del bel, ch'entro dipinge il divo aspetto. + +Ma come poi si move il basso ingegno, +donna mia, per salire a tanta altezza, +cade lo stile, e manca l'intelletto. + + + +7. -- Dello stesso + +Superbo Po, ch'a la tua manca riva +tutto lieto ti volgi d'ora in ora, +per mirar lei, che le tue piaggie infiora, +e ti fa in mezzo l'onde fiamma viva; + +che fa la nostra, ho da dir Donna, o Diva, +lei, che del ben del ciel l'alme innamora? +Oh fosse lunga a lei la mia dimora! +Pensa ella almen ch'io di lei pensi o scriva? + +Deh! com'io dico ognor: foss'io con lei +così fosse talora il suo pensiero, +or che dee far di me privo il meschino; + +oh vedesse ella aperti i dolor miei, +ch'io so che di pietà quel spirto altero +porteria gli occhi molli, e 'l viso chino. + + +8. -- Dello stesso + +Or di là se ne vien questa dolce ora, +ov'è colei che col suo divo aspetto, +mette dentro al mio cor l'ardente affetto; +ond'ancor la sua vista mi ristora. + +Oh se così potesse a ciascun ora +essere a lei presente il mio imperfetto, +come sempre la scorge il mio intelletto +io sarei pur d'ogni tormento fora. + +Che se dal mover di quest'aura io sento +per sua virtù conforto a i miei martìri, +ben dovrei seco sempre esser contento. + +Battete l'ale o vaghi miei sospiri, +e colà andando onde si parte il vento, +a lei portate i miei caldi disiri. + + + +9. -- Dello stesso + +Lasso, onde avvien che qui non fa ritorno +il chiaro dì, sì come altrove sole? +Non ci risplende il lume di quel sole +che solo suole a gli occhi tuoi far giorno. + +In questo altrui sì placido soggiorno, +perchè son le campagne ignude e sole? +Non ci spira il favor de le parole +che fanno a sè fiorir le piaggie intorno. + +Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte +de gli occhi e de l'orecchie, anima mia, +ond'esser può che più letizia speri? + +Pensa misero a te, chi ti conforte +che me al mio bene ad ora ad or n'invia +il santo amor con l'ale de i pensieri. + + +10. -- Dello stesso + +Oh se tra queste ombrose e fresche rive, +ch'or cercan solitarii i passi miei, +meco ne fosse e con amor con lei, +di cui 'l cor sempre parla e la man scrive; + +ella a seder qui presso a l'acque vive +si porria in grembo a l'erba, io in grembo a lei, +e da i boschi trarriano i semidei +al sacro aspetto e le silvestre dive. + +Io lei mirando, a dir del suo valore +snoderei la mia lingua, e alcun di loro +segneria per li tronchi il chiaro nome; + +ella gioiosa e umile in tanto onore +forse di varii fior, forse d'alloro, +tesseria una ghirlanda a le mia chiome. + + + +11. -- Dello stesso + + +Spirto gentile in cui sì chiaramente +e ne la mortal parte e ne l'eterna, +fiammeggia il sol de la bontà superna, +ch'altro non è fra noi lume sì ardente; + +mentre io con gli occhi e con l'orecchie intente +raccolgo il doppio bel, che mi governa, +sì vivo foco in me da voi s'interna +che tutta illuminar l'alma si sente; + +poi, non capendo in me l'immensa fiamma, +convien ch'in alcun modo esca di fore, +mostrando i raggi de la vostra luce. + +Così da voi ne vien lo mio splendore, +ch'ogni mio bel disio da voi s'infiamma, +come 'l lume de' lumi in voi traluce. + + +12. -- Dello stesso + +Fiamma che chiaramente il mio cor ardi: +aura che dolcemente mi ristori: +spirto che alteramente m'innamori +col valor, con la voce, con gli sguardi; + +quante volte avvien ch'in voi riguardi, +ch'io v'ascolti e ch'io pensi i vostri onori, +tante mi sforzo a i sempiterni cori; +ma 'l mio mortal fa poi che 'l gir ritardi. + +O beata alma, angelica armonia, +o vivo lume, che degli alti chiostri +mostrate esempio a l'anime terrene, + +poi ch'a i sensi e nel cor m'avete mostri +la bellezza e 'l piacer del sommo bene, +aiutatemi ancor a l'alta via. + + + +13. -- Dello stesso + +Spirto felice, in cui sì rare e tante +grazie e virtuti il ciel largo comparte, +che non so se si trovi in altra parte +che d'andar teco a paro alma si vante: + +s'a me facesser le sorelle sante +del bramato lor don così gran parte, +ch'io fossi degno di ritrarre in carte +de la tua chiara effigie il bel sembiante: + +so ch'io fare' un disegno sì perfetto, +che saria specchio a la futura gente +di quanto ben di su tra noi discende. + +Ma, lasso, a tanto onor non mi consente +il sacro coro: e da sè il mio intelletto +sopra i fuochi celesti non ascende. + + +14. -- Dello stesso + +Donna se mai vedeste in verde prato +surger felicemente un aureo fiore, +cui porge nutrimento dolce umore, +e vivace calor dal ciel gli è dato; + +non altramente lieto e consolato +fiorir si vede un'amoroso core, +perchè 'l suo sole è 'l grazioso ardore, +e la fonte è 'l favor del viso amato. + +E come quel, se manca la rugiada, +perduto il bel de le purpuree fronde +convien ch'in breve spazio a terra cada: + +così se rio voler o caso indegno, +i suoi disiri altrui fura e nasconde, +seccasi il fior d'ogni felice ingegno. + + + +15. -- Dello stesso + +Il valor vostro, Donna, il cor m'incende, +lega ogni mio disir, m'impiaga il petto; +e l'alma del suo mal sente diletto, +dal ben ch'ella in voi vede, ode e intende. + +M'infiamma il divo raggio onde risplende +il chiaro vostro angelico intelletto; +da i novi accenti è avvinto ogni mio affetto, +e da' begli occhi il colpo al cor discende. + +E non ha Amor in tutta la sua corte, +m'oda chi vol, sì graziosi sguardi, +sì chiara voce, o sì vivace lume. + +Perch'io pur prego lui, ch'ognor più forte +con tal foco, in tai lacci e con tai dardi +mi trafigga, m'annodi e mi consume. + + +16. -- Dello stesso + +O novo esempio de l'eterna luce, +alma gentile, ond'ogni alma più rara +mirando la beltà ch'in te riluce, +del vero amore i veri effetti impara; + +se del lume ch'in te dal ciel traluce, +a l'alma mia non sarai punto avara, +spero col raggio di sì altera duce +farmi fiamma di fama al mondo chiara. + +Te canteran mie rime in ogni parte +e diran que' ch'avran più vivo ingegno: +qual fu quel foco onde tal lampo uscìo? + +Amor promette a te ne le mie carte +nome immortale. O così fosse degno +ne le tue d'aver vita il nome mio! + + + +17. -- Dello stesso + +In su le rive del superbo fiume +ch'altrui già die' sepolcro in mezzo l'onde: +ond'altri mutò il crine in verdi fronde, +e altri si vestì di bianche piume; + +invaghito del dolce altero lume, +lo qual di cielo in cielo in voi s'infonde, +e con sua luce ogni altra luce asconde, +arse 'l mio cor oltra mortal costume; + +poi sendo privo de gli amati rai, +non so dove si chiuse il grande ardore, +come fuoco ch'in cener si ricopra. + +Or rivedendo il vostro almo splendore, +l'antica fiamma, chiara più che mai, +convien ch'in riva d'Arno si discopra. + + +18. -- Dello stesso + +Sogni chi vuol di riportar corona +da gli alti gioghi del sacrato monte; +altri s'attuffi nel famoso fonte +che fa più chiaro 'l nome d'Elicona; + +sia gloria altrui se la sua lira suona +aver le sacre Muse al cantar pronte; +cinga altrui Febo la felice fronte +de la fronde, che mai non l'abbandona; + +altri si vanti che benigna e lieta +stella, a lui rivolgendo il suo splendore, +a questa luce il fece uscir poeta; + +il mio Parnaso, il mio perpetuo umore, +le mie Dive, il mio Apollo e 'l mio pianeta, +è 'l valor vostro impresso nel mio core. + + + +19. -- Dello stesso + +Donna gentile, i cui beati ardori +del celeste splendore e del mortale, +spargon virtù che mentre i cori assale, +ne l'alme accende mille eterni amori; + +se 'l vostro sole interno e 'l bel di fuori, +a voi da me n'han tratto il mio immortale: +e se Amore al mio stile impenna l'ale +da gir portando al Cielo i vostri onori; + +se cara sete a me più di me stesso; +s'a voi ne volar tutti i miei sospiri; +se con voi vivo e senza voi son morto; + +se mi vedete 'l cor ne gli occhi espresso, +e le mie pene, e i miei caldi disiri, +ben dovreste pensare al mio conforto. + + +20. -- Dello stesso + +Quando, com'Amor vuol, la donna mia, +tra soavi sospiri e dolci accenti, +move la lingua a angelici concenti, +e l'aura del bel petto a l'aere invia; + +al suon de la dolcissima armonia +ferman le penne i tempestosi venti; +stanno i giri del ciel taciti e intenti; +e non ch'altri, ma Febo il corso oblìa. + +E qual alma mortal la mira e ascolta, +ad ogni uman disìo tutta si toglie +e con tutti i pensieri al cielo aspira. + +La mia, che mai da lei non si discioglie, +col vago spirto suo da Amore accolta +a quel si stringe, e 'ntorno a lei s'aggira. + + + +21. -- Dello stesso + +Ebbe la favolosa antica etade +chi co 'l tenor di feri e dolci canti +e con novo splender di rea beltade, +allettando affogava i naviganti: + +e or donata ci ha l'alta bontade +donna, che con l'ardor de gli occhi santi +e con note d'amor e di pietade, +rende porto e salute a l'alme erranti. + +Voi, Donna mia, voi sete alma sirena +voi, voi Tullia gentil, che fido lume +nel mar d'amor porgete e placid'aura. + +La vista vostra angelica, serena, +fa ch'in voi l'altrui vita ognor s'allume, +e 'l cantar d'ogni affanno ci restaura. + + +22. -- Dello stesso + +Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro +Orfeo cantare, e tacite ascoltarlo +varie fere e augelli, e seguitarlo +quercia, popolo, abete, olmo e ginebro. + +Vista ha 'l gran Po, veduta ha 'l chiaro Tebro, +vede 'l bel Arno, a cui sovente parlo +quel che mi detta l'amoroso tarlo +cantar la donna, ch'io sempre celebro; + +ma se colui seguiano e sassi e sterpi, +questa ogni alma più dura e più silvestra +trae dal grave suo incarco, e al ciel la scorge. + +Beata voce, che dal cor mi sterpi +ogni vil cura, onde per te s'addestra +l'alma a salir ove per sè non sorge. + + + +23. -- Dello stesso + +Donna, a cui 'l santo coro ognor s'aggira +de l'alme Muse e la cui chiara fronte +verdeggia de l'onor del sacro Monte, +ove chi s'erge eterna vita spira: + +qual anima gentil v'ascolta e mira +brama far vostre grazie al mondo conte; +poi non trovando rime al cantar pronte +com'è la voglia, duolsi e ne sospira. + +Di così bello, raro e alto suggetto, +dal vostro infuori, ogni altro stile è indegno; +quel sol n'è degno e altro non v'arriva. + +Io per molto provar, vero disegno +di voi non feci mai; ma dentro 'l petto +ben vi porto scolpita, bella e viva. + + +24. -- Dello stesso + +La sembianza di Dio che 'n noi risplende +di cielo in cielo e c'ha nome beltade +e move Amor, per perigliose strade +de l'orecchie e de gli occhi al cor discende; + +perchè dal senso il senso il bello apprende, +e 'n la natura nostra è qualitade +ch'in mortal disiderio il mortal cade, +e così bassa voglia il senso accende. + +Ond'è ch'ingombro di piacer terreno +entrando il mal fidato messaggero +fa ne l'alma sentir del suo veleno. + +Quinci è che talor cade il mio pensero: +ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno, +ne 'l ridrizzate per erto sentero. + + + +25. -- Dello stesso + +Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo +sovente o Donna, e da me stesso sciolto, +al bel vostro splendor tutto rivolto, +l'ali battendo al ciel mi levo a volo. + +E lontanato dal terrestre suolo +giungo a l'esempio de l'amato volto, +donde è tutto quel bello in voi raccolto, +che fa 'l mio amor fra gli altri in terra solo. + +Deh! vi priegh'io per le bellezze vostre, +Tullia, ch'al bel camin compagna eterna +mi siate, senza mai voltarvi a dietro. + +Ch'amor, s'ancor da voi tal grazia impetro, +promette a noi tranquilla pace interna, +e certa gloria a i nomi e a l'alme nostre. + + +26. -- Dello stesso + +Donna, più volte m'ha già detto Amore +che nell'anima vostra i miei pensieri +son tutti espressi così vivi e veri +com'io voi, viva, ho impressa in mezzo 'l core; + +e ch'accesi del vostro alto splendore +ne van vostri disir cotanto alteri, +ch'a mortal non convien che da voi speri +altra mercede ch'immortal dolore. + +Così dice egli, e io per prova il sento, +che quant'uom più vi serve e più v'adora, +voi del suo mal più vi mostrate vaga; + +per tutto ciò d'amarvi io non mi pento: +anzi bramo ch'in me più d'ora in ora +veder possiate quel che più v'appaga. + + + +27. -- Dello stesso + +Se ben gli occhi e l'orecchie alcuna volta +vi mostran tale a i miei bassi disiri, +che surgon dal mio core agri sospiri +ond'è ch'al lamentar la lingua è sciolta; + +tosto che l'alma in sè stessa raccolta, +a l'alma vostra avvien che si raggiri, +in diletto si cangiano i martiri +e la mia lingua a ringraziar si volta. + +Che la pena, che par che sì mi prema +non passa oltra 'l mortal; ma la dolcezza +acqueta i sensi e pasce lo intelletto. + +Donna sia benedetta quella asprezza, +ch'anzi 'l chiuder de gli occhi all'ora estrema, +morire insegna al mio terreno affetto. + + +28. -- Dello stesso + +Donna, l'onor de' i cui be' raggi ardenti +m'infiamma 'l core e a ragionar m'invita, +perchè sia nostra penna mal gradita, +l'alto nostro sperar non si sgomenti. + +Rabbiosa invidia i velenosi denti +adopra in noi mentre 'l mortal è in vita; +ma sentirem sanarsi ogni ferita +come diam luogo a le future genti. + +Vedransi allor questi intelletti foschi +in tenebre sepolti, e 'l nostro onore +viverà chiaro e eterno in ogni parte. + +E si vedrà che non i fiumi Toschi, +ma 'l ciel, l'arte, lo studio e 'l santo amore, +dan spirto e vita ai nomi e a le carte. + + + +29. -- Dello stesso + +Donna, il cui grazioso e altero aspetto +e 'l parlar pien d'angelica armonia, +scorgon qual alma presso a lor s'invia +a contemplar il ben de l'intelletto; + +deh, così amor non mai m'ingombri 'l petto +d'umil disir, nè mai di gelosia +gustiate 'l tosco: e sempre intenta sia +a l'interna beltate il vostro affetto. + +Date, vi prego a me vera novella +de l'alma mia che del mio cor uscita, +voi seguendo, è venuta a farsi bella: + +che se da voi la misera è sbandita, +ella senza voi stando e io senz'ella, +non ritrovo al mio scampo alcuna aita. + + +30. -- Dello stesso + +Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi +luce che d'alto ardor mio core incendi, +ch'aguagli tua virtù? Se la 've splendi +a superno desio l'anime impiumi? + +Come dinanzi a Borea nebbie e fumi, +così di là, dove tu i raggi stendi, +fugge ogni vil pensier, sì ch'a noi rendi +a vita in terra de i celesti numi. + +E poi ch'a me non son tuoi lumi scarsi +di quel splendor, che da l'eterno regno +in te disceso, tu fra noi comparti; + +di quel ch'ho dentro e fuor non può mostrarsi, +faranno al mondo manifesto segno +l'amarti, il celebrarti e l'onorarti. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Fiamma gentil che da gl'interni lumi_.] + + + +31. -- Di Benedetto Varchi + +Quando doveva, ohimè, l'arco e la face, +l'una spenta del tutto e l'altro stanco, +a questo ardito e tormentoso fianco +per suo gran danno e mio, troppo vivace, + +non breve tregua pur, ma eterna pace +donar, poi che nel lato destro e manco +per le nevi del capo omai vien bianco +il crin fatto d'argento, che sì spiace; + +più che mai fresco e più che mai cocente, +mi saetta lo stral, m'accende il foco +di tal ferite e così caldo ardore, + +ch'ogni salute a mio soccorso è poco: +anzi cresce la piaga e fa maggiore +incendio, ch'al suo mal l'alma consente. + + +32. -- Dello stesso + +Donna, che di bellezza e di virtude +e d'ogni alto valor gran tempo in cima, +sola fra tutte l'altre non che prima, +piovete ne' miglior senno e salute; + +ben so ch'a dir di voi sarebber mute +le lingue tutte: e qual prosa nè rima +poria cose aguagliar, che poscia o prima +non furon mai, nè saran mai vedute? + +Tacciomi dunque fuor gelato e fioco, +per tema di scemar sì chiare lodi, +ma dentro infino al ciel notte e dì grido: + +ringraziando le stelle, il tempo e 'l loco, +gli sguardi, gli atti, le parole e i modi, +che mi donaro a cor gentile e fido. + + + +33. -- Dello stesso + +Io non miro giammai cosa nessuna, +o in terra, o in ciel, ov'io non veggia quella, +ch'amor in sorte e mia benigna stella, +da le fasce mi diero e da la cuna. + +Ogni nube m'assembra e sole e luna +la mia donna gentil più d'altra bella; +monte o valle non veggio, o poggio, ov'ella +per lo mio ben non sia, ch'è nel mondo una. + +L'erbe, gli alberi, i fior, le frondi, i sassi, +mi rappresentan sempre, e l'onde, e l'ora, +quel viso dopo il qual nulla mi piacque. + +U' gli occhi giro, ovunque movo i passi, +nulla non scorgo, o penso, o sento fuora +di lei, che per bearmi in terra nacque. + + +34. -- Dello stesso + +Se di così selvaggio e così duro +legno sì aspro frutto, ohimè, v'aggrada: +chi fia ch'unqua vi miri e poscia vada +di non sempre penar, Donna, securo? + +Bench'io, poi ch'ognor più m'inaspro e induro +del duol, cui lungo a voi fo larga strada +de la mia pena sola, non pur rada +fra quante sono al mondo e quante furo, + +dovrei trovar pietà, ch'asprezza eguale +o più selvaggia e solitaria vita, +non sentì mai e visse alcun mortale. + +Fera legge d'amor, sperar aita +del dolor che n'ancide, e del suo male +pascer l'alma, via più che saggia, ardita. + + + +35. -- Dello stesso + +Pur non sentir la turba iniqua e fella +così larga al mal dir, come al ben parca, +da lei, che nel mio cuor siede monarca, +non men cortese che leggiadra e bella; + +non mio voler seguendo ma mia stella, +parto col corpo sol, che l'alma scarca +de la soma mortal meco non varca, +ma riman seco obediente ancella. + +E se quel, che fra me tacito e solo +cantando vo' con più di mille insieme, +per la Garza, e Forcella, e Tavaiano, + +udisse pur un dì l'invido stuolo +ben morria di dolor veggendo vano +tornar l'empio ardir suo, ch'indarno freme. + + +36. -- Dello stesso + +Se da i bassi pensier talor m'involo +e me medesmo in me stesso ritorno; +s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno, +sopra l'ali d'amor poggiando volo: + +quest'è sol don di voi, Tullia, al cui solo +lume mi specchio e quanto posso adorno +la 've sempre con voi lieto soggiorno, +da santo e bel disio levato a volo. + +E se quel che entro 'l cor ragiono e scrivo, +del vostro alto valor Donna gentile, +ch'avete quanto può bramarsi a pieno + +ridir potessi, o beato, anzi Divo +me, per me proprio tutto oscuro e vile +se non quant'ho da voi pregio e sereno. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Quel che mondo d'invidia empie e +di duolo_.] + + + +37. -- Dello stesso + +Ninfa, di cui per boschi, o fonti, o prati, +non vide mai più bella alcun pastore +ver di Diana e de le Muse onore, +cui più inchinano sempre i più pregiati: + +così siano a Damon men feri i fati +nè gli renda mai Filli il dato core; +e ella arda per lui di santo amore +più ch'altri fosser mai lieti e beati: + +com'alma esser non può sì cruda e vile, +la quale essendo veramente amata +non ami un cor gentil già presso a morte. + +Dunque s'a dotto no, ma fido stile +credi, ama e non dubbiar, che ben pagata +sarà d'alta mercè tua dolce sorte. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Se 'l ciel sempre sereno e verdi i +prati_.] + + +38. -- Di Giulio Camillo + +Tullia gentile, a le cui tempie intorno +verdeggia avvolta l'onorata fronde, +e la cui voce a l'armonia risponde +di chi fa in Elicon dolce soggiorno; + +qualora a voi fo col pensier ritorno +e ritrovo sentenze sì profonde +in sì leggiadro stil, sì mi confonde +novello orror, ch'in me più non soggiorno. + +Vostra Musa di me cantando canta +d'uno sterpo silvestro, a cui nemica +stata è natura e 'l ciel, e io no 'l celo. + +Ben è la vostra fortunata pianta, +che lieto il Re de' fiumi la nutrica, +e la rinforza il gran Signor di Delo. + + + +39. -- Dello stesso + +Poi ch'a la vostra tanto alma beltade, +onde pregiata d'onorate e rare +spoglie di tante elette anime chiare +n'andate altero specchio ad ogni etade; + +piace ch'io ancor per le medesme strade +seguir vostre amorose insegne impare; +non siano almen vostre alme luci avare +di quel raggio, ond'io scorgo ogni bontade. + +E nel bel petto vostro Amor ispiri +pietà e mercede al mio dolore eguale, +e a gli ardenti intensi miei disiri; + +poi se le aggrada il mio destin fatale, +versi in me pur ognor doglie e martiri, +che dolce mi fia sempre ogni altro male. + + +40. -- Dello stesso + +Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno, +quando l'eterno e gran re de le stelle +fece, per fare il fior de l'altre belle, +di voi, Tullia divina, il mondo adorno. + +Le grazie tutte e le virtuti intorno +vi fur quasi devote e fide ancelle, +e 'l ciel lasciaro per seguitarvi quelle +in questo nostro umil, basso soggiorno; + +però ripiena di celeste ardore, +di gloria accesa e colma di mercede; +vaga di bello e di perpetuo amore: + +di grazia albergo e di bellezza erede, +sola fra noi vivete in dolce amore, +del ben del Ciel facendo in terra fede. + + + +41. -- Del Cardinale Ippolito De' Medici + +Anima bella, che nel bel tuo lume +divino interno ti rivolgi e giri, +e indi in voce dolcemente spiri +il suon ch'avanza ogni mortal costume; + +onde la mia poi d'amorose piume +coverta avien che al ciel volando aspiri, +e nel tuo chiaro raggio aperto miri +com'amor sani, ancida, arda e consume; + +deh! se l'alta bellezza e 'l dolce canto +ond'in te stessa sol beata sei: +e s'amor punto mai ti piacque o piace: + +prego volgendo in me 'l bel viso santo, +al lungo penar mio dia qualche pace, +e qualche tregua a gli aspri dolor miei + + +42. -- Dello stesso + +Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, +e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, +e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti +co 'l riso, ond'io m'incendo e mi scoloro, + +son le cagion che per voi vivo e moro, +piango e m'adiro e fo restar contenti +gli spirti afflitti in mezzo i miei lamenti, +e mi par dolce il grave aspro martoro; + +non voi sì bella, io non così bramoso; +voi non sì dura, io non sì frale almeno +fossi; non voi d'amor rubella, io servo; + +ch'io sperarei nel stato mio gioioso +goder un giorno almen lieto e sereno, +piegando alquanto il core empio e protervo. + + + +43. -- Di Bernardo Molza + +Spirto gentil, che riccamente adorno +de i più pregiati e cari don del cielo, +cortesemente nel corporeo velo +con tue virtuti fai lieto soggiorno; + +deh! s'amor sempre a te faccia ritorno, +di nove spoglie ornando, al caldo e al gelo, +d'uomini e Dei il tuo onorato stelo, +e cresca il valor tuo di giorno in giorno; + +fa che 'l nobile tuo chiaro intelletto, +sempre guardando a la più bella parte +di sè, giammai non si rivolga a terra. + +Ch'allor vedrai come natura ed arte, +soavemente in te rinchiude e serra +d'ogni bell'opra il seme e 'l bel perfetto. + + +44. -- Dello stesso + +Se 'l pensier mio, ov'altamente amore, +Tullia gentil, vostra sembianza impresse, +tutto altamente in sè voi tutta espresse +dal piacer vinto, che mi strinse il core; + +e tutta or vi risembra e a tutte l'ore, +trasformando pur sempre in quelle stesse +virtù, grazia e beltà, che vi concesse +Dio, ch'in voi tutto intese a farsi onore: + +non dovete voi dir ch'io sia deforme, +ch'io son quello che son fatto voi +bello, e non questa rozza e fragil scorza. + +E spero ancor, seguendo ognor vostr'orme, +essere appresso Dio 'l secondo poi, +se 'l bello a trarre il bello sempre ha forza. + + + +45. -- Di Ercole Bentivoglio + +Poi che lasciando i sette colli e l'acque +del Tebro oscure e le campagne meste, +d'illustrar queste piagge e premer queste +rive del Po col piè Tullia vi piacque; + +ogni basso pensier spento in noi giacque, +e un dolce foco, e un bel disio celeste, +quel primo dì ch'a noi gli occhi volgeste, +ne le nostre alme alteramente nacque. + +Fortunate sorelle di Fetonte, +ch'udir potranno a le lor ombre liete, +i dotti accenti che vi ispira Euterpe! + +Potess'io pur con rime ornate e pronte +com'è 'l disio, dir le virtù ch'avete! +Ma troppo a terra il mio stil basso serpe. + + +46. -- Dello stesso + +Vaghe sorelle, che di treccie bionde +ornò natura e di fattezze conte; +poi la pietà del misero Fetonte +vi volse in duri tronchi e 'n verdi fronde; + +or sotto l'ombre tremule e gioconde +vostre sedendo, fo palesi e conte +le gran beltà de la celeste fronte +di Tullia mia, cantando a l'aure e a l'onde. + +Così già sotto i vostri ombrosi rami +cantò d'Onfale sua gli occhi e le chiome +il vincitor de' più superbi mostri. + +'priego il ciel, che sì v'esalti e v'ami, +ch'eterno sia con voi sempre il bel nome +di Tullia scritto in tutti i tronchi vostri. + + + +47. -- Di Filippo Strozzi + +Alma gentile, ove ogni studio pose +natura in darvi a pieno ogni eccellenza, +e fece il ciel quasi restarne senza +per dar a voi quel bel, ch'a ogni altra ascose; + +voi fra leggiadre donne e gloriose +elesse sola; e per esperienza +si vede altera andarne oggi Fiorenza +de le belle opre vostre alte e famose. + +Ma non solo Arno oggi vi loda e canta, +ma dove ancora l'inesperto auriga +cadde, di voi terrà memoria eterna. + +Il Tever lascio, che tenera pianta +vi nutrì, dolce essendo ogni fatiga +a chi co 'l spirto e 'l core in voi s'interna + + +48. -- Dello stesso + +Uscendo 'l spirto mio per seguir voi, +Donna gentile, in voi vera pietade +spinse l'anima vostra a le contrade +ond'egli uscìo, con che vivessi io poi; + +tal che 'l splendor, che dite uscir tra noi +di me, è propria vostra qualitade, +concessavi da l'alta e gran bontade, +per sembianza de i chiari raggi suoi. + +Dove scorger si puote un dolce inganno +veggendovi in me vaga di voi stessa, +nè v'accorgete ch'io v'appago a punto + +Che se mi vi toglieste allora il danno +mortal mio vedreste, e fora espressa +la colpa vostra, send'io a morte giunto. + + + +49. -- Di Alessandro Arrighi + +L'aspetto sacro e la bellezza rara, +eguale a cui non ebbe il mondo ancora; +il folgorar de gli occhi ch'innamora +il mondo tutto, e quasi sol lo schiara; + +il parlar saggio, onde la via s'impara +di gir al chiaro e uscir dal fosco fora; +e l'alto sangue, lo cui ammira e onora +chiunque adorno è più di stirpe chiara; + +i bei costumi, e 'l portamento adorno; +e col dolce cantare il dolce suono +che fan di marmo una persona viva, + +fur le cagioni o donna, ch'in quel giorno +stetti a mirare il bello, a udire il buono, +in guisa d'uom che pensi, parli e scriva. + + +50. -- Dello stesso + +Come di dolce più che d'agro parte, +Donna mi feste il dì, ch 'l colpo caro +di voi impiagommi, onde sì ardente e chiaro +foco poscia avampommi a parte a parte, + +così men d'agro, che di dolce parte +da me per guiderdon del dono raro; +e giunge a voi per addolcir l'amaro +vostro languir del tutto non che 'n parte; + +il foco ch'io dovrei mandarvi ancora +per render merce pari al degno merlo, +meco si sta, nè vuol partirsi un'ora. + +Selva chiusa non è, nè campo aperto, +nè giardin culto, o poggio aspro o deserto, +che non sappian com'ei m'arde e divora. + + + +51. -- Dello stesso + +S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi, +Donna, ch'io tanto pregio, ed è ben degno; +s'il dissi che mai sempre ira e disdegno +portiate in seno, e sol me stesso annoi; + +s'il dissi che 'l mortale eterno muoi +di me non mai giungendo al santo regno; +s'il dissi sia d'amor prigione e segno +de l'acuto suo strale, e preda, poi. + +Ma s'io nol dissi chi si dolce aprìo +a me lo cor chiudendovi entro i raggi, +non mai rivolga altronde il lume chiaro. + +Io no 'l dissi giammai, nè dir disìo: +vinca 'l ver dunque, e 'l falso a terra caggi, +e 'n dolce amor ritorni l'odio amaro. + + +52. -- Dello stesso + +S'un medesimo stral duo petti aprìo: +s'arse due cor d'amor un foco santo: +se nascendo 'l piacer morì cotanto +martir, che l'uno e l'altro già sentìo, + +Donna, e s'insomma nudrì ambo un disio, +ond'è ch'in me del dir vostro altrettanto +non rivolgete sì, ch'io mi dia vanto +d'esser d'uom fatto un'immortale Dio? + +Forse sì come sempre ebbi nimica +la stella a i miei disir, così avien ora +ch'io non goda e non sorti una tale brama. + +O pur ch'ad alma sì saggia e pudica +parlar di me basso suggetto fora: +come che sia il bel vostro a sè mi chiama. + + + +53. -- Di Benedetto Arrighi + +Voi che volgete il vostro alto disio +a la chiara virtù, donde si coglie +quelle onorate, sacre, sante spoglie, +di che va altera e Calliope e Clio; + +voi che schernite al tempo quell'oblio, +che la fama immortale al nome toglie, +colpa e vergogna de l'umane voglie, +che non son come voi rivolte a Dio; + +voi sol vi sete fabricato un tempio +di glorie tal, che gli onori e trofei +non pon lasciar di lui più chiaro esempio; + +deh! così potess'io com'io vorrei +le virtuti cantar, ch'in voi contemplo +memoria eterna a gli uomini e a li Dei. + + +54. -- Dello stesso + +Alma gentile che già foste al paro +de l'alta e gran colonna, oggi si mostra +in voi tutto l'onor de l'età nostra; +in voi lo stil più che 'l suo dolce e caro; + +al vostro stil, dov'io ch'al mondo imparo +a riverir la chiara virtù vostra, +ch'oggi solinga l'universo giostra +non trovando di lei pregio più chiaro; + +sì come un picciol lume alta chiarezza +vince, così con vostre lodi sole +lei vincete in virtute e in bellezza; + +l'alto motor come 'l ciel ornar vole +la terra, piacque a sua reale altezza +far Vittoria una Luna e Tullia un Sole. + +[V. 14 Vittoria Colonna.] + + + +55. -- Di Lattanzio De' Benucci + +Se per lodarvi e dir quanto s'onora +di voi natura e 'l ciel, Tullia gentile, +fosse eguale al soggetto in me lo stile, +e 'l saper pari a l'alta voglia ancora; + +forse non tanto il secol nostro indora +vostra virtute, e non dal Gange al Tile +fate voi co' i begli occhi eterno aprile, +quant'io n'avrei grazie e favori ognora. + +Non può ingegno mortal tante divine + virtù ritrar; nè può basso disìo +scolpir parti sì eccelse e pellegrine, + +che 'n voi il valor del vago petto e pio +avanza ogni pensier, passa ogni fine, +non che l'aguagli altrui parlare, o mio. + + +56. -- Dello stesso + +O fiumicel se 'l più cocente ardore +estivo il lento tuo correr affrena, +e la tua profonda umile arena +incende e fa restar priva d'umore; + +ecco a le rive tue novo splendore +che l'aer d'ogni intorno rasserena: +di colei, che cantando in dolce vena +a le nove sorelle aggiunge onore. + +Onde il vecchio Arno ormai d'invidia pieno +lascia l'usato corso e a te rivolto, +quivi perde le chiare e lucid'onde; + +godi, or che vedi entro il tuo ricco seno +la imagin bella del leggiadro volto: +e Tullia odi sonar ambe le sponde. + + + +57. -- Dello stesso + +Deh, non volgete altrove il dotto stile +altera donna, ch'a voi stessa, poi +che scorge il mondo esser accolto in voi +quant'ha del pellegrino e del gentile. + +Appo questo suggetto incolto e vile +divien qual più pregiato oggi è tra noi; +e co 'l splender de' vivi raggi suoi +chiaro si mostra ognor da Battro a Tile. + +Voi dunque di voi sola alzare il nome +dovete, poi ch'a sì pregiato segno +giunger non puote il più purgato inchiostro. + +Quindi vedrassi apertamente come +non è di lode altri di voi più degno, +nè stil che giunga al dolce cantar vostro. + + +58. -- Di Latino Giovenale + +Vide già la famosa antica etade +nel palazzo reale alto di Roma +donna empia sì, che fe' del carro soma +al padre anciso, e spense ogni pietade. + +Vede or donna real di tal beltade +la nostra, e Roma, e da colei si noma; +che chi mira i begli occhi e l'aurea chioma +di piacer, d'amor empie e d'umiltade. + +Questa sol per mio ben, per mio sostegno +al mio imperfetto, a la fortuna avversa +diede natura, e 'l ciel cortese e largo. + +O gloria de le donne, o ricco pegno +d'onor, d'ogni virtù ch'oggi è dispersa: +deh! perchè non ho io gli occhi ch'ebbe Argo? + + + +59. -- Di Ludovico Martelli + +Voi, che lieti pascete ad Arno intorno +il vostro gregge fra leggiadri fiori, +godete, poi che da i superni cori +discesa è Tullia a far con voi soggiorno + +sforzisi ognun co 'l crin d'alloro adorno +gli altari empir de i più soavi odori; +che per costei vostri tanti alti onori +faranno ancor a voi degno ritorno. + +Quest'è la vaga pastorella, ch'ebbe +fra i più degni pastor del Tebro il vanto; +del cui partir restar sì afflitti e mesti; + +e poi che per voi sol non le rincrebbe +lasciar le rive ove fu in pregio tanto, +siate a cantarla e a riverirla presti. + + +60. -- Di Simone Dalla Volta + +Tullia, mostrò (?), miracolo, Sibilla, +di cui si maraviglia il mondo e gode: +mar di saver, che non ha fondo o prode, +e mena l'onda sua lieta e tranquilla. + +Da cui sì dolce umor, sì chiaro stilla +di virtù vera ch'oggi rado s'ode: +cui non guasta fortuna, o 'l tempo rode; +men che quelle di Saffo e di Camilla. + +Ma che dico io? Il vostro alto valore +non si può comparare a cosa alcuna: +perchè non che 'l poter, passa il disio. + +Chi vuol vivo vedere in terra amore, +divin, pien di virtù, miri quest'una, +vera amica de gli angioli e di Dio. + + + +61. -- Di Camillo Da Monte Varchi + +Mosso da l'alta vostra chiara fama, +di cui per tutto il mondo il grido suona, +vengo cantarvi anch'io Tullia Aragona, +cui chi più sa, più sempre ammira e ama. + +E s'adempir potessi ardente brama +di salir l'alto monte d'Elicona, +qual voi n'arrecherei degna corona, +ch'al ciel vi porta, che vi aspetta e chiama. + +Or voi più d'altra saggia e più gentile, +degnate di pigliar quanto vi porge +un ch'a voi consacrato ha ingegno e stile. + +Ben so, vostra mercè, ch'altera e vile +alma tanto non è, che quando scorge +d'essere amata non divenga umile. + + +62. -- Di Claudio Tolomei + +Quando la Tullia mia che vien dal cielo, +che d'altronde non può sì bella cosa, +umilemente altera e disdegnosa, +toglie al mondo 'l suo sol con un bel velo; + +allora agghiaccia 'l fuoco ed arde 'l gelo, +e Amor tremando l'armi in terra posa, +vertù si fugge e cortesia sta ascosa, +e spegnesi ogni ardente onesto zelo. + +Ma s'avvien poi che a le tranquille ciglia +ridendo levi il velo, allor più incende +il foco e 'l ghiaccio è freddo in ogni parte; + +virtù ritorna e Amor l'armi riprende +ch'ella governa, e non è meraviglia +ciò che può far 'l ciel, natura ed arte. + +[Sta nel: _Libro quarto delle rime di diversi eccellentissimi autori +nella lingua volgare nuovamente raccolte_. In Bologna, presso +A. Ciccarelli 1551, pag. 217.] + + + +63. -- Di Antonio Grazzini (_Lasca_) + +Se 'l vostro alto valor, Donna gentile, +esser lodato pur dovesse in parte, +uopo sarebbe al fin vergar le carte +col vostro altero e glorioso stile. + +Dunque voi sola a voi stessa simile, +a cui s'inchina la natura e l'arte, +fate di voi cantando in ogni parte +Tullia, Tullia, suonar da Gange a Tile. + +Si vedrem poi di gioia e maraviglia +e di gloria e d'onore il mondo pieno, +drizzare al vostro nome altare e tempï; + +cosa che mai con l'ardenti sue ciglia +non vide il sol rotando il ciel sereno, +o ne' gli antichi o ne' moderni tempi. + + +64. -- Di Nicolò Martelli + +Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino +d'eloquenza immortale alta e profonda, +la vostra al nome egual gli vien seconda +Tullia di sangue illustre e pellegrino; + +il cui spirto reale almo e divino, +sovra l'uso mortal di grazie abonda, +in guisa tal che l'onorata sponda +De l'Arbia, infino al ciel tocca il confino. + +E 'l bel chiaro Arno ora di voi s'onora, +l'antico fuor traendo umido crine, +forma con l'acque in suon cotai parole: + +qual luce e questa o beltà senza fine, +che col sommo valor le rive infiora +al gel, come d'april nel mezzo il sole? + + + +65. -- Di Ugolino Martelli + +Se bella voi così le Grazie fero, +che pari al mondo non fu mai nè fia; +e se le muse con pietà natìa +il dolcissimo latte ancor vi diero: + +qual piena voce e qual giudicio intero, +il valor giunto a somma leggiadria, +e scorgere e cantar sì ben potria, +ch'almen di lungo ne apparisse il vero? + +Questi che vostri sono alteri onori, +e fanno altrui veracemente adorno, +scemar non può fortuna aspra e nimica. + +E questa spero che di giorno in giorno +averete con doti assai maggiori, +di fosca e trista, omai lieta e aprica. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Più volte, Ugolin mio, mossi il +pensiero _.] + + +66. -- Dello stesso + +Se lodando di voi quel che palese +di fuor si mostra a le più strane genti, +rare bellezze e disusati accenti, +degne parole a ciò mi son contese: + +com' esser vi potrà larga e cortese +la lingua a dir, che non tema o paventi +di tante ascoste in voi virtuti ardenti, +Tullia, ch'amor divino al cor v'accese? + +Bontà, senno, valor e cortesia, +con l'altre mille insieme in voi cosparte, +rozzamente contar forse potria; + +ma come rara e eccellente sia +ciascuna d'esse in voi, con mille carte +Mantova e Smirna a dir non basteria. + +[V. 11. _Rozzamente cantar forse patria_.] + + + +67. -- Di Simone Porzio + +Or qual penna d'ingegno m'assecura +di poter appressarmi al gran valore +di quella che di pregio alto e d'onore, +ornarmi con sue rime ha tanta cura? + +La debil pianta, mia da sè non dura, +e se prende crescendo alcun vigore, +nutrita è dal fecondo vostro umore, +che tal frutto non vien d'altra coltura. + +Ma se di quella vostra le semente +sempre mi trovo al petto, nè più spero +sentir d'essa giammai cosa più degna, + +scorgete adunque col giudicio interno +che tutte l'altre voghe in me son spente, +e vive quel ch'amor di voi m'insegna. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Porzio gentile a cui l'alma natura_.] + + + + +LE AMOROSE EGLOGHE DEL MUZIO GIUSTINOPOLITANO +ALLA SIGNORA TULLIA D'ARAGONA + + +I. +MOPSO + +Mopso, _solo_. + + +Canti chi vuol le sanguinose imprese +del fiero Marte, e d'onorati allori +cinto le tempie a suon di chiara tromba +desti i bianchi destrier, ch'in Campidoglio +han da condur i purpurei trionfi; +a me, cui 'l ciel non diè sì altero spirto, +basta parlar tra le fontane e i boschi +de gli onori di Pan; e che la fronte +m'ornin le Ninfe d'edere e di mirti, +mentre ch'al suon de le incerate canne +fo risonar quella virtù che move +dal vivo ardor de i lor splendenti lumi. + +E or darà al mio dir ampio suggetto +l'amor del pastor Mopso; di quel Mopso +lo qual sacrato ha infin da i teneri anni +i sensi e l'alma al tempio di Parnaso. + +Il buon pastor, cercando le pendici +de i santi gioghi, ha con novella cura +novo oggetto trovato ai suoi pensieri; +nova materia ha data a le sue rime: +che l'interno splendore e 'l chiaro viso +de la bella Tirrenia il petto ingombro +gli ha sì del suo piacer, che la sua lingua +d'altro non sa parlar, nè può, nè vuole +che di lei, ch'or gli siede in mezzo l'alma. +Ei non potendo un di 'l soverchio ardore +chiuder dentro al suo cor, in tali accenti +la strada aperse a la vivace fiamma. + +MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza +avanzi i più bei fior di primavera, +morbida più che tenera vitella, +ch'ancor non ha gustato erba nè fonte; +e delicata più ch'i bianchi velli +di non tonduto pargoletto agnello; +e più schiva d'amor e più fugace +ch'innanzi a cacciator timida cerva: +odi, bella Tirrenia: a queste ombrette +meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta. + +Era ne la stagion ch'i verdi prati +d'ogni intorno fiorian; fiorian le rose, +e cantavan gli augei tra i novi fiori, +quando prima ti vidi; e come prima +ti vidi, così ratto al cor mi corse, +mosso da la virtù de' tuoi bei lumi, +con gelato timor caldo disio. +Da quel dí innanzi entro 'l mio petto chiuso +ho continuo portato il foco e 'l ghiaccio. +E già due volte le campagne aperte +visto han d'intorno biondeggiar le spighe: +e due volte han veduto i salci e gli olmi +le non lor uve su per li lor rami +quai d'oro divenir, e quai vermiglie: +e tu nel duro cor, ghiaccio nè foco +crudel non senti, e non senti pietade. + +Sappi, ninfa gentil, che dal suo giro +Venere bella per ciascuna parte +rimira aperte l'opre de' mortali; +e qual pastor, qual satiro e qual ninfa, +contra chi l'ama è disdegnosa e schiva, +la santa Dea ne sente altero sdegno, +e dimostrar ne suole agre vendette, +arder facendo i lor gelati cori +d'amor di tal, che gli disprezza e fugge. +Che doglia, che tormento, alma mia cara, +credi che sia l'amar chi te non prezza? +O tolga Dio, ch'in così amaro stato +i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi: +non voler contra te l'ira de' Dei +mover sì leggiermente: ama chi t'ama. +Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali +va cantando di te mattina e sera; +e va segnando intorno i sassi e i tronchi +del nome tuo per farti eterna e chiara. +Ama 'l tuo Mopso, il qual e giorno e notte, +o vegghi, o dorma, di te pensa e sogna: +te rimira, te cerca e te disia. +Braman le pecchie gli odorati fiori: +le molli gregge i rugiadosi paschi; +brama 'l cervo assetato i chiari fonti; +e te, Tirrenia, l'infiammato Mopso. + +Mostra, ninfa gentil, il bel sereno +de la lucida tua tranquilla fronte; +de la cui vista l'aere e 'l ciel d'intorno +d'ogni parte s'allegra e si rischiara. + +Rivolgi a me i begli occhi: o occhi belli, +occhi leggiadri, occhi amorosi e cari; +più che le stelle belli e più che 'l sole: +e a me cari più che armenti e gregge: +più che la vita cari e più che l'alma. +Occhi miei belli e cari, il chiaro lume +volgete a me benigni: e non vi annoi, +ch'arda del vostro ardor: e non v'incresca +mirar talor com'io mi struggo e ardo. +Oh ti fosse, Tirrenia, un giorno a grado +di fermar così presso e così fisso +que' tuoi begli occhi dentr'a gli occhi miei, +ch'ogniun di noi facendo a l'altro specchio, +con gli occhi suoi vedesse ne gli altri occhi +il suo stesso ritratto e l'alma altrui. + +Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi +il chiaro viso e le polite guance, +le molli guance ad ogni aura tremanti, +che fan tremar in me l'anima e i sensi +di diletto, di voglia e di dolcezza. + +Ma qual'è quel diletto e quella voglia? +Qual la dolcezza che sentir mi face +il veder e l'udir le dolci labbra? +Quelle labbra amorose, dolci e care, +or dolcemente chiuse, or dolce aperte, +spirar per gli occhi e per l'orecchie mie +a l'alma mia dolcissimo veleno? +O misti insieme fior vermigli e bianchi: +o sparso tra be' fior soave odore: +o bramose mie labbra: o spirto ardente: +o anima mia accesa: e qual desire +tutto m'infiamma? E qual'è quel conforto +che mi promette il bel, che s'ode e vede? +Apri, Tirrenia, le rosate porte: +mostra, Tirrenia, i candidi ligustri: +spargi, Tirrenia, in graziosi accenti +l'ambrosia e 'l mel de l'amorosa lingua. +Di', Tirrenia, una volta: te solo amo, +al fedel Mopso tuo, che te sola ama. +Dillo, Tirrenia, e scopri il caro seno, +apri 'l giardin d'amor, dimostra al sole +i dolci pomi e gli odorati gigli. +Leva, Tirrenia, l'inimico velo +ch'a te'l tuo bel, a me 'l mio ben nasconde. +Invido avaro velo: avara mano, +crudo velo; man cruda e crudo core, +che tanto bene a gli occhi miei contendi. + +Ninfa crudele, e perché con tant'arte +sì fieramente a' miei desir contrasti? +Ninfa crudele infin a gli occhi miei, +a gli occhi miei, crudele, hai posto 'l freno. +Deh, leva 'l velo omai, levane i nodi; +leva la crudeltà del natio petto: +lascia andar gli occhi vaghi al lor diporto +tra i diletti di Flora e di Pomona, +là ve vaga beltà, bella vaghezza +movon d'intorno le purpuree penne, +e fan festa ad Amor, che la sua fede +ha locata tra 'l bel de i cari pomi. +Man bella, cara man disciogli il laccio, +allarga il velo, o mano: a la man mia +sii cortese man cara: a la mia sete +porgi alcun refrigerio poi ch'invano +prego 'l petto crudel, e 'nvano aspiro +a la beltà de le purpuree gote, +invano al bel de le rosate labbra. + +Ninfa bella e crudele, in cui combatte +bellezza e crudeltà, come non hai +qualche pietà di me? Le selve e gli antri +piangono al pianto mio; meco si lagna +eco non men del mio che del suo duolo: +e sovente gli augei su per li rami +muti si fanno a le mie doglie intenti: +e le gregge rivolte a i miei sospiri, +i paschi e i fonti mandano in oblio. +E tu sola se' nuda di pietade. + +Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia +raccogli quel, che con le braccia aperte +disioso t'aspetta; e nel tuo grembo +ricevi lieta l'infocato amante; +stringi 'l bramoso amante, e strette aggiungi +le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto +suggi de l'alma amata, e del tuo spirto +il vivo fiore ispira a le sue brame. +Giungansi insieme gli amorosi petti: +premer si sentan le vezzose poppe, +le belle poppe delicate e sode, +dal petto ad amor sacro e sacro a Febo, +non si ritengan più celate o chiuse; +le belle membra tue morbide e bianche +più che 'l cacio novello e più che 'l latte, +ad amor le consacra: e al tuo amante +qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, +con lui cogli d'amore i dolci frutti. + + + +II. + +IL SOLE + +Mopso, solo. + +Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora +il pianeta maggior nell'oriente, +inargentando i nuviletti d'oro: +quand'io, ch'avea col fischio e con la verga +scorta mia greggia a i rugiadosi paschi, +posto a seder sott'una antica quercia, +notava intento il dilettevol suono, +che d'intorno facean le pecorelle +tondendo il verde de l'erboso suolo. +Ed ecco l'armonia d'una zampogna +sonar non lunge. Io da le dolci note +tratto, e lasciando il mio maggior pensiero, +in piè risorto, cheto, passo passo, +ver là mi mossi, e vidi a piè d'un faggio +sedersi un solo. E quanto gli occhi miei +scorger potero in quella incerta luce +mi parve Mopso; Mopso a cui le selve +son testimonie quanto a l'alme Muse, +e quanto ei sia ad Amor fedele amico. +E quale in pria mi parve, tal la voce +e 'l chiaro giorno poi mostrolmi aperto. +Quivi vago d'udir suoi dolci accenti +dietro una macchia stretto mi raccolsi. +E egli omai spuntando il primo raggio +del novo giorno, al dir la lingua mosse, +accompagnando il suon con tai parole: + +MOPSO. Sorgi omai chiaro sole, e 'l ciel aprendo +l'aer rischiara; e 'l mare intorno imbianca; +la terra alluma; e 'l desiato giorno +riporta a gli animali e ai pastori. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Se non hai sole e se colei non ave +cosa simil, ben posso dir di voi, +che tu se' a lei, ed ella a te simile. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Solo se' sol, ch'in tutti gli alti giri +lume non è ch'al tuo lume s'aguagli, +nè lassù fuoco v'ha che t'assimigli. +E sola è sol in acque, in selve e in monti: +la bella ninfa mia, ch'è così sola, +che beltà non si mira a lei sembiante. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Quando cinto di raggi il capo biondo +a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno +la cieca notte da l'ombrosa terra: +e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi +le solitarie fiere, i vaghi augelli, +e con gli armenti, pecore e bifolchi. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E quando 'l lampeggiar del divo lume +a me si scopre, del mio tristo core +si scuote intorno il tenebroso velo: +gioiscon gli occhi miei: l'anima mia +tutta s'allegra e seco i miei pensieri; +e meco gode il mio cornuto armento. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Poi come le montagne d'occidente +ingombran la tua luce, e tu t'invii +al tuo riposo là nei bassi liti, +la fosca notte entro a l'oscuro manto +involve 'l cielo, e involve gli animali, +tenendo il mondo in tenebre sepolto. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E come del mio sol l'amata vista +da me si parte, al dipartir di lei +a me in un punto ogni mia luce è tolta. +Il giorno mio sen va verso l'occaso +e son sepolti in tenebrosa notte +i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Da che tolta è dal ciel tua ardente fiamma, +perché 'l superno chiostro intorno splenda +di mille ardori, non però ritorna +il giorno al mondo infin che non ritorni +tu, la cui luce ogni altra luce asconde. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E da ch'io de' begli occhi ho gli occhi privi +perché da mille belle e vaghe ninfe +cinto mi vegga, non però s'aggiorna +dentro al mio cor fin che colei non riede, +il cui bel lume ogni altro lume adombra. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Qualor avvien ch'a la tua accesa face +occhio mortal s'arrischi alzar i rai +per ritrar forse l'alma tua figura, +la soverchia virtù del tuo splendore +sì l'abbarbaglia, che smarrito e vinto +ad ogni aspetto uman si trova infermo. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E io qualor a la mia ardente lampa +mi riprovo d'alzar gli occhi e la mente, +per farne poi ne i tronchi alcun disegno, +il divo onor del rilucente oggetto +sì mi confonde, che perduti i sensi +non sento quel, che di me stesso io senta. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Poi quando più 'l tuo lume s'avvicina +al mondo nostro, occhio del mondo eterno, +e più drizzi i tuoi raggi sopra noi, +arde la terra, e arde ogni vivente; +e de la sete per colli e per piani +mancar si veggon gli alberi e l'erbette. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E quando a me 'l mio amato sol s'appressa +(il sol ch'è solo il sol de la mia vita) +e fiammeggiando in me 'l suo lampo vibra, +arde in me 'l cor, ardon miei accesi spirti, +e 'n me s'infiamma un sì caldo disire +ch'a me stesso mi sento venir manco. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Tu con la tua virtù non solo allumi, +non solo incendi quel che fuor si scorge, +ma dove umana vista non discende, +dentro passando, fai pregno il terreno +di tal semenza ch'i terrestri germi +producon d'ogni intorno e fronde e fiori, +onde si veston le campagne e i poggi. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E la virtù di lei non sol rischiara, +non sol infiamma la mortal mia scorza, +ma dove altro non passa che 'l suo sguardo, +in me varcando, in me fa tal radice +che poi germoglia in graziosa pianta, +in cui fiorendo i miei gentil concetti +fanno 'l mio col suo nome eterno adorni. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Ma che parl'io? che fo? dormo o vaneggio? +sì son col core al mio bel sole intento +ch'ad alta voce ancor chiamo e richiamo, +e pur or sommi accorto ch'è tant'alto +sorto 'l sol del mio sol sola sembianza. + +Oh così fosse ai miei bramosi lumi +sorto il lor sol. Tornato è 'l giorno al mondo +non (lasso) a me, ch'a me non luce il sole, +non s'apre il giorno a me se non si scopre +colei, ch'è sola il sol de l'alma mia. +Oh me infelice sovra ogni vivente! +Sa l'universo, sanno gli elementi, +san le ninfe e i pastor, sanno i bifolchi, +san le fiere e gli augelli, e san le gregge +che da tornare ha il sole e 'l giorno e quando; +e sol io solo senza sole e senza +alcun lume, di giorno in cieca notte +vo brancolando: e non so quando o come +mi ritorni a veder l'amato raggio. +Ahi, lasso me dolente: or fosse almeno +la notte mia tal notte, qual'è quella +ch'al cader del suo sole al mondo sorge, +ch'in quella dolce notte in ogni verso +si posa in pace! Rive, prati e poggi +valli, monti, campagne, selve e fonti +han dolce requie, e i miseri mortali +quetan le stanche membra e ogni affanno, +ogni fatica, mandano in oblio. +Ma non è tal la mia, che cieco e solo +vo intorno errando. E non han pace o tregua +gli occhi miei, non i piedi e non la lingua; +no 'l pensir, no 'l desir, non i sospiri. +E s'alcun è che turbi l'altrui pace, +io son quel desso; che son sol colui +che col continuo suon de' miei lamenti +ho già stancate le campagne e i colli. +Almo mio caro sol, sarà giammai +ch'io ti rivegga un giorno, un giorno intero? +Un giorno che giammai non giunga a sera, +e gli occhi affisi in te quant'io vorrei? + +Ahi, lasso me: perché, perché non lice +mostrar aperto il cor? perché disdetto +m'è 'l dir ch'io t'ami, se cotanto t'amo? +Perché disdetto a te l'amar chi t'ama? + +Cotai parole, e altre sospirando +e lagrimando, il doloroso Mopso +spargeva a l'aura; e io che senza scorta +lasciata avea la greggia e tuttavia +sentia montando il sol montar il caldo, +lui lasciai pur dolersi: il dolce canto +fra me stesso membrando, e 'l petto pieno +non di minor pietà che di dolcezza. + + + +III + +IL FURORE + +Mopso, solo. + +Dive, ch'al suon de la dorata cetra +dei sacro Apollo, al glorioso fonte +fate dintorno mille dolci giri, +premendo il verde del fiorito suolo +liete alternando le vezzose piante +non senza l'armonia d'eterni versi: +quella, ch'è Donna de le Donne, e Donna +è del mio cor, o sante Donne, o Dive, +vuoi pur ch'io canti: e vuol che 'l canto s'erga +sopra ogni bosco. Adunque perchè 'l canto +sia canto degno di Donna sì cara +movete insieme e con voi mova Apollo: +mova tutto Elicona e si raccolga +tutto lo spirto vostro entro al mio petto. + +Oh de la mente mia lucido specchio, +alma gentil fra le belle alme bella, +in cui fiso mirando d'ora in ora, +si fan dentr'al mio cor novi concetti, +da partorir scrivendo in nove carte; +lietamente ricevi il novo frutto, +che prodotto ha 'l germoglìo del tuo seme; +e mentre io fo sonar la mia zampogna +al furor del tuo Mopso porgi orecchie, +e nel furor di Mopso al furor mio. + +Salita era la notte al sommo cielo +e rilucea nel mezzo del suo cerchio +la sorella di Febo, il bianco volto +tutta splendente del fraterno lume. +Taceva il mondo, in sè pe' lor vestigi +tacite si volgean l'eterne spere; +taceano i venti e 'l mar; tacea la terra +e con lei piani e colli, e monti, e valli. +Sol nel silenzio d'ogni alma vivente +non tacea Mopso: e non taceva amore +dentro al suo petto. Ei per deserte piagge +da furor trasportato, solo e vago, +errava, intorno pur con gli occhi fissi +ne la cornuta diva. E 'n quello stato +disse de l'amor suo cose sì nove, +che ne suonano ancor le selve e gli antri. + +MOPSO. Dove, dicea, mi scorge or la tua luce, +candida luna, per solinghe strade? +Tirar mi sento ove per gli erti gioghi +rara di piede umano orma si scorge. +Qual novo aspetto e qual novo desire +verdeggia nel mio cor? La folta selva +de l'odorate, verdi, ombrose piante, +tutto m'empie d'orror e di diletto. +E quel dolce ruscel, che mormorando +fugge tra l'erbe e i flori, a sè mi chiama. +Ma donde viene il canto? E donde il suono +che sì dolce lusinga l'aere intorno? +E cosi è dolce, che simil dolcezza +non porge a me 'l belar de le mie gregge, +nè sì soave è 'l suon de le mie canne. + +Or ecco là che giovinette donne +cinte le terapie di fronduti rami +fan la nova armonia; ina che vegg'io? +Non è tra lor, non è colei ìa mia? +Ahi! m'è tolta la voce. Or chi l'ha scorta +di mezza notte senza fida scorta +da le rive del Po fra questi boschi? +E che fa qui l'altero giovinetto +c'ha la lira dorata e d'or le chiome +e d'ogni vello ancor le guancie ha nude: +misero: adunque? Adunque in cotal guisa? +Or dove sono? E che fo? Vegghio o dormo? +Non so ove sia: non so se vegghi o dorma. +E s'io vegghio, è ella dessa o altra? Ahi, lasso, +non conosco io la ninfa mia? La voce +piena di melodia, gli ardenti lumi, +il vago aspetto, il grazioso viso: +gli atti soavi, i movimenti alteri: +l'andar, lo star: la mano, i piedi, i panni, +far la dovrian pur conta a gli occhi miei. +E s'altro a me non la facesse conta, +si la farìa quell'amoroso orrore +ch'a l'apparir di lei m'ha l'alma ingombra, +e quel desio, che qui condotto m'have, +u' condur non poteami altro desìo. +Ma ch'è quel ch'odo, che da l'altre l'odo +chiamar sorella e nominar Talia? +Questo bosco di lauri e quella fonte: +le donne coronate: il bel concento: +l'aspetto più ch'umano? Or una, e due, +tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove, +il numero conviensi... questo è 'l giogo +de l'alme Muse: e queste son le Muse. +E una n'è la mia. È la mia ninfa +dunque una Musa, o son le Muse ninfe? +O mia, come dir debbo, alma mia Diva, +con quanto amor, con quanto studio ed arte, +fra mortali discesa dentro a l'alma +m'accendesti l'ardor; presso al cui raggio +movendo i passi, a questo santo giogo +mi trovo aggiunto. O mano, amata mano, +tu mi tien, tu mi guida: o caro dono, +bramato don, così ne foss'io degno. +Tu con la tua sorella le mie terapie +fai verdeggiar de l'onorata fronde +perch'ogni mio pensier tutto verdeggia. + +O sacri, vivi e lucidi cristalli, +onde s'inaffian così rare piante, +qual radice ha sentito il vostro umore +c'ha virtù di produr pianta sì ferma +che non le nuoce il più cocente sole: +non la molesta grandine nè pioggia: +non la crolla il furor di Borea o d'Austro, +e non la tocca il folgorar di Giove? +Qual radice ha sentito il vostro umore? +Ne la sua pianta il verde eterno vive; +vivono eterni i fior, vivono i frutti: +nè muta vista per mutar stagione. +Beato, eterno umor che liete e chiare +fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori; +i' pur spengo di te mia lunga sete: +e 'n te s'attuffan mie bramose labbra. +O che veggio? O che intendo? Il cieco velo +tolt'è da gli occhi miei: m'è fatto amico +il sacro coro, amico il santo Apollo. +Pur or conosco io te fedel compagna, +fedel mia guida e mia fedel maestra; +Erato bella. Tu fin da la culla +mi fosti a lato; tu la tua sorella +fra le genti mortali in forma umana +mi scorgesti a mirar. Tu mi dimostri +com'io lei segua, cui più sempre amando +l'alma mia più verdeggia e più s'infiora. + +Ma che novo desir mi punge il core +di levarmi da terra? Oh, ch'i' mi sento +mutar di fuori e farmi un bianco augello: +le man, gli omeri, il capo, il collo, il petto +tutti si veston di novelle piume; +già comincio a cantar, già batto l'ali.... +non mi lasciar Talia, levati a volo;.. +Erato spiega al ciel l'aurate penne... +date forza al mio ardir, che senza voi +ogni mio sforzo alfin sarebbe invano. +Già lasciato ho 'l terreno; altero e lieve +sopra i nuvoli m'alzo e sopra i venti: +già mi si fa minor e terra e mare. +Alma sorella del compagno e Dio +de la mia Dea benigna, a te raccogli +colui, cui la tua luce ha mostro il calle +di gir al monte ove la via s'impara, +che l'alme altrui conduce a più bel monte. + +I' veggio aperte le dorate porte +del gran gìardin, ch'i muri ha di zaffiro; +qui n'accoglie Diana; e qui n'envia +per la verdura del suo bel verziero; +qui la fiorita e verde primavera +move d'intorno, e va pascendo il verde +del santo umor de la rugiada eterna; +qui l'alma Clori e 'l suo diletto sposo +spargendo a l'aere ognor novelli odori +van dipingendo il variato suolo; +qui non arde la state e qui non sfronda +l'autunno i rami e non gli imbianca il verno; +qui vive il verde eterno; eterni rivi +di liquidi smeraldi i verdi prati +van compartendo; al mormorar de l'acque, +al soave spirar de le dolci aure, +al tremolar de i verdeggianti rami, +suonano in dolci e 'n dilettosi accenti +mille amorosi eterni rosignoli. +Qui s'odon risonar cetre e zampogne; +immortai cetre e immortai zampogne; +oh dolce vista, ed oh soavi note; +oh tra 'l veder e udir dolci pensieri; +qui, santissime Muse: qui Talia, +qui, qui sia, Diva, eterno il nostro albergo. + +Così diceva il forsennato Mopso: +e così detto, muto e sbigottito +stette buon spazio; e 'n sé fatto ritorno +e raccolto lo spirto, alti sospiri +dal cor traendo, intorno al molle tronco +d'un tenero olmo tai parole scrisse: + +Udite selve, udite Dei silvestri, +odan le ninfe, oda ogni pastore. +Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco; +ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva; +veduto ho Febo e le dotte sorelle, +e Tirrenia fra loro; una di loro +è la bella Tirrenia: ella m'ha tratto +al sacro bosco, e dal bosco a la fonte, +e da la fonte al cielo: ella è colei +che m'arde 'l cor; ella è colei ch'io canto; +ella è il mio sole; ella è la mia Talia. +Ed io son Mopso. Pianta eterna vivi: +e i nomi nostri eternamente serva. + + + +IV. + +TALIA + +Mopso, solo. + +Già risalito sopra l'orizzonte +il pianeta d'amor dal terzo cielo +fiammeggiando spargea l'aer sereno, +il tempestoso mare, il duro suolo +di chiari raggi e di virtute ardente: +e destando le selve e le campagne, +richiamava pastor, gregge e bifolchi +a le zampogne, a i paschi e a gli aratri. +Quando Mopso d'ardor l'anima acceso, +posto a seder in una erbosa riva, +al dolce mormorio di lucid'onde +in sè raccolto, immobile e pensoso +si stette alquanto; indi a sue dolci note +rispondendo gli augei, le selve e l'acque, +ruppe 'l silenzio in così nuovi accenti, +che n'han fatto conserva i Dei silvestri, +per dar lor vita in più ch'in una etade. + +Or qual fosse 'l suo canto, a lei che desta +ti tiene ognor a gli amorosi canti +fa che 'l ritorni a dir rozza zampogna; +e sia tale il tuo suon, che degno sia +de materia maggior che di zampogne. +MOPSO. Alme sorelle, che d'eterno grido +rendete onor a chi col cor v'onora, +se mai liete porgeste alcuna aita +al suon de gli amorosi miei sospiri, +or, che d'amor cantando è 'l mio pensiero +cantar voi insieme (che di voi cantando +canto 'l mio amor) a l'incerate canne +ispirate sì dolce e chiaro suono, +che sia 'l mio amor co'l vostri nomi eterno. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +E tu, mio santo e mio soave ardore, +dotta e bella Talia, mentr'io m'affanno +per voler dir di te, ne l'alta impresa +porgi soccorso a la mia fioca voce: +dammi ardir, dammi forza; alza 'l mio ingegno +e con la cara mano un novo ramo +fresco, verde, odorato, or ora colto +dal sacro monte a la mia fronte avvolgi. +Movi Talia, movete sante Dive. +Movete o sante Dive a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Sorge in Boezia e non molto lontano +dal gran Parnaso un onorato giogo +che d'altezza e d'onor con lui contende; +quest'è 'l santo Elicona, in cui verdeggia +l'eterna selva sacra al sacro Apollo, +d'uno e d'altro valor degna corona. +Qui si monta per luoghi alpestri ed ermi; +raro sentier v'appar, rari vestigi; +nè v'ascende uom mortal, cui 'l ciel non chiama. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Quest'è quel poggio, che fra gli altri poggi +è de le Muse il più diletto poggio: +qui 'l grande Apollo ispira entro a' lor petti +quella virtù ch'a lui 'l gran padre ispira; +ed elle l'alme elette a i Dei più care, +chiamano al verde de l'amate piante; +e chiamanle al licor del chiaro fonte; +chiamanle al chiaro fonte d'Ippocrene, +eterno onor del sangue di Medusa. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Scritto è nel sasso antico, onde si versa +la dolce vena, in ben limati versi, +ch'un giovinetto che di pioggia d'oro +fu conceputo, alzato un giorno a volo +uccise lei, che con l'orribil vista +rivolgea l'uomo in insensibil marmo: +e che del sangue suo, mille veleni +fur sparsi in terra; e fra i diversi mostri +un'alato destrier subito apparve. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Questi nitrendo e dibattendo l'ale +si levò in aere, e dopo un lungo corso +pervenuto al bel giogo ond'io favello, +volando tuttavia, nel duro masso +percosse un'unghia, e quei ratto s'aperse +larghi versando e liquidi cristalli. +Apollo il vide, e 'l vider seco insieme +tutte le nove Muse, ed egli, ed elle, +fede ne fanno a chi con lor ragiona. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +E quest'è 'l fonte in cui, cui 'l ciel non nega +di poter pur bagnar le somme labbra, +cantar si sente al par de i bianchi cigni. +Qui conducon le Dive a cui interdetto +non è 'l bel monte, e 'ncoronati e molli +del santo rio gli rendono a' mortali, +perchè rendano a ogniun degna mercede +de le fatiche lor, de le bell'opre +qual ornando di lauri e qual di mirti. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Quinci discesi quegli spirti eletti +sopra tutt'altri, con eterne lode +or del fier Marte, or del soave Amore, +cantano il sudor d'un, d'altro i sospiri. +E per memoria de l'amato albergo +aman le ninfe i poggi, i fonti e i boschi. +Ed è ragion, ch'ancor quelle chiare alme, +in rimembranza del lor nascimento, +godon di luoghi solitarii ed erti. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Fra le selve Pierie il Dio dei Dei, +quel ch'ad un cenno il ciel move e governa, +d'amor acceso, in forma di pastore +con la bella Nemosine si giacque. +Era costei la più vezzosa ninfa, +ch'in quella o in altra età, ninfe e silvani, +tenesse al suon de le sue dolci note +dolce cantando le memorie antiche, +e gli occhi avea stellanti e d'or le chiome. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Giacquesi con lei Giove, e tante notti +giacque con lei, quante del santo coro +son le dotte sorelle. E poi che Febo +nove volte ebbe visto l'auree corna +rifarsi al lume suo rotondo specchio, +tante chiamò Lucina al suo soccorso +la bella ninfa, e d'altrettanti parti +madre divenne. O ben felice madre +il mondo adorno ha il tuo fecondo ventre. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Venute in luce le felici piante, +de' cui be' fiori e de' cui dolci frutti +dovea goder il cielo e 'l nostro mondo, +il sommo padre di sì bella stirpe +tutto gioioso i teneretti germi +degni intendendo di più degno suolo, +che di suolo terren, fece pensiero +di voler trapiantar la nova selva +ne le splendenti sue felici piaggie. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +De' cieli d'uno in uno il re de' cieli +donò loro il governo ad una ad una; +e d'una in una a loro i nomi impose. +Quella cui diede il cerchio in cui si mira +errar d'intorno con cangiati aspetti, +la dea de la cornuta e bianca fronte, +fu la bella Talia, la cui virtute +fa verdeggiando germogliar gl'ingegni +di verdura immortal di fiori eterni. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Toccò a Mercurio seguitar l'impero +de la placida Euterpe, a la cui voce +s'empion l'alme di gioia e di diletto. +S'accompagnò con l'alma dea di Cipri +Erato bella, che ne l'alme inesta +quel caro germe ch'è chiamato Amore; +e Melpomene ascese al quarto lume, +e la spera di lui tempra e rivolve +col canto suo, ch'è pien d'ogni dolcezza. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +L'ardente spirto del superbo Marte +ogni orgoglio deposto, non rifiuta +di dar orecchie a la famosa Clio. +A Tersicore diede il re superno +che de la stella sua fosse compagna, +tutto invaghito di sua allegra vista; +e di Polinnia gode il padre antico +notando l'armonia del vario suono +e la memoria de le cose belle. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Urania su volando altera salse +fra mille lumi, ed or in or s'aggira +lieta del suo bel ciel cantando intorno. +Calliope non ebbe proprio nido +dal sommo padre: ei volle ch'in ciascuna, +de l'altrui stanze fosse la sua stanza: +e le buone sorelle a la sorella +congiunte in dolce amor, in dolci accenti +cantando insieme fan dolce armonia. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra +han signoria quell'anime celesti: +e ciascuna di lor da la sua spera, +Calliope da tutte il lor valore +spargon quaggiù ne i più chiari intelletti. +E qual del divo spirto ha l'alma ingombra +a lui s'apre Elicona: a lui le chiome +cingono i lauri: a lui non si disdice +spenger la sete al fonte d'Aganippe. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Ma che novo furor m'ha 'l petto ingombro +di voler col mio calamo palustre +sonar di lor, ch'a i sempiterni Divi +rotando tuttavia l'eterne spere, +de le lor voci fan dolce concento? +Mercè dive, mercè del novo ardire +non vi chiamai nimico, e non mi vanto +di cantar vosco a prova. Anzi 'l desio +onde 'l vostro valor m'ha l'alma accesa +mi mosse a ragionar de i vostri onori. +Tornate, o sante Dive, a i vostri allori. + +Tornate Dive; tornin l'altre e meco +rimanga la dolcissima Talia; +rimanti, o Diva, con colui che sempre +teco è col core. O Musa a le mie rime +basta la tua virtù. Tu 'l mio Elicona, +tu 'l mio Parnaso se': tu se' 'l mio Apollo: +tu con l'ardor de' begli occhi sereni +accendi entro 'l mio cor sì chiaro foco, +che l'invidia del tempo in alcun tempo +non potrà spegner mai la nostra luce. +Tu con la soavissima favella, +col dolce suon, con le celesti note +e con la leggiadria del chiaro stile, +me togliendo a me stesso, a dir m'invii +cose, ch'i' spero, che fra questi boschi +si serveranno ancor dopo mill'anni. +E trovando Talia per mille tronchi +scritto per la mia man, trovando Mopso +scritto per la man tua, n'avranno ancora +diletto e invidia la futura gente. + +O che parlo? Il tuo aspetto a dir m'ispira +quantunque io parlo; tu mia lingua movi, +tu mi porgi i concetti e le parole. +O mia musa, o mio amor. E qual fu mai +più glorioso amor che la mia Musa +è 'l mio amor, e 'l mi' amor è la mia musa? +Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio; +non è 'l mio sogno; no, che viva e vera +ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo +qual ti scorgono e Febo e tue sorelle +a l'onde di Permesso; e qual ti scorge +la sorella di Febo entro al suo giro. + +Quant'è la gioia mia? Con voi ragiono +riposti orrori e solitaria riva: +e prego che fra voi si stian sepolte +le mie parole: e voi piacevoli aure +fermate l'ali e eco non risponda: +non risponda eco a me, che la sua doglia +mal si conface al mio gioioso stato. +Chieggio silenzio, acciochè fuor non s'oda +per la mia bocca l'alta mia ventura, +che d'invidia potria colmare altrui. +Quella, ch'un tempo per l'erbose sponde +de l'ampio laco de l'antica Manto +fece tenor cantando al gran Menalca: +quella, quella or risponde al vostro Mopso. + +Volgi a me i lumi o diva, ch'in que' lumi +godo del ben del ciel: la lingua snoda +dolce mio santo amore; da quella lingua +sente 'l mio cor dolcezza più ch'umana. +O dolce il veder mio s'eternamente +gli occhi affisassi dentro a tuoi begl'occhi, +e tu gli occhi affisassi a gl'occhi miei: +o dolce udir, se 'l suon dolce e soave +sonasse eterno dentro a le mie orecchie, +dentro al cor penetrando, e dentr'a l'alma. +O dolci i miei pensier, se al mio desire +s'unisse il tuo desir con tanto affetto +che fosse una la mia con la tua voglia. + +O mia Diva, o mio amor, se del tuo amore +e se del tuo favor tanto cortese +sarai a l'alma mia, che le mie rime +s'ergan sopra l'invidia, e i miei pensieri +sian pensier di letizia, in su la foce +del Formion, là dove il bel Sermino +quinci le dolci e quindi le salse onde +bagnan d'intorno, un venerabil tempio +sorgerà al nome tuo; quivi i pastori +soneran sempre a te cetre e zampogne: +e di fior sempre, e sempre di verdura +si trecceranno a te ghirlande fresche. +E da i colli e da l'onde, i Dei silvestri +e le ninfe e i tritoni, incoronati +di liete frondi, a te festosi giri +faran dolce iterando il tuo bel nome: +e fra gli altri la bella, la più bella +ninfa ch'abbia tutt'Adria in alcun scoglio +Egida bella l'onorate tempie +cinta di rami di felice oliva, +Talia cantando, e 'l nome di Talia +risonando d'intorno, e poggi e valli, +sopra i sacrati altari in fochi eterni +spargerà lieta a te con larga mano +in sacrificio gli odorati incensi. +Te col divo splender de i lumi santi, +col dolce riso e con la chiara voce, +ferma o Diva, e col cuore il mio bel voto. + + + +V. + +LA LONTANANZA + +Mopso, solo. + +È già gran tempo o Muse il mio suggetto +l'amor di Mopso, e voi beate Dive +sete 'l suo amore. Or il dolente Mopso +dal dolce amato nido e dal suo bene +fatto lontan, va empiendo selve e campi +di dolor, di sospiri e di querele. +Contan le ninfe che fra gli altri un giorno +lungo la riva, su verso le fonti +del vago Po salendo, a tali accenti, +a sì pietosi, a sì dogliosi accenti +allargò 'l fren, facendo in ogni verso +gemer le sponde al nome di Talia; +che le triste sorelle di Fetonte +obliando 'l lor duol, al suo dolore +porsero orecchie, e vinte di pietate +largaro il corso a non usati pianti. +Or qual fosse il suo pianto o santo coro +ditelo a' boschi nostri, e non vi annoi +di por le dotte e dilicate labbra +a le mal culte mie silvestre canne, +E tu mio dolce duol, mia amara gioia, +mio solo eterno amor, mia prima Musa, +mentr'io cantando lacrimo e sospiro +con pietate raccogli il triste canto. +Incominciate o Dee: le selve e gli antri +daran risposta al lacrimabil suono. + +MOPSO. Lasso; quest'è ben dura dipartita; +dura, crudel, amara dipartita, +via più ch'assenzio amara e più che morte. +Ed è ragion, ch'estremamente amaro +mi sia 'l partir da lei che m'è più cara +che la zampogna mia, più che l'armento: +più che la vita cara e più che l'alma. +Ahi, ahi! protervo amore di te mi doglio, +protervo, iniquo e dispietato amore. +Tu con fredde paure in van sospetti +mi tenesti gran tempo, mentre ch'io +lei per Tirrenia e per ninfa del Tebro +amai languendo, ardendo e lacrimando. +Poi che 'l favor de' più benigni divi +salir mi fece il glorioso monte, +e mi fece veder fra i sacri allori +l'alto mio santo e dolce amore; e poi +che tolto via il furor di gelosia +alti e dolci pensier battendo l'ali +m'inalzavano al cielo altero e lieto; +hai tronco 'l volo a' miei gentil desiri. + +Ahi lasso me dolente, e qual furore +mi conduce ad oprar la rabbia e i denti, +contro il benigno mio soave Iddio? +Mercè Signor, dolce Signor perdona +al soverchio martir che mi trasporta. +Tu la mia scorta se', tu 'l mio maestro; +tu se' 'l mio onor e tu se' la mia palma; +tu con la face tua m'hai mostro il calle +d'ir al bel monte: tu con l'auree penne +impenni i miei pensier; tu nel mio petto +scolpita hai la dolcissima Talia. + +Per tante grazie a te di sacro sangue +spargerei d'or in or i santi altari, +a te arderei gl'interi sacrifici, +se non che tu (qual'è 'l tuo cor pietoso) +di crudeltà nimico, il sangue aborri. +Ma di quel, checchesia, che non rifiuti, +di fior, di lode, e d'odorati fumi, +la mia man, la mia lingua e la mia mente +a te non sieno in alcun tempo avare. + +Da dolermi ho di mia crudel fortuna, +anzi di lui, che fa la mia fortuna. +Di te m'ho da doler, di te Tirinto, +crudel Tirinto, or se mai 'l petto caldo +ti sentisti d'amor: se punto amico +se' de le dotte Muse, il petto caldo +pur ti senti talor, e eterno amico +se' de l'amate Muse, ahi crudo, e come +puoi scurar dal suo amor l'acceso amante? +Come tòrre a la Musa il suo poeta? +Ben ti dovria Tirinto esser a grado +d'udir al suon di Mopso e di Talia +risponder Eco: e l'una e l'altra sponda +del tuo bel fiume: il tuo bel fiume e Eco +ti pon far fede che eia le pendici +de l'alto giogo, onde 'l Dio del tuo fiume +da l'ampio vaso versa i larghi rivi +insin là dove, per diverse foci, +si scorga in Adria, in tutte le sue rive +non ha 'l più santo ardor, nè 'l più gentile. +E tu cerchi d'opporti a tale amore. +O Tirinto crudel, se non ti move +il mio dolore e 'l mio cocente affetto, +di lei ti mova il grazioso sguardo, +ch'acceso di desir tacendo grida, +e per pietà pregando a te s'inchina. +Movati 'l suon di que' pietosi versi +in ch'ella amaramente sospirando +riprega te per l'amorosa face, +che 'l suo diletto Mopso a lei ritorni; +sia pietoso Tirinto e sia sicuro +che qual pastor, qual ninfa e qual bifolco +non ha pietade a chi d'amor sospira, +non gli ha pietade amor, quand'ei sospira. + +Misero me, i' mi dolgo, e tuttavia +dilungando mi vo dal mio desio, +e per molto desio piango e languisco; +e fo col pianto mio col mio languire +pianger gli sterpi e fo pietosi i sassi. +Fera ventura, veramente fera, +che tu diva gentile e 'l tuo fedele +esser debbiate eternamente insieme +fermo suggetto a dolorose note. + +Or il vago pensier va rimembrando +quelle parole tue; quelle parole, +quelle, quelle, quell'ultime parole +che mi sterparo il cor, mi svelser l'alma. +Ben è ragion ch'eternamente t'ami, +e se verace amore, se ferma fede +merta cambio d'amor, ragion è ancora +che tu, mia vita, eternamente m'ami. + +Non sia mai luogo o tempo che disgiunga +da me 'l tuo amor, che mai per luogo o tempo +non sarà l'amor mio dal tuo disgiunto; +meco sia 'l tuo pensier, che 'l mio pensiero +sempre è con te. Con me sia 'l tuo desire, +che teco è 'l mio desir: sia l'alma tua +sempre con me, che teco è l'alma mia. +Così ci ricongiunga un giorno amore; +e ricongiunga con felice sorte +i pensieri, i desiri e l'alme nostre. + +Lasso che 'l ragionar il pensier segue +e ragionando ognor cresce la voglia, +e crescendo la voglia il duol sormonta. +Vago fiume, alte rive, ombrose piante, +passò mai quinci, o qui mai si ritenne +pastor alcun a cui sì tristi lai, +sì cocenti sospir, sì largo pianto +facesser fede del dolor suo interno? +Ma degno è ben che mia lingua si dolga, +e che sospiri il core e piangan gli occhi. +È tolto agli occhi il sol de gli occhi santi; +il sol, ch'è solo il sol de gli occhi miei, +il sol, ch'oltre per gli occhi al cor passando +tutto l'empiea di vivi ardenti spirti; +di spirti che mia lingua a ta' suggetti +movea sovente, che per avventura +non son suggetti da ciascuna lingua. +Or sendo privo di sì altero oggetto +ragion è ben che 'l mio dolor sia solo; +e che sia la mia lingua, il cor e gli occhi, +lingua fioca, cor tristo e occhi molli. + +I' vo dolente, e pur convien ch'io vada; +misero Mopso ov'è la tua Talia? +Cara Talia, ov'è il tuo fido Mopso? +O duro fato, o cruda dipartita. + +Lasso, che importa a poverel pastore +quel che facciano i ricchi, empii tiranni? +Che tocca a me cercar l'armate squadre? +Inique stelle: veramente i cieli +contra me son giurati; e 'l fiero Marte +ha tant'arme commosse e tanti sdegni +per dipartirmi dal maggior mio bene. + +O fortunati, a cui 'l terren natìo +è fermo seggio e certa sepoltura: +fortunati bifolchi voi se 'l giorno +i buoi giungete e col gravoso aratro +sottosopra voltate i duri campi, +non v'è negato almen tornar la sera +a le capanne vostre, a i dolci alberghi, +a le dilette vostre compagnie. +Voi non arate il periglioso suolo +del tempestoso mar: voi gli alti gioghi +non varcate giammai de l'orrid'alpi; +voi non bevete le straniere fonti. +È 'l lungo cammin vostro a la cittade, +a la città, al mercato; e quindi il sole +che v'ha condotti ancor vi riconduce. +Voi fortunati e sfortunato Mopso: +ei da quel dì ch'al sol pria gli occhi aperse +non ha potuto ancor pur una volta +dir: qui sarà domane il mio soggiorno. +Ma da la patria ad estrani paesi +dal Tebro a l'Istro e dal Po alla Garonna, +d'oltre il Carnaio a l'ultimo Oceano, +e dal Vesuvio a gli alti Pirenei +errando ognor, è stato a tutte l'ore +perpetuo strale a l'arco di fortuna. + +Misero Mopso! O patria, o patria cara; +o grande Antiniano, o bel Sermino, +o vago Formione, o scoglio amato +quando sarà ch'io vi rivegga e dica: +quel poco omai di vita che m'avanza +mi vivrò pur tra voi, ch'è quel ch'io bramo? +Il grande Atiniano, il bel Sermino +il vago Formion, l'amato scoglio +a me è Talia. Talia mi renda 'l cielo +ch'è Talia la mia patria e 'l mio riposo. + + + +VI. + +LA SCONCIATURA + +Mopso, solo. + +Torniamo, o Muse, ai pianti e ai sospiri: +nostro soggetto or son sospiri e pianti. +Il vostro Mopso si consuma e strugge. +Or mentre io ch'io con lui mi lagno e ploro +seguite o dive le dolenti note. + +FEDEL mio, se 'l mio Mopso men fedele +fosse in amor, i' vi so dir per vero +che fora la sua vita men dolente; +ma suo costante amor sua ferma fede +di vento di dolor, d'amaro umore +gli tien ognor il petto e gli occhi pregni; +e voi il sapete pur, ch'alcuna volta +gli occhi affissate in lui tutto pietoso. +Or se la vista del suo aspetto solo +può pietade inestar ne gli altrui cori, +che dovran far i dolorosi lai? +Il miserel ad or ad or s'invola +al vulgo e ai pastori; e in qualche bosco +in qualche antro riposto si raccoglie; +quivi s'asside, e quivi s'accompagna +or con un tronco antico, or con un sasso: +e di sé privo, col pensier dipigne +il dolce amato viso; in quel ritratto +gli occhi e l'animo affisa: in quel si specchia; +con quel ragiona; e quel tanto ha di pace +quanto 'l ritiene il dilettoso inganno. +Poi ch'in sé è ritornato, il duolo immenso +non capendo ne l'alma, si disgombra +per lo petto, per gli occhi e per la lingua +in spirti accesi, in lacrimosi rivi, +in fiochi, rotti ed angosciosi accenti. + +I' pascea un dì 'l mio armento per le piagge +del bel Tesin: e così passo passo +per la sua riva errando, il piè mi scorse +là ov'io sentì dolersi quel meschino +con le fere, con l'acque e con gli sterpi. +E quanto con la mano ir seguitando +potei 'l suo dir, le triste sue querele +diedi a serbar ad una antiqua quercia. +Or, a voi di ridirle è 'l mio pensiero: +e voi cui talor visto ho 'l petto caldo +di caldo amore, e che di vera fede +portate il nome, con pietate udite +gli acri lamenti del fedele amante. + +MOPSO. O mia cara Talia, m'ha dunque il cielo +disposto ad amarti perch'amando i' pera? +Ben poss'io dir che quanto gira il sole +non ha la nostra età più ardente foco: +non più gentil, non più lodevol foco +che sia 'l mio foco, e posso dir ancora +che non ha 'l mondo e non ha 'l secol nostro +alcun del mio più sventurato amore. + +Bella, vaga, gentil, dolce Talia, +vaga e dolce Talia, ma non men cruda +che vaga e bella e che dolce e gentile: +perché crudel? Perché se tante voci +e se tanti sospir, se tanti pianti +ti mando d'or in or giù per quest'acque, +alcun tuo accento a me non mai ritorna? +Perché s'ami 'l tuo Mopso, a le sue pene +non hai pietate? E se pietà ti move, +che non porgi al dolente alcun conforto? + +Misero Mopso, e sarà dunque il vero +quel, che per tutti i boschi ognor ribomba +del breve amor, de' mal fermi pensieri +del sesso feminil? Ahi! dunque lasso +avrò senza 'l suo amor da stare in vita? +Non sarà il ver, sebbene e pastorelle +e Ninfe, e Driadi e Naiacli, e Napee +son di mobil voler; però non voglio +dir che sia 'l suo così mutabil core. +Non è la mia non è cosa mortale, +non Naiada, non Driada od altra Ninfa; +ma de l'eccelse eterne abitatrici +de le spere celesti, una di loro +è la mia diva: e col suo divo spirto +nel cor mi spira l'alte cose belle. + +O pur non sia fallace il creder mio. +Or mi sovvien, ch'ancor de l'alte dive +son mal stabili i cori. E quante volte +mutò voglia e amor la dea di Cipri, +la dea del terzo ciel? Di lei mi taccio. +Ma la bianca, la fredda e casta luna +come fu fida, lasso, al fido amante? +Il sanno gli alti boschi, ch'alcun tempo +vider Pan lieto e tristo Endimione. +Mal fida luna, avara luna; e troppo +grande argomento de l'incerta fede +de le mutabil, de l'avare voglie +del femineo desir. Chi mi conforta +in sì novo dolor? Su per le rive +del vago Po non mancano i pastori: +non mancano i leggiadri e bei pastori, +non i ricchi pastor di grassi armenti. + +Ma non di gregge mai, non mai d'armenti +vidi vago 'l suo cor. Gli umil disiri +sdegna quell'alma sopra ogni alma altera. +Non per fior giovenil, non per tesoro +apron le sante Dive il santo monte. +Nè per fior giovenil, nè per tesoro +dee la mia Diva altrui largare il petto. +Caro a Talia di Mopso è il dolce canto +pien d'alti spirti e di gentili ardori. + +Or non ha 'l Po di più soavi note? +Di più gentil, di più leggiadri spirti? +Dolente me: di quanti or mi sovviene +chiari pastor ch'alberghin per le sponde +dov'alberga 'l mio ben, tante punture +mi sento al cor. Ahi! ch'ella non rivolga +gli occhi altrove e l'orecchie e i pensieri. + +Chiari pastor, deh! no, deh! no per Dio, +tant'oltraggio al buon Mopso. O Musa, o Diva: +o mia Musa, o mia Diva, il tuo buon Mopso, +il tuo devoto il tuo costante Mopso, +il tuo sincero il tuo verace amante, +il tuo fedel pastor il tuo poeta, +vive egli, o Diva, caro e solo albergo +de la sua vita? Ei vive, s'in te vive +la memoria di lui, s'a l'alma sua +dal petto amato non hai dato il bando. + +Ahi, qual fora 'l mio stato o triste core, +(tolga Iddio tale augurio) quale stato +fora 'l mio s'a la mia dolce Talia +fosse a grado d'udir ch'altri che Mopso, +mia le dicesse. O pria fra questi boschi +aspra, selvaggia fera, e l'unghie, e i denti +contro me adopre; l'affamate voglie +di mie tremanti membra e del mio sangue +sbramando fiera e pia, finisca a un punto +il mio amor, il mio duolo e la mia vita. + + + +VII. + +TIRRENIA + +Cosa propria d'amante è, Nobilissima signora mia, desiderare di esser +sempre e interamente unito con la persona amata, e di qui è che oltra +il desiderio il quale io ho che l'anima mia sia con la vostra +indissolubilmente congiunta, bramo ancora che i nomi nostri insieme +siano eternamente letti e che insieme vivano chiari e immortali. E per +tanto, oltra le molte altre rime alle quali l'amor vostro m'è stato +Elicona e voi stata mi sete Musa favorevole, mi è novamente venuto +fatta una mia composizione per avventura più affettuosa che +artificiosa, nella quale ingegnato mi sono di far un disegno di voi +più particolare che altro il quale insino ad ora io abbia visto che +sia stato fatto da altrui. E se io non ho così dotta mano che di voi +possa fare un vero ritratto, penso avervi almeno ombreggiata in +maniera che siccome dalle ombre delle bellezze superiori gli animi +nostri di grado in grado al disio della vera bellezza sono tirati, +così da questa ombra da me fatta di voi, i più gentili spiriti +potranno salire alla considerazione di quel vero ch'è in voi; or quale +che ella si sia, tale la vi mando nè altro vi dirò se non che se un +altra figura poteste vedere con gli occhi corporali la quale io porto +già gran tempo nell'animo e di quella farne comparazione con voi +stessa, sono securo che voi medesima non sapreste discernere se in voi +o in me sia più vera l'imagine di quella forma ab eterno conceputa +nella mente di Dio, alla cui simiglianza vi fabricò natura quando ella +volse + + Mostrar quaggiù quanto lassù potea. + + + + +Interlocutori.- DAMETA e TIRSE + + +L'erboso prato e i verdeggianti allori, +l'aura soave e 'l bel rivo corrente, +m'invitan seco a far lieto soggiorno +e ragionar del mio soave foco. +Muse, Muse, mentr'io di lei favello, +avvolgetemi alcun di questi rami +intorno al crine, e non mi siate avare +del favor vostro: i' canto il vostro onore. +E tu, TITIRO mio, mcntr'io ricorro +quel che mi detta Amor, le mie parole 10 +va ricogliendo, e 'n quel surgente tronco +le ripon di tua man; col tronco insieme +sorgeranno il suo nome e i nostri amori. + +T. Dunque avrò da lodar la mia fortuna, +che qui a quest'ora ha volto il mio camino; +che, se brami DAMETA ch'el suo nome +per le piante si legga, non ti dee +noiar che TIRSE, tuo fedele amico, +l'oda sonar ancor per la tua lingua. + +D. Tu se'qui Tirse? Anzi a me è caro assai 20 +che tu ci sia, che con la tua zampogna +porger potrai soccorso a le mie note + +T. Ciò ch'a te piace. Ma saper disìo +qual sia quella beata a cui tu intendi +d'acquistar lode con tue eterne rime. + +D. Anzi sarian beate le mie rime +se pareggiasser le sue eterne lode. +Di TIRRENIA cantar è 'l mio pensiero. + +T. Di TIRRENIA? Ho più volte in queste selve +il bel nome sentito; ma di lei 30 +non ho particolare altra contezza. + +D. Gran danno a lei, ch'un sì gentile spirto +non le sia in tempo alcun stato soggetto: +a te, che del suo chiaro e vivo lume +ancor non t'hai sentita l'alma accesa. + +T. Nova querela, udir ch'altri si doglia +ch'altri non arda del medesmo foco. + +D. Da diverse cagion diversi effetti +nascon, mio TIRSE, e altramente s'ama +cosa pura mortale, altri disiri 40 +son quei che movon da cose divine. +Come, perché dal soie il lume prenda +una copia infinita d'animanti +non perciò il suo splendore alcuno è scemo; +così qual uom si sente l'alma piena +de' diletti de l'alma, non si sente +scemar il ben perch'altri ancor ne goda. +Anzi gode quel cor, ch'oggetto eterno +ha in se scolpito, che per molti cori +cresca la gloria del superno raggio. 50 +E di quel ch'io ti dico, chiara luce +di TIRRENIA ne porge il divo lume. + +T. Bramo di quel che di' saperne il come. + +D. TIRSE, non ha veduto il secol nostro +pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio +abbia colto ghirlanda in Elicona, +che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi +ha ne l'alma raccolti, tale ardore +non abbia conceputo, che 'l suo ingegno +n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi. 60 +Nè tra color giammai si vide o udìo +che ne nascesse invidia o gelosia; +anzi di lodar lei fa ognuno a gara, +e ne l'udir di lei ciascun si gode +de le sue laudi, e l'un l'altro n'invita +a dir del bel suggetto. E 'n lei n'avviene +quel ch'avvien de le cose rare e nove +e ch'avverrìa se sopra l'orizzonte +cominciasse a scoprirsi un nuovo sole +a gli occhi nostri: che com'altri scorto 70 +prima l'avesse, così immantenente +si volgerebbe a dimostrarlo altrui. +E ciò n'avvien perochè al suo focile +non s'accende altro che gentil disire. + +T. Nuovo ben, nuove grazie e santi amori. +Ma bram'io da te, se non t'annoia, +Dameta mio, che tu mi scopri ancora +que' pastor onorati che pur dianzi +hai detto c'han per lei cantato e arso. + +D. E questo, Tirse, ancor farò di grado, 80 +nè penso ch'altri altra più chiara fede +possa altrui far del suo valor soprano +che con sì gloriosi testimoni. +Dirò di loro, e dirò con tal legge, +che senza servar legge, di quel prima +ch'a la mia mente pria farà ritorno, +m'udirai favellar. Nè creder dei +ch'io sia per ricordargli tutti a pieno; +che lungo fora, e poi non m'assicuro +di tutti aver memoria o conoscenza. 90 + +T. Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo. + +D. Fra i primi che cantaro in riva al Tebro +de la bella Tirrenia fu un pastore +d'antico sangue e di gente Latina, +e nel cui nome suona la sua gente +e del cui canto ancor, e del cui suono, +suonan le trionfali e altere sponde. +Arse colui per lei lunga stagione: +e ancor dolcemente ne sospira. + +E per lei sospirò quel chiaro spirto 100 +che morendo lasciò dubbiosi i boschi +tra le Muse di Lazio e di Toscana +quali al suo dir sian state più benigne. +Dico di quel che per li sette colli +abbandonò le piaggie di Panara. +E un altro di patria a lui vicino +per li paschi del Po ne 'l bel soggetto +affaticò sovente le sue canne. +TIRINTO dico, a costui 'l nostro Reno +diè 'l patrio albergo; e poi, come 'l ciel volse, 110 +fu costretto a lasciare i dolci gioghi +e pascer le sue gregge per le valli +che 'l fiume, che detto ho, parte e abbraccia. + +Che dirò del pastor che l'Arbia onora? +Di quel dotto pastore i cui vestigi +van seguitando e pastorelli e ninfe, +non altramente che lasciva greggia +la lanuta sua guida? Ei le sue rime +del bel nome ch'io canto ha fatte adorne. + +T. Tu di', s'io non m'inganno, di colui 120 +ch'un tempo parlar feo le nostre Muse +con quelle leggi e con quelle misure, +che già servò 'l Permesso, il Mincio e 'l Tebro. + +D. Di' pur che dir di lui mia lingua intese. +E di lei cantò ancor un'altro Tosco, +un giovin pastor, ch'in riva d'Arno +mentre ch'a lui spargeano il novo fiore +le molli guance, con sì dolci note +tenne le ninfe, i satiri e i silvani, +de le donne cantando i pregi eterni, 130 +che ne parlano ancor per questi poggi +le quercie e gli olmi; e se da morte acerba +non era tolto, a lui nel secol nostro +si convenia l'onor de i primi allori. + +Nè ci mancano ancor tra queste rive +di quei che van segnando il chiaro nome +in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode +risonar BATTO: BATTO, che per l'erta +del sacro monte sale a' sì gran varchi, +che fatica è notar le sue pedate. 140 +Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi +prende virtute a gli alti e bei suggetti. + +Per lei fatto anco ha risonare i boschi +colui, che sceso da gli alpestri gioghi +onde discendon l'acque a i lieti paschi, +de' pastor d'Insubria, in su le sponde +del Re de' fiumi fe 'l suo nome chiaro +cantando a l'ombra d'un gentil ginebro. + +Fu cantata costei da l'aurea cetra +d'un ben dotto pastore, a cui Parnaso 150 +concedette non sol tener le Ninfe +al dolce suon de le palustri canne, +ma gli mostrò i secreti di natura, +e render la salute a i membri infermi. + +T. Forse di lui vuoi dir, che già discese +dal chiaro sangue di quel gran bifolco, +che fuggendo l'incendio e la ruina +de la sua patria, penetrando i seni +de l'aspra Illiria e di Liburni e d'Istri, +non lunge d'Adria pose la sua mandra? 160 + +D. Di lui dir volli. E dir ti voglio ancora +che 'l ricordar de gl'Istri a la mia mente +tornato ha MOPSO; MOPSO, in cui contende +il favor de le Muse e lo intelletto. +del terminar le sanguinose liti +de' più audaci pastor. Or quanto e dove +ei sia per TIRRENIA arso e quanto egli arda, +e quanto abbia per lei cantato e canti, +fan chiara fede il Po, il Ticino e l'Arno +che mille piante han di sue rime impresse. 170 + +Ma dove lascio, lasso, il buono IOLA, +IOLA che col dotto e nuovo suono +de ben temprati calami, a' pastori +solea far corto e agevole sentiero +di gir al fonte che fa i nomi eterni? +Questi venuto da gli aperti campi +che bagna l'uno e l'altro Tagliamento, +sè di gloria colmò, d'invidia altrui. +Ei col vivace lume del suo ingegno +solea in TIRRENIA, come aquila in sole, 180 +gli occhi affissare e da' suoi chiari raggi +formar lo stile, e le parole, e 'l canto. +Morte pose silenzio a le sue note. + +Invida morte, a lei rapisti ancora +e al mondo insieme un'altra chiara luce +d'un gran pastor, che nato in queste piagge +fu cultor nel giardin de' pomi d'oro. +Poi trapassando a le ricche pasture +e a gli orti di Celio e d'Aventino, +si trovò non pur d'edere e di mirti, 190 +ma di purpurei fior cinte le tempie. +Fior di gloria mortal com'è caduco! +Ne sospirano ancor i sette colli +del caso acerbo; e VIRBIO nei sospiri +suona d'intorno. VIRBIO almo pastore +e poeta e materia de' poeti; +viverà in mille versi il pastor sacro +e 'l pregio di Tirrenia ne' suoi versi. 200 + +Non patisce la gloria di costui +ch'altri d'altro pastor, d'altro poeta, +faccia memoria: e a te bastar ben puote +d'aver sentito come tali e tanti, +e poeti, e pastori, i loro ingegni +abbian stancati intorno al caro oggetto. + +T. Come sollecita ape per li prati +suoi la novella state errando intorno +di fior in fior gustare il dolce succo: +o come innamorata pastorella 210 +di varii fiori al suo diletto amante +trecciar si vede una ghirlanda fresca, +così visto ho DAMETA la tua lingua +andar cogliendo il fior de i chiari spirti, +onde composto è 'l mel di quelle lode, +che rese ha 'l mondo a la tua cara amata, +e coronata d'immortal corona. + +D. Ma non men gloriosa è la corona +ch'ella tesse a sè stessa: ch'oltra quelle +rime che d'ella col favor suo ispira 220 +a chi del suo amor arde, che da lei +non men provengon che da l'altre Muse +le rime e i versi de gli altri poeti. +Ella suol d'or in or con le sue rime +destare i boschi intorno; e ad ora ad ora, +co' i più rari pastor cantando a prova +tiene intenti al suo dir Fauni e Napee. +Già sono impressi in più ch'in una pianta +gli alti suoi amori; e la virtù d'amore +quanto sia grande e come sia infinita, 230 +si legge da lei scritta in nuove scorze: +e suggetti altri, che felicemente +viveran col suo nome chiari e eterni. + +T. Ragion è adunque che sì altero spirto +cantato sia da gli spirti più chiari. + +D. TIRSE, non vo' lasciare ancor di dirti +che se di lei scorgessi il divo aspetto, +e le dolci maniere e i bei sembianti: +s'udissi il suon de l'alte sue parole, +e le sentenze de' profondi detti, 240 +protesti dir, non quel che di Medusa +si favoleggia che sua fiera vista +altrui mutava in insensibil pietra; +ma c'ha virtute a l'insensibil pietre +d'ispirar sentimento e intelletto. +O s'udissi talor quando accompagna +la voce al suon de la soave cetra: +o quando assisa tra Ninfe e Pastori +move tra lor la lingua a dolci note: +s'udissi, dico, come in nuovi accenti, 250 +e come in soavissimi sospiri +l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli +tra le frondi si stiano intenti e muti, +e come i colli, e gli alberi, e le grotte +mandin cantando al ciel novelle voci, +so che non chiederiano i tuoi disiri +altre Muse, altro Apollo, altro Elicona. + +T. Grazie son queste così belle e care, +ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui +se sia da dir ch'essa sia rara, o sola. 260 +Ma perché spesso avvien ai nostri cori +che da l'un bel disio l'altro risorge, +poi che m'hai di TIRRENIA il gran valore +fatto sì aperto, ancor saper disio +qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo; +salvo se del parlar già non se' stanco. + +D. Di ragionar di lei sazio nè stanco +esser non poss'io mai; poi vizio fora +non sodisfare a sì giusti disiri. +Or porgi orecchie al chiaro nascimento. 270 + +In quelle parti ove si corca il sole, +si stende un'onorato ampio paese, +lo qual da l'oceano e dal mar nostro +è cinto d'ogni intorno, se non quanto +lunga costa di gioghi s'attraversa: +e questi son chiamati i Pirenei. +Da questi monti un gran fiume discende, +il qual porta tributo al sale interno, +e IBERO è 'l suo nome: or quanto serra +il giogo, e l'acque dolci, e l'acque salse, 280 +vien nomato ARAGON. In quel paese +già surse un'onorata e chiara stirpe +ch'in tutti que' confìn co 'l suo vincastro +diede legge a' pastori ed a' bifolchi; +e questa dal paese il nome tolse. +Poi co 'l girar del ciel volgendo gli anni +passò l'alto legnaggio a i nostri liti, +a gl'italici liti; e s'alcun nome +ci fu mai chiaro o altero, sopra gli altri +questo gran tempo risonar s'udìo. 290 +Che donde di là in Adria il fiume Aterno, +e di quà passa il Liri al gran Tirreno, +quanto circonda 'l mar fin là ove frange +l'orribil Scilla i legni a i duri scogli, +e quanto ara Peloro e Lilibeo, +solea già tutto a la famosa verga +del generoso sangue esser soggetto. + +Or fra molti altri uscìo del chiaro sangue +un gran pastor, che di purpuree bende +ornato il crine e la sacrata fronte, 300 +com'amor volle, un giorno per le rive +del vago Tebro errando, a gli occhi suoi +corse l'aspetto grazioso e novo +de la bella IOLE. Questa tra le sponde +nata del Re de' fiumi, ove si parte +l'acqua del suo gran fiume in molti fiumi, +avea cangiato 'l Po coi sette poggi: +e di questa 'l pastor, di ch'io ragiono, +caldo di dolce amore fe' 'l grande acquisto +di lei, ch'or m'arde il cor d'eterno amore. 310 + +T. Già non si convenìa men chiaro seme +per dare al mondo pianta sì gentile. + +D. E non si convenìa men chiaro loco +al gran concetto e al glorioso parto +che l'onorate piaggie trionfali +de l'almo Tebro, il quale andar si vede +non men superbo che tra le sue arene +sia germogliata pianta sì felice, +che di solenne alcun altro trionfo. + +T. Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre, 320 +onde frutto sì eletto al mondo nacque: +e più felice a cui dal cielo è dato +gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi, +ai dolci accenti aver l'orecchie intente, +e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte +le porte a l'alma e aver l'alma rivolta +a la beltà del doppio eterno oggetto +da salir sopra 'l cielo. E sopra ogn'altro +felicissima lei, ch 'l gran legnaggio +e l'alto onor del bel nido natìo 330 +vinto ha col pregio del valore interno. + +Ma mentre abbiam la lingua e 'l cor rivolti +al tuo bel Sole, è già 'l celeste sole +presso che giunto a l'ultimo orizzonte: +perché buon sia che diam luogo a la sera. + +D. Vanne felice. Io pria che 'l vago piede, +rivolga altrove, questa bella pianta +sacrare intendo a lei, cui 'l petto ho sacro +con la memoria de l'amato nome + + + +[5 O sante Dee.] +[11 raccogliendo.] +[15 ch'a quest'ora qui volto ho 'l] +[20 m'è.] +[23 Eccomi presto.] +[24 il cui valore.] +[25 cerchi inalzar con le tue.] +[44 Non è in alcuno il suo splendore scemo.] +[48 Nel core ha impresso.] +[60 eterni lampi.] +[63 fan tutti.] +[76 ben da te.] +[127 Nel tempo che.] +[128 Sue molli.] +[147 Del real fiume.] +[174 Agevolar solea l'aspro sentiero.] +[205 Bastar ben ti puote.] +[225 e d'or in ora.] +[231 Leggesi.] +[233 col suo nome eterna vita.] +[252 L'aria addolcisca donde i vaghi augelli.] +[261 Ma perché avvenir suol ne i nostri cuori.] +[262 Che spesso l'un disio dall'altro sorge.] +[289 chiaro sopra gli altri nomi.] +[290 Questo oltra gli altri risuonar s'è udito.] +[314 beato parto.] + + + +INDICE + +(ARAGONA) +Alma del vero bel chiara sembianza +(ARRIGHI B.) +Alma gentile che già foste al paro +(ARAGONA ) +Alma gentile in cui l'eterna mente +(STROZZI F.) +Alma gentile ove ogni studio pose +(ARAGONA) +Almo Pastor che godi alle chiare onde +(Muzio G.) +Amore ad ora ad or battendo l'ale +(ARAGONA ) +Amore un tempo in così lento foco +(MUZIO G.) +Amor nel cor mi siede e vuol ch'io dica +(LO STESSO) +Anima bella che da gli alti chiostri +(ARAGONA) +Anima bella che dal Padre Eterno +(DE' MEDICI I.) +Anima bella che nel tuo bel lume + (ARAGONA) +Bembo, io che fino a qui di grave sonno +(LA STESSA) +Ben fu felice vostro alto destino +(CAMILLO G.) +Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno +(ARAGONA) +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +(LA STESSA) +Ben si richiede al vostro almo splendore +(LA STESSA) +Ben sono in me d'ogni virtute accese +(LA STESSA) +Bernardo, ben potea bastarvi averne +(MUZIO G.) +Canti chi vuol le sanguinose imprese +(ARRIGHI A.) +Come di dolce più che d'agro parte +(MUZIO G.) +Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo. +(DE' BENUCCI L.) +Deh, non volgete altrove il dotto stile +(MUZIO G.) +Dive ch'al suon de la dorata cetra +(ARAGONA) +Dive che dal bel monte d'Elicona +(MUZIO G.) +Donna a cui 'l santo coro ognor s'aggira. +(VARCHI B.) +Donna che di bellezza e di virtute +(MUZIO G.) +Donna che sete in terra il primo oggetto + (LO STESSO) +Donna i cui beati ardori +(LO STESSO) +Donna il cui grazioso e altero aspetto +(LO STESSO) +Donna l'onor de' i cui be' raggi ardenti +(LO STESSO) +Donna più volte m'ha già detto amore +(ARAGONA) +Donna reale a i cui santi disiri +(MUZIO G.) +Donna se mai vedeste in verde prato +(ARAGONA) +Dopo importuna pioggia +(MUZIO G.) +Ebbe la favolosa antica etade +(LO STESSO) +È già gran tempo o Muse il mio suggetto +(ARAGONA) +Felice speme che a tant'alta impresa +(MUZIO G. ) +Fiamma che chiaramente il mio cor ardi +(ARAGONA) +Fiamma gentil che da gl'interni lumi +(MUZIO G.) +Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora. +(LO STESSO) +Già risalito sopra l'orizzonte +(LO STESSO) +Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro +(ARAGONA) +Ho più volte signor fatto pensiero + (MUZIO O.) +Il valor vostro Donna il cor m'incende +(LO STESSO) +In su le rive del superbo fiume +(ARAGONA) +Io ch'a ragion tengo me stessa a vile +(LA STESSA) +Io che fin qui quasi alga ingrata e vile +(VARCHI B.) +Io non miro giammai cosa nessuna +(ARAGONA) +La nobil valorosa antica gente +(MUZIO G.) +La sembianza di Dio che 'n noi risplende +(ARRIGHI A). +L'aspetto sacro e la bellezza rara +(MUZIO G.) +Lasso onde avvien che qui non fa ritorno +(LO STESSO ) +L'erboso prato e i verdeggianti allori +(......) +Lieto viss'io sotto un bianco lauro +(ARAGONA) +Mentre ch'al suon de' i dotti ornati versi +(MUZIO G.) +Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti +(DA MONTE VARCHI C.) +Mosso da l'alta vostra chiara fama +(ARAGONA) +Nè vostro impero ancor che bello e raro +(VARCHI B.) +Ninfa di cui per boschi, o fonti, o prati +(ARAGONA) +Non così d'acqua colmo in mar discende +(LA STESSA) +Nuovo Numa Toscan che le chiar'onde +(DE' BENUCCI L.) +O fiumicel se 'l più cocente ardore +(MUZIO G.) +O novo esempio de l'eterna luce +(ARAGONA) +O qual vi debb'io dire o Donna o Diva +(MUZIO G.) +Or di là se ne vien questa dolce ora +(PORZIO S) +Or qual penna d'ingegno m'assecura +(MUZIO G.) +O se tra queste ombrose e fresche rive +(ARAGONA) +Ov'è misera me quell'aureo crine +(VARCHI B.) +Per non sentir la turba iniqua e fella +(ARAGONA) +Più volte Ugolin mio mossi il pensiero +(CAMILLO G.) +Poi ch'a la vostra tanto alma beltade +(BENTIVOGLIO E.) +Poi che lasciando i sette colli e l'acque +(ARAGONA) +Poi che mi diè natura a voi simile +(LA STESSA) +Poi che rea sorte ingiustamente preme +(LA STESSA) +Porzio gentile a cui l'alma natura + (LA STESSA) +Poscia, ohimè, che spento ha l'empia morte +(MUZO G.) +Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi +(ARAGONA) +Qual vaga Filomela che fuggita +(MUZIO G.) +Quando, com'Amor vuol, la donna mia +(VARCHI B.) +Quando doveva ohimè l'arco e la face +(TOLOMEI C.) +Quando la Tullia mia che vien dal cielo +(MUZIO G.) +Quando 'l raggio del bel ch'in voi risplende +(ARAGONA) +Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo +(LA STESSA) +Sacro pastor che la tua greggia umile +(LA STESSA) +S' a l'alto Creator de gli elementi +(MUZIO G.) +Sebben gli occhi e l'orecchie alcuna volta +(MARTELLI U.) +Se bella voi così le Grazie fero +(ARAGONA) +Se ben pietosa madre unico figlio +(VARCHI B.) +Se da i bassi pensier talor m'involo +(LO STESSO) +Se di così selvaggio e così duro +(ARAGONA) +Se forse per pietà del mio languire + (LA STESSA) +Se gli antichi pastor di rose e fiori +(LA STESSA) +Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati +(DE' MEDICI I.) +Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro +(MARTELLI N.) +Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino +(MARTELLI U.) +Se lodando di voi quel che palese +(MOLZA B.) +Se 'l pensier mio, ov'altamente amore +(GRAZZINI A.) +Se 'l vostro alto valor, Donna gentile +(ARAGONA) +Se materna pietate affligge il core +(DE' BENUCCI L.) +Se per lodarvi e dir quanto s'onora +(ARAGONA) +Se veston sol d'eterna gloria il manto +(LA STESSA) +Siena dolente i suoi migliori invita +(LA STESSA) +Signor che con pietate alta e consiglio +(LA STESSA) +Signor d'ogni valor più d'altro adorno +(LA STESSA) +Signore in cui valore e cortesia +(LA STESSA) +Signor nel cui divino alto valore +(LA STESSA) +Signor pregio e onor di questa etade + (ARRIGHI A.) +S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi +(ARAGONA) +S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva +(MUZIO G.) +Sogni chi vuol di riportar corona +(LO STESSO) +Spirto felice in cui sì rare e tante +(ARAGONA) +Spirto gentil che dal natio terreno +(LA STESSA) +Spirto gentil che vero e raro oggetto +(MOLZA B.) +Spirto gentile che riccamente adorno +(MUZIO G.) +Spirto gentile in cui sì chiaramente +(ARAGONA) +Spirto gentil s'el giusto voler mio +(ARRIGHI A.) +S'un medesimo stral due petti aprio +(MUZIO G.) +Superbo Po ch'a la tua manca riva +(LO STESSO) +Torniamo o Muse a i pianti e ai sospiri +(CAMILLO G.) +Tullia gentile a le cui tempie intorno +(DALLA VOLTA S.) +Tullia mostro miracol Sibilla +(STROZZI F.) +Uscendo 'l spirto mio per seguir voi +(BENTIVOGLIO E.) +Vaghe sorelle che di trecce bionde + (ARAGONA) +Varchi, da cui giammai non si scompagna +(LA STESSA) +Varchi, il cui raro e immortal valore +(GlOVENALE L.) +Vide già la famosa antica etade +(ARAGONA) +Voi ch'avete fortuna sì nemica +(MARTELLI L.) +Voi che lieti pascete ad Arno intorno +(ARRIGHI B.) +Voi che volgete il vostro alto disio + + + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK, RIME *** + +This file should be named 8tlda10.txt or 8tlda10.zip +Corrected EDITIONS of our eBooks get a new NUMBER, 8tlda11.txt +VERSIONS based on separate sources get new LETTER, 8tlda10a.txt + +Project Gutenberg eBooks are often created from several printed +editions, all of which are confirmed as Public Domain in the US +unless a copyright notice is included. Thus, we usually do not +keep eBooks in compliance with any particular paper edition. + +We are now trying to release all our eBooks one year in advance +of the official release dates, leaving time for better editing. +Please be encouraged to tell us about any error or corrections, +even years after the official publication date. + +Please note neither this listing nor its contents are final til +midnight of the last day of the month of any such announcement. +The official release date of all Project Gutenberg eBooks is at +Midnight, Central Time, of the last day of the stated month. A +preliminary version may often be posted for suggestion, comment +and editing by those who wish to do so. + +Most people start at our Web sites at: +http://gutenberg.net or +http://promo.net/pg + +These Web sites include award-winning information about Project +Gutenberg, including how to donate, how to help produce our new +eBooks, and how to subscribe to our email newsletter (free!). + + +Those of you who want to download any eBook before announcement +can get to them as follows, and just download by date. This is +also a good way to get them instantly upon announcement, as the +indexes our cataloguers produce obviously take a while after an +announcement goes out in the Project Gutenberg Newsletter. + +http://www.ibiblio.org/gutenberg/etext05 or +ftp://ftp.ibiblio.org/pub/docs/books/gutenberg/etext05 + +Or /etext04, 03, 02, 01, 00, 99, 98, 97, 96, 95, 94, 93, 92, 92, +91 or 90 + +Just search by the first five letters of the filename you want, +as it appears in our Newsletters. + + +Information about Project Gutenberg (one page) + +We produce about two million dollars for each hour we work. The +time it takes us, a rather conservative estimate, is fifty hours +to get any eBook selected, entered, proofread, edited, copyright +searched and analyzed, the copyright letters written, etc. Our +projected audience is one hundred million readers. If the value +per text is nominally estimated at one dollar then we produce $2 +million dollars per hour in 2002 as we release over 100 new text +files per month: 1240 more eBooks in 2001 for a total of 4000+ +We are already on our way to trying for 2000 more eBooks in 2002 +If they reach just 1-2% of the world's population then the total +will reach over half a trillion eBooks given away by year's end. + +The Goal of Project Gutenberg is to Give Away 1 Trillion eBooks! +This is ten thousand titles each to one hundred million readers, +which is only about 4% of the present number of computer users. + +Here is the briefest record of our progress (* means estimated): + +eBooks Year Month + + 1 1971 July + 10 1991 January + 100 1994 January + 1000 1997 August + 1500 1998 October + 2000 1999 December + 2500 2000 December + 3000 2001 November + 4000 2001 October/November + 6000 2002 December* + 9000 2003 November* +10000 2004 January* + + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation has been created +to secure a future for Project Gutenberg into the next millennium. + +We need your donations more than ever! + +As of February, 2002, contributions are being solicited from people +and organizations in: Alabama, Alaska, Arkansas, Connecticut, +Delaware, District of Columbia, Florida, Georgia, Hawaii, Illinois, +Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Massachusetts, +Michigan, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New +Hampshire, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, Ohio, +Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina, South +Dakota, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia, Washington, West +Virginia, Wisconsin, and Wyoming. + +We have filed in all 50 states now, but these are the only ones +that have responded. + +As the requirements for other states are met, additions to this list +will be made and fund raising will begin in the additional states. +Please feel free to ask to check the status of your state. + +In answer to various questions we have received on this: + +We are constantly working on finishing the paperwork to legally +request donations in all 50 states. 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