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If you are not located in the United States, you'll have +to check the laws of the country where you are located before using this ebook. + +Title: Rime + +Author: Tullia d'Aragona + +Posting Date: November 2, 2014 [EBook #6938] +Release Date: November, 2004 +First Posted: July 15, 2003 + +Language: Italian + +Character set encoding: ISO-8859-1 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RIME *** + + + + +Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Charles +Franks and the Online Distributed Proofreading Team. This +file was produced from images generously made available +by the Bibliothèque nationale de France (BnF/Gallica) at +http://gallica.bnf.fr. This project has been prepared in +common with the Progetto Manuzio, http://www.liberliber.it + + + + + + + + + +_corsivo_, =grassetto= + + + + + +LE RIME DI TULLIA D'ARAGONA + +CORTIGIANA DEL SECOLO XVI + + +EDITE a cura e studio DI ENRICO CELANI + + +BOLOGNA, 1891 + + + + Poichè la carità del natìo loco + mi strinse, raunai le fronde sparte... + (DANTE, _Inf_. XIV). + +Uno dei fatti più notevoli al principio del decimosesto secolo è senza +dubbio l'apparire della _cortigiana_; figura degna di considerazione e +di esame non ebbe pur anco uno storico che di lei si occupasse +scrupolosamente e gelosamente, e, diseppellendo dalle biblioteche ed +archivii i numerosi documenti che la riguardano, dasse compiuta questa +pagina di storia che non è tra le ultime del nostro rinascimento. Il +nome di _cortigiana_ si collega certamente alla storia dell'umanesimo, +ma quando, dove e come ebbe principio? Tale quesito non ha ancora +risposta sicura. Arturo Graf [1], che si occupò ultimo della questione +con quell'acume di critica ed abbondanza di erudizione ben note, esita +a dare giudizio decisivo, attendendo pur lui che nuovi studî e +documenti traccino via più ampia e sicura per definire tale punto. + +Lo sviluppo della _cortigiana_ prodotto dalla rivoluzione sociale che +si svolgeva nel rinascimento, adattato al nuovo regime di vita che +rese allora meno dure e servili le leggi sul costume, viene certamente +a smentire l'asserzione che il cinquecento fosse l'età più feconda di +turpi vizii, e l'amor patico, nato nelle epoche di maggior coltura e +diffuso su larga scala nel medio evo, trova a combatterlo questo +sviluppo della cortigianeria e le leggi civili di quasi tutti gli +stati italiani, mentre dal pergamo tuona aspra e minacciosa la voce di +S.Bernardino [2] e del Savonarola [3]; l'Ariosto stesso che non ne fu +immune dichiara che nel 1518 il vizio si restringeva a pochi umanisti. +Ed allora si disputa sulla teorica dell'amore che ha forti e strenui +campioni; dell'amore libero tra liberi discorre Speron Speroni nel +_Dialogo d'amore_ ove introduce a parlare la Tullia d'Aragona e +Bernardo Tasso, innamorati, e costretti a separarsi dovendo +quest'ultimo andare a Salerno; dell'amor platonico, primi il Bembo e +il Castiglione, il Piccolomini poi, che lo definisce "un desiderio di +possedere con perfetta unione l'animo bello della cosa amata [4]" +contrastando all'amore che anela il solo possesso del corpo. All'amore +assolutamente libero, per il quale era inutile insistere dopo il +lavorìo dell'Aretino, sono infirmate quasi tutte le liriche di +cortigiane del cinquecento; rispecchiano quelle l'ambiente nel quale +furono create, queste la cortigianeria nei luoghi ove la coltura era +più vasta e diffusa: dalla corte pontificia a quella dei Medici, da +Venezia a Siena. + +Il rinascimento, rotti gli argini che opponevansi nel medio evo alla +coltura della donna, condusse a due estremi sostanzialmente diversi +che si disputarono il campo per quasi tutto il secolo decimosesto: la +coltura seria e positiva da un lato, la licenza dall'altro: prodotta +quest'ultima da male intesa libertà, condusse poi per inevitabile +antitesi all'educazione claustrale. Di tale antitesi tramandarono +documenti il Castiglione e il Garzoni; il primo, attribuendo al Bembo +la dichiarazione poetica dell'amore e trasportando il lettore nella +Corte di Urbino, ove le lettere e le arti erano tradizione, appalesa +per bocca di Giuliano de' Medici, la cui consorte Filiberta fu cantata +modello di femminili virtù, che "la coltura della donna deve +rassomigliare a quella dell'uomo, cui ella è pari. Nei diversi rami +della scienza e dell'arte essa deve possedere la conoscenza necessaria +per parlarne con intelligenza e con senno anche quando queste non sono +professate. La donna deve essere versata in letteratura, aver +conoscenza di belle arti, essere esperta nella danza e nell'arte del +vestire, saper evitare non meno ciò da cui si può supporre vanità e +leggerezza, che quanto palesa mancanza di gusto. Il suo conversare, +serio e faceto, dev'essere adatto alla convenienza de' casi, essa non +deve mai parlare ad alta voce e con iscostumatezza, nè con malizia ed +in modo da offendere, deve corrispon[spon]dere alla sua condizione con +modestia e con modi convenienti, a cui è obbligata, verso quelli che +costituiscono abitualmente la sua compagnia. Nel suo presentarsi e nel +contegno sia aggraziata senz'affettazione. Le sue qualità morali, +l'onestà e le virtù domestiche devono essere d'accordo con le +intellettuali. Debb'esser casta, ma cortese: arguta ma discreta; ad +ogni parola libera non dee fare un volto troppo severo. Sappia +governar la casa e la sostanza e guidar l'educazione de' figliuoli. +Non tenti d'imitar l'uomo negli esercizi del corpo, che a lui sono +adatti ed a lui si richieggono. In tutto il suo essere, nel +portamento, nell'andare e stare, nel parlare, mostri grazia, dolcezza +femminile e non rassomigli all'uomo". E questi ammaestramenti +seguirono donne d'illustre casata, quali Eleonora d'Aragona, Isabella +d'Este, Ippolita Sforza, Elisabetta Gonzaga, e delle città ove +l'elemento borghese ottenne spesso la supremazia ed il potere, resta +il ricordo di Antonia Di Pulci e Lorenza Tornabuoni. + +L'ambiente elevato e colto nel quale visse la cortigiana nel +cinquecento non poteva non influire su di essa e spingerla a +gareggiare con le donne oneste, spesso coltissime; troviamo infatti in +tutte le nostre storie letterarie, vicino ai nomi di quelle due grandi +che furono Vittoria Colonna e Veronica Gambara, due cortigiane: +Veronica Franco e Tullia d'Aragona; e se tra loro molto lungi per +costumi, non certo per meriti letterarii. Data questa coltura nella +donna onesta doveva alla cortigiana richiedersi necessariamente di +esserle pari se non superiore, avere vivace ingegno, voce bella e +gradita, essere esperta nel suono e nella danza, maestra insomma in +tutte quelle arti che, bramate o volute, erano poi, strano a +considerarsi, altamente biasimate da uomini come l'Aretino e il +Garzoni, che definiscono tali doti atte solo a sedurre ed attrarre. +"Onde pensi che nascano i canti, i suoni, i balli, i giuochi, le +feste, le vegghie, i concerti, i diporti loro, se non da quell'intento +di aver l'applauso, il commercio, il concorso della turba infelice di +questi amanti, che rapiti da quelle voci angeliche e soprane, attratte +da quei suoni divini di arpicordi e lauti, impazziti in quei moti e in +quei giri loro tanto attrattivi, consumati in quei giuochi sfarzevoli, +rilegrati in quelle feste giulive, addormentati in quelle vegghie +pellegrine, immersi in quei conviti di Venere, di Bacco, morti nel +mezzo di quei soavi diporti, restino prigioni e servi del lor fallace +ed insidioso amore? [5] "E dacchè siamo col Garzoni, che lasciò della +cortigianeria la migliore delle testimonianze, non possiamo esimerci +dal citare un altro particolare degno di nota che egli ci offre e +riguarda il _mezzano_, che, dovendo esser in tutto degno della +cortigiana che l'aveva prescelto, serve a gettare luce in +quell'ambiente triste e tuttora oscuro. "Imita il grammatico nel +scrivere le lettere amorose tanto ben messe, e tanto ben apuntate che +rendono stupore, nel dettar politamente, nel spiegar galantemente, +nell'esprimer secretamente il suo pensiero... appare un poeta nel +descrivere i casi acerbi con pietà di parole, i fatti allegri con +giubilo di cuore... porta seco i sonetti del Petrarca, le rime del +Cieco d'Ascoli, l'_Arcadia_ del Sannazaro, i madrigali del Parabosco, +il _Furioso_, l'_Amadigi_, l'Anguillara, il Dolce, il Tasso, e sopra +tutto i strambotti d'Olimpo da Sassoferrato, come più facili, sono i +suoi divoti per ogni occasione... Si reca dietro qualche sonetto in +seno, un madrigale in mano, una sestina galante, una canzone polita, +con un verso sonoro, con uno stil grave, con parlar fecondo, con tropi +eleganti, con figure eloquenti, con parole terse, con un dir limato, +che par che il Bembo, o il Caro, o il Veniero, o il Gorellini +l'abbiano fatto allora allora; e si mostra alla diva con lettere +d'oro, con caratteri preziosi; si legge con dolcezza, si pronunzia con +soavità, si dichiara con modo, si scopre l'intenzione, si manifesta il +senso, e si palesa il fine del poeta... Con la musica diletta sovente +le orecchie delle giovani, mollifica l'animo d'ogni lascivia, ruina i +costumi, disperde l'onestà, infiamma l'alma di cocente amore, incende +i spiriti di concupiscenza carnale; mentre si cantan lamenti, +disperazioni, frottole, stanze e terzetti, canzoni, villanelle, +barzellette, e si tocca la cetra, o il lauto, a una battaglia amorosa, +a una bergamasca gentile, a una fiorentina garbata, a una gagliarda +polita, a una moresca graziosa, e pian piano s'invita ai balli e alle +danze, dove i tatti vanno in volta, i baci si fanno avanti le parole +scerete... [6] ". Questo procuratore di amore non è egli un tipo +abbastanza curioso e interessante? + +La _cortigiana_ apparisce in Roma alcuni anni prima del 1500 [7] e +come tale è ufficialmente, se così è lecito dire, riconosciuta in +documenti autentici della curia papale. In un censimento [8] compilato +d'ordine della suprema autorità di Roma, redatto certamente nel +settennio corso dal 1511 al 1518, ove trovansi numerate case, +botteghe, proprietari ed inquilini, e di tutti o quasi tutti si nota +la patria, condizione ed arte, le _cortigiane_ sono notate in numero +esorbitante, spagnuole e veneziane in massima parte, e distinte in +_cortesane honeste, cortesane putane, cortesane da candella, da lume, +e de la minor sorte_. Una sola volta, e forse senza alcuna malizia, il +compilatore della statistica dimentica l'aridità del suo lavoro e +nota: "La casa di Leonardo Bertini habita Madonna Smeralda cura 3 +figlie _piacevoli_ cortegiane". + +Il tipo dell'elegante cortigiana, dell'Aspasia del cinquecento, è +l'Imperia, morta in Roma nel 1511 a soli ventisei anni, [9] ricordata +egualmente con ardore da storici e romanzieri, amata da Angelo del +Bufalo e da Agostino Chigi il famoso banchiere [10] celebrata da poeti +e letterati, e presso la quale adunavasi il fiore della romana +aristocrazia e convenivano uomini quali il Sadoleto, il Campani, il +Colocci. Ebbe per maestro Domenico Campana detto Strascino. Di altre +citansi le doti singolari: "Lucrezia Porzia, dice l'Aretino, pare un +Tullio, e sa tutto il Petrarca e il Boccaccio a memoria ed infiniti e +bei versi di Virgilio, d'Orazio e d'Ovidio e di molti altri autori" +[11]: la Squarcina conosceva benissimo il greco: la Nicolosa leggeva i +salmi in ebraico, e molte ancora che sarebbe ozioso il ricordare. + +Malgrado tutto ciò la cortigiana del cinquecento era pur sempre quella +del medio evo: tolta dall'ambiente che l'avvinceva, costringendola a +piegarsi al rinascimento classico, rimaneva di essa la donna nella +quale si alternavano tutti quei bassi sentimenti che erano diretta +conseguenza della vita che conduceva. Però qualche barlume di affetto +vero, potente, trovasi pur nella storia della cortigianeria: il Molza +ed il Bandello non erano alieni dal credere che la cortigiana potesse +veramente amare, noi, più scettici, crediamo con riserva a questo +amore che poteva esser cagionato da interessi troppo palesi e reali, +dubitiamo che la cortigiana avesse il cuore al di sopra della ragione, +mentre accettiamo senza dubbio alcuno il fatto che nella prostituta di +più bassa specie si rinvenisse l'amore nelle più forti sue +manifestazioni. È questo un fatto che si ripete continuamente anche ai +nostri giorni, e se discutibile dal lato psicologico, non cessa per +questo di essere men vero. Ricordasi l'Aragona innamorata del Varchi e +del Manelli: Camilla pisana dello Strozzi; Marietta Mirtilla del +Brocardo, ed una certa Medea che in morte di Ludovico dell'Armi veniva +consolata per lettera dall'Aretino; ma vogliamo proprio credere sul +serio all'amore ispirato alla cortigiana da letterati? Questi erano +allora come adesso, e come forse disgraziatamente lo saranno sempre, +più ricchi d'ingegno, di madrigali, di epistole che di quattrini, +esaltavano le cortigiane, dedicavano loro libri e capitoli e col +sacrificio dell'amor proprio ricambiavano i favori lor concessi: +Antonio Brocardo scrisse un'orazione in lode loro, il Muzio, il Tasso, +il Varchi esaltarono l'Aragona: il Molza, Beatrice spagnola: +Michelangelo Buonarroti, Faustina Mancina: Niccolò Martelli l'onorata +madonna Salterella; e le cortigiane si abbarbicavano a questi +letterati perchè da essi dipendeva in massima parte la rinomanza loro +[12]. La Tullia d'Aragona è quella che nelle sue rime lascia +maggiormente scorgere l'influenza dei letterati, sino a dubitare che +alcune di esse siano opera del Varchi stesso, e dà in pari tempo la +figura spiccata della strisciante cortigianeria che avviluppava anche +allora i più minuscoli principi. L'antitesi è in Veronica Franco della +quale daremo in breve le rime, divenute di meravigliosa rarità, +desiderio ardente e inappagato di bibliofili senza numero, orgoglio di +alcuni pochissimi più venturati [13]: essa è l'incarnazione della +donna libera del cinquecento ed è l'unica che canti liberamente i suoi +amori: non s'informa a platonismo o castità irrisori, ama per amare e +soddisfare i sensi, e i suoi liberi amplessi, dice il buon P. Giovanni +degli Agostini "con tal'arte seppe dipingerli e con tal frase +adornarli che servono agl'incauti di vigoroso solletico alla +concupiscenza [14] ". Tale non può essere oggi il parere di coloro che +si occupano seriamente della nostra letteratura: ogni pagina, bella o +brutta, sana o impura, che venga a chiarire la nostra rinascenza, non +è che contributo a lavoro maggiore, e come tale spero vorrà essere +accolta questa mia debole fatica. + + +* * * + +Della Tullia d'Aragona parecchi si occuparono, in questi ultimi tempi: +forse ne parlerà ancora il Bongi nel seguito de' suoi _Annali del +Giolito de' Ferrari_, editi dal Ministero della Pubblica Istruzione; +certamente poi il Biagi in altra edizione di un suo scritto apparso +nella _Nuova Antologia_ del 1886; ma stimo che la biografia della +poetessa poco abbia più da offrire a così insistenti e dotti +ricercatori, perchè la sua vita è quasi tutta delineata, e molto +nettamente per l'epoca nella quale visse e la vita nomade che ebbe a +condurre. In ogni modo augurando sempre nuova luce, basta al mio +assunto ritrarre in poche linee la vita della Tullia, servendomi anche +di documenti finora non messi a profitto dai due egregi scrittori. + +Il Crescimbeni [15], il Quadrio [16], il Mazzuchelli [17], il +Tafurri [18], e ultimo ancora Pietro Vigo [19] credettero la Tullia +napolitana; lo Zilioli [20] seguito dal Canestrini [21] e dal Labruzzi +[22] la dissero romana a ciò confortati, prima che altre testimonianze +venissero a luce, dalle precise dichiarazioni che Girolamo Muzio fa +nell'egloga _Tirrenia_ a lei dedicata [23]. Infatti la Tullia nacque +in Roma da Giulia Campana ferrarese [24] e dal cardinale Luigi +d'Aragona [25]. L'anno di sua nascita è ignoto: il Labruzzi e poi il +Biagi [26] considerando che nel 1519 il padre di lei era già morto e +che nel 1527 ella era già nota nel mondo galante, pongono la nascita +circa il 1505, basando anche tale congettura sulla novella VII degli +_Ecatommiti_ di Giovanni Battista Giraldi. Sta infatti che il Giraldi +finge sia raccontata la novella di Nana e Saulo nel 1527 al tempo del +sacco di Roma, ma vuolsi proprio accettare quella data senza dubbio +alcuno e su di essa basare deduzioni storiche, quando nella stessa +opera rinvengonsi altri episodi che forse non reggerebbero ad una +severa critica e sono falsati nelle date come quelli di Celio +Calcagnini e del Giovio? Non potrebbe il Giraldi aver fatto risalire +la partenza della Tullia al 1527 per acconciarvi quella pur strana e +sudicia novella, scritta molti e molti anni dopo il sacco di Roma e +che vide la luce, se non erriamo, solo nel 1565? A noi il Giraldi non +prova nulla; più fiduciosi in un passo dei _Ragionamenti_ dell'Aretino +che rivelano come l'anno 1519 la Giulia ferrarese partisse da Roma per +Siena con la sua _picciola figliuola_, siamo stimolati a credere +essere la Tullia nata sullo scorcio del primo decennio del decimosesto +secolo. + +Della giovinezza della nostra poetessa poche notizie giunsero sino a +noi; forse visse in Firenze circa il 1517 e 1518 [27], indi a Siena, +ove "imparò a parlare sanese" poi "vedendo la madre che costei haveva +di virtù principio grande considerò che Roma è terra da donne, e +massime che ella sapea l'usanza della corte e così l'ha fatta +cortigiana [28] ". E questo _principio grande di virtù_ era infatti +posseduto dalla Tullia, alla quale gli agî procuratile dal cardinale +d'Aragona avevano permesso di addestrarsi in tutte le arti della +seduzione, vivendo tra le delizie e le comodità d'una onorata fortuna +che l'amorevolezza del padre le aveva lasciata tendendo agli studi nei +quali fece tanto profitto che non senza stupore degli uomini dotti fu +sentita in età ancor fanciullesca disputare e scrivere nel latino e +nell'italiano cose degne di ogni maggior letterato, onde arrivando al +fine dell'età e accompagnando alla sapienza e virtù sua un'isquisita +delicatezza di maniere e di costumi, si acquistò il nome di +compitissima sopra ogni altra donna del tempo suo. Compariva con tanta +leggiadria in pubblico e con tanta venustà ed affabilità d'aspetto che +aggiungendovisi la pompa e l'adornamento degli abiti lascivi, pareva +non potersi ritrovare cosa nè più gentile nè più polita di lei. +Toccava gli strumenti musicali con dolcezza tale e maneggiava la voce +cantando così soavemente che i primi professori degli esercizi ne +restavano meravigliati. Parlava con grazia ed eloquenza rarissime, sì +che o scherzando o trattando davvero, allettava e rapiva a sè, come +un'altra Cleopatra, gli animi degli ascoltanti e non mancavano sul +volto suo sempre vago e sempre giocondo quelle grazie maggiori che in +un bel viso per lusingar gli occhi degli uomini sensevoli sogliono +essere desiderate [29]. + +La Tullia tornata in Roma certamente poco dopo la morte del padre vi +rimase, secondo ogni probabilità, e magari contro il malevolo Giraldi, +sino al 1531, e in questo stesso anno si recò a Ferrara ove conobbe +Girolamo Muzio. L'autore degli _Ecatommiti_ dà alla partenza da Roma +della Tullia, una ragione abbastanza disonorevole. Egli narra, come +convenendo in casa dell'Aragona parecchi giovani romani, uno di +questi, che chiama Saulo, invaghitosene al sommo, molto spendesse e si +adoperasse perchè a lei nulla venisse a mancare delle agiatezze nelle +quali era cresciuta. Dimorava nella stessa epoca in Roma un tedesco, +detto Gianni, uomo ricchissimo, ma così sudicio e pieno di lordura che +faceva nausea a solo vederlo; costui innamorato della Tullia, tanto +insistette che ottenne di essere compiaciuto di lei per una settimana +di seguito al prezzo di cento scudi per notte. La Tullia acconsentì; +non resse però che una sola notte tanto era il puzzo che esalava quel +ricco tedesco. Risaputosi ciò da Saulo e da' suoi amici, ne furono +sdegnati, e mai più vollero metter piede in casa dell'Aragona; talchè +ella vedendosi disprezzata e sfuggita, se ne partì da Roma. Il +Tiraboschi cita una satira di Pasquino contro di lei [30], dalla quale +parrebbe che si fosse diretta a Bologna, ma se veramente vi andasse, e +certo dopo il 1531, non si conosce, come del pari rimase sinora ignota +la satira summentovata. + +Che l'Aragona fosse in Roma nell'anno suddetto è chiaramente provato +da una lettera che Francesco Vettori scriveva da Firenze a Filippo +Strozzi li 14 Febbraio 1531. Questi chiamato in Roma da Clemente VII +sotto pretesto di rivedere alcuni conti, ma in realtà per aiutarlo a +introdurre in Firenze "un governo o vogliamo chiamarlo stato, nel +quale i magistrati della città governino in nome suo, in fatti il Duca +governò in tutto, [31]" scriveva al Vettori richiamandolo di aiuto e +consiglio; e questi rispondendo conchiudeva: "E perchè mi scrivete con +la Tullia accanto, non vorrei la leggessi similmente con essa accanto, +perchè amandola voi come femmina che ha spirito, perchè per bellezza +non lo merita, non vorrei mi potesse nuocere con qualcuno di quelli +ch'io nomino. Io non sono per ammonire Filippo Strozzi, ancorachè, se +le ammonizioni ricorregghino, non avete aver per male essere ammonito, +ma ho inteso di non so che cartelli e di sfide andate a torno che mi +hanno dato fastidio pensando che un par vostro, uomo di 43 anni, +voglia combattere per una femmina, e benchè io creda sareste così atto +all'arme come siete alle lettere ed a ogni altra cosa dove ponete la +fantasia, non vorrei di presente vi metteste a questo pericolo di +voler combattere per causa tanto leggiera; e vi ricordo che degli +uomini come voi ne nascono pochi per secolo; e questo non dico per +adulazione. Assettate le faccende vostre e poi tornate a rivederci". +Pare che il consiglio del Vettori riuscisse caro e salutare allo +Strozzi: in un cartello di sfida che conservasi in un codice +Rinucciniano, ed è di quell'anno stesso in vano si cercherebbe il suo +nome tra i sei campioni della Tullia [32]. + +Partita da Roma, la Tullia si recò certamente a Ferrara, ed ivi reduce +di Francia capitava poco dopo il Muzio; nel 1535 era a Venezia ove +nacque la sorella Penelope [33], e nel 1537 nuovamente a Ferrara +seguendo di pochi giorni l'arrivo in questa città della marchesa di +Pescara. Conobbe certamente allora il sanese Bernardo Ochino che +appunto nella quaresima avea predicato ivi con mirabile fervore, e gli +diresse il sonetto XXXV trattandolo poco cortesemente, e chiamandolo +arrogante, perchè avea dal pergamo fulminato "le finte apparenze, e il +ballo, e il suono", dono fatto da Dio agli uomini "ne la primiera +stanza". Nello stesso anno le accadde una strana avventura, narrata da +un Apollo novellista alla marchesa Isabella d'Este con lettera dei 13 +giugno [34], e tale avventura servì mirabilmente per porla in buona +vista, formare quella reputazione di onesta che la fama e le +pasquinate avevano molto deteriorata, radunarle intorno un'eletta +schiera di poeti e gentiluomini che adulandola, corteggiandola, +facessero dimenticare il suo passato poco onorevole per riconoscere +solo in lei la poetessa, la letterata, la discendente di sangue reale: +e riuscì in massima parte; il Muzio e il Bentivoglio le profusero lodi +e adulazioni in rima e in prosa, e la Tullia era posta al di sopra di +Vittoria Colonna. Ancora una volta la cortigiana trionfava. + +Da Ferrara la Tullia ritornò forse a Venezia, almeno così il _Dialogo_ +dello Speroni fa credere; poi a Siena ove si accasò nel 1543 [35]. I +documenti senesi che riguardano la Tullia dànno a conoscere una +circostanza abbastanza seria per non essere lasciata senza esame e +cioè che ella era, legalmente almeno, figlia di Costanzo Palmieri +d'Aragona; ed infatti nell'atto di matrimonio è detta _Tullia Palmeria +de Aragonia_, ed in altro documento ancor più chiaramente "_Filia +quondam Constantii de Palmeriis de Aragona_". In base a tali +documenti, eliminando del tutto l'ipotesi che ella fosse stata +adottata da un Palmieri, conviene credere ad un matrimonio della +Giulia Ferrarese, al quale non possiamo dare, neppure per +approssimazione, una data qualsiasi. L'Aretino, il Domenichi, il +Franco che citano la Giulia e ne parlano spesso diffusamente, mentre +dànno particolari su altri amanti tacciono affatto di tale matrimonio; +neppure un barlume ne apparisce nelle rime della Tullia e nelle +lettere che di lei ci pervennero; parlando della propria famiglia dice +_mia madre, mia sorella, ed io_; tace il Muzio, che, pur dando la +paternità del cardinale d'Aragona alla Tullia, nulla impediva potesse +parlarne nell'egloga dedicata alla Penelope nata molti anni dopo; ne +tacciono assolutamente tutti i biografi. Ed apparisce del pari per la +prima volta, almeno così ci consta, una casata Palmieri che abbia +aggiunto il nome d'Aragona al proprio; rimangono tracce dei +Piccolomini-Aragona, dei Tagliavia-Aragonia, dei _de Aragonia_, +romani, ma nessuna dei Palmieri-Aragona. Questa casata non viene poi +più a luce nè sulla tomba della Penelope che porta solo il nome di +Aragona, nè nel testamento della Tullia ove non sono più mentovati nè +padre, nè madre, nè marito. Una volta ancora, innanzi all'arida +autenticità dei documenti, si oppone la tradizione, ferma, costante; +essa vuole la Tullia figlia del cardinale d'Aragona e nel fatto nulla +varrà a scemarla. Su questo padre più o meno putativo, che apparisce +quasi per sua disgrazia, molte sarebbero le supposizioni a farsi; era +forse un familiare del cardinale d'Aragona che acconsentì a sposare la +Giulia Campana a prezzo d'oro, o qualche vanitoso che a scapito del +suo amor proprio con l'acquisto della Tullia aggiunse al suo il casato +degli Aragonesi? in ogni modo è assolutamente da escludere che quel +_de Aragonia_ stia lì per fissaril luogo natio di quel buon Palmieri. +Non ci peritiamo rispondere a quesìti così ardui ed anche inutili; +bastano per noi tutte le testimonianze dei contemporanei a stabilite +che la poetessa fu, pure illegittimamente, del sangue d'Aragona. + +Sembra che in Siena ella fosse perseguita da malevoli che l'accusarono +agli Esecutori Generali di Gabella di vestire e portare ornamenti +vietati alle meretrici dagli statuti del Comune; fu agitato per ciò un +processo nel febbraio del 1544, dal quale constando la vita onesta e +morigerata della Tullia, le fu permesso di vestire ed abitare al pari +di altre persone nobili ed oneste [36]. Non cessò per questo la +malevolenza contro la Tullia e nell'agosto dello stesso anno [37] fu +ancora denunciata per aver portato la sbernia il giorno di Pasqua, e +tra i denunziatori apparisce Ottaviano Tondi, novesco, causa di +torbidi in Siena per avere ucciso uno di parte popolare [38], e che la +Tullia pianse morto un anno appresso in un sonetto diretto al fratello +Emilio [39]. Certo ella ignorava il servizio che il buon novesco +aveva tentato di renderle. + +Sullo scorcio del 1545 la Tullia se ne venne a Firenze ove contrasse +stretta amicizia col Varchi, col Martelli e parecchi altri, dei quali +ci rimasero testimonianze nelle rime e nelle lettere di lui edite dal +Biagi e dal Bongi [40]. E qui ancora doveva essere perseguitata dalle +severe leggi sui costumi e sugli _ornamenti et habiti degli huomini e +delle donne_. Il 19 ottobre 1546 il Duca Cosimo promulgava una di +quelle leggi [41], ma la Tullia che credeva oramai per la fama di +poetessa di non essere più compresa nel ruolo delle cortigiane, non se +ne diè per intesa, sin che nell'aprile dell'anno appresso fu invitata +dal Magistrato ad ottemperare alla legge mettendo sul vestito qual +cosa di _giallo_ che doveva servire a distinguerla dalle oneste +gentildonne. La Tullia ricorse a D. Pietro di Toledo nipote della +duchessa Eleonora, che la consigliò presentare alla Duchessa una +supplica unita ai sonetti a lei scritti da illustri letterati, a +significare l'errore del magistrato di giustizia nell'annoverarla tra +le cortigiane. Per correggere la supplica, se non per averla bell'e +fatta ricorse la Tullia al Varchi [42], ed il dabben uomo volentieri +si prestò a tanto urgente favore, e della Tullia non è forse nel +seguente documento che il nome solamente. + + "Ill.ma ed Ecc.ma Sig.ra Duchessa, + + "Tullia Aragona, umilissima servitrice di V. E. Ill.ma, essendo + rifugiata a Firenze per l'ultima mutazione di Siena, e non facendo i + portamenti che l'altre fanno anzi non uscendo quasi mai da una camera + non che di casa, per trovarsi male disposta così dell'animo come del + corpo, prega V. E. affine che non sia costretta a partirsi, che si + degni d'impetrare tanto di grazia dall'Eccell.mo ed Ill.mo S.or Duca + suo consorte, che ella possa se non servirsi di quei pochi panni che + le sono rimasi per suo uso, come supplica nel suo capitolo, almeno + che non sia tenuta all'osservanza del velo giallo. Ed ella, ponendo + questo con gli altri obblighi molti e grandissimi che ha con S. E., + pregherà Dio che la conservi sana e felice". + +La cortigiana ottenne favore presso la duchessa; Cosimo scrisse di suo +pugno sull'istanza "_Fasseli gratia per poetessa_"; e queste parole +sono autenticate dalla soscrizione di Lelio Torelli, ministro del +granduca. I luogotenenti del duca rilasciarono quindi all'Aragona, in +data 1 maggio 1547, copia della deliberazione nella quale riconoscendo +"la rara scientia di poesia e filosofia che si ritrova con piacere di +pregiati ingegni la detta Tullia Aragona venga fatta esente da tutto +quello a che ell'è obbligata quanto al suo abito, vestire e portamento +[43] ". Un anno appresso, e precisamente nell'ottobre, scriveva al +Varchi annunziandogli la sua partenza, gli mandava in dono _un paio di +colombi, due fiaschi d'acqua ed uno di malvagia, una saliera di +alabastro_, e da lui toglieva commiato per sempre con lettera che il +Varchi avrà certamente preso per buona moneta; partiva quindi per +Roma, dove il primo di febbraio del 1547 veniva a morte la sorella +Penelope, seguita poco appresso dalla madre. La Tullia abitava in +Campo Marzio nel palazzo Carpi, e nel libro della _Tassa fatta alle +cortigiane per la reparatione del ponte_ (Rotto) [44] consta che ella +pagava di pigione 40 scudi (in ragione tassata per scudi quattro) ed è +una delle cortigiane che pagava di più; poche giungono ai cinquanta +scudi, rare quelle che superano tal somma: evidentemente le condizioni +finanziarie della Tullia non erano troppo rilassate, e non crediamo, +come dubita il Bongi, che il poco profitto da lei ritratto in Firenze +ed il desiderio di far esordire la Penelope nella più vasta e ricca +scena di Roma fosse causa della sua dipartita di colà; nulla accenna +pertanto avere la Penelope esordito nella triste carriera, anzi +l'essere ella morta non ancora quattordicenne fa credere, magari con +un poco d'ottimismo, che il desiderio della Giulia Campana forse più +che della Tullia, se esistito, non rimase che semplice desiderio. + +La Tullia visse certamente in Roma sino all'epoca di sua morte, che +avvenne il 12 o 13 marzo del 1556. Era andata ad abitare nel rione +Trastevere, in casa dell'oste Matteo Moretti da Parma, ed ivi il 2 +marzo dello stesso anno dettava le sue ultime volontà al notaio +Virgilio Grandinelli[45] Morta la Tullia ed apertone il testamento +alli 14 di marzo, Pietro Ciocca in suo nome e per gli esecutori +testamentari mons. Antonio Trivulzio vescovo di Tolone e Mario +Frangipane, chiese all'auditore della Camera Apostolica un tutore per +il giovinetto Celio. Tale ufficio fu conferito a D. Orazio Marchiani +chierico pistoiese. Redatto l'inventario della roba lasciata dalla +Tullia si procede alla vendita secondo le sue volontà; gli ori e le +gioie furono acquistati dagli orafi Pompeo Fanetti a Santa Lucia della +Chiavica, Maurizio Grana piemontese e Francesco Alarçon spagnolo al +Pellegrino; la mobilia da Giovanni Battista della Valle fiorentino e +Francino Francini d'Arezzo rigattiere a Monte Giordano. A quest'ultimo +toccò in un con gli arnesi di cucina "una cassa vecchia nella quale +c'erano trentacinque libri tra volgari e latini di più et diverse +sorte, et tredici di musica tra usati, vecci, et stracciati et diverse +altre carte et libri già stracciati". Ai singoli legati fu adempiuto +con rogiti speciali; in uno di questi Celio non solo _herede_ della +Tullia ma _figliuolo_ è chiamato. Di questo Celio e del Marchiani +nessuna notizia giunse sino a noi; forse lasciarono Roma, ed il +tutore, pistoiese, riedendo alla nativa citta, avrà menato seco il +fanciullo: è certo che di essi perdesi la traccia dopo la morte della +Tullia, nè le carte dell'archivio romano, esaminate dal cav. +Corvisieri, ci possono dire quale sia stata la sorte del fanciullo. +Che il padre fosse lo stesso Ciocca come altri supposero, non +crediamo, parendoci allora superflua la nomina di un tutore, e dovendo +in tal caso ammettere che il Celio fosse nato in Roma dopo il 1547, +cosa molto improbabile e per le condizioni fisiche della Tullia e per +l'appellativo di _giovinetto_ che viene dato al Celio, come ancora non +lo supponiamo figliuolo del Guicciardi. L'Aragona conobbe forse il +Ciocca in Venezia, essendo questo al servizio del Cornaro, ma a tale +epoca non può risalire la nascita di Celio; dubitiamo anzi, sempre +però su deduzioni, che la nascita di questo fanciullo fosse causa +della dipartita dell'Aragona da Firenze. + +La Tullia era di alta statura, non bella ma piacevole [46], gli occhi +bellissimi e splendidissimi, e "nei movimenti loro una certa forza +vivace che parea gittassero fuoco negli altrui cuori", forza provata +dal Muzio che cantava: + +.....occhi belli, occhi leggiadri, occhi amorosi e cari, + più che le stelle belli e più che il sole, + +i capelli finissimi di un biondo oro, esaltati spesso da' suoi +ammiratori, tra i quali il cardinale Ippolito de' Medici, al quale la +porpora non impediva di bruciare innanzi alla bella Aragonese il suo +granello d'incenso cantando: + + se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti + co 'l riso, ond'io m'incendio e mi scoloro... + +Nella pinacoteca Tosio di Brescia è conservato il ritratto della +poetessa dipinto da Alessandro Bonvicino detto il _Moretto_, altri due +veggonsi nell'edizione delle _Rime_ fatta dal Bolifon e nel vol. XII +del _Parnaso italiano_. Di questi ultimi quale sia il valore non +possiamo certo dire. + +Tra i molti adoratori che ebbe a vantare la Tullia, Girolamo Muzio fu +certo uno dei più costanti e veritieri, e benchè quando fu preso +d'amore avesse oltrepassati i quarant'anni, si sente dalle sue rime +che quell'affetto era serio e sincero, e che i versi esprimevano molto +meno di quel che il cuore sentiva; dedica alla Tullia le sue egloghe +_Amorose_ che in realtà parlano assolutamente di lei sola, e del suo +amore non cela nè gli ardenti desideri nè le bramate conquiste. Con un +verismo poco desiato certo da qualsiasi donna, anche abituata alla +rilassatezza della vita di Ferrara, egli diceva alla Tullia: + + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia + raccogli quel che con le braccia aperte, + disioso t'aspetta, e nel tuo grembo + ricevi lieta l'infocato amante; + stringi e 'l bramoso amante, e strette aggiungi + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto + il vivo fiore ispira a le sue brame. + Le belle membra tue, morbide e bianche, + ad Amor le consacra; ed al tuo amante, + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, + con lui cogli d'amore i dolci frutti. + +Ma ben presto il Muzio recatosi a Milano in missione per il Duca +Ercole d'Este, fu obliato, almeno per del tempo, e sostituito dal +Bentivoglio; passata poi la Tullia da Ferrara a Venezia, Bernardo +Tasso prese il posto dei precedenti, almeno così ci lascia credere lo +Speroni che nel suo _Dialogo_ la introduce "a far l'amore con lui, +presenti ed accettanti Nicolò Grazia e un altro spasimante Francesco +Maria Molza"; indi a Firenze variò tra il Varchi, Ippolito de' Medici, +il Tolomei, il Fracastoro, il Martelli, il Lasca, il Mannelli e lo +Strozzi. + +Vario e non sempre imparziale fu il giudizio dei contemporanei e dei +posteri verso l'Aragona; aspro e satirico spesso sino a dare diritto +di vilipenderla all'Aretino [47] e al Razzi [48]; buono e cortese +ancora, come le testimonianze del Nardi e del Muzio. Il Nardi, +tradotta in lingua toscana un'orazione di M. T. Cicerone (Venezia +1536) ne indirizzava un esemplare a Gian Francesco della Stufa con +incarico di presentarlo alla Tullia _che per sè stessa oggi +dirittamente da ogni uomo è giudicata unica e vera erede così del nome +e di tutta la tulliana eloquenza_; Girolamo Muzio che si consolò del +matrimonio della Tullia sposando circa il 1550 una damigella d'onore +di Vittoria Farnese duchessa d'Urbino, nella lettera dedicatoria +premessa al _Trattato del matrimonio_, scriveva: _Già avviso di vedere +in voi quella donna la grazia della cui vergogna, come si legge +nell'Ecclesiastico [49], è più che oro preciosa... Tale avviso che +dovete esser voi facendo in tal guisa al mondo manifesto che della +vostra passata vita ne è stata cagione necessità, et di questa la +vostra libera volontà: che nel passato vi ha trasportata fortuna e che +hor vi governa la vostra virtù_. + +Frutto d'amore, ella visse sacra all'amore e nulla varrebbe a scusarla +della poca onestà della sua vita; ma se è pur vero che gli abbietti +trionfando della loro caduta trovano i buoni che li ricoprono, +concediamo a lei le attenuanti dell'esempio: e di esempio ne ebbe a +sufficienza, e per l'ambiente viziato nel quale nacque e visse, e +nella stessa madre che allegramente dava alla luce figliuoli sino al +1535 e con la massima indifferenza li intitolava d'Aragona dopo sedici +anni che il povero cardinale era andato all'altro mondo. + +* * * + +Tenuto conto delle condizioni in cui svolgevasi la poesia nel XVI +secolo, le rime dell'Aragona non mancano certo di pregio; quantunque +ancor essa che "volle avere il suo canzoniere [50]" non eviti quella +freddezza che nasce da ogni ripetizione, quella noia che s'ingenera +dalla descrizione di una passione misurata su i precetti rettorici e +smentita dal fatto e dai costumi. La Tullia fu petrarchista della +miglior acqua, e non poteva certo essere altrimenti; il Petrarca era +l'idolo al quale si prostesero quasi tutti i rimatori del cinquecento +ed il modello su cui si formarono, ricavando stima maggiore chi +imitasse più servilmente il cantore di Laura, rubandone al tempo +stesso il pensiero e la forma. Tutte le cortigiane letterate del +cinquecento furono petrarchiste, se per altri il Petrarca era +l'oracolo del purismo, per esse non rappresentava che la teorica +dell'amore; quest'amore ideale o platonico, di Venere celeste, era +cantato su tutti i toni, salvo poi ad avere, di altro amore, una più +ampia e sicura conoscenza, e tale influenza, per donne quali +l'Aragona, la Franco, la Stampa è spiegata dalla stessa relazione del +petrarchismo con la cortigianeria. Un Petrarchino di piccolo formato, +di edizione elegante era indispensabile al cortigiano effeminato e +strisciante, i leggiadri cavalieri di Roma mostravansi per via +"andando soavi soavi co' loro famigli a la staffa, su la quale +tenevano solamente la punta del piede, col Petrarchino in mano, +cantando con vezzi [51] ", ed i vagheggini più aridi e stucchevoli, +appena ricevuto un sorriso della donna amata correvano "a casa a +comporre una sestina, un madrigaletto, dove il cieco d'Adria non +s'accorge che la mariuola gli ha furfato in versi, senza essere +discoverta da nessuno". Dell'amore teoretico il Petrarca era il gran +maestro per pratica e per scienza; il suo canzoniere si allontana da +quell'amore pratico del cinquecento che si svolge in brutale +sensualità, e in una brama di appetiti animali trascinarono la società +nella più completa dissolutezza, nelle forme più sozze delle +aberrazioni e del vizio; esso risponde all'amore intellettuale, +richiesto dall'umanesimo, che veniva considerato quale anello di +congiunzione con l'amore divino, e della cui infinità tratta l'Aragona +in un suo dialogo [52]. Al contrario della Franco che canta l'amore +dei sensi, l'Aragona è tutto ideale, tutto spiritualismo; i suoi +affetti vogliono rasentare il cielo, e solo raramente trovasi qualche +accenno alla triste sua vita; è invasa dalla manìa di passare ai +posteri insieme ai letterati che ella canta, cerca ogni maniera di +ricoprire la cortigiana con la poetessa, ed eleva i suoi canti +indistintamente a tutti, principi e cardinali, letterati e soldati, +uomini serii e burloni quali il Lasca; per lei l'uomo, essere animato, +è nulla: la fama di un uomo, il tutto; il solo affetto per il giovane +Mannelli si può credere sincero, tutte le altre proteste che inficiano +le rime e quei sonetti che cambiato indirizzo, giravano d'adoratore in +adoratore in edizioni stereotipe e consolavano tanto il Muzio che il +Martelli [53], fanno a buon diritto dubitare di tutte queste +espansioni cantate così altamente e serenamente. E la manìa +dell'Aragona è anche spiegabile in altro senso. Cessate le seduzioni +della bellezza tentava con l'arte di riunire la compagine di quegli +adoratori che si venivano allontanando, e con la musica, il canto, le +lettere cercare di sostenere i bisogni della casa: le sue rime sono +spesso forzate, e la eco dell'onda classica da Orazio a Virgilio, da +Dante a Petrarca viene spesso ad alimentare l'agonia di una vita +finita. Delle imitazioni al Petrarca, evidentissime e nel pensiero e +nello stile, ne citeremo solo alcune poche a titolo di saggio [54]. + +Sonetto X, v. 12-15: + + E se quassù giungesser gli occhi vostri, + vedendo fatto me novo angeletto + qui bramareste, e non vedermi in terra. + (PETRARCA, Madrigale III, v. 1-2). + + +Sonetto XXXI, v. 7-9: + + E l'alto Iddio lodar ben spesso suole, + dopo l'aspra fortuna, + spaventato nocchiero al porto intorno. + (PETRARCA, Sonetto C, v. 1-2). + + +Sonetto XXXVIII, v. 12-14: + + Non contenda rea sorte il bel desìo, + che pria che l'alma del corporeo velo + si scioglia, sazierò forse mia brama. + (PETRARCA, Sonetto IX, v. 12-14). + + +Sonetto XLII. + + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva + l'interno duol, che il cuor lasso sostiene; + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene, + in guerra eterna di vostr'occhi viva. + (PETRARCA, Canzone XV) + + +Sonetto XLIV, v. 13-14: + +...volgendo a Roma 'l viso e a lei le spalle, + se vuol l'alma trovar col corpo unita. + (PETRARCA, Sonetto LXXXI, v. 3-4). + + +Sonetto LI, v. 12-14: + + Benchè vostro valor eterna fama + per sè vi acquisti, caro mio signore, + quanto 'l sole gira e Battro abbraccia e Tile. + (PETRARCA, Sonetto XCVI, v. 9-11). + +Della Tullia giunsero a noi un _Dialogo dell'infinità di amore_ [55], +giudicato "uno dei dialoghi più vivi che noi abbiamo, nell'ordine più +basso degli scritti letterari del secolo decimosesto..... per una +certa franchezza e disinvoltura, e anche talvolta per una certa +saporita fiorentinità ch'ella attinse per avventura dal suo consorzio +coi fiorentini e singolarmente col Varchi", ed un poema in ottava +rima: _il Meschino e il Guerino_ [56]. Il Crescimbeni fa di questo +poema elogi sperticati, dicendo che "nella tessitura può paragonarsi +all'Odissea di Omero [57] ", esso però è così inverosimile e contrario +tanto alla storia, alla cronologia, alla geografia, e con buona pace +dell'ottimo abate, anche al buon senso, che non sappiamo invero +trovarvi alcuna analogia con l'opera dell'Omero; lo stile ne è +trascurato, e spesso conviene lavorare di serio proposito per +raccapezzare il senso di qualche ottava, i canti, trentasei in tutto, +appaiono disordinati e spesso senza nesso tra loro. La Tullia avverte +che trasse il poema da un vecchio romanzo spagnuolo in prosa, ma +certamente ella si servì di una traduzione e non del testo originale +che vuolsi scritto in italiano [58]. L'Aragona nella prefazione di +questo poema si scaglia contro il Boccaccio, e mentre lo compassiona +perchè non seppe eleggere il verso a forma del _Decamerone_, lo accusa +che _tante sue scellerate_ novelle scritte con altrettante _scellerate +parole_, servendo solo a demoralizzare e rendere ridicoli i più santi +vincoli della società, siano impossibili a leggersi, senza frutti +nocivi, da maritate e nubili, vedove e monache, e persino cortigiane. +Questi scrupoli che parrebbero curiosi nella Tullia, sono da ella +medesima spiegati, non essendo cosa nuova che ad una donna per +necessità o per altra mala ventura sua sia avvenuto di cadere in +errore del corpo suo e tuttavia si disconvenga non men forse a lei che +alle altre l'essere disoneste e sconcie nel parlare e nelle altre +cose; ed ella, contrariamente al Boccaccio, vuole scrivere per tutti, +il suo poema potrà essere dato in mano alla più pudica donzella senza +alcun pericolo, volendo con esso porre un debole argine a +quell'invadente corruttela che ogni dì spandeasi con maggior forza e +brutalità, e pur sempre per opera dei letterati ed anche degli +_umanisti_. L'idea della Tullia, se togliesi quella sfuriata contro +l'umanismo che proprio non aveva a che fare, non era cattiva e +sinceramente credette averla attuata col suo _Guerino_; dichiarandosi +di tutto debitrice a Dio solo "dal quale solo viene ogni bene e da cui +solo io riconosco questa gran grazia d'avermi in questa mia età non +ancor soverchiamente matura, ma giovenile e fresca, dato lume di +ridurmi col cuore a lui e di desiderare e operare quanto posso che il +medesimo facciano tutti gli altri così uomini e donne". Ma Dio non +aveva proprio nulla a che vedere col _Guerino_, ed è proprio il caso +di ripetere che quantunque il diavolo si vesta da frate, quattro dita +di coda gli spuntano sempre sotto la tonaca; infatti ciò che la Tullia +narra del cavaliere di Durazzo, di Brandisio e della figlia +dell'albergatore nel canto VIII [59], e di Pacifero innamorato di +Guerino nel canto X [60], non è roba atta a far mettere il poema +vicino al libro di devozione di una vergine o di una monaca. E pur +tale era lo scopo. + +In produzioni di uno stesso autore, apparse anche a distanza di molti +anni l'una dall'altra, ritrovasi sempre qualche analogia, qualche +difetto, alcun che di speciale, quasi direbbesi di proprio, che le +riavvicina e riunisce; nulla di ciò tra il _Guerino_ e le _Rime_, anzi +una succinta critica forse allontanerebbe molto l'uno dalle altre. +Quantunque non sia il caso ora di formare tale confronto ed esaminare +a fondo il _Guerino_, non possiamo esimerci dal notare come la +prefazione posta innanzi al poema ci abbia fatto triste impressione, +fino a crederla apocrifa per ragioni che crediamo buone od almeno +meritevoli di esame. Il Ranieri che pubblicò il poema nel 1560 dicendo +di averne curato l'edizione sul manoscritto originale _già da parecchi +anni da lui posseduto_, non fa parola dell'Aragona che era morta nel +1556, e si profonde solo in ampie ed ampollose proteste cercando di +formare una dedica alla quale, per essere di qualche valore, manca +solo un poco di senso comune. E quel _parecchi_, posto lì per indicare +un lasso di tempo non superiore ai tre anni è per lo meno superfluo: +nè più lungo spazio di tempo crederemmo possibile ammettere perchè è +abbastanza ragionevole il supporre che l'Aragona avesse sino alla +morte conservato presso di sè quel lavoro. Il ricordo ancora che i +libri e le carte andarono in mano di un modesto rigattiere, non è +privo di valore; se il manoscritto del _Guerino_ era tra la roba +acquistata da Francino Francini, uomo probabilmente ignorante e privo +di criterio letterario, la sorte del manoscritto era assicurata: +finiva in qualche bottega di droghiere o salumaio. Converrebbe adunque +credere che o il manoscritto fosse tra le carte devolute a Celio +figliuolo dell'Aragona o che la Tullia ne avesse fatto un dono al +Ranieri qualche anno prima; ma ancora queste due supposizioni +rasentano l'assurdo. Il testamento della Tullia che pure è tanto +minuzioso e preciso nei lasciti e legati, non accenna a carte ed altri +documenti spettanti al Celio; nè la Tullia poteva donare il +manoscritto al Ranieri o ad altri che a lui lo passassero, perchè dal +momento che ne aveva condotto a termine anche la prefazione, era certo +desiderio suo di darlo alle stampe, e per il nome che godeva e +l'appoggio dei letterati che facevanle corona non sarebbe stato +difficile trovare un tipografo che ne assumesse l'edizione. Se +dobbiamo pur credere alla dichiarazione della Tullia di avere composto +il poema "in età ancor giovenile e fresca", quando erasi decisa di +darsi a Dio, conviene di necessità ammettere che ella l'avesse scritto +in Siena poco appresso il suo matrimonio col Guicciardi, o in Firenze; +mai in Roma ove tornando per l'ultima volta nel 1547 non era più in +età giovenile e fresca, e l'essere ascritta nel ruolo delle cortigiane +pubbliche non era il migliore indizio dell'essersi data a Dio. Anche a +questa ipotesi si oppone una seria obbiezione. Era possibile +all'Aragona dare ad intendere agli eruditi, massime fiorentini, di +aver tratto il _Guerino_ da un romanzo in prosa spagnuolo? Pure ciò +afferma nella prefazione, e se il poema non corrisponde esattamente al +_Guerino_, in prosa, romanzo cavalieresco del ciclo della Tavola +Rotonda, è indiscutibile che da questo ne trasse in massima parte le +idee. Nessuno ignora la rinomanza che il _Guerino_ ebbe nei secoli XV +e XVI; all'epoca dell'Aragona ne erano già state fatte sei edizioni +[61], ed è certo sopra una di queste che fu condotta la riduzione in +rima. In conclusione non rifiutiamo al _Guerino_ la maternità +dell'Aragona, la sua differenza con le _Rime_ non è prova sufficiente +a porre dei dubbi; respingiamo però assolutamente quella prefazione +che non è, nè poteva essere della Tullia. + +Per la ristampa delle rime abbiamo usato l'edizione prima, Venezia +1547 (A) servendoci per le varianti delle edizioni di Venezia, 1549, +(B): ivi, 1560 (C): Napoli, 1593 (D): e delle _Rime_ raccolte dalla +Bergalli-Gozzi (E): le abbiamo fedelmente riprodotte, salvo allorchè +gli errori erano evidenti, respingendo allora in nota la lezione +originale; quando le varianti assumevano importanza assoluta, come per +i componimenti tratti dai codici vaticano magliabecchiano, abbiamo +stimato necessario riprodurre entrambe le lezioni avvertendo di +collocarle l'una a lato dell'altra. + + + +_Dalla R. Biblioteca Vallicelliana + +maggio 1891._ + +ENRICO CELANI + + +NOTE: + +[1] =Graf A.= _Atraverso il cinquecento_. Torino, Loescher, 1888, pag. + 215 e seg.--Nell'_Hermaphroditus_ del =Panormitano= (1471) + _(Quinque illustrium postarum_, =Antonii Panormitani=, etc. _lusus + in Venerem_, Parigi, 1791), la cortigiana non apparisce ancora, + come neppure ne è parola in =Giano Pannonio= (1472) _Poemata_, + Trajecti ad Rhenum, 1784. + +[2] "Avetemi inteso voi donne? Che alla barba di tutti i sodomiti io + voglio tenere colle donne, e dico che la donna è più pulita e + preziosa della carne sua che non è l'uomo; e dico, che se egli + tiene il contrario, egli mente per la gola" (=S. Bernardino=, + _Prediche volgari_, ed. =Bongi=, pag. 380). + +[3] Le opere fatte da lui circa la osservanza dei buoni costumi furono + santissime e mirabili, nè mai in Firenze fu tanta bontà e + religione quanta a tempo suo... la sodomia era spenta e + mortificata assai; le donne in gran parte lasciati gli abiti + disonesti e lascivi; i fanciulli quasi tutti lavati da molte + disonestà e ridutti ad uno vivere santo e costumato... portavano i + capelli corti e perseguitavano con sassi e villanie gli uomini + disonesti e giocatori e le donne di abiti troppo lascivi. + (=Guicciardini=, _Storia, fiorentina_, cap. XVII) + +[4] =Piccolomini A.= _Istituzione di tutta la vita, dell'uomo nato + nobile et in città libera_. Venezia, 1552. + +[5] =Garzoni T.= _La piazza universale di tutte le professioni del + mondo_. Venezia, 1587, discorso LXXIV, pag. 597. + +[6] =Garzoni T.= Op. Cit., discorso LXXV, pag 605. + +[7] Giovanni Burchkardt maestro di cerimonie di Alessandro VI narra + come l'ultimo d'ottobre 1501 cenarono nel palazzo apostolico, col + Valentino, cinquanta cortigiane, le quali dopo cena danzarono + ignude e diedero altre prove di valentia in presenza di Alessandro + VI e della Lucrezia Borgia. "In sero fecerunt cenam cum duce + Valentinense in camera sua, in palatio apostolico, quinquaginta + meretrices honeste cortegiane nuncupate, que post cenam + coreaverunt cum servitoribus et aliis ibidem existentibus, primo + in vestibus suis, denique nude. Post cenam posita fuerunt + candelabra communia mense in candelis ardentibus per terram, et + projecte ante candelabra per terram castanee quas meretrices ipse + super manibus et pedibus; unde, candelabra pertranseuntes, + colligebant, Papa, duce et D. Lucretia sorore sua presentibus et + aspicientibus. Tandem exposita dona ultima, diploides de serico, + paria caligarum; bireta, et alia pro illis qui pluries dictas + meretrices carnaliter agnoscerent; que fuerunt ibidem in aula + publice carnaliter tractate arbitrio praesentium, dona distributa + victoribus". _Diarium sive rerum urbanorum commentarii_, Parisiis, + 1883-1885, tom. II, pag. 443, tom. III, pag. 167). + +[8] =Armellini M_.= Un censimento della città di Roma sotto il + pontificato di Leone X tratto da un codice inedito dell'Archivio + Vaticano_. Roma. Befani, 1887. + +[9] Cfr. =Bandello=, _Novelle_, parte III, nov. XLII; =Valery=, + _Curiosités et anecdotes italiennes_, Paris, 1842; =Giovio P.=, + _De piscibus romanis_, cap V; =Forcella V.=, _Iscrizioni delle + chiese di Roma_, Roma, 1878. Per l'epitafio che dicesi posto sulla + sua tomba crediamo siasi roppo facilmente accettata la tradizione + che fosse in S. Gregorio; oltre la stranezza della lapide che + certo non faceva bella figura in una chiesa, è oramai accertato + che se pure l'epitafio fu composto non fu mai elevato sulla tomba + dell'Imperia. + + Di lei scrive il Bandello (op. cit, nov. XLIII): "Tra gli altri + che quella (Imperia) sommamente amarono fu il signor Angelo del + Bufalo, uomo della persona valente, umano, gentile e ricchissimo. + Egli molti anni in suo poter la tenne, e fu da lei + ferventissimamente amato, come la fine di lei dimostrò. E perciò + che egli è molto liberale e cortese, tenne quella in una casa + onoratissimamente apparata con molti servidori, uomini e donne, + che al servizio di quella continovamente attendevano. Era la casa + apparata e in modo del tutto provvista, che qualunque straniero in + quella entrava, veduto l'apparato ed ordine de' servidori, credeva + che ivi una principessa abitasse. Era tra l'altre cose una sala e + una camera sì pomposamente adornate, che altro non v'era che + velluti e broccati, e per terra finissimi tappeti. Nel camerino, + ov'ella si riduceva, quand'era da qualche gran personaggio + visitata, erano i paramenti che le mura coprivano, tutti di drappi + d'oro, riccio sovra riccio, con molti belli e vaghi colori. Eravi + poi una cornice tutta messa a oro ed azzurro oltremarino, + maestrevolmente fatto, sovra la quale erano bellissimi vasi di + varie e preziose materie formati, con pietre alabastrine, di + porfido, di serpentino e mille altre specie. Vedevansi poi attorno + molti cofani e forzieri riccamente intagliati, e tali che tutti + erano di grandissimo prezzo. Si vedeva poi nel mezzo un tavolino, + il più bello del mondo, coverto di velluto verde. Quivi sempre era + o liuto o cetra con libri di musica, ed altri istromenti musici. + V'erano poi parecchi libretti volgari e latini riccamente + adornati. Ella non mezzanamente si dilettava delle rime volgari, + essendole stato in ciò esortatore, e come maestro il nostro + piacevolissimo messer Domenico Campana detto _Strascino_; e già + tanto di profitto fatto ci aveva che ella non insoavemente + componeva qualche sonetto o madrigale". Ed a proposito del celebre + camerino seguita narrando come essendo andato a farle visita + l'ambasciatore di Spagna, e avendo bisogno di sputare, trovò che + il luogo meno improprio a ciò fare era il viso del servitore che + gli stava alle spalle. + +[10] =Cugnoni G.= _Agostino Chigi il Magnifico_, Livorno, Vigo, 1879. + +[11] =Aretino P.= _Ragionamento fra il Zoppino fatto frate e Ludovico + puttaniere_, Cosmopoli, 1660, pag. 442. + +[12] E poeti e letterati non isdegnavano la compagnia della cortigiana + (=Burchkardt=. _Diarium_ etc., ediz. cit. tom. III, pag. 209); + Marco Bracci in una lettera ad Ugolino Grifoni segretario di + Cosimo I scrive nel novembre 1557 che giunto in Perugia il + cardinale Caraffa nipote di Paolo IV e il cardinal Vitelli "dopo + cena pubblicamente fece andare in palazo tutte le putane che a + quelli tempi se trovavano in Perugia quale furono in tutte + quattordici; e presene per sè una e una per el cardinale Vitello + el resto acomodoli a la sua famiglia. (=Fabretti=, _La + prostituzione in Perugia nei secoli XIV e XV_, Torino, 1885, pag. + 46). + +[13] =Graf A.= op. cit., pag. 350. + +[14] _Theatro delle donne letterate_, pag. 296. + +[15] _Istoria della volgar poesia_, vol. IV, pag. 67. + +[16] _Storia e ragione d'ogni poesia_, vol. II, pag. 235. + +[17] _Gli scrittori d'Italia_, vol. I, par. I. + +[18] _Gli scrittori del regno di Napoli_, tomo III, parte I. + +[19] Il Vigo pubblicava nel 1885 per nozze Grassi-Rinaldi il sonetto + della Tullia all'Ochino (nella nostra edizione a pag. 39), e nella + breve prefazione la dice napoletana. + +[20] Presso il =Mazzuchelli=, loc. cit. + +[21] _Dell'infinità d'amore_di =Tullia Aragona= edito dal + =Canestrini=, Milano, 1867. + +[22] _Bibliografia romana_, Roma, Botta, 1880, vol. I, pag. 13. + +[23] Vedi a pag. 189, versi 27 e seg. + +[24] La _Jole_ dell'egloga del Muzio è la Giulia ferrarese, anch'essa + etèra famosa e della quale il =Domenichi= (_Facezie, motti e + burle_, Venezia, 1558, pag. 28) ricorda un motto arguto e mordace. + Papa Leone X aveva fatto aprire una nuova strada in Roma + lastricata dai tributi che le puttane pagavano, nella quale + scontrando la Giulia ferrarese una gentildonna l'urtò un poco. + Allora la gentildonna adirata cominciò a dirle villania. Rispose + la Giulia: "Madonna, perdonatemi, ch'io so bene che voi avete più + ragione in questa via che non ho io". Nel citato censimento di + Roma (pag. 42) ella apparisce come abitante nel rione Campo + Marzio, in una casa sotto la parrocchia di S. Trifone di proprietà + dell'Ordine Agostiniano. + +[25] Lo Zilioli che fu il più diffuso biografo dell'Aragonese le + assegna per padre Pietro Tagliavia, di Aragona, arcivescovo di + Palermo e cardinale di Santa Chiesa; e tale versione venne accolta + dal Mazzuchelli, dal Tiraboschi, dal Cinguenè e dal Camerini. Ora + nè quando il Muzio scrisse l'egloga alla Tullia nè quando + l'Aretino nel dialogo tra il Zoppino e Ludovico, dialogo scritto + certo prima del 1539, dice _cardinale_ l'amante della Giulia + ferrarese, il Tagliavia era stato assunto alla porpora. Lo fu solo + sotto Giulio III l'anno 1553; in tal guisa viene esonerato di sua + paternità poco lodevole. Escluso costui, l'unico cardinale che + cronologicamente può dirsi padre della Tullia è Luigi d'Aragona, + ascritto al sacro Collegio da Alessandro VI nel 1493, promulgato + solo nel 1497. Nato in Napoli nel 1474 morì in Roma l'anno 1519 e + fu tumulato nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, ove vedesi + tuttora il suo sepolcro con iscrizione fattagli fare dal cardinale + Franciotto Orsini suo esecutore testamentario. + +[26] =Biagi G.= _Un'etèra romana, Tullia d'Aragona_. (_Nuova + Antologia_. Serie III, vol. IV, 16 agosto 1886) + +[27] Dice il Muzio: + + Visse in tenera etate presso a l'onde + del più bel fiume che Toscana onori. + + (_Sonetto I_, v. 12-13, pag. 69). + +[28] =Aretino P.= _Ragionamenti_. loc. cit. + +[29] =Zilioli=, in =Mazzucchelli=, loc. cit. Molto diverso è però il + ritratto che ne fa il Giraldi, e dall'odio che palesa parlando + della Tullia fa se non credere, almeno dubitare che invano abbia + picchiato alla porta della bella cortigiana. "Non è alcuno di voi, + per quanto io stimo, _egli dice_, il quale non habbia conosciuto + Nana, così detta non perchè ella sia piccola della persona, ma per + mostrare la sua sconvenevole et non proportionata grandezza, con + voce di contrario sentimento. Questa di casa Aragona si fa + chiamare quantunque io intenda che di madre vilissima e di quella + medesima vita che ella è in alcune paludi sie nata senza che la + madre le habbia mai saputo dire chi suo padre si fosse. Venuta + adunque nella nostra città, ove hora le pari a lei, per lo mal + costume del nostro secolo, sono in più abondanza che non si + converrebbe, si diè a fare guadagno di sè disonestamente, + allettando i giovani con quegli adombrati colori di virtù, di che + innanzi dicemmo. Et non pure traheva costei a sè i giovani con + simili arti, i quali per lo più sono di poca levatura, ma così + toglieva ella il senno ad alcuni huomini maturi e scientiati, che + col promettere loro di lasciarli godere di lei, qualunque volta + danzassero mentre ella toccava il leuto, facevano scalzi la + resina, o la pavana, o quale altra sorta di ballo più l'era grato + et poscia beffandoli li lasciava del promesso scherniti. + (_Ecatommiti_, nov. VII). + +[30] _Passione d'amore di mastro Pasquino per la partita della signora + Tullia e martello di amore delle povere cortigiane di Roma con le + allegrezze delle bolognesi._(=Tiraboschi=, Stor. letter. ital. + vol. VII, pag. 1172). Di pasquinate alla Tullia o nelle quali ella + sia mentovata non ci consta che il _Trionfo della lussuria di + mastro Pasquino_stampato nel 1537, ove però è ricordata la Tullia + solo come molto _favorita_. Il Biagi ricorda ancora lo sconcio + sonetto: "_Mentre alla Tullia la madre ragiona_" firmato F. C. che + conservasi in due codici Magliabecchiani. + +[31] =Biagi G.= op. cit. + +[32] "Considerando gli infrascritti cavalieri la virtù solamente esser + quella che concede immortalità ad ogni animo generoso, liberandolo + con la eterna fama da ogni oblivion che ne la labile e caduca + memoria de li uomini aver loco possa, e che quella da ciascuno + meritamente deve esser amata, reverita ed a quel sommo grado che + per le umane forze sia possibile esaltata e tanto più quanto ella + in persona si ritruovi di ogni altra grazia, e dono di fortuna e + natura dotata; per tanto come veri fautori ed amatori di quella e + per la verità della quale ogni nobil core deve sempre prender la + protezione, e, quando in parte alcuna celarsi e occulta restarsi + la veda, produrla in luce e qual chiaro sole farla a tutti + risplendere ed apparire: non da alcuna altra passione o fine mossi + ed indotti, si offeriscono non pregiudicando alle onorate leggi de + la militar disciplina, a tutto il mondo, per un giorno + valorosamente sostenere che la loro signora e padrona la Ill.ma + S.ra Tullia de Aragonia per le infinite virtù quali in lei + risplendono è quella che più merita che tutte le altre donne de la + preterita, presente e futura etate; ed acciò che qualunque, de la + sua immortal gloria invidioso, diversamente o parlasse o sentisse, + possa presto certificarsi e risolversi; declarono detto + sostenimento, doversi intendere totalmente secondo l'ordine de + torniamenti de li antiqui e gloriosi cavalieri; e così gli + inestimabili meriti de la prefata signora, se pure non fussino a + sufficenza noti e chiari, secondo il dovere si manifesteranno a lo + ardire e valor de li suoi servitori, similmente per tale occasione + più celebri e palesi saranno, onde ciascuno poi non dubitano che + confessare sarà costretto, sì come a loro non ritrovarsi cavalier + di virtù superiori, così a la prefata signora pari o simile non + esser mai stata o potere essere nei secoli futuri". I sostenitori + del valore della Tullia erano Paolo Emilio Orsini, Accursio + Mattei, Brunoro Neccia, Alberto Rippe, Marco da Urbino, e Bernardo + Rinuccini. + +[33] Il Muzio nell'egloga VI del IV libro intitolata _Argia_, dice che + la Penelope ebbe per patria + + l'orribil Adria e que' secreti stagni + che le palustri lor superbe canne + cercan di pareggiar ai nostri allori. + Là per quelle contrade umide e salse + a la dolce e vezzosa fanciulletta + i lascivi delfin festosi giri + tessean saltando intorno; a la sua culla + le Nereidi portavano e i Tritoni + conche da i marin liti e fresche perle. + + E più sotto lo stesso Muzio ci fa sapere come da Venezia muovesse + con la madre e la Tullia per Ferrara. + + Indi pargoleggiar su per le rive + fu vista un tempo del gran re de' fiumi; + poi come la guidava il suo destino + varcati d'Apennino i duri gioghi + tenne lunga stagione adorni e lieti + i poggi d'Arbia e le campagne d'Arno. + + La sorella della Tullia morì di 13 anni ed 11 mesi nel febbraio + del 1549 e fu sepolta nella chiesa di S. Agostino, innanzi + all'altar maggiore. L'iscrizione sepolcrale è riportata dal + =Galletti= e dal =Forcella=; in essa è chiamata Penelope + =Aragona=, quasi la Giulia ferrarese per essere un tempo stata + l'amante di un cardinale di casa Aragona avesse il diritto di + chiamare Aragonesi anche i figliuoli nati parecchi lustri dopo che + il buon cardinale aveva reso l'anima a Dio. + +[34] Riportiamo per brevità solamente il brano della lettera alla + Isabella d'Este che più particolarmente riguarda la Tullia. "V. + Ecc. intenderà come gli è sorta in questa terra una gentil + cortegiana di Roma, nominata la S.ra Tullia la quale è venuta per + istare qui qualche mese per quanto s'intende. Questa è molto + gentile, discreta, accorta et di ottimi et divini costumi dotata; + sa cantare al libro ogni motetto et canzone, per rasone di canto + figurato; ne li discorsi del suo parlare è unica, et tanto + accomodatamente si porta che non c'è homo nè donna in questa terra + che la paregi, anchora che la Ill.ma S.ra Marchesa di Pescara sia + ecc.ma, la quale è qui, come sa V. Ecc. Mostra costei sapere de + ogni cosa, et parla pur sieco di che materia te aggrada. Sempre ha + piena la casa di virtuosi et sempre si puol visitarla, et è riccha + de denari, zoie, colanne, anella et altre cose notabile, et in + fine è ben accomodata in ogni cosa . . . . . (_Un'avventura di + Tullia d'Aragona_, nella _Rivista storica mantovana_, vol. I, + fasc. 1-2, 1885) + +[35] Anno Domini M.D.XLIII indictione secunda die vero martis VIII + mensis Ianuarii Silvester olim . . . . . de Guicciardis + ferrariensis contraxit matrimonium cum D. Tullia Palmeria de + Aragonia per verba de presenti et anuli dationem et receptionem + respective in forma iuris et sacrorum canonum et omni meliori + modo, etc. Rogantes, etc. Actum Senis.--Ego Sigismundus Mannius + Ugolinius notarius rogatus. (_R. Archivio di Stato in Siena, + Scritture concistoriali_, ad annum). + +[36] 1544 Die dicto (5 februarii) de sero. + + Hieronymus de Ballatis _Prior_ + D. Achilles Orlandinus + Conterius de Sansedoniis + Franciscus Arengherius + + . . . . . et deliberaverunt declarare et declaraverunt D. Tulliam + de Aragona Sen. habitantem, non esse comprehensam in statuto + meretricium, dantes licentiam omnibus et quibuscumque personis + locandi domos dicte domine Tullie, et absque aliqua pena, et + mandaverunt fieri decretum dicte declarationis et licentie in + forma. Et fuit factum infrascripti tenoris: + + Spectatissimi Domini Executores Generalis Gabelle Magnifici + Comunis Sen., convocati et congregati solemniter, etc., audito + pluries Domino Aurelio Manno Ugolino procuratore et eo nomine + Nobilis domine Tullie filie quondam Constantii de Palmeriis de + Aragona et uxoris domini Silvestri de Guicciardis ferrariensis, + producente eius mandatum manu Ser Sigismundi Manni notarii, etc., + exponente qualiter praefata Domina Tullia ob novam compilationem + Statutorum Reipublicae Sen., a nonnullis videlicet indebite et + iniuste reputatur et diffamatur, eidem non licuisse nec licere + deferre nec portare vestes et alia ornamenta muliebra que licite + sunt et conveniunt personis honestis et nobilibus, et commorari et + habitare in locis civitatis in quibus licitum est habitare omnibus + personis honestis et nobilibus; et quia rei veritas est, quod + praefata D. Tullia ducet vitam honestissimam et propterea ea que + supradicta sunt sibi non debent quoque modo esse prohibita, + producente ad iustificationem predictum processum in Curia Domini + Capitanei Iustitie Civitatis Sen., manu ser Lactantii Lucarini + notarii publici Sen., nec non decretum magnificorum D. Secretorum + Officialium Balie manu Ser Alexandri Boninsegni Notarii publici + Sen., et petente in, de ut super predictis de opportuno iuris + remedio providero et pro iustitia consulente indemnitati prefate + Domine Tullie, servatis servandis, omni meliori modo; + + Habita plena notitia et clara informatione de omnibus supra + narratis de vita, moribus et honestate et qualitate dicte Domine + Tullie, visu processu predicto et summa inde lata, testibus in eo + examinatis decreto predicto, et omnibus denique visis, auditis et + consideratis que videnda et consideranda erant, vigore + auctoritatis eisdem concesse a Statutis Reipublicae Sen., servatis + servandis et omni meliori modo, etc., Solemniter deliberaverunt + prefatam D. Tulliam minime comprehendi in Statuto de meretricibus + et questus sui corporis facentibus desponente, sibique licuisse et + licere commorare et habitare in quibuscumque locis civitatis ad + suum libitum, et vestes ac habitum deferre prout et sicut et in + omnibus et per omnia licuit et licet personis et mulieribus + honestis et nobilibus, et ita sibi licentiam et facultatem + concesserunt, mandantes de predictis sibi publicum fieri decretum, + et illud inviolabiliter osservari a quibuscumque personis tam + publicis quam privatis sub pena comminationis arbitri quibuscumque + in contrarium non obstantibus, et omni meliori modo, rebus tamen + stantibus pro ut stant et non aliter nec alio modo. (_Archivio di + Stato in Siena, Buste degli esecutori di Gabella, 1544 gennaio I, + 1545 giugno 30, c. 12-13_). + +[37] Die 23 augusti (1544). + + Operta la cassa fu retrovata una politia et acusa del tenore + susseguente, cioè: + + _La Signora Tullia de Aragona per la pascha di Spirito Santo + portò la sbernia contro li Statuti. + + Ottaviano Tondi, Horatio Pecci, Il Signor Gaspare servitore del + Signor D. Giovanni._ + + Vide in filo processum agitatum super vita causa ex quo apparet + de sententia per quam fuit declaratum sibi licere portare + sberniam istantibus omnibus, etc., (_R. Archivio di Stato in + Siena, Decreti, polizze, ecc. del Capitano di Giustizia del 1544, + luglio-dicembre, c. 53_). + + I documenti da noi riportati a pag. XXXI-XXXVI furono rinvenuti + nell'Archivio di Stato di Siena dal compianto Luciano Banchi. + +[38] =Pecci G. A.= _Continuazione delle memorie storico-critiche della + città di Siena fino all'anno M.D.LII._Siena, Bindi, 1758, vol. + III, pag. 143. + +[39] Sonetto XXXVI. + +[40] =Biagi G.= op. cit.--=Bongi S.= _Il velo giallo di Tullia + d'Aragona_. Estratto dalla _Rivista critica della letteratura + italiana_, anno III, n. 3, marzo 1886. + +[41] "Le meretrici non possino portare vesti di drappo e seta d'alcuna + ragione, ma sibbene quante gioie e quanto oro e argento esse + vorranno, et sia tenuta portare un velo, o vero sciugatoio o + fazzoletto o altra peza in capo che habbi una lista larga un dito + d'oro o di seta o d'altra materia gialla e in luogo che ella possa + essere veduta da ciascuno; et tal segno debbia portare a fine che + elle sien conosciute dalle donne da bene e di honesta vita, sotto + pena se la ne mancheranno di scudi dieci in oro di oro di sole per + ciascheduna volta che le trasgrediranno e sian sottoposte al + Magistrato delli spettabili Otto di Balìa, alli spettabili + Conservatori di Legge, et alli Offitiali dell'Honestà intra li + quali magistrati habbi luogo la preventione da distribuirsi come + l'altre pene che di sotto si dichiareranno. (=Contini=. + _Legislazione toscana_, vol. I, pag. 332). + +[42] Edita dal =Bongi=, op. cit., ed ancora dal =Biagi=. + +[43] Archivio di Stato in Firenze. Luogotenenti e Consiglieri di S. E. + il Duca di Firenze. Deliberazioni, _ad annum_. + +[44] "La S.ra Tulja d'Araona a fronte alle dette dee dar per sua tassa + imposta come di sopra S. 40--4". Archivio di Stato in Roma, + _Fabbriche camerali_. + +[45] Il testamento fu rinvenuto nell'Archivio di Stato di Roma + dall'archivista Cav. Costantino Corvisieri.--"Del 1556 a dì 2 de + marzo. Al nome di Dio, &. Io Tullia de aragona sana per gratia di + Dio de mente et intelletto benchè inferma del corpo volendo + disporre dei miei beni acciò che doppo morte mia non ne nasca ad + alcuno lite o scandalo, ordino et faccio il mio ultimo testamento + et mia ultima volontà in questo modo che seguita, cioè: In prima + racomando l'anima mia all'altissimo Dio et alla sua gloriosa Madre + Vergine Maria et a tutta la corte del cielo. Lasso alla Lucretia + mia creata moglie di Matteo hoste questo fornimento di camera cioè + queste spalliere verde et questo letto ove io ora giaccio con suoi + matarazzi, lenzuoli para uno et una coperta, fuorchè lo sparviere, + et più una vesta di rascia negra usata aperta denanzi; + + Item un roverso rosso nuovo, cioè una sottana de roverso, una saia + biancha listata de pagonazo et una lionata, una montatura a la + romana, cioè panno listato et lenzolo, dieci scudi d'oro et sia + pagata del vino che io ho havuto da lei; + + Item lasso alla putta Christofora mia serva sia vestita di panno + ordinario negro et datole dieci scudi d'oro; item lasso alle + povere orfanelle cinque scudi d'oro; item lasso alle monache + convertite quella parte chelli viene in rigore della bolla; item + lasso alla compagnia del crocifisso un paramento di taffetà negro + leggiero semplice. + + Item lasso a Santo Agostino un mezo scudo di cera ogni anno per + ardere il dì de' morti a la mia sepoltura la quale se non serrà + arsa alla mia sepoltura da i frati non sia obligato l'herede a + darla più. Item lasso che ogni anno si dia mezo scudo per far dir + la messa di San Gregorio per l'anima mia. Item lasso a mastro + Panuntio medico una veste di rascia negra da medico che gli sia + fatta nuova. + + Item in tutti gli altri miei beni et in tutte le mie ragioni et + attioni tanto presenti come d'avenire dovunque siano o saranno io + instituisco e faccio e con la mia propria bocca nomino Celio che è + in protettione de Messer Pietro Cioccha scalco del cardinale + Cornaro, istituisco dicio et faccio detto Celio herede universale + al quale lascio tutti i miei beni ragioni et attioni per ragione + et causa de universale institutione con patto et conditione che + detti miei beni siano venduti et fattone dinari siano posti in + luogo chelli fructino nè possi disporre Celio nè altri della + principal somma di detti dinari sinchè detto herede non sia + all'età di anni venticinque, ma dell'entrata senne nutrisca et + serva per impa[ra] re littere et altre virtù. Et se detto herede + (che Dio non voglia) mancasse inanzi all'età di venticinque lascio + et substituisco herede in vita sua Messer Pietro Chiocca suo + protettore con condittione che ogni anno dia dieci scudi a una + povera orfana da maritarsi, il restante senne serva messer Pietro + per i suoi alimenti et dopo la morte di messer Pietro Chiocca si + stribuisca ogni cosa ad opere pie et queste debbiano essere le mie + ultime volontà, et mio ultimo testamento li quali voglio che + vaglino in virtù et forza di testamento et ultime volontà et se in + tal modo per alcun rispetto non potesse valere, voglio che vaglia + in virtù et forza di codicillo et di donatione infra vivi o per + causa di morte et in quel meglior modo che di ragione può e potrà + valere e sostenersi. Et per essere io impedita ho fatto scrivere + questo da persona a me fedele et io l'ho sottoscritto di mia + propria mano in fede della verità questo dì 2° di marzo 1556. + + Item lasso di essere sepelita in Santo Agostino e nella sepoltura + di mia madre et mia et alle mie esequie non voglio altro che i + frati di Santo Agostino et la compagnia del Crocifisso della quale + io sonno, et sia sepulta a ventiquattro hore senza cerimonie, + semplicemente. + + Et lasso et instituisco con ogni miglior modo et forma che fare et + instituire se puote esecutori di questo mio testamento il + Reverendo vescovo di Tolone e Messer Mario Fregapane, i quali + supplico per l'amor de Dio et per la fede che ho in loro signorie + che vogliano doppo la mia morte fare eseguire a puntino queste mie + ultime volontà per magior dechiaratione della quale io come di + sopra ho detto mi sottoscrivo di mia propia mano. + + Io Tullia Aragona affermo quanto sopra et instituisco herede + universale Celio come di sopra ho detto. _A tergo autem_, ecc + L'entroacluso è il testamento di me Tullia Aragona il quale ho + sottoscritto de mia propria mano et ligatolo con el filo et + sigillatolo sopra esso filo il quale consegno a M. Virgilio + Grandinelli notario pubblico presenti li testimonii sottoscritti + da me rogati et non voglio sia aperto se non doppo la morte mia, + et in fede di ciò mi sottoscrivo di mia propria mano. Io Tullia + Aragona manu propria. _Quorum testium etc. (Archivio di Stato in + Roma, Not. A. C. vol. 6298, num. 69)_. + + +[46] Il malevolo Giraldi scriveva di lei che aveva il viso non bello + nè piacevole "il quale oltre la bocca larga et le labbra sottili + era disordinato da un naso lungo, gibbuto et nella estrema parte + grosso et atto a porre sommo difetto in ogni bella faccia s'egli + tra le guancie vi fosse posto. (_Ecatommiti_, loc. cit.) + +[47] In una lettera datata di Venezia li 6 giugno 1537 e scritta allo + Speroni esaltandogli il suo _Dialogo_egli diceva: La Tullia ha + guadagnato un tesoro che per sempre spenderlo mai non iscemerà, e + l'impudicitia sua per sì fatto onore può meritamente essere + invidiata dalle più pudiche e dalle più fortunate. + +[48] Nella commedia del Razzi intitolata la _Balia_(Firenze 1560) in + fine della scena VII dell'atto III leggesi: + + LIVIO (_padrone_). Io non conobbi mai giovane di più alto animo + di lei e di più elevato spirito + + BROZZI (_famiglio_). O degli uomini inferma e instabil mente! Pur + ora la chiamaste puttana e femmina di mondo, ed ora per contrario + dite tanto ben di lei? + + LIVIO. Sarebbe forse la prima nobile e d'animo grande che è stata + puttana? Che è stata la Tullia d'Aragona, Isabella di Luna e + altre? + + Anche il Lasca che pure si atteggia, benchè un po' tardi, ad + amante della Tullia, nel XXII madrigale lagnandosi che la sua + donna, anch'essa cortigiana + + lodata ancor non sia + con dolce stile e soave armonia, + + dice che + + celebrar si sente ognora + con gloria alta e divina + e Tullia e Totta e Fioretta e Nannina + che, bench'elle sieno oggi al mondo rare, + non si ponno agguagliare + alla Cecca gentil che m'innamora. + +[49] Noli discedere a muliere sensata et bona, quam sortitus es in + timore Domini: gratia enim verecundiae illius super aurum. + (_Eccl_. VII, 21). + +[50] =Cereseto G. B.= _Storia della poesia in Italia_. Milano, + Silvestri, 1857, vol. I. + +[51] =Aretino P.= _Ragionamenti_. Cosmopoli, 1660, parte I, giornata + III.--=Graf A.= op. cit. pag 19 e seg. + +[52] Il Domenichini nelle sue _Facetie, etc._pag. 32, ricorda una + disputa che alcuni cortigiani ebbero in casa dell'Aragona sui + pregi del Petrarca. + +[53] Vedi nota a pag. 29. + +[54] Per i riscontri usiamo delle _Rime di _=F. Petrarca=_con + l'interpretazione di _=G. Leopardi =_e con note inedite di _=F. + Ambrosoli=. Firenze, Barbèra, 1879. + +[55] Questo dialogo fu edito in Venezia dal Giolito nel 1547 in-8 e + ristampato a Milano nel 1864 dal Daelli nella sua _Biblioteca + rara_con prefazione di Eugenio Camerini (Carlo Téoli). + +[56] _Il Meschino e il Guerino_. Poema. In Venezia, per Gio. Battista + Melchior Sessa, 1560, in-4. + +[57] =Crescimbeni=, op. cit., vol. I, c. 341. + +[58] =Gordon di Percel.= _Biblioth. des Romans_, tom. II, pag. + 193.--=Crescimbeni=, op. cit., vol. I, carte 331.--=Fontanini G.= + _Dell'eloquenza italiana_, lib. I, cap. XXVI.--=Zambrini F.= _Le + opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV ecc._Bologna, + Zanichelli, 1878.--=Melzi=. _Bibliografia dei romanzi di + cavalleria in versi e in prosa italiani_.__Milano, Daelli, 1865. + +[59] Produciamo a saggio del nostro asserto due sole ottave: + + Ma de l'ostier l'innamorata figlia + non potendo frenar l'accesa voglia, + ch'ognun dorma per casa il tempo piglia + e poi d'ogni timor lieta si spoglia: + disiando il camin di molte miglia, + non pensa che 'l Meschin se ne distoglia: + ponglisi a canto ignuda, e gli si accosta + nè fu pari a la voglia la risposta. + + Sveglia messer Brandisio, e fagli offerta + de la da lui già ricusata preda, + de la qual poi che 'l francioso s'accerta + non sa s'ancor ben chiaramente creda + s'ei non esce a battaglia più aperta + dicendo: E basta che mi si conceda, + ridendo seco, e franco s'appresenta + di sorta tal che la mandò contenta. + +[60] Mentre il Meschino è condotto alla corte di Pacifero le guide + ammirandone il femmineo volto gli chieggono se egli sia uomo o + donna: inteso essere uomo gli manifestano l'uso del paese, che + ricordava quello di Sodoma. Il Meschino si sdegna, e vorrebbe non + entrare in tal corte, ma il re gli fa promettere che sarebbe + rispettato, e l'accolse benignamente con ogni onore. + + E poi la sera volse ch'egli andasse + a cena seco e fu sopra un tappeto + disteso in terra, e tal fu la sua asse; + ma quel lussurioso ed indiscreto + senza aspettar che più 'l Meschin cenasse, + per mano il piglia e con atto inquieto + lo sfrenato desir gli fa palese + onde 'l Meschin di collera s'accese. + + Rinchiuso in prigione per non aver voluto soddisfare Pacifero, + vien salvato dalla figliuola del re, che innamoratasi di lui va + continuamente a trovarlo ove spesso + + . . . . . abbraccia al Meschin suo la gola + ma ben che freddamente fosse centa + da lui nel mezzo con le braccia, fece + quel che stimar si può, ma dir non lece. + + E dopo due sole altre ottave l'innamorata donzella apparisce + gravida. + +[61] Cf. =Rajna P=. _Ricerche intorno ai Reali di Francia_. Bologna, + Romagnoli, 1872.--Il Zambrini e il Melzi citano le edizioni del + _Guerino_ nell'ordine seguente: Venezia 1473, Bologna 1475, Venezia + 1477, ivi 1480, Milano 1480, ivi 1482. L'Aragona ignorava forse + l'autore di esso che il Rajna afferma essere Maestro Andrea de' + Magnabotti da Barberino di Valdelsa maestro di canto. + + + + + +RIME DI TULLIA D'ARAGONA + + +A DONNA ELEONORA DI TOLEDO +DUCHESSA DI FIRENZE + +*** + + +TULLIA D'ARAGONA + + +Io so bene nobilissima e virtuosissima Signora Duchessa, che quanto la +bassezza della condizion mia è men degna della altezza di quella di +V. Eccell. tanto la rozzezza de' componimenti miei è minore dello +ingegno e giudicio suo; e per questa cagione, sono stata in dubbio +gran tempo se io dovessi indirizzare a così grande e così onorato nome +quanto è quello di V. Eccell., così picciola e così ignobile fatica, +come è quella de' sonetti composti da me più tosto per fuggir l'ozio +molte volte, o per non parer scortese a quelli che i loro mi aveano +indirizzati, che per credenza di doverne acquistar fama o pregio +alcuno appresso le genti. Ma desiderando io di mostrare in qualche +modo qualche parte della devotissima servitù mia verso V. Eccell. per +gli obblighi che le ho molti e grandissimi sì a lei, e sì a quella +dello invitto e gloriosissimo consorte suo, presi ardimento, e mi +risolsi finalmente di non mancare a me medesima, ricordandomi che i +componimenti di tutti gli scrittori hanno in tutte le lingue, e +massimamente quegli de' poeti, avuto sempre cotal grazia e preminenza, +che niuno quantunque grande, non solo non gli ha rifiutati mai, ma +sempre tenuti carissimi. Perchè io ancorchè, come ho detto, conosca +benissimo così l'altezza dello stato suo, come la bassezza della +condizione mia, presento umilmente con devotissimo cuore queste mie +poche, basse e picciole fatiche, alle moltissime, grandissime e +altissime virtù di lei, pregandola con tutto l'animo non al dono +voglia nè a chi dona, ma a sè medesima riguardare. + + + + + I. -- Al Duca di Firenze + + Se gli antichi pastor di rose e fiori + sparsero i tempii, e vaporar gli altari + d'incenso a Pan, sol perchè dolci e cari + avea fatto a le Ninfe i loro amori: + + quai fior degg'io Signor, quai deggio odori, + sparger al nome vostro, che sian pari + a i merti vostri, e tante, e così rari, + ch'ognor spargete in me grazie e favori? + + Nessun per certo tempio, altare, o dono + trovar si può di così gran valore, + ch'a vostra alta bontà sia pregio eguale. + + Sia dunque il petto vostro, u' tutte sono + le virtù, tempio; altare, il saggio core; + Vittima, l'alma mia, se tanto vale. + + [V. 7 B. pari.; D. cari.] + + + + II. -- Allo stesso + _(Cod. Magliabecchiano, II, I, IV)._ + + Se gli antichi pastor di rose e fiori + sparsero i tempii, e vaporar gl'altari + di maschi incensi a Vener, poichè cari + fece e dolci alle Ninfe i loro amori: + + a voi, che sceso dai più nobil cori + degl'angiol sete, e ch'ai desiri miei cari + rendete i favor, quai più rari + fiori offrirò io? quai grati odori? + + Veramente non tempio, altare, o dono + trovar si può di tal pregio e valore, + ch'a vostra cortesia sia merto uguale; + + fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sono + alti pensieri; e 'l saggio vostro core + fia altar; vittima, l'alma mia immortale, + + [V. 6. Nel mss. leggesi: _miei o cari_.] + + + III. -- Allo stesso + + Signor, pregio e onor di questa etade, + cui tutte le virtù compagne fersi, + che con tante bell'opre e sì diversi + effetti gite al ciel per mille strade: + + quai fien, che possan mai tante, e si rade + doti vostre cantar prose, nè versi? + In voi solo (e son parca) può vedersi + giunta a sommo valor, somma bontade. + + Voi saggio, voi clemente, voi cortese; + onde nel primo fior de' più verd'anni + vi fu dato da Dio sì grande impero, + + per ristorar tutti gli andati danni: + e, con potere eguale al bel pensero, + por sempiterno fine a tante offese. + + [V. 7 B. sol, - 13 pensiero.] + + + + IV. -- Allo stesso + + Signor d'ogni valor più d'altro adorno: + Duce fra tutti i Duci altero e solo: + Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo, + e donde parte, e donde torna il giorno, + + non vede pari il sol girando intorno: + me, che quanto più so v'onoro, e colo, + prendete in grado, e scemate il gran duolo + de l'altrui ingiusto oltraggio, e indegno scorno. + + Nè vi dispiaccia, ch'el mio oscuro e vile + cantar, cerchi talor d'acquistar fama + a voi più ch'altro chiaro, e più gentile; + + non guardate Signor, quanto lo stile + vi toglie (ohimè) ma quel che darvi brama + il cor, ch'a vostra altezza inchina umile. + + [V. 9 D. scuro.] + + + V. -- Allo stesso + + Nuovo Numa Toscan, che le chiar'onde + del tuo bel fiume inalzi a quegli onori + ch'ebbe già il Tebro; e le stelle migliori + girano tutte al gran valor seconde; + + le tue virtuti a null'altre seconde, + alto suggetto a i più famosi cori, + da l'Arbia, ond'oggi ogni bell'alma è fuori, + mi trasser d'Arno a le felici sponde. + + E al primo disio, nuovo disire, + m'accende ognor la tua bontà natìa: + tal che miglior non spero, o bramo albergo. + + Così potessi un dì farmi sentire + cortese no, ma grata con la mia + zampogna, ch'a te sol, bench'indegna, ergo. + + [V. 1 E. Novo; chiare.] + [2 innalzi a quegl'onori.] + [6 ai.] + [7 Dall'; infiori.] + [9 novo.] + [11 talchè.] + [12 potess'io.] + [14 che a te.] + [È inserito anche nei _Componimenti poetici delle più illustri + rimatrici_ raccolti da LUISA BERGALLI. Parte prima, che contiene le + rimatrici antiche fino all'anno 1573. In Venezia 1726, appresso + Antonio Mora, _con licenza de' superiori e privilegio_, pag. 110.] + + + + VI. -- Allo stesso + _(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + + Almo Pastor, che godi alle chiar'onde + del più bel fiume che Toscana onori, + cui s'aggiran le grazie e i santi amori, + lieti spargendo intorno fiori e fronde: + + le tue virtuti a null'altro seconde, + alto soggetto a più gentil pastore, + da i colli ornati già di mille allori, + mi volser con mie gregge a le tue sponde. + + E al primo mio disir, nuovo disire, + aggiunto ha dentr'al cor tua cortesia, + che in le tue piagge eterno sia 'l mio albergo; + + e vorrei bel almen farmi sentire + grata al tener della zampogna mia, + ma a dir el ver tant'alto el suon non ergo. + + + VII. -- Allo stesso + + Signor, che con pietate alta e consiglio, + (onde tanto più ch'altro al mondo vali) + venisti a medicar gli antichi mali, + del fiorito per te purpureo giglio; + + io che scampata da crudele artiglio, + provo gli acerbi e ingiuriosi strali + quanto sian di fortuna aspri e mortali, + a te rifuggo in sì grave periglio; + + e solo chieggo umil, che come l'alma + secura vive omai ne la tua corte, + da la vicina e minacciata morte, + + così la tua mercè di ben n'apporte + tanto, che l'altra mia povera salma + libera venga per le ricche porte. + + [V. 12 B. m'apporte.] + [Questo sonetto leggesi anche nel_: Libro primo delle rime spirituali, + parte nuovamente raccolte da più autori, parte non più date in + luce_. In Venetia, al segno della Speranza, M.D.L. in-12, a carte 40.] + + + + VIII. -- Allo stesso + + Dive che dal bel monte d'Elicona + discendete sovente a far soggiorno + fra queste rive, ond'è che d'ogn'intorno + il gran nome Toscan più altero sona: + + d'eterni fior tessete una corona + a lui, che di virtù fa 'l mondo adorno, + sceso col fortunato Capricorno, + per cui l'antico vizio n'abbandona. + + E per me lodi, e per me grazia a lui + rendete, o Dive, che lingua mortale, + verso immortal virtù s'affanna indarno. + + Quest'è valor, quest'è suggetto tale, + che solo è da voi sole, e non d'altrui: + così dicea la Tullia in riva d'Arno. + + [V. 4 B. suona.] + + + IX. -- Allo stesso + + Nè vostro impero ancor che bello e raro, + nè d'argento e di gemme ampia ricchezza, + che men da chi più sa si brama e prezza, + vi fanno al mondo sì famoso e chiaro: + + quanto l'aver, Signor pregiato e caro, + la ben nata e gentil anima avvezza, + con severa pietate e dolce asprezza + perdonar, e punir, ch'oggi è sì raro. + + Queste vi fanno tal, lunge e dappresso, + ch'al grido sol del vostro nome altero + l'alma s'inchina, e come può vi onora. + + E se al caldo disìo fia mai concesso + stile al suggetto ugual, ritrarne spero + fama immortal, dopo la morte ancora. + + [V. 1 E. degno e raro.] + [10 Che al.] + [11 v'onora.] + [12 desio.] + [13 soggetto.] + [B. egual.] + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 110.] + + + + X. -- Alla Duchessa di Toscana + + Non così d'acqua colmo in mar discende, + nè di tante dorate arene vago + si mostra al suo paese il ricco Tago, + d'onde 'l nome real di voi si prende, + + come del valor vostro a noi si stende + di mille opre divine alto ampio lago: + e quante (benchè in dir nulla m'appago) + bellezze scorge in voi chi dritto intende. + + Quest'è l'arena d'oro, e queste l'onde + di beltate e virtù, che 'l bello e santo + animo e volto vostro, a l'Arno infonde. + + Non più la Spagna omai gioisca tanto, + che s'ella ha 'l Tago con l'aurate sponde, + Leonora avrem noi con maggior vanto. + + [V. 14 B. avremo.] + + + XI. -- Alla stessa + + O qual vi debb'io dire o Donna o Diva, + poi che tanta beltà, tanto valore + riluce in voi, che 'l vostro almo splendore + abbaglia qual fu mai fiamma più viva? + + Mi dice un bel pensier che di voi scriva, + e renda grazie, e qual si deve onore; + ma dove s'erge l'animoso core, + non giunge penna, o voce umana arriva. + + So ch'ogni alto favor da voi mi viene, + come la luce al dì da quella stella, + che surge in oriente innanzi al Sole. + + Ma poi che pur al fin mal si conviene + a tanta altezza l'umil mia favella, + v'appaghi il core in vece di parole. + + + + XII. -- Alla stessa + + Donna reale, a i cui santi disiri + grazia già fece la bontà superna + di me, ch'or fatto son chiara lucerna + sopra i celesti, ardenti, alti zafiri; + + poi che fuor di sospetto e di martiri, + godo del ben che ne l'alme s'interna, + deh! non turbate la mia pace eterna + col pianto vostro, e co' i vostri sospiri. + + Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra; + dove luogo non ha terreno affetto; + e co' i piè calco gli stellanti chiostri. + + E se quassù giungesser gli occhi vostri, + vedendo fatto me novo angeletto, + qui bramareste, e non vedermi in terra. + + [V. 1 B. a cui i.] + + + XIII. -- Alla stessa + + S'a l'alto Creator de gli elementi + sete, Donna Real, cotanto cara, + che de la stirpe vostra altera e rara, + volle ornare i suoi chiostri eterno ardenti; + + e s'or, per acquetar vostri lamenti, + vi rende il cambio di quell'alma chiara, + che di voi nata, tutto 'l ciel rischiara, + a Dio lode cantando in dolci accenti; + + ragion è ben, che con eterni onori + vi cantin tutti gli spirti più rari, + com'onorata in terra e in ciel gradita. + + Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori, + suonino i tempii, e fumino gli altari, + che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita. + + [V. 3 B. De la stirpe vostra.] + [6 Il principino D. Pietro morì il 10 giugno 1 47, e D. Garzia nacque + il 5 luglio dello stesso anno.] + + + + XIV. -- A Maria Salviati de' Medici + + Anima bella che dal padre eterno + creata prima in ciel nuda e immortale, + or vestita di vel caduco e frale, + mostri qua giuso il gran valore interno: + + da gli alti chiostri in questo basso inferno + u' si n'aggrava il rio peso mortale, + scendesti a torne noia e a darne l'ale + al sommo bello, al sommo ben superno; + + chiunque te pur una volta mira, + sente sgombrar da l'alma ogni vil voglia, + e arder tutta di celeste amore. + + Dunque ver me col divin raggio spira + del disiato tuo santo favore, + ch'io voli al Ciel con la terrena spoglia. + + [V. 7 E. ne.] + [9 B. sol.] + [11 Ed; tutto. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 111.] + + + XV. -- Alla stessa + _(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + + Anima bella, che dal Padre eterno + pura fosti creata e immortale, + e ingombra di velo oscuro e frale, + pur di fuor mostri il tuo valor interno: + + dal ciel scendesti in questo vivo inferno, + u' n'aggrava il terren peso mortale, + per innalzarne dibattendo l'ale + al sommo bello, e sommo ben superno. + + Tu di casti pensier, d'onesta voglia + ingombri l'alma a chi tuo esempio mira, + e le fai vaghe del verace amore. + + Dunque ver me col vivo raggio spira + del desiato tuo almo favore, + ch'io m'erga, e inalzi al ciel da questa spoglia. + + + + XVI. -- A. D. Luigi di Toledo + + Spirto gentil, che dal natìo terreno + la chiarezza del sangue, e dal ciel chiara + anima avesti, e a cui d'ogni più rara + virtù colmar le sante Muse il seno; + + poi che 'l cor vostro è d'alto valor pieno, + e real cortesia da voi s'impara, + non mi sia, prego, vostra mente avara + di ciò, ch'altrui donando, non vien meno. + + Voi sete quel, ch'avete ambe le chiavi + di quegli eccelsi, e gloriosi cori + che fan più ch'ancor mai felice l'Arno; + + or volgetele a me così soavi, + ch'entro raccolta, mai non esca fuori; + e prego umil non sia 'l mio prego indarno. + + + XVII. -- A D. Pedro di Toledo + + Ben si richiede al vostro almo splendore + del chiaro sangue, e a la virtù eccellente, + che si canti Signore eternamente + ne' giochi di Parnaso il vostro onore; + + ond'è ch'a dir di voi, dentr'al mio core + s'accende ognor un vivo foco ardente; + ma come a l'alta impresa non si sente + l'anima ugual, si spenge il novo ardore. + + Non s'assicura nel profondo seno + di vostre glorie entrar mia navicella + sotto la scorta del mio cieco ingegno. + + Solchi 'l gran mar di vostre lodi a pieno + più felice alma, a cui più chiara stella + porga favore in più securo legno. + + + + XVIII. -- A Pietro Bembo + + Bembo, io che fino a qui da grave sonno + oppressa vissi, anzi dormii la vita, + or da la luce vostra alma infinita, + o sol d'ogni saper maestro e donno, + + desta apro gli occhi, sì ch'aperti ponno + scorger la strada di virtù smarrita; + ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita + de la parte miglior per voi m'indonno: + + e quanto posso il più mi sforzo anch'io, + scaldarmi al lume di sì chiaro foco, + per lasciar del mio nome eterno segno. + + E o non pur da voi si prenda a sdegno + mio folle ardir, che se 'l sapere è poco, + non è poco, Signor, l'alto disìo. + + [V. 2 B. dormì; - C. D. dormii.] + [3 E. dalla.] + [12 Ed oh! - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 111.] + + + XIX. -- A Ridolfo Baglioni + + Signore in cui valore e cortesia + giostrano insieme ognor tanto ugualmente, + che discerner non puote umana mente, + di qual di lor più la vittoria sia; + + mia fredda Musa a voi già non s'invia + per celebrar vostra virtute ardente; + ma perch'in voi nomar conosce e sente, + sorger nel vostro onor la gloria mia. + + Ben porta nel mio core un caldo affetto + il vivo lume vostro, ch'è sì chiaro, + che risplender si vede in ogni parte. + + Ma prenda voi per degno alto suggetto, + chi al quieto Apollo è tanto caro, + quanto voi sete al bellicoso Marte. + + [V. 2 B. egualmente;] + [8 C. scorger.] + + + + XX. -- A Francesco Crasso + + La nobil valorosa antica gente, + che di novo i fratelli ancisi vede, + e in acerbo esilio a pianger riede, + Signore, a te, s'inchina umilemente. + + E potendo vendetta arditamente + gridar da' monti, e piaghe, e mille prede, + mercè sola e pietate a te richiede, + di comune voler, pietosamente. + + O sanator de le ferite nostre, + mira la velenosa e cruda rabbia, + che 'l sangue giusto, ingiustamente sugge. + + Così tosto avverrà, ch'in te si mostre, + com'a gran torto, tanti danni or abbia + la gente, cui pietate e doglia strugge. + + [V. 2 B. D. E. nuovo.] + [6 B. C. D. E. de' morti. _Componimenti poetici_, ecc., + ediz. cit. pag. 112.] + + + XXI. -- Al Molza + + Poscia (ohimè) che spento ha l'empia morte + l'alma gentil, ch'in sua più verde etade, + a gran passi salìa l'erte contrade + che menan dritto a la superna corte; + + chi fia che leggi così crude e torte, + spirti amici d'onor e di bontade, + non pianga meco ognor, ch'a le più rade + virtù die' sempre il ciel vite più corte? + + Molza ben pianger dei, poi ch'al camino + ove ti sprona un disusato ardire, + perduta hai meco la più fida scorta. + + Io per me dopo sì fero destino + non voglio altro, non deggio che morire + se morir deve e puote, chi è già morta. + + [V. 1 B. l'avara; C. D. empia.] + + + + XXII. -- Al Colonnello Luca Antonio + + Poi che rea sorte ingiustamente preme + voi, ch'alto albergo sete di valore, + sento, spirto gentil, un tal dolore, + che con voi l'alma mia ne giace insieme. + + L'anima mia ne giace, e 'l petto geme, + di non poter mostrar nel riso il core, + a voi, cui bramo con perpetuo onore, + piacer servendo, insino a l'ore estreme + + Il disìo d'ora in ora a voi mi porta: + quindi rispetto onesto mi ritiene: + e disvoler conviemmi quel ch'io voglio. + + In sì dubbioso stato mi conforta, + che ben v'è noto quel che si conviene, + e questo fa minore il mio cordoglio. + + [V. 1 E. Poichè.] + [2 siete.] + [8 all'ore. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 112.] + + + XXIII. -- Ad Ugolino Martelli + + Mentre ch'al suon de i dotti ornati versi, + fate d'Arno suonar l'ampie contrade, + cantando insieme a più ch'ad una etade + con le virtù, ch'a voi sì amiche fersi, + + a me, caro Martel, sono tanto avversi + i fati, ch'ogni ben dal cor mi cade; + e per occulte, solitarie strade, + vo' lagrimando il dì che gli occhi apersi. + + Tal che del pianto mio, del mio languire, + languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso, + e le fiere e gli augelli in ogni parte. + + Voi mentre affligge me l'empio martire, + deh! consolate lo mio spirto lasso, + con vostre eterne e onorate carte. + + + + XXIV. -- Allo stesso + + Più volte, Ugolin mio, mossi il pensiero + per risonar con la zampogna mia, + vostra rara virtute e cortesia, + poggiando al ciel col bel suggetto altero. + + Ma, lassa, invan m'affanno (o destin fero) + che roco è 'l suono, e la mia sorte ria, + sì dietro a i miei dolor tutta m'invia, + che levarmi da terra, unqua non spero. + + Cantino altri di voi tanti pastori, + che pascon le lor gregge a l'Arno intorno, + a cui le Muse, a cui fortuna è amica; + + io s'unqua al mio felice stato torno, + non pur non tacerò miei santi ardori, + ma voi sarete mia maggior fatica. + + [V. 1 E. movo] + [10 greggie.] + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 115.] + + + XXV. -- Allo stesso + _(Cod. Vat. Ottob. 1595)._ + + Ho più volte, Signor, fatto pensiero + di risonar con la zampogna mia, + di te il valor e l'alta cortesia, + salendo al ciel presso al suggetto altiero. + + Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero, + che roco è 'l suono, e mia fortuna rìa, + sì dietro a miei dolor tutta m'invia, + che levarmi di terra indarno spero. + + Cantin di te tanti gentil pastori, + che pascon le lor greggie al Po d'intorno, + a cui le Muse, a cui fortuna è amica: + + forse il mio Mopso ancor, fatto ritorno, + farà sentir non pur suoi bassi amori, + ma tu sarai la sua maggior fatica. + + [Questo sonetto diretto prima al Martelli, appare qui scritto per il + Muzio come chiaramente rilevasi dal nome di _Mopso_.] + + + + XXVI. -- Allo stesso + + Ben sono in me d'ogni virtute accese + le voglie tutte, e gli spirti alto intenti; + ma 'l poter e l'oprar sì freddi e spenti, + ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese. + + Onde non lodi no, ma gravi offese + mi son le rime vostre, e però tenti + vostr'alto stil, fra tante e sì eccellenti, + mille di lui cantar più degne imprese. + + Ben può celar il ver finta bugia, + a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte: + ma non sì ch'ei non vinca, e 'n sella stia, + + dunque per più secura e corta via, + rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte, + ch'in altrui molto, in me poco sarìa. + + [Risposta al sonetto, del Martelli: _Se lodando di voi quel che palese._] + + + XXVII. -- A Benedetto Varchi + + Varchi, da cui giammai non si scompagna + il coro de le Muse, e ch'a l'affanno + com'a la gioia, a l'util com'al danno, + sempre avete virtù fida compagna; + + qual monte, o valle, o riviera, o campagna, + non sarìa a voi più che dorato scanno: + se come fumo innanzi a lei sen vanno + gli umani affetti, ond'altri più si lagna? + + O perchè errar a me così non lice + con voi pe' i boschi, com'ho 'l core acceso, + de l'onorate vostre fide scorte? + + Ch'avendo ogni pensiero al cielo inteso, + vivendo viverei vita felice, + e morta sperarei vincer la morte. + + + + XXVIII -- Allo stesso + + Varchi, il cui raro e immortal valore, + ogni anima gentil subito invoglia, + deh! perchè non poss'io, com'ho la voglia + del vostro alto saver colmarmi il core? + + che con tal guida so ch'uscirei fore, + de la man di fortuna, che mi spoglia + d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia + cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore. + + Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte + contrasta a così onesto e bel desire, + sol perchè manch'io sotto l'aspre some. + + Ma s'i me pur così convien finire, + la penna vostra almen, levi il mio nome + fuor degli artigli d'importuna morte. + + [V. 4 E. saper.] + [5 fuore.] + [6 Delle.] + [11 Sol perch'io manchi.] + [_Componimenti poetici_, ecc. ediz. cit. pag. 113.] + + + XXIX. -- Allo stesso + + Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo, + quel che sol di virtute è ricco e adorno, + quel che col suo splendor un lieto giorno + chiaro ne mostra a l'uno e all'altro polo: + + quel sete Varchi voi, quel voi che solo, + fate col valor vostro oltraggio e scorno + a i più lontan, non ch'ai vicin d'intorno; + ond'io v'ammiro, riverisco e colo. + + E di voi canterei mentre ch'io vivo, + s'al gran suggetto il mio debile stile, + giunger potesse di gran spazio almeno. + + O pur non fosse a voi noioso e schivo + questo mio dire, scemo e troppo umile: + che per voi renderassi altero e pieno. + + + + XXX. -- Allo stesso + + Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati, + sieno al bel gregge tuo, dolce pastore + vero d'Arcadia e di Toscana onore, + più chiaro fra i più chiari e più pregiati: + + se tanto in tuo favor girino i fati, + che mai tor non ti possa il dato core + Filli, nè tu a lei tuo santo amore, + onde vi gridi ogni uom saggi e beati: + + dinne, caro Damon, s'alma sì vile + e sì cruda esser può, ch'essendo amata + renda invece d'amor tormenti e morte. + + Ch'io temo (lassa) se 'l tuo dotto stile + non mi leva il dubbiar, d'esser pagata + di tal mercede, sì dura è mia sorte. + + [V. 7 E. casto.] + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + + XXXI. -- Allo stesso + + Dopo importuna pioggia + s'allegrano i pastor, quando 'l sereno + ciel si discopre lor di stelle pieno; + + e dopo 'l corso de l'instabil luna, + ne l'apparir del sole, + gioisce ogni animal che brama il giorno; + + e l'alto Dio lodar ben spesso suole, + dopo l'aspra fortuna, + spaventato nocchier al porto intorno; + + e 'l Varchi è al suo ritorno + seren, sol, porto: e chi ha d'onor disìo, + si rallegra, gioisce e loda Iddio. + + [V. 10 B. Varchi al; C. D. Varchi è al.] + + + + XXXII. -- A Girolamo Muzio + + Voi ch'avete fortuna sì nimica, + com'animo, valor e cortesia, + qual benigno destino oggi v'invia + a riveder la vostra fiamma antica? + + Muzio gentile, un'alma così amica + è soave valore a l'alma mia, + ben duolmi de la dura e alpestra via + con tanta non di voi degna fatica. + + Visse gran tempo l'onorato amore + ch'al Po già per me v'arse. E non cred'io + che sia sì chiara fiamma in tutto spenta. + + E se nel volto altrui si legge il core, + spero ch'in riva d'Arno il nome mio + alto sonar ancor per voi si senta. + + [V. 1 E. nemica.] + [13 all'Arno.] + [14 Alto per voi suonare ancor si senta.] + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 113.] + + + XXXIII. -- Allo stesso + + Fiamma gentil che da gl'interni lumi + con dolce folgorar in me discendi, + mio intenso affetto lietamente prendi, + com'è usanza a tuoi santi costumi; + + poi che con l'alta tua luce m'allumi + e sì soavemente il cor m'accendi, + ch'ardendo lieto vive e lo difendi, + che forza di vil foco nol consumi. + + E con la lingua fai che 'l rozo ingegno, + caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi + per cantar tue virtuti in mille parti; + + io spero ancor a l'età tarda farsi + noto che fosti tal, che stil più degno + uopo era, e che mi fu gloria l'amarti. + + [V. 5 E. coll'alta.] + [8 foco lo consumi.] + [14 d'amarti.] + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + + + XXXIV. -- Allo stesso + + Spirto gentil, che vero e raro oggetto + se' di quel bel, che più l'alma disìa, + e di cui brama ognor la mente mia + essere al tuo cantar caro suggetto; + + se di pari n'andasse in me l'effetto + con le tue lode, onor render potrìa + mia penna a te; ma poi mia sorte rìa + m'ha sì bramato onor tutto interdetto. + + Sol dirò, che seguendo la sua stella, + l'anima tua da te fece partita, + venendo in me, com'in sua propria cella; + + e la mia, ch'ora è teco insieme unita, + ten può far chiara fede, come quella, + che con la tua si mosse a cangiar vita. + + [V. 2 D. Sei; E. desia.] + [5 si andasse.] + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag, 116. - Risposta al + sonetto del Muzio: _Donna, il cui grazioso e altero aspetto_.] + + + XXXV. -- A Bernardo Ochino + + Bernardo, ben potea bastarvi averne + co 'l dolce dir, ch'a voi natura infonde, + qui dove 'l re de fiumi ha più chiare onde, + acceso i cuori a le sante opre eterne; + + che se pur sono in voi pure l'interne + voglie, e la vita al vestir corrisponde, + non uom di frale carne e d'ossa immonde, + ma sete un voi de le schiere superne. + + Or le finte apparenze, e 'l ballo, e 'l suono, + chiesti dal tempo e da l'antica usanza, + a che così da voi vietati sono? + + Non fora santità, fora arroganza + torre il libero arbitrio, il maggior dono + che Dio ne diè ne la primiera stanza. + + + + XXXVI. -- Ad Emilio Tondi + + Siena dolente i suoi migliori invita + a lagrimar intorno al suo gran Tondi, + al cui valor ben furo i cieli secondi, + poscia invidiaro l'onorata vita. + + Marte il pianger di lei col pianto aita, + morto 'l campion, cui fur gli altri secondi; + io prego i miei sospir caldi e profondi, + ch'a sfogar sì gran duol porgano aita. + + So che non pon recar miei tristi accenti, + a voi, messer Emilio, alcun conforto, + che fra tanti dolori il primo è 'l vostro. + + Ma 'l duol si tempri; il suo mortale è morto; + vive 'l suo nome eterno fra le genti: + l'alma trionfa nel superno chiostro. + + + XXXVII. -- A Tiberio Nari + + Se veston sol d'eterna gloria il manto + quei che l'onor più che la vita amaro, + perchè volete voi, gentil mio Naro, + render men bella con acerbo pianto + + quella lode immortale e chiara tanto, + di cui mai non sarà chi giunga al paro + del valoroso vostro fratel caro, + che morendo portò di morte 'l vanto? + + Scacciate 'l duol è rasserenate il volto; + e le unite da lui nemiche spoglie + sacrate a lui, che già trionfa in cielo. + + E da questo mortal caduco velo + più che mai vivo, ormi libero e sciolto, + par ch'a seguirlo ogni bell'alma invoglie. + + + + XXXVIII. -- A Piero Manelli + + Poi che mi diè natura a voi simile + forma e materia, o fosse il gran Fattore, + non pensate ch'ancor disìo d'onore + mi desse, e bei pensier, Manel gentile? + + Dunque credete me cotanto vile, + ch'io non osi mostrar cantando, fore, + quel che dentro n'ancide altero ardore, + se bene a voi non ho pari lo stile? + + Non lo crediate, no, Piero, ch'anch'io + fatico ognor per appressarmi al cielo, + e lasciar del mio nome in terra fama. + + Non contenda rea sorte il bel desìo, + che pria che l'alma dal corporeo velo + si scioglia, sazierò forse mia brama. + + [V. 7 D. m'ancide.] + + + XXXIX. -- Allo stesso + + Amore un tempo in così lento foco + arse mia vita, e sì colmo di doglia + struggeasi 'l cor, che quale altro si voglia + martir, fora ver lei dolcezza e gioco. + + Poscia sdegno e pietate a poco a poco + spenser la fiamma, ond'io più ch'altra soglia + libera da sì lunga e fera voglia, + giva lieta cantando in ciascun loco. + + Ma 'l ciel nè sazio ancor (lassa) nè stanco + de' danni miei, perchè sempre sospiri, + mi riconduce a la mia antica sorte; + + e con sì acuto spron mi punge il fianco, + ch'io temo sotto i primi empii martiri + cader, e per men mal bramar la morte. + + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 115.] + [_Parnaso italiano ovvero raccolta di poeti classici italiani_, + Venezia 1787, presso Antonio Zatta, vol. XXX, pag. 240.] + [_Scelta di sonetti e canzoni dei più celebri rimatori d'ogni + secolo_. Quarta edizione con nuova aggiunta. Parte seconda che + contiene i rimatori dal 1550 sino al 1600 e del 1600. In Venezia, + presso Lorenzo Baseggio, 1784 in-12, a carte 532.] + + + + XL. -- Allo stesso + + Qual vaga Filomela, che fuggita + è da l'odiata gabbia, e in superba + vista sen va tra gli arboscelli e l'erba, + tornata in libertate e in lieta vita; + + er'io da gli amorosi lacci uscita, + schernendo ogni martìre e pena acerba + de l'incredibil duol, ch'in sè riserba + qual ha per troppo amar l'alma smarrita. + + Ben avev'io ritolte (ahi stella fera!) + dal tempio di Ciprigna le mie spoglie, + e di lor pregio me n'andava altera; + + quand'a me Amor: le tue ritrose voglie, + muterò, disse; e femmi prigioniera + di tua virtù, per rinovar mie doglie. + + + XLI. -- Allo stesso + + Felice speme, ch'a tant'alta impresa + ergi la mente mia, che ad or ad ora + dietro al santo pensier che la innamora, + sen vola al Ciel per contemplare intesa. + + De bei disir in gentil foco accesa, + miro ivi lui, ch'ogni bell'alma onora, + e quel ch'è dentro, e quanto appar di fora, + versa in me gioia senz'alcuna offesa. + + Dolce, che mi feristi, aurato strale, + dolce, ch'inacerbir mai non potranno + quante amarezze dar puote aspra sorte; + + pro mi sia grande ogni più grave danno, + che del mio ardir per aver merto uguale + più degno guiderdon non è che morte. + + + [CRESCIMBENI: _Istoria della volgar poesia_, Venezia, presso Lorenzo + Baseggio, 1730, vol. IV, pag. 68.] + + + + XLII. -- Allo stesso + + S'io 'l feci unqua che mai non giunga a riva + l'interno duol, che 'l cuor lasso sostiene; + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene + in guerra eterna de vostr'occhi viva; + + s'io 'l feci, ch'ogni dì resti più priva + de la grazia, onde nasce ogni mio bene; + s'io 'l feci, che di tante e cotai pene, + non m'apporti alcun mai tranquilla oliva; + + s'io 'l feci, ch'in voi manchi ogni pietade, + e cresca doglia in me, pianto e martìre + distruggendomi pur come far soglio; + + ma s'io no 'l feci, il duro vostro orgoglio + in amor si converta: e lunga etade + sia dolce il frutto del mio bel disire. + + + XLIII. -- Allo stesso + + Se ben pietosa madre unico figlio + perde talora, e nuovo, alto dolore + le preme il tristo e suspiroso core, + spera conforto almen, spera consiglio. + + Se scaltro capitano in gran periglio, + mostrando alteramente il suo valore, + resta vinto e prigion, spera uscir fuore + quando che sia con baldanzoso ciglio. + + S'in tempestoso mar giunto si duole + spaventato nocchier già presso a morte + ha speme ancor di rivedersi in porto. + + Ma io, s'avvien che perda il mio bel sole, + o per mia colpa, o per malvagia sorte, + non spero aver, nè voglio, alcun conforto. + + + + XLIV. -- Allo stesso + + Se forse per pietà del mio languire + al suon del tristo pianto in questo loco + ten vieni a me, che tutta fiamma e foco + ardomi, e struggo colma di disire, + + vago augellino, e meco il mio martìre + ch'in pena volge ogni passato gioco, + piangi cantando in suon dolente e roco, + veggendomi del duol quasi perire; + + pregoti per l'ardor che sì m'addoglia, + ne voli in quella amena e cruda valle + ov'è chi sol può darmi e morte e vita; + + e cantando gli di' che cangi voglia, + volgendo a Roma 'l viso, e a lei le spalle, + se vuol l'alma trovar col corpo unita. + + + XLV. -- Allo stesso + + Ov'è (misera me) quell'aureo crine + di cui fe' rete per pigliarmi Amore + ov'è (lassa) il bel viso, onde l'ardore + nasce, che mena la mia vita al fine? + + Ove son quelle luci alte e divine + in cui dolce si vive e insieme more? + ov'è la bianca man, che lo mio core + stringendo punse con acute spine? + + Ove suonan l'angeliche parole, + ch'in un momento mi dan morte e vita? + u' i cari sguardi, u' le maniere belle? + + Ove luce ora il vivo almo mio sole, + con cui dolce destin mi venne in sorte + quanto mai piovve da benigne stelle? + + + + XLVI. -- Ad Alessandro Arrighi + + Spirto gentil, s'al giusto voler mio + non è cortese il cielo e amico tanto, + ch'io possa con ragion lodarvi quanto + me fate, e io far voi spero e desio; + + dolgomi del mio fato acerbo e rio, + che ciò mi niega, rivolgendo in pianto + il mio già lieto e dilettoso canto, + per cui fan gli occhi miei si largo riso. + + Ma se fortuna mai si mostra amica + a le mie voglie, non dubito ancora + poter cantarvi tal qual mio cor brama, + + e far sentir per questa piaggia aprìca + quant'è 'l valor, ch'in voi mio core onora, + piacciavi s'or lo riverisce e ama. + + [Risposta al sonetto dell'ARRIGHI: _S'un medesimo stral duo petti + aprìo_.] + + + XLVII. -- A Lattanzio de' Benucci + + Io ch'a ragion tengo me stessa a vile, + nè scorgo parte in me che non m'annoi, + bramando tormi a morte e viver poi + ne le carte d'un qualche a voi simile, + + cercando vo per questo lieto aprile + d'ingegni mille, non pur uno o doi + suggetti degni de i più alti eroi, + e d'inchiostro al mio tutto dissimile. + + Però dovunque avvien, che mai si nome + alteramente alcuno, indi m'ingegno + trar rime, onde s'eterni il nome nostro. + + E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome + non rende pigro questo ardito ingegno, + d'Elicona salire al sacro chiostro. + + [Risposta al sonetto del BENUCCI: _Deh, non volgete altrove il dotto stile_.] + + + + XLVIII. -- Ad Antonio Grazzini _(Lasca)_ + + Io che fin qui quasi alga ingrata e vile + sprezzava in me così l'interna parte, + come u' di fuor, che tosto invecchia e parte + da noi ben spesso nel più bello aprile, + + oggi, Lasca gentil, non pur a vile + non mi tengo (mercè de le tue carte) + ma movo ancor la penna ad onorarte, + fatta in tutto a me stessa dissimile. + + E come pianta che suggendo piglia + novo licor da l'umido terreno + manda fuor frutti e fior, benchè s'attempi: + + tal'io potrei, sì nuovo mi bisbiglia + pensier nel cor di non venir mai meno, + dar forse ancor di me non bassi esempi. + + [V. 3 B. un; C. D. u'] + [Risposta al sonetto del LASCA: _Se 'l vostro alto valor, Donna gentile_.] + + + XLIX. -- A Nicolò Martelli + + Ben fu felice vostro alto destino, + poi che vena vi die' tanto feconda, + che 'l santo Apollo il vostro dir seconda + più ch'ei non fece al suo diletto Lino. + + Il coro de le Muse a capo chino + lieto v'onora, e 'l bel crin vi circonda + di vaghi fiori e d'odorata fronda: + perchè ragion è ben s'a voi m'inchino. + + Il cantar vostro l'anime innamora, + e le fa da se stesse pellegrine, + che celeste virtù può ciò che vuole. + + E 'n voi mirando grazie sì divine + chi ha più gentil spirto più v'onora, + altri d'invidia si lamenta e dole. + + [V. 7 adorata; C. D. odorata.] + [8 E. Quindi.] + [11 fa.] + [14 duole.] + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 116. - Risposta al + sonetto del MARTELLI: _Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino._] + + + + L. -- A Simone Porzio + + Porzio gentile, a cui l'alma natura + e i sacri studi han posto dentro 'l core + virtù, ch'esser vi fa primo cultore + di lei, cui 'l cieco mondo oggi non cura; + + poi che rendete a feconda coltura + sue alpestre piaggie, onde d'eterno onore + semi spargete, e d'immortal valore + cogliete frutti che 'l tempo non fura; + + piacciavi, prego, che vostra alta mente + a l'umil pianta mia volga il pensieio, + s'ella forse non n'è del tutto indegna, + + che di quel che per me poter non spero, + col favor vostro a la futura gente + di maraviglia ancor si farà degna. + + + LI. -- A Giordano Orsini + + Alma gentil, in cui l'eterna mente, + per farvi sovra ogni alma, bella e chiara, + pose ogni studio; onde per voi s'impara + la via di gir al ciel sicuramente; + + sì come il mondo della più eccellente + cosa di voi non ha, nè tanto cara; + e come sola sete e non pur rara + d'ogni virtute ornata interamente; + + potess'io dirne appien quanto 'l cor brama, + che d'invidia empirei e di dolore + ogni spirto più saggio e più gentile, + + benchè vostro valor eterna fama + per se vi acquisti, caro mio signore, + quanto 'l sol gira e Battro abbraccia e Tile. + + + + LII. -- Al Card. di Tournon + + Sacro pastor, che la tua greggia umile, + di caritade acceso e d'Amor pieno, + guidi fuor del mortal camin terreno, + per ricondurla al suo celeste ovile; + + se 'l ben'oprar ti rende a Dio simile, + or che raggio divin le scalda il seno, + ricevi o Santo nel tuo pasco ameno + questa tua pecorella errante e vile; + + sì che possa ridotta in piagge apriche, + ove nocer non può contraria sorte, + nè fiere stelle al nostro danno intente; + + poste in oblìo l'acerbe sue fatiche + fuggir le pompe, e disprezzar la morte, + tenendo sempre in Dio ferma la mente. + + [Sta nel: _Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori, + nuovamente raccolte et mandate in luce con un discorso di GIROLAMO + RUSCELLI, al molto Reverendo et honoratiss. Monsignor Girolamo + Artusio. Con gratia et privilegio_. In Vinegia, al _Segno del Pozzo_, + M.D.LIII, a carte 182.] + + + LIII. -- Allo stesso + + Signor nel cui divino alto valore + tanto si gloria l'una Gallia altera, + e l'altra tutta mesta e afflitta spera + por fin a l'aspro suo grave dolore, + poscia che voi tornando, il suo splendore + torna e fa bella Roma: + ecco la sparsa chioma, + ella v'accoglie lieta, e manda fore, + voci gioconde a asciuga gli occhi molli, + e Tornon grida 'l Tebro e i sette colli. + + La pace, la letizia, a la sublime + schiera de le virtù sacre, ch'a noi + spariro al partir vostro, ora con voi + riedono, e fan contesa al tornar prime + le Muse a celebrarvi in versi e in rime; + destano i chiari spirti, + ond'or s'ergano i mirti, + e i lauri spargon l'onorate cime, + e prima de l'usato il mondo infiora, + e l'aria empie d'odor Favonio e Flora. + + Fra tanto almo gioir, fra tanta festa, + ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente, + anch'io la speme, e la letizia spente + poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta, + se mirate, Signor, quel che m'infesta + noioso e aspro duolo + che voi potete solo + ridurmi in porto da crudel tempesta, + e volgendo ver me pietoso il ciglio + trar mia vita di doglia e di periglio. + + Canzon, se innanzi a lui per grazia arrivi, + che dee chiuder di Giano il tempio aperto, + benchè nulla è 'l mio merto, + pregal, che sola non mi lasci in guerra + poi che per lui si spera pace in terra. + + [_Sesto libro delle Rime_ raccolte dal RUSCELLI, Venezia 1553, c. 183.] + + + LIV. + + Se materna pietate afflige il core + onde cercando in questa parte e in quella + il caro figlio tuo, Lilla mia bella, + piangi, e cresci piangendo il tuo dolore: + + a te, ch'animal se' di ragion fore, + e non intendi (ohimè) quanto rubella + sia stata ad ambe noi sorte empia e fella, + togliendo a te 'l tuo figlio, a me 'l mio amore; + + che far (lassa) degg'io? Qual degno pianto + verseran gli occhi miei dal cor mai sempre, + che conosco il tuo male, e 'l mio gran danno? + + Chi potrà di Psichi con alto canto + cantar l'altere lodi: o con quai tempre + temprar quel, che mi da sua morte affanno? + + [V. 3 Lilia; C. D. Lilla.] + [5 C. D. sei.] + [12 C. D. Chi di Psichi potrà.] + + + + LV. + + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole + scemar (misera me) l'ardente foco + con cercar chiari rivi, e starne a l'ombra + ne i più fronzuti e solitarii boschi; + ma quanto più lontan luce il suo raggio + tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo. + + Chi crederebbe mai che questo vampo + crescesse quanto è più lontan dal sole? + E pur il provo, che quel divin raggio + quant'è più lunge più raddoppia il foco: + nè mi giova abitar fontane o boschi, + ch'al mio mal nulla val, fresco, onda od ombra. + + Ma non cercherò più fresco, onda od ombra, + che 'l mio così cocente e fero vampo + non ponno ammorzar punto fonti o boschi; + ma ben seguirò sempre il mio bel sole, + poscia che nuova salamandra in foco + vivo lieta, mercè del divo raggio. + + [V. 10 B. longe; C. D. lunge.] + + + [LV.] + _(Codice Vat. Ottob. 1595, c 118-119)_ + + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole + scemar misera a me l'estremo fuoco, + con cercar chiari rivi e stare all'ombra + dei verdi faggi ed abitar fra boschi; + ma quanto più lontano è il suo bel volto + tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo. + + Chi crederebbe mai che questo vampo + crescesse quanto è più lontan dal sole? + Io pur il provo, che quel divin volto + accresce e 'n me raddoppia ognor il fuoco, + nè mi giova cercar fontane o boschi, + che questo sol non cuopre e frondi ed ombra. + + Non cercarò vie più posare all'ombra + per minuire il mio cocente vampo, + nè, lassa, errando, gir tra folti boschi; + ma ben seguirò io sempre quel sole + per cui sì lieta mi nutrico in fuoco, + che a ciò mi sforza il cielo col suo bel volto. + + + + Deh! perchè non m'alluma il vivo raggio + ovunqu' io vado, o per sole o per ombra, + che lieta soffrirei sì dolce foco, + e contenta morrei del suo gran vampo? + Ma non spero giammai, lassa, che 'l sole + scopra giorno sì chiaro in questi boschi. + + Ond'avrò sempre in odio i monti e i boschi + che m'ascondon la luce di quel raggio, + che splende e scalda più de l'altro sole; + biasmi chi vuole e fugga i raggi a l'ombra, + ch'io per me cerco sempre e lodo il vampo + che m'arde e strugge in sì possente foco. + + Quanto dunque mi fora grato il foco, + ingrati i monti, e le fontane, e i boschi, + u' non veggo il mio sole e sento il vampo + s'io potessi appressar l'amato raggio + e del mio stesso corpo a lui far ombra, + e quando parte e quando torna il sole. + + Prima sia oscuro il sole e freddo il foco, + nè faranno ombra in nessun tempo i boschi, + che del bel raggio in me non arda il vampo. + + [V. 11 B. certo.] + + + Deh! perchè non è meco il sacro volto + dovunque io vadi, o per sole o per ombra, + ch'avria forse men forza al cuore il fuoco + e soffrirei più lieta ogni mio vampo; + ma puote solo un raggio del mio sole + farmi beata ne gli ombrosi boschi. + + E perciò in odio avrò sempre quei boschi + che torrammi il veder del sacro volto, + e i chiari raggi dell'almo mio sole + che fean sgombrar le nube e fuggir l'ombra, + e me sola gioir nel chiaro vampo + qual salamandra nel più ardente fuoco. + + Quanto mi fora dilettoso il fuoco, + noiosi i fonti e via men grati i boschi, + men cari i faggi e men noioso il vampo, + s'unir potessi il mio volto al bel volto + e col mio stesso corpo al suo far ombre, + ben d'arder godrei toccando il sole. + + Deh, dicesse il mio sole: anch'io sto in foco + però non cercar più ombra ne' boschi, + che vo' che 'l volto mio tempri il tuo vampo. + + [Questo componimento fu probabilmente diretto al MANELLI, quantunque + il _sacro volto_ lasci credere trattarsi di qualche porporato.] + + + + LVI. + + Alma del vero bel chiara sembianza, + a cui non può far schermo nè riparo + così gentil e cristallina stanza + che non mostri di fuor l'altero e raro + splender, che sol ne da ferma speranza + del ben, ch'unqua non fura il tempo avaro: + deh! fa, se morta m'hai, ch'in te rinnovi + acciò di doppia morte il viver pruovi. + + [CRESCIMBENI. _Istoria della volgar poesia_, ecc., ediz. cit., vol. I, + pag. 36.] + + + LVII. + _(cod. Vat. Ottob. 1595, c. 119)_ + + Lieto viss'io sotto un bianco lauro + e vivrò fin che 'l bianco amor m'infondi + non per ornar le tempie d'ostro e d'auro + ma sol delle tue sacre altiere frondi; + ma poi che più e più volte il sole in Tauro + tornato fa che i suoi bei crini ascondi + se s'affredda stagion mutarà il corso, + i frutti seccarà, le frondi e il dorso. + + [Questa stanza è attribuita all'Aragona e diretta a _Madonna Laura + Spinelli_, alias _Ninì_. Nell'edizione prima delle _Rime_ posseduta + dalla Biblioteca Vittorio Emanuele il sonetto n. XXX porta scritto + sopra a penna: alla _S. Philomena Ninì_.] + + + + + + RIME A TULLIA D'ARAGONA + + + 1. -- Di Girolamo Muzio + + Amor nel cor mi siede e vuoi ch'io dica + di qual esca racceso a l'alma mia + sia 'l novo ardor, qual il soggetto sia + ch'è de l'animo mio dolce fatica. + + Alma gentil d'alti pensieri amica, + lumi amorosi, angelica armonia, + fan ch'ogni mio disir lieto s'invia + per le vestigia de la fiamma antica. + + Colei ch'io canto, nacque in su le sponde + del chiaro fiume che d'eterni allori + ben mille volte ornò le verdi chiome; + + visse in tenera etate presso a l'onde + del più bel fonte che Toscana onori: + la sua stirpe è Aragon: Tullia il suo nome. + + + 2. -- Dello stesso + + Donna che sete in terra il primo oggetto + a l'anime amorose e ai gentil cori, + e i cui gloriosi e alteri onori + sono al mio stile altissimo soggetto; + + in voi stessa si volga il chiaro aspetto + de l'alma vostra, in cui degli alti cori + risplende il bel, e 'n tutti i vostri ardori + fiammeggiar si vedrà celeste affetto. + + Vedrete in voi mirando l'alma mia, + ch'in voi sempre si specchia e si fa bella, + per infiammarvi in me del vostro lume. + + E 'l farà sì, per quel che mi favella + nel petto amor, se rio mortal costume + dietro a bassi pensier non vi disvia. + + + + 3. -- Dello stesso + + Anima bella, che da gli alti chiostri + fosti mandata in questo cieco inferno + a consumar nel suggetto ampio e eterno, + i più famosi e più purgati inchiostri; + + mentre s'affannan gl'intelletti nostri + a contemplar il tuo valore interno, + con la voce e con gli occhi al ben superno + gl'inalzi, e d'ire al ciel la via ne mostri. + + Quinci è che quale ha in terra alma più rara, + infiammata dal sol, ch'in te riluce, + più lieta a te rivolge ogni pensero. + + Ed io, poi che tua fiamma in me traluce, + forse più ch'in altri soave e chiara, + e porto 'l cor d'eterna gloria altero. + + + 4. -- Dello stesso + + Quando 'l raggio del bel, ch'in voi risplende, + per l'orecchie e per gli occhi al mio mortale + trapassa, o Donna, un chiaro ardor m'assale, + che d'eterno disio tutto m'incende. + + L'anima allor, che 'l novo affetto intende + mover d'alta cagione, ogni mortale + piacer schernendo, e al ciel battendo l'ale, + verso l'amato lume il camin prende: + + e com'aquila al sol drizzando gli occhi + al foco vostro s'erge a la salita, + dove alfin pace le promette amore. + + Deh! siate larga a lei del bel splendore, + e porgete al suo volo pronta aita, + acciocchè inferma e cieca non trabocchi. + + + + 5. -- Dello stesso + + Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti, + onde amor m'arde e già gran tempo m'arse, + vaghi occhi miei non vi si mostran scarse, + mandate nel mio core i raggi ardenti; + + orecchi miei, mentre bramosi e intenti + notate 'l suon, che di su in terra apparse, + e ne van le sue voci all'aura sparse, + inviate a la mente i sacri accenti; + + anima mia, mentre in mortale oggetto + scorgi ch'eterno è quel che dentro avampa, + allarga il seno al sempiterno zelo: + + e vi rimembri che sì chiara lampa, + sì soave tenor, spirto sì chiaro, + sono a voi scala da salire al cielo. + + + 6. -- Dello stesso + + Amore ad ora ad or battendo l'ale + dal grave incarco leva il mio pensero, + e nel conduce per erto sentero + a gir in parte, ove uom per sè non sale. + + E quivi ne l'oggetto alto e immortale + gli dimostra l'esempio vivo e vero, + onde discese il nostro spirto altero + a dover informar cosa mortale. + + L'anima accesa a l'eterna vaghezza, + tutta s'accende a far novo disegno + del bel, ch'entro dipinge il divo aspetto. + + Ma come poi si move il basso ingegno, + donna mia, per salire a tanta altezza, + cade lo stile, e manca l'intelletto. + + + + 7. -- Dello stesso + + Superbo Po, ch'a la tua manca riva + tutto lieto ti volgi d'ora in ora, + per mirar lei, che le tue piaggie infiora, + e ti fa in mezzo l'onde fiamma viva; + + che fa la nostra, ho da dir Donna, o Diva, + lei, che del ben del ciel l'alme innamora? + Oh fosse lunga a lei la mia dimora! + Pensa ella almen ch'io di lei pensi o scriva? + + Deh! com'io dico ognor: foss'io con lei + così fosse talora il suo pensiero, + or che dee far di me privo il meschino; + + oh vedesse ella aperti i dolor miei, + ch'io so che di pietà quel spirto altero + porteria gli occhi molli, e 'l viso chino. + + + 8. -- Dello stesso + + Or di là se ne vien questa dolce ora, + ov'è colei che col suo divo aspetto, + mette dentro al mio cor l'ardente affetto; + ond'ancor la sua vista mi ristora. + + Oh se così potesse a ciascun ora + essere a lei presente il mio imperfetto, + come sempre la scorge il mio intelletto + io sarei pur d'ogni tormento fora. + + Che se dal mover di quest'aura io sento + per sua virtù conforto a i miei martìri, + ben dovrei seco sempre esser contento. + + Battete l'ale o vaghi miei sospiri, + e colà andando onde si parte il vento, + a lei portate i miei caldi disiri. + + + + 9. -- Dello stesso + + Lasso, onde avvien che qui non fa ritorno + il chiaro dì, sì come altrove sole? + Non ci risplende il lume di quel sole + che solo suole a gli occhi tuoi far giorno. + + In questo altrui sì placido soggiorno, + perchè son le campagne ignude e sole? + Non ci spira il favor de le parole + che fanno a sè fiorir le piaggie intorno. + + Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte + de gli occhi e de l'orecchie, anima mia, + ond'esser può che più letizia speri? + + Pensa misero a te, chi ti conforte + che me al mio bene ad ora ad or n'invia + il santo amor con l'ale de i pensieri. + + + 10. -- Dello stesso + + Oh se tra queste ombrose e fresche rive, + ch'or cercan solitarii i passi miei, + meco ne fosse e con amor con lei, + di cui 'l cor sempre parla e la man scrive; + + ella a seder qui presso a l'acque vive + si porria in grembo a l'erba, io in grembo a lei, + e da i boschi trarriano i semidei + al sacro aspetto e le silvestre dive. + + Io lei mirando, a dir del suo valore + snoderei la mia lingua, e alcun di loro + segneria per li tronchi il chiaro nome; + + ella gioiosa e umile in tanto onore + forse di varii fior, forse d'alloro, + tesseria una ghirlanda a le mia chiome. + + + + 11. -- Dello stesso + + + Spirto gentile in cui sì chiaramente + e ne la mortal parte e ne l'eterna, + fiammeggia il sol de la bontà superna, + ch'altro non è fra noi lume sì ardente; + + mentre io con gli occhi e con l'orecchie intente + raccolgo il doppio bel, che mi governa, + sì vivo foco in me da voi s'interna + che tutta illuminar l'alma si sente; + + poi, non capendo in me l'immensa fiamma, + convien ch'in alcun modo esca di fore, + mostrando i raggi de la vostra luce. + + Così da voi ne vien lo mio splendore, + ch'ogni mio bel disio da voi s'infiamma, + come 'l lume de' lumi in voi traluce. + + + 12. -- Dello stesso + + Fiamma che chiaramente il mio cor ardi: + aura che dolcemente mi ristori: + spirto che alteramente m'innamori + col valor, con la voce, con gli sguardi; + + quante volte avvien ch'in voi riguardi, + ch'io v'ascolti e ch'io pensi i vostri onori, + tante mi sforzo a i sempiterni cori; + ma 'l mio mortal fa poi che 'l gir ritardi. + + O beata alma, angelica armonia, + o vivo lume, che degli alti chiostri + mostrate esempio a l'anime terrene, + + poi ch'a i sensi e nel cor m'avete mostri + la bellezza e 'l piacer del sommo bene, + aiutatemi ancor a l'alta via. + + + + 13. -- Dello stesso + + Spirto felice, in cui sì rare e tante + grazie e virtuti il ciel largo comparte, + che non so se si trovi in altra parte + che d'andar teco a paro alma si vante: + + s'a me facesser le sorelle sante + del bramato lor don così gran parte, + ch'io fossi degno di ritrarre in carte + de la tua chiara effigie il bel sembiante: + + so ch'io fare' un disegno sì perfetto, + che saria specchio a la futura gente + di quanto ben di su tra noi discende. + + Ma, lasso, a tanto onor non mi consente + il sacro coro: e da sè il mio intelletto + sopra i fuochi celesti non ascende. + + + 14. -- Dello stesso + + Donna se mai vedeste in verde prato + surger felicemente un aureo fiore, + cui porge nutrimento dolce umore, + e vivace calor dal ciel gli è dato; + + non altramente lieto e consolato + fiorir si vede un'amoroso core, + perchè 'l suo sole è 'l grazioso ardore, + e la fonte è 'l favor del viso amato. + + E come quel, se manca la rugiada, + perduto il bel de le purpuree fronde + convien ch'in breve spazio a terra cada: + + così se rio voler o caso indegno, + i suoi disiri altrui fura e nasconde, + seccasi il fior d'ogni felice ingegno. + + + + 15. -- Dello stesso + + Il valor vostro, Donna, il cor m'incende, + lega ogni mio disir, m'impiaga il petto; + e l'alma del suo mal sente diletto, + dal ben ch'ella in voi vede, ode e intende. + + M'infiamma il divo raggio onde risplende + il chiaro vostro angelico intelletto; + da i novi accenti è avvinto ogni mio affetto, + e da' begli occhi il colpo al cor discende. + + E non ha Amor in tutta la sua corte, + m'oda chi vol, sì graziosi sguardi, + sì chiara voce, o sì vivace lume. + + Perch'io pur prego lui, ch'ognor più forte + con tal foco, in tai lacci e con tai dardi + mi trafigga, m'annodi e mi consume. + + + 16. -- Dello stesso + + O novo esempio de l'eterna luce, + alma gentile, ond'ogni alma più rara + mirando la beltà ch'in te riluce, + del vero amore i veri effetti impara; + + se del lume ch'in te dal ciel traluce, + a l'alma mia non sarai punto avara, + spero col raggio di sì altera duce + farmi fiamma di fama al mondo chiara. + + Te canteran mie rime in ogni parte + e diran que' ch'avran più vivo ingegno: + qual fu quel foco onde tal lampo uscìo? + + Amor promette a te ne le mie carte + nome immortale. O così fosse degno + ne le tue d'aver vita il nome mio! + + + + 17. -- Dello stesso + + In su le rive del superbo fiume + ch'altrui già die' sepolcro in mezzo l'onde: + ond'altri mutò il crine in verdi fronde, + e altri si vestì di bianche piume; + + invaghito del dolce altero lume, + lo qual di cielo in cielo in voi s'infonde, + e con sua luce ogni altra luce asconde, + arse 'l mio cor oltra mortal costume; + + poi sendo privo de gli amati rai, + non so dove si chiuse il grande ardore, + come fuoco ch'in cener si ricopra. + + Or rivedendo il vostro almo splendore, + l'antica fiamma, chiara più che mai, + convien ch'in riva d'Arno si discopra. + + + 18. -- Dello stesso + + Sogni chi vuol di riportar corona + da gli alti gioghi del sacrato monte; + altri s'attuffi nel famoso fonte + che fa più chiaro 'l nome d'Elicona; + + sia gloria altrui se la sua lira suona + aver le sacre Muse al cantar pronte; + cinga altrui Febo la felice fronte + de la fronde, che mai non l'abbandona; + + altri si vanti che benigna e lieta + stella, a lui rivolgendo il suo splendore, + a questa luce il fece uscir poeta; + + il mio Parnaso, il mio perpetuo umore, + le mie Dive, il mio Apollo e 'l mio pianeta, + è 'l valor vostro impresso nel mio core. + + + + 19. -- Dello stesso + + Donna gentile, i cui beati ardori + del celeste splendore e del mortale, + spargon virtù che mentre i cori assale, + ne l'alme accende mille eterni amori; + + se 'l vostro sole interno e 'l bel di fuori, + a voi da me n'han tratto il mio immortale: + e se Amore al mio stile impenna l'ale + da gir portando al Cielo i vostri onori; + + se cara sete a me più di me stesso; + s'a voi ne volar tutti i miei sospiri; + se con voi vivo e senza voi son morto; + + se mi vedete 'l cor ne gli occhi espresso, + e le mie pene, e i miei caldi disiri, + ben dovreste pensare al mio conforto. + + + 20. -- Dello stesso + + Quando, com'Amor vuol, la donna mia, + tra soavi sospiri e dolci accenti, + move la lingua a angelici concenti, + e l'aura del bel petto a l'aere invia; + + al suon de la dolcissima armonia + ferman le penne i tempestosi venti; + stanno i giri del ciel taciti e intenti; + e non ch'altri, ma Febo il corso oblìa. + + E qual alma mortal la mira e ascolta, + ad ogni uman disìo tutta si toglie + e con tutti i pensieri al cielo aspira. + + La mia, che mai da lei non si discioglie, + col vago spirto suo da Amore accolta + a quel si stringe, e 'ntorno a lei s'aggira. + + + + 21. -- Dello stesso + + Ebbe la favolosa antica etade + chi co 'l tenor di feri e dolci canti + e con novo splender di rea beltade, + allettando affogava i naviganti: + + e or donata ci ha l'alta bontade + donna, che con l'ardor de gli occhi santi + e con note d'amor e di pietade, + rende porto e salute a l'alme erranti. + + Voi, Donna mia, voi sete alma sirena + voi, voi Tullia gentil, che fido lume + nel mar d'amor porgete e placid'aura. + + La vista vostra angelica, serena, + fa ch'in voi l'altrui vita ognor s'allume, + e 'l cantar d'ogni affanno ci restaura. + + + 22. -- Dello stesso + + Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro + Orfeo cantare, e tacite ascoltarlo + varie fere e augelli, e seguitarlo + quercia, popolo, abete, olmo e ginebro. + + Vista ha 'l gran Po, veduta ha 'l chiaro Tebro, + vede 'l bel Arno, a cui sovente parlo + quel che mi detta l'amoroso tarlo + cantar la donna, ch'io sempre celebro; + + ma se colui seguiano e sassi e sterpi, + questa ogni alma più dura e più silvestra + trae dal grave suo incarco, e al ciel la scorge. + + Beata voce, che dal cor mi sterpi + ogni vil cura, onde per te s'addestra + l'alma a salir ove per sè non sorge. + + + + 23. -- Dello stesso + + Donna, a cui 'l santo coro ognor s'aggira + de l'alme Muse e la cui chiara fronte + verdeggia de l'onor del sacro Monte, + ove chi s'erge eterna vita spira: + + qual anima gentil v'ascolta e mira + brama far vostre grazie al mondo conte; + poi non trovando rime al cantar pronte + com'è la voglia, duolsi e ne sospira. + + Di così bello, raro e alto suggetto, + dal vostro infuori, ogni altro stile è indegno; + quel sol n'è degno e altro non v'arriva. + + Io per molto provar, vero disegno + di voi non feci mai; ma dentro 'l petto + ben vi porto scolpita, bella e viva. + + + 24. -- Dello stesso + + La sembianza di Dio che 'n noi risplende + di cielo in cielo e c'ha nome beltade + e move Amor, per perigliose strade + de l'orecchie e de gli occhi al cor discende; + + perchè dal senso il senso il bello apprende, + e 'n la natura nostra è qualitade + ch'in mortal disiderio il mortal cade, + e così bassa voglia il senso accende. + + Ond'è ch'ingombro di piacer terreno + entrando il mal fidato messaggero + fa ne l'alma sentir del suo veleno. + + Quinci è che talor cade il mio pensero: + ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno, + ne 'l ridrizzate per erto sentero. + + + + 25. -- Dello stesso + + Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo + sovente o Donna, e da me stesso sciolto, + al bel vostro splendor tutto rivolto, + l'ali battendo al ciel mi levo a volo. + + E lontanato dal terrestre suolo + giungo a l'esempio de l'amato volto, + donde è tutto quel bello in voi raccolto, + che fa 'l mio amor fra gli altri in terra solo. + + Deh! vi priegh'io per le bellezze vostre, + Tullia, ch'al bel camin compagna eterna + mi siate, senza mai voltarvi a dietro. + + Ch'amor, s'ancor da voi tal grazia impetro, + promette a noi tranquilla pace interna, + e certa gloria a i nomi e a l'alme nostre. + + + 26. -- Dello stesso + + Donna, più volte m'ha già detto Amore + che nell'anima vostra i miei pensieri + son tutti espressi così vivi e veri + com'io voi, viva, ho impressa in mezzo 'l core; + + e ch'accesi del vostro alto splendore + ne van vostri disir cotanto alteri, + ch'a mortal non convien che da voi speri + altra mercede ch'immortal dolore. + + Così dice egli, e io per prova il sento, + che quant'uom più vi serve e più v'adora, + voi del suo mal più vi mostrate vaga; + + per tutto ciò d'amarvi io non mi pento: + anzi bramo ch'in me più d'ora in ora + veder possiate quel che più v'appaga. + + + + 27. -- Dello stesso + + Se ben gli occhi e l'orecchie alcuna volta + vi mostran tale a i miei bassi disiri, + che surgon dal mio core agri sospiri + ond'è ch'al lamentar la lingua è sciolta; + + tosto che l'alma in sè stessa raccolta, + a l'alma vostra avvien che si raggiri, + in diletto si cangiano i martiri + e la mia lingua a ringraziar si volta. + + Che la pena, che par che sì mi prema + non passa oltra 'l mortal; ma la dolcezza + acqueta i sensi e pasce lo intelletto. + + Donna sia benedetta quella asprezza, + ch'anzi 'l chiuder de gli occhi all'ora estrema, + morire insegna al mio terreno affetto. + + + 28. -- Dello stesso + + Donna, l'onor de' i cui be' raggi ardenti + m'infiamma 'l core e a ragionar m'invita, + perchè sia nostra penna mal gradita, + l'alto nostro sperar non si sgomenti. + + Rabbiosa invidia i velenosi denti + adopra in noi mentre 'l mortal è in vita; + ma sentirem sanarsi ogni ferita + come diam luogo a le future genti. + + Vedransi allor questi intelletti foschi + in tenebre sepolti, e 'l nostro onore + viverà chiaro e eterno in ogni parte. + + E si vedrà che non i fiumi Toschi, + ma 'l ciel, l'arte, lo studio e 'l santo amore, + dan spirto e vita ai nomi e a le carte. + + + + 29. -- Dello stesso + + Donna, il cui grazioso e altero aspetto + e 'l parlar pien d'angelica armonia, + scorgon qual alma presso a lor s'invia + a contemplar il ben de l'intelletto; + + deh, così amor non mai m'ingombri 'l petto + d'umil disir, nè mai di gelosia + gustiate 'l tosco: e sempre intenta sia + a l'interna beltate il vostro affetto. + + Date, vi prego a me vera novella + de l'alma mia che del mio cor uscita, + voi seguendo, è venuta a farsi bella: + + che se da voi la misera è sbandita, + ella senza voi stando e io senz'ella, + non ritrovo al mio scampo alcuna aita. + + + 30. -- Dello stesso + + Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi + luce che d'alto ardor mio core incendi, + ch'aguagli tua virtù? Se la 've splendi + a superno desio l'anime impiumi? + + Come dinanzi a Borea nebbie e fumi, + così di là, dove tu i raggi stendi, + fugge ogni vil pensier, sì ch'a noi rendi + a vita in terra de i celesti numi. + + E poi ch'a me non son tuoi lumi scarsi + di quel splendor, che da l'eterno regno + in te disceso, tu fra noi comparti; + + di quel ch'ho dentro e fuor non può mostrarsi, + faranno al mondo manifesto segno + l'amarti, il celebrarti e l'onorarti. + + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Fiamma gentil che da gl'interni lumi_.] + + + + 31. -- Di Benedetto Varchi + + Quando doveva, ohimè, l'arco e la face, + l'una spenta del tutto e l'altro stanco, + a questo ardito e tormentoso fianco + per suo gran danno e mio, troppo vivace, + + non breve tregua pur, ma eterna pace + donar, poi che nel lato destro e manco + per le nevi del capo omai vien bianco + il crin fatto d'argento, che sì spiace; + + più che mai fresco e più che mai cocente, + mi saetta lo stral, m'accende il foco + di tal ferite e così caldo ardore, + + ch'ogni salute a mio soccorso è poco: + anzi cresce la piaga e fa maggiore + incendio, ch'al suo mal l'alma consente. + + + 32. -- Dello stesso + + Donna, che di bellezza e di virtude + e d'ogni alto valor gran tempo in cima, + sola fra tutte l'altre non che prima, + piovete ne' miglior senno e salute; + + ben so ch'a dir di voi sarebber mute + le lingue tutte: e qual prosa nè rima + poria cose aguagliar, che poscia o prima + non furon mai, nè saran mai vedute? + + Tacciomi dunque fuor gelato e fioco, + per tema di scemar sì chiare lodi, + ma dentro infino al ciel notte e dì grido: + + ringraziando le stelle, il tempo e 'l loco, + gli sguardi, gli atti, le parole e i modi, + che mi donaro a cor gentile e fido. + + + + 33. -- Dello stesso + + Io non miro giammai cosa nessuna, + o in terra, o in ciel, ov'io non veggia quella, + ch'amor in sorte e mia benigna stella, + da le fasce mi diero e da la cuna. + + Ogni nube m'assembra e sole e luna + la mia donna gentil più d'altra bella; + monte o valle non veggio, o poggio, ov'ella + per lo mio ben non sia, ch'è nel mondo una. + + L'erbe, gli alberi, i fior, le frondi, i sassi, + mi rappresentan sempre, e l'onde, e l'ora, + quel viso dopo il qual nulla mi piacque. + + U' gli occhi giro, ovunque movo i passi, + nulla non scorgo, o penso, o sento fuora + di lei, che per bearmi in terra nacque. + + + 34. -- Dello stesso + + Se di così selvaggio e così duro + legno sì aspro frutto, ohimè, v'aggrada: + chi fia ch'unqua vi miri e poscia vada + di non sempre penar, Donna, securo? + + Bench'io, poi ch'ognor più m'inaspro e induro + del duol, cui lungo a voi fo larga strada + de la mia pena sola, non pur rada + fra quante sono al mondo e quante furo, + + dovrei trovar pietà, ch'asprezza eguale + o più selvaggia e solitaria vita, + non sentì mai e visse alcun mortale. + + Fera legge d'amor, sperar aita + del dolor che n'ancide, e del suo male + pascer l'alma, via più che saggia, ardita. + + + + 35. -- Dello stesso + + Pur non sentir la turba iniqua e fella + così larga al mal dir, come al ben parca, + da lei, che nel mio cuor siede monarca, + non men cortese che leggiadra e bella; + + non mio voler seguendo ma mia stella, + parto col corpo sol, che l'alma scarca + de la soma mortal meco non varca, + ma riman seco obediente ancella. + + E se quel, che fra me tacito e solo + cantando vo' con più di mille insieme, + per la Garza, e Forcella, e Tavaiano, + + udisse pur un dì l'invido stuolo + ben morria di dolor veggendo vano + tornar l'empio ardir suo, ch'indarno freme. + + + 36. -- Dello stesso + + Se da i bassi pensier talor m'involo + e me medesmo in me stesso ritorno; + s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno, + sopra l'ali d'amor poggiando volo: + + quest'è sol don di voi, Tullia, al cui solo + lume mi specchio e quanto posso adorno + la 've sempre con voi lieto soggiorno, + da santo e bel disio levato a volo. + + E se quel che entro 'l cor ragiono e scrivo, + del vostro alto valor Donna gentile, + ch'avete quanto può bramarsi a pieno + + ridir potessi, o beato, anzi Divo + me, per me proprio tutto oscuro e vile + se non quant'ho da voi pregio e sereno. + + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Quel che mondo d'invidia empie e + di duolo_.] + + + + 37. -- Dello stesso + + Ninfa, di cui per boschi, o fonti, o prati, + non vide mai più bella alcun pastore + ver di Diana e de le Muse onore, + cui più inchinano sempre i più pregiati: + + così siano a Damon men feri i fati + nè gli renda mai Filli il dato core; + e ella arda per lui di santo amore + più ch'altri fosser mai lieti e beati: + + com'alma esser non può sì cruda e vile, + la quale essendo veramente amata + non ami un cor gentil già presso a morte. + + Dunque s'a dotto no, ma fido stile + credi, ama e non dubbiar, che ben pagata + sarà d'alta mercè tua dolce sorte. + + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Se 'l ciel sempre sereno e verdi i + prati_.] + + + 38. -- Di Giulio Camillo + + Tullia gentile, a le cui tempie intorno + verdeggia avvolta l'onorata fronde, + e la cui voce a l'armonia risponde + di chi fa in Elicon dolce soggiorno; + + qualora a voi fo col pensier ritorno + e ritrovo sentenze sì profonde + in sì leggiadro stil, sì mi confonde + novello orror, ch'in me più non soggiorno. + + Vostra Musa di me cantando canta + d'uno sterpo silvestro, a cui nemica + stata è natura e 'l ciel, e io no 'l celo. + + Ben è la vostra fortunata pianta, + che lieto il Re de' fiumi la nutrica, + e la rinforza il gran Signor di Delo. + + + + 39. -- Dello stesso + + Poi ch'a la vostra tanto alma beltade, + onde pregiata d'onorate e rare + spoglie di tante elette anime chiare + n'andate altero specchio ad ogni etade; + + piace ch'io ancor per le medesme strade + seguir vostre amorose insegne impare; + non siano almen vostre alme luci avare + di quel raggio, ond'io scorgo ogni bontade. + + E nel bel petto vostro Amor ispiri + pietà e mercede al mio dolore eguale, + e a gli ardenti intensi miei disiri; + + poi se le aggrada il mio destin fatale, + versi in me pur ognor doglie e martiri, + che dolce mi fia sempre ogni altro male. + + + 40. -- Dello stesso + + Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno, + quando l'eterno e gran re de le stelle + fece, per fare il fior de l'altre belle, + di voi, Tullia divina, il mondo adorno. + + Le grazie tutte e le virtuti intorno + vi fur quasi devote e fide ancelle, + e 'l ciel lasciaro per seguitarvi quelle + in questo nostro umil, basso soggiorno; + + però ripiena di celeste ardore, + di gloria accesa e colma di mercede; + vaga di bello e di perpetuo amore: + + di grazia albergo e di bellezza erede, + sola fra noi vivete in dolce amore, + del ben del Ciel facendo in terra fede. + + + + 41. -- Del Cardinale Ippolito De' Medici + + Anima bella, che nel bel tuo lume + divino interno ti rivolgi e giri, + e indi in voce dolcemente spiri + il suon ch'avanza ogni mortal costume; + + onde la mia poi d'amorose piume + coverta avien che al ciel volando aspiri, + e nel tuo chiaro raggio aperto miri + com'amor sani, ancida, arda e consume; + + deh! se l'alta bellezza e 'l dolce canto + ond'in te stessa sol beata sei: + e s'amor punto mai ti piacque o piace: + + prego volgendo in me 'l bel viso santo, + al lungo penar mio dia qualche pace, + e qualche tregua a gli aspri dolor miei + + + 42. -- Dello stesso + + Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti + co 'l riso, ond'io m'incendo e mi scoloro, + + son le cagion che per voi vivo e moro, + piango e m'adiro e fo restar contenti + gli spirti afflitti in mezzo i miei lamenti, + e mi par dolce il grave aspro martoro; + + non voi sì bella, io non così bramoso; + voi non sì dura, io non sì frale almeno + fossi; non voi d'amor rubella, io servo; + + ch'io sperarei nel stato mio gioioso + goder un giorno almen lieto e sereno, + piegando alquanto il core empio e protervo. + + + + 43. -- Di Bernardo Molza + + Spirto gentil, che riccamente adorno + de i più pregiati e cari don del cielo, + cortesemente nel corporeo velo + con tue virtuti fai lieto soggiorno; + + deh! s'amor sempre a te faccia ritorno, + di nove spoglie ornando, al caldo e al gelo, + d'uomini e Dei il tuo onorato stelo, + e cresca il valor tuo di giorno in giorno; + + fa che 'l nobile tuo chiaro intelletto, + sempre guardando a la più bella parte + di sè, giammai non si rivolga a terra. + + Ch'allor vedrai come natura ed arte, + soavemente in te rinchiude e serra + d'ogni bell'opra il seme e 'l bel perfetto. + + + 44. -- Dello stesso + + Se 'l pensier mio, ov'altamente amore, + Tullia gentil, vostra sembianza impresse, + tutto altamente in sè voi tutta espresse + dal piacer vinto, che mi strinse il core; + + e tutta or vi risembra e a tutte l'ore, + trasformando pur sempre in quelle stesse + virtù, grazia e beltà, che vi concesse + Dio, ch'in voi tutto intese a farsi onore: + + non dovete voi dir ch'io sia deforme, + ch'io son quello che son fatto voi + bello, e non questa rozza e fragil scorza. + + E spero ancor, seguendo ognor vostr'orme, + essere appresso Dio 'l secondo poi, + se 'l bello a trarre il bello sempre ha forza. + + + + 45. -- Di Ercole Bentivoglio + + Poi che lasciando i sette colli e l'acque + del Tebro oscure e le campagne meste, + d'illustrar queste piagge e premer queste + rive del Po col piè Tullia vi piacque; + + ogni basso pensier spento in noi giacque, + e un dolce foco, e un bel disio celeste, + quel primo dì ch'a noi gli occhi volgeste, + ne le nostre alme alteramente nacque. + + Fortunate sorelle di Fetonte, + ch'udir potranno a le lor ombre liete, + i dotti accenti che vi ispira Euterpe! + + Potess'io pur con rime ornate e pronte + com'è 'l disio, dir le virtù ch'avete! + Ma troppo a terra il mio stil basso serpe. + + + 46. -- Dello stesso + + Vaghe sorelle, che di treccie bionde + ornò natura e di fattezze conte; + poi la pietà del misero Fetonte + vi volse in duri tronchi e 'n verdi fronde; + + or sotto l'ombre tremule e gioconde + vostre sedendo, fo palesi e conte + le gran beltà de la celeste fronte + di Tullia mia, cantando a l'aure e a l'onde. + + Così già sotto i vostri ombrosi rami + cantò d'Onfale sua gli occhi e le chiome + il vincitor de' più superbi mostri. + + 'priego il ciel, che sì v'esalti e v'ami, + ch'eterno sia con voi sempre il bel nome + di Tullia scritto in tutti i tronchi vostri. + + + + 47. -- Di Filippo Strozzi + + Alma gentile, ove ogni studio pose + natura in darvi a pieno ogni eccellenza, + e fece il ciel quasi restarne senza + per dar a voi quel bel, ch'a ogni altra ascose; + + voi fra leggiadre donne e gloriose + elesse sola; e per esperienza + si vede altera andarne oggi Fiorenza + de le belle opre vostre alte e famose. + + Ma non solo Arno oggi vi loda e canta, + ma dove ancora l'inesperto auriga + cadde, di voi terrà memoria eterna. + + Il Tever lascio, che tenera pianta + vi nutrì, dolce essendo ogni fatiga + a chi co 'l spirto e 'l core in voi s'interna + + + 48. -- Dello stesso + + Uscendo 'l spirto mio per seguir voi, + Donna gentile, in voi vera pietade + spinse l'anima vostra a le contrade + ond'egli uscìo, con che vivessi io poi; + + tal che 'l splendor, che dite uscir tra noi + di me, è propria vostra qualitade, + concessavi da l'alta e gran bontade, + per sembianza de i chiari raggi suoi. + + Dove scorger si puote un dolce inganno + veggendovi in me vaga di voi stessa, + nè v'accorgete ch'io v'appago a punto + + Che se mi vi toglieste allora il danno + mortal mio vedreste, e fora espressa + la colpa vostra, send'io a morte giunto. + + + + 49. -- Di Alessandro Arrighi + + L'aspetto sacro e la bellezza rara, + eguale a cui non ebbe il mondo ancora; + il folgorar de gli occhi ch'innamora + il mondo tutto, e quasi sol lo schiara; + + il parlar saggio, onde la via s'impara + di gir al chiaro e uscir dal fosco fora; + e l'alto sangue, lo cui ammira e onora + chiunque adorno è più di stirpe chiara; + + i bei costumi, e 'l portamento adorno; + e col dolce cantare il dolce suono + che fan di marmo una persona viva, + + fur le cagioni o donna, ch'in quel giorno + stetti a mirare il bello, a udire il buono, + in guisa d'uom che pensi, parli e scriva. + + + 50. -- Dello stesso + + Come di dolce più che d'agro parte, + Donna mi feste il dì, ch 'l colpo caro + di voi impiagommi, onde sì ardente e chiaro + foco poscia avampommi a parte a parte, + + così men d'agro, che di dolce parte + da me per guiderdon del dono raro; + e giunge a voi per addolcir l'amaro + vostro languir del tutto non che 'n parte; + + il foco ch'io dovrei mandarvi ancora + per render merce pari al degno merlo, + meco si sta, nè vuol partirsi un'ora. + + Selva chiusa non è, nè campo aperto, + nè giardin culto, o poggio aspro o deserto, + che non sappian com'ei m'arde e divora. + + + + 51. -- Dello stesso + + S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi, + Donna, ch'io tanto pregio, ed è ben degno; + s'il dissi che mai sempre ira e disdegno + portiate in seno, e sol me stesso annoi; + + s'il dissi che 'l mortale eterno muoi + di me non mai giungendo al santo regno; + s'il dissi sia d'amor prigione e segno + de l'acuto suo strale, e preda, poi. + + Ma s'io nol dissi chi si dolce aprìo + a me lo cor chiudendovi entro i raggi, + non mai rivolga altronde il lume chiaro. + + Io no 'l dissi giammai, nè dir disìo: + vinca 'l ver dunque, e 'l falso a terra caggi, + e 'n dolce amor ritorni l'odio amaro. + + + 52. -- Dello stesso + + S'un medesimo stral duo petti aprìo: + s'arse due cor d'amor un foco santo: + se nascendo 'l piacer morì cotanto + martir, che l'uno e l'altro già sentìo, + + Donna, e s'insomma nudrì ambo un disio, + ond'è ch'in me del dir vostro altrettanto + non rivolgete sì, ch'io mi dia vanto + d'esser d'uom fatto un'immortale Dio? + + Forse sì come sempre ebbi nimica + la stella a i miei disir, così avien ora + ch'io non goda e non sorti una tale brama. + + O pur ch'ad alma sì saggia e pudica + parlar di me basso suggetto fora: + come che sia il bel vostro a sè mi chiama. + + + + 53. -- Di Benedetto Arrighi + + Voi che volgete il vostro alto disio + a la chiara virtù, donde si coglie + quelle onorate, sacre, sante spoglie, + di che va altera e Calliope e Clio; + + voi che schernite al tempo quell'oblio, + che la fama immortale al nome toglie, + colpa e vergogna de l'umane voglie, + che non son come voi rivolte a Dio; + + voi sol vi sete fabricato un tempio + di glorie tal, che gli onori e trofei + non pon lasciar di lui più chiaro esempio; + + deh! così potess'io com'io vorrei + le virtuti cantar, ch'in voi contemplo + memoria eterna a gli uomini e a li Dei. + + + 54. -- Dello stesso + + Alma gentile che già foste al paro + de l'alta e gran colonna, oggi si mostra + in voi tutto l'onor de l'età nostra; + in voi lo stil più che 'l suo dolce e caro; + + al vostro stil, dov'io ch'al mondo imparo + a riverir la chiara virtù vostra, + ch'oggi solinga l'universo giostra + non trovando di lei pregio più chiaro; + + sì come un picciol lume alta chiarezza + vince, così con vostre lodi sole + lei vincete in virtute e in bellezza; + + l'alto motor come 'l ciel ornar vole + la terra, piacque a sua reale altezza + far Vittoria una Luna e Tullia un Sole. + + [V. 14 Vittoria Colonna.] + + + + 55. -- Di Lattanzio De' Benucci + + Se per lodarvi e dir quanto s'onora + di voi natura e 'l ciel, Tullia gentile, + fosse eguale al soggetto in me lo stile, + e 'l saper pari a l'alta voglia ancora; + + forse non tanto il secol nostro indora + vostra virtute, e non dal Gange al Tile + fate voi co' i begli occhi eterno aprile, + quant'io n'avrei grazie e favori ognora. + + Non può ingegno mortal tante divine + virtù ritrar; nè può basso disìo + scolpir parti sì eccelse e pellegrine, + + che 'n voi il valor del vago petto e pio + avanza ogni pensier, passa ogni fine, + non che l'aguagli altrui parlare, o mio. + + + 56. -- Dello stesso + + O fiumicel se 'l più cocente ardore + estivo il lento tuo correr affrena, + e la tua profonda umile arena + incende e fa restar priva d'umore; + + ecco a le rive tue novo splendore + che l'aer d'ogni intorno rasserena: + di colei, che cantando in dolce vena + a le nove sorelle aggiunge onore. + + Onde il vecchio Arno ormai d'invidia pieno + lascia l'usato corso e a te rivolto, + quivi perde le chiare e lucid'onde; + + godi, or che vedi entro il tuo ricco seno + la imagin bella del leggiadro volto: + e Tullia odi sonar ambe le sponde. + + + + 57. -- Dello stesso + + Deh, non volgete altrove il dotto stile + altera donna, ch'a voi stessa, poi + che scorge il mondo esser accolto in voi + quant'ha del pellegrino e del gentile. + + Appo questo suggetto incolto e vile + divien qual più pregiato oggi è tra noi; + e co 'l splender de' vivi raggi suoi + chiaro si mostra ognor da Battro a Tile. + + Voi dunque di voi sola alzare il nome + dovete, poi ch'a sì pregiato segno + giunger non puote il più purgato inchiostro. + + Quindi vedrassi apertamente come + non è di lode altri di voi più degno, + nè stil che giunga al dolce cantar vostro. + + + 58. -- Di Latino Giovenale + + Vide già la famosa antica etade + nel palazzo reale alto di Roma + donna empia sì, che fe' del carro soma + al padre anciso, e spense ogni pietade. + + Vede or donna real di tal beltade + la nostra, e Roma, e da colei si noma; + che chi mira i begli occhi e l'aurea chioma + di piacer, d'amor empie e d'umiltade. + + Questa sol per mio ben, per mio sostegno + al mio imperfetto, a la fortuna avversa + diede natura, e 'l ciel cortese e largo. + + O gloria de le donne, o ricco pegno + d'onor, d'ogni virtù ch'oggi è dispersa: + deh! perchè non ho io gli occhi ch'ebbe Argo? + + + + 59. -- Di Ludovico Martelli + + Voi, che lieti pascete ad Arno intorno + il vostro gregge fra leggiadri fiori, + godete, poi che da i superni cori + discesa è Tullia a far con voi soggiorno + + sforzisi ognun co 'l crin d'alloro adorno + gli altari empir de i più soavi odori; + che per costei vostri tanti alti onori + faranno ancor a voi degno ritorno. + + Quest'è la vaga pastorella, ch'ebbe + fra i più degni pastor del Tebro il vanto; + del cui partir restar sì afflitti e mesti; + + e poi che per voi sol non le rincrebbe + lasciar le rive ove fu in pregio tanto, + siate a cantarla e a riverirla presti. + + + 60. -- Di Simone Dalla Volta + + Tullia, mostrò (?), miracolo, Sibilla, + di cui si maraviglia il mondo e gode: + mar di saver, che non ha fondo o prode, + e mena l'onda sua lieta e tranquilla. + + Da cui sì dolce umor, sì chiaro stilla + di virtù vera ch'oggi rado s'ode: + cui non guasta fortuna, o 'l tempo rode; + men che quelle di Saffo e di Camilla. + + Ma che dico io? Il vostro alto valore + non si può comparare a cosa alcuna: + perchè non che 'l poter, passa il disio. + + Chi vuol vivo vedere in terra amore, + divin, pien di virtù, miri quest'una, + vera amica de gli angioli e di Dio. + + + + 61. -- Di Camillo Da Monte Varchi + + Mosso da l'alta vostra chiara fama, + di cui per tutto il mondo il grido suona, + vengo cantarvi anch'io Tullia Aragona, + cui chi più sa, più sempre ammira e ama. + + E s'adempir potessi ardente brama + di salir l'alto monte d'Elicona, + qual voi n'arrecherei degna corona, + ch'al ciel vi porta, che vi aspetta e chiama. + + Or voi più d'altra saggia e più gentile, + degnate di pigliar quanto vi porge + un ch'a voi consacrato ha ingegno e stile. + + Ben so, vostra mercè, ch'altera e vile + alma tanto non è, che quando scorge + d'essere amata non divenga umile. + + + 62. -- Di Claudio Tolomei + + Quando la Tullia mia che vien dal cielo, + che d'altronde non può sì bella cosa, + umilemente altera e disdegnosa, + toglie al mondo 'l suo sol con un bel velo; + + allora agghiaccia 'l fuoco ed arde 'l gelo, + e Amor tremando l'armi in terra posa, + vertù si fugge e cortesia sta ascosa, + e spegnesi ogni ardente onesto zelo. + + Ma s'avvien poi che a le tranquille ciglia + ridendo levi il velo, allor più incende + il foco e 'l ghiaccio è freddo in ogni parte; + + virtù ritorna e Amor l'armi riprende + ch'ella governa, e non è meraviglia + ciò che può far 'l ciel, natura ed arte. + + [Sta nel: _Libro quarto delle rime di diversi eccellentissimi autori + nella lingua volgare nuovamente raccolte_. In Bologna, presso + A. Ciccarelli 1551, pag. 217.] + + + + 63. -- Di Antonio Grazzini (_Lasca_) + + Se 'l vostro alto valor, Donna gentile, + esser lodato pur dovesse in parte, + uopo sarebbe al fin vergar le carte + col vostro altero e glorioso stile. + + Dunque voi sola a voi stessa simile, + a cui s'inchina la natura e l'arte, + fate di voi cantando in ogni parte + Tullia, Tullia, suonar da Gange a Tile. + + Si vedrem poi di gioia e maraviglia + e di gloria e d'onore il mondo pieno, + drizzare al vostro nome altare e tempï; + + cosa che mai con l'ardenti sue ciglia + non vide il sol rotando il ciel sereno, + o ne' gli antichi o ne' moderni tempi. + + + 64. -- Di Nicolò Martelli + + Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino + d'eloquenza immortale alta e profonda, + la vostra al nome egual gli vien seconda + Tullia di sangue illustre e pellegrino; + + il cui spirto reale almo e divino, + sovra l'uso mortal di grazie abonda, + in guisa tal che l'onorata sponda + De l'Arbia, infino al ciel tocca il confino. + + E 'l bel chiaro Arno ora di voi s'onora, + l'antico fuor traendo umido crine, + forma con l'acque in suon cotai parole: + + qual luce e questa o beltà senza fine, + che col sommo valor le rive infiora + al gel, come d'april nel mezzo il sole? + + + + 65. -- Di Ugolino Martelli + + Se bella voi così le Grazie fero, + che pari al mondo non fu mai nè fia; + e se le muse con pietà natìa + il dolcissimo latte ancor vi diero: + + qual piena voce e qual giudicio intero, + il valor giunto a somma leggiadria, + e scorgere e cantar sì ben potria, + ch'almen di lungo ne apparisse il vero? + + Questi che vostri sono alteri onori, + e fanno altrui veracemente adorno, + scemar non può fortuna aspra e nimica. + + E questa spero che di giorno in giorno + averete con doti assai maggiori, + di fosca e trista, omai lieta e aprica. + + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Più volte, Ugolin mio, mossi il + pensiero _.] + + + 66. -- Dello stesso + + Se lodando di voi quel che palese + di fuor si mostra a le più strane genti, + rare bellezze e disusati accenti, + degne parole a ciò mi son contese: + + com' esser vi potrà larga e cortese + la lingua a dir, che non tema o paventi + di tante ascoste in voi virtuti ardenti, + Tullia, ch'amor divino al cor v'accese? + + Bontà, senno, valor e cortesia, + con l'altre mille insieme in voi cosparte, + rozzamente contar forse potria; + + ma come rara e eccellente sia + ciascuna d'esse in voi, con mille carte + Mantova e Smirna a dir non basteria. + + [V. 11. _Rozzamente cantar forse patria_.] + + + + 67. -- Di Simone Porzio + + Or qual penna d'ingegno m'assecura + di poter appressarmi al gran valore + di quella che di pregio alto e d'onore, + ornarmi con sue rime ha tanta cura? + + La debil pianta, mia da sè non dura, + e se prende crescendo alcun vigore, + nutrita è dal fecondo vostro umore, + che tal frutto non vien d'altra coltura. + + Ma se di quella vostra le semente + sempre mi trovo al petto, nè più spero + sentir d'essa giammai cosa più degna, + + scorgete adunque col giudicio interno + che tutte l'altre voghe in me son spente, + e vive quel ch'amor di voi m'insegna. + + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Porzio gentile a cui l'alma natura_.] + + + + + LE AMOROSE EGLOGHE DEL MUZIO GIUSTINOPOLITANO + ALLA SIGNORA TULLIA D'ARAGONA + + + I. + MOPSO + + Mopso, _solo_. + + + Canti chi vuol le sanguinose imprese + del fiero Marte, e d'onorati allori + cinto le tempie a suon di chiara tromba + desti i bianchi destrier, ch'in Campidoglio + han da condur i purpurei trionfi; + a me, cui 'l ciel non diè sì altero spirto, + basta parlar tra le fontane e i boschi + de gli onori di Pan; e che la fronte + m'ornin le Ninfe d'edere e di mirti, + mentre ch'al suon de le incerate canne + fo risonar quella virtù che move + dal vivo ardor de i lor splendenti lumi. + + E or darà al mio dir ampio suggetto + l'amor del pastor Mopso; di quel Mopso + lo qual sacrato ha infin da i teneri anni + i sensi e l'alma al tempio di Parnaso. + + Il buon pastor, cercando le pendici + de i santi gioghi, ha con novella cura + novo oggetto trovato ai suoi pensieri; + nova materia ha data a le sue rime: + che l'interno splendore e 'l chiaro viso + de la bella Tirrenia il petto ingombro + gli ha sì del suo piacer, che la sua lingua + d'altro non sa parlar, nè può, nè vuole + che di lei, ch'or gli siede in mezzo l'alma. + Ei non potendo un di 'l soverchio ardore + chiuder dentro al suo cor, in tali accenti + la strada aperse a la vivace fiamma. + + MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza + avanzi i più bei fior di primavera, + morbida più che tenera vitella, + ch'ancor non ha gustato erba nè fonte; + e delicata più ch'i bianchi velli + di non tonduto pargoletto agnello; + e più schiva d'amor e più fugace + ch'innanzi a cacciator timida cerva: + odi, bella Tirrenia: a queste ombrette + meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta. + + Era ne la stagion ch'i verdi prati + d'ogni intorno fiorian; fiorian le rose, + e cantavan gli augei tra i novi fiori, + quando prima ti vidi; e come prima + ti vidi, così ratto al cor mi corse, + mosso da la virtù de' tuoi bei lumi, + con gelato timor caldo disio. + Da quel dí innanzi entro 'l mio petto chiuso + ho continuo portato il foco e 'l ghiaccio. + E già due volte le campagne aperte + visto han d'intorno biondeggiar le spighe: + e due volte han veduto i salci e gli olmi + le non lor uve su per li lor rami + quai d'oro divenir, e quai vermiglie: + e tu nel duro cor, ghiaccio nè foco + crudel non senti, e non senti pietade. + + Sappi, ninfa gentil, che dal suo giro + Venere bella per ciascuna parte + rimira aperte l'opre de' mortali; + e qual pastor, qual satiro e qual ninfa, + contra chi l'ama è disdegnosa e schiva, + la santa Dea ne sente altero sdegno, + e dimostrar ne suole agre vendette, + arder facendo i lor gelati cori + d'amor di tal, che gli disprezza e fugge. + Che doglia, che tormento, alma mia cara, + credi che sia l'amar chi te non prezza? + O tolga Dio, ch'in così amaro stato + i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi: + non voler contra te l'ira de' Dei + mover sì leggiermente: ama chi t'ama. + Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali + va cantando di te mattina e sera; + e va segnando intorno i sassi e i tronchi + del nome tuo per farti eterna e chiara. + Ama 'l tuo Mopso, il qual e giorno e notte, + o vegghi, o dorma, di te pensa e sogna: + te rimira, te cerca e te disia. + Braman le pecchie gli odorati fiori: + le molli gregge i rugiadosi paschi; + brama 'l cervo assetato i chiari fonti; + e te, Tirrenia, l'infiammato Mopso. + + Mostra, ninfa gentil, il bel sereno + de la lucida tua tranquilla fronte; + de la cui vista l'aere e 'l ciel d'intorno + d'ogni parte s'allegra e si rischiara. + + Rivolgi a me i begli occhi: o occhi belli, + occhi leggiadri, occhi amorosi e cari; + più che le stelle belli e più che 'l sole: + e a me cari più che armenti e gregge: + più che la vita cari e più che l'alma. + Occhi miei belli e cari, il chiaro lume + volgete a me benigni: e non vi annoi, + ch'arda del vostro ardor: e non v'incresca + mirar talor com'io mi struggo e ardo. + Oh ti fosse, Tirrenia, un giorno a grado + di fermar così presso e così fisso + que' tuoi begli occhi dentr'a gli occhi miei, + ch'ogniun di noi facendo a l'altro specchio, + con gli occhi suoi vedesse ne gli altri occhi + il suo stesso ritratto e l'alma altrui. + + Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi + il chiaro viso e le polite guance, + le molli guance ad ogni aura tremanti, + che fan tremar in me l'anima e i sensi + di diletto, di voglia e di dolcezza. + + Ma qual'è quel diletto e quella voglia? + Qual la dolcezza che sentir mi face + il veder e l'udir le dolci labbra? + Quelle labbra amorose, dolci e care, + or dolcemente chiuse, or dolce aperte, + spirar per gli occhi e per l'orecchie mie + a l'alma mia dolcissimo veleno? + O misti insieme fior vermigli e bianchi: + o sparso tra be' fior soave odore: + o bramose mie labbra: o spirto ardente: + o anima mia accesa: e qual desire + tutto m'infiamma? E qual'è quel conforto + che mi promette il bel, che s'ode e vede? + Apri, Tirrenia, le rosate porte: + mostra, Tirrenia, i candidi ligustri: + spargi, Tirrenia, in graziosi accenti + l'ambrosia e 'l mel de l'amorosa lingua. + Di', Tirrenia, una volta: te solo amo, + al fedel Mopso tuo, che te sola ama. + Dillo, Tirrenia, e scopri il caro seno, + apri 'l giardin d'amor, dimostra al sole + i dolci pomi e gli odorati gigli. + Leva, Tirrenia, l'inimico velo + ch'a te'l tuo bel, a me 'l mio ben nasconde. + Invido avaro velo: avara mano, + crudo velo; man cruda e crudo core, + che tanto bene a gli occhi miei contendi. + + Ninfa crudele, e perché con tant'arte + sì fieramente a' miei desir contrasti? + Ninfa crudele infin a gli occhi miei, + a gli occhi miei, crudele, hai posto 'l freno. + Deh, leva 'l velo omai, levane i nodi; + leva la crudeltà del natio petto: + lascia andar gli occhi vaghi al lor diporto + tra i diletti di Flora e di Pomona, + là ve vaga beltà, bella vaghezza + movon d'intorno le purpuree penne, + e fan festa ad Amor, che la sua fede + ha locata tra 'l bel de i cari pomi. + Man bella, cara man disciogli il laccio, + allarga il velo, o mano: a la man mia + sii cortese man cara: a la mia sete + porgi alcun refrigerio poi ch'invano + prego 'l petto crudel, e 'nvano aspiro + a la beltà de le purpuree gote, + invano al bel de le rosate labbra. + + Ninfa bella e crudele, in cui combatte + bellezza e crudeltà, come non hai + qualche pietà di me? Le selve e gli antri + piangono al pianto mio; meco si lagna + eco non men del mio che del suo duolo: + e sovente gli augei su per li rami + muti si fanno a le mie doglie intenti: + e le gregge rivolte a i miei sospiri, + i paschi e i fonti mandano in oblio. + E tu sola se' nuda di pietade. + + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia + raccogli quel, che con le braccia aperte + disioso t'aspetta; e nel tuo grembo + ricevi lieta l'infocato amante; + stringi 'l bramoso amante, e strette aggiungi + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto + il vivo fiore ispira a le sue brame. + Giungansi insieme gli amorosi petti: + premer si sentan le vezzose poppe, + le belle poppe delicate e sode, + dal petto ad amor sacro e sacro a Febo, + non si ritengan più celate o chiuse; + le belle membra tue morbide e bianche + più che 'l cacio novello e più che 'l latte, + ad amor le consacra: e al tuo amante + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, + con lui cogli d'amore i dolci frutti. + + + + II. + + IL SOLE + + Mopso, solo. + + Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora + il pianeta maggior nell'oriente, + inargentando i nuviletti d'oro: + quand'io, ch'avea col fischio e con la verga + scorta mia greggia a i rugiadosi paschi, + posto a seder sott'una antica quercia, + notava intento il dilettevol suono, + che d'intorno facean le pecorelle + tondendo il verde de l'erboso suolo. + Ed ecco l'armonia d'una zampogna + sonar non lunge. Io da le dolci note + tratto, e lasciando il mio maggior pensiero, + in piè risorto, cheto, passo passo, + ver là mi mossi, e vidi a piè d'un faggio + sedersi un solo. E quanto gli occhi miei + scorger potero in quella incerta luce + mi parve Mopso; Mopso a cui le selve + son testimonie quanto a l'alme Muse, + e quanto ei sia ad Amor fedele amico. + E quale in pria mi parve, tal la voce + e 'l chiaro giorno poi mostrolmi aperto. + Quivi vago d'udir suoi dolci accenti + dietro una macchia stretto mi raccolsi. + E egli omai spuntando il primo raggio + del novo giorno, al dir la lingua mosse, + accompagnando il suon con tai parole: + + MOPSO. Sorgi omai chiaro sole, e 'l ciel aprendo + l'aer rischiara; e 'l mare intorno imbianca; + la terra alluma; e 'l desiato giorno + riporta a gli animali e ai pastori. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Se non hai sole e se colei non ave + cosa simil, ben posso dir di voi, + che tu se' a lei, ed ella a te simile. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Solo se' sol, ch'in tutti gli alti giri + lume non è ch'al tuo lume s'aguagli, + nè lassù fuoco v'ha che t'assimigli. + E sola è sol in acque, in selve e in monti: + la bella ninfa mia, ch'è così sola, + che beltà non si mira a lei sembiante. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Quando cinto di raggi il capo biondo + a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno + la cieca notte da l'ombrosa terra: + e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi + le solitarie fiere, i vaghi augelli, + e con gli armenti, pecore e bifolchi. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + E quando 'l lampeggiar del divo lume + a me si scopre, del mio tristo core + si scuote intorno il tenebroso velo: + gioiscon gli occhi miei: l'anima mia + tutta s'allegra e seco i miei pensieri; + e meco gode il mio cornuto armento. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Poi come le montagne d'occidente + ingombran la tua luce, e tu t'invii + al tuo riposo là nei bassi liti, + la fosca notte entro a l'oscuro manto + involve 'l cielo, e involve gli animali, + tenendo il mondo in tenebre sepolto. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + E come del mio sol l'amata vista + da me si parte, al dipartir di lei + a me in un punto ogni mia luce è tolta. + Il giorno mio sen va verso l'occaso + e son sepolti in tenebrosa notte + i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Da che tolta è dal ciel tua ardente fiamma, + perché 'l superno chiostro intorno splenda + di mille ardori, non però ritorna + il giorno al mondo infin che non ritorni + tu, la cui luce ogni altra luce asconde. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + E da ch'io de' begli occhi ho gli occhi privi + perché da mille belle e vaghe ninfe + cinto mi vegga, non però s'aggiorna + dentro al mio cor fin che colei non riede, + il cui bel lume ogni altro lume adombra. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Qualor avvien ch'a la tua accesa face + occhio mortal s'arrischi alzar i rai + per ritrar forse l'alma tua figura, + la soverchia virtù del tuo splendore + sì l'abbarbaglia, che smarrito e vinto + ad ogni aspetto uman si trova infermo. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + E io qualor a la mia ardente lampa + mi riprovo d'alzar gli occhi e la mente, + per farne poi ne i tronchi alcun disegno, + il divo onor del rilucente oggetto + sì mi confonde, che perduti i sensi + non sento quel, che di me stesso io senta. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Poi quando più 'l tuo lume s'avvicina + al mondo nostro, occhio del mondo eterno, + e più drizzi i tuoi raggi sopra noi, + arde la terra, e arde ogni vivente; + e de la sete per colli e per piani + mancar si veggon gli alberi e l'erbette. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + E quando a me 'l mio amato sol s'appressa + (il sol ch'è solo il sol de la mia vita) + e fiammeggiando in me 'l suo lampo vibra, + arde in me 'l cor, ardon miei accesi spirti, + e 'n me s'infiamma un sì caldo disire + ch'a me stesso mi sento venir manco. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Tu con la tua virtù non solo allumi, + non solo incendi quel che fuor si scorge, + ma dove umana vista non discende, + dentro passando, fai pregno il terreno + di tal semenza ch'i terrestri germi + producon d'ogni intorno e fronde e fiori, + onde si veston le campagne e i poggi. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + E la virtù di lei non sol rischiara, + non sol infiamma la mortal mia scorza, + ma dove altro non passa che 'l suo sguardo, + in me varcando, in me fa tal radice + che poi germoglia in graziosa pianta, + in cui fiorendo i miei gentil concetti + fanno 'l mio col suo nome eterno adorni. + Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + + Ma che parl'io? che fo? dormo o vaneggio? + sì son col core al mio bel sole intento + ch'ad alta voce ancor chiamo e richiamo, + e pur or sommi accorto ch'è tant'alto + sorto 'l sol del mio sol sola sembianza. + + Oh così fosse ai miei bramosi lumi + sorto il lor sol. Tornato è 'l giorno al mondo + non (lasso) a me, ch'a me non luce il sole, + non s'apre il giorno a me se non si scopre + colei, ch'è sola il sol de l'alma mia. + Oh me infelice sovra ogni vivente! + Sa l'universo, sanno gli elementi, + san le ninfe e i pastor, sanno i bifolchi, + san le fiere e gli augelli, e san le gregge + che da tornare ha il sole e 'l giorno e quando; + e sol io solo senza sole e senza + alcun lume, di giorno in cieca notte + vo brancolando: e non so quando o come + mi ritorni a veder l'amato raggio. + Ahi, lasso me dolente: or fosse almeno + la notte mia tal notte, qual'è quella + ch'al cader del suo sole al mondo sorge, + ch'in quella dolce notte in ogni verso + si posa in pace! Rive, prati e poggi + valli, monti, campagne, selve e fonti + han dolce requie, e i miseri mortali + quetan le stanche membra e ogni affanno, + ogni fatica, mandano in oblio. + Ma non è tal la mia, che cieco e solo + vo intorno errando. E non han pace o tregua + gli occhi miei, non i piedi e non la lingua; + no 'l pensir, no 'l desir, non i sospiri. + E s'alcun è che turbi l'altrui pace, + io son quel desso; che son sol colui + che col continuo suon de' miei lamenti + ho già stancate le campagne e i colli. + Almo mio caro sol, sarà giammai + ch'io ti rivegga un giorno, un giorno intero? + Un giorno che giammai non giunga a sera, + e gli occhi affisi in te quant'io vorrei? + + Ahi, lasso me: perché, perché non lice + mostrar aperto il cor? perché disdetto + m'è 'l dir ch'io t'ami, se cotanto t'amo? + Perché disdetto a te l'amar chi t'ama? + + Cotai parole, e altre sospirando + e lagrimando, il doloroso Mopso + spargeva a l'aura; e io che senza scorta + lasciata avea la greggia e tuttavia + sentia montando il sol montar il caldo, + lui lasciai pur dolersi: il dolce canto + fra me stesso membrando, e 'l petto pieno + non di minor pietà che di dolcezza. + + + + III + + IL FURORE + + Mopso, solo. + + Dive, ch'al suon de la dorata cetra + dei sacro Apollo, al glorioso fonte + fate dintorno mille dolci giri, + premendo il verde del fiorito suolo + liete alternando le vezzose piante + non senza l'armonia d'eterni versi: + quella, ch'è Donna de le Donne, e Donna + è del mio cor, o sante Donne, o Dive, + vuoi pur ch'io canti: e vuol che 'l canto s'erga + sopra ogni bosco. Adunque perchè 'l canto + sia canto degno di Donna sì cara + movete insieme e con voi mova Apollo: + mova tutto Elicona e si raccolga + tutto lo spirto vostro entro al mio petto. + + Oh de la mente mia lucido specchio, + alma gentil fra le belle alme bella, + in cui fiso mirando d'ora in ora, + si fan dentr'al mio cor novi concetti, + da partorir scrivendo in nove carte; + lietamente ricevi il novo frutto, + che prodotto ha 'l germoglìo del tuo seme; + e mentre io fo sonar la mia zampogna + al furor del tuo Mopso porgi orecchie, + e nel furor di Mopso al furor mio. + + Salita era la notte al sommo cielo + e rilucea nel mezzo del suo cerchio + la sorella di Febo, il bianco volto + tutta splendente del fraterno lume. + Taceva il mondo, in sè pe' lor vestigi + tacite si volgean l'eterne spere; + taceano i venti e 'l mar; tacea la terra + e con lei piani e colli, e monti, e valli. + Sol nel silenzio d'ogni alma vivente + non tacea Mopso: e non taceva amore + dentro al suo petto. Ei per deserte piagge + da furor trasportato, solo e vago, + errava, intorno pur con gli occhi fissi + ne la cornuta diva. E 'n quello stato + disse de l'amor suo cose sì nove, + che ne suonano ancor le selve e gli antri. + + MOPSO. Dove, dicea, mi scorge or la tua luce, + candida luna, per solinghe strade? + Tirar mi sento ove per gli erti gioghi + rara di piede umano orma si scorge. + Qual novo aspetto e qual novo desire + verdeggia nel mio cor? La folta selva + de l'odorate, verdi, ombrose piante, + tutto m'empie d'orror e di diletto. + E quel dolce ruscel, che mormorando + fugge tra l'erbe e i flori, a sè mi chiama. + Ma donde viene il canto? E donde il suono + che sì dolce lusinga l'aere intorno? + E cosi è dolce, che simil dolcezza + non porge a me 'l belar de le mie gregge, + nè sì soave è 'l suon de le mie canne. + + Or ecco là che giovinette donne + cinte le terapie di fronduti rami + fan la nova armonia; ina che vegg'io? + Non è tra lor, non è colei ìa mia? + Ahi! m'è tolta la voce. Or chi l'ha scorta + di mezza notte senza fida scorta + da le rive del Po fra questi boschi? + E che fa qui l'altero giovinetto + c'ha la lira dorata e d'or le chiome + e d'ogni vello ancor le guancie ha nude: + misero: adunque? Adunque in cotal guisa? + Or dove sono? E che fo? Vegghio o dormo? + Non so ove sia: non so se vegghi o dorma. + E s'io vegghio, è ella dessa o altra? Ahi, lasso, + non conosco io la ninfa mia? La voce + piena di melodia, gli ardenti lumi, + il vago aspetto, il grazioso viso: + gli atti soavi, i movimenti alteri: + l'andar, lo star: la mano, i piedi, i panni, + far la dovrian pur conta a gli occhi miei. + E s'altro a me non la facesse conta, + si la farìa quell'amoroso orrore + ch'a l'apparir di lei m'ha l'alma ingombra, + e quel desio, che qui condotto m'have, + u' condur non poteami altro desìo. + Ma ch'è quel ch'odo, che da l'altre l'odo + chiamar sorella e nominar Talia? + Questo bosco di lauri e quella fonte: + le donne coronate: il bel concento: + l'aspetto più ch'umano? Or una, e due, + tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove, + il numero conviensi... questo è 'l giogo + de l'alme Muse: e queste son le Muse. + E una n'è la mia. È la mia ninfa + dunque una Musa, o son le Muse ninfe? + O mia, come dir debbo, alma mia Diva, + con quanto amor, con quanto studio ed arte, + fra mortali discesa dentro a l'alma + m'accendesti l'ardor; presso al cui raggio + movendo i passi, a questo santo giogo + mi trovo aggiunto. O mano, amata mano, + tu mi tien, tu mi guida: o caro dono, + bramato don, così ne foss'io degno. + Tu con la tua sorella le mie terapie + fai verdeggiar de l'onorata fronde + perch'ogni mio pensier tutto verdeggia. + + O sacri, vivi e lucidi cristalli, + onde s'inaffian così rare piante, + qual radice ha sentito il vostro umore + c'ha virtù di produr pianta sì ferma + che non le nuoce il più cocente sole: + non la molesta grandine nè pioggia: + non la crolla il furor di Borea o d'Austro, + e non la tocca il folgorar di Giove? + Qual radice ha sentito il vostro umore? + Ne la sua pianta il verde eterno vive; + vivono eterni i fior, vivono i frutti: + nè muta vista per mutar stagione. + Beato, eterno umor che liete e chiare + fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori; + i' pur spengo di te mia lunga sete: + e 'n te s'attuffan mie bramose labbra. + O che veggio? O che intendo? Il cieco velo + tolt'è da gli occhi miei: m'è fatto amico + il sacro coro, amico il santo Apollo. + Pur or conosco io te fedel compagna, + fedel mia guida e mia fedel maestra; + Erato bella. Tu fin da la culla + mi fosti a lato; tu la tua sorella + fra le genti mortali in forma umana + mi scorgesti a mirar. Tu mi dimostri + com'io lei segua, cui più sempre amando + l'alma mia più verdeggia e più s'infiora. + + Ma che novo desir mi punge il core + di levarmi da terra? Oh, ch'i' mi sento + mutar di fuori e farmi un bianco augello: + le man, gli omeri, il capo, il collo, il petto + tutti si veston di novelle piume; + già comincio a cantar, già batto l'ali.... + non mi lasciar Talia, levati a volo;.. + Erato spiega al ciel l'aurate penne... + date forza al mio ardir, che senza voi + ogni mio sforzo alfin sarebbe invano. + Già lasciato ho 'l terreno; altero e lieve + sopra i nuvoli m'alzo e sopra i venti: + già mi si fa minor e terra e mare. + Alma sorella del compagno e Dio + de la mia Dea benigna, a te raccogli + colui, cui la tua luce ha mostro il calle + di gir al monte ove la via s'impara, + che l'alme altrui conduce a più bel monte. + + I' veggio aperte le dorate porte + del gran gìardin, ch'i muri ha di zaffiro; + qui n'accoglie Diana; e qui n'envia + per la verdura del suo bel verziero; + qui la fiorita e verde primavera + move d'intorno, e va pascendo il verde + del santo umor de la rugiada eterna; + qui l'alma Clori e 'l suo diletto sposo + spargendo a l'aere ognor novelli odori + van dipingendo il variato suolo; + qui non arde la state e qui non sfronda + l'autunno i rami e non gli imbianca il verno; + qui vive il verde eterno; eterni rivi + di liquidi smeraldi i verdi prati + van compartendo; al mormorar de l'acque, + al soave spirar de le dolci aure, + al tremolar de i verdeggianti rami, + suonano in dolci e 'n dilettosi accenti + mille amorosi eterni rosignoli. + Qui s'odon risonar cetre e zampogne; + immortai cetre e immortai zampogne; + oh dolce vista, ed oh soavi note; + oh tra 'l veder e udir dolci pensieri; + qui, santissime Muse: qui Talia, + qui, qui sia, Diva, eterno il nostro albergo. + + Così diceva il forsennato Mopso: + e così detto, muto e sbigottito + stette buon spazio; e 'n sé fatto ritorno + e raccolto lo spirto, alti sospiri + dal cor traendo, intorno al molle tronco + d'un tenero olmo tai parole scrisse: + + Udite selve, udite Dei silvestri, + odan le ninfe, oda ogni pastore. + Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco; + ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva; + veduto ho Febo e le dotte sorelle, + e Tirrenia fra loro; una di loro + è la bella Tirrenia: ella m'ha tratto + al sacro bosco, e dal bosco a la fonte, + e da la fonte al cielo: ella è colei + che m'arde 'l cor; ella è colei ch'io canto; + ella è il mio sole; ella è la mia Talia. + Ed io son Mopso. Pianta eterna vivi: + e i nomi nostri eternamente serva. + + + + IV. + + TALIA + + Mopso, solo. + + Già risalito sopra l'orizzonte + il pianeta d'amor dal terzo cielo + fiammeggiando spargea l'aer sereno, + il tempestoso mare, il duro suolo + di chiari raggi e di virtute ardente: + e destando le selve e le campagne, + richiamava pastor, gregge e bifolchi + a le zampogne, a i paschi e a gli aratri. + Quando Mopso d'ardor l'anima acceso, + posto a seder in una erbosa riva, + al dolce mormorio di lucid'onde + in sè raccolto, immobile e pensoso + si stette alquanto; indi a sue dolci note + rispondendo gli augei, le selve e l'acque, + ruppe 'l silenzio in così nuovi accenti, + che n'han fatto conserva i Dei silvestri, + per dar lor vita in più ch'in una etade. + + Or qual fosse 'l suo canto, a lei che desta + ti tiene ognor a gli amorosi canti + fa che 'l ritorni a dir rozza zampogna; + e sia tale il tuo suon, che degno sia + de materia maggior che di zampogne. + MOPSO. Alme sorelle, che d'eterno grido + rendete onor a chi col cor v'onora, + se mai liete porgeste alcuna aita + al suon de gli amorosi miei sospiri, + or, che d'amor cantando è 'l mio pensiero + cantar voi insieme (che di voi cantando + canto 'l mio amor) a l'incerate canne + ispirate sì dolce e chiaro suono, + che sia 'l mio amor co'l vostri nomi eterno. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + E tu, mio santo e mio soave ardore, + dotta e bella Talia, mentr'io m'affanno + per voler dir di te, ne l'alta impresa + porgi soccorso a la mia fioca voce: + dammi ardir, dammi forza; alza 'l mio ingegno + e con la cara mano un novo ramo + fresco, verde, odorato, or ora colto + dal sacro monte a la mia fronte avvolgi. + Movi Talia, movete sante Dive. + Movete o sante Dive a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Sorge in Boezia e non molto lontano + dal gran Parnaso un onorato giogo + che d'altezza e d'onor con lui contende; + quest'è 'l santo Elicona, in cui verdeggia + l'eterna selva sacra al sacro Apollo, + d'uno e d'altro valor degna corona. + Qui si monta per luoghi alpestri ed ermi; + raro sentier v'appar, rari vestigi; + nè v'ascende uom mortal, cui 'l ciel non chiama. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Quest'è quel poggio, che fra gli altri poggi + è de le Muse il più diletto poggio: + qui 'l grande Apollo ispira entro a' lor petti + quella virtù ch'a lui 'l gran padre ispira; + ed elle l'alme elette a i Dei più care, + chiamano al verde de l'amate piante; + e chiamanle al licor del chiaro fonte; + chiamanle al chiaro fonte d'Ippocrene, + eterno onor del sangue di Medusa. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Scritto è nel sasso antico, onde si versa + la dolce vena, in ben limati versi, + ch'un giovinetto che di pioggia d'oro + fu conceputo, alzato un giorno a volo + uccise lei, che con l'orribil vista + rivolgea l'uomo in insensibil marmo: + e che del sangue suo, mille veleni + fur sparsi in terra; e fra i diversi mostri + un'alato destrier subito apparve. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Questi nitrendo e dibattendo l'ale + si levò in aere, e dopo un lungo corso + pervenuto al bel giogo ond'io favello, + volando tuttavia, nel duro masso + percosse un'unghia, e quei ratto s'aperse + larghi versando e liquidi cristalli. + Apollo il vide, e 'l vider seco insieme + tutte le nove Muse, ed egli, ed elle, + fede ne fanno a chi con lor ragiona. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + E quest'è 'l fonte in cui, cui 'l ciel non nega + di poter pur bagnar le somme labbra, + cantar si sente al par de i bianchi cigni. + Qui conducon le Dive a cui interdetto + non è 'l bel monte, e 'ncoronati e molli + del santo rio gli rendono a' mortali, + perchè rendano a ogniun degna mercede + de le fatiche lor, de le bell'opre + qual ornando di lauri e qual di mirti. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Quinci discesi quegli spirti eletti + sopra tutt'altri, con eterne lode + or del fier Marte, or del soave Amore, + cantano il sudor d'un, d'altro i sospiri. + E per memoria de l'amato albergo + aman le ninfe i poggi, i fonti e i boschi. + Ed è ragion, ch'ancor quelle chiare alme, + in rimembranza del lor nascimento, + godon di luoghi solitarii ed erti. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Fra le selve Pierie il Dio dei Dei, + quel ch'ad un cenno il ciel move e governa, + d'amor acceso, in forma di pastore + con la bella Nemosine si giacque. + Era costei la più vezzosa ninfa, + ch'in quella o in altra età, ninfe e silvani, + tenesse al suon de le sue dolci note + dolce cantando le memorie antiche, + e gli occhi avea stellanti e d'or le chiome. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Giacquesi con lei Giove, e tante notti + giacque con lei, quante del santo coro + son le dotte sorelle. E poi che Febo + nove volte ebbe visto l'auree corna + rifarsi al lume suo rotondo specchio, + tante chiamò Lucina al suo soccorso + la bella ninfa, e d'altrettanti parti + madre divenne. O ben felice madre + il mondo adorno ha il tuo fecondo ventre. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Venute in luce le felici piante, + de' cui be' fiori e de' cui dolci frutti + dovea goder il cielo e 'l nostro mondo, + il sommo padre di sì bella stirpe + tutto gioioso i teneretti germi + degni intendendo di più degno suolo, + che di suolo terren, fece pensiero + di voler trapiantar la nova selva + ne le splendenti sue felici piaggie. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + De' cieli d'uno in uno il re de' cieli + donò loro il governo ad una ad una; + e d'una in una a loro i nomi impose. + Quella cui diede il cerchio in cui si mira + errar d'intorno con cangiati aspetti, + la dea de la cornuta e bianca fronte, + fu la bella Talia, la cui virtute + fa verdeggiando germogliar gl'ingegni + di verdura immortal di fiori eterni. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Toccò a Mercurio seguitar l'impero + de la placida Euterpe, a la cui voce + s'empion l'alme di gioia e di diletto. + S'accompagnò con l'alma dea di Cipri + Erato bella, che ne l'alme inesta + quel caro germe ch'è chiamato Amore; + e Melpomene ascese al quarto lume, + e la spera di lui tempra e rivolve + col canto suo, ch'è pien d'ogni dolcezza. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + L'ardente spirto del superbo Marte + ogni orgoglio deposto, non rifiuta + di dar orecchie a la famosa Clio. + A Tersicore diede il re superno + che de la stella sua fosse compagna, + tutto invaghito di sua allegra vista; + e di Polinnia gode il padre antico + notando l'armonia del vario suono + e la memoria de le cose belle. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Urania su volando altera salse + fra mille lumi, ed or in or s'aggira + lieta del suo bel ciel cantando intorno. + Calliope non ebbe proprio nido + dal sommo padre: ei volle ch'in ciascuna, + de l'altrui stanze fosse la sua stanza: + e le buone sorelle a la sorella + congiunte in dolce amor, in dolci accenti + cantando insieme fan dolce armonia. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra + han signoria quell'anime celesti: + e ciascuna di lor da la sua spera, + Calliope da tutte il lor valore + spargon quaggiù ne i più chiari intelletti. + E qual del divo spirto ha l'alma ingombra + a lui s'apre Elicona: a lui le chiome + cingono i lauri: a lui non si disdice + spenger la sete al fonte d'Aganippe. + Movete, o sante Dive, a i vostri onori, + cinte le tempie d'odorati allori. + + Ma che novo furor m'ha 'l petto ingombro + di voler col mio calamo palustre + sonar di lor, ch'a i sempiterni Divi + rotando tuttavia l'eterne spere, + de le lor voci fan dolce concento? + Mercè dive, mercè del novo ardire + non vi chiamai nimico, e non mi vanto + di cantar vosco a prova. Anzi 'l desio + onde 'l vostro valor m'ha l'alma accesa + mi mosse a ragionar de i vostri onori. + Tornate, o sante Dive, a i vostri allori. + + Tornate Dive; tornin l'altre e meco + rimanga la dolcissima Talia; + rimanti, o Diva, con colui che sempre + teco è col core. O Musa a le mie rime + basta la tua virtù. Tu 'l mio Elicona, + tu 'l mio Parnaso se': tu se' 'l mio Apollo: + tu con l'ardor de' begli occhi sereni + accendi entro 'l mio cor sì chiaro foco, + che l'invidia del tempo in alcun tempo + non potrà spegner mai la nostra luce. + Tu con la soavissima favella, + col dolce suon, con le celesti note + e con la leggiadria del chiaro stile, + me togliendo a me stesso, a dir m'invii + cose, ch'i' spero, che fra questi boschi + si serveranno ancor dopo mill'anni. + E trovando Talia per mille tronchi + scritto per la mia man, trovando Mopso + scritto per la man tua, n'avranno ancora + diletto e invidia la futura gente. + + O che parlo? Il tuo aspetto a dir m'ispira + quantunque io parlo; tu mia lingua movi, + tu mi porgi i concetti e le parole. + O mia musa, o mio amor. E qual fu mai + più glorioso amor che la mia Musa + è 'l mio amor, e 'l mi' amor è la mia musa? + Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio; + non è 'l mio sogno; no, che viva e vera + ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo + qual ti scorgono e Febo e tue sorelle + a l'onde di Permesso; e qual ti scorge + la sorella di Febo entro al suo giro. + + Quant'è la gioia mia? Con voi ragiono + riposti orrori e solitaria riva: + e prego che fra voi si stian sepolte + le mie parole: e voi piacevoli aure + fermate l'ali e eco non risponda: + non risponda eco a me, che la sua doglia + mal si conface al mio gioioso stato. + Chieggio silenzio, acciochè fuor non s'oda + per la mia bocca l'alta mia ventura, + che d'invidia potria colmare altrui. + Quella, ch'un tempo per l'erbose sponde + de l'ampio laco de l'antica Manto + fece tenor cantando al gran Menalca: + quella, quella or risponde al vostro Mopso. + + Volgi a me i lumi o diva, ch'in que' lumi + godo del ben del ciel: la lingua snoda + dolce mio santo amore; da quella lingua + sente 'l mio cor dolcezza più ch'umana. + O dolce il veder mio s'eternamente + gli occhi affisassi dentro a tuoi begl'occhi, + e tu gli occhi affisassi a gl'occhi miei: + o dolce udir, se 'l suon dolce e soave + sonasse eterno dentro a le mie orecchie, + dentro al cor penetrando, e dentr'a l'alma. + O dolci i miei pensier, se al mio desire + s'unisse il tuo desir con tanto affetto + che fosse una la mia con la tua voglia. + + O mia Diva, o mio amor, se del tuo amore + e se del tuo favor tanto cortese + sarai a l'alma mia, che le mie rime + s'ergan sopra l'invidia, e i miei pensieri + sian pensier di letizia, in su la foce + del Formion, là dove il bel Sermino + quinci le dolci e quindi le salse onde + bagnan d'intorno, un venerabil tempio + sorgerà al nome tuo; quivi i pastori + soneran sempre a te cetre e zampogne: + e di fior sempre, e sempre di verdura + si trecceranno a te ghirlande fresche. + E da i colli e da l'onde, i Dei silvestri + e le ninfe e i tritoni, incoronati + di liete frondi, a te festosi giri + faran dolce iterando il tuo bel nome: + e fra gli altri la bella, la più bella + ninfa ch'abbia tutt'Adria in alcun scoglio + Egida bella l'onorate tempie + cinta di rami di felice oliva, + Talia cantando, e 'l nome di Talia + risonando d'intorno, e poggi e valli, + sopra i sacrati altari in fochi eterni + spargerà lieta a te con larga mano + in sacrificio gli odorati incensi. + Te col divo splender de i lumi santi, + col dolce riso e con la chiara voce, + ferma o Diva, e col cuore il mio bel voto. + + + + V. + + LA LONTANANZA + + Mopso, solo. + + È già gran tempo o Muse il mio suggetto + l'amor di Mopso, e voi beate Dive + sete 'l suo amore. Or il dolente Mopso + dal dolce amato nido e dal suo bene + fatto lontan, va empiendo selve e campi + di dolor, di sospiri e di querele. + Contan le ninfe che fra gli altri un giorno + lungo la riva, su verso le fonti + del vago Po salendo, a tali accenti, + a sì pietosi, a sì dogliosi accenti + allargò 'l fren, facendo in ogni verso + gemer le sponde al nome di Talia; + che le triste sorelle di Fetonte + obliando 'l lor duol, al suo dolore + porsero orecchie, e vinte di pietate + largaro il corso a non usati pianti. + Or qual fosse il suo pianto o santo coro + ditelo a' boschi nostri, e non vi annoi + di por le dotte e dilicate labbra + a le mal culte mie silvestre canne, + E tu mio dolce duol, mia amara gioia, + mio solo eterno amor, mia prima Musa, + mentr'io cantando lacrimo e sospiro + con pietate raccogli il triste canto. + Incominciate o Dee: le selve e gli antri + daran risposta al lacrimabil suono. + + MOPSO. Lasso; quest'è ben dura dipartita; + dura, crudel, amara dipartita, + via più ch'assenzio amara e più che morte. + Ed è ragion, ch'estremamente amaro + mi sia 'l partir da lei che m'è più cara + che la zampogna mia, più che l'armento: + più che la vita cara e più che l'alma. + Ahi, ahi! protervo amore di te mi doglio, + protervo, iniquo e dispietato amore. + Tu con fredde paure in van sospetti + mi tenesti gran tempo, mentre ch'io + lei per Tirrenia e per ninfa del Tebro + amai languendo, ardendo e lacrimando. + Poi che 'l favor de' più benigni divi + salir mi fece il glorioso monte, + e mi fece veder fra i sacri allori + l'alto mio santo e dolce amore; e poi + che tolto via il furor di gelosia + alti e dolci pensier battendo l'ali + m'inalzavano al cielo altero e lieto; + hai tronco 'l volo a' miei gentil desiri. + + Ahi lasso me dolente, e qual furore + mi conduce ad oprar la rabbia e i denti, + contro il benigno mio soave Iddio? + Mercè Signor, dolce Signor perdona + al soverchio martir che mi trasporta. + Tu la mia scorta se', tu 'l mio maestro; + tu se' 'l mio onor e tu se' la mia palma; + tu con la face tua m'hai mostro il calle + d'ir al bel monte: tu con l'auree penne + impenni i miei pensier; tu nel mio petto + scolpita hai la dolcissima Talia. + + Per tante grazie a te di sacro sangue + spargerei d'or in or i santi altari, + a te arderei gl'interi sacrifici, + se non che tu (qual'è 'l tuo cor pietoso) + di crudeltà nimico, il sangue aborri. + Ma di quel, checchesia, che non rifiuti, + di fior, di lode, e d'odorati fumi, + la mia man, la mia lingua e la mia mente + a te non sieno in alcun tempo avare. + + Da dolermi ho di mia crudel fortuna, + anzi di lui, che fa la mia fortuna. + Di te m'ho da doler, di te Tirinto, + crudel Tirinto, or se mai 'l petto caldo + ti sentisti d'amor: se punto amico + se' de le dotte Muse, il petto caldo + pur ti senti talor, e eterno amico + se' de l'amate Muse, ahi crudo, e come + puoi scurar dal suo amor l'acceso amante? + Come tòrre a la Musa il suo poeta? + Ben ti dovria Tirinto esser a grado + d'udir al suon di Mopso e di Talia + risponder Eco: e l'una e l'altra sponda + del tuo bel fiume: il tuo bel fiume e Eco + ti pon far fede che eia le pendici + de l'alto giogo, onde 'l Dio del tuo fiume + da l'ampio vaso versa i larghi rivi + insin là dove, per diverse foci, + si scorga in Adria, in tutte le sue rive + non ha 'l più santo ardor, nè 'l più gentile. + E tu cerchi d'opporti a tale amore. + O Tirinto crudel, se non ti move + il mio dolore e 'l mio cocente affetto, + di lei ti mova il grazioso sguardo, + ch'acceso di desir tacendo grida, + e per pietà pregando a te s'inchina. + Movati 'l suon di que' pietosi versi + in ch'ella amaramente sospirando + riprega te per l'amorosa face, + che 'l suo diletto Mopso a lei ritorni; + sia pietoso Tirinto e sia sicuro + che qual pastor, qual ninfa e qual bifolco + non ha pietade a chi d'amor sospira, + non gli ha pietade amor, quand'ei sospira. + + Misero me, i' mi dolgo, e tuttavia + dilungando mi vo dal mio desio, + e per molto desio piango e languisco; + e fo col pianto mio col mio languire + pianger gli sterpi e fo pietosi i sassi. + Fera ventura, veramente fera, + che tu diva gentile e 'l tuo fedele + esser debbiate eternamente insieme + fermo suggetto a dolorose note. + + Or il vago pensier va rimembrando + quelle parole tue; quelle parole, + quelle, quelle, quell'ultime parole + che mi sterparo il cor, mi svelser l'alma. + Ben è ragion ch'eternamente t'ami, + e se verace amore, se ferma fede + merta cambio d'amor, ragion è ancora + che tu, mia vita, eternamente m'ami. + + Non sia mai luogo o tempo che disgiunga + da me 'l tuo amor, che mai per luogo o tempo + non sarà l'amor mio dal tuo disgiunto; + meco sia 'l tuo pensier, che 'l mio pensiero + sempre è con te. Con me sia 'l tuo desire, + che teco è 'l mio desir: sia l'alma tua + sempre con me, che teco è l'alma mia. + Così ci ricongiunga un giorno amore; + e ricongiunga con felice sorte + i pensieri, i desiri e l'alme nostre. + + Lasso che 'l ragionar il pensier segue + e ragionando ognor cresce la voglia, + e crescendo la voglia il duol sormonta. + Vago fiume, alte rive, ombrose piante, + passò mai quinci, o qui mai si ritenne + pastor alcun a cui sì tristi lai, + sì cocenti sospir, sì largo pianto + facesser fede del dolor suo interno? + Ma degno è ben che mia lingua si dolga, + e che sospiri il core e piangan gli occhi. + È tolto agli occhi il sol de gli occhi santi; + il sol, ch'è solo il sol de gli occhi miei, + il sol, ch'oltre per gli occhi al cor passando + tutto l'empiea di vivi ardenti spirti; + di spirti che mia lingua a ta' suggetti + movea sovente, che per avventura + non son suggetti da ciascuna lingua. + Or sendo privo di sì altero oggetto + ragion è ben che 'l mio dolor sia solo; + e che sia la mia lingua, il cor e gli occhi, + lingua fioca, cor tristo e occhi molli. + + I' vo dolente, e pur convien ch'io vada; + misero Mopso ov'è la tua Talia? + Cara Talia, ov'è il tuo fido Mopso? + O duro fato, o cruda dipartita. + + Lasso, che importa a poverel pastore + quel che facciano i ricchi, empii tiranni? + Che tocca a me cercar l'armate squadre? + Inique stelle: veramente i cieli + contra me son giurati; e 'l fiero Marte + ha tant'arme commosse e tanti sdegni + per dipartirmi dal maggior mio bene. + + O fortunati, a cui 'l terren natìo + è fermo seggio e certa sepoltura: + fortunati bifolchi voi se 'l giorno + i buoi giungete e col gravoso aratro + sottosopra voltate i duri campi, + non v'è negato almen tornar la sera + a le capanne vostre, a i dolci alberghi, + a le dilette vostre compagnie. + Voi non arate il periglioso suolo + del tempestoso mar: voi gli alti gioghi + non varcate giammai de l'orrid'alpi; + voi non bevete le straniere fonti. + È 'l lungo cammin vostro a la cittade, + a la città, al mercato; e quindi il sole + che v'ha condotti ancor vi riconduce. + Voi fortunati e sfortunato Mopso: + ei da quel dì ch'al sol pria gli occhi aperse + non ha potuto ancor pur una volta + dir: qui sarà domane il mio soggiorno. + Ma da la patria ad estrani paesi + dal Tebro a l'Istro e dal Po alla Garonna, + d'oltre il Carnaio a l'ultimo Oceano, + e dal Vesuvio a gli alti Pirenei + errando ognor, è stato a tutte l'ore + perpetuo strale a l'arco di fortuna. + + Misero Mopso! O patria, o patria cara; + o grande Antiniano, o bel Sermino, + o vago Formione, o scoglio amato + quando sarà ch'io vi rivegga e dica: + quel poco omai di vita che m'avanza + mi vivrò pur tra voi, ch'è quel ch'io bramo? + Il grande Atiniano, il bel Sermino + il vago Formion, l'amato scoglio + a me è Talia. Talia mi renda 'l cielo + ch'è Talia la mia patria e 'l mio riposo. + + + + VI. + + LA SCONCIATURA + + Mopso, solo. + + Torniamo, o Muse, ai pianti e ai sospiri: + nostro soggetto or son sospiri e pianti. + Il vostro Mopso si consuma e strugge. + Or mentre io ch'io con lui mi lagno e ploro + seguite o dive le dolenti note. + + FEDEL mio, se 'l mio Mopso men fedele + fosse in amor, i' vi so dir per vero + che fora la sua vita men dolente; + ma suo costante amor sua ferma fede + di vento di dolor, d'amaro umore + gli tien ognor il petto e gli occhi pregni; + e voi il sapete pur, ch'alcuna volta + gli occhi affissate in lui tutto pietoso. + Or se la vista del suo aspetto solo + può pietade inestar ne gli altrui cori, + che dovran far i dolorosi lai? + Il miserel ad or ad or s'invola + al vulgo e ai pastori; e in qualche bosco + in qualche antro riposto si raccoglie; + quivi s'asside, e quivi s'accompagna + or con un tronco antico, or con un sasso: + e di sé privo, col pensier dipigne + il dolce amato viso; in quel ritratto + gli occhi e l'animo affisa: in quel si specchia; + con quel ragiona; e quel tanto ha di pace + quanto 'l ritiene il dilettoso inganno. + Poi ch'in sé è ritornato, il duolo immenso + non capendo ne l'alma, si disgombra + per lo petto, per gli occhi e per la lingua + in spirti accesi, in lacrimosi rivi, + in fiochi, rotti ed angosciosi accenti. + + I' pascea un dì 'l mio armento per le piagge + del bel Tesin: e così passo passo + per la sua riva errando, il piè mi scorse + là ov'io sentì dolersi quel meschino + con le fere, con l'acque e con gli sterpi. + E quanto con la mano ir seguitando + potei 'l suo dir, le triste sue querele + diedi a serbar ad una antiqua quercia. + Or, a voi di ridirle è 'l mio pensiero: + e voi cui talor visto ho 'l petto caldo + di caldo amore, e che di vera fede + portate il nome, con pietate udite + gli acri lamenti del fedele amante. + + MOPSO. O mia cara Talia, m'ha dunque il cielo + disposto ad amarti perch'amando i' pera? + Ben poss'io dir che quanto gira il sole + non ha la nostra età più ardente foco: + non più gentil, non più lodevol foco + che sia 'l mio foco, e posso dir ancora + che non ha 'l mondo e non ha 'l secol nostro + alcun del mio più sventurato amore. + + Bella, vaga, gentil, dolce Talia, + vaga e dolce Talia, ma non men cruda + che vaga e bella e che dolce e gentile: + perché crudel? Perché se tante voci + e se tanti sospir, se tanti pianti + ti mando d'or in or giù per quest'acque, + alcun tuo accento a me non mai ritorna? + Perché s'ami 'l tuo Mopso, a le sue pene + non hai pietate? E se pietà ti move, + che non porgi al dolente alcun conforto? + + Misero Mopso, e sarà dunque il vero + quel, che per tutti i boschi ognor ribomba + del breve amor, de' mal fermi pensieri + del sesso feminil? Ahi! dunque lasso + avrò senza 'l suo amor da stare in vita? + Non sarà il ver, sebbene e pastorelle + e Ninfe, e Driadi e Naiacli, e Napee + son di mobil voler; però non voglio + dir che sia 'l suo così mutabil core. + Non è la mia non è cosa mortale, + non Naiada, non Driada od altra Ninfa; + ma de l'eccelse eterne abitatrici + de le spere celesti, una di loro + è la mia diva: e col suo divo spirto + nel cor mi spira l'alte cose belle. + + O pur non sia fallace il creder mio. + Or mi sovvien, ch'ancor de l'alte dive + son mal stabili i cori. E quante volte + mutò voglia e amor la dea di Cipri, + la dea del terzo ciel? Di lei mi taccio. + Ma la bianca, la fredda e casta luna + come fu fida, lasso, al fido amante? + Il sanno gli alti boschi, ch'alcun tempo + vider Pan lieto e tristo Endimione. + Mal fida luna, avara luna; e troppo + grande argomento de l'incerta fede + de le mutabil, de l'avare voglie + del femineo desir. Chi mi conforta + in sì novo dolor? Su per le rive + del vago Po non mancano i pastori: + non mancano i leggiadri e bei pastori, + non i ricchi pastor di grassi armenti. + + Ma non di gregge mai, non mai d'armenti + vidi vago 'l suo cor. Gli umil disiri + sdegna quell'alma sopra ogni alma altera. + Non per fior giovenil, non per tesoro + apron le sante Dive il santo monte. + Nè per fior giovenil, nè per tesoro + dee la mia Diva altrui largare il petto. + Caro a Talia di Mopso è il dolce canto + pien d'alti spirti e di gentili ardori. + + Or non ha 'l Po di più soavi note? + Di più gentil, di più leggiadri spirti? + Dolente me: di quanti or mi sovviene + chiari pastor ch'alberghin per le sponde + dov'alberga 'l mio ben, tante punture + mi sento al cor. Ahi! ch'ella non rivolga + gli occhi altrove e l'orecchie e i pensieri. + + Chiari pastor, deh! no, deh! no per Dio, + tant'oltraggio al buon Mopso. O Musa, o Diva: + o mia Musa, o mia Diva, il tuo buon Mopso, + il tuo devoto il tuo costante Mopso, + il tuo sincero il tuo verace amante, + il tuo fedel pastor il tuo poeta, + vive egli, o Diva, caro e solo albergo + de la sua vita? Ei vive, s'in te vive + la memoria di lui, s'a l'alma sua + dal petto amato non hai dato il bando. + + Ahi, qual fora 'l mio stato o triste core, + (tolga Iddio tale augurio) quale stato + fora 'l mio s'a la mia dolce Talia + fosse a grado d'udir ch'altri che Mopso, + mia le dicesse. O pria fra questi boschi + aspra, selvaggia fera, e l'unghie, e i denti + contro me adopre; l'affamate voglie + di mie tremanti membra e del mio sangue + sbramando fiera e pia, finisca a un punto + il mio amor, il mio duolo e la mia vita. + + + + VII. + + TIRRENIA + + Cosa propria d'amante è, Nobilissima signora mia, desiderare di esser + sempre e interamente unito con la persona amata, e di qui è che oltra + il desiderio il quale io ho che l'anima mia sia con la vostra + indissolubilmente congiunta, bramo ancora che i nomi nostri insieme + siano eternamente letti e che insieme vivano chiari e immortali. E per + tanto, oltra le molte altre rime alle quali l'amor vostro m'è stato + Elicona e voi stata mi sete Musa favorevole, mi è novamente venuto + fatta una mia composizione per avventura più affettuosa che + artificiosa, nella quale ingegnato mi sono di far un disegno di voi + più particolare che altro il quale insino ad ora io abbia visto che + sia stato fatto da altrui. E se io non ho così dotta mano che di voi + possa fare un vero ritratto, penso avervi almeno ombreggiata in + maniera che siccome dalle ombre delle bellezze superiori gli animi + nostri di grado in grado al disio della vera bellezza sono tirati, + così da questa ombra da me fatta di voi, i più gentili spiriti + potranno salire alla considerazione di quel vero ch'è in voi; or quale + che ella si sia, tale la vi mando nè altro vi dirò se non che se un + altra figura poteste vedere con gli occhi corporali la quale io porto + già gran tempo nell'animo e di quella farne comparazione con voi + stessa, sono securo che voi medesima non sapreste discernere se in voi + o in me sia più vera l'imagine di quella forma ab eterno conceputa + nella mente di Dio, alla cui simiglianza vi fabricò natura quando ella + volse + + Mostrar quaggiù quanto lassù potea. + + + + + Interlocutori.- DAMETA e TIRSE + + + L'erboso prato e i verdeggianti allori, + l'aura soave e 'l bel rivo corrente, + m'invitan seco a far lieto soggiorno + e ragionar del mio soave foco. + Muse, Muse, mentr'io di lei favello, + avvolgetemi alcun di questi rami + intorno al crine, e non mi siate avare + del favor vostro: i' canto il vostro onore. + E tu, TITIRO mio, mcntr'io ricorro + quel che mi detta Amor, le mie parole 10 + va ricogliendo, e 'n quel surgente tronco + le ripon di tua man; col tronco insieme + sorgeranno il suo nome e i nostri amori. + + T. Dunque avrò da lodar la mia fortuna, + che qui a quest'ora ha volto il mio camino; + che, se brami DAMETA ch'el suo nome + per le piante si legga, non ti dee + noiar che TIRSE, tuo fedele amico, + l'oda sonar ancor per la tua lingua. + + D. Tu se'qui Tirse? Anzi a me è caro assai 20 + che tu ci sia, che con la tua zampogna + porger potrai soccorso a le mie note + + T. Ciò ch'a te piace. Ma saper disìo + qual sia quella beata a cui tu intendi + d'acquistar lode con tue eterne rime. + + D. Anzi sarian beate le mie rime + se pareggiasser le sue eterne lode. + Di TIRRENIA cantar è 'l mio pensiero. + + T. Di TIRRENIA? Ho più volte in queste selve + il bel nome sentito; ma di lei 30 + non ho particolare altra contezza. + + D. Gran danno a lei, ch'un sì gentile spirto + non le sia in tempo alcun stato soggetto: + a te, che del suo chiaro e vivo lume + ancor non t'hai sentita l'alma accesa. + + T. Nova querela, udir ch'altri si doglia + ch'altri non arda del medesmo foco. + + D. Da diverse cagion diversi effetti + nascon, mio TIRSE, e altramente s'ama + cosa pura mortale, altri disiri 40 + son quei che movon da cose divine. + Come, perché dal soie il lume prenda + una copia infinita d'animanti + non perciò il suo splendore alcuno è scemo; + così qual uom si sente l'alma piena + de' diletti de l'alma, non si sente + scemar il ben perch'altri ancor ne goda. + Anzi gode quel cor, ch'oggetto eterno + ha in se scolpito, che per molti cori + cresca la gloria del superno raggio. 50 + E di quel ch'io ti dico, chiara luce + di TIRRENIA ne porge il divo lume. + + T. Bramo di quel che di' saperne il come. + + D. TIRSE, non ha veduto il secol nostro + pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio + abbia colto ghirlanda in Elicona, + che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi + ha ne l'alma raccolti, tale ardore + non abbia conceputo, che 'l suo ingegno + n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi. 60 + Nè tra color giammai si vide o udìo + che ne nascesse invidia o gelosia; + anzi di lodar lei fa ognuno a gara, + e ne l'udir di lei ciascun si gode + de le sue laudi, e l'un l'altro n'invita + a dir del bel suggetto. E 'n lei n'avviene + quel ch'avvien de le cose rare e nove + e ch'avverrìa se sopra l'orizzonte + cominciasse a scoprirsi un nuovo sole + a gli occhi nostri: che com'altri scorto 70 + prima l'avesse, così immantenente + si volgerebbe a dimostrarlo altrui. + E ciò n'avvien perochè al suo focile + non s'accende altro che gentil disire. + + T. Nuovo ben, nuove grazie e santi amori. + Ma bram'io da te, se non t'annoia, + Dameta mio, che tu mi scopri ancora + que' pastor onorati che pur dianzi + hai detto c'han per lei cantato e arso. + + D. E questo, Tirse, ancor farò di grado, 80 + nè penso ch'altri altra più chiara fede + possa altrui far del suo valor soprano + che con sì gloriosi testimoni. + Dirò di loro, e dirò con tal legge, + che senza servar legge, di quel prima + ch'a la mia mente pria farà ritorno, + m'udirai favellar. Nè creder dei + ch'io sia per ricordargli tutti a pieno; + che lungo fora, e poi non m'assicuro + di tutti aver memoria o conoscenza. 90 + + T. Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo. + + D. Fra i primi che cantaro in riva al Tebro + de la bella Tirrenia fu un pastore + d'antico sangue e di gente Latina, + e nel cui nome suona la sua gente + e del cui canto ancor, e del cui suono, + suonan le trionfali e altere sponde. + Arse colui per lei lunga stagione: + e ancor dolcemente ne sospira. + + E per lei sospirò quel chiaro spirto 100 + che morendo lasciò dubbiosi i boschi + tra le Muse di Lazio e di Toscana + quali al suo dir sian state più benigne. + Dico di quel che per li sette colli + abbandonò le piaggie di Panara. + E un altro di patria a lui vicino + per li paschi del Po ne 'l bel soggetto + affaticò sovente le sue canne. + TIRINTO dico, a costui 'l nostro Reno + diè 'l patrio albergo; e poi, come 'l ciel volse, 110 + fu costretto a lasciare i dolci gioghi + e pascer le sue gregge per le valli + che 'l fiume, che detto ho, parte e abbraccia. + + Che dirò del pastor che l'Arbia onora? + Di quel dotto pastore i cui vestigi + van seguitando e pastorelli e ninfe, + non altramente che lasciva greggia + la lanuta sua guida? Ei le sue rime + del bel nome ch'io canto ha fatte adorne. + + T. Tu di', s'io non m'inganno, di colui 120 + ch'un tempo parlar feo le nostre Muse + con quelle leggi e con quelle misure, + che già servò 'l Permesso, il Mincio e 'l Tebro. + + D. Di' pur che dir di lui mia lingua intese. + E di lei cantò ancor un'altro Tosco, + un giovin pastor, ch'in riva d'Arno + mentre ch'a lui spargeano il novo fiore + le molli guance, con sì dolci note + tenne le ninfe, i satiri e i silvani, + de le donne cantando i pregi eterni, 130 + che ne parlano ancor per questi poggi + le quercie e gli olmi; e se da morte acerba + non era tolto, a lui nel secol nostro + si convenia l'onor de i primi allori. + + Nè ci mancano ancor tra queste rive + di quei che van segnando il chiaro nome + in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode + risonar BATTO: BATTO, che per l'erta + del sacro monte sale a' sì gran varchi, + che fatica è notar le sue pedate. 140 + Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi + prende virtute a gli alti e bei suggetti. + + Per lei fatto anco ha risonare i boschi + colui, che sceso da gli alpestri gioghi + onde discendon l'acque a i lieti paschi, + de' pastor d'Insubria, in su le sponde + del Re de' fiumi fe 'l suo nome chiaro + cantando a l'ombra d'un gentil ginebro. + + Fu cantata costei da l'aurea cetra + d'un ben dotto pastore, a cui Parnaso 150 + concedette non sol tener le Ninfe + al dolce suon de le palustri canne, + ma gli mostrò i secreti di natura, + e render la salute a i membri infermi. + + T. Forse di lui vuoi dir, che già discese + dal chiaro sangue di quel gran bifolco, + che fuggendo l'incendio e la ruina + de la sua patria, penetrando i seni + de l'aspra Illiria e di Liburni e d'Istri, + non lunge d'Adria pose la sua mandra? 160 + + D. Di lui dir volli. E dir ti voglio ancora + che 'l ricordar de gl'Istri a la mia mente + tornato ha MOPSO; MOPSO, in cui contende + il favor de le Muse e lo intelletto. + del terminar le sanguinose liti + de' più audaci pastor. Or quanto e dove + ei sia per TIRRENIA arso e quanto egli arda, + e quanto abbia per lei cantato e canti, + fan chiara fede il Po, il Ticino e l'Arno + che mille piante han di sue rime impresse. 170 + + Ma dove lascio, lasso, il buono IOLA, + IOLA che col dotto e nuovo suono + de ben temprati calami, a' pastori + solea far corto e agevole sentiero + di gir al fonte che fa i nomi eterni? + Questi venuto da gli aperti campi + che bagna l'uno e l'altro Tagliamento, + sè di gloria colmò, d'invidia altrui. + Ei col vivace lume del suo ingegno + solea in TIRRENIA, come aquila in sole, 180 + gli occhi affissare e da' suoi chiari raggi + formar lo stile, e le parole, e 'l canto. + Morte pose silenzio a le sue note. + + Invida morte, a lei rapisti ancora + e al mondo insieme un'altra chiara luce + d'un gran pastor, che nato in queste piagge + fu cultor nel giardin de' pomi d'oro. + Poi trapassando a le ricche pasture + e a gli orti di Celio e d'Aventino, + si trovò non pur d'edere e di mirti, 190 + ma di purpurei fior cinte le tempie. + Fior di gloria mortal com'è caduco! + Ne sospirano ancor i sette colli + del caso acerbo; e VIRBIO nei sospiri + suona d'intorno. VIRBIO almo pastore + e poeta e materia de' poeti; + viverà in mille versi il pastor sacro + e 'l pregio di Tirrenia ne' suoi versi. 200 + + Non patisce la gloria di costui + ch'altri d'altro pastor, d'altro poeta, + faccia memoria: e a te bastar ben puote + d'aver sentito come tali e tanti, + e poeti, e pastori, i loro ingegni + abbian stancati intorno al caro oggetto. + + T. Come sollecita ape per li prati + suoi la novella state errando intorno + di fior in fior gustare il dolce succo: + o come innamorata pastorella 210 + di varii fiori al suo diletto amante + trecciar si vede una ghirlanda fresca, + così visto ho DAMETA la tua lingua + andar cogliendo il fior de i chiari spirti, + onde composto è 'l mel di quelle lode, + che rese ha 'l mondo a la tua cara amata, + e coronata d'immortal corona. + + D. Ma non men gloriosa è la corona + ch'ella tesse a sè stessa: ch'oltra quelle + rime che d'ella col favor suo ispira 220 + a chi del suo amor arde, che da lei + non men provengon che da l'altre Muse + le rime e i versi de gli altri poeti. + Ella suol d'or in or con le sue rime + destare i boschi intorno; e ad ora ad ora, + co' i più rari pastor cantando a prova + tiene intenti al suo dir Fauni e Napee. + Già sono impressi in più ch'in una pianta + gli alti suoi amori; e la virtù d'amore + quanto sia grande e come sia infinita, 230 + si legge da lei scritta in nuove scorze: + e suggetti altri, che felicemente + viveran col suo nome chiari e eterni. + + T. Ragion è adunque che sì altero spirto + cantato sia da gli spirti più chiari. + + D. TIRSE, non vo' lasciare ancor di dirti + che se di lei scorgessi il divo aspetto, + e le dolci maniere e i bei sembianti: + s'udissi il suon de l'alte sue parole, + e le sentenze de' profondi detti, 240 + protesti dir, non quel che di Medusa + si favoleggia che sua fiera vista + altrui mutava in insensibil pietra; + ma c'ha virtute a l'insensibil pietre + d'ispirar sentimento e intelletto. + O s'udissi talor quando accompagna + la voce al suon de la soave cetra: + o quando assisa tra Ninfe e Pastori + move tra lor la lingua a dolci note: + s'udissi, dico, come in nuovi accenti, 250 + e come in soavissimi sospiri + l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli + tra le frondi si stiano intenti e muti, + e come i colli, e gli alberi, e le grotte + mandin cantando al ciel novelle voci, + so che non chiederiano i tuoi disiri + altre Muse, altro Apollo, altro Elicona. + + T. Grazie son queste così belle e care, + ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui + se sia da dir ch'essa sia rara, o sola. 260 + Ma perché spesso avvien ai nostri cori + che da l'un bel disio l'altro risorge, + poi che m'hai di TIRRENIA il gran valore + fatto sì aperto, ancor saper disio + qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo; + salvo se del parlar già non se' stanco. + + D. Di ragionar di lei sazio nè stanco + esser non poss'io mai; poi vizio fora + non sodisfare a sì giusti disiri. + Or porgi orecchie al chiaro nascimento. 270 + + In quelle parti ove si corca il sole, + si stende un'onorato ampio paese, + lo qual da l'oceano e dal mar nostro + è cinto d'ogni intorno, se non quanto + lunga costa di gioghi s'attraversa: + e questi son chiamati i Pirenei. + Da questi monti un gran fiume discende, + il qual porta tributo al sale interno, + e IBERO è 'l suo nome: or quanto serra + il giogo, e l'acque dolci, e l'acque salse, 280 + vien nomato ARAGON. In quel paese + già surse un'onorata e chiara stirpe + ch'in tutti que' confìn co 'l suo vincastro + diede legge a' pastori ed a' bifolchi; + e questa dal paese il nome tolse. + Poi co 'l girar del ciel volgendo gli anni + passò l'alto legnaggio a i nostri liti, + a gl'italici liti; e s'alcun nome + ci fu mai chiaro o altero, sopra gli altri + questo gran tempo risonar s'udìo. 290 + Che donde di là in Adria il fiume Aterno, + e di quà passa il Liri al gran Tirreno, + quanto circonda 'l mar fin là ove frange + l'orribil Scilla i legni a i duri scogli, + e quanto ara Peloro e Lilibeo, + solea già tutto a la famosa verga + del generoso sangue esser soggetto. + + Or fra molti altri uscìo del chiaro sangue + un gran pastor, che di purpuree bende + ornato il crine e la sacrata fronte, 300 + com'amor volle, un giorno per le rive + del vago Tebro errando, a gli occhi suoi + corse l'aspetto grazioso e novo + de la bella IOLE. Questa tra le sponde + nata del Re de' fiumi, ove si parte + l'acqua del suo gran fiume in molti fiumi, + avea cangiato 'l Po coi sette poggi: + e di questa 'l pastor, di ch'io ragiono, + caldo di dolce amore fe' 'l grande acquisto + di lei, ch'or m'arde il cor d'eterno amore. 310 + + T. Già non si convenìa men chiaro seme + per dare al mondo pianta sì gentile. + + D. E non si convenìa men chiaro loco + al gran concetto e al glorioso parto + che l'onorate piaggie trionfali + de l'almo Tebro, il quale andar si vede + non men superbo che tra le sue arene + sia germogliata pianta sì felice, + che di solenne alcun altro trionfo. + + T. Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre, 320 + onde frutto sì eletto al mondo nacque: + e più felice a cui dal cielo è dato + gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi, + ai dolci accenti aver l'orecchie intente, + e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte + le porte a l'alma e aver l'alma rivolta + a la beltà del doppio eterno oggetto + da salir sopra 'l cielo. E sopra ogn'altro + felicissima lei, ch 'l gran legnaggio + e l'alto onor del bel nido natìo 330 + vinto ha col pregio del valore interno. + + Ma mentre abbiam la lingua e 'l cor rivolti + al tuo bel Sole, è già 'l celeste sole + presso che giunto a l'ultimo orizzonte: + perché buon sia che diam luogo a la sera. + + D. Vanne felice. Io pria che 'l vago piede, + rivolga altrove, questa bella pianta + sacrare intendo a lei, cui 'l petto ho sacro + con la memoria de l'amato nome + + + + [5 O sante Dee.] + [11 raccogliendo.] + [15 ch'a quest'ora qui volto ho 'l] + [20 m'è.] + [23 Eccomi presto.] + [24 il cui valore.] + [25 cerchi inalzar con le tue.] + [44 Non è in alcuno il suo splendore scemo.] + [48 Nel core ha impresso.] + [60 eterni lampi.] + [63 fan tutti.] + [76 ben da te.] + [127 Nel tempo che.] + [128 Sue molli.] + [147 Del real fiume.] + [174 Agevolar solea l'aspro sentiero.] + [205 Bastar ben ti puote.] + [225 e d'or in ora.] + [231 Leggesi.] + [233 col suo nome eterna vita.] + [252 L'aria addolcisca donde i vaghi augelli.] + [261 Ma perché avvenir suol ne i nostri cuori.] + [262 Che spesso l'un disio dall'altro sorge.] + [289 chiaro sopra gli altri nomi.] + [290 Questo oltra gli altri risuonar s'è udito.] + [314 beato parto.] + + + + INDICE + + (ARAGONA) + Alma del vero bel chiara sembianza + (ARRIGHI B.) + Alma gentile che già foste al paro + (ARAGONA ) + Alma gentile in cui l'eterna mente + (STROZZI F.) + Alma gentile ove ogni studio pose + (ARAGONA) + Almo Pastor che godi alle chiare onde + (Muzio G.) + Amore ad ora ad or battendo l'ale + (ARAGONA ) + Amore un tempo in così lento foco + (MUZIO G.) + Amor nel cor mi siede e vuol ch'io dica + (LO STESSO) + Anima bella che da gli alti chiostri + (ARAGONA) + Anima bella che dal Padre Eterno + (DE' MEDICI I.) + Anima bella che nel tuo bel lume + (ARAGONA) + Bembo, io che fino a qui di grave sonno + (LA STESSA) + Ben fu felice vostro alto destino + (CAMILLO G.) + Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno + (ARAGONA) + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole + (LA STESSA) + Ben si richiede al vostro almo splendore + (LA STESSA) + Ben sono in me d'ogni virtute accese + (LA STESSA) + Bernardo, ben potea bastarvi averne + (MUZIO G.) + Canti chi vuol le sanguinose imprese + (ARRIGHI A.) + Come di dolce più che d'agro parte + (MUZIO G.) + Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo. + (DE' BENUCCI L.) + Deh, non volgete altrove il dotto stile + (MUZIO G.) + Dive ch'al suon de la dorata cetra + (ARAGONA) + Dive che dal bel monte d'Elicona + (MUZIO G.) + Donna a cui 'l santo coro ognor s'aggira. + (VARCHI B.) + Donna che di bellezza e di virtute + (MUZIO G.) + Donna che sete in terra il primo oggetto + (LO STESSO) + Donna i cui beati ardori + (LO STESSO) + Donna il cui grazioso e altero aspetto + (LO STESSO) + Donna l'onor de' i cui be' raggi ardenti + (LO STESSO) + Donna più volte m'ha già detto amore + (ARAGONA) + Donna reale a i cui santi disiri + (MUZIO G.) + Donna se mai vedeste in verde prato + (ARAGONA) + Dopo importuna pioggia + (MUZIO G.) + Ebbe la favolosa antica etade + (LO STESSO) + È già gran tempo o Muse il mio suggetto + (ARAGONA) + Felice speme che a tant'alta impresa + (MUZIO G. ) + Fiamma che chiaramente il mio cor ardi + (ARAGONA) + Fiamma gentil che da gl'interni lumi + (MUZIO G.) + Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora. + (LO STESSO) + Già risalito sopra l'orizzonte + (LO STESSO) + Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro + (ARAGONA) + Ho più volte signor fatto pensiero + (MUZIO O.) + Il valor vostro Donna il cor m'incende + (LO STESSO) + In su le rive del superbo fiume + (ARAGONA) + Io ch'a ragion tengo me stessa a vile + (LA STESSA) + Io che fin qui quasi alga ingrata e vile + (VARCHI B.) + Io non miro giammai cosa nessuna + (ARAGONA) + La nobil valorosa antica gente + (MUZIO G.) + La sembianza di Dio che 'n noi risplende + (ARRIGHI A). + L'aspetto sacro e la bellezza rara + (MUZIO G.) + Lasso onde avvien che qui non fa ritorno + (LO STESSO ) + L'erboso prato e i verdeggianti allori + (......) + Lieto viss'io sotto un bianco lauro + (ARAGONA) + Mentre ch'al suon de' i dotti ornati versi + (MUZIO G.) + Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti + (DA MONTE VARCHI C.) + Mosso da l'alta vostra chiara fama + (ARAGONA) + Nè vostro impero ancor che bello e raro + (VARCHI B.) + Ninfa di cui per boschi, o fonti, o prati + (ARAGONA) + Non così d'acqua colmo in mar discende + (LA STESSA) + Nuovo Numa Toscan che le chiar'onde + (DE' BENUCCI L.) + O fiumicel se 'l più cocente ardore + (MUZIO G.) + O novo esempio de l'eterna luce + (ARAGONA) + O qual vi debb'io dire o Donna o Diva + (MUZIO G.) + Or di là se ne vien questa dolce ora + (PORZIO S) + Or qual penna d'ingegno m'assecura + (MUZIO G.) + O se tra queste ombrose e fresche rive + (ARAGONA) + Ov'è misera me quell'aureo crine + (VARCHI B.) + Per non sentir la turba iniqua e fella + (ARAGONA) + Più volte Ugolin mio mossi il pensiero + (CAMILLO G.) + Poi ch'a la vostra tanto alma beltade + (BENTIVOGLIO E.) + Poi che lasciando i sette colli e l'acque + (ARAGONA) + Poi che mi diè natura a voi simile + (LA STESSA) + Poi che rea sorte ingiustamente preme + (LA STESSA) + Porzio gentile a cui l'alma natura + (LA STESSA) + Poscia, ohimè, che spento ha l'empia morte + (MUZO G.) + Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi + (ARAGONA) + Qual vaga Filomela che fuggita + (MUZIO G.) + Quando, com'Amor vuol, la donna mia + (VARCHI B.) + Quando doveva ohimè l'arco e la face + (TOLOMEI C.) + Quando la Tullia mia che vien dal cielo + (MUZIO G.) + Quando 'l raggio del bel ch'in voi risplende + (ARAGONA) + Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo + (LA STESSA) + Sacro pastor che la tua greggia umile + (LA STESSA) + S' a l'alto Creator de gli elementi + (MUZIO G.) + Sebben gli occhi e l'orecchie alcuna volta + (MARTELLI U.) + Se bella voi così le Grazie fero + (ARAGONA) + Se ben pietosa madre unico figlio + (VARCHI B.) + Se da i bassi pensier talor m'involo + (LO STESSO) + Se di così selvaggio e così duro + (ARAGONA) + Se forse per pietà del mio languire + (LA STESSA) + Se gli antichi pastor di rose e fiori + (LA STESSA) + Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati + (DE' MEDICI I.) + Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro + (MARTELLI N.) + Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino + (MARTELLI U.) + Se lodando di voi quel che palese + (MOLZA B.) + Se 'l pensier mio, ov'altamente amore + (GRAZZINI A.) + Se 'l vostro alto valor, Donna gentile + (ARAGONA) + Se materna pietate affligge il core + (DE' BENUCCI L.) + Se per lodarvi e dir quanto s'onora + (ARAGONA) + Se veston sol d'eterna gloria il manto + (LA STESSA) + Siena dolente i suoi migliori invita + (LA STESSA) + Signor che con pietate alta e consiglio + (LA STESSA) + Signor d'ogni valor più d'altro adorno + (LA STESSA) + Signore in cui valore e cortesia + (LA STESSA) + Signor nel cui divino alto valore + (LA STESSA) + Signor pregio e onor di questa etade + (ARRIGHI A.) + S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi + (ARAGONA) + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva + (MUZIO G.) + Sogni chi vuol di riportar corona + (LO STESSO) + Spirto felice in cui sì rare e tante + (ARAGONA) + Spirto gentil che dal natio terreno + (LA STESSA) + Spirto gentil che vero e raro oggetto + (MOLZA B.) + Spirto gentile che riccamente adorno + (MUZIO G.) + Spirto gentile in cui sì chiaramente + (ARAGONA) + Spirto gentil s'el giusto voler mio + (ARRIGHI A.) + S'un medesimo stral due petti aprio + (MUZIO G.) + Superbo Po ch'a la tua manca riva + (LO STESSO) + Torniamo o Muse a i pianti e ai sospiri + (CAMILLO G.) + Tullia gentile a le cui tempie intorno + (DALLA VOLTA S.) + Tullia mostro miracol Sibilla + (STROZZI F.) + Uscendo 'l spirto mio per seguir voi + (BENTIVOGLIO E.) + Vaghe sorelle che di trecce bionde + (ARAGONA) + Varchi, da cui giammai non si scompagna + (LA STESSA) + Varchi, il cui raro e immortal valore + (GlOVENALE L.) + Vide già la famosa antica etade + (ARAGONA) + Voi ch'avete fortuna sì nemica + (MARTELLI L.) + Voi che lieti pascete ad Arno intorno + (ARRIGHI B.) + Voi che volgete il vostro alto disio + + + + + + + + + + +End of the Project Gutenberg EBook of Rime, by Tullia d'Aragona + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RIME *** + +***** This file should be named 6938-8.txt or 6938-8.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + http://www.gutenberg.org/6/9/3/6938/ + +Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Charles +Franks and the Online Distributed Proofreading Team. This +file was produced from images generously made available +by the Bibliothèque nationale de France (BnF/Gallica) at +http://gallica.bnf.fr. This project has been prepared in +common with the Progetto Manuzio, http://www.liberliber.it + +Updated editions will replace the previous one--the old editions will +be renamed. + +Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright +law means that no one owns a United States copyright in these works, +so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United +States without permission and without paying copyright +royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part +of this license, apply to copying and distributing Project +Gutenberg-tm electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG-tm +concept and trademark. Project Gutenberg is a registered trademark, +and may not be used if you charge for the eBooks, unless you receive +specific permission. 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General Terms of Use and Redistributing Project +Gutenberg-tm electronic works + +1.A. By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm +electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to +and accept all the terms of this license and intellectual property +(trademark/copyright) agreement. If you do not agree to abide by all +the terms of this agreement, you must cease using and return or +destroy all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your +possession. If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a +Project Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound +by the terms of this agreement, you may obtain a refund from the +person or entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph +1.E.8. + +1.B. "Project Gutenberg" is a registered trademark. It may only be +used on or associated in any way with an electronic work by people who +agree to be bound by the terms of this agreement. 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It +exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations +from people in all walks of life. + +Volunteers and financial support to provide volunteers with the +assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's +goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will +remain freely available for generations to come. In 2001, the Project +Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure +and permanent future for Project Gutenberg-tm and future +generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary +Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see +Sections 3 and 4 and the Foundation information page at +www.gutenberg.org + + + +Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit +501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the +state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal +Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification +number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary +Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by +U.S. federal laws and your state's laws. + +The Foundation's principal office is in Fairbanks, Alaska, with the +mailing address: PO Box 750175, Fairbanks, AK 99775, but its +volunteers and employees are scattered throughout numerous +locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt +Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to +date contact information can be found at the Foundation's web site and +official page at www.gutenberg.org/contact + +For additional contact information: + + Dr. Gregory B. Newby + Chief Executive and Director + gbnewby@pglaf.org + +Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg +Literary Archive Foundation + +Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide +spread public support and donations to carry out its mission of +increasing the number of public domain and licensed works that can be +freely distributed in machine readable form accessible by the widest +array of equipment including outdated equipment. Many small donations +($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt +status with the IRS. + +The Foundation is committed to complying with the laws regulating +charities and charitable donations in all 50 states of the United +States. 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Donations are accepted in a number of other +ways including checks, online payments and credit card donations. To +donate, please visit: www.gutenberg.org/donate + +Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic works. + +Professor Michael S. Hart was the originator of the Project +Gutenberg-tm concept of a library of electronic works that could be +freely shared with anyone. For forty years, he produced and +distributed Project Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of +volunteer support. + +Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed +editions, all of which are confirmed as not protected by copyright in +the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not +necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper +edition. + +Most people start at our Web site which has the main PG search +facility: www.gutenberg.org + +This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, +including how to make donations to the Project Gutenberg Literary +Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to +subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks. + diff --git a/6938-8.zip b/6938-8.zip Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..6c4fb8b --- /dev/null +++ b/6938-8.zip diff --git a/6938-h.zip b/6938-h.zip Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..457f5df --- /dev/null +++ b/6938-h.zip diff --git a/6938-h/6938-h.htm b/6938-h/6938-h.htm new file mode 100644 index 0000000..ac032fc --- /dev/null +++ b/6938-h/6938-h.htm @@ -0,0 +1,9461 @@ +<!DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD XHTML 1.1//EN" + "http://www.w3.org/TR/xhtml11/DTD/xhtml11.dtd"> + +<html xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xml:lang="en"> + +<head> + +<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=ISO-8859-1" /> + +<title> +The Project Gutenberg E-text of Rime, by Tullia d'Aragona +</title> + +<style type="text/css"> +body { color: black; + background: white; + margin-right: 10%; + margin-left: 10%; + font-family: "Times New Roman", serif; + text-align: justify } + +p {text-indent: 0% } + +p.noindent {text-indent: 0% } + +p.t1 {text-indent: 0% ; + font-size: 200%; + text-align: center } + +p.t2 {text-indent: 0% ; + font-size: 150%; + text-align: center } + +p.t3 {text-indent: 0% ; + font-size: 100%; + text-align: center } + +p.t3b {text-indent: 0% ; + font-size: 100%; + font-weight: bold; + text-align: center } + +p.t4 {text-indent: 0% ; + font-size: 80%; + text-align: center } + +p.t4b {text-indent: 0% ; + font-size: 80%; + font-weight: bold; + text-align: center } + +p.t5 {text-indent: 0% ; + font-size: 60%; + text-align: center } + +h1 { text-align: center } +h2 { text-align: center } +h3 { text-align: center } +h4 { text-align: center } +h5 { text-align: center } + +p.poem {text-indent: 0%; + margin-left: 10%; } + +p.contents {text-indent: -3%; + margin-left: 5% } + +p.thought {text-indent: 0% ; + letter-spacing: 4em ; + text-align: center } + +p.letter {text-indent: 0%; + margin-left: 10% ; + margin-right: 10% } + +p.footnote {text-indent: 0% ; + font-size: 80%; + margin-left: 10% ; + margin-right: 10% } + +p.transnote {text-indent: 0% ; + margin-left: 0% ; + margin-right: 0% } + +p.intro {font-size: 90% ; + text-indent: -5% ; + margin-left: 5% ; + margin-right: 0% } + +p.quote {text-indent: 4% ; + margin-left: 0% ; + margin-right: 0% } + +p.block {text-indent: 4% ; + margin-left: 10% ; + margin-right: 10% } + +p.finis { font-size: larger ; + text-align: center ; + text-indent: 0% ; + margin-left: 0% ; + margin-right: 0% } + +</style> + +</head> + +<body> + + +<pre> + +The Project Gutenberg EBook of Rime, by Tullia d'Aragona + +This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most +other parts of the world at no cost and with almost no restrictions +whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of +the Project Gutenberg License included with this eBook or online at +www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have +to check the laws of the country where you are located before using this ebook. + +Title: Rime + +Author: Tullia d'Aragona + +Posting Date: November 2, 2014 [EBook #6938] +Release Date: November, 2004 +First Posted: July 15, 2003 + +Language: Italian + +Character set encoding: ISO-8859-1 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RIME *** + + + + +Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Charles +Franks and the Online Distributed Proofreading Team. This +file was produced from images generously made available +by the Bibliothèque nationale de France (BnF/Gallica) at +http://gallica.bnf.fr. This project has been prepared in +common with the Progetto Manuzio, http://www.liberliber.it + + + + + + +</pre> + + +<p class="t3"> +<br /><br /> +_corsivo_, =grassetto= +</p> + +<h1> +<br /><br /><br /> +LE RIME DI TULLIA D'ARAGONA +</h1> + +<p class="t2"> +CORTIGIANA DEL SECOLO XVI +</p> + +<p><br /></p> + +<p class="t3b"> +EDITE a cura e studio DI ENRICO CELANI +</p> + +<p><br /></p> + +<p class="t3"> +BOLOGNA, 1891 +</p> + +<p><br /><br /></p> + +<p> + Poichè la carità del natìo loco<br /> + mi strinse, raunai le fronde sparte...<br /> + (DANTE, _Inf_. XIV).<br /> +</p> + +<p> +Uno dei fatti più notevoli al principio del decimosesto secolo è senza +dubbio l'apparire della _cortigiana_; figura degna di considerazione e +di esame non ebbe pur anco uno storico che di lei si occupasse +scrupolosamente e gelosamente, e, diseppellendo dalle biblioteche ed +archivii i numerosi documenti che la riguardano, dasse compiuta questa +pagina di storia che non è tra le ultime del nostro rinascimento. Il +nome di _cortigiana_ si collega certamente alla storia dell'umanesimo, +ma quando, dove e come ebbe principio? Tale quesito non ha ancora +risposta sicura. Arturo Graf [1], che si occupò ultimo della questione +con quell'acume di critica ed abbondanza di erudizione ben note, esita +a dare giudizio decisivo, attendendo pur lui che nuovi studî e +documenti traccino via più ampia e sicura per definire tale punto. +</p> + +<p> +Lo sviluppo della _cortigiana_ prodotto dalla rivoluzione sociale che +si svolgeva nel rinascimento, adattato al nuovo regime di vita che +rese allora meno dure e servili le leggi sul costume, viene certamente +a smentire l'asserzione che il cinquecento fosse l'età più feconda di +turpi vizii, e l'amor patico, nato nelle epoche di maggior coltura e +diffuso su larga scala nel medio evo, trova a combatterlo questo +sviluppo della cortigianeria e le leggi civili di quasi tutti gli +stati italiani, mentre dal pergamo tuona aspra e minacciosa la voce di +S.Bernardino [2] e del Savonarola [3]; l'Ariosto stesso che non ne fu +immune dichiara che nel 1518 il vizio si restringeva a pochi umanisti. +Ed allora si disputa sulla teorica dell'amore che ha forti e strenui +campioni; dell'amore libero tra liberi discorre Speron Speroni nel +_Dialogo d'amore_ ove introduce a parlare la Tullia d'Aragona e +Bernardo Tasso, innamorati, e costretti a separarsi dovendo +quest'ultimo andare a Salerno; dell'amor platonico, primi il Bembo e +il Castiglione, il Piccolomini poi, che lo definisce "un desiderio di +possedere con perfetta unione l'animo bello della cosa amata [4]" +contrastando all'amore che anela il solo possesso del corpo. All'amore +assolutamente libero, per il quale era inutile insistere dopo il +lavorìo dell'Aretino, sono infirmate quasi tutte le liriche di +cortigiane del cinquecento; rispecchiano quelle l'ambiente nel quale +furono create, queste la cortigianeria nei luoghi ove la coltura era +più vasta e diffusa: dalla corte pontificia a quella dei Medici, da +Venezia a Siena. +</p> + +<p> +Il rinascimento, rotti gli argini che opponevansi nel medio evo alla +coltura della donna, condusse a due estremi sostanzialmente diversi +che si disputarono il campo per quasi tutto il secolo decimosesto: la +coltura seria e positiva da un lato, la licenza dall'altro: prodotta +quest'ultima da male intesa libertà, condusse poi per inevitabile +antitesi all'educazione claustrale. Di tale antitesi tramandarono +documenti il Castiglione e il Garzoni; il primo, attribuendo al Bembo +la dichiarazione poetica dell'amore e trasportando il lettore nella +Corte di Urbino, ove le lettere e le arti erano tradizione, appalesa +per bocca di Giuliano de' Medici, la cui consorte Filiberta fu cantata +modello di femminili virtù, che "la coltura della donna deve +rassomigliare a quella dell'uomo, cui ella è pari. Nei diversi rami +della scienza e dell'arte essa deve possedere la conoscenza necessaria +per parlarne con intelligenza e con senno anche quando queste non sono +professate. La donna deve essere versata in letteratura, aver +conoscenza di belle arti, essere esperta nella danza e nell'arte del +vestire, saper evitare non meno ciò da cui si può supporre vanità e +leggerezza, che quanto palesa mancanza di gusto. Il suo conversare, +serio e faceto, dev'essere adatto alla convenienza de' casi, essa non +deve mai parlare ad alta voce e con iscostumatezza, nè con malizia ed +in modo da offendere, deve corrispon[spon]dere alla sua condizione con +modestia e con modi convenienti, a cui è obbligata, verso quelli che +costituiscono abitualmente la sua compagnia. Nel suo presentarsi e nel +contegno sia aggraziata senz'affettazione. Le sue qualità morali, +l'onestà e le virtù domestiche devono essere d'accordo con le +intellettuali. Debb'esser casta, ma cortese: arguta ma discreta; ad +ogni parola libera non dee fare un volto troppo severo. Sappia +governar la casa e la sostanza e guidar l'educazione de' figliuoli. +Non tenti d'imitar l'uomo negli esercizi del corpo, che a lui sono +adatti ed a lui si richieggono. In tutto il suo essere, nel +portamento, nell'andare e stare, nel parlare, mostri grazia, dolcezza +femminile e non rassomigli all'uomo". E questi ammaestramenti +seguirono donne d'illustre casata, quali Eleonora d'Aragona, Isabella +d'Este, Ippolita Sforza, Elisabetta Gonzaga, e delle città ove +l'elemento borghese ottenne spesso la supremazia ed il potere, resta +il ricordo di Antonia Di Pulci e Lorenza Tornabuoni. +</p> + +<p> +L'ambiente elevato e colto nel quale visse la cortigiana nel +cinquecento non poteva non influire su di essa e spingerla a +gareggiare con le donne oneste, spesso coltissime; troviamo infatti in +tutte le nostre storie letterarie, vicino ai nomi di quelle due grandi +che furono Vittoria Colonna e Veronica Gambara, due cortigiane: +Veronica Franco e Tullia d'Aragona; e se tra loro molto lungi per +costumi, non certo per meriti letterarii. Data questa coltura nella +donna onesta doveva alla cortigiana richiedersi necessariamente di +esserle pari se non superiore, avere vivace ingegno, voce bella e +gradita, essere esperta nel suono e nella danza, maestra insomma in +tutte quelle arti che, bramate o volute, erano poi, strano a +considerarsi, altamente biasimate da uomini come l'Aretino e il +Garzoni, che definiscono tali doti atte solo a sedurre ed attrarre. +"Onde pensi che nascano i canti, i suoni, i balli, i giuochi, le +feste, le vegghie, i concerti, i diporti loro, se non da quell'intento +di aver l'applauso, il commercio, il concorso della turba infelice di +questi amanti, che rapiti da quelle voci angeliche e soprane, attratte +da quei suoni divini di arpicordi e lauti, impazziti in quei moti e in +quei giri loro tanto attrattivi, consumati in quei giuochi sfarzevoli, +rilegrati in quelle feste giulive, addormentati in quelle vegghie +pellegrine, immersi in quei conviti di Venere, di Bacco, morti nel +mezzo di quei soavi diporti, restino prigioni e servi del lor fallace +ed insidioso amore? [5] "E dacchè siamo col Garzoni, che lasciò della +cortigianeria la migliore delle testimonianze, non possiamo esimerci +dal citare un altro particolare degno di nota che egli ci offre e +riguarda il _mezzano_, che, dovendo esser in tutto degno della +cortigiana che l'aveva prescelto, serve a gettare luce in +quell'ambiente triste e tuttora oscuro. "Imita il grammatico nel +scrivere le lettere amorose tanto ben messe, e tanto ben apuntate che +rendono stupore, nel dettar politamente, nel spiegar galantemente, +nell'esprimer secretamente il suo pensiero... appare un poeta nel +descrivere i casi acerbi con pietà di parole, i fatti allegri con +giubilo di cuore... porta seco i sonetti del Petrarca, le rime del +Cieco d'Ascoli, l'_Arcadia_ del Sannazaro, i madrigali del Parabosco, +il _Furioso_, l'_Amadigi_, l'Anguillara, il Dolce, il Tasso, e sopra +tutto i strambotti d'Olimpo da Sassoferrato, come più facili, sono i +suoi divoti per ogni occasione... Si reca dietro qualche sonetto in +seno, un madrigale in mano, una sestina galante, una canzone polita, +con un verso sonoro, con uno stil grave, con parlar fecondo, con tropi +eleganti, con figure eloquenti, con parole terse, con un dir limato, +che par che il Bembo, o il Caro, o il Veniero, o il Gorellini +l'abbiano fatto allora allora; e si mostra alla diva con lettere +d'oro, con caratteri preziosi; si legge con dolcezza, si pronunzia con +soavità, si dichiara con modo, si scopre l'intenzione, si manifesta il +senso, e si palesa il fine del poeta... Con la musica diletta sovente +le orecchie delle giovani, mollifica l'animo d'ogni lascivia, ruina i +costumi, disperde l'onestà, infiamma l'alma di cocente amore, incende +i spiriti di concupiscenza carnale; mentre si cantan lamenti, +disperazioni, frottole, stanze e terzetti, canzoni, villanelle, +barzellette, e si tocca la cetra, o il lauto, a una battaglia amorosa, +a una bergamasca gentile, a una fiorentina garbata, a una gagliarda +polita, a una moresca graziosa, e pian piano s'invita ai balli e alle +danze, dove i tatti vanno in volta, i baci si fanno avanti le parole +scerete... [6] ". Questo procuratore di amore non è egli un tipo +abbastanza curioso e interessante? +</p> + +<p> +La _cortigiana_ apparisce in Roma alcuni anni prima del 1500 [7] e +come tale è ufficialmente, se così è lecito dire, riconosciuta in +documenti autentici della curia papale. In un censimento [8] compilato +d'ordine della suprema autorità di Roma, redatto certamente nel +settennio corso dal 1511 al 1518, ove trovansi numerate case, +botteghe, proprietari ed inquilini, e di tutti o quasi tutti si nota +la patria, condizione ed arte, le _cortigiane_ sono notate in numero +esorbitante, spagnuole e veneziane in massima parte, e distinte in +_cortesane honeste, cortesane putane, cortesane da candella, da lume, +e de la minor sorte_. Una sola volta, e forse senza alcuna malizia, il +compilatore della statistica dimentica l'aridità del suo lavoro e +nota: "La casa di Leonardo Bertini habita Madonna Smeralda cura 3 +figlie _piacevoli_ cortegiane". +</p> + +<p> +Il tipo dell'elegante cortigiana, dell'Aspasia del cinquecento, è +l'Imperia, morta in Roma nel 1511 a soli ventisei anni, [9] ricordata +egualmente con ardore da storici e romanzieri, amata da Angelo del +Bufalo e da Agostino Chigi il famoso banchiere [10] celebrata da poeti +e letterati, e presso la quale adunavasi il fiore della romana +aristocrazia e convenivano uomini quali il Sadoleto, il Campani, il +Colocci. Ebbe per maestro Domenico Campana detto Strascino. Di altre +citansi le doti singolari: "Lucrezia Porzia, dice l'Aretino, pare un +Tullio, e sa tutto il Petrarca e il Boccaccio a memoria ed infiniti e +bei versi di Virgilio, d'Orazio e d'Ovidio e di molti altri autori" +[11]: la Squarcina conosceva benissimo il greco: la Nicolosa leggeva i +salmi in ebraico, e molte ancora che sarebbe ozioso il ricordare. +</p> + +<p> +Malgrado tutto ciò la cortigiana del cinquecento era pur sempre quella +del medio evo: tolta dall'ambiente che l'avvinceva, costringendola a +piegarsi al rinascimento classico, rimaneva di essa la donna nella +quale si alternavano tutti quei bassi sentimenti che erano diretta +conseguenza della vita che conduceva. Però qualche barlume di affetto +vero, potente, trovasi pur nella storia della cortigianeria: il Molza +ed il Bandello non erano alieni dal credere che la cortigiana potesse +veramente amare, noi, più scettici, crediamo con riserva a questo +amore che poteva esser cagionato da interessi troppo palesi e reali, +dubitiamo che la cortigiana avesse il cuore al di sopra della ragione, +mentre accettiamo senza dubbio alcuno il fatto che nella prostituta di +più bassa specie si rinvenisse l'amore nelle più forti sue +manifestazioni. È questo un fatto che si ripete continuamente anche ai +nostri giorni, e se discutibile dal lato psicologico, non cessa per +questo di essere men vero. Ricordasi l'Aragona innamorata del Varchi e +del Manelli: Camilla pisana dello Strozzi; Marietta Mirtilla del +Brocardo, ed una certa Medea che in morte di Ludovico dell'Armi veniva +consolata per lettera dall'Aretino; ma vogliamo proprio credere sul +serio all'amore ispirato alla cortigiana da letterati? Questi erano +allora come adesso, e come forse disgraziatamente lo saranno sempre, +più ricchi d'ingegno, di madrigali, di epistole che di quattrini, +esaltavano le cortigiane, dedicavano loro libri e capitoli e col +sacrificio dell'amor proprio ricambiavano i favori lor concessi: +Antonio Brocardo scrisse un'orazione in lode loro, il Muzio, il Tasso, +il Varchi esaltarono l'Aragona: il Molza, Beatrice spagnola: +Michelangelo Buonarroti, Faustina Mancina: Niccolò Martelli l'onorata +madonna Salterella; e le cortigiane si abbarbicavano a questi +letterati perchè da essi dipendeva in massima parte la rinomanza loro +[12]. La Tullia d'Aragona è quella che nelle sue rime lascia +maggiormente scorgere l'influenza dei letterati, sino a dubitare che +alcune di esse siano opera del Varchi stesso, e dà in pari tempo la +figura spiccata della strisciante cortigianeria che avviluppava anche +allora i più minuscoli principi. L'antitesi è in Veronica Franco della +quale daremo in breve le rime, divenute di meravigliosa rarità, +desiderio ardente e inappagato di bibliofili senza numero, orgoglio di +alcuni pochissimi più venturati [13]: essa è l'incarnazione della +donna libera del cinquecento ed è l'unica che canti liberamente i suoi +amori: non s'informa a platonismo o castità irrisori, ama per amare e +soddisfare i sensi, e i suoi liberi amplessi, dice il buon P. Giovanni +degli Agostini "con tal'arte seppe dipingerli e con tal frase +adornarli che servono agl'incauti di vigoroso solletico alla +concupiscenza [14] ". Tale non può essere oggi il parere di coloro che +si occupano seriamente della nostra letteratura: ogni pagina, bella o +brutta, sana o impura, che venga a chiarire la nostra rinascenza, non +è che contributo a lavoro maggiore, e come tale spero vorrà essere +accolta questa mia debole fatica. +</p> + +<p><br /></p> + +<p class="t3"> +* * * +</p> + +<p> +Della Tullia d'Aragona parecchi si occuparono, in questi ultimi tempi: +forse ne parlerà ancora il Bongi nel seguito de' suoi _Annali del +Giolito de' Ferrari_, editi dal Ministero della Pubblica Istruzione; +certamente poi il Biagi in altra edizione di un suo scritto apparso +nella _Nuova Antologia_ del 1886; ma stimo che la biografia della +poetessa poco abbia più da offrire a così insistenti e dotti +ricercatori, perchè la sua vita è quasi tutta delineata, e molto +nettamente per l'epoca nella quale visse e la vita nomade che ebbe a +condurre. In ogni modo augurando sempre nuova luce, basta al mio +assunto ritrarre in poche linee la vita della Tullia, servendomi anche +di documenti finora non messi a profitto dai due egregi scrittori. +</p> + +<p> +Il Crescimbeni [15], il Quadrio [16], il Mazzuchelli [17], il +Tafurri [18], e ultimo ancora Pietro Vigo [19] credettero la Tullia +napolitana; lo Zilioli [20] seguito dal Canestrini [21] e dal Labruzzi +[22] la dissero romana a ciò confortati, prima che altre testimonianze +venissero a luce, dalle precise dichiarazioni che Girolamo Muzio fa +nell'egloga _Tirrenia_ a lei dedicata [23]. Infatti la Tullia nacque +in Roma da Giulia Campana ferrarese [24] e dal cardinale Luigi +d'Aragona [25]. L'anno di sua nascita è ignoto: il Labruzzi e poi il +Biagi [26] considerando che nel 1519 il padre di lei era già morto e +che nel 1527 ella era già nota nel mondo galante, pongono la nascita +circa il 1505, basando anche tale congettura sulla novella VII degli +_Ecatommiti_ di Giovanni Battista Giraldi. Sta infatti che il Giraldi +finge sia raccontata la novella di Nana e Saulo nel 1527 al tempo del +sacco di Roma, ma vuolsi proprio accettare quella data senza dubbio +alcuno e su di essa basare deduzioni storiche, quando nella stessa +opera rinvengonsi altri episodi che forse non reggerebbero ad una +severa critica e sono falsati nelle date come quelli di Celio +Calcagnini e del Giovio? Non potrebbe il Giraldi aver fatto risalire +la partenza della Tullia al 1527 per acconciarvi quella pur strana e +sudicia novella, scritta molti e molti anni dopo il sacco di Roma e +che vide la luce, se non erriamo, solo nel 1565? A noi il Giraldi non +prova nulla; più fiduciosi in un passo dei _Ragionamenti_ dell'Aretino +che rivelano come l'anno 1519 la Giulia ferrarese partisse da Roma per +Siena con la sua _picciola figliuola_, siamo stimolati a credere +essere la Tullia nata sullo scorcio del primo decennio del decimosesto +secolo. +</p> + +<p> +Della giovinezza della nostra poetessa poche notizie giunsero sino a +noi; forse visse in Firenze circa il 1517 e 1518 [27], indi a Siena, +ove "imparò a parlare sanese" poi "vedendo la madre che costei haveva +di virtù principio grande considerò che Roma è terra da donne, e +massime che ella sapea l'usanza della corte e così l'ha fatta +cortigiana [28] ". E questo _principio grande di virtù_ era infatti +posseduto dalla Tullia, alla quale gli agî procuratile dal cardinale +d'Aragona avevano permesso di addestrarsi in tutte le arti della +seduzione, vivendo tra le delizie e le comodità d'una onorata fortuna +che l'amorevolezza del padre le aveva lasciata tendendo agli studi nei +quali fece tanto profitto che non senza stupore degli uomini dotti fu +sentita in età ancor fanciullesca disputare e scrivere nel latino e +nell'italiano cose degne di ogni maggior letterato, onde arrivando al +fine dell'età e accompagnando alla sapienza e virtù sua un'isquisita +delicatezza di maniere e di costumi, si acquistò il nome di +compitissima sopra ogni altra donna del tempo suo. Compariva con tanta +leggiadria in pubblico e con tanta venustà ed affabilità d'aspetto che +aggiungendovisi la pompa e l'adornamento degli abiti lascivi, pareva +non potersi ritrovare cosa nè più gentile nè più polita di lei. +Toccava gli strumenti musicali con dolcezza tale e maneggiava la voce +cantando così soavemente che i primi professori degli esercizi ne +restavano meravigliati. Parlava con grazia ed eloquenza rarissime, sì +che o scherzando o trattando davvero, allettava e rapiva a sè, come +un'altra Cleopatra, gli animi degli ascoltanti e non mancavano sul +volto suo sempre vago e sempre giocondo quelle grazie maggiori che in +un bel viso per lusingar gli occhi degli uomini sensevoli sogliono +essere desiderate [29]. +</p> + +<p> +La Tullia tornata in Roma certamente poco dopo la morte del padre vi +rimase, secondo ogni probabilità, e magari contro il malevolo Giraldi, +sino al 1531, e in questo stesso anno si recò a Ferrara ove conobbe +Girolamo Muzio. L'autore degli _Ecatommiti_ dà alla partenza da Roma +della Tullia, una ragione abbastanza disonorevole. Egli narra, come +convenendo in casa dell'Aragona parecchi giovani romani, uno di +questi, che chiama Saulo, invaghitosene al sommo, molto spendesse e si +adoperasse perchè a lei nulla venisse a mancare delle agiatezze nelle +quali era cresciuta. Dimorava nella stessa epoca in Roma un tedesco, +detto Gianni, uomo ricchissimo, ma così sudicio e pieno di lordura che +faceva nausea a solo vederlo; costui innamorato della Tullia, tanto +insistette che ottenne di essere compiaciuto di lei per una settimana +di seguito al prezzo di cento scudi per notte. La Tullia acconsentì; +non resse però che una sola notte tanto era il puzzo che esalava quel +ricco tedesco. Risaputosi ciò da Saulo e da' suoi amici, ne furono +sdegnati, e mai più vollero metter piede in casa dell'Aragona; talchè +ella vedendosi disprezzata e sfuggita, se ne partì da Roma. Il +Tiraboschi cita una satira di Pasquino contro di lei [30], dalla quale +parrebbe che si fosse diretta a Bologna, ma se veramente vi andasse, e +certo dopo il 1531, non si conosce, come del pari rimase sinora ignota +la satira summentovata. +</p> + +<p> +Che l'Aragona fosse in Roma nell'anno suddetto è chiaramente provato +da una lettera che Francesco Vettori scriveva da Firenze a Filippo +Strozzi li 14 Febbraio 1531. Questi chiamato in Roma da Clemente VII +sotto pretesto di rivedere alcuni conti, ma in realtà per aiutarlo a +introdurre in Firenze "un governo o vogliamo chiamarlo stato, nel +quale i magistrati della città governino in nome suo, in fatti il Duca +governò in tutto, [31]" scriveva al Vettori richiamandolo di aiuto e +consiglio; e questi rispondendo conchiudeva: "E perchè mi scrivete con +la Tullia accanto, non vorrei la leggessi similmente con essa accanto, +perchè amandola voi come femmina che ha spirito, perchè per bellezza +non lo merita, non vorrei mi potesse nuocere con qualcuno di quelli +ch'io nomino. Io non sono per ammonire Filippo Strozzi, ancorachè, se +le ammonizioni ricorregghino, non avete aver per male essere ammonito, +ma ho inteso di non so che cartelli e di sfide andate a torno che mi +hanno dato fastidio pensando che un par vostro, uomo di 43 anni, +voglia combattere per una femmina, e benchè io creda sareste così atto +all'arme come siete alle lettere ed a ogni altra cosa dove ponete la +fantasia, non vorrei di presente vi metteste a questo pericolo di +voler combattere per causa tanto leggiera; e vi ricordo che degli +uomini come voi ne nascono pochi per secolo; e questo non dico per +adulazione. Assettate le faccende vostre e poi tornate a rivederci". +Pare che il consiglio del Vettori riuscisse caro e salutare allo +Strozzi: in un cartello di sfida che conservasi in un codice +Rinucciniano, ed è di quell'anno stesso in vano si cercherebbe il suo +nome tra i sei campioni della Tullia [32]. +</p> + +<p> +Partita da Roma, la Tullia si recò certamente a Ferrara, ed ivi reduce +di Francia capitava poco dopo il Muzio; nel 1535 era a Venezia ove +nacque la sorella Penelope [33], e nel 1537 nuovamente a Ferrara +seguendo di pochi giorni l'arrivo in questa città della marchesa di +Pescara. Conobbe certamente allora il sanese Bernardo Ochino che +appunto nella quaresima avea predicato ivi con mirabile fervore, e gli +diresse il sonetto XXXV trattandolo poco cortesemente, e chiamandolo +arrogante, perchè avea dal pergamo fulminato "le finte apparenze, e il +ballo, e il suono", dono fatto da Dio agli uomini "ne la primiera +stanza". Nello stesso anno le accadde una strana avventura, narrata da +un Apollo novellista alla marchesa Isabella d'Este con lettera dei 13 +giugno [34], e tale avventura servì mirabilmente per porla in buona +vista, formare quella reputazione di onesta che la fama e le +pasquinate avevano molto deteriorata, radunarle intorno un'eletta +schiera di poeti e gentiluomini che adulandola, corteggiandola, +facessero dimenticare il suo passato poco onorevole per riconoscere +solo in lei la poetessa, la letterata, la discendente di sangue reale: +e riuscì in massima parte; il Muzio e il Bentivoglio le profusero lodi +e adulazioni in rima e in prosa, e la Tullia era posta al di sopra di +Vittoria Colonna. Ancora una volta la cortigiana trionfava. +</p> + +<p> +Da Ferrara la Tullia ritornò forse a Venezia, almeno così il _Dialogo_ +dello Speroni fa credere; poi a Siena ove si accasò nel 1543 [35]. I +documenti senesi che riguardano la Tullia dànno a conoscere una +circostanza abbastanza seria per non essere lasciata senza esame e +cioè che ella era, legalmente almeno, figlia di Costanzo Palmieri +d'Aragona; ed infatti nell'atto di matrimonio è detta _Tullia Palmeria +de Aragonia_, ed in altro documento ancor più chiaramente "_Filia +quondam Constantii de Palmeriis de Aragona_". In base a tali +documenti, eliminando del tutto l'ipotesi che ella fosse stata +adottata da un Palmieri, conviene credere ad un matrimonio della +Giulia Ferrarese, al quale non possiamo dare, neppure per +approssimazione, una data qualsiasi. L'Aretino, il Domenichi, il +Franco che citano la Giulia e ne parlano spesso diffusamente, mentre +dànno particolari su altri amanti tacciono affatto di tale matrimonio; +neppure un barlume ne apparisce nelle rime della Tullia e nelle +lettere che di lei ci pervennero; parlando della propria famiglia dice +_mia madre, mia sorella, ed io_; tace il Muzio, che, pur dando la +paternità del cardinale d'Aragona alla Tullia, nulla impediva potesse +parlarne nell'egloga dedicata alla Penelope nata molti anni dopo; ne +tacciono assolutamente tutti i biografi. Ed apparisce del pari per la +prima volta, almeno così ci consta, una casata Palmieri che abbia +aggiunto il nome d'Aragona al proprio; rimangono tracce dei +Piccolomini-Aragona, dei Tagliavia-Aragonia, dei _de Aragonia_, +romani, ma nessuna dei Palmieri-Aragona. Questa casata non viene poi +più a luce nè sulla tomba della Penelope che porta solo il nome di +Aragona, nè nel testamento della Tullia ove non sono più mentovati nè +padre, nè madre, nè marito. Una volta ancora, innanzi all'arida +autenticità dei documenti, si oppone la tradizione, ferma, costante; +essa vuole la Tullia figlia del cardinale d'Aragona e nel fatto nulla +varrà a scemarla. Su questo padre più o meno putativo, che apparisce +quasi per sua disgrazia, molte sarebbero le supposizioni a farsi; era +forse un familiare del cardinale d'Aragona che acconsentì a sposare la +Giulia Campana a prezzo d'oro, o qualche vanitoso che a scapito del +suo amor proprio con l'acquisto della Tullia aggiunse al suo il casato +degli Aragonesi? in ogni modo è assolutamente da escludere che quel +_de Aragonia_ stia lì per fissaril luogo natio di quel buon Palmieri. +Non ci peritiamo rispondere a quesìti così ardui ed anche inutili; +bastano per noi tutte le testimonianze dei contemporanei a stabilite +che la poetessa fu, pure illegittimamente, del sangue d'Aragona. +</p> + +<p> +Sembra che in Siena ella fosse perseguita da malevoli che l'accusarono +agli Esecutori Generali di Gabella di vestire e portare ornamenti +vietati alle meretrici dagli statuti del Comune; fu agitato per ciò un +processo nel febbraio del 1544, dal quale constando la vita onesta e +morigerata della Tullia, le fu permesso di vestire ed abitare al pari +di altre persone nobili ed oneste [36]. Non cessò per questo la +malevolenza contro la Tullia e nell'agosto dello stesso anno [37] fu +ancora denunciata per aver portato la sbernia il giorno di Pasqua, e +tra i denunziatori apparisce Ottaviano Tondi, novesco, causa di +torbidi in Siena per avere ucciso uno di parte popolare [38], e che la +Tullia pianse morto un anno appresso in un sonetto diretto al fratello +Emilio [39]. Certo ella ignorava il servizio che il buon novesco +aveva tentato di renderle. +</p> + +<p> +Sullo scorcio del 1545 la Tullia se ne venne a Firenze ove contrasse +stretta amicizia col Varchi, col Martelli e parecchi altri, dei quali +ci rimasero testimonianze nelle rime e nelle lettere di lui edite dal +Biagi e dal Bongi [40]. E qui ancora doveva essere perseguitata dalle +severe leggi sui costumi e sugli _ornamenti et habiti degli huomini e +delle donne_. Il 19 ottobre 1546 il Duca Cosimo promulgava una di +quelle leggi [41], ma la Tullia che credeva oramai per la fama di +poetessa di non essere più compresa nel ruolo delle cortigiane, non se +ne diè per intesa, sin che nell'aprile dell'anno appresso fu invitata +dal Magistrato ad ottemperare alla legge mettendo sul vestito qual +cosa di _giallo_ che doveva servire a distinguerla dalle oneste +gentildonne. La Tullia ricorse a D. Pietro di Toledo nipote della +duchessa Eleonora, che la consigliò presentare alla Duchessa una +supplica unita ai sonetti a lei scritti da illustri letterati, a +significare l'errore del magistrato di giustizia nell'annoverarla tra +le cortigiane. Per correggere la supplica, se non per averla bell'e +fatta ricorse la Tullia al Varchi [42], ed il dabben uomo volentieri +si prestò a tanto urgente favore, e della Tullia non è forse nel +seguente documento che il nome solamente. +</p> + +<p> + "Ill.ma ed Ecc.ma Sig.ra Duchessa,<br /> +</p> + +<p> + "Tullia Aragona, umilissima servitrice di V. E. Ill.ma, essendo + rifugiata a Firenze per l'ultima mutazione di Siena, e non facendo i<br /> + portamenti che l'altre fanno anzi non uscendo quasi mai da una camera + non che di casa, per trovarsi male disposta così dell'animo come del + corpo, prega V. E. affine che non sia costretta a partirsi, che si + degni d'impetrare tanto di grazia dall'Eccell.mo ed Ill.mo S.or Duca + suo consorte, che ella possa se non servirsi di quei pochi panni che + le sono rimasi per suo uso, come supplica nel suo capitolo, almeno + che non sia tenuta all'osservanza del velo giallo. Ed ella, ponendo + questo con gli altri obblighi molti e grandissimi che ha con S. E., + pregherà Dio che la conservi sana e felice". +</p> + +<p> +La cortigiana ottenne favore presso la duchessa; Cosimo scrisse di suo +pugno sull'istanza "_Fasseli gratia per poetessa_"; e queste parole +sono autenticate dalla soscrizione di Lelio Torelli, ministro del +granduca. I luogotenenti del duca rilasciarono quindi all'Aragona, in +data 1 maggio 1547, copia della deliberazione nella quale riconoscendo +"la rara scientia di poesia e filosofia che si ritrova con piacere di +pregiati ingegni la detta Tullia Aragona venga fatta esente da tutto +quello a che ell'è obbligata quanto al suo abito, vestire e portamento +[43] ". Un anno appresso, e precisamente nell'ottobre, scriveva al +Varchi annunziandogli la sua partenza, gli mandava in dono _un paio di +colombi, due fiaschi d'acqua ed uno di malvagia, una saliera di +alabastro_, e da lui toglieva commiato per sempre con lettera che il +Varchi avrà certamente preso per buona moneta; partiva quindi per +Roma, dove il primo di febbraio del 1547 veniva a morte la sorella +Penelope, seguita poco appresso dalla madre. La Tullia abitava in +Campo Marzio nel palazzo Carpi, e nel libro della _Tassa fatta alle +cortigiane per la reparatione del ponte_ (Rotto) [44] consta che ella +pagava di pigione 40 scudi (in ragione tassata per scudi quattro) ed è +una delle cortigiane che pagava di più; poche giungono ai cinquanta +scudi, rare quelle che superano tal somma: evidentemente le condizioni +finanziarie della Tullia non erano troppo rilassate, e non crediamo, +come dubita il Bongi, che il poco profitto da lei ritratto in Firenze +ed il desiderio di far esordire la Penelope nella più vasta e ricca +scena di Roma fosse causa della sua dipartita di colà; nulla accenna +pertanto avere la Penelope esordito nella triste carriera, anzi +l'essere ella morta non ancora quattordicenne fa credere, magari con +un poco d'ottimismo, che il desiderio della Giulia Campana forse più +che della Tullia, se esistito, non rimase che semplice desiderio. +</p> + +<p> +La Tullia visse certamente in Roma sino all'epoca di sua morte, che +avvenne il 12 o 13 marzo del 1556. Era andata ad abitare nel rione +Trastevere, in casa dell'oste Matteo Moretti da Parma, ed ivi il 2 +marzo dello stesso anno dettava le sue ultime volontà al notaio +Virgilio Grandinelli[45] Morta la Tullia ed apertone il testamento +alli 14 di marzo, Pietro Ciocca in suo nome e per gli esecutori +testamentari mons. Antonio Trivulzio vescovo di Tolone e Mario +Frangipane, chiese all'auditore della Camera Apostolica un tutore per +il giovinetto Celio. Tale ufficio fu conferito a D. Orazio Marchiani +chierico pistoiese. Redatto l'inventario della roba lasciata dalla +Tullia si procede alla vendita secondo le sue volontà; gli ori e le +gioie furono acquistati dagli orafi Pompeo Fanetti a Santa Lucia della +Chiavica, Maurizio Grana piemontese e Francesco Alarçon spagnolo al +Pellegrino; la mobilia da Giovanni Battista della Valle fiorentino e +Francino Francini d'Arezzo rigattiere a Monte Giordano. A quest'ultimo +toccò in un con gli arnesi di cucina "una cassa vecchia nella quale +c'erano trentacinque libri tra volgari e latini di più et diverse +sorte, et tredici di musica tra usati, vecci, et stracciati et diverse +altre carte et libri già stracciati". Ai singoli legati fu adempiuto +con rogiti speciali; in uno di questi Celio non solo _herede_ della +Tullia ma _figliuolo_ è chiamato. Di questo Celio e del Marchiani +nessuna notizia giunse sino a noi; forse lasciarono Roma, ed il +tutore, pistoiese, riedendo alla nativa citta, avrà menato seco il +fanciullo: è certo che di essi perdesi la traccia dopo la morte della +Tullia, nè le carte dell'archivio romano, esaminate dal cav. +Corvisieri, ci possono dire quale sia stata la sorte del fanciullo. +Che il padre fosse lo stesso Ciocca come altri supposero, non +crediamo, parendoci allora superflua la nomina di un tutore, e dovendo +in tal caso ammettere che il Celio fosse nato in Roma dopo il 1547, +cosa molto improbabile e per le condizioni fisiche della Tullia e per +l'appellativo di _giovinetto_ che viene dato al Celio, come ancora non +lo supponiamo figliuolo del Guicciardi. L'Aragona conobbe forse il +Ciocca in Venezia, essendo questo al servizio del Cornaro, ma a tale +epoca non può risalire la nascita di Celio; dubitiamo anzi, sempre +però su deduzioni, che la nascita di questo fanciullo fosse causa +della dipartita dell'Aragona da Firenze. +</p> + +<p> +La Tullia era di alta statura, non bella ma piacevole [46], gli occhi +bellissimi e splendidissimi, e "nei movimenti loro una certa forza +vivace che parea gittassero fuoco negli altrui cuori", forza provata +dal Muzio che cantava: +</p> + +<p> +.....occhi belli, occhi leggiadri, occhi amorosi e cari,<br /> + più che le stelle belli e più che il sole,<br /> +</p> + +<p> +i capelli finissimi di un biondo oro, esaltati spesso da' suoi +ammiratori, tra i quali il cardinale Ippolito de' Medici, al quale la +porpora non impediva di bruciare innanzi alla bella Aragonese il suo +granello d'incenso cantando: +</p> + +<p> + se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro,<br /> + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti,<br /> + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti<br /> + co 'l riso, ond'io m'incendio e mi scoloro...<br /> +</p> + +<p> +Nella pinacoteca Tosio di Brescia è conservato il ritratto della +poetessa dipinto da Alessandro Bonvicino detto il _Moretto_, altri due +veggonsi nell'edizione delle _Rime_ fatta dal Bolifon e nel vol. XII +del _Parnaso italiano_. Di questi ultimi quale sia il valore non +possiamo certo dire. +</p> + +<p> +Tra i molti adoratori che ebbe a vantare la Tullia, Girolamo Muzio fu +certo uno dei più costanti e veritieri, e benchè quando fu preso +d'amore avesse oltrepassati i quarant'anni, si sente dalle sue rime +che quell'affetto era serio e sincero, e che i versi esprimevano molto +meno di quel che il cuore sentiva; dedica alla Tullia le sue egloghe +_Amorose_ che in realtà parlano assolutamente di lei sola, e del suo +amore non cela nè gli ardenti desideri nè le bramate conquiste. Con un +verismo poco desiato certo da qualsiasi donna, anche abituata alla +rilassatezza della vita di Ferrara, egli diceva alla Tullia: +</p> + +<p> + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia<br /> + raccogli quel che con le braccia aperte,<br /> + disioso t'aspetta, e nel tuo grembo<br /> + ricevi lieta l'infocato amante;<br /> + stringi e 'l bramoso amante, e strette aggiungi<br /> + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto<br /> + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto<br /> + il vivo fiore ispira a le sue brame.<br /> + Le belle membra tue, morbide e bianche,<br /> + ad Amor le consacra; ed al tuo amante,<br /> + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta,<br /> + con lui cogli d'amore i dolci frutti.<br /> +</p> + +<p> +Ma ben presto il Muzio recatosi a Milano in missione per il Duca +Ercole d'Este, fu obliato, almeno per del tempo, e sostituito dal +Bentivoglio; passata poi la Tullia da Ferrara a Venezia, Bernardo +Tasso prese il posto dei precedenti, almeno così ci lascia credere lo +Speroni che nel suo _Dialogo_ la introduce "a far l'amore con lui, +presenti ed accettanti Nicolò Grazia e un altro spasimante Francesco +Maria Molza"; indi a Firenze variò tra il Varchi, Ippolito de' Medici, +il Tolomei, il Fracastoro, il Martelli, il Lasca, il Mannelli e lo +Strozzi. +</p> + +<p> +Vario e non sempre imparziale fu il giudizio dei contemporanei e dei +posteri verso l'Aragona; aspro e satirico spesso sino a dare diritto +di vilipenderla all'Aretino [47] e al Razzi [48]; buono e cortese +ancora, come le testimonianze del Nardi e del Muzio. Il Nardi, +tradotta in lingua toscana un'orazione di M. T. Cicerone (Venezia +1536) ne indirizzava un esemplare a Gian Francesco della Stufa con +incarico di presentarlo alla Tullia _che per sè stessa oggi +dirittamente da ogni uomo è giudicata unica e vera erede così del nome +e di tutta la tulliana eloquenza_; Girolamo Muzio che si consolò del +matrimonio della Tullia sposando circa il 1550 una damigella d'onore +di Vittoria Farnese duchessa d'Urbino, nella lettera dedicatoria +premessa al _Trattato del matrimonio_, scriveva: _Già avviso di vedere +in voi quella donna la grazia della cui vergogna, come si legge +nell'Ecclesiastico [49], è più che oro preciosa... Tale avviso che +dovete esser voi facendo in tal guisa al mondo manifesto che della +vostra passata vita ne è stata cagione necessità, et di questa la +vostra libera volontà: che nel passato vi ha trasportata fortuna e che +hor vi governa la vostra virtù_. +</p> + +<p> +Frutto d'amore, ella visse sacra all'amore e nulla varrebbe a scusarla +della poca onestà della sua vita; ma se è pur vero che gli abbietti +trionfando della loro caduta trovano i buoni che li ricoprono, +concediamo a lei le attenuanti dell'esempio: e di esempio ne ebbe a +sufficienza, e per l'ambiente viziato nel quale nacque e visse, e +nella stessa madre che allegramente dava alla luce figliuoli sino al +1535 e con la massima indifferenza li intitolava d'Aragona dopo sedici +anni che il povero cardinale era andato all'altro mondo. +</p> + +<p class="t3"> +* * * +</p> + +<p> +Tenuto conto delle condizioni in cui svolgevasi la poesia nel XVI +secolo, le rime dell'Aragona non mancano certo di pregio; quantunque +ancor essa che "volle avere il suo canzoniere [50]" non eviti quella +freddezza che nasce da ogni ripetizione, quella noia che s'ingenera +dalla descrizione di una passione misurata su i precetti rettorici e +smentita dal fatto e dai costumi. La Tullia fu petrarchista della +miglior acqua, e non poteva certo essere altrimenti; il Petrarca era +l'idolo al quale si prostesero quasi tutti i rimatori del cinquecento +ed il modello su cui si formarono, ricavando stima maggiore chi +imitasse più servilmente il cantore di Laura, rubandone al tempo +stesso il pensiero e la forma. Tutte le cortigiane letterate del +cinquecento furono petrarchiste, se per altri il Petrarca era +l'oracolo del purismo, per esse non rappresentava che la teorica +dell'amore; quest'amore ideale o platonico, di Venere celeste, era +cantato su tutti i toni, salvo poi ad avere, di altro amore, una più +ampia e sicura conoscenza, e tale influenza, per donne quali +l'Aragona, la Franco, la Stampa è spiegata dalla stessa relazione del +petrarchismo con la cortigianeria. Un Petrarchino di piccolo formato, +di edizione elegante era indispensabile al cortigiano effeminato e +strisciante, i leggiadri cavalieri di Roma mostravansi per via +"andando soavi soavi co' loro famigli a la staffa, su la quale +tenevano solamente la punta del piede, col Petrarchino in mano, +cantando con vezzi [51] ", ed i vagheggini più aridi e stucchevoli, +appena ricevuto un sorriso della donna amata correvano "a casa a +comporre una sestina, un madrigaletto, dove il cieco d'Adria non +s'accorge che la mariuola gli ha furfato in versi, senza essere +discoverta da nessuno". Dell'amore teoretico il Petrarca era il gran +maestro per pratica e per scienza; il suo canzoniere si allontana da +quell'amore pratico del cinquecento che si svolge in brutale +sensualità, e in una brama di appetiti animali trascinarono la società +nella più completa dissolutezza, nelle forme più sozze delle +aberrazioni e del vizio; esso risponde all'amore intellettuale, +richiesto dall'umanesimo, che veniva considerato quale anello di +congiunzione con l'amore divino, e della cui infinità tratta l'Aragona +in un suo dialogo [52]. Al contrario della Franco che canta l'amore +dei sensi, l'Aragona è tutto ideale, tutto spiritualismo; i suoi +affetti vogliono rasentare il cielo, e solo raramente trovasi qualche +accenno alla triste sua vita; è invasa dalla manìa di passare ai +posteri insieme ai letterati che ella canta, cerca ogni maniera di +ricoprire la cortigiana con la poetessa, ed eleva i suoi canti +indistintamente a tutti, principi e cardinali, letterati e soldati, +uomini serii e burloni quali il Lasca; per lei l'uomo, essere animato, +è nulla: la fama di un uomo, il tutto; il solo affetto per il giovane +Mannelli si può credere sincero, tutte le altre proteste che inficiano +le rime e quei sonetti che cambiato indirizzo, giravano d'adoratore in +adoratore in edizioni stereotipe e consolavano tanto il Muzio che il +Martelli [53], fanno a buon diritto dubitare di tutte queste +espansioni cantate così altamente e serenamente. E la manìa +dell'Aragona è anche spiegabile in altro senso. Cessate le seduzioni +della bellezza tentava con l'arte di riunire la compagine di quegli +adoratori che si venivano allontanando, e con la musica, il canto, le +lettere cercare di sostenere i bisogni della casa: le sue rime sono +spesso forzate, e la eco dell'onda classica da Orazio a Virgilio, da +Dante a Petrarca viene spesso ad alimentare l'agonia di una vita +finita. Delle imitazioni al Petrarca, evidentissime e nel pensiero e +nello stile, ne citeremo solo alcune poche a titolo di saggio [54]. +</p> + +<p> +Sonetto X, v. 12-15: +</p> + +<p> + E se quassù giungesser gli occhi vostri,<br /> + vedendo fatto me novo angeletto<br /> + qui bramareste, e non vedermi in terra.<br /> + (PETRARCA, Madrigale III, v. 1-2).<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto XXXI, v. 7-9: +</p> + +<p> + E l'alto Iddio lodar ben spesso suole,<br /> + dopo l'aspra fortuna,<br /> + spaventato nocchiero al porto intorno.<br /> + (PETRARCA, Sonetto C, v. 1-2).<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto XXXVIII, v. 12-14: +</p> + +<p> + Non contenda rea sorte il bel desìo,<br /> + che pria che l'alma del corporeo velo<br /> + si scioglia, sazierò forse mia brama.<br /> + (PETRARCA, Sonetto IX, v. 12-14).<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto XLII. +</p> + +<p> + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva<br /> + l'interno duol, che il cuor lasso sostiene;<br /> + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene,<br /> + in guerra eterna di vostr'occhi viva.<br /> + (PETRARCA, Canzone XV)<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto XLIV, v. 13-14: +</p> + +<p> +...volgendo a Roma 'l viso e a lei le spalle, + se vuol l'alma trovar col corpo unita.<br /> + (PETRARCA, Sonetto LXXXI, v. 3-4).<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto LI, v. 12-14: +</p> + +<p> + Benchè vostro valor eterna fama<br /> + per sè vi acquisti, caro mio signore,<br /> + quanto 'l sole gira e Battro abbraccia e Tile.<br /> + (PETRARCA, Sonetto XCVI, v. 9-11).<br /> +</p> + +<p> +Della Tullia giunsero a noi un _Dialogo dell'infinità di amore_ [55], +giudicato "uno dei dialoghi più vivi che noi abbiamo, nell'ordine più +basso degli scritti letterari del secolo decimosesto..... per una +certa franchezza e disinvoltura, e anche talvolta per una certa +saporita fiorentinità ch'ella attinse per avventura dal suo consorzio +coi fiorentini e singolarmente col Varchi", ed un poema in ottava +rima: _il Meschino e il Guerino_ [56]. Il Crescimbeni fa di questo +poema elogi sperticati, dicendo che "nella tessitura può paragonarsi +all'Odissea di Omero [57] ", esso però è così inverosimile e contrario +tanto alla storia, alla cronologia, alla geografia, e con buona pace +dell'ottimo abate, anche al buon senso, che non sappiamo invero +trovarvi alcuna analogia con l'opera dell'Omero; lo stile ne è +trascurato, e spesso conviene lavorare di serio proposito per +raccapezzare il senso di qualche ottava, i canti, trentasei in tutto, +appaiono disordinati e spesso senza nesso tra loro. La Tullia avverte +che trasse il poema da un vecchio romanzo spagnuolo in prosa, ma +certamente ella si servì di una traduzione e non del testo originale +che vuolsi scritto in italiano [58]. L'Aragona nella prefazione di +questo poema si scaglia contro il Boccaccio, e mentre lo compassiona +perchè non seppe eleggere il verso a forma del _Decamerone_, lo accusa +che _tante sue scellerate_ novelle scritte con altrettante _scellerate +parole_, servendo solo a demoralizzare e rendere ridicoli i più santi +vincoli della società, siano impossibili a leggersi, senza frutti +nocivi, da maritate e nubili, vedove e monache, e persino cortigiane. +Questi scrupoli che parrebbero curiosi nella Tullia, sono da ella +medesima spiegati, non essendo cosa nuova che ad una donna per +necessità o per altra mala ventura sua sia avvenuto di cadere in +errore del corpo suo e tuttavia si disconvenga non men forse a lei che +alle altre l'essere disoneste e sconcie nel parlare e nelle altre +cose; ed ella, contrariamente al Boccaccio, vuole scrivere per tutti, +il suo poema potrà essere dato in mano alla più pudica donzella senza +alcun pericolo, volendo con esso porre un debole argine a +quell'invadente corruttela che ogni dì spandeasi con maggior forza e +brutalità, e pur sempre per opera dei letterati ed anche degli +_umanisti_. L'idea della Tullia, se togliesi quella sfuriata contro +l'umanismo che proprio non aveva a che fare, non era cattiva e +sinceramente credette averla attuata col suo _Guerino_; dichiarandosi +di tutto debitrice a Dio solo "dal quale solo viene ogni bene e da cui +solo io riconosco questa gran grazia d'avermi in questa mia età non +ancor soverchiamente matura, ma giovenile e fresca, dato lume di +ridurmi col cuore a lui e di desiderare e operare quanto posso che il +medesimo facciano tutti gli altri così uomini e donne". Ma Dio non +aveva proprio nulla a che vedere col _Guerino_, ed è proprio il caso +di ripetere che quantunque il diavolo si vesta da frate, quattro dita +di coda gli spuntano sempre sotto la tonaca; infatti ciò che la Tullia +narra del cavaliere di Durazzo, di Brandisio e della figlia +dell'albergatore nel canto VIII [59], e di Pacifero innamorato di +Guerino nel canto X [60], non è roba atta a far mettere il poema +vicino al libro di devozione di una vergine o di una monaca. E pur +tale era lo scopo. +</p> + +<p> +In produzioni di uno stesso autore, apparse anche a distanza di molti +anni l'una dall'altra, ritrovasi sempre qualche analogia, qualche +difetto, alcun che di speciale, quasi direbbesi di proprio, che le +riavvicina e riunisce; nulla di ciò tra il _Guerino_ e le _Rime_, anzi +una succinta critica forse allontanerebbe molto l'uno dalle altre. +Quantunque non sia il caso ora di formare tale confronto ed esaminare +a fondo il _Guerino_, non possiamo esimerci dal notare come la +prefazione posta innanzi al poema ci abbia fatto triste impressione, +fino a crederla apocrifa per ragioni che crediamo buone od almeno +meritevoli di esame. Il Ranieri che pubblicò il poema nel 1560 dicendo +di averne curato l'edizione sul manoscritto originale _già da parecchi +anni da lui posseduto_, non fa parola dell'Aragona che era morta nel +1556, e si profonde solo in ampie ed ampollose proteste cercando di +formare una dedica alla quale, per essere di qualche valore, manca +solo un poco di senso comune. E quel _parecchi_, posto lì per indicare +un lasso di tempo non superiore ai tre anni è per lo meno superfluo: +nè più lungo spazio di tempo crederemmo possibile ammettere perchè è +abbastanza ragionevole il supporre che l'Aragona avesse sino alla +morte conservato presso di sè quel lavoro. Il ricordo ancora che i +libri e le carte andarono in mano di un modesto rigattiere, non è +privo di valore; se il manoscritto del _Guerino_ era tra la roba +acquistata da Francino Francini, uomo probabilmente ignorante e privo +di criterio letterario, la sorte del manoscritto era assicurata: +finiva in qualche bottega di droghiere o salumaio. Converrebbe adunque +credere che o il manoscritto fosse tra le carte devolute a Celio +figliuolo dell'Aragona o che la Tullia ne avesse fatto un dono al +Ranieri qualche anno prima; ma ancora queste due supposizioni +rasentano l'assurdo. Il testamento della Tullia che pure è tanto +minuzioso e preciso nei lasciti e legati, non accenna a carte ed altri +documenti spettanti al Celio; nè la Tullia poteva donare il +manoscritto al Ranieri o ad altri che a lui lo passassero, perchè dal +momento che ne aveva condotto a termine anche la prefazione, era certo +desiderio suo di darlo alle stampe, e per il nome che godeva e +l'appoggio dei letterati che facevanle corona non sarebbe stato +difficile trovare un tipografo che ne assumesse l'edizione. Se +dobbiamo pur credere alla dichiarazione della Tullia di avere composto +il poema "in età ancor giovenile e fresca", quando erasi decisa di +darsi a Dio, conviene di necessità ammettere che ella l'avesse scritto +in Siena poco appresso il suo matrimonio col Guicciardi, o in Firenze; +mai in Roma ove tornando per l'ultima volta nel 1547 non era più in +età giovenile e fresca, e l'essere ascritta nel ruolo delle cortigiane +pubbliche non era il migliore indizio dell'essersi data a Dio. Anche a +questa ipotesi si oppone una seria obbiezione. Era possibile +all'Aragona dare ad intendere agli eruditi, massime fiorentini, di +aver tratto il _Guerino_ da un romanzo in prosa spagnuolo? Pure ciò +afferma nella prefazione, e se il poema non corrisponde esattamente al +_Guerino_, in prosa, romanzo cavalieresco del ciclo della Tavola +Rotonda, è indiscutibile che da questo ne trasse in massima parte le +idee. Nessuno ignora la rinomanza che il _Guerino_ ebbe nei secoli XV +e XVI; all'epoca dell'Aragona ne erano già state fatte sei edizioni +[61], ed è certo sopra una di queste che fu condotta la riduzione in +rima. In conclusione non rifiutiamo al _Guerino_ la maternità +dell'Aragona, la sua differenza con le _Rime_ non è prova sufficiente +a porre dei dubbi; respingiamo però assolutamente quella prefazione +che non è, nè poteva essere della Tullia. +</p> + +<p> +Per la ristampa delle rime abbiamo usato l'edizione prima, Venezia +1547 (A) servendoci per le varianti delle edizioni di Venezia, 1549, +(B): ivi, 1560 (C): Napoli, 1593 (D): e delle _Rime_ raccolte dalla +Bergalli-Gozzi (E): le abbiamo fedelmente riprodotte, salvo allorchè +gli errori erano evidenti, respingendo allora in nota la lezione +originale; quando le varianti assumevano importanza assoluta, come per +i componimenti tratti dai codici vaticano magliabecchiano, abbiamo +stimato necessario riprodurre entrambe le lezioni avvertendo di +collocarle l'una a lato dell'altra. +</p> + +<p><br /><br /></p> + +<p> +_Dalla R. Biblioteca Vallicelliana +</p> + +<p> +maggio 1891._ +</p> + +<p> +ENRICO CELANI +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +NOTE: +</p> + +<p> +[1] =Graf A.= _Atraverso il cinquecento_. Torino, Loescher, 1888, pag. + 215 e seg.--Nell'_Hermaphroditus_ del =Panormitano= (1471) + _(Quinque illustrium postarum_, =Antonii Panormitani=, etc. _lusus + in Venerem_, Parigi, 1791), la cortigiana non apparisce ancora, + come neppure ne è parola in =Giano Pannonio= (1472) _Poemata_, + Trajecti ad Rhenum, 1784. +</p> + +<p> +[2] "Avetemi inteso voi donne? Che alla barba di tutti i sodomiti io + voglio tenere colle donne, e dico che la donna è più pulita e + preziosa della carne sua che non è l'uomo; e dico, che se egli + tiene il contrario, egli mente per la gola" (=S. Bernardino=, + _Prediche volgari_, ed. =Bongi=, pag. 380). +</p> + +<p> +[3] Le opere fatte da lui circa la osservanza dei buoni costumi furono + santissime e mirabili, nè mai in Firenze fu tanta bontà e + religione quanta a tempo suo... la sodomia era spenta e + mortificata assai; le donne in gran parte lasciati gli abiti + disonesti e lascivi; i fanciulli quasi tutti lavati da molte + disonestà e ridutti ad uno vivere santo e costumato... portavano i + capelli corti e perseguitavano con sassi e villanie gli uomini + disonesti e giocatori e le donne di abiti troppo lascivi. + (=Guicciardini=, _Storia, fiorentina_, cap. XVII) +</p> + +<p> +[4] =Piccolomini A.= _Istituzione di tutta la vita, dell'uomo nato + nobile et in città libera_. Venezia, 1552. +</p> + +<p> +[5] =Garzoni T.= _La piazza universale di tutte le professioni del + mondo_. Venezia, 1587, discorso LXXIV, pag. 597. +</p> + +<p> +[6] =Garzoni T.= Op. Cit., discorso LXXV, pag 605. +</p> + +<p> +[7] Giovanni Burchkardt maestro di cerimonie di Alessandro VI narra + come l'ultimo d'ottobre 1501 cenarono nel palazzo apostolico, col + Valentino, cinquanta cortigiane, le quali dopo cena danzarono + ignude e diedero altre prove di valentia in presenza di Alessandro + VI e della Lucrezia Borgia. "In sero fecerunt cenam cum duce + Valentinense in camera sua, in palatio apostolico, quinquaginta + meretrices honeste cortegiane nuncupate, que post cenam + coreaverunt cum servitoribus et aliis ibidem existentibus, primo + in vestibus suis, denique nude. Post cenam posita fuerunt + candelabra communia mense in candelis ardentibus per terram, et + projecte ante candelabra per terram castanee quas meretrices ipse + super manibus et pedibus; unde, candelabra pertranseuntes, + colligebant, Papa, duce et D. Lucretia sorore sua presentibus et + aspicientibus. Tandem exposita dona ultima, diploides de serico, + paria caligarum; bireta, et alia pro illis qui pluries dictas + meretrices carnaliter agnoscerent; que fuerunt ibidem in aula + publice carnaliter tractate arbitrio praesentium, dona distributa + victoribus". _Diarium sive rerum urbanorum commentarii_, Parisiis, + 1883-1885, tom. II, pag. 443, tom. III, pag. 167). +</p> + +<p> +[8] =Armellini M_.= Un censimento della città di Roma sotto il + pontificato di Leone X tratto da un codice inedito dell'Archivio + Vaticano_. Roma. Befani, 1887. +</p> + +<p> +[9] Cfr. =Bandello=, _Novelle_, parte III, nov. XLII; =Valery=, + _Curiosités et anecdotes italiennes_, Paris, 1842; =Giovio P.=, + _De piscibus romanis_, cap V; =Forcella V.=, _Iscrizioni delle + chiese di Roma_, Roma, 1878. Per l'epitafio che dicesi posto sulla + sua tomba crediamo siasi roppo facilmente accettata la tradizione + che fosse in S. Gregorio; oltre la stranezza della lapide che + certo non faceva bella figura in una chiesa, è oramai accertato + che se pure l'epitafio fu composto non fu mai elevato sulla tomba + dell'Imperia. +</p> + +<p> + Di lei scrive il Bandello (op. cit, nov. XLIII): "Tra gli altri + che quella (Imperia) sommamente amarono fu il signor Angelo del + Bufalo, uomo della persona valente, umano, gentile e ricchissimo. + Egli molti anni in suo poter la tenne, e fu da lei + ferventissimamente amato, come la fine di lei dimostrò. E perciò + che egli è molto liberale e cortese, tenne quella in una casa + onoratissimamente apparata con molti servidori, uomini e donne, + che al servizio di quella continovamente attendevano. Era la casa + apparata e in modo del tutto provvista, che qualunque straniero in + quella entrava, veduto l'apparato ed ordine de' servidori, credeva + che ivi una principessa abitasse. Era tra l'altre cose una sala e + una camera sì pomposamente adornate, che altro non v'era che + velluti e broccati, e per terra finissimi tappeti. Nel camerino, + ov'ella si riduceva, quand'era da qualche gran personaggio + visitata, erano i paramenti che le mura coprivano, tutti di drappi + d'oro, riccio sovra riccio, con molti belli e vaghi colori. Eravi + poi una cornice tutta messa a oro ed azzurro oltremarino, + maestrevolmente fatto, sovra la quale erano bellissimi vasi di + varie e preziose materie formati, con pietre alabastrine, di + porfido, di serpentino e mille altre specie. Vedevansi poi attorno + molti cofani e forzieri riccamente intagliati, e tali che tutti + erano di grandissimo prezzo. Si vedeva poi nel mezzo un tavolino, + il più bello del mondo, coverto di velluto verde. Quivi sempre era + o liuto o cetra con libri di musica, ed altri istromenti musici. + V'erano poi parecchi libretti volgari e latini riccamente + adornati. Ella non mezzanamente si dilettava delle rime volgari, + essendole stato in ciò esortatore, e come maestro il nostro + piacevolissimo messer Domenico Campana detto _Strascino_; e già + tanto di profitto fatto ci aveva che ella non insoavemente + componeva qualche sonetto o madrigale". Ed a proposito del celebre + camerino seguita narrando come essendo andato a farle visita + l'ambasciatore di Spagna, e avendo bisogno di sputare, trovò che + il luogo meno improprio a ciò fare era il viso del servitore che + gli stava alle spalle. +</p> + +<p> +[10] =Cugnoni G.= _Agostino Chigi il Magnifico_, Livorno, Vigo, 1879. +</p> + +<p> +[11] =Aretino P.= _Ragionamento fra il Zoppino fatto frate e Ludovico + puttaniere_, Cosmopoli, 1660, pag. 442. +</p> + +<p> +[12] E poeti e letterati non isdegnavano la compagnia della cortigiana + (=Burchkardt=. _Diarium_ etc., ediz. cit. tom. III, pag. 209); + Marco Bracci in una lettera ad Ugolino Grifoni segretario di + Cosimo I scrive nel novembre 1557 che giunto in Perugia il + cardinale Caraffa nipote di Paolo IV e il cardinal Vitelli "dopo + cena pubblicamente fece andare in palazo tutte le putane che a + quelli tempi se trovavano in Perugia quale furono in tutte + quattordici; e presene per sè una e una per el cardinale Vitello + el resto acomodoli a la sua famiglia. (=Fabretti=, _La + prostituzione in Perugia nei secoli XIV e XV_, Torino, 1885, pag. + 46). +</p> + +<p> +[13] =Graf A.= op. cit., pag. 350. +</p> + +<p> +[14] _Theatro delle donne letterate_, pag. 296. +</p> + +<p> +[15] _Istoria della volgar poesia_, vol. IV, pag. 67. +</p> + +<p> +[16] _Storia e ragione d'ogni poesia_, vol. II, pag. 235. +</p> + +<p> +[17] _Gli scrittori d'Italia_, vol. I, par. I. +</p> + +<p> +[18] _Gli scrittori del regno di Napoli_, tomo III, parte I. +</p> + +<p> +[19] Il Vigo pubblicava nel 1885 per nozze Grassi-Rinaldi il sonetto + della Tullia all'Ochino (nella nostra edizione a pag. 39), e nella + breve prefazione la dice napoletana. +</p> + +<p> +[20] Presso il =Mazzuchelli=, loc. cit. +</p> + +<p> +[21] _Dell'infinità d'amore_di =Tullia Aragona= edito dal + =Canestrini=, Milano, 1867. +</p> + +<p> +[22] _Bibliografia romana_, Roma, Botta, 1880, vol. I, pag. 13. +</p> + +<p> +[23] Vedi a pag. 189, versi 27 e seg. +</p> + +<p> +[24] La _Jole_ dell'egloga del Muzio è la Giulia ferrarese, anch'essa + etèra famosa e della quale il =Domenichi= (_Facezie, motti e + burle_, Venezia, 1558, pag. 28) ricorda un motto arguto e mordace. + Papa Leone X aveva fatto aprire una nuova strada in Roma + lastricata dai tributi che le puttane pagavano, nella quale + scontrando la Giulia ferrarese una gentildonna l'urtò un poco. + Allora la gentildonna adirata cominciò a dirle villania. Rispose + la Giulia: "Madonna, perdonatemi, ch'io so bene che voi avete più + ragione in questa via che non ho io". Nel citato censimento di + Roma (pag. 42) ella apparisce come abitante nel rione Campo + Marzio, in una casa sotto la parrocchia di S. Trifone di proprietà + dell'Ordine Agostiniano. +</p> + +<p> +[25] Lo Zilioli che fu il più diffuso biografo dell'Aragonese le + assegna per padre Pietro Tagliavia, di Aragona, arcivescovo di + Palermo e cardinale di Santa Chiesa; e tale versione venne accolta + dal Mazzuchelli, dal Tiraboschi, dal Cinguenè e dal Camerini. Ora + nè quando il Muzio scrisse l'egloga alla Tullia nè quando + l'Aretino nel dialogo tra il Zoppino e Ludovico, dialogo scritto + certo prima del 1539, dice _cardinale_ l'amante della Giulia + ferrarese, il Tagliavia era stato assunto alla porpora. Lo fu solo + sotto Giulio III l'anno 1553; in tal guisa viene esonerato di sua + paternità poco lodevole. Escluso costui, l'unico cardinale che + cronologicamente può dirsi padre della Tullia è Luigi d'Aragona, + ascritto al sacro Collegio da Alessandro VI nel 1493, promulgato + solo nel 1497. Nato in Napoli nel 1474 morì in Roma l'anno 1519 e + fu tumulato nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, ove vedesi + tuttora il suo sepolcro con iscrizione fattagli fare dal cardinale + Franciotto Orsini suo esecutore testamentario. +</p> + +<p> +[26] =Biagi G.= _Un'etèra romana, Tullia d'Aragona_. (_Nuova + Antologia_. Serie III, vol. IV, 16 agosto 1886) +</p> + +<p> +[27] Dice il Muzio: +</p> + +<p> + Visse in tenera etate presso a l'onde + del più bel fiume che Toscana onori. +</p> + +<p> + (_Sonetto I_, v. 12-13, pag. 69). +</p> + +<p> +[28] =Aretino P.= _Ragionamenti_. loc. cit. +</p> + +<p> +[29] =Zilioli=, in =Mazzucchelli=, loc. cit. Molto diverso è però il + ritratto che ne fa il Giraldi, e dall'odio che palesa parlando + della Tullia fa se non credere, almeno dubitare che invano abbia + picchiato alla porta della bella cortigiana. "Non è alcuno di voi, + per quanto io stimo, _egli dice_, il quale non habbia conosciuto + Nana, così detta non perchè ella sia piccola della persona, ma per + mostrare la sua sconvenevole et non proportionata grandezza, con + voce di contrario sentimento. Questa di casa Aragona si fa + chiamare quantunque io intenda che di madre vilissima e di quella + medesima vita che ella è in alcune paludi sie nata senza che la + madre le habbia mai saputo dire chi suo padre si fosse. Venuta + adunque nella nostra città, ove hora le pari a lei, per lo mal + costume del nostro secolo, sono in più abondanza che non si + converrebbe, si diè a fare guadagno di sè disonestamente, + allettando i giovani con quegli adombrati colori di virtù, di che + innanzi dicemmo. Et non pure traheva costei a sè i giovani con + simili arti, i quali per lo più sono di poca levatura, ma così + toglieva ella il senno ad alcuni huomini maturi e scientiati, che + col promettere loro di lasciarli godere di lei, qualunque volta + danzassero mentre ella toccava il leuto, facevano scalzi la + resina, o la pavana, o quale altra sorta di ballo più l'era grato + et poscia beffandoli li lasciava del promesso scherniti. + (_Ecatommiti_, nov. VII). +</p> + +<p> +[30] _Passione d'amore di mastro Pasquino per la partita della signora + Tullia e martello di amore delle povere cortigiane di Roma con le + allegrezze delle bolognesi._(=Tiraboschi=, Stor. letter. ital. + vol. VII, pag. 1172). Di pasquinate alla Tullia o nelle quali ella + sia mentovata non ci consta che il _Trionfo della lussuria di + mastro Pasquino_stampato nel 1537, ove però è ricordata la Tullia + solo come molto _favorita_. Il Biagi ricorda ancora lo sconcio + sonetto: "_Mentre alla Tullia la madre ragiona_" firmato F. C. che + conservasi in due codici Magliabecchiani. +</p> + +<p> +[31] =Biagi G.= op. cit. +</p> + +<p> +[32] "Considerando gli infrascritti cavalieri la virtù solamente esser + quella che concede immortalità ad ogni animo generoso, liberandolo + con la eterna fama da ogni oblivion che ne la labile e caduca + memoria de li uomini aver loco possa, e che quella da ciascuno + meritamente deve esser amata, reverita ed a quel sommo grado che + per le umane forze sia possibile esaltata e tanto più quanto ella + in persona si ritruovi di ogni altra grazia, e dono di fortuna e + natura dotata; per tanto come veri fautori ed amatori di quella e + per la verità della quale ogni nobil core deve sempre prender la + protezione, e, quando in parte alcuna celarsi e occulta restarsi + la veda, produrla in luce e qual chiaro sole farla a tutti + risplendere ed apparire: non da alcuna altra passione o fine mossi + ed indotti, si offeriscono non pregiudicando alle onorate leggi de + la militar disciplina, a tutto il mondo, per un giorno + valorosamente sostenere che la loro signora e padrona la Ill.ma + S.ra Tullia de Aragonia per le infinite virtù quali in lei + risplendono è quella che più merita che tutte le altre donne de la + preterita, presente e futura etate; ed acciò che qualunque, de la + sua immortal gloria invidioso, diversamente o parlasse o sentisse, + possa presto certificarsi e risolversi; declarono detto + sostenimento, doversi intendere totalmente secondo l'ordine de + torniamenti de li antiqui e gloriosi cavalieri; e così gli + inestimabili meriti de la prefata signora, se pure non fussino a + sufficenza noti e chiari, secondo il dovere si manifesteranno a lo + ardire e valor de li suoi servitori, similmente per tale occasione + più celebri e palesi saranno, onde ciascuno poi non dubitano che + confessare sarà costretto, sì come a loro non ritrovarsi cavalier + di virtù superiori, così a la prefata signora pari o simile non + esser mai stata o potere essere nei secoli futuri". I sostenitori + del valore della Tullia erano Paolo Emilio Orsini, Accursio + Mattei, Brunoro Neccia, Alberto Rippe, Marco da Urbino, e Bernardo + Rinuccini. +</p> + +<p> +[33] Il Muzio nell'egloga VI del IV libro intitolata _Argia_, dice che + la Penelope ebbe per patria +</p> + +<p> + l'orribil Adria e que' secreti stagni<br /> + che le palustri lor superbe canne<br /> + cercan di pareggiar ai nostri allori.<br /> + Là per quelle contrade umide e salse<br /> + a la dolce e vezzosa fanciulletta<br /> + i lascivi delfin festosi giri<br /> + tessean saltando intorno; a la sua culla<br /> + le Nereidi portavano e i Tritoni<br /> + conche da i marin liti e fresche perle.<br /> +</p> + +<p> + E più sotto lo stesso Muzio ci fa sapere come da Venezia muovesse + con la madre e la Tullia per Ferrara.<br /> +</p> + +<p> + Indi pargoleggiar su per le rive<br /> + fu vista un tempo del gran re de' fiumi;<br /> + poi come la guidava il suo destino<br /> + varcati d'Apennino i duri gioghi<br /> + tenne lunga stagione adorni e lieti<br /> + i poggi d'Arbia e le campagne d'Arno.<br /> +</p> + +<p> + La sorella della Tullia morì di 13 anni ed 11 mesi nel febbraio + del 1549 e fu sepolta nella chiesa di S. Agostino, innanzi + all'altar maggiore. L'iscrizione sepolcrale è riportata dal + =Galletti= e dal =Forcella=; in essa è chiamata Penelope + =Aragona=, quasi la Giulia ferrarese per essere un tempo stata + l'amante di un cardinale di casa Aragona avesse il diritto di + chiamare Aragonesi anche i figliuoli nati parecchi lustri dopo che + il buon cardinale aveva reso l'anima a Dio. +</p> + +<p> +[34] Riportiamo per brevità solamente il brano della lettera alla + Isabella d'Este che più particolarmente riguarda la Tullia. "V. + Ecc. intenderà come gli è sorta in questa terra una gentil + cortegiana di Roma, nominata la S.ra Tullia la quale è venuta per + istare qui qualche mese per quanto s'intende. Questa è molto + gentile, discreta, accorta et di ottimi et divini costumi dotata; + sa cantare al libro ogni motetto et canzone, per rasone di canto + figurato; ne li discorsi del suo parlare è unica, et tanto + accomodatamente si porta che non c'è homo nè donna in questa terra + che la paregi, anchora che la Ill.ma S.ra Marchesa di Pescara sia + ecc.ma, la quale è qui, come sa V. Ecc. Mostra costei sapere de + ogni cosa, et parla pur sieco di che materia te aggrada. Sempre ha + piena la casa di virtuosi et sempre si puol visitarla, et è riccha + de denari, zoie, colanne, anella et altre cose notabile, et in + fine è ben accomodata in ogni cosa . . . . . (_Un'avventura di + Tullia d'Aragona_, nella _Rivista storica mantovana_, vol. I, + fasc. 1-2, 1885) +</p> + +<p> +[35] Anno Domini M.D.XLIII indictione secunda die vero martis VIII + mensis Ianuarii Silvester olim . . . . . de Guicciardis + ferrariensis contraxit matrimonium cum D. Tullia Palmeria de + Aragonia per verba de presenti et anuli dationem et receptionem + respective in forma iuris et sacrorum canonum et omni meliori + modo, etc. Rogantes, etc. Actum Senis.--Ego Sigismundus Mannius + Ugolinius notarius rogatus. (_R. Archivio di Stato in Siena, + Scritture concistoriali_, ad annum). +</p> + +<p> +[36] 1544 Die dicto (5 februarii) de sero. +</p> + +<p> + Hieronymus de Ballatis _Prior_<br /> + D. Achilles Orlandinus<br /> + Conterius de Sansedoniis<br /> + Franciscus Arengherius<br /> +</p> + +<p> + . . . . . et deliberaverunt declarare et declaraverunt D. Tulliam + de Aragona Sen. habitantem, non esse comprehensam in statuto + meretricium, dantes licentiam omnibus et quibuscumque personis + locandi domos dicte domine Tullie, et absque aliqua pena, et + mandaverunt fieri decretum dicte declarationis et licentie in + forma. Et fuit factum infrascripti tenoris: +</p> + +<p> + Spectatissimi Domini Executores Generalis Gabelle Magnifici + Comunis Sen., convocati et congregati solemniter, etc., audito + pluries Domino Aurelio Manno Ugolino procuratore et eo nomine + Nobilis domine Tullie filie quondam Constantii de Palmeriis de + Aragona et uxoris domini Silvestri de Guicciardis ferrariensis, + producente eius mandatum manu Ser Sigismundi Manni notarii, etc., + exponente qualiter praefata Domina Tullia ob novam compilationem + Statutorum Reipublicae Sen., a nonnullis videlicet indebite et + iniuste reputatur et diffamatur, eidem non licuisse nec licere + deferre nec portare vestes et alia ornamenta muliebra que licite + sunt et conveniunt personis honestis et nobilibus, et commorari et + habitare in locis civitatis in quibus licitum est habitare omnibus + personis honestis et nobilibus; et quia rei veritas est, quod + praefata D. Tullia ducet vitam honestissimam et propterea ea que + supradicta sunt sibi non debent quoque modo esse prohibita, + producente ad iustificationem predictum processum in Curia Domini + Capitanei Iustitie Civitatis Sen., manu ser Lactantii Lucarini + notarii publici Sen., nec non decretum magnificorum D. Secretorum + Officialium Balie manu Ser Alexandri Boninsegni Notarii publici + Sen., et petente in, de ut super predictis de opportuno iuris + remedio providero et pro iustitia consulente indemnitati prefate + Domine Tullie, servatis servandis, omni meliori modo; +</p> + +<p> + Habita plena notitia et clara informatione de omnibus supra + narratis de vita, moribus et honestate et qualitate dicte Domine + Tullie, visu processu predicto et summa inde lata, testibus in eo + examinatis decreto predicto, et omnibus denique visis, auditis et + consideratis que videnda et consideranda erant, vigore + auctoritatis eisdem concesse a Statutis Reipublicae Sen., servatis + servandis et omni meliori modo, etc., Solemniter deliberaverunt + prefatam D. Tulliam minime comprehendi in Statuto de meretricibus + et questus sui corporis facentibus desponente, sibique licuisse et + licere commorare et habitare in quibuscumque locis civitatis ad + suum libitum, et vestes ac habitum deferre prout et sicut et in + omnibus et per omnia licuit et licet personis et mulieribus + honestis et nobilibus, et ita sibi licentiam et facultatem + concesserunt, mandantes de predictis sibi publicum fieri decretum, + et illud inviolabiliter osservari a quibuscumque personis tam + publicis quam privatis sub pena comminationis arbitri quibuscumque + in contrarium non obstantibus, et omni meliori modo, rebus tamen + stantibus pro ut stant et non aliter nec alio modo. (_Archivio di + Stato in Siena, Buste degli esecutori di Gabella, 1544 gennaio I, + 1545 giugno 30, c. 12-13_). +</p> + +<p> +[37] Die 23 augusti (1544). +</p> + +<p> + Operta la cassa fu retrovata una politia et acusa del tenore + susseguente, cioè: +</p> + +<p> + _La Signora Tullia de Aragona per la pascha di Spirito Santo + portò la sbernia contro li Statuti. +</p> + +<p> + Ottaviano Tondi, Horatio Pecci, Il Signor Gaspare servitore del + Signor D. Giovanni._ +</p> + +<p> + Vide in filo processum agitatum super vita causa ex quo apparet + de sententia per quam fuit declaratum sibi licere portare + sberniam istantibus omnibus, etc., (_R. Archivio di Stato in + Siena, Decreti, polizze, ecc. del Capitano di Giustizia del 1544, + luglio-dicembre, c. 53_). +</p> + +<p> + I documenti da noi riportati a pag. XXXI-XXXVI furono rinvenuti + nell'Archivio di Stato di Siena dal compianto Luciano Banchi. +</p> + +<p> +[38] =Pecci G. A.= _Continuazione delle memorie storico-critiche della + città di Siena fino all'anno M.D.LII._Siena, Bindi, 1758, vol. + III, pag. 143. +</p> + +<p> +[39] Sonetto XXXVI. +</p> + +<p> +[40] =Biagi G.= op. cit.--=Bongi S.= _Il velo giallo di Tullia + d'Aragona_. Estratto dalla _Rivista critica della letteratura + italiana_, anno III, n. 3, marzo 1886. +</p> + +<p> +[41] "Le meretrici non possino portare vesti di drappo e seta d'alcuna + ragione, ma sibbene quante gioie e quanto oro e argento esse + vorranno, et sia tenuta portare un velo, o vero sciugatoio o + fazzoletto o altra peza in capo che habbi una lista larga un dito + d'oro o di seta o d'altra materia gialla e in luogo che ella possa + essere veduta da ciascuno; et tal segno debbia portare a fine che + elle sien conosciute dalle donne da bene e di honesta vita, sotto + pena se la ne mancheranno di scudi dieci in oro di oro di sole per + ciascheduna volta che le trasgrediranno e sian sottoposte al + Magistrato delli spettabili Otto di Balìa, alli spettabili + Conservatori di Legge, et alli Offitiali dell'Honestà intra li + quali magistrati habbi luogo la preventione da distribuirsi come + l'altre pene che di sotto si dichiareranno. (=Contini=. + _Legislazione toscana_, vol. I, pag. 332). +</p> + +<p> +[42] Edita dal =Bongi=, op. cit., ed ancora dal =Biagi=. +</p> + +<p> +[43] Archivio di Stato in Firenze. Luogotenenti e Consiglieri di S. E. + il Duca di Firenze. Deliberazioni, _ad annum_. +</p> + +<p> +[44] "La S.ra Tulja d'Araona a fronte alle dette dee dar per sua tassa + imposta come di sopra S. 40--4". Archivio di Stato in Roma, + _Fabbriche camerali_. +</p> + +<p> +[45] Il testamento fu rinvenuto nell'Archivio di Stato di Roma + dall'archivista Cav. Costantino Corvisieri.--"Del 1556 a dì 2 de + marzo. Al nome di Dio, &. Io Tullia de aragona sana per gratia di + Dio de mente et intelletto benchè inferma del corpo volendo + disporre dei miei beni acciò che doppo morte mia non ne nasca ad + alcuno lite o scandalo, ordino et faccio il mio ultimo testamento + et mia ultima volontà in questo modo che seguita, cioè: In prima + racomando l'anima mia all'altissimo Dio et alla sua gloriosa Madre + Vergine Maria et a tutta la corte del cielo. Lasso alla Lucretia + mia creata moglie di Matteo hoste questo fornimento di camera cioè + queste spalliere verde et questo letto ove io ora giaccio con suoi + matarazzi, lenzuoli para uno et una coperta, fuorchè lo sparviere, + et più una vesta di rascia negra usata aperta denanzi; +</p> + +<p> + Item un roverso rosso nuovo, cioè una sottana de roverso, una saia + biancha listata de pagonazo et una lionata, una montatura a la + romana, cioè panno listato et lenzolo, dieci scudi d'oro et sia + pagata del vino che io ho havuto da lei; +</p> + +<p> + Item lasso alla putta Christofora mia serva sia vestita di panno + ordinario negro et datole dieci scudi d'oro; item lasso alle + povere orfanelle cinque scudi d'oro; item lasso alle monache + convertite quella parte chelli viene in rigore della bolla; item + lasso alla compagnia del crocifisso un paramento di taffetà negro + leggiero semplice. +</p> + +<p> + Item lasso a Santo Agostino un mezo scudo di cera ogni anno per + ardere il dì de' morti a la mia sepoltura la quale se non serrà + arsa alla mia sepoltura da i frati non sia obligato l'herede a + darla più. Item lasso che ogni anno si dia mezo scudo per far dir + la messa di San Gregorio per l'anima mia. Item lasso a mastro + Panuntio medico una veste di rascia negra da medico che gli sia + fatta nuova. +</p> + +<p> + Item in tutti gli altri miei beni et in tutte le mie ragioni et + attioni tanto presenti come d'avenire dovunque siano o saranno io + instituisco e faccio e con la mia propria bocca nomino Celio che è + in protettione de Messer Pietro Cioccha scalco del cardinale + Cornaro, istituisco dicio et faccio detto Celio herede universale + al quale lascio tutti i miei beni ragioni et attioni per ragione + et causa de universale institutione con patto et conditione che + detti miei beni siano venduti et fattone dinari siano posti in + luogo chelli fructino nè possi disporre Celio nè altri della + principal somma di detti dinari sinchè detto herede non sia + all'età di anni venticinque, ma dell'entrata senne nutrisca et + serva per impa[ra] re littere et altre virtù. Et se detto herede + (che Dio non voglia) mancasse inanzi all'età di venticinque lascio + et substituisco herede in vita sua Messer Pietro Chiocca suo + protettore con condittione che ogni anno dia dieci scudi a una + povera orfana da maritarsi, il restante senne serva messer Pietro + per i suoi alimenti et dopo la morte di messer Pietro Chiocca si + stribuisca ogni cosa ad opere pie et queste debbiano essere le mie + ultime volontà, et mio ultimo testamento li quali voglio che + vaglino in virtù et forza di testamento et ultime volontà et se in + tal modo per alcun rispetto non potesse valere, voglio che vaglia + in virtù et forza di codicillo et di donatione infra vivi o per + causa di morte et in quel meglior modo che di ragione può e potrà + valere e sostenersi. Et per essere io impedita ho fatto scrivere + questo da persona a me fedele et io l'ho sottoscritto di mia + propria mano in fede della verità questo dì 2° di marzo 1556. +</p> + +<p> + Item lasso di essere sepelita in Santo Agostino e nella sepoltura + di mia madre et mia et alle mie esequie non voglio altro che i + frati di Santo Agostino et la compagnia del Crocifisso della quale + io sonno, et sia sepulta a ventiquattro hore senza cerimonie, + semplicemente. +</p> + +<p> + Et lasso et instituisco con ogni miglior modo et forma che fare et + instituire se puote esecutori di questo mio testamento il + Reverendo vescovo di Tolone e Messer Mario Fregapane, i quali + supplico per l'amor de Dio et per la fede che ho in loro signorie + che vogliano doppo la mia morte fare eseguire a puntino queste mie + ultime volontà per magior dechiaratione della quale io come di + sopra ho detto mi sottoscrivo di mia propia mano. +</p> + +<p> + Io Tullia Aragona affermo quanto sopra et instituisco herede + universale Celio come di sopra ho detto. _A tergo autem_, ecc + L'entroacluso è il testamento di me Tullia Aragona il quale ho + sottoscritto de mia propria mano et ligatolo con el filo et + sigillatolo sopra esso filo il quale consegno a M. Virgilio + Grandinelli notario pubblico presenti li testimonii sottoscritti + da me rogati et non voglio sia aperto se non doppo la morte mia, + et in fede di ciò mi sottoscrivo di mia propria mano. Io Tullia + Aragona manu propria. _Quorum testium etc. (Archivio di Stato in + Roma, Not. A. C. vol. 6298, num. 69)_. +</p> + +<p> +</p> + +<p> +[46] Il malevolo Giraldi scriveva di lei che aveva il viso non bello + nè piacevole "il quale oltre la bocca larga et le labbra sottili + era disordinato da un naso lungo, gibbuto et nella estrema parte + grosso et atto a porre sommo difetto in ogni bella faccia s'egli + tra le guancie vi fosse posto. (_Ecatommiti_, loc. cit.) +</p> + +<p> +[47] In una lettera datata di Venezia li 6 giugno 1537 e scritta allo + Speroni esaltandogli il suo _Dialogo_egli diceva: La Tullia ha + guadagnato un tesoro che per sempre spenderlo mai non iscemerà, e + l'impudicitia sua per sì fatto onore può meritamente essere + invidiata dalle più pudiche e dalle più fortunate. +</p> + +<p> +[48] Nella commedia del Razzi intitolata la _Balia_(Firenze 1560) in + fine della scena VII dell'atto III leggesi: +</p> + +<p> + LIVIO (_padrone_). Io non conobbi mai giovane di più alto animo + di lei e di più elevato spirito +</p> + +<p> + BROZZI (_famiglio_). O degli uomini inferma e instabil mente! Pur + ora la chiamaste puttana e femmina di mondo, ed ora per contrario + dite tanto ben di lei? +</p> + +<p> + LIVIO. Sarebbe forse la prima nobile e d'animo grande che è stata + puttana? Che è stata la Tullia d'Aragona, Isabella di Luna e + altre? +</p> + +<p> + Anche il Lasca che pure si atteggia, benchè un po' tardi, ad + amante della Tullia, nel XXII madrigale lagnandosi che la sua + donna, anch'essa cortigiana +</p> + +<p> + lodata ancor non sia<br /> + con dolce stile e soave armonia,<br /> +</p> + +<p> + dice che +</p> + +<p> + celebrar si sente ognora<br /> + con gloria alta e divina<br /> + e Tullia e Totta e Fioretta e Nannina<br /> + che, bench'elle sieno oggi al mondo rare,<br /> + non si ponno agguagliare<br /> + alla Cecca gentil che m'innamora.<br /> +</p> + +<p> +[49] Noli discedere a muliere sensata et bona, quam sortitus es in + timore Domini: gratia enim verecundiae illius super aurum. + (_Eccl_. VII, 21). +</p> + +<p> +[50] =Cereseto G. B.= _Storia della poesia in Italia_. Milano, + Silvestri, 1857, vol. I. +</p> + +<p> +[51] =Aretino P.= _Ragionamenti_. Cosmopoli, 1660, parte I, giornata + III.--=Graf A.= op. cit. pag 19 e seg. +</p> + +<p> +[52] Il Domenichini nelle sue _Facetie, etc._pag. 32, ricorda una + disputa che alcuni cortigiani ebbero in casa dell'Aragona sui + pregi del Petrarca. +</p> + +<p> +[53] Vedi nota a pag. 29. +</p> + +<p> +[54] Per i riscontri usiamo delle _Rime di _=F. Petrarca=_con + l'interpretazione di _=G. Leopardi =_e con note inedite di _=F. + Ambrosoli=. Firenze, Barbèra, 1879. +</p> + +<p> +[55] Questo dialogo fu edito in Venezia dal Giolito nel 1547 in-8 e + ristampato a Milano nel 1864 dal Daelli nella sua _Biblioteca + rara_con prefazione di Eugenio Camerini (Carlo Téoli). +</p> + +<p> +[56] _Il Meschino e il Guerino_. Poema. In Venezia, per Gio. Battista + Melchior Sessa, 1560, in-4. +</p> + +<p> +[57] =Crescimbeni=, op. cit., vol. I, c. 341. +</p> + +<p> +[58] =Gordon di Percel.= _Biblioth. des Romans_, tom. II, pag. + 193.--=Crescimbeni=, op. cit., vol. I, carte 331.--=Fontanini G.= + _Dell'eloquenza italiana_, lib. I, cap. XXVI.--=Zambrini F.= _Le + opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV ecc._Bologna, + Zanichelli, 1878.--=Melzi=. _Bibliografia dei romanzi di + cavalleria in versi e in prosa italiani_.__Milano, Daelli, 1865. +</p> + +<p> +[59] Produciamo a saggio del nostro asserto due sole ottave: +</p> + +<p> + Ma de l'ostier l'innamorata figlia<br /> + non potendo frenar l'accesa voglia,<br /> + ch'ognun dorma per casa il tempo piglia<br /> + e poi d'ogni timor lieta si spoglia:<br /> + disiando il camin di molte miglia,<br /> + non pensa che 'l Meschin se ne distoglia:<br /> + ponglisi a canto ignuda, e gli si accosta<br /> + nè fu pari a la voglia la risposta.<br /> +</p> + +<p> + Sveglia messer Brandisio, e fagli offerta<br /> + de la da lui già ricusata preda,<br /> + de la qual poi che 'l francioso s'accerta<br /> + non sa s'ancor ben chiaramente creda<br /> + s'ei non esce a battaglia più aperta<br /> + dicendo: E basta che mi si conceda,<br /> + ridendo seco, e franco s'appresenta<br /> + di sorta tal che la mandò contenta.<br /> +</p> + +<p> +[60] Mentre il Meschino è condotto alla corte di Pacifero le guide + ammirandone il femmineo volto gli chieggono se egli sia uomo o + donna: inteso essere uomo gli manifestano l'uso del paese, che + ricordava quello di Sodoma. Il Meschino si sdegna, e vorrebbe non + entrare in tal corte, ma il re gli fa promettere che sarebbe + rispettato, e l'accolse benignamente con ogni onore. +</p> + +<p> + E poi la sera volse ch'egli andasse<br /> + a cena seco e fu sopra un tappeto<br /> + disteso in terra, e tal fu la sua asse;<br /> + ma quel lussurioso ed indiscreto<br /> + senza aspettar che più 'l Meschin cenasse,<br /> + per mano il piglia e con atto inquieto<br /> + lo sfrenato desir gli fa palese<br /> + onde 'l Meschin di collera s'accese.<br /> +</p> + +<p> + Rinchiuso in prigione per non aver voluto soddisfare Pacifero, + vien salvato dalla figliuola del re, che innamoratasi di lui va + continuamente a trovarlo ove spesso +</p> + +<p> + . . . . . abbraccia al Meschin suo la gola<br /> + ma ben che freddamente fosse centa<br /> + da lui nel mezzo con le braccia, fece<br /> + quel che stimar si può, ma dir non lece.<br /> +</p> + +<p> + E dopo due sole altre ottave l'innamorata donzella apparisce + gravida. +</p> + +<p> +[61] Cf. =Rajna P=. _Ricerche intorno ai Reali di Francia_. Bologna, + Romagnoli, 1872.--Il Zambrini e il Melzi citano le edizioni del + _Guerino_ nell'ordine seguente: Venezia 1473, Bologna 1475, Venezia + 1477, ivi 1480, Milano 1480, ivi 1482. L'Aragona ignorava forse + l'autore di esso che il Rajna afferma essere Maestro Andrea de' + Magnabotti da Barberino di Valdelsa maestro di canto. +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +RIME DI TULLIA D'ARAGONA +</p> + +<p> +</p> + +<p> +A DONNA ELEONORA DI TOLEDO +DUCHESSA DI FIRENZE +</p> + +<p> +*** +</p> + +<p> +</p> + +<p> +TULLIA D'ARAGONA +</p> + +<p> +</p> + +<p> +Io so bene nobilissima e virtuosissima Signora Duchessa, che quanto la +bassezza della condizion mia è men degna della altezza di quella di +V. Eccell. tanto la rozzezza de' componimenti miei è minore dello +ingegno e giudicio suo; e per questa cagione, sono stata in dubbio +gran tempo se io dovessi indirizzare a così grande e così onorato nome +quanto è quello di V. Eccell., così picciola e così ignobile fatica, +come è quella de' sonetti composti da me più tosto per fuggir l'ozio +molte volte, o per non parer scortese a quelli che i loro mi aveano +indirizzati, che per credenza di doverne acquistar fama o pregio +alcuno appresso le genti. Ma desiderando io di mostrare in qualche +modo qualche parte della devotissima servitù mia verso V. Eccell. per +gli obblighi che le ho molti e grandissimi sì a lei, e sì a quella +dello invitto e gloriosissimo consorte suo, presi ardimento, e mi +risolsi finalmente di non mancare a me medesima, ricordandomi che i +componimenti di tutti gli scrittori hanno in tutte le lingue, e +massimamente quegli de' poeti, avuto sempre cotal grazia e preminenza, +che niuno quantunque grande, non solo non gli ha rifiutati mai, ma +sempre tenuti carissimi. Perchè io ancorchè, come ho detto, conosca +benissimo così l'altezza dello stato suo, come la bassezza della +condizione mia, presento umilmente con devotissimo cuore queste mie +poche, basse e picciole fatiche, alle moltissime, grandissime e +altissime virtù di lei, pregandola con tutto l'animo non al dono +voglia nè a chi dona, ma a sè medesima riguardare. +</p> + +<p><br /><br /><br /></p> + +<p> + I. -- Al Duca di Firenze +</p> + +<p> + Se gli antichi pastor di rose e fiori<br /> + sparsero i tempii, e vaporar gli altari<br /> + d'incenso a Pan, sol perchè dolci e cari<br /> + avea fatto a le Ninfe i loro amori:<br /> +</p> + +<p> + quai fior degg'io Signor, quai deggio odori,<br /> + sparger al nome vostro, che sian pari<br /> + a i merti vostri, e tante, e così rari,<br /> + ch'ognor spargete in me grazie e favori?<br /> +</p> + +<p> + Nessun per certo tempio, altare, o dono<br /> + trovar si può di così gran valore,<br /> + ch'a vostra alta bontà sia pregio eguale.<br /> +</p> + +<p> + Sia dunque il petto vostro, u' tutte sono<br /> + le virtù, tempio; altare, il saggio core;<br /> + Vittima, l'alma mia, se tanto vale.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 B. pari.; D. cari.]<br /> +</p> + +<p><br /><br /></p> + +<p> + II. -- Allo stesso<br /> + _(Cod. Magliabecchiano, II, I, IV)._<br /> +</p> + +<p> + Se gli antichi pastor di rose e fiori<br /> + sparsero i tempii, e vaporar gl'altari<br /> + di maschi incensi a Vener, poichè cari<br /> + fece e dolci alle Ninfe i loro amori:<br /> +</p> + +<p> + a voi, che sceso dai più nobil cori<br /> + degl'angiol sete, e ch'ai desiri miei cari<br /> + rendete i favor, quai più rari<br /> + fiori offrirò io? quai grati odori?<br /> +</p> + +<p> + Veramente non tempio, altare, o dono<br /> + trovar si può di tal pregio e valore,<br /> + ch'a vostra cortesia sia merto uguale;<br /> +</p> + +<p> + fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sono<br /> + alti pensieri; e 'l saggio vostro core<br /> + fia altar; vittima, l'alma mia immortale,<br /> +</p> + +<p> + [V. 6. Nel mss. leggesi: _miei o cari_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + III. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Signor, pregio e onor di questa etade,<br /> + cui tutte le virtù compagne fersi,<br /> + che con tante bell'opre e sì diversi<br /> + effetti gite al ciel per mille strade:<br /> +</p> + +<p> + quai fien, che possan mai tante, e si rade<br /> + doti vostre cantar prose, nè versi?<br /> + In voi solo (e son parca) può vedersi<br /> + giunta a sommo valor, somma bontade.<br /> +</p> + +<p> + Voi saggio, voi clemente, voi cortese;<br /> + onde nel primo fior de' più verd'anni<br /> + vi fu dato da Dio sì grande impero,<br /> +</p> + +<p> + per ristorar tutti gli andati danni:<br /> + e, con potere eguale al bel pensero,<br /> + por sempiterno fine a tante offese.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 B. sol, - 13 pensiero.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + IV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Signor d'ogni valor più d'altro adorno:<br /> + Duce fra tutti i Duci altero e solo:<br /> + Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo,<br /> + e donde parte, e donde torna il giorno,<br /> +</p> + +<p> + non vede pari il sol girando intorno:<br /> + me, che quanto più so v'onoro, e colo,<br /> + prendete in grado, e scemate il gran duolo<br /> + de l'altrui ingiusto oltraggio, e indegno scorno.<br /> +</p> + +<p> + Nè vi dispiaccia, ch'el mio oscuro e vile<br /> + cantar, cerchi talor d'acquistar fama<br /> + a voi più ch'altro chiaro, e più gentile;<br /> +</p> + +<p> + non guardate Signor, quanto lo stile<br /> + vi toglie (ohimè) ma quel che darvi brama<br /> + il cor, ch'a vostra altezza inchina umile.<br /> +</p> + +<p> + [V. 9 D. scuro.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + V. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Nuovo Numa Toscan, che le chiar'onde<br /> + del tuo bel fiume inalzi a quegli onori<br /> + ch'ebbe già il Tebro; e le stelle migliori<br /> + girano tutte al gran valor seconde;<br /> +</p> + +<p> + le tue virtuti a null'altre seconde,<br /> + alto suggetto a i più famosi cori,<br /> + da l'Arbia, ond'oggi ogni bell'alma è fuori,<br /> + mi trasser d'Arno a le felici sponde.<br /> +</p> + +<p> + E al primo disio, nuovo disire,<br /> + m'accende ognor la tua bontà natìa:<br /> + tal che miglior non spero, o bramo albergo.<br /> +</p> + +<p> + Così potessi un dì farmi sentire<br /> + cortese no, ma grata con la mia<br /> + zampogna, ch'a te sol, bench'indegna, ergo.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. Novo; chiare.]<br /> + [2 innalzi a quegl'onori.]<br /> + [6 ai.]<br /> + [7 Dall'; infiori.]<br /> + [9 novo.]<br /> + [11 talchè.]<br /> + [12 potess'io.]<br /> + [14 che a te.]<br /> + [È inserito anche nei _Componimenti poetici delle più illustri<br /> + rimatrici_ raccolti da LUISA BERGALLI. Parte prima, che contiene le<br /> + rimatrici antiche fino all'anno 1573. In Venezia 1726, appresso<br /> + Antonio Mora, _con licenza de' superiori e privilegio_, pag. 110.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VI. -- Allo stesso<br /> + _(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._<br /> +</p> + +<p> + Almo Pastor, che godi alle chiar'onde<br /> + del più bel fiume che Toscana onori,<br /> + cui s'aggiran le grazie e i santi amori,<br /> + lieti spargendo intorno fiori e fronde:<br /> +</p> + +<p> + le tue virtuti a null'altro seconde,<br /> + alto soggetto a più gentil pastore,<br /> + da i colli ornati già di mille allori,<br /> + mi volser con mie gregge a le tue sponde.<br /> +</p> + +<p> + E al primo mio disir, nuovo disire,<br /> + aggiunto ha dentr'al cor tua cortesia,<br /> + che in le tue piagge eterno sia 'l mio albergo;<br /> +</p> + +<p> + e vorrei bel almen farmi sentire<br /> + grata al tener della zampogna mia,<br /> + ma a dir el ver tant'alto el suon non ergo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Signor, che con pietate alta e consiglio,<br /> + (onde tanto più ch'altro al mondo vali)<br /> + venisti a medicar gli antichi mali,<br /> + del fiorito per te purpureo giglio;<br /> +</p> + +<p> + io che scampata da crudele artiglio,<br /> + provo gli acerbi e ingiuriosi strali<br /> + quanto sian di fortuna aspri e mortali,<br /> + a te rifuggo in sì grave periglio;<br /> +</p> + +<p> + e solo chieggo umil, che come l'alma<br /> + secura vive omai ne la tua corte,<br /> + da la vicina e minacciata morte,<br /> +</p> + +<p> + così la tua mercè di ben n'apporte<br /> + tanto, che l'altra mia povera salma<br /> + libera venga per le ricche porte.<br /> +</p> + +<p> + [V. 12 B. m'apporte.]<br /> + [Questo sonetto leggesi anche nel_: Libro primo delle rime spirituali,<br /> + parte nuovamente raccolte da più autori, parte non più date in<br /> + luce_. In Venetia, al segno della Speranza, M.D.L. in-12, a carte 40.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VIII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Dive che dal bel monte d'Elicona<br /> + discendete sovente a far soggiorno<br /> + fra queste rive, ond'è che d'ogn'intorno<br /> + il gran nome Toscan più altero sona:<br /> +</p> + +<p> + d'eterni fior tessete una corona<br /> + a lui, che di virtù fa 'l mondo adorno,<br /> + sceso col fortunato Capricorno,<br /> + per cui l'antico vizio n'abbandona.<br /> +</p> + +<p> + E per me lodi, e per me grazia a lui<br /> + rendete, o Dive, che lingua mortale,<br /> + verso immortal virtù s'affanna indarno.<br /> +</p> + +<p> + Quest'è valor, quest'è suggetto tale,<br /> + che solo è da voi sole, e non d'altrui:<br /> + così dicea la Tullia in riva d'Arno.<br /> +</p> + +<p> + [V. 4 B. suona.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + IX. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Nè vostro impero ancor che bello e raro,<br /> + nè d'argento e di gemme ampia ricchezza,<br /> + che men da chi più sa si brama e prezza,<br /> + vi fanno al mondo sì famoso e chiaro:<br /> +</p> + +<p> + quanto l'aver, Signor pregiato e caro,<br /> + la ben nata e gentil anima avvezza,<br /> + con severa pietate e dolce asprezza<br /> + perdonar, e punir, ch'oggi è sì raro.<br /> +</p> + +<p> + Queste vi fanno tal, lunge e dappresso,<br /> + ch'al grido sol del vostro nome altero<br /> + l'alma s'inchina, e come può vi onora.<br /> +</p> + +<p> + E se al caldo disìo fia mai concesso<br /> + stile al suggetto ugual, ritrarne spero<br /> + fama immortal, dopo la morte ancora.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. degno e raro.]<br /> + [10 Che al.]<br /> + [11 v'onora.]<br /> + [12 desio.]<br /> + [13 soggetto.]<br /> + [B. egual.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 110.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + X. -- Alla Duchessa di Toscana<br /> +</p> + +<p> + Non così d'acqua colmo in mar discende,<br /> + nè di tante dorate arene vago<br /> + si mostra al suo paese il ricco Tago,<br /> + d'onde 'l nome real di voi si prende,<br /> +</p> + +<p> + come del valor vostro a noi si stende<br /> + di mille opre divine alto ampio lago:<br /> + e quante (benchè in dir nulla m'appago)<br /> + bellezze scorge in voi chi dritto intende.<br /> +</p> + +<p> + Quest'è l'arena d'oro, e queste l'onde<br /> + di beltate e virtù, che 'l bello e santo<br /> + animo e volto vostro, a l'Arno infonde.<br /> +</p> + +<p> + Non più la Spagna omai gioisca tanto,<br /> + che s'ella ha 'l Tago con l'aurate sponde,<br /> + Leonora avrem noi con maggior vanto.<br /> +</p> + +<p> + [V. 14 B. avremo.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XI. -- Alla stessa<br /> +</p> + +<p> + O qual vi debb'io dire o Donna o Diva,<br /> + poi che tanta beltà, tanto valore<br /> + riluce in voi, che 'l vostro almo splendore<br /> + abbaglia qual fu mai fiamma più viva?<br /> +</p> + +<p> + Mi dice un bel pensier che di voi scriva,<br /> + e renda grazie, e qual si deve onore;<br /> + ma dove s'erge l'animoso core,<br /> + non giunge penna, o voce umana arriva.<br /> +</p> + +<p> + So ch'ogni alto favor da voi mi viene,<br /> + come la luce al dì da quella stella,<br /> + che surge in oriente innanzi al Sole.<br /> +</p> + +<p> + Ma poi che pur al fin mal si conviene<br /> + a tanta altezza l'umil mia favella,<br /> + v'appaghi il core in vece di parole.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XII. -- Alla stessa<br /> +</p> + +<p> + Donna reale, a i cui santi disiri<br /> + grazia già fece la bontà superna<br /> + di me, ch'or fatto son chiara lucerna<br /> + sopra i celesti, ardenti, alti zafiri;<br /> +</p> + +<p> + poi che fuor di sospetto e di martiri,<br /> + godo del ben che ne l'alme s'interna,<br /> + deh! non turbate la mia pace eterna<br /> + col pianto vostro, e co' i vostri sospiri.<br /> +</p> + +<p> + Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra;<br /> + dove luogo non ha terreno affetto;<br /> + e co' i piè calco gli stellanti chiostri.<br /> +</p> + +<p> + E se quassù giungesser gli occhi vostri,<br /> + vedendo fatto me novo angeletto,<br /> + qui bramareste, e non vedermi in terra.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 B. a cui i.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XIII. -- Alla stessa<br /> +</p> + +<p> + S'a l'alto Creator de gli elementi<br /> + sete, Donna Real, cotanto cara,<br /> + che de la stirpe vostra altera e rara,<br /> + volle ornare i suoi chiostri eterno ardenti;<br /> +</p> + +<p> + e s'or, per acquetar vostri lamenti,<br /> + vi rende il cambio di quell'alma chiara,<br /> + che di voi nata, tutto 'l ciel rischiara,<br /> + a Dio lode cantando in dolci accenti;<br /> +</p> + +<p> + ragion è ben, che con eterni onori<br /> + vi cantin tutti gli spirti più rari,<br /> + com'onorata in terra e in ciel gradita.<br /> +</p> + +<p> + Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori,<br /> + suonino i tempii, e fumino gli altari,<br /> + che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita.<br /> +</p> + +<p> + [V. 3 B. De la stirpe vostra.]<br /> + [6 Il principino D. Pietro morì il 10 giugno 1 47, e D. Garzia nacque<br /> + il 5 luglio dello stesso anno.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XIV. -- A Maria Salviati de' Medici<br /> +</p> + +<p> + Anima bella che dal padre eterno<br /> + creata prima in ciel nuda e immortale,<br /> + or vestita di vel caduco e frale,<br /> + mostri qua giuso il gran valore interno:<br /> +</p> + +<p> + da gli alti chiostri in questo basso inferno<br /> + u' si n'aggrava il rio peso mortale,<br /> + scendesti a torne noia e a darne l'ale<br /> + al sommo bello, al sommo ben superno;<br /> +</p> + +<p> + chiunque te pur una volta mira,<br /> + sente sgombrar da l'alma ogni vil voglia,<br /> + e arder tutta di celeste amore.<br /> +</p> + +<p> + Dunque ver me col divin raggio spira<br /> + del disiato tuo santo favore,<br /> + ch'io voli al Ciel con la terrena spoglia.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 E. ne.]<br /> + [9 B. sol.]<br /> + [11 Ed; tutto. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 111.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XV. -- Alla stessa<br /> + _(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._<br /> +</p> + +<p> + Anima bella, che dal Padre eterno<br /> + pura fosti creata e immortale,<br /> + e ingombra di velo oscuro e frale,<br /> + pur di fuor mostri il tuo valor interno:<br /> +</p> + +<p> + dal ciel scendesti in questo vivo inferno,<br /> + u' n'aggrava il terren peso mortale,<br /> + per innalzarne dibattendo l'ale<br /> + al sommo bello, e sommo ben superno.<br /> +</p> + +<p> + Tu di casti pensier, d'onesta voglia<br /> + ingombri l'alma a chi tuo esempio mira,<br /> + e le fai vaghe del verace amore.<br /> +</p> + +<p> + Dunque ver me col vivo raggio spira<br /> + del desiato tuo almo favore,<br /> + ch'io m'erga, e inalzi al ciel da questa spoglia.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XVI. -- A. D. Luigi di Toledo<br /> +</p> + +<p> + Spirto gentil, che dal natìo terreno<br /> + la chiarezza del sangue, e dal ciel chiara<br /> + anima avesti, e a cui d'ogni più rara<br /> + virtù colmar le sante Muse il seno;<br /> +</p> + +<p> + poi che 'l cor vostro è d'alto valor pieno,<br /> + e real cortesia da voi s'impara,<br /> + non mi sia, prego, vostra mente avara<br /> + di ciò, ch'altrui donando, non vien meno.<br /> +</p> + +<p> + Voi sete quel, ch'avete ambe le chiavi<br /> + di quegli eccelsi, e gloriosi cori<br /> + che fan più ch'ancor mai felice l'Arno;<br /> +</p> + +<p> + or volgetele a me così soavi,<br /> + ch'entro raccolta, mai non esca fuori;<br /> + e prego umil non sia 'l mio prego indarno.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XVII. -- A D. Pedro di Toledo<br /> +</p> + +<p> + Ben si richiede al vostro almo splendore<br /> + del chiaro sangue, e a la virtù eccellente,<br /> + che si canti Signore eternamente<br /> + ne' giochi di Parnaso il vostro onore;<br /> +</p> + +<p> + ond'è ch'a dir di voi, dentr'al mio core<br /> + s'accende ognor un vivo foco ardente;<br /> + ma come a l'alta impresa non si sente<br /> + l'anima ugual, si spenge il novo ardore.<br /> +</p> + +<p> + Non s'assicura nel profondo seno<br /> + di vostre glorie entrar mia navicella<br /> + sotto la scorta del mio cieco ingegno.<br /> +</p> + +<p> + Solchi 'l gran mar di vostre lodi a pieno<br /> + più felice alma, a cui più chiara stella<br /> + porga favore in più securo legno.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XVIII. -- A Pietro Bembo<br /> +</p> + +<p> + Bembo, io che fino a qui da grave sonno<br /> + oppressa vissi, anzi dormii la vita,<br /> + or da la luce vostra alma infinita,<br /> + o sol d'ogni saper maestro e donno,<br /> +</p> + +<p> + desta apro gli occhi, sì ch'aperti ponno<br /> + scorger la strada di virtù smarrita;<br /> + ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita<br /> + de la parte miglior per voi m'indonno:<br /> +</p> + +<p> + e quanto posso il più mi sforzo anch'io,<br /> + scaldarmi al lume di sì chiaro foco,<br /> + per lasciar del mio nome eterno segno.<br /> +</p> + +<p> + E o non pur da voi si prenda a sdegno<br /> + mio folle ardir, che se 'l sapere è poco,<br /> + non è poco, Signor, l'alto disìo.<br /> +</p> + +<p> + [V. 2 B. dormì; - C. D. dormii.]<br /> + [3 E. dalla.]<br /> + [12 Ed oh! - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 111.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XIX. -- A Ridolfo Baglioni<br /> +</p> + +<p> + Signore in cui valore e cortesia<br /> + giostrano insieme ognor tanto ugualmente,<br /> + che discerner non puote umana mente,<br /> + di qual di lor più la vittoria sia;<br /> +</p> + +<p> + mia fredda Musa a voi già non s'invia<br /> + per celebrar vostra virtute ardente;<br /> + ma perch'in voi nomar conosce e sente,<br /> + sorger nel vostro onor la gloria mia.<br /> +</p> + +<p> + Ben porta nel mio core un caldo affetto<br /> + il vivo lume vostro, ch'è sì chiaro,<br /> + che risplender si vede in ogni parte.<br /> +</p> + +<p> + Ma prenda voi per degno alto suggetto,<br /> + chi al quieto Apollo è tanto caro,<br /> + quanto voi sete al bellicoso Marte.<br /> +</p> + +<p> + [V. 2 B. egualmente;]<br /> + [8 C. scorger.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XX. -- A Francesco Crasso<br /> +</p> + +<p> + La nobil valorosa antica gente,<br /> + che di novo i fratelli ancisi vede,<br /> + e in acerbo esilio a pianger riede,<br /> + Signore, a te, s'inchina umilemente.<br /> +</p> + +<p> + E potendo vendetta arditamente<br /> + gridar da' monti, e piaghe, e mille prede,<br /> + mercè sola e pietate a te richiede,<br /> + di comune voler, pietosamente.<br /> +</p> + +<p> + O sanator de le ferite nostre,<br /> + mira la velenosa e cruda rabbia,<br /> + che 'l sangue giusto, ingiustamente sugge.<br /> +</p> + +<p> + Così tosto avverrà, ch'in te si mostre,<br /> + com'a gran torto, tanti danni or abbia<br /> + la gente, cui pietate e doglia strugge.<br /> +</p> + +<p> + [V. 2 B. D. E. nuovo.]<br /> + [6 B. C. D. E. de' morti. _Componimenti poetici_, ecc.,<br /> + ediz. cit. pag. 112.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXI. -- Al Molza<br /> +</p> + +<p> + Poscia (ohimè) che spento ha l'empia morte<br /> + l'alma gentil, ch'in sua più verde etade,<br /> + a gran passi salìa l'erte contrade<br /> + che menan dritto a la superna corte;<br /> +</p> + +<p> + chi fia che leggi così crude e torte,<br /> + spirti amici d'onor e di bontade,<br /> + non pianga meco ognor, ch'a le più rade<br /> + virtù die' sempre il ciel vite più corte?<br /> +</p> + +<p> + Molza ben pianger dei, poi ch'al camino<br /> + ove ti sprona un disusato ardire,<br /> + perduta hai meco la più fida scorta.<br /> +</p> + +<p> + Io per me dopo sì fero destino<br /> + non voglio altro, non deggio che morire<br /> + se morir deve e puote, chi è già morta.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 B. l'avara; C. D. empia.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXII. -- Al Colonnello Luca Antonio<br /> +</p> + +<p> + Poi che rea sorte ingiustamente preme<br /> + voi, ch'alto albergo sete di valore,<br /> + sento, spirto gentil, un tal dolore,<br /> + che con voi l'alma mia ne giace insieme.<br /> +</p> + +<p> + L'anima mia ne giace, e 'l petto geme,<br /> + di non poter mostrar nel riso il core,<br /> + a voi, cui bramo con perpetuo onore,<br /> + piacer servendo, insino a l'ore estreme<br /> +</p> + +<p> + Il disìo d'ora in ora a voi mi porta:<br /> + quindi rispetto onesto mi ritiene:<br /> + e disvoler conviemmi quel ch'io voglio.<br /> +</p> + +<p> + In sì dubbioso stato mi conforta,<br /> + che ben v'è noto quel che si conviene,<br /> + e questo fa minore il mio cordoglio.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. Poichè.]<br /> + [2 siete.]<br /> + [8 all'ore. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 112.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXIII. -- Ad Ugolino Martelli<br /> +</p> + +<p> + Mentre ch'al suon de i dotti ornati versi,<br /> + fate d'Arno suonar l'ampie contrade,<br /> + cantando insieme a più ch'ad una etade<br /> + con le virtù, ch'a voi sì amiche fersi,<br /> +</p> + +<p> + a me, caro Martel, sono tanto avversi<br /> + i fati, ch'ogni ben dal cor mi cade;<br /> + e per occulte, solitarie strade,<br /> + vo' lagrimando il dì che gli occhi apersi.<br /> +</p> + +<p> + Tal che del pianto mio, del mio languire,<br /> + languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso,<br /> + e le fiere e gli augelli in ogni parte.<br /> +</p> + +<p> + Voi mentre affligge me l'empio martire,<br /> + deh! consolate lo mio spirto lasso,<br /> + con vostre eterne e onorate carte.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXIV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Più volte, Ugolin mio, mossi il pensiero<br /> + per risonar con la zampogna mia,<br /> + vostra rara virtute e cortesia,<br /> + poggiando al ciel col bel suggetto altero.<br /> +</p> + +<p> + Ma, lassa, invan m'affanno (o destin fero)<br /> + che roco è 'l suono, e la mia sorte ria,<br /> + sì dietro a i miei dolor tutta m'invia,<br /> + che levarmi da terra, unqua non spero.<br /> +</p> + +<p> + Cantino altri di voi tanti pastori,<br /> + che pascon le lor gregge a l'Arno intorno,<br /> + a cui le Muse, a cui fortuna è amica;<br /> +</p> + +<p> + io s'unqua al mio felice stato torno,<br /> + non pur non tacerò miei santi ardori,<br /> + ma voi sarete mia maggior fatica.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. movo]<br /> + [10 greggie.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 115.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXV. -- Allo stesso<br /> + _(Cod. Vat. Ottob. 1595)._<br /> +</p> + +<p> + Ho più volte, Signor, fatto pensiero<br /> + di risonar con la zampogna mia,<br /> + di te il valor e l'alta cortesia,<br /> + salendo al ciel presso al suggetto altiero.<br /> +</p> + +<p> + Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero,<br /> + che roco è 'l suono, e mia fortuna rìa,<br /> + sì dietro a miei dolor tutta m'invia,<br /> + che levarmi di terra indarno spero.<br /> +</p> + +<p> + Cantin di te tanti gentil pastori,<br /> + che pascon le lor greggie al Po d'intorno,<br /> + a cui le Muse, a cui fortuna è amica:<br /> +</p> + +<p> + forse il mio Mopso ancor, fatto ritorno,<br /> + farà sentir non pur suoi bassi amori,<br /> + ma tu sarai la sua maggior fatica.<br /> +</p> + +<p> + [Questo sonetto diretto prima al Martelli, appare qui scritto per il<br /> + Muzio come chiaramente rilevasi dal nome di _Mopso_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXVI. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Ben sono in me d'ogni virtute accese<br /> + le voglie tutte, e gli spirti alto intenti;<br /> + ma 'l poter e l'oprar sì freddi e spenti,<br /> + ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese.<br /> +</p> + +<p> + Onde non lodi no, ma gravi offese<br /> + mi son le rime vostre, e però tenti<br /> + vostr'alto stil, fra tante e sì eccellenti,<br /> + mille di lui cantar più degne imprese.<br /> +</p> + +<p> + Ben può celar il ver finta bugia,<br /> + a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte:<br /> + ma non sì ch'ei non vinca, e 'n sella stia,<br /> +</p> + +<p> + dunque per più secura e corta via,<br /> + rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte,<br /> + ch'in altrui molto, in me poco sarìa.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto, del Martelli: _Se lodando di voi quel che palese._]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXVII. -- A Benedetto Varchi<br /> +</p> + +<p> + Varchi, da cui giammai non si scompagna<br /> + il coro de le Muse, e ch'a l'affanno<br /> + com'a la gioia, a l'util com'al danno,<br /> + sempre avete virtù fida compagna;<br /> +</p> + +<p> + qual monte, o valle, o riviera, o campagna,<br /> + non sarìa a voi più che dorato scanno:<br /> + se come fumo innanzi a lei sen vanno<br /> + gli umani affetti, ond'altri più si lagna?<br /> +</p> + +<p> + O perchè errar a me così non lice<br /> + con voi pe' i boschi, com'ho 'l core acceso,<br /> + de l'onorate vostre fide scorte?<br /> +</p> + +<p> + Ch'avendo ogni pensiero al cielo inteso,<br /> + vivendo viverei vita felice,<br /> + e morta sperarei vincer la morte.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXVIII -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Varchi, il cui raro e immortal valore,<br /> + ogni anima gentil subito invoglia,<br /> + deh! perchè non poss'io, com'ho la voglia<br /> + del vostro alto saver colmarmi il core?<br /> +</p> + +<p> + che con tal guida so ch'uscirei fore,<br /> + de la man di fortuna, che mi spoglia<br /> + d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia<br /> + cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore.<br /> +</p> + +<p> + Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte<br /> + contrasta a così onesto e bel desire,<br /> + sol perchè manch'io sotto l'aspre some.<br /> +</p> + +<p> + Ma s'i me pur così convien finire,<br /> + la penna vostra almen, levi il mio nome<br /> + fuor degli artigli d'importuna morte.<br /> +</p> + +<p> + [V. 4 E. saper.]<br /> + [5 fuore.]<br /> + [6 Delle.]<br /> + [11 Sol perch'io manchi.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc. ediz. cit. pag. 113.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXIX. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo,<br /> + quel che sol di virtute è ricco e adorno,<br /> + quel che col suo splendor un lieto giorno<br /> + chiaro ne mostra a l'uno e all'altro polo:<br /> +</p> + +<p> + quel sete Varchi voi, quel voi che solo,<br /> + fate col valor vostro oltraggio e scorno<br /> + a i più lontan, non ch'ai vicin d'intorno;<br /> + ond'io v'ammiro, riverisco e colo.<br /> +</p> + +<p> + E di voi canterei mentre ch'io vivo,<br /> + s'al gran suggetto il mio debile stile,<br /> + giunger potesse di gran spazio almeno.<br /> +</p> + +<p> + O pur non fosse a voi noioso e schivo<br /> + questo mio dire, scemo e troppo umile:<br /> + che per voi renderassi altero e pieno.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXX. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati,<br /> + sieno al bel gregge tuo, dolce pastore<br /> + vero d'Arcadia e di Toscana onore,<br /> + più chiaro fra i più chiari e più pregiati:<br /> +</p> + +<p> + se tanto in tuo favor girino i fati,<br /> + che mai tor non ti possa il dato core<br /> + Filli, nè tu a lei tuo santo amore,<br /> + onde vi gridi ogni uom saggi e beati:<br /> +</p> + +<p> + dinne, caro Damon, s'alma sì vile<br /> + e sì cruda esser può, ch'essendo amata<br /> + renda invece d'amor tormenti e morte.<br /> +</p> + +<p> + Ch'io temo (lassa) se 'l tuo dotto stile<br /> + non mi leva il dubbiar, d'esser pagata<br /> + di tal mercede, sì dura è mia sorte.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 E. casto.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXI. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Dopo importuna pioggia<br /> + s'allegrano i pastor, quando 'l sereno<br /> + ciel si discopre lor di stelle pieno;<br /> +</p> + +<p> + e dopo 'l corso de l'instabil luna,<br /> + ne l'apparir del sole,<br /> + gioisce ogni animal che brama il giorno;<br /> +</p> + +<p> + e l'alto Dio lodar ben spesso suole,<br /> + dopo l'aspra fortuna,<br /> + spaventato nocchier al porto intorno;<br /> +</p> + +<p> + e 'l Varchi è al suo ritorno<br /> + seren, sol, porto: e chi ha d'onor disìo,<br /> + si rallegra, gioisce e loda Iddio.<br /> +</p> + +<p> + [V. 10 B. Varchi al; C. D. Varchi è al.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXII. -- A Girolamo Muzio<br /> +</p> + +<p> + Voi ch'avete fortuna sì nimica,<br /> + com'animo, valor e cortesia,<br /> + qual benigno destino oggi v'invia<br /> + a riveder la vostra fiamma antica?<br /> +</p> + +<p> + Muzio gentile, un'alma così amica<br /> + è soave valore a l'alma mia,<br /> + ben duolmi de la dura e alpestra via<br /> + con tanta non di voi degna fatica.<br /> +</p> + +<p> + Visse gran tempo l'onorato amore<br /> + ch'al Po già per me v'arse. E non cred'io<br /> + che sia sì chiara fiamma in tutto spenta.<br /> +</p> + +<p> + E se nel volto altrui si legge il core,<br /> + spero ch'in riva d'Arno il nome mio<br /> + alto sonar ancor per voi si senta.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. nemica.]<br /> + [13 all'Arno.]<br /> + [14 Alto per voi suonare ancor si senta.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 113.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXIII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Fiamma gentil che da gl'interni lumi<br /> + con dolce folgorar in me discendi,<br /> + mio intenso affetto lietamente prendi,<br /> + com'è usanza a tuoi santi costumi;<br /> +</p> + +<p> + poi che con l'alta tua luce m'allumi<br /> + e sì soavemente il cor m'accendi,<br /> + ch'ardendo lieto vive e lo difendi,<br /> + che forza di vil foco nol consumi.<br /> +</p> + +<p> + E con la lingua fai che 'l rozo ingegno,<br /> + caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi<br /> + per cantar tue virtuti in mille parti;<br /> +</p> + +<p> + io spero ancor a l'età tarda farsi<br /> + noto che fosti tal, che stil più degno<br /> + uopo era, e che mi fu gloria l'amarti.<br /> +</p> + +<p> + [V. 5 E. coll'alta.]<br /> + [8 foco lo consumi.]<br /> + [14 d'amarti.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXIV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Spirto gentil, che vero e raro oggetto<br /> + se' di quel bel, che più l'alma disìa,<br /> + e di cui brama ognor la mente mia<br /> + essere al tuo cantar caro suggetto;<br /> +</p> + +<p> + se di pari n'andasse in me l'effetto<br /> + con le tue lode, onor render potrìa<br /> + mia penna a te; ma poi mia sorte rìa<br /> + m'ha sì bramato onor tutto interdetto.<br /> +</p> + +<p> + Sol dirò, che seguendo la sua stella,<br /> + l'anima tua da te fece partita,<br /> + venendo in me, com'in sua propria cella;<br /> +</p> + +<p> + e la mia, ch'ora è teco insieme unita,<br /> + ten può far chiara fede, come quella,<br /> + che con la tua si mosse a cangiar vita.<br /> +</p> + +<p> + [V. 2 D. Sei; E. desia.]<br /> + [5 si andasse.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag, 116. - Risposta al<br /> + sonetto del Muzio: _Donna, il cui grazioso e altero aspetto_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXV. -- A Bernardo Ochino<br /> +</p> + +<p> + Bernardo, ben potea bastarvi averne<br /> + co 'l dolce dir, ch'a voi natura infonde,<br /> + qui dove 'l re de fiumi ha più chiare onde,<br /> + acceso i cuori a le sante opre eterne;<br /> +</p> + +<p> + che se pur sono in voi pure l'interne<br /> + voglie, e la vita al vestir corrisponde,<br /> + non uom di frale carne e d'ossa immonde,<br /> + ma sete un voi de le schiere superne.<br /> +</p> + +<p> + Or le finte apparenze, e 'l ballo, e 'l suono,<br /> + chiesti dal tempo e da l'antica usanza,<br /> + a che così da voi vietati sono?<br /> +</p> + +<p> + Non fora santità, fora arroganza<br /> + torre il libero arbitrio, il maggior dono<br /> + che Dio ne diè ne la primiera stanza.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXVI. -- Ad Emilio Tondi<br /> +</p> + +<p> + Siena dolente i suoi migliori invita<br /> + a lagrimar intorno al suo gran Tondi,<br /> + al cui valor ben furo i cieli secondi,<br /> + poscia invidiaro l'onorata vita.<br /> +</p> + +<p> + Marte il pianger di lei col pianto aita,<br /> + morto 'l campion, cui fur gli altri secondi;<br /> + io prego i miei sospir caldi e profondi,<br /> + ch'a sfogar sì gran duol porgano aita.<br /> +</p> + +<p> + So che non pon recar miei tristi accenti,<br /> + a voi, messer Emilio, alcun conforto,<br /> + che fra tanti dolori il primo è 'l vostro.<br /> +</p> + +<p> + Ma 'l duol si tempri; il suo mortale è morto;<br /> + vive 'l suo nome eterno fra le genti:<br /> + l'alma trionfa nel superno chiostro.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXVII. -- A Tiberio Nari<br /> +</p> + +<p> + Se veston sol d'eterna gloria il manto<br /> + quei che l'onor più che la vita amaro,<br /> + perchè volete voi, gentil mio Naro,<br /> + render men bella con acerbo pianto<br /> +</p> + +<p> + quella lode immortale e chiara tanto,<br /> + di cui mai non sarà chi giunga al paro<br /> + del valoroso vostro fratel caro,<br /> + che morendo portò di morte 'l vanto?<br /> +</p> + +<p> + Scacciate 'l duol è rasserenate il volto;<br /> + e le unite da lui nemiche spoglie<br /> + sacrate a lui, che già trionfa in cielo.<br /> +</p> + +<p> + E da questo mortal caduco velo<br /> + più che mai vivo, ormi libero e sciolto,<br /> + par ch'a seguirlo ogni bell'alma invoglie.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXVIII. -- A Piero Manelli<br /> +</p> + +<p> + Poi che mi diè natura a voi simile<br /> + forma e materia, o fosse il gran Fattore,<br /> + non pensate ch'ancor disìo d'onore<br /> + mi desse, e bei pensier, Manel gentile?<br /> +</p> + +<p> + Dunque credete me cotanto vile,<br /> + ch'io non osi mostrar cantando, fore,<br /> + quel che dentro n'ancide altero ardore,<br /> + se bene a voi non ho pari lo stile?<br /> +</p> + +<p> + Non lo crediate, no, Piero, ch'anch'io<br /> + fatico ognor per appressarmi al cielo,<br /> + e lasciar del mio nome in terra fama.<br /> +</p> + +<p> + Non contenda rea sorte il bel desìo,<br /> + che pria che l'alma dal corporeo velo<br /> + si scioglia, sazierò forse mia brama.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 D. m'ancide.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXIX. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Amore un tempo in così lento foco<br /> + arse mia vita, e sì colmo di doglia<br /> + struggeasi 'l cor, che quale altro si voglia<br /> + martir, fora ver lei dolcezza e gioco.<br /> +</p> + +<p> + Poscia sdegno e pietate a poco a poco<br /> + spenser la fiamma, ond'io più ch'altra soglia<br /> + libera da sì lunga e fera voglia,<br /> + giva lieta cantando in ciascun loco.<br /> +</p> + +<p> + Ma 'l ciel nè sazio ancor (lassa) nè stanco<br /> + de' danni miei, perchè sempre sospiri,<br /> + mi riconduce a la mia antica sorte;<br /> +</p> + +<p> + e con sì acuto spron mi punge il fianco,<br /> + ch'io temo sotto i primi empii martiri<br /> + cader, e per men mal bramar la morte.<br /> +</p> + +<p> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 115.]<br /> + [_Parnaso italiano ovvero raccolta di poeti classici italiani_,<br /> + Venezia 1787, presso Antonio Zatta, vol. XXX, pag. 240.]<br /> + [_Scelta di sonetti e canzoni dei più celebri rimatori d'ogni<br /> + secolo_. Quarta edizione con nuova aggiunta. Parte seconda che<br /> + contiene i rimatori dal 1550 sino al 1600 e del 1600. In Venezia,<br /> + presso Lorenzo Baseggio, 1784 in-12, a carte 532.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XL. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Qual vaga Filomela, che fuggita<br /> + è da l'odiata gabbia, e in superba<br /> + vista sen va tra gli arboscelli e l'erba,<br /> + tornata in libertate e in lieta vita;<br /> +</p> + +<p> + er'io da gli amorosi lacci uscita,<br /> + schernendo ogni martìre e pena acerba<br /> + de l'incredibil duol, ch'in sè riserba<br /> + qual ha per troppo amar l'alma smarrita.<br /> +</p> + +<p> + Ben avev'io ritolte (ahi stella fera!)<br /> + dal tempio di Ciprigna le mie spoglie,<br /> + e di lor pregio me n'andava altera;<br /> +</p> + +<p> + quand'a me Amor: le tue ritrose voglie,<br /> + muterò, disse; e femmi prigioniera<br /> + di tua virtù, per rinovar mie doglie.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLI. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Felice speme, ch'a tant'alta impresa<br /> + ergi la mente mia, che ad or ad ora<br /> + dietro al santo pensier che la innamora,<br /> + sen vola al Ciel per contemplare intesa.<br /> +</p> + +<p> + De bei disir in gentil foco accesa,<br /> + miro ivi lui, ch'ogni bell'alma onora,<br /> + e quel ch'è dentro, e quanto appar di fora,<br /> + versa in me gioia senz'alcuna offesa.<br /> +</p> + +<p> + Dolce, che mi feristi, aurato strale,<br /> + dolce, ch'inacerbir mai non potranno<br /> + quante amarezze dar puote aspra sorte;<br /> +</p> + +<p> + pro mi sia grande ogni più grave danno,<br /> + che del mio ardir per aver merto uguale<br /> + più degno guiderdon non è che morte.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + [CRESCIMBENI: _Istoria della volgar poesia_, Venezia, presso Lorenzo<br /> + Baseggio, 1730, vol. IV, pag. 68.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + S'io 'l feci unqua che mai non giunga a riva<br /> + l'interno duol, che 'l cuor lasso sostiene;<br /> + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene<br /> + in guerra eterna de vostr'occhi viva;<br /> +</p> + +<p> + s'io 'l feci, ch'ogni dì resti più priva<br /> + de la grazia, onde nasce ogni mio bene;<br /> + s'io 'l feci, che di tante e cotai pene,<br /> + non m'apporti alcun mai tranquilla oliva;<br /> +</p> + +<p> + s'io 'l feci, ch'in voi manchi ogni pietade,<br /> + e cresca doglia in me, pianto e martìre<br /> + distruggendomi pur come far soglio;<br /> +</p> + +<p> + ma s'io no 'l feci, il duro vostro orgoglio<br /> + in amor si converta: e lunga etade<br /> + sia dolce il frutto del mio bel disire.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLIII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Se ben pietosa madre unico figlio<br /> + perde talora, e nuovo, alto dolore<br /> + le preme il tristo e suspiroso core,<br /> + spera conforto almen, spera consiglio.<br /> +</p> + +<p> + Se scaltro capitano in gran periglio,<br /> + mostrando alteramente il suo valore,<br /> + resta vinto e prigion, spera uscir fuore<br /> + quando che sia con baldanzoso ciglio.<br /> +</p> + +<p> + S'in tempestoso mar giunto si duole<br /> + spaventato nocchier già presso a morte<br /> + ha speme ancor di rivedersi in porto.<br /> +</p> + +<p> + Ma io, s'avvien che perda il mio bel sole,<br /> + o per mia colpa, o per malvagia sorte,<br /> + non spero aver, nè voglio, alcun conforto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLIV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Se forse per pietà del mio languire<br /> + al suon del tristo pianto in questo loco<br /> + ten vieni a me, che tutta fiamma e foco<br /> + ardomi, e struggo colma di disire,<br /> +</p> + +<p> + vago augellino, e meco il mio martìre<br /> + ch'in pena volge ogni passato gioco,<br /> + piangi cantando in suon dolente e roco,<br /> + veggendomi del duol quasi perire;<br /> +</p> + +<p> + pregoti per l'ardor che sì m'addoglia,<br /> + ne voli in quella amena e cruda valle<br /> + ov'è chi sol può darmi e morte e vita;<br /> +</p> + +<p> + e cantando gli di' che cangi voglia,<br /> + volgendo a Roma 'l viso, e a lei le spalle,<br /> + se vuol l'alma trovar col corpo unita.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Ov'è (misera me) quell'aureo crine<br /> + di cui fe' rete per pigliarmi Amore<br /> + ov'è (lassa) il bel viso, onde l'ardore<br /> + nasce, che mena la mia vita al fine?<br /> +</p> + +<p> + Ove son quelle luci alte e divine<br /> + in cui dolce si vive e insieme more?<br /> + ov'è la bianca man, che lo mio core<br /> + stringendo punse con acute spine?<br /> +</p> + +<p> + Ove suonan l'angeliche parole,<br /> + ch'in un momento mi dan morte e vita?<br /> + u' i cari sguardi, u' le maniere belle?<br /> +</p> + +<p> + Ove luce ora il vivo almo mio sole,<br /> + con cui dolce destin mi venne in sorte<br /> + quanto mai piovve da benigne stelle?<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLVI. -- Ad Alessandro Arrighi<br /> +</p> + +<p> + Spirto gentil, s'al giusto voler mio<br /> + non è cortese il cielo e amico tanto,<br /> + ch'io possa con ragion lodarvi quanto<br /> + me fate, e io far voi spero e desio;<br /> +</p> + +<p> + dolgomi del mio fato acerbo e rio,<br /> + che ciò mi niega, rivolgendo in pianto<br /> + il mio già lieto e dilettoso canto,<br /> + per cui fan gli occhi miei si largo riso.<br /> +</p> + +<p> + Ma se fortuna mai si mostra amica<br /> + a le mie voglie, non dubito ancora<br /> + poter cantarvi tal qual mio cor brama,<br /> +</p> + +<p> + e far sentir per questa piaggia aprìca<br /> + quant'è 'l valor, ch'in voi mio core onora,<br /> + piacciavi s'or lo riverisce e ama.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto dell'ARRIGHI: _S'un medesimo stral duo petti<br /> + aprìo_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLVII. -- A Lattanzio de' Benucci<br /> +</p> + +<p> + Io ch'a ragion tengo me stessa a vile,<br /> + nè scorgo parte in me che non m'annoi,<br /> + bramando tormi a morte e viver poi<br /> + ne le carte d'un qualche a voi simile,<br /> +</p> + +<p> + cercando vo per questo lieto aprile<br /> + d'ingegni mille, non pur uno o doi<br /> + suggetti degni de i più alti eroi,<br /> + e d'inchiostro al mio tutto dissimile.<br /> +</p> + +<p> + Però dovunque avvien, che mai si nome<br /> + alteramente alcuno, indi m'ingegno<br /> + trar rime, onde s'eterni il nome nostro.<br /> +</p> + +<p> + E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome<br /> + non rende pigro questo ardito ingegno,<br /> + d'Elicona salire al sacro chiostro.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto del BENUCCI: _Deh, non volgete altrove il dotto stile_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLVIII. -- Ad Antonio Grazzini _(Lasca)_<br /> +</p> + +<p> + Io che fin qui quasi alga ingrata e vile<br /> + sprezzava in me così l'interna parte,<br /> + come u' di fuor, che tosto invecchia e parte<br /> + da noi ben spesso nel più bello aprile,<br /> +</p> + +<p> + oggi, Lasca gentil, non pur a vile<br /> + non mi tengo (mercè de le tue carte)<br /> + ma movo ancor la penna ad onorarte,<br /> + fatta in tutto a me stessa dissimile.<br /> +</p> + +<p> + E come pianta che suggendo piglia<br /> + novo licor da l'umido terreno<br /> + manda fuor frutti e fior, benchè s'attempi:<br /> +</p> + +<p> + tal'io potrei, sì nuovo mi bisbiglia<br /> + pensier nel cor di non venir mai meno,<br /> + dar forse ancor di me non bassi esempi.<br /> +</p> + +<p> + [V. 3 B. un; C. D. u']<br /> + [Risposta al sonetto del LASCA: _Se 'l vostro alto valor, Donna gentile_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLIX. -- A Nicolò Martelli<br /> +</p> + +<p> + Ben fu felice vostro alto destino,<br /> + poi che vena vi die' tanto feconda,<br /> + che 'l santo Apollo il vostro dir seconda<br /> + più ch'ei non fece al suo diletto Lino.<br /> +</p> + +<p> + Il coro de le Muse a capo chino<br /> + lieto v'onora, e 'l bel crin vi circonda<br /> + di vaghi fiori e d'odorata fronda:<br /> + perchè ragion è ben s'a voi m'inchino.<br /> +</p> + +<p> + Il cantar vostro l'anime innamora,<br /> + e le fa da se stesse pellegrine,<br /> + che celeste virtù può ciò che vuole.<br /> +</p> + +<p> + E 'n voi mirando grazie sì divine<br /> + chi ha più gentil spirto più v'onora,<br /> + altri d'invidia si lamenta e dole.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 adorata; C. D. odorata.]<br /> + [8 E. Quindi.]<br /> + [11 fa.]<br /> + [14 duole.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 116. - Risposta al<br /> + sonetto del MARTELLI: _Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino._]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + L. -- A Simone Porzio<br /> +</p> + +<p> + Porzio gentile, a cui l'alma natura<br /> + e i sacri studi han posto dentro 'l core<br /> + virtù, ch'esser vi fa primo cultore<br /> + di lei, cui 'l cieco mondo oggi non cura;<br /> +</p> + +<p> + poi che rendete a feconda coltura<br /> + sue alpestre piaggie, onde d'eterno onore<br /> + semi spargete, e d'immortal valore<br /> + cogliete frutti che 'l tempo non fura;<br /> +</p> + +<p> + piacciavi, prego, che vostra alta mente<br /> + a l'umil pianta mia volga il pensieio,<br /> + s'ella forse non n'è del tutto indegna,<br /> +</p> + +<p> + che di quel che per me poter non spero,<br /> + col favor vostro a la futura gente<br /> + di maraviglia ancor si farà degna.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LI. -- A Giordano Orsini<br /> +</p> + +<p> + Alma gentil, in cui l'eterna mente,<br /> + per farvi sovra ogni alma, bella e chiara,<br /> + pose ogni studio; onde per voi s'impara<br /> + la via di gir al ciel sicuramente;<br /> +</p> + +<p> + sì come il mondo della più eccellente<br /> + cosa di voi non ha, nè tanto cara;<br /> + e come sola sete e non pur rara<br /> + d'ogni virtute ornata interamente;<br /> +</p> + +<p> + potess'io dirne appien quanto 'l cor brama,<br /> + che d'invidia empirei e di dolore<br /> + ogni spirto più saggio e più gentile,<br /> +</p> + +<p> + benchè vostro valor eterna fama<br /> + per se vi acquisti, caro mio signore,<br /> + quanto 'l sol gira e Battro abbraccia e Tile.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LII. -- Al Card. di Tournon<br /> +</p> + +<p> + Sacro pastor, che la tua greggia umile,<br /> + di caritade acceso e d'Amor pieno,<br /> + guidi fuor del mortal camin terreno,<br /> + per ricondurla al suo celeste ovile;<br /> +</p> + +<p> + se 'l ben'oprar ti rende a Dio simile,<br /> + or che raggio divin le scalda il seno,<br /> + ricevi o Santo nel tuo pasco ameno<br /> + questa tua pecorella errante e vile;<br /> +</p> + +<p> + sì che possa ridotta in piagge apriche,<br /> + ove nocer non può contraria sorte,<br /> + nè fiere stelle al nostro danno intente;<br /> +</p> + +<p> + poste in oblìo l'acerbe sue fatiche<br /> + fuggir le pompe, e disprezzar la morte,<br /> + tenendo sempre in Dio ferma la mente.<br /> +</p> + +<p> + [Sta nel: _Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori,<br /> + nuovamente raccolte et mandate in luce con un discorso di GIROLAMO<br /> + RUSCELLI, al molto Reverendo et honoratiss. Monsignor Girolamo<br /> + Artusio. Con gratia et privilegio_. In Vinegia, al _Segno del Pozzo_,<br /> + M.D.LIII, a carte 182.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LIII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Signor nel cui divino alto valore<br /> + tanto si gloria l'una Gallia altera,<br /> + e l'altra tutta mesta e afflitta spera<br /> + por fin a l'aspro suo grave dolore,<br /> + poscia che voi tornando, il suo splendore<br /> + torna e fa bella Roma:<br /> + ecco la sparsa chioma,<br /> + ella v'accoglie lieta, e manda fore,<br /> + voci gioconde a asciuga gli occhi molli,<br /> + e Tornon grida 'l Tebro e i sette colli.<br /> +</p> + +<p> + La pace, la letizia, a la sublime<br /> + schiera de le virtù sacre, ch'a noi<br /> + spariro al partir vostro, ora con voi<br /> + riedono, e fan contesa al tornar prime<br /> + le Muse a celebrarvi in versi e in rime;<br /> + destano i chiari spirti,<br /> + ond'or s'ergano i mirti,<br /> + e i lauri spargon l'onorate cime,<br /> + e prima de l'usato il mondo infiora,<br /> + e l'aria empie d'odor Favonio e Flora.<br /> +</p> + +<p> + Fra tanto almo gioir, fra tanta festa,<br /> + ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente,<br /> + anch'io la speme, e la letizia spente<br /> + poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta,<br /> + se mirate, Signor, quel che m'infesta<br /> + noioso e aspro duolo<br /> + che voi potete solo<br /> + ridurmi in porto da crudel tempesta,<br /> + e volgendo ver me pietoso il ciglio<br /> + trar mia vita di doglia e di periglio.<br /> +</p> + +<p> + Canzon, se innanzi a lui per grazia arrivi,<br /> + che dee chiuder di Giano il tempio aperto,<br /> + benchè nulla è 'l mio merto,<br /> + pregal, che sola non mi lasci in guerra<br /> + poi che per lui si spera pace in terra.<br /> +</p> + +<p> + [_Sesto libro delle Rime_ raccolte dal RUSCELLI, Venezia 1553, c. 183.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LIV.<br /> +</p> + +<p> + Se materna pietate afflige il core<br /> + onde cercando in questa parte e in quella<br /> + il caro figlio tuo, Lilla mia bella,<br /> + piangi, e cresci piangendo il tuo dolore:<br /> +</p> + +<p> + a te, ch'animal se' di ragion fore,<br /> + e non intendi (ohimè) quanto rubella<br /> + sia stata ad ambe noi sorte empia e fella,<br /> + togliendo a te 'l tuo figlio, a me 'l mio amore;<br /> +</p> + +<p> + che far (lassa) degg'io? Qual degno pianto<br /> + verseran gli occhi miei dal cor mai sempre,<br /> + che conosco il tuo male, e 'l mio gran danno?<br /> +</p> + +<p> + Chi potrà di Psichi con alto canto<br /> + cantar l'altere lodi: o con quai tempre<br /> + temprar quel, che mi da sua morte affanno?<br /> +</p> + +<p> + [V. 3 Lilia; C. D. Lilla.]<br /> + [5 C. D. sei.]<br /> + [12 C. D. Chi di Psichi potrà.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LV.<br /> +</p> + +<p> + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole<br /> + scemar (misera me) l'ardente foco<br /> + con cercar chiari rivi, e starne a l'ombra<br /> + ne i più fronzuti e solitarii boschi;<br /> + ma quanto più lontan luce il suo raggio<br /> + tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo.<br /> +</p> + +<p> + Chi crederebbe mai che questo vampo<br /> + crescesse quanto è più lontan dal sole?<br /> + E pur il provo, che quel divin raggio<br /> + quant'è più lunge più raddoppia il foco:<br /> + nè mi giova abitar fontane o boschi,<br /> + ch'al mio mal nulla val, fresco, onda od ombra.<br /> +</p> + +<p> + Ma non cercherò più fresco, onda od ombra,<br /> + che 'l mio così cocente e fero vampo<br /> + non ponno ammorzar punto fonti o boschi;<br /> + ma ben seguirò sempre il mio bel sole,<br /> + poscia che nuova salamandra in foco<br /> + vivo lieta, mercè del divo raggio.<br /> +</p> + +<p> + [V. 10 B. longe; C. D. lunge.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + [LV.]<br /> + _(Codice Vat. Ottob. 1595, c 118-119)_<br /> +</p> + +<p> + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole<br /> + scemar misera a me l'estremo fuoco,<br /> + con cercar chiari rivi e stare all'ombra<br /> + dei verdi faggi ed abitar fra boschi;<br /> + ma quanto più lontano è il suo bel volto<br /> + tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo.<br /> +</p> + +<p> + Chi crederebbe mai che questo vampo<br /> + crescesse quanto è più lontan dal sole?<br /> + Io pur il provo, che quel divin volto<br /> + accresce e 'n me raddoppia ognor il fuoco,<br /> + nè mi giova cercar fontane o boschi,<br /> + che questo sol non cuopre e frondi ed ombra.<br /> +</p> + +<p> + Non cercarò vie più posare all'ombra<br /> + per minuire il mio cocente vampo,<br /> + nè, lassa, errando, gir tra folti boschi;<br /> + ma ben seguirò io sempre quel sole<br /> + per cui sì lieta mi nutrico in fuoco,<br /> + che a ciò mi sforza il cielo col suo bel volto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Deh! perchè non m'alluma il vivo raggio<br /> + ovunqu' io vado, o per sole o per ombra,<br /> + che lieta soffrirei sì dolce foco,<br /> + e contenta morrei del suo gran vampo?<br /> + Ma non spero giammai, lassa, che 'l sole<br /> + scopra giorno sì chiaro in questi boschi.<br /> +</p> + +<p> + Ond'avrò sempre in odio i monti e i boschi<br /> + che m'ascondon la luce di quel raggio,<br /> + che splende e scalda più de l'altro sole;<br /> + biasmi chi vuole e fugga i raggi a l'ombra,<br /> + ch'io per me cerco sempre e lodo il vampo<br /> + che m'arde e strugge in sì possente foco.<br /> +</p> + +<p> + Quanto dunque mi fora grato il foco,<br /> + ingrati i monti, e le fontane, e i boschi,<br /> + u' non veggo il mio sole e sento il vampo<br /> + s'io potessi appressar l'amato raggio<br /> + e del mio stesso corpo a lui far ombra,<br /> + e quando parte e quando torna il sole.<br /> +</p> + +<p> + Prima sia oscuro il sole e freddo il foco,<br /> + nè faranno ombra in nessun tempo i boschi,<br /> + che del bel raggio in me non arda il vampo.<br /> +</p> + +<p> + [V. 11 B. certo.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Deh! perchè non è meco il sacro volto<br /> + dovunque io vadi, o per sole o per ombra,<br /> + ch'avria forse men forza al cuore il fuoco<br /> + e soffrirei più lieta ogni mio vampo;<br /> + ma puote solo un raggio del mio sole<br /> + farmi beata ne gli ombrosi boschi.<br /> +</p> + +<p> + E perciò in odio avrò sempre quei boschi<br /> + che torrammi il veder del sacro volto,<br /> + e i chiari raggi dell'almo mio sole<br /> + che fean sgombrar le nube e fuggir l'ombra,<br /> + e me sola gioir nel chiaro vampo<br /> + qual salamandra nel più ardente fuoco.<br /> +</p> + +<p> + Quanto mi fora dilettoso il fuoco,<br /> + noiosi i fonti e via men grati i boschi,<br /> + men cari i faggi e men noioso il vampo,<br /> + s'unir potessi il mio volto al bel volto<br /> + e col mio stesso corpo al suo far ombre,<br /> + ben d'arder godrei toccando il sole.<br /> +</p> + +<p> + Deh, dicesse il mio sole: anch'io sto in foco<br /> + però non cercar più ombra ne' boschi,<br /> + che vo' che 'l volto mio tempri il tuo vampo.<br /> +</p> + +<p> + [Questo componimento fu probabilmente diretto al MANELLI, quantunque<br /> + il _sacro volto_ lasci credere trattarsi di qualche porporato.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LVI.<br /> +</p> + +<p> + Alma del vero bel chiara sembianza,<br /> + a cui non può far schermo nè riparo<br /> + così gentil e cristallina stanza<br /> + che non mostri di fuor l'altero e raro<br /> + splender, che sol ne da ferma speranza<br /> + del ben, ch'unqua non fura il tempo avaro:<br /> + deh! fa, se morta m'hai, ch'in te rinnovi<br /> + acciò di doppia morte il viver pruovi.<br /> +</p> + +<p> + [CRESCIMBENI. _Istoria della volgar poesia_, ecc., ediz. cit., vol. I,<br /> + pag. 36.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LVII.<br /> + _(cod. Vat. Ottob. 1595, c. 119)_<br /> +</p> + +<p> + Lieto viss'io sotto un bianco lauro<br /> + e vivrò fin che 'l bianco amor m'infondi<br /> + non per ornar le tempie d'ostro e d'auro<br /> + ma sol delle tue sacre altiere frondi;<br /> + ma poi che più e più volte il sole in Tauro<br /> + tornato fa che i suoi bei crini ascondi<br /> + se s'affredda stagion mutarà il corso,<br /> + i frutti seccarà, le frondi e il dorso.<br /> +</p> + +<p> + [Questa stanza è attribuita all'Aragona e diretta a _Madonna Laura<br /> + Spinelli_, alias _Ninì_. Nell'edizione prima delle _Rime_ posseduta<br /> + dalla Biblioteca Vittorio Emanuele il sonetto n. XXX porta scritto<br /> + sopra a penna: alla _S. Philomena Ninì_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + RIME A TULLIA D'ARAGONA<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 1. -- Di Girolamo Muzio<br /> +</p> + +<p> + Amor nel cor mi siede e vuoi ch'io dica<br /> + di qual esca racceso a l'alma mia<br /> + sia 'l novo ardor, qual il soggetto sia<br /> + ch'è de l'animo mio dolce fatica.<br /> +</p> + +<p> + Alma gentil d'alti pensieri amica,<br /> + lumi amorosi, angelica armonia,<br /> + fan ch'ogni mio disir lieto s'invia<br /> + per le vestigia de la fiamma antica.<br /> +</p> + +<p> + Colei ch'io canto, nacque in su le sponde<br /> + del chiaro fiume che d'eterni allori<br /> + ben mille volte ornò le verdi chiome;<br /> +</p> + +<p> + visse in tenera etate presso a l'onde<br /> + del più bel fonte che Toscana onori:<br /> + la sua stirpe è Aragon: Tullia il suo nome.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 2. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna che sete in terra il primo oggetto<br /> + a l'anime amorose e ai gentil cori,<br /> + e i cui gloriosi e alteri onori<br /> + sono al mio stile altissimo soggetto;<br /> +</p> + +<p> + in voi stessa si volga il chiaro aspetto<br /> + de l'alma vostra, in cui degli alti cori<br /> + risplende il bel, e 'n tutti i vostri ardori<br /> + fiammeggiar si vedrà celeste affetto.<br /> +</p> + +<p> + Vedrete in voi mirando l'alma mia,<br /> + ch'in voi sempre si specchia e si fa bella,<br /> + per infiammarvi in me del vostro lume.<br /> +</p> + +<p> + E 'l farà sì, per quel che mi favella<br /> + nel petto amor, se rio mortal costume<br /> + dietro a bassi pensier non vi disvia.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 3. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Anima bella, che da gli alti chiostri<br /> + fosti mandata in questo cieco inferno<br /> + a consumar nel suggetto ampio e eterno,<br /> + i più famosi e più purgati inchiostri;<br /> +</p> + +<p> + mentre s'affannan gl'intelletti nostri<br /> + a contemplar il tuo valore interno,<br /> + con la voce e con gli occhi al ben superno<br /> + gl'inalzi, e d'ire al ciel la via ne mostri.<br /> +</p> + +<p> + Quinci è che quale ha in terra alma più rara,<br /> + infiammata dal sol, ch'in te riluce,<br /> + più lieta a te rivolge ogni pensero.<br /> +</p> + +<p> + Ed io, poi che tua fiamma in me traluce,<br /> + forse più ch'in altri soave e chiara,<br /> + e porto 'l cor d'eterna gloria altero.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 4. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Quando 'l raggio del bel, ch'in voi risplende,<br /> + per l'orecchie e per gli occhi al mio mortale<br /> + trapassa, o Donna, un chiaro ardor m'assale,<br /> + che d'eterno disio tutto m'incende.<br /> +</p> + +<p> + L'anima allor, che 'l novo affetto intende<br /> + mover d'alta cagione, ogni mortale<br /> + piacer schernendo, e al ciel battendo l'ale,<br /> + verso l'amato lume il camin prende:<br /> +</p> + +<p> + e com'aquila al sol drizzando gli occhi<br /> + al foco vostro s'erge a la salita,<br /> + dove alfin pace le promette amore.<br /> +</p> + +<p> + Deh! siate larga a lei del bel splendore,<br /> + e porgete al suo volo pronta aita,<br /> + acciocchè inferma e cieca non trabocchi.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 5. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti,<br /> + onde amor m'arde e già gran tempo m'arse,<br /> + vaghi occhi miei non vi si mostran scarse,<br /> + mandate nel mio core i raggi ardenti;<br /> +</p> + +<p> + orecchi miei, mentre bramosi e intenti<br /> + notate 'l suon, che di su in terra apparse,<br /> + e ne van le sue voci all'aura sparse,<br /> + inviate a la mente i sacri accenti;<br /> +</p> + +<p> + anima mia, mentre in mortale oggetto<br /> + scorgi ch'eterno è quel che dentro avampa,<br /> + allarga il seno al sempiterno zelo:<br /> +</p> + +<p> + e vi rimembri che sì chiara lampa,<br /> + sì soave tenor, spirto sì chiaro,<br /> + sono a voi scala da salire al cielo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 6. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Amore ad ora ad or battendo l'ale<br /> + dal grave incarco leva il mio pensero,<br /> + e nel conduce per erto sentero<br /> + a gir in parte, ove uom per sè non sale.<br /> +</p> + +<p> + E quivi ne l'oggetto alto e immortale<br /> + gli dimostra l'esempio vivo e vero,<br /> + onde discese il nostro spirto altero<br /> + a dover informar cosa mortale.<br /> +</p> + +<p> + L'anima accesa a l'eterna vaghezza,<br /> + tutta s'accende a far novo disegno<br /> + del bel, ch'entro dipinge il divo aspetto.<br /> +</p> + +<p> + Ma come poi si move il basso ingegno,<br /> + donna mia, per salire a tanta altezza,<br /> + cade lo stile, e manca l'intelletto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 7. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Superbo Po, ch'a la tua manca riva<br /> + tutto lieto ti volgi d'ora in ora,<br /> + per mirar lei, che le tue piaggie infiora,<br /> + e ti fa in mezzo l'onde fiamma viva;<br /> +</p> + +<p> + che fa la nostra, ho da dir Donna, o Diva,<br /> + lei, che del ben del ciel l'alme innamora?<br /> + Oh fosse lunga a lei la mia dimora!<br /> + Pensa ella almen ch'io di lei pensi o scriva?<br /> +</p> + +<p> + Deh! com'io dico ognor: foss'io con lei<br /> + così fosse talora il suo pensiero,<br /> + or che dee far di me privo il meschino;<br /> +</p> + +<p> + oh vedesse ella aperti i dolor miei,<br /> + ch'io so che di pietà quel spirto altero<br /> + porteria gli occhi molli, e 'l viso chino.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 8. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Or di là se ne vien questa dolce ora,<br /> + ov'è colei che col suo divo aspetto,<br /> + mette dentro al mio cor l'ardente affetto;<br /> + ond'ancor la sua vista mi ristora.<br /> +</p> + +<p> + Oh se così potesse a ciascun ora<br /> + essere a lei presente il mio imperfetto,<br /> + come sempre la scorge il mio intelletto<br /> + io sarei pur d'ogni tormento fora.<br /> +</p> + +<p> + Che se dal mover di quest'aura io sento<br /> + per sua virtù conforto a i miei martìri,<br /> + ben dovrei seco sempre esser contento.<br /> +</p> + +<p> + Battete l'ale o vaghi miei sospiri,<br /> + e colà andando onde si parte il vento,<br /> + a lei portate i miei caldi disiri.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 9. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Lasso, onde avvien che qui non fa ritorno<br /> + il chiaro dì, sì come altrove sole?<br /> + Non ci risplende il lume di quel sole<br /> + che solo suole a gli occhi tuoi far giorno.<br /> +</p> + +<p> + In questo altrui sì placido soggiorno,<br /> + perchè son le campagne ignude e sole?<br /> + Non ci spira il favor de le parole<br /> + che fanno a sè fiorir le piaggie intorno.<br /> +</p> + +<p> + Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte<br /> + de gli occhi e de l'orecchie, anima mia,<br /> + ond'esser può che più letizia speri?<br /> +</p> + +<p> + Pensa misero a te, chi ti conforte<br /> + che me al mio bene ad ora ad or n'invia<br /> + il santo amor con l'ale de i pensieri.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 10. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Oh se tra queste ombrose e fresche rive,<br /> + ch'or cercan solitarii i passi miei,<br /> + meco ne fosse e con amor con lei,<br /> + di cui 'l cor sempre parla e la man scrive;<br /> +</p> + +<p> + ella a seder qui presso a l'acque vive<br /> + si porria in grembo a l'erba, io in grembo a lei,<br /> + e da i boschi trarriano i semidei<br /> + al sacro aspetto e le silvestre dive.<br /> +</p> + +<p> + Io lei mirando, a dir del suo valore<br /> + snoderei la mia lingua, e alcun di loro<br /> + segneria per li tronchi il chiaro nome;<br /> +</p> + +<p> + ella gioiosa e umile in tanto onore<br /> + forse di varii fior, forse d'alloro,<br /> + tesseria una ghirlanda a le mia chiome.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 11. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Spirto gentile in cui sì chiaramente<br /> + e ne la mortal parte e ne l'eterna,<br /> + fiammeggia il sol de la bontà superna,<br /> + ch'altro non è fra noi lume sì ardente;<br /> +</p> + +<p> + mentre io con gli occhi e con l'orecchie intente<br /> + raccolgo il doppio bel, che mi governa,<br /> + sì vivo foco in me da voi s'interna<br /> + che tutta illuminar l'alma si sente;<br /> +</p> + +<p> + poi, non capendo in me l'immensa fiamma,<br /> + convien ch'in alcun modo esca di fore,<br /> + mostrando i raggi de la vostra luce.<br /> +</p> + +<p> + Così da voi ne vien lo mio splendore,<br /> + ch'ogni mio bel disio da voi s'infiamma,<br /> + come 'l lume de' lumi in voi traluce.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 12. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Fiamma che chiaramente il mio cor ardi:<br /> + aura che dolcemente mi ristori:<br /> + spirto che alteramente m'innamori<br /> + col valor, con la voce, con gli sguardi;<br /> +</p> + +<p> + quante volte avvien ch'in voi riguardi,<br /> + ch'io v'ascolti e ch'io pensi i vostri onori,<br /> + tante mi sforzo a i sempiterni cori;<br /> + ma 'l mio mortal fa poi che 'l gir ritardi.<br /> +</p> + +<p> + O beata alma, angelica armonia,<br /> + o vivo lume, che degli alti chiostri<br /> + mostrate esempio a l'anime terrene,<br /> +</p> + +<p> + poi ch'a i sensi e nel cor m'avete mostri<br /> + la bellezza e 'l piacer del sommo bene,<br /> + aiutatemi ancor a l'alta via.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 13. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Spirto felice, in cui sì rare e tante<br /> + grazie e virtuti il ciel largo comparte,<br /> + che non so se si trovi in altra parte<br /> + che d'andar teco a paro alma si vante:<br /> +</p> + +<p> + s'a me facesser le sorelle sante<br /> + del bramato lor don così gran parte,<br /> + ch'io fossi degno di ritrarre in carte<br /> + de la tua chiara effigie il bel sembiante:<br /> +</p> + +<p> + so ch'io fare' un disegno sì perfetto,<br /> + che saria specchio a la futura gente<br /> + di quanto ben di su tra noi discende.<br /> +</p> + +<p> + Ma, lasso, a tanto onor non mi consente<br /> + il sacro coro: e da sè il mio intelletto<br /> + sopra i fuochi celesti non ascende.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 14. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna se mai vedeste in verde prato<br /> + surger felicemente un aureo fiore,<br /> + cui porge nutrimento dolce umore,<br /> + e vivace calor dal ciel gli è dato;<br /> +</p> + +<p> + non altramente lieto e consolato<br /> + fiorir si vede un'amoroso core,<br /> + perchè 'l suo sole è 'l grazioso ardore,<br /> + e la fonte è 'l favor del viso amato.<br /> +</p> + +<p> + E come quel, se manca la rugiada,<br /> + perduto il bel de le purpuree fronde<br /> + convien ch'in breve spazio a terra cada:<br /> +</p> + +<p> + così se rio voler o caso indegno,<br /> + i suoi disiri altrui fura e nasconde,<br /> + seccasi il fior d'ogni felice ingegno.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 15. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Il valor vostro, Donna, il cor m'incende,<br /> + lega ogni mio disir, m'impiaga il petto;<br /> + e l'alma del suo mal sente diletto,<br /> + dal ben ch'ella in voi vede, ode e intende.<br /> +</p> + +<p> + M'infiamma il divo raggio onde risplende<br /> + il chiaro vostro angelico intelletto;<br /> + da i novi accenti è avvinto ogni mio affetto,<br /> + e da' begli occhi il colpo al cor discende.<br /> +</p> + +<p> + E non ha Amor in tutta la sua corte,<br /> + m'oda chi vol, sì graziosi sguardi,<br /> + sì chiara voce, o sì vivace lume.<br /> +</p> + +<p> + Perch'io pur prego lui, ch'ognor più forte<br /> + con tal foco, in tai lacci e con tai dardi<br /> + mi trafigga, m'annodi e mi consume.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 16. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + O novo esempio de l'eterna luce,<br /> + alma gentile, ond'ogni alma più rara<br /> + mirando la beltà ch'in te riluce,<br /> + del vero amore i veri effetti impara;<br /> +</p> + +<p> + se del lume ch'in te dal ciel traluce,<br /> + a l'alma mia non sarai punto avara,<br /> + spero col raggio di sì altera duce<br /> + farmi fiamma di fama al mondo chiara.<br /> +</p> + +<p> + Te canteran mie rime in ogni parte<br /> + e diran que' ch'avran più vivo ingegno:<br /> + qual fu quel foco onde tal lampo uscìo?<br /> +</p> + +<p> + Amor promette a te ne le mie carte<br /> + nome immortale. O così fosse degno<br /> + ne le tue d'aver vita il nome mio!<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 17. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + In su le rive del superbo fiume<br /> + ch'altrui già die' sepolcro in mezzo l'onde:<br /> + ond'altri mutò il crine in verdi fronde,<br /> + e altri si vestì di bianche piume;<br /> +</p> + +<p> + invaghito del dolce altero lume,<br /> + lo qual di cielo in cielo in voi s'infonde,<br /> + e con sua luce ogni altra luce asconde,<br /> + arse 'l mio cor oltra mortal costume;<br /> +</p> + +<p> + poi sendo privo de gli amati rai,<br /> + non so dove si chiuse il grande ardore,<br /> + come fuoco ch'in cener si ricopra.<br /> +</p> + +<p> + Or rivedendo il vostro almo splendore,<br /> + l'antica fiamma, chiara più che mai,<br /> + convien ch'in riva d'Arno si discopra.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 18. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Sogni chi vuol di riportar corona<br /> + da gli alti gioghi del sacrato monte;<br /> + altri s'attuffi nel famoso fonte<br /> + che fa più chiaro 'l nome d'Elicona;<br /> +</p> + +<p> + sia gloria altrui se la sua lira suona<br /> + aver le sacre Muse al cantar pronte;<br /> + cinga altrui Febo la felice fronte<br /> + de la fronde, che mai non l'abbandona;<br /> +</p> + +<p> + altri si vanti che benigna e lieta<br /> + stella, a lui rivolgendo il suo splendore,<br /> + a questa luce il fece uscir poeta;<br /> +</p> + +<p> + il mio Parnaso, il mio perpetuo umore,<br /> + le mie Dive, il mio Apollo e 'l mio pianeta,<br /> + è 'l valor vostro impresso nel mio core.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 19. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna gentile, i cui beati ardori<br /> + del celeste splendore e del mortale,<br /> + spargon virtù che mentre i cori assale,<br /> + ne l'alme accende mille eterni amori;<br /> +</p> + +<p> + se 'l vostro sole interno e 'l bel di fuori,<br /> + a voi da me n'han tratto il mio immortale:<br /> + e se Amore al mio stile impenna l'ale<br /> + da gir portando al Cielo i vostri onori;<br /> +</p> + +<p> + se cara sete a me più di me stesso;<br /> + s'a voi ne volar tutti i miei sospiri;<br /> + se con voi vivo e senza voi son morto;<br /> +</p> + +<p> + se mi vedete 'l cor ne gli occhi espresso,<br /> + e le mie pene, e i miei caldi disiri,<br /> + ben dovreste pensare al mio conforto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 20. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Quando, com'Amor vuol, la donna mia,<br /> + tra soavi sospiri e dolci accenti,<br /> + move la lingua a angelici concenti,<br /> + e l'aura del bel petto a l'aere invia;<br /> +</p> + +<p> + al suon de la dolcissima armonia<br /> + ferman le penne i tempestosi venti;<br /> + stanno i giri del ciel taciti e intenti;<br /> + e non ch'altri, ma Febo il corso oblìa.<br /> +</p> + +<p> + E qual alma mortal la mira e ascolta,<br /> + ad ogni uman disìo tutta si toglie<br /> + e con tutti i pensieri al cielo aspira.<br /> +</p> + +<p> + La mia, che mai da lei non si discioglie,<br /> + col vago spirto suo da Amore accolta<br /> + a quel si stringe, e 'ntorno a lei s'aggira.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 21. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Ebbe la favolosa antica etade<br /> + chi co 'l tenor di feri e dolci canti<br /> + e con novo splender di rea beltade,<br /> + allettando affogava i naviganti:<br /> +</p> + +<p> + e or donata ci ha l'alta bontade<br /> + donna, che con l'ardor de gli occhi santi<br /> + e con note d'amor e di pietade,<br /> + rende porto e salute a l'alme erranti.<br /> +</p> + +<p> + Voi, Donna mia, voi sete alma sirena<br /> + voi, voi Tullia gentil, che fido lume<br /> + nel mar d'amor porgete e placid'aura.<br /> +</p> + +<p> + La vista vostra angelica, serena,<br /> + fa ch'in voi l'altrui vita ognor s'allume,<br /> + e 'l cantar d'ogni affanno ci restaura.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 22. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro<br /> + Orfeo cantare, e tacite ascoltarlo<br /> + varie fere e augelli, e seguitarlo<br /> + quercia, popolo, abete, olmo e ginebro.<br /> +</p> + +<p> + Vista ha 'l gran Po, veduta ha 'l chiaro Tebro,<br /> + vede 'l bel Arno, a cui sovente parlo<br /> + quel che mi detta l'amoroso tarlo<br /> + cantar la donna, ch'io sempre celebro;<br /> +</p> + +<p> + ma se colui seguiano e sassi e sterpi,<br /> + questa ogni alma più dura e più silvestra<br /> + trae dal grave suo incarco, e al ciel la scorge.<br /> +</p> + +<p> + Beata voce, che dal cor mi sterpi<br /> + ogni vil cura, onde per te s'addestra<br /> + l'alma a salir ove per sè non sorge.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 23. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, a cui 'l santo coro ognor s'aggira<br /> + de l'alme Muse e la cui chiara fronte<br /> + verdeggia de l'onor del sacro Monte,<br /> + ove chi s'erge eterna vita spira:<br /> +</p> + +<p> + qual anima gentil v'ascolta e mira<br /> + brama far vostre grazie al mondo conte;<br /> + poi non trovando rime al cantar pronte<br /> + com'è la voglia, duolsi e ne sospira.<br /> +</p> + +<p> + Di così bello, raro e alto suggetto,<br /> + dal vostro infuori, ogni altro stile è indegno;<br /> + quel sol n'è degno e altro non v'arriva.<br /> +</p> + +<p> + Io per molto provar, vero disegno<br /> + di voi non feci mai; ma dentro 'l petto<br /> + ben vi porto scolpita, bella e viva.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 24. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + La sembianza di Dio che 'n noi risplende<br /> + di cielo in cielo e c'ha nome beltade<br /> + e move Amor, per perigliose strade<br /> + de l'orecchie e de gli occhi al cor discende;<br /> +</p> + +<p> + perchè dal senso il senso il bello apprende,<br /> + e 'n la natura nostra è qualitade<br /> + ch'in mortal disiderio il mortal cade,<br /> + e così bassa voglia il senso accende.<br /> +</p> + +<p> + Ond'è ch'ingombro di piacer terreno<br /> + entrando il mal fidato messaggero<br /> + fa ne l'alma sentir del suo veleno.<br /> +</p> + +<p> + Quinci è che talor cade il mio pensero:<br /> + ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno,<br /> + ne 'l ridrizzate per erto sentero.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 25. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo<br /> + sovente o Donna, e da me stesso sciolto,<br /> + al bel vostro splendor tutto rivolto,<br /> + l'ali battendo al ciel mi levo a volo.<br /> +</p> + +<p> + E lontanato dal terrestre suolo<br /> + giungo a l'esempio de l'amato volto,<br /> + donde è tutto quel bello in voi raccolto,<br /> + che fa 'l mio amor fra gli altri in terra solo.<br /> +</p> + +<p> + Deh! vi priegh'io per le bellezze vostre,<br /> + Tullia, ch'al bel camin compagna eterna<br /> + mi siate, senza mai voltarvi a dietro.<br /> +</p> + +<p> + Ch'amor, s'ancor da voi tal grazia impetro,<br /> + promette a noi tranquilla pace interna,<br /> + e certa gloria a i nomi e a l'alme nostre.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 26. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, più volte m'ha già detto Amore<br /> + che nell'anima vostra i miei pensieri<br /> + son tutti espressi così vivi e veri<br /> + com'io voi, viva, ho impressa in mezzo 'l core;<br /> +</p> + +<p> + e ch'accesi del vostro alto splendore<br /> + ne van vostri disir cotanto alteri,<br /> + ch'a mortal non convien che da voi speri<br /> + altra mercede ch'immortal dolore.<br /> +</p> + +<p> + Così dice egli, e io per prova il sento,<br /> + che quant'uom più vi serve e più v'adora,<br /> + voi del suo mal più vi mostrate vaga;<br /> +</p> + +<p> + per tutto ciò d'amarvi io non mi pento:<br /> + anzi bramo ch'in me più d'ora in ora<br /> + veder possiate quel che più v'appaga.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 27. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se ben gli occhi e l'orecchie alcuna volta<br /> + vi mostran tale a i miei bassi disiri,<br /> + che surgon dal mio core agri sospiri<br /> + ond'è ch'al lamentar la lingua è sciolta;<br /> +</p> + +<p> + tosto che l'alma in sè stessa raccolta,<br /> + a l'alma vostra avvien che si raggiri,<br /> + in diletto si cangiano i martiri<br /> + e la mia lingua a ringraziar si volta.<br /> +</p> + +<p> + Che la pena, che par che sì mi prema<br /> + non passa oltra 'l mortal; ma la dolcezza<br /> + acqueta i sensi e pasce lo intelletto.<br /> +</p> + +<p> + Donna sia benedetta quella asprezza,<br /> + ch'anzi 'l chiuder de gli occhi all'ora estrema,<br /> + morire insegna al mio terreno affetto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 28. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, l'onor de' i cui be' raggi ardenti<br /> + m'infiamma 'l core e a ragionar m'invita,<br /> + perchè sia nostra penna mal gradita,<br /> + l'alto nostro sperar non si sgomenti.<br /> +</p> + +<p> + Rabbiosa invidia i velenosi denti<br /> + adopra in noi mentre 'l mortal è in vita;<br /> + ma sentirem sanarsi ogni ferita<br /> + come diam luogo a le future genti.<br /> +</p> + +<p> + Vedransi allor questi intelletti foschi<br /> + in tenebre sepolti, e 'l nostro onore<br /> + viverà chiaro e eterno in ogni parte.<br /> +</p> + +<p> + E si vedrà che non i fiumi Toschi,<br /> + ma 'l ciel, l'arte, lo studio e 'l santo amore,<br /> + dan spirto e vita ai nomi e a le carte.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 29. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, il cui grazioso e altero aspetto<br /> + e 'l parlar pien d'angelica armonia,<br /> + scorgon qual alma presso a lor s'invia<br /> + a contemplar il ben de l'intelletto;<br /> +</p> + +<p> + deh, così amor non mai m'ingombri 'l petto<br /> + d'umil disir, nè mai di gelosia<br /> + gustiate 'l tosco: e sempre intenta sia<br /> + a l'interna beltate il vostro affetto.<br /> +</p> + +<p> + Date, vi prego a me vera novella<br /> + de l'alma mia che del mio cor uscita,<br /> + voi seguendo, è venuta a farsi bella:<br /> +</p> + +<p> + che se da voi la misera è sbandita,<br /> + ella senza voi stando e io senz'ella,<br /> + non ritrovo al mio scampo alcuna aita.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 30. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi<br /> + luce che d'alto ardor mio core incendi,<br /> + ch'aguagli tua virtù? Se la 've splendi<br /> + a superno desio l'anime impiumi?<br /> +</p> + +<p> + Come dinanzi a Borea nebbie e fumi,<br /> + così di là, dove tu i raggi stendi,<br /> + fugge ogni vil pensier, sì ch'a noi rendi<br /> + a vita in terra de i celesti numi.<br /> +</p> + +<p> + E poi ch'a me non son tuoi lumi scarsi<br /> + di quel splendor, che da l'eterno regno<br /> + in te disceso, tu fra noi comparti;<br /> +</p> + +<p> + di quel ch'ho dentro e fuor non può mostrarsi,<br /> + faranno al mondo manifesto segno<br /> + l'amarti, il celebrarti e l'onorarti.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Fiamma gentil che da gl'interni lumi_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 31. -- Di Benedetto Varchi<br /> +</p> + +<p> + Quando doveva, ohimè, l'arco e la face,<br /> + l'una spenta del tutto e l'altro stanco,<br /> + a questo ardito e tormentoso fianco<br /> + per suo gran danno e mio, troppo vivace,<br /> +</p> + +<p> + non breve tregua pur, ma eterna pace<br /> + donar, poi che nel lato destro e manco<br /> + per le nevi del capo omai vien bianco<br /> + il crin fatto d'argento, che sì spiace;<br /> +</p> + +<p> + più che mai fresco e più che mai cocente,<br /> + mi saetta lo stral, m'accende il foco<br /> + di tal ferite e così caldo ardore,<br /> +</p> + +<p> + ch'ogni salute a mio soccorso è poco:<br /> + anzi cresce la piaga e fa maggiore<br /> + incendio, ch'al suo mal l'alma consente.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 32. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, che di bellezza e di virtude<br /> + e d'ogni alto valor gran tempo in cima,<br /> + sola fra tutte l'altre non che prima,<br /> + piovete ne' miglior senno e salute;<br /> +</p> + +<p> + ben so ch'a dir di voi sarebber mute<br /> + le lingue tutte: e qual prosa nè rima<br /> + poria cose aguagliar, che poscia o prima<br /> + non furon mai, nè saran mai vedute?<br /> +</p> + +<p> + Tacciomi dunque fuor gelato e fioco,<br /> + per tema di scemar sì chiare lodi,<br /> + ma dentro infino al ciel notte e dì grido:<br /> +</p> + +<p> + ringraziando le stelle, il tempo e 'l loco,<br /> + gli sguardi, gli atti, le parole e i modi,<br /> + che mi donaro a cor gentile e fido.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 33. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Io non miro giammai cosa nessuna,<br /> + o in terra, o in ciel, ov'io non veggia quella,<br /> + ch'amor in sorte e mia benigna stella,<br /> + da le fasce mi diero e da la cuna.<br /> +</p> + +<p> + Ogni nube m'assembra e sole e luna<br /> + la mia donna gentil più d'altra bella;<br /> + monte o valle non veggio, o poggio, ov'ella<br /> + per lo mio ben non sia, ch'è nel mondo una.<br /> +</p> + +<p> + L'erbe, gli alberi, i fior, le frondi, i sassi,<br /> + mi rappresentan sempre, e l'onde, e l'ora,<br /> + quel viso dopo il qual nulla mi piacque.<br /> +</p> + +<p> + U' gli occhi giro, ovunque movo i passi,<br /> + nulla non scorgo, o penso, o sento fuora<br /> + di lei, che per bearmi in terra nacque.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 34. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se di così selvaggio e così duro<br /> + legno sì aspro frutto, ohimè, v'aggrada:<br /> + chi fia ch'unqua vi miri e poscia vada<br /> + di non sempre penar, Donna, securo?<br /> +</p> + +<p> + Bench'io, poi ch'ognor più m'inaspro e induro<br /> + del duol, cui lungo a voi fo larga strada<br /> + de la mia pena sola, non pur rada<br /> + fra quante sono al mondo e quante furo,<br /> +</p> + +<p> + dovrei trovar pietà, ch'asprezza eguale<br /> + o più selvaggia e solitaria vita,<br /> + non sentì mai e visse alcun mortale.<br /> +</p> + +<p> + Fera legge d'amor, sperar aita<br /> + del dolor che n'ancide, e del suo male<br /> + pascer l'alma, via più che saggia, ardita.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 35. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Pur non sentir la turba iniqua e fella<br /> + così larga al mal dir, come al ben parca,<br /> + da lei, che nel mio cuor siede monarca,<br /> + non men cortese che leggiadra e bella;<br /> +</p> + +<p> + non mio voler seguendo ma mia stella,<br /> + parto col corpo sol, che l'alma scarca<br /> + de la soma mortal meco non varca,<br /> + ma riman seco obediente ancella.<br /> +</p> + +<p> + E se quel, che fra me tacito e solo<br /> + cantando vo' con più di mille insieme,<br /> + per la Garza, e Forcella, e Tavaiano,<br /> +</p> + +<p> + udisse pur un dì l'invido stuolo<br /> + ben morria di dolor veggendo vano<br /> + tornar l'empio ardir suo, ch'indarno freme.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 36. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se da i bassi pensier talor m'involo<br /> + e me medesmo in me stesso ritorno;<br /> + s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno,<br /> + sopra l'ali d'amor poggiando volo:<br /> +</p> + +<p> + quest'è sol don di voi, Tullia, al cui solo<br /> + lume mi specchio e quanto posso adorno<br /> + la 've sempre con voi lieto soggiorno,<br /> + da santo e bel disio levato a volo.<br /> +</p> + +<p> + E se quel che entro 'l cor ragiono e scrivo,<br /> + del vostro alto valor Donna gentile,<br /> + ch'avete quanto può bramarsi a pieno<br /> +</p> + +<p> + ridir potessi, o beato, anzi Divo<br /> + me, per me proprio tutto oscuro e vile<br /> + se non quant'ho da voi pregio e sereno.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Quel che mondo d'invidia empie e<br /> + di duolo_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 37. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Ninfa, di cui per boschi, o fonti, o prati,<br /> + non vide mai più bella alcun pastore<br /> + ver di Diana e de le Muse onore,<br /> + cui più inchinano sempre i più pregiati:<br /> +</p> + +<p> + così siano a Damon men feri i fati<br /> + nè gli renda mai Filli il dato core;<br /> + e ella arda per lui di santo amore<br /> + più ch'altri fosser mai lieti e beati:<br /> +</p> + +<p> + com'alma esser non può sì cruda e vile,<br /> + la quale essendo veramente amata<br /> + non ami un cor gentil già presso a morte.<br /> +</p> + +<p> + Dunque s'a dotto no, ma fido stile<br /> + credi, ama e non dubbiar, che ben pagata<br /> + sarà d'alta mercè tua dolce sorte.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Se 'l ciel sempre sereno e verdi i<br /> + prati_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 38. -- Di Giulio Camillo<br /> +</p> + +<p> + Tullia gentile, a le cui tempie intorno<br /> + verdeggia avvolta l'onorata fronde,<br /> + e la cui voce a l'armonia risponde<br /> + di chi fa in Elicon dolce soggiorno;<br /> +</p> + +<p> + qualora a voi fo col pensier ritorno<br /> + e ritrovo sentenze sì profonde<br /> + in sì leggiadro stil, sì mi confonde<br /> + novello orror, ch'in me più non soggiorno.<br /> +</p> + +<p> + Vostra Musa di me cantando canta<br /> + d'uno sterpo silvestro, a cui nemica<br /> + stata è natura e 'l ciel, e io no 'l celo.<br /> +</p> + +<p> + Ben è la vostra fortunata pianta,<br /> + che lieto il Re de' fiumi la nutrica,<br /> + e la rinforza il gran Signor di Delo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 39. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Poi ch'a la vostra tanto alma beltade,<br /> + onde pregiata d'onorate e rare<br /> + spoglie di tante elette anime chiare<br /> + n'andate altero specchio ad ogni etade;<br /> +</p> + +<p> + piace ch'io ancor per le medesme strade<br /> + seguir vostre amorose insegne impare;<br /> + non siano almen vostre alme luci avare<br /> + di quel raggio, ond'io scorgo ogni bontade.<br /> +</p> + +<p> + E nel bel petto vostro Amor ispiri<br /> + pietà e mercede al mio dolore eguale,<br /> + e a gli ardenti intensi miei disiri;<br /> +</p> + +<p> + poi se le aggrada il mio destin fatale,<br /> + versi in me pur ognor doglie e martiri,<br /> + che dolce mi fia sempre ogni altro male.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 40. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno,<br /> + quando l'eterno e gran re de le stelle<br /> + fece, per fare il fior de l'altre belle,<br /> + di voi, Tullia divina, il mondo adorno.<br /> +</p> + +<p> + Le grazie tutte e le virtuti intorno<br /> + vi fur quasi devote e fide ancelle,<br /> + e 'l ciel lasciaro per seguitarvi quelle<br /> + in questo nostro umil, basso soggiorno;<br /> +</p> + +<p> + però ripiena di celeste ardore,<br /> + di gloria accesa e colma di mercede;<br /> + vaga di bello e di perpetuo amore:<br /> +</p> + +<p> + di grazia albergo e di bellezza erede,<br /> + sola fra noi vivete in dolce amore,<br /> + del ben del Ciel facendo in terra fede.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 41. -- Del Cardinale Ippolito De' Medici<br /> +</p> + +<p> + Anima bella, che nel bel tuo lume<br /> + divino interno ti rivolgi e giri,<br /> + e indi in voce dolcemente spiri<br /> + il suon ch'avanza ogni mortal costume;<br /> +</p> + +<p> + onde la mia poi d'amorose piume<br /> + coverta avien che al ciel volando aspiri,<br /> + e nel tuo chiaro raggio aperto miri<br /> + com'amor sani, ancida, arda e consume;<br /> +</p> + +<p> + deh! se l'alta bellezza e 'l dolce canto<br /> + ond'in te stessa sol beata sei:<br /> + e s'amor punto mai ti piacque o piace:<br /> +</p> + +<p> + prego volgendo in me 'l bel viso santo,<br /> + al lungo penar mio dia qualche pace,<br /> + e qualche tregua a gli aspri dolor miei<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 42. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro,<br /> + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti,<br /> + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti<br /> + co 'l riso, ond'io m'incendo e mi scoloro,<br /> +</p> + +<p> + son le cagion che per voi vivo e moro,<br /> + piango e m'adiro e fo restar contenti<br /> + gli spirti afflitti in mezzo i miei lamenti,<br /> + e mi par dolce il grave aspro martoro;<br /> +</p> + +<p> + non voi sì bella, io non così bramoso;<br /> + voi non sì dura, io non sì frale almeno<br /> + fossi; non voi d'amor rubella, io servo;<br /> +</p> + +<p> + ch'io sperarei nel stato mio gioioso<br /> + goder un giorno almen lieto e sereno,<br /> + piegando alquanto il core empio e protervo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 43. -- Di Bernardo Molza<br /> +</p> + +<p> + Spirto gentil, che riccamente adorno<br /> + de i più pregiati e cari don del cielo,<br /> + cortesemente nel corporeo velo<br /> + con tue virtuti fai lieto soggiorno;<br /> +</p> + +<p> + deh! s'amor sempre a te faccia ritorno,<br /> + di nove spoglie ornando, al caldo e al gelo,<br /> + d'uomini e Dei il tuo onorato stelo,<br /> + e cresca il valor tuo di giorno in giorno;<br /> +</p> + +<p> + fa che 'l nobile tuo chiaro intelletto,<br /> + sempre guardando a la più bella parte<br /> + di sè, giammai non si rivolga a terra.<br /> +</p> + +<p> + Ch'allor vedrai come natura ed arte,<br /> + soavemente in te rinchiude e serra<br /> + d'ogni bell'opra il seme e 'l bel perfetto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 44. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se 'l pensier mio, ov'altamente amore,<br /> + Tullia gentil, vostra sembianza impresse,<br /> + tutto altamente in sè voi tutta espresse<br /> + dal piacer vinto, che mi strinse il core;<br /> +</p> + +<p> + e tutta or vi risembra e a tutte l'ore,<br /> + trasformando pur sempre in quelle stesse<br /> + virtù, grazia e beltà, che vi concesse<br /> + Dio, ch'in voi tutto intese a farsi onore:<br /> +</p> + +<p> + non dovete voi dir ch'io sia deforme,<br /> + ch'io son quello che son fatto voi<br /> + bello, e non questa rozza e fragil scorza.<br /> +</p> + +<p> + E spero ancor, seguendo ognor vostr'orme,<br /> + essere appresso Dio 'l secondo poi,<br /> + se 'l bello a trarre il bello sempre ha forza.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 45. -- Di Ercole Bentivoglio<br /> +</p> + +<p> + Poi che lasciando i sette colli e l'acque<br /> + del Tebro oscure e le campagne meste,<br /> + d'illustrar queste piagge e premer queste<br /> + rive del Po col piè Tullia vi piacque;<br /> +</p> + +<p> + ogni basso pensier spento in noi giacque,<br /> + e un dolce foco, e un bel disio celeste,<br /> + quel primo dì ch'a noi gli occhi volgeste,<br /> + ne le nostre alme alteramente nacque.<br /> +</p> + +<p> + Fortunate sorelle di Fetonte,<br /> + ch'udir potranno a le lor ombre liete,<br /> + i dotti accenti che vi ispira Euterpe!<br /> +</p> + +<p> + Potess'io pur con rime ornate e pronte<br /> + com'è 'l disio, dir le virtù ch'avete!<br /> + Ma troppo a terra il mio stil basso serpe.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 46. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Vaghe sorelle, che di treccie bionde<br /> + ornò natura e di fattezze conte;<br /> + poi la pietà del misero Fetonte<br /> + vi volse in duri tronchi e 'n verdi fronde;<br /> +</p> + +<p> + or sotto l'ombre tremule e gioconde<br /> + vostre sedendo, fo palesi e conte<br /> + le gran beltà de la celeste fronte<br /> + di Tullia mia, cantando a l'aure e a l'onde.<br /> +</p> + +<p> + Così già sotto i vostri ombrosi rami<br /> + cantò d'Onfale sua gli occhi e le chiome<br /> + il vincitor de' più superbi mostri.<br /> +</p> + +<p> + 'priego il ciel, che sì v'esalti e v'ami,<br /> + ch'eterno sia con voi sempre il bel nome<br /> + di Tullia scritto in tutti i tronchi vostri.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 47. -- Di Filippo Strozzi<br /> +</p> + +<p> + Alma gentile, ove ogni studio pose<br /> + natura in darvi a pieno ogni eccellenza,<br /> + e fece il ciel quasi restarne senza<br /> + per dar a voi quel bel, ch'a ogni altra ascose;<br /> +</p> + +<p> + voi fra leggiadre donne e gloriose<br /> + elesse sola; e per esperienza<br /> + si vede altera andarne oggi Fiorenza<br /> + de le belle opre vostre alte e famose.<br /> +</p> + +<p> + Ma non solo Arno oggi vi loda e canta,<br /> + ma dove ancora l'inesperto auriga<br /> + cadde, di voi terrà memoria eterna.<br /> +</p> + +<p> + Il Tever lascio, che tenera pianta<br /> + vi nutrì, dolce essendo ogni fatiga<br /> + a chi co 'l spirto e 'l core in voi s'interna<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 48. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Uscendo 'l spirto mio per seguir voi,<br /> + Donna gentile, in voi vera pietade<br /> + spinse l'anima vostra a le contrade<br /> + ond'egli uscìo, con che vivessi io poi;<br /> +</p> + +<p> + tal che 'l splendor, che dite uscir tra noi<br /> + di me, è propria vostra qualitade,<br /> + concessavi da l'alta e gran bontade,<br /> + per sembianza de i chiari raggi suoi.<br /> +</p> + +<p> + Dove scorger si puote un dolce inganno<br /> + veggendovi in me vaga di voi stessa,<br /> + nè v'accorgete ch'io v'appago a punto<br /> +</p> + +<p> + Che se mi vi toglieste allora il danno<br /> + mortal mio vedreste, e fora espressa<br /> + la colpa vostra, send'io a morte giunto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 49. -- Di Alessandro Arrighi<br /> +</p> + +<p> + L'aspetto sacro e la bellezza rara,<br /> + eguale a cui non ebbe il mondo ancora;<br /> + il folgorar de gli occhi ch'innamora<br /> + il mondo tutto, e quasi sol lo schiara;<br /> +</p> + +<p> + il parlar saggio, onde la via s'impara<br /> + di gir al chiaro e uscir dal fosco fora;<br /> + e l'alto sangue, lo cui ammira e onora<br /> + chiunque adorno è più di stirpe chiara;<br /> +</p> + +<p> + i bei costumi, e 'l portamento adorno;<br /> + e col dolce cantare il dolce suono<br /> + che fan di marmo una persona viva,<br /> +</p> + +<p> + fur le cagioni o donna, ch'in quel giorno<br /> + stetti a mirare il bello, a udire il buono,<br /> + in guisa d'uom che pensi, parli e scriva.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 50. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Come di dolce più che d'agro parte,<br /> + Donna mi feste il dì, ch 'l colpo caro<br /> + di voi impiagommi, onde sì ardente e chiaro<br /> + foco poscia avampommi a parte a parte,<br /> +</p> + +<p> + così men d'agro, che di dolce parte<br /> + da me per guiderdon del dono raro;<br /> + e giunge a voi per addolcir l'amaro<br /> + vostro languir del tutto non che 'n parte;<br /> +</p> + +<p> + il foco ch'io dovrei mandarvi ancora<br /> + per render merce pari al degno merlo,<br /> + meco si sta, nè vuol partirsi un'ora.<br /> +</p> + +<p> + Selva chiusa non è, nè campo aperto,<br /> + nè giardin culto, o poggio aspro o deserto,<br /> + che non sappian com'ei m'arde e divora.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 51. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi,<br /> + Donna, ch'io tanto pregio, ed è ben degno;<br /> + s'il dissi che mai sempre ira e disdegno<br /> + portiate in seno, e sol me stesso annoi;<br /> +</p> + +<p> + s'il dissi che 'l mortale eterno muoi<br /> + di me non mai giungendo al santo regno;<br /> + s'il dissi sia d'amor prigione e segno<br /> + de l'acuto suo strale, e preda, poi.<br /> +</p> + +<p> + Ma s'io nol dissi chi si dolce aprìo<br /> + a me lo cor chiudendovi entro i raggi,<br /> + non mai rivolga altronde il lume chiaro.<br /> +</p> + +<p> + Io no 'l dissi giammai, nè dir disìo:<br /> + vinca 'l ver dunque, e 'l falso a terra caggi,<br /> + e 'n dolce amor ritorni l'odio amaro.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 52. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + S'un medesimo stral duo petti aprìo:<br /> + s'arse due cor d'amor un foco santo:<br /> + se nascendo 'l piacer morì cotanto<br /> + martir, che l'uno e l'altro già sentìo,<br /> +</p> + +<p> + Donna, e s'insomma nudrì ambo un disio,<br /> + ond'è ch'in me del dir vostro altrettanto<br /> + non rivolgete sì, ch'io mi dia vanto<br /> + d'esser d'uom fatto un'immortale Dio?<br /> +</p> + +<p> + Forse sì come sempre ebbi nimica<br /> + la stella a i miei disir, così avien ora<br /> + ch'io non goda e non sorti una tale brama.<br /> +</p> + +<p> + O pur ch'ad alma sì saggia e pudica<br /> + parlar di me basso suggetto fora:<br /> + come che sia il bel vostro a sè mi chiama.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 53. -- Di Benedetto Arrighi<br /> +</p> + +<p> + Voi che volgete il vostro alto disio<br /> + a la chiara virtù, donde si coglie<br /> + quelle onorate, sacre, sante spoglie,<br /> + di che va altera e Calliope e Clio;<br /> +</p> + +<p> + voi che schernite al tempo quell'oblio,<br /> + che la fama immortale al nome toglie,<br /> + colpa e vergogna de l'umane voglie,<br /> + che non son come voi rivolte a Dio;<br /> +</p> + +<p> + voi sol vi sete fabricato un tempio<br /> + di glorie tal, che gli onori e trofei<br /> + non pon lasciar di lui più chiaro esempio;<br /> +</p> + +<p> + deh! così potess'io com'io vorrei<br /> + le virtuti cantar, ch'in voi contemplo<br /> + memoria eterna a gli uomini e a li Dei.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 54. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Alma gentile che già foste al paro<br /> + de l'alta e gran colonna, oggi si mostra<br /> + in voi tutto l'onor de l'età nostra;<br /> + in voi lo stil più che 'l suo dolce e caro;<br /> +</p> + +<p> + al vostro stil, dov'io ch'al mondo imparo<br /> + a riverir la chiara virtù vostra,<br /> + ch'oggi solinga l'universo giostra<br /> + non trovando di lei pregio più chiaro;<br /> +</p> + +<p> + sì come un picciol lume alta chiarezza<br /> + vince, così con vostre lodi sole<br /> + lei vincete in virtute e in bellezza;<br /> +</p> + +<p> + l'alto motor come 'l ciel ornar vole<br /> + la terra, piacque a sua reale altezza<br /> + far Vittoria una Luna e Tullia un Sole.<br /> +</p> + +<p> + [V. 14 Vittoria Colonna.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 55. -- Di Lattanzio De' Benucci<br /> +</p> + +<p> + Se per lodarvi e dir quanto s'onora<br /> + di voi natura e 'l ciel, Tullia gentile,<br /> + fosse eguale al soggetto in me lo stile,<br /> + e 'l saper pari a l'alta voglia ancora;<br /> +</p> + +<p> + forse non tanto il secol nostro indora<br /> + vostra virtute, e non dal Gange al Tile<br /> + fate voi co' i begli occhi eterno aprile,<br /> + quant'io n'avrei grazie e favori ognora.<br /> +</p> + +<p> + Non può ingegno mortal tante divine<br /> + virtù ritrar; nè può basso disìo<br /> + scolpir parti sì eccelse e pellegrine,<br /> +</p> + +<p> + che 'n voi il valor del vago petto e pio<br /> + avanza ogni pensier, passa ogni fine,<br /> + non che l'aguagli altrui parlare, o mio.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 56. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + O fiumicel se 'l più cocente ardore<br /> + estivo il lento tuo correr affrena,<br /> + e la tua profonda umile arena<br /> + incende e fa restar priva d'umore;<br /> +</p> + +<p> + ecco a le rive tue novo splendore<br /> + che l'aer d'ogni intorno rasserena:<br /> + di colei, che cantando in dolce vena<br /> + a le nove sorelle aggiunge onore.<br /> +</p> + +<p> + Onde il vecchio Arno ormai d'invidia pieno<br /> + lascia l'usato corso e a te rivolto,<br /> + quivi perde le chiare e lucid'onde;<br /> +</p> + +<p> + godi, or che vedi entro il tuo ricco seno<br /> + la imagin bella del leggiadro volto:<br /> + e Tullia odi sonar ambe le sponde.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 57. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Deh, non volgete altrove il dotto stile<br /> + altera donna, ch'a voi stessa, poi<br /> + che scorge il mondo esser accolto in voi<br /> + quant'ha del pellegrino e del gentile.<br /> +</p> + +<p> + Appo questo suggetto incolto e vile<br /> + divien qual più pregiato oggi è tra noi;<br /> + e co 'l splender de' vivi raggi suoi<br /> + chiaro si mostra ognor da Battro a Tile.<br /> +</p> + +<p> + Voi dunque di voi sola alzare il nome<br /> + dovete, poi ch'a sì pregiato segno<br /> + giunger non puote il più purgato inchiostro.<br /> +</p> + +<p> + Quindi vedrassi apertamente come<br /> + non è di lode altri di voi più degno,<br /> + nè stil che giunga al dolce cantar vostro.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 58. -- Di Latino Giovenale<br /> +</p> + +<p> + Vide già la famosa antica etade<br /> + nel palazzo reale alto di Roma<br /> + donna empia sì, che fe' del carro soma<br /> + al padre anciso, e spense ogni pietade.<br /> +</p> + +<p> + Vede or donna real di tal beltade<br /> + la nostra, e Roma, e da colei si noma;<br /> + che chi mira i begli occhi e l'aurea chioma<br /> + di piacer, d'amor empie e d'umiltade.<br /> +</p> + +<p> + Questa sol per mio ben, per mio sostegno<br /> + al mio imperfetto, a la fortuna avversa<br /> + diede natura, e 'l ciel cortese e largo.<br /> +</p> + +<p> + O gloria de le donne, o ricco pegno<br /> + d'onor, d'ogni virtù ch'oggi è dispersa:<br /> + deh! perchè non ho io gli occhi ch'ebbe Argo?<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 59. -- Di Ludovico Martelli<br /> +</p> + +<p> + Voi, che lieti pascete ad Arno intorno<br /> + il vostro gregge fra leggiadri fiori,<br /> + godete, poi che da i superni cori<br /> + discesa è Tullia a far con voi soggiorno<br /> +</p> + +<p> + sforzisi ognun co 'l crin d'alloro adorno<br /> + gli altari empir de i più soavi odori;<br /> + che per costei vostri tanti alti onori<br /> + faranno ancor a voi degno ritorno.<br /> +</p> + +<p> + Quest'è la vaga pastorella, ch'ebbe<br /> + fra i più degni pastor del Tebro il vanto;<br /> + del cui partir restar sì afflitti e mesti;<br /> +</p> + +<p> + e poi che per voi sol non le rincrebbe<br /> + lasciar le rive ove fu in pregio tanto,<br /> + siate a cantarla e a riverirla presti.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 60. -- Di Simone Dalla Volta<br /> +</p> + +<p> + Tullia, mostrò (?), miracolo, Sibilla,<br /> + di cui si maraviglia il mondo e gode:<br /> + mar di saver, che non ha fondo o prode,<br /> + e mena l'onda sua lieta e tranquilla.<br /> +</p> + +<p> + Da cui sì dolce umor, sì chiaro stilla<br /> + di virtù vera ch'oggi rado s'ode:<br /> + cui non guasta fortuna, o 'l tempo rode;<br /> + men che quelle di Saffo e di Camilla.<br /> +</p> + +<p> + Ma che dico io? Il vostro alto valore<br /> + non si può comparare a cosa alcuna:<br /> + perchè non che 'l poter, passa il disio.<br /> +</p> + +<p> + Chi vuol vivo vedere in terra amore,<br /> + divin, pien di virtù, miri quest'una,<br /> + vera amica de gli angioli e di Dio.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 61. -- Di Camillo Da Monte Varchi<br /> +</p> + +<p> + Mosso da l'alta vostra chiara fama,<br /> + di cui per tutto il mondo il grido suona,<br /> + vengo cantarvi anch'io Tullia Aragona,<br /> + cui chi più sa, più sempre ammira e ama.<br /> +</p> + +<p> + E s'adempir potessi ardente brama<br /> + di salir l'alto monte d'Elicona,<br /> + qual voi n'arrecherei degna corona,<br /> + ch'al ciel vi porta, che vi aspetta e chiama.<br /> +</p> + +<p> + Or voi più d'altra saggia e più gentile,<br /> + degnate di pigliar quanto vi porge<br /> + un ch'a voi consacrato ha ingegno e stile.<br /> +</p> + +<p> + Ben so, vostra mercè, ch'altera e vile<br /> + alma tanto non è, che quando scorge<br /> + d'essere amata non divenga umile.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 62. -- Di Claudio Tolomei<br /> +</p> + +<p> + Quando la Tullia mia che vien dal cielo,<br /> + che d'altronde non può sì bella cosa,<br /> + umilemente altera e disdegnosa,<br /> + toglie al mondo 'l suo sol con un bel velo;<br /> +</p> + +<p> + allora agghiaccia 'l fuoco ed arde 'l gelo,<br /> + e Amor tremando l'armi in terra posa,<br /> + vertù si fugge e cortesia sta ascosa,<br /> + e spegnesi ogni ardente onesto zelo.<br /> +</p> + +<p> + Ma s'avvien poi che a le tranquille ciglia<br /> + ridendo levi il velo, allor più incende<br /> + il foco e 'l ghiaccio è freddo in ogni parte;<br /> +</p> + +<p> + virtù ritorna e Amor l'armi riprende<br /> + ch'ella governa, e non è meraviglia<br /> + ciò che può far 'l ciel, natura ed arte.<br /> +</p> + +<p> + [Sta nel: _Libro quarto delle rime di diversi eccellentissimi autori<br /> + nella lingua volgare nuovamente raccolte_. In Bologna, presso<br /> + A. Ciccarelli 1551, pag. 217.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 63. -- Di Antonio Grazzini (_Lasca_)<br /> +</p> + +<p> + Se 'l vostro alto valor, Donna gentile,<br /> + esser lodato pur dovesse in parte,<br /> + uopo sarebbe al fin vergar le carte<br /> + col vostro altero e glorioso stile.<br /> +</p> + +<p> + Dunque voi sola a voi stessa simile,<br /> + a cui s'inchina la natura e l'arte,<br /> + fate di voi cantando in ogni parte<br /> + Tullia, Tullia, suonar da Gange a Tile.<br /> +</p> + +<p> + Si vedrem poi di gioia e maraviglia<br /> + e di gloria e d'onore il mondo pieno,<br /> + drizzare al vostro nome altare e tempï;<br /> +</p> + +<p> + cosa che mai con l'ardenti sue ciglia<br /> + non vide il sol rotando il ciel sereno,<br /> + o ne' gli antichi o ne' moderni tempi.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 64. -- Di Nicolò Martelli<br /> +</p> + +<p> + Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino<br /> + d'eloquenza immortale alta e profonda,<br /> + la vostra al nome egual gli vien seconda<br /> + Tullia di sangue illustre e pellegrino;<br /> +</p> + +<p> + il cui spirto reale almo e divino,<br /> + sovra l'uso mortal di grazie abonda,<br /> + in guisa tal che l'onorata sponda<br /> + De l'Arbia, infino al ciel tocca il confino.<br /> +</p> + +<p> + E 'l bel chiaro Arno ora di voi s'onora,<br /> + l'antico fuor traendo umido crine,<br /> + forma con l'acque in suon cotai parole:<br /> +</p> + +<p> + qual luce e questa o beltà senza fine,<br /> + che col sommo valor le rive infiora<br /> + al gel, come d'april nel mezzo il sole?<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 65. -- Di Ugolino Martelli<br /> +</p> + +<p> + Se bella voi così le Grazie fero,<br /> + che pari al mondo non fu mai nè fia;<br /> + e se le muse con pietà natìa<br /> + il dolcissimo latte ancor vi diero:<br /> +</p> + +<p> + qual piena voce e qual giudicio intero,<br /> + il valor giunto a somma leggiadria,<br /> + e scorgere e cantar sì ben potria,<br /> + ch'almen di lungo ne apparisse il vero?<br /> +</p> + +<p> + Questi che vostri sono alteri onori,<br /> + e fanno altrui veracemente adorno,<br /> + scemar non può fortuna aspra e nimica.<br /> +</p> + +<p> + E questa spero che di giorno in giorno<br /> + averete con doti assai maggiori,<br /> + di fosca e trista, omai lieta e aprica.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Più volte, Ugolin mio, mossi il<br /> + pensiero _.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 66. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se lodando di voi quel che palese<br /> + di fuor si mostra a le più strane genti,<br /> + rare bellezze e disusati accenti,<br /> + degne parole a ciò mi son contese:<br /> +</p> + +<p> + com' esser vi potrà larga e cortese<br /> + la lingua a dir, che non tema o paventi<br /> + di tante ascoste in voi virtuti ardenti,<br /> + Tullia, ch'amor divino al cor v'accese?<br /> +</p> + +<p> + Bontà, senno, valor e cortesia,<br /> + con l'altre mille insieme in voi cosparte,<br /> + rozzamente contar forse potria;<br /> +</p> + +<p> + ma come rara e eccellente sia<br /> + ciascuna d'esse in voi, con mille carte<br /> + Mantova e Smirna a dir non basteria.<br /> +</p> + +<p> + [V. 11. _Rozzamente cantar forse patria_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 67. -- Di Simone Porzio<br /> +</p> + +<p> + Or qual penna d'ingegno m'assecura<br /> + di poter appressarmi al gran valore<br /> + di quella che di pregio alto e d'onore,<br /> + ornarmi con sue rime ha tanta cura?<br /> +</p> + +<p> + La debil pianta, mia da sè non dura,<br /> + e se prende crescendo alcun vigore,<br /> + nutrita è dal fecondo vostro umore,<br /> + che tal frutto non vien d'altra coltura.<br /> +</p> + +<p> + Ma se di quella vostra le semente<br /> + sempre mi trovo al petto, nè più spero<br /> + sentir d'essa giammai cosa più degna,<br /> +</p> + +<p> + scorgete adunque col giudicio interno<br /> + che tutte l'altre voghe in me son spente,<br /> + e vive quel ch'amor di voi m'insegna.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Porzio gentile a cui l'alma natura_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LE AMOROSE EGLOGHE DEL MUZIO GIUSTINOPOLITANO<br /> + ALLA SIGNORA TULLIA D'ARAGONA<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + I.<br /> + MOPSO<br /> +</p> + +<p> + Mopso, _solo_.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Canti chi vuol le sanguinose imprese<br /> + del fiero Marte, e d'onorati allori<br /> + cinto le tempie a suon di chiara tromba<br /> + desti i bianchi destrier, ch'in Campidoglio<br /> + han da condur i purpurei trionfi;<br /> + a me, cui 'l ciel non diè sì altero spirto,<br /> + basta parlar tra le fontane e i boschi<br /> + de gli onori di Pan; e che la fronte<br /> + m'ornin le Ninfe d'edere e di mirti,<br /> + mentre ch'al suon de le incerate canne<br /> + fo risonar quella virtù che move<br /> + dal vivo ardor de i lor splendenti lumi.<br /> +</p> + +<p> + E or darà al mio dir ampio suggetto<br /> + l'amor del pastor Mopso; di quel Mopso<br /> + lo qual sacrato ha infin da i teneri anni<br /> + i sensi e l'alma al tempio di Parnaso.<br /> +</p> + +<p> + Il buon pastor, cercando le pendici<br /> + de i santi gioghi, ha con novella cura<br /> + novo oggetto trovato ai suoi pensieri;<br /> + nova materia ha data a le sue rime:<br /> + che l'interno splendore e 'l chiaro viso<br /> + de la bella Tirrenia il petto ingombro<br /> + gli ha sì del suo piacer, che la sua lingua<br /> + d'altro non sa parlar, nè può, nè vuole<br /> + che di lei, ch'or gli siede in mezzo l'alma.<br /> + Ei non potendo un di 'l soverchio ardore<br /> + chiuder dentro al suo cor, in tali accenti<br /> + la strada aperse a la vivace fiamma.<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza<br /> + avanzi i più bei fior di primavera,<br /> + morbida più che tenera vitella,<br /> + ch'ancor non ha gustato erba nè fonte;<br /> + e delicata più ch'i bianchi velli<br /> + di non tonduto pargoletto agnello;<br /> + e più schiva d'amor e più fugace<br /> + ch'innanzi a cacciator timida cerva:<br /> + odi, bella Tirrenia: a queste ombrette<br /> + meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta.<br /> +</p> + +<p> + Era ne la stagion ch'i verdi prati<br /> + d'ogni intorno fiorian; fiorian le rose,<br /> + e cantavan gli augei tra i novi fiori,<br /> + quando prima ti vidi; e come prima<br /> + ti vidi, così ratto al cor mi corse,<br /> + mosso da la virtù de' tuoi bei lumi,<br /> + con gelato timor caldo disio.<br /> + Da quel dí innanzi entro 'l mio petto chiuso<br /> + ho continuo portato il foco e 'l ghiaccio.<br /> + E già due volte le campagne aperte<br /> + visto han d'intorno biondeggiar le spighe:<br /> + e due volte han veduto i salci e gli olmi<br /> + le non lor uve su per li lor rami<br /> + quai d'oro divenir, e quai vermiglie:<br /> + e tu nel duro cor, ghiaccio nè foco<br /> + crudel non senti, e non senti pietade.<br /> +</p> + +<p> + Sappi, ninfa gentil, che dal suo giro<br /> + Venere bella per ciascuna parte<br /> + rimira aperte l'opre de' mortali;<br /> + e qual pastor, qual satiro e qual ninfa,<br /> + contra chi l'ama è disdegnosa e schiva,<br /> + la santa Dea ne sente altero sdegno,<br /> + e dimostrar ne suole agre vendette,<br /> + arder facendo i lor gelati cori<br /> + d'amor di tal, che gli disprezza e fugge.<br /> + Che doglia, che tormento, alma mia cara,<br /> + credi che sia l'amar chi te non prezza?<br /> + O tolga Dio, ch'in così amaro stato<br /> + i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi:<br /> + non voler contra te l'ira de' Dei<br /> + mover sì leggiermente: ama chi t'ama.<br /> + Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali<br /> + va cantando di te mattina e sera;<br /> + e va segnando intorno i sassi e i tronchi<br /> + del nome tuo per farti eterna e chiara.<br /> + Ama 'l tuo Mopso, il qual e giorno e notte,<br /> + o vegghi, o dorma, di te pensa e sogna:<br /> + te rimira, te cerca e te disia.<br /> + Braman le pecchie gli odorati fiori:<br /> + le molli gregge i rugiadosi paschi;<br /> + brama 'l cervo assetato i chiari fonti;<br /> + e te, Tirrenia, l'infiammato Mopso.<br /> +</p> + +<p> + Mostra, ninfa gentil, il bel sereno<br /> + de la lucida tua tranquilla fronte;<br /> + de la cui vista l'aere e 'l ciel d'intorno<br /> + d'ogni parte s'allegra e si rischiara.<br /> +</p> + +<p> + Rivolgi a me i begli occhi: o occhi belli,<br /> + occhi leggiadri, occhi amorosi e cari;<br /> + più che le stelle belli e più che 'l sole:<br /> + e a me cari più che armenti e gregge:<br /> + più che la vita cari e più che l'alma.<br /> + Occhi miei belli e cari, il chiaro lume<br /> + volgete a me benigni: e non vi annoi,<br /> + ch'arda del vostro ardor: e non v'incresca<br /> + mirar talor com'io mi struggo e ardo.<br /> + Oh ti fosse, Tirrenia, un giorno a grado<br /> + di fermar così presso e così fisso<br /> + que' tuoi begli occhi dentr'a gli occhi miei,<br /> + ch'ogniun di noi facendo a l'altro specchio,<br /> + con gli occhi suoi vedesse ne gli altri occhi<br /> + il suo stesso ritratto e l'alma altrui.<br /> +</p> + +<p> + Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi<br /> + il chiaro viso e le polite guance,<br /> + le molli guance ad ogni aura tremanti,<br /> + che fan tremar in me l'anima e i sensi<br /> + di diletto, di voglia e di dolcezza.<br /> +</p> + +<p> + Ma qual'è quel diletto e quella voglia?<br /> + Qual la dolcezza che sentir mi face<br /> + il veder e l'udir le dolci labbra?<br /> + Quelle labbra amorose, dolci e care,<br /> + or dolcemente chiuse, or dolce aperte,<br /> + spirar per gli occhi e per l'orecchie mie<br /> + a l'alma mia dolcissimo veleno?<br /> + O misti insieme fior vermigli e bianchi:<br /> + o sparso tra be' fior soave odore:<br /> + o bramose mie labbra: o spirto ardente:<br /> + o anima mia accesa: e qual desire<br /> + tutto m'infiamma? E qual'è quel conforto<br /> + che mi promette il bel, che s'ode e vede?<br /> + Apri, Tirrenia, le rosate porte:<br /> + mostra, Tirrenia, i candidi ligustri:<br /> + spargi, Tirrenia, in graziosi accenti<br /> + l'ambrosia e 'l mel de l'amorosa lingua.<br /> + Di', Tirrenia, una volta: te solo amo,<br /> + al fedel Mopso tuo, che te sola ama.<br /> + Dillo, Tirrenia, e scopri il caro seno,<br /> + apri 'l giardin d'amor, dimostra al sole<br /> + i dolci pomi e gli odorati gigli.<br /> + Leva, Tirrenia, l'inimico velo<br /> + ch'a te'l tuo bel, a me 'l mio ben nasconde.<br /> + Invido avaro velo: avara mano,<br /> + crudo velo; man cruda e crudo core,<br /> + che tanto bene a gli occhi miei contendi.<br /> +</p> + +<p> + Ninfa crudele, e perché con tant'arte<br /> + sì fieramente a' miei desir contrasti?<br /> + Ninfa crudele infin a gli occhi miei,<br /> + a gli occhi miei, crudele, hai posto 'l freno.<br /> + Deh, leva 'l velo omai, levane i nodi;<br /> + leva la crudeltà del natio petto:<br /> + lascia andar gli occhi vaghi al lor diporto<br /> + tra i diletti di Flora e di Pomona,<br /> + là ve vaga beltà, bella vaghezza<br /> + movon d'intorno le purpuree penne,<br /> + e fan festa ad Amor, che la sua fede<br /> + ha locata tra 'l bel de i cari pomi.<br /> + Man bella, cara man disciogli il laccio,<br /> + allarga il velo, o mano: a la man mia<br /> + sii cortese man cara: a la mia sete<br /> + porgi alcun refrigerio poi ch'invano<br /> + prego 'l petto crudel, e 'nvano aspiro<br /> + a la beltà de le purpuree gote,<br /> + invano al bel de le rosate labbra.<br /> +</p> + +<p> + Ninfa bella e crudele, in cui combatte<br /> + bellezza e crudeltà, come non hai<br /> + qualche pietà di me? Le selve e gli antri<br /> + piangono al pianto mio; meco si lagna<br /> + eco non men del mio che del suo duolo:<br /> + e sovente gli augei su per li rami<br /> + muti si fanno a le mie doglie intenti:<br /> + e le gregge rivolte a i miei sospiri,<br /> + i paschi e i fonti mandano in oblio.<br /> + E tu sola se' nuda di pietade.<br /> +</p> + +<p> + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia<br /> + raccogli quel, che con le braccia aperte<br /> + disioso t'aspetta; e nel tuo grembo<br /> + ricevi lieta l'infocato amante;<br /> + stringi 'l bramoso amante, e strette aggiungi<br /> + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto<br /> + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto<br /> + il vivo fiore ispira a le sue brame.<br /> + Giungansi insieme gli amorosi petti:<br /> + premer si sentan le vezzose poppe,<br /> + le belle poppe delicate e sode,<br /> + dal petto ad amor sacro e sacro a Febo,<br /> + non si ritengan più celate o chiuse;<br /> + le belle membra tue morbide e bianche<br /> + più che 'l cacio novello e più che 'l latte,<br /> + ad amor le consacra: e al tuo amante<br /> + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta,<br /> + con lui cogli d'amore i dolci frutti.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + II.<br /> +</p> + +<p> + IL SOLE<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora<br /> + il pianeta maggior nell'oriente,<br /> + inargentando i nuviletti d'oro:<br /> + quand'io, ch'avea col fischio e con la verga<br /> + scorta mia greggia a i rugiadosi paschi,<br /> + posto a seder sott'una antica quercia,<br /> + notava intento il dilettevol suono,<br /> + che d'intorno facean le pecorelle<br /> + tondendo il verde de l'erboso suolo.<br /> + Ed ecco l'armonia d'una zampogna<br /> + sonar non lunge. Io da le dolci note<br /> + tratto, e lasciando il mio maggior pensiero,<br /> + in piè risorto, cheto, passo passo,<br /> + ver là mi mossi, e vidi a piè d'un faggio<br /> + sedersi un solo. E quanto gli occhi miei<br /> + scorger potero in quella incerta luce<br /> + mi parve Mopso; Mopso a cui le selve<br /> + son testimonie quanto a l'alme Muse,<br /> + e quanto ei sia ad Amor fedele amico.<br /> + E quale in pria mi parve, tal la voce<br /> + e 'l chiaro giorno poi mostrolmi aperto.<br /> + Quivi vago d'udir suoi dolci accenti<br /> + dietro una macchia stretto mi raccolsi.<br /> + E egli omai spuntando il primo raggio<br /> + del novo giorno, al dir la lingua mosse,<br /> + accompagnando il suon con tai parole:<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. Sorgi omai chiaro sole, e 'l ciel aprendo<br /> + l'aer rischiara; e 'l mare intorno imbianca;<br /> + la terra alluma; e 'l desiato giorno<br /> + riporta a gli animali e ai pastori.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Se non hai sole e se colei non ave<br /> + cosa simil, ben posso dir di voi,<br /> + che tu se' a lei, ed ella a te simile.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Solo se' sol, ch'in tutti gli alti giri<br /> + lume non è ch'al tuo lume s'aguagli,<br /> + nè lassù fuoco v'ha che t'assimigli.<br /> + E sola è sol in acque, in selve e in monti:<br /> + la bella ninfa mia, ch'è così sola,<br /> + che beltà non si mira a lei sembiante.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Quando cinto di raggi il capo biondo<br /> + a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno<br /> + la cieca notte da l'ombrosa terra:<br /> + e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi<br /> + le solitarie fiere, i vaghi augelli,<br /> + e con gli armenti, pecore e bifolchi.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E quando 'l lampeggiar del divo lume<br /> + a me si scopre, del mio tristo core<br /> + si scuote intorno il tenebroso velo:<br /> + gioiscon gli occhi miei: l'anima mia<br /> + tutta s'allegra e seco i miei pensieri;<br /> + e meco gode il mio cornuto armento.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Poi come le montagne d'occidente<br /> + ingombran la tua luce, e tu t'invii<br /> + al tuo riposo là nei bassi liti,<br /> + la fosca notte entro a l'oscuro manto<br /> + involve 'l cielo, e involve gli animali,<br /> + tenendo il mondo in tenebre sepolto.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E come del mio sol l'amata vista<br /> + da me si parte, al dipartir di lei<br /> + a me in un punto ogni mia luce è tolta.<br /> + Il giorno mio sen va verso l'occaso<br /> + e son sepolti in tenebrosa notte<br /> + i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Da che tolta è dal ciel tua ardente fiamma,<br /> + perché 'l superno chiostro intorno splenda<br /> + di mille ardori, non però ritorna<br /> + il giorno al mondo infin che non ritorni<br /> + tu, la cui luce ogni altra luce asconde.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E da ch'io de' begli occhi ho gli occhi privi<br /> + perché da mille belle e vaghe ninfe<br /> + cinto mi vegga, non però s'aggiorna<br /> + dentro al mio cor fin che colei non riede,<br /> + il cui bel lume ogni altro lume adombra.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Qualor avvien ch'a la tua accesa face<br /> + occhio mortal s'arrischi alzar i rai<br /> + per ritrar forse l'alma tua figura,<br /> + la soverchia virtù del tuo splendore<br /> + sì l'abbarbaglia, che smarrito e vinto<br /> + ad ogni aspetto uman si trova infermo.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E io qualor a la mia ardente lampa<br /> + mi riprovo d'alzar gli occhi e la mente,<br /> + per farne poi ne i tronchi alcun disegno,<br /> + il divo onor del rilucente oggetto<br /> + sì mi confonde, che perduti i sensi<br /> + non sento quel, che di me stesso io senta.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Poi quando più 'l tuo lume s'avvicina<br /> + al mondo nostro, occhio del mondo eterno,<br /> + e più drizzi i tuoi raggi sopra noi,<br /> + arde la terra, e arde ogni vivente;<br /> + e de la sete per colli e per piani<br /> + mancar si veggon gli alberi e l'erbette.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E quando a me 'l mio amato sol s'appressa<br /> + (il sol ch'è solo il sol de la mia vita)<br /> + e fiammeggiando in me 'l suo lampo vibra,<br /> + arde in me 'l cor, ardon miei accesi spirti,<br /> + e 'n me s'infiamma un sì caldo disire<br /> + ch'a me stesso mi sento venir manco.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Tu con la tua virtù non solo allumi,<br /> + non solo incendi quel che fuor si scorge,<br /> + ma dove umana vista non discende,<br /> + dentro passando, fai pregno il terreno<br /> + di tal semenza ch'i terrestri germi<br /> + producon d'ogni intorno e fronde e fiori,<br /> + onde si veston le campagne e i poggi.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E la virtù di lei non sol rischiara,<br /> + non sol infiamma la mortal mia scorza,<br /> + ma dove altro non passa che 'l suo sguardo,<br /> + in me varcando, in me fa tal radice<br /> + che poi germoglia in graziosa pianta,<br /> + in cui fiorendo i miei gentil concetti<br /> + fanno 'l mio col suo nome eterno adorni.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Ma che parl'io? che fo? dormo o vaneggio?<br /> + sì son col core al mio bel sole intento<br /> + ch'ad alta voce ancor chiamo e richiamo,<br /> + e pur or sommi accorto ch'è tant'alto<br /> + sorto 'l sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Oh così fosse ai miei bramosi lumi<br /> + sorto il lor sol. Tornato è 'l giorno al mondo<br /> + non (lasso) a me, ch'a me non luce il sole,<br /> + non s'apre il giorno a me se non si scopre<br /> + colei, ch'è sola il sol de l'alma mia.<br /> + Oh me infelice sovra ogni vivente!<br /> + Sa l'universo, sanno gli elementi,<br /> + san le ninfe e i pastor, sanno i bifolchi,<br /> + san le fiere e gli augelli, e san le gregge<br /> + che da tornare ha il sole e 'l giorno e quando;<br /> + e sol io solo senza sole e senza<br /> + alcun lume, di giorno in cieca notte<br /> + vo brancolando: e non so quando o come<br /> + mi ritorni a veder l'amato raggio.<br /> + Ahi, lasso me dolente: or fosse almeno<br /> + la notte mia tal notte, qual'è quella<br /> + ch'al cader del suo sole al mondo sorge,<br /> + ch'in quella dolce notte in ogni verso<br /> + si posa in pace! Rive, prati e poggi<br /> + valli, monti, campagne, selve e fonti<br /> + han dolce requie, e i miseri mortali<br /> + quetan le stanche membra e ogni affanno,<br /> + ogni fatica, mandano in oblio.<br /> + Ma non è tal la mia, che cieco e solo<br /> + vo intorno errando. E non han pace o tregua<br /> + gli occhi miei, non i piedi e non la lingua;<br /> + no 'l pensir, no 'l desir, non i sospiri.<br /> + E s'alcun è che turbi l'altrui pace,<br /> + io son quel desso; che son sol colui<br /> + che col continuo suon de' miei lamenti<br /> + ho già stancate le campagne e i colli.<br /> + Almo mio caro sol, sarà giammai<br /> + ch'io ti rivegga un giorno, un giorno intero?<br /> + Un giorno che giammai non giunga a sera,<br /> + e gli occhi affisi in te quant'io vorrei?<br /> +</p> + +<p> + Ahi, lasso me: perché, perché non lice<br /> + mostrar aperto il cor? perché disdetto<br /> + m'è 'l dir ch'io t'ami, se cotanto t'amo?<br /> + Perché disdetto a te l'amar chi t'ama?<br /> +</p> + +<p> + Cotai parole, e altre sospirando<br /> + e lagrimando, il doloroso Mopso<br /> + spargeva a l'aura; e io che senza scorta<br /> + lasciata avea la greggia e tuttavia<br /> + sentia montando il sol montar il caldo,<br /> + lui lasciai pur dolersi: il dolce canto<br /> + fra me stesso membrando, e 'l petto pieno<br /> + non di minor pietà che di dolcezza.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + III<br /> +</p> + +<p> + IL FURORE<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + Dive, ch'al suon de la dorata cetra<br /> + dei sacro Apollo, al glorioso fonte<br /> + fate dintorno mille dolci giri,<br /> + premendo il verde del fiorito suolo<br /> + liete alternando le vezzose piante<br /> + non senza l'armonia d'eterni versi:<br /> + quella, ch'è Donna de le Donne, e Donna<br /> + è del mio cor, o sante Donne, o Dive,<br /> + vuoi pur ch'io canti: e vuol che 'l canto s'erga<br /> + sopra ogni bosco. Adunque perchè 'l canto<br /> + sia canto degno di Donna sì cara<br /> + movete insieme e con voi mova Apollo:<br /> + mova tutto Elicona e si raccolga<br /> + tutto lo spirto vostro entro al mio petto.<br /> +</p> + +<p> + Oh de la mente mia lucido specchio,<br /> + alma gentil fra le belle alme bella,<br /> + in cui fiso mirando d'ora in ora,<br /> + si fan dentr'al mio cor novi concetti,<br /> + da partorir scrivendo in nove carte;<br /> + lietamente ricevi il novo frutto,<br /> + che prodotto ha 'l germoglìo del tuo seme;<br /> + e mentre io fo sonar la mia zampogna<br /> + al furor del tuo Mopso porgi orecchie,<br /> + e nel furor di Mopso al furor mio.<br /> +</p> + +<p> + Salita era la notte al sommo cielo<br /> + e rilucea nel mezzo del suo cerchio<br /> + la sorella di Febo, il bianco volto<br /> + tutta splendente del fraterno lume.<br /> + Taceva il mondo, in sè pe' lor vestigi<br /> + tacite si volgean l'eterne spere;<br /> + taceano i venti e 'l mar; tacea la terra<br /> + e con lei piani e colli, e monti, e valli.<br /> + Sol nel silenzio d'ogni alma vivente<br /> + non tacea Mopso: e non taceva amore<br /> + dentro al suo petto. Ei per deserte piagge<br /> + da furor trasportato, solo e vago,<br /> + errava, intorno pur con gli occhi fissi<br /> + ne la cornuta diva. E 'n quello stato<br /> + disse de l'amor suo cose sì nove,<br /> + che ne suonano ancor le selve e gli antri.<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. Dove, dicea, mi scorge or la tua luce,<br /> + candida luna, per solinghe strade?<br /> + Tirar mi sento ove per gli erti gioghi<br /> + rara di piede umano orma si scorge.<br /> + Qual novo aspetto e qual novo desire<br /> + verdeggia nel mio cor? La folta selva<br /> + de l'odorate, verdi, ombrose piante,<br /> + tutto m'empie d'orror e di diletto.<br /> + E quel dolce ruscel, che mormorando<br /> + fugge tra l'erbe e i flori, a sè mi chiama.<br /> + Ma donde viene il canto? E donde il suono<br /> + che sì dolce lusinga l'aere intorno?<br /> + E cosi è dolce, che simil dolcezza<br /> + non porge a me 'l belar de le mie gregge,<br /> + nè sì soave è 'l suon de le mie canne.<br /> +</p> + +<p> + Or ecco là che giovinette donne<br /> + cinte le terapie di fronduti rami<br /> + fan la nova armonia; ina che vegg'io?<br /> + Non è tra lor, non è colei ìa mia?<br /> + Ahi! m'è tolta la voce. Or chi l'ha scorta<br /> + di mezza notte senza fida scorta<br /> + da le rive del Po fra questi boschi?<br /> + E che fa qui l'altero giovinetto<br /> + c'ha la lira dorata e d'or le chiome<br /> + e d'ogni vello ancor le guancie ha nude:<br /> + misero: adunque? Adunque in cotal guisa?<br /> + Or dove sono? E che fo? Vegghio o dormo?<br /> + Non so ove sia: non so se vegghi o dorma.<br /> + E s'io vegghio, è ella dessa o altra? Ahi, lasso,<br /> + non conosco io la ninfa mia? La voce<br /> + piena di melodia, gli ardenti lumi,<br /> + il vago aspetto, il grazioso viso:<br /> + gli atti soavi, i movimenti alteri:<br /> + l'andar, lo star: la mano, i piedi, i panni,<br /> + far la dovrian pur conta a gli occhi miei.<br /> + E s'altro a me non la facesse conta,<br /> + si la farìa quell'amoroso orrore<br /> + ch'a l'apparir di lei m'ha l'alma ingombra,<br /> + e quel desio, che qui condotto m'have,<br /> + u' condur non poteami altro desìo.<br /> + Ma ch'è quel ch'odo, che da l'altre l'odo<br /> + chiamar sorella e nominar Talia?<br /> + Questo bosco di lauri e quella fonte:<br /> + le donne coronate: il bel concento:<br /> + l'aspetto più ch'umano? Or una, e due,<br /> + tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove,<br /> + il numero conviensi... questo è 'l giogo<br /> + de l'alme Muse: e queste son le Muse.<br /> + E una n'è la mia. È la mia ninfa<br /> + dunque una Musa, o son le Muse ninfe?<br /> + O mia, come dir debbo, alma mia Diva,<br /> + con quanto amor, con quanto studio ed arte,<br /> + fra mortali discesa dentro a l'alma<br /> + m'accendesti l'ardor; presso al cui raggio<br /> + movendo i passi, a questo santo giogo<br /> + mi trovo aggiunto. O mano, amata mano,<br /> + tu mi tien, tu mi guida: o caro dono,<br /> + bramato don, così ne foss'io degno.<br /> + Tu con la tua sorella le mie terapie<br /> + fai verdeggiar de l'onorata fronde<br /> + perch'ogni mio pensier tutto verdeggia.<br /> +</p> + +<p> + O sacri, vivi e lucidi cristalli,<br /> + onde s'inaffian così rare piante,<br /> + qual radice ha sentito il vostro umore<br /> + c'ha virtù di produr pianta sì ferma<br /> + che non le nuoce il più cocente sole:<br /> + non la molesta grandine nè pioggia:<br /> + non la crolla il furor di Borea o d'Austro,<br /> + e non la tocca il folgorar di Giove?<br /> + Qual radice ha sentito il vostro umore?<br /> + Ne la sua pianta il verde eterno vive;<br /> + vivono eterni i fior, vivono i frutti:<br /> + nè muta vista per mutar stagione.<br /> + Beato, eterno umor che liete e chiare<br /> + fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori;<br /> + i' pur spengo di te mia lunga sete:<br /> + e 'n te s'attuffan mie bramose labbra.<br /> + O che veggio? O che intendo? Il cieco velo<br /> + tolt'è da gli occhi miei: m'è fatto amico<br /> + il sacro coro, amico il santo Apollo.<br /> + Pur or conosco io te fedel compagna,<br /> + fedel mia guida e mia fedel maestra;<br /> + Erato bella. Tu fin da la culla<br /> + mi fosti a lato; tu la tua sorella<br /> + fra le genti mortali in forma umana<br /> + mi scorgesti a mirar. Tu mi dimostri<br /> + com'io lei segua, cui più sempre amando<br /> + l'alma mia più verdeggia e più s'infiora.<br /> +</p> + +<p> + Ma che novo desir mi punge il core<br /> + di levarmi da terra? Oh, ch'i' mi sento<br /> + mutar di fuori e farmi un bianco augello:<br /> + le man, gli omeri, il capo, il collo, il petto<br /> + tutti si veston di novelle piume;<br /> + già comincio a cantar, già batto l'ali....<br /> + non mi lasciar Talia, levati a volo;..<br /> + Erato spiega al ciel l'aurate penne...<br /> + date forza al mio ardir, che senza voi<br /> + ogni mio sforzo alfin sarebbe invano.<br /> + Già lasciato ho 'l terreno; altero e lieve<br /> + sopra i nuvoli m'alzo e sopra i venti:<br /> + già mi si fa minor e terra e mare.<br /> + Alma sorella del compagno e Dio<br /> + de la mia Dea benigna, a te raccogli<br /> + colui, cui la tua luce ha mostro il calle<br /> + di gir al monte ove la via s'impara,<br /> + che l'alme altrui conduce a più bel monte.<br /> +</p> + +<p> + I' veggio aperte le dorate porte<br /> + del gran gìardin, ch'i muri ha di zaffiro;<br /> + qui n'accoglie Diana; e qui n'envia<br /> + per la verdura del suo bel verziero;<br /> + qui la fiorita e verde primavera<br /> + move d'intorno, e va pascendo il verde<br /> + del santo umor de la rugiada eterna;<br /> + qui l'alma Clori e 'l suo diletto sposo<br /> + spargendo a l'aere ognor novelli odori<br /> + van dipingendo il variato suolo;<br /> + qui non arde la state e qui non sfronda<br /> + l'autunno i rami e non gli imbianca il verno;<br /> + qui vive il verde eterno; eterni rivi<br /> + di liquidi smeraldi i verdi prati<br /> + van compartendo; al mormorar de l'acque,<br /> + al soave spirar de le dolci aure,<br /> + al tremolar de i verdeggianti rami,<br /> + suonano in dolci e 'n dilettosi accenti<br /> + mille amorosi eterni rosignoli.<br /> + Qui s'odon risonar cetre e zampogne;<br /> + immortai cetre e immortai zampogne;<br /> + oh dolce vista, ed oh soavi note;<br /> + oh tra 'l veder e udir dolci pensieri;<br /> + qui, santissime Muse: qui Talia,<br /> + qui, qui sia, Diva, eterno il nostro albergo.<br /> +</p> + +<p> + Così diceva il forsennato Mopso:<br /> + e così detto, muto e sbigottito<br /> + stette buon spazio; e 'n sé fatto ritorno<br /> + e raccolto lo spirto, alti sospiri<br /> + dal cor traendo, intorno al molle tronco<br /> + d'un tenero olmo tai parole scrisse:<br /> +</p> + +<p> + Udite selve, udite Dei silvestri,<br /> + odan le ninfe, oda ogni pastore.<br /> + Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco;<br /> + ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva;<br /> + veduto ho Febo e le dotte sorelle,<br /> + e Tirrenia fra loro; una di loro<br /> + è la bella Tirrenia: ella m'ha tratto<br /> + al sacro bosco, e dal bosco a la fonte,<br /> + e da la fonte al cielo: ella è colei<br /> + che m'arde 'l cor; ella è colei ch'io canto;<br /> + ella è il mio sole; ella è la mia Talia.<br /> + Ed io son Mopso. Pianta eterna vivi:<br /> + e i nomi nostri eternamente serva.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + IV.<br /> +</p> + +<p> + TALIA<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + Già risalito sopra l'orizzonte<br /> + il pianeta d'amor dal terzo cielo<br /> + fiammeggiando spargea l'aer sereno,<br /> + il tempestoso mare, il duro suolo<br /> + di chiari raggi e di virtute ardente:<br /> + e destando le selve e le campagne,<br /> + richiamava pastor, gregge e bifolchi<br /> + a le zampogne, a i paschi e a gli aratri.<br /> + Quando Mopso d'ardor l'anima acceso,<br /> + posto a seder in una erbosa riva,<br /> + al dolce mormorio di lucid'onde<br /> + in sè raccolto, immobile e pensoso<br /> + si stette alquanto; indi a sue dolci note<br /> + rispondendo gli augei, le selve e l'acque,<br /> + ruppe 'l silenzio in così nuovi accenti,<br /> + che n'han fatto conserva i Dei silvestri,<br /> + per dar lor vita in più ch'in una etade.<br /> +</p> + +<p> + Or qual fosse 'l suo canto, a lei che desta<br /> + ti tiene ognor a gli amorosi canti<br /> + fa che 'l ritorni a dir rozza zampogna;<br /> + e sia tale il tuo suon, che degno sia<br /> + de materia maggior che di zampogne.<br /> + MOPSO. Alme sorelle, che d'eterno grido<br /> + rendete onor a chi col cor v'onora,<br /> + se mai liete porgeste alcuna aita<br /> + al suon de gli amorosi miei sospiri,<br /> + or, che d'amor cantando è 'l mio pensiero<br /> + cantar voi insieme (che di voi cantando<br /> + canto 'l mio amor) a l'incerate canne<br /> + ispirate sì dolce e chiaro suono,<br /> + che sia 'l mio amor co'l vostri nomi eterno.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + E tu, mio santo e mio soave ardore,<br /> + dotta e bella Talia, mentr'io m'affanno<br /> + per voler dir di te, ne l'alta impresa<br /> + porgi soccorso a la mia fioca voce:<br /> + dammi ardir, dammi forza; alza 'l mio ingegno<br /> + e con la cara mano un novo ramo<br /> + fresco, verde, odorato, or ora colto<br /> + dal sacro monte a la mia fronte avvolgi.<br /> + Movi Talia, movete sante Dive.<br /> + Movete o sante Dive a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Sorge in Boezia e non molto lontano<br /> + dal gran Parnaso un onorato giogo<br /> + che d'altezza e d'onor con lui contende;<br /> + quest'è 'l santo Elicona, in cui verdeggia<br /> + l'eterna selva sacra al sacro Apollo,<br /> + d'uno e d'altro valor degna corona.<br /> + Qui si monta per luoghi alpestri ed ermi;<br /> + raro sentier v'appar, rari vestigi;<br /> + nè v'ascende uom mortal, cui 'l ciel non chiama.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Quest'è quel poggio, che fra gli altri poggi<br /> + è de le Muse il più diletto poggio:<br /> + qui 'l grande Apollo ispira entro a' lor petti<br /> + quella virtù ch'a lui 'l gran padre ispira;<br /> + ed elle l'alme elette a i Dei più care,<br /> + chiamano al verde de l'amate piante;<br /> + e chiamanle al licor del chiaro fonte;<br /> + chiamanle al chiaro fonte d'Ippocrene,<br /> + eterno onor del sangue di Medusa.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Scritto è nel sasso antico, onde si versa<br /> + la dolce vena, in ben limati versi,<br /> + ch'un giovinetto che di pioggia d'oro<br /> + fu conceputo, alzato un giorno a volo<br /> + uccise lei, che con l'orribil vista<br /> + rivolgea l'uomo in insensibil marmo:<br /> + e che del sangue suo, mille veleni<br /> + fur sparsi in terra; e fra i diversi mostri<br /> + un'alato destrier subito apparve.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Questi nitrendo e dibattendo l'ale<br /> + si levò in aere, e dopo un lungo corso<br /> + pervenuto al bel giogo ond'io favello,<br /> + volando tuttavia, nel duro masso<br /> + percosse un'unghia, e quei ratto s'aperse<br /> + larghi versando e liquidi cristalli.<br /> + Apollo il vide, e 'l vider seco insieme<br /> + tutte le nove Muse, ed egli, ed elle,<br /> + fede ne fanno a chi con lor ragiona.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + E quest'è 'l fonte in cui, cui 'l ciel non nega<br /> + di poter pur bagnar le somme labbra,<br /> + cantar si sente al par de i bianchi cigni.<br /> + Qui conducon le Dive a cui interdetto<br /> + non è 'l bel monte, e 'ncoronati e molli<br /> + del santo rio gli rendono a' mortali,<br /> + perchè rendano a ogniun degna mercede<br /> + de le fatiche lor, de le bell'opre<br /> + qual ornando di lauri e qual di mirti.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Quinci discesi quegli spirti eletti<br /> + sopra tutt'altri, con eterne lode<br /> + or del fier Marte, or del soave Amore,<br /> + cantano il sudor d'un, d'altro i sospiri.<br /> + E per memoria de l'amato albergo<br /> + aman le ninfe i poggi, i fonti e i boschi.<br /> + Ed è ragion, ch'ancor quelle chiare alme,<br /> + in rimembranza del lor nascimento,<br /> + godon di luoghi solitarii ed erti.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Fra le selve Pierie il Dio dei Dei,<br /> + quel ch'ad un cenno il ciel move e governa,<br /> + d'amor acceso, in forma di pastore<br /> + con la bella Nemosine si giacque.<br /> + Era costei la più vezzosa ninfa,<br /> + ch'in quella o in altra età, ninfe e silvani,<br /> + tenesse al suon de le sue dolci note<br /> + dolce cantando le memorie antiche,<br /> + e gli occhi avea stellanti e d'or le chiome.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Giacquesi con lei Giove, e tante notti<br /> + giacque con lei, quante del santo coro<br /> + son le dotte sorelle. E poi che Febo<br /> + nove volte ebbe visto l'auree corna<br /> + rifarsi al lume suo rotondo specchio,<br /> + tante chiamò Lucina al suo soccorso<br /> + la bella ninfa, e d'altrettanti parti<br /> + madre divenne. O ben felice madre<br /> + il mondo adorno ha il tuo fecondo ventre.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Venute in luce le felici piante,<br /> + de' cui be' fiori e de' cui dolci frutti<br /> + dovea goder il cielo e 'l nostro mondo,<br /> + il sommo padre di sì bella stirpe<br /> + tutto gioioso i teneretti germi<br /> + degni intendendo di più degno suolo,<br /> + che di suolo terren, fece pensiero<br /> + di voler trapiantar la nova selva<br /> + ne le splendenti sue felici piaggie.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + De' cieli d'uno in uno il re de' cieli<br /> + donò loro il governo ad una ad una;<br /> + e d'una in una a loro i nomi impose.<br /> + Quella cui diede il cerchio in cui si mira<br /> + errar d'intorno con cangiati aspetti,<br /> + la dea de la cornuta e bianca fronte,<br /> + fu la bella Talia, la cui virtute<br /> + fa verdeggiando germogliar gl'ingegni<br /> + di verdura immortal di fiori eterni.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Toccò a Mercurio seguitar l'impero<br /> + de la placida Euterpe, a la cui voce<br /> + s'empion l'alme di gioia e di diletto.<br /> + S'accompagnò con l'alma dea di Cipri<br /> + Erato bella, che ne l'alme inesta<br /> + quel caro germe ch'è chiamato Amore;<br /> + e Melpomene ascese al quarto lume,<br /> + e la spera di lui tempra e rivolve<br /> + col canto suo, ch'è pien d'ogni dolcezza.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + L'ardente spirto del superbo Marte<br /> + ogni orgoglio deposto, non rifiuta<br /> + di dar orecchie a la famosa Clio.<br /> + A Tersicore diede il re superno<br /> + che de la stella sua fosse compagna,<br /> + tutto invaghito di sua allegra vista;<br /> + e di Polinnia gode il padre antico<br /> + notando l'armonia del vario suono<br /> + e la memoria de le cose belle.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Urania su volando altera salse<br /> + fra mille lumi, ed or in or s'aggira<br /> + lieta del suo bel ciel cantando intorno.<br /> + Calliope non ebbe proprio nido<br /> + dal sommo padre: ei volle ch'in ciascuna,<br /> + de l'altrui stanze fosse la sua stanza:<br /> + e le buone sorelle a la sorella<br /> + congiunte in dolce amor, in dolci accenti<br /> + cantando insieme fan dolce armonia.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra<br /> + han signoria quell'anime celesti:<br /> + e ciascuna di lor da la sua spera,<br /> + Calliope da tutte il lor valore<br /> + spargon quaggiù ne i più chiari intelletti.<br /> + E qual del divo spirto ha l'alma ingombra<br /> + a lui s'apre Elicona: a lui le chiome<br /> + cingono i lauri: a lui non si disdice<br /> + spenger la sete al fonte d'Aganippe.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Ma che novo furor m'ha 'l petto ingombro<br /> + di voler col mio calamo palustre<br /> + sonar di lor, ch'a i sempiterni Divi<br /> + rotando tuttavia l'eterne spere,<br /> + de le lor voci fan dolce concento?<br /> + Mercè dive, mercè del novo ardire<br /> + non vi chiamai nimico, e non mi vanto<br /> + di cantar vosco a prova. Anzi 'l desio<br /> + onde 'l vostro valor m'ha l'alma accesa<br /> + mi mosse a ragionar de i vostri onori.<br /> + Tornate, o sante Dive, a i vostri allori.<br /> +</p> + +<p> + Tornate Dive; tornin l'altre e meco<br /> + rimanga la dolcissima Talia;<br /> + rimanti, o Diva, con colui che sempre<br /> + teco è col core. O Musa a le mie rime<br /> + basta la tua virtù. Tu 'l mio Elicona,<br /> + tu 'l mio Parnaso se': tu se' 'l mio Apollo:<br /> + tu con l'ardor de' begli occhi sereni<br /> + accendi entro 'l mio cor sì chiaro foco,<br /> + che l'invidia del tempo in alcun tempo<br /> + non potrà spegner mai la nostra luce.<br /> + Tu con la soavissima favella,<br /> + col dolce suon, con le celesti note<br /> + e con la leggiadria del chiaro stile,<br /> + me togliendo a me stesso, a dir m'invii<br /> + cose, ch'i' spero, che fra questi boschi<br /> + si serveranno ancor dopo mill'anni.<br /> + E trovando Talia per mille tronchi<br /> + scritto per la mia man, trovando Mopso<br /> + scritto per la man tua, n'avranno ancora<br /> + diletto e invidia la futura gente.<br /> +</p> + +<p> + O che parlo? Il tuo aspetto a dir m'ispira<br /> + quantunque io parlo; tu mia lingua movi,<br /> + tu mi porgi i concetti e le parole.<br /> + O mia musa, o mio amor. E qual fu mai<br /> + più glorioso amor che la mia Musa<br /> + è 'l mio amor, e 'l mi' amor è la mia musa?<br /> + Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio;<br /> + non è 'l mio sogno; no, che viva e vera<br /> + ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo<br /> + qual ti scorgono e Febo e tue sorelle<br /> + a l'onde di Permesso; e qual ti scorge<br /> + la sorella di Febo entro al suo giro.<br /> +</p> + +<p> + Quant'è la gioia mia? Con voi ragiono<br /> + riposti orrori e solitaria riva:<br /> + e prego che fra voi si stian sepolte<br /> + le mie parole: e voi piacevoli aure<br /> + fermate l'ali e eco non risponda:<br /> + non risponda eco a me, che la sua doglia<br /> + mal si conface al mio gioioso stato.<br /> + Chieggio silenzio, acciochè fuor non s'oda<br /> + per la mia bocca l'alta mia ventura,<br /> + che d'invidia potria colmare altrui.<br /> + Quella, ch'un tempo per l'erbose sponde<br /> + de l'ampio laco de l'antica Manto<br /> + fece tenor cantando al gran Menalca:<br /> + quella, quella or risponde al vostro Mopso.<br /> +</p> + +<p> + Volgi a me i lumi o diva, ch'in que' lumi<br /> + godo del ben del ciel: la lingua snoda<br /> + dolce mio santo amore; da quella lingua<br /> + sente 'l mio cor dolcezza più ch'umana.<br /> + O dolce il veder mio s'eternamente<br /> + gli occhi affisassi dentro a tuoi begl'occhi,<br /> + e tu gli occhi affisassi a gl'occhi miei:<br /> + o dolce udir, se 'l suon dolce e soave<br /> + sonasse eterno dentro a le mie orecchie,<br /> + dentro al cor penetrando, e dentr'a l'alma.<br /> + O dolci i miei pensier, se al mio desire<br /> + s'unisse il tuo desir con tanto affetto<br /> + che fosse una la mia con la tua voglia.<br /> +</p> + +<p> + O mia Diva, o mio amor, se del tuo amore<br /> + e se del tuo favor tanto cortese<br /> + sarai a l'alma mia, che le mie rime<br /> + s'ergan sopra l'invidia, e i miei pensieri<br /> + sian pensier di letizia, in su la foce<br /> + del Formion, là dove il bel Sermino<br /> + quinci le dolci e quindi le salse onde<br /> + bagnan d'intorno, un venerabil tempio<br /> + sorgerà al nome tuo; quivi i pastori<br /> + soneran sempre a te cetre e zampogne:<br /> + e di fior sempre, e sempre di verdura<br /> + si trecceranno a te ghirlande fresche.<br /> + E da i colli e da l'onde, i Dei silvestri<br /> + e le ninfe e i tritoni, incoronati<br /> + di liete frondi, a te festosi giri<br /> + faran dolce iterando il tuo bel nome:<br /> + e fra gli altri la bella, la più bella<br /> + ninfa ch'abbia tutt'Adria in alcun scoglio<br /> + Egida bella l'onorate tempie<br /> + cinta di rami di felice oliva,<br /> + Talia cantando, e 'l nome di Talia<br /> + risonando d'intorno, e poggi e valli,<br /> + sopra i sacrati altari in fochi eterni<br /> + spargerà lieta a te con larga mano<br /> + in sacrificio gli odorati incensi.<br /> + Te col divo splender de i lumi santi,<br /> + col dolce riso e con la chiara voce,<br /> + ferma o Diva, e col cuore il mio bel voto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + V.<br /> +</p> + +<p> + LA LONTANANZA<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + È già gran tempo o Muse il mio suggetto<br /> + l'amor di Mopso, e voi beate Dive<br /> + sete 'l suo amore. Or il dolente Mopso<br /> + dal dolce amato nido e dal suo bene<br /> + fatto lontan, va empiendo selve e campi<br /> + di dolor, di sospiri e di querele.<br /> + Contan le ninfe che fra gli altri un giorno<br /> + lungo la riva, su verso le fonti<br /> + del vago Po salendo, a tali accenti,<br /> + a sì pietosi, a sì dogliosi accenti<br /> + allargò 'l fren, facendo in ogni verso<br /> + gemer le sponde al nome di Talia;<br /> + che le triste sorelle di Fetonte<br /> + obliando 'l lor duol, al suo dolore<br /> + porsero orecchie, e vinte di pietate<br /> + largaro il corso a non usati pianti.<br /> + Or qual fosse il suo pianto o santo coro<br /> + ditelo a' boschi nostri, e non vi annoi<br /> + di por le dotte e dilicate labbra<br /> + a le mal culte mie silvestre canne,<br /> + E tu mio dolce duol, mia amara gioia,<br /> + mio solo eterno amor, mia prima Musa,<br /> + mentr'io cantando lacrimo e sospiro<br /> + con pietate raccogli il triste canto.<br /> + Incominciate o Dee: le selve e gli antri<br /> + daran risposta al lacrimabil suono.<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. Lasso; quest'è ben dura dipartita;<br /> + dura, crudel, amara dipartita,<br /> + via più ch'assenzio amara e più che morte.<br /> + Ed è ragion, ch'estremamente amaro<br /> + mi sia 'l partir da lei che m'è più cara<br /> + che la zampogna mia, più che l'armento:<br /> + più che la vita cara e più che l'alma.<br /> + Ahi, ahi! protervo amore di te mi doglio,<br /> + protervo, iniquo e dispietato amore.<br /> + Tu con fredde paure in van sospetti<br /> + mi tenesti gran tempo, mentre ch'io<br /> + lei per Tirrenia e per ninfa del Tebro<br /> + amai languendo, ardendo e lacrimando.<br /> + Poi che 'l favor de' più benigni divi<br /> + salir mi fece il glorioso monte,<br /> + e mi fece veder fra i sacri allori<br /> + l'alto mio santo e dolce amore; e poi<br /> + che tolto via il furor di gelosia<br /> + alti e dolci pensier battendo l'ali<br /> + m'inalzavano al cielo altero e lieto;<br /> + hai tronco 'l volo a' miei gentil desiri.<br /> +</p> + +<p> + Ahi lasso me dolente, e qual furore<br /> + mi conduce ad oprar la rabbia e i denti,<br /> + contro il benigno mio soave Iddio?<br /> + Mercè Signor, dolce Signor perdona<br /> + al soverchio martir che mi trasporta.<br /> + Tu la mia scorta se', tu 'l mio maestro;<br /> + tu se' 'l mio onor e tu se' la mia palma;<br /> + tu con la face tua m'hai mostro il calle<br /> + d'ir al bel monte: tu con l'auree penne<br /> + impenni i miei pensier; tu nel mio petto<br /> + scolpita hai la dolcissima Talia.<br /> +</p> + +<p> + Per tante grazie a te di sacro sangue<br /> + spargerei d'or in or i santi altari,<br /> + a te arderei gl'interi sacrifici,<br /> + se non che tu (qual'è 'l tuo cor pietoso)<br /> + di crudeltà nimico, il sangue aborri.<br /> + Ma di quel, checchesia, che non rifiuti,<br /> + di fior, di lode, e d'odorati fumi,<br /> + la mia man, la mia lingua e la mia mente<br /> + a te non sieno in alcun tempo avare.<br /> +</p> + +<p> + Da dolermi ho di mia crudel fortuna,<br /> + anzi di lui, che fa la mia fortuna.<br /> + Di te m'ho da doler, di te Tirinto,<br /> + crudel Tirinto, or se mai 'l petto caldo<br /> + ti sentisti d'amor: se punto amico<br /> + se' de le dotte Muse, il petto caldo<br /> + pur ti senti talor, e eterno amico<br /> + se' de l'amate Muse, ahi crudo, e come<br /> + puoi scurar dal suo amor l'acceso amante?<br /> + Come tòrre a la Musa il suo poeta?<br /> + Ben ti dovria Tirinto esser a grado<br /> + d'udir al suon di Mopso e di Talia<br /> + risponder Eco: e l'una e l'altra sponda<br /> + del tuo bel fiume: il tuo bel fiume e Eco<br /> + ti pon far fede che eia le pendici<br /> + de l'alto giogo, onde 'l Dio del tuo fiume<br /> + da l'ampio vaso versa i larghi rivi<br /> + insin là dove, per diverse foci,<br /> + si scorga in Adria, in tutte le sue rive<br /> + non ha 'l più santo ardor, nè 'l più gentile.<br /> + E tu cerchi d'opporti a tale amore.<br /> + O Tirinto crudel, se non ti move<br /> + il mio dolore e 'l mio cocente affetto,<br /> + di lei ti mova il grazioso sguardo,<br /> + ch'acceso di desir tacendo grida,<br /> + e per pietà pregando a te s'inchina.<br /> + Movati 'l suon di que' pietosi versi<br /> + in ch'ella amaramente sospirando<br /> + riprega te per l'amorosa face,<br /> + che 'l suo diletto Mopso a lei ritorni;<br /> + sia pietoso Tirinto e sia sicuro<br /> + che qual pastor, qual ninfa e qual bifolco<br /> + non ha pietade a chi d'amor sospira,<br /> + non gli ha pietade amor, quand'ei sospira.<br /> +</p> + +<p> + Misero me, i' mi dolgo, e tuttavia<br /> + dilungando mi vo dal mio desio,<br /> + e per molto desio piango e languisco;<br /> + e fo col pianto mio col mio languire<br /> + pianger gli sterpi e fo pietosi i sassi.<br /> + Fera ventura, veramente fera,<br /> + che tu diva gentile e 'l tuo fedele<br /> + esser debbiate eternamente insieme<br /> + fermo suggetto a dolorose note.<br /> +</p> + +<p> + Or il vago pensier va rimembrando<br /> + quelle parole tue; quelle parole,<br /> + quelle, quelle, quell'ultime parole<br /> + che mi sterparo il cor, mi svelser l'alma.<br /> + Ben è ragion ch'eternamente t'ami,<br /> + e se verace amore, se ferma fede<br /> + merta cambio d'amor, ragion è ancora<br /> + che tu, mia vita, eternamente m'ami.<br /> +</p> + +<p> + Non sia mai luogo o tempo che disgiunga<br /> + da me 'l tuo amor, che mai per luogo o tempo<br /> + non sarà l'amor mio dal tuo disgiunto;<br /> + meco sia 'l tuo pensier, che 'l mio pensiero<br /> + sempre è con te. Con me sia 'l tuo desire,<br /> + che teco è 'l mio desir: sia l'alma tua<br /> + sempre con me, che teco è l'alma mia.<br /> + Così ci ricongiunga un giorno amore;<br /> + e ricongiunga con felice sorte<br /> + i pensieri, i desiri e l'alme nostre.<br /> +</p> + +<p> + Lasso che 'l ragionar il pensier segue<br /> + e ragionando ognor cresce la voglia,<br /> + e crescendo la voglia il duol sormonta.<br /> + Vago fiume, alte rive, ombrose piante,<br /> + passò mai quinci, o qui mai si ritenne<br /> + pastor alcun a cui sì tristi lai,<br /> + sì cocenti sospir, sì largo pianto<br /> + facesser fede del dolor suo interno?<br /> + Ma degno è ben che mia lingua si dolga,<br /> + e che sospiri il core e piangan gli occhi.<br /> + È tolto agli occhi il sol de gli occhi santi;<br /> + il sol, ch'è solo il sol de gli occhi miei,<br /> + il sol, ch'oltre per gli occhi al cor passando<br /> + tutto l'empiea di vivi ardenti spirti;<br /> + di spirti che mia lingua a ta' suggetti<br /> + movea sovente, che per avventura<br /> + non son suggetti da ciascuna lingua.<br /> + Or sendo privo di sì altero oggetto<br /> + ragion è ben che 'l mio dolor sia solo;<br /> + e che sia la mia lingua, il cor e gli occhi,<br /> + lingua fioca, cor tristo e occhi molli.<br /> +</p> + +<p> + I' vo dolente, e pur convien ch'io vada;<br /> + misero Mopso ov'è la tua Talia?<br /> + Cara Talia, ov'è il tuo fido Mopso?<br /> + O duro fato, o cruda dipartita.<br /> +</p> + +<p> + Lasso, che importa a poverel pastore<br /> + quel che facciano i ricchi, empii tiranni?<br /> + Che tocca a me cercar l'armate squadre?<br /> + Inique stelle: veramente i cieli<br /> + contra me son giurati; e 'l fiero Marte<br /> + ha tant'arme commosse e tanti sdegni<br /> + per dipartirmi dal maggior mio bene.<br /> +</p> + +<p> + O fortunati, a cui 'l terren natìo<br /> + è fermo seggio e certa sepoltura:<br /> + fortunati bifolchi voi se 'l giorno<br /> + i buoi giungete e col gravoso aratro<br /> + sottosopra voltate i duri campi,<br /> + non v'è negato almen tornar la sera<br /> + a le capanne vostre, a i dolci alberghi,<br /> + a le dilette vostre compagnie.<br /> + Voi non arate il periglioso suolo<br /> + del tempestoso mar: voi gli alti gioghi<br /> + non varcate giammai de l'orrid'alpi;<br /> + voi non bevete le straniere fonti.<br /> + È 'l lungo cammin vostro a la cittade,<br /> + a la città, al mercato; e quindi il sole<br /> + che v'ha condotti ancor vi riconduce.<br /> + Voi fortunati e sfortunato Mopso:<br /> + ei da quel dì ch'al sol pria gli occhi aperse<br /> + non ha potuto ancor pur una volta<br /> + dir: qui sarà domane il mio soggiorno.<br /> + Ma da la patria ad estrani paesi<br /> + dal Tebro a l'Istro e dal Po alla Garonna,<br /> + d'oltre il Carnaio a l'ultimo Oceano,<br /> + e dal Vesuvio a gli alti Pirenei<br /> + errando ognor, è stato a tutte l'ore<br /> + perpetuo strale a l'arco di fortuna.<br /> +</p> + +<p> + Misero Mopso! O patria, o patria cara;<br /> + o grande Antiniano, o bel Sermino,<br /> + o vago Formione, o scoglio amato<br /> + quando sarà ch'io vi rivegga e dica:<br /> + quel poco omai di vita che m'avanza<br /> + mi vivrò pur tra voi, ch'è quel ch'io bramo?<br /> + Il grande Atiniano, il bel Sermino<br /> + il vago Formion, l'amato scoglio<br /> + a me è Talia. Talia mi renda 'l cielo<br /> + ch'è Talia la mia patria e 'l mio riposo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VI.<br /> +</p> + +<p> + LA SCONCIATURA<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + Torniamo, o Muse, ai pianti e ai sospiri:<br /> + nostro soggetto or son sospiri e pianti.<br /> + Il vostro Mopso si consuma e strugge.<br /> + Or mentre io ch'io con lui mi lagno e ploro<br /> + seguite o dive le dolenti note.<br /> +</p> + +<p> + FEDEL mio, se 'l mio Mopso men fedele<br /> + fosse in amor, i' vi so dir per vero<br /> + che fora la sua vita men dolente;<br /> + ma suo costante amor sua ferma fede<br /> + di vento di dolor, d'amaro umore<br /> + gli tien ognor il petto e gli occhi pregni;<br /> + e voi il sapete pur, ch'alcuna volta<br /> + gli occhi affissate in lui tutto pietoso.<br /> + Or se la vista del suo aspetto solo<br /> + può pietade inestar ne gli altrui cori,<br /> + che dovran far i dolorosi lai?<br /> + Il miserel ad or ad or s'invola<br /> + al vulgo e ai pastori; e in qualche bosco<br /> + in qualche antro riposto si raccoglie;<br /> + quivi s'asside, e quivi s'accompagna<br /> + or con un tronco antico, or con un sasso:<br /> + e di sé privo, col pensier dipigne<br /> + il dolce amato viso; in quel ritratto<br /> + gli occhi e l'animo affisa: in quel si specchia;<br /> + con quel ragiona; e quel tanto ha di pace<br /> + quanto 'l ritiene il dilettoso inganno.<br /> + Poi ch'in sé è ritornato, il duolo immenso<br /> + non capendo ne l'alma, si disgombra<br /> + per lo petto, per gli occhi e per la lingua<br /> + in spirti accesi, in lacrimosi rivi,<br /> + in fiochi, rotti ed angosciosi accenti.<br /> +</p> + +<p> + I' pascea un dì 'l mio armento per le piagge<br /> + del bel Tesin: e così passo passo<br /> + per la sua riva errando, il piè mi scorse<br /> + là ov'io sentì dolersi quel meschino<br /> + con le fere, con l'acque e con gli sterpi.<br /> + E quanto con la mano ir seguitando<br /> + potei 'l suo dir, le triste sue querele<br /> + diedi a serbar ad una antiqua quercia.<br /> + Or, a voi di ridirle è 'l mio pensiero:<br /> + e voi cui talor visto ho 'l petto caldo<br /> + di caldo amore, e che di vera fede<br /> + portate il nome, con pietate udite<br /> + gli acri lamenti del fedele amante.<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. O mia cara Talia, m'ha dunque il cielo<br /> + disposto ad amarti perch'amando i' pera?<br /> + Ben poss'io dir che quanto gira il sole<br /> + non ha la nostra età più ardente foco:<br /> + non più gentil, non più lodevol foco<br /> + che sia 'l mio foco, e posso dir ancora<br /> + che non ha 'l mondo e non ha 'l secol nostro<br /> + alcun del mio più sventurato amore.<br /> +</p> + +<p> + Bella, vaga, gentil, dolce Talia,<br /> + vaga e dolce Talia, ma non men cruda<br /> + che vaga e bella e che dolce e gentile:<br /> + perché crudel? Perché se tante voci<br /> + e se tanti sospir, se tanti pianti<br /> + ti mando d'or in or giù per quest'acque,<br /> + alcun tuo accento a me non mai ritorna?<br /> + Perché s'ami 'l tuo Mopso, a le sue pene<br /> + non hai pietate? E se pietà ti move,<br /> + che non porgi al dolente alcun conforto?<br /> +</p> + +<p> + Misero Mopso, e sarà dunque il vero<br /> + quel, che per tutti i boschi ognor ribomba<br /> + del breve amor, de' mal fermi pensieri<br /> + del sesso feminil? Ahi! dunque lasso<br /> + avrò senza 'l suo amor da stare in vita?<br /> + Non sarà il ver, sebbene e pastorelle<br /> + e Ninfe, e Driadi e Naiacli, e Napee<br /> + son di mobil voler; però non voglio<br /> + dir che sia 'l suo così mutabil core.<br /> + Non è la mia non è cosa mortale,<br /> + non Naiada, non Driada od altra Ninfa;<br /> + ma de l'eccelse eterne abitatrici<br /> + de le spere celesti, una di loro<br /> + è la mia diva: e col suo divo spirto<br /> + nel cor mi spira l'alte cose belle.<br /> +</p> + +<p> + O pur non sia fallace il creder mio.<br /> + Or mi sovvien, ch'ancor de l'alte dive<br /> + son mal stabili i cori. E quante volte<br /> + mutò voglia e amor la dea di Cipri,<br /> + la dea del terzo ciel? Di lei mi taccio.<br /> + Ma la bianca, la fredda e casta luna<br /> + come fu fida, lasso, al fido amante?<br /> + Il sanno gli alti boschi, ch'alcun tempo<br /> + vider Pan lieto e tristo Endimione.<br /> + Mal fida luna, avara luna; e troppo<br /> + grande argomento de l'incerta fede<br /> + de le mutabil, de l'avare voglie<br /> + del femineo desir. Chi mi conforta<br /> + in sì novo dolor? Su per le rive<br /> + del vago Po non mancano i pastori:<br /> + non mancano i leggiadri e bei pastori,<br /> + non i ricchi pastor di grassi armenti.<br /> +</p> + +<p> + Ma non di gregge mai, non mai d'armenti<br /> + vidi vago 'l suo cor. Gli umil disiri<br /> + sdegna quell'alma sopra ogni alma altera.<br /> + Non per fior giovenil, non per tesoro<br /> + apron le sante Dive il santo monte.<br /> + Nè per fior giovenil, nè per tesoro<br /> + dee la mia Diva altrui largare il petto.<br /> + Caro a Talia di Mopso è il dolce canto<br /> + pien d'alti spirti e di gentili ardori.<br /> +</p> + +<p> + Or non ha 'l Po di più soavi note?<br /> + Di più gentil, di più leggiadri spirti?<br /> + Dolente me: di quanti or mi sovviene<br /> + chiari pastor ch'alberghin per le sponde<br /> + dov'alberga 'l mio ben, tante punture<br /> + mi sento al cor. Ahi! ch'ella non rivolga<br /> + gli occhi altrove e l'orecchie e i pensieri.<br /> +</p> + +<p> + Chiari pastor, deh! no, deh! no per Dio,<br /> + tant'oltraggio al buon Mopso. O Musa, o Diva:<br /> + o mia Musa, o mia Diva, il tuo buon Mopso,<br /> + il tuo devoto il tuo costante Mopso,<br /> + il tuo sincero il tuo verace amante,<br /> + il tuo fedel pastor il tuo poeta,<br /> + vive egli, o Diva, caro e solo albergo<br /> + de la sua vita? Ei vive, s'in te vive<br /> + la memoria di lui, s'a l'alma sua<br /> + dal petto amato non hai dato il bando.<br /> +</p> + +<p> + Ahi, qual fora 'l mio stato o triste core,<br /> + (tolga Iddio tale augurio) quale stato<br /> + fora 'l mio s'a la mia dolce Talia<br /> + fosse a grado d'udir ch'altri che Mopso,<br /> + mia le dicesse. O pria fra questi boschi<br /> + aspra, selvaggia fera, e l'unghie, e i denti<br /> + contro me adopre; l'affamate voglie<br /> + di mie tremanti membra e del mio sangue<br /> + sbramando fiera e pia, finisca a un punto<br /> + il mio amor, il mio duolo e la mia vita.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VII.<br /> +</p> + +<p> + TIRRENIA<br /> +</p> + +<p> + Cosa propria d'amante è, Nobilissima signora mia, desiderare di esser<br /> + sempre e interamente unito con la persona amata, e di qui è che oltra<br /> + il desiderio il quale io ho che l'anima mia sia con la vostra<br /> + indissolubilmente congiunta, bramo ancora che i nomi nostri insieme<br /> + siano eternamente letti e che insieme vivano chiari e immortali. E per<br /> + tanto, oltra le molte altre rime alle quali l'amor vostro m'è stato<br /> + Elicona e voi stata mi sete Musa favorevole, mi è novamente venuto<br /> + fatta una mia composizione per avventura più affettuosa che<br /> + artificiosa, nella quale ingegnato mi sono di far un disegno di voi<br /> + più particolare che altro il quale insino ad ora io abbia visto che<br /> + sia stato fatto da altrui. E se io non ho così dotta mano che di voi<br /> + possa fare un vero ritratto, penso avervi almeno ombreggiata in<br /> + maniera che siccome dalle ombre delle bellezze superiori gli animi<br /> + nostri di grado in grado al disio della vera bellezza sono tirati,<br /> + così da questa ombra da me fatta di voi, i più gentili spiriti<br /> + potranno salire alla considerazione di quel vero ch'è in voi; or quale<br /> + che ella si sia, tale la vi mando nè altro vi dirò se non che se un<br /> + altra figura poteste vedere con gli occhi corporali la quale io porto<br /> + già gran tempo nell'animo e di quella farne comparazione con voi<br /> + stessa, sono securo che voi medesima non sapreste discernere se in voi<br /> + o in me sia più vera l'imagine di quella forma ab eterno conceputa<br /> + nella mente di Dio, alla cui simiglianza vi fabricò natura quando ella<br /> + volse<br /> +</p> + +<p> + Mostrar quaggiù quanto lassù potea.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Interlocutori.- DAMETA e TIRSE<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + L'erboso prato e i verdeggianti allori,<br /> + l'aura soave e 'l bel rivo corrente,<br /> + m'invitan seco a far lieto soggiorno<br /> + e ragionar del mio soave foco.<br /> + Muse, Muse, mentr'io di lei favello,<br /> + avvolgetemi alcun di questi rami<br /> + intorno al crine, e non mi siate avare<br /> + del favor vostro: i' canto il vostro onore.<br /> + E tu, TITIRO mio, mcntr'io ricorro<br /> + quel che mi detta Amor, le mie parole 10<br /> + va ricogliendo, e 'n quel surgente tronco<br /> + le ripon di tua man; col tronco insieme<br /> + sorgeranno il suo nome e i nostri amori.<br /> +</p> + +<p> + T. Dunque avrò da lodar la mia fortuna,<br /> + che qui a quest'ora ha volto il mio camino;<br /> + che, se brami DAMETA ch'el suo nome<br /> + per le piante si legga, non ti dee<br /> + noiar che TIRSE, tuo fedele amico,<br /> + l'oda sonar ancor per la tua lingua.<br /> +</p> + +<p> + D. Tu se'qui Tirse? Anzi a me è caro assai 20<br /> + che tu ci sia, che con la tua zampogna<br /> + porger potrai soccorso a le mie note<br /> +</p> + +<p> + T. Ciò ch'a te piace. Ma saper disìo<br /> + qual sia quella beata a cui tu intendi<br /> + d'acquistar lode con tue eterne rime.<br /> +</p> + +<p> + D. Anzi sarian beate le mie rime<br /> + se pareggiasser le sue eterne lode.<br /> + Di TIRRENIA cantar è 'l mio pensiero.<br /> +</p> + +<p> + T. Di TIRRENIA? Ho più volte in queste selve<br /> + il bel nome sentito; ma di lei 30<br /> + non ho particolare altra contezza.<br /> +</p> + +<p> + D. Gran danno a lei, ch'un sì gentile spirto<br /> + non le sia in tempo alcun stato soggetto:<br /> + a te, che del suo chiaro e vivo lume<br /> + ancor non t'hai sentita l'alma accesa.<br /> +</p> + +<p> + T. Nova querela, udir ch'altri si doglia<br /> + ch'altri non arda del medesmo foco.<br /> +</p> + +<p> + D. Da diverse cagion diversi effetti<br /> + nascon, mio TIRSE, e altramente s'ama<br /> + cosa pura mortale, altri disiri 40<br /> + son quei che movon da cose divine.<br /> + Come, perché dal soie il lume prenda<br /> + una copia infinita d'animanti<br /> + non perciò il suo splendore alcuno è scemo;<br /> + così qual uom si sente l'alma piena<br /> + de' diletti de l'alma, non si sente<br /> + scemar il ben perch'altri ancor ne goda.<br /> + Anzi gode quel cor, ch'oggetto eterno<br /> + ha in se scolpito, che per molti cori<br /> + cresca la gloria del superno raggio. 50<br /> + E di quel ch'io ti dico, chiara luce<br /> + di TIRRENIA ne porge il divo lume.<br /> +</p> + +<p> + T. Bramo di quel che di' saperne il come.<br /> +</p> + +<p> + D. TIRSE, non ha veduto il secol nostro<br /> + pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio<br /> + abbia colto ghirlanda in Elicona,<br /> + che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi<br /> + ha ne l'alma raccolti, tale ardore<br /> + non abbia conceputo, che 'l suo ingegno<br /> + n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi. 60<br /> + Nè tra color giammai si vide o udìo<br /> + che ne nascesse invidia o gelosia;<br /> + anzi di lodar lei fa ognuno a gara,<br /> + e ne l'udir di lei ciascun si gode<br /> + de le sue laudi, e l'un l'altro n'invita<br /> + a dir del bel suggetto. E 'n lei n'avviene<br /> + quel ch'avvien de le cose rare e nove<br /> + e ch'avverrìa se sopra l'orizzonte<br /> + cominciasse a scoprirsi un nuovo sole<br /> + a gli occhi nostri: che com'altri scorto 70<br /> + prima l'avesse, così immantenente<br /> + si volgerebbe a dimostrarlo altrui.<br /> + E ciò n'avvien perochè al suo focile<br /> + non s'accende altro che gentil disire.<br /> +</p> + +<p> + T. Nuovo ben, nuove grazie e santi amori.<br /> + Ma bram'io da te, se non t'annoia,<br /> + Dameta mio, che tu mi scopri ancora<br /> + que' pastor onorati che pur dianzi<br /> + hai detto c'han per lei cantato e arso.<br /> +</p> + +<p> + D. E questo, Tirse, ancor farò di grado, 80<br /> + nè penso ch'altri altra più chiara fede<br /> + possa altrui far del suo valor soprano<br /> + che con sì gloriosi testimoni.<br /> + Dirò di loro, e dirò con tal legge,<br /> + che senza servar legge, di quel prima<br /> + ch'a la mia mente pria farà ritorno,<br /> + m'udirai favellar. Nè creder dei<br /> + ch'io sia per ricordargli tutti a pieno;<br /> + che lungo fora, e poi non m'assicuro<br /> + di tutti aver memoria o conoscenza. 90<br /> +</p> + +<p> + T. Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo.<br /> +</p> + +<p> + D. Fra i primi che cantaro in riva al Tebro<br /> + de la bella Tirrenia fu un pastore<br /> + d'antico sangue e di gente Latina,<br /> + e nel cui nome suona la sua gente<br /> + e del cui canto ancor, e del cui suono,<br /> + suonan le trionfali e altere sponde.<br /> + Arse colui per lei lunga stagione:<br /> + e ancor dolcemente ne sospira.<br /> +</p> + +<p> + E per lei sospirò quel chiaro spirto 100<br /> + che morendo lasciò dubbiosi i boschi<br /> + tra le Muse di Lazio e di Toscana<br /> + quali al suo dir sian state più benigne.<br /> + Dico di quel che per li sette colli<br /> + abbandonò le piaggie di Panara.<br /> + E un altro di patria a lui vicino<br /> + per li paschi del Po ne 'l bel soggetto<br /> + affaticò sovente le sue canne.<br /> + TIRINTO dico, a costui 'l nostro Reno<br /> + diè 'l patrio albergo; e poi, come 'l ciel volse, 110<br /> + fu costretto a lasciare i dolci gioghi<br /> + e pascer le sue gregge per le valli<br /> + che 'l fiume, che detto ho, parte e abbraccia.<br /> +</p> + +<p> + Che dirò del pastor che l'Arbia onora?<br /> + Di quel dotto pastore i cui vestigi<br /> + van seguitando e pastorelli e ninfe,<br /> + non altramente che lasciva greggia<br /> + la lanuta sua guida? Ei le sue rime<br /> + del bel nome ch'io canto ha fatte adorne.<br /> +</p> + +<p> + T. Tu di', s'io non m'inganno, di colui 120<br /> + ch'un tempo parlar feo le nostre Muse<br /> + con quelle leggi e con quelle misure,<br /> + che già servò 'l Permesso, il Mincio e 'l Tebro.<br /> +</p> + +<p> + D. Di' pur che dir di lui mia lingua intese.<br /> + E di lei cantò ancor un'altro Tosco,<br /> + un giovin pastor, ch'in riva d'Arno<br /> + mentre ch'a lui spargeano il novo fiore<br /> + le molli guance, con sì dolci note<br /> + tenne le ninfe, i satiri e i silvani,<br /> + de le donne cantando i pregi eterni, 130<br /> + che ne parlano ancor per questi poggi<br /> + le quercie e gli olmi; e se da morte acerba<br /> + non era tolto, a lui nel secol nostro<br /> + si convenia l'onor de i primi allori.<br /> +</p> + +<p> + Nè ci mancano ancor tra queste rive<br /> + di quei che van segnando il chiaro nome<br /> + in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode<br /> + risonar BATTO: BATTO, che per l'erta<br /> + del sacro monte sale a' sì gran varchi,<br /> + che fatica è notar le sue pedate. 140<br /> + Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi<br /> + prende virtute a gli alti e bei suggetti.<br /> +</p> + +<p> + Per lei fatto anco ha risonare i boschi<br /> + colui, che sceso da gli alpestri gioghi<br /> + onde discendon l'acque a i lieti paschi,<br /> + de' pastor d'Insubria, in su le sponde<br /> + del Re de' fiumi fe 'l suo nome chiaro<br /> + cantando a l'ombra d'un gentil ginebro.<br /> +</p> + +<p> + Fu cantata costei da l'aurea cetra<br /> + d'un ben dotto pastore, a cui Parnaso 150<br /> + concedette non sol tener le Ninfe<br /> + al dolce suon de le palustri canne,<br /> + ma gli mostrò i secreti di natura,<br /> + e render la salute a i membri infermi.<br /> +</p> + +<p> + T. Forse di lui vuoi dir, che già discese<br /> + dal chiaro sangue di quel gran bifolco,<br /> + che fuggendo l'incendio e la ruina<br /> + de la sua patria, penetrando i seni<br /> + de l'aspra Illiria e di Liburni e d'Istri,<br /> + non lunge d'Adria pose la sua mandra? 160<br /> +</p> + +<p> + D. Di lui dir volli. E dir ti voglio ancora<br /> + che 'l ricordar de gl'Istri a la mia mente<br /> + tornato ha MOPSO; MOPSO, in cui contende<br /> + il favor de le Muse e lo intelletto.<br /> + del terminar le sanguinose liti<br /> + de' più audaci pastor. Or quanto e dove<br /> + ei sia per TIRRENIA arso e quanto egli arda,<br /> + e quanto abbia per lei cantato e canti,<br /> + fan chiara fede il Po, il Ticino e l'Arno<br /> + che mille piante han di sue rime impresse. 170<br /> +</p> + +<p> + Ma dove lascio, lasso, il buono IOLA,<br /> + IOLA che col dotto e nuovo suono<br /> + de ben temprati calami, a' pastori<br /> + solea far corto e agevole sentiero<br /> + di gir al fonte che fa i nomi eterni?<br /> + Questi venuto da gli aperti campi<br /> + che bagna l'uno e l'altro Tagliamento,<br /> + sè di gloria colmò, d'invidia altrui.<br /> + Ei col vivace lume del suo ingegno<br /> + solea in TIRRENIA, come aquila in sole, 180<br /> + gli occhi affissare e da' suoi chiari raggi<br /> + formar lo stile, e le parole, e 'l canto.<br /> + Morte pose silenzio a le sue note.<br /> +</p> + +<p> + Invida morte, a lei rapisti ancora<br /> + e al mondo insieme un'altra chiara luce<br /> + d'un gran pastor, che nato in queste piagge<br /> + fu cultor nel giardin de' pomi d'oro.<br /> + Poi trapassando a le ricche pasture<br /> + e a gli orti di Celio e d'Aventino,<br /> + si trovò non pur d'edere e di mirti, 190<br /> + ma di purpurei fior cinte le tempie.<br /> + Fior di gloria mortal com'è caduco!<br /> + Ne sospirano ancor i sette colli<br /> + del caso acerbo; e VIRBIO nei sospiri<br /> + suona d'intorno. VIRBIO almo pastore<br /> + e poeta e materia de' poeti;<br /> + viverà in mille versi il pastor sacro<br /> + e 'l pregio di Tirrenia ne' suoi versi. 200<br /> +</p> + +<p> + Non patisce la gloria di costui<br /> + ch'altri d'altro pastor, d'altro poeta,<br /> + faccia memoria: e a te bastar ben puote<br /> + d'aver sentito come tali e tanti,<br /> + e poeti, e pastori, i loro ingegni<br /> + abbian stancati intorno al caro oggetto.<br /> +</p> + +<p> + T. Come sollecita ape per li prati<br /> + suoi la novella state errando intorno<br /> + di fior in fior gustare il dolce succo:<br /> + o come innamorata pastorella 210<br /> + di varii fiori al suo diletto amante<br /> + trecciar si vede una ghirlanda fresca,<br /> + così visto ho DAMETA la tua lingua<br /> + andar cogliendo il fior de i chiari spirti,<br /> + onde composto è 'l mel di quelle lode,<br /> + che rese ha 'l mondo a la tua cara amata,<br /> + e coronata d'immortal corona.<br /> +</p> + +<p> + D. Ma non men gloriosa è la corona<br /> + ch'ella tesse a sè stessa: ch'oltra quelle<br /> + rime che d'ella col favor suo ispira 220<br /> + a chi del suo amor arde, che da lei<br /> + non men provengon che da l'altre Muse<br /> + le rime e i versi de gli altri poeti.<br /> + Ella suol d'or in or con le sue rime<br /> + destare i boschi intorno; e ad ora ad ora,<br /> + co' i più rari pastor cantando a prova<br /> + tiene intenti al suo dir Fauni e Napee.<br /> + Già sono impressi in più ch'in una pianta<br /> + gli alti suoi amori; e la virtù d'amore<br /> + quanto sia grande e come sia infinita, 230<br /> + si legge da lei scritta in nuove scorze:<br /> + e suggetti altri, che felicemente<br /> + viveran col suo nome chiari e eterni.<br /> +</p> + +<p> + T. Ragion è adunque che sì altero spirto<br /> + cantato sia da gli spirti più chiari.<br /> +</p> + +<p> + D. TIRSE, non vo' lasciare ancor di dirti<br /> + che se di lei scorgessi il divo aspetto,<br /> + e le dolci maniere e i bei sembianti:<br /> + s'udissi il suon de l'alte sue parole,<br /> + e le sentenze de' profondi detti, 240<br /> + protesti dir, non quel che di Medusa<br /> + si favoleggia che sua fiera vista<br /> + altrui mutava in insensibil pietra;<br /> + ma c'ha virtute a l'insensibil pietre<br /> + d'ispirar sentimento e intelletto.<br /> + O s'udissi talor quando accompagna<br /> + la voce al suon de la soave cetra:<br /> + o quando assisa tra Ninfe e Pastori<br /> + move tra lor la lingua a dolci note:<br /> + s'udissi, dico, come in nuovi accenti, 250<br /> + e come in soavissimi sospiri<br /> + l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli<br /> + tra le frondi si stiano intenti e muti,<br /> + e come i colli, e gli alberi, e le grotte<br /> + mandin cantando al ciel novelle voci,<br /> + so che non chiederiano i tuoi disiri<br /> + altre Muse, altro Apollo, altro Elicona.<br /> +</p> + +<p> + T. Grazie son queste così belle e care,<br /> + ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui<br /> + se sia da dir ch'essa sia rara, o sola. 260<br /> + Ma perché spesso avvien ai nostri cori<br /> + che da l'un bel disio l'altro risorge,<br /> + poi che m'hai di TIRRENIA il gran valore<br /> + fatto sì aperto, ancor saper disio<br /> + qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo;<br /> + salvo se del parlar già non se' stanco.<br /> +</p> + +<p> + D. Di ragionar di lei sazio nè stanco<br /> + esser non poss'io mai; poi vizio fora<br /> + non sodisfare a sì giusti disiri.<br /> + Or porgi orecchie al chiaro nascimento. 270<br /> +</p> + +<p> + In quelle parti ove si corca il sole,<br /> + si stende un'onorato ampio paese,<br /> + lo qual da l'oceano e dal mar nostro<br /> + è cinto d'ogni intorno, se non quanto<br /> + lunga costa di gioghi s'attraversa:<br /> + e questi son chiamati i Pirenei.<br /> + Da questi monti un gran fiume discende,<br /> + il qual porta tributo al sale interno,<br /> + e IBERO è 'l suo nome: or quanto serra<br /> + il giogo, e l'acque dolci, e l'acque salse, 280<br /> + vien nomato ARAGON. In quel paese<br /> + già surse un'onorata e chiara stirpe<br /> + ch'in tutti que' confìn co 'l suo vincastro<br /> + diede legge a' pastori ed a' bifolchi;<br /> + e questa dal paese il nome tolse.<br /> + Poi co 'l girar del ciel volgendo gli anni<br /> + passò l'alto legnaggio a i nostri liti,<br /> + a gl'italici liti; e s'alcun nome<br /> + ci fu mai chiaro o altero, sopra gli altri<br /> + questo gran tempo risonar s'udìo. 290<br /> + Che donde di là in Adria il fiume Aterno,<br /> + e di quà passa il Liri al gran Tirreno,<br /> + quanto circonda 'l mar fin là ove frange<br /> + l'orribil Scilla i legni a i duri scogli,<br /> + e quanto ara Peloro e Lilibeo,<br /> + solea già tutto a la famosa verga<br /> + del generoso sangue esser soggetto.<br /> +</p> + +<p> + Or fra molti altri uscìo del chiaro sangue<br /> + un gran pastor, che di purpuree bende<br /> + ornato il crine e la sacrata fronte, 300<br /> + com'amor volle, un giorno per le rive<br /> + del vago Tebro errando, a gli occhi suoi<br /> + corse l'aspetto grazioso e novo<br /> + de la bella IOLE. Questa tra le sponde<br /> + nata del Re de' fiumi, ove si parte<br /> + l'acqua del suo gran fiume in molti fiumi,<br /> + avea cangiato 'l Po coi sette poggi:<br /> + e di questa 'l pastor, di ch'io ragiono,<br /> + caldo di dolce amore fe' 'l grande acquisto<br /> + di lei, ch'or m'arde il cor d'eterno amore. 310<br /> +</p> + +<p> + T. Già non si convenìa men chiaro seme<br /> + per dare al mondo pianta sì gentile.<br /> +</p> + +<p> + D. E non si convenìa men chiaro loco<br /> + al gran concetto e al glorioso parto<br /> + che l'onorate piaggie trionfali<br /> + de l'almo Tebro, il quale andar si vede<br /> + non men superbo che tra le sue arene<br /> + sia germogliata pianta sì felice,<br /> + che di solenne alcun altro trionfo.<br /> +</p> + +<p> + T. Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre, 320<br /> + onde frutto sì eletto al mondo nacque:<br /> + e più felice a cui dal cielo è dato<br /> + gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi,<br /> + ai dolci accenti aver l'orecchie intente,<br /> + e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte<br /> + le porte a l'alma e aver l'alma rivolta<br /> + a la beltà del doppio eterno oggetto<br /> + da salir sopra 'l cielo. E sopra ogn'altro<br /> + felicissima lei, ch 'l gran legnaggio<br /> + e l'alto onor del bel nido natìo 330<br /> + vinto ha col pregio del valore interno.<br /> +</p> + +<p> + Ma mentre abbiam la lingua e 'l cor rivolti<br /> + al tuo bel Sole, è già 'l celeste sole<br /> + presso che giunto a l'ultimo orizzonte:<br /> + perché buon sia che diam luogo a la sera.<br /> +</p> + +<p> + D. Vanne felice. Io pria che 'l vago piede,<br /> + rivolga altrove, questa bella pianta<br /> + sacrare intendo a lei, cui 'l petto ho sacro<br /> + con la memoria de l'amato nome<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + [5 O sante Dee.]<br /> + [11 raccogliendo.]<br /> + [15 ch'a quest'ora qui volto ho 'l]<br /> + [20 m'è.]<br /> + [23 Eccomi presto.]<br /> + [24 il cui valore.]<br /> + [25 cerchi inalzar con le tue.]<br /> + [44 Non è in alcuno il suo splendore scemo.]<br /> + [48 Nel core ha impresso.]<br /> + [60 eterni lampi.]<br /> + [63 fan tutti.]<br /> + [76 ben da te.]<br /> + [127 Nel tempo che.]<br /> + [128 Sue molli.]<br /> + [147 Del real fiume.]<br /> + [174 Agevolar solea l'aspro sentiero.]<br /> + [205 Bastar ben ti puote.]<br /> + [225 e d'or in ora.]<br /> + [231 Leggesi.]<br /> + [233 col suo nome eterna vita.]<br /> + [252 L'aria addolcisca donde i vaghi augelli.]<br /> + [261 Ma perché avvenir suol ne i nostri cuori.]<br /> + [262 Che spesso l'un disio dall'altro sorge.]<br /> + [289 chiaro sopra gli altri nomi.]<br /> + [290 Questo oltra gli altri risuonar s'è udito.]<br /> + [314 beato parto.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + INDICE<br /> +</p> + +<p> + (ARAGONA)<br /> + Alma del vero bel chiara sembianza<br /> + (ARRIGHI B.)<br /> + Alma gentile che già foste al paro<br /> + (ARAGONA )<br /> + Alma gentile in cui l'eterna mente<br /> + (STROZZI F.)<br /> + Alma gentile ove ogni studio pose<br /> + (ARAGONA)<br /> + Almo Pastor che godi alle chiare onde<br /> + (Muzio G.)<br /> + Amore ad ora ad or battendo l'ale<br /> + (ARAGONA )<br /> + Amore un tempo in così lento foco<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Amor nel cor mi siede e vuol ch'io dica<br /> + (LO STESSO)<br /> + Anima bella che da gli alti chiostri<br /> + (ARAGONA)<br /> + Anima bella che dal Padre Eterno<br /> + (DE' MEDICI I.)<br /> + Anima bella che nel tuo bel lume<br /> + (ARAGONA)<br /> + Bembo, io che fino a qui di grave sonno<br /> + (LA STESSA)<br /> + Ben fu felice vostro alto destino<br /> + (CAMILLO G.)<br /> + Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno<br /> + (ARAGONA)<br /> + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole<br /> + (LA STESSA)<br /> + Ben si richiede al vostro almo splendore<br /> + (LA STESSA)<br /> + Ben sono in me d'ogni virtute accese<br /> + (LA STESSA)<br /> + Bernardo, ben potea bastarvi averne<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Canti chi vuol le sanguinose imprese<br /> + (ARRIGHI A.)<br /> + Come di dolce più che d'agro parte<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo.<br /> + (DE' BENUCCI L.)<br /> + Deh, non volgete altrove il dotto stile<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Dive ch'al suon de la dorata cetra<br /> + (ARAGONA)<br /> + Dive che dal bel monte d'Elicona<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Donna a cui 'l santo coro ognor s'aggira.<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Donna che di bellezza e di virtute<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Donna che sete in terra il primo oggetto<br /> + (LO STESSO)<br /> + Donna i cui beati ardori<br /> + (LO STESSO)<br /> + Donna il cui grazioso e altero aspetto<br /> + (LO STESSO)<br /> + Donna l'onor de' i cui be' raggi ardenti<br /> + (LO STESSO)<br /> + Donna più volte m'ha già detto amore<br /> + (ARAGONA)<br /> + Donna reale a i cui santi disiri<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Donna se mai vedeste in verde prato<br /> + (ARAGONA)<br /> + Dopo importuna pioggia<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Ebbe la favolosa antica etade<br /> + (LO STESSO)<br /> + È già gran tempo o Muse il mio suggetto<br /> + (ARAGONA)<br /> + Felice speme che a tant'alta impresa<br /> + (MUZIO G. )<br /> + Fiamma che chiaramente il mio cor ardi<br /> + (ARAGONA)<br /> + Fiamma gentil che da gl'interni lumi<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora.<br /> + (LO STESSO)<br /> + Già risalito sopra l'orizzonte<br /> + (LO STESSO)<br /> + Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro<br /> + (ARAGONA)<br /> + Ho più volte signor fatto pensiero<br /> + (MUZIO O.)<br /> + Il valor vostro Donna il cor m'incende<br /> + (LO STESSO)<br /> + In su le rive del superbo fiume<br /> + (ARAGONA)<br /> + Io ch'a ragion tengo me stessa a vile<br /> + (LA STESSA)<br /> + Io che fin qui quasi alga ingrata e vile<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Io non miro giammai cosa nessuna<br /> + (ARAGONA)<br /> + La nobil valorosa antica gente<br /> + (MUZIO G.)<br /> + La sembianza di Dio che 'n noi risplende<br /> + (ARRIGHI A).<br /> + L'aspetto sacro e la bellezza rara<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Lasso onde avvien che qui non fa ritorno<br /> + (LO STESSO )<br /> + L'erboso prato e i verdeggianti allori<br /> + (......)<br /> + Lieto viss'io sotto un bianco lauro<br /> + (ARAGONA)<br /> + Mentre ch'al suon de' i dotti ornati versi<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti<br /> + (DA MONTE VARCHI C.)<br /> + Mosso da l'alta vostra chiara fama<br /> + (ARAGONA)<br /> + Nè vostro impero ancor che bello e raro<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Ninfa di cui per boschi, o fonti, o prati<br /> + (ARAGONA)<br /> + Non così d'acqua colmo in mar discende<br /> + (LA STESSA)<br /> + Nuovo Numa Toscan che le chiar'onde<br /> + (DE' BENUCCI L.)<br /> + O fiumicel se 'l più cocente ardore<br /> + (MUZIO G.)<br /> + O novo esempio de l'eterna luce<br /> + (ARAGONA)<br /> + O qual vi debb'io dire o Donna o Diva<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Or di là se ne vien questa dolce ora<br /> + (PORZIO S)<br /> + Or qual penna d'ingegno m'assecura<br /> + (MUZIO G.)<br /> + O se tra queste ombrose e fresche rive<br /> + (ARAGONA)<br /> + Ov'è misera me quell'aureo crine<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Per non sentir la turba iniqua e fella<br /> + (ARAGONA)<br /> + Più volte Ugolin mio mossi il pensiero<br /> + (CAMILLO G.)<br /> + Poi ch'a la vostra tanto alma beltade<br /> + (BENTIVOGLIO E.)<br /> + Poi che lasciando i sette colli e l'acque<br /> + (ARAGONA)<br /> + Poi che mi diè natura a voi simile<br /> + (LA STESSA)<br /> + Poi che rea sorte ingiustamente preme<br /> + (LA STESSA)<br /> + Porzio gentile a cui l'alma natura<br /> + (LA STESSA)<br /> + Poscia, ohimè, che spento ha l'empia morte<br /> + (MUZO G.)<br /> + Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi<br /> + (ARAGONA)<br /> + Qual vaga Filomela che fuggita<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Quando, com'Amor vuol, la donna mia<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Quando doveva ohimè l'arco e la face<br /> + (TOLOMEI C.)<br /> + Quando la Tullia mia che vien dal cielo<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Quando 'l raggio del bel ch'in voi risplende<br /> + (ARAGONA)<br /> + Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo<br /> + (LA STESSA)<br /> + Sacro pastor che la tua greggia umile<br /> + (LA STESSA)<br /> + S' a l'alto Creator de gli elementi<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Sebben gli occhi e l'orecchie alcuna volta<br /> + (MARTELLI U.)<br /> + Se bella voi così le Grazie fero<br /> + (ARAGONA)<br /> + Se ben pietosa madre unico figlio<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Se da i bassi pensier talor m'involo<br /> + (LO STESSO)<br /> + Se di così selvaggio e così duro<br /> + (ARAGONA)<br /> + Se forse per pietà del mio languire<br /> + (LA STESSA)<br /> + Se gli antichi pastor di rose e fiori<br /> + (LA STESSA)<br /> + Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati<br /> + (DE' MEDICI I.)<br /> + Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro<br /> + (MARTELLI N.)<br /> + Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino<br /> + (MARTELLI U.)<br /> + Se lodando di voi quel che palese<br /> + (MOLZA B.)<br /> + Se 'l pensier mio, ov'altamente amore<br /> + (GRAZZINI A.)<br /> + Se 'l vostro alto valor, Donna gentile<br /> + (ARAGONA)<br /> + Se materna pietate affligge il core<br /> + (DE' BENUCCI L.)<br /> + Se per lodarvi e dir quanto s'onora<br /> + (ARAGONA)<br /> + Se veston sol d'eterna gloria il manto<br /> + (LA STESSA)<br /> + Siena dolente i suoi migliori invita<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signor che con pietate alta e consiglio<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signor d'ogni valor più d'altro adorno<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signore in cui valore e cortesia<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signor nel cui divino alto valore<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signor pregio e onor di questa etade<br /> + (ARRIGHI A.)<br /> + S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi<br /> + (ARAGONA)<br /> + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Sogni chi vuol di riportar corona<br /> + (LO STESSO)<br /> + Spirto felice in cui sì rare e tante<br /> + (ARAGONA)<br /> + Spirto gentil che dal natio terreno<br /> + (LA STESSA)<br /> + Spirto gentil che vero e raro oggetto<br /> + (MOLZA B.)<br /> + Spirto gentile che riccamente adorno<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Spirto gentile in cui sì chiaramente<br /> + (ARAGONA)<br /> + Spirto gentil s'el giusto voler mio<br /> + (ARRIGHI A.)<br /> + S'un medesimo stral due petti aprio<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Superbo Po ch'a la tua manca riva<br /> + (LO STESSO)<br /> + Torniamo o Muse a i pianti e ai sospiri<br /> + (CAMILLO G.)<br /> + Tullia gentile a le cui tempie intorno<br /> + (DALLA VOLTA S.)<br /> + Tullia mostro miracol Sibilla<br /> + (STROZZI F.)<br /> + Uscendo 'l spirto mio per seguir voi<br /> + (BENTIVOGLIO E.)<br /> + Vaghe sorelle che di trecce bionde<br /> + (ARAGONA)<br /> + Varchi, da cui giammai non si scompagna<br /> + (LA STESSA)<br /> + Varchi, il cui raro e immortal valore<br /> + (GlOVENALE L.)<br /> + Vide già la famosa antica etade<br /> + (ARAGONA)<br /> + Voi ch'avete fortuna sì nemica<br /> + (MARTELLI L.)<br /> + Voi che lieti pascete ad Arno intorno<br /> + (ARRIGHI B.)<br /> + Voi che volgete il vostro alto disio<br /> +</p> + +<p><br /><br /><br /><br /></p> + + + + + + + + +<pre> + + + + + +End of the Project Gutenberg EBook of Rime, by Tullia d'Aragona + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RIME *** + +***** This file should be named 6938-h.htm or 6938-h.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + http://www.gutenberg.org/6/9/3/6938/ + +Produced by Claudio Paganelli, Carlo 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XIV). + +Uno dei fatti piu notevoli al principio del decimosesto secolo e senza +dubbio l'apparire della _cortigiana_; figura degna di considerazione e +di esame non ebbe pur anco uno storico che di lei si occupasse +scrupolosamente e gelosamente, e, diseppellendo dalle biblioteche ed +archivii i numerosi documenti che la riguardano, dasse compiuta questa +pagina di storia che non e tra le ultime del nostro rinascimento. Il +nome di _cortigiana_ si collega certamente alla storia dell'umanesimo, +ma quando, dove e come ebbe principio? Tale quesito non ha ancora +risposta sicura. Arturo Graf [1], che si occupo ultimo della questione +con quell'acume di critica ed abbondanza di erudizione ben note, esita +a dare giudizio decisivo, attendendo pur lui che nuovi studi e +documenti traccino via piu ampia e sicura per definire tale punto. + +Lo sviluppo della _cortigiana_ prodotto dalla rivoluzione sociale che +si svolgeva nel rinascimento, adattato al nuovo regime di vita che +rese allora meno dure e servili le leggi sul costume, viene certamente +a smentire l'asserzione che il cinquecento fosse l'eta piu feconda di +turpi vizii, e l'amor patico, nato nelle epoche di maggior coltura e +diffuso su larga scala nel medio evo, trova a combatterlo questo +sviluppo della cortigianeria e le leggi civili di quasi tutti gli +stati italiani, mentre dal pergamo tuona aspra e minacciosa la voce di +S.Bernardino [2] e del Savonarola [3]; l'Ariosto stesso che non ne fu +immune dichiara che nel 1518 il vizio si restringeva a pochi umanisti. +Ed allora si disputa sulla teorica dell'amore che ha forti e strenui +campioni; dell'amore libero tra liberi discorre Speron Speroni nel +_Dialogo d'amore_ ove introduce a parlare la Tullia d'Aragona e +Bernardo Tasso, innamorati, e costretti a separarsi dovendo +quest'ultimo andare a Salerno; dell'amor platonico, primi il Bembo e +il Castiglione, il Piccolomini poi, che lo definisce "un desiderio di +possedere con perfetta unione l'animo bello della cosa amata [4]" +contrastando all'amore che anela il solo possesso del corpo. All'amore +assolutamente libero, per il quale era inutile insistere dopo il +lavorio dell'Aretino, sono infirmate quasi tutte le liriche di +cortigiane del cinquecento; rispecchiano quelle l'ambiente nel quale +furono create, queste la cortigianeria nei luoghi ove la coltura era +piu vasta e diffusa: dalla corte pontificia a quella dei Medici, da +Venezia a Siena. + +Il rinascimento, rotti gli argini che opponevansi nel medio evo alla +coltura della donna, condusse a due estremi sostanzialmente diversi +che si disputarono il campo per quasi tutto il secolo decimosesto: la +coltura seria e positiva da un lato, la licenza dall'altro: prodotta +quest'ultima da male intesa liberta, condusse poi per inevitabile +antitesi all'educazione claustrale. Di tale antitesi tramandarono +documenti il Castiglione e il Garzoni; il primo, attribuendo al Bembo +la dichiarazione poetica dell'amore e trasportando il lettore nella +Corte di Urbino, ove le lettere e le arti erano tradizione, appalesa +per bocca di Giuliano de' Medici, la cui consorte Filiberta fu cantata +modello di femminili virtu, che "la coltura della donna deve +rassomigliare a quella dell'uomo, cui ella e pari. Nei diversi rami +della scienza e dell'arte essa deve possedere la conoscenza necessaria +per parlarne con intelligenza e con senno anche quando queste non sono +professate. La donna deve essere versata in letteratura, aver +conoscenza di belle arti, essere esperta nella danza e nell'arte del +vestire, saper evitare non meno cio da cui si puo supporre vanita e +leggerezza, che quanto palesa mancanza di gusto. Il suo conversare, +serio e faceto, dev'essere adatto alla convenienza de' casi, essa non +deve mai parlare ad alta voce e con iscostumatezza, ne con malizia ed +in modo da offendere, deve corrispon[spon]dere alla sua condizione con +modestia e con modi convenienti, a cui e obbligata, verso quelli che +costituiscono abitualmente la sua compagnia. Nel suo presentarsi e nel +contegno sia aggraziata senz'affettazione. Le sue qualita morali, +l'onesta e le virtu domestiche devono essere d'accordo con le +intellettuali. Debb'esser casta, ma cortese: arguta ma discreta; ad +ogni parola libera non dee fare un volto troppo severo. Sappia +governar la casa e la sostanza e guidar l'educazione de' figliuoli. +Non tenti d'imitar l'uomo negli esercizi del corpo, che a lui sono +adatti ed a lui si richieggono. In tutto il suo essere, nel +portamento, nell'andare e stare, nel parlare, mostri grazia, dolcezza +femminile e non rassomigli all'uomo". E questi ammaestramenti +seguirono donne d'illustre casata, quali Eleonora d'Aragona, Isabella +d'Este, Ippolita Sforza, Elisabetta Gonzaga, e delle citta ove +l'elemento borghese ottenne spesso la supremazia ed il potere, resta +il ricordo di Antonia Di Pulci e Lorenza Tornabuoni. + +L'ambiente elevato e colto nel quale visse la cortigiana nel +cinquecento non poteva non influire su di essa e spingerla a +gareggiare con le donne oneste, spesso coltissime; troviamo infatti in +tutte le nostre storie letterarie, vicino ai nomi di quelle due grandi +che furono Vittoria Colonna e Veronica Gambara, due cortigiane: +Veronica Franco e Tullia d'Aragona; e se tra loro molto lungi per +costumi, non certo per meriti letterarii. Data questa coltura nella +donna onesta doveva alla cortigiana richiedersi necessariamente di +esserle pari se non superiore, avere vivace ingegno, voce bella e +gradita, essere esperta nel suono e nella danza, maestra insomma in +tutte quelle arti che, bramate o volute, erano poi, strano a +considerarsi, altamente biasimate da uomini come l'Aretino e il +Garzoni, che definiscono tali doti atte solo a sedurre ed attrarre. +"Onde pensi che nascano i canti, i suoni, i balli, i giuochi, le +feste, le vegghie, i concerti, i diporti loro, se non da quell'intento +di aver l'applauso, il commercio, il concorso della turba infelice di +questi amanti, che rapiti da quelle voci angeliche e soprane, attratte +da quei suoni divini di arpicordi e lauti, impazziti in quei moti e in +quei giri loro tanto attrattivi, consumati in quei giuochi sfarzevoli, +rilegrati in quelle feste giulive, addormentati in quelle vegghie +pellegrine, immersi in quei conviti di Venere, di Bacco, morti nel +mezzo di quei soavi diporti, restino prigioni e servi del lor fallace +ed insidioso amore? [5] "E dacche siamo col Garzoni, che lascio della +cortigianeria la migliore delle testimonianze, non possiamo esimerci +dal citare un altro particolare degno di nota che egli ci offre e +riguarda il _mezzano_, che, dovendo esser in tutto degno della +cortigiana che l'aveva prescelto, serve a gettare luce in +quell'ambiente triste e tuttora oscuro. "Imita il grammatico nel +scrivere le lettere amorose tanto ben messe, e tanto ben apuntate che +rendono stupore, nel dettar politamente, nel spiegar galantemente, +nell'esprimer secretamente il suo pensiero... appare un poeta nel +descrivere i casi acerbi con pieta di parole, i fatti allegri con +giubilo di cuore... porta seco i sonetti del Petrarca, le rime del +Cieco d'Ascoli, l'_Arcadia_ del Sannazaro, i madrigali del Parabosco, +il _Furioso_, l'_Amadigi_, l'Anguillara, il Dolce, il Tasso, e sopra +tutto i strambotti d'Olimpo da Sassoferrato, come piu facili, sono i +suoi divoti per ogni occasione... Si reca dietro qualche sonetto in +seno, un madrigale in mano, una sestina galante, una canzone polita, +con un verso sonoro, con uno stil grave, con parlar fecondo, con tropi +eleganti, con figure eloquenti, con parole terse, con un dir limato, +che par che il Bembo, o il Caro, o il Veniero, o il Gorellini +l'abbiano fatto allora allora; e si mostra alla diva con lettere +d'oro, con caratteri preziosi; si legge con dolcezza, si pronunzia con +soavita, si dichiara con modo, si scopre l'intenzione, si manifesta il +senso, e si palesa il fine del poeta... Con la musica diletta sovente +le orecchie delle giovani, mollifica l'animo d'ogni lascivia, ruina i +costumi, disperde l'onesta, infiamma l'alma di cocente amore, incende +i spiriti di concupiscenza carnale; mentre si cantan lamenti, +disperazioni, frottole, stanze e terzetti, canzoni, villanelle, +barzellette, e si tocca la cetra, o il lauto, a una battaglia amorosa, +a una bergamasca gentile, a una fiorentina garbata, a una gagliarda +polita, a una moresca graziosa, e pian piano s'invita ai balli e alle +danze, dove i tatti vanno in volta, i baci si fanno avanti le parole +scerete... [6] ". Questo procuratore di amore non e egli un tipo +abbastanza curioso e interessante? + +La _cortigiana_ apparisce in Roma alcuni anni prima del 1500 [7] e +come tale e ufficialmente, se cosi e lecito dire, riconosciuta in +documenti autentici della curia papale. In un censimento [8] compilato +d'ordine della suprema autorita di Roma, redatto certamente nel +settennio corso dal 1511 al 1518, ove trovansi numerate case, +botteghe, proprietari ed inquilini, e di tutti o quasi tutti si nota +la patria, condizione ed arte, le _cortigiane_ sono notate in numero +esorbitante, spagnuole e veneziane in massima parte, e distinte in +_cortesane honeste, cortesane putane, cortesane da candella, da lume, +e de la minor sorte_. Una sola volta, e forse senza alcuna malizia, il +compilatore della statistica dimentica l'aridita del suo lavoro e +nota: "La casa di Leonardo Bertini habita Madonna Smeralda cura 3 +figlie _piacevoli_ cortegiane". + +Il tipo dell'elegante cortigiana, dell'Aspasia del cinquecento, e +l'Imperia, morta in Roma nel 1511 a soli ventisei anni, [9] ricordata +egualmente con ardore da storici e romanzieri, amata da Angelo del +Bufalo e da Agostino Chigi il famoso banchiere [10] celebrata da poeti +e letterati, e presso la quale adunavasi il fiore della romana +aristocrazia e convenivano uomini quali il Sadoleto, il Campani, il +Colocci. Ebbe per maestro Domenico Campana detto Strascino. Di altre +citansi le doti singolari: "Lucrezia Porzia, dice l'Aretino, pare un +Tullio, e sa tutto il Petrarca e il Boccaccio a memoria ed infiniti e +bei versi di Virgilio, d'Orazio e d'Ovidio e di molti altri autori" +[11]: la Squarcina conosceva benissimo il greco: la Nicolosa leggeva i +salmi in ebraico, e molte ancora che sarebbe ozioso il ricordare. + +Malgrado tutto cio la cortigiana del cinquecento era pur sempre quella +del medio evo: tolta dall'ambiente che l'avvinceva, costringendola a +piegarsi al rinascimento classico, rimaneva di essa la donna nella +quale si alternavano tutti quei bassi sentimenti che erano diretta +conseguenza della vita che conduceva. Pero qualche barlume di affetto +vero, potente, trovasi pur nella storia della cortigianeria: il Molza +ed il Bandello non erano alieni dal credere che la cortigiana potesse +veramente amare, noi, piu scettici, crediamo con riserva a questo +amore che poteva esser cagionato da interessi troppo palesi e reali, +dubitiamo che la cortigiana avesse il cuore al di sopra della ragione, +mentre accettiamo senza dubbio alcuno il fatto che nella prostituta di +piu bassa specie si rinvenisse l'amore nelle piu forti sue +manifestazioni. E questo un fatto che si ripete continuamente anche ai +nostri giorni, e se discutibile dal lato psicologico, non cessa per +questo di essere men vero. Ricordasi l'Aragona innamorata del Varchi e +del Manelli: Camilla pisana dello Strozzi; Marietta Mirtilla del +Brocardo, ed una certa Medea che in morte di Ludovico dell'Armi veniva +consolata per lettera dall'Aretino; ma vogliamo proprio credere sul +serio all'amore ispirato alla cortigiana da letterati? Questi erano +allora come adesso, e come forse disgraziatamente lo saranno sempre, +piu ricchi d'ingegno, di madrigali, di epistole che di quattrini, +esaltavano le cortigiane, dedicavano loro libri e capitoli e col +sacrificio dell'amor proprio ricambiavano i favori lor concessi: +Antonio Brocardo scrisse un'orazione in lode loro, il Muzio, il Tasso, +il Varchi esaltarono l'Aragona: il Molza, Beatrice spagnola: +Michelangelo Buonarroti, Faustina Mancina: Niccolo Martelli l'onorata +madonna Salterella; e le cortigiane si abbarbicavano a questi +letterati perche da essi dipendeva in massima parte la rinomanza loro +[12]. La Tullia d'Aragona e quella che nelle sue rime lascia +maggiormente scorgere l'influenza dei letterati, sino a dubitare che +alcune di esse siano opera del Varchi stesso, e da in pari tempo la +figura spiccata della strisciante cortigianeria che avviluppava anche +allora i piu minuscoli principi. L'antitesi e in Veronica Franco della +quale daremo in breve le rime, divenute di meravigliosa rarita, +desiderio ardente e inappagato di bibliofili senza numero, orgoglio di +alcuni pochissimi piu venturati [13]: essa e l'incarnazione della +donna libera del cinquecento ed e l'unica che canti liberamente i suoi +amori: non s'informa a platonismo o castita irrisori, ama per amare e +soddisfare i sensi, e i suoi liberi amplessi, dice il buon P. Giovanni +degli Agostini "con tal'arte seppe dipingerli e con tal frase +adornarli che servono agl'incauti di vigoroso solletico alla +concupiscenza [14] ". Tale non puo essere oggi il parere di coloro che +si occupano seriamente della nostra letteratura: ogni pagina, bella o +brutta, sana o impura, che venga a chiarire la nostra rinascenza, non +e che contributo a lavoro maggiore, e come tale spero vorra essere +accolta questa mia debole fatica. + + +* * * + +Della Tullia d'Aragona parecchi si occuparono, in questi ultimi tempi: +forse ne parlera ancora il Bongi nel seguito de' suoi _Annali del +Giolito de' Ferrari_, editi dal Ministero della Pubblica Istruzione; +certamente poi il Biagi in altra edizione di un suo scritto apparso +nella _Nuova Antologia_ del 1886; ma stimo che la biografia della +poetessa poco abbia piu da offrire a cosi insistenti e dotti +ricercatori, perche la sua vita e quasi tutta delineata, e molto +nettamente per l'epoca nella quale visse e la vita nomade che ebbe a +condurre. In ogni modo augurando sempre nuova luce, basta al mio +assunto ritrarre in poche linee la vita della Tullia, servendomi anche +di documenti finora non messi a profitto dai due egregi scrittori. + +Il Crescimbeni [15], il Quadrio [16], il Mazzuchelli [17], il +Tafurri [18], e ultimo ancora Pietro Vigo [19] credettero la Tullia +napolitana; lo Zilioli [20] seguito dal Canestrini [21] e dal Labruzzi +[22] la dissero romana a cio confortati, prima che altre testimonianze +venissero a luce, dalle precise dichiarazioni che Girolamo Muzio fa +nell'egloga _Tirrenia_ a lei dedicata [23]. Infatti la Tullia nacque +in Roma da Giulia Campana ferrarese [24] e dal cardinale Luigi +d'Aragona [25]. L'anno di sua nascita e ignoto: il Labruzzi e poi il +Biagi [26] considerando che nel 1519 il padre di lei era gia morto e +che nel 1527 ella era gia nota nel mondo galante, pongono la nascita +circa il 1505, basando anche tale congettura sulla novella VII degli +_Ecatommiti_ di Giovanni Battista Giraldi. Sta infatti che il Giraldi +finge sia raccontata la novella di Nana e Saulo nel 1527 al tempo del +sacco di Roma, ma vuolsi proprio accettare quella data senza dubbio +alcuno e su di essa basare deduzioni storiche, quando nella stessa +opera rinvengonsi altri episodi che forse non reggerebbero ad una +severa critica e sono falsati nelle date come quelli di Celio +Calcagnini e del Giovio? Non potrebbe il Giraldi aver fatto risalire +la partenza della Tullia al 1527 per acconciarvi quella pur strana e +sudicia novella, scritta molti e molti anni dopo il sacco di Roma e +che vide la luce, se non erriamo, solo nel 1565? A noi il Giraldi non +prova nulla; piu fiduciosi in un passo dei _Ragionamenti_ dell'Aretino +che rivelano come l'anno 1519 la Giulia ferrarese partisse da Roma per +Siena con la sua _picciola figliuola_, siamo stimolati a credere +essere la Tullia nata sullo scorcio del primo decennio del decimosesto +secolo. + +Della giovinezza della nostra poetessa poche notizie giunsero sino a +noi; forse visse in Firenze circa il 1517 e 1518 [27], indi a Siena, +ove "imparo a parlare sanese" poi "vedendo la madre che costei haveva +di virtu principio grande considero che Roma e terra da donne, e +massime che ella sapea l'usanza della corte e cosi l'ha fatta +cortigiana [28] ". E questo _principio grande di virtu_ era infatti +posseduto dalla Tullia, alla quale gli agi procuratile dal cardinale +d'Aragona avevano permesso di addestrarsi in tutte le arti della +seduzione, vivendo tra le delizie e le comodita d'una onorata fortuna +che l'amorevolezza del padre le aveva lasciata tendendo agli studi nei +quali fece tanto profitto che non senza stupore degli uomini dotti fu +sentita in eta ancor fanciullesca disputare e scrivere nel latino e +nell'italiano cose degne di ogni maggior letterato, onde arrivando al +fine dell'eta e accompagnando alla sapienza e virtu sua un'isquisita +delicatezza di maniere e di costumi, si acquisto il nome di +compitissima sopra ogni altra donna del tempo suo. Compariva con tanta +leggiadria in pubblico e con tanta venusta ed affabilita d'aspetto che +aggiungendovisi la pompa e l'adornamento degli abiti lascivi, pareva +non potersi ritrovare cosa ne piu gentile ne piu polita di lei. +Toccava gli strumenti musicali con dolcezza tale e maneggiava la voce +cantando cosi soavemente che i primi professori degli esercizi ne +restavano meravigliati. Parlava con grazia ed eloquenza rarissime, si +che o scherzando o trattando davvero, allettava e rapiva a se, come +un'altra Cleopatra, gli animi degli ascoltanti e non mancavano sul +volto suo sempre vago e sempre giocondo quelle grazie maggiori che in +un bel viso per lusingar gli occhi degli uomini sensevoli sogliono +essere desiderate [29]. + +La Tullia tornata in Roma certamente poco dopo la morte del padre vi +rimase, secondo ogni probabilita, e magari contro il malevolo Giraldi, +sino al 1531, e in questo stesso anno si reco a Ferrara ove conobbe +Girolamo Muzio. L'autore degli _Ecatommiti_ da alla partenza da Roma +della Tullia, una ragione abbastanza disonorevole. Egli narra, come +convenendo in casa dell'Aragona parecchi giovani romani, uno di +questi, che chiama Saulo, invaghitosene al sommo, molto spendesse e si +adoperasse perche a lei nulla venisse a mancare delle agiatezze nelle +quali era cresciuta. Dimorava nella stessa epoca in Roma un tedesco, +detto Gianni, uomo ricchissimo, ma cosi sudicio e pieno di lordura che +faceva nausea a solo vederlo; costui innamorato della Tullia, tanto +insistette che ottenne di essere compiaciuto di lei per una settimana +di seguito al prezzo di cento scudi per notte. La Tullia acconsenti; +non resse pero che una sola notte tanto era il puzzo che esalava quel +ricco tedesco. Risaputosi cio da Saulo e da' suoi amici, ne furono +sdegnati, e mai piu vollero metter piede in casa dell'Aragona; talche +ella vedendosi disprezzata e sfuggita, se ne parti da Roma. Il +Tiraboschi cita una satira di Pasquino contro di lei [30], dalla quale +parrebbe che si fosse diretta a Bologna, ma se veramente vi andasse, e +certo dopo il 1531, non si conosce, come del pari rimase sinora ignota +la satira summentovata. + +Che l'Aragona fosse in Roma nell'anno suddetto e chiaramente provato +da una lettera che Francesco Vettori scriveva da Firenze a Filippo +Strozzi li 14 Febbraio 1531. Questi chiamato in Roma da Clemente VII +sotto pretesto di rivedere alcuni conti, ma in realta per aiutarlo a +introdurre in Firenze "un governo o vogliamo chiamarlo stato, nel +quale i magistrati della citta governino in nome suo, in fatti il Duca +governo in tutto, [31]" scriveva al Vettori richiamandolo di aiuto e +consiglio; e questi rispondendo conchiudeva: "E perche mi scrivete con +la Tullia accanto, non vorrei la leggessi similmente con essa accanto, +perche amandola voi come femmina che ha spirito, perche per bellezza +non lo merita, non vorrei mi potesse nuocere con qualcuno di quelli +ch'io nomino. Io non sono per ammonire Filippo Strozzi, ancorache, se +le ammonizioni ricorregghino, non avete aver per male essere ammonito, +ma ho inteso di non so che cartelli e di sfide andate a torno che mi +hanno dato fastidio pensando che un par vostro, uomo di 43 anni, +voglia combattere per una femmina, e benche io creda sareste cosi atto +all'arme come siete alle lettere ed a ogni altra cosa dove ponete la +fantasia, non vorrei di presente vi metteste a questo pericolo di +voler combattere per causa tanto leggiera; e vi ricordo che degli +uomini come voi ne nascono pochi per secolo; e questo non dico per +adulazione. Assettate le faccende vostre e poi tornate a rivederci". +Pare che il consiglio del Vettori riuscisse caro e salutare allo +Strozzi: in un cartello di sfida che conservasi in un codice +Rinucciniano, ed e di quell'anno stesso in vano si cercherebbe il suo +nome tra i sei campioni della Tullia [32]. + +Partita da Roma, la Tullia si reco certamente a Ferrara, ed ivi reduce +di Francia capitava poco dopo il Muzio; nel 1535 era a Venezia ove +nacque la sorella Penelope [33], e nel 1537 nuovamente a Ferrara +seguendo di pochi giorni l'arrivo in questa citta della marchesa di +Pescara. Conobbe certamente allora il sanese Bernardo Ochino che +appunto nella quaresima avea predicato ivi con mirabile fervore, e gli +diresse il sonetto XXXV trattandolo poco cortesemente, e chiamandolo +arrogante, perche avea dal pergamo fulminato "le finte apparenze, e il +ballo, e il suono", dono fatto da Dio agli uomini "ne la primiera +stanza". Nello stesso anno le accadde una strana avventura, narrata da +un Apollo novellista alla marchesa Isabella d'Este con lettera dei 13 +giugno [34], e tale avventura servi mirabilmente per porla in buona +vista, formare quella reputazione di onesta che la fama e le +pasquinate avevano molto deteriorata, radunarle intorno un'eletta +schiera di poeti e gentiluomini che adulandola, corteggiandola, +facessero dimenticare il suo passato poco onorevole per riconoscere +solo in lei la poetessa, la letterata, la discendente di sangue reale: +e riusci in massima parte; il Muzio e il Bentivoglio le profusero lodi +e adulazioni in rima e in prosa, e la Tullia era posta al di sopra di +Vittoria Colonna. Ancora una volta la cortigiana trionfava. + +Da Ferrara la Tullia ritorno forse a Venezia, almeno cosi il _Dialogo_ +dello Speroni fa credere; poi a Siena ove si accaso nel 1543 [35]. I +documenti senesi che riguardano la Tullia danno a conoscere una +circostanza abbastanza seria per non essere lasciata senza esame e +cioe che ella era, legalmente almeno, figlia di Costanzo Palmieri +d'Aragona; ed infatti nell'atto di matrimonio e detta _Tullia Palmeria +de Aragonia_, ed in altro documento ancor piu chiaramente "_Filia +quondam Constantii de Palmeriis de Aragona_". In base a tali +documenti, eliminando del tutto l'ipotesi che ella fosse stata +adottata da un Palmieri, conviene credere ad un matrimonio della +Giulia Ferrarese, al quale non possiamo dare, neppure per +approssimazione, una data qualsiasi. L'Aretino, il Domenichi, il +Franco che citano la Giulia e ne parlano spesso diffusamente, mentre +danno particolari su altri amanti tacciono affatto di tale matrimonio; +neppure un barlume ne apparisce nelle rime della Tullia e nelle +lettere che di lei ci pervennero; parlando della propria famiglia dice +_mia madre, mia sorella, ed io_; tace il Muzio, che, pur dando la +paternita del cardinale d'Aragona alla Tullia, nulla impediva potesse +parlarne nell'egloga dedicata alla Penelope nata molti anni dopo; ne +tacciono assolutamente tutti i biografi. Ed apparisce del pari per la +prima volta, almeno cosi ci consta, una casata Palmieri che abbia +aggiunto il nome d'Aragona al proprio; rimangono tracce dei +Piccolomini-Aragona, dei Tagliavia-Aragonia, dei _de Aragonia_, +romani, ma nessuna dei Palmieri-Aragona. Questa casata non viene poi +piu a luce ne sulla tomba della Penelope che porta solo il nome di +Aragona, ne nel testamento della Tullia ove non sono piu mentovati ne +padre, ne madre, ne marito. Una volta ancora, innanzi all'arida +autenticita dei documenti, si oppone la tradizione, ferma, costante; +essa vuole la Tullia figlia del cardinale d'Aragona e nel fatto nulla +varra a scemarla. Su questo padre piu o meno putativo, che apparisce +quasi per sua disgrazia, molte sarebbero le supposizioni a farsi; era +forse un familiare del cardinale d'Aragona che acconsenti a sposare la +Giulia Campana a prezzo d'oro, o qualche vanitoso che a scapito del +suo amor proprio con l'acquisto della Tullia aggiunse al suo il casato +degli Aragonesi? in ogni modo e assolutamente da escludere che quel +_de Aragonia_ stia li per fissaril luogo natio di quel buon Palmieri. +Non ci peritiamo rispondere a quesiti cosi ardui ed anche inutili; +bastano per noi tutte le testimonianze dei contemporanei a stabilite +che la poetessa fu, pure illegittimamente, del sangue d'Aragona. + +Sembra che in Siena ella fosse perseguita da malevoli che l'accusarono +agli Esecutori Generali di Gabella di vestire e portare ornamenti +vietati alle meretrici dagli statuti del Comune; fu agitato per cio un +processo nel febbraio del 1544, dal quale constando la vita onesta e +morigerata della Tullia, le fu permesso di vestire ed abitare al pari +di altre persone nobili ed oneste [36]. Non cesso per questo la +malevolenza contro la Tullia e nell'agosto dello stesso anno [37] fu +ancora denunciata per aver portato la sbernia il giorno di Pasqua, e +tra i denunziatori apparisce Ottaviano Tondi, novesco, causa di +torbidi in Siena per avere ucciso uno di parte popolare [38], e che la +Tullia pianse morto un anno appresso in un sonetto diretto al fratello +Emilio [39]. Certo ella ignorava il servizio che il buon novesco +aveva tentato di renderle. + +Sullo scorcio del 1545 la Tullia se ne venne a Firenze ove contrasse +stretta amicizia col Varchi, col Martelli e parecchi altri, dei quali +ci rimasero testimonianze nelle rime e nelle lettere di lui edite dal +Biagi e dal Bongi [40]. E qui ancora doveva essere perseguitata dalle +severe leggi sui costumi e sugli _ornamenti et habiti degli huomini e +delle donne_. Il 19 ottobre 1546 il Duca Cosimo promulgava una di +quelle leggi [41], ma la Tullia che credeva oramai per la fama di +poetessa di non essere piu compresa nel ruolo delle cortigiane, non se +ne die per intesa, sin che nell'aprile dell'anno appresso fu invitata +dal Magistrato ad ottemperare alla legge mettendo sul vestito qual +cosa di _giallo_ che doveva servire a distinguerla dalle oneste +gentildonne. La Tullia ricorse a D. Pietro di Toledo nipote della +duchessa Eleonora, che la consiglio presentare alla Duchessa una +supplica unita ai sonetti a lei scritti da illustri letterati, a +significare l'errore del magistrato di giustizia nell'annoverarla tra +le cortigiane. Per correggere la supplica, se non per averla bell'e +fatta ricorse la Tullia al Varchi [42], ed il dabben uomo volentieri +si presto a tanto urgente favore, e della Tullia non e forse nel +seguente documento che il nome solamente. + + "Ill.ma ed Ecc.ma Sig.ra Duchessa, + + "Tullia Aragona, umilissima servitrice di V. E. Ill.ma, essendo + rifugiata a Firenze per l'ultima mutazione di Siena, e non facendo i + portamenti che l'altre fanno anzi non uscendo quasi mai da una camera + non che di casa, per trovarsi male disposta cosi dell'animo come del + corpo, prega V. E. affine che non sia costretta a partirsi, che si + degni d'impetrare tanto di grazia dall'Eccell.mo ed Ill.mo S.or Duca + suo consorte, che ella possa se non servirsi di quei pochi panni che + le sono rimasi per suo uso, come supplica nel suo capitolo, almeno + che non sia tenuta all'osservanza del velo giallo. Ed ella, ponendo + questo con gli altri obblighi molti e grandissimi che ha con S. E., + preghera Dio che la conservi sana e felice". + +La cortigiana ottenne favore presso la duchessa; Cosimo scrisse di suo +pugno sull'istanza "_Fasseli gratia per poetessa_"; e queste parole +sono autenticate dalla soscrizione di Lelio Torelli, ministro del +granduca. I luogotenenti del duca rilasciarono quindi all'Aragona, in +data 1 maggio 1547, copia della deliberazione nella quale riconoscendo +"la rara scientia di poesia e filosofia che si ritrova con piacere di +pregiati ingegni la detta Tullia Aragona venga fatta esente da tutto +quello a che ell'e obbligata quanto al suo abito, vestire e portamento +[43] ". Un anno appresso, e precisamente nell'ottobre, scriveva al +Varchi annunziandogli la sua partenza, gli mandava in dono _un paio di +colombi, due fiaschi d'acqua ed uno di malvagia, una saliera di +alabastro_, e da lui toglieva commiato per sempre con lettera che il +Varchi avra certamente preso per buona moneta; partiva quindi per +Roma, dove il primo di febbraio del 1547 veniva a morte la sorella +Penelope, seguita poco appresso dalla madre. La Tullia abitava in +Campo Marzio nel palazzo Carpi, e nel libro della _Tassa fatta alle +cortigiane per la reparatione del ponte_ (Rotto) [44] consta che ella +pagava di pigione 40 scudi (in ragione tassata per scudi quattro) ed e +una delle cortigiane che pagava di piu; poche giungono ai cinquanta +scudi, rare quelle che superano tal somma: evidentemente le condizioni +finanziarie della Tullia non erano troppo rilassate, e non crediamo, +come dubita il Bongi, che il poco profitto da lei ritratto in Firenze +ed il desiderio di far esordire la Penelope nella piu vasta e ricca +scena di Roma fosse causa della sua dipartita di cola; nulla accenna +pertanto avere la Penelope esordito nella triste carriera, anzi +l'essere ella morta non ancora quattordicenne fa credere, magari con +un poco d'ottimismo, che il desiderio della Giulia Campana forse piu +che della Tullia, se esistito, non rimase che semplice desiderio. + +La Tullia visse certamente in Roma sino all'epoca di sua morte, che +avvenne il 12 o 13 marzo del 1556. Era andata ad abitare nel rione +Trastevere, in casa dell'oste Matteo Moretti da Parma, ed ivi il 2 +marzo dello stesso anno dettava le sue ultime volonta al notaio +Virgilio Grandinelli[45] Morta la Tullia ed apertone il testamento +alli 14 di marzo, Pietro Ciocca in suo nome e per gli esecutori +testamentari mons. Antonio Trivulzio vescovo di Tolone e Mario +Frangipane, chiese all'auditore della Camera Apostolica un tutore per +il giovinetto Celio. Tale ufficio fu conferito a D. Orazio Marchiani +chierico pistoiese. Redatto l'inventario della roba lasciata dalla +Tullia si procede alla vendita secondo le sue volonta; gli ori e le +gioie furono acquistati dagli orafi Pompeo Fanetti a Santa Lucia della +Chiavica, Maurizio Grana piemontese e Francesco Alarcon spagnolo al +Pellegrino; la mobilia da Giovanni Battista della Valle fiorentino e +Francino Francini d'Arezzo rigattiere a Monte Giordano. A quest'ultimo +tocco in un con gli arnesi di cucina "una cassa vecchia nella quale +c'erano trentacinque libri tra volgari e latini di piu et diverse +sorte, et tredici di musica tra usati, vecci, et stracciati et diverse +altre carte et libri gia stracciati". Ai singoli legati fu adempiuto +con rogiti speciali; in uno di questi Celio non solo _herede_ della +Tullia ma _figliuolo_ e chiamato. Di questo Celio e del Marchiani +nessuna notizia giunse sino a noi; forse lasciarono Roma, ed il +tutore, pistoiese, riedendo alla nativa citta, avra menato seco il +fanciullo: e certo che di essi perdesi la traccia dopo la morte della +Tullia, ne le carte dell'archivio romano, esaminate dal cav. +Corvisieri, ci possono dire quale sia stata la sorte del fanciullo. +Che il padre fosse lo stesso Ciocca come altri supposero, non +crediamo, parendoci allora superflua la nomina di un tutore, e dovendo +in tal caso ammettere che il Celio fosse nato in Roma dopo il 1547, +cosa molto improbabile e per le condizioni fisiche della Tullia e per +l'appellativo di _giovinetto_ che viene dato al Celio, come ancora non +lo supponiamo figliuolo del Guicciardi. L'Aragona conobbe forse il +Ciocca in Venezia, essendo questo al servizio del Cornaro, ma a tale +epoca non puo risalire la nascita di Celio; dubitiamo anzi, sempre +pero su deduzioni, che la nascita di questo fanciullo fosse causa +della dipartita dell'Aragona da Firenze. + +La Tullia era di alta statura, non bella ma piacevole [46], gli occhi +bellissimi e splendidissimi, e "nei movimenti loro una certa forza +vivace che parea gittassero fuoco negli altrui cuori", forza provata +dal Muzio che cantava: + +.....occhi belli, occhi leggiadri, occhi amorosi e cari, + piu che le stelle belli e piu che il sole, + +i capelli finissimi di un biondo oro, esaltati spesso da' suoi +ammiratori, tra i quali il cardinale Ippolito de' Medici, al quale la +porpora non impediva di bruciare innanzi alla bella Aragonese il suo +granello d'incenso cantando: + + se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti + co 'l riso, ond'io m'incendio e mi scoloro... + +Nella pinacoteca Tosio di Brescia e conservato il ritratto della +poetessa dipinto da Alessandro Bonvicino detto il _Moretto_, altri due +veggonsi nell'edizione delle _Rime_ fatta dal Bolifon e nel vol. XII +del _Parnaso italiano_. Di questi ultimi quale sia il valore non +possiamo certo dire. + +Tra i molti adoratori che ebbe a vantare la Tullia, Girolamo Muzio fu +certo uno dei piu costanti e veritieri, e benche quando fu preso +d'amore avesse oltrepassati i quarant'anni, si sente dalle sue rime +che quell'affetto era serio e sincero, e che i versi esprimevano molto +meno di quel che il cuore sentiva; dedica alla Tullia le sue egloghe +_Amorose_ che in realta parlano assolutamente di lei sola, e del suo +amore non cela ne gli ardenti desideri ne le bramate conquiste. Con un +verismo poco desiato certo da qualsiasi donna, anche abituata alla +rilassatezza della vita di Ferrara, egli diceva alla Tullia: + + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia + raccogli quel che con le braccia aperte, + disioso t'aspetta, e nel tuo grembo + ricevi lieta l'infocato amante; + stringi e 'l bramoso amante, e strette aggiungi + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto + il vivo fiore ispira a le sue brame. + Le belle membra tue, morbide e bianche, + ad Amor le consacra; ed al tuo amante, + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, + con lui cogli d'amore i dolci frutti. + +Ma ben presto il Muzio recatosi a Milano in missione per il Duca +Ercole d'Este, fu obliato, almeno per del tempo, e sostituito dal +Bentivoglio; passata poi la Tullia da Ferrara a Venezia, Bernardo +Tasso prese il posto dei precedenti, almeno cosi ci lascia credere lo +Speroni che nel suo _Dialogo_ la introduce "a far l'amore con lui, +presenti ed accettanti Nicolo Grazia e un altro spasimante Francesco +Maria Molza"; indi a Firenze vario tra il Varchi, Ippolito de' Medici, +il Tolomei, il Fracastoro, il Martelli, il Lasca, il Mannelli e lo +Strozzi. + +Vario e non sempre imparziale fu il giudizio dei contemporanei e dei +posteri verso l'Aragona; aspro e satirico spesso sino a dare diritto +di vilipenderla all'Aretino [47] e al Razzi [48]; buono e cortese +ancora, come le testimonianze del Nardi e del Muzio. Il Nardi, +tradotta in lingua toscana un'orazione di M. T. Cicerone (Venezia +1536) ne indirizzava un esemplare a Gian Francesco della Stufa con +incarico di presentarlo alla Tullia _che per se stessa oggi +dirittamente da ogni uomo e giudicata unica e vera erede cosi del nome +e di tutta la tulliana eloquenza_; Girolamo Muzio che si consolo del +matrimonio della Tullia sposando circa il 1550 una damigella d'onore +di Vittoria Farnese duchessa d'Urbino, nella lettera dedicatoria +premessa al _Trattato del matrimonio_, scriveva: _Gia avviso di vedere +in voi quella donna la grazia della cui vergogna, come si legge +nell'Ecclesiastico [49], e piu che oro preciosa... Tale avviso che +dovete esser voi facendo in tal guisa al mondo manifesto che della +vostra passata vita ne e stata cagione necessita, et di questa la +vostra libera volonta: che nel passato vi ha trasportata fortuna e che +hor vi governa la vostra virtu_. + +Frutto d'amore, ella visse sacra all'amore e nulla varrebbe a scusarla +della poca onesta della sua vita; ma se e pur vero che gli abbietti +trionfando della loro caduta trovano i buoni che li ricoprono, +concediamo a lei le attenuanti dell'esempio: e di esempio ne ebbe a +sufficienza, e per l'ambiente viziato nel quale nacque e visse, e +nella stessa madre che allegramente dava alla luce figliuoli sino al +1535 e con la massima indifferenza li intitolava d'Aragona dopo sedici +anni che il povero cardinale era andato all'altro mondo. + +* * * + +Tenuto conto delle condizioni in cui svolgevasi la poesia nel XVI +secolo, le rime dell'Aragona non mancano certo di pregio; quantunque +ancor essa che "volle avere il suo canzoniere [50]" non eviti quella +freddezza che nasce da ogni ripetizione, quella noia che s'ingenera +dalla descrizione di una passione misurata su i precetti rettorici e +smentita dal fatto e dai costumi. La Tullia fu petrarchista della +miglior acqua, e non poteva certo essere altrimenti; il Petrarca era +l'idolo al quale si prostesero quasi tutti i rimatori del cinquecento +ed il modello su cui si formarono, ricavando stima maggiore chi +imitasse piu servilmente il cantore di Laura, rubandone al tempo +stesso il pensiero e la forma. Tutte le cortigiane letterate del +cinquecento furono petrarchiste, se per altri il Petrarca era +l'oracolo del purismo, per esse non rappresentava che la teorica +dell'amore; quest'amore ideale o platonico, di Venere celeste, era +cantato su tutti i toni, salvo poi ad avere, di altro amore, una piu +ampia e sicura conoscenza, e tale influenza, per donne quali +l'Aragona, la Franco, la Stampa e spiegata dalla stessa relazione del +petrarchismo con la cortigianeria. Un Petrarchino di piccolo formato, +di edizione elegante era indispensabile al cortigiano effeminato e +strisciante, i leggiadri cavalieri di Roma mostravansi per via +"andando soavi soavi co' loro famigli a la staffa, su la quale +tenevano solamente la punta del piede, col Petrarchino in mano, +cantando con vezzi [51] ", ed i vagheggini piu aridi e stucchevoli, +appena ricevuto un sorriso della donna amata correvano "a casa a +comporre una sestina, un madrigaletto, dove il cieco d'Adria non +s'accorge che la mariuola gli ha furfato in versi, senza essere +discoverta da nessuno". Dell'amore teoretico il Petrarca era il gran +maestro per pratica e per scienza; il suo canzoniere si allontana da +quell'amore pratico del cinquecento che si svolge in brutale +sensualita, e in una brama di appetiti animali trascinarono la societa +nella piu completa dissolutezza, nelle forme piu sozze delle +aberrazioni e del vizio; esso risponde all'amore intellettuale, +richiesto dall'umanesimo, che veniva considerato quale anello di +congiunzione con l'amore divino, e della cui infinita tratta l'Aragona +in un suo dialogo [52]. Al contrario della Franco che canta l'amore +dei sensi, l'Aragona e tutto ideale, tutto spiritualismo; i suoi +affetti vogliono rasentare il cielo, e solo raramente trovasi qualche +accenno alla triste sua vita; e invasa dalla mania di passare ai +posteri insieme ai letterati che ella canta, cerca ogni maniera di +ricoprire la cortigiana con la poetessa, ed eleva i suoi canti +indistintamente a tutti, principi e cardinali, letterati e soldati, +uomini serii e burloni quali il Lasca; per lei l'uomo, essere animato, +e nulla: la fama di un uomo, il tutto; il solo affetto per il giovane +Mannelli si puo credere sincero, tutte le altre proteste che inficiano +le rime e quei sonetti che cambiato indirizzo, giravano d'adoratore in +adoratore in edizioni stereotipe e consolavano tanto il Muzio che il +Martelli [53], fanno a buon diritto dubitare di tutte queste +espansioni cantate cosi altamente e serenamente. E la mania +dell'Aragona e anche spiegabile in altro senso. Cessate le seduzioni +della bellezza tentava con l'arte di riunire la compagine di quegli +adoratori che si venivano allontanando, e con la musica, il canto, le +lettere cercare di sostenere i bisogni della casa: le sue rime sono +spesso forzate, e la eco dell'onda classica da Orazio a Virgilio, da +Dante a Petrarca viene spesso ad alimentare l'agonia di una vita +finita. Delle imitazioni al Petrarca, evidentissime e nel pensiero e +nello stile, ne citeremo solo alcune poche a titolo di saggio [54]. + +Sonetto X, v. 12-15: + + E se quassu giungesser gli occhi vostri, + vedendo fatto me novo angeletto + qui bramareste, e non vedermi in terra. + (PETRARCA, Madrigale III, v. 1-2). + + +Sonetto XXXI, v. 7-9: + + E l'alto Iddio lodar ben spesso suole, + dopo l'aspra fortuna, + spaventato nocchiero al porto intorno. + (PETRARCA, Sonetto C, v. 1-2). + + +Sonetto XXXVIII, v. 12-14: + + Non contenda rea sorte il bel desio, + che pria che l'alma del corporeo velo + si scioglia, saziero forse mia brama. + (PETRARCA, Sonetto IX, v. 12-14). + + +Sonetto XLII. + + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva + l'interno duol, che il cuor lasso sostiene; + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene, + in guerra eterna di vostr'occhi viva. + (PETRARCA, Canzone XV) + + +Sonetto XLIV, v. 13-14: + +...volgendo a Roma 'l viso e a lei le spalle, + se vuol l'alma trovar col corpo unita. + (PETRARCA, Sonetto LXXXI, v. 3-4). + + +Sonetto LI, v. 12-14: + + Benche vostro valor eterna fama + per se vi acquisti, caro mio signore, + quanto 'l sole gira e Battro abbraccia e Tile. + (PETRARCA, Sonetto XCVI, v. 9-11). + +Della Tullia giunsero a noi un _Dialogo dell'infinita di amore_ [55], +giudicato "uno dei dialoghi piu vivi che noi abbiamo, nell'ordine piu +basso degli scritti letterari del secolo decimosesto..... per una +certa franchezza e disinvoltura, e anche talvolta per una certa +saporita fiorentinita ch'ella attinse per avventura dal suo consorzio +coi fiorentini e singolarmente col Varchi", ed un poema in ottava +rima: _il Meschino e il Guerino_ [56]. Il Crescimbeni fa di questo +poema elogi sperticati, dicendo che "nella tessitura puo paragonarsi +all'Odissea di Omero [57] ", esso pero e cosi inverosimile e contrario +tanto alla storia, alla cronologia, alla geografia, e con buona pace +dell'ottimo abate, anche al buon senso, che non sappiamo invero +trovarvi alcuna analogia con l'opera dell'Omero; lo stile ne e +trascurato, e spesso conviene lavorare di serio proposito per +raccapezzare il senso di qualche ottava, i canti, trentasei in tutto, +appaiono disordinati e spesso senza nesso tra loro. La Tullia avverte +che trasse il poema da un vecchio romanzo spagnuolo in prosa, ma +certamente ella si servi di una traduzione e non del testo originale +che vuolsi scritto in italiano [58]. L'Aragona nella prefazione di +questo poema si scaglia contro il Boccaccio, e mentre lo compassiona +perche non seppe eleggere il verso a forma del _Decamerone_, lo accusa +che _tante sue scellerate_ novelle scritte con altrettante _scellerate +parole_, servendo solo a demoralizzare e rendere ridicoli i piu santi +vincoli della societa, siano impossibili a leggersi, senza frutti +nocivi, da maritate e nubili, vedove e monache, e persino cortigiane. +Questi scrupoli che parrebbero curiosi nella Tullia, sono da ella +medesima spiegati, non essendo cosa nuova che ad una donna per +necessita o per altra mala ventura sua sia avvenuto di cadere in +errore del corpo suo e tuttavia si disconvenga non men forse a lei che +alle altre l'essere disoneste e sconcie nel parlare e nelle altre +cose; ed ella, contrariamente al Boccaccio, vuole scrivere per tutti, +il suo poema potra essere dato in mano alla piu pudica donzella senza +alcun pericolo, volendo con esso porre un debole argine a +quell'invadente corruttela che ogni di spandeasi con maggior forza e +brutalita, e pur sempre per opera dei letterati ed anche degli +_umanisti_. L'idea della Tullia, se togliesi quella sfuriata contro +l'umanismo che proprio non aveva a che fare, non era cattiva e +sinceramente credette averla attuata col suo _Guerino_; dichiarandosi +di tutto debitrice a Dio solo "dal quale solo viene ogni bene e da cui +solo io riconosco questa gran grazia d'avermi in questa mia eta non +ancor soverchiamente matura, ma giovenile e fresca, dato lume di +ridurmi col cuore a lui e di desiderare e operare quanto posso che il +medesimo facciano tutti gli altri cosi uomini e donne". Ma Dio non +aveva proprio nulla a che vedere col _Guerino_, ed e proprio il caso +di ripetere che quantunque il diavolo si vesta da frate, quattro dita +di coda gli spuntano sempre sotto la tonaca; infatti cio che la Tullia +narra del cavaliere di Durazzo, di Brandisio e della figlia +dell'albergatore nel canto VIII [59], e di Pacifero innamorato di +Guerino nel canto X [60], non e roba atta a far mettere il poema +vicino al libro di devozione di una vergine o di una monaca. E pur +tale era lo scopo. + +In produzioni di uno stesso autore, apparse anche a distanza di molti +anni l'una dall'altra, ritrovasi sempre qualche analogia, qualche +difetto, alcun che di speciale, quasi direbbesi di proprio, che le +riavvicina e riunisce; nulla di cio tra il _Guerino_ e le _Rime_, anzi +una succinta critica forse allontanerebbe molto l'uno dalle altre. +Quantunque non sia il caso ora di formare tale confronto ed esaminare +a fondo il _Guerino_, non possiamo esimerci dal notare come la +prefazione posta innanzi al poema ci abbia fatto triste impressione, +fino a crederla apocrifa per ragioni che crediamo buone od almeno +meritevoli di esame. Il Ranieri che pubblico il poema nel 1560 dicendo +di averne curato l'edizione sul manoscritto originale _gia da parecchi +anni da lui posseduto_, non fa parola dell'Aragona che era morta nel +1556, e si profonde solo in ampie ed ampollose proteste cercando di +formare una dedica alla quale, per essere di qualche valore, manca +solo un poco di senso comune. E quel _parecchi_, posto li per indicare +un lasso di tempo non superiore ai tre anni e per lo meno superfluo: +ne piu lungo spazio di tempo crederemmo possibile ammettere perche e +abbastanza ragionevole il supporre che l'Aragona avesse sino alla +morte conservato presso di se quel lavoro. Il ricordo ancora che i +libri e le carte andarono in mano di un modesto rigattiere, non e +privo di valore; se il manoscritto del _Guerino_ era tra la roba +acquistata da Francino Francini, uomo probabilmente ignorante e privo +di criterio letterario, la sorte del manoscritto era assicurata: +finiva in qualche bottega di droghiere o salumaio. Converrebbe adunque +credere che o il manoscritto fosse tra le carte devolute a Celio +figliuolo dell'Aragona o che la Tullia ne avesse fatto un dono al +Ranieri qualche anno prima; ma ancora queste due supposizioni +rasentano l'assurdo. Il testamento della Tullia che pure e tanto +minuzioso e preciso nei lasciti e legati, non accenna a carte ed altri +documenti spettanti al Celio; ne la Tullia poteva donare il +manoscritto al Ranieri o ad altri che a lui lo passassero, perche dal +momento che ne aveva condotto a termine anche la prefazione, era certo +desiderio suo di darlo alle stampe, e per il nome che godeva e +l'appoggio dei letterati che facevanle corona non sarebbe stato +difficile trovare un tipografo che ne assumesse l'edizione. Se +dobbiamo pur credere alla dichiarazione della Tullia di avere composto +il poema "in eta ancor giovenile e fresca", quando erasi decisa di +darsi a Dio, conviene di necessita ammettere che ella l'avesse scritto +in Siena poco appresso il suo matrimonio col Guicciardi, o in Firenze; +mai in Roma ove tornando per l'ultima volta nel 1547 non era piu in +eta giovenile e fresca, e l'essere ascritta nel ruolo delle cortigiane +pubbliche non era il migliore indizio dell'essersi data a Dio. Anche a +questa ipotesi si oppone una seria obbiezione. Era possibile +all'Aragona dare ad intendere agli eruditi, massime fiorentini, di +aver tratto il _Guerino_ da un romanzo in prosa spagnuolo? Pure cio +afferma nella prefazione, e se il poema non corrisponde esattamente al +_Guerino_, in prosa, romanzo cavalieresco del ciclo della Tavola +Rotonda, e indiscutibile che da questo ne trasse in massima parte le +idee. Nessuno ignora la rinomanza che il _Guerino_ ebbe nei secoli XV +e XVI; all'epoca dell'Aragona ne erano gia state fatte sei edizioni +[61], ed e certo sopra una di queste che fu condotta la riduzione in +rima. In conclusione non rifiutiamo al _Guerino_ la maternita +dell'Aragona, la sua differenza con le _Rime_ non e prova sufficiente +a porre dei dubbi; respingiamo pero assolutamente quella prefazione +che non e, ne poteva essere della Tullia. + +Per la ristampa delle rime abbiamo usato l'edizione prima, Venezia +1547 (A) servendoci per le varianti delle edizioni di Venezia, 1549, +(B): ivi, 1560 (C): Napoli, 1593 (D): e delle _Rime_ raccolte dalla +Bergalli-Gozzi (E): le abbiamo fedelmente riprodotte, salvo allorche +gli errori erano evidenti, respingendo allora in nota la lezione +originale; quando le varianti assumevano importanza assoluta, come per +i componimenti tratti dai codici vaticano magliabecchiano, abbiamo +stimato necessario riprodurre entrambe le lezioni avvertendo di +collocarle l'una a lato dell'altra. + + + +_Dalla R. Biblioteca Vallicelliana + +maggio 1891._ + +ENRICO CELANI + + +NOTE: + +[1] =Graf A.= _Atraverso il cinquecento_. Torino, Loescher, 1888, pag. + 215 e seg.--Nell'_Hermaphroditus_ del =Panormitano= (1471) + _(Quinque illustrium postarum_, =Antonii Panormitani=, etc. _lusus + in Venerem_, Parigi, 1791), la cortigiana non apparisce ancora, + come neppure ne e parola in =Giano Pannonio= (1472) _Poemata_, + Trajecti ad Rhenum, 1784. + +[2] "Avetemi inteso voi donne? Che alla barba di tutti i sodomiti io + voglio tenere colle donne, e dico che la donna e piu pulita e + preziosa della carne sua che non e l'uomo; e dico, che se egli + tiene il contrario, egli mente per la gola" (=S. Bernardino=, + _Prediche volgari_, ed. =Bongi=, pag. 380). + +[3] Le opere fatte da lui circa la osservanza dei buoni costumi furono + santissime e mirabili, ne mai in Firenze fu tanta bonta e + religione quanta a tempo suo... la sodomia era spenta e + mortificata assai; le donne in gran parte lasciati gli abiti + disonesti e lascivi; i fanciulli quasi tutti lavati da molte + disonesta e ridutti ad uno vivere santo e costumato... portavano i + capelli corti e perseguitavano con sassi e villanie gli uomini + disonesti e giocatori e le donne di abiti troppo lascivi. + (=Guicciardini=, _Storia, fiorentina_, cap. XVII) + +[4] =Piccolomini A.= _Istituzione di tutta la vita, dell'uomo nato + nobile et in citta libera_. Venezia, 1552. + +[5] =Garzoni T.= _La piazza universale di tutte le professioni del + mondo_. Venezia, 1587, discorso LXXIV, pag. 597. + +[6] =Garzoni T.= Op. Cit., discorso LXXV, pag 605. + +[7] Giovanni Burchkardt maestro di cerimonie di Alessandro VI narra + come l'ultimo d'ottobre 1501 cenarono nel palazzo apostolico, col + Valentino, cinquanta cortigiane, le quali dopo cena danzarono + ignude e diedero altre prove di valentia in presenza di Alessandro + VI e della Lucrezia Borgia. "In sero fecerunt cenam cum duce + Valentinense in camera sua, in palatio apostolico, quinquaginta + meretrices honeste cortegiane nuncupate, que post cenam + coreaverunt cum servitoribus et aliis ibidem existentibus, primo + in vestibus suis, denique nude. Post cenam posita fuerunt + candelabra communia mense in candelis ardentibus per terram, et + projecte ante candelabra per terram castanee quas meretrices ipse + super manibus et pedibus; unde, candelabra pertranseuntes, + colligebant, Papa, duce et D. Lucretia sorore sua presentibus et + aspicientibus. Tandem exposita dona ultima, diploides de serico, + paria caligarum; bireta, et alia pro illis qui pluries dictas + meretrices carnaliter agnoscerent; que fuerunt ibidem in aula + publice carnaliter tractate arbitrio praesentium, dona distributa + victoribus". _Diarium sive rerum urbanorum commentarii_, Parisiis, + 1883-1885, tom. II, pag. 443, tom. III, pag. 167). + +[8] =Armellini M_.= Un censimento della citta di Roma sotto il + pontificato di Leone X tratto da un codice inedito dell'Archivio + Vaticano_. Roma. Befani, 1887. + +[9] Cfr. =Bandello=, _Novelle_, parte III, nov. XLII; =Valery=, + _Curiosites et anecdotes italiennes_, Paris, 1842; =Giovio P.=, + _De piscibus romanis_, cap V; =Forcella V.=, _Iscrizioni delle + chiese di Roma_, Roma, 1878. Per l'epitafio che dicesi posto sulla + sua tomba crediamo siasi roppo facilmente accettata la tradizione + che fosse in S. Gregorio; oltre la stranezza della lapide che + certo non faceva bella figura in una chiesa, e oramai accertato + che se pure l'epitafio fu composto non fu mai elevato sulla tomba + dell'Imperia. + + Di lei scrive il Bandello (op. cit, nov. XLIII): "Tra gli altri + che quella (Imperia) sommamente amarono fu il signor Angelo del + Bufalo, uomo della persona valente, umano, gentile e ricchissimo. + Egli molti anni in suo poter la tenne, e fu da lei + ferventissimamente amato, come la fine di lei dimostro. E percio + che egli e molto liberale e cortese, tenne quella in una casa + onoratissimamente apparata con molti servidori, uomini e donne, + che al servizio di quella continovamente attendevano. Era la casa + apparata e in modo del tutto provvista, che qualunque straniero in + quella entrava, veduto l'apparato ed ordine de' servidori, credeva + che ivi una principessa abitasse. Era tra l'altre cose una sala e + una camera si pomposamente adornate, che altro non v'era che + velluti e broccati, e per terra finissimi tappeti. Nel camerino, + ov'ella si riduceva, quand'era da qualche gran personaggio + visitata, erano i paramenti che le mura coprivano, tutti di drappi + d'oro, riccio sovra riccio, con molti belli e vaghi colori. Eravi + poi una cornice tutta messa a oro ed azzurro oltremarino, + maestrevolmente fatto, sovra la quale erano bellissimi vasi di + varie e preziose materie formati, con pietre alabastrine, di + porfido, di serpentino e mille altre specie. Vedevansi poi attorno + molti cofani e forzieri riccamente intagliati, e tali che tutti + erano di grandissimo prezzo. Si vedeva poi nel mezzo un tavolino, + il piu bello del mondo, coverto di velluto verde. Quivi sempre era + o liuto o cetra con libri di musica, ed altri istromenti musici. + V'erano poi parecchi libretti volgari e latini riccamente + adornati. Ella non mezzanamente si dilettava delle rime volgari, + essendole stato in cio esortatore, e come maestro il nostro + piacevolissimo messer Domenico Campana detto _Strascino_; e gia + tanto di profitto fatto ci aveva che ella non insoavemente + componeva qualche sonetto o madrigale". Ed a proposito del celebre + camerino seguita narrando come essendo andato a farle visita + l'ambasciatore di Spagna, e avendo bisogno di sputare, trovo che + il luogo meno improprio a cio fare era il viso del servitore che + gli stava alle spalle. + +[10] =Cugnoni G.= _Agostino Chigi il Magnifico_, Livorno, Vigo, 1879. + +[11] =Aretino P.= _Ragionamento fra il Zoppino fatto frate e Ludovico + puttaniere_, Cosmopoli, 1660, pag. 442. + +[12] E poeti e letterati non isdegnavano la compagnia della cortigiana + (=Burchkardt=. _Diarium_ etc., ediz. cit. tom. III, pag. 209); + Marco Bracci in una lettera ad Ugolino Grifoni segretario di + Cosimo I scrive nel novembre 1557 che giunto in Perugia il + cardinale Caraffa nipote di Paolo IV e il cardinal Vitelli "dopo + cena pubblicamente fece andare in palazo tutte le putane che a + quelli tempi se trovavano in Perugia quale furono in tutte + quattordici; e presene per se una e una per el cardinale Vitello + el resto acomodoli a la sua famiglia. (=Fabretti=, _La + prostituzione in Perugia nei secoli XIV e XV_, Torino, 1885, pag. + 46). + +[13] =Graf A.= op. cit., pag. 350. + +[14] _Theatro delle donne letterate_, pag. 296. + +[15] _Istoria della volgar poesia_, vol. IV, pag. 67. + +[16] _Storia e ragione d'ogni poesia_, vol. II, pag. 235. + +[17] _Gli scrittori d'Italia_, vol. I, par. I. + +[18] _Gli scrittori del regno di Napoli_, tomo III, parte I. + +[19] Il Vigo pubblicava nel 1885 per nozze Grassi-Rinaldi il sonetto + della Tullia all'Ochino (nella nostra edizione a pag. 39), e nella + breve prefazione la dice napoletana. + +[20] Presso il =Mazzuchelli=, loc. cit. + +[21] _Dell'infinita d'amore_di =Tullia Aragona= edito dal + =Canestrini=, Milano, 1867. + +[22] _Bibliografia romana_, Roma, Botta, 1880, vol. I, pag. 13. + +[23] Vedi a pag. 189, versi 27 e seg. + +[24] La _Jole_ dell'egloga del Muzio e la Giulia ferrarese, anch'essa + etera famosa e della quale il =Domenichi= (_Facezie, motti e + burle_, Venezia, 1558, pag. 28) ricorda un motto arguto e mordace. + Papa Leone X aveva fatto aprire una nuova strada in Roma + lastricata dai tributi che le puttane pagavano, nella quale + scontrando la Giulia ferrarese una gentildonna l'urto un poco. + Allora la gentildonna adirata comincio a dirle villania. Rispose + la Giulia: "Madonna, perdonatemi, ch'io so bene che voi avete piu + ragione in questa via che non ho io". Nel citato censimento di + Roma (pag. 42) ella apparisce come abitante nel rione Campo + Marzio, in una casa sotto la parrocchia di S. Trifone di proprieta + dell'Ordine Agostiniano. + +[25] Lo Zilioli che fu il piu diffuso biografo dell'Aragonese le + assegna per padre Pietro Tagliavia, di Aragona, arcivescovo di + Palermo e cardinale di Santa Chiesa; e tale versione venne accolta + dal Mazzuchelli, dal Tiraboschi, dal Cinguene e dal Camerini. Ora + ne quando il Muzio scrisse l'egloga alla Tullia ne quando + l'Aretino nel dialogo tra il Zoppino e Ludovico, dialogo scritto + certo prima del 1539, dice _cardinale_ l'amante della Giulia + ferrarese, il Tagliavia era stato assunto alla porpora. Lo fu solo + sotto Giulio III l'anno 1553; in tal guisa viene esonerato di sua + paternita poco lodevole. Escluso costui, l'unico cardinale che + cronologicamente puo dirsi padre della Tullia e Luigi d'Aragona, + ascritto al sacro Collegio da Alessandro VI nel 1493, promulgato + solo nel 1497. Nato in Napoli nel 1474 mori in Roma l'anno 1519 e + fu tumulato nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, ove vedesi + tuttora il suo sepolcro con iscrizione fattagli fare dal cardinale + Franciotto Orsini suo esecutore testamentario. + +[26] =Biagi G.= _Un'etera romana, Tullia d'Aragona_. (_Nuova + Antologia_. Serie III, vol. IV, 16 agosto 1886) + +[27] Dice il Muzio: + + Visse in tenera etate presso a l'onde + del piu bel fiume che Toscana onori. + + (_Sonetto I_, v. 12-13, pag. 69). + +[28] =Aretino P.= _Ragionamenti_. loc. cit. + +[29] =Zilioli=, in =Mazzucchelli=, loc. cit. Molto diverso e pero il + ritratto che ne fa il Giraldi, e dall'odio che palesa parlando + della Tullia fa se non credere, almeno dubitare che invano abbia + picchiato alla porta della bella cortigiana. "Non e alcuno di voi, + per quanto io stimo, _egli dice_, il quale non habbia conosciuto + Nana, cosi detta non perche ella sia piccola della persona, ma per + mostrare la sua sconvenevole et non proportionata grandezza, con + voce di contrario sentimento. Questa di casa Aragona si fa + chiamare quantunque io intenda che di madre vilissima e di quella + medesima vita che ella e in alcune paludi sie nata senza che la + madre le habbia mai saputo dire chi suo padre si fosse. Venuta + adunque nella nostra citta, ove hora le pari a lei, per lo mal + costume del nostro secolo, sono in piu abondanza che non si + converrebbe, si die a fare guadagno di se disonestamente, + allettando i giovani con quegli adombrati colori di virtu, di che + innanzi dicemmo. Et non pure traheva costei a se i giovani con + simili arti, i quali per lo piu sono di poca levatura, ma cosi + toglieva ella il senno ad alcuni huomini maturi e scientiati, che + col promettere loro di lasciarli godere di lei, qualunque volta + danzassero mentre ella toccava il leuto, facevano scalzi la + resina, o la pavana, o quale altra sorta di ballo piu l'era grato + et poscia beffandoli li lasciava del promesso scherniti. + (_Ecatommiti_, nov. VII). + +[30] _Passione d'amore di mastro Pasquino per la partita della signora + Tullia e martello di amore delle povere cortigiane di Roma con le + allegrezze delle bolognesi._(=Tiraboschi=, Stor. letter. ital. + vol. VII, pag. 1172). Di pasquinate alla Tullia o nelle quali ella + sia mentovata non ci consta che il _Trionfo della lussuria di + mastro Pasquino_stampato nel 1537, ove pero e ricordata la Tullia + solo come molto _favorita_. Il Biagi ricorda ancora lo sconcio + sonetto: "_Mentre alla Tullia la madre ragiona_" firmato F. C. che + conservasi in due codici Magliabecchiani. + +[31] =Biagi G.= op. cit. + +[32] "Considerando gli infrascritti cavalieri la virtu solamente esser + quella che concede immortalita ad ogni animo generoso, liberandolo + con la eterna fama da ogni oblivion che ne la labile e caduca + memoria de li uomini aver loco possa, e che quella da ciascuno + meritamente deve esser amata, reverita ed a quel sommo grado che + per le umane forze sia possibile esaltata e tanto piu quanto ella + in persona si ritruovi di ogni altra grazia, e dono di fortuna e + natura dotata; per tanto come veri fautori ed amatori di quella e + per la verita della quale ogni nobil core deve sempre prender la + protezione, e, quando in parte alcuna celarsi e occulta restarsi + la veda, produrla in luce e qual chiaro sole farla a tutti + risplendere ed apparire: non da alcuna altra passione o fine mossi + ed indotti, si offeriscono non pregiudicando alle onorate leggi de + la militar disciplina, a tutto il mondo, per un giorno + valorosamente sostenere che la loro signora e padrona la Ill.ma + S.ra Tullia de Aragonia per le infinite virtu quali in lei + risplendono e quella che piu merita che tutte le altre donne de la + preterita, presente e futura etate; ed accio che qualunque, de la + sua immortal gloria invidioso, diversamente o parlasse o sentisse, + possa presto certificarsi e risolversi; declarono detto + sostenimento, doversi intendere totalmente secondo l'ordine de + torniamenti de li antiqui e gloriosi cavalieri; e cosi gli + inestimabili meriti de la prefata signora, se pure non fussino a + sufficenza noti e chiari, secondo il dovere si manifesteranno a lo + ardire e valor de li suoi servitori, similmente per tale occasione + piu celebri e palesi saranno, onde ciascuno poi non dubitano che + confessare sara costretto, si come a loro non ritrovarsi cavalier + di virtu superiori, cosi a la prefata signora pari o simile non + esser mai stata o potere essere nei secoli futuri". I sostenitori + del valore della Tullia erano Paolo Emilio Orsini, Accursio + Mattei, Brunoro Neccia, Alberto Rippe, Marco da Urbino, e Bernardo + Rinuccini. + +[33] Il Muzio nell'egloga VI del IV libro intitolata _Argia_, dice che + la Penelope ebbe per patria + + l'orribil Adria e que' secreti stagni + che le palustri lor superbe canne + cercan di pareggiar ai nostri allori. + La per quelle contrade umide e salse + a la dolce e vezzosa fanciulletta + i lascivi delfin festosi giri + tessean saltando intorno; a la sua culla + le Nereidi portavano e i Tritoni + conche da i marin liti e fresche perle. + + E piu sotto lo stesso Muzio ci fa sapere come da Venezia muovesse + con la madre e la Tullia per Ferrara. + + Indi pargoleggiar su per le rive + fu vista un tempo del gran re de' fiumi; + poi come la guidava il suo destino + varcati d'Apennino i duri gioghi + tenne lunga stagione adorni e lieti + i poggi d'Arbia e le campagne d'Arno. + + La sorella della Tullia mori di 13 anni ed 11 mesi nel febbraio + del 1549 e fu sepolta nella chiesa di S. Agostino, innanzi + all'altar maggiore. L'iscrizione sepolcrale e riportata dal + =Galletti= e dal =Forcella=; in essa e chiamata Penelope + =Aragona=, quasi la Giulia ferrarese per essere un tempo stata + l'amante di un cardinale di casa Aragona avesse il diritto di + chiamare Aragonesi anche i figliuoli nati parecchi lustri dopo che + il buon cardinale aveva reso l'anima a Dio. + +[34] Riportiamo per brevita solamente il brano della lettera alla + Isabella d'Este che piu particolarmente riguarda la Tullia. "V. + Ecc. intendera come gli e sorta in questa terra una gentil + cortegiana di Roma, nominata la S.ra Tullia la quale e venuta per + istare qui qualche mese per quanto s'intende. Questa e molto + gentile, discreta, accorta et di ottimi et divini costumi dotata; + sa cantare al libro ogni motetto et canzone, per rasone di canto + figurato; ne li discorsi del suo parlare e unica, et tanto + accomodatamente si porta che non c'e homo ne donna in questa terra + che la paregi, anchora che la Ill.ma S.ra Marchesa di Pescara sia + ecc.ma, la quale e qui, come sa V. Ecc. Mostra costei sapere de + ogni cosa, et parla pur sieco di che materia te aggrada. Sempre ha + piena la casa di virtuosi et sempre si puol visitarla, et e riccha + de denari, zoie, colanne, anella et altre cose notabile, et in + fine e ben accomodata in ogni cosa . . . . . (_Un'avventura di + Tullia d'Aragona_, nella _Rivista storica mantovana_, vol. I, + fasc. 1-2, 1885) + +[35] Anno Domini M.D.XLIII indictione secunda die vero martis VIII + mensis Ianuarii Silvester olim . . . . . de Guicciardis + ferrariensis contraxit matrimonium cum D. Tullia Palmeria de + Aragonia per verba de presenti et anuli dationem et receptionem + respective in forma iuris et sacrorum canonum et omni meliori + modo, etc. Rogantes, etc. Actum Senis.--Ego Sigismundus Mannius + Ugolinius notarius rogatus. (_R. Archivio di Stato in Siena, + Scritture concistoriali_, ad annum). + +[36] 1544 Die dicto (5 februarii) de sero. + + Hieronymus de Ballatis _Prior_ + D. Achilles Orlandinus + Conterius de Sansedoniis + Franciscus Arengherius + + . . . . . et deliberaverunt declarare et declaraverunt D. Tulliam + de Aragona Sen. habitantem, non esse comprehensam in statuto + meretricium, dantes licentiam omnibus et quibuscumque personis + locandi domos dicte domine Tullie, et absque aliqua pena, et + mandaverunt fieri decretum dicte declarationis et licentie in + forma. Et fuit factum infrascripti tenoris: + + Spectatissimi Domini Executores Generalis Gabelle Magnifici + Comunis Sen., convocati et congregati solemniter, etc., audito + pluries Domino Aurelio Manno Ugolino procuratore et eo nomine + Nobilis domine Tullie filie quondam Constantii de Palmeriis de + Aragona et uxoris domini Silvestri de Guicciardis ferrariensis, + producente eius mandatum manu Ser Sigismundi Manni notarii, etc., + exponente qualiter praefata Domina Tullia ob novam compilationem + Statutorum Reipublicae Sen., a nonnullis videlicet indebite et + iniuste reputatur et diffamatur, eidem non licuisse nec licere + deferre nec portare vestes et alia ornamenta muliebra que licite + sunt et conveniunt personis honestis et nobilibus, et commorari et + habitare in locis civitatis in quibus licitum est habitare omnibus + personis honestis et nobilibus; et quia rei veritas est, quod + praefata D. Tullia ducet vitam honestissimam et propterea ea que + supradicta sunt sibi non debent quoque modo esse prohibita, + producente ad iustificationem predictum processum in Curia Domini + Capitanei Iustitie Civitatis Sen., manu ser Lactantii Lucarini + notarii publici Sen., nec non decretum magnificorum D. Secretorum + Officialium Balie manu Ser Alexandri Boninsegni Notarii publici + Sen., et petente in, de ut super predictis de opportuno iuris + remedio providero et pro iustitia consulente indemnitati prefate + Domine Tullie, servatis servandis, omni meliori modo; + + Habita plena notitia et clara informatione de omnibus supra + narratis de vita, moribus et honestate et qualitate dicte Domine + Tullie, visu processu predicto et summa inde lata, testibus in eo + examinatis decreto predicto, et omnibus denique visis, auditis et + consideratis que videnda et consideranda erant, vigore + auctoritatis eisdem concesse a Statutis Reipublicae Sen., servatis + servandis et omni meliori modo, etc., Solemniter deliberaverunt + prefatam D. Tulliam minime comprehendi in Statuto de meretricibus + et questus sui corporis facentibus desponente, sibique licuisse et + licere commorare et habitare in quibuscumque locis civitatis ad + suum libitum, et vestes ac habitum deferre prout et sicut et in + omnibus et per omnia licuit et licet personis et mulieribus + honestis et nobilibus, et ita sibi licentiam et facultatem + concesserunt, mandantes de predictis sibi publicum fieri decretum, + et illud inviolabiliter osservari a quibuscumque personis tam + publicis quam privatis sub pena comminationis arbitri quibuscumque + in contrarium non obstantibus, et omni meliori modo, rebus tamen + stantibus pro ut stant et non aliter nec alio modo. (_Archivio di + Stato in Siena, Buste degli esecutori di Gabella, 1544 gennaio I, + 1545 giugno 30, c. 12-13_). + +[37] Die 23 augusti (1544). + + Operta la cassa fu retrovata una politia et acusa del tenore + susseguente, cioe: + + _La Signora Tullia de Aragona per la pascha di Spirito Santo + porto la sbernia contro li Statuti. + + Ottaviano Tondi, Horatio Pecci, Il Signor Gaspare servitore del + Signor D. Giovanni._ + + Vide in filo processum agitatum super vita causa ex quo apparet + de sententia per quam fuit declaratum sibi licere portare + sberniam istantibus omnibus, etc., (_R. Archivio di Stato in + Siena, Decreti, polizze, ecc. del Capitano di Giustizia del 1544, + luglio-dicembre, c. 53_). + + I documenti da noi riportati a pag. XXXI-XXXVI furono rinvenuti + nell'Archivio di Stato di Siena dal compianto Luciano Banchi. + +[38] =Pecci G. A.= _Continuazione delle memorie storico-critiche della + citta di Siena fino all'anno M.D.LII._Siena, Bindi, 1758, vol. + III, pag. 143. + +[39] Sonetto XXXVI. + +[40] =Biagi G.= op. cit.--=Bongi S.= _Il velo giallo di Tullia + d'Aragona_. Estratto dalla _Rivista critica della letteratura + italiana_, anno III, n. 3, marzo 1886. + +[41] "Le meretrici non possino portare vesti di drappo e seta d'alcuna + ragione, ma sibbene quante gioie e quanto oro e argento esse + vorranno, et sia tenuta portare un velo, o vero sciugatoio o + fazzoletto o altra peza in capo che habbi una lista larga un dito + d'oro o di seta o d'altra materia gialla e in luogo che ella possa + essere veduta da ciascuno; et tal segno debbia portare a fine che + elle sien conosciute dalle donne da bene e di honesta vita, sotto + pena se la ne mancheranno di scudi dieci in oro di oro di sole per + ciascheduna volta che le trasgrediranno e sian sottoposte al + Magistrato delli spettabili Otto di Balia, alli spettabili + Conservatori di Legge, et alli Offitiali dell'Honesta intra li + quali magistrati habbi luogo la preventione da distribuirsi come + l'altre pene che di sotto si dichiareranno. (=Contini=. + _Legislazione toscana_, vol. I, pag. 332). + +[42] Edita dal =Bongi=, op. cit., ed ancora dal =Biagi=. + +[43] Archivio di Stato in Firenze. Luogotenenti e Consiglieri di S. E. + il Duca di Firenze. Deliberazioni, _ad annum_. + +[44] "La S.ra Tulja d'Araona a fronte alle dette dee dar per sua tassa + imposta come di sopra S. 40--4". Archivio di Stato in Roma, + _Fabbriche camerali_. + +[45] Il testamento fu rinvenuto nell'Archivio di Stato di Roma + dall'archivista Cav. Costantino Corvisieri.--"Del 1556 a di 2 de + marzo. Al nome di Dio, &. Io Tullia de aragona sana per gratia di + Dio de mente et intelletto benche inferma del corpo volendo + disporre dei miei beni accio che doppo morte mia non ne nasca ad + alcuno lite o scandalo, ordino et faccio il mio ultimo testamento + et mia ultima volonta in questo modo che seguita, cioe: In prima + racomando l'anima mia all'altissimo Dio et alla sua gloriosa Madre + Vergine Maria et a tutta la corte del cielo. Lasso alla Lucretia + mia creata moglie di Matteo hoste questo fornimento di camera cioe + queste spalliere verde et questo letto ove io ora giaccio con suoi + matarazzi, lenzuoli para uno et una coperta, fuorche lo sparviere, + et piu una vesta di rascia negra usata aperta denanzi; + + Item un roverso rosso nuovo, cioe una sottana de roverso, una saia + biancha listata de pagonazo et una lionata, una montatura a la + romana, cioe panno listato et lenzolo, dieci scudi d'oro et sia + pagata del vino che io ho havuto da lei; + + Item lasso alla putta Christofora mia serva sia vestita di panno + ordinario negro et datole dieci scudi d'oro; item lasso alle + povere orfanelle cinque scudi d'oro; item lasso alle monache + convertite quella parte chelli viene in rigore della bolla; item + lasso alla compagnia del crocifisso un paramento di taffeta negro + leggiero semplice. + + Item lasso a Santo Agostino un mezo scudo di cera ogni anno per + ardere il di de' morti a la mia sepoltura la quale se non serra + arsa alla mia sepoltura da i frati non sia obligato l'herede a + darla piu. Item lasso che ogni anno si dia mezo scudo per far dir + la messa di San Gregorio per l'anima mia. Item lasso a mastro + Panuntio medico una veste di rascia negra da medico che gli sia + fatta nuova. + + Item in tutti gli altri miei beni et in tutte le mie ragioni et + attioni tanto presenti come d'avenire dovunque siano o saranno io + instituisco e faccio e con la mia propria bocca nomino Celio che e + in protettione de Messer Pietro Cioccha scalco del cardinale + Cornaro, istituisco dicio et faccio detto Celio herede universale + al quale lascio tutti i miei beni ragioni et attioni per ragione + et causa de universale institutione con patto et conditione che + detti miei beni siano venduti et fattone dinari siano posti in + luogo chelli fructino ne possi disporre Celio ne altri della + principal somma di detti dinari sinche detto herede non sia + all'eta di anni venticinque, ma dell'entrata senne nutrisca et + serva per impa[ra] re littere et altre virtu. Et se detto herede + (che Dio non voglia) mancasse inanzi all'eta di venticinque lascio + et substituisco herede in vita sua Messer Pietro Chiocca suo + protettore con condittione che ogni anno dia dieci scudi a una + povera orfana da maritarsi, il restante senne serva messer Pietro + per i suoi alimenti et dopo la morte di messer Pietro Chiocca si + stribuisca ogni cosa ad opere pie et queste debbiano essere le mie + ultime volonta, et mio ultimo testamento li quali voglio che + vaglino in virtu et forza di testamento et ultime volonta et se in + tal modo per alcun rispetto non potesse valere, voglio che vaglia + in virtu et forza di codicillo et di donatione infra vivi o per + causa di morte et in quel meglior modo che di ragione puo e potra + valere e sostenersi. Et per essere io impedita ho fatto scrivere + questo da persona a me fedele et io l'ho sottoscritto di mia + propria mano in fede della verita questo di 2o di marzo 1556. + + Item lasso di essere sepelita in Santo Agostino e nella sepoltura + di mia madre et mia et alle mie esequie non voglio altro che i + frati di Santo Agostino et la compagnia del Crocifisso della quale + io sonno, et sia sepulta a ventiquattro hore senza cerimonie, + semplicemente. + + Et lasso et instituisco con ogni miglior modo et forma che fare et + instituire se puote esecutori di questo mio testamento il + Reverendo vescovo di Tolone e Messer Mario Fregapane, i quali + supplico per l'amor de Dio et per la fede che ho in loro signorie + che vogliano doppo la mia morte fare eseguire a puntino queste mie + ultime volonta per magior dechiaratione della quale io come di + sopra ho detto mi sottoscrivo di mia propia mano. + + Io Tullia Aragona affermo quanto sopra et instituisco herede + universale Celio come di sopra ho detto. _A tergo autem_, ecc + L'entroacluso e il testamento di me Tullia Aragona il quale ho + sottoscritto de mia propria mano et ligatolo con el filo et + sigillatolo sopra esso filo il quale consegno a M. Virgilio + Grandinelli notario pubblico presenti li testimonii sottoscritti + da me rogati et non voglio sia aperto se non doppo la morte mia, + et in fede di cio mi sottoscrivo di mia propria mano. Io Tullia + Aragona manu propria. _Quorum testium etc. (Archivio di Stato in + Roma, Not. A. C. vol. 6298, num. 69)_. + + +[46] Il malevolo Giraldi scriveva di lei che aveva il viso non bello + ne piacevole "il quale oltre la bocca larga et le labbra sottili + era disordinato da un naso lungo, gibbuto et nella estrema parte + grosso et atto a porre sommo difetto in ogni bella faccia s'egli + tra le guancie vi fosse posto. (_Ecatommiti_, loc. cit.) + +[47] In una lettera datata di Venezia li 6 giugno 1537 e scritta allo + Speroni esaltandogli il suo _Dialogo_egli diceva: La Tullia ha + guadagnato un tesoro che per sempre spenderlo mai non iscemera, e + l'impudicitia sua per si fatto onore puo meritamente essere + invidiata dalle piu pudiche e dalle piu fortunate. + +[48] Nella commedia del Razzi intitolata la _Balia_(Firenze 1560) in + fine della scena VII dell'atto III leggesi: + + LIVIO (_padrone_). Io non conobbi mai giovane di piu alto animo + di lei e di piu elevato spirito + + BROZZI (_famiglio_). O degli uomini inferma e instabil mente! Pur + ora la chiamaste puttana e femmina di mondo, ed ora per contrario + dite tanto ben di lei? + + LIVIO. Sarebbe forse la prima nobile e d'animo grande che e stata + puttana? Che e stata la Tullia d'Aragona, Isabella di Luna e + altre? + + Anche il Lasca che pure si atteggia, benche un po' tardi, ad + amante della Tullia, nel XXII madrigale lagnandosi che la sua + donna, anch'essa cortigiana + + lodata ancor non sia + con dolce stile e soave armonia, + + dice che + + celebrar si sente ognora + con gloria alta e divina + e Tullia e Totta e Fioretta e Nannina + che, bench'elle sieno oggi al mondo rare, + non si ponno agguagliare + alla Cecca gentil che m'innamora. + +[49] Noli discedere a muliere sensata et bona, quam sortitus es in + timore Domini: gratia enim verecundiae illius super aurum. + (_Eccl_. VII, 21). + +[50] =Cereseto G. B.= _Storia della poesia in Italia_. Milano, + Silvestri, 1857, vol. I. + +[51] =Aretino P.= _Ragionamenti_. Cosmopoli, 1660, parte I, giornata + III.--=Graf A.= op. cit. pag 19 e seg. + +[52] Il Domenichini nelle sue _Facetie, etc._pag. 32, ricorda una + disputa che alcuni cortigiani ebbero in casa dell'Aragona sui + pregi del Petrarca. + +[53] Vedi nota a pag. 29. + +[54] Per i riscontri usiamo delle _Rime di _=F. Petrarca=_con + l'interpretazione di _=G. Leopardi =_e con note inedite di _=F. + Ambrosoli=. Firenze, Barbera, 1879. + +[55] Questo dialogo fu edito in Venezia dal Giolito nel 1547 in-8 e + ristampato a Milano nel 1864 dal Daelli nella sua _Biblioteca + rara_con prefazione di Eugenio Camerini (Carlo Teoli). + +[56] _Il Meschino e il Guerino_. Poema. In Venezia, per Gio. Battista + Melchior Sessa, 1560, in-4. + +[57] =Crescimbeni=, op. cit., vol. I, c. 341. + +[58] =Gordon di Percel.= _Biblioth. des Romans_, tom. II, pag. + 193.--=Crescimbeni=, op. cit., vol. I, carte 331.--=Fontanini G.= + _Dell'eloquenza italiana_, lib. I, cap. XXVI.--=Zambrini F.= _Le + opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV ecc._Bologna, + Zanichelli, 1878.--=Melzi=. _Bibliografia dei romanzi di + cavalleria in versi e in prosa italiani_.__Milano, Daelli, 1865. + +[59] Produciamo a saggio del nostro asserto due sole ottave: + + Ma de l'ostier l'innamorata figlia + non potendo frenar l'accesa voglia, + ch'ognun dorma per casa il tempo piglia + e poi d'ogni timor lieta si spoglia: + disiando il camin di molte miglia, + non pensa che 'l Meschin se ne distoglia: + ponglisi a canto ignuda, e gli si accosta + ne fu pari a la voglia la risposta. + + Sveglia messer Brandisio, e fagli offerta + de la da lui gia ricusata preda, + de la qual poi che 'l francioso s'accerta + non sa s'ancor ben chiaramente creda + s'ei non esce a battaglia piu aperta + dicendo: E basta che mi si conceda, + ridendo seco, e franco s'appresenta + di sorta tal che la mando contenta. + +[60] Mentre il Meschino e condotto alla corte di Pacifero le guide + ammirandone il femmineo volto gli chieggono se egli sia uomo o + donna: inteso essere uomo gli manifestano l'uso del paese, che + ricordava quello di Sodoma. Il Meschino si sdegna, e vorrebbe non + entrare in tal corte, ma il re gli fa promettere che sarebbe + rispettato, e l'accolse benignamente con ogni onore. + + E poi la sera volse ch'egli andasse + a cena seco e fu sopra un tappeto + disteso in terra, e tal fu la sua asse; + ma quel lussurioso ed indiscreto + senza aspettar che piu 'l Meschin cenasse, + per mano il piglia e con atto inquieto + lo sfrenato desir gli fa palese + onde 'l Meschin di collera s'accese. + + Rinchiuso in prigione per non aver voluto soddisfare Pacifero, + vien salvato dalla figliuola del re, che innamoratasi di lui va + continuamente a trovarlo ove spesso + + . . . . . abbraccia al Meschin suo la gola + ma ben che freddamente fosse centa + da lui nel mezzo con le braccia, fece + quel che stimar si puo, ma dir non lece. + + E dopo due sole altre ottave l'innamorata donzella apparisce + gravida. + +[61] Cf. =Rajna P=. _Ricerche intorno ai Reali di Francia_. Bologna, + Romagnoli, 1872.--Il Zambrini e il Melzi citano le edizioni del + _Guerino_ nell'ordine seguente: Venezia 1473, Bologna 1475, Venezia + 1477, ivi 1480, Milano 1480, ivi 1482. L'Aragona ignorava forse + l'autore di esso che il Rajna afferma essere Maestro Andrea de' + Magnabotti da Barberino di Valdelsa maestro di canto. + + + + + +RIME DI TULLIA D'ARAGONA + + +A DONNA ELEONORA DI TOLEDO +DUCHESSA DI FIRENZE + +*** + + +TULLIA D'ARAGONA + + +Io so bene nobilissima e virtuosissima Signora Duchessa, che quanto la +bassezza della condizion mia e men degna della altezza di quella di +V. Eccell. tanto la rozzezza de' componimenti miei e minore dello +ingegno e giudicio suo; e per questa cagione, sono stata in dubbio +gran tempo se io dovessi indirizzare a cosi grande e cosi onorato nome +quanto e quello di V. Eccell., cosi picciola e cosi ignobile fatica, +come e quella de' sonetti composti da me piu tosto per fuggir l'ozio +molte volte, o per non parer scortese a quelli che i loro mi aveano +indirizzati, che per credenza di doverne acquistar fama o pregio +alcuno appresso le genti. Ma desiderando io di mostrare in qualche +modo qualche parte della devotissima servitu mia verso V. Eccell. per +gli obblighi che le ho molti e grandissimi si a lei, e si a quella +dello invitto e gloriosissimo consorte suo, presi ardimento, e mi +risolsi finalmente di non mancare a me medesima, ricordandomi che i +componimenti di tutti gli scrittori hanno in tutte le lingue, e +massimamente quegli de' poeti, avuto sempre cotal grazia e preminenza, +che niuno quantunque grande, non solo non gli ha rifiutati mai, ma +sempre tenuti carissimi. Perche io ancorche, come ho detto, conosca +benissimo cosi l'altezza dello stato suo, come la bassezza della +condizione mia, presento umilmente con devotissimo cuore queste mie +poche, basse e picciole fatiche, alle moltissime, grandissime e +altissime virtu di lei, pregandola con tutto l'animo non al dono +voglia ne a chi dona, ma a se medesima riguardare. + + + + +I. -- Al Duca di Firenze + +Se gli antichi pastor di rose e fiori +sparsero i tempii, e vaporar gli altari +d'incenso a Pan, sol perche dolci e cari +avea fatto a le Ninfe i loro amori: + +quai fior degg'io Signor, quai deggio odori, +sparger al nome vostro, che sian pari +a i merti vostri, e tante, e cosi rari, +ch'ognor spargete in me grazie e favori? + +Nessun per certo tempio, altare, o dono +trovar si puo di cosi gran valore, +ch'a vostra alta bonta sia pregio eguale. + +Sia dunque il petto vostro, u' tutte sono +le virtu, tempio; altare, il saggio core; +Vittima, l'alma mia, se tanto vale. + +[V. 7 B. pari.; D. cari.] + + + +II. -- Allo stesso +_(Cod. Magliabecchiano, II, I, IV)._ + +Se gli antichi pastor di rose e fiori +sparsero i tempii, e vaporar gl'altari +di maschi incensi a Vener, poiche cari +fece e dolci alle Ninfe i loro amori: + +a voi, che sceso dai piu nobil cori +degl'angiol sete, e ch'ai desiri miei cari +rendete i favor, quai piu rari +fiori offriro io? quai grati odori? + +Veramente non tempio, altare, o dono +trovar si puo di tal pregio e valore, +ch'a vostra cortesia sia merto uguale; + +fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sono +alti pensieri; e 'l saggio vostro core +fia altar; vittima, l'alma mia immortale, + +[V. 6. Nel mss. leggesi: _miei o cari_.] + + +III. -- Allo stesso + +Signor, pregio e onor di questa etade, +cui tutte le virtu compagne fersi, +che con tante bell'opre e si diversi +effetti gite al ciel per mille strade: + +quai fien, che possan mai tante, e si rade +doti vostre cantar prose, ne versi? +In voi solo (e son parca) puo vedersi +giunta a sommo valor, somma bontade. + +Voi saggio, voi clemente, voi cortese; +onde nel primo fior de' piu verd'anni +vi fu dato da Dio si grande impero, + +per ristorar tutti gli andati danni: +e, con potere eguale al bel pensero, +por sempiterno fine a tante offese. + +[V. 7 B. sol, - 13 pensiero.] + + + +IV. -- Allo stesso + +Signor d'ogni valor piu d'altro adorno: +Duce fra tutti i Duci altero e solo: +Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo, +e donde parte, e donde torna il giorno, + +non vede pari il sol girando intorno: +me, che quanto piu so v'onoro, e colo, +prendete in grado, e scemate il gran duolo +de l'altrui ingiusto oltraggio, e indegno scorno. + +Ne vi dispiaccia, ch'el mio oscuro e vile +cantar, cerchi talor d'acquistar fama +a voi piu ch'altro chiaro, e piu gentile; + +non guardate Signor, quanto lo stile +vi toglie (ohime) ma quel che darvi brama +il cor, ch'a vostra altezza inchina umile. + +[V. 9 D. scuro.] + + +V. -- Allo stesso + +Nuovo Numa Toscan, che le chiar'onde +del tuo bel fiume inalzi a quegli onori +ch'ebbe gia il Tebro; e le stelle migliori +girano tutte al gran valor seconde; + +le tue virtuti a null'altre seconde, +alto suggetto a i piu famosi cori, +da l'Arbia, ond'oggi ogni bell'alma e fuori, +mi trasser d'Arno a le felici sponde. + +E al primo disio, nuovo disire, +m'accende ognor la tua bonta natia: +tal che miglior non spero, o bramo albergo. + +Cosi potessi un di farmi sentire +cortese no, ma grata con la mia +zampogna, ch'a te sol, bench'indegna, ergo. + +[V. 1 E. Novo; chiare.] +[2 innalzi a quegl'onori.] +[6 ai.] +[7 Dall'; infiori.] +[9 novo.] +[11 talche.] +[12 potess'io.] +[14 che a te.] +[E inserito anche nei _Componimenti poetici delle piu illustri +rimatrici_ raccolti da LUISA BERGALLI. Parte prima, che contiene le +rimatrici antiche fino all'anno 1573. In Venezia 1726, appresso +Antonio Mora, _con licenza de' superiori e privilegio_, pag. 110.] + + + +VI. -- Allo stesso +_(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + +Almo Pastor, che godi alle chiar'onde +del piu bel fiume che Toscana onori, +cui s'aggiran le grazie e i santi amori, +lieti spargendo intorno fiori e fronde: + +le tue virtuti a null'altro seconde, +alto soggetto a piu gentil pastore, +da i colli ornati gia di mille allori, +mi volser con mie gregge a le tue sponde. + +E al primo mio disir, nuovo disire, +aggiunto ha dentr'al cor tua cortesia, +che in le tue piagge eterno sia 'l mio albergo; + +e vorrei bel almen farmi sentire +grata al tener della zampogna mia, +ma a dir el ver tant'alto el suon non ergo. + + +VII. -- Allo stesso + +Signor, che con pietate alta e consiglio, +(onde tanto piu ch'altro al mondo vali) +venisti a medicar gli antichi mali, +del fiorito per te purpureo giglio; + +io che scampata da crudele artiglio, +provo gli acerbi e ingiuriosi strali +quanto sian di fortuna aspri e mortali, +a te rifuggo in si grave periglio; + +e solo chieggo umil, che come l'alma +secura vive omai ne la tua corte, +da la vicina e minacciata morte, + +cosi la tua merce di ben n'apporte +tanto, che l'altra mia povera salma +libera venga per le ricche porte. + +[V. 12 B. m'apporte.] +[Questo sonetto leggesi anche nel_: Libro primo delle rime spirituali, +parte nuovamente raccolte da piu autori, parte non piu date in +luce_. In Venetia, al segno della Speranza, M.D.L. in-12, a carte 40.] + + + +VIII. -- Allo stesso + +Dive che dal bel monte d'Elicona +discendete sovente a far soggiorno +fra queste rive, ond'e che d'ogn'intorno +il gran nome Toscan piu altero sona: + +d'eterni fior tessete una corona +a lui, che di virtu fa 'l mondo adorno, +sceso col fortunato Capricorno, +per cui l'antico vizio n'abbandona. + +E per me lodi, e per me grazia a lui +rendete, o Dive, che lingua mortale, +verso immortal virtu s'affanna indarno. + +Quest'e valor, quest'e suggetto tale, +che solo e da voi sole, e non d'altrui: +cosi dicea la Tullia in riva d'Arno. + +[V. 4 B. suona.] + + +IX. -- Allo stesso + +Ne vostro impero ancor che bello e raro, +ne d'argento e di gemme ampia ricchezza, +che men da chi piu sa si brama e prezza, +vi fanno al mondo si famoso e chiaro: + +quanto l'aver, Signor pregiato e caro, +la ben nata e gentil anima avvezza, +con severa pietate e dolce asprezza +perdonar, e punir, ch'oggi e si raro. + +Queste vi fanno tal, lunge e dappresso, +ch'al grido sol del vostro nome altero +l'alma s'inchina, e come puo vi onora. + +E se al caldo disio fia mai concesso +stile al suggetto ugual, ritrarne spero +fama immortal, dopo la morte ancora. + +[V. 1 E. degno e raro.] +[10 Che al.] +[11 v'onora.] +[12 desio.] +[13 soggetto.] +[B. egual.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 110.] + + + +X. -- Alla Duchessa di Toscana + +Non cosi d'acqua colmo in mar discende, +ne di tante dorate arene vago +si mostra al suo paese il ricco Tago, +d'onde 'l nome real di voi si prende, + +come del valor vostro a noi si stende +di mille opre divine alto ampio lago: +e quante (benche in dir nulla m'appago) +bellezze scorge in voi chi dritto intende. + +Quest'e l'arena d'oro, e queste l'onde +di beltate e virtu, che 'l bello e santo +animo e volto vostro, a l'Arno infonde. + +Non piu la Spagna omai gioisca tanto, +che s'ella ha 'l Tago con l'aurate sponde, +Leonora avrem noi con maggior vanto. + +[V. 14 B. avremo.] + + +XI. -- Alla stessa + +O qual vi debb'io dire o Donna o Diva, +poi che tanta belta, tanto valore +riluce in voi, che 'l vostro almo splendore +abbaglia qual fu mai fiamma piu viva? + +Mi dice un bel pensier che di voi scriva, +e renda grazie, e qual si deve onore; +ma dove s'erge l'animoso core, +non giunge penna, o voce umana arriva. + +So ch'ogni alto favor da voi mi viene, +come la luce al di da quella stella, +che surge in oriente innanzi al Sole. + +Ma poi che pur al fin mal si conviene +a tanta altezza l'umil mia favella, +v'appaghi il core in vece di parole. + + + +XII. -- Alla stessa + +Donna reale, a i cui santi disiri +grazia gia fece la bonta superna +di me, ch'or fatto son chiara lucerna +sopra i celesti, ardenti, alti zafiri; + +poi che fuor di sospetto e di martiri, +godo del ben che ne l'alme s'interna, +deh! non turbate la mia pace eterna +col pianto vostro, e co' i vostri sospiri. + +Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra; +dove luogo non ha terreno affetto; +e co' i pie calco gli stellanti chiostri. + +E se quassu giungesser gli occhi vostri, +vedendo fatto me novo angeletto, +qui bramareste, e non vedermi in terra. + +[V. 1 B. a cui i.] + + +XIII. -- Alla stessa + +S'a l'alto Creator de gli elementi +sete, Donna Real, cotanto cara, +che de la stirpe vostra altera e rara, +volle ornare i suoi chiostri eterno ardenti; + +e s'or, per acquetar vostri lamenti, +vi rende il cambio di quell'alma chiara, +che di voi nata, tutto 'l ciel rischiara, +a Dio lode cantando in dolci accenti; + +ragion e ben, che con eterni onori +vi cantin tutti gli spirti piu rari, +com'onorata in terra e in ciel gradita. + +Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori, +suonino i tempii, e fumino gli altari, +che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita. + +[V. 3 B. De la stirpe vostra.] +[6 Il principino D. Pietro mori il 10 giugno 1 47, e D. Garzia nacque +il 5 luglio dello stesso anno.] + + + +XIV. -- A Maria Salviati de' Medici + +Anima bella che dal padre eterno +creata prima in ciel nuda e immortale, +or vestita di vel caduco e frale, +mostri qua giuso il gran valore interno: + +da gli alti chiostri in questo basso inferno +u' si n'aggrava il rio peso mortale, +scendesti a torne noia e a darne l'ale +al sommo bello, al sommo ben superno; + +chiunque te pur una volta mira, +sente sgombrar da l'alma ogni vil voglia, +e arder tutta di celeste amore. + +Dunque ver me col divin raggio spira +del disiato tuo santo favore, +ch'io voli al Ciel con la terrena spoglia. + +[V. 7 E. ne.] +[9 B. sol.] +[11 Ed; tutto. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 111.] + + +XV. -- Alla stessa +_(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + +Anima bella, che dal Padre eterno +pura fosti creata e immortale, +e ingombra di velo oscuro e frale, +pur di fuor mostri il tuo valor interno: + +dal ciel scendesti in questo vivo inferno, +u' n'aggrava il terren peso mortale, +per innalzarne dibattendo l'ale +al sommo bello, e sommo ben superno. + +Tu di casti pensier, d'onesta voglia +ingombri l'alma a chi tuo esempio mira, +e le fai vaghe del verace amore. + +Dunque ver me col vivo raggio spira +del desiato tuo almo favore, +ch'io m'erga, e inalzi al ciel da questa spoglia. + + + +XVI. -- A. D. Luigi di Toledo + +Spirto gentil, che dal natio terreno +la chiarezza del sangue, e dal ciel chiara +anima avesti, e a cui d'ogni piu rara +virtu colmar le sante Muse il seno; + +poi che 'l cor vostro e d'alto valor pieno, +e real cortesia da voi s'impara, +non mi sia, prego, vostra mente avara +di cio, ch'altrui donando, non vien meno. + +Voi sete quel, ch'avete ambe le chiavi +di quegli eccelsi, e gloriosi cori +che fan piu ch'ancor mai felice l'Arno; + +or volgetele a me cosi soavi, +ch'entro raccolta, mai non esca fuori; +e prego umil non sia 'l mio prego indarno. + + +XVII. -- A D. Pedro di Toledo + +Ben si richiede al vostro almo splendore +del chiaro sangue, e a la virtu eccellente, +che si canti Signore eternamente +ne' giochi di Parnaso il vostro onore; + +ond'e ch'a dir di voi, dentr'al mio core +s'accende ognor un vivo foco ardente; +ma come a l'alta impresa non si sente +l'anima ugual, si spenge il novo ardore. + +Non s'assicura nel profondo seno +di vostre glorie entrar mia navicella +sotto la scorta del mio cieco ingegno. + +Solchi 'l gran mar di vostre lodi a pieno +piu felice alma, a cui piu chiara stella +porga favore in piu securo legno. + + + +XVIII. -- A Pietro Bembo + +Bembo, io che fino a qui da grave sonno +oppressa vissi, anzi dormii la vita, +or da la luce vostra alma infinita, +o sol d'ogni saper maestro e donno, + +desta apro gli occhi, si ch'aperti ponno +scorger la strada di virtu smarrita; +ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita +de la parte miglior per voi m'indonno: + +e quanto posso il piu mi sforzo anch'io, +scaldarmi al lume di si chiaro foco, +per lasciar del mio nome eterno segno. + +E o non pur da voi si prenda a sdegno +mio folle ardir, che se 'l sapere e poco, +non e poco, Signor, l'alto disio. + +[V. 2 B. dormi; - C. D. dormii.] +[3 E. dalla.] +[12 Ed oh! - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 111.] + + +XIX. -- A Ridolfo Baglioni + +Signore in cui valore e cortesia +giostrano insieme ognor tanto ugualmente, +che discerner non puote umana mente, +di qual di lor piu la vittoria sia; + +mia fredda Musa a voi gia non s'invia +per celebrar vostra virtute ardente; +ma perch'in voi nomar conosce e sente, +sorger nel vostro onor la gloria mia. + +Ben porta nel mio core un caldo affetto +il vivo lume vostro, ch'e si chiaro, +che risplender si vede in ogni parte. + +Ma prenda voi per degno alto suggetto, +chi al quieto Apollo e tanto caro, +quanto voi sete al bellicoso Marte. + +[V. 2 B. egualmente;] +[8 C. scorger.] + + + +XX. -- A Francesco Crasso + +La nobil valorosa antica gente, +che di novo i fratelli ancisi vede, +e in acerbo esilio a pianger riede, +Signore, a te, s'inchina umilemente. + +E potendo vendetta arditamente +gridar da' monti, e piaghe, e mille prede, +merce sola e pietate a te richiede, +di comune voler, pietosamente. + +O sanator de le ferite nostre, +mira la velenosa e cruda rabbia, +che 'l sangue giusto, ingiustamente sugge. + +Cosi tosto avverra, ch'in te si mostre, +com'a gran torto, tanti danni or abbia +la gente, cui pietate e doglia strugge. + +[V. 2 B. D. E. nuovo.] +[6 B. C. D. E. de' morti. _Componimenti poetici_, ecc., +ediz. cit. pag. 112.] + + +XXI. -- Al Molza + +Poscia (ohime) che spento ha l'empia morte +l'alma gentil, ch'in sua piu verde etade, +a gran passi salia l'erte contrade +che menan dritto a la superna corte; + +chi fia che leggi cosi crude e torte, +spirti amici d'onor e di bontade, +non pianga meco ognor, ch'a le piu rade +virtu die' sempre il ciel vite piu corte? + +Molza ben pianger dei, poi ch'al camino +ove ti sprona un disusato ardire, +perduta hai meco la piu fida scorta. + +Io per me dopo si fero destino +non voglio altro, non deggio che morire +se morir deve e puote, chi e gia morta. + +[V. 1 B. l'avara; C. D. empia.] + + + +XXII. -- Al Colonnello Luca Antonio + +Poi che rea sorte ingiustamente preme +voi, ch'alto albergo sete di valore, +sento, spirto gentil, un tal dolore, +che con voi l'alma mia ne giace insieme. + +L'anima mia ne giace, e 'l petto geme, +di non poter mostrar nel riso il core, +a voi, cui bramo con perpetuo onore, +piacer servendo, insino a l'ore estreme + +Il disio d'ora in ora a voi mi porta: +quindi rispetto onesto mi ritiene: +e disvoler conviemmi quel ch'io voglio. + +In si dubbioso stato mi conforta, +che ben v'e noto quel che si conviene, +e questo fa minore il mio cordoglio. + +[V. 1 E. Poiche.] +[2 siete.] +[8 all'ore. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 112.] + + +XXIII. -- Ad Ugolino Martelli + +Mentre ch'al suon de i dotti ornati versi, +fate d'Arno suonar l'ampie contrade, +cantando insieme a piu ch'ad una etade +con le virtu, ch'a voi si amiche fersi, + +a me, caro Martel, sono tanto avversi +i fati, ch'ogni ben dal cor mi cade; +e per occulte, solitarie strade, +vo' lagrimando il di che gli occhi apersi. + +Tal che del pianto mio, del mio languire, +languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso, +e le fiere e gli augelli in ogni parte. + +Voi mentre affligge me l'empio martire, +deh! consolate lo mio spirto lasso, +con vostre eterne e onorate carte. + + + +XXIV. -- Allo stesso + +Piu volte, Ugolin mio, mossi il pensiero +per risonar con la zampogna mia, +vostra rara virtute e cortesia, +poggiando al ciel col bel suggetto altero. + +Ma, lassa, invan m'affanno (o destin fero) +che roco e 'l suono, e la mia sorte ria, +si dietro a i miei dolor tutta m'invia, +che levarmi da terra, unqua non spero. + +Cantino altri di voi tanti pastori, +che pascon le lor gregge a l'Arno intorno, +a cui le Muse, a cui fortuna e amica; + +io s'unqua al mio felice stato torno, +non pur non tacero miei santi ardori, +ma voi sarete mia maggior fatica. + +[V. 1 E. movo] +[10 greggie.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 115.] + + +XXV. -- Allo stesso +_(Cod. Vat. Ottob. 1595)._ + +Ho piu volte, Signor, fatto pensiero +di risonar con la zampogna mia, +di te il valor e l'alta cortesia, +salendo al ciel presso al suggetto altiero. + +Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero, +che roco e 'l suono, e mia fortuna ria, +si dietro a miei dolor tutta m'invia, +che levarmi di terra indarno spero. + +Cantin di te tanti gentil pastori, +che pascon le lor greggie al Po d'intorno, +a cui le Muse, a cui fortuna e amica: + +forse il mio Mopso ancor, fatto ritorno, +fara sentir non pur suoi bassi amori, +ma tu sarai la sua maggior fatica. + +[Questo sonetto diretto prima al Martelli, appare qui scritto per il +Muzio come chiaramente rilevasi dal nome di _Mopso_.] + + + +XXVI. -- Allo stesso + +Ben sono in me d'ogni virtute accese +le voglie tutte, e gli spirti alto intenti; +ma 'l poter e l'oprar si freddi e spenti, +ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese. + +Onde non lodi no, ma gravi offese +mi son le rime vostre, e pero tenti +vostr'alto stil, fra tante e si eccellenti, +mille di lui cantar piu degne imprese. + +Ben puo celar il ver finta bugia, +a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte: +ma non si ch'ei non vinca, e 'n sella stia, + +dunque per piu secura e corta via, +rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte, +ch'in altrui molto, in me poco saria. + +[Risposta al sonetto, del Martelli: _Se lodando di voi quel che palese._] + + +XXVII. -- A Benedetto Varchi + +Varchi, da cui giammai non si scompagna +il coro de le Muse, e ch'a l'affanno +com'a la gioia, a l'util com'al danno, +sempre avete virtu fida compagna; + +qual monte, o valle, o riviera, o campagna, +non saria a voi piu che dorato scanno: +se come fumo innanzi a lei sen vanno +gli umani affetti, ond'altri piu si lagna? + +O perche errar a me cosi non lice +con voi pe' i boschi, com'ho 'l core acceso, +de l'onorate vostre fide scorte? + +Ch'avendo ogni pensiero al cielo inteso, +vivendo viverei vita felice, +e morta sperarei vincer la morte. + + + +XXVIII -- Allo stesso + +Varchi, il cui raro e immortal valore, +ogni anima gentil subito invoglia, +deh! perche non poss'io, com'ho la voglia +del vostro alto saver colmarmi il core? + +che con tal guida so ch'uscirei fore, +de la man di fortuna, che mi spoglia +d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia +cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore. + +Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte +contrasta a cosi onesto e bel desire, +sol perche manch'io sotto l'aspre some. + +Ma s'i me pur cosi convien finire, +la penna vostra almen, levi il mio nome +fuor degli artigli d'importuna morte. + +[V. 4 E. saper.] +[5 fuore.] +[6 Delle.] +[11 Sol perch'io manchi.] +[_Componimenti poetici_, ecc. ediz. cit. pag. 113.] + + +XXIX. -- Allo stesso + +Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo, +quel che sol di virtute e ricco e adorno, +quel che col suo splendor un lieto giorno +chiaro ne mostra a l'uno e all'altro polo: + +quel sete Varchi voi, quel voi che solo, +fate col valor vostro oltraggio e scorno +a i piu lontan, non ch'ai vicin d'intorno; +ond'io v'ammiro, riverisco e colo. + +E di voi canterei mentre ch'io vivo, +s'al gran suggetto il mio debile stile, +giunger potesse di gran spazio almeno. + +O pur non fosse a voi noioso e schivo +questo mio dire, scemo e troppo umile: +che per voi renderassi altero e pieno. + + + +XXX. -- Allo stesso + +Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati, +sieno al bel gregge tuo, dolce pastore +vero d'Arcadia e di Toscana onore, +piu chiaro fra i piu chiari e piu pregiati: + +se tanto in tuo favor girino i fati, +che mai tor non ti possa il dato core +Filli, ne tu a lei tuo santo amore, +onde vi gridi ogni uom saggi e beati: + +dinne, caro Damon, s'alma si vile +e si cruda esser puo, ch'essendo amata +renda invece d'amor tormenti e morte. + +Ch'io temo (lassa) se 'l tuo dotto stile +non mi leva il dubbiar, d'esser pagata +di tal mercede, si dura e mia sorte. + +[V. 7 E. casto.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + +XXXI. -- Allo stesso + +Dopo importuna pioggia +s'allegrano i pastor, quando 'l sereno +ciel si discopre lor di stelle pieno; + +e dopo 'l corso de l'instabil luna, +ne l'apparir del sole, +gioisce ogni animal che brama il giorno; + +e l'alto Dio lodar ben spesso suole, +dopo l'aspra fortuna, +spaventato nocchier al porto intorno; + +e 'l Varchi e al suo ritorno +seren, sol, porto: e chi ha d'onor disio, +si rallegra, gioisce e loda Iddio. + +[V. 10 B. Varchi al; C. D. Varchi e al.] + + + +XXXII. -- A Girolamo Muzio + +Voi ch'avete fortuna si nimica, +com'animo, valor e cortesia, +qual benigno destino oggi v'invia +a riveder la vostra fiamma antica? + +Muzio gentile, un'alma cosi amica +e soave valore a l'alma mia, +ben duolmi de la dura e alpestra via +con tanta non di voi degna fatica. + +Visse gran tempo l'onorato amore +ch'al Po gia per me v'arse. E non cred'io +che sia si chiara fiamma in tutto spenta. + +E se nel volto altrui si legge il core, +spero ch'in riva d'Arno il nome mio +alto sonar ancor per voi si senta. + +[V. 1 E. nemica.] +[13 all'Arno.] +[14 Alto per voi suonare ancor si senta.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 113.] + + +XXXIII. -- Allo stesso + +Fiamma gentil che da gl'interni lumi +con dolce folgorar in me discendi, +mio intenso affetto lietamente prendi, +com'e usanza a tuoi santi costumi; + +poi che con l'alta tua luce m'allumi +e si soavemente il cor m'accendi, +ch'ardendo lieto vive e lo difendi, +che forza di vil foco nol consumi. + +E con la lingua fai che 'l rozo ingegno, +caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi +per cantar tue virtuti in mille parti; + +io spero ancor a l'eta tarda farsi +noto che fosti tal, che stil piu degno +uopo era, e che mi fu gloria l'amarti. + +[V. 5 E. coll'alta.] +[8 foco lo consumi.] +[14 d'amarti.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + + +XXXIV. -- Allo stesso + +Spirto gentil, che vero e raro oggetto +se' di quel bel, che piu l'alma disia, +e di cui brama ognor la mente mia +essere al tuo cantar caro suggetto; + +se di pari n'andasse in me l'effetto +con le tue lode, onor render potria +mia penna a te; ma poi mia sorte ria +m'ha si bramato onor tutto interdetto. + +Sol diro, che seguendo la sua stella, +l'anima tua da te fece partita, +venendo in me, com'in sua propria cella; + +e la mia, ch'ora e teco insieme unita, +ten puo far chiara fede, come quella, +che con la tua si mosse a cangiar vita. + +[V. 2 D. Sei; E. desia.] +[5 si andasse.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag, 116. - Risposta al +sonetto del Muzio: _Donna, il cui grazioso e altero aspetto_.] + + +XXXV. -- A Bernardo Ochino + +Bernardo, ben potea bastarvi averne +co 'l dolce dir, ch'a voi natura infonde, +qui dove 'l re de fiumi ha piu chiare onde, +acceso i cuori a le sante opre eterne; + +che se pur sono in voi pure l'interne +voglie, e la vita al vestir corrisponde, +non uom di frale carne e d'ossa immonde, +ma sete un voi de le schiere superne. + +Or le finte apparenze, e 'l ballo, e 'l suono, +chiesti dal tempo e da l'antica usanza, +a che cosi da voi vietati sono? + +Non fora santita, fora arroganza +torre il libero arbitrio, il maggior dono +che Dio ne die ne la primiera stanza. + + + +XXXVI. -- Ad Emilio Tondi + +Siena dolente i suoi migliori invita +a lagrimar intorno al suo gran Tondi, +al cui valor ben furo i cieli secondi, +poscia invidiaro l'onorata vita. + +Marte il pianger di lei col pianto aita, +morto 'l campion, cui fur gli altri secondi; +io prego i miei sospir caldi e profondi, +ch'a sfogar si gran duol porgano aita. + +So che non pon recar miei tristi accenti, +a voi, messer Emilio, alcun conforto, +che fra tanti dolori il primo e 'l vostro. + +Ma 'l duol si tempri; il suo mortale e morto; +vive 'l suo nome eterno fra le genti: +l'alma trionfa nel superno chiostro. + + +XXXVII. -- A Tiberio Nari + +Se veston sol d'eterna gloria il manto +quei che l'onor piu che la vita amaro, +perche volete voi, gentil mio Naro, +render men bella con acerbo pianto + +quella lode immortale e chiara tanto, +di cui mai non sara chi giunga al paro +del valoroso vostro fratel caro, +che morendo porto di morte 'l vanto? + +Scacciate 'l duol e rasserenate il volto; +e le unite da lui nemiche spoglie +sacrate a lui, che gia trionfa in cielo. + +E da questo mortal caduco velo +piu che mai vivo, ormi libero e sciolto, +par ch'a seguirlo ogni bell'alma invoglie. + + + +XXXVIII. -- A Piero Manelli + +Poi che mi die natura a voi simile +forma e materia, o fosse il gran Fattore, +non pensate ch'ancor disio d'onore +mi desse, e bei pensier, Manel gentile? + +Dunque credete me cotanto vile, +ch'io non osi mostrar cantando, fore, +quel che dentro n'ancide altero ardore, +se bene a voi non ho pari lo stile? + +Non lo crediate, no, Piero, ch'anch'io +fatico ognor per appressarmi al cielo, +e lasciar del mio nome in terra fama. + +Non contenda rea sorte il bel desio, +che pria che l'alma dal corporeo velo +si scioglia, saziero forse mia brama. + +[V. 7 D. m'ancide.] + + +XXXIX. -- Allo stesso + +Amore un tempo in cosi lento foco +arse mia vita, e si colmo di doglia +struggeasi 'l cor, che quale altro si voglia +martir, fora ver lei dolcezza e gioco. + +Poscia sdegno e pietate a poco a poco +spenser la fiamma, ond'io piu ch'altra soglia +libera da si lunga e fera voglia, +giva lieta cantando in ciascun loco. + +Ma 'l ciel ne sazio ancor (lassa) ne stanco +de' danni miei, perche sempre sospiri, +mi riconduce a la mia antica sorte; + +e con si acuto spron mi punge il fianco, +ch'io temo sotto i primi empii martiri +cader, e per men mal bramar la morte. + +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 115.] +[_Parnaso italiano ovvero raccolta di poeti classici italiani_, +Venezia 1787, presso Antonio Zatta, vol. XXX, pag. 240.] +[_Scelta di sonetti e canzoni dei piu celebri rimatori d'ogni +secolo_. Quarta edizione con nuova aggiunta. Parte seconda che +contiene i rimatori dal 1550 sino al 1600 e del 1600. In Venezia, +presso Lorenzo Baseggio, 1784 in-12, a carte 532.] + + + +XL. -- Allo stesso + +Qual vaga Filomela, che fuggita +e da l'odiata gabbia, e in superba +vista sen va tra gli arboscelli e l'erba, +tornata in libertate e in lieta vita; + +er'io da gli amorosi lacci uscita, +schernendo ogni martire e pena acerba +de l'incredibil duol, ch'in se riserba +qual ha per troppo amar l'alma smarrita. + +Ben avev'io ritolte (ahi stella fera!) +dal tempio di Ciprigna le mie spoglie, +e di lor pregio me n'andava altera; + +quand'a me Amor: le tue ritrose voglie, +mutero, disse; e femmi prigioniera +di tua virtu, per rinovar mie doglie. + + +XLI. -- Allo stesso + +Felice speme, ch'a tant'alta impresa +ergi la mente mia, che ad or ad ora +dietro al santo pensier che la innamora, +sen vola al Ciel per contemplare intesa. + +De bei disir in gentil foco accesa, +miro ivi lui, ch'ogni bell'alma onora, +e quel ch'e dentro, e quanto appar di fora, +versa in me gioia senz'alcuna offesa. + +Dolce, che mi feristi, aurato strale, +dolce, ch'inacerbir mai non potranno +quante amarezze dar puote aspra sorte; + +pro mi sia grande ogni piu grave danno, +che del mio ardir per aver merto uguale +piu degno guiderdon non e che morte. + + +[CRESCIMBENI: _Istoria della volgar poesia_, Venezia, presso Lorenzo +Baseggio, 1730, vol. IV, pag. 68.] + + + +XLII. -- Allo stesso + +S'io 'l feci unqua che mai non giunga a riva +l'interno duol, che 'l cuor lasso sostiene; +s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene +in guerra eterna de vostr'occhi viva; + +s'io 'l feci, ch'ogni di resti piu priva +de la grazia, onde nasce ogni mio bene; +s'io 'l feci, che di tante e cotai pene, +non m'apporti alcun mai tranquilla oliva; + +s'io 'l feci, ch'in voi manchi ogni pietade, +e cresca doglia in me, pianto e martire +distruggendomi pur come far soglio; + +ma s'io no 'l feci, il duro vostro orgoglio +in amor si converta: e lunga etade +sia dolce il frutto del mio bel disire. + + +XLIII. -- Allo stesso + +Se ben pietosa madre unico figlio +perde talora, e nuovo, alto dolore +le preme il tristo e suspiroso core, +spera conforto almen, spera consiglio. + +Se scaltro capitano in gran periglio, +mostrando alteramente il suo valore, +resta vinto e prigion, spera uscir fuore +quando che sia con baldanzoso ciglio. + +S'in tempestoso mar giunto si duole +spaventato nocchier gia presso a morte +ha speme ancor di rivedersi in porto. + +Ma io, s'avvien che perda il mio bel sole, +o per mia colpa, o per malvagia sorte, +non spero aver, ne voglio, alcun conforto. + + + +XLIV. -- Allo stesso + +Se forse per pieta del mio languire +al suon del tristo pianto in questo loco +ten vieni a me, che tutta fiamma e foco +ardomi, e struggo colma di disire, + +vago augellino, e meco il mio martire +ch'in pena volge ogni passato gioco, +piangi cantando in suon dolente e roco, +veggendomi del duol quasi perire; + +pregoti per l'ardor che si m'addoglia, +ne voli in quella amena e cruda valle +ov'e chi sol puo darmi e morte e vita; + +e cantando gli di' che cangi voglia, +volgendo a Roma 'l viso, e a lei le spalle, +se vuol l'alma trovar col corpo unita. + + +XLV. -- Allo stesso + +Ov'e (misera me) quell'aureo crine +di cui fe' rete per pigliarmi Amore +ov'e (lassa) il bel viso, onde l'ardore +nasce, che mena la mia vita al fine? + +Ove son quelle luci alte e divine +in cui dolce si vive e insieme more? +ov'e la bianca man, che lo mio core +stringendo punse con acute spine? + +Ove suonan l'angeliche parole, +ch'in un momento mi dan morte e vita? +u' i cari sguardi, u' le maniere belle? + +Ove luce ora il vivo almo mio sole, +con cui dolce destin mi venne in sorte +quanto mai piovve da benigne stelle? + + + +XLVI. -- Ad Alessandro Arrighi + +Spirto gentil, s'al giusto voler mio +non e cortese il cielo e amico tanto, +ch'io possa con ragion lodarvi quanto +me fate, e io far voi spero e desio; + +dolgomi del mio fato acerbo e rio, +che cio mi niega, rivolgendo in pianto +il mio gia lieto e dilettoso canto, +per cui fan gli occhi miei si largo riso. + +Ma se fortuna mai si mostra amica +a le mie voglie, non dubito ancora +poter cantarvi tal qual mio cor brama, + +e far sentir per questa piaggia aprica +quant'e 'l valor, ch'in voi mio core onora, +piacciavi s'or lo riverisce e ama. + +[Risposta al sonetto dell'ARRIGHI: _S'un medesimo stral duo petti +aprio_.] + + +XLVII. -- A Lattanzio de' Benucci + +Io ch'a ragion tengo me stessa a vile, +ne scorgo parte in me che non m'annoi, +bramando tormi a morte e viver poi +ne le carte d'un qualche a voi simile, + +cercando vo per questo lieto aprile +d'ingegni mille, non pur uno o doi +suggetti degni de i piu alti eroi, +e d'inchiostro al mio tutto dissimile. + +Pero dovunque avvien, che mai si nome +alteramente alcuno, indi m'ingegno +trar rime, onde s'eterni il nome nostro. + +E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome +non rende pigro questo ardito ingegno, +d'Elicona salire al sacro chiostro. + +[Risposta al sonetto del BENUCCI: _Deh, non volgete altrove il dotto stile_.] + + + +XLVIII. -- Ad Antonio Grazzini _(Lasca)_ + +Io che fin qui quasi alga ingrata e vile +sprezzava in me cosi l'interna parte, +come u' di fuor, che tosto invecchia e parte +da noi ben spesso nel piu bello aprile, + +oggi, Lasca gentil, non pur a vile +non mi tengo (merce de le tue carte) +ma movo ancor la penna ad onorarte, +fatta in tutto a me stessa dissimile. + +E come pianta che suggendo piglia +novo licor da l'umido terreno +manda fuor frutti e fior, benche s'attempi: + +tal'io potrei, si nuovo mi bisbiglia +pensier nel cor di non venir mai meno, +dar forse ancor di me non bassi esempi. + +[V. 3 B. un; C. D. u'] +[Risposta al sonetto del LASCA: _Se 'l vostro alto valor, Donna gentile_.] + + +XLIX. -- A Nicolo Martelli + +Ben fu felice vostro alto destino, +poi che vena vi die' tanto feconda, +che 'l santo Apollo il vostro dir seconda +piu ch'ei non fece al suo diletto Lino. + +Il coro de le Muse a capo chino +lieto v'onora, e 'l bel crin vi circonda +di vaghi fiori e d'odorata fronda: +perche ragion e ben s'a voi m'inchino. + +Il cantar vostro l'anime innamora, +e le fa da se stesse pellegrine, +che celeste virtu puo cio che vuole. + +E 'n voi mirando grazie si divine +chi ha piu gentil spirto piu v'onora, +altri d'invidia si lamenta e dole. + +[V. 7 adorata; C. D. odorata.] +[8 E. Quindi.] +[11 fa.] +[14 duole.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 116. - Risposta al +sonetto del MARTELLI: _Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino._] + + + +L. -- A Simone Porzio + +Porzio gentile, a cui l'alma natura +e i sacri studi han posto dentro 'l core +virtu, ch'esser vi fa primo cultore +di lei, cui 'l cieco mondo oggi non cura; + +poi che rendete a feconda coltura +sue alpestre piaggie, onde d'eterno onore +semi spargete, e d'immortal valore +cogliete frutti che 'l tempo non fura; + +piacciavi, prego, che vostra alta mente +a l'umil pianta mia volga il pensieio, +s'ella forse non n'e del tutto indegna, + +che di quel che per me poter non spero, +col favor vostro a la futura gente +di maraviglia ancor si fara degna. + + +LI. -- A Giordano Orsini + +Alma gentil, in cui l'eterna mente, +per farvi sovra ogni alma, bella e chiara, +pose ogni studio; onde per voi s'impara +la via di gir al ciel sicuramente; + +si come il mondo della piu eccellente +cosa di voi non ha, ne tanto cara; +e come sola sete e non pur rara +d'ogni virtute ornata interamente; + +potess'io dirne appien quanto 'l cor brama, +che d'invidia empirei e di dolore +ogni spirto piu saggio e piu gentile, + +benche vostro valor eterna fama +per se vi acquisti, caro mio signore, +quanto 'l sol gira e Battro abbraccia e Tile. + + + +LII. -- Al Card. di Tournon + +Sacro pastor, che la tua greggia umile, +di caritade acceso e d'Amor pieno, +guidi fuor del mortal camin terreno, +per ricondurla al suo celeste ovile; + +se 'l ben'oprar ti rende a Dio simile, +or che raggio divin le scalda il seno, +ricevi o Santo nel tuo pasco ameno +questa tua pecorella errante e vile; + +si che possa ridotta in piagge apriche, +ove nocer non puo contraria sorte, +ne fiere stelle al nostro danno intente; + +poste in oblio l'acerbe sue fatiche +fuggir le pompe, e disprezzar la morte, +tenendo sempre in Dio ferma la mente. + +[Sta nel: _Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori, +nuovamente raccolte et mandate in luce con un discorso di GIROLAMO +RUSCELLI, al molto Reverendo et honoratiss. Monsignor Girolamo +Artusio. Con gratia et privilegio_. In Vinegia, al _Segno del Pozzo_, +M.D.LIII, a carte 182.] + + +LIII. -- Allo stesso + +Signor nel cui divino alto valore +tanto si gloria l'una Gallia altera, +e l'altra tutta mesta e afflitta spera +por fin a l'aspro suo grave dolore, +poscia che voi tornando, il suo splendore +torna e fa bella Roma: +ecco la sparsa chioma, +ella v'accoglie lieta, e manda fore, +voci gioconde a asciuga gli occhi molli, +e Tornon grida 'l Tebro e i sette colli. + +La pace, la letizia, a la sublime +schiera de le virtu sacre, ch'a noi +spariro al partir vostro, ora con voi +riedono, e fan contesa al tornar prime +le Muse a celebrarvi in versi e in rime; +destano i chiari spirti, +ond'or s'ergano i mirti, +e i lauri spargon l'onorate cime, +e prima de l'usato il mondo infiora, +e l'aria empie d'odor Favonio e Flora. + +Fra tanto almo gioir, fra tanta festa, +ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente, +anch'io la speme, e la letizia spente +poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta, +se mirate, Signor, quel che m'infesta +noioso e aspro duolo +che voi potete solo +ridurmi in porto da crudel tempesta, +e volgendo ver me pietoso il ciglio +trar mia vita di doglia e di periglio. + +Canzon, se innanzi a lui per grazia arrivi, +che dee chiuder di Giano il tempio aperto, +benche nulla e 'l mio merto, +pregal, che sola non mi lasci in guerra +poi che per lui si spera pace in terra. + +[_Sesto libro delle Rime_ raccolte dal RUSCELLI, Venezia 1553, c. 183.] + + +LIV. + +Se materna pietate afflige il core +onde cercando in questa parte e in quella +il caro figlio tuo, Lilla mia bella, +piangi, e cresci piangendo il tuo dolore: + +a te, ch'animal se' di ragion fore, +e non intendi (ohime) quanto rubella +sia stata ad ambe noi sorte empia e fella, +togliendo a te 'l tuo figlio, a me 'l mio amore; + +che far (lassa) degg'io? Qual degno pianto +verseran gli occhi miei dal cor mai sempre, +che conosco il tuo male, e 'l mio gran danno? + +Chi potra di Psichi con alto canto +cantar l'altere lodi: o con quai tempre +temprar quel, che mi da sua morte affanno? + +[V. 3 Lilia; C. D. Lilla.] +[5 C. D. sei.] +[12 C. D. Chi di Psichi potra.] + + + +LV. + +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +scemar (misera me) l'ardente foco +con cercar chiari rivi, e starne a l'ombra +ne i piu fronzuti e solitarii boschi; +ma quanto piu lontan luce il suo raggio +tanto piu d'or in or cresce 'l mio vampo. + +Chi crederebbe mai che questo vampo +crescesse quanto e piu lontan dal sole? +E pur il provo, che quel divin raggio +quant'e piu lunge piu raddoppia il foco: +ne mi giova abitar fontane o boschi, +ch'al mio mal nulla val, fresco, onda od ombra. + +Ma non cerchero piu fresco, onda od ombra, +che 'l mio cosi cocente e fero vampo +non ponno ammorzar punto fonti o boschi; +ma ben seguiro sempre il mio bel sole, +poscia che nuova salamandra in foco +vivo lieta, merce del divo raggio. + +[V. 10 B. longe; C. D. lunge.] + + +[LV.] +_(Codice Vat. Ottob. 1595, c 118-119)_ + +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +scemar misera a me l'estremo fuoco, +con cercar chiari rivi e stare all'ombra +dei verdi faggi ed abitar fra boschi; +ma quanto piu lontano e il suo bel volto +tanto piu d'or in or cresce 'l mio vampo. + +Chi crederebbe mai che questo vampo +crescesse quanto e piu lontan dal sole? +Io pur il provo, che quel divin volto +accresce e 'n me raddoppia ognor il fuoco, +ne mi giova cercar fontane o boschi, +che questo sol non cuopre e frondi ed ombra. + +Non cercaro vie piu posare all'ombra +per minuire il mio cocente vampo, +ne, lassa, errando, gir tra folti boschi; +ma ben seguiro io sempre quel sole +per cui si lieta mi nutrico in fuoco, +che a cio mi sforza il cielo col suo bel volto. + + + +Deh! perche non m'alluma il vivo raggio +ovunqu' io vado, o per sole o per ombra, +che lieta soffrirei si dolce foco, +e contenta morrei del suo gran vampo? +Ma non spero giammai, lassa, che 'l sole +scopra giorno si chiaro in questi boschi. + +Ond'avro sempre in odio i monti e i boschi +che m'ascondon la luce di quel raggio, +che splende e scalda piu de l'altro sole; +biasmi chi vuole e fugga i raggi a l'ombra, +ch'io per me cerco sempre e lodo il vampo +che m'arde e strugge in si possente foco. + +Quanto dunque mi fora grato il foco, +ingrati i monti, e le fontane, e i boschi, +u' non veggo il mio sole e sento il vampo +s'io potessi appressar l'amato raggio +e del mio stesso corpo a lui far ombra, +e quando parte e quando torna il sole. + +Prima sia oscuro il sole e freddo il foco, +ne faranno ombra in nessun tempo i boschi, +che del bel raggio in me non arda il vampo. + +[V. 11 B. certo.] + + +Deh! perche non e meco il sacro volto +dovunque io vadi, o per sole o per ombra, +ch'avria forse men forza al cuore il fuoco +e soffrirei piu lieta ogni mio vampo; +ma puote solo un raggio del mio sole +farmi beata ne gli ombrosi boschi. + +E percio in odio avro sempre quei boschi +che torrammi il veder del sacro volto, +e i chiari raggi dell'almo mio sole +che fean sgombrar le nube e fuggir l'ombra, +e me sola gioir nel chiaro vampo +qual salamandra nel piu ardente fuoco. + +Quanto mi fora dilettoso il fuoco, +noiosi i fonti e via men grati i boschi, +men cari i faggi e men noioso il vampo, +s'unir potessi il mio volto al bel volto +e col mio stesso corpo al suo far ombre, +ben d'arder godrei toccando il sole. + +Deh, dicesse il mio sole: anch'io sto in foco +pero non cercar piu ombra ne' boschi, +che vo' che 'l volto mio tempri il tuo vampo. + +[Questo componimento fu probabilmente diretto al MANELLI, quantunque +il _sacro volto_ lasci credere trattarsi di qualche porporato.] + + + +LVI. + +Alma del vero bel chiara sembianza, +a cui non puo far schermo ne riparo +cosi gentil e cristallina stanza +che non mostri di fuor l'altero e raro +splender, che sol ne da ferma speranza +del ben, ch'unqua non fura il tempo avaro: +deh! fa, se morta m'hai, ch'in te rinnovi +accio di doppia morte il viver pruovi. + +[CRESCIMBENI. _Istoria della volgar poesia_, ecc., ediz. cit., vol. I, +pag. 36.] + + +LVII. +_(cod. Vat. Ottob. 1595, c. 119)_ + +Lieto viss'io sotto un bianco lauro +e vivro fin che 'l bianco amor m'infondi +non per ornar le tempie d'ostro e d'auro +ma sol delle tue sacre altiere frondi; +ma poi che piu e piu volte il sole in Tauro +tornato fa che i suoi bei crini ascondi +se s'affredda stagion mutara il corso, +i frutti seccara, le frondi e il dorso. + +[Questa stanza e attribuita all'Aragona e diretta a _Madonna Laura +Spinelli_, alias _Nini_. Nell'edizione prima delle _Rime_ posseduta +dalla Biblioteca Vittorio Emanuele il sonetto n. XXX porta scritto +sopra a penna: alla _S. Philomena Nini_.] + + + + + +RIME A TULLIA D'ARAGONA + + +1. -- Di Girolamo Muzio + +Amor nel cor mi siede e vuoi ch'io dica +di qual esca racceso a l'alma mia +sia 'l novo ardor, qual il soggetto sia +ch'e de l'animo mio dolce fatica. + +Alma gentil d'alti pensieri amica, +lumi amorosi, angelica armonia, +fan ch'ogni mio disir lieto s'invia +per le vestigia de la fiamma antica. + +Colei ch'io canto, nacque in su le sponde +del chiaro fiume che d'eterni allori +ben mille volte orno le verdi chiome; + +visse in tenera etate presso a l'onde +del piu bel fonte che Toscana onori: +la sua stirpe e Aragon: Tullia il suo nome. + + +2. -- Dello stesso + +Donna che sete in terra il primo oggetto +a l'anime amorose e ai gentil cori, +e i cui gloriosi e alteri onori +sono al mio stile altissimo soggetto; + +in voi stessa si volga il chiaro aspetto +de l'alma vostra, in cui degli alti cori +risplende il bel, e 'n tutti i vostri ardori +fiammeggiar si vedra celeste affetto. + +Vedrete in voi mirando l'alma mia, +ch'in voi sempre si specchia e si fa bella, +per infiammarvi in me del vostro lume. + +E 'l fara si, per quel che mi favella +nel petto amor, se rio mortal costume +dietro a bassi pensier non vi disvia. + + + +3. -- Dello stesso + +Anima bella, che da gli alti chiostri +fosti mandata in questo cieco inferno +a consumar nel suggetto ampio e eterno, +i piu famosi e piu purgati inchiostri; + +mentre s'affannan gl'intelletti nostri +a contemplar il tuo valore interno, +con la voce e con gli occhi al ben superno +gl'inalzi, e d'ire al ciel la via ne mostri. + +Quinci e che quale ha in terra alma piu rara, +infiammata dal sol, ch'in te riluce, +piu lieta a te rivolge ogni pensero. + +Ed io, poi che tua fiamma in me traluce, +forse piu ch'in altri soave e chiara, +e porto 'l cor d'eterna gloria altero. + + +4. -- Dello stesso + +Quando 'l raggio del bel, ch'in voi risplende, +per l'orecchie e per gli occhi al mio mortale +trapassa, o Donna, un chiaro ardor m'assale, +che d'eterno disio tutto m'incende. + +L'anima allor, che 'l novo affetto intende +mover d'alta cagione, ogni mortale +piacer schernendo, e al ciel battendo l'ale, +verso l'amato lume il camin prende: + +e com'aquila al sol drizzando gli occhi +al foco vostro s'erge a la salita, +dove alfin pace le promette amore. + +Deh! siate larga a lei del bel splendore, +e porgete al suo volo pronta aita, +acciocche inferma e cieca non trabocchi. + + + +5. -- Dello stesso + +Mentre le fiamme piu che 'l sol lucenti, +onde amor m'arde e gia gran tempo m'arse, +vaghi occhi miei non vi si mostran scarse, +mandate nel mio core i raggi ardenti; + +orecchi miei, mentre bramosi e intenti +notate 'l suon, che di su in terra apparse, +e ne van le sue voci all'aura sparse, +inviate a la mente i sacri accenti; + +anima mia, mentre in mortale oggetto +scorgi ch'eterno e quel che dentro avampa, +allarga il seno al sempiterno zelo: + +e vi rimembri che si chiara lampa, +si soave tenor, spirto si chiaro, +sono a voi scala da salire al cielo. + + +6. -- Dello stesso + +Amore ad ora ad or battendo l'ale +dal grave incarco leva il mio pensero, +e nel conduce per erto sentero +a gir in parte, ove uom per se non sale. + +E quivi ne l'oggetto alto e immortale +gli dimostra l'esempio vivo e vero, +onde discese il nostro spirto altero +a dover informar cosa mortale. + +L'anima accesa a l'eterna vaghezza, +tutta s'accende a far novo disegno +del bel, ch'entro dipinge il divo aspetto. + +Ma come poi si move il basso ingegno, +donna mia, per salire a tanta altezza, +cade lo stile, e manca l'intelletto. + + + +7. -- Dello stesso + +Superbo Po, ch'a la tua manca riva +tutto lieto ti volgi d'ora in ora, +per mirar lei, che le tue piaggie infiora, +e ti fa in mezzo l'onde fiamma viva; + +che fa la nostra, ho da dir Donna, o Diva, +lei, che del ben del ciel l'alme innamora? +Oh fosse lunga a lei la mia dimora! +Pensa ella almen ch'io di lei pensi o scriva? + +Deh! com'io dico ognor: foss'io con lei +cosi fosse talora il suo pensiero, +or che dee far di me privo il meschino; + +oh vedesse ella aperti i dolor miei, +ch'io so che di pieta quel spirto altero +porteria gli occhi molli, e 'l viso chino. + + +8. -- Dello stesso + +Or di la se ne vien questa dolce ora, +ov'e colei che col suo divo aspetto, +mette dentro al mio cor l'ardente affetto; +ond'ancor la sua vista mi ristora. + +Oh se cosi potesse a ciascun ora +essere a lei presente il mio imperfetto, +come sempre la scorge il mio intelletto +io sarei pur d'ogni tormento fora. + +Che se dal mover di quest'aura io sento +per sua virtu conforto a i miei martiri, +ben dovrei seco sempre esser contento. + +Battete l'ale o vaghi miei sospiri, +e cola andando onde si parte il vento, +a lei portate i miei caldi disiri. + + + +9. -- Dello stesso + +Lasso, onde avvien che qui non fa ritorno +il chiaro di, si come altrove sole? +Non ci risplende il lume di quel sole +che solo suole a gli occhi tuoi far giorno. + +In questo altrui si placido soggiorno, +perche son le campagne ignude e sole? +Non ci spira il favor de le parole +che fanno a se fiorir le piaggie intorno. + +Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte +de gli occhi e de l'orecchie, anima mia, +ond'esser puo che piu letizia speri? + +Pensa misero a te, chi ti conforte +che me al mio bene ad ora ad or n'invia +il santo amor con l'ale de i pensieri. + + +10. -- Dello stesso + +Oh se tra queste ombrose e fresche rive, +ch'or cercan solitarii i passi miei, +meco ne fosse e con amor con lei, +di cui 'l cor sempre parla e la man scrive; + +ella a seder qui presso a l'acque vive +si porria in grembo a l'erba, io in grembo a lei, +e da i boschi trarriano i semidei +al sacro aspetto e le silvestre dive. + +Io lei mirando, a dir del suo valore +snoderei la mia lingua, e alcun di loro +segneria per li tronchi il chiaro nome; + +ella gioiosa e umile in tanto onore +forse di varii fior, forse d'alloro, +tesseria una ghirlanda a le mia chiome. + + + +11. -- Dello stesso + + +Spirto gentile in cui si chiaramente +e ne la mortal parte e ne l'eterna, +fiammeggia il sol de la bonta superna, +ch'altro non e fra noi lume si ardente; + +mentre io con gli occhi e con l'orecchie intente +raccolgo il doppio bel, che mi governa, +si vivo foco in me da voi s'interna +che tutta illuminar l'alma si sente; + +poi, non capendo in me l'immensa fiamma, +convien ch'in alcun modo esca di fore, +mostrando i raggi de la vostra luce. + +Cosi da voi ne vien lo mio splendore, +ch'ogni mio bel disio da voi s'infiamma, +come 'l lume de' lumi in voi traluce. + + +12. -- Dello stesso + +Fiamma che chiaramente il mio cor ardi: +aura che dolcemente mi ristori: +spirto che alteramente m'innamori +col valor, con la voce, con gli sguardi; + +quante volte avvien ch'in voi riguardi, +ch'io v'ascolti e ch'io pensi i vostri onori, +tante mi sforzo a i sempiterni cori; +ma 'l mio mortal fa poi che 'l gir ritardi. + +O beata alma, angelica armonia, +o vivo lume, che degli alti chiostri +mostrate esempio a l'anime terrene, + +poi ch'a i sensi e nel cor m'avete mostri +la bellezza e 'l piacer del sommo bene, +aiutatemi ancor a l'alta via. + + + +13. -- Dello stesso + +Spirto felice, in cui si rare e tante +grazie e virtuti il ciel largo comparte, +che non so se si trovi in altra parte +che d'andar teco a paro alma si vante: + +s'a me facesser le sorelle sante +del bramato lor don cosi gran parte, +ch'io fossi degno di ritrarre in carte +de la tua chiara effigie il bel sembiante: + +so ch'io fare' un disegno si perfetto, +che saria specchio a la futura gente +di quanto ben di su tra noi discende. + +Ma, lasso, a tanto onor non mi consente +il sacro coro: e da se il mio intelletto +sopra i fuochi celesti non ascende. + + +14. -- Dello stesso + +Donna se mai vedeste in verde prato +surger felicemente un aureo fiore, +cui porge nutrimento dolce umore, +e vivace calor dal ciel gli e dato; + +non altramente lieto e consolato +fiorir si vede un'amoroso core, +perche 'l suo sole e 'l grazioso ardore, +e la fonte e 'l favor del viso amato. + +E come quel, se manca la rugiada, +perduto il bel de le purpuree fronde +convien ch'in breve spazio a terra cada: + +cosi se rio voler o caso indegno, +i suoi disiri altrui fura e nasconde, +seccasi il fior d'ogni felice ingegno. + + + +15. -- Dello stesso + +Il valor vostro, Donna, il cor m'incende, +lega ogni mio disir, m'impiaga il petto; +e l'alma del suo mal sente diletto, +dal ben ch'ella in voi vede, ode e intende. + +M'infiamma il divo raggio onde risplende +il chiaro vostro angelico intelletto; +da i novi accenti e avvinto ogni mio affetto, +e da' begli occhi il colpo al cor discende. + +E non ha Amor in tutta la sua corte, +m'oda chi vol, si graziosi sguardi, +si chiara voce, o si vivace lume. + +Perch'io pur prego lui, ch'ognor piu forte +con tal foco, in tai lacci e con tai dardi +mi trafigga, m'annodi e mi consume. + + +16. -- Dello stesso + +O novo esempio de l'eterna luce, +alma gentile, ond'ogni alma piu rara +mirando la belta ch'in te riluce, +del vero amore i veri effetti impara; + +se del lume ch'in te dal ciel traluce, +a l'alma mia non sarai punto avara, +spero col raggio di si altera duce +farmi fiamma di fama al mondo chiara. + +Te canteran mie rime in ogni parte +e diran que' ch'avran piu vivo ingegno: +qual fu quel foco onde tal lampo uscio? + +Amor promette a te ne le mie carte +nome immortale. O cosi fosse degno +ne le tue d'aver vita il nome mio! + + + +17. -- Dello stesso + +In su le rive del superbo fiume +ch'altrui gia die' sepolcro in mezzo l'onde: +ond'altri muto il crine in verdi fronde, +e altri si vesti di bianche piume; + +invaghito del dolce altero lume, +lo qual di cielo in cielo in voi s'infonde, +e con sua luce ogni altra luce asconde, +arse 'l mio cor oltra mortal costume; + +poi sendo privo de gli amati rai, +non so dove si chiuse il grande ardore, +come fuoco ch'in cener si ricopra. + +Or rivedendo il vostro almo splendore, +l'antica fiamma, chiara piu che mai, +convien ch'in riva d'Arno si discopra. + + +18. -- Dello stesso + +Sogni chi vuol di riportar corona +da gli alti gioghi del sacrato monte; +altri s'attuffi nel famoso fonte +che fa piu chiaro 'l nome d'Elicona; + +sia gloria altrui se la sua lira suona +aver le sacre Muse al cantar pronte; +cinga altrui Febo la felice fronte +de la fronde, che mai non l'abbandona; + +altri si vanti che benigna e lieta +stella, a lui rivolgendo il suo splendore, +a questa luce il fece uscir poeta; + +il mio Parnaso, il mio perpetuo umore, +le mie Dive, il mio Apollo e 'l mio pianeta, +e 'l valor vostro impresso nel mio core. + + + +19. -- Dello stesso + +Donna gentile, i cui beati ardori +del celeste splendore e del mortale, +spargon virtu che mentre i cori assale, +ne l'alme accende mille eterni amori; + +se 'l vostro sole interno e 'l bel di fuori, +a voi da me n'han tratto il mio immortale: +e se Amore al mio stile impenna l'ale +da gir portando al Cielo i vostri onori; + +se cara sete a me piu di me stesso; +s'a voi ne volar tutti i miei sospiri; +se con voi vivo e senza voi son morto; + +se mi vedete 'l cor ne gli occhi espresso, +e le mie pene, e i miei caldi disiri, +ben dovreste pensare al mio conforto. + + +20. -- Dello stesso + +Quando, com'Amor vuol, la donna mia, +tra soavi sospiri e dolci accenti, +move la lingua a angelici concenti, +e l'aura del bel petto a l'aere invia; + +al suon de la dolcissima armonia +ferman le penne i tempestosi venti; +stanno i giri del ciel taciti e intenti; +e non ch'altri, ma Febo il corso oblia. + +E qual alma mortal la mira e ascolta, +ad ogni uman disio tutta si toglie +e con tutti i pensieri al cielo aspira. + +La mia, che mai da lei non si discioglie, +col vago spirto suo da Amore accolta +a quel si stringe, e 'ntorno a lei s'aggira. + + + +21. -- Dello stesso + +Ebbe la favolosa antica etade +chi co 'l tenor di feri e dolci canti +e con novo splender di rea beltade, +allettando affogava i naviganti: + +e or donata ci ha l'alta bontade +donna, che con l'ardor de gli occhi santi +e con note d'amor e di pietade, +rende porto e salute a l'alme erranti. + +Voi, Donna mia, voi sete alma sirena +voi, voi Tullia gentil, che fido lume +nel mar d'amor porgete e placid'aura. + +La vista vostra angelica, serena, +fa ch'in voi l'altrui vita ognor s'allume, +e 'l cantar d'ogni affanno ci restaura. + + +22. -- Dello stesso + +Gia vide alle sue sponde il gelid'Ebro +Orfeo cantare, e tacite ascoltarlo +varie fere e augelli, e seguitarlo +quercia, popolo, abete, olmo e ginebro. + +Vista ha 'l gran Po, veduta ha 'l chiaro Tebro, +vede 'l bel Arno, a cui sovente parlo +quel che mi detta l'amoroso tarlo +cantar la donna, ch'io sempre celebro; + +ma se colui seguiano e sassi e sterpi, +questa ogni alma piu dura e piu silvestra +trae dal grave suo incarco, e al ciel la scorge. + +Beata voce, che dal cor mi sterpi +ogni vil cura, onde per te s'addestra +l'alma a salir ove per se non sorge. + + + +23. -- Dello stesso + +Donna, a cui 'l santo coro ognor s'aggira +de l'alme Muse e la cui chiara fronte +verdeggia de l'onor del sacro Monte, +ove chi s'erge eterna vita spira: + +qual anima gentil v'ascolta e mira +brama far vostre grazie al mondo conte; +poi non trovando rime al cantar pronte +com'e la voglia, duolsi e ne sospira. + +Di cosi bello, raro e alto suggetto, +dal vostro infuori, ogni altro stile e indegno; +quel sol n'e degno e altro non v'arriva. + +Io per molto provar, vero disegno +di voi non feci mai; ma dentro 'l petto +ben vi porto scolpita, bella e viva. + + +24. -- Dello stesso + +La sembianza di Dio che 'n noi risplende +di cielo in cielo e c'ha nome beltade +e move Amor, per perigliose strade +de l'orecchie e de gli occhi al cor discende; + +perche dal senso il senso il bello apprende, +e 'n la natura nostra e qualitade +ch'in mortal disiderio il mortal cade, +e cosi bassa voglia il senso accende. + +Ond'e ch'ingombro di piacer terreno +entrando il mal fidato messaggero +fa ne l'alma sentir del suo veleno. + +Quinci e che talor cade il mio pensero: +ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno, +ne 'l ridrizzate per erto sentero. + + + +25. -- Dello stesso + +Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo +sovente o Donna, e da me stesso sciolto, +al bel vostro splendor tutto rivolto, +l'ali battendo al ciel mi levo a volo. + +E lontanato dal terrestre suolo +giungo a l'esempio de l'amato volto, +donde e tutto quel bello in voi raccolto, +che fa 'l mio amor fra gli altri in terra solo. + +Deh! vi priegh'io per le bellezze vostre, +Tullia, ch'al bel camin compagna eterna +mi siate, senza mai voltarvi a dietro. + +Ch'amor, s'ancor da voi tal grazia impetro, +promette a noi tranquilla pace interna, +e certa gloria a i nomi e a l'alme nostre. + + +26. -- Dello stesso + +Donna, piu volte m'ha gia detto Amore +che nell'anima vostra i miei pensieri +son tutti espressi cosi vivi e veri +com'io voi, viva, ho impressa in mezzo 'l core; + +e ch'accesi del vostro alto splendore +ne van vostri disir cotanto alteri, +ch'a mortal non convien che da voi speri +altra mercede ch'immortal dolore. + +Cosi dice egli, e io per prova il sento, +che quant'uom piu vi serve e piu v'adora, +voi del suo mal piu vi mostrate vaga; + +per tutto cio d'amarvi io non mi pento: +anzi bramo ch'in me piu d'ora in ora +veder possiate quel che piu v'appaga. + + + +27. -- Dello stesso + +Se ben gli occhi e l'orecchie alcuna volta +vi mostran tale a i miei bassi disiri, +che surgon dal mio core agri sospiri +ond'e ch'al lamentar la lingua e sciolta; + +tosto che l'alma in se stessa raccolta, +a l'alma vostra avvien che si raggiri, +in diletto si cangiano i martiri +e la mia lingua a ringraziar si volta. + +Che la pena, che par che si mi prema +non passa oltra 'l mortal; ma la dolcezza +acqueta i sensi e pasce lo intelletto. + +Donna sia benedetta quella asprezza, +ch'anzi 'l chiuder de gli occhi all'ora estrema, +morire insegna al mio terreno affetto. + + +28. -- Dello stesso + +Donna, l'onor de' i cui be' raggi ardenti +m'infiamma 'l core e a ragionar m'invita, +perche sia nostra penna mal gradita, +l'alto nostro sperar non si sgomenti. + +Rabbiosa invidia i velenosi denti +adopra in noi mentre 'l mortal e in vita; +ma sentirem sanarsi ogni ferita +come diam luogo a le future genti. + +Vedransi allor questi intelletti foschi +in tenebre sepolti, e 'l nostro onore +vivera chiaro e eterno in ogni parte. + +E si vedra che non i fiumi Toschi, +ma 'l ciel, l'arte, lo studio e 'l santo amore, +dan spirto e vita ai nomi e a le carte. + + + +29. -- Dello stesso + +Donna, il cui grazioso e altero aspetto +e 'l parlar pien d'angelica armonia, +scorgon qual alma presso a lor s'invia +a contemplar il ben de l'intelletto; + +deh, cosi amor non mai m'ingombri 'l petto +d'umil disir, ne mai di gelosia +gustiate 'l tosco: e sempre intenta sia +a l'interna beltate il vostro affetto. + +Date, vi prego a me vera novella +de l'alma mia che del mio cor uscita, +voi seguendo, e venuta a farsi bella: + +che se da voi la misera e sbandita, +ella senza voi stando e io senz'ella, +non ritrovo al mio scampo alcuna aita. + + +30. -- Dello stesso + +Quai d'eloquenza fien si chiari fiumi +luce che d'alto ardor mio core incendi, +ch'aguagli tua virtu? Se la 've splendi +a superno desio l'anime impiumi? + +Come dinanzi a Borea nebbie e fumi, +cosi di la, dove tu i raggi stendi, +fugge ogni vil pensier, si ch'a noi rendi +a vita in terra de i celesti numi. + +E poi ch'a me non son tuoi lumi scarsi +di quel splendor, che da l'eterno regno +in te disceso, tu fra noi comparti; + +di quel ch'ho dentro e fuor non puo mostrarsi, +faranno al mondo manifesto segno +l'amarti, il celebrarti e l'onorarti. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Fiamma gentil che da gl'interni lumi_.] + + + +31. -- Di Benedetto Varchi + +Quando doveva, ohime, l'arco e la face, +l'una spenta del tutto e l'altro stanco, +a questo ardito e tormentoso fianco +per suo gran danno e mio, troppo vivace, + +non breve tregua pur, ma eterna pace +donar, poi che nel lato destro e manco +per le nevi del capo omai vien bianco +il crin fatto d'argento, che si spiace; + +piu che mai fresco e piu che mai cocente, +mi saetta lo stral, m'accende il foco +di tal ferite e cosi caldo ardore, + +ch'ogni salute a mio soccorso e poco: +anzi cresce la piaga e fa maggiore +incendio, ch'al suo mal l'alma consente. + + +32. -- Dello stesso + +Donna, che di bellezza e di virtude +e d'ogni alto valor gran tempo in cima, +sola fra tutte l'altre non che prima, +piovete ne' miglior senno e salute; + +ben so ch'a dir di voi sarebber mute +le lingue tutte: e qual prosa ne rima +poria cose aguagliar, che poscia o prima +non furon mai, ne saran mai vedute? + +Tacciomi dunque fuor gelato e fioco, +per tema di scemar si chiare lodi, +ma dentro infino al ciel notte e di grido: + +ringraziando le stelle, il tempo e 'l loco, +gli sguardi, gli atti, le parole e i modi, +che mi donaro a cor gentile e fido. + + + +33. -- Dello stesso + +Io non miro giammai cosa nessuna, +o in terra, o in ciel, ov'io non veggia quella, +ch'amor in sorte e mia benigna stella, +da le fasce mi diero e da la cuna. + +Ogni nube m'assembra e sole e luna +la mia donna gentil piu d'altra bella; +monte o valle non veggio, o poggio, ov'ella +per lo mio ben non sia, ch'e nel mondo una. + +L'erbe, gli alberi, i fior, le frondi, i sassi, +mi rappresentan sempre, e l'onde, e l'ora, +quel viso dopo il qual nulla mi piacque. + +U' gli occhi giro, ovunque movo i passi, +nulla non scorgo, o penso, o sento fuora +di lei, che per bearmi in terra nacque. + + +34. -- Dello stesso + +Se di cosi selvaggio e cosi duro +legno si aspro frutto, ohime, v'aggrada: +chi fia ch'unqua vi miri e poscia vada +di non sempre penar, Donna, securo? + +Bench'io, poi ch'ognor piu m'inaspro e induro +del duol, cui lungo a voi fo larga strada +de la mia pena sola, non pur rada +fra quante sono al mondo e quante furo, + +dovrei trovar pieta, ch'asprezza eguale +o piu selvaggia e solitaria vita, +non senti mai e visse alcun mortale. + +Fera legge d'amor, sperar aita +del dolor che n'ancide, e del suo male +pascer l'alma, via piu che saggia, ardita. + + + +35. -- Dello stesso + +Pur non sentir la turba iniqua e fella +cosi larga al mal dir, come al ben parca, +da lei, che nel mio cuor siede monarca, +non men cortese che leggiadra e bella; + +non mio voler seguendo ma mia stella, +parto col corpo sol, che l'alma scarca +de la soma mortal meco non varca, +ma riman seco obediente ancella. + +E se quel, che fra me tacito e solo +cantando vo' con piu di mille insieme, +per la Garza, e Forcella, e Tavaiano, + +udisse pur un di l'invido stuolo +ben morria di dolor veggendo vano +tornar l'empio ardir suo, ch'indarno freme. + + +36. -- Dello stesso + +Se da i bassi pensier talor m'involo +e me medesmo in me stesso ritorno; +s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno, +sopra l'ali d'amor poggiando volo: + +quest'e sol don di voi, Tullia, al cui solo +lume mi specchio e quanto posso adorno +la 've sempre con voi lieto soggiorno, +da santo e bel disio levato a volo. + +E se quel che entro 'l cor ragiono e scrivo, +del vostro alto valor Donna gentile, +ch'avete quanto puo bramarsi a pieno + +ridir potessi, o beato, anzi Divo +me, per me proprio tutto oscuro e vile +se non quant'ho da voi pregio e sereno. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Quel che mondo d'invidia empie e +di duolo_.] + + + +37. -- Dello stesso + +Ninfa, di cui per boschi, o fonti, o prati, +non vide mai piu bella alcun pastore +ver di Diana e de le Muse onore, +cui piu inchinano sempre i piu pregiati: + +cosi siano a Damon men feri i fati +ne gli renda mai Filli il dato core; +e ella arda per lui di santo amore +piu ch'altri fosser mai lieti e beati: + +com'alma esser non puo si cruda e vile, +la quale essendo veramente amata +non ami un cor gentil gia presso a morte. + +Dunque s'a dotto no, ma fido stile +credi, ama e non dubbiar, che ben pagata +sara d'alta merce tua dolce sorte. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Se 'l ciel sempre sereno e verdi i +prati_.] + + +38. -- Di Giulio Camillo + +Tullia gentile, a le cui tempie intorno +verdeggia avvolta l'onorata fronde, +e la cui voce a l'armonia risponde +di chi fa in Elicon dolce soggiorno; + +qualora a voi fo col pensier ritorno +e ritrovo sentenze si profonde +in si leggiadro stil, si mi confonde +novello orror, ch'in me piu non soggiorno. + +Vostra Musa di me cantando canta +d'uno sterpo silvestro, a cui nemica +stata e natura e 'l ciel, e io no 'l celo. + +Ben e la vostra fortunata pianta, +che lieto il Re de' fiumi la nutrica, +e la rinforza il gran Signor di Delo. + + + +39. -- Dello stesso + +Poi ch'a la vostra tanto alma beltade, +onde pregiata d'onorate e rare +spoglie di tante elette anime chiare +n'andate altero specchio ad ogni etade; + +piace ch'io ancor per le medesme strade +seguir vostre amorose insegne impare; +non siano almen vostre alme luci avare +di quel raggio, ond'io scorgo ogni bontade. + +E nel bel petto vostro Amor ispiri +pieta e mercede al mio dolore eguale, +e a gli ardenti intensi miei disiri; + +poi se le aggrada il mio destin fatale, +versi in me pur ognor doglie e martiri, +che dolce mi fia sempre ogni altro male. + + +40. -- Dello stesso + +Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno, +quando l'eterno e gran re de le stelle +fece, per fare il fior de l'altre belle, +di voi, Tullia divina, il mondo adorno. + +Le grazie tutte e le virtuti intorno +vi fur quasi devote e fide ancelle, +e 'l ciel lasciaro per seguitarvi quelle +in questo nostro umil, basso soggiorno; + +pero ripiena di celeste ardore, +di gloria accesa e colma di mercede; +vaga di bello e di perpetuo amore: + +di grazia albergo e di bellezza erede, +sola fra noi vivete in dolce amore, +del ben del Ciel facendo in terra fede. + + + +41. -- Del Cardinale Ippolito De' Medici + +Anima bella, che nel bel tuo lume +divino interno ti rivolgi e giri, +e indi in voce dolcemente spiri +il suon ch'avanza ogni mortal costume; + +onde la mia poi d'amorose piume +coverta avien che al ciel volando aspiri, +e nel tuo chiaro raggio aperto miri +com'amor sani, ancida, arda e consume; + +deh! se l'alta bellezza e 'l dolce canto +ond'in te stessa sol beata sei: +e s'amor punto mai ti piacque o piace: + +prego volgendo in me 'l bel viso santo, +al lungo penar mio dia qualche pace, +e qualche tregua a gli aspri dolor miei + + +42. -- Dello stesso + +Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, +e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, +e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti +co 'l riso, ond'io m'incendo e mi scoloro, + +son le cagion che per voi vivo e moro, +piango e m'adiro e fo restar contenti +gli spirti afflitti in mezzo i miei lamenti, +e mi par dolce il grave aspro martoro; + +non voi si bella, io non cosi bramoso; +voi non si dura, io non si frale almeno +fossi; non voi d'amor rubella, io servo; + +ch'io sperarei nel stato mio gioioso +goder un giorno almen lieto e sereno, +piegando alquanto il core empio e protervo. + + + +43. -- Di Bernardo Molza + +Spirto gentil, che riccamente adorno +de i piu pregiati e cari don del cielo, +cortesemente nel corporeo velo +con tue virtuti fai lieto soggiorno; + +deh! s'amor sempre a te faccia ritorno, +di nove spoglie ornando, al caldo e al gelo, +d'uomini e Dei il tuo onorato stelo, +e cresca il valor tuo di giorno in giorno; + +fa che 'l nobile tuo chiaro intelletto, +sempre guardando a la piu bella parte +di se, giammai non si rivolga a terra. + +Ch'allor vedrai come natura ed arte, +soavemente in te rinchiude e serra +d'ogni bell'opra il seme e 'l bel perfetto. + + +44. -- Dello stesso + +Se 'l pensier mio, ov'altamente amore, +Tullia gentil, vostra sembianza impresse, +tutto altamente in se voi tutta espresse +dal piacer vinto, che mi strinse il core; + +e tutta or vi risembra e a tutte l'ore, +trasformando pur sempre in quelle stesse +virtu, grazia e belta, che vi concesse +Dio, ch'in voi tutto intese a farsi onore: + +non dovete voi dir ch'io sia deforme, +ch'io son quello che son fatto voi +bello, e non questa rozza e fragil scorza. + +E spero ancor, seguendo ognor vostr'orme, +essere appresso Dio 'l secondo poi, +se 'l bello a trarre il bello sempre ha forza. + + + +45. -- Di Ercole Bentivoglio + +Poi che lasciando i sette colli e l'acque +del Tebro oscure e le campagne meste, +d'illustrar queste piagge e premer queste +rive del Po col pie Tullia vi piacque; + +ogni basso pensier spento in noi giacque, +e un dolce foco, e un bel disio celeste, +quel primo di ch'a noi gli occhi volgeste, +ne le nostre alme alteramente nacque. + +Fortunate sorelle di Fetonte, +ch'udir potranno a le lor ombre liete, +i dotti accenti che vi ispira Euterpe! + +Potess'io pur con rime ornate e pronte +com'e 'l disio, dir le virtu ch'avete! +Ma troppo a terra il mio stil basso serpe. + + +46. -- Dello stesso + +Vaghe sorelle, che di treccie bionde +orno natura e di fattezze conte; +poi la pieta del misero Fetonte +vi volse in duri tronchi e 'n verdi fronde; + +or sotto l'ombre tremule e gioconde +vostre sedendo, fo palesi e conte +le gran belta de la celeste fronte +di Tullia mia, cantando a l'aure e a l'onde. + +Cosi gia sotto i vostri ombrosi rami +canto d'Onfale sua gli occhi e le chiome +il vincitor de' piu superbi mostri. + +'priego il ciel, che si v'esalti e v'ami, +ch'eterno sia con voi sempre il bel nome +di Tullia scritto in tutti i tronchi vostri. + + + +47. -- Di Filippo Strozzi + +Alma gentile, ove ogni studio pose +natura in darvi a pieno ogni eccellenza, +e fece il ciel quasi restarne senza +per dar a voi quel bel, ch'a ogni altra ascose; + +voi fra leggiadre donne e gloriose +elesse sola; e per esperienza +si vede altera andarne oggi Fiorenza +de le belle opre vostre alte e famose. + +Ma non solo Arno oggi vi loda e canta, +ma dove ancora l'inesperto auriga +cadde, di voi terra memoria eterna. + +Il Tever lascio, che tenera pianta +vi nutri, dolce essendo ogni fatiga +a chi co 'l spirto e 'l core in voi s'interna + + +48. -- Dello stesso + +Uscendo 'l spirto mio per seguir voi, +Donna gentile, in voi vera pietade +spinse l'anima vostra a le contrade +ond'egli uscio, con che vivessi io poi; + +tal che 'l splendor, che dite uscir tra noi +di me, e propria vostra qualitade, +concessavi da l'alta e gran bontade, +per sembianza de i chiari raggi suoi. + +Dove scorger si puote un dolce inganno +veggendovi in me vaga di voi stessa, +ne v'accorgete ch'io v'appago a punto + +Che se mi vi toglieste allora il danno +mortal mio vedreste, e fora espressa +la colpa vostra, send'io a morte giunto. + + + +49. -- Di Alessandro Arrighi + +L'aspetto sacro e la bellezza rara, +eguale a cui non ebbe il mondo ancora; +il folgorar de gli occhi ch'innamora +il mondo tutto, e quasi sol lo schiara; + +il parlar saggio, onde la via s'impara +di gir al chiaro e uscir dal fosco fora; +e l'alto sangue, lo cui ammira e onora +chiunque adorno e piu di stirpe chiara; + +i bei costumi, e 'l portamento adorno; +e col dolce cantare il dolce suono +che fan di marmo una persona viva, + +fur le cagioni o donna, ch'in quel giorno +stetti a mirare il bello, a udire il buono, +in guisa d'uom che pensi, parli e scriva. + + +50. -- Dello stesso + +Come di dolce piu che d'agro parte, +Donna mi feste il di, ch 'l colpo caro +di voi impiagommi, onde si ardente e chiaro +foco poscia avampommi a parte a parte, + +cosi men d'agro, che di dolce parte +da me per guiderdon del dono raro; +e giunge a voi per addolcir l'amaro +vostro languir del tutto non che 'n parte; + +il foco ch'io dovrei mandarvi ancora +per render merce pari al degno merlo, +meco si sta, ne vuol partirsi un'ora. + +Selva chiusa non e, ne campo aperto, +ne giardin culto, o poggio aspro o deserto, +che non sappian com'ei m'arde e divora. + + + +51. -- Dello stesso + +S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi, +Donna, ch'io tanto pregio, ed e ben degno; +s'il dissi che mai sempre ira e disdegno +portiate in seno, e sol me stesso annoi; + +s'il dissi che 'l mortale eterno muoi +di me non mai giungendo al santo regno; +s'il dissi sia d'amor prigione e segno +de l'acuto suo strale, e preda, poi. + +Ma s'io nol dissi chi si dolce aprio +a me lo cor chiudendovi entro i raggi, +non mai rivolga altronde il lume chiaro. + +Io no 'l dissi giammai, ne dir disio: +vinca 'l ver dunque, e 'l falso a terra caggi, +e 'n dolce amor ritorni l'odio amaro. + + +52. -- Dello stesso + +S'un medesimo stral duo petti aprio: +s'arse due cor d'amor un foco santo: +se nascendo 'l piacer mori cotanto +martir, che l'uno e l'altro gia sentio, + +Donna, e s'insomma nudri ambo un disio, +ond'e ch'in me del dir vostro altrettanto +non rivolgete si, ch'io mi dia vanto +d'esser d'uom fatto un'immortale Dio? + +Forse si come sempre ebbi nimica +la stella a i miei disir, cosi avien ora +ch'io non goda e non sorti una tale brama. + +O pur ch'ad alma si saggia e pudica +parlar di me basso suggetto fora: +come che sia il bel vostro a se mi chiama. + + + +53. -- Di Benedetto Arrighi + +Voi che volgete il vostro alto disio +a la chiara virtu, donde si coglie +quelle onorate, sacre, sante spoglie, +di che va altera e Calliope e Clio; + +voi che schernite al tempo quell'oblio, +che la fama immortale al nome toglie, +colpa e vergogna de l'umane voglie, +che non son come voi rivolte a Dio; + +voi sol vi sete fabricato un tempio +di glorie tal, che gli onori e trofei +non pon lasciar di lui piu chiaro esempio; + +deh! cosi potess'io com'io vorrei +le virtuti cantar, ch'in voi contemplo +memoria eterna a gli uomini e a li Dei. + + +54. -- Dello stesso + +Alma gentile che gia foste al paro +de l'alta e gran colonna, oggi si mostra +in voi tutto l'onor de l'eta nostra; +in voi lo stil piu che 'l suo dolce e caro; + +al vostro stil, dov'io ch'al mondo imparo +a riverir la chiara virtu vostra, +ch'oggi solinga l'universo giostra +non trovando di lei pregio piu chiaro; + +si come un picciol lume alta chiarezza +vince, cosi con vostre lodi sole +lei vincete in virtute e in bellezza; + +l'alto motor come 'l ciel ornar vole +la terra, piacque a sua reale altezza +far Vittoria una Luna e Tullia un Sole. + +[V. 14 Vittoria Colonna.] + + + +55. -- Di Lattanzio De' Benucci + +Se per lodarvi e dir quanto s'onora +di voi natura e 'l ciel, Tullia gentile, +fosse eguale al soggetto in me lo stile, +e 'l saper pari a l'alta voglia ancora; + +forse non tanto il secol nostro indora +vostra virtute, e non dal Gange al Tile +fate voi co' i begli occhi eterno aprile, +quant'io n'avrei grazie e favori ognora. + +Non puo ingegno mortal tante divine + virtu ritrar; ne puo basso disio +scolpir parti si eccelse e pellegrine, + +che 'n voi il valor del vago petto e pio +avanza ogni pensier, passa ogni fine, +non che l'aguagli altrui parlare, o mio. + + +56. -- Dello stesso + +O fiumicel se 'l piu cocente ardore +estivo il lento tuo correr affrena, +e la tua profonda umile arena +incende e fa restar priva d'umore; + +ecco a le rive tue novo splendore +che l'aer d'ogni intorno rasserena: +di colei, che cantando in dolce vena +a le nove sorelle aggiunge onore. + +Onde il vecchio Arno ormai d'invidia pieno +lascia l'usato corso e a te rivolto, +quivi perde le chiare e lucid'onde; + +godi, or che vedi entro il tuo ricco seno +la imagin bella del leggiadro volto: +e Tullia odi sonar ambe le sponde. + + + +57. -- Dello stesso + +Deh, non volgete altrove il dotto stile +altera donna, ch'a voi stessa, poi +che scorge il mondo esser accolto in voi +quant'ha del pellegrino e del gentile. + +Appo questo suggetto incolto e vile +divien qual piu pregiato oggi e tra noi; +e co 'l splender de' vivi raggi suoi +chiaro si mostra ognor da Battro a Tile. + +Voi dunque di voi sola alzare il nome +dovete, poi ch'a si pregiato segno +giunger non puote il piu purgato inchiostro. + +Quindi vedrassi apertamente come +non e di lode altri di voi piu degno, +ne stil che giunga al dolce cantar vostro. + + +58. -- Di Latino Giovenale + +Vide gia la famosa antica etade +nel palazzo reale alto di Roma +donna empia si, che fe' del carro soma +al padre anciso, e spense ogni pietade. + +Vede or donna real di tal beltade +la nostra, e Roma, e da colei si noma; +che chi mira i begli occhi e l'aurea chioma +di piacer, d'amor empie e d'umiltade. + +Questa sol per mio ben, per mio sostegno +al mio imperfetto, a la fortuna avversa +diede natura, e 'l ciel cortese e largo. + +O gloria de le donne, o ricco pegno +d'onor, d'ogni virtu ch'oggi e dispersa: +deh! perche non ho io gli occhi ch'ebbe Argo? + + + +59. -- Di Ludovico Martelli + +Voi, che lieti pascete ad Arno intorno +il vostro gregge fra leggiadri fiori, +godete, poi che da i superni cori +discesa e Tullia a far con voi soggiorno + +sforzisi ognun co 'l crin d'alloro adorno +gli altari empir de i piu soavi odori; +che per costei vostri tanti alti onori +faranno ancor a voi degno ritorno. + +Quest'e la vaga pastorella, ch'ebbe +fra i piu degni pastor del Tebro il vanto; +del cui partir restar si afflitti e mesti; + +e poi che per voi sol non le rincrebbe +lasciar le rive ove fu in pregio tanto, +siate a cantarla e a riverirla presti. + + +60. -- Di Simone Dalla Volta + +Tullia, mostro (?), miracolo, Sibilla, +di cui si maraviglia il mondo e gode: +mar di saver, che non ha fondo o prode, +e mena l'onda sua lieta e tranquilla. + +Da cui si dolce umor, si chiaro stilla +di virtu vera ch'oggi rado s'ode: +cui non guasta fortuna, o 'l tempo rode; +men che quelle di Saffo e di Camilla. + +Ma che dico io? Il vostro alto valore +non si puo comparare a cosa alcuna: +perche non che 'l poter, passa il disio. + +Chi vuol vivo vedere in terra amore, +divin, pien di virtu, miri quest'una, +vera amica de gli angioli e di Dio. + + + +61. -- Di Camillo Da Monte Varchi + +Mosso da l'alta vostra chiara fama, +di cui per tutto il mondo il grido suona, +vengo cantarvi anch'io Tullia Aragona, +cui chi piu sa, piu sempre ammira e ama. + +E s'adempir potessi ardente brama +di salir l'alto monte d'Elicona, +qual voi n'arrecherei degna corona, +ch'al ciel vi porta, che vi aspetta e chiama. + +Or voi piu d'altra saggia e piu gentile, +degnate di pigliar quanto vi porge +un ch'a voi consacrato ha ingegno e stile. + +Ben so, vostra merce, ch'altera e vile +alma tanto non e, che quando scorge +d'essere amata non divenga umile. + + +62. -- Di Claudio Tolomei + +Quando la Tullia mia che vien dal cielo, +che d'altronde non puo si bella cosa, +umilemente altera e disdegnosa, +toglie al mondo 'l suo sol con un bel velo; + +allora agghiaccia 'l fuoco ed arde 'l gelo, +e Amor tremando l'armi in terra posa, +vertu si fugge e cortesia sta ascosa, +e spegnesi ogni ardente onesto zelo. + +Ma s'avvien poi che a le tranquille ciglia +ridendo levi il velo, allor piu incende +il foco e 'l ghiaccio e freddo in ogni parte; + +virtu ritorna e Amor l'armi riprende +ch'ella governa, e non e meraviglia +cio che puo far 'l ciel, natura ed arte. + +[Sta nel: _Libro quarto delle rime di diversi eccellentissimi autori +nella lingua volgare nuovamente raccolte_. In Bologna, presso +A. Ciccarelli 1551, pag. 217.] + + + +63. -- Di Antonio Grazzini (_Lasca_) + +Se 'l vostro alto valor, Donna gentile, +esser lodato pur dovesse in parte, +uopo sarebbe al fin vergar le carte +col vostro altero e glorioso stile. + +Dunque voi sola a voi stessa simile, +a cui s'inchina la natura e l'arte, +fate di voi cantando in ogni parte +Tullia, Tullia, suonar da Gange a Tile. + +Si vedrem poi di gioia e maraviglia +e di gloria e d'onore il mondo pieno, +drizzare al vostro nome altare e tempi; + +cosa che mai con l'ardenti sue ciglia +non vide il sol rotando il ciel sereno, +o ne' gli antichi o ne' moderni tempi. + + +64. -- Di Nicolo Martelli + +Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino +d'eloquenza immortale alta e profonda, +la vostra al nome egual gli vien seconda +Tullia di sangue illustre e pellegrino; + +il cui spirto reale almo e divino, +sovra l'uso mortal di grazie abonda, +in guisa tal che l'onorata sponda +De l'Arbia, infino al ciel tocca il confino. + +E 'l bel chiaro Arno ora di voi s'onora, +l'antico fuor traendo umido crine, +forma con l'acque in suon cotai parole: + +qual luce e questa o belta senza fine, +che col sommo valor le rive infiora +al gel, come d'april nel mezzo il sole? + + + +65. -- Di Ugolino Martelli + +Se bella voi cosi le Grazie fero, +che pari al mondo non fu mai ne fia; +e se le muse con pieta natia +il dolcissimo latte ancor vi diero: + +qual piena voce e qual giudicio intero, +il valor giunto a somma leggiadria, +e scorgere e cantar si ben potria, +ch'almen di lungo ne apparisse il vero? + +Questi che vostri sono alteri onori, +e fanno altrui veracemente adorno, +scemar non puo fortuna aspra e nimica. + +E questa spero che di giorno in giorno +averete con doti assai maggiori, +di fosca e trista, omai lieta e aprica. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Piu volte, Ugolin mio, mossi il +pensiero _.] + + +66. -- Dello stesso + +Se lodando di voi quel che palese +di fuor si mostra a le piu strane genti, +rare bellezze e disusati accenti, +degne parole a cio mi son contese: + +com' esser vi potra larga e cortese +la lingua a dir, che non tema o paventi +di tante ascoste in voi virtuti ardenti, +Tullia, ch'amor divino al cor v'accese? + +Bonta, senno, valor e cortesia, +con l'altre mille insieme in voi cosparte, +rozzamente contar forse potria; + +ma come rara e eccellente sia +ciascuna d'esse in voi, con mille carte +Mantova e Smirna a dir non basteria. + +[V. 11. _Rozzamente cantar forse patria_.] + + + +67. -- Di Simone Porzio + +Or qual penna d'ingegno m'assecura +di poter appressarmi al gran valore +di quella che di pregio alto e d'onore, +ornarmi con sue rime ha tanta cura? + +La debil pianta, mia da se non dura, +e se prende crescendo alcun vigore, +nutrita e dal fecondo vostro umore, +che tal frutto non vien d'altra coltura. + +Ma se di quella vostra le semente +sempre mi trovo al petto, ne piu spero +sentir d'essa giammai cosa piu degna, + +scorgete adunque col giudicio interno +che tutte l'altre voghe in me son spente, +e vive quel ch'amor di voi m'insegna. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Porzio gentile a cui l'alma natura_.] + + + + +LE AMOROSE EGLOGHE DEL MUZIO GIUSTINOPOLITANO +ALLA SIGNORA TULLIA D'ARAGONA + + +I. +MOPSO + +Mopso, _solo_. + + +Canti chi vuol le sanguinose imprese +del fiero Marte, e d'onorati allori +cinto le tempie a suon di chiara tromba +desti i bianchi destrier, ch'in Campidoglio +han da condur i purpurei trionfi; +a me, cui 'l ciel non die si altero spirto, +basta parlar tra le fontane e i boschi +de gli onori di Pan; e che la fronte +m'ornin le Ninfe d'edere e di mirti, +mentre ch'al suon de le incerate canne +fo risonar quella virtu che move +dal vivo ardor de i lor splendenti lumi. + +E or dara al mio dir ampio suggetto +l'amor del pastor Mopso; di quel Mopso +lo qual sacrato ha infin da i teneri anni +i sensi e l'alma al tempio di Parnaso. + +Il buon pastor, cercando le pendici +de i santi gioghi, ha con novella cura +novo oggetto trovato ai suoi pensieri; +nova materia ha data a le sue rime: +che l'interno splendore e 'l chiaro viso +de la bella Tirrenia il petto ingombro +gli ha si del suo piacer, che la sua lingua +d'altro non sa parlar, ne puo, ne vuole +che di lei, ch'or gli siede in mezzo l'alma. +Ei non potendo un di 'l soverchio ardore +chiuder dentro al suo cor, in tali accenti +la strada aperse a la vivace fiamma. + +MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza +avanzi i piu bei fior di primavera, +morbida piu che tenera vitella, +ch'ancor non ha gustato erba ne fonte; +e delicata piu ch'i bianchi velli +di non tonduto pargoletto agnello; +e piu schiva d'amor e piu fugace +ch'innanzi a cacciator timida cerva: +odi, bella Tirrenia: a queste ombrette +meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta. + +Era ne la stagion ch'i verdi prati +d'ogni intorno fiorian; fiorian le rose, +e cantavan gli augei tra i novi fiori, +quando prima ti vidi; e come prima +ti vidi, cosi ratto al cor mi corse, +mosso da la virtu de' tuoi bei lumi, +con gelato timor caldo disio. +Da quel di innanzi entro 'l mio petto chiuso +ho continuo portato il foco e 'l ghiaccio. +E gia due volte le campagne aperte +visto han d'intorno biondeggiar le spighe: +e due volte han veduto i salci e gli olmi +le non lor uve su per li lor rami +quai d'oro divenir, e quai vermiglie: +e tu nel duro cor, ghiaccio ne foco +crudel non senti, e non senti pietade. + +Sappi, ninfa gentil, che dal suo giro +Venere bella per ciascuna parte +rimira aperte l'opre de' mortali; +e qual pastor, qual satiro e qual ninfa, +contra chi l'ama e disdegnosa e schiva, +la santa Dea ne sente altero sdegno, +e dimostrar ne suole agre vendette, +arder facendo i lor gelati cori +d'amor di tal, che gli disprezza e fugge. +Che doglia, che tormento, alma mia cara, +credi che sia l'amar chi te non prezza? +O tolga Dio, ch'in cosi amaro stato +i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi: +non voler contra te l'ira de' Dei +mover si leggiermente: ama chi t'ama. +Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali +va cantando di te mattina e sera; +e va segnando intorno i sassi e i tronchi +del nome tuo per farti eterna e chiara. +Ama 'l tuo Mopso, il qual e giorno e notte, +o vegghi, o dorma, di te pensa e sogna: +te rimira, te cerca e te disia. +Braman le pecchie gli odorati fiori: +le molli gregge i rugiadosi paschi; +brama 'l cervo assetato i chiari fonti; +e te, Tirrenia, l'infiammato Mopso. + +Mostra, ninfa gentil, il bel sereno +de la lucida tua tranquilla fronte; +de la cui vista l'aere e 'l ciel d'intorno +d'ogni parte s'allegra e si rischiara. + +Rivolgi a me i begli occhi: o occhi belli, +occhi leggiadri, occhi amorosi e cari; +piu che le stelle belli e piu che 'l sole: +e a me cari piu che armenti e gregge: +piu che la vita cari e piu che l'alma. +Occhi miei belli e cari, il chiaro lume +volgete a me benigni: e non vi annoi, +ch'arda del vostro ardor: e non v'incresca +mirar talor com'io mi struggo e ardo. +Oh ti fosse, Tirrenia, un giorno a grado +di fermar cosi presso e cosi fisso +que' tuoi begli occhi dentr'a gli occhi miei, +ch'ogniun di noi facendo a l'altro specchio, +con gli occhi suoi vedesse ne gli altri occhi +il suo stesso ritratto e l'alma altrui. + +Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi +il chiaro viso e le polite guance, +le molli guance ad ogni aura tremanti, +che fan tremar in me l'anima e i sensi +di diletto, di voglia e di dolcezza. + +Ma qual'e quel diletto e quella voglia? +Qual la dolcezza che sentir mi face +il veder e l'udir le dolci labbra? +Quelle labbra amorose, dolci e care, +or dolcemente chiuse, or dolce aperte, +spirar per gli occhi e per l'orecchie mie +a l'alma mia dolcissimo veleno? +O misti insieme fior vermigli e bianchi: +o sparso tra be' fior soave odore: +o bramose mie labbra: o spirto ardente: +o anima mia accesa: e qual desire +tutto m'infiamma? E qual'e quel conforto +che mi promette il bel, che s'ode e vede? +Apri, Tirrenia, le rosate porte: +mostra, Tirrenia, i candidi ligustri: +spargi, Tirrenia, in graziosi accenti +l'ambrosia e 'l mel de l'amorosa lingua. +Di', Tirrenia, una volta: te solo amo, +al fedel Mopso tuo, che te sola ama. +Dillo, Tirrenia, e scopri il caro seno, +apri 'l giardin d'amor, dimostra al sole +i dolci pomi e gli odorati gigli. +Leva, Tirrenia, l'inimico velo +ch'a te'l tuo bel, a me 'l mio ben nasconde. +Invido avaro velo: avara mano, +crudo velo; man cruda e crudo core, +che tanto bene a gli occhi miei contendi. + +Ninfa crudele, e perche con tant'arte +si fieramente a' miei desir contrasti? +Ninfa crudele infin a gli occhi miei, +a gli occhi miei, crudele, hai posto 'l freno. +Deh, leva 'l velo omai, levane i nodi; +leva la crudelta del natio petto: +lascia andar gli occhi vaghi al lor diporto +tra i diletti di Flora e di Pomona, +la ve vaga belta, bella vaghezza +movon d'intorno le purpuree penne, +e fan festa ad Amor, che la sua fede +ha locata tra 'l bel de i cari pomi. +Man bella, cara man disciogli il laccio, +allarga il velo, o mano: a la man mia +sii cortese man cara: a la mia sete +porgi alcun refrigerio poi ch'invano +prego 'l petto crudel, e 'nvano aspiro +a la belta de le purpuree gote, +invano al bel de le rosate labbra. + +Ninfa bella e crudele, in cui combatte +bellezza e crudelta, come non hai +qualche pieta di me? Le selve e gli antri +piangono al pianto mio; meco si lagna +eco non men del mio che del suo duolo: +e sovente gli augei su per li rami +muti si fanno a le mie doglie intenti: +e le gregge rivolte a i miei sospiri, +i paschi e i fonti mandano in oblio. +E tu sola se' nuda di pietade. + +Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia +raccogli quel, che con le braccia aperte +disioso t'aspetta; e nel tuo grembo +ricevi lieta l'infocato amante; +stringi 'l bramoso amante, e strette aggiungi +le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto +suggi de l'alma amata, e del tuo spirto +il vivo fiore ispira a le sue brame. +Giungansi insieme gli amorosi petti: +premer si sentan le vezzose poppe, +le belle poppe delicate e sode, +dal petto ad amor sacro e sacro a Febo, +non si ritengan piu celate o chiuse; +le belle membra tue morbide e bianche +piu che 'l cacio novello e piu che 'l latte, +ad amor le consacra: e al tuo amante +qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, +con lui cogli d'amore i dolci frutti. + + + +II. + +IL SOLE + +Mopso, solo. + +Gia fiammeggiava presso a l'aurea Aurora +il pianeta maggior nell'oriente, +inargentando i nuviletti d'oro: +quand'io, ch'avea col fischio e con la verga +scorta mia greggia a i rugiadosi paschi, +posto a seder sott'una antica quercia, +notava intento il dilettevol suono, +che d'intorno facean le pecorelle +tondendo il verde de l'erboso suolo. +Ed ecco l'armonia d'una zampogna +sonar non lunge. Io da le dolci note +tratto, e lasciando il mio maggior pensiero, +in pie risorto, cheto, passo passo, +ver la mi mossi, e vidi a pie d'un faggio +sedersi un solo. E quanto gli occhi miei +scorger potero in quella incerta luce +mi parve Mopso; Mopso a cui le selve +son testimonie quanto a l'alme Muse, +e quanto ei sia ad Amor fedele amico. +E quale in pria mi parve, tal la voce +e 'l chiaro giorno poi mostrolmi aperto. +Quivi vago d'udir suoi dolci accenti +dietro una macchia stretto mi raccolsi. +E egli omai spuntando il primo raggio +del novo giorno, al dir la lingua mosse, +accompagnando il suon con tai parole: + +MOPSO. Sorgi omai chiaro sole, e 'l ciel aprendo +l'aer rischiara; e 'l mare intorno imbianca; +la terra alluma; e 'l desiato giorno +riporta a gli animali e ai pastori. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Se non hai sole e se colei non ave +cosa simil, ben posso dir di voi, +che tu se' a lei, ed ella a te simile. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Solo se' sol, ch'in tutti gli alti giri +lume non e ch'al tuo lume s'aguagli, +ne lassu fuoco v'ha che t'assimigli. +E sola e sol in acque, in selve e in monti: +la bella ninfa mia, ch'e cosi sola, +che belta non si mira a lei sembiante. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Quando cinto di raggi il capo biondo +a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno +la cieca notte da l'ombrosa terra: +e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi +le solitarie fiere, i vaghi augelli, +e con gli armenti, pecore e bifolchi. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E quando 'l lampeggiar del divo lume +a me si scopre, del mio tristo core +si scuote intorno il tenebroso velo: +gioiscon gli occhi miei: l'anima mia +tutta s'allegra e seco i miei pensieri; +e meco gode il mio cornuto armento. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Poi come le montagne d'occidente +ingombran la tua luce, e tu t'invii +al tuo riposo la nei bassi liti, +la fosca notte entro a l'oscuro manto +involve 'l cielo, e involve gli animali, +tenendo il mondo in tenebre sepolto. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E come del mio sol l'amata vista +da me si parte, al dipartir di lei +a me in un punto ogni mia luce e tolta. +Il giorno mio sen va verso l'occaso +e son sepolti in tenebrosa notte +i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Da che tolta e dal ciel tua ardente fiamma, +perche 'l superno chiostro intorno splenda +di mille ardori, non pero ritorna +il giorno al mondo infin che non ritorni +tu, la cui luce ogni altra luce asconde. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E da ch'io de' begli occhi ho gli occhi privi +perche da mille belle e vaghe ninfe +cinto mi vegga, non pero s'aggiorna +dentro al mio cor fin che colei non riede, +il cui bel lume ogni altro lume adombra. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Qualor avvien ch'a la tua accesa face +occhio mortal s'arrischi alzar i rai +per ritrar forse l'alma tua figura, +la soverchia virtu del tuo splendore +si l'abbarbaglia, che smarrito e vinto +ad ogni aspetto uman si trova infermo. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E io qualor a la mia ardente lampa +mi riprovo d'alzar gli occhi e la mente, +per farne poi ne i tronchi alcun disegno, +il divo onor del rilucente oggetto +si mi confonde, che perduti i sensi +non sento quel, che di me stesso io senta. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Poi quando piu 'l tuo lume s'avvicina +al mondo nostro, occhio del mondo eterno, +e piu drizzi i tuoi raggi sopra noi, +arde la terra, e arde ogni vivente; +e de la sete per colli e per piani +mancar si veggon gli alberi e l'erbette. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E quando a me 'l mio amato sol s'appressa +(il sol ch'e solo il sol de la mia vita) +e fiammeggiando in me 'l suo lampo vibra, +arde in me 'l cor, ardon miei accesi spirti, +e 'n me s'infiamma un si caldo disire +ch'a me stesso mi sento venir manco. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Tu con la tua virtu non solo allumi, +non solo incendi quel che fuor si scorge, +ma dove umana vista non discende, +dentro passando, fai pregno il terreno +di tal semenza ch'i terrestri germi +producon d'ogni intorno e fronde e fiori, +onde si veston le campagne e i poggi. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E la virtu di lei non sol rischiara, +non sol infiamma la mortal mia scorza, +ma dove altro non passa che 'l suo sguardo, +in me varcando, in me fa tal radice +che poi germoglia in graziosa pianta, +in cui fiorendo i miei gentil concetti +fanno 'l mio col suo nome eterno adorni. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Ma che parl'io? che fo? dormo o vaneggio? +si son col core al mio bel sole intento +ch'ad alta voce ancor chiamo e richiamo, +e pur or sommi accorto ch'e tant'alto +sorto 'l sol del mio sol sola sembianza. + +Oh cosi fosse ai miei bramosi lumi +sorto il lor sol. Tornato e 'l giorno al mondo +non (lasso) a me, ch'a me non luce il sole, +non s'apre il giorno a me se non si scopre +colei, ch'e sola il sol de l'alma mia. +Oh me infelice sovra ogni vivente! +Sa l'universo, sanno gli elementi, +san le ninfe e i pastor, sanno i bifolchi, +san le fiere e gli augelli, e san le gregge +che da tornare ha il sole e 'l giorno e quando; +e sol io solo senza sole e senza +alcun lume, di giorno in cieca notte +vo brancolando: e non so quando o come +mi ritorni a veder l'amato raggio. +Ahi, lasso me dolente: or fosse almeno +la notte mia tal notte, qual'e quella +ch'al cader del suo sole al mondo sorge, +ch'in quella dolce notte in ogni verso +si posa in pace! Rive, prati e poggi +valli, monti, campagne, selve e fonti +han dolce requie, e i miseri mortali +quetan le stanche membra e ogni affanno, +ogni fatica, mandano in oblio. +Ma non e tal la mia, che cieco e solo +vo intorno errando. E non han pace o tregua +gli occhi miei, non i piedi e non la lingua; +no 'l pensir, no 'l desir, non i sospiri. +E s'alcun e che turbi l'altrui pace, +io son quel desso; che son sol colui +che col continuo suon de' miei lamenti +ho gia stancate le campagne e i colli. +Almo mio caro sol, sara giammai +ch'io ti rivegga un giorno, un giorno intero? +Un giorno che giammai non giunga a sera, +e gli occhi affisi in te quant'io vorrei? + +Ahi, lasso me: perche, perche non lice +mostrar aperto il cor? perche disdetto +m'e 'l dir ch'io t'ami, se cotanto t'amo? +Perche disdetto a te l'amar chi t'ama? + +Cotai parole, e altre sospirando +e lagrimando, il doloroso Mopso +spargeva a l'aura; e io che senza scorta +lasciata avea la greggia e tuttavia +sentia montando il sol montar il caldo, +lui lasciai pur dolersi: il dolce canto +fra me stesso membrando, e 'l petto pieno +non di minor pieta che di dolcezza. + + + +III + +IL FURORE + +Mopso, solo. + +Dive, ch'al suon de la dorata cetra +dei sacro Apollo, al glorioso fonte +fate dintorno mille dolci giri, +premendo il verde del fiorito suolo +liete alternando le vezzose piante +non senza l'armonia d'eterni versi: +quella, ch'e Donna de le Donne, e Donna +e del mio cor, o sante Donne, o Dive, +vuoi pur ch'io canti: e vuol che 'l canto s'erga +sopra ogni bosco. Adunque perche 'l canto +sia canto degno di Donna si cara +movete insieme e con voi mova Apollo: +mova tutto Elicona e si raccolga +tutto lo spirto vostro entro al mio petto. + +Oh de la mente mia lucido specchio, +alma gentil fra le belle alme bella, +in cui fiso mirando d'ora in ora, +si fan dentr'al mio cor novi concetti, +da partorir scrivendo in nove carte; +lietamente ricevi il novo frutto, +che prodotto ha 'l germoglio del tuo seme; +e mentre io fo sonar la mia zampogna +al furor del tuo Mopso porgi orecchie, +e nel furor di Mopso al furor mio. + +Salita era la notte al sommo cielo +e rilucea nel mezzo del suo cerchio +la sorella di Febo, il bianco volto +tutta splendente del fraterno lume. +Taceva il mondo, in se pe' lor vestigi +tacite si volgean l'eterne spere; +taceano i venti e 'l mar; tacea la terra +e con lei piani e colli, e monti, e valli. +Sol nel silenzio d'ogni alma vivente +non tacea Mopso: e non taceva amore +dentro al suo petto. Ei per deserte piagge +da furor trasportato, solo e vago, +errava, intorno pur con gli occhi fissi +ne la cornuta diva. E 'n quello stato +disse de l'amor suo cose si nove, +che ne suonano ancor le selve e gli antri. + +MOPSO. Dove, dicea, mi scorge or la tua luce, +candida luna, per solinghe strade? +Tirar mi sento ove per gli erti gioghi +rara di piede umano orma si scorge. +Qual novo aspetto e qual novo desire +verdeggia nel mio cor? La folta selva +de l'odorate, verdi, ombrose piante, +tutto m'empie d'orror e di diletto. +E quel dolce ruscel, che mormorando +fugge tra l'erbe e i flori, a se mi chiama. +Ma donde viene il canto? E donde il suono +che si dolce lusinga l'aere intorno? +E cosi e dolce, che simil dolcezza +non porge a me 'l belar de le mie gregge, +ne si soave e 'l suon de le mie canne. + +Or ecco la che giovinette donne +cinte le terapie di fronduti rami +fan la nova armonia; ina che vegg'io? +Non e tra lor, non e colei ia mia? +Ahi! m'e tolta la voce. Or chi l'ha scorta +di mezza notte senza fida scorta +da le rive del Po fra questi boschi? +E che fa qui l'altero giovinetto +c'ha la lira dorata e d'or le chiome +e d'ogni vello ancor le guancie ha nude: +misero: adunque? Adunque in cotal guisa? +Or dove sono? E che fo? Vegghio o dormo? +Non so ove sia: non so se vegghi o dorma. +E s'io vegghio, e ella dessa o altra? Ahi, lasso, +non conosco io la ninfa mia? La voce +piena di melodia, gli ardenti lumi, +il vago aspetto, il grazioso viso: +gli atti soavi, i movimenti alteri: +l'andar, lo star: la mano, i piedi, i panni, +far la dovrian pur conta a gli occhi miei. +E s'altro a me non la facesse conta, +si la faria quell'amoroso orrore +ch'a l'apparir di lei m'ha l'alma ingombra, +e quel desio, che qui condotto m'have, +u' condur non poteami altro desio. +Ma ch'e quel ch'odo, che da l'altre l'odo +chiamar sorella e nominar Talia? +Questo bosco di lauri e quella fonte: +le donne coronate: il bel concento: +l'aspetto piu ch'umano? Or una, e due, +tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove, +il numero conviensi... questo e 'l giogo +de l'alme Muse: e queste son le Muse. +E una n'e la mia. E la mia ninfa +dunque una Musa, o son le Muse ninfe? +O mia, come dir debbo, alma mia Diva, +con quanto amor, con quanto studio ed arte, +fra mortali discesa dentro a l'alma +m'accendesti l'ardor; presso al cui raggio +movendo i passi, a questo santo giogo +mi trovo aggiunto. O mano, amata mano, +tu mi tien, tu mi guida: o caro dono, +bramato don, cosi ne foss'io degno. +Tu con la tua sorella le mie terapie +fai verdeggiar de l'onorata fronde +perch'ogni mio pensier tutto verdeggia. + +O sacri, vivi e lucidi cristalli, +onde s'inaffian cosi rare piante, +qual radice ha sentito il vostro umore +c'ha virtu di produr pianta si ferma +che non le nuoce il piu cocente sole: +non la molesta grandine ne pioggia: +non la crolla il furor di Borea o d'Austro, +e non la tocca il folgorar di Giove? +Qual radice ha sentito il vostro umore? +Ne la sua pianta il verde eterno vive; +vivono eterni i fior, vivono i frutti: +ne muta vista per mutar stagione. +Beato, eterno umor che liete e chiare +fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori; +i' pur spengo di te mia lunga sete: +e 'n te s'attuffan mie bramose labbra. +O che veggio? O che intendo? Il cieco velo +tolt'e da gli occhi miei: m'e fatto amico +il sacro coro, amico il santo Apollo. +Pur or conosco io te fedel compagna, +fedel mia guida e mia fedel maestra; +Erato bella. Tu fin da la culla +mi fosti a lato; tu la tua sorella +fra le genti mortali in forma umana +mi scorgesti a mirar. Tu mi dimostri +com'io lei segua, cui piu sempre amando +l'alma mia piu verdeggia e piu s'infiora. + +Ma che novo desir mi punge il core +di levarmi da terra? Oh, ch'i' mi sento +mutar di fuori e farmi un bianco augello: +le man, gli omeri, il capo, il collo, il petto +tutti si veston di novelle piume; +gia comincio a cantar, gia batto l'ali.... +non mi lasciar Talia, levati a volo;.. +Erato spiega al ciel l'aurate penne... +date forza al mio ardir, che senza voi +ogni mio sforzo alfin sarebbe invano. +Gia lasciato ho 'l terreno; altero e lieve +sopra i nuvoli m'alzo e sopra i venti: +gia mi si fa minor e terra e mare. +Alma sorella del compagno e Dio +de la mia Dea benigna, a te raccogli +colui, cui la tua luce ha mostro il calle +di gir al monte ove la via s'impara, +che l'alme altrui conduce a piu bel monte. + +I' veggio aperte le dorate porte +del gran giardin, ch'i muri ha di zaffiro; +qui n'accoglie Diana; e qui n'envia +per la verdura del suo bel verziero; +qui la fiorita e verde primavera +move d'intorno, e va pascendo il verde +del santo umor de la rugiada eterna; +qui l'alma Clori e 'l suo diletto sposo +spargendo a l'aere ognor novelli odori +van dipingendo il variato suolo; +qui non arde la state e qui non sfronda +l'autunno i rami e non gli imbianca il verno; +qui vive il verde eterno; eterni rivi +di liquidi smeraldi i verdi prati +van compartendo; al mormorar de l'acque, +al soave spirar de le dolci aure, +al tremolar de i verdeggianti rami, +suonano in dolci e 'n dilettosi accenti +mille amorosi eterni rosignoli. +Qui s'odon risonar cetre e zampogne; +immortai cetre e immortai zampogne; +oh dolce vista, ed oh soavi note; +oh tra 'l veder e udir dolci pensieri; +qui, santissime Muse: qui Talia, +qui, qui sia, Diva, eterno il nostro albergo. + +Cosi diceva il forsennato Mopso: +e cosi detto, muto e sbigottito +stette buon spazio; e 'n se fatto ritorno +e raccolto lo spirto, alti sospiri +dal cor traendo, intorno al molle tronco +d'un tenero olmo tai parole scrisse: + +Udite selve, udite Dei silvestri, +odan le ninfe, oda ogni pastore. +Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco; +ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva; +veduto ho Febo e le dotte sorelle, +e Tirrenia fra loro; una di loro +e la bella Tirrenia: ella m'ha tratto +al sacro bosco, e dal bosco a la fonte, +e da la fonte al cielo: ella e colei +che m'arde 'l cor; ella e colei ch'io canto; +ella e il mio sole; ella e la mia Talia. +Ed io son Mopso. Pianta eterna vivi: +e i nomi nostri eternamente serva. + + + +IV. + +TALIA + +Mopso, solo. + +Gia risalito sopra l'orizzonte +il pianeta d'amor dal terzo cielo +fiammeggiando spargea l'aer sereno, +il tempestoso mare, il duro suolo +di chiari raggi e di virtute ardente: +e destando le selve e le campagne, +richiamava pastor, gregge e bifolchi +a le zampogne, a i paschi e a gli aratri. +Quando Mopso d'ardor l'anima acceso, +posto a seder in una erbosa riva, +al dolce mormorio di lucid'onde +in se raccolto, immobile e pensoso +si stette alquanto; indi a sue dolci note +rispondendo gli augei, le selve e l'acque, +ruppe 'l silenzio in cosi nuovi accenti, +che n'han fatto conserva i Dei silvestri, +per dar lor vita in piu ch'in una etade. + +Or qual fosse 'l suo canto, a lei che desta +ti tiene ognor a gli amorosi canti +fa che 'l ritorni a dir rozza zampogna; +e sia tale il tuo suon, che degno sia +de materia maggior che di zampogne. +MOPSO. Alme sorelle, che d'eterno grido +rendete onor a chi col cor v'onora, +se mai liete porgeste alcuna aita +al suon de gli amorosi miei sospiri, +or, che d'amor cantando e 'l mio pensiero +cantar voi insieme (che di voi cantando +canto 'l mio amor) a l'incerate canne +ispirate si dolce e chiaro suono, +che sia 'l mio amor co'l vostri nomi eterno. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +E tu, mio santo e mio soave ardore, +dotta e bella Talia, mentr'io m'affanno +per voler dir di te, ne l'alta impresa +porgi soccorso a la mia fioca voce: +dammi ardir, dammi forza; alza 'l mio ingegno +e con la cara mano un novo ramo +fresco, verde, odorato, or ora colto +dal sacro monte a la mia fronte avvolgi. +Movi Talia, movete sante Dive. +Movete o sante Dive a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Sorge in Boezia e non molto lontano +dal gran Parnaso un onorato giogo +che d'altezza e d'onor con lui contende; +quest'e 'l santo Elicona, in cui verdeggia +l'eterna selva sacra al sacro Apollo, +d'uno e d'altro valor degna corona. +Qui si monta per luoghi alpestri ed ermi; +raro sentier v'appar, rari vestigi; +ne v'ascende uom mortal, cui 'l ciel non chiama. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Quest'e quel poggio, che fra gli altri poggi +e de le Muse il piu diletto poggio: +qui 'l grande Apollo ispira entro a' lor petti +quella virtu ch'a lui 'l gran padre ispira; +ed elle l'alme elette a i Dei piu care, +chiamano al verde de l'amate piante; +e chiamanle al licor del chiaro fonte; +chiamanle al chiaro fonte d'Ippocrene, +eterno onor del sangue di Medusa. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Scritto e nel sasso antico, onde si versa +la dolce vena, in ben limati versi, +ch'un giovinetto che di pioggia d'oro +fu conceputo, alzato un giorno a volo +uccise lei, che con l'orribil vista +rivolgea l'uomo in insensibil marmo: +e che del sangue suo, mille veleni +fur sparsi in terra; e fra i diversi mostri +un'alato destrier subito apparve. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Questi nitrendo e dibattendo l'ale +si levo in aere, e dopo un lungo corso +pervenuto al bel giogo ond'io favello, +volando tuttavia, nel duro masso +percosse un'unghia, e quei ratto s'aperse +larghi versando e liquidi cristalli. +Apollo il vide, e 'l vider seco insieme +tutte le nove Muse, ed egli, ed elle, +fede ne fanno a chi con lor ragiona. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +E quest'e 'l fonte in cui, cui 'l ciel non nega +di poter pur bagnar le somme labbra, +cantar si sente al par de i bianchi cigni. +Qui conducon le Dive a cui interdetto +non e 'l bel monte, e 'ncoronati e molli +del santo rio gli rendono a' mortali, +perche rendano a ogniun degna mercede +de le fatiche lor, de le bell'opre +qual ornando di lauri e qual di mirti. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Quinci discesi quegli spirti eletti +sopra tutt'altri, con eterne lode +or del fier Marte, or del soave Amore, +cantano il sudor d'un, d'altro i sospiri. +E per memoria de l'amato albergo +aman le ninfe i poggi, i fonti e i boschi. +Ed e ragion, ch'ancor quelle chiare alme, +in rimembranza del lor nascimento, +godon di luoghi solitarii ed erti. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Fra le selve Pierie il Dio dei Dei, +quel ch'ad un cenno il ciel move e governa, +d'amor acceso, in forma di pastore +con la bella Nemosine si giacque. +Era costei la piu vezzosa ninfa, +ch'in quella o in altra eta, ninfe e silvani, +tenesse al suon de le sue dolci note +dolce cantando le memorie antiche, +e gli occhi avea stellanti e d'or le chiome. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Giacquesi con lei Giove, e tante notti +giacque con lei, quante del santo coro +son le dotte sorelle. E poi che Febo +nove volte ebbe visto l'auree corna +rifarsi al lume suo rotondo specchio, +tante chiamo Lucina al suo soccorso +la bella ninfa, e d'altrettanti parti +madre divenne. O ben felice madre +il mondo adorno ha il tuo fecondo ventre. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Venute in luce le felici piante, +de' cui be' fiori e de' cui dolci frutti +dovea goder il cielo e 'l nostro mondo, +il sommo padre di si bella stirpe +tutto gioioso i teneretti germi +degni intendendo di piu degno suolo, +che di suolo terren, fece pensiero +di voler trapiantar la nova selva +ne le splendenti sue felici piaggie. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +De' cieli d'uno in uno il re de' cieli +dono loro il governo ad una ad una; +e d'una in una a loro i nomi impose. +Quella cui diede il cerchio in cui si mira +errar d'intorno con cangiati aspetti, +la dea de la cornuta e bianca fronte, +fu la bella Talia, la cui virtute +fa verdeggiando germogliar gl'ingegni +di verdura immortal di fiori eterni. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Tocco a Mercurio seguitar l'impero +de la placida Euterpe, a la cui voce +s'empion l'alme di gioia e di diletto. +S'accompagno con l'alma dea di Cipri +Erato bella, che ne l'alme inesta +quel caro germe ch'e chiamato Amore; +e Melpomene ascese al quarto lume, +e la spera di lui tempra e rivolve +col canto suo, ch'e pien d'ogni dolcezza. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +L'ardente spirto del superbo Marte +ogni orgoglio deposto, non rifiuta +di dar orecchie a la famosa Clio. +A Tersicore diede il re superno +che de la stella sua fosse compagna, +tutto invaghito di sua allegra vista; +e di Polinnia gode il padre antico +notando l'armonia del vario suono +e la memoria de le cose belle. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Urania su volando altera salse +fra mille lumi, ed or in or s'aggira +lieta del suo bel ciel cantando intorno. +Calliope non ebbe proprio nido +dal sommo padre: ei volle ch'in ciascuna, +de l'altrui stanze fosse la sua stanza: +e le buone sorelle a la sorella +congiunte in dolce amor, in dolci accenti +cantando insieme fan dolce armonia. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra +han signoria quell'anime celesti: +e ciascuna di lor da la sua spera, +Calliope da tutte il lor valore +spargon quaggiu ne i piu chiari intelletti. +E qual del divo spirto ha l'alma ingombra +a lui s'apre Elicona: a lui le chiome +cingono i lauri: a lui non si disdice +spenger la sete al fonte d'Aganippe. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Ma che novo furor m'ha 'l petto ingombro +di voler col mio calamo palustre +sonar di lor, ch'a i sempiterni Divi +rotando tuttavia l'eterne spere, +de le lor voci fan dolce concento? +Merce dive, merce del novo ardire +non vi chiamai nimico, e non mi vanto +di cantar vosco a prova. Anzi 'l desio +onde 'l vostro valor m'ha l'alma accesa +mi mosse a ragionar de i vostri onori. +Tornate, o sante Dive, a i vostri allori. + +Tornate Dive; tornin l'altre e meco +rimanga la dolcissima Talia; +rimanti, o Diva, con colui che sempre +teco e col core. O Musa a le mie rime +basta la tua virtu. Tu 'l mio Elicona, +tu 'l mio Parnaso se': tu se' 'l mio Apollo: +tu con l'ardor de' begli occhi sereni +accendi entro 'l mio cor si chiaro foco, +che l'invidia del tempo in alcun tempo +non potra spegner mai la nostra luce. +Tu con la soavissima favella, +col dolce suon, con le celesti note +e con la leggiadria del chiaro stile, +me togliendo a me stesso, a dir m'invii +cose, ch'i' spero, che fra questi boschi +si serveranno ancor dopo mill'anni. +E trovando Talia per mille tronchi +scritto per la mia man, trovando Mopso +scritto per la man tua, n'avranno ancora +diletto e invidia la futura gente. + +O che parlo? Il tuo aspetto a dir m'ispira +quantunque io parlo; tu mia lingua movi, +tu mi porgi i concetti e le parole. +O mia musa, o mio amor. E qual fu mai +piu glorioso amor che la mia Musa +e 'l mio amor, e 'l mi' amor e la mia musa? +Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio; +non e 'l mio sogno; no, che viva e vera +ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo +qual ti scorgono e Febo e tue sorelle +a l'onde di Permesso; e qual ti scorge +la sorella di Febo entro al suo giro. + +Quant'e la gioia mia? Con voi ragiono +riposti orrori e solitaria riva: +e prego che fra voi si stian sepolte +le mie parole: e voi piacevoli aure +fermate l'ali e eco non risponda: +non risponda eco a me, che la sua doglia +mal si conface al mio gioioso stato. +Chieggio silenzio, accioche fuor non s'oda +per la mia bocca l'alta mia ventura, +che d'invidia potria colmare altrui. +Quella, ch'un tempo per l'erbose sponde +de l'ampio laco de l'antica Manto +fece tenor cantando al gran Menalca: +quella, quella or risponde al vostro Mopso. + +Volgi a me i lumi o diva, ch'in que' lumi +godo del ben del ciel: la lingua snoda +dolce mio santo amore; da quella lingua +sente 'l mio cor dolcezza piu ch'umana. +O dolce il veder mio s'eternamente +gli occhi affisassi dentro a tuoi begl'occhi, +e tu gli occhi affisassi a gl'occhi miei: +o dolce udir, se 'l suon dolce e soave +sonasse eterno dentro a le mie orecchie, +dentro al cor penetrando, e dentr'a l'alma. +O dolci i miei pensier, se al mio desire +s'unisse il tuo desir con tanto affetto +che fosse una la mia con la tua voglia. + +O mia Diva, o mio amor, se del tuo amore +e se del tuo favor tanto cortese +sarai a l'alma mia, che le mie rime +s'ergan sopra l'invidia, e i miei pensieri +sian pensier di letizia, in su la foce +del Formion, la dove il bel Sermino +quinci le dolci e quindi le salse onde +bagnan d'intorno, un venerabil tempio +sorgera al nome tuo; quivi i pastori +soneran sempre a te cetre e zampogne: +e di fior sempre, e sempre di verdura +si trecceranno a te ghirlande fresche. +E da i colli e da l'onde, i Dei silvestri +e le ninfe e i tritoni, incoronati +di liete frondi, a te festosi giri +faran dolce iterando il tuo bel nome: +e fra gli altri la bella, la piu bella +ninfa ch'abbia tutt'Adria in alcun scoglio +Egida bella l'onorate tempie +cinta di rami di felice oliva, +Talia cantando, e 'l nome di Talia +risonando d'intorno, e poggi e valli, +sopra i sacrati altari in fochi eterni +spargera lieta a te con larga mano +in sacrificio gli odorati incensi. +Te col divo splender de i lumi santi, +col dolce riso e con la chiara voce, +ferma o Diva, e col cuore il mio bel voto. + + + +V. + +LA LONTANANZA + +Mopso, solo. + +E gia gran tempo o Muse il mio suggetto +l'amor di Mopso, e voi beate Dive +sete 'l suo amore. Or il dolente Mopso +dal dolce amato nido e dal suo bene +fatto lontan, va empiendo selve e campi +di dolor, di sospiri e di querele. +Contan le ninfe che fra gli altri un giorno +lungo la riva, su verso le fonti +del vago Po salendo, a tali accenti, +a si pietosi, a si dogliosi accenti +allargo 'l fren, facendo in ogni verso +gemer le sponde al nome di Talia; +che le triste sorelle di Fetonte +obliando 'l lor duol, al suo dolore +porsero orecchie, e vinte di pietate +largaro il corso a non usati pianti. +Or qual fosse il suo pianto o santo coro +ditelo a' boschi nostri, e non vi annoi +di por le dotte e dilicate labbra +a le mal culte mie silvestre canne, +E tu mio dolce duol, mia amara gioia, +mio solo eterno amor, mia prima Musa, +mentr'io cantando lacrimo e sospiro +con pietate raccogli il triste canto. +Incominciate o Dee: le selve e gli antri +daran risposta al lacrimabil suono. + +MOPSO. Lasso; quest'e ben dura dipartita; +dura, crudel, amara dipartita, +via piu ch'assenzio amara e piu che morte. +Ed e ragion, ch'estremamente amaro +mi sia 'l partir da lei che m'e piu cara +che la zampogna mia, piu che l'armento: +piu che la vita cara e piu che l'alma. +Ahi, ahi! protervo amore di te mi doglio, +protervo, iniquo e dispietato amore. +Tu con fredde paure in van sospetti +mi tenesti gran tempo, mentre ch'io +lei per Tirrenia e per ninfa del Tebro +amai languendo, ardendo e lacrimando. +Poi che 'l favor de' piu benigni divi +salir mi fece il glorioso monte, +e mi fece veder fra i sacri allori +l'alto mio santo e dolce amore; e poi +che tolto via il furor di gelosia +alti e dolci pensier battendo l'ali +m'inalzavano al cielo altero e lieto; +hai tronco 'l volo a' miei gentil desiri. + +Ahi lasso me dolente, e qual furore +mi conduce ad oprar la rabbia e i denti, +contro il benigno mio soave Iddio? +Merce Signor, dolce Signor perdona +al soverchio martir che mi trasporta. +Tu la mia scorta se', tu 'l mio maestro; +tu se' 'l mio onor e tu se' la mia palma; +tu con la face tua m'hai mostro il calle +d'ir al bel monte: tu con l'auree penne +impenni i miei pensier; tu nel mio petto +scolpita hai la dolcissima Talia. + +Per tante grazie a te di sacro sangue +spargerei d'or in or i santi altari, +a te arderei gl'interi sacrifici, +se non che tu (qual'e 'l tuo cor pietoso) +di crudelta nimico, il sangue aborri. +Ma di quel, checchesia, che non rifiuti, +di fior, di lode, e d'odorati fumi, +la mia man, la mia lingua e la mia mente +a te non sieno in alcun tempo avare. + +Da dolermi ho di mia crudel fortuna, +anzi di lui, che fa la mia fortuna. +Di te m'ho da doler, di te Tirinto, +crudel Tirinto, or se mai 'l petto caldo +ti sentisti d'amor: se punto amico +se' de le dotte Muse, il petto caldo +pur ti senti talor, e eterno amico +se' de l'amate Muse, ahi crudo, e come +puoi scurar dal suo amor l'acceso amante? +Come torre a la Musa il suo poeta? +Ben ti dovria Tirinto esser a grado +d'udir al suon di Mopso e di Talia +risponder Eco: e l'una e l'altra sponda +del tuo bel fiume: il tuo bel fiume e Eco +ti pon far fede che eia le pendici +de l'alto giogo, onde 'l Dio del tuo fiume +da l'ampio vaso versa i larghi rivi +insin la dove, per diverse foci, +si scorga in Adria, in tutte le sue rive +non ha 'l piu santo ardor, ne 'l piu gentile. +E tu cerchi d'opporti a tale amore. +O Tirinto crudel, se non ti move +il mio dolore e 'l mio cocente affetto, +di lei ti mova il grazioso sguardo, +ch'acceso di desir tacendo grida, +e per pieta pregando a te s'inchina. +Movati 'l suon di que' pietosi versi +in ch'ella amaramente sospirando +riprega te per l'amorosa face, +che 'l suo diletto Mopso a lei ritorni; +sia pietoso Tirinto e sia sicuro +che qual pastor, qual ninfa e qual bifolco +non ha pietade a chi d'amor sospira, +non gli ha pietade amor, quand'ei sospira. + +Misero me, i' mi dolgo, e tuttavia +dilungando mi vo dal mio desio, +e per molto desio piango e languisco; +e fo col pianto mio col mio languire +pianger gli sterpi e fo pietosi i sassi. +Fera ventura, veramente fera, +che tu diva gentile e 'l tuo fedele +esser debbiate eternamente insieme +fermo suggetto a dolorose note. + +Or il vago pensier va rimembrando +quelle parole tue; quelle parole, +quelle, quelle, quell'ultime parole +che mi sterparo il cor, mi svelser l'alma. +Ben e ragion ch'eternamente t'ami, +e se verace amore, se ferma fede +merta cambio d'amor, ragion e ancora +che tu, mia vita, eternamente m'ami. + +Non sia mai luogo o tempo che disgiunga +da me 'l tuo amor, che mai per luogo o tempo +non sara l'amor mio dal tuo disgiunto; +meco sia 'l tuo pensier, che 'l mio pensiero +sempre e con te. Con me sia 'l tuo desire, +che teco e 'l mio desir: sia l'alma tua +sempre con me, che teco e l'alma mia. +Cosi ci ricongiunga un giorno amore; +e ricongiunga con felice sorte +i pensieri, i desiri e l'alme nostre. + +Lasso che 'l ragionar il pensier segue +e ragionando ognor cresce la voglia, +e crescendo la voglia il duol sormonta. +Vago fiume, alte rive, ombrose piante, +passo mai quinci, o qui mai si ritenne +pastor alcun a cui si tristi lai, +si cocenti sospir, si largo pianto +facesser fede del dolor suo interno? +Ma degno e ben che mia lingua si dolga, +e che sospiri il core e piangan gli occhi. +E tolto agli occhi il sol de gli occhi santi; +il sol, ch'e solo il sol de gli occhi miei, +il sol, ch'oltre per gli occhi al cor passando +tutto l'empiea di vivi ardenti spirti; +di spirti che mia lingua a ta' suggetti +movea sovente, che per avventura +non son suggetti da ciascuna lingua. +Or sendo privo di si altero oggetto +ragion e ben che 'l mio dolor sia solo; +e che sia la mia lingua, il cor e gli occhi, +lingua fioca, cor tristo e occhi molli. + +I' vo dolente, e pur convien ch'io vada; +misero Mopso ov'e la tua Talia? +Cara Talia, ov'e il tuo fido Mopso? +O duro fato, o cruda dipartita. + +Lasso, che importa a poverel pastore +quel che facciano i ricchi, empii tiranni? +Che tocca a me cercar l'armate squadre? +Inique stelle: veramente i cieli +contra me son giurati; e 'l fiero Marte +ha tant'arme commosse e tanti sdegni +per dipartirmi dal maggior mio bene. + +O fortunati, a cui 'l terren natio +e fermo seggio e certa sepoltura: +fortunati bifolchi voi se 'l giorno +i buoi giungete e col gravoso aratro +sottosopra voltate i duri campi, +non v'e negato almen tornar la sera +a le capanne vostre, a i dolci alberghi, +a le dilette vostre compagnie. +Voi non arate il periglioso suolo +del tempestoso mar: voi gli alti gioghi +non varcate giammai de l'orrid'alpi; +voi non bevete le straniere fonti. +E 'l lungo cammin vostro a la cittade, +a la citta, al mercato; e quindi il sole +che v'ha condotti ancor vi riconduce. +Voi fortunati e sfortunato Mopso: +ei da quel di ch'al sol pria gli occhi aperse +non ha potuto ancor pur una volta +dir: qui sara domane il mio soggiorno. +Ma da la patria ad estrani paesi +dal Tebro a l'Istro e dal Po alla Garonna, +d'oltre il Carnaio a l'ultimo Oceano, +e dal Vesuvio a gli alti Pirenei +errando ognor, e stato a tutte l'ore +perpetuo strale a l'arco di fortuna. + +Misero Mopso! O patria, o patria cara; +o grande Antiniano, o bel Sermino, +o vago Formione, o scoglio amato +quando sara ch'io vi rivegga e dica: +quel poco omai di vita che m'avanza +mi vivro pur tra voi, ch'e quel ch'io bramo? +Il grande Atiniano, il bel Sermino +il vago Formion, l'amato scoglio +a me e Talia. Talia mi renda 'l cielo +ch'e Talia la mia patria e 'l mio riposo. + + + +VI. + +LA SCONCIATURA + +Mopso, solo. + +Torniamo, o Muse, ai pianti e ai sospiri: +nostro soggetto or son sospiri e pianti. +Il vostro Mopso si consuma e strugge. +Or mentre io ch'io con lui mi lagno e ploro +seguite o dive le dolenti note. + +FEDEL mio, se 'l mio Mopso men fedele +fosse in amor, i' vi so dir per vero +che fora la sua vita men dolente; +ma suo costante amor sua ferma fede +di vento di dolor, d'amaro umore +gli tien ognor il petto e gli occhi pregni; +e voi il sapete pur, ch'alcuna volta +gli occhi affissate in lui tutto pietoso. +Or se la vista del suo aspetto solo +puo pietade inestar ne gli altrui cori, +che dovran far i dolorosi lai? +Il miserel ad or ad or s'invola +al vulgo e ai pastori; e in qualche bosco +in qualche antro riposto si raccoglie; +quivi s'asside, e quivi s'accompagna +or con un tronco antico, or con un sasso: +e di se privo, col pensier dipigne +il dolce amato viso; in quel ritratto +gli occhi e l'animo affisa: in quel si specchia; +con quel ragiona; e quel tanto ha di pace +quanto 'l ritiene il dilettoso inganno. +Poi ch'in se e ritornato, il duolo immenso +non capendo ne l'alma, si disgombra +per lo petto, per gli occhi e per la lingua +in spirti accesi, in lacrimosi rivi, +in fiochi, rotti ed angosciosi accenti. + +I' pascea un di 'l mio armento per le piagge +del bel Tesin: e cosi passo passo +per la sua riva errando, il pie mi scorse +la ov'io senti dolersi quel meschino +con le fere, con l'acque e con gli sterpi. +E quanto con la mano ir seguitando +potei 'l suo dir, le triste sue querele +diedi a serbar ad una antiqua quercia. +Or, a voi di ridirle e 'l mio pensiero: +e voi cui talor visto ho 'l petto caldo +di caldo amore, e che di vera fede +portate il nome, con pietate udite +gli acri lamenti del fedele amante. + +MOPSO. O mia cara Talia, m'ha dunque il cielo +disposto ad amarti perch'amando i' pera? +Ben poss'io dir che quanto gira il sole +non ha la nostra eta piu ardente foco: +non piu gentil, non piu lodevol foco +che sia 'l mio foco, e posso dir ancora +che non ha 'l mondo e non ha 'l secol nostro +alcun del mio piu sventurato amore. + +Bella, vaga, gentil, dolce Talia, +vaga e dolce Talia, ma non men cruda +che vaga e bella e che dolce e gentile: +perche crudel? Perche se tante voci +e se tanti sospir, se tanti pianti +ti mando d'or in or giu per quest'acque, +alcun tuo accento a me non mai ritorna? +Perche s'ami 'l tuo Mopso, a le sue pene +non hai pietate? E se pieta ti move, +che non porgi al dolente alcun conforto? + +Misero Mopso, e sara dunque il vero +quel, che per tutti i boschi ognor ribomba +del breve amor, de' mal fermi pensieri +del sesso feminil? Ahi! dunque lasso +avro senza 'l suo amor da stare in vita? +Non sara il ver, sebbene e pastorelle +e Ninfe, e Driadi e Naiacli, e Napee +son di mobil voler; pero non voglio +dir che sia 'l suo cosi mutabil core. +Non e la mia non e cosa mortale, +non Naiada, non Driada od altra Ninfa; +ma de l'eccelse eterne abitatrici +de le spere celesti, una di loro +e la mia diva: e col suo divo spirto +nel cor mi spira l'alte cose belle. + +O pur non sia fallace il creder mio. +Or mi sovvien, ch'ancor de l'alte dive +son mal stabili i cori. E quante volte +muto voglia e amor la dea di Cipri, +la dea del terzo ciel? Di lei mi taccio. +Ma la bianca, la fredda e casta luna +come fu fida, lasso, al fido amante? +Il sanno gli alti boschi, ch'alcun tempo +vider Pan lieto e tristo Endimione. +Mal fida luna, avara luna; e troppo +grande argomento de l'incerta fede +de le mutabil, de l'avare voglie +del femineo desir. Chi mi conforta +in si novo dolor? Su per le rive +del vago Po non mancano i pastori: +non mancano i leggiadri e bei pastori, +non i ricchi pastor di grassi armenti. + +Ma non di gregge mai, non mai d'armenti +vidi vago 'l suo cor. Gli umil disiri +sdegna quell'alma sopra ogni alma altera. +Non per fior giovenil, non per tesoro +apron le sante Dive il santo monte. +Ne per fior giovenil, ne per tesoro +dee la mia Diva altrui largare il petto. +Caro a Talia di Mopso e il dolce canto +pien d'alti spirti e di gentili ardori. + +Or non ha 'l Po di piu soavi note? +Di piu gentil, di piu leggiadri spirti? +Dolente me: di quanti or mi sovviene +chiari pastor ch'alberghin per le sponde +dov'alberga 'l mio ben, tante punture +mi sento al cor. Ahi! ch'ella non rivolga +gli occhi altrove e l'orecchie e i pensieri. + +Chiari pastor, deh! no, deh! no per Dio, +tant'oltraggio al buon Mopso. O Musa, o Diva: +o mia Musa, o mia Diva, il tuo buon Mopso, +il tuo devoto il tuo costante Mopso, +il tuo sincero il tuo verace amante, +il tuo fedel pastor il tuo poeta, +vive egli, o Diva, caro e solo albergo +de la sua vita? Ei vive, s'in te vive +la memoria di lui, s'a l'alma sua +dal petto amato non hai dato il bando. + +Ahi, qual fora 'l mio stato o triste core, +(tolga Iddio tale augurio) quale stato +fora 'l mio s'a la mia dolce Talia +fosse a grado d'udir ch'altri che Mopso, +mia le dicesse. O pria fra questi boschi +aspra, selvaggia fera, e l'unghie, e i denti +contro me adopre; l'affamate voglie +di mie tremanti membra e del mio sangue +sbramando fiera e pia, finisca a un punto +il mio amor, il mio duolo e la mia vita. + + + +VII. + +TIRRENIA + +Cosa propria d'amante e, Nobilissima signora mia, desiderare di esser +sempre e interamente unito con la persona amata, e di qui e che oltra +il desiderio il quale io ho che l'anima mia sia con la vostra +indissolubilmente congiunta, bramo ancora che i nomi nostri insieme +siano eternamente letti e che insieme vivano chiari e immortali. E per +tanto, oltra le molte altre rime alle quali l'amor vostro m'e stato +Elicona e voi stata mi sete Musa favorevole, mi e novamente venuto +fatta una mia composizione per avventura piu affettuosa che +artificiosa, nella quale ingegnato mi sono di far un disegno di voi +piu particolare che altro il quale insino ad ora io abbia visto che +sia stato fatto da altrui. E se io non ho cosi dotta mano che di voi +possa fare un vero ritratto, penso avervi almeno ombreggiata in +maniera che siccome dalle ombre delle bellezze superiori gli animi +nostri di grado in grado al disio della vera bellezza sono tirati, +cosi da questa ombra da me fatta di voi, i piu gentili spiriti +potranno salire alla considerazione di quel vero ch'e in voi; or quale +che ella si sia, tale la vi mando ne altro vi diro se non che se un +altra figura poteste vedere con gli occhi corporali la quale io porto +gia gran tempo nell'animo e di quella farne comparazione con voi +stessa, sono securo che voi medesima non sapreste discernere se in voi +o in me sia piu vera l'imagine di quella forma ab eterno conceputa +nella mente di Dio, alla cui simiglianza vi fabrico natura quando ella +volse + + Mostrar quaggiu quanto lassu potea. + + + + +Interlocutori.- DAMETA e TIRSE + + +L'erboso prato e i verdeggianti allori, +l'aura soave e 'l bel rivo corrente, +m'invitan seco a far lieto soggiorno +e ragionar del mio soave foco. +Muse, Muse, mentr'io di lei favello, +avvolgetemi alcun di questi rami +intorno al crine, e non mi siate avare +del favor vostro: i' canto il vostro onore. +E tu, TITIRO mio, mcntr'io ricorro +quel che mi detta Amor, le mie parole 10 +va ricogliendo, e 'n quel surgente tronco +le ripon di tua man; col tronco insieme +sorgeranno il suo nome e i nostri amori. + +T. Dunque avro da lodar la mia fortuna, +che qui a quest'ora ha volto il mio camino; +che, se brami DAMETA ch'el suo nome +per le piante si legga, non ti dee +noiar che TIRSE, tuo fedele amico, +l'oda sonar ancor per la tua lingua. + +D. Tu se'qui Tirse? Anzi a me e caro assai 20 +che tu ci sia, che con la tua zampogna +porger potrai soccorso a le mie note + +T. Cio ch'a te piace. Ma saper disio +qual sia quella beata a cui tu intendi +d'acquistar lode con tue eterne rime. + +D. Anzi sarian beate le mie rime +se pareggiasser le sue eterne lode. +Di TIRRENIA cantar e 'l mio pensiero. + +T. Di TIRRENIA? Ho piu volte in queste selve +il bel nome sentito; ma di lei 30 +non ho particolare altra contezza. + +D. Gran danno a lei, ch'un si gentile spirto +non le sia in tempo alcun stato soggetto: +a te, che del suo chiaro e vivo lume +ancor non t'hai sentita l'alma accesa. + +T. Nova querela, udir ch'altri si doglia +ch'altri non arda del medesmo foco. + +D. Da diverse cagion diversi effetti +nascon, mio TIRSE, e altramente s'ama +cosa pura mortale, altri disiri 40 +son quei che movon da cose divine. +Come, perche dal soie il lume prenda +una copia infinita d'animanti +non percio il suo splendore alcuno e scemo; +cosi qual uom si sente l'alma piena +de' diletti de l'alma, non si sente +scemar il ben perch'altri ancor ne goda. +Anzi gode quel cor, ch'oggetto eterno +ha in se scolpito, che per molti cori +cresca la gloria del superno raggio. 50 +E di quel ch'io ti dico, chiara luce +di TIRRENIA ne porge il divo lume. + +T. Bramo di quel che di' saperne il come. + +D. TIRSE, non ha veduto il secol nostro +pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio +abbia colto ghirlanda in Elicona, +che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi +ha ne l'alma raccolti, tale ardore +non abbia conceputo, che 'l suo ingegno +n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi. 60 +Ne tra color giammai si vide o udio +che ne nascesse invidia o gelosia; +anzi di lodar lei fa ognuno a gara, +e ne l'udir di lei ciascun si gode +de le sue laudi, e l'un l'altro n'invita +a dir del bel suggetto. E 'n lei n'avviene +quel ch'avvien de le cose rare e nove +e ch'avverria se sopra l'orizzonte +cominciasse a scoprirsi un nuovo sole +a gli occhi nostri: che com'altri scorto 70 +prima l'avesse, cosi immantenente +si volgerebbe a dimostrarlo altrui. +E cio n'avvien peroche al suo focile +non s'accende altro che gentil disire. + +T. Nuovo ben, nuove grazie e santi amori. +Ma bram'io da te, se non t'annoia, +Dameta mio, che tu mi scopri ancora +que' pastor onorati che pur dianzi +hai detto c'han per lei cantato e arso. + +D. E questo, Tirse, ancor faro di grado, 80 +ne penso ch'altri altra piu chiara fede +possa altrui far del suo valor soprano +che con si gloriosi testimoni. +Diro di loro, e diro con tal legge, +che senza servar legge, di quel prima +ch'a la mia mente pria fara ritorno, +m'udirai favellar. Ne creder dei +ch'io sia per ricordargli tutti a pieno; +che lungo fora, e poi non m'assicuro +di tutti aver memoria o conoscenza. 90 + +T. Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo. + +D. Fra i primi che cantaro in riva al Tebro +de la bella Tirrenia fu un pastore +d'antico sangue e di gente Latina, +e nel cui nome suona la sua gente +e del cui canto ancor, e del cui suono, +suonan le trionfali e altere sponde. +Arse colui per lei lunga stagione: +e ancor dolcemente ne sospira. + +E per lei sospiro quel chiaro spirto 100 +che morendo lascio dubbiosi i boschi +tra le Muse di Lazio e di Toscana +quali al suo dir sian state piu benigne. +Dico di quel che per li sette colli +abbandono le piaggie di Panara. +E un altro di patria a lui vicino +per li paschi del Po ne 'l bel soggetto +affatico sovente le sue canne. +TIRINTO dico, a costui 'l nostro Reno +die 'l patrio albergo; e poi, come 'l ciel volse, 110 +fu costretto a lasciare i dolci gioghi +e pascer le sue gregge per le valli +che 'l fiume, che detto ho, parte e abbraccia. + +Che diro del pastor che l'Arbia onora? +Di quel dotto pastore i cui vestigi +van seguitando e pastorelli e ninfe, +non altramente che lasciva greggia +la lanuta sua guida? Ei le sue rime +del bel nome ch'io canto ha fatte adorne. + +T. Tu di', s'io non m'inganno, di colui 120 +ch'un tempo parlar feo le nostre Muse +con quelle leggi e con quelle misure, +che gia servo 'l Permesso, il Mincio e 'l Tebro. + +D. Di' pur che dir di lui mia lingua intese. +E di lei canto ancor un'altro Tosco, +un giovin pastor, ch'in riva d'Arno +mentre ch'a lui spargeano il novo fiore +le molli guance, con si dolci note +tenne le ninfe, i satiri e i silvani, +de le donne cantando i pregi eterni, 130 +che ne parlano ancor per questi poggi +le quercie e gli olmi; e se da morte acerba +non era tolto, a lui nel secol nostro +si convenia l'onor de i primi allori. + +Ne ci mancano ancor tra queste rive +di quei che van segnando il chiaro nome +in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode +risonar BATTO: BATTO, che per l'erta +del sacro monte sale a' si gran varchi, +che fatica e notar le sue pedate. 140 +Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi +prende virtute a gli alti e bei suggetti. + +Per lei fatto anco ha risonare i boschi +colui, che sceso da gli alpestri gioghi +onde discendon l'acque a i lieti paschi, +de' pastor d'Insubria, in su le sponde +del Re de' fiumi fe 'l suo nome chiaro +cantando a l'ombra d'un gentil ginebro. + +Fu cantata costei da l'aurea cetra +d'un ben dotto pastore, a cui Parnaso 150 +concedette non sol tener le Ninfe +al dolce suon de le palustri canne, +ma gli mostro i secreti di natura, +e render la salute a i membri infermi. + +T. Forse di lui vuoi dir, che gia discese +dal chiaro sangue di quel gran bifolco, +che fuggendo l'incendio e la ruina +de la sua patria, penetrando i seni +de l'aspra Illiria e di Liburni e d'Istri, +non lunge d'Adria pose la sua mandra? 160 + +D. Di lui dir volli. E dir ti voglio ancora +che 'l ricordar de gl'Istri a la mia mente +tornato ha MOPSO; MOPSO, in cui contende +il favor de le Muse e lo intelletto. +del terminar le sanguinose liti +de' piu audaci pastor. Or quanto e dove +ei sia per TIRRENIA arso e quanto egli arda, +e quanto abbia per lei cantato e canti, +fan chiara fede il Po, il Ticino e l'Arno +che mille piante han di sue rime impresse. 170 + +Ma dove lascio, lasso, il buono IOLA, +IOLA che col dotto e nuovo suono +de ben temprati calami, a' pastori +solea far corto e agevole sentiero +di gir al fonte che fa i nomi eterni? +Questi venuto da gli aperti campi +che bagna l'uno e l'altro Tagliamento, +se di gloria colmo, d'invidia altrui. +Ei col vivace lume del suo ingegno +solea in TIRRENIA, come aquila in sole, 180 +gli occhi affissare e da' suoi chiari raggi +formar lo stile, e le parole, e 'l canto. +Morte pose silenzio a le sue note. + +Invida morte, a lei rapisti ancora +e al mondo insieme un'altra chiara luce +d'un gran pastor, che nato in queste piagge +fu cultor nel giardin de' pomi d'oro. +Poi trapassando a le ricche pasture +e a gli orti di Celio e d'Aventino, +si trovo non pur d'edere e di mirti, 190 +ma di purpurei fior cinte le tempie. +Fior di gloria mortal com'e caduco! +Ne sospirano ancor i sette colli +del caso acerbo; e VIRBIO nei sospiri +suona d'intorno. VIRBIO almo pastore +e poeta e materia de' poeti; +vivera in mille versi il pastor sacro +e 'l pregio di Tirrenia ne' suoi versi. 200 + +Non patisce la gloria di costui +ch'altri d'altro pastor, d'altro poeta, +faccia memoria: e a te bastar ben puote +d'aver sentito come tali e tanti, +e poeti, e pastori, i loro ingegni +abbian stancati intorno al caro oggetto. + +T. Come sollecita ape per li prati +suoi la novella state errando intorno +di fior in fior gustare il dolce succo: +o come innamorata pastorella 210 +di varii fiori al suo diletto amante +trecciar si vede una ghirlanda fresca, +cosi visto ho DAMETA la tua lingua +andar cogliendo il fior de i chiari spirti, +onde composto e 'l mel di quelle lode, +che rese ha 'l mondo a la tua cara amata, +e coronata d'immortal corona. + +D. Ma non men gloriosa e la corona +ch'ella tesse a se stessa: ch'oltra quelle +rime che d'ella col favor suo ispira 220 +a chi del suo amor arde, che da lei +non men provengon che da l'altre Muse +le rime e i versi de gli altri poeti. +Ella suol d'or in or con le sue rime +destare i boschi intorno; e ad ora ad ora, +co' i piu rari pastor cantando a prova +tiene intenti al suo dir Fauni e Napee. +Gia sono impressi in piu ch'in una pianta +gli alti suoi amori; e la virtu d'amore +quanto sia grande e come sia infinita, 230 +si legge da lei scritta in nuove scorze: +e suggetti altri, che felicemente +viveran col suo nome chiari e eterni. + +T. Ragion e adunque che si altero spirto +cantato sia da gli spirti piu chiari. + +D. TIRSE, non vo' lasciare ancor di dirti +che se di lei scorgessi il divo aspetto, +e le dolci maniere e i bei sembianti: +s'udissi il suon de l'alte sue parole, +e le sentenze de' profondi detti, 240 +protesti dir, non quel che di Medusa +si favoleggia che sua fiera vista +altrui mutava in insensibil pietra; +ma c'ha virtute a l'insensibil pietre +d'ispirar sentimento e intelletto. +O s'udissi talor quando accompagna +la voce al suon de la soave cetra: +o quando assisa tra Ninfe e Pastori +move tra lor la lingua a dolci note: +s'udissi, dico, come in nuovi accenti, 250 +e come in soavissimi sospiri +l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli +tra le frondi si stiano intenti e muti, +e come i colli, e gli alberi, e le grotte +mandin cantando al ciel novelle voci, +so che non chiederiano i tuoi disiri +altre Muse, altro Apollo, altro Elicona. + +T. Grazie son queste cosi belle e care, +ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui +se sia da dir ch'essa sia rara, o sola. 260 +Ma perche spesso avvien ai nostri cori +che da l'un bel disio l'altro risorge, +poi che m'hai di TIRRENIA il gran valore +fatto si aperto, ancor saper disio +qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo; +salvo se del parlar gia non se' stanco. + +D. Di ragionar di lei sazio ne stanco +esser non poss'io mai; poi vizio fora +non sodisfare a si giusti disiri. +Or porgi orecchie al chiaro nascimento. 270 + +In quelle parti ove si corca il sole, +si stende un'onorato ampio paese, +lo qual da l'oceano e dal mar nostro +e cinto d'ogni intorno, se non quanto +lunga costa di gioghi s'attraversa: +e questi son chiamati i Pirenei. +Da questi monti un gran fiume discende, +il qual porta tributo al sale interno, +e IBERO e 'l suo nome: or quanto serra +il giogo, e l'acque dolci, e l'acque salse, 280 +vien nomato ARAGON. In quel paese +gia surse un'onorata e chiara stirpe +ch'in tutti que' confin co 'l suo vincastro +diede legge a' pastori ed a' bifolchi; +e questa dal paese il nome tolse. +Poi co 'l girar del ciel volgendo gli anni +passo l'alto legnaggio a i nostri liti, +a gl'italici liti; e s'alcun nome +ci fu mai chiaro o altero, sopra gli altri +questo gran tempo risonar s'udio. 290 +Che donde di la in Adria il fiume Aterno, +e di qua passa il Liri al gran Tirreno, +quanto circonda 'l mar fin la ove frange +l'orribil Scilla i legni a i duri scogli, +e quanto ara Peloro e Lilibeo, +solea gia tutto a la famosa verga +del generoso sangue esser soggetto. + +Or fra molti altri uscio del chiaro sangue +un gran pastor, che di purpuree bende +ornato il crine e la sacrata fronte, 300 +com'amor volle, un giorno per le rive +del vago Tebro errando, a gli occhi suoi +corse l'aspetto grazioso e novo +de la bella IOLE. Questa tra le sponde +nata del Re de' fiumi, ove si parte +l'acqua del suo gran fiume in molti fiumi, +avea cangiato 'l Po coi sette poggi: +e di questa 'l pastor, di ch'io ragiono, +caldo di dolce amore fe' 'l grande acquisto +di lei, ch'or m'arde il cor d'eterno amore. 310 + +T. Gia non si convenia men chiaro seme +per dare al mondo pianta si gentile. + +D. E non si convenia men chiaro loco +al gran concetto e al glorioso parto +che l'onorate piaggie trionfali +de l'almo Tebro, il quale andar si vede +non men superbo che tra le sue arene +sia germogliata pianta si felice, +che di solenne alcun altro trionfo. + +T. Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre, 320 +onde frutto si eletto al mondo nacque: +e piu felice a cui dal cielo e dato +gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi, +ai dolci accenti aver l'orecchie intente, +e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte +le porte a l'alma e aver l'alma rivolta +a la belta del doppio eterno oggetto +da salir sopra 'l cielo. E sopra ogn'altro +felicissima lei, ch 'l gran legnaggio +e l'alto onor del bel nido natio 330 +vinto ha col pregio del valore interno. + +Ma mentre abbiam la lingua e 'l cor rivolti +al tuo bel Sole, e gia 'l celeste sole +presso che giunto a l'ultimo orizzonte: +perche buon sia che diam luogo a la sera. + +D. Vanne felice. Io pria che 'l vago piede, +rivolga altrove, questa bella pianta +sacrare intendo a lei, cui 'l petto ho sacro +con la memoria de l'amato nome + + + +[5 O sante Dee.] +[11 raccogliendo.] +[15 ch'a quest'ora qui volto ho 'l] +[20 m'e.] +[23 Eccomi presto.] +[24 il cui valore.] +[25 cerchi inalzar con le tue.] +[44 Non e in alcuno il suo splendore scemo.] +[48 Nel core ha impresso.] +[60 eterni lampi.] +[63 fan tutti.] +[76 ben da te.] +[127 Nel tempo che.] +[128 Sue molli.] +[147 Del real fiume.] +[174 Agevolar solea l'aspro sentiero.] +[205 Bastar ben ti puote.] +[225 e d'or in ora.] +[231 Leggesi.] +[233 col suo nome eterna vita.] +[252 L'aria addolcisca donde i vaghi augelli.] +[261 Ma perche avvenir suol ne i nostri cuori.] +[262 Che spesso l'un disio dall'altro sorge.] +[289 chiaro sopra gli altri nomi.] +[290 Questo oltra gli altri risuonar s'e udito.] +[314 beato parto.] + + + +INDICE + +(ARAGONA) +Alma del vero bel chiara sembianza +(ARRIGHI B.) +Alma gentile che gia foste al paro +(ARAGONA ) +Alma gentile in cui l'eterna mente +(STROZZI F.) +Alma gentile ove ogni studio pose +(ARAGONA) +Almo Pastor che godi alle chiare onde +(Muzio G.) +Amore ad ora ad or battendo l'ale +(ARAGONA ) +Amore un tempo in cosi lento foco +(MUZIO G.) +Amor nel cor mi siede e vuol ch'io dica +(LO STESSO) +Anima bella che da gli alti chiostri +(ARAGONA) +Anima bella che dal Padre Eterno +(DE' MEDICI I.) +Anima bella che nel tuo bel lume + (ARAGONA) +Bembo, io che fino a qui di grave sonno +(LA STESSA) +Ben fu felice vostro alto destino +(CAMILLO G.) +Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno +(ARAGONA) +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +(LA STESSA) +Ben si richiede al vostro almo splendore +(LA STESSA) +Ben sono in me d'ogni virtute accese +(LA STESSA) +Bernardo, ben potea bastarvi averne +(MUZIO G.) +Canti chi vuol le sanguinose imprese +(ARRIGHI A.) +Come di dolce piu che d'agro parte +(MUZIO G.) +Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo. +(DE' BENUCCI L.) +Deh, non volgete altrove il dotto stile +(MUZIO G.) +Dive ch'al suon de la dorata cetra +(ARAGONA) +Dive che dal bel monte d'Elicona +(MUZIO G.) +Donna a cui 'l santo coro ognor s'aggira. +(VARCHI B.) +Donna che di bellezza e di virtute +(MUZIO G.) +Donna che sete in terra il primo oggetto + (LO STESSO) +Donna i cui beati ardori +(LO STESSO) +Donna il cui grazioso e altero aspetto +(LO STESSO) +Donna l'onor de' i cui be' raggi ardenti +(LO STESSO) +Donna piu volte m'ha gia detto amore +(ARAGONA) +Donna reale a i cui santi disiri +(MUZIO G.) +Donna se mai vedeste in verde prato +(ARAGONA) +Dopo importuna pioggia +(MUZIO G.) +Ebbe la favolosa antica etade +(LO STESSO) +E gia gran tempo o Muse il mio suggetto +(ARAGONA) +Felice speme che a tant'alta impresa +(MUZIO G. ) +Fiamma che chiaramente il mio cor ardi +(ARAGONA) +Fiamma gentil che da gl'interni lumi +(MUZIO G.) +Gia fiammeggiava presso a l'aurea Aurora. +(LO STESSO) +Gia risalito sopra l'orizzonte +(LO STESSO) +Gia vide alle sue sponde il gelid'Ebro +(ARAGONA) +Ho piu volte signor fatto pensiero + (MUZIO O.) +Il valor vostro Donna il cor m'incende +(LO STESSO) +In su le rive del superbo fiume +(ARAGONA) +Io ch'a ragion tengo me stessa a vile +(LA STESSA) +Io che fin qui quasi alga ingrata e vile +(VARCHI B.) +Io non miro giammai cosa nessuna +(ARAGONA) +La nobil valorosa antica gente +(MUZIO G.) +La sembianza di Dio che 'n noi risplende +(ARRIGHI A). +L'aspetto sacro e la bellezza rara +(MUZIO G.) +Lasso onde avvien che qui non fa ritorno +(LO STESSO ) +L'erboso prato e i verdeggianti allori +(......) +Lieto viss'io sotto un bianco lauro +(ARAGONA) +Mentre ch'al suon de' i dotti ornati versi +(MUZIO G.) +Mentre le fiamme piu che 'l sol lucenti +(DA MONTE VARCHI C.) +Mosso da l'alta vostra chiara fama +(ARAGONA) +Ne vostro impero ancor che bello e raro +(VARCHI B.) +Ninfa di cui per boschi, o fonti, o prati +(ARAGONA) +Non cosi d'acqua colmo in mar discende +(LA STESSA) +Nuovo Numa Toscan che le chiar'onde +(DE' BENUCCI L.) +O fiumicel se 'l piu cocente ardore +(MUZIO G.) +O novo esempio de l'eterna luce +(ARAGONA) +O qual vi debb'io dire o Donna o Diva +(MUZIO G.) +Or di la se ne vien questa dolce ora +(PORZIO S) +Or qual penna d'ingegno m'assecura +(MUZIO G.) +O se tra queste ombrose e fresche rive +(ARAGONA) +Ov'e misera me quell'aureo crine +(VARCHI B.) +Per non sentir la turba iniqua e fella +(ARAGONA) +Piu volte Ugolin mio mossi il pensiero +(CAMILLO G.) +Poi ch'a la vostra tanto alma beltade +(BENTIVOGLIO E.) +Poi che lasciando i sette colli e l'acque +(ARAGONA) +Poi che mi die natura a voi simile +(LA STESSA) +Poi che rea sorte ingiustamente preme +(LA STESSA) +Porzio gentile a cui l'alma natura + (LA STESSA) +Poscia, ohime, che spento ha l'empia morte +(MUZO G.) +Quai d'eloquenza fien si chiari fiumi +(ARAGONA) +Qual vaga Filomela che fuggita +(MUZIO G.) +Quando, com'Amor vuol, la donna mia +(VARCHI B.) +Quando doveva ohime l'arco e la face +(TOLOMEI C.) +Quando la Tullia mia che vien dal cielo +(MUZIO G.) +Quando 'l raggio del bel ch'in voi risplende +(ARAGONA) +Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo +(LA STESSA) +Sacro pastor che la tua greggia umile +(LA STESSA) +S' a l'alto Creator de gli elementi +(MUZIO G.) +Sebben gli occhi e l'orecchie alcuna volta +(MARTELLI U.) +Se bella voi cosi le Grazie fero +(ARAGONA) +Se ben pietosa madre unico figlio +(VARCHI B.) +Se da i bassi pensier talor m'involo +(LO STESSO) +Se di cosi selvaggio e cosi duro +(ARAGONA) +Se forse per pieta del mio languire + (LA STESSA) +Se gli antichi pastor di rose e fiori +(LA STESSA) +Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati +(DE' MEDICI I.) +Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro +(MARTELLI N.) +Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino +(MARTELLI U.) +Se lodando di voi quel che palese +(MOLZA B.) +Se 'l pensier mio, ov'altamente amore +(GRAZZINI A.) +Se 'l vostro alto valor, Donna gentile +(ARAGONA) +Se materna pietate affligge il core +(DE' BENUCCI L.) +Se per lodarvi e dir quanto s'onora +(ARAGONA) +Se veston sol d'eterna gloria il manto +(LA STESSA) +Siena dolente i suoi migliori invita +(LA STESSA) +Signor che con pietate alta e consiglio +(LA STESSA) +Signor d'ogni valor piu d'altro adorno +(LA STESSA) +Signore in cui valore e cortesia +(LA STESSA) +Signor nel cui divino alto valore +(LA STESSA) +Signor pregio e onor di questa etade + (ARRIGHI A.) +S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi +(ARAGONA) +S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva +(MUZIO G.) +Sogni chi vuol di riportar corona +(LO STESSO) +Spirto felice in cui si rare e tante +(ARAGONA) +Spirto gentil che dal natio terreno +(LA STESSA) +Spirto gentil che vero e raro oggetto +(MOLZA B.) +Spirto gentile che riccamente adorno +(MUZIO G.) +Spirto gentile in cui si chiaramente +(ARAGONA) +Spirto gentil s'el giusto voler mio +(ARRIGHI A.) +S'un medesimo stral due petti aprio +(MUZIO G.) +Superbo Po ch'a la tua manca riva +(LO STESSO) +Torniamo o Muse a i pianti e ai sospiri +(CAMILLO G.) +Tullia gentile a le cui tempie intorno +(DALLA VOLTA S.) +Tullia mostro miracol Sibilla +(STROZZI F.) +Uscendo 'l spirto mio per seguir voi +(BENTIVOGLIO E.) +Vaghe sorelle che di trecce bionde + (ARAGONA) +Varchi, da cui giammai non si scompagna +(LA STESSA) +Varchi, il cui raro e immortal valore +(GlOVENALE L.) +Vide gia la famosa antica etade +(ARAGONA) +Voi ch'avete fortuna si nemica +(MARTELLI L.) +Voi che lieti pascete ad Arno intorno +(ARRIGHI B.) +Voi che volgete il vostro alto disio + + + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK, RIME *** + +This file should be named 7tlda10.txt or 7tlda10.zip +Corrected EDITIONS of our eBooks get a new NUMBER, 7tlda11.txt +VERSIONS based on separate sources get new LETTER, 7tlda10a.txt + +Project Gutenberg eBooks are often created from several printed +editions, all of which are confirmed as Public Domain in the US +unless a copyright notice is included. Thus, we usually do not +keep eBooks in compliance with any particular paper edition. + +We are now trying to release all our eBooks one year in advance +of the official release dates, leaving time for better editing. +Please be encouraged to tell us about any error or corrections, +even years after the official publication date. + +Please note neither this listing nor its contents are final til +midnight of the last day of the month of any such announcement. +The official release date of all Project Gutenberg eBooks is at +Midnight, Central Time, of the last day of the stated month. A +preliminary version may often be posted for suggestion, comment +and editing by those who wish to do so. + +Most people start at our Web sites at: +http://gutenberg.net or +http://promo.net/pg + +These Web sites include award-winning information about Project +Gutenberg, including how to donate, how to help produce our new +eBooks, and how to subscribe to our email newsletter (free!). + + +Those of you who want to download any eBook before announcement +can get to them as follows, and just download by date. This is +also a good way to get them instantly upon announcement, as the +indexes our cataloguers produce obviously take a while after an +announcement goes out in the Project Gutenberg Newsletter. + +http://www.ibiblio.org/gutenberg/etext05 or +ftp://ftp.ibiblio.org/pub/docs/books/gutenberg/etext05 + +Or /etext04, 03, 02, 01, 00, 99, 98, 97, 96, 95, 94, 93, 92, 92, +91 or 90 + +Just search by the first five letters of the filename you want, +as it appears in our Newsletters. + + +Information about Project Gutenberg (one page) + +We produce about two million dollars for each hour we work. The +time it takes us, a rather conservative estimate, is fifty hours +to get any eBook selected, entered, proofread, edited, copyright +searched and analyzed, the copyright letters written, etc. Our +projected audience is one hundred million readers. If the value +per text is nominally estimated at one dollar then we produce $2 +million dollars per hour in 2002 as we release over 100 new text +files per month: 1240 more eBooks in 2001 for a total of 4000+ +We are already on our way to trying for 2000 more eBooks in 2002 +If they reach just 1-2% of the world's population then the total +will reach over half a trillion eBooks given away by year's end. + +The Goal of Project Gutenberg is to Give Away 1 Trillion eBooks! +This is ten thousand titles each to one hundred million readers, +which is only about 4% of the present number of computer users. + +Here is the briefest record of our progress (* means estimated): + +eBooks Year Month + + 1 1971 July + 10 1991 January + 100 1994 January + 1000 1997 August + 1500 1998 October + 2000 1999 December + 2500 2000 December + 3000 2001 November + 4000 2001 October/November + 6000 2002 December* + 9000 2003 November* +10000 2004 January* + + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation has been created +to secure a future for Project Gutenberg into the next millennium. + +We need your donations more than ever! + +As of February, 2002, contributions are being solicited from people +and organizations in: Alabama, Alaska, Arkansas, Connecticut, +Delaware, District of Columbia, Florida, Georgia, Hawaii, Illinois, +Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Massachusetts, +Michigan, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New +Hampshire, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, Ohio, +Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina, South +Dakota, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia, Washington, West +Virginia, Wisconsin, and Wyoming. + +We have filed in all 50 states now, but these are the only ones +that have responded. + +As the requirements for other states are met, additions to this list +will be made and fund raising will begin in the additional states. +Please feel free to ask to check the status of your state. + +In answer to various questions we have received on this: + +We are constantly working on finishing the paperwork to legally +request donations in all 50 states. If your state is not listed and +you would like to know if we have added it since the list you have, +just ask. + +While we cannot solicit donations from people in states where we are +not yet registered, we know of no prohibition against accepting +donations from donors in these states who approach us with an offer to +donate. + +International donations are accepted, but we don't know ANYTHING about +how to make them tax-deductible, or even if they CAN be made +deductible, and don't have the staff to handle it even if there are +ways. + +Donations by check or money order may be sent to: + + PROJECT GUTENBERG LITERARY ARCHIVE FOUNDATION + 809 North 1500 West + Salt Lake City, UT 84116 + +Contact us if you want to arrange for a wire transfer or payment +method other than by check or money order. + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation has been approved by +the US Internal Revenue Service as a 501(c)(3) organization with EIN +[Employee Identification Number] 64-622154. 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XIV). + +Uno dei fatti più notevoli al principio del decimosesto secolo è senza +dubbio l'apparire della _cortigiana_; figura degna di considerazione e +di esame non ebbe pur anco uno storico che di lei si occupasse +scrupolosamente e gelosamente, e, diseppellendo dalle biblioteche ed +archivii i numerosi documenti che la riguardano, dasse compiuta questa +pagina di storia che non è tra le ultime del nostro rinascimento. Il +nome di _cortigiana_ si collega certamente alla storia dell'umanesimo, +ma quando, dove e come ebbe principio? Tale quesito non ha ancora +risposta sicura. Arturo Graf [1], che si occupò ultimo della questione +con quell'acume di critica ed abbondanza di erudizione ben note, esita +a dare giudizio decisivo, attendendo pur lui che nuovi studî e +documenti traccino via più ampia e sicura per definire tale punto. + +Lo sviluppo della _cortigiana_ prodotto dalla rivoluzione sociale che +si svolgeva nel rinascimento, adattato al nuovo regime di vita che +rese allora meno dure e servili le leggi sul costume, viene certamente +a smentire l'asserzione che il cinquecento fosse l'età più feconda di +turpi vizii, e l'amor patico, nato nelle epoche di maggior coltura e +diffuso su larga scala nel medio evo, trova a combatterlo questo +sviluppo della cortigianeria e le leggi civili di quasi tutti gli +stati italiani, mentre dal pergamo tuona aspra e minacciosa la voce di +S.Bernardino [2] e del Savonarola [3]; l'Ariosto stesso che non ne fu +immune dichiara che nel 1518 il vizio si restringeva a pochi umanisti. +Ed allora si disputa sulla teorica dell'amore che ha forti e strenui +campioni; dell'amore libero tra liberi discorre Speron Speroni nel +_Dialogo d'amore_ ove introduce a parlare la Tullia d'Aragona e +Bernardo Tasso, innamorati, e costretti a separarsi dovendo +quest'ultimo andare a Salerno; dell'amor platonico, primi il Bembo e +il Castiglione, il Piccolomini poi, che lo definisce "un desiderio di +possedere con perfetta unione l'animo bello della cosa amata [4]" +contrastando all'amore che anela il solo possesso del corpo. All'amore +assolutamente libero, per il quale era inutile insistere dopo il +lavorìo dell'Aretino, sono infirmate quasi tutte le liriche di +cortigiane del cinquecento; rispecchiano quelle l'ambiente nel quale +furono create, queste la cortigianeria nei luoghi ove la coltura era +più vasta e diffusa: dalla corte pontificia a quella dei Medici, da +Venezia a Siena. + +Il rinascimento, rotti gli argini che opponevansi nel medio evo alla +coltura della donna, condusse a due estremi sostanzialmente diversi +che si disputarono il campo per quasi tutto il secolo decimosesto: la +coltura seria e positiva da un lato, la licenza dall'altro: prodotta +quest'ultima da male intesa libertà, condusse poi per inevitabile +antitesi all'educazione claustrale. Di tale antitesi tramandarono +documenti il Castiglione e il Garzoni; il primo, attribuendo al Bembo +la dichiarazione poetica dell'amore e trasportando il lettore nella +Corte di Urbino, ove le lettere e le arti erano tradizione, appalesa +per bocca di Giuliano de' Medici, la cui consorte Filiberta fu cantata +modello di femminili virtù, che "la coltura della donna deve +rassomigliare a quella dell'uomo, cui ella è pari. Nei diversi rami +della scienza e dell'arte essa deve possedere la conoscenza necessaria +per parlarne con intelligenza e con senno anche quando queste non sono +professate. La donna deve essere versata in letteratura, aver +conoscenza di belle arti, essere esperta nella danza e nell'arte del +vestire, saper evitare non meno ciò da cui si può supporre vanità e +leggerezza, che quanto palesa mancanza di gusto. Il suo conversare, +serio e faceto, dev'essere adatto alla convenienza de' casi, essa non +deve mai parlare ad alta voce e con iscostumatezza, nè con malizia ed +in modo da offendere, deve corrispon[spon]dere alla sua condizione con +modestia e con modi convenienti, a cui è obbligata, verso quelli che +costituiscono abitualmente la sua compagnia. Nel suo presentarsi e nel +contegno sia aggraziata senz'affettazione. Le sue qualità morali, +l'onestà e le virtù domestiche devono essere d'accordo con le +intellettuali. Debb'esser casta, ma cortese: arguta ma discreta; ad +ogni parola libera non dee fare un volto troppo severo. Sappia +governar la casa e la sostanza e guidar l'educazione de' figliuoli. +Non tenti d'imitar l'uomo negli esercizi del corpo, che a lui sono +adatti ed a lui si richieggono. In tutto il suo essere, nel +portamento, nell'andare e stare, nel parlare, mostri grazia, dolcezza +femminile e non rassomigli all'uomo". E questi ammaestramenti +seguirono donne d'illustre casata, quali Eleonora d'Aragona, Isabella +d'Este, Ippolita Sforza, Elisabetta Gonzaga, e delle città ove +l'elemento borghese ottenne spesso la supremazia ed il potere, resta +il ricordo di Antonia Di Pulci e Lorenza Tornabuoni. + +L'ambiente elevato e colto nel quale visse la cortigiana nel +cinquecento non poteva non influire su di essa e spingerla a +gareggiare con le donne oneste, spesso coltissime; troviamo infatti in +tutte le nostre storie letterarie, vicino ai nomi di quelle due grandi +che furono Vittoria Colonna e Veronica Gambara, due cortigiane: +Veronica Franco e Tullia d'Aragona; e se tra loro molto lungi per +costumi, non certo per meriti letterarii. Data questa coltura nella +donna onesta doveva alla cortigiana richiedersi necessariamente di +esserle pari se non superiore, avere vivace ingegno, voce bella e +gradita, essere esperta nel suono e nella danza, maestra insomma in +tutte quelle arti che, bramate o volute, erano poi, strano a +considerarsi, altamente biasimate da uomini come l'Aretino e il +Garzoni, che definiscono tali doti atte solo a sedurre ed attrarre. +"Onde pensi che nascano i canti, i suoni, i balli, i giuochi, le +feste, le vegghie, i concerti, i diporti loro, se non da quell'intento +di aver l'applauso, il commercio, il concorso della turba infelice di +questi amanti, che rapiti da quelle voci angeliche e soprane, attratte +da quei suoni divini di arpicordi e lauti, impazziti in quei moti e in +quei giri loro tanto attrattivi, consumati in quei giuochi sfarzevoli, +rilegrati in quelle feste giulive, addormentati in quelle vegghie +pellegrine, immersi in quei conviti di Venere, di Bacco, morti nel +mezzo di quei soavi diporti, restino prigioni e servi del lor fallace +ed insidioso amore? [5] "E dacchè siamo col Garzoni, che lasciò della +cortigianeria la migliore delle testimonianze, non possiamo esimerci +dal citare un altro particolare degno di nota che egli ci offre e +riguarda il _mezzano_, che, dovendo esser in tutto degno della +cortigiana che l'aveva prescelto, serve a gettare luce in +quell'ambiente triste e tuttora oscuro. "Imita il grammatico nel +scrivere le lettere amorose tanto ben messe, e tanto ben apuntate che +rendono stupore, nel dettar politamente, nel spiegar galantemente, +nell'esprimer secretamente il suo pensiero... appare un poeta nel +descrivere i casi acerbi con pietà di parole, i fatti allegri con +giubilo di cuore... porta seco i sonetti del Petrarca, le rime del +Cieco d'Ascoli, l'_Arcadia_ del Sannazaro, i madrigali del Parabosco, +il _Furioso_, l'_Amadigi_, l'Anguillara, il Dolce, il Tasso, e sopra +tutto i strambotti d'Olimpo da Sassoferrato, come più facili, sono i +suoi divoti per ogni occasione... Si reca dietro qualche sonetto in +seno, un madrigale in mano, una sestina galante, una canzone polita, +con un verso sonoro, con uno stil grave, con parlar fecondo, con tropi +eleganti, con figure eloquenti, con parole terse, con un dir limato, +che par che il Bembo, o il Caro, o il Veniero, o il Gorellini +l'abbiano fatto allora allora; e si mostra alla diva con lettere +d'oro, con caratteri preziosi; si legge con dolcezza, si pronunzia con +soavità, si dichiara con modo, si scopre l'intenzione, si manifesta il +senso, e si palesa il fine del poeta... Con la musica diletta sovente +le orecchie delle giovani, mollifica l'animo d'ogni lascivia, ruina i +costumi, disperde l'onestà, infiamma l'alma di cocente amore, incende +i spiriti di concupiscenza carnale; mentre si cantan lamenti, +disperazioni, frottole, stanze e terzetti, canzoni, villanelle, +barzellette, e si tocca la cetra, o il lauto, a una battaglia amorosa, +a una bergamasca gentile, a una fiorentina garbata, a una gagliarda +polita, a una moresca graziosa, e pian piano s'invita ai balli e alle +danze, dove i tatti vanno in volta, i baci si fanno avanti le parole +scerete... [6] ". Questo procuratore di amore non è egli un tipo +abbastanza curioso e interessante? + +La _cortigiana_ apparisce in Roma alcuni anni prima del 1500 [7] e +come tale è ufficialmente, se così è lecito dire, riconosciuta in +documenti autentici della curia papale. In un censimento [8] compilato +d'ordine della suprema autorità di Roma, redatto certamente nel +settennio corso dal 1511 al 1518, ove trovansi numerate case, +botteghe, proprietari ed inquilini, e di tutti o quasi tutti si nota +la patria, condizione ed arte, le _cortigiane_ sono notate in numero +esorbitante, spagnuole e veneziane in massima parte, e distinte in +_cortesane honeste, cortesane putane, cortesane da candella, da lume, +e de la minor sorte_. Una sola volta, e forse senza alcuna malizia, il +compilatore della statistica dimentica l'aridità del suo lavoro e +nota: "La casa di Leonardo Bertini habita Madonna Smeralda cura 3 +figlie _piacevoli_ cortegiane". + +Il tipo dell'elegante cortigiana, dell'Aspasia del cinquecento, è +l'Imperia, morta in Roma nel 1511 a soli ventisei anni, [9] ricordata +egualmente con ardore da storici e romanzieri, amata da Angelo del +Bufalo e da Agostino Chigi il famoso banchiere [10] celebrata da poeti +e letterati, e presso la quale adunavasi il fiore della romana +aristocrazia e convenivano uomini quali il Sadoleto, il Campani, il +Colocci. Ebbe per maestro Domenico Campana detto Strascino. Di altre +citansi le doti singolari: "Lucrezia Porzia, dice l'Aretino, pare un +Tullio, e sa tutto il Petrarca e il Boccaccio a memoria ed infiniti e +bei versi di Virgilio, d'Orazio e d'Ovidio e di molti altri autori" +[11]: la Squarcina conosceva benissimo il greco: la Nicolosa leggeva i +salmi in ebraico, e molte ancora che sarebbe ozioso il ricordare. + +Malgrado tutto ciò la cortigiana del cinquecento era pur sempre quella +del medio evo: tolta dall'ambiente che l'avvinceva, costringendola a +piegarsi al rinascimento classico, rimaneva di essa la donna nella +quale si alternavano tutti quei bassi sentimenti che erano diretta +conseguenza della vita che conduceva. Però qualche barlume di affetto +vero, potente, trovasi pur nella storia della cortigianeria: il Molza +ed il Bandello non erano alieni dal credere che la cortigiana potesse +veramente amare, noi, più scettici, crediamo con riserva a questo +amore che poteva esser cagionato da interessi troppo palesi e reali, +dubitiamo che la cortigiana avesse il cuore al di sopra della ragione, +mentre accettiamo senza dubbio alcuno il fatto che nella prostituta di +più bassa specie si rinvenisse l'amore nelle più forti sue +manifestazioni. È questo un fatto che si ripete continuamente anche ai +nostri giorni, e se discutibile dal lato psicologico, non cessa per +questo di essere men vero. Ricordasi l'Aragona innamorata del Varchi e +del Manelli: Camilla pisana dello Strozzi; Marietta Mirtilla del +Brocardo, ed una certa Medea che in morte di Ludovico dell'Armi veniva +consolata per lettera dall'Aretino; ma vogliamo proprio credere sul +serio all'amore ispirato alla cortigiana da letterati? Questi erano +allora come adesso, e come forse disgraziatamente lo saranno sempre, +più ricchi d'ingegno, di madrigali, di epistole che di quattrini, +esaltavano le cortigiane, dedicavano loro libri e capitoli e col +sacrificio dell'amor proprio ricambiavano i favori lor concessi: +Antonio Brocardo scrisse un'orazione in lode loro, il Muzio, il Tasso, +il Varchi esaltarono l'Aragona: il Molza, Beatrice spagnola: +Michelangelo Buonarroti, Faustina Mancina: Niccolò Martelli l'onorata +madonna Salterella; e le cortigiane si abbarbicavano a questi +letterati perchè da essi dipendeva in massima parte la rinomanza loro +[12]. La Tullia d'Aragona è quella che nelle sue rime lascia +maggiormente scorgere l'influenza dei letterati, sino a dubitare che +alcune di esse siano opera del Varchi stesso, e dà in pari tempo la +figura spiccata della strisciante cortigianeria che avviluppava anche +allora i più minuscoli principi. L'antitesi è in Veronica Franco della +quale daremo in breve le rime, divenute di meravigliosa rarità, +desiderio ardente e inappagato di bibliofili senza numero, orgoglio di +alcuni pochissimi più venturati [13]: essa è l'incarnazione della +donna libera del cinquecento ed è l'unica che canti liberamente i suoi +amori: non s'informa a platonismo o castità irrisori, ama per amare e +soddisfare i sensi, e i suoi liberi amplessi, dice il buon P. Giovanni +degli Agostini "con tal'arte seppe dipingerli e con tal frase +adornarli che servono agl'incauti di vigoroso solletico alla +concupiscenza [14] ". Tale non può essere oggi il parere di coloro che +si occupano seriamente della nostra letteratura: ogni pagina, bella o +brutta, sana o impura, che venga a chiarire la nostra rinascenza, non +è che contributo a lavoro maggiore, e come tale spero vorrà essere +accolta questa mia debole fatica. + + +* * * + +Della Tullia d'Aragona parecchi si occuparono, in questi ultimi tempi: +forse ne parlerà ancora il Bongi nel seguito de' suoi _Annali del +Giolito de' Ferrari_, editi dal Ministero della Pubblica Istruzione; +certamente poi il Biagi in altra edizione di un suo scritto apparso +nella _Nuova Antologia_ del 1886; ma stimo che la biografia della +poetessa poco abbia più da offrire a così insistenti e dotti +ricercatori, perchè la sua vita è quasi tutta delineata, e molto +nettamente per l'epoca nella quale visse e la vita nomade che ebbe a +condurre. In ogni modo augurando sempre nuova luce, basta al mio +assunto ritrarre in poche linee la vita della Tullia, servendomi anche +di documenti finora non messi a profitto dai due egregi scrittori. + +Il Crescimbeni [15], il Quadrio [16], il Mazzuchelli [17], il +Tafurri [18], e ultimo ancora Pietro Vigo [19] credettero la Tullia +napolitana; lo Zilioli [20] seguito dal Canestrini [21] e dal Labruzzi +[22] la dissero romana a ciò confortati, prima che altre testimonianze +venissero a luce, dalle precise dichiarazioni che Girolamo Muzio fa +nell'egloga _Tirrenia_ a lei dedicata [23]. Infatti la Tullia nacque +in Roma da Giulia Campana ferrarese [24] e dal cardinale Luigi +d'Aragona [25]. L'anno di sua nascita è ignoto: il Labruzzi e poi il +Biagi [26] considerando che nel 1519 il padre di lei era già morto e +che nel 1527 ella era già nota nel mondo galante, pongono la nascita +circa il 1505, basando anche tale congettura sulla novella VII degli +_Ecatommiti_ di Giovanni Battista Giraldi. Sta infatti che il Giraldi +finge sia raccontata la novella di Nana e Saulo nel 1527 al tempo del +sacco di Roma, ma vuolsi proprio accettare quella data senza dubbio +alcuno e su di essa basare deduzioni storiche, quando nella stessa +opera rinvengonsi altri episodi che forse non reggerebbero ad una +severa critica e sono falsati nelle date come quelli di Celio +Calcagnini e del Giovio? Non potrebbe il Giraldi aver fatto risalire +la partenza della Tullia al 1527 per acconciarvi quella pur strana e +sudicia novella, scritta molti e molti anni dopo il sacco di Roma e +che vide la luce, se non erriamo, solo nel 1565? A noi il Giraldi non +prova nulla; più fiduciosi in un passo dei _Ragionamenti_ dell'Aretino +che rivelano come l'anno 1519 la Giulia ferrarese partisse da Roma per +Siena con la sua _picciola figliuola_, siamo stimolati a credere +essere la Tullia nata sullo scorcio del primo decennio del decimosesto +secolo. + +Della giovinezza della nostra poetessa poche notizie giunsero sino a +noi; forse visse in Firenze circa il 1517 e 1518 [27], indi a Siena, +ove "imparò a parlare sanese" poi "vedendo la madre che costei haveva +di virtù principio grande considerò che Roma è terra da donne, e +massime che ella sapea l'usanza della corte e così l'ha fatta +cortigiana [28] ". E questo _principio grande di virtù_ era infatti +posseduto dalla Tullia, alla quale gli agî procuratile dal cardinale +d'Aragona avevano permesso di addestrarsi in tutte le arti della +seduzione, vivendo tra le delizie e le comodità d'una onorata fortuna +che l'amorevolezza del padre le aveva lasciata tendendo agli studi nei +quali fece tanto profitto che non senza stupore degli uomini dotti fu +sentita in età ancor fanciullesca disputare e scrivere nel latino e +nell'italiano cose degne di ogni maggior letterato, onde arrivando al +fine dell'età e accompagnando alla sapienza e virtù sua un'isquisita +delicatezza di maniere e di costumi, si acquistò il nome di +compitissima sopra ogni altra donna del tempo suo. Compariva con tanta +leggiadria in pubblico e con tanta venustà ed affabilità d'aspetto che +aggiungendovisi la pompa e l'adornamento degli abiti lascivi, pareva +non potersi ritrovare cosa nè più gentile nè più polita di lei. +Toccava gli strumenti musicali con dolcezza tale e maneggiava la voce +cantando così soavemente che i primi professori degli esercizi ne +restavano meravigliati. Parlava con grazia ed eloquenza rarissime, sì +che o scherzando o trattando davvero, allettava e rapiva a sè, come +un'altra Cleopatra, gli animi degli ascoltanti e non mancavano sul +volto suo sempre vago e sempre giocondo quelle grazie maggiori che in +un bel viso per lusingar gli occhi degli uomini sensevoli sogliono +essere desiderate [29]. + +La Tullia tornata in Roma certamente poco dopo la morte del padre vi +rimase, secondo ogni probabilità, e magari contro il malevolo Giraldi, +sino al 1531, e in questo stesso anno si recò a Ferrara ove conobbe +Girolamo Muzio. L'autore degli _Ecatommiti_ dà alla partenza da Roma +della Tullia, una ragione abbastanza disonorevole. Egli narra, come +convenendo in casa dell'Aragona parecchi giovani romani, uno di +questi, che chiama Saulo, invaghitosene al sommo, molto spendesse e si +adoperasse perchè a lei nulla venisse a mancare delle agiatezze nelle +quali era cresciuta. Dimorava nella stessa epoca in Roma un tedesco, +detto Gianni, uomo ricchissimo, ma così sudicio e pieno di lordura che +faceva nausea a solo vederlo; costui innamorato della Tullia, tanto +insistette che ottenne di essere compiaciuto di lei per una settimana +di seguito al prezzo di cento scudi per notte. La Tullia acconsentì; +non resse però che una sola notte tanto era il puzzo che esalava quel +ricco tedesco. Risaputosi ciò da Saulo e da' suoi amici, ne furono +sdegnati, e mai più vollero metter piede in casa dell'Aragona; talchè +ella vedendosi disprezzata e sfuggita, se ne partì da Roma. Il +Tiraboschi cita una satira di Pasquino contro di lei [30], dalla quale +parrebbe che si fosse diretta a Bologna, ma se veramente vi andasse, e +certo dopo il 1531, non si conosce, come del pari rimase sinora ignota +la satira summentovata. + +Che l'Aragona fosse in Roma nell'anno suddetto è chiaramente provato +da una lettera che Francesco Vettori scriveva da Firenze a Filippo +Strozzi li 14 Febbraio 1531. Questi chiamato in Roma da Clemente VII +sotto pretesto di rivedere alcuni conti, ma in realtà per aiutarlo a +introdurre in Firenze "un governo o vogliamo chiamarlo stato, nel +quale i magistrati della città governino in nome suo, in fatti il Duca +governò in tutto, [31]" scriveva al Vettori richiamandolo di aiuto e +consiglio; e questi rispondendo conchiudeva: "E perchè mi scrivete con +la Tullia accanto, non vorrei la leggessi similmente con essa accanto, +perchè amandola voi come femmina che ha spirito, perchè per bellezza +non lo merita, non vorrei mi potesse nuocere con qualcuno di quelli +ch'io nomino. Io non sono per ammonire Filippo Strozzi, ancorachè, se +le ammonizioni ricorregghino, non avete aver per male essere ammonito, +ma ho inteso di non so che cartelli e di sfide andate a torno che mi +hanno dato fastidio pensando che un par vostro, uomo di 43 anni, +voglia combattere per una femmina, e benchè io creda sareste così atto +all'arme come siete alle lettere ed a ogni altra cosa dove ponete la +fantasia, non vorrei di presente vi metteste a questo pericolo di +voler combattere per causa tanto leggiera; e vi ricordo che degli +uomini come voi ne nascono pochi per secolo; e questo non dico per +adulazione. Assettate le faccende vostre e poi tornate a rivederci". +Pare che il consiglio del Vettori riuscisse caro e salutare allo +Strozzi: in un cartello di sfida che conservasi in un codice +Rinucciniano, ed è di quell'anno stesso in vano si cercherebbe il suo +nome tra i sei campioni della Tullia [32]. + +Partita da Roma, la Tullia si recò certamente a Ferrara, ed ivi reduce +di Francia capitava poco dopo il Muzio; nel 1535 era a Venezia ove +nacque la sorella Penelope [33], e nel 1537 nuovamente a Ferrara +seguendo di pochi giorni l'arrivo in questa città della marchesa di +Pescara. Conobbe certamente allora il sanese Bernardo Ochino che +appunto nella quaresima avea predicato ivi con mirabile fervore, e gli +diresse il sonetto XXXV trattandolo poco cortesemente, e chiamandolo +arrogante, perchè avea dal pergamo fulminato "le finte apparenze, e il +ballo, e il suono", dono fatto da Dio agli uomini "ne la primiera +stanza". Nello stesso anno le accadde una strana avventura, narrata da +un Apollo novellista alla marchesa Isabella d'Este con lettera dei 13 +giugno [34], e tale avventura servì mirabilmente per porla in buona +vista, formare quella reputazione di onesta che la fama e le +pasquinate avevano molto deteriorata, radunarle intorno un'eletta +schiera di poeti e gentiluomini che adulandola, corteggiandola, +facessero dimenticare il suo passato poco onorevole per riconoscere +solo in lei la poetessa, la letterata, la discendente di sangue reale: +e riuscì in massima parte; il Muzio e il Bentivoglio le profusero lodi +e adulazioni in rima e in prosa, e la Tullia era posta al di sopra di +Vittoria Colonna. Ancora una volta la cortigiana trionfava. + +Da Ferrara la Tullia ritornò forse a Venezia, almeno così il _Dialogo_ +dello Speroni fa credere; poi a Siena ove si accasò nel 1543 [35]. I +documenti senesi che riguardano la Tullia dànno a conoscere una +circostanza abbastanza seria per non essere lasciata senza esame e +cioè che ella era, legalmente almeno, figlia di Costanzo Palmieri +d'Aragona; ed infatti nell'atto di matrimonio è detta _Tullia Palmeria +de Aragonia_, ed in altro documento ancor più chiaramente "_Filia +quondam Constantii de Palmeriis de Aragona_". In base a tali +documenti, eliminando del tutto l'ipotesi che ella fosse stata +adottata da un Palmieri, conviene credere ad un matrimonio della +Giulia Ferrarese, al quale non possiamo dare, neppure per +approssimazione, una data qualsiasi. L'Aretino, il Domenichi, il +Franco che citano la Giulia e ne parlano spesso diffusamente, mentre +dànno particolari su altri amanti tacciono affatto di tale matrimonio; +neppure un barlume ne apparisce nelle rime della Tullia e nelle +lettere che di lei ci pervennero; parlando della propria famiglia dice +_mia madre, mia sorella, ed io_; tace il Muzio, che, pur dando la +paternità del cardinale d'Aragona alla Tullia, nulla impediva potesse +parlarne nell'egloga dedicata alla Penelope nata molti anni dopo; ne +tacciono assolutamente tutti i biografi. Ed apparisce del pari per la +prima volta, almeno così ci consta, una casata Palmieri che abbia +aggiunto il nome d'Aragona al proprio; rimangono tracce dei +Piccolomini-Aragona, dei Tagliavia-Aragonia, dei _de Aragonia_, +romani, ma nessuna dei Palmieri-Aragona. Questa casata non viene poi +più a luce nè sulla tomba della Penelope che porta solo il nome di +Aragona, nè nel testamento della Tullia ove non sono più mentovati nè +padre, nè madre, nè marito. Una volta ancora, innanzi all'arida +autenticità dei documenti, si oppone la tradizione, ferma, costante; +essa vuole la Tullia figlia del cardinale d'Aragona e nel fatto nulla +varrà a scemarla. Su questo padre più o meno putativo, che apparisce +quasi per sua disgrazia, molte sarebbero le supposizioni a farsi; era +forse un familiare del cardinale d'Aragona che acconsentì a sposare la +Giulia Campana a prezzo d'oro, o qualche vanitoso che a scapito del +suo amor proprio con l'acquisto della Tullia aggiunse al suo il casato +degli Aragonesi? in ogni modo è assolutamente da escludere che quel +_de Aragonia_ stia lì per fissaril luogo natio di quel buon Palmieri. +Non ci peritiamo rispondere a quesìti così ardui ed anche inutili; +bastano per noi tutte le testimonianze dei contemporanei a stabilite +che la poetessa fu, pure illegittimamente, del sangue d'Aragona. + +Sembra che in Siena ella fosse perseguita da malevoli che l'accusarono +agli Esecutori Generali di Gabella di vestire e portare ornamenti +vietati alle meretrici dagli statuti del Comune; fu agitato per ciò un +processo nel febbraio del 1544, dal quale constando la vita onesta e +morigerata della Tullia, le fu permesso di vestire ed abitare al pari +di altre persone nobili ed oneste [36]. Non cessò per questo la +malevolenza contro la Tullia e nell'agosto dello stesso anno [37] fu +ancora denunciata per aver portato la sbernia il giorno di Pasqua, e +tra i denunziatori apparisce Ottaviano Tondi, novesco, causa di +torbidi in Siena per avere ucciso uno di parte popolare [38], e che la +Tullia pianse morto un anno appresso in un sonetto diretto al fratello +Emilio [39]. Certo ella ignorava il servizio che il buon novesco +aveva tentato di renderle. + +Sullo scorcio del 1545 la Tullia se ne venne a Firenze ove contrasse +stretta amicizia col Varchi, col Martelli e parecchi altri, dei quali +ci rimasero testimonianze nelle rime e nelle lettere di lui edite dal +Biagi e dal Bongi [40]. E qui ancora doveva essere perseguitata dalle +severe leggi sui costumi e sugli _ornamenti et habiti degli huomini e +delle donne_. Il 19 ottobre 1546 il Duca Cosimo promulgava una di +quelle leggi [41], ma la Tullia che credeva oramai per la fama di +poetessa di non essere più compresa nel ruolo delle cortigiane, non se +ne diè per intesa, sin che nell'aprile dell'anno appresso fu invitata +dal Magistrato ad ottemperare alla legge mettendo sul vestito qual +cosa di _giallo_ che doveva servire a distinguerla dalle oneste +gentildonne. La Tullia ricorse a D. Pietro di Toledo nipote della +duchessa Eleonora, che la consigliò presentare alla Duchessa una +supplica unita ai sonetti a lei scritti da illustri letterati, a +significare l'errore del magistrato di giustizia nell'annoverarla tra +le cortigiane. Per correggere la supplica, se non per averla bell'e +fatta ricorse la Tullia al Varchi [42], ed il dabben uomo volentieri +si prestò a tanto urgente favore, e della Tullia non è forse nel +seguente documento che il nome solamente. + + "Ill.ma ed Ecc.ma Sig.ra Duchessa, + + "Tullia Aragona, umilissima servitrice di V. E. Ill.ma, essendo + rifugiata a Firenze per l'ultima mutazione di Siena, e non facendo i + portamenti che l'altre fanno anzi non uscendo quasi mai da una camera + non che di casa, per trovarsi male disposta così dell'animo come del + corpo, prega V. E. affine che non sia costretta a partirsi, che si + degni d'impetrare tanto di grazia dall'Eccell.mo ed Ill.mo S.or Duca + suo consorte, che ella possa se non servirsi di quei pochi panni che + le sono rimasi per suo uso, come supplica nel suo capitolo, almeno + che non sia tenuta all'osservanza del velo giallo. Ed ella, ponendo + questo con gli altri obblighi molti e grandissimi che ha con S. E., + pregherà Dio che la conservi sana e felice". + +La cortigiana ottenne favore presso la duchessa; Cosimo scrisse di suo +pugno sull'istanza "_Fasseli gratia per poetessa_"; e queste parole +sono autenticate dalla soscrizione di Lelio Torelli, ministro del +granduca. I luogotenenti del duca rilasciarono quindi all'Aragona, in +data 1 maggio 1547, copia della deliberazione nella quale riconoscendo +"la rara scientia di poesia e filosofia che si ritrova con piacere di +pregiati ingegni la detta Tullia Aragona venga fatta esente da tutto +quello a che ell'è obbligata quanto al suo abito, vestire e portamento +[43] ". Un anno appresso, e precisamente nell'ottobre, scriveva al +Varchi annunziandogli la sua partenza, gli mandava in dono _un paio di +colombi, due fiaschi d'acqua ed uno di malvagia, una saliera di +alabastro_, e da lui toglieva commiato per sempre con lettera che il +Varchi avrà certamente preso per buona moneta; partiva quindi per +Roma, dove il primo di febbraio del 1547 veniva a morte la sorella +Penelope, seguita poco appresso dalla madre. La Tullia abitava in +Campo Marzio nel palazzo Carpi, e nel libro della _Tassa fatta alle +cortigiane per la reparatione del ponte_ (Rotto) [44] consta che ella +pagava di pigione 40 scudi (in ragione tassata per scudi quattro) ed è +una delle cortigiane che pagava di più; poche giungono ai cinquanta +scudi, rare quelle che superano tal somma: evidentemente le condizioni +finanziarie della Tullia non erano troppo rilassate, e non crediamo, +come dubita il Bongi, che il poco profitto da lei ritratto in Firenze +ed il desiderio di far esordire la Penelope nella più vasta e ricca +scena di Roma fosse causa della sua dipartita di colà; nulla accenna +pertanto avere la Penelope esordito nella triste carriera, anzi +l'essere ella morta non ancora quattordicenne fa credere, magari con +un poco d'ottimismo, che il desiderio della Giulia Campana forse più +che della Tullia, se esistito, non rimase che semplice desiderio. + +La Tullia visse certamente in Roma sino all'epoca di sua morte, che +avvenne il 12 o 13 marzo del 1556. Era andata ad abitare nel rione +Trastevere, in casa dell'oste Matteo Moretti da Parma, ed ivi il 2 +marzo dello stesso anno dettava le sue ultime volontà al notaio +Virgilio Grandinelli[45] Morta la Tullia ed apertone il testamento +alli 14 di marzo, Pietro Ciocca in suo nome e per gli esecutori +testamentari mons. Antonio Trivulzio vescovo di Tolone e Mario +Frangipane, chiese all'auditore della Camera Apostolica un tutore per +il giovinetto Celio. Tale ufficio fu conferito a D. Orazio Marchiani +chierico pistoiese. Redatto l'inventario della roba lasciata dalla +Tullia si procede alla vendita secondo le sue volontà; gli ori e le +gioie furono acquistati dagli orafi Pompeo Fanetti a Santa Lucia della +Chiavica, Maurizio Grana piemontese e Francesco Alarçon spagnolo al +Pellegrino; la mobilia da Giovanni Battista della Valle fiorentino e +Francino Francini d'Arezzo rigattiere a Monte Giordano. A quest'ultimo +toccò in un con gli arnesi di cucina "una cassa vecchia nella quale +c'erano trentacinque libri tra volgari e latini di più et diverse +sorte, et tredici di musica tra usati, vecci, et stracciati et diverse +altre carte et libri già stracciati". Ai singoli legati fu adempiuto +con rogiti speciali; in uno di questi Celio non solo _herede_ della +Tullia ma _figliuolo_ è chiamato. Di questo Celio e del Marchiani +nessuna notizia giunse sino a noi; forse lasciarono Roma, ed il +tutore, pistoiese, riedendo alla nativa citta, avrà menato seco il +fanciullo: è certo che di essi perdesi la traccia dopo la morte della +Tullia, nè le carte dell'archivio romano, esaminate dal cav. +Corvisieri, ci possono dire quale sia stata la sorte del fanciullo. +Che il padre fosse lo stesso Ciocca come altri supposero, non +crediamo, parendoci allora superflua la nomina di un tutore, e dovendo +in tal caso ammettere che il Celio fosse nato in Roma dopo il 1547, +cosa molto improbabile e per le condizioni fisiche della Tullia e per +l'appellativo di _giovinetto_ che viene dato al Celio, come ancora non +lo supponiamo figliuolo del Guicciardi. L'Aragona conobbe forse il +Ciocca in Venezia, essendo questo al servizio del Cornaro, ma a tale +epoca non può risalire la nascita di Celio; dubitiamo anzi, sempre +però su deduzioni, che la nascita di questo fanciullo fosse causa +della dipartita dell'Aragona da Firenze. + +La Tullia era di alta statura, non bella ma piacevole [46], gli occhi +bellissimi e splendidissimi, e "nei movimenti loro una certa forza +vivace che parea gittassero fuoco negli altrui cuori", forza provata +dal Muzio che cantava: + +.....occhi belli, occhi leggiadri, occhi amorosi e cari, + più che le stelle belli e più che il sole, + +i capelli finissimi di un biondo oro, esaltati spesso da' suoi +ammiratori, tra i quali il cardinale Ippolito de' Medici, al quale la +porpora non impediva di bruciare innanzi alla bella Aragonese il suo +granello d'incenso cantando: + + se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti + co 'l riso, ond'io m'incendio e mi scoloro... + +Nella pinacoteca Tosio di Brescia è conservato il ritratto della +poetessa dipinto da Alessandro Bonvicino detto il _Moretto_, altri due +veggonsi nell'edizione delle _Rime_ fatta dal Bolifon e nel vol. XII +del _Parnaso italiano_. Di questi ultimi quale sia il valore non +possiamo certo dire. + +Tra i molti adoratori che ebbe a vantare la Tullia, Girolamo Muzio fu +certo uno dei più costanti e veritieri, e benchè quando fu preso +d'amore avesse oltrepassati i quarant'anni, si sente dalle sue rime +che quell'affetto era serio e sincero, e che i versi esprimevano molto +meno di quel che il cuore sentiva; dedica alla Tullia le sue egloghe +_Amorose_ che in realtà parlano assolutamente di lei sola, e del suo +amore non cela nè gli ardenti desideri nè le bramate conquiste. Con un +verismo poco desiato certo da qualsiasi donna, anche abituata alla +rilassatezza della vita di Ferrara, egli diceva alla Tullia: + + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia + raccogli quel che con le braccia aperte, + disioso t'aspetta, e nel tuo grembo + ricevi lieta l'infocato amante; + stringi e 'l bramoso amante, e strette aggiungi + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto + il vivo fiore ispira a le sue brame. + Le belle membra tue, morbide e bianche, + ad Amor le consacra; ed al tuo amante, + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, + con lui cogli d'amore i dolci frutti. + +Ma ben presto il Muzio recatosi a Milano in missione per il Duca +Ercole d'Este, fu obliato, almeno per del tempo, e sostituito dal +Bentivoglio; passata poi la Tullia da Ferrara a Venezia, Bernardo +Tasso prese il posto dei precedenti, almeno così ci lascia credere lo +Speroni che nel suo _Dialogo_ la introduce "a far l'amore con lui, +presenti ed accettanti Nicolò Grazia e un altro spasimante Francesco +Maria Molza"; indi a Firenze variò tra il Varchi, Ippolito de' Medici, +il Tolomei, il Fracastoro, il Martelli, il Lasca, il Mannelli e lo +Strozzi. + +Vario e non sempre imparziale fu il giudizio dei contemporanei e dei +posteri verso l'Aragona; aspro e satirico spesso sino a dare diritto +di vilipenderla all'Aretino [47] e al Razzi [48]; buono e cortese +ancora, come le testimonianze del Nardi e del Muzio. Il Nardi, +tradotta in lingua toscana un'orazione di M. T. Cicerone (Venezia +1536) ne indirizzava un esemplare a Gian Francesco della Stufa con +incarico di presentarlo alla Tullia _che per sè stessa oggi +dirittamente da ogni uomo è giudicata unica e vera erede così del nome +e di tutta la tulliana eloquenza_; Girolamo Muzio che si consolò del +matrimonio della Tullia sposando circa il 1550 una damigella d'onore +di Vittoria Farnese duchessa d'Urbino, nella lettera dedicatoria +premessa al _Trattato del matrimonio_, scriveva: _Già avviso di vedere +in voi quella donna la grazia della cui vergogna, come si legge +nell'Ecclesiastico [49], è più che oro preciosa... Tale avviso che +dovete esser voi facendo in tal guisa al mondo manifesto che della +vostra passata vita ne è stata cagione necessità, et di questa la +vostra libera volontà: che nel passato vi ha trasportata fortuna e che +hor vi governa la vostra virtù_. + +Frutto d'amore, ella visse sacra all'amore e nulla varrebbe a scusarla +della poca onestà della sua vita; ma se è pur vero che gli abbietti +trionfando della loro caduta trovano i buoni che li ricoprono, +concediamo a lei le attenuanti dell'esempio: e di esempio ne ebbe a +sufficienza, e per l'ambiente viziato nel quale nacque e visse, e +nella stessa madre che allegramente dava alla luce figliuoli sino al +1535 e con la massima indifferenza li intitolava d'Aragona dopo sedici +anni che il povero cardinale era andato all'altro mondo. + +* * * + +Tenuto conto delle condizioni in cui svolgevasi la poesia nel XVI +secolo, le rime dell'Aragona non mancano certo di pregio; quantunque +ancor essa che "volle avere il suo canzoniere [50]" non eviti quella +freddezza che nasce da ogni ripetizione, quella noia che s'ingenera +dalla descrizione di una passione misurata su i precetti rettorici e +smentita dal fatto e dai costumi. La Tullia fu petrarchista della +miglior acqua, e non poteva certo essere altrimenti; il Petrarca era +l'idolo al quale si prostesero quasi tutti i rimatori del cinquecento +ed il modello su cui si formarono, ricavando stima maggiore chi +imitasse più servilmente il cantore di Laura, rubandone al tempo +stesso il pensiero e la forma. Tutte le cortigiane letterate del +cinquecento furono petrarchiste, se per altri il Petrarca era +l'oracolo del purismo, per esse non rappresentava che la teorica +dell'amore; quest'amore ideale o platonico, di Venere celeste, era +cantato su tutti i toni, salvo poi ad avere, di altro amore, una più +ampia e sicura conoscenza, e tale influenza, per donne quali +l'Aragona, la Franco, la Stampa è spiegata dalla stessa relazione del +petrarchismo con la cortigianeria. Un Petrarchino di piccolo formato, +di edizione elegante era indispensabile al cortigiano effeminato e +strisciante, i leggiadri cavalieri di Roma mostravansi per via +"andando soavi soavi co' loro famigli a la staffa, su la quale +tenevano solamente la punta del piede, col Petrarchino in mano, +cantando con vezzi [51] ", ed i vagheggini più aridi e stucchevoli, +appena ricevuto un sorriso della donna amata correvano "a casa a +comporre una sestina, un madrigaletto, dove il cieco d'Adria non +s'accorge che la mariuola gli ha furfato in versi, senza essere +discoverta da nessuno". Dell'amore teoretico il Petrarca era il gran +maestro per pratica e per scienza; il suo canzoniere si allontana da +quell'amore pratico del cinquecento che si svolge in brutale +sensualità, e in una brama di appetiti animali trascinarono la società +nella più completa dissolutezza, nelle forme più sozze delle +aberrazioni e del vizio; esso risponde all'amore intellettuale, +richiesto dall'umanesimo, che veniva considerato quale anello di +congiunzione con l'amore divino, e della cui infinità tratta l'Aragona +in un suo dialogo [52]. Al contrario della Franco che canta l'amore +dei sensi, l'Aragona è tutto ideale, tutto spiritualismo; i suoi +affetti vogliono rasentare il cielo, e solo raramente trovasi qualche +accenno alla triste sua vita; è invasa dalla manìa di passare ai +posteri insieme ai letterati che ella canta, cerca ogni maniera di +ricoprire la cortigiana con la poetessa, ed eleva i suoi canti +indistintamente a tutti, principi e cardinali, letterati e soldati, +uomini serii e burloni quali il Lasca; per lei l'uomo, essere animato, +è nulla: la fama di un uomo, il tutto; il solo affetto per il giovane +Mannelli si può credere sincero, tutte le altre proteste che inficiano +le rime e quei sonetti che cambiato indirizzo, giravano d'adoratore in +adoratore in edizioni stereotipe e consolavano tanto il Muzio che il +Martelli [53], fanno a buon diritto dubitare di tutte queste +espansioni cantate così altamente e serenamente. E la manìa +dell'Aragona è anche spiegabile in altro senso. Cessate le seduzioni +della bellezza tentava con l'arte di riunire la compagine di quegli +adoratori che si venivano allontanando, e con la musica, il canto, le +lettere cercare di sostenere i bisogni della casa: le sue rime sono +spesso forzate, e la eco dell'onda classica da Orazio a Virgilio, da +Dante a Petrarca viene spesso ad alimentare l'agonia di una vita +finita. Delle imitazioni al Petrarca, evidentissime e nel pensiero e +nello stile, ne citeremo solo alcune poche a titolo di saggio [54]. + +Sonetto X, v. 12-15: + + E se quassù giungesser gli occhi vostri, + vedendo fatto me novo angeletto + qui bramareste, e non vedermi in terra. + (PETRARCA, Madrigale III, v. 1-2). + + +Sonetto XXXI, v. 7-9: + + E l'alto Iddio lodar ben spesso suole, + dopo l'aspra fortuna, + spaventato nocchiero al porto intorno. + (PETRARCA, Sonetto C, v. 1-2). + + +Sonetto XXXVIII, v. 12-14: + + Non contenda rea sorte il bel desìo, + che pria che l'alma del corporeo velo + si scioglia, sazierò forse mia brama. + (PETRARCA, Sonetto IX, v. 12-14). + + +Sonetto XLII. + + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva + l'interno duol, che il cuor lasso sostiene; + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene, + in guerra eterna di vostr'occhi viva. + (PETRARCA, Canzone XV) + + +Sonetto XLIV, v. 13-14: + +...volgendo a Roma 'l viso e a lei le spalle, + se vuol l'alma trovar col corpo unita. + (PETRARCA, Sonetto LXXXI, v. 3-4). + + +Sonetto LI, v. 12-14: + + Benchè vostro valor eterna fama + per sè vi acquisti, caro mio signore, + quanto 'l sole gira e Battro abbraccia e Tile. + (PETRARCA, Sonetto XCVI, v. 9-11). + +Della Tullia giunsero a noi un _Dialogo dell'infinità di amore_ [55], +giudicato "uno dei dialoghi più vivi che noi abbiamo, nell'ordine più +basso degli scritti letterari del secolo decimosesto..... per una +certa franchezza e disinvoltura, e anche talvolta per una certa +saporita fiorentinità ch'ella attinse per avventura dal suo consorzio +coi fiorentini e singolarmente col Varchi", ed un poema in ottava +rima: _il Meschino e il Guerino_ [56]. Il Crescimbeni fa di questo +poema elogi sperticati, dicendo che "nella tessitura può paragonarsi +all'Odissea di Omero [57] ", esso però è così inverosimile e contrario +tanto alla storia, alla cronologia, alla geografia, e con buona pace +dell'ottimo abate, anche al buon senso, che non sappiamo invero +trovarvi alcuna analogia con l'opera dell'Omero; lo stile ne è +trascurato, e spesso conviene lavorare di serio proposito per +raccapezzare il senso di qualche ottava, i canti, trentasei in tutto, +appaiono disordinati e spesso senza nesso tra loro. La Tullia avverte +che trasse il poema da un vecchio romanzo spagnuolo in prosa, ma +certamente ella si servì di una traduzione e non del testo originale +che vuolsi scritto in italiano [58]. L'Aragona nella prefazione di +questo poema si scaglia contro il Boccaccio, e mentre lo compassiona +perchè non seppe eleggere il verso a forma del _Decamerone_, lo accusa +che _tante sue scellerate_ novelle scritte con altrettante _scellerate +parole_, servendo solo a demoralizzare e rendere ridicoli i più santi +vincoli della società, siano impossibili a leggersi, senza frutti +nocivi, da maritate e nubili, vedove e monache, e persino cortigiane. +Questi scrupoli che parrebbero curiosi nella Tullia, sono da ella +medesima spiegati, non essendo cosa nuova che ad una donna per +necessità o per altra mala ventura sua sia avvenuto di cadere in +errore del corpo suo e tuttavia si disconvenga non men forse a lei che +alle altre l'essere disoneste e sconcie nel parlare e nelle altre +cose; ed ella, contrariamente al Boccaccio, vuole scrivere per tutti, +il suo poema potrà essere dato in mano alla più pudica donzella senza +alcun pericolo, volendo con esso porre un debole argine a +quell'invadente corruttela che ogni dì spandeasi con maggior forza e +brutalità, e pur sempre per opera dei letterati ed anche degli +_umanisti_. L'idea della Tullia, se togliesi quella sfuriata contro +l'umanismo che proprio non aveva a che fare, non era cattiva e +sinceramente credette averla attuata col suo _Guerino_; dichiarandosi +di tutto debitrice a Dio solo "dal quale solo viene ogni bene e da cui +solo io riconosco questa gran grazia d'avermi in questa mia età non +ancor soverchiamente matura, ma giovenile e fresca, dato lume di +ridurmi col cuore a lui e di desiderare e operare quanto posso che il +medesimo facciano tutti gli altri così uomini e donne". Ma Dio non +aveva proprio nulla a che vedere col _Guerino_, ed è proprio il caso +di ripetere che quantunque il diavolo si vesta da frate, quattro dita +di coda gli spuntano sempre sotto la tonaca; infatti ciò che la Tullia +narra del cavaliere di Durazzo, di Brandisio e della figlia +dell'albergatore nel canto VIII [59], e di Pacifero innamorato di +Guerino nel canto X [60], non è roba atta a far mettere il poema +vicino al libro di devozione di una vergine o di una monaca. E pur +tale era lo scopo. + +In produzioni di uno stesso autore, apparse anche a distanza di molti +anni l'una dall'altra, ritrovasi sempre qualche analogia, qualche +difetto, alcun che di speciale, quasi direbbesi di proprio, che le +riavvicina e riunisce; nulla di ciò tra il _Guerino_ e le _Rime_, anzi +una succinta critica forse allontanerebbe molto l'uno dalle altre. +Quantunque non sia il caso ora di formare tale confronto ed esaminare +a fondo il _Guerino_, non possiamo esimerci dal notare come la +prefazione posta innanzi al poema ci abbia fatto triste impressione, +fino a crederla apocrifa per ragioni che crediamo buone od almeno +meritevoli di esame. Il Ranieri che pubblicò il poema nel 1560 dicendo +di averne curato l'edizione sul manoscritto originale _già da parecchi +anni da lui posseduto_, non fa parola dell'Aragona che era morta nel +1556, e si profonde solo in ampie ed ampollose proteste cercando di +formare una dedica alla quale, per essere di qualche valore, manca +solo un poco di senso comune. E quel _parecchi_, posto lì per indicare +un lasso di tempo non superiore ai tre anni è per lo meno superfluo: +nè più lungo spazio di tempo crederemmo possibile ammettere perchè è +abbastanza ragionevole il supporre che l'Aragona avesse sino alla +morte conservato presso di sè quel lavoro. Il ricordo ancora che i +libri e le carte andarono in mano di un modesto rigattiere, non è +privo di valore; se il manoscritto del _Guerino_ era tra la roba +acquistata da Francino Francini, uomo probabilmente ignorante e privo +di criterio letterario, la sorte del manoscritto era assicurata: +finiva in qualche bottega di droghiere o salumaio. Converrebbe adunque +credere che o il manoscritto fosse tra le carte devolute a Celio +figliuolo dell'Aragona o che la Tullia ne avesse fatto un dono al +Ranieri qualche anno prima; ma ancora queste due supposizioni +rasentano l'assurdo. Il testamento della Tullia che pure è tanto +minuzioso e preciso nei lasciti e legati, non accenna a carte ed altri +documenti spettanti al Celio; nè la Tullia poteva donare il +manoscritto al Ranieri o ad altri che a lui lo passassero, perchè dal +momento che ne aveva condotto a termine anche la prefazione, era certo +desiderio suo di darlo alle stampe, e per il nome che godeva e +l'appoggio dei letterati che facevanle corona non sarebbe stato +difficile trovare un tipografo che ne assumesse l'edizione. Se +dobbiamo pur credere alla dichiarazione della Tullia di avere composto +il poema "in età ancor giovenile e fresca", quando erasi decisa di +darsi a Dio, conviene di necessità ammettere che ella l'avesse scritto +in Siena poco appresso il suo matrimonio col Guicciardi, o in Firenze; +mai in Roma ove tornando per l'ultima volta nel 1547 non era più in +età giovenile e fresca, e l'essere ascritta nel ruolo delle cortigiane +pubbliche non era il migliore indizio dell'essersi data a Dio. Anche a +questa ipotesi si oppone una seria obbiezione. Era possibile +all'Aragona dare ad intendere agli eruditi, massime fiorentini, di +aver tratto il _Guerino_ da un romanzo in prosa spagnuolo? Pure ciò +afferma nella prefazione, e se il poema non corrisponde esattamente al +_Guerino_, in prosa, romanzo cavalieresco del ciclo della Tavola +Rotonda, è indiscutibile che da questo ne trasse in massima parte le +idee. Nessuno ignora la rinomanza che il _Guerino_ ebbe nei secoli XV +e XVI; all'epoca dell'Aragona ne erano già state fatte sei edizioni +[61], ed è certo sopra una di queste che fu condotta la riduzione in +rima. In conclusione non rifiutiamo al _Guerino_ la maternità +dell'Aragona, la sua differenza con le _Rime_ non è prova sufficiente +a porre dei dubbi; respingiamo però assolutamente quella prefazione +che non è, nè poteva essere della Tullia. + +Per la ristampa delle rime abbiamo usato l'edizione prima, Venezia +1547 (A) servendoci per le varianti delle edizioni di Venezia, 1549, +(B): ivi, 1560 (C): Napoli, 1593 (D): e delle _Rime_ raccolte dalla +Bergalli-Gozzi (E): le abbiamo fedelmente riprodotte, salvo allorchè +gli errori erano evidenti, respingendo allora in nota la lezione +originale; quando le varianti assumevano importanza assoluta, come per +i componimenti tratti dai codici vaticano magliabecchiano, abbiamo +stimato necessario riprodurre entrambe le lezioni avvertendo di +collocarle l'una a lato dell'altra. + + + +_Dalla R. Biblioteca Vallicelliana + +maggio 1891._ + +ENRICO CELANI + + +NOTE: + +[1] =Graf A.= _Atraverso il cinquecento_. Torino, Loescher, 1888, pag. + 215 e seg.--Nell'_Hermaphroditus_ del =Panormitano= (1471) + _(Quinque illustrium postarum_, =Antonii Panormitani=, etc. _lusus + in Venerem_, Parigi, 1791), la cortigiana non apparisce ancora, + come neppure ne è parola in =Giano Pannonio= (1472) _Poemata_, + Trajecti ad Rhenum, 1784. + +[2] "Avetemi inteso voi donne? Che alla barba di tutti i sodomiti io + voglio tenere colle donne, e dico che la donna è più pulita e + preziosa della carne sua che non è l'uomo; e dico, che se egli + tiene il contrario, egli mente per la gola" (=S. Bernardino=, + _Prediche volgari_, ed. =Bongi=, pag. 380). + +[3] Le opere fatte da lui circa la osservanza dei buoni costumi furono + santissime e mirabili, nè mai in Firenze fu tanta bontà e + religione quanta a tempo suo... la sodomia era spenta e + mortificata assai; le donne in gran parte lasciati gli abiti + disonesti e lascivi; i fanciulli quasi tutti lavati da molte + disonestà e ridutti ad uno vivere santo e costumato... portavano i + capelli corti e perseguitavano con sassi e villanie gli uomini + disonesti e giocatori e le donne di abiti troppo lascivi. + (=Guicciardini=, _Storia, fiorentina_, cap. XVII) + +[4] =Piccolomini A.= _Istituzione di tutta la vita, dell'uomo nato + nobile et in città libera_. Venezia, 1552. + +[5] =Garzoni T.= _La piazza universale di tutte le professioni del + mondo_. Venezia, 1587, discorso LXXIV, pag. 597. + +[6] =Garzoni T.= Op. Cit., discorso LXXV, pag 605. + +[7] Giovanni Burchkardt maestro di cerimonie di Alessandro VI narra + come l'ultimo d'ottobre 1501 cenarono nel palazzo apostolico, col + Valentino, cinquanta cortigiane, le quali dopo cena danzarono + ignude e diedero altre prove di valentia in presenza di Alessandro + VI e della Lucrezia Borgia. "In sero fecerunt cenam cum duce + Valentinense in camera sua, in palatio apostolico, quinquaginta + meretrices honeste cortegiane nuncupate, que post cenam + coreaverunt cum servitoribus et aliis ibidem existentibus, primo + in vestibus suis, denique nude. Post cenam posita fuerunt + candelabra communia mense in candelis ardentibus per terram, et + projecte ante candelabra per terram castanee quas meretrices ipse + super manibus et pedibus; unde, candelabra pertranseuntes, + colligebant, Papa, duce et D. Lucretia sorore sua presentibus et + aspicientibus. Tandem exposita dona ultima, diploides de serico, + paria caligarum; bireta, et alia pro illis qui pluries dictas + meretrices carnaliter agnoscerent; que fuerunt ibidem in aula + publice carnaliter tractate arbitrio praesentium, dona distributa + victoribus". _Diarium sive rerum urbanorum commentarii_, Parisiis, + 1883-1885, tom. II, pag. 443, tom. III, pag. 167). + +[8] =Armellini M_.= Un censimento della città di Roma sotto il + pontificato di Leone X tratto da un codice inedito dell'Archivio + Vaticano_. Roma. Befani, 1887. + +[9] Cfr. =Bandello=, _Novelle_, parte III, nov. XLII; =Valery=, + _Curiosités et anecdotes italiennes_, Paris, 1842; =Giovio P.=, + _De piscibus romanis_, cap V; =Forcella V.=, _Iscrizioni delle + chiese di Roma_, Roma, 1878. Per l'epitafio che dicesi posto sulla + sua tomba crediamo siasi roppo facilmente accettata la tradizione + che fosse in S. Gregorio; oltre la stranezza della lapide che + certo non faceva bella figura in una chiesa, è oramai accertato + che se pure l'epitafio fu composto non fu mai elevato sulla tomba + dell'Imperia. + + Di lei scrive il Bandello (op. cit, nov. XLIII): "Tra gli altri + che quella (Imperia) sommamente amarono fu il signor Angelo del + Bufalo, uomo della persona valente, umano, gentile e ricchissimo. + Egli molti anni in suo poter la tenne, e fu da lei + ferventissimamente amato, come la fine di lei dimostrò. E perciò + che egli è molto liberale e cortese, tenne quella in una casa + onoratissimamente apparata con molti servidori, uomini e donne, + che al servizio di quella continovamente attendevano. Era la casa + apparata e in modo del tutto provvista, che qualunque straniero in + quella entrava, veduto l'apparato ed ordine de' servidori, credeva + che ivi una principessa abitasse. Era tra l'altre cose una sala e + una camera sì pomposamente adornate, che altro non v'era che + velluti e broccati, e per terra finissimi tappeti. Nel camerino, + ov'ella si riduceva, quand'era da qualche gran personaggio + visitata, erano i paramenti che le mura coprivano, tutti di drappi + d'oro, riccio sovra riccio, con molti belli e vaghi colori. Eravi + poi una cornice tutta messa a oro ed azzurro oltremarino, + maestrevolmente fatto, sovra la quale erano bellissimi vasi di + varie e preziose materie formati, con pietre alabastrine, di + porfido, di serpentino e mille altre specie. Vedevansi poi attorno + molti cofani e forzieri riccamente intagliati, e tali che tutti + erano di grandissimo prezzo. Si vedeva poi nel mezzo un tavolino, + il più bello del mondo, coverto di velluto verde. Quivi sempre era + o liuto o cetra con libri di musica, ed altri istromenti musici. + V'erano poi parecchi libretti volgari e latini riccamente + adornati. Ella non mezzanamente si dilettava delle rime volgari, + essendole stato in ciò esortatore, e come maestro il nostro + piacevolissimo messer Domenico Campana detto _Strascino_; e già + tanto di profitto fatto ci aveva che ella non insoavemente + componeva qualche sonetto o madrigale". Ed a proposito del celebre + camerino seguita narrando come essendo andato a farle visita + l'ambasciatore di Spagna, e avendo bisogno di sputare, trovò che + il luogo meno improprio a ciò fare era il viso del servitore che + gli stava alle spalle. + +[10] =Cugnoni G.= _Agostino Chigi il Magnifico_, Livorno, Vigo, 1879. + +[11] =Aretino P.= _Ragionamento fra il Zoppino fatto frate e Ludovico + puttaniere_, Cosmopoli, 1660, pag. 442. + +[12] E poeti e letterati non isdegnavano la compagnia della cortigiana + (=Burchkardt=. _Diarium_ etc., ediz. cit. tom. III, pag. 209); + Marco Bracci in una lettera ad Ugolino Grifoni segretario di + Cosimo I scrive nel novembre 1557 che giunto in Perugia il + cardinale Caraffa nipote di Paolo IV e il cardinal Vitelli "dopo + cena pubblicamente fece andare in palazo tutte le putane che a + quelli tempi se trovavano in Perugia quale furono in tutte + quattordici; e presene per sè una e una per el cardinale Vitello + el resto acomodoli a la sua famiglia. (=Fabretti=, _La + prostituzione in Perugia nei secoli XIV e XV_, Torino, 1885, pag. + 46). + +[13] =Graf A.= op. cit., pag. 350. + +[14] _Theatro delle donne letterate_, pag. 296. + +[15] _Istoria della volgar poesia_, vol. IV, pag. 67. + +[16] _Storia e ragione d'ogni poesia_, vol. II, pag. 235. + +[17] _Gli scrittori d'Italia_, vol. I, par. I. + +[18] _Gli scrittori del regno di Napoli_, tomo III, parte I. + +[19] Il Vigo pubblicava nel 1885 per nozze Grassi-Rinaldi il sonetto + della Tullia all'Ochino (nella nostra edizione a pag. 39), e nella + breve prefazione la dice napoletana. + +[20] Presso il =Mazzuchelli=, loc. cit. + +[21] _Dell'infinità d'amore_di =Tullia Aragona= edito dal + =Canestrini=, Milano, 1867. + +[22] _Bibliografia romana_, Roma, Botta, 1880, vol. I, pag. 13. + +[23] Vedi a pag. 189, versi 27 e seg. + +[24] La _Jole_ dell'egloga del Muzio è la Giulia ferrarese, anch'essa + etèra famosa e della quale il =Domenichi= (_Facezie, motti e + burle_, Venezia, 1558, pag. 28) ricorda un motto arguto e mordace. + Papa Leone X aveva fatto aprire una nuova strada in Roma + lastricata dai tributi che le puttane pagavano, nella quale + scontrando la Giulia ferrarese una gentildonna l'urtò un poco. + Allora la gentildonna adirata cominciò a dirle villania. Rispose + la Giulia: "Madonna, perdonatemi, ch'io so bene che voi avete più + ragione in questa via che non ho io". Nel citato censimento di + Roma (pag. 42) ella apparisce come abitante nel rione Campo + Marzio, in una casa sotto la parrocchia di S. Trifone di proprietà + dell'Ordine Agostiniano. + +[25] Lo Zilioli che fu il più diffuso biografo dell'Aragonese le + assegna per padre Pietro Tagliavia, di Aragona, arcivescovo di + Palermo e cardinale di Santa Chiesa; e tale versione venne accolta + dal Mazzuchelli, dal Tiraboschi, dal Cinguenè e dal Camerini. Ora + nè quando il Muzio scrisse l'egloga alla Tullia nè quando + l'Aretino nel dialogo tra il Zoppino e Ludovico, dialogo scritto + certo prima del 1539, dice _cardinale_ l'amante della Giulia + ferrarese, il Tagliavia era stato assunto alla porpora. Lo fu solo + sotto Giulio III l'anno 1553; in tal guisa viene esonerato di sua + paternità poco lodevole. Escluso costui, l'unico cardinale che + cronologicamente può dirsi padre della Tullia è Luigi d'Aragona, + ascritto al sacro Collegio da Alessandro VI nel 1493, promulgato + solo nel 1497. Nato in Napoli nel 1474 morì in Roma l'anno 1519 e + fu tumulato nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, ove vedesi + tuttora il suo sepolcro con iscrizione fattagli fare dal cardinale + Franciotto Orsini suo esecutore testamentario. + +[26] =Biagi G.= _Un'etèra romana, Tullia d'Aragona_. (_Nuova + Antologia_. Serie III, vol. IV, 16 agosto 1886) + +[27] Dice il Muzio: + + Visse in tenera etate presso a l'onde + del più bel fiume che Toscana onori. + + (_Sonetto I_, v. 12-13, pag. 69). + +[28] =Aretino P.= _Ragionamenti_. loc. cit. + +[29] =Zilioli=, in =Mazzucchelli=, loc. cit. Molto diverso è però il + ritratto che ne fa il Giraldi, e dall'odio che palesa parlando + della Tullia fa se non credere, almeno dubitare che invano abbia + picchiato alla porta della bella cortigiana. "Non è alcuno di voi, + per quanto io stimo, _egli dice_, il quale non habbia conosciuto + Nana, così detta non perchè ella sia piccola della persona, ma per + mostrare la sua sconvenevole et non proportionata grandezza, con + voce di contrario sentimento. Questa di casa Aragona si fa + chiamare quantunque io intenda che di madre vilissima e di quella + medesima vita che ella è in alcune paludi sie nata senza che la + madre le habbia mai saputo dire chi suo padre si fosse. Venuta + adunque nella nostra città, ove hora le pari a lei, per lo mal + costume del nostro secolo, sono in più abondanza che non si + converrebbe, si diè a fare guadagno di sè disonestamente, + allettando i giovani con quegli adombrati colori di virtù, di che + innanzi dicemmo. Et non pure traheva costei a sè i giovani con + simili arti, i quali per lo più sono di poca levatura, ma così + toglieva ella il senno ad alcuni huomini maturi e scientiati, che + col promettere loro di lasciarli godere di lei, qualunque volta + danzassero mentre ella toccava il leuto, facevano scalzi la + resina, o la pavana, o quale altra sorta di ballo più l'era grato + et poscia beffandoli li lasciava del promesso scherniti. + (_Ecatommiti_, nov. VII). + +[30] _Passione d'amore di mastro Pasquino per la partita della signora + Tullia e martello di amore delle povere cortigiane di Roma con le + allegrezze delle bolognesi._(=Tiraboschi=, Stor. letter. ital. + vol. VII, pag. 1172). Di pasquinate alla Tullia o nelle quali ella + sia mentovata non ci consta che il _Trionfo della lussuria di + mastro Pasquino_stampato nel 1537, ove però è ricordata la Tullia + solo come molto _favorita_. Il Biagi ricorda ancora lo sconcio + sonetto: "_Mentre alla Tullia la madre ragiona_" firmato F. C. che + conservasi in due codici Magliabecchiani. + +[31] =Biagi G.= op. cit. + +[32] "Considerando gli infrascritti cavalieri la virtù solamente esser + quella che concede immortalità ad ogni animo generoso, liberandolo + con la eterna fama da ogni oblivion che ne la labile e caduca + memoria de li uomini aver loco possa, e che quella da ciascuno + meritamente deve esser amata, reverita ed a quel sommo grado che + per le umane forze sia possibile esaltata e tanto più quanto ella + in persona si ritruovi di ogni altra grazia, e dono di fortuna e + natura dotata; per tanto come veri fautori ed amatori di quella e + per la verità della quale ogni nobil core deve sempre prender la + protezione, e, quando in parte alcuna celarsi e occulta restarsi + la veda, produrla in luce e qual chiaro sole farla a tutti + risplendere ed apparire: non da alcuna altra passione o fine mossi + ed indotti, si offeriscono non pregiudicando alle onorate leggi de + la militar disciplina, a tutto il mondo, per un giorno + valorosamente sostenere che la loro signora e padrona la Ill.ma + S.ra Tullia de Aragonia per le infinite virtù quali in lei + risplendono è quella che più merita che tutte le altre donne de la + preterita, presente e futura etate; ed acciò che qualunque, de la + sua immortal gloria invidioso, diversamente o parlasse o sentisse, + possa presto certificarsi e risolversi; declarono detto + sostenimento, doversi intendere totalmente secondo l'ordine de + torniamenti de li antiqui e gloriosi cavalieri; e così gli + inestimabili meriti de la prefata signora, se pure non fussino a + sufficenza noti e chiari, secondo il dovere si manifesteranno a lo + ardire e valor de li suoi servitori, similmente per tale occasione + più celebri e palesi saranno, onde ciascuno poi non dubitano che + confessare sarà costretto, sì come a loro non ritrovarsi cavalier + di virtù superiori, così a la prefata signora pari o simile non + esser mai stata o potere essere nei secoli futuri". I sostenitori + del valore della Tullia erano Paolo Emilio Orsini, Accursio + Mattei, Brunoro Neccia, Alberto Rippe, Marco da Urbino, e Bernardo + Rinuccini. + +[33] Il Muzio nell'egloga VI del IV libro intitolata _Argia_, dice che + la Penelope ebbe per patria + + l'orribil Adria e que' secreti stagni + che le palustri lor superbe canne + cercan di pareggiar ai nostri allori. + Là per quelle contrade umide e salse + a la dolce e vezzosa fanciulletta + i lascivi delfin festosi giri + tessean saltando intorno; a la sua culla + le Nereidi portavano e i Tritoni + conche da i marin liti e fresche perle. + + E più sotto lo stesso Muzio ci fa sapere come da Venezia muovesse + con la madre e la Tullia per Ferrara. + + Indi pargoleggiar su per le rive + fu vista un tempo del gran re de' fiumi; + poi come la guidava il suo destino + varcati d'Apennino i duri gioghi + tenne lunga stagione adorni e lieti + i poggi d'Arbia e le campagne d'Arno. + + La sorella della Tullia morì di 13 anni ed 11 mesi nel febbraio + del 1549 e fu sepolta nella chiesa di S. Agostino, innanzi + all'altar maggiore. L'iscrizione sepolcrale è riportata dal + =Galletti= e dal =Forcella=; in essa è chiamata Penelope + =Aragona=, quasi la Giulia ferrarese per essere un tempo stata + l'amante di un cardinale di casa Aragona avesse il diritto di + chiamare Aragonesi anche i figliuoli nati parecchi lustri dopo che + il buon cardinale aveva reso l'anima a Dio. + +[34] Riportiamo per brevità solamente il brano della lettera alla + Isabella d'Este che più particolarmente riguarda la Tullia. "V. + Ecc. intenderà come gli è sorta in questa terra una gentil + cortegiana di Roma, nominata la S.ra Tullia la quale è venuta per + istare qui qualche mese per quanto s'intende. Questa è molto + gentile, discreta, accorta et di ottimi et divini costumi dotata; + sa cantare al libro ogni motetto et canzone, per rasone di canto + figurato; ne li discorsi del suo parlare è unica, et tanto + accomodatamente si porta che non c'è homo nè donna in questa terra + che la paregi, anchora che la Ill.ma S.ra Marchesa di Pescara sia + ecc.ma, la quale è qui, come sa V. Ecc. Mostra costei sapere de + ogni cosa, et parla pur sieco di che materia te aggrada. Sempre ha + piena la casa di virtuosi et sempre si puol visitarla, et è riccha + de denari, zoie, colanne, anella et altre cose notabile, et in + fine è ben accomodata in ogni cosa . . . . . (_Un'avventura di + Tullia d'Aragona_, nella _Rivista storica mantovana_, vol. I, + fasc. 1-2, 1885) + +[35] Anno Domini M.D.XLIII indictione secunda die vero martis VIII + mensis Ianuarii Silvester olim . . . . . de Guicciardis + ferrariensis contraxit matrimonium cum D. Tullia Palmeria de + Aragonia per verba de presenti et anuli dationem et receptionem + respective in forma iuris et sacrorum canonum et omni meliori + modo, etc. Rogantes, etc. Actum Senis.--Ego Sigismundus Mannius + Ugolinius notarius rogatus. (_R. Archivio di Stato in Siena, + Scritture concistoriali_, ad annum). + +[36] 1544 Die dicto (5 februarii) de sero. + + Hieronymus de Ballatis _Prior_ + D. Achilles Orlandinus + Conterius de Sansedoniis + Franciscus Arengherius + + . . . . . et deliberaverunt declarare et declaraverunt D. Tulliam + de Aragona Sen. habitantem, non esse comprehensam in statuto + meretricium, dantes licentiam omnibus et quibuscumque personis + locandi domos dicte domine Tullie, et absque aliqua pena, et + mandaverunt fieri decretum dicte declarationis et licentie in + forma. Et fuit factum infrascripti tenoris: + + Spectatissimi Domini Executores Generalis Gabelle Magnifici + Comunis Sen., convocati et congregati solemniter, etc., audito + pluries Domino Aurelio Manno Ugolino procuratore et eo nomine + Nobilis domine Tullie filie quondam Constantii de Palmeriis de + Aragona et uxoris domini Silvestri de Guicciardis ferrariensis, + producente eius mandatum manu Ser Sigismundi Manni notarii, etc., + exponente qualiter praefata Domina Tullia ob novam compilationem + Statutorum Reipublicae Sen., a nonnullis videlicet indebite et + iniuste reputatur et diffamatur, eidem non licuisse nec licere + deferre nec portare vestes et alia ornamenta muliebra que licite + sunt et conveniunt personis honestis et nobilibus, et commorari et + habitare in locis civitatis in quibus licitum est habitare omnibus + personis honestis et nobilibus; et quia rei veritas est, quod + praefata D. Tullia ducet vitam honestissimam et propterea ea que + supradicta sunt sibi non debent quoque modo esse prohibita, + producente ad iustificationem predictum processum in Curia Domini + Capitanei Iustitie Civitatis Sen., manu ser Lactantii Lucarini + notarii publici Sen., nec non decretum magnificorum D. Secretorum + Officialium Balie manu Ser Alexandri Boninsegni Notarii publici + Sen., et petente in, de ut super predictis de opportuno iuris + remedio providero et pro iustitia consulente indemnitati prefate + Domine Tullie, servatis servandis, omni meliori modo; + + Habita plena notitia et clara informatione de omnibus supra + narratis de vita, moribus et honestate et qualitate dicte Domine + Tullie, visu processu predicto et summa inde lata, testibus in eo + examinatis decreto predicto, et omnibus denique visis, auditis et + consideratis que videnda et consideranda erant, vigore + auctoritatis eisdem concesse a Statutis Reipublicae Sen., servatis + servandis et omni meliori modo, etc., Solemniter deliberaverunt + prefatam D. Tulliam minime comprehendi in Statuto de meretricibus + et questus sui corporis facentibus desponente, sibique licuisse et + licere commorare et habitare in quibuscumque locis civitatis ad + suum libitum, et vestes ac habitum deferre prout et sicut et in + omnibus et per omnia licuit et licet personis et mulieribus + honestis et nobilibus, et ita sibi licentiam et facultatem + concesserunt, mandantes de predictis sibi publicum fieri decretum, + et illud inviolabiliter osservari a quibuscumque personis tam + publicis quam privatis sub pena comminationis arbitri quibuscumque + in contrarium non obstantibus, et omni meliori modo, rebus tamen + stantibus pro ut stant et non aliter nec alio modo. (_Archivio di + Stato in Siena, Buste degli esecutori di Gabella, 1544 gennaio I, + 1545 giugno 30, c. 12-13_). + +[37] Die 23 augusti (1544). + + Operta la cassa fu retrovata una politia et acusa del tenore + susseguente, cioè: + + _La Signora Tullia de Aragona per la pascha di Spirito Santo + portò la sbernia contro li Statuti. + + Ottaviano Tondi, Horatio Pecci, Il Signor Gaspare servitore del + Signor D. Giovanni._ + + Vide in filo processum agitatum super vita causa ex quo apparet + de sententia per quam fuit declaratum sibi licere portare + sberniam istantibus omnibus, etc., (_R. Archivio di Stato in + Siena, Decreti, polizze, ecc. del Capitano di Giustizia del 1544, + luglio-dicembre, c. 53_). + + I documenti da noi riportati a pag. XXXI-XXXVI furono rinvenuti + nell'Archivio di Stato di Siena dal compianto Luciano Banchi. + +[38] =Pecci G. A.= _Continuazione delle memorie storico-critiche della + città di Siena fino all'anno M.D.LII._Siena, Bindi, 1758, vol. + III, pag. 143. + +[39] Sonetto XXXVI. + +[40] =Biagi G.= op. cit.--=Bongi S.= _Il velo giallo di Tullia + d'Aragona_. Estratto dalla _Rivista critica della letteratura + italiana_, anno III, n. 3, marzo 1886. + +[41] "Le meretrici non possino portare vesti di drappo e seta d'alcuna + ragione, ma sibbene quante gioie e quanto oro e argento esse + vorranno, et sia tenuta portare un velo, o vero sciugatoio o + fazzoletto o altra peza in capo che habbi una lista larga un dito + d'oro o di seta o d'altra materia gialla e in luogo che ella possa + essere veduta da ciascuno; et tal segno debbia portare a fine che + elle sien conosciute dalle donne da bene e di honesta vita, sotto + pena se la ne mancheranno di scudi dieci in oro di oro di sole per + ciascheduna volta che le trasgrediranno e sian sottoposte al + Magistrato delli spettabili Otto di Balìa, alli spettabili + Conservatori di Legge, et alli Offitiali dell'Honestà intra li + quali magistrati habbi luogo la preventione da distribuirsi come + l'altre pene che di sotto si dichiareranno. (=Contini=. + _Legislazione toscana_, vol. I, pag. 332). + +[42] Edita dal =Bongi=, op. cit., ed ancora dal =Biagi=. + +[43] Archivio di Stato in Firenze. Luogotenenti e Consiglieri di S. E. + il Duca di Firenze. Deliberazioni, _ad annum_. + +[44] "La S.ra Tulja d'Araona a fronte alle dette dee dar per sua tassa + imposta come di sopra S. 40--4". Archivio di Stato in Roma, + _Fabbriche camerali_. + +[45] Il testamento fu rinvenuto nell'Archivio di Stato di Roma + dall'archivista Cav. Costantino Corvisieri.--"Del 1556 a dì 2 de + marzo. Al nome di Dio, &. Io Tullia de aragona sana per gratia di + Dio de mente et intelletto benchè inferma del corpo volendo + disporre dei miei beni acciò che doppo morte mia non ne nasca ad + alcuno lite o scandalo, ordino et faccio il mio ultimo testamento + et mia ultima volontà in questo modo che seguita, cioè: In prima + racomando l'anima mia all'altissimo Dio et alla sua gloriosa Madre + Vergine Maria et a tutta la corte del cielo. Lasso alla Lucretia + mia creata moglie di Matteo hoste questo fornimento di camera cioè + queste spalliere verde et questo letto ove io ora giaccio con suoi + matarazzi, lenzuoli para uno et una coperta, fuorchè lo sparviere, + et più una vesta di rascia negra usata aperta denanzi; + + Item un roverso rosso nuovo, cioè una sottana de roverso, una saia + biancha listata de pagonazo et una lionata, una montatura a la + romana, cioè panno listato et lenzolo, dieci scudi d'oro et sia + pagata del vino che io ho havuto da lei; + + Item lasso alla putta Christofora mia serva sia vestita di panno + ordinario negro et datole dieci scudi d'oro; item lasso alle + povere orfanelle cinque scudi d'oro; item lasso alle monache + convertite quella parte chelli viene in rigore della bolla; item + lasso alla compagnia del crocifisso un paramento di taffetà negro + leggiero semplice. + + Item lasso a Santo Agostino un mezo scudo di cera ogni anno per + ardere il dì de' morti a la mia sepoltura la quale se non serrà + arsa alla mia sepoltura da i frati non sia obligato l'herede a + darla più. Item lasso che ogni anno si dia mezo scudo per far dir + la messa di San Gregorio per l'anima mia. Item lasso a mastro + Panuntio medico una veste di rascia negra da medico che gli sia + fatta nuova. + + Item in tutti gli altri miei beni et in tutte le mie ragioni et + attioni tanto presenti come d'avenire dovunque siano o saranno io + instituisco e faccio e con la mia propria bocca nomino Celio che è + in protettione de Messer Pietro Cioccha scalco del cardinale + Cornaro, istituisco dicio et faccio detto Celio herede universale + al quale lascio tutti i miei beni ragioni et attioni per ragione + et causa de universale institutione con patto et conditione che + detti miei beni siano venduti et fattone dinari siano posti in + luogo chelli fructino nè possi disporre Celio nè altri della + principal somma di detti dinari sinchè detto herede non sia + all'età di anni venticinque, ma dell'entrata senne nutrisca et + serva per impa[ra] re littere et altre virtù. Et se detto herede + (che Dio non voglia) mancasse inanzi all'età di venticinque lascio + et substituisco herede in vita sua Messer Pietro Chiocca suo + protettore con condittione che ogni anno dia dieci scudi a una + povera orfana da maritarsi, il restante senne serva messer Pietro + per i suoi alimenti et dopo la morte di messer Pietro Chiocca si + stribuisca ogni cosa ad opere pie et queste debbiano essere le mie + ultime volontà, et mio ultimo testamento li quali voglio che + vaglino in virtù et forza di testamento et ultime volontà et se in + tal modo per alcun rispetto non potesse valere, voglio che vaglia + in virtù et forza di codicillo et di donatione infra vivi o per + causa di morte et in quel meglior modo che di ragione può e potrà + valere e sostenersi. Et per essere io impedita ho fatto scrivere + questo da persona a me fedele et io l'ho sottoscritto di mia + propria mano in fede della verità questo dì 2° di marzo 1556. + + Item lasso di essere sepelita in Santo Agostino e nella sepoltura + di mia madre et mia et alle mie esequie non voglio altro che i + frati di Santo Agostino et la compagnia del Crocifisso della quale + io sonno, et sia sepulta a ventiquattro hore senza cerimonie, + semplicemente. + + Et lasso et instituisco con ogni miglior modo et forma che fare et + instituire se puote esecutori di questo mio testamento il + Reverendo vescovo di Tolone e Messer Mario Fregapane, i quali + supplico per l'amor de Dio et per la fede che ho in loro signorie + che vogliano doppo la mia morte fare eseguire a puntino queste mie + ultime volontà per magior dechiaratione della quale io come di + sopra ho detto mi sottoscrivo di mia propia mano. + + Io Tullia Aragona affermo quanto sopra et instituisco herede + universale Celio come di sopra ho detto. _A tergo autem_, ecc + L'entroacluso è il testamento di me Tullia Aragona il quale ho + sottoscritto de mia propria mano et ligatolo con el filo et + sigillatolo sopra esso filo il quale consegno a M. Virgilio + Grandinelli notario pubblico presenti li testimonii sottoscritti + da me rogati et non voglio sia aperto se non doppo la morte mia, + et in fede di ciò mi sottoscrivo di mia propria mano. Io Tullia + Aragona manu propria. _Quorum testium etc. (Archivio di Stato in + Roma, Not. A. C. vol. 6298, num. 69)_. + + +[46] Il malevolo Giraldi scriveva di lei che aveva il viso non bello + nè piacevole "il quale oltre la bocca larga et le labbra sottili + era disordinato da un naso lungo, gibbuto et nella estrema parte + grosso et atto a porre sommo difetto in ogni bella faccia s'egli + tra le guancie vi fosse posto. (_Ecatommiti_, loc. cit.) + +[47] In una lettera datata di Venezia li 6 giugno 1537 e scritta allo + Speroni esaltandogli il suo _Dialogo_egli diceva: La Tullia ha + guadagnato un tesoro che per sempre spenderlo mai non iscemerà, e + l'impudicitia sua per sì fatto onore può meritamente essere + invidiata dalle più pudiche e dalle più fortunate. + +[48] Nella commedia del Razzi intitolata la _Balia_(Firenze 1560) in + fine della scena VII dell'atto III leggesi: + + LIVIO (_padrone_). Io non conobbi mai giovane di più alto animo + di lei e di più elevato spirito + + BROZZI (_famiglio_). O degli uomini inferma e instabil mente! Pur + ora la chiamaste puttana e femmina di mondo, ed ora per contrario + dite tanto ben di lei? + + LIVIO. Sarebbe forse la prima nobile e d'animo grande che è stata + puttana? Che è stata la Tullia d'Aragona, Isabella di Luna e + altre? + + Anche il Lasca che pure si atteggia, benchè un po' tardi, ad + amante della Tullia, nel XXII madrigale lagnandosi che la sua + donna, anch'essa cortigiana + + lodata ancor non sia + con dolce stile e soave armonia, + + dice che + + celebrar si sente ognora + con gloria alta e divina + e Tullia e Totta e Fioretta e Nannina + che, bench'elle sieno oggi al mondo rare, + non si ponno agguagliare + alla Cecca gentil che m'innamora. + +[49] Noli discedere a muliere sensata et bona, quam sortitus es in + timore Domini: gratia enim verecundiae illius super aurum. + (_Eccl_. VII, 21). + +[50] =Cereseto G. B.= _Storia della poesia in Italia_. Milano, + Silvestri, 1857, vol. I. + +[51] =Aretino P.= _Ragionamenti_. Cosmopoli, 1660, parte I, giornata + III.--=Graf A.= op. cit. pag 19 e seg. + +[52] Il Domenichini nelle sue _Facetie, etc._pag. 32, ricorda una + disputa che alcuni cortigiani ebbero in casa dell'Aragona sui + pregi del Petrarca. + +[53] Vedi nota a pag. 29. + +[54] Per i riscontri usiamo delle _Rime di _=F. Petrarca=_con + l'interpretazione di _=G. Leopardi =_e con note inedite di _=F. + Ambrosoli=. Firenze, Barbèra, 1879. + +[55] Questo dialogo fu edito in Venezia dal Giolito nel 1547 in-8 e + ristampato a Milano nel 1864 dal Daelli nella sua _Biblioteca + rara_con prefazione di Eugenio Camerini (Carlo Téoli). + +[56] _Il Meschino e il Guerino_. Poema. In Venezia, per Gio. Battista + Melchior Sessa, 1560, in-4. + +[57] =Crescimbeni=, op. cit., vol. I, c. 341. + +[58] =Gordon di Percel.= _Biblioth. des Romans_, tom. II, pag. + 193.--=Crescimbeni=, op. cit., vol. I, carte 331.--=Fontanini G.= + _Dell'eloquenza italiana_, lib. I, cap. XXVI.--=Zambrini F.= _Le + opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV ecc._Bologna, + Zanichelli, 1878.--=Melzi=. _Bibliografia dei romanzi di + cavalleria in versi e in prosa italiani_.__Milano, Daelli, 1865. + +[59] Produciamo a saggio del nostro asserto due sole ottave: + + Ma de l'ostier l'innamorata figlia + non potendo frenar l'accesa voglia, + ch'ognun dorma per casa il tempo piglia + e poi d'ogni timor lieta si spoglia: + disiando il camin di molte miglia, + non pensa che 'l Meschin se ne distoglia: + ponglisi a canto ignuda, e gli si accosta + nè fu pari a la voglia la risposta. + + Sveglia messer Brandisio, e fagli offerta + de la da lui già ricusata preda, + de la qual poi che 'l francioso s'accerta + non sa s'ancor ben chiaramente creda + s'ei non esce a battaglia più aperta + dicendo: E basta che mi si conceda, + ridendo seco, e franco s'appresenta + di sorta tal che la mandò contenta. + +[60] Mentre il Meschino è condotto alla corte di Pacifero le guide + ammirandone il femmineo volto gli chieggono se egli sia uomo o + donna: inteso essere uomo gli manifestano l'uso del paese, che + ricordava quello di Sodoma. Il Meschino si sdegna, e vorrebbe non + entrare in tal corte, ma il re gli fa promettere che sarebbe + rispettato, e l'accolse benignamente con ogni onore. + + E poi la sera volse ch'egli andasse + a cena seco e fu sopra un tappeto + disteso in terra, e tal fu la sua asse; + ma quel lussurioso ed indiscreto + senza aspettar che più 'l Meschin cenasse, + per mano il piglia e con atto inquieto + lo sfrenato desir gli fa palese + onde 'l Meschin di collera s'accese. + + Rinchiuso in prigione per non aver voluto soddisfare Pacifero, + vien salvato dalla figliuola del re, che innamoratasi di lui va + continuamente a trovarlo ove spesso + + . . . . . abbraccia al Meschin suo la gola + ma ben che freddamente fosse centa + da lui nel mezzo con le braccia, fece + quel che stimar si può, ma dir non lece. + + E dopo due sole altre ottave l'innamorata donzella apparisce + gravida. + +[61] Cf. =Rajna P=. _Ricerche intorno ai Reali di Francia_. Bologna, + Romagnoli, 1872.--Il Zambrini e il Melzi citano le edizioni del + _Guerino_ nell'ordine seguente: Venezia 1473, Bologna 1475, Venezia + 1477, ivi 1480, Milano 1480, ivi 1482. L'Aragona ignorava forse + l'autore di esso che il Rajna afferma essere Maestro Andrea de' + Magnabotti da Barberino di Valdelsa maestro di canto. + + + + + +RIME DI TULLIA D'ARAGONA + + +A DONNA ELEONORA DI TOLEDO +DUCHESSA DI FIRENZE + +*** + + +TULLIA D'ARAGONA + + +Io so bene nobilissima e virtuosissima Signora Duchessa, che quanto la +bassezza della condizion mia è men degna della altezza di quella di +V. Eccell. tanto la rozzezza de' componimenti miei è minore dello +ingegno e giudicio suo; e per questa cagione, sono stata in dubbio +gran tempo se io dovessi indirizzare a così grande e così onorato nome +quanto è quello di V. Eccell., così picciola e così ignobile fatica, +come è quella de' sonetti composti da me più tosto per fuggir l'ozio +molte volte, o per non parer scortese a quelli che i loro mi aveano +indirizzati, che per credenza di doverne acquistar fama o pregio +alcuno appresso le genti. Ma desiderando io di mostrare in qualche +modo qualche parte della devotissima servitù mia verso V. Eccell. per +gli obblighi che le ho molti e grandissimi sì a lei, e sì a quella +dello invitto e gloriosissimo consorte suo, presi ardimento, e mi +risolsi finalmente di non mancare a me medesima, ricordandomi che i +componimenti di tutti gli scrittori hanno in tutte le lingue, e +massimamente quegli de' poeti, avuto sempre cotal grazia e preminenza, +che niuno quantunque grande, non solo non gli ha rifiutati mai, ma +sempre tenuti carissimi. Perchè io ancorchè, come ho detto, conosca +benissimo così l'altezza dello stato suo, come la bassezza della +condizione mia, presento umilmente con devotissimo cuore queste mie +poche, basse e picciole fatiche, alle moltissime, grandissime e +altissime virtù di lei, pregandola con tutto l'animo non al dono +voglia nè a chi dona, ma a sè medesima riguardare. + + + + +I. -- Al Duca di Firenze + +Se gli antichi pastor di rose e fiori +sparsero i tempii, e vaporar gli altari +d'incenso a Pan, sol perchè dolci e cari +avea fatto a le Ninfe i loro amori: + +quai fior degg'io Signor, quai deggio odori, +sparger al nome vostro, che sian pari +a i merti vostri, e tante, e così rari, +ch'ognor spargete in me grazie e favori? + +Nessun per certo tempio, altare, o dono +trovar si può di così gran valore, +ch'a vostra alta bontà sia pregio eguale. + +Sia dunque il petto vostro, u' tutte sono +le virtù, tempio; altare, il saggio core; +Vittima, l'alma mia, se tanto vale. + +[V. 7 B. pari.; D. cari.] + + + +II. -- Allo stesso +_(Cod. Magliabecchiano, II, I, IV)._ + +Se gli antichi pastor di rose e fiori +sparsero i tempii, e vaporar gl'altari +di maschi incensi a Vener, poichè cari +fece e dolci alle Ninfe i loro amori: + +a voi, che sceso dai più nobil cori +degl'angiol sete, e ch'ai desiri miei cari +rendete i favor, quai più rari +fiori offrirò io? quai grati odori? + +Veramente non tempio, altare, o dono +trovar si può di tal pregio e valore, +ch'a vostra cortesia sia merto uguale; + +fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sono +alti pensieri; e 'l saggio vostro core +fia altar; vittima, l'alma mia immortale, + +[V. 6. Nel mss. leggesi: _miei o cari_.] + + +III. -- Allo stesso + +Signor, pregio e onor di questa etade, +cui tutte le virtù compagne fersi, +che con tante bell'opre e sì diversi +effetti gite al ciel per mille strade: + +quai fien, che possan mai tante, e si rade +doti vostre cantar prose, nè versi? +In voi solo (e son parca) può vedersi +giunta a sommo valor, somma bontade. + +Voi saggio, voi clemente, voi cortese; +onde nel primo fior de' più verd'anni +vi fu dato da Dio sì grande impero, + +per ristorar tutti gli andati danni: +e, con potere eguale al bel pensero, +por sempiterno fine a tante offese. + +[V. 7 B. sol, - 13 pensiero.] + + + +IV. -- Allo stesso + +Signor d'ogni valor più d'altro adorno: +Duce fra tutti i Duci altero e solo: +Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo, +e donde parte, e donde torna il giorno, + +non vede pari il sol girando intorno: +me, che quanto più so v'onoro, e colo, +prendete in grado, e scemate il gran duolo +de l'altrui ingiusto oltraggio, e indegno scorno. + +Nè vi dispiaccia, ch'el mio oscuro e vile +cantar, cerchi talor d'acquistar fama +a voi più ch'altro chiaro, e più gentile; + +non guardate Signor, quanto lo stile +vi toglie (ohimè) ma quel che darvi brama +il cor, ch'a vostra altezza inchina umile. + +[V. 9 D. scuro.] + + +V. -- Allo stesso + +Nuovo Numa Toscan, che le chiar'onde +del tuo bel fiume inalzi a quegli onori +ch'ebbe già il Tebro; e le stelle migliori +girano tutte al gran valor seconde; + +le tue virtuti a null'altre seconde, +alto suggetto a i più famosi cori, +da l'Arbia, ond'oggi ogni bell'alma è fuori, +mi trasser d'Arno a le felici sponde. + +E al primo disio, nuovo disire, +m'accende ognor la tua bontà natìa: +tal che miglior non spero, o bramo albergo. + +Così potessi un dì farmi sentire +cortese no, ma grata con la mia +zampogna, ch'a te sol, bench'indegna, ergo. + +[V. 1 E. Novo; chiare.] +[2 innalzi a quegl'onori.] +[6 ai.] +[7 Dall'; infiori.] +[9 novo.] +[11 talchè.] +[12 potess'io.] +[14 che a te.] +[È inserito anche nei _Componimenti poetici delle più illustri +rimatrici_ raccolti da LUISA BERGALLI. Parte prima, che contiene le +rimatrici antiche fino all'anno 1573. In Venezia 1726, appresso +Antonio Mora, _con licenza de' superiori e privilegio_, pag. 110.] + + + +VI. -- Allo stesso +_(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + +Almo Pastor, che godi alle chiar'onde +del più bel fiume che Toscana onori, +cui s'aggiran le grazie e i santi amori, +lieti spargendo intorno fiori e fronde: + +le tue virtuti a null'altro seconde, +alto soggetto a più gentil pastore, +da i colli ornati già di mille allori, +mi volser con mie gregge a le tue sponde. + +E al primo mio disir, nuovo disire, +aggiunto ha dentr'al cor tua cortesia, +che in le tue piagge eterno sia 'l mio albergo; + +e vorrei bel almen farmi sentire +grata al tener della zampogna mia, +ma a dir el ver tant'alto el suon non ergo. + + +VII. -- Allo stesso + +Signor, che con pietate alta e consiglio, +(onde tanto più ch'altro al mondo vali) +venisti a medicar gli antichi mali, +del fiorito per te purpureo giglio; + +io che scampata da crudele artiglio, +provo gli acerbi e ingiuriosi strali +quanto sian di fortuna aspri e mortali, +a te rifuggo in sì grave periglio; + +e solo chieggo umil, che come l'alma +secura vive omai ne la tua corte, +da la vicina e minacciata morte, + +così la tua mercè di ben n'apporte +tanto, che l'altra mia povera salma +libera venga per le ricche porte. + +[V. 12 B. m'apporte.] +[Questo sonetto leggesi anche nel_: Libro primo delle rime spirituali, +parte nuovamente raccolte da più autori, parte non più date in +luce_. In Venetia, al segno della Speranza, M.D.L. in-12, a carte 40.] + + + +VIII. -- Allo stesso + +Dive che dal bel monte d'Elicona +discendete sovente a far soggiorno +fra queste rive, ond'è che d'ogn'intorno +il gran nome Toscan più altero sona: + +d'eterni fior tessete una corona +a lui, che di virtù fa 'l mondo adorno, +sceso col fortunato Capricorno, +per cui l'antico vizio n'abbandona. + +E per me lodi, e per me grazia a lui +rendete, o Dive, che lingua mortale, +verso immortal virtù s'affanna indarno. + +Quest'è valor, quest'è suggetto tale, +che solo è da voi sole, e non d'altrui: +così dicea la Tullia in riva d'Arno. + +[V. 4 B. suona.] + + +IX. -- Allo stesso + +Nè vostro impero ancor che bello e raro, +nè d'argento e di gemme ampia ricchezza, +che men da chi più sa si brama e prezza, +vi fanno al mondo sì famoso e chiaro: + +quanto l'aver, Signor pregiato e caro, +la ben nata e gentil anima avvezza, +con severa pietate e dolce asprezza +perdonar, e punir, ch'oggi è sì raro. + +Queste vi fanno tal, lunge e dappresso, +ch'al grido sol del vostro nome altero +l'alma s'inchina, e come può vi onora. + +E se al caldo disìo fia mai concesso +stile al suggetto ugual, ritrarne spero +fama immortal, dopo la morte ancora. + +[V. 1 E. degno e raro.] +[10 Che al.] +[11 v'onora.] +[12 desio.] +[13 soggetto.] +[B. egual.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 110.] + + + +X. -- Alla Duchessa di Toscana + +Non così d'acqua colmo in mar discende, +nè di tante dorate arene vago +si mostra al suo paese il ricco Tago, +d'onde 'l nome real di voi si prende, + +come del valor vostro a noi si stende +di mille opre divine alto ampio lago: +e quante (benchè in dir nulla m'appago) +bellezze scorge in voi chi dritto intende. + +Quest'è l'arena d'oro, e queste l'onde +di beltate e virtù, che 'l bello e santo +animo e volto vostro, a l'Arno infonde. + +Non più la Spagna omai gioisca tanto, +che s'ella ha 'l Tago con l'aurate sponde, +Leonora avrem noi con maggior vanto. + +[V. 14 B. avremo.] + + +XI. -- Alla stessa + +O qual vi debb'io dire o Donna o Diva, +poi che tanta beltà, tanto valore +riluce in voi, che 'l vostro almo splendore +abbaglia qual fu mai fiamma più viva? + +Mi dice un bel pensier che di voi scriva, +e renda grazie, e qual si deve onore; +ma dove s'erge l'animoso core, +non giunge penna, o voce umana arriva. + +So ch'ogni alto favor da voi mi viene, +come la luce al dì da quella stella, +che surge in oriente innanzi al Sole. + +Ma poi che pur al fin mal si conviene +a tanta altezza l'umil mia favella, +v'appaghi il core in vece di parole. + + + +XII. -- Alla stessa + +Donna reale, a i cui santi disiri +grazia già fece la bontà superna +di me, ch'or fatto son chiara lucerna +sopra i celesti, ardenti, alti zafiri; + +poi che fuor di sospetto e di martiri, +godo del ben che ne l'alme s'interna, +deh! non turbate la mia pace eterna +col pianto vostro, e co' i vostri sospiri. + +Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra; +dove luogo non ha terreno affetto; +e co' i piè calco gli stellanti chiostri. + +E se quassù giungesser gli occhi vostri, +vedendo fatto me novo angeletto, +qui bramareste, e non vedermi in terra. + +[V. 1 B. a cui i.] + + +XIII. -- Alla stessa + +S'a l'alto Creator de gli elementi +sete, Donna Real, cotanto cara, +che de la stirpe vostra altera e rara, +volle ornare i suoi chiostri eterno ardenti; + +e s'or, per acquetar vostri lamenti, +vi rende il cambio di quell'alma chiara, +che di voi nata, tutto 'l ciel rischiara, +a Dio lode cantando in dolci accenti; + +ragion è ben, che con eterni onori +vi cantin tutti gli spirti più rari, +com'onorata in terra e in ciel gradita. + +Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori, +suonino i tempii, e fumino gli altari, +che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita. + +[V. 3 B. De la stirpe vostra.] +[6 Il principino D. Pietro morì il 10 giugno 1 47, e D. Garzia nacque +il 5 luglio dello stesso anno.] + + + +XIV. -- A Maria Salviati de' Medici + +Anima bella che dal padre eterno +creata prima in ciel nuda e immortale, +or vestita di vel caduco e frale, +mostri qua giuso il gran valore interno: + +da gli alti chiostri in questo basso inferno +u' si n'aggrava il rio peso mortale, +scendesti a torne noia e a darne l'ale +al sommo bello, al sommo ben superno; + +chiunque te pur una volta mira, +sente sgombrar da l'alma ogni vil voglia, +e arder tutta di celeste amore. + +Dunque ver me col divin raggio spira +del disiato tuo santo favore, +ch'io voli al Ciel con la terrena spoglia. + +[V. 7 E. ne.] +[9 B. sol.] +[11 Ed; tutto. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 111.] + + +XV. -- Alla stessa +_(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._ + +Anima bella, che dal Padre eterno +pura fosti creata e immortale, +e ingombra di velo oscuro e frale, +pur di fuor mostri il tuo valor interno: + +dal ciel scendesti in questo vivo inferno, +u' n'aggrava il terren peso mortale, +per innalzarne dibattendo l'ale +al sommo bello, e sommo ben superno. + +Tu di casti pensier, d'onesta voglia +ingombri l'alma a chi tuo esempio mira, +e le fai vaghe del verace amore. + +Dunque ver me col vivo raggio spira +del desiato tuo almo favore, +ch'io m'erga, e inalzi al ciel da questa spoglia. + + + +XVI. -- A. D. Luigi di Toledo + +Spirto gentil, che dal natìo terreno +la chiarezza del sangue, e dal ciel chiara +anima avesti, e a cui d'ogni più rara +virtù colmar le sante Muse il seno; + +poi che 'l cor vostro è d'alto valor pieno, +e real cortesia da voi s'impara, +non mi sia, prego, vostra mente avara +di ciò, ch'altrui donando, non vien meno. + +Voi sete quel, ch'avete ambe le chiavi +di quegli eccelsi, e gloriosi cori +che fan più ch'ancor mai felice l'Arno; + +or volgetele a me così soavi, +ch'entro raccolta, mai non esca fuori; +e prego umil non sia 'l mio prego indarno. + + +XVII. -- A D. Pedro di Toledo + +Ben si richiede al vostro almo splendore +del chiaro sangue, e a la virtù eccellente, +che si canti Signore eternamente +ne' giochi di Parnaso il vostro onore; + +ond'è ch'a dir di voi, dentr'al mio core +s'accende ognor un vivo foco ardente; +ma come a l'alta impresa non si sente +l'anima ugual, si spenge il novo ardore. + +Non s'assicura nel profondo seno +di vostre glorie entrar mia navicella +sotto la scorta del mio cieco ingegno. + +Solchi 'l gran mar di vostre lodi a pieno +più felice alma, a cui più chiara stella +porga favore in più securo legno. + + + +XVIII. -- A Pietro Bembo + +Bembo, io che fino a qui da grave sonno +oppressa vissi, anzi dormii la vita, +or da la luce vostra alma infinita, +o sol d'ogni saper maestro e donno, + +desta apro gli occhi, sì ch'aperti ponno +scorger la strada di virtù smarrita; +ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita +de la parte miglior per voi m'indonno: + +e quanto posso il più mi sforzo anch'io, +scaldarmi al lume di sì chiaro foco, +per lasciar del mio nome eterno segno. + +E o non pur da voi si prenda a sdegno +mio folle ardir, che se 'l sapere è poco, +non è poco, Signor, l'alto disìo. + +[V. 2 B. dormì; - C. D. dormii.] +[3 E. dalla.] +[12 Ed oh! - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 111.] + + +XIX. -- A Ridolfo Baglioni + +Signore in cui valore e cortesia +giostrano insieme ognor tanto ugualmente, +che discerner non puote umana mente, +di qual di lor più la vittoria sia; + +mia fredda Musa a voi già non s'invia +per celebrar vostra virtute ardente; +ma perch'in voi nomar conosce e sente, +sorger nel vostro onor la gloria mia. + +Ben porta nel mio core un caldo affetto +il vivo lume vostro, ch'è sì chiaro, +che risplender si vede in ogni parte. + +Ma prenda voi per degno alto suggetto, +chi al quieto Apollo è tanto caro, +quanto voi sete al bellicoso Marte. + +[V. 2 B. egualmente;] +[8 C. scorger.] + + + +XX. -- A Francesco Crasso + +La nobil valorosa antica gente, +che di novo i fratelli ancisi vede, +e in acerbo esilio a pianger riede, +Signore, a te, s'inchina umilemente. + +E potendo vendetta arditamente +gridar da' monti, e piaghe, e mille prede, +mercè sola e pietate a te richiede, +di comune voler, pietosamente. + +O sanator de le ferite nostre, +mira la velenosa e cruda rabbia, +che 'l sangue giusto, ingiustamente sugge. + +Così tosto avverrà, ch'in te si mostre, +com'a gran torto, tanti danni or abbia +la gente, cui pietate e doglia strugge. + +[V. 2 B. D. E. nuovo.] +[6 B. C. D. E. de' morti. _Componimenti poetici_, ecc., +ediz. cit. pag. 112.] + + +XXI. -- Al Molza + +Poscia (ohimè) che spento ha l'empia morte +l'alma gentil, ch'in sua più verde etade, +a gran passi salìa l'erte contrade +che menan dritto a la superna corte; + +chi fia che leggi così crude e torte, +spirti amici d'onor e di bontade, +non pianga meco ognor, ch'a le più rade +virtù die' sempre il ciel vite più corte? + +Molza ben pianger dei, poi ch'al camino +ove ti sprona un disusato ardire, +perduta hai meco la più fida scorta. + +Io per me dopo sì fero destino +non voglio altro, non deggio che morire +se morir deve e puote, chi è già morta. + +[V. 1 B. l'avara; C. D. empia.] + + + +XXII. -- Al Colonnello Luca Antonio + +Poi che rea sorte ingiustamente preme +voi, ch'alto albergo sete di valore, +sento, spirto gentil, un tal dolore, +che con voi l'alma mia ne giace insieme. + +L'anima mia ne giace, e 'l petto geme, +di non poter mostrar nel riso il core, +a voi, cui bramo con perpetuo onore, +piacer servendo, insino a l'ore estreme + +Il disìo d'ora in ora a voi mi porta: +quindi rispetto onesto mi ritiene: +e disvoler conviemmi quel ch'io voglio. + +In sì dubbioso stato mi conforta, +che ben v'è noto quel che si conviene, +e questo fa minore il mio cordoglio. + +[V. 1 E. Poichè.] +[2 siete.] +[8 all'ore. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 112.] + + +XXIII. -- Ad Ugolino Martelli + +Mentre ch'al suon de i dotti ornati versi, +fate d'Arno suonar l'ampie contrade, +cantando insieme a più ch'ad una etade +con le virtù, ch'a voi sì amiche fersi, + +a me, caro Martel, sono tanto avversi +i fati, ch'ogni ben dal cor mi cade; +e per occulte, solitarie strade, +vo' lagrimando il dì che gli occhi apersi. + +Tal che del pianto mio, del mio languire, +languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso, +e le fiere e gli augelli in ogni parte. + +Voi mentre affligge me l'empio martire, +deh! consolate lo mio spirto lasso, +con vostre eterne e onorate carte. + + + +XXIV. -- Allo stesso + +Più volte, Ugolin mio, mossi il pensiero +per risonar con la zampogna mia, +vostra rara virtute e cortesia, +poggiando al ciel col bel suggetto altero. + +Ma, lassa, invan m'affanno (o destin fero) +che roco è 'l suono, e la mia sorte ria, +sì dietro a i miei dolor tutta m'invia, +che levarmi da terra, unqua non spero. + +Cantino altri di voi tanti pastori, +che pascon le lor gregge a l'Arno intorno, +a cui le Muse, a cui fortuna è amica; + +io s'unqua al mio felice stato torno, +non pur non tacerò miei santi ardori, +ma voi sarete mia maggior fatica. + +[V. 1 E. movo] +[10 greggie.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 115.] + + +XXV. -- Allo stesso +_(Cod. Vat. Ottob. 1595)._ + +Ho più volte, Signor, fatto pensiero +di risonar con la zampogna mia, +di te il valor e l'alta cortesia, +salendo al ciel presso al suggetto altiero. + +Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero, +che roco è 'l suono, e mia fortuna rìa, +sì dietro a miei dolor tutta m'invia, +che levarmi di terra indarno spero. + +Cantin di te tanti gentil pastori, +che pascon le lor greggie al Po d'intorno, +a cui le Muse, a cui fortuna è amica: + +forse il mio Mopso ancor, fatto ritorno, +farà sentir non pur suoi bassi amori, +ma tu sarai la sua maggior fatica. + +[Questo sonetto diretto prima al Martelli, appare qui scritto per il +Muzio come chiaramente rilevasi dal nome di _Mopso_.] + + + +XXVI. -- Allo stesso + +Ben sono in me d'ogni virtute accese +le voglie tutte, e gli spirti alto intenti; +ma 'l poter e l'oprar sì freddi e spenti, +ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese. + +Onde non lodi no, ma gravi offese +mi son le rime vostre, e però tenti +vostr'alto stil, fra tante e sì eccellenti, +mille di lui cantar più degne imprese. + +Ben può celar il ver finta bugia, +a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte: +ma non sì ch'ei non vinca, e 'n sella stia, + +dunque per più secura e corta via, +rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte, +ch'in altrui molto, in me poco sarìa. + +[Risposta al sonetto, del Martelli: _Se lodando di voi quel che palese._] + + +XXVII. -- A Benedetto Varchi + +Varchi, da cui giammai non si scompagna +il coro de le Muse, e ch'a l'affanno +com'a la gioia, a l'util com'al danno, +sempre avete virtù fida compagna; + +qual monte, o valle, o riviera, o campagna, +non sarìa a voi più che dorato scanno: +se come fumo innanzi a lei sen vanno +gli umani affetti, ond'altri più si lagna? + +O perchè errar a me così non lice +con voi pe' i boschi, com'ho 'l core acceso, +de l'onorate vostre fide scorte? + +Ch'avendo ogni pensiero al cielo inteso, +vivendo viverei vita felice, +e morta sperarei vincer la morte. + + + +XXVIII -- Allo stesso + +Varchi, il cui raro e immortal valore, +ogni anima gentil subito invoglia, +deh! perchè non poss'io, com'ho la voglia +del vostro alto saver colmarmi il core? + +che con tal guida so ch'uscirei fore, +de la man di fortuna, che mi spoglia +d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia +cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore. + +Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte +contrasta a così onesto e bel desire, +sol perchè manch'io sotto l'aspre some. + +Ma s'i me pur così convien finire, +la penna vostra almen, levi il mio nome +fuor degli artigli d'importuna morte. + +[V. 4 E. saper.] +[5 fuore.] +[6 Delle.] +[11 Sol perch'io manchi.] +[_Componimenti poetici_, ecc. ediz. cit. pag. 113.] + + +XXIX. -- Allo stesso + +Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo, +quel che sol di virtute è ricco e adorno, +quel che col suo splendor un lieto giorno +chiaro ne mostra a l'uno e all'altro polo: + +quel sete Varchi voi, quel voi che solo, +fate col valor vostro oltraggio e scorno +a i più lontan, non ch'ai vicin d'intorno; +ond'io v'ammiro, riverisco e colo. + +E di voi canterei mentre ch'io vivo, +s'al gran suggetto il mio debile stile, +giunger potesse di gran spazio almeno. + +O pur non fosse a voi noioso e schivo +questo mio dire, scemo e troppo umile: +che per voi renderassi altero e pieno. + + + +XXX. -- Allo stesso + +Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati, +sieno al bel gregge tuo, dolce pastore +vero d'Arcadia e di Toscana onore, +più chiaro fra i più chiari e più pregiati: + +se tanto in tuo favor girino i fati, +che mai tor non ti possa il dato core +Filli, nè tu a lei tuo santo amore, +onde vi gridi ogni uom saggi e beati: + +dinne, caro Damon, s'alma sì vile +e sì cruda esser può, ch'essendo amata +renda invece d'amor tormenti e morte. + +Ch'io temo (lassa) se 'l tuo dotto stile +non mi leva il dubbiar, d'esser pagata +di tal mercede, sì dura è mia sorte. + +[V. 7 E. casto.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + +XXXI. -- Allo stesso + +Dopo importuna pioggia +s'allegrano i pastor, quando 'l sereno +ciel si discopre lor di stelle pieno; + +e dopo 'l corso de l'instabil luna, +ne l'apparir del sole, +gioisce ogni animal che brama il giorno; + +e l'alto Dio lodar ben spesso suole, +dopo l'aspra fortuna, +spaventato nocchier al porto intorno; + +e 'l Varchi è al suo ritorno +seren, sol, porto: e chi ha d'onor disìo, +si rallegra, gioisce e loda Iddio. + +[V. 10 B. Varchi al; C. D. Varchi è al.] + + + +XXXII. -- A Girolamo Muzio + +Voi ch'avete fortuna sì nimica, +com'animo, valor e cortesia, +qual benigno destino oggi v'invia +a riveder la vostra fiamma antica? + +Muzio gentile, un'alma così amica +è soave valore a l'alma mia, +ben duolmi de la dura e alpestra via +con tanta non di voi degna fatica. + +Visse gran tempo l'onorato amore +ch'al Po già per me v'arse. E non cred'io +che sia sì chiara fiamma in tutto spenta. + +E se nel volto altrui si legge il core, +spero ch'in riva d'Arno il nome mio +alto sonar ancor per voi si senta. + +[V. 1 E. nemica.] +[13 all'Arno.] +[14 Alto per voi suonare ancor si senta.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 113.] + + +XXXIII. -- Allo stesso + +Fiamma gentil che da gl'interni lumi +con dolce folgorar in me discendi, +mio intenso affetto lietamente prendi, +com'è usanza a tuoi santi costumi; + +poi che con l'alta tua luce m'allumi +e sì soavemente il cor m'accendi, +ch'ardendo lieto vive e lo difendi, +che forza di vil foco nol consumi. + +E con la lingua fai che 'l rozo ingegno, +caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi +per cantar tue virtuti in mille parti; + +io spero ancor a l'età tarda farsi +noto che fosti tal, che stil più degno +uopo era, e che mi fu gloria l'amarti. + +[V. 5 E. coll'alta.] +[8 foco lo consumi.] +[14 d'amarti.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.] + + + +XXXIV. -- Allo stesso + +Spirto gentil, che vero e raro oggetto +se' di quel bel, che più l'alma disìa, +e di cui brama ognor la mente mia +essere al tuo cantar caro suggetto; + +se di pari n'andasse in me l'effetto +con le tue lode, onor render potrìa +mia penna a te; ma poi mia sorte rìa +m'ha sì bramato onor tutto interdetto. + +Sol dirò, che seguendo la sua stella, +l'anima tua da te fece partita, +venendo in me, com'in sua propria cella; + +e la mia, ch'ora è teco insieme unita, +ten può far chiara fede, come quella, +che con la tua si mosse a cangiar vita. + +[V. 2 D. Sei; E. desia.] +[5 si andasse.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag, 116. - Risposta al +sonetto del Muzio: _Donna, il cui grazioso e altero aspetto_.] + + +XXXV. -- A Bernardo Ochino + +Bernardo, ben potea bastarvi averne +co 'l dolce dir, ch'a voi natura infonde, +qui dove 'l re de fiumi ha più chiare onde, +acceso i cuori a le sante opre eterne; + +che se pur sono in voi pure l'interne +voglie, e la vita al vestir corrisponde, +non uom di frale carne e d'ossa immonde, +ma sete un voi de le schiere superne. + +Or le finte apparenze, e 'l ballo, e 'l suono, +chiesti dal tempo e da l'antica usanza, +a che così da voi vietati sono? + +Non fora santità, fora arroganza +torre il libero arbitrio, il maggior dono +che Dio ne diè ne la primiera stanza. + + + +XXXVI. -- Ad Emilio Tondi + +Siena dolente i suoi migliori invita +a lagrimar intorno al suo gran Tondi, +al cui valor ben furo i cieli secondi, +poscia invidiaro l'onorata vita. + +Marte il pianger di lei col pianto aita, +morto 'l campion, cui fur gli altri secondi; +io prego i miei sospir caldi e profondi, +ch'a sfogar sì gran duol porgano aita. + +So che non pon recar miei tristi accenti, +a voi, messer Emilio, alcun conforto, +che fra tanti dolori il primo è 'l vostro. + +Ma 'l duol si tempri; il suo mortale è morto; +vive 'l suo nome eterno fra le genti: +l'alma trionfa nel superno chiostro. + + +XXXVII. -- A Tiberio Nari + +Se veston sol d'eterna gloria il manto +quei che l'onor più che la vita amaro, +perchè volete voi, gentil mio Naro, +render men bella con acerbo pianto + +quella lode immortale e chiara tanto, +di cui mai non sarà chi giunga al paro +del valoroso vostro fratel caro, +che morendo portò di morte 'l vanto? + +Scacciate 'l duol è rasserenate il volto; +e le unite da lui nemiche spoglie +sacrate a lui, che già trionfa in cielo. + +E da questo mortal caduco velo +più che mai vivo, ormi libero e sciolto, +par ch'a seguirlo ogni bell'alma invoglie. + + + +XXXVIII. -- A Piero Manelli + +Poi che mi diè natura a voi simile +forma e materia, o fosse il gran Fattore, +non pensate ch'ancor disìo d'onore +mi desse, e bei pensier, Manel gentile? + +Dunque credete me cotanto vile, +ch'io non osi mostrar cantando, fore, +quel che dentro n'ancide altero ardore, +se bene a voi non ho pari lo stile? + +Non lo crediate, no, Piero, ch'anch'io +fatico ognor per appressarmi al cielo, +e lasciar del mio nome in terra fama. + +Non contenda rea sorte il bel desìo, +che pria che l'alma dal corporeo velo +si scioglia, sazierò forse mia brama. + +[V. 7 D. m'ancide.] + + +XXXIX. -- Allo stesso + +Amore un tempo in così lento foco +arse mia vita, e sì colmo di doglia +struggeasi 'l cor, che quale altro si voglia +martir, fora ver lei dolcezza e gioco. + +Poscia sdegno e pietate a poco a poco +spenser la fiamma, ond'io più ch'altra soglia +libera da sì lunga e fera voglia, +giva lieta cantando in ciascun loco. + +Ma 'l ciel nè sazio ancor (lassa) nè stanco +de' danni miei, perchè sempre sospiri, +mi riconduce a la mia antica sorte; + +e con sì acuto spron mi punge il fianco, +ch'io temo sotto i primi empii martiri +cader, e per men mal bramar la morte. + +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 115.] +[_Parnaso italiano ovvero raccolta di poeti classici italiani_, +Venezia 1787, presso Antonio Zatta, vol. XXX, pag. 240.] +[_Scelta di sonetti e canzoni dei più celebri rimatori d'ogni +secolo_. Quarta edizione con nuova aggiunta. Parte seconda che +contiene i rimatori dal 1550 sino al 1600 e del 1600. In Venezia, +presso Lorenzo Baseggio, 1784 in-12, a carte 532.] + + + +XL. -- Allo stesso + +Qual vaga Filomela, che fuggita +è da l'odiata gabbia, e in superba +vista sen va tra gli arboscelli e l'erba, +tornata in libertate e in lieta vita; + +er'io da gli amorosi lacci uscita, +schernendo ogni martìre e pena acerba +de l'incredibil duol, ch'in sè riserba +qual ha per troppo amar l'alma smarrita. + +Ben avev'io ritolte (ahi stella fera!) +dal tempio di Ciprigna le mie spoglie, +e di lor pregio me n'andava altera; + +quand'a me Amor: le tue ritrose voglie, +muterò, disse; e femmi prigioniera +di tua virtù, per rinovar mie doglie. + + +XLI. -- Allo stesso + +Felice speme, ch'a tant'alta impresa +ergi la mente mia, che ad or ad ora +dietro al santo pensier che la innamora, +sen vola al Ciel per contemplare intesa. + +De bei disir in gentil foco accesa, +miro ivi lui, ch'ogni bell'alma onora, +e quel ch'è dentro, e quanto appar di fora, +versa in me gioia senz'alcuna offesa. + +Dolce, che mi feristi, aurato strale, +dolce, ch'inacerbir mai non potranno +quante amarezze dar puote aspra sorte; + +pro mi sia grande ogni più grave danno, +che del mio ardir per aver merto uguale +più degno guiderdon non è che morte. + + +[CRESCIMBENI: _Istoria della volgar poesia_, Venezia, presso Lorenzo +Baseggio, 1730, vol. IV, pag. 68.] + + + +XLII. -- Allo stesso + +S'io 'l feci unqua che mai non giunga a riva +l'interno duol, che 'l cuor lasso sostiene; +s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene +in guerra eterna de vostr'occhi viva; + +s'io 'l feci, ch'ogni dì resti più priva +de la grazia, onde nasce ogni mio bene; +s'io 'l feci, che di tante e cotai pene, +non m'apporti alcun mai tranquilla oliva; + +s'io 'l feci, ch'in voi manchi ogni pietade, +e cresca doglia in me, pianto e martìre +distruggendomi pur come far soglio; + +ma s'io no 'l feci, il duro vostro orgoglio +in amor si converta: e lunga etade +sia dolce il frutto del mio bel disire. + + +XLIII. -- Allo stesso + +Se ben pietosa madre unico figlio +perde talora, e nuovo, alto dolore +le preme il tristo e suspiroso core, +spera conforto almen, spera consiglio. + +Se scaltro capitano in gran periglio, +mostrando alteramente il suo valore, +resta vinto e prigion, spera uscir fuore +quando che sia con baldanzoso ciglio. + +S'in tempestoso mar giunto si duole +spaventato nocchier già presso a morte +ha speme ancor di rivedersi in porto. + +Ma io, s'avvien che perda il mio bel sole, +o per mia colpa, o per malvagia sorte, +non spero aver, nè voglio, alcun conforto. + + + +XLIV. -- Allo stesso + +Se forse per pietà del mio languire +al suon del tristo pianto in questo loco +ten vieni a me, che tutta fiamma e foco +ardomi, e struggo colma di disire, + +vago augellino, e meco il mio martìre +ch'in pena volge ogni passato gioco, +piangi cantando in suon dolente e roco, +veggendomi del duol quasi perire; + +pregoti per l'ardor che sì m'addoglia, +ne voli in quella amena e cruda valle +ov'è chi sol può darmi e morte e vita; + +e cantando gli di' che cangi voglia, +volgendo a Roma 'l viso, e a lei le spalle, +se vuol l'alma trovar col corpo unita. + + +XLV. -- Allo stesso + +Ov'è (misera me) quell'aureo crine +di cui fe' rete per pigliarmi Amore +ov'è (lassa) il bel viso, onde l'ardore +nasce, che mena la mia vita al fine? + +Ove son quelle luci alte e divine +in cui dolce si vive e insieme more? +ov'è la bianca man, che lo mio core +stringendo punse con acute spine? + +Ove suonan l'angeliche parole, +ch'in un momento mi dan morte e vita? +u' i cari sguardi, u' le maniere belle? + +Ove luce ora il vivo almo mio sole, +con cui dolce destin mi venne in sorte +quanto mai piovve da benigne stelle? + + + +XLVI. -- Ad Alessandro Arrighi + +Spirto gentil, s'al giusto voler mio +non è cortese il cielo e amico tanto, +ch'io possa con ragion lodarvi quanto +me fate, e io far voi spero e desio; + +dolgomi del mio fato acerbo e rio, +che ciò mi niega, rivolgendo in pianto +il mio già lieto e dilettoso canto, +per cui fan gli occhi miei si largo riso. + +Ma se fortuna mai si mostra amica +a le mie voglie, non dubito ancora +poter cantarvi tal qual mio cor brama, + +e far sentir per questa piaggia aprìca +quant'è 'l valor, ch'in voi mio core onora, +piacciavi s'or lo riverisce e ama. + +[Risposta al sonetto dell'ARRIGHI: _S'un medesimo stral duo petti +aprìo_.] + + +XLVII. -- A Lattanzio de' Benucci + +Io ch'a ragion tengo me stessa a vile, +nè scorgo parte in me che non m'annoi, +bramando tormi a morte e viver poi +ne le carte d'un qualche a voi simile, + +cercando vo per questo lieto aprile +d'ingegni mille, non pur uno o doi +suggetti degni de i più alti eroi, +e d'inchiostro al mio tutto dissimile. + +Però dovunque avvien, che mai si nome +alteramente alcuno, indi m'ingegno +trar rime, onde s'eterni il nome nostro. + +E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome +non rende pigro questo ardito ingegno, +d'Elicona salire al sacro chiostro. + +[Risposta al sonetto del BENUCCI: _Deh, non volgete altrove il dotto stile_.] + + + +XLVIII. -- Ad Antonio Grazzini _(Lasca)_ + +Io che fin qui quasi alga ingrata e vile +sprezzava in me così l'interna parte, +come u' di fuor, che tosto invecchia e parte +da noi ben spesso nel più bello aprile, + +oggi, Lasca gentil, non pur a vile +non mi tengo (mercè de le tue carte) +ma movo ancor la penna ad onorarte, +fatta in tutto a me stessa dissimile. + +E come pianta che suggendo piglia +novo licor da l'umido terreno +manda fuor frutti e fior, benchè s'attempi: + +tal'io potrei, sì nuovo mi bisbiglia +pensier nel cor di non venir mai meno, +dar forse ancor di me non bassi esempi. + +[V. 3 B. un; C. D. u'] +[Risposta al sonetto del LASCA: _Se 'l vostro alto valor, Donna gentile_.] + + +XLIX. -- A Nicolò Martelli + +Ben fu felice vostro alto destino, +poi che vena vi die' tanto feconda, +che 'l santo Apollo il vostro dir seconda +più ch'ei non fece al suo diletto Lino. + +Il coro de le Muse a capo chino +lieto v'onora, e 'l bel crin vi circonda +di vaghi fiori e d'odorata fronda: +perchè ragion è ben s'a voi m'inchino. + +Il cantar vostro l'anime innamora, +e le fa da se stesse pellegrine, +che celeste virtù può ciò che vuole. + +E 'n voi mirando grazie sì divine +chi ha più gentil spirto più v'onora, +altri d'invidia si lamenta e dole. + +[V. 7 adorata; C. D. odorata.] +[8 E. Quindi.] +[11 fa.] +[14 duole.] +[_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 116. - Risposta al +sonetto del MARTELLI: _Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino._] + + + +L. -- A Simone Porzio + +Porzio gentile, a cui l'alma natura +e i sacri studi han posto dentro 'l core +virtù, ch'esser vi fa primo cultore +di lei, cui 'l cieco mondo oggi non cura; + +poi che rendete a feconda coltura +sue alpestre piaggie, onde d'eterno onore +semi spargete, e d'immortal valore +cogliete frutti che 'l tempo non fura; + +piacciavi, prego, che vostra alta mente +a l'umil pianta mia volga il pensieio, +s'ella forse non n'è del tutto indegna, + +che di quel che per me poter non spero, +col favor vostro a la futura gente +di maraviglia ancor si farà degna. + + +LI. -- A Giordano Orsini + +Alma gentil, in cui l'eterna mente, +per farvi sovra ogni alma, bella e chiara, +pose ogni studio; onde per voi s'impara +la via di gir al ciel sicuramente; + +sì come il mondo della più eccellente +cosa di voi non ha, nè tanto cara; +e come sola sete e non pur rara +d'ogni virtute ornata interamente; + +potess'io dirne appien quanto 'l cor brama, +che d'invidia empirei e di dolore +ogni spirto più saggio e più gentile, + +benchè vostro valor eterna fama +per se vi acquisti, caro mio signore, +quanto 'l sol gira e Battro abbraccia e Tile. + + + +LII. -- Al Card. di Tournon + +Sacro pastor, che la tua greggia umile, +di caritade acceso e d'Amor pieno, +guidi fuor del mortal camin terreno, +per ricondurla al suo celeste ovile; + +se 'l ben'oprar ti rende a Dio simile, +or che raggio divin le scalda il seno, +ricevi o Santo nel tuo pasco ameno +questa tua pecorella errante e vile; + +sì che possa ridotta in piagge apriche, +ove nocer non può contraria sorte, +nè fiere stelle al nostro danno intente; + +poste in oblìo l'acerbe sue fatiche +fuggir le pompe, e disprezzar la morte, +tenendo sempre in Dio ferma la mente. + +[Sta nel: _Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori, +nuovamente raccolte et mandate in luce con un discorso di GIROLAMO +RUSCELLI, al molto Reverendo et honoratiss. Monsignor Girolamo +Artusio. Con gratia et privilegio_. In Vinegia, al _Segno del Pozzo_, +M.D.LIII, a carte 182.] + + +LIII. -- Allo stesso + +Signor nel cui divino alto valore +tanto si gloria l'una Gallia altera, +e l'altra tutta mesta e afflitta spera +por fin a l'aspro suo grave dolore, +poscia che voi tornando, il suo splendore +torna e fa bella Roma: +ecco la sparsa chioma, +ella v'accoglie lieta, e manda fore, +voci gioconde a asciuga gli occhi molli, +e Tornon grida 'l Tebro e i sette colli. + +La pace, la letizia, a la sublime +schiera de le virtù sacre, ch'a noi +spariro al partir vostro, ora con voi +riedono, e fan contesa al tornar prime +le Muse a celebrarvi in versi e in rime; +destano i chiari spirti, +ond'or s'ergano i mirti, +e i lauri spargon l'onorate cime, +e prima de l'usato il mondo infiora, +e l'aria empie d'odor Favonio e Flora. + +Fra tanto almo gioir, fra tanta festa, +ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente, +anch'io la speme, e la letizia spente +poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta, +se mirate, Signor, quel che m'infesta +noioso e aspro duolo +che voi potete solo +ridurmi in porto da crudel tempesta, +e volgendo ver me pietoso il ciglio +trar mia vita di doglia e di periglio. + +Canzon, se innanzi a lui per grazia arrivi, +che dee chiuder di Giano il tempio aperto, +benchè nulla è 'l mio merto, +pregal, che sola non mi lasci in guerra +poi che per lui si spera pace in terra. + +[_Sesto libro delle Rime_ raccolte dal RUSCELLI, Venezia 1553, c. 183.] + + +LIV. + +Se materna pietate afflige il core +onde cercando in questa parte e in quella +il caro figlio tuo, Lilla mia bella, +piangi, e cresci piangendo il tuo dolore: + +a te, ch'animal se' di ragion fore, +e non intendi (ohimè) quanto rubella +sia stata ad ambe noi sorte empia e fella, +togliendo a te 'l tuo figlio, a me 'l mio amore; + +che far (lassa) degg'io? Qual degno pianto +verseran gli occhi miei dal cor mai sempre, +che conosco il tuo male, e 'l mio gran danno? + +Chi potrà di Psichi con alto canto +cantar l'altere lodi: o con quai tempre +temprar quel, che mi da sua morte affanno? + +[V. 3 Lilia; C. D. Lilla.] +[5 C. D. sei.] +[12 C. D. Chi di Psichi potrà.] + + + +LV. + +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +scemar (misera me) l'ardente foco +con cercar chiari rivi, e starne a l'ombra +ne i più fronzuti e solitarii boschi; +ma quanto più lontan luce il suo raggio +tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo. + +Chi crederebbe mai che questo vampo +crescesse quanto è più lontan dal sole? +E pur il provo, che quel divin raggio +quant'è più lunge più raddoppia il foco: +nè mi giova abitar fontane o boschi, +ch'al mio mal nulla val, fresco, onda od ombra. + +Ma non cercherò più fresco, onda od ombra, +che 'l mio così cocente e fero vampo +non ponno ammorzar punto fonti o boschi; +ma ben seguirò sempre il mio bel sole, +poscia che nuova salamandra in foco +vivo lieta, mercè del divo raggio. + +[V. 10 B. longe; C. D. lunge.] + + +[LV.] +_(Codice Vat. Ottob. 1595, c 118-119)_ + +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +scemar misera a me l'estremo fuoco, +con cercar chiari rivi e stare all'ombra +dei verdi faggi ed abitar fra boschi; +ma quanto più lontano è il suo bel volto +tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo. + +Chi crederebbe mai che questo vampo +crescesse quanto è più lontan dal sole? +Io pur il provo, che quel divin volto +accresce e 'n me raddoppia ognor il fuoco, +nè mi giova cercar fontane o boschi, +che questo sol non cuopre e frondi ed ombra. + +Non cercarò vie più posare all'ombra +per minuire il mio cocente vampo, +nè, lassa, errando, gir tra folti boschi; +ma ben seguirò io sempre quel sole +per cui sì lieta mi nutrico in fuoco, +che a ciò mi sforza il cielo col suo bel volto. + + + +Deh! perchè non m'alluma il vivo raggio +ovunqu' io vado, o per sole o per ombra, +che lieta soffrirei sì dolce foco, +e contenta morrei del suo gran vampo? +Ma non spero giammai, lassa, che 'l sole +scopra giorno sì chiaro in questi boschi. + +Ond'avrò sempre in odio i monti e i boschi +che m'ascondon la luce di quel raggio, +che splende e scalda più de l'altro sole; +biasmi chi vuole e fugga i raggi a l'ombra, +ch'io per me cerco sempre e lodo il vampo +che m'arde e strugge in sì possente foco. + +Quanto dunque mi fora grato il foco, +ingrati i monti, e le fontane, e i boschi, +u' non veggo il mio sole e sento il vampo +s'io potessi appressar l'amato raggio +e del mio stesso corpo a lui far ombra, +e quando parte e quando torna il sole. + +Prima sia oscuro il sole e freddo il foco, +nè faranno ombra in nessun tempo i boschi, +che del bel raggio in me non arda il vampo. + +[V. 11 B. certo.] + + +Deh! perchè non è meco il sacro volto +dovunque io vadi, o per sole o per ombra, +ch'avria forse men forza al cuore il fuoco +e soffrirei più lieta ogni mio vampo; +ma puote solo un raggio del mio sole +farmi beata ne gli ombrosi boschi. + +E perciò in odio avrò sempre quei boschi +che torrammi il veder del sacro volto, +e i chiari raggi dell'almo mio sole +che fean sgombrar le nube e fuggir l'ombra, +e me sola gioir nel chiaro vampo +qual salamandra nel più ardente fuoco. + +Quanto mi fora dilettoso il fuoco, +noiosi i fonti e via men grati i boschi, +men cari i faggi e men noioso il vampo, +s'unir potessi il mio volto al bel volto +e col mio stesso corpo al suo far ombre, +ben d'arder godrei toccando il sole. + +Deh, dicesse il mio sole: anch'io sto in foco +però non cercar più ombra ne' boschi, +che vo' che 'l volto mio tempri il tuo vampo. + +[Questo componimento fu probabilmente diretto al MANELLI, quantunque +il _sacro volto_ lasci credere trattarsi di qualche porporato.] + + + +LVI. + +Alma del vero bel chiara sembianza, +a cui non può far schermo nè riparo +così gentil e cristallina stanza +che non mostri di fuor l'altero e raro +splender, che sol ne da ferma speranza +del ben, ch'unqua non fura il tempo avaro: +deh! fa, se morta m'hai, ch'in te rinnovi +acciò di doppia morte il viver pruovi. + +[CRESCIMBENI. _Istoria della volgar poesia_, ecc., ediz. cit., vol. I, +pag. 36.] + + +LVII. +_(cod. Vat. Ottob. 1595, c. 119)_ + +Lieto viss'io sotto un bianco lauro +e vivrò fin che 'l bianco amor m'infondi +non per ornar le tempie d'ostro e d'auro +ma sol delle tue sacre altiere frondi; +ma poi che più e più volte il sole in Tauro +tornato fa che i suoi bei crini ascondi +se s'affredda stagion mutarà il corso, +i frutti seccarà, le frondi e il dorso. + +[Questa stanza è attribuita all'Aragona e diretta a _Madonna Laura +Spinelli_, alias _Ninì_. Nell'edizione prima delle _Rime_ posseduta +dalla Biblioteca Vittorio Emanuele il sonetto n. XXX porta scritto +sopra a penna: alla _S. Philomena Ninì_.] + + + + + +RIME A TULLIA D'ARAGONA + + +1. -- Di Girolamo Muzio + +Amor nel cor mi siede e vuoi ch'io dica +di qual esca racceso a l'alma mia +sia 'l novo ardor, qual il soggetto sia +ch'è de l'animo mio dolce fatica. + +Alma gentil d'alti pensieri amica, +lumi amorosi, angelica armonia, +fan ch'ogni mio disir lieto s'invia +per le vestigia de la fiamma antica. + +Colei ch'io canto, nacque in su le sponde +del chiaro fiume che d'eterni allori +ben mille volte ornò le verdi chiome; + +visse in tenera etate presso a l'onde +del più bel fonte che Toscana onori: +la sua stirpe è Aragon: Tullia il suo nome. + + +2. -- Dello stesso + +Donna che sete in terra il primo oggetto +a l'anime amorose e ai gentil cori, +e i cui gloriosi e alteri onori +sono al mio stile altissimo soggetto; + +in voi stessa si volga il chiaro aspetto +de l'alma vostra, in cui degli alti cori +risplende il bel, e 'n tutti i vostri ardori +fiammeggiar si vedrà celeste affetto. + +Vedrete in voi mirando l'alma mia, +ch'in voi sempre si specchia e si fa bella, +per infiammarvi in me del vostro lume. + +E 'l farà sì, per quel che mi favella +nel petto amor, se rio mortal costume +dietro a bassi pensier non vi disvia. + + + +3. -- Dello stesso + +Anima bella, che da gli alti chiostri +fosti mandata in questo cieco inferno +a consumar nel suggetto ampio e eterno, +i più famosi e più purgati inchiostri; + +mentre s'affannan gl'intelletti nostri +a contemplar il tuo valore interno, +con la voce e con gli occhi al ben superno +gl'inalzi, e d'ire al ciel la via ne mostri. + +Quinci è che quale ha in terra alma più rara, +infiammata dal sol, ch'in te riluce, +più lieta a te rivolge ogni pensero. + +Ed io, poi che tua fiamma in me traluce, +forse più ch'in altri soave e chiara, +e porto 'l cor d'eterna gloria altero. + + +4. -- Dello stesso + +Quando 'l raggio del bel, ch'in voi risplende, +per l'orecchie e per gli occhi al mio mortale +trapassa, o Donna, un chiaro ardor m'assale, +che d'eterno disio tutto m'incende. + +L'anima allor, che 'l novo affetto intende +mover d'alta cagione, ogni mortale +piacer schernendo, e al ciel battendo l'ale, +verso l'amato lume il camin prende: + +e com'aquila al sol drizzando gli occhi +al foco vostro s'erge a la salita, +dove alfin pace le promette amore. + +Deh! siate larga a lei del bel splendore, +e porgete al suo volo pronta aita, +acciocchè inferma e cieca non trabocchi. + + + +5. -- Dello stesso + +Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti, +onde amor m'arde e già gran tempo m'arse, +vaghi occhi miei non vi si mostran scarse, +mandate nel mio core i raggi ardenti; + +orecchi miei, mentre bramosi e intenti +notate 'l suon, che di su in terra apparse, +e ne van le sue voci all'aura sparse, +inviate a la mente i sacri accenti; + +anima mia, mentre in mortale oggetto +scorgi ch'eterno è quel che dentro avampa, +allarga il seno al sempiterno zelo: + +e vi rimembri che sì chiara lampa, +sì soave tenor, spirto sì chiaro, +sono a voi scala da salire al cielo. + + +6. -- Dello stesso + +Amore ad ora ad or battendo l'ale +dal grave incarco leva il mio pensero, +e nel conduce per erto sentero +a gir in parte, ove uom per sè non sale. + +E quivi ne l'oggetto alto e immortale +gli dimostra l'esempio vivo e vero, +onde discese il nostro spirto altero +a dover informar cosa mortale. + +L'anima accesa a l'eterna vaghezza, +tutta s'accende a far novo disegno +del bel, ch'entro dipinge il divo aspetto. + +Ma come poi si move il basso ingegno, +donna mia, per salire a tanta altezza, +cade lo stile, e manca l'intelletto. + + + +7. -- Dello stesso + +Superbo Po, ch'a la tua manca riva +tutto lieto ti volgi d'ora in ora, +per mirar lei, che le tue piaggie infiora, +e ti fa in mezzo l'onde fiamma viva; + +che fa la nostra, ho da dir Donna, o Diva, +lei, che del ben del ciel l'alme innamora? +Oh fosse lunga a lei la mia dimora! +Pensa ella almen ch'io di lei pensi o scriva? + +Deh! com'io dico ognor: foss'io con lei +così fosse talora il suo pensiero, +or che dee far di me privo il meschino; + +oh vedesse ella aperti i dolor miei, +ch'io so che di pietà quel spirto altero +porteria gli occhi molli, e 'l viso chino. + + +8. -- Dello stesso + +Or di là se ne vien questa dolce ora, +ov'è colei che col suo divo aspetto, +mette dentro al mio cor l'ardente affetto; +ond'ancor la sua vista mi ristora. + +Oh se così potesse a ciascun ora +essere a lei presente il mio imperfetto, +come sempre la scorge il mio intelletto +io sarei pur d'ogni tormento fora. + +Che se dal mover di quest'aura io sento +per sua virtù conforto a i miei martìri, +ben dovrei seco sempre esser contento. + +Battete l'ale o vaghi miei sospiri, +e colà andando onde si parte il vento, +a lei portate i miei caldi disiri. + + + +9. -- Dello stesso + +Lasso, onde avvien che qui non fa ritorno +il chiaro dì, sì come altrove sole? +Non ci risplende il lume di quel sole +che solo suole a gli occhi tuoi far giorno. + +In questo altrui sì placido soggiorno, +perchè son le campagne ignude e sole? +Non ci spira il favor de le parole +che fanno a sè fiorir le piaggie intorno. + +Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte +de gli occhi e de l'orecchie, anima mia, +ond'esser può che più letizia speri? + +Pensa misero a te, chi ti conforte +che me al mio bene ad ora ad or n'invia +il santo amor con l'ale de i pensieri. + + +10. -- Dello stesso + +Oh se tra queste ombrose e fresche rive, +ch'or cercan solitarii i passi miei, +meco ne fosse e con amor con lei, +di cui 'l cor sempre parla e la man scrive; + +ella a seder qui presso a l'acque vive +si porria in grembo a l'erba, io in grembo a lei, +e da i boschi trarriano i semidei +al sacro aspetto e le silvestre dive. + +Io lei mirando, a dir del suo valore +snoderei la mia lingua, e alcun di loro +segneria per li tronchi il chiaro nome; + +ella gioiosa e umile in tanto onore +forse di varii fior, forse d'alloro, +tesseria una ghirlanda a le mia chiome. + + + +11. -- Dello stesso + + +Spirto gentile in cui sì chiaramente +e ne la mortal parte e ne l'eterna, +fiammeggia il sol de la bontà superna, +ch'altro non è fra noi lume sì ardente; + +mentre io con gli occhi e con l'orecchie intente +raccolgo il doppio bel, che mi governa, +sì vivo foco in me da voi s'interna +che tutta illuminar l'alma si sente; + +poi, non capendo in me l'immensa fiamma, +convien ch'in alcun modo esca di fore, +mostrando i raggi de la vostra luce. + +Così da voi ne vien lo mio splendore, +ch'ogni mio bel disio da voi s'infiamma, +come 'l lume de' lumi in voi traluce. + + +12. -- Dello stesso + +Fiamma che chiaramente il mio cor ardi: +aura che dolcemente mi ristori: +spirto che alteramente m'innamori +col valor, con la voce, con gli sguardi; + +quante volte avvien ch'in voi riguardi, +ch'io v'ascolti e ch'io pensi i vostri onori, +tante mi sforzo a i sempiterni cori; +ma 'l mio mortal fa poi che 'l gir ritardi. + +O beata alma, angelica armonia, +o vivo lume, che degli alti chiostri +mostrate esempio a l'anime terrene, + +poi ch'a i sensi e nel cor m'avete mostri +la bellezza e 'l piacer del sommo bene, +aiutatemi ancor a l'alta via. + + + +13. -- Dello stesso + +Spirto felice, in cui sì rare e tante +grazie e virtuti il ciel largo comparte, +che non so se si trovi in altra parte +che d'andar teco a paro alma si vante: + +s'a me facesser le sorelle sante +del bramato lor don così gran parte, +ch'io fossi degno di ritrarre in carte +de la tua chiara effigie il bel sembiante: + +so ch'io fare' un disegno sì perfetto, +che saria specchio a la futura gente +di quanto ben di su tra noi discende. + +Ma, lasso, a tanto onor non mi consente +il sacro coro: e da sè il mio intelletto +sopra i fuochi celesti non ascende. + + +14. -- Dello stesso + +Donna se mai vedeste in verde prato +surger felicemente un aureo fiore, +cui porge nutrimento dolce umore, +e vivace calor dal ciel gli è dato; + +non altramente lieto e consolato +fiorir si vede un'amoroso core, +perchè 'l suo sole è 'l grazioso ardore, +e la fonte è 'l favor del viso amato. + +E come quel, se manca la rugiada, +perduto il bel de le purpuree fronde +convien ch'in breve spazio a terra cada: + +così se rio voler o caso indegno, +i suoi disiri altrui fura e nasconde, +seccasi il fior d'ogni felice ingegno. + + + +15. -- Dello stesso + +Il valor vostro, Donna, il cor m'incende, +lega ogni mio disir, m'impiaga il petto; +e l'alma del suo mal sente diletto, +dal ben ch'ella in voi vede, ode e intende. + +M'infiamma il divo raggio onde risplende +il chiaro vostro angelico intelletto; +da i novi accenti è avvinto ogni mio affetto, +e da' begli occhi il colpo al cor discende. + +E non ha Amor in tutta la sua corte, +m'oda chi vol, sì graziosi sguardi, +sì chiara voce, o sì vivace lume. + +Perch'io pur prego lui, ch'ognor più forte +con tal foco, in tai lacci e con tai dardi +mi trafigga, m'annodi e mi consume. + + +16. -- Dello stesso + +O novo esempio de l'eterna luce, +alma gentile, ond'ogni alma più rara +mirando la beltà ch'in te riluce, +del vero amore i veri effetti impara; + +se del lume ch'in te dal ciel traluce, +a l'alma mia non sarai punto avara, +spero col raggio di sì altera duce +farmi fiamma di fama al mondo chiara. + +Te canteran mie rime in ogni parte +e diran que' ch'avran più vivo ingegno: +qual fu quel foco onde tal lampo uscìo? + +Amor promette a te ne le mie carte +nome immortale. O così fosse degno +ne le tue d'aver vita il nome mio! + + + +17. -- Dello stesso + +In su le rive del superbo fiume +ch'altrui già die' sepolcro in mezzo l'onde: +ond'altri mutò il crine in verdi fronde, +e altri si vestì di bianche piume; + +invaghito del dolce altero lume, +lo qual di cielo in cielo in voi s'infonde, +e con sua luce ogni altra luce asconde, +arse 'l mio cor oltra mortal costume; + +poi sendo privo de gli amati rai, +non so dove si chiuse il grande ardore, +come fuoco ch'in cener si ricopra. + +Or rivedendo il vostro almo splendore, +l'antica fiamma, chiara più che mai, +convien ch'in riva d'Arno si discopra. + + +18. -- Dello stesso + +Sogni chi vuol di riportar corona +da gli alti gioghi del sacrato monte; +altri s'attuffi nel famoso fonte +che fa più chiaro 'l nome d'Elicona; + +sia gloria altrui se la sua lira suona +aver le sacre Muse al cantar pronte; +cinga altrui Febo la felice fronte +de la fronde, che mai non l'abbandona; + +altri si vanti che benigna e lieta +stella, a lui rivolgendo il suo splendore, +a questa luce il fece uscir poeta; + +il mio Parnaso, il mio perpetuo umore, +le mie Dive, il mio Apollo e 'l mio pianeta, +è 'l valor vostro impresso nel mio core. + + + +19. -- Dello stesso + +Donna gentile, i cui beati ardori +del celeste splendore e del mortale, +spargon virtù che mentre i cori assale, +ne l'alme accende mille eterni amori; + +se 'l vostro sole interno e 'l bel di fuori, +a voi da me n'han tratto il mio immortale: +e se Amore al mio stile impenna l'ale +da gir portando al Cielo i vostri onori; + +se cara sete a me più di me stesso; +s'a voi ne volar tutti i miei sospiri; +se con voi vivo e senza voi son morto; + +se mi vedete 'l cor ne gli occhi espresso, +e le mie pene, e i miei caldi disiri, +ben dovreste pensare al mio conforto. + + +20. -- Dello stesso + +Quando, com'Amor vuol, la donna mia, +tra soavi sospiri e dolci accenti, +move la lingua a angelici concenti, +e l'aura del bel petto a l'aere invia; + +al suon de la dolcissima armonia +ferman le penne i tempestosi venti; +stanno i giri del ciel taciti e intenti; +e non ch'altri, ma Febo il corso oblìa. + +E qual alma mortal la mira e ascolta, +ad ogni uman disìo tutta si toglie +e con tutti i pensieri al cielo aspira. + +La mia, che mai da lei non si discioglie, +col vago spirto suo da Amore accolta +a quel si stringe, e 'ntorno a lei s'aggira. + + + +21. -- Dello stesso + +Ebbe la favolosa antica etade +chi co 'l tenor di feri e dolci canti +e con novo splender di rea beltade, +allettando affogava i naviganti: + +e or donata ci ha l'alta bontade +donna, che con l'ardor de gli occhi santi +e con note d'amor e di pietade, +rende porto e salute a l'alme erranti. + +Voi, Donna mia, voi sete alma sirena +voi, voi Tullia gentil, che fido lume +nel mar d'amor porgete e placid'aura. + +La vista vostra angelica, serena, +fa ch'in voi l'altrui vita ognor s'allume, +e 'l cantar d'ogni affanno ci restaura. + + +22. -- Dello stesso + +Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro +Orfeo cantare, e tacite ascoltarlo +varie fere e augelli, e seguitarlo +quercia, popolo, abete, olmo e ginebro. + +Vista ha 'l gran Po, veduta ha 'l chiaro Tebro, +vede 'l bel Arno, a cui sovente parlo +quel che mi detta l'amoroso tarlo +cantar la donna, ch'io sempre celebro; + +ma se colui seguiano e sassi e sterpi, +questa ogni alma più dura e più silvestra +trae dal grave suo incarco, e al ciel la scorge. + +Beata voce, che dal cor mi sterpi +ogni vil cura, onde per te s'addestra +l'alma a salir ove per sè non sorge. + + + +23. -- Dello stesso + +Donna, a cui 'l santo coro ognor s'aggira +de l'alme Muse e la cui chiara fronte +verdeggia de l'onor del sacro Monte, +ove chi s'erge eterna vita spira: + +qual anima gentil v'ascolta e mira +brama far vostre grazie al mondo conte; +poi non trovando rime al cantar pronte +com'è la voglia, duolsi e ne sospira. + +Di così bello, raro e alto suggetto, +dal vostro infuori, ogni altro stile è indegno; +quel sol n'è degno e altro non v'arriva. + +Io per molto provar, vero disegno +di voi non feci mai; ma dentro 'l petto +ben vi porto scolpita, bella e viva. + + +24. -- Dello stesso + +La sembianza di Dio che 'n noi risplende +di cielo in cielo e c'ha nome beltade +e move Amor, per perigliose strade +de l'orecchie e de gli occhi al cor discende; + +perchè dal senso il senso il bello apprende, +e 'n la natura nostra è qualitade +ch'in mortal disiderio il mortal cade, +e così bassa voglia il senso accende. + +Ond'è ch'ingombro di piacer terreno +entrando il mal fidato messaggero +fa ne l'alma sentir del suo veleno. + +Quinci è che talor cade il mio pensero: +ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno, +ne 'l ridrizzate per erto sentero. + + + +25. -- Dello stesso + +Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo +sovente o Donna, e da me stesso sciolto, +al bel vostro splendor tutto rivolto, +l'ali battendo al ciel mi levo a volo. + +E lontanato dal terrestre suolo +giungo a l'esempio de l'amato volto, +donde è tutto quel bello in voi raccolto, +che fa 'l mio amor fra gli altri in terra solo. + +Deh! vi priegh'io per le bellezze vostre, +Tullia, ch'al bel camin compagna eterna +mi siate, senza mai voltarvi a dietro. + +Ch'amor, s'ancor da voi tal grazia impetro, +promette a noi tranquilla pace interna, +e certa gloria a i nomi e a l'alme nostre. + + +26. -- Dello stesso + +Donna, più volte m'ha già detto Amore +che nell'anima vostra i miei pensieri +son tutti espressi così vivi e veri +com'io voi, viva, ho impressa in mezzo 'l core; + +e ch'accesi del vostro alto splendore +ne van vostri disir cotanto alteri, +ch'a mortal non convien che da voi speri +altra mercede ch'immortal dolore. + +Così dice egli, e io per prova il sento, +che quant'uom più vi serve e più v'adora, +voi del suo mal più vi mostrate vaga; + +per tutto ciò d'amarvi io non mi pento: +anzi bramo ch'in me più d'ora in ora +veder possiate quel che più v'appaga. + + + +27. -- Dello stesso + +Se ben gli occhi e l'orecchie alcuna volta +vi mostran tale a i miei bassi disiri, +che surgon dal mio core agri sospiri +ond'è ch'al lamentar la lingua è sciolta; + +tosto che l'alma in sè stessa raccolta, +a l'alma vostra avvien che si raggiri, +in diletto si cangiano i martiri +e la mia lingua a ringraziar si volta. + +Che la pena, che par che sì mi prema +non passa oltra 'l mortal; ma la dolcezza +acqueta i sensi e pasce lo intelletto. + +Donna sia benedetta quella asprezza, +ch'anzi 'l chiuder de gli occhi all'ora estrema, +morire insegna al mio terreno affetto. + + +28. -- Dello stesso + +Donna, l'onor de' i cui be' raggi ardenti +m'infiamma 'l core e a ragionar m'invita, +perchè sia nostra penna mal gradita, +l'alto nostro sperar non si sgomenti. + +Rabbiosa invidia i velenosi denti +adopra in noi mentre 'l mortal è in vita; +ma sentirem sanarsi ogni ferita +come diam luogo a le future genti. + +Vedransi allor questi intelletti foschi +in tenebre sepolti, e 'l nostro onore +viverà chiaro e eterno in ogni parte. + +E si vedrà che non i fiumi Toschi, +ma 'l ciel, l'arte, lo studio e 'l santo amore, +dan spirto e vita ai nomi e a le carte. + + + +29. -- Dello stesso + +Donna, il cui grazioso e altero aspetto +e 'l parlar pien d'angelica armonia, +scorgon qual alma presso a lor s'invia +a contemplar il ben de l'intelletto; + +deh, così amor non mai m'ingombri 'l petto +d'umil disir, nè mai di gelosia +gustiate 'l tosco: e sempre intenta sia +a l'interna beltate il vostro affetto. + +Date, vi prego a me vera novella +de l'alma mia che del mio cor uscita, +voi seguendo, è venuta a farsi bella: + +che se da voi la misera è sbandita, +ella senza voi stando e io senz'ella, +non ritrovo al mio scampo alcuna aita. + + +30. -- Dello stesso + +Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi +luce che d'alto ardor mio core incendi, +ch'aguagli tua virtù? Se la 've splendi +a superno desio l'anime impiumi? + +Come dinanzi a Borea nebbie e fumi, +così di là, dove tu i raggi stendi, +fugge ogni vil pensier, sì ch'a noi rendi +a vita in terra de i celesti numi. + +E poi ch'a me non son tuoi lumi scarsi +di quel splendor, che da l'eterno regno +in te disceso, tu fra noi comparti; + +di quel ch'ho dentro e fuor non può mostrarsi, +faranno al mondo manifesto segno +l'amarti, il celebrarti e l'onorarti. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Fiamma gentil che da gl'interni lumi_.] + + + +31. -- Di Benedetto Varchi + +Quando doveva, ohimè, l'arco e la face, +l'una spenta del tutto e l'altro stanco, +a questo ardito e tormentoso fianco +per suo gran danno e mio, troppo vivace, + +non breve tregua pur, ma eterna pace +donar, poi che nel lato destro e manco +per le nevi del capo omai vien bianco +il crin fatto d'argento, che sì spiace; + +più che mai fresco e più che mai cocente, +mi saetta lo stral, m'accende il foco +di tal ferite e così caldo ardore, + +ch'ogni salute a mio soccorso è poco: +anzi cresce la piaga e fa maggiore +incendio, ch'al suo mal l'alma consente. + + +32. -- Dello stesso + +Donna, che di bellezza e di virtude +e d'ogni alto valor gran tempo in cima, +sola fra tutte l'altre non che prima, +piovete ne' miglior senno e salute; + +ben so ch'a dir di voi sarebber mute +le lingue tutte: e qual prosa nè rima +poria cose aguagliar, che poscia o prima +non furon mai, nè saran mai vedute? + +Tacciomi dunque fuor gelato e fioco, +per tema di scemar sì chiare lodi, +ma dentro infino al ciel notte e dì grido: + +ringraziando le stelle, il tempo e 'l loco, +gli sguardi, gli atti, le parole e i modi, +che mi donaro a cor gentile e fido. + + + +33. -- Dello stesso + +Io non miro giammai cosa nessuna, +o in terra, o in ciel, ov'io non veggia quella, +ch'amor in sorte e mia benigna stella, +da le fasce mi diero e da la cuna. + +Ogni nube m'assembra e sole e luna +la mia donna gentil più d'altra bella; +monte o valle non veggio, o poggio, ov'ella +per lo mio ben non sia, ch'è nel mondo una. + +L'erbe, gli alberi, i fior, le frondi, i sassi, +mi rappresentan sempre, e l'onde, e l'ora, +quel viso dopo il qual nulla mi piacque. + +U' gli occhi giro, ovunque movo i passi, +nulla non scorgo, o penso, o sento fuora +di lei, che per bearmi in terra nacque. + + +34. -- Dello stesso + +Se di così selvaggio e così duro +legno sì aspro frutto, ohimè, v'aggrada: +chi fia ch'unqua vi miri e poscia vada +di non sempre penar, Donna, securo? + +Bench'io, poi ch'ognor più m'inaspro e induro +del duol, cui lungo a voi fo larga strada +de la mia pena sola, non pur rada +fra quante sono al mondo e quante furo, + +dovrei trovar pietà, ch'asprezza eguale +o più selvaggia e solitaria vita, +non sentì mai e visse alcun mortale. + +Fera legge d'amor, sperar aita +del dolor che n'ancide, e del suo male +pascer l'alma, via più che saggia, ardita. + + + +35. -- Dello stesso + +Pur non sentir la turba iniqua e fella +così larga al mal dir, come al ben parca, +da lei, che nel mio cuor siede monarca, +non men cortese che leggiadra e bella; + +non mio voler seguendo ma mia stella, +parto col corpo sol, che l'alma scarca +de la soma mortal meco non varca, +ma riman seco obediente ancella. + +E se quel, che fra me tacito e solo +cantando vo' con più di mille insieme, +per la Garza, e Forcella, e Tavaiano, + +udisse pur un dì l'invido stuolo +ben morria di dolor veggendo vano +tornar l'empio ardir suo, ch'indarno freme. + + +36. -- Dello stesso + +Se da i bassi pensier talor m'involo +e me medesmo in me stesso ritorno; +s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno, +sopra l'ali d'amor poggiando volo: + +quest'è sol don di voi, Tullia, al cui solo +lume mi specchio e quanto posso adorno +la 've sempre con voi lieto soggiorno, +da santo e bel disio levato a volo. + +E se quel che entro 'l cor ragiono e scrivo, +del vostro alto valor Donna gentile, +ch'avete quanto può bramarsi a pieno + +ridir potessi, o beato, anzi Divo +me, per me proprio tutto oscuro e vile +se non quant'ho da voi pregio e sereno. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Quel che mondo d'invidia empie e +di duolo_.] + + + +37. -- Dello stesso + +Ninfa, di cui per boschi, o fonti, o prati, +non vide mai più bella alcun pastore +ver di Diana e de le Muse onore, +cui più inchinano sempre i più pregiati: + +così siano a Damon men feri i fati +nè gli renda mai Filli il dato core; +e ella arda per lui di santo amore +più ch'altri fosser mai lieti e beati: + +com'alma esser non può sì cruda e vile, +la quale essendo veramente amata +non ami un cor gentil già presso a morte. + +Dunque s'a dotto no, ma fido stile +credi, ama e non dubbiar, che ben pagata +sarà d'alta mercè tua dolce sorte. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Se 'l ciel sempre sereno e verdi i +prati_.] + + +38. -- Di Giulio Camillo + +Tullia gentile, a le cui tempie intorno +verdeggia avvolta l'onorata fronde, +e la cui voce a l'armonia risponde +di chi fa in Elicon dolce soggiorno; + +qualora a voi fo col pensier ritorno +e ritrovo sentenze sì profonde +in sì leggiadro stil, sì mi confonde +novello orror, ch'in me più non soggiorno. + +Vostra Musa di me cantando canta +d'uno sterpo silvestro, a cui nemica +stata è natura e 'l ciel, e io no 'l celo. + +Ben è la vostra fortunata pianta, +che lieto il Re de' fiumi la nutrica, +e la rinforza il gran Signor di Delo. + + + +39. -- Dello stesso + +Poi ch'a la vostra tanto alma beltade, +onde pregiata d'onorate e rare +spoglie di tante elette anime chiare +n'andate altero specchio ad ogni etade; + +piace ch'io ancor per le medesme strade +seguir vostre amorose insegne impare; +non siano almen vostre alme luci avare +di quel raggio, ond'io scorgo ogni bontade. + +E nel bel petto vostro Amor ispiri +pietà e mercede al mio dolore eguale, +e a gli ardenti intensi miei disiri; + +poi se le aggrada il mio destin fatale, +versi in me pur ognor doglie e martiri, +che dolce mi fia sempre ogni altro male. + + +40. -- Dello stesso + +Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno, +quando l'eterno e gran re de le stelle +fece, per fare il fior de l'altre belle, +di voi, Tullia divina, il mondo adorno. + +Le grazie tutte e le virtuti intorno +vi fur quasi devote e fide ancelle, +e 'l ciel lasciaro per seguitarvi quelle +in questo nostro umil, basso soggiorno; + +però ripiena di celeste ardore, +di gloria accesa e colma di mercede; +vaga di bello e di perpetuo amore: + +di grazia albergo e di bellezza erede, +sola fra noi vivete in dolce amore, +del ben del Ciel facendo in terra fede. + + + +41. -- Del Cardinale Ippolito De' Medici + +Anima bella, che nel bel tuo lume +divino interno ti rivolgi e giri, +e indi in voce dolcemente spiri +il suon ch'avanza ogni mortal costume; + +onde la mia poi d'amorose piume +coverta avien che al ciel volando aspiri, +e nel tuo chiaro raggio aperto miri +com'amor sani, ancida, arda e consume; + +deh! se l'alta bellezza e 'l dolce canto +ond'in te stessa sol beata sei: +e s'amor punto mai ti piacque o piace: + +prego volgendo in me 'l bel viso santo, +al lungo penar mio dia qualche pace, +e qualche tregua a gli aspri dolor miei + + +42. -- Dello stesso + +Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro, +e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti, +e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti +co 'l riso, ond'io m'incendo e mi scoloro, + +son le cagion che per voi vivo e moro, +piango e m'adiro e fo restar contenti +gli spirti afflitti in mezzo i miei lamenti, +e mi par dolce il grave aspro martoro; + +non voi sì bella, io non così bramoso; +voi non sì dura, io non sì frale almeno +fossi; non voi d'amor rubella, io servo; + +ch'io sperarei nel stato mio gioioso +goder un giorno almen lieto e sereno, +piegando alquanto il core empio e protervo. + + + +43. -- Di Bernardo Molza + +Spirto gentil, che riccamente adorno +de i più pregiati e cari don del cielo, +cortesemente nel corporeo velo +con tue virtuti fai lieto soggiorno; + +deh! s'amor sempre a te faccia ritorno, +di nove spoglie ornando, al caldo e al gelo, +d'uomini e Dei il tuo onorato stelo, +e cresca il valor tuo di giorno in giorno; + +fa che 'l nobile tuo chiaro intelletto, +sempre guardando a la più bella parte +di sè, giammai non si rivolga a terra. + +Ch'allor vedrai come natura ed arte, +soavemente in te rinchiude e serra +d'ogni bell'opra il seme e 'l bel perfetto. + + +44. -- Dello stesso + +Se 'l pensier mio, ov'altamente amore, +Tullia gentil, vostra sembianza impresse, +tutto altamente in sè voi tutta espresse +dal piacer vinto, che mi strinse il core; + +e tutta or vi risembra e a tutte l'ore, +trasformando pur sempre in quelle stesse +virtù, grazia e beltà, che vi concesse +Dio, ch'in voi tutto intese a farsi onore: + +non dovete voi dir ch'io sia deforme, +ch'io son quello che son fatto voi +bello, e non questa rozza e fragil scorza. + +E spero ancor, seguendo ognor vostr'orme, +essere appresso Dio 'l secondo poi, +se 'l bello a trarre il bello sempre ha forza. + + + +45. -- Di Ercole Bentivoglio + +Poi che lasciando i sette colli e l'acque +del Tebro oscure e le campagne meste, +d'illustrar queste piagge e premer queste +rive del Po col piè Tullia vi piacque; + +ogni basso pensier spento in noi giacque, +e un dolce foco, e un bel disio celeste, +quel primo dì ch'a noi gli occhi volgeste, +ne le nostre alme alteramente nacque. + +Fortunate sorelle di Fetonte, +ch'udir potranno a le lor ombre liete, +i dotti accenti che vi ispira Euterpe! + +Potess'io pur con rime ornate e pronte +com'è 'l disio, dir le virtù ch'avete! +Ma troppo a terra il mio stil basso serpe. + + +46. -- Dello stesso + +Vaghe sorelle, che di treccie bionde +ornò natura e di fattezze conte; +poi la pietà del misero Fetonte +vi volse in duri tronchi e 'n verdi fronde; + +or sotto l'ombre tremule e gioconde +vostre sedendo, fo palesi e conte +le gran beltà de la celeste fronte +di Tullia mia, cantando a l'aure e a l'onde. + +Così già sotto i vostri ombrosi rami +cantò d'Onfale sua gli occhi e le chiome +il vincitor de' più superbi mostri. + +'priego il ciel, che sì v'esalti e v'ami, +ch'eterno sia con voi sempre il bel nome +di Tullia scritto in tutti i tronchi vostri. + + + +47. -- Di Filippo Strozzi + +Alma gentile, ove ogni studio pose +natura in darvi a pieno ogni eccellenza, +e fece il ciel quasi restarne senza +per dar a voi quel bel, ch'a ogni altra ascose; + +voi fra leggiadre donne e gloriose +elesse sola; e per esperienza +si vede altera andarne oggi Fiorenza +de le belle opre vostre alte e famose. + +Ma non solo Arno oggi vi loda e canta, +ma dove ancora l'inesperto auriga +cadde, di voi terrà memoria eterna. + +Il Tever lascio, che tenera pianta +vi nutrì, dolce essendo ogni fatiga +a chi co 'l spirto e 'l core in voi s'interna + + +48. -- Dello stesso + +Uscendo 'l spirto mio per seguir voi, +Donna gentile, in voi vera pietade +spinse l'anima vostra a le contrade +ond'egli uscìo, con che vivessi io poi; + +tal che 'l splendor, che dite uscir tra noi +di me, è propria vostra qualitade, +concessavi da l'alta e gran bontade, +per sembianza de i chiari raggi suoi. + +Dove scorger si puote un dolce inganno +veggendovi in me vaga di voi stessa, +nè v'accorgete ch'io v'appago a punto + +Che se mi vi toglieste allora il danno +mortal mio vedreste, e fora espressa +la colpa vostra, send'io a morte giunto. + + + +49. -- Di Alessandro Arrighi + +L'aspetto sacro e la bellezza rara, +eguale a cui non ebbe il mondo ancora; +il folgorar de gli occhi ch'innamora +il mondo tutto, e quasi sol lo schiara; + +il parlar saggio, onde la via s'impara +di gir al chiaro e uscir dal fosco fora; +e l'alto sangue, lo cui ammira e onora +chiunque adorno è più di stirpe chiara; + +i bei costumi, e 'l portamento adorno; +e col dolce cantare il dolce suono +che fan di marmo una persona viva, + +fur le cagioni o donna, ch'in quel giorno +stetti a mirare il bello, a udire il buono, +in guisa d'uom che pensi, parli e scriva. + + +50. -- Dello stesso + +Come di dolce più che d'agro parte, +Donna mi feste il dì, ch 'l colpo caro +di voi impiagommi, onde sì ardente e chiaro +foco poscia avampommi a parte a parte, + +così men d'agro, che di dolce parte +da me per guiderdon del dono raro; +e giunge a voi per addolcir l'amaro +vostro languir del tutto non che 'n parte; + +il foco ch'io dovrei mandarvi ancora +per render merce pari al degno merlo, +meco si sta, nè vuol partirsi un'ora. + +Selva chiusa non è, nè campo aperto, +nè giardin culto, o poggio aspro o deserto, +che non sappian com'ei m'arde e divora. + + + +51. -- Dello stesso + +S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi, +Donna, ch'io tanto pregio, ed è ben degno; +s'il dissi che mai sempre ira e disdegno +portiate in seno, e sol me stesso annoi; + +s'il dissi che 'l mortale eterno muoi +di me non mai giungendo al santo regno; +s'il dissi sia d'amor prigione e segno +de l'acuto suo strale, e preda, poi. + +Ma s'io nol dissi chi si dolce aprìo +a me lo cor chiudendovi entro i raggi, +non mai rivolga altronde il lume chiaro. + +Io no 'l dissi giammai, nè dir disìo: +vinca 'l ver dunque, e 'l falso a terra caggi, +e 'n dolce amor ritorni l'odio amaro. + + +52. -- Dello stesso + +S'un medesimo stral duo petti aprìo: +s'arse due cor d'amor un foco santo: +se nascendo 'l piacer morì cotanto +martir, che l'uno e l'altro già sentìo, + +Donna, e s'insomma nudrì ambo un disio, +ond'è ch'in me del dir vostro altrettanto +non rivolgete sì, ch'io mi dia vanto +d'esser d'uom fatto un'immortale Dio? + +Forse sì come sempre ebbi nimica +la stella a i miei disir, così avien ora +ch'io non goda e non sorti una tale brama. + +O pur ch'ad alma sì saggia e pudica +parlar di me basso suggetto fora: +come che sia il bel vostro a sè mi chiama. + + + +53. -- Di Benedetto Arrighi + +Voi che volgete il vostro alto disio +a la chiara virtù, donde si coglie +quelle onorate, sacre, sante spoglie, +di che va altera e Calliope e Clio; + +voi che schernite al tempo quell'oblio, +che la fama immortale al nome toglie, +colpa e vergogna de l'umane voglie, +che non son come voi rivolte a Dio; + +voi sol vi sete fabricato un tempio +di glorie tal, che gli onori e trofei +non pon lasciar di lui più chiaro esempio; + +deh! così potess'io com'io vorrei +le virtuti cantar, ch'in voi contemplo +memoria eterna a gli uomini e a li Dei. + + +54. -- Dello stesso + +Alma gentile che già foste al paro +de l'alta e gran colonna, oggi si mostra +in voi tutto l'onor de l'età nostra; +in voi lo stil più che 'l suo dolce e caro; + +al vostro stil, dov'io ch'al mondo imparo +a riverir la chiara virtù vostra, +ch'oggi solinga l'universo giostra +non trovando di lei pregio più chiaro; + +sì come un picciol lume alta chiarezza +vince, così con vostre lodi sole +lei vincete in virtute e in bellezza; + +l'alto motor come 'l ciel ornar vole +la terra, piacque a sua reale altezza +far Vittoria una Luna e Tullia un Sole. + +[V. 14 Vittoria Colonna.] + + + +55. -- Di Lattanzio De' Benucci + +Se per lodarvi e dir quanto s'onora +di voi natura e 'l ciel, Tullia gentile, +fosse eguale al soggetto in me lo stile, +e 'l saper pari a l'alta voglia ancora; + +forse non tanto il secol nostro indora +vostra virtute, e non dal Gange al Tile +fate voi co' i begli occhi eterno aprile, +quant'io n'avrei grazie e favori ognora. + +Non può ingegno mortal tante divine + virtù ritrar; nè può basso disìo +scolpir parti sì eccelse e pellegrine, + +che 'n voi il valor del vago petto e pio +avanza ogni pensier, passa ogni fine, +non che l'aguagli altrui parlare, o mio. + + +56. -- Dello stesso + +O fiumicel se 'l più cocente ardore +estivo il lento tuo correr affrena, +e la tua profonda umile arena +incende e fa restar priva d'umore; + +ecco a le rive tue novo splendore +che l'aer d'ogni intorno rasserena: +di colei, che cantando in dolce vena +a le nove sorelle aggiunge onore. + +Onde il vecchio Arno ormai d'invidia pieno +lascia l'usato corso e a te rivolto, +quivi perde le chiare e lucid'onde; + +godi, or che vedi entro il tuo ricco seno +la imagin bella del leggiadro volto: +e Tullia odi sonar ambe le sponde. + + + +57. -- Dello stesso + +Deh, non volgete altrove il dotto stile +altera donna, ch'a voi stessa, poi +che scorge il mondo esser accolto in voi +quant'ha del pellegrino e del gentile. + +Appo questo suggetto incolto e vile +divien qual più pregiato oggi è tra noi; +e co 'l splender de' vivi raggi suoi +chiaro si mostra ognor da Battro a Tile. + +Voi dunque di voi sola alzare il nome +dovete, poi ch'a sì pregiato segno +giunger non puote il più purgato inchiostro. + +Quindi vedrassi apertamente come +non è di lode altri di voi più degno, +nè stil che giunga al dolce cantar vostro. + + +58. -- Di Latino Giovenale + +Vide già la famosa antica etade +nel palazzo reale alto di Roma +donna empia sì, che fe' del carro soma +al padre anciso, e spense ogni pietade. + +Vede or donna real di tal beltade +la nostra, e Roma, e da colei si noma; +che chi mira i begli occhi e l'aurea chioma +di piacer, d'amor empie e d'umiltade. + +Questa sol per mio ben, per mio sostegno +al mio imperfetto, a la fortuna avversa +diede natura, e 'l ciel cortese e largo. + +O gloria de le donne, o ricco pegno +d'onor, d'ogni virtù ch'oggi è dispersa: +deh! perchè non ho io gli occhi ch'ebbe Argo? + + + +59. -- Di Ludovico Martelli + +Voi, che lieti pascete ad Arno intorno +il vostro gregge fra leggiadri fiori, +godete, poi che da i superni cori +discesa è Tullia a far con voi soggiorno + +sforzisi ognun co 'l crin d'alloro adorno +gli altari empir de i più soavi odori; +che per costei vostri tanti alti onori +faranno ancor a voi degno ritorno. + +Quest'è la vaga pastorella, ch'ebbe +fra i più degni pastor del Tebro il vanto; +del cui partir restar sì afflitti e mesti; + +e poi che per voi sol non le rincrebbe +lasciar le rive ove fu in pregio tanto, +siate a cantarla e a riverirla presti. + + +60. -- Di Simone Dalla Volta + +Tullia, mostrò (?), miracolo, Sibilla, +di cui si maraviglia il mondo e gode: +mar di saver, che non ha fondo o prode, +e mena l'onda sua lieta e tranquilla. + +Da cui sì dolce umor, sì chiaro stilla +di virtù vera ch'oggi rado s'ode: +cui non guasta fortuna, o 'l tempo rode; +men che quelle di Saffo e di Camilla. + +Ma che dico io? Il vostro alto valore +non si può comparare a cosa alcuna: +perchè non che 'l poter, passa il disio. + +Chi vuol vivo vedere in terra amore, +divin, pien di virtù, miri quest'una, +vera amica de gli angioli e di Dio. + + + +61. -- Di Camillo Da Monte Varchi + +Mosso da l'alta vostra chiara fama, +di cui per tutto il mondo il grido suona, +vengo cantarvi anch'io Tullia Aragona, +cui chi più sa, più sempre ammira e ama. + +E s'adempir potessi ardente brama +di salir l'alto monte d'Elicona, +qual voi n'arrecherei degna corona, +ch'al ciel vi porta, che vi aspetta e chiama. + +Or voi più d'altra saggia e più gentile, +degnate di pigliar quanto vi porge +un ch'a voi consacrato ha ingegno e stile. + +Ben so, vostra mercè, ch'altera e vile +alma tanto non è, che quando scorge +d'essere amata non divenga umile. + + +62. -- Di Claudio Tolomei + +Quando la Tullia mia che vien dal cielo, +che d'altronde non può sì bella cosa, +umilemente altera e disdegnosa, +toglie al mondo 'l suo sol con un bel velo; + +allora agghiaccia 'l fuoco ed arde 'l gelo, +e Amor tremando l'armi in terra posa, +vertù si fugge e cortesia sta ascosa, +e spegnesi ogni ardente onesto zelo. + +Ma s'avvien poi che a le tranquille ciglia +ridendo levi il velo, allor più incende +il foco e 'l ghiaccio è freddo in ogni parte; + +virtù ritorna e Amor l'armi riprende +ch'ella governa, e non è meraviglia +ciò che può far 'l ciel, natura ed arte. + +[Sta nel: _Libro quarto delle rime di diversi eccellentissimi autori +nella lingua volgare nuovamente raccolte_. In Bologna, presso +A. Ciccarelli 1551, pag. 217.] + + + +63. -- Di Antonio Grazzini (_Lasca_) + +Se 'l vostro alto valor, Donna gentile, +esser lodato pur dovesse in parte, +uopo sarebbe al fin vergar le carte +col vostro altero e glorioso stile. + +Dunque voi sola a voi stessa simile, +a cui s'inchina la natura e l'arte, +fate di voi cantando in ogni parte +Tullia, Tullia, suonar da Gange a Tile. + +Si vedrem poi di gioia e maraviglia +e di gloria e d'onore il mondo pieno, +drizzare al vostro nome altare e tempï; + +cosa che mai con l'ardenti sue ciglia +non vide il sol rotando il ciel sereno, +o ne' gli antichi o ne' moderni tempi. + + +64. -- Di Nicolò Martelli + +Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino +d'eloquenza immortale alta e profonda, +la vostra al nome egual gli vien seconda +Tullia di sangue illustre e pellegrino; + +il cui spirto reale almo e divino, +sovra l'uso mortal di grazie abonda, +in guisa tal che l'onorata sponda +De l'Arbia, infino al ciel tocca il confino. + +E 'l bel chiaro Arno ora di voi s'onora, +l'antico fuor traendo umido crine, +forma con l'acque in suon cotai parole: + +qual luce e questa o beltà senza fine, +che col sommo valor le rive infiora +al gel, come d'april nel mezzo il sole? + + + +65. -- Di Ugolino Martelli + +Se bella voi così le Grazie fero, +che pari al mondo non fu mai nè fia; +e se le muse con pietà natìa +il dolcissimo latte ancor vi diero: + +qual piena voce e qual giudicio intero, +il valor giunto a somma leggiadria, +e scorgere e cantar sì ben potria, +ch'almen di lungo ne apparisse il vero? + +Questi che vostri sono alteri onori, +e fanno altrui veracemente adorno, +scemar non può fortuna aspra e nimica. + +E questa spero che di giorno in giorno +averete con doti assai maggiori, +di fosca e trista, omai lieta e aprica. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Più volte, Ugolin mio, mossi il +pensiero _.] + + +66. -- Dello stesso + +Se lodando di voi quel che palese +di fuor si mostra a le più strane genti, +rare bellezze e disusati accenti, +degne parole a ciò mi son contese: + +com' esser vi potrà larga e cortese +la lingua a dir, che non tema o paventi +di tante ascoste in voi virtuti ardenti, +Tullia, ch'amor divino al cor v'accese? + +Bontà, senno, valor e cortesia, +con l'altre mille insieme in voi cosparte, +rozzamente contar forse potria; + +ma come rara e eccellente sia +ciascuna d'esse in voi, con mille carte +Mantova e Smirna a dir non basteria. + +[V. 11. _Rozzamente cantar forse patria_.] + + + +67. -- Di Simone Porzio + +Or qual penna d'ingegno m'assecura +di poter appressarmi al gran valore +di quella che di pregio alto e d'onore, +ornarmi con sue rime ha tanta cura? + +La debil pianta, mia da sè non dura, +e se prende crescendo alcun vigore, +nutrita è dal fecondo vostro umore, +che tal frutto non vien d'altra coltura. + +Ma se di quella vostra le semente +sempre mi trovo al petto, nè più spero +sentir d'essa giammai cosa più degna, + +scorgete adunque col giudicio interno +che tutte l'altre voghe in me son spente, +e vive quel ch'amor di voi m'insegna. + +[Risposta al sonetto della TULLIA: _Porzio gentile a cui l'alma natura_.] + + + + +LE AMOROSE EGLOGHE DEL MUZIO GIUSTINOPOLITANO +ALLA SIGNORA TULLIA D'ARAGONA + + +I. +MOPSO + +Mopso, _solo_. + + +Canti chi vuol le sanguinose imprese +del fiero Marte, e d'onorati allori +cinto le tempie a suon di chiara tromba +desti i bianchi destrier, ch'in Campidoglio +han da condur i purpurei trionfi; +a me, cui 'l ciel non diè sì altero spirto, +basta parlar tra le fontane e i boschi +de gli onori di Pan; e che la fronte +m'ornin le Ninfe d'edere e di mirti, +mentre ch'al suon de le incerate canne +fo risonar quella virtù che move +dal vivo ardor de i lor splendenti lumi. + +E or darà al mio dir ampio suggetto +l'amor del pastor Mopso; di quel Mopso +lo qual sacrato ha infin da i teneri anni +i sensi e l'alma al tempio di Parnaso. + +Il buon pastor, cercando le pendici +de i santi gioghi, ha con novella cura +novo oggetto trovato ai suoi pensieri; +nova materia ha data a le sue rime: +che l'interno splendore e 'l chiaro viso +de la bella Tirrenia il petto ingombro +gli ha sì del suo piacer, che la sua lingua +d'altro non sa parlar, nè può, nè vuole +che di lei, ch'or gli siede in mezzo l'alma. +Ei non potendo un di 'l soverchio ardore +chiuder dentro al suo cor, in tali accenti +la strada aperse a la vivace fiamma. + +MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza +avanzi i più bei fior di primavera, +morbida più che tenera vitella, +ch'ancor non ha gustato erba nè fonte; +e delicata più ch'i bianchi velli +di non tonduto pargoletto agnello; +e più schiva d'amor e più fugace +ch'innanzi a cacciator timida cerva: +odi, bella Tirrenia: a queste ombrette +meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta. + +Era ne la stagion ch'i verdi prati +d'ogni intorno fiorian; fiorian le rose, +e cantavan gli augei tra i novi fiori, +quando prima ti vidi; e come prima +ti vidi, così ratto al cor mi corse, +mosso da la virtù de' tuoi bei lumi, +con gelato timor caldo disio. +Da quel dí innanzi entro 'l mio petto chiuso +ho continuo portato il foco e 'l ghiaccio. +E già due volte le campagne aperte +visto han d'intorno biondeggiar le spighe: +e due volte han veduto i salci e gli olmi +le non lor uve su per li lor rami +quai d'oro divenir, e quai vermiglie: +e tu nel duro cor, ghiaccio nè foco +crudel non senti, e non senti pietade. + +Sappi, ninfa gentil, che dal suo giro +Venere bella per ciascuna parte +rimira aperte l'opre de' mortali; +e qual pastor, qual satiro e qual ninfa, +contra chi l'ama è disdegnosa e schiva, +la santa Dea ne sente altero sdegno, +e dimostrar ne suole agre vendette, +arder facendo i lor gelati cori +d'amor di tal, che gli disprezza e fugge. +Che doglia, che tormento, alma mia cara, +credi che sia l'amar chi te non prezza? +O tolga Dio, ch'in così amaro stato +i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi: +non voler contra te l'ira de' Dei +mover sì leggiermente: ama chi t'ama. +Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali +va cantando di te mattina e sera; +e va segnando intorno i sassi e i tronchi +del nome tuo per farti eterna e chiara. +Ama 'l tuo Mopso, il qual e giorno e notte, +o vegghi, o dorma, di te pensa e sogna: +te rimira, te cerca e te disia. +Braman le pecchie gli odorati fiori: +le molli gregge i rugiadosi paschi; +brama 'l cervo assetato i chiari fonti; +e te, Tirrenia, l'infiammato Mopso. + +Mostra, ninfa gentil, il bel sereno +de la lucida tua tranquilla fronte; +de la cui vista l'aere e 'l ciel d'intorno +d'ogni parte s'allegra e si rischiara. + +Rivolgi a me i begli occhi: o occhi belli, +occhi leggiadri, occhi amorosi e cari; +più che le stelle belli e più che 'l sole: +e a me cari più che armenti e gregge: +più che la vita cari e più che l'alma. +Occhi miei belli e cari, il chiaro lume +volgete a me benigni: e non vi annoi, +ch'arda del vostro ardor: e non v'incresca +mirar talor com'io mi struggo e ardo. +Oh ti fosse, Tirrenia, un giorno a grado +di fermar così presso e così fisso +que' tuoi begli occhi dentr'a gli occhi miei, +ch'ogniun di noi facendo a l'altro specchio, +con gli occhi suoi vedesse ne gli altri occhi +il suo stesso ritratto e l'alma altrui. + +Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi +il chiaro viso e le polite guance, +le molli guance ad ogni aura tremanti, +che fan tremar in me l'anima e i sensi +di diletto, di voglia e di dolcezza. + +Ma qual'è quel diletto e quella voglia? +Qual la dolcezza che sentir mi face +il veder e l'udir le dolci labbra? +Quelle labbra amorose, dolci e care, +or dolcemente chiuse, or dolce aperte, +spirar per gli occhi e per l'orecchie mie +a l'alma mia dolcissimo veleno? +O misti insieme fior vermigli e bianchi: +o sparso tra be' fior soave odore: +o bramose mie labbra: o spirto ardente: +o anima mia accesa: e qual desire +tutto m'infiamma? E qual'è quel conforto +che mi promette il bel, che s'ode e vede? +Apri, Tirrenia, le rosate porte: +mostra, Tirrenia, i candidi ligustri: +spargi, Tirrenia, in graziosi accenti +l'ambrosia e 'l mel de l'amorosa lingua. +Di', Tirrenia, una volta: te solo amo, +al fedel Mopso tuo, che te sola ama. +Dillo, Tirrenia, e scopri il caro seno, +apri 'l giardin d'amor, dimostra al sole +i dolci pomi e gli odorati gigli. +Leva, Tirrenia, l'inimico velo +ch'a te'l tuo bel, a me 'l mio ben nasconde. +Invido avaro velo: avara mano, +crudo velo; man cruda e crudo core, +che tanto bene a gli occhi miei contendi. + +Ninfa crudele, e perché con tant'arte +sì fieramente a' miei desir contrasti? +Ninfa crudele infin a gli occhi miei, +a gli occhi miei, crudele, hai posto 'l freno. +Deh, leva 'l velo omai, levane i nodi; +leva la crudeltà del natio petto: +lascia andar gli occhi vaghi al lor diporto +tra i diletti di Flora e di Pomona, +là ve vaga beltà, bella vaghezza +movon d'intorno le purpuree penne, +e fan festa ad Amor, che la sua fede +ha locata tra 'l bel de i cari pomi. +Man bella, cara man disciogli il laccio, +allarga il velo, o mano: a la man mia +sii cortese man cara: a la mia sete +porgi alcun refrigerio poi ch'invano +prego 'l petto crudel, e 'nvano aspiro +a la beltà de le purpuree gote, +invano al bel de le rosate labbra. + +Ninfa bella e crudele, in cui combatte +bellezza e crudeltà, come non hai +qualche pietà di me? Le selve e gli antri +piangono al pianto mio; meco si lagna +eco non men del mio che del suo duolo: +e sovente gli augei su per li rami +muti si fanno a le mie doglie intenti: +e le gregge rivolte a i miei sospiri, +i paschi e i fonti mandano in oblio. +E tu sola se' nuda di pietade. + +Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia +raccogli quel, che con le braccia aperte +disioso t'aspetta; e nel tuo grembo +ricevi lieta l'infocato amante; +stringi 'l bramoso amante, e strette aggiungi +le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto +suggi de l'alma amata, e del tuo spirto +il vivo fiore ispira a le sue brame. +Giungansi insieme gli amorosi petti: +premer si sentan le vezzose poppe, +le belle poppe delicate e sode, +dal petto ad amor sacro e sacro a Febo, +non si ritengan più celate o chiuse; +le belle membra tue morbide e bianche +più che 'l cacio novello e più che 'l latte, +ad amor le consacra: e al tuo amante +qual vite ad olmo avviticchiata e stretta, +con lui cogli d'amore i dolci frutti. + + + +II. + +IL SOLE + +Mopso, solo. + +Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora +il pianeta maggior nell'oriente, +inargentando i nuviletti d'oro: +quand'io, ch'avea col fischio e con la verga +scorta mia greggia a i rugiadosi paschi, +posto a seder sott'una antica quercia, +notava intento il dilettevol suono, +che d'intorno facean le pecorelle +tondendo il verde de l'erboso suolo. +Ed ecco l'armonia d'una zampogna +sonar non lunge. Io da le dolci note +tratto, e lasciando il mio maggior pensiero, +in piè risorto, cheto, passo passo, +ver là mi mossi, e vidi a piè d'un faggio +sedersi un solo. E quanto gli occhi miei +scorger potero in quella incerta luce +mi parve Mopso; Mopso a cui le selve +son testimonie quanto a l'alme Muse, +e quanto ei sia ad Amor fedele amico. +E quale in pria mi parve, tal la voce +e 'l chiaro giorno poi mostrolmi aperto. +Quivi vago d'udir suoi dolci accenti +dietro una macchia stretto mi raccolsi. +E egli omai spuntando il primo raggio +del novo giorno, al dir la lingua mosse, +accompagnando il suon con tai parole: + +MOPSO. Sorgi omai chiaro sole, e 'l ciel aprendo +l'aer rischiara; e 'l mare intorno imbianca; +la terra alluma; e 'l desiato giorno +riporta a gli animali e ai pastori. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Se non hai sole e se colei non ave +cosa simil, ben posso dir di voi, +che tu se' a lei, ed ella a te simile. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Solo se' sol, ch'in tutti gli alti giri +lume non è ch'al tuo lume s'aguagli, +nè lassù fuoco v'ha che t'assimigli. +E sola è sol in acque, in selve e in monti: +la bella ninfa mia, ch'è così sola, +che beltà non si mira a lei sembiante. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Quando cinto di raggi il capo biondo +a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno +la cieca notte da l'ombrosa terra: +e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi +le solitarie fiere, i vaghi augelli, +e con gli armenti, pecore e bifolchi. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E quando 'l lampeggiar del divo lume +a me si scopre, del mio tristo core +si scuote intorno il tenebroso velo: +gioiscon gli occhi miei: l'anima mia +tutta s'allegra e seco i miei pensieri; +e meco gode il mio cornuto armento. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Poi come le montagne d'occidente +ingombran la tua luce, e tu t'invii +al tuo riposo là nei bassi liti, +la fosca notte entro a l'oscuro manto +involve 'l cielo, e involve gli animali, +tenendo il mondo in tenebre sepolto. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E come del mio sol l'amata vista +da me si parte, al dipartir di lei +a me in un punto ogni mia luce è tolta. +Il giorno mio sen va verso l'occaso +e son sepolti in tenebrosa notte +i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Da che tolta è dal ciel tua ardente fiamma, +perché 'l superno chiostro intorno splenda +di mille ardori, non però ritorna +il giorno al mondo infin che non ritorni +tu, la cui luce ogni altra luce asconde. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E da ch'io de' begli occhi ho gli occhi privi +perché da mille belle e vaghe ninfe +cinto mi vegga, non però s'aggiorna +dentro al mio cor fin che colei non riede, +il cui bel lume ogni altro lume adombra. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Qualor avvien ch'a la tua accesa face +occhio mortal s'arrischi alzar i rai +per ritrar forse l'alma tua figura, +la soverchia virtù del tuo splendore +sì l'abbarbaglia, che smarrito e vinto +ad ogni aspetto uman si trova infermo. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E io qualor a la mia ardente lampa +mi riprovo d'alzar gli occhi e la mente, +per farne poi ne i tronchi alcun disegno, +il divo onor del rilucente oggetto +sì mi confonde, che perduti i sensi +non sento quel, che di me stesso io senta. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Poi quando più 'l tuo lume s'avvicina +al mondo nostro, occhio del mondo eterno, +e più drizzi i tuoi raggi sopra noi, +arde la terra, e arde ogni vivente; +e de la sete per colli e per piani +mancar si veggon gli alberi e l'erbette. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E quando a me 'l mio amato sol s'appressa +(il sol ch'è solo il sol de la mia vita) +e fiammeggiando in me 'l suo lampo vibra, +arde in me 'l cor, ardon miei accesi spirti, +e 'n me s'infiamma un sì caldo disire +ch'a me stesso mi sento venir manco. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Tu con la tua virtù non solo allumi, +non solo incendi quel che fuor si scorge, +ma dove umana vista non discende, +dentro passando, fai pregno il terreno +di tal semenza ch'i terrestri germi +producon d'ogni intorno e fronde e fiori, +onde si veston le campagne e i poggi. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +E la virtù di lei non sol rischiara, +non sol infiamma la mortal mia scorza, +ma dove altro non passa che 'l suo sguardo, +in me varcando, in me fa tal radice +che poi germoglia in graziosa pianta, +in cui fiorendo i miei gentil concetti +fanno 'l mio col suo nome eterno adorni. +Sorgi sol del mio sol sola sembianza. + +Ma che parl'io? che fo? dormo o vaneggio? +sì son col core al mio bel sole intento +ch'ad alta voce ancor chiamo e richiamo, +e pur or sommi accorto ch'è tant'alto +sorto 'l sol del mio sol sola sembianza. + +Oh così fosse ai miei bramosi lumi +sorto il lor sol. Tornato è 'l giorno al mondo +non (lasso) a me, ch'a me non luce il sole, +non s'apre il giorno a me se non si scopre +colei, ch'è sola il sol de l'alma mia. +Oh me infelice sovra ogni vivente! +Sa l'universo, sanno gli elementi, +san le ninfe e i pastor, sanno i bifolchi, +san le fiere e gli augelli, e san le gregge +che da tornare ha il sole e 'l giorno e quando; +e sol io solo senza sole e senza +alcun lume, di giorno in cieca notte +vo brancolando: e non so quando o come +mi ritorni a veder l'amato raggio. +Ahi, lasso me dolente: or fosse almeno +la notte mia tal notte, qual'è quella +ch'al cader del suo sole al mondo sorge, +ch'in quella dolce notte in ogni verso +si posa in pace! Rive, prati e poggi +valli, monti, campagne, selve e fonti +han dolce requie, e i miseri mortali +quetan le stanche membra e ogni affanno, +ogni fatica, mandano in oblio. +Ma non è tal la mia, che cieco e solo +vo intorno errando. E non han pace o tregua +gli occhi miei, non i piedi e non la lingua; +no 'l pensir, no 'l desir, non i sospiri. +E s'alcun è che turbi l'altrui pace, +io son quel desso; che son sol colui +che col continuo suon de' miei lamenti +ho già stancate le campagne e i colli. +Almo mio caro sol, sarà giammai +ch'io ti rivegga un giorno, un giorno intero? +Un giorno che giammai non giunga a sera, +e gli occhi affisi in te quant'io vorrei? + +Ahi, lasso me: perché, perché non lice +mostrar aperto il cor? perché disdetto +m'è 'l dir ch'io t'ami, se cotanto t'amo? +Perché disdetto a te l'amar chi t'ama? + +Cotai parole, e altre sospirando +e lagrimando, il doloroso Mopso +spargeva a l'aura; e io che senza scorta +lasciata avea la greggia e tuttavia +sentia montando il sol montar il caldo, +lui lasciai pur dolersi: il dolce canto +fra me stesso membrando, e 'l petto pieno +non di minor pietà che di dolcezza. + + + +III + +IL FURORE + +Mopso, solo. + +Dive, ch'al suon de la dorata cetra +dei sacro Apollo, al glorioso fonte +fate dintorno mille dolci giri, +premendo il verde del fiorito suolo +liete alternando le vezzose piante +non senza l'armonia d'eterni versi: +quella, ch'è Donna de le Donne, e Donna +è del mio cor, o sante Donne, o Dive, +vuoi pur ch'io canti: e vuol che 'l canto s'erga +sopra ogni bosco. Adunque perchè 'l canto +sia canto degno di Donna sì cara +movete insieme e con voi mova Apollo: +mova tutto Elicona e si raccolga +tutto lo spirto vostro entro al mio petto. + +Oh de la mente mia lucido specchio, +alma gentil fra le belle alme bella, +in cui fiso mirando d'ora in ora, +si fan dentr'al mio cor novi concetti, +da partorir scrivendo in nove carte; +lietamente ricevi il novo frutto, +che prodotto ha 'l germoglìo del tuo seme; +e mentre io fo sonar la mia zampogna +al furor del tuo Mopso porgi orecchie, +e nel furor di Mopso al furor mio. + +Salita era la notte al sommo cielo +e rilucea nel mezzo del suo cerchio +la sorella di Febo, il bianco volto +tutta splendente del fraterno lume. +Taceva il mondo, in sè pe' lor vestigi +tacite si volgean l'eterne spere; +taceano i venti e 'l mar; tacea la terra +e con lei piani e colli, e monti, e valli. +Sol nel silenzio d'ogni alma vivente +non tacea Mopso: e non taceva amore +dentro al suo petto. Ei per deserte piagge +da furor trasportato, solo e vago, +errava, intorno pur con gli occhi fissi +ne la cornuta diva. E 'n quello stato +disse de l'amor suo cose sì nove, +che ne suonano ancor le selve e gli antri. + +MOPSO. Dove, dicea, mi scorge or la tua luce, +candida luna, per solinghe strade? +Tirar mi sento ove per gli erti gioghi +rara di piede umano orma si scorge. +Qual novo aspetto e qual novo desire +verdeggia nel mio cor? La folta selva +de l'odorate, verdi, ombrose piante, +tutto m'empie d'orror e di diletto. +E quel dolce ruscel, che mormorando +fugge tra l'erbe e i flori, a sè mi chiama. +Ma donde viene il canto? E donde il suono +che sì dolce lusinga l'aere intorno? +E cosi è dolce, che simil dolcezza +non porge a me 'l belar de le mie gregge, +nè sì soave è 'l suon de le mie canne. + +Or ecco là che giovinette donne +cinte le terapie di fronduti rami +fan la nova armonia; ina che vegg'io? +Non è tra lor, non è colei ìa mia? +Ahi! m'è tolta la voce. Or chi l'ha scorta +di mezza notte senza fida scorta +da le rive del Po fra questi boschi? +E che fa qui l'altero giovinetto +c'ha la lira dorata e d'or le chiome +e d'ogni vello ancor le guancie ha nude: +misero: adunque? Adunque in cotal guisa? +Or dove sono? E che fo? Vegghio o dormo? +Non so ove sia: non so se vegghi o dorma. +E s'io vegghio, è ella dessa o altra? Ahi, lasso, +non conosco io la ninfa mia? La voce +piena di melodia, gli ardenti lumi, +il vago aspetto, il grazioso viso: +gli atti soavi, i movimenti alteri: +l'andar, lo star: la mano, i piedi, i panni, +far la dovrian pur conta a gli occhi miei. +E s'altro a me non la facesse conta, +si la farìa quell'amoroso orrore +ch'a l'apparir di lei m'ha l'alma ingombra, +e quel desio, che qui condotto m'have, +u' condur non poteami altro desìo. +Ma ch'è quel ch'odo, che da l'altre l'odo +chiamar sorella e nominar Talia? +Questo bosco di lauri e quella fonte: +le donne coronate: il bel concento: +l'aspetto più ch'umano? Or una, e due, +tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove, +il numero conviensi... questo è 'l giogo +de l'alme Muse: e queste son le Muse. +E una n'è la mia. È la mia ninfa +dunque una Musa, o son le Muse ninfe? +O mia, come dir debbo, alma mia Diva, +con quanto amor, con quanto studio ed arte, +fra mortali discesa dentro a l'alma +m'accendesti l'ardor; presso al cui raggio +movendo i passi, a questo santo giogo +mi trovo aggiunto. O mano, amata mano, +tu mi tien, tu mi guida: o caro dono, +bramato don, così ne foss'io degno. +Tu con la tua sorella le mie terapie +fai verdeggiar de l'onorata fronde +perch'ogni mio pensier tutto verdeggia. + +O sacri, vivi e lucidi cristalli, +onde s'inaffian così rare piante, +qual radice ha sentito il vostro umore +c'ha virtù di produr pianta sì ferma +che non le nuoce il più cocente sole: +non la molesta grandine nè pioggia: +non la crolla il furor di Borea o d'Austro, +e non la tocca il folgorar di Giove? +Qual radice ha sentito il vostro umore? +Ne la sua pianta il verde eterno vive; +vivono eterni i fior, vivono i frutti: +nè muta vista per mutar stagione. +Beato, eterno umor che liete e chiare +fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori; +i' pur spengo di te mia lunga sete: +e 'n te s'attuffan mie bramose labbra. +O che veggio? O che intendo? Il cieco velo +tolt'è da gli occhi miei: m'è fatto amico +il sacro coro, amico il santo Apollo. +Pur or conosco io te fedel compagna, +fedel mia guida e mia fedel maestra; +Erato bella. Tu fin da la culla +mi fosti a lato; tu la tua sorella +fra le genti mortali in forma umana +mi scorgesti a mirar. Tu mi dimostri +com'io lei segua, cui più sempre amando +l'alma mia più verdeggia e più s'infiora. + +Ma che novo desir mi punge il core +di levarmi da terra? Oh, ch'i' mi sento +mutar di fuori e farmi un bianco augello: +le man, gli omeri, il capo, il collo, il petto +tutti si veston di novelle piume; +già comincio a cantar, già batto l'ali.... +non mi lasciar Talia, levati a volo;.. +Erato spiega al ciel l'aurate penne... +date forza al mio ardir, che senza voi +ogni mio sforzo alfin sarebbe invano. +Già lasciato ho 'l terreno; altero e lieve +sopra i nuvoli m'alzo e sopra i venti: +già mi si fa minor e terra e mare. +Alma sorella del compagno e Dio +de la mia Dea benigna, a te raccogli +colui, cui la tua luce ha mostro il calle +di gir al monte ove la via s'impara, +che l'alme altrui conduce a più bel monte. + +I' veggio aperte le dorate porte +del gran gìardin, ch'i muri ha di zaffiro; +qui n'accoglie Diana; e qui n'envia +per la verdura del suo bel verziero; +qui la fiorita e verde primavera +move d'intorno, e va pascendo il verde +del santo umor de la rugiada eterna; +qui l'alma Clori e 'l suo diletto sposo +spargendo a l'aere ognor novelli odori +van dipingendo il variato suolo; +qui non arde la state e qui non sfronda +l'autunno i rami e non gli imbianca il verno; +qui vive il verde eterno; eterni rivi +di liquidi smeraldi i verdi prati +van compartendo; al mormorar de l'acque, +al soave spirar de le dolci aure, +al tremolar de i verdeggianti rami, +suonano in dolci e 'n dilettosi accenti +mille amorosi eterni rosignoli. +Qui s'odon risonar cetre e zampogne; +immortai cetre e immortai zampogne; +oh dolce vista, ed oh soavi note; +oh tra 'l veder e udir dolci pensieri; +qui, santissime Muse: qui Talia, +qui, qui sia, Diva, eterno il nostro albergo. + +Così diceva il forsennato Mopso: +e così detto, muto e sbigottito +stette buon spazio; e 'n sé fatto ritorno +e raccolto lo spirto, alti sospiri +dal cor traendo, intorno al molle tronco +d'un tenero olmo tai parole scrisse: + +Udite selve, udite Dei silvestri, +odan le ninfe, oda ogni pastore. +Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco; +ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva; +veduto ho Febo e le dotte sorelle, +e Tirrenia fra loro; una di loro +è la bella Tirrenia: ella m'ha tratto +al sacro bosco, e dal bosco a la fonte, +e da la fonte al cielo: ella è colei +che m'arde 'l cor; ella è colei ch'io canto; +ella è il mio sole; ella è la mia Talia. +Ed io son Mopso. Pianta eterna vivi: +e i nomi nostri eternamente serva. + + + +IV. + +TALIA + +Mopso, solo. + +Già risalito sopra l'orizzonte +il pianeta d'amor dal terzo cielo +fiammeggiando spargea l'aer sereno, +il tempestoso mare, il duro suolo +di chiari raggi e di virtute ardente: +e destando le selve e le campagne, +richiamava pastor, gregge e bifolchi +a le zampogne, a i paschi e a gli aratri. +Quando Mopso d'ardor l'anima acceso, +posto a seder in una erbosa riva, +al dolce mormorio di lucid'onde +in sè raccolto, immobile e pensoso +si stette alquanto; indi a sue dolci note +rispondendo gli augei, le selve e l'acque, +ruppe 'l silenzio in così nuovi accenti, +che n'han fatto conserva i Dei silvestri, +per dar lor vita in più ch'in una etade. + +Or qual fosse 'l suo canto, a lei che desta +ti tiene ognor a gli amorosi canti +fa che 'l ritorni a dir rozza zampogna; +e sia tale il tuo suon, che degno sia +de materia maggior che di zampogne. +MOPSO. Alme sorelle, che d'eterno grido +rendete onor a chi col cor v'onora, +se mai liete porgeste alcuna aita +al suon de gli amorosi miei sospiri, +or, che d'amor cantando è 'l mio pensiero +cantar voi insieme (che di voi cantando +canto 'l mio amor) a l'incerate canne +ispirate sì dolce e chiaro suono, +che sia 'l mio amor co'l vostri nomi eterno. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +E tu, mio santo e mio soave ardore, +dotta e bella Talia, mentr'io m'affanno +per voler dir di te, ne l'alta impresa +porgi soccorso a la mia fioca voce: +dammi ardir, dammi forza; alza 'l mio ingegno +e con la cara mano un novo ramo +fresco, verde, odorato, or ora colto +dal sacro monte a la mia fronte avvolgi. +Movi Talia, movete sante Dive. +Movete o sante Dive a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Sorge in Boezia e non molto lontano +dal gran Parnaso un onorato giogo +che d'altezza e d'onor con lui contende; +quest'è 'l santo Elicona, in cui verdeggia +l'eterna selva sacra al sacro Apollo, +d'uno e d'altro valor degna corona. +Qui si monta per luoghi alpestri ed ermi; +raro sentier v'appar, rari vestigi; +nè v'ascende uom mortal, cui 'l ciel non chiama. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Quest'è quel poggio, che fra gli altri poggi +è de le Muse il più diletto poggio: +qui 'l grande Apollo ispira entro a' lor petti +quella virtù ch'a lui 'l gran padre ispira; +ed elle l'alme elette a i Dei più care, +chiamano al verde de l'amate piante; +e chiamanle al licor del chiaro fonte; +chiamanle al chiaro fonte d'Ippocrene, +eterno onor del sangue di Medusa. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Scritto è nel sasso antico, onde si versa +la dolce vena, in ben limati versi, +ch'un giovinetto che di pioggia d'oro +fu conceputo, alzato un giorno a volo +uccise lei, che con l'orribil vista +rivolgea l'uomo in insensibil marmo: +e che del sangue suo, mille veleni +fur sparsi in terra; e fra i diversi mostri +un'alato destrier subito apparve. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Questi nitrendo e dibattendo l'ale +si levò in aere, e dopo un lungo corso +pervenuto al bel giogo ond'io favello, +volando tuttavia, nel duro masso +percosse un'unghia, e quei ratto s'aperse +larghi versando e liquidi cristalli. +Apollo il vide, e 'l vider seco insieme +tutte le nove Muse, ed egli, ed elle, +fede ne fanno a chi con lor ragiona. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +E quest'è 'l fonte in cui, cui 'l ciel non nega +di poter pur bagnar le somme labbra, +cantar si sente al par de i bianchi cigni. +Qui conducon le Dive a cui interdetto +non è 'l bel monte, e 'ncoronati e molli +del santo rio gli rendono a' mortali, +perchè rendano a ogniun degna mercede +de le fatiche lor, de le bell'opre +qual ornando di lauri e qual di mirti. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Quinci discesi quegli spirti eletti +sopra tutt'altri, con eterne lode +or del fier Marte, or del soave Amore, +cantano il sudor d'un, d'altro i sospiri. +E per memoria de l'amato albergo +aman le ninfe i poggi, i fonti e i boschi. +Ed è ragion, ch'ancor quelle chiare alme, +in rimembranza del lor nascimento, +godon di luoghi solitarii ed erti. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Fra le selve Pierie il Dio dei Dei, +quel ch'ad un cenno il ciel move e governa, +d'amor acceso, in forma di pastore +con la bella Nemosine si giacque. +Era costei la più vezzosa ninfa, +ch'in quella o in altra età, ninfe e silvani, +tenesse al suon de le sue dolci note +dolce cantando le memorie antiche, +e gli occhi avea stellanti e d'or le chiome. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Giacquesi con lei Giove, e tante notti +giacque con lei, quante del santo coro +son le dotte sorelle. E poi che Febo +nove volte ebbe visto l'auree corna +rifarsi al lume suo rotondo specchio, +tante chiamò Lucina al suo soccorso +la bella ninfa, e d'altrettanti parti +madre divenne. O ben felice madre +il mondo adorno ha il tuo fecondo ventre. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Venute in luce le felici piante, +de' cui be' fiori e de' cui dolci frutti +dovea goder il cielo e 'l nostro mondo, +il sommo padre di sì bella stirpe +tutto gioioso i teneretti germi +degni intendendo di più degno suolo, +che di suolo terren, fece pensiero +di voler trapiantar la nova selva +ne le splendenti sue felici piaggie. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +De' cieli d'uno in uno il re de' cieli +donò loro il governo ad una ad una; +e d'una in una a loro i nomi impose. +Quella cui diede il cerchio in cui si mira +errar d'intorno con cangiati aspetti, +la dea de la cornuta e bianca fronte, +fu la bella Talia, la cui virtute +fa verdeggiando germogliar gl'ingegni +di verdura immortal di fiori eterni. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Toccò a Mercurio seguitar l'impero +de la placida Euterpe, a la cui voce +s'empion l'alme di gioia e di diletto. +S'accompagnò con l'alma dea di Cipri +Erato bella, che ne l'alme inesta +quel caro germe ch'è chiamato Amore; +e Melpomene ascese al quarto lume, +e la spera di lui tempra e rivolve +col canto suo, ch'è pien d'ogni dolcezza. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +L'ardente spirto del superbo Marte +ogni orgoglio deposto, non rifiuta +di dar orecchie a la famosa Clio. +A Tersicore diede il re superno +che de la stella sua fosse compagna, +tutto invaghito di sua allegra vista; +e di Polinnia gode il padre antico +notando l'armonia del vario suono +e la memoria de le cose belle. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Urania su volando altera salse +fra mille lumi, ed or in or s'aggira +lieta del suo bel ciel cantando intorno. +Calliope non ebbe proprio nido +dal sommo padre: ei volle ch'in ciascuna, +de l'altrui stanze fosse la sua stanza: +e le buone sorelle a la sorella +congiunte in dolce amor, in dolci accenti +cantando insieme fan dolce armonia. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra +han signoria quell'anime celesti: +e ciascuna di lor da la sua spera, +Calliope da tutte il lor valore +spargon quaggiù ne i più chiari intelletti. +E qual del divo spirto ha l'alma ingombra +a lui s'apre Elicona: a lui le chiome +cingono i lauri: a lui non si disdice +spenger la sete al fonte d'Aganippe. +Movete, o sante Dive, a i vostri onori, +cinte le tempie d'odorati allori. + +Ma che novo furor m'ha 'l petto ingombro +di voler col mio calamo palustre +sonar di lor, ch'a i sempiterni Divi +rotando tuttavia l'eterne spere, +de le lor voci fan dolce concento? +Mercè dive, mercè del novo ardire +non vi chiamai nimico, e non mi vanto +di cantar vosco a prova. Anzi 'l desio +onde 'l vostro valor m'ha l'alma accesa +mi mosse a ragionar de i vostri onori. +Tornate, o sante Dive, a i vostri allori. + +Tornate Dive; tornin l'altre e meco +rimanga la dolcissima Talia; +rimanti, o Diva, con colui che sempre +teco è col core. O Musa a le mie rime +basta la tua virtù. Tu 'l mio Elicona, +tu 'l mio Parnaso se': tu se' 'l mio Apollo: +tu con l'ardor de' begli occhi sereni +accendi entro 'l mio cor sì chiaro foco, +che l'invidia del tempo in alcun tempo +non potrà spegner mai la nostra luce. +Tu con la soavissima favella, +col dolce suon, con le celesti note +e con la leggiadria del chiaro stile, +me togliendo a me stesso, a dir m'invii +cose, ch'i' spero, che fra questi boschi +si serveranno ancor dopo mill'anni. +E trovando Talia per mille tronchi +scritto per la mia man, trovando Mopso +scritto per la man tua, n'avranno ancora +diletto e invidia la futura gente. + +O che parlo? Il tuo aspetto a dir m'ispira +quantunque io parlo; tu mia lingua movi, +tu mi porgi i concetti e le parole. +O mia musa, o mio amor. E qual fu mai +più glorioso amor che la mia Musa +è 'l mio amor, e 'l mi' amor è la mia musa? +Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio; +non è 'l mio sogno; no, che viva e vera +ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo +qual ti scorgono e Febo e tue sorelle +a l'onde di Permesso; e qual ti scorge +la sorella di Febo entro al suo giro. + +Quant'è la gioia mia? Con voi ragiono +riposti orrori e solitaria riva: +e prego che fra voi si stian sepolte +le mie parole: e voi piacevoli aure +fermate l'ali e eco non risponda: +non risponda eco a me, che la sua doglia +mal si conface al mio gioioso stato. +Chieggio silenzio, acciochè fuor non s'oda +per la mia bocca l'alta mia ventura, +che d'invidia potria colmare altrui. +Quella, ch'un tempo per l'erbose sponde +de l'ampio laco de l'antica Manto +fece tenor cantando al gran Menalca: +quella, quella or risponde al vostro Mopso. + +Volgi a me i lumi o diva, ch'in que' lumi +godo del ben del ciel: la lingua snoda +dolce mio santo amore; da quella lingua +sente 'l mio cor dolcezza più ch'umana. +O dolce il veder mio s'eternamente +gli occhi affisassi dentro a tuoi begl'occhi, +e tu gli occhi affisassi a gl'occhi miei: +o dolce udir, se 'l suon dolce e soave +sonasse eterno dentro a le mie orecchie, +dentro al cor penetrando, e dentr'a l'alma. +O dolci i miei pensier, se al mio desire +s'unisse il tuo desir con tanto affetto +che fosse una la mia con la tua voglia. + +O mia Diva, o mio amor, se del tuo amore +e se del tuo favor tanto cortese +sarai a l'alma mia, che le mie rime +s'ergan sopra l'invidia, e i miei pensieri +sian pensier di letizia, in su la foce +del Formion, là dove il bel Sermino +quinci le dolci e quindi le salse onde +bagnan d'intorno, un venerabil tempio +sorgerà al nome tuo; quivi i pastori +soneran sempre a te cetre e zampogne: +e di fior sempre, e sempre di verdura +si trecceranno a te ghirlande fresche. +E da i colli e da l'onde, i Dei silvestri +e le ninfe e i tritoni, incoronati +di liete frondi, a te festosi giri +faran dolce iterando il tuo bel nome: +e fra gli altri la bella, la più bella +ninfa ch'abbia tutt'Adria in alcun scoglio +Egida bella l'onorate tempie +cinta di rami di felice oliva, +Talia cantando, e 'l nome di Talia +risonando d'intorno, e poggi e valli, +sopra i sacrati altari in fochi eterni +spargerà lieta a te con larga mano +in sacrificio gli odorati incensi. +Te col divo splender de i lumi santi, +col dolce riso e con la chiara voce, +ferma o Diva, e col cuore il mio bel voto. + + + +V. + +LA LONTANANZA + +Mopso, solo. + +È già gran tempo o Muse il mio suggetto +l'amor di Mopso, e voi beate Dive +sete 'l suo amore. Or il dolente Mopso +dal dolce amato nido e dal suo bene +fatto lontan, va empiendo selve e campi +di dolor, di sospiri e di querele. +Contan le ninfe che fra gli altri un giorno +lungo la riva, su verso le fonti +del vago Po salendo, a tali accenti, +a sì pietosi, a sì dogliosi accenti +allargò 'l fren, facendo in ogni verso +gemer le sponde al nome di Talia; +che le triste sorelle di Fetonte +obliando 'l lor duol, al suo dolore +porsero orecchie, e vinte di pietate +largaro il corso a non usati pianti. +Or qual fosse il suo pianto o santo coro +ditelo a' boschi nostri, e non vi annoi +di por le dotte e dilicate labbra +a le mal culte mie silvestre canne, +E tu mio dolce duol, mia amara gioia, +mio solo eterno amor, mia prima Musa, +mentr'io cantando lacrimo e sospiro +con pietate raccogli il triste canto. +Incominciate o Dee: le selve e gli antri +daran risposta al lacrimabil suono. + +MOPSO. Lasso; quest'è ben dura dipartita; +dura, crudel, amara dipartita, +via più ch'assenzio amara e più che morte. +Ed è ragion, ch'estremamente amaro +mi sia 'l partir da lei che m'è più cara +che la zampogna mia, più che l'armento: +più che la vita cara e più che l'alma. +Ahi, ahi! protervo amore di te mi doglio, +protervo, iniquo e dispietato amore. +Tu con fredde paure in van sospetti +mi tenesti gran tempo, mentre ch'io +lei per Tirrenia e per ninfa del Tebro +amai languendo, ardendo e lacrimando. +Poi che 'l favor de' più benigni divi +salir mi fece il glorioso monte, +e mi fece veder fra i sacri allori +l'alto mio santo e dolce amore; e poi +che tolto via il furor di gelosia +alti e dolci pensier battendo l'ali +m'inalzavano al cielo altero e lieto; +hai tronco 'l volo a' miei gentil desiri. + +Ahi lasso me dolente, e qual furore +mi conduce ad oprar la rabbia e i denti, +contro il benigno mio soave Iddio? +Mercè Signor, dolce Signor perdona +al soverchio martir che mi trasporta. +Tu la mia scorta se', tu 'l mio maestro; +tu se' 'l mio onor e tu se' la mia palma; +tu con la face tua m'hai mostro il calle +d'ir al bel monte: tu con l'auree penne +impenni i miei pensier; tu nel mio petto +scolpita hai la dolcissima Talia. + +Per tante grazie a te di sacro sangue +spargerei d'or in or i santi altari, +a te arderei gl'interi sacrifici, +se non che tu (qual'è 'l tuo cor pietoso) +di crudeltà nimico, il sangue aborri. +Ma di quel, checchesia, che non rifiuti, +di fior, di lode, e d'odorati fumi, +la mia man, la mia lingua e la mia mente +a te non sieno in alcun tempo avare. + +Da dolermi ho di mia crudel fortuna, +anzi di lui, che fa la mia fortuna. +Di te m'ho da doler, di te Tirinto, +crudel Tirinto, or se mai 'l petto caldo +ti sentisti d'amor: se punto amico +se' de le dotte Muse, il petto caldo +pur ti senti talor, e eterno amico +se' de l'amate Muse, ahi crudo, e come +puoi scurar dal suo amor l'acceso amante? +Come tòrre a la Musa il suo poeta? +Ben ti dovria Tirinto esser a grado +d'udir al suon di Mopso e di Talia +risponder Eco: e l'una e l'altra sponda +del tuo bel fiume: il tuo bel fiume e Eco +ti pon far fede che eia le pendici +de l'alto giogo, onde 'l Dio del tuo fiume +da l'ampio vaso versa i larghi rivi +insin là dove, per diverse foci, +si scorga in Adria, in tutte le sue rive +non ha 'l più santo ardor, nè 'l più gentile. +E tu cerchi d'opporti a tale amore. +O Tirinto crudel, se non ti move +il mio dolore e 'l mio cocente affetto, +di lei ti mova il grazioso sguardo, +ch'acceso di desir tacendo grida, +e per pietà pregando a te s'inchina. +Movati 'l suon di que' pietosi versi +in ch'ella amaramente sospirando +riprega te per l'amorosa face, +che 'l suo diletto Mopso a lei ritorni; +sia pietoso Tirinto e sia sicuro +che qual pastor, qual ninfa e qual bifolco +non ha pietade a chi d'amor sospira, +non gli ha pietade amor, quand'ei sospira. + +Misero me, i' mi dolgo, e tuttavia +dilungando mi vo dal mio desio, +e per molto desio piango e languisco; +e fo col pianto mio col mio languire +pianger gli sterpi e fo pietosi i sassi. +Fera ventura, veramente fera, +che tu diva gentile e 'l tuo fedele +esser debbiate eternamente insieme +fermo suggetto a dolorose note. + +Or il vago pensier va rimembrando +quelle parole tue; quelle parole, +quelle, quelle, quell'ultime parole +che mi sterparo il cor, mi svelser l'alma. +Ben è ragion ch'eternamente t'ami, +e se verace amore, se ferma fede +merta cambio d'amor, ragion è ancora +che tu, mia vita, eternamente m'ami. + +Non sia mai luogo o tempo che disgiunga +da me 'l tuo amor, che mai per luogo o tempo +non sarà l'amor mio dal tuo disgiunto; +meco sia 'l tuo pensier, che 'l mio pensiero +sempre è con te. Con me sia 'l tuo desire, +che teco è 'l mio desir: sia l'alma tua +sempre con me, che teco è l'alma mia. +Così ci ricongiunga un giorno amore; +e ricongiunga con felice sorte +i pensieri, i desiri e l'alme nostre. + +Lasso che 'l ragionar il pensier segue +e ragionando ognor cresce la voglia, +e crescendo la voglia il duol sormonta. +Vago fiume, alte rive, ombrose piante, +passò mai quinci, o qui mai si ritenne +pastor alcun a cui sì tristi lai, +sì cocenti sospir, sì largo pianto +facesser fede del dolor suo interno? +Ma degno è ben che mia lingua si dolga, +e che sospiri il core e piangan gli occhi. +È tolto agli occhi il sol de gli occhi santi; +il sol, ch'è solo il sol de gli occhi miei, +il sol, ch'oltre per gli occhi al cor passando +tutto l'empiea di vivi ardenti spirti; +di spirti che mia lingua a ta' suggetti +movea sovente, che per avventura +non son suggetti da ciascuna lingua. +Or sendo privo di sì altero oggetto +ragion è ben che 'l mio dolor sia solo; +e che sia la mia lingua, il cor e gli occhi, +lingua fioca, cor tristo e occhi molli. + +I' vo dolente, e pur convien ch'io vada; +misero Mopso ov'è la tua Talia? +Cara Talia, ov'è il tuo fido Mopso? +O duro fato, o cruda dipartita. + +Lasso, che importa a poverel pastore +quel che facciano i ricchi, empii tiranni? +Che tocca a me cercar l'armate squadre? +Inique stelle: veramente i cieli +contra me son giurati; e 'l fiero Marte +ha tant'arme commosse e tanti sdegni +per dipartirmi dal maggior mio bene. + +O fortunati, a cui 'l terren natìo +è fermo seggio e certa sepoltura: +fortunati bifolchi voi se 'l giorno +i buoi giungete e col gravoso aratro +sottosopra voltate i duri campi, +non v'è negato almen tornar la sera +a le capanne vostre, a i dolci alberghi, +a le dilette vostre compagnie. +Voi non arate il periglioso suolo +del tempestoso mar: voi gli alti gioghi +non varcate giammai de l'orrid'alpi; +voi non bevete le straniere fonti. +È 'l lungo cammin vostro a la cittade, +a la città, al mercato; e quindi il sole +che v'ha condotti ancor vi riconduce. +Voi fortunati e sfortunato Mopso: +ei da quel dì ch'al sol pria gli occhi aperse +non ha potuto ancor pur una volta +dir: qui sarà domane il mio soggiorno. +Ma da la patria ad estrani paesi +dal Tebro a l'Istro e dal Po alla Garonna, +d'oltre il Carnaio a l'ultimo Oceano, +e dal Vesuvio a gli alti Pirenei +errando ognor, è stato a tutte l'ore +perpetuo strale a l'arco di fortuna. + +Misero Mopso! O patria, o patria cara; +o grande Antiniano, o bel Sermino, +o vago Formione, o scoglio amato +quando sarà ch'io vi rivegga e dica: +quel poco omai di vita che m'avanza +mi vivrò pur tra voi, ch'è quel ch'io bramo? +Il grande Atiniano, il bel Sermino +il vago Formion, l'amato scoglio +a me è Talia. Talia mi renda 'l cielo +ch'è Talia la mia patria e 'l mio riposo. + + + +VI. + +LA SCONCIATURA + +Mopso, solo. + +Torniamo, o Muse, ai pianti e ai sospiri: +nostro soggetto or son sospiri e pianti. +Il vostro Mopso si consuma e strugge. +Or mentre io ch'io con lui mi lagno e ploro +seguite o dive le dolenti note. + +FEDEL mio, se 'l mio Mopso men fedele +fosse in amor, i' vi so dir per vero +che fora la sua vita men dolente; +ma suo costante amor sua ferma fede +di vento di dolor, d'amaro umore +gli tien ognor il petto e gli occhi pregni; +e voi il sapete pur, ch'alcuna volta +gli occhi affissate in lui tutto pietoso. +Or se la vista del suo aspetto solo +può pietade inestar ne gli altrui cori, +che dovran far i dolorosi lai? +Il miserel ad or ad or s'invola +al vulgo e ai pastori; e in qualche bosco +in qualche antro riposto si raccoglie; +quivi s'asside, e quivi s'accompagna +or con un tronco antico, or con un sasso: +e di sé privo, col pensier dipigne +il dolce amato viso; in quel ritratto +gli occhi e l'animo affisa: in quel si specchia; +con quel ragiona; e quel tanto ha di pace +quanto 'l ritiene il dilettoso inganno. +Poi ch'in sé è ritornato, il duolo immenso +non capendo ne l'alma, si disgombra +per lo petto, per gli occhi e per la lingua +in spirti accesi, in lacrimosi rivi, +in fiochi, rotti ed angosciosi accenti. + +I' pascea un dì 'l mio armento per le piagge +del bel Tesin: e così passo passo +per la sua riva errando, il piè mi scorse +là ov'io sentì dolersi quel meschino +con le fere, con l'acque e con gli sterpi. +E quanto con la mano ir seguitando +potei 'l suo dir, le triste sue querele +diedi a serbar ad una antiqua quercia. +Or, a voi di ridirle è 'l mio pensiero: +e voi cui talor visto ho 'l petto caldo +di caldo amore, e che di vera fede +portate il nome, con pietate udite +gli acri lamenti del fedele amante. + +MOPSO. O mia cara Talia, m'ha dunque il cielo +disposto ad amarti perch'amando i' pera? +Ben poss'io dir che quanto gira il sole +non ha la nostra età più ardente foco: +non più gentil, non più lodevol foco +che sia 'l mio foco, e posso dir ancora +che non ha 'l mondo e non ha 'l secol nostro +alcun del mio più sventurato amore. + +Bella, vaga, gentil, dolce Talia, +vaga e dolce Talia, ma non men cruda +che vaga e bella e che dolce e gentile: +perché crudel? Perché se tante voci +e se tanti sospir, se tanti pianti +ti mando d'or in or giù per quest'acque, +alcun tuo accento a me non mai ritorna? +Perché s'ami 'l tuo Mopso, a le sue pene +non hai pietate? E se pietà ti move, +che non porgi al dolente alcun conforto? + +Misero Mopso, e sarà dunque il vero +quel, che per tutti i boschi ognor ribomba +del breve amor, de' mal fermi pensieri +del sesso feminil? Ahi! dunque lasso +avrò senza 'l suo amor da stare in vita? +Non sarà il ver, sebbene e pastorelle +e Ninfe, e Driadi e Naiacli, e Napee +son di mobil voler; però non voglio +dir che sia 'l suo così mutabil core. +Non è la mia non è cosa mortale, +non Naiada, non Driada od altra Ninfa; +ma de l'eccelse eterne abitatrici +de le spere celesti, una di loro +è la mia diva: e col suo divo spirto +nel cor mi spira l'alte cose belle. + +O pur non sia fallace il creder mio. +Or mi sovvien, ch'ancor de l'alte dive +son mal stabili i cori. E quante volte +mutò voglia e amor la dea di Cipri, +la dea del terzo ciel? Di lei mi taccio. +Ma la bianca, la fredda e casta luna +come fu fida, lasso, al fido amante? +Il sanno gli alti boschi, ch'alcun tempo +vider Pan lieto e tristo Endimione. +Mal fida luna, avara luna; e troppo +grande argomento de l'incerta fede +de le mutabil, de l'avare voglie +del femineo desir. Chi mi conforta +in sì novo dolor? Su per le rive +del vago Po non mancano i pastori: +non mancano i leggiadri e bei pastori, +non i ricchi pastor di grassi armenti. + +Ma non di gregge mai, non mai d'armenti +vidi vago 'l suo cor. Gli umil disiri +sdegna quell'alma sopra ogni alma altera. +Non per fior giovenil, non per tesoro +apron le sante Dive il santo monte. +Nè per fior giovenil, nè per tesoro +dee la mia Diva altrui largare il petto. +Caro a Talia di Mopso è il dolce canto +pien d'alti spirti e di gentili ardori. + +Or non ha 'l Po di più soavi note? +Di più gentil, di più leggiadri spirti? +Dolente me: di quanti or mi sovviene +chiari pastor ch'alberghin per le sponde +dov'alberga 'l mio ben, tante punture +mi sento al cor. Ahi! ch'ella non rivolga +gli occhi altrove e l'orecchie e i pensieri. + +Chiari pastor, deh! no, deh! no per Dio, +tant'oltraggio al buon Mopso. O Musa, o Diva: +o mia Musa, o mia Diva, il tuo buon Mopso, +il tuo devoto il tuo costante Mopso, +il tuo sincero il tuo verace amante, +il tuo fedel pastor il tuo poeta, +vive egli, o Diva, caro e solo albergo +de la sua vita? Ei vive, s'in te vive +la memoria di lui, s'a l'alma sua +dal petto amato non hai dato il bando. + +Ahi, qual fora 'l mio stato o triste core, +(tolga Iddio tale augurio) quale stato +fora 'l mio s'a la mia dolce Talia +fosse a grado d'udir ch'altri che Mopso, +mia le dicesse. O pria fra questi boschi +aspra, selvaggia fera, e l'unghie, e i denti +contro me adopre; l'affamate voglie +di mie tremanti membra e del mio sangue +sbramando fiera e pia, finisca a un punto +il mio amor, il mio duolo e la mia vita. + + + +VII. + +TIRRENIA + +Cosa propria d'amante è, Nobilissima signora mia, desiderare di esser +sempre e interamente unito con la persona amata, e di qui è che oltra +il desiderio il quale io ho che l'anima mia sia con la vostra +indissolubilmente congiunta, bramo ancora che i nomi nostri insieme +siano eternamente letti e che insieme vivano chiari e immortali. E per +tanto, oltra le molte altre rime alle quali l'amor vostro m'è stato +Elicona e voi stata mi sete Musa favorevole, mi è novamente venuto +fatta una mia composizione per avventura più affettuosa che +artificiosa, nella quale ingegnato mi sono di far un disegno di voi +più particolare che altro il quale insino ad ora io abbia visto che +sia stato fatto da altrui. E se io non ho così dotta mano che di voi +possa fare un vero ritratto, penso avervi almeno ombreggiata in +maniera che siccome dalle ombre delle bellezze superiori gli animi +nostri di grado in grado al disio della vera bellezza sono tirati, +così da questa ombra da me fatta di voi, i più gentili spiriti +potranno salire alla considerazione di quel vero ch'è in voi; or quale +che ella si sia, tale la vi mando nè altro vi dirò se non che se un +altra figura poteste vedere con gli occhi corporali la quale io porto +già gran tempo nell'animo e di quella farne comparazione con voi +stessa, sono securo che voi medesima non sapreste discernere se in voi +o in me sia più vera l'imagine di quella forma ab eterno conceputa +nella mente di Dio, alla cui simiglianza vi fabricò natura quando ella +volse + + Mostrar quaggiù quanto lassù potea. + + + + +Interlocutori.- DAMETA e TIRSE + + +L'erboso prato e i verdeggianti allori, +l'aura soave e 'l bel rivo corrente, +m'invitan seco a far lieto soggiorno +e ragionar del mio soave foco. +Muse, Muse, mentr'io di lei favello, +avvolgetemi alcun di questi rami +intorno al crine, e non mi siate avare +del favor vostro: i' canto il vostro onore. +E tu, TITIRO mio, mcntr'io ricorro +quel che mi detta Amor, le mie parole 10 +va ricogliendo, e 'n quel surgente tronco +le ripon di tua man; col tronco insieme +sorgeranno il suo nome e i nostri amori. + +T. Dunque avrò da lodar la mia fortuna, +che qui a quest'ora ha volto il mio camino; +che, se brami DAMETA ch'el suo nome +per le piante si legga, non ti dee +noiar che TIRSE, tuo fedele amico, +l'oda sonar ancor per la tua lingua. + +D. Tu se'qui Tirse? Anzi a me è caro assai 20 +che tu ci sia, che con la tua zampogna +porger potrai soccorso a le mie note + +T. Ciò ch'a te piace. Ma saper disìo +qual sia quella beata a cui tu intendi +d'acquistar lode con tue eterne rime. + +D. Anzi sarian beate le mie rime +se pareggiasser le sue eterne lode. +Di TIRRENIA cantar è 'l mio pensiero. + +T. Di TIRRENIA? Ho più volte in queste selve +il bel nome sentito; ma di lei 30 +non ho particolare altra contezza. + +D. Gran danno a lei, ch'un sì gentile spirto +non le sia in tempo alcun stato soggetto: +a te, che del suo chiaro e vivo lume +ancor non t'hai sentita l'alma accesa. + +T. Nova querela, udir ch'altri si doglia +ch'altri non arda del medesmo foco. + +D. Da diverse cagion diversi effetti +nascon, mio TIRSE, e altramente s'ama +cosa pura mortale, altri disiri 40 +son quei che movon da cose divine. +Come, perché dal soie il lume prenda +una copia infinita d'animanti +non perciò il suo splendore alcuno è scemo; +così qual uom si sente l'alma piena +de' diletti de l'alma, non si sente +scemar il ben perch'altri ancor ne goda. +Anzi gode quel cor, ch'oggetto eterno +ha in se scolpito, che per molti cori +cresca la gloria del superno raggio. 50 +E di quel ch'io ti dico, chiara luce +di TIRRENIA ne porge il divo lume. + +T. Bramo di quel che di' saperne il come. + +D. TIRSE, non ha veduto il secol nostro +pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio +abbia colto ghirlanda in Elicona, +che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi +ha ne l'alma raccolti, tale ardore +non abbia conceputo, che 'l suo ingegno +n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi. 60 +Nè tra color giammai si vide o udìo +che ne nascesse invidia o gelosia; +anzi di lodar lei fa ognuno a gara, +e ne l'udir di lei ciascun si gode +de le sue laudi, e l'un l'altro n'invita +a dir del bel suggetto. E 'n lei n'avviene +quel ch'avvien de le cose rare e nove +e ch'avverrìa se sopra l'orizzonte +cominciasse a scoprirsi un nuovo sole +a gli occhi nostri: che com'altri scorto 70 +prima l'avesse, così immantenente +si volgerebbe a dimostrarlo altrui. +E ciò n'avvien perochè al suo focile +non s'accende altro che gentil disire. + +T. Nuovo ben, nuove grazie e santi amori. +Ma bram'io da te, se non t'annoia, +Dameta mio, che tu mi scopri ancora +que' pastor onorati che pur dianzi +hai detto c'han per lei cantato e arso. + +D. E questo, Tirse, ancor farò di grado, 80 +nè penso ch'altri altra più chiara fede +possa altrui far del suo valor soprano +che con sì gloriosi testimoni. +Dirò di loro, e dirò con tal legge, +che senza servar legge, di quel prima +ch'a la mia mente pria farà ritorno, +m'udirai favellar. Nè creder dei +ch'io sia per ricordargli tutti a pieno; +che lungo fora, e poi non m'assicuro +di tutti aver memoria o conoscenza. 90 + +T. Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo. + +D. Fra i primi che cantaro in riva al Tebro +de la bella Tirrenia fu un pastore +d'antico sangue e di gente Latina, +e nel cui nome suona la sua gente +e del cui canto ancor, e del cui suono, +suonan le trionfali e altere sponde. +Arse colui per lei lunga stagione: +e ancor dolcemente ne sospira. + +E per lei sospirò quel chiaro spirto 100 +che morendo lasciò dubbiosi i boschi +tra le Muse di Lazio e di Toscana +quali al suo dir sian state più benigne. +Dico di quel che per li sette colli +abbandonò le piaggie di Panara. +E un altro di patria a lui vicino +per li paschi del Po ne 'l bel soggetto +affaticò sovente le sue canne. +TIRINTO dico, a costui 'l nostro Reno +diè 'l patrio albergo; e poi, come 'l ciel volse, 110 +fu costretto a lasciare i dolci gioghi +e pascer le sue gregge per le valli +che 'l fiume, che detto ho, parte e abbraccia. + +Che dirò del pastor che l'Arbia onora? +Di quel dotto pastore i cui vestigi +van seguitando e pastorelli e ninfe, +non altramente che lasciva greggia +la lanuta sua guida? Ei le sue rime +del bel nome ch'io canto ha fatte adorne. + +T. Tu di', s'io non m'inganno, di colui 120 +ch'un tempo parlar feo le nostre Muse +con quelle leggi e con quelle misure, +che già servò 'l Permesso, il Mincio e 'l Tebro. + +D. Di' pur che dir di lui mia lingua intese. +E di lei cantò ancor un'altro Tosco, +un giovin pastor, ch'in riva d'Arno +mentre ch'a lui spargeano il novo fiore +le molli guance, con sì dolci note +tenne le ninfe, i satiri e i silvani, +de le donne cantando i pregi eterni, 130 +che ne parlano ancor per questi poggi +le quercie e gli olmi; e se da morte acerba +non era tolto, a lui nel secol nostro +si convenia l'onor de i primi allori. + +Nè ci mancano ancor tra queste rive +di quei che van segnando il chiaro nome +in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode +risonar BATTO: BATTO, che per l'erta +del sacro monte sale a' sì gran varchi, +che fatica è notar le sue pedate. 140 +Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi +prende virtute a gli alti e bei suggetti. + +Per lei fatto anco ha risonare i boschi +colui, che sceso da gli alpestri gioghi +onde discendon l'acque a i lieti paschi, +de' pastor d'Insubria, in su le sponde +del Re de' fiumi fe 'l suo nome chiaro +cantando a l'ombra d'un gentil ginebro. + +Fu cantata costei da l'aurea cetra +d'un ben dotto pastore, a cui Parnaso 150 +concedette non sol tener le Ninfe +al dolce suon de le palustri canne, +ma gli mostrò i secreti di natura, +e render la salute a i membri infermi. + +T. Forse di lui vuoi dir, che già discese +dal chiaro sangue di quel gran bifolco, +che fuggendo l'incendio e la ruina +de la sua patria, penetrando i seni +de l'aspra Illiria e di Liburni e d'Istri, +non lunge d'Adria pose la sua mandra? 160 + +D. Di lui dir volli. E dir ti voglio ancora +che 'l ricordar de gl'Istri a la mia mente +tornato ha MOPSO; MOPSO, in cui contende +il favor de le Muse e lo intelletto. +del terminar le sanguinose liti +de' più audaci pastor. Or quanto e dove +ei sia per TIRRENIA arso e quanto egli arda, +e quanto abbia per lei cantato e canti, +fan chiara fede il Po, il Ticino e l'Arno +che mille piante han di sue rime impresse. 170 + +Ma dove lascio, lasso, il buono IOLA, +IOLA che col dotto e nuovo suono +de ben temprati calami, a' pastori +solea far corto e agevole sentiero +di gir al fonte che fa i nomi eterni? +Questi venuto da gli aperti campi +che bagna l'uno e l'altro Tagliamento, +sè di gloria colmò, d'invidia altrui. +Ei col vivace lume del suo ingegno +solea in TIRRENIA, come aquila in sole, 180 +gli occhi affissare e da' suoi chiari raggi +formar lo stile, e le parole, e 'l canto. +Morte pose silenzio a le sue note. + +Invida morte, a lei rapisti ancora +e al mondo insieme un'altra chiara luce +d'un gran pastor, che nato in queste piagge +fu cultor nel giardin de' pomi d'oro. +Poi trapassando a le ricche pasture +e a gli orti di Celio e d'Aventino, +si trovò non pur d'edere e di mirti, 190 +ma di purpurei fior cinte le tempie. +Fior di gloria mortal com'è caduco! +Ne sospirano ancor i sette colli +del caso acerbo; e VIRBIO nei sospiri +suona d'intorno. VIRBIO almo pastore +e poeta e materia de' poeti; +viverà in mille versi il pastor sacro +e 'l pregio di Tirrenia ne' suoi versi. 200 + +Non patisce la gloria di costui +ch'altri d'altro pastor, d'altro poeta, +faccia memoria: e a te bastar ben puote +d'aver sentito come tali e tanti, +e poeti, e pastori, i loro ingegni +abbian stancati intorno al caro oggetto. + +T. Come sollecita ape per li prati +suoi la novella state errando intorno +di fior in fior gustare il dolce succo: +o come innamorata pastorella 210 +di varii fiori al suo diletto amante +trecciar si vede una ghirlanda fresca, +così visto ho DAMETA la tua lingua +andar cogliendo il fior de i chiari spirti, +onde composto è 'l mel di quelle lode, +che rese ha 'l mondo a la tua cara amata, +e coronata d'immortal corona. + +D. Ma non men gloriosa è la corona +ch'ella tesse a sè stessa: ch'oltra quelle +rime che d'ella col favor suo ispira 220 +a chi del suo amor arde, che da lei +non men provengon che da l'altre Muse +le rime e i versi de gli altri poeti. +Ella suol d'or in or con le sue rime +destare i boschi intorno; e ad ora ad ora, +co' i più rari pastor cantando a prova +tiene intenti al suo dir Fauni e Napee. +Già sono impressi in più ch'in una pianta +gli alti suoi amori; e la virtù d'amore +quanto sia grande e come sia infinita, 230 +si legge da lei scritta in nuove scorze: +e suggetti altri, che felicemente +viveran col suo nome chiari e eterni. + +T. Ragion è adunque che sì altero spirto +cantato sia da gli spirti più chiari. + +D. TIRSE, non vo' lasciare ancor di dirti +che se di lei scorgessi il divo aspetto, +e le dolci maniere e i bei sembianti: +s'udissi il suon de l'alte sue parole, +e le sentenze de' profondi detti, 240 +protesti dir, non quel che di Medusa +si favoleggia che sua fiera vista +altrui mutava in insensibil pietra; +ma c'ha virtute a l'insensibil pietre +d'ispirar sentimento e intelletto. +O s'udissi talor quando accompagna +la voce al suon de la soave cetra: +o quando assisa tra Ninfe e Pastori +move tra lor la lingua a dolci note: +s'udissi, dico, come in nuovi accenti, 250 +e come in soavissimi sospiri +l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli +tra le frondi si stiano intenti e muti, +e come i colli, e gli alberi, e le grotte +mandin cantando al ciel novelle voci, +so che non chiederiano i tuoi disiri +altre Muse, altro Apollo, altro Elicona. + +T. Grazie son queste così belle e care, +ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui +se sia da dir ch'essa sia rara, o sola. 260 +Ma perché spesso avvien ai nostri cori +che da l'un bel disio l'altro risorge, +poi che m'hai di TIRRENIA il gran valore +fatto sì aperto, ancor saper disio +qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo; +salvo se del parlar già non se' stanco. + +D. Di ragionar di lei sazio nè stanco +esser non poss'io mai; poi vizio fora +non sodisfare a sì giusti disiri. +Or porgi orecchie al chiaro nascimento. 270 + +In quelle parti ove si corca il sole, +si stende un'onorato ampio paese, +lo qual da l'oceano e dal mar nostro +è cinto d'ogni intorno, se non quanto +lunga costa di gioghi s'attraversa: +e questi son chiamati i Pirenei. +Da questi monti un gran fiume discende, +il qual porta tributo al sale interno, +e IBERO è 'l suo nome: or quanto serra +il giogo, e l'acque dolci, e l'acque salse, 280 +vien nomato ARAGON. In quel paese +già surse un'onorata e chiara stirpe +ch'in tutti que' confìn co 'l suo vincastro +diede legge a' pastori ed a' bifolchi; +e questa dal paese il nome tolse. +Poi co 'l girar del ciel volgendo gli anni +passò l'alto legnaggio a i nostri liti, +a gl'italici liti; e s'alcun nome +ci fu mai chiaro o altero, sopra gli altri +questo gran tempo risonar s'udìo. 290 +Che donde di là in Adria il fiume Aterno, +e di quà passa il Liri al gran Tirreno, +quanto circonda 'l mar fin là ove frange +l'orribil Scilla i legni a i duri scogli, +e quanto ara Peloro e Lilibeo, +solea già tutto a la famosa verga +del generoso sangue esser soggetto. + +Or fra molti altri uscìo del chiaro sangue +un gran pastor, che di purpuree bende +ornato il crine e la sacrata fronte, 300 +com'amor volle, un giorno per le rive +del vago Tebro errando, a gli occhi suoi +corse l'aspetto grazioso e novo +de la bella IOLE. Questa tra le sponde +nata del Re de' fiumi, ove si parte +l'acqua del suo gran fiume in molti fiumi, +avea cangiato 'l Po coi sette poggi: +e di questa 'l pastor, di ch'io ragiono, +caldo di dolce amore fe' 'l grande acquisto +di lei, ch'or m'arde il cor d'eterno amore. 310 + +T. Già non si convenìa men chiaro seme +per dare al mondo pianta sì gentile. + +D. E non si convenìa men chiaro loco +al gran concetto e al glorioso parto +che l'onorate piaggie trionfali +de l'almo Tebro, il quale andar si vede +non men superbo che tra le sue arene +sia germogliata pianta sì felice, +che di solenne alcun altro trionfo. + +T. Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre, 320 +onde frutto sì eletto al mondo nacque: +e più felice a cui dal cielo è dato +gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi, +ai dolci accenti aver l'orecchie intente, +e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte +le porte a l'alma e aver l'alma rivolta +a la beltà del doppio eterno oggetto +da salir sopra 'l cielo. E sopra ogn'altro +felicissima lei, ch 'l gran legnaggio +e l'alto onor del bel nido natìo 330 +vinto ha col pregio del valore interno. + +Ma mentre abbiam la lingua e 'l cor rivolti +al tuo bel Sole, è già 'l celeste sole +presso che giunto a l'ultimo orizzonte: +perché buon sia che diam luogo a la sera. + +D. Vanne felice. Io pria che 'l vago piede, +rivolga altrove, questa bella pianta +sacrare intendo a lei, cui 'l petto ho sacro +con la memoria de l'amato nome + + + +[5 O sante Dee.] +[11 raccogliendo.] +[15 ch'a quest'ora qui volto ho 'l] +[20 m'è.] +[23 Eccomi presto.] +[24 il cui valore.] +[25 cerchi inalzar con le tue.] +[44 Non è in alcuno il suo splendore scemo.] +[48 Nel core ha impresso.] +[60 eterni lampi.] +[63 fan tutti.] +[76 ben da te.] +[127 Nel tempo che.] +[128 Sue molli.] +[147 Del real fiume.] +[174 Agevolar solea l'aspro sentiero.] +[205 Bastar ben ti puote.] +[225 e d'or in ora.] +[231 Leggesi.] +[233 col suo nome eterna vita.] +[252 L'aria addolcisca donde i vaghi augelli.] +[261 Ma perché avvenir suol ne i nostri cuori.] +[262 Che spesso l'un disio dall'altro sorge.] +[289 chiaro sopra gli altri nomi.] +[290 Questo oltra gli altri risuonar s'è udito.] +[314 beato parto.] + + + +INDICE + +(ARAGONA) +Alma del vero bel chiara sembianza +(ARRIGHI B.) +Alma gentile che già foste al paro +(ARAGONA ) +Alma gentile in cui l'eterna mente +(STROZZI F.) +Alma gentile ove ogni studio pose +(ARAGONA) +Almo Pastor che godi alle chiare onde +(Muzio G.) +Amore ad ora ad or battendo l'ale +(ARAGONA ) +Amore un tempo in così lento foco +(MUZIO G.) +Amor nel cor mi siede e vuol ch'io dica +(LO STESSO) +Anima bella che da gli alti chiostri +(ARAGONA) +Anima bella che dal Padre Eterno +(DE' MEDICI I.) +Anima bella che nel tuo bel lume + (ARAGONA) +Bembo, io che fino a qui di grave sonno +(LA STESSA) +Ben fu felice vostro alto destino +(CAMILLO G.) +Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno +(ARAGONA) +Ben mi credea fuggendo il mio bel sole +(LA STESSA) +Ben si richiede al vostro almo splendore +(LA STESSA) +Ben sono in me d'ogni virtute accese +(LA STESSA) +Bernardo, ben potea bastarvi averne +(MUZIO G.) +Canti chi vuol le sanguinose imprese +(ARRIGHI A.) +Come di dolce più che d'agro parte +(MUZIO G.) +Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo. +(DE' BENUCCI L.) +Deh, non volgete altrove il dotto stile +(MUZIO G.) +Dive ch'al suon de la dorata cetra +(ARAGONA) +Dive che dal bel monte d'Elicona +(MUZIO G.) +Donna a cui 'l santo coro ognor s'aggira. +(VARCHI B.) +Donna che di bellezza e di virtute +(MUZIO G.) +Donna che sete in terra il primo oggetto + (LO STESSO) +Donna i cui beati ardori +(LO STESSO) +Donna il cui grazioso e altero aspetto +(LO STESSO) +Donna l'onor de' i cui be' raggi ardenti +(LO STESSO) +Donna più volte m'ha già detto amore +(ARAGONA) +Donna reale a i cui santi disiri +(MUZIO G.) +Donna se mai vedeste in verde prato +(ARAGONA) +Dopo importuna pioggia +(MUZIO G.) +Ebbe la favolosa antica etade +(LO STESSO) +È già gran tempo o Muse il mio suggetto +(ARAGONA) +Felice speme che a tant'alta impresa +(MUZIO G. ) +Fiamma che chiaramente il mio cor ardi +(ARAGONA) +Fiamma gentil che da gl'interni lumi +(MUZIO G.) +Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora. +(LO STESSO) +Già risalito sopra l'orizzonte +(LO STESSO) +Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro +(ARAGONA) +Ho più volte signor fatto pensiero + (MUZIO O.) +Il valor vostro Donna il cor m'incende +(LO STESSO) +In su le rive del superbo fiume +(ARAGONA) +Io ch'a ragion tengo me stessa a vile +(LA STESSA) +Io che fin qui quasi alga ingrata e vile +(VARCHI B.) +Io non miro giammai cosa nessuna +(ARAGONA) +La nobil valorosa antica gente +(MUZIO G.) +La sembianza di Dio che 'n noi risplende +(ARRIGHI A). +L'aspetto sacro e la bellezza rara +(MUZIO G.) +Lasso onde avvien che qui non fa ritorno +(LO STESSO ) +L'erboso prato e i verdeggianti allori +(......) +Lieto viss'io sotto un bianco lauro +(ARAGONA) +Mentre ch'al suon de' i dotti ornati versi +(MUZIO G.) +Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti +(DA MONTE VARCHI C.) +Mosso da l'alta vostra chiara fama +(ARAGONA) +Nè vostro impero ancor che bello e raro +(VARCHI B.) +Ninfa di cui per boschi, o fonti, o prati +(ARAGONA) +Non così d'acqua colmo in mar discende +(LA STESSA) +Nuovo Numa Toscan che le chiar'onde +(DE' BENUCCI L.) +O fiumicel se 'l più cocente ardore +(MUZIO G.) +O novo esempio de l'eterna luce +(ARAGONA) +O qual vi debb'io dire o Donna o Diva +(MUZIO G.) +Or di là se ne vien questa dolce ora +(PORZIO S) +Or qual penna d'ingegno m'assecura +(MUZIO G.) +O se tra queste ombrose e fresche rive +(ARAGONA) +Ov'è misera me quell'aureo crine +(VARCHI B.) +Per non sentir la turba iniqua e fella +(ARAGONA) +Più volte Ugolin mio mossi il pensiero +(CAMILLO G.) +Poi ch'a la vostra tanto alma beltade +(BENTIVOGLIO E.) +Poi che lasciando i sette colli e l'acque +(ARAGONA) +Poi che mi diè natura a voi simile +(LA STESSA) +Poi che rea sorte ingiustamente preme +(LA STESSA) +Porzio gentile a cui l'alma natura + (LA STESSA) +Poscia, ohimè, che spento ha l'empia morte +(MUZO G.) +Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi +(ARAGONA) +Qual vaga Filomela che fuggita +(MUZIO G.) +Quando, com'Amor vuol, la donna mia +(VARCHI B.) +Quando doveva ohimè l'arco e la face +(TOLOMEI C.) +Quando la Tullia mia che vien dal cielo +(MUZIO G.) +Quando 'l raggio del bel ch'in voi risplende +(ARAGONA) +Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo +(LA STESSA) +Sacro pastor che la tua greggia umile +(LA STESSA) +S' a l'alto Creator de gli elementi +(MUZIO G.) +Sebben gli occhi e l'orecchie alcuna volta +(MARTELLI U.) +Se bella voi così le Grazie fero +(ARAGONA) +Se ben pietosa madre unico figlio +(VARCHI B.) +Se da i bassi pensier talor m'involo +(LO STESSO) +Se di così selvaggio e così duro +(ARAGONA) +Se forse per pietà del mio languire + (LA STESSA) +Se gli antichi pastor di rose e fiori +(LA STESSA) +Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati +(DE' MEDICI I.) +Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro +(MARTELLI N.) +Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino +(MARTELLI U.) +Se lodando di voi quel che palese +(MOLZA B.) +Se 'l pensier mio, ov'altamente amore +(GRAZZINI A.) +Se 'l vostro alto valor, Donna gentile +(ARAGONA) +Se materna pietate affligge il core +(DE' BENUCCI L.) +Se per lodarvi e dir quanto s'onora +(ARAGONA) +Se veston sol d'eterna gloria il manto +(LA STESSA) +Siena dolente i suoi migliori invita +(LA STESSA) +Signor che con pietate alta e consiglio +(LA STESSA) +Signor d'ogni valor più d'altro adorno +(LA STESSA) +Signore in cui valore e cortesia +(LA STESSA) +Signor nel cui divino alto valore +(LA STESSA) +Signor pregio e onor di questa etade + (ARRIGHI A.) +S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi +(ARAGONA) +S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva +(MUZIO G.) +Sogni chi vuol di riportar corona +(LO STESSO) +Spirto felice in cui sì rare e tante +(ARAGONA) +Spirto gentil che dal natio terreno +(LA STESSA) +Spirto gentil che vero e raro oggetto +(MOLZA B.) +Spirto gentile che riccamente adorno +(MUZIO G.) +Spirto gentile in cui sì chiaramente +(ARAGONA) +Spirto gentil s'el giusto voler mio +(ARRIGHI A.) +S'un medesimo stral due petti aprio +(MUZIO G.) +Superbo Po ch'a la tua manca riva +(LO STESSO) +Torniamo o Muse a i pianti e ai sospiri +(CAMILLO G.) +Tullia gentile a le cui tempie intorno +(DALLA VOLTA S.) +Tullia mostro miracol Sibilla +(STROZZI F.) +Uscendo 'l spirto mio per seguir voi +(BENTIVOGLIO E.) +Vaghe sorelle che di trecce bionde + (ARAGONA) +Varchi, da cui giammai non si scompagna +(LA STESSA) +Varchi, il cui raro e immortal valore +(GlOVENALE L.) +Vide già la famosa antica etade +(ARAGONA) +Voi ch'avete fortuna sì nemica +(MARTELLI L.) +Voi che lieti pascete ad Arno intorno +(ARRIGHI B.) +Voi che volgete il vostro alto disio + + + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK, RIME *** + +This file should be named 8tlda10.txt or 8tlda10.zip +Corrected EDITIONS of our eBooks get a new NUMBER, 8tlda11.txt +VERSIONS based on separate sources get new LETTER, 8tlda10a.txt + +Project Gutenberg eBooks are often created from several printed +editions, all of which are confirmed as Public Domain in the US +unless a copyright notice is included. Thus, we usually do not +keep eBooks in compliance with any particular paper edition. + +We are now trying to release all our eBooks one year in advance +of the official release dates, leaving time for better editing. +Please be encouraged to tell us about any error or corrections, +even years after the official publication date. + +Please note neither this listing nor its contents are final til +midnight of the last day of the month of any such announcement. +The official release date of all Project Gutenberg eBooks is at +Midnight, Central Time, of the last day of the stated month. A +preliminary version may often be posted for suggestion, comment +and editing by those who wish to do so. + +Most people start at our Web sites at: +http://gutenberg.net or +http://promo.net/pg + +These Web sites include award-winning information about Project +Gutenberg, including how to donate, how to help produce our new +eBooks, and how to subscribe to our email newsletter (free!). + + +Those of you who want to download any eBook before announcement +can get to them as follows, and just download by date. This is +also a good way to get them instantly upon announcement, as the +indexes our cataloguers produce obviously take a while after an +announcement goes out in the Project Gutenberg Newsletter. + +http://www.ibiblio.org/gutenberg/etext05 or +ftp://ftp.ibiblio.org/pub/docs/books/gutenberg/etext05 + +Or /etext04, 03, 02, 01, 00, 99, 98, 97, 96, 95, 94, 93, 92, 92, +91 or 90 + +Just search by the first five letters of the filename you want, +as it appears in our Newsletters. + + +Information about Project Gutenberg (one page) + +We produce about two million dollars for each hour we work. The +time it takes us, a rather conservative estimate, is fifty hours +to get any eBook selected, entered, proofread, edited, copyright +searched and analyzed, the copyright letters written, etc. Our +projected audience is one hundred million readers. If the value +per text is nominally estimated at one dollar then we produce $2 +million dollars per hour in 2002 as we release over 100 new text +files per month: 1240 more eBooks in 2001 for a total of 4000+ +We are already on our way to trying for 2000 more eBooks in 2002 +If they reach just 1-2% of the world's population then the total +will reach over half a trillion eBooks given away by year's end. + +The Goal of Project Gutenberg is to Give Away 1 Trillion eBooks! +This is ten thousand titles each to one hundred million readers, +which is only about 4% of the present number of computer users. + +Here is the briefest record of our progress (* means estimated): + +eBooks Year Month + + 1 1971 July + 10 1991 January + 100 1994 January + 1000 1997 August + 1500 1998 October + 2000 1999 December + 2500 2000 December + 3000 2001 November + 4000 2001 October/November + 6000 2002 December* + 9000 2003 November* +10000 2004 January* + + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation has been created +to secure a future for Project Gutenberg into the next millennium. + +We need your donations more than ever! + +As of February, 2002, contributions are being solicited from people +and organizations in: Alabama, Alaska, Arkansas, Connecticut, +Delaware, District of Columbia, Florida, Georgia, Hawaii, Illinois, +Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Massachusetts, +Michigan, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New +Hampshire, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, Ohio, +Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina, South +Dakota, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia, Washington, West +Virginia, Wisconsin, and Wyoming. + +We have filed in all 50 states now, but these are the only ones +that have responded. + +As the requirements for other states are met, additions to this list +will be made and fund raising will begin in the additional states. +Please feel free to ask to check the status of your state. + +In answer to various questions we have received on this: + +We are constantly working on finishing the paperwork to legally +request donations in all 50 states. If your state is not listed and +you would like to know if we have added it since the list you have, +just ask. + +While we cannot solicit donations from people in states where we are +not yet registered, we know of no prohibition against accepting +donations from donors in these states who approach us with an offer to +donate. + +International donations are accepted, but we don't know ANYTHING about +how to make them tax-deductible, or even if they CAN be made +deductible, and don't have the staff to handle it even if there are +ways. + +Donations by check or money order may be sent to: + + PROJECT GUTENBERG LITERARY ARCHIVE FOUNDATION + 809 North 1500 West + Salt Lake City, UT 84116 + +Contact us if you want to arrange for a wire transfer or payment +method other than by check or money order. + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation has been approved by +the US Internal Revenue Service as a 501(c)(3) organization with EIN +[Employee Identification Number] 64-622154. Donations are +tax-deductible to the maximum extent permitted by law. As fund-raising +requirements for other states are met, additions to this list will be +made and fund-raising will begin in the additional states. + +We need your donations more than ever! + +You can get up to date donation information online at: + +http://www.gutenberg.net/donation.html + + +*** + +If you can't reach Project Gutenberg, +you can always email directly to: + +Michael S. Hart <hart@pobox.com> + +Prof. Hart will answer or forward your message. + +We would prefer to send you information by email. + + +**The Legal Small Print** + + +(Three Pages) + +***START**THE SMALL PRINT!**FOR PUBLIC DOMAIN EBOOKS**START*** +Why is this "Small Print!" statement here? You know: lawyers. +They tell us you might sue us if there is something wrong with +your copy of this eBook, even if you got it for free from +someone other than us, and even if what's wrong is not our +fault. So, among other things, this "Small Print!" statement +disclaims most of our liability to you. It also tells you how +you may distribute copies of this eBook if you want to. + +*BEFORE!* YOU USE OR READ THIS EBOOK +By using or reading any part of this PROJECT GUTENBERG-tm +eBook, you indicate that you understand, agree to and accept +this "Small Print!" statement. If you do not, you can receive +a refund of the money (if any) you paid for this eBook by +sending a request within 30 days of receiving it to the person +you got it from. If you received this eBook on a physical +medium (such as a disk), you must return it with your request. + +ABOUT PROJECT GUTENBERG-TM EBOOKS +This PROJECT GUTENBERG-tm eBook, like most PROJECT GUTENBERG-tm eBooks, +is a "public domain" work distributed by Professor Michael S. Hart +through the Project Gutenberg Association (the "Project"). +Among other things, this means that no one owns a United States copyright +on or for this work, so the Project (and you!) can copy and +distribute it in the United States without permission and +without paying copyright royalties. Special rules, set forth +below, apply if you wish to copy and distribute this eBook +under the "PROJECT GUTENBERG" trademark. + +Please do not use the "PROJECT GUTENBERG" trademark to market +any commercial products without permission. + +To create these eBooks, the Project expends considerable +efforts to identify, transcribe and proofread public domain +works. Despite these efforts, the Project's eBooks and any +medium they may be on may contain "Defects". 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