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You may copy it, give it away or re-use it under the terms of +the Project Gutenberg License included with this eBook or online at +www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have +to check the laws of the country where you are located before using this ebook. + +Title: Rime + +Author: Tullia d'Aragona + +Posting Date: November 2, 2014 [EBook #6938] +Release Date: November, 2004 +First Posted: July 15, 2003 + +Language: Italian + +Character set encoding: ISO-8859-1 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RIME *** + + + + +Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Charles +Franks and the Online Distributed Proofreading Team. This +file was produced from images generously made available +by the Bibliothèque nationale de France (BnF/Gallica) at +http://gallica.bnf.fr. This project has been prepared in +common with the Progetto Manuzio, http://www.liberliber.it + + + + + + +</pre> + + +<p class="t3"> +<br /><br /> +_corsivo_, =grassetto= +</p> + +<h1> +<br /><br /><br /> +LE RIME DI TULLIA D'ARAGONA +</h1> + +<p class="t2"> +CORTIGIANA DEL SECOLO XVI +</p> + +<p><br /></p> + +<p class="t3b"> +EDITE a cura e studio DI ENRICO CELANI +</p> + +<p><br /></p> + +<p class="t3"> +BOLOGNA, 1891 +</p> + +<p><br /><br /></p> + +<p> + Poichè la carità del natìo loco<br /> + mi strinse, raunai le fronde sparte...<br /> + (DANTE, _Inf_. XIV).<br /> +</p> + +<p> +Uno dei fatti più notevoli al principio del decimosesto secolo è senza +dubbio l'apparire della _cortigiana_; figura degna di considerazione e +di esame non ebbe pur anco uno storico che di lei si occupasse +scrupolosamente e gelosamente, e, diseppellendo dalle biblioteche ed +archivii i numerosi documenti che la riguardano, dasse compiuta questa +pagina di storia che non è tra le ultime del nostro rinascimento. Il +nome di _cortigiana_ si collega certamente alla storia dell'umanesimo, +ma quando, dove e come ebbe principio? Tale quesito non ha ancora +risposta sicura. Arturo Graf [1], che si occupò ultimo della questione +con quell'acume di critica ed abbondanza di erudizione ben note, esita +a dare giudizio decisivo, attendendo pur lui che nuovi studî e +documenti traccino via più ampia e sicura per definire tale punto. +</p> + +<p> +Lo sviluppo della _cortigiana_ prodotto dalla rivoluzione sociale che +si svolgeva nel rinascimento, adattato al nuovo regime di vita che +rese allora meno dure e servili le leggi sul costume, viene certamente +a smentire l'asserzione che il cinquecento fosse l'età più feconda di +turpi vizii, e l'amor patico, nato nelle epoche di maggior coltura e +diffuso su larga scala nel medio evo, trova a combatterlo questo +sviluppo della cortigianeria e le leggi civili di quasi tutti gli +stati italiani, mentre dal pergamo tuona aspra e minacciosa la voce di +S.Bernardino [2] e del Savonarola [3]; l'Ariosto stesso che non ne fu +immune dichiara che nel 1518 il vizio si restringeva a pochi umanisti. +Ed allora si disputa sulla teorica dell'amore che ha forti e strenui +campioni; dell'amore libero tra liberi discorre Speron Speroni nel +_Dialogo d'amore_ ove introduce a parlare la Tullia d'Aragona e +Bernardo Tasso, innamorati, e costretti a separarsi dovendo +quest'ultimo andare a Salerno; dell'amor platonico, primi il Bembo e +il Castiglione, il Piccolomini poi, che lo definisce "un desiderio di +possedere con perfetta unione l'animo bello della cosa amata [4]" +contrastando all'amore che anela il solo possesso del corpo. All'amore +assolutamente libero, per il quale era inutile insistere dopo il +lavorìo dell'Aretino, sono infirmate quasi tutte le liriche di +cortigiane del cinquecento; rispecchiano quelle l'ambiente nel quale +furono create, queste la cortigianeria nei luoghi ove la coltura era +più vasta e diffusa: dalla corte pontificia a quella dei Medici, da +Venezia a Siena. +</p> + +<p> +Il rinascimento, rotti gli argini che opponevansi nel medio evo alla +coltura della donna, condusse a due estremi sostanzialmente diversi +che si disputarono il campo per quasi tutto il secolo decimosesto: la +coltura seria e positiva da un lato, la licenza dall'altro: prodotta +quest'ultima da male intesa libertà, condusse poi per inevitabile +antitesi all'educazione claustrale. Di tale antitesi tramandarono +documenti il Castiglione e il Garzoni; il primo, attribuendo al Bembo +la dichiarazione poetica dell'amore e trasportando il lettore nella +Corte di Urbino, ove le lettere e le arti erano tradizione, appalesa +per bocca di Giuliano de' Medici, la cui consorte Filiberta fu cantata +modello di femminili virtù, che "la coltura della donna deve +rassomigliare a quella dell'uomo, cui ella è pari. Nei diversi rami +della scienza e dell'arte essa deve possedere la conoscenza necessaria +per parlarne con intelligenza e con senno anche quando queste non sono +professate. La donna deve essere versata in letteratura, aver +conoscenza di belle arti, essere esperta nella danza e nell'arte del +vestire, saper evitare non meno ciò da cui si può supporre vanità e +leggerezza, che quanto palesa mancanza di gusto. Il suo conversare, +serio e faceto, dev'essere adatto alla convenienza de' casi, essa non +deve mai parlare ad alta voce e con iscostumatezza, nè con malizia ed +in modo da offendere, deve corrispon[spon]dere alla sua condizione con +modestia e con modi convenienti, a cui è obbligata, verso quelli che +costituiscono abitualmente la sua compagnia. Nel suo presentarsi e nel +contegno sia aggraziata senz'affettazione. Le sue qualità morali, +l'onestà e le virtù domestiche devono essere d'accordo con le +intellettuali. Debb'esser casta, ma cortese: arguta ma discreta; ad +ogni parola libera non dee fare un volto troppo severo. Sappia +governar la casa e la sostanza e guidar l'educazione de' figliuoli. +Non tenti d'imitar l'uomo negli esercizi del corpo, che a lui sono +adatti ed a lui si richieggono. In tutto il suo essere, nel +portamento, nell'andare e stare, nel parlare, mostri grazia, dolcezza +femminile e non rassomigli all'uomo". E questi ammaestramenti +seguirono donne d'illustre casata, quali Eleonora d'Aragona, Isabella +d'Este, Ippolita Sforza, Elisabetta Gonzaga, e delle città ove +l'elemento borghese ottenne spesso la supremazia ed il potere, resta +il ricordo di Antonia Di Pulci e Lorenza Tornabuoni. +</p> + +<p> +L'ambiente elevato e colto nel quale visse la cortigiana nel +cinquecento non poteva non influire su di essa e spingerla a +gareggiare con le donne oneste, spesso coltissime; troviamo infatti in +tutte le nostre storie letterarie, vicino ai nomi di quelle due grandi +che furono Vittoria Colonna e Veronica Gambara, due cortigiane: +Veronica Franco e Tullia d'Aragona; e se tra loro molto lungi per +costumi, non certo per meriti letterarii. Data questa coltura nella +donna onesta doveva alla cortigiana richiedersi necessariamente di +esserle pari se non superiore, avere vivace ingegno, voce bella e +gradita, essere esperta nel suono e nella danza, maestra insomma in +tutte quelle arti che, bramate o volute, erano poi, strano a +considerarsi, altamente biasimate da uomini come l'Aretino e il +Garzoni, che definiscono tali doti atte solo a sedurre ed attrarre. +"Onde pensi che nascano i canti, i suoni, i balli, i giuochi, le +feste, le vegghie, i concerti, i diporti loro, se non da quell'intento +di aver l'applauso, il commercio, il concorso della turba infelice di +questi amanti, che rapiti da quelle voci angeliche e soprane, attratte +da quei suoni divini di arpicordi e lauti, impazziti in quei moti e in +quei giri loro tanto attrattivi, consumati in quei giuochi sfarzevoli, +rilegrati in quelle feste giulive, addormentati in quelle vegghie +pellegrine, immersi in quei conviti di Venere, di Bacco, morti nel +mezzo di quei soavi diporti, restino prigioni e servi del lor fallace +ed insidioso amore? [5] "E dacchè siamo col Garzoni, che lasciò della +cortigianeria la migliore delle testimonianze, non possiamo esimerci +dal citare un altro particolare degno di nota che egli ci offre e +riguarda il _mezzano_, che, dovendo esser in tutto degno della +cortigiana che l'aveva prescelto, serve a gettare luce in +quell'ambiente triste e tuttora oscuro. "Imita il grammatico nel +scrivere le lettere amorose tanto ben messe, e tanto ben apuntate che +rendono stupore, nel dettar politamente, nel spiegar galantemente, +nell'esprimer secretamente il suo pensiero... appare un poeta nel +descrivere i casi acerbi con pietà di parole, i fatti allegri con +giubilo di cuore... porta seco i sonetti del Petrarca, le rime del +Cieco d'Ascoli, l'_Arcadia_ del Sannazaro, i madrigali del Parabosco, +il _Furioso_, l'_Amadigi_, l'Anguillara, il Dolce, il Tasso, e sopra +tutto i strambotti d'Olimpo da Sassoferrato, come più facili, sono i +suoi divoti per ogni occasione... Si reca dietro qualche sonetto in +seno, un madrigale in mano, una sestina galante, una canzone polita, +con un verso sonoro, con uno stil grave, con parlar fecondo, con tropi +eleganti, con figure eloquenti, con parole terse, con un dir limato, +che par che il Bembo, o il Caro, o il Veniero, o il Gorellini +l'abbiano fatto allora allora; e si mostra alla diva con lettere +d'oro, con caratteri preziosi; si legge con dolcezza, si pronunzia con +soavità, si dichiara con modo, si scopre l'intenzione, si manifesta il +senso, e si palesa il fine del poeta... Con la musica diletta sovente +le orecchie delle giovani, mollifica l'animo d'ogni lascivia, ruina i +costumi, disperde l'onestà, infiamma l'alma di cocente amore, incende +i spiriti di concupiscenza carnale; mentre si cantan lamenti, +disperazioni, frottole, stanze e terzetti, canzoni, villanelle, +barzellette, e si tocca la cetra, o il lauto, a una battaglia amorosa, +a una bergamasca gentile, a una fiorentina garbata, a una gagliarda +polita, a una moresca graziosa, e pian piano s'invita ai balli e alle +danze, dove i tatti vanno in volta, i baci si fanno avanti le parole +scerete... [6] ". Questo procuratore di amore non è egli un tipo +abbastanza curioso e interessante? +</p> + +<p> +La _cortigiana_ apparisce in Roma alcuni anni prima del 1500 [7] e +come tale è ufficialmente, se così è lecito dire, riconosciuta in +documenti autentici della curia papale. In un censimento [8] compilato +d'ordine della suprema autorità di Roma, redatto certamente nel +settennio corso dal 1511 al 1518, ove trovansi numerate case, +botteghe, proprietari ed inquilini, e di tutti o quasi tutti si nota +la patria, condizione ed arte, le _cortigiane_ sono notate in numero +esorbitante, spagnuole e veneziane in massima parte, e distinte in +_cortesane honeste, cortesane putane, cortesane da candella, da lume, +e de la minor sorte_. Una sola volta, e forse senza alcuna malizia, il +compilatore della statistica dimentica l'aridità del suo lavoro e +nota: "La casa di Leonardo Bertini habita Madonna Smeralda cura 3 +figlie _piacevoli_ cortegiane". +</p> + +<p> +Il tipo dell'elegante cortigiana, dell'Aspasia del cinquecento, è +l'Imperia, morta in Roma nel 1511 a soli ventisei anni, [9] ricordata +egualmente con ardore da storici e romanzieri, amata da Angelo del +Bufalo e da Agostino Chigi il famoso banchiere [10] celebrata da poeti +e letterati, e presso la quale adunavasi il fiore della romana +aristocrazia e convenivano uomini quali il Sadoleto, il Campani, il +Colocci. Ebbe per maestro Domenico Campana detto Strascino. Di altre +citansi le doti singolari: "Lucrezia Porzia, dice l'Aretino, pare un +Tullio, e sa tutto il Petrarca e il Boccaccio a memoria ed infiniti e +bei versi di Virgilio, d'Orazio e d'Ovidio e di molti altri autori" +[11]: la Squarcina conosceva benissimo il greco: la Nicolosa leggeva i +salmi in ebraico, e molte ancora che sarebbe ozioso il ricordare. +</p> + +<p> +Malgrado tutto ciò la cortigiana del cinquecento era pur sempre quella +del medio evo: tolta dall'ambiente che l'avvinceva, costringendola a +piegarsi al rinascimento classico, rimaneva di essa la donna nella +quale si alternavano tutti quei bassi sentimenti che erano diretta +conseguenza della vita che conduceva. Però qualche barlume di affetto +vero, potente, trovasi pur nella storia della cortigianeria: il Molza +ed il Bandello non erano alieni dal credere che la cortigiana potesse +veramente amare, noi, più scettici, crediamo con riserva a questo +amore che poteva esser cagionato da interessi troppo palesi e reali, +dubitiamo che la cortigiana avesse il cuore al di sopra della ragione, +mentre accettiamo senza dubbio alcuno il fatto che nella prostituta di +più bassa specie si rinvenisse l'amore nelle più forti sue +manifestazioni. È questo un fatto che si ripete continuamente anche ai +nostri giorni, e se discutibile dal lato psicologico, non cessa per +questo di essere men vero. Ricordasi l'Aragona innamorata del Varchi e +del Manelli: Camilla pisana dello Strozzi; Marietta Mirtilla del +Brocardo, ed una certa Medea che in morte di Ludovico dell'Armi veniva +consolata per lettera dall'Aretino; ma vogliamo proprio credere sul +serio all'amore ispirato alla cortigiana da letterati? Questi erano +allora come adesso, e come forse disgraziatamente lo saranno sempre, +più ricchi d'ingegno, di madrigali, di epistole che di quattrini, +esaltavano le cortigiane, dedicavano loro libri e capitoli e col +sacrificio dell'amor proprio ricambiavano i favori lor concessi: +Antonio Brocardo scrisse un'orazione in lode loro, il Muzio, il Tasso, +il Varchi esaltarono l'Aragona: il Molza, Beatrice spagnola: +Michelangelo Buonarroti, Faustina Mancina: Niccolò Martelli l'onorata +madonna Salterella; e le cortigiane si abbarbicavano a questi +letterati perchè da essi dipendeva in massima parte la rinomanza loro +[12]. La Tullia d'Aragona è quella che nelle sue rime lascia +maggiormente scorgere l'influenza dei letterati, sino a dubitare che +alcune di esse siano opera del Varchi stesso, e dà in pari tempo la +figura spiccata della strisciante cortigianeria che avviluppava anche +allora i più minuscoli principi. L'antitesi è in Veronica Franco della +quale daremo in breve le rime, divenute di meravigliosa rarità, +desiderio ardente e inappagato di bibliofili senza numero, orgoglio di +alcuni pochissimi più venturati [13]: essa è l'incarnazione della +donna libera del cinquecento ed è l'unica che canti liberamente i suoi +amori: non s'informa a platonismo o castità irrisori, ama per amare e +soddisfare i sensi, e i suoi liberi amplessi, dice il buon P. Giovanni +degli Agostini "con tal'arte seppe dipingerli e con tal frase +adornarli che servono agl'incauti di vigoroso solletico alla +concupiscenza [14] ". Tale non può essere oggi il parere di coloro che +si occupano seriamente della nostra letteratura: ogni pagina, bella o +brutta, sana o impura, che venga a chiarire la nostra rinascenza, non +è che contributo a lavoro maggiore, e come tale spero vorrà essere +accolta questa mia debole fatica. +</p> + +<p><br /></p> + +<p class="t3"> +* * * +</p> + +<p> +Della Tullia d'Aragona parecchi si occuparono, in questi ultimi tempi: +forse ne parlerà ancora il Bongi nel seguito de' suoi _Annali del +Giolito de' Ferrari_, editi dal Ministero della Pubblica Istruzione; +certamente poi il Biagi in altra edizione di un suo scritto apparso +nella _Nuova Antologia_ del 1886; ma stimo che la biografia della +poetessa poco abbia più da offrire a così insistenti e dotti +ricercatori, perchè la sua vita è quasi tutta delineata, e molto +nettamente per l'epoca nella quale visse e la vita nomade che ebbe a +condurre. In ogni modo augurando sempre nuova luce, basta al mio +assunto ritrarre in poche linee la vita della Tullia, servendomi anche +di documenti finora non messi a profitto dai due egregi scrittori. +</p> + +<p> +Il Crescimbeni [15], il Quadrio [16], il Mazzuchelli [17], il +Tafurri [18], e ultimo ancora Pietro Vigo [19] credettero la Tullia +napolitana; lo Zilioli [20] seguito dal Canestrini [21] e dal Labruzzi +[22] la dissero romana a ciò confortati, prima che altre testimonianze +venissero a luce, dalle precise dichiarazioni che Girolamo Muzio fa +nell'egloga _Tirrenia_ a lei dedicata [23]. Infatti la Tullia nacque +in Roma da Giulia Campana ferrarese [24] e dal cardinale Luigi +d'Aragona [25]. L'anno di sua nascita è ignoto: il Labruzzi e poi il +Biagi [26] considerando che nel 1519 il padre di lei era già morto e +che nel 1527 ella era già nota nel mondo galante, pongono la nascita +circa il 1505, basando anche tale congettura sulla novella VII degli +_Ecatommiti_ di Giovanni Battista Giraldi. Sta infatti che il Giraldi +finge sia raccontata la novella di Nana e Saulo nel 1527 al tempo del +sacco di Roma, ma vuolsi proprio accettare quella data senza dubbio +alcuno e su di essa basare deduzioni storiche, quando nella stessa +opera rinvengonsi altri episodi che forse non reggerebbero ad una +severa critica e sono falsati nelle date come quelli di Celio +Calcagnini e del Giovio? Non potrebbe il Giraldi aver fatto risalire +la partenza della Tullia al 1527 per acconciarvi quella pur strana e +sudicia novella, scritta molti e molti anni dopo il sacco di Roma e +che vide la luce, se non erriamo, solo nel 1565? A noi il Giraldi non +prova nulla; più fiduciosi in un passo dei _Ragionamenti_ dell'Aretino +che rivelano come l'anno 1519 la Giulia ferrarese partisse da Roma per +Siena con la sua _picciola figliuola_, siamo stimolati a credere +essere la Tullia nata sullo scorcio del primo decennio del decimosesto +secolo. +</p> + +<p> +Della giovinezza della nostra poetessa poche notizie giunsero sino a +noi; forse visse in Firenze circa il 1517 e 1518 [27], indi a Siena, +ove "imparò a parlare sanese" poi "vedendo la madre che costei haveva +di virtù principio grande considerò che Roma è terra da donne, e +massime che ella sapea l'usanza della corte e così l'ha fatta +cortigiana [28] ". E questo _principio grande di virtù_ era infatti +posseduto dalla Tullia, alla quale gli agî procuratile dal cardinale +d'Aragona avevano permesso di addestrarsi in tutte le arti della +seduzione, vivendo tra le delizie e le comodità d'una onorata fortuna +che l'amorevolezza del padre le aveva lasciata tendendo agli studi nei +quali fece tanto profitto che non senza stupore degli uomini dotti fu +sentita in età ancor fanciullesca disputare e scrivere nel latino e +nell'italiano cose degne di ogni maggior letterato, onde arrivando al +fine dell'età e accompagnando alla sapienza e virtù sua un'isquisita +delicatezza di maniere e di costumi, si acquistò il nome di +compitissima sopra ogni altra donna del tempo suo. Compariva con tanta +leggiadria in pubblico e con tanta venustà ed affabilità d'aspetto che +aggiungendovisi la pompa e l'adornamento degli abiti lascivi, pareva +non potersi ritrovare cosa nè più gentile nè più polita di lei. +Toccava gli strumenti musicali con dolcezza tale e maneggiava la voce +cantando così soavemente che i primi professori degli esercizi ne +restavano meravigliati. Parlava con grazia ed eloquenza rarissime, sì +che o scherzando o trattando davvero, allettava e rapiva a sè, come +un'altra Cleopatra, gli animi degli ascoltanti e non mancavano sul +volto suo sempre vago e sempre giocondo quelle grazie maggiori che in +un bel viso per lusingar gli occhi degli uomini sensevoli sogliono +essere desiderate [29]. +</p> + +<p> +La Tullia tornata in Roma certamente poco dopo la morte del padre vi +rimase, secondo ogni probabilità, e magari contro il malevolo Giraldi, +sino al 1531, e in questo stesso anno si recò a Ferrara ove conobbe +Girolamo Muzio. L'autore degli _Ecatommiti_ dà alla partenza da Roma +della Tullia, una ragione abbastanza disonorevole. Egli narra, come +convenendo in casa dell'Aragona parecchi giovani romani, uno di +questi, che chiama Saulo, invaghitosene al sommo, molto spendesse e si +adoperasse perchè a lei nulla venisse a mancare delle agiatezze nelle +quali era cresciuta. Dimorava nella stessa epoca in Roma un tedesco, +detto Gianni, uomo ricchissimo, ma così sudicio e pieno di lordura che +faceva nausea a solo vederlo; costui innamorato della Tullia, tanto +insistette che ottenne di essere compiaciuto di lei per una settimana +di seguito al prezzo di cento scudi per notte. La Tullia acconsentì; +non resse però che una sola notte tanto era il puzzo che esalava quel +ricco tedesco. Risaputosi ciò da Saulo e da' suoi amici, ne furono +sdegnati, e mai più vollero metter piede in casa dell'Aragona; talchè +ella vedendosi disprezzata e sfuggita, se ne partì da Roma. Il +Tiraboschi cita una satira di Pasquino contro di lei [30], dalla quale +parrebbe che si fosse diretta a Bologna, ma se veramente vi andasse, e +certo dopo il 1531, non si conosce, come del pari rimase sinora ignota +la satira summentovata. +</p> + +<p> +Che l'Aragona fosse in Roma nell'anno suddetto è chiaramente provato +da una lettera che Francesco Vettori scriveva da Firenze a Filippo +Strozzi li 14 Febbraio 1531. Questi chiamato in Roma da Clemente VII +sotto pretesto di rivedere alcuni conti, ma in realtà per aiutarlo a +introdurre in Firenze "un governo o vogliamo chiamarlo stato, nel +quale i magistrati della città governino in nome suo, in fatti il Duca +governò in tutto, [31]" scriveva al Vettori richiamandolo di aiuto e +consiglio; e questi rispondendo conchiudeva: "E perchè mi scrivete con +la Tullia accanto, non vorrei la leggessi similmente con essa accanto, +perchè amandola voi come femmina che ha spirito, perchè per bellezza +non lo merita, non vorrei mi potesse nuocere con qualcuno di quelli +ch'io nomino. Io non sono per ammonire Filippo Strozzi, ancorachè, se +le ammonizioni ricorregghino, non avete aver per male essere ammonito, +ma ho inteso di non so che cartelli e di sfide andate a torno che mi +hanno dato fastidio pensando che un par vostro, uomo di 43 anni, +voglia combattere per una femmina, e benchè io creda sareste così atto +all'arme come siete alle lettere ed a ogni altra cosa dove ponete la +fantasia, non vorrei di presente vi metteste a questo pericolo di +voler combattere per causa tanto leggiera; e vi ricordo che degli +uomini come voi ne nascono pochi per secolo; e questo non dico per +adulazione. Assettate le faccende vostre e poi tornate a rivederci". +Pare che il consiglio del Vettori riuscisse caro e salutare allo +Strozzi: in un cartello di sfida che conservasi in un codice +Rinucciniano, ed è di quell'anno stesso in vano si cercherebbe il suo +nome tra i sei campioni della Tullia [32]. +</p> + +<p> +Partita da Roma, la Tullia si recò certamente a Ferrara, ed ivi reduce +di Francia capitava poco dopo il Muzio; nel 1535 era a Venezia ove +nacque la sorella Penelope [33], e nel 1537 nuovamente a Ferrara +seguendo di pochi giorni l'arrivo in questa città della marchesa di +Pescara. Conobbe certamente allora il sanese Bernardo Ochino che +appunto nella quaresima avea predicato ivi con mirabile fervore, e gli +diresse il sonetto XXXV trattandolo poco cortesemente, e chiamandolo +arrogante, perchè avea dal pergamo fulminato "le finte apparenze, e il +ballo, e il suono", dono fatto da Dio agli uomini "ne la primiera +stanza". Nello stesso anno le accadde una strana avventura, narrata da +un Apollo novellista alla marchesa Isabella d'Este con lettera dei 13 +giugno [34], e tale avventura servì mirabilmente per porla in buona +vista, formare quella reputazione di onesta che la fama e le +pasquinate avevano molto deteriorata, radunarle intorno un'eletta +schiera di poeti e gentiluomini che adulandola, corteggiandola, +facessero dimenticare il suo passato poco onorevole per riconoscere +solo in lei la poetessa, la letterata, la discendente di sangue reale: +e riuscì in massima parte; il Muzio e il Bentivoglio le profusero lodi +e adulazioni in rima e in prosa, e la Tullia era posta al di sopra di +Vittoria Colonna. Ancora una volta la cortigiana trionfava. +</p> + +<p> +Da Ferrara la Tullia ritornò forse a Venezia, almeno così il _Dialogo_ +dello Speroni fa credere; poi a Siena ove si accasò nel 1543 [35]. I +documenti senesi che riguardano la Tullia dànno a conoscere una +circostanza abbastanza seria per non essere lasciata senza esame e +cioè che ella era, legalmente almeno, figlia di Costanzo Palmieri +d'Aragona; ed infatti nell'atto di matrimonio è detta _Tullia Palmeria +de Aragonia_, ed in altro documento ancor più chiaramente "_Filia +quondam Constantii de Palmeriis de Aragona_". In base a tali +documenti, eliminando del tutto l'ipotesi che ella fosse stata +adottata da un Palmieri, conviene credere ad un matrimonio della +Giulia Ferrarese, al quale non possiamo dare, neppure per +approssimazione, una data qualsiasi. L'Aretino, il Domenichi, il +Franco che citano la Giulia e ne parlano spesso diffusamente, mentre +dànno particolari su altri amanti tacciono affatto di tale matrimonio; +neppure un barlume ne apparisce nelle rime della Tullia e nelle +lettere che di lei ci pervennero; parlando della propria famiglia dice +_mia madre, mia sorella, ed io_; tace il Muzio, che, pur dando la +paternità del cardinale d'Aragona alla Tullia, nulla impediva potesse +parlarne nell'egloga dedicata alla Penelope nata molti anni dopo; ne +tacciono assolutamente tutti i biografi. Ed apparisce del pari per la +prima volta, almeno così ci consta, una casata Palmieri che abbia +aggiunto il nome d'Aragona al proprio; rimangono tracce dei +Piccolomini-Aragona, dei Tagliavia-Aragonia, dei _de Aragonia_, +romani, ma nessuna dei Palmieri-Aragona. Questa casata non viene poi +più a luce nè sulla tomba della Penelope che porta solo il nome di +Aragona, nè nel testamento della Tullia ove non sono più mentovati nè +padre, nè madre, nè marito. Una volta ancora, innanzi all'arida +autenticità dei documenti, si oppone la tradizione, ferma, costante; +essa vuole la Tullia figlia del cardinale d'Aragona e nel fatto nulla +varrà a scemarla. Su questo padre più o meno putativo, che apparisce +quasi per sua disgrazia, molte sarebbero le supposizioni a farsi; era +forse un familiare del cardinale d'Aragona che acconsentì a sposare la +Giulia Campana a prezzo d'oro, o qualche vanitoso che a scapito del +suo amor proprio con l'acquisto della Tullia aggiunse al suo il casato +degli Aragonesi? in ogni modo è assolutamente da escludere che quel +_de Aragonia_ stia lì per fissaril luogo natio di quel buon Palmieri. +Non ci peritiamo rispondere a quesìti così ardui ed anche inutili; +bastano per noi tutte le testimonianze dei contemporanei a stabilite +che la poetessa fu, pure illegittimamente, del sangue d'Aragona. +</p> + +<p> +Sembra che in Siena ella fosse perseguita da malevoli che l'accusarono +agli Esecutori Generali di Gabella di vestire e portare ornamenti +vietati alle meretrici dagli statuti del Comune; fu agitato per ciò un +processo nel febbraio del 1544, dal quale constando la vita onesta e +morigerata della Tullia, le fu permesso di vestire ed abitare al pari +di altre persone nobili ed oneste [36]. Non cessò per questo la +malevolenza contro la Tullia e nell'agosto dello stesso anno [37] fu +ancora denunciata per aver portato la sbernia il giorno di Pasqua, e +tra i denunziatori apparisce Ottaviano Tondi, novesco, causa di +torbidi in Siena per avere ucciso uno di parte popolare [38], e che la +Tullia pianse morto un anno appresso in un sonetto diretto al fratello +Emilio [39]. Certo ella ignorava il servizio che il buon novesco +aveva tentato di renderle. +</p> + +<p> +Sullo scorcio del 1545 la Tullia se ne venne a Firenze ove contrasse +stretta amicizia col Varchi, col Martelli e parecchi altri, dei quali +ci rimasero testimonianze nelle rime e nelle lettere di lui edite dal +Biagi e dal Bongi [40]. E qui ancora doveva essere perseguitata dalle +severe leggi sui costumi e sugli _ornamenti et habiti degli huomini e +delle donne_. Il 19 ottobre 1546 il Duca Cosimo promulgava una di +quelle leggi [41], ma la Tullia che credeva oramai per la fama di +poetessa di non essere più compresa nel ruolo delle cortigiane, non se +ne diè per intesa, sin che nell'aprile dell'anno appresso fu invitata +dal Magistrato ad ottemperare alla legge mettendo sul vestito qual +cosa di _giallo_ che doveva servire a distinguerla dalle oneste +gentildonne. La Tullia ricorse a D. Pietro di Toledo nipote della +duchessa Eleonora, che la consigliò presentare alla Duchessa una +supplica unita ai sonetti a lei scritti da illustri letterati, a +significare l'errore del magistrato di giustizia nell'annoverarla tra +le cortigiane. Per correggere la supplica, se non per averla bell'e +fatta ricorse la Tullia al Varchi [42], ed il dabben uomo volentieri +si prestò a tanto urgente favore, e della Tullia non è forse nel +seguente documento che il nome solamente. +</p> + +<p> + "Ill.ma ed Ecc.ma Sig.ra Duchessa,<br /> +</p> + +<p> + "Tullia Aragona, umilissima servitrice di V. E. Ill.ma, essendo + rifugiata a Firenze per l'ultima mutazione di Siena, e non facendo i<br /> + portamenti che l'altre fanno anzi non uscendo quasi mai da una camera + non che di casa, per trovarsi male disposta così dell'animo come del + corpo, prega V. E. affine che non sia costretta a partirsi, che si + degni d'impetrare tanto di grazia dall'Eccell.mo ed Ill.mo S.or Duca + suo consorte, che ella possa se non servirsi di quei pochi panni che + le sono rimasi per suo uso, come supplica nel suo capitolo, almeno + che non sia tenuta all'osservanza del velo giallo. Ed ella, ponendo + questo con gli altri obblighi molti e grandissimi che ha con S. E., + pregherà Dio che la conservi sana e felice". +</p> + +<p> +La cortigiana ottenne favore presso la duchessa; Cosimo scrisse di suo +pugno sull'istanza "_Fasseli gratia per poetessa_"; e queste parole +sono autenticate dalla soscrizione di Lelio Torelli, ministro del +granduca. I luogotenenti del duca rilasciarono quindi all'Aragona, in +data 1 maggio 1547, copia della deliberazione nella quale riconoscendo +"la rara scientia di poesia e filosofia che si ritrova con piacere di +pregiati ingegni la detta Tullia Aragona venga fatta esente da tutto +quello a che ell'è obbligata quanto al suo abito, vestire e portamento +[43] ". Un anno appresso, e precisamente nell'ottobre, scriveva al +Varchi annunziandogli la sua partenza, gli mandava in dono _un paio di +colombi, due fiaschi d'acqua ed uno di malvagia, una saliera di +alabastro_, e da lui toglieva commiato per sempre con lettera che il +Varchi avrà certamente preso per buona moneta; partiva quindi per +Roma, dove il primo di febbraio del 1547 veniva a morte la sorella +Penelope, seguita poco appresso dalla madre. La Tullia abitava in +Campo Marzio nel palazzo Carpi, e nel libro della _Tassa fatta alle +cortigiane per la reparatione del ponte_ (Rotto) [44] consta che ella +pagava di pigione 40 scudi (in ragione tassata per scudi quattro) ed è +una delle cortigiane che pagava di più; poche giungono ai cinquanta +scudi, rare quelle che superano tal somma: evidentemente le condizioni +finanziarie della Tullia non erano troppo rilassate, e non crediamo, +come dubita il Bongi, che il poco profitto da lei ritratto in Firenze +ed il desiderio di far esordire la Penelope nella più vasta e ricca +scena di Roma fosse causa della sua dipartita di colà; nulla accenna +pertanto avere la Penelope esordito nella triste carriera, anzi +l'essere ella morta non ancora quattordicenne fa credere, magari con +un poco d'ottimismo, che il desiderio della Giulia Campana forse più +che della Tullia, se esistito, non rimase che semplice desiderio. +</p> + +<p> +La Tullia visse certamente in Roma sino all'epoca di sua morte, che +avvenne il 12 o 13 marzo del 1556. Era andata ad abitare nel rione +Trastevere, in casa dell'oste Matteo Moretti da Parma, ed ivi il 2 +marzo dello stesso anno dettava le sue ultime volontà al notaio +Virgilio Grandinelli[45] Morta la Tullia ed apertone il testamento +alli 14 di marzo, Pietro Ciocca in suo nome e per gli esecutori +testamentari mons. Antonio Trivulzio vescovo di Tolone e Mario +Frangipane, chiese all'auditore della Camera Apostolica un tutore per +il giovinetto Celio. Tale ufficio fu conferito a D. Orazio Marchiani +chierico pistoiese. Redatto l'inventario della roba lasciata dalla +Tullia si procede alla vendita secondo le sue volontà; gli ori e le +gioie furono acquistati dagli orafi Pompeo Fanetti a Santa Lucia della +Chiavica, Maurizio Grana piemontese e Francesco Alarçon spagnolo al +Pellegrino; la mobilia da Giovanni Battista della Valle fiorentino e +Francino Francini d'Arezzo rigattiere a Monte Giordano. A quest'ultimo +toccò in un con gli arnesi di cucina "una cassa vecchia nella quale +c'erano trentacinque libri tra volgari e latini di più et diverse +sorte, et tredici di musica tra usati, vecci, et stracciati et diverse +altre carte et libri già stracciati". Ai singoli legati fu adempiuto +con rogiti speciali; in uno di questi Celio non solo _herede_ della +Tullia ma _figliuolo_ è chiamato. Di questo Celio e del Marchiani +nessuna notizia giunse sino a noi; forse lasciarono Roma, ed il +tutore, pistoiese, riedendo alla nativa citta, avrà menato seco il +fanciullo: è certo che di essi perdesi la traccia dopo la morte della +Tullia, nè le carte dell'archivio romano, esaminate dal cav. +Corvisieri, ci possono dire quale sia stata la sorte del fanciullo. +Che il padre fosse lo stesso Ciocca come altri supposero, non +crediamo, parendoci allora superflua la nomina di un tutore, e dovendo +in tal caso ammettere che il Celio fosse nato in Roma dopo il 1547, +cosa molto improbabile e per le condizioni fisiche della Tullia e per +l'appellativo di _giovinetto_ che viene dato al Celio, come ancora non +lo supponiamo figliuolo del Guicciardi. L'Aragona conobbe forse il +Ciocca in Venezia, essendo questo al servizio del Cornaro, ma a tale +epoca non può risalire la nascita di Celio; dubitiamo anzi, sempre +però su deduzioni, che la nascita di questo fanciullo fosse causa +della dipartita dell'Aragona da Firenze. +</p> + +<p> +La Tullia era di alta statura, non bella ma piacevole [46], gli occhi +bellissimi e splendidissimi, e "nei movimenti loro una certa forza +vivace che parea gittassero fuoco negli altrui cuori", forza provata +dal Muzio che cantava: +</p> + +<p> +.....occhi belli, occhi leggiadri, occhi amorosi e cari,<br /> + più che le stelle belli e più che il sole,<br /> +</p> + +<p> +i capelli finissimi di un biondo oro, esaltati spesso da' suoi +ammiratori, tra i quali il cardinale Ippolito de' Medici, al quale la +porpora non impediva di bruciare innanzi alla bella Aragonese il suo +granello d'incenso cantando: +</p> + +<p> + se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro,<br /> + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti,<br /> + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti<br /> + co 'l riso, ond'io m'incendio e mi scoloro...<br /> +</p> + +<p> +Nella pinacoteca Tosio di Brescia è conservato il ritratto della +poetessa dipinto da Alessandro Bonvicino detto il _Moretto_, altri due +veggonsi nell'edizione delle _Rime_ fatta dal Bolifon e nel vol. XII +del _Parnaso italiano_. Di questi ultimi quale sia il valore non +possiamo certo dire. +</p> + +<p> +Tra i molti adoratori che ebbe a vantare la Tullia, Girolamo Muzio fu +certo uno dei più costanti e veritieri, e benchè quando fu preso +d'amore avesse oltrepassati i quarant'anni, si sente dalle sue rime +che quell'affetto era serio e sincero, e che i versi esprimevano molto +meno di quel che il cuore sentiva; dedica alla Tullia le sue egloghe +_Amorose_ che in realtà parlano assolutamente di lei sola, e del suo +amore non cela nè gli ardenti desideri nè le bramate conquiste. Con un +verismo poco desiato certo da qualsiasi donna, anche abituata alla +rilassatezza della vita di Ferrara, egli diceva alla Tullia: +</p> + +<p> + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia<br /> + raccogli quel che con le braccia aperte,<br /> + disioso t'aspetta, e nel tuo grembo<br /> + ricevi lieta l'infocato amante;<br /> + stringi e 'l bramoso amante, e strette aggiungi<br /> + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto<br /> + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto<br /> + il vivo fiore ispira a le sue brame.<br /> + Le belle membra tue, morbide e bianche,<br /> + ad Amor le consacra; ed al tuo amante,<br /> + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta,<br /> + con lui cogli d'amore i dolci frutti.<br /> +</p> + +<p> +Ma ben presto il Muzio recatosi a Milano in missione per il Duca +Ercole d'Este, fu obliato, almeno per del tempo, e sostituito dal +Bentivoglio; passata poi la Tullia da Ferrara a Venezia, Bernardo +Tasso prese il posto dei precedenti, almeno così ci lascia credere lo +Speroni che nel suo _Dialogo_ la introduce "a far l'amore con lui, +presenti ed accettanti Nicolò Grazia e un altro spasimante Francesco +Maria Molza"; indi a Firenze variò tra il Varchi, Ippolito de' Medici, +il Tolomei, il Fracastoro, il Martelli, il Lasca, il Mannelli e lo +Strozzi. +</p> + +<p> +Vario e non sempre imparziale fu il giudizio dei contemporanei e dei +posteri verso l'Aragona; aspro e satirico spesso sino a dare diritto +di vilipenderla all'Aretino [47] e al Razzi [48]; buono e cortese +ancora, come le testimonianze del Nardi e del Muzio. Il Nardi, +tradotta in lingua toscana un'orazione di M. T. Cicerone (Venezia +1536) ne indirizzava un esemplare a Gian Francesco della Stufa con +incarico di presentarlo alla Tullia _che per sè stessa oggi +dirittamente da ogni uomo è giudicata unica e vera erede così del nome +e di tutta la tulliana eloquenza_; Girolamo Muzio che si consolò del +matrimonio della Tullia sposando circa il 1550 una damigella d'onore +di Vittoria Farnese duchessa d'Urbino, nella lettera dedicatoria +premessa al _Trattato del matrimonio_, scriveva: _Già avviso di vedere +in voi quella donna la grazia della cui vergogna, come si legge +nell'Ecclesiastico [49], è più che oro preciosa... Tale avviso che +dovete esser voi facendo in tal guisa al mondo manifesto che della +vostra passata vita ne è stata cagione necessità, et di questa la +vostra libera volontà: che nel passato vi ha trasportata fortuna e che +hor vi governa la vostra virtù_. +</p> + +<p> +Frutto d'amore, ella visse sacra all'amore e nulla varrebbe a scusarla +della poca onestà della sua vita; ma se è pur vero che gli abbietti +trionfando della loro caduta trovano i buoni che li ricoprono, +concediamo a lei le attenuanti dell'esempio: e di esempio ne ebbe a +sufficienza, e per l'ambiente viziato nel quale nacque e visse, e +nella stessa madre che allegramente dava alla luce figliuoli sino al +1535 e con la massima indifferenza li intitolava d'Aragona dopo sedici +anni che il povero cardinale era andato all'altro mondo. +</p> + +<p class="t3"> +* * * +</p> + +<p> +Tenuto conto delle condizioni in cui svolgevasi la poesia nel XVI +secolo, le rime dell'Aragona non mancano certo di pregio; quantunque +ancor essa che "volle avere il suo canzoniere [50]" non eviti quella +freddezza che nasce da ogni ripetizione, quella noia che s'ingenera +dalla descrizione di una passione misurata su i precetti rettorici e +smentita dal fatto e dai costumi. La Tullia fu petrarchista della +miglior acqua, e non poteva certo essere altrimenti; il Petrarca era +l'idolo al quale si prostesero quasi tutti i rimatori del cinquecento +ed il modello su cui si formarono, ricavando stima maggiore chi +imitasse più servilmente il cantore di Laura, rubandone al tempo +stesso il pensiero e la forma. Tutte le cortigiane letterate del +cinquecento furono petrarchiste, se per altri il Petrarca era +l'oracolo del purismo, per esse non rappresentava che la teorica +dell'amore; quest'amore ideale o platonico, di Venere celeste, era +cantato su tutti i toni, salvo poi ad avere, di altro amore, una più +ampia e sicura conoscenza, e tale influenza, per donne quali +l'Aragona, la Franco, la Stampa è spiegata dalla stessa relazione del +petrarchismo con la cortigianeria. Un Petrarchino di piccolo formato, +di edizione elegante era indispensabile al cortigiano effeminato e +strisciante, i leggiadri cavalieri di Roma mostravansi per via +"andando soavi soavi co' loro famigli a la staffa, su la quale +tenevano solamente la punta del piede, col Petrarchino in mano, +cantando con vezzi [51] ", ed i vagheggini più aridi e stucchevoli, +appena ricevuto un sorriso della donna amata correvano "a casa a +comporre una sestina, un madrigaletto, dove il cieco d'Adria non +s'accorge che la mariuola gli ha furfato in versi, senza essere +discoverta da nessuno". Dell'amore teoretico il Petrarca era il gran +maestro per pratica e per scienza; il suo canzoniere si allontana da +quell'amore pratico del cinquecento che si svolge in brutale +sensualità, e in una brama di appetiti animali trascinarono la società +nella più completa dissolutezza, nelle forme più sozze delle +aberrazioni e del vizio; esso risponde all'amore intellettuale, +richiesto dall'umanesimo, che veniva considerato quale anello di +congiunzione con l'amore divino, e della cui infinità tratta l'Aragona +in un suo dialogo [52]. Al contrario della Franco che canta l'amore +dei sensi, l'Aragona è tutto ideale, tutto spiritualismo; i suoi +affetti vogliono rasentare il cielo, e solo raramente trovasi qualche +accenno alla triste sua vita; è invasa dalla manìa di passare ai +posteri insieme ai letterati che ella canta, cerca ogni maniera di +ricoprire la cortigiana con la poetessa, ed eleva i suoi canti +indistintamente a tutti, principi e cardinali, letterati e soldati, +uomini serii e burloni quali il Lasca; per lei l'uomo, essere animato, +è nulla: la fama di un uomo, il tutto; il solo affetto per il giovane +Mannelli si può credere sincero, tutte le altre proteste che inficiano +le rime e quei sonetti che cambiato indirizzo, giravano d'adoratore in +adoratore in edizioni stereotipe e consolavano tanto il Muzio che il +Martelli [53], fanno a buon diritto dubitare di tutte queste +espansioni cantate così altamente e serenamente. E la manìa +dell'Aragona è anche spiegabile in altro senso. Cessate le seduzioni +della bellezza tentava con l'arte di riunire la compagine di quegli +adoratori che si venivano allontanando, e con la musica, il canto, le +lettere cercare di sostenere i bisogni della casa: le sue rime sono +spesso forzate, e la eco dell'onda classica da Orazio a Virgilio, da +Dante a Petrarca viene spesso ad alimentare l'agonia di una vita +finita. Delle imitazioni al Petrarca, evidentissime e nel pensiero e +nello stile, ne citeremo solo alcune poche a titolo di saggio [54]. +</p> + +<p> +Sonetto X, v. 12-15: +</p> + +<p> + E se quassù giungesser gli occhi vostri,<br /> + vedendo fatto me novo angeletto<br /> + qui bramareste, e non vedermi in terra.<br /> + (PETRARCA, Madrigale III, v. 1-2).<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto XXXI, v. 7-9: +</p> + +<p> + E l'alto Iddio lodar ben spesso suole,<br /> + dopo l'aspra fortuna,<br /> + spaventato nocchiero al porto intorno.<br /> + (PETRARCA, Sonetto C, v. 1-2).<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto XXXVIII, v. 12-14: +</p> + +<p> + Non contenda rea sorte il bel desìo,<br /> + che pria che l'alma del corporeo velo<br /> + si scioglia, sazierò forse mia brama.<br /> + (PETRARCA, Sonetto IX, v. 12-14).<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto XLII. +</p> + +<p> + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva<br /> + l'interno duol, che il cuor lasso sostiene;<br /> + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene,<br /> + in guerra eterna di vostr'occhi viva.<br /> + (PETRARCA, Canzone XV)<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto XLIV, v. 13-14: +</p> + +<p> +...volgendo a Roma 'l viso e a lei le spalle, + se vuol l'alma trovar col corpo unita.<br /> + (PETRARCA, Sonetto LXXXI, v. 3-4).<br /> +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +Sonetto LI, v. 12-14: +</p> + +<p> + Benchè vostro valor eterna fama<br /> + per sè vi acquisti, caro mio signore,<br /> + quanto 'l sole gira e Battro abbraccia e Tile.<br /> + (PETRARCA, Sonetto XCVI, v. 9-11).<br /> +</p> + +<p> +Della Tullia giunsero a noi un _Dialogo dell'infinità di amore_ [55], +giudicato "uno dei dialoghi più vivi che noi abbiamo, nell'ordine più +basso degli scritti letterari del secolo decimosesto..... per una +certa franchezza e disinvoltura, e anche talvolta per una certa +saporita fiorentinità ch'ella attinse per avventura dal suo consorzio +coi fiorentini e singolarmente col Varchi", ed un poema in ottava +rima: _il Meschino e il Guerino_ [56]. Il Crescimbeni fa di questo +poema elogi sperticati, dicendo che "nella tessitura può paragonarsi +all'Odissea di Omero [57] ", esso però è così inverosimile e contrario +tanto alla storia, alla cronologia, alla geografia, e con buona pace +dell'ottimo abate, anche al buon senso, che non sappiamo invero +trovarvi alcuna analogia con l'opera dell'Omero; lo stile ne è +trascurato, e spesso conviene lavorare di serio proposito per +raccapezzare il senso di qualche ottava, i canti, trentasei in tutto, +appaiono disordinati e spesso senza nesso tra loro. La Tullia avverte +che trasse il poema da un vecchio romanzo spagnuolo in prosa, ma +certamente ella si servì di una traduzione e non del testo originale +che vuolsi scritto in italiano [58]. L'Aragona nella prefazione di +questo poema si scaglia contro il Boccaccio, e mentre lo compassiona +perchè non seppe eleggere il verso a forma del _Decamerone_, lo accusa +che _tante sue scellerate_ novelle scritte con altrettante _scellerate +parole_, servendo solo a demoralizzare e rendere ridicoli i più santi +vincoli della società, siano impossibili a leggersi, senza frutti +nocivi, da maritate e nubili, vedove e monache, e persino cortigiane. +Questi scrupoli che parrebbero curiosi nella Tullia, sono da ella +medesima spiegati, non essendo cosa nuova che ad una donna per +necessità o per altra mala ventura sua sia avvenuto di cadere in +errore del corpo suo e tuttavia si disconvenga non men forse a lei che +alle altre l'essere disoneste e sconcie nel parlare e nelle altre +cose; ed ella, contrariamente al Boccaccio, vuole scrivere per tutti, +il suo poema potrà essere dato in mano alla più pudica donzella senza +alcun pericolo, volendo con esso porre un debole argine a +quell'invadente corruttela che ogni dì spandeasi con maggior forza e +brutalità, e pur sempre per opera dei letterati ed anche degli +_umanisti_. L'idea della Tullia, se togliesi quella sfuriata contro +l'umanismo che proprio non aveva a che fare, non era cattiva e +sinceramente credette averla attuata col suo _Guerino_; dichiarandosi +di tutto debitrice a Dio solo "dal quale solo viene ogni bene e da cui +solo io riconosco questa gran grazia d'avermi in questa mia età non +ancor soverchiamente matura, ma giovenile e fresca, dato lume di +ridurmi col cuore a lui e di desiderare e operare quanto posso che il +medesimo facciano tutti gli altri così uomini e donne". Ma Dio non +aveva proprio nulla a che vedere col _Guerino_, ed è proprio il caso +di ripetere che quantunque il diavolo si vesta da frate, quattro dita +di coda gli spuntano sempre sotto la tonaca; infatti ciò che la Tullia +narra del cavaliere di Durazzo, di Brandisio e della figlia +dell'albergatore nel canto VIII [59], e di Pacifero innamorato di +Guerino nel canto X [60], non è roba atta a far mettere il poema +vicino al libro di devozione di una vergine o di una monaca. E pur +tale era lo scopo. +</p> + +<p> +In produzioni di uno stesso autore, apparse anche a distanza di molti +anni l'una dall'altra, ritrovasi sempre qualche analogia, qualche +difetto, alcun che di speciale, quasi direbbesi di proprio, che le +riavvicina e riunisce; nulla di ciò tra il _Guerino_ e le _Rime_, anzi +una succinta critica forse allontanerebbe molto l'uno dalle altre. +Quantunque non sia il caso ora di formare tale confronto ed esaminare +a fondo il _Guerino_, non possiamo esimerci dal notare come la +prefazione posta innanzi al poema ci abbia fatto triste impressione, +fino a crederla apocrifa per ragioni che crediamo buone od almeno +meritevoli di esame. Il Ranieri che pubblicò il poema nel 1560 dicendo +di averne curato l'edizione sul manoscritto originale _già da parecchi +anni da lui posseduto_, non fa parola dell'Aragona che era morta nel +1556, e si profonde solo in ampie ed ampollose proteste cercando di +formare una dedica alla quale, per essere di qualche valore, manca +solo un poco di senso comune. E quel _parecchi_, posto lì per indicare +un lasso di tempo non superiore ai tre anni è per lo meno superfluo: +nè più lungo spazio di tempo crederemmo possibile ammettere perchè è +abbastanza ragionevole il supporre che l'Aragona avesse sino alla +morte conservato presso di sè quel lavoro. Il ricordo ancora che i +libri e le carte andarono in mano di un modesto rigattiere, non è +privo di valore; se il manoscritto del _Guerino_ era tra la roba +acquistata da Francino Francini, uomo probabilmente ignorante e privo +di criterio letterario, la sorte del manoscritto era assicurata: +finiva in qualche bottega di droghiere o salumaio. Converrebbe adunque +credere che o il manoscritto fosse tra le carte devolute a Celio +figliuolo dell'Aragona o che la Tullia ne avesse fatto un dono al +Ranieri qualche anno prima; ma ancora queste due supposizioni +rasentano l'assurdo. Il testamento della Tullia che pure è tanto +minuzioso e preciso nei lasciti e legati, non accenna a carte ed altri +documenti spettanti al Celio; nè la Tullia poteva donare il +manoscritto al Ranieri o ad altri che a lui lo passassero, perchè dal +momento che ne aveva condotto a termine anche la prefazione, era certo +desiderio suo di darlo alle stampe, e per il nome che godeva e +l'appoggio dei letterati che facevanle corona non sarebbe stato +difficile trovare un tipografo che ne assumesse l'edizione. Se +dobbiamo pur credere alla dichiarazione della Tullia di avere composto +il poema "in età ancor giovenile e fresca", quando erasi decisa di +darsi a Dio, conviene di necessità ammettere che ella l'avesse scritto +in Siena poco appresso il suo matrimonio col Guicciardi, o in Firenze; +mai in Roma ove tornando per l'ultima volta nel 1547 non era più in +età giovenile e fresca, e l'essere ascritta nel ruolo delle cortigiane +pubbliche non era il migliore indizio dell'essersi data a Dio. Anche a +questa ipotesi si oppone una seria obbiezione. Era possibile +all'Aragona dare ad intendere agli eruditi, massime fiorentini, di +aver tratto il _Guerino_ da un romanzo in prosa spagnuolo? Pure ciò +afferma nella prefazione, e se il poema non corrisponde esattamente al +_Guerino_, in prosa, romanzo cavalieresco del ciclo della Tavola +Rotonda, è indiscutibile che da questo ne trasse in massima parte le +idee. Nessuno ignora la rinomanza che il _Guerino_ ebbe nei secoli XV +e XVI; all'epoca dell'Aragona ne erano già state fatte sei edizioni +[61], ed è certo sopra una di queste che fu condotta la riduzione in +rima. In conclusione non rifiutiamo al _Guerino_ la maternità +dell'Aragona, la sua differenza con le _Rime_ non è prova sufficiente +a porre dei dubbi; respingiamo però assolutamente quella prefazione +che non è, nè poteva essere della Tullia. +</p> + +<p> +Per la ristampa delle rime abbiamo usato l'edizione prima, Venezia +1547 (A) servendoci per le varianti delle edizioni di Venezia, 1549, +(B): ivi, 1560 (C): Napoli, 1593 (D): e delle _Rime_ raccolte dalla +Bergalli-Gozzi (E): le abbiamo fedelmente riprodotte, salvo allorchè +gli errori erano evidenti, respingendo allora in nota la lezione +originale; quando le varianti assumevano importanza assoluta, come per +i componimenti tratti dai codici vaticano magliabecchiano, abbiamo +stimato necessario riprodurre entrambe le lezioni avvertendo di +collocarle l'una a lato dell'altra. +</p> + +<p><br /><br /></p> + +<p> +_Dalla R. Biblioteca Vallicelliana +</p> + +<p> +maggio 1891._ +</p> + +<p> +ENRICO CELANI +</p> + +<p><br /></p> + +<p> +NOTE: +</p> + +<p> +[1] =Graf A.= _Atraverso il cinquecento_. Torino, Loescher, 1888, pag. + 215 e seg.--Nell'_Hermaphroditus_ del =Panormitano= (1471) + _(Quinque illustrium postarum_, =Antonii Panormitani=, etc. _lusus + in Venerem_, Parigi, 1791), la cortigiana non apparisce ancora, + come neppure ne è parola in =Giano Pannonio= (1472) _Poemata_, + Trajecti ad Rhenum, 1784. +</p> + +<p> +[2] "Avetemi inteso voi donne? Che alla barba di tutti i sodomiti io + voglio tenere colle donne, e dico che la donna è più pulita e + preziosa della carne sua che non è l'uomo; e dico, che se egli + tiene il contrario, egli mente per la gola" (=S. Bernardino=, + _Prediche volgari_, ed. =Bongi=, pag. 380). +</p> + +<p> +[3] Le opere fatte da lui circa la osservanza dei buoni costumi furono + santissime e mirabili, nè mai in Firenze fu tanta bontà e + religione quanta a tempo suo... la sodomia era spenta e + mortificata assai; le donne in gran parte lasciati gli abiti + disonesti e lascivi; i fanciulli quasi tutti lavati da molte + disonestà e ridutti ad uno vivere santo e costumato... portavano i + capelli corti e perseguitavano con sassi e villanie gli uomini + disonesti e giocatori e le donne di abiti troppo lascivi. + (=Guicciardini=, _Storia, fiorentina_, cap. XVII) +</p> + +<p> +[4] =Piccolomini A.= _Istituzione di tutta la vita, dell'uomo nato + nobile et in città libera_. Venezia, 1552. +</p> + +<p> +[5] =Garzoni T.= _La piazza universale di tutte le professioni del + mondo_. Venezia, 1587, discorso LXXIV, pag. 597. +</p> + +<p> +[6] =Garzoni T.= Op. Cit., discorso LXXV, pag 605. +</p> + +<p> +[7] Giovanni Burchkardt maestro di cerimonie di Alessandro VI narra + come l'ultimo d'ottobre 1501 cenarono nel palazzo apostolico, col + Valentino, cinquanta cortigiane, le quali dopo cena danzarono + ignude e diedero altre prove di valentia in presenza di Alessandro + VI e della Lucrezia Borgia. "In sero fecerunt cenam cum duce + Valentinense in camera sua, in palatio apostolico, quinquaginta + meretrices honeste cortegiane nuncupate, que post cenam + coreaverunt cum servitoribus et aliis ibidem existentibus, primo + in vestibus suis, denique nude. Post cenam posita fuerunt + candelabra communia mense in candelis ardentibus per terram, et + projecte ante candelabra per terram castanee quas meretrices ipse + super manibus et pedibus; unde, candelabra pertranseuntes, + colligebant, Papa, duce et D. Lucretia sorore sua presentibus et + aspicientibus. Tandem exposita dona ultima, diploides de serico, + paria caligarum; bireta, et alia pro illis qui pluries dictas + meretrices carnaliter agnoscerent; que fuerunt ibidem in aula + publice carnaliter tractate arbitrio praesentium, dona distributa + victoribus". _Diarium sive rerum urbanorum commentarii_, Parisiis, + 1883-1885, tom. II, pag. 443, tom. III, pag. 167). +</p> + +<p> +[8] =Armellini M_.= Un censimento della città di Roma sotto il + pontificato di Leone X tratto da un codice inedito dell'Archivio + Vaticano_. Roma. Befani, 1887. +</p> + +<p> +[9] Cfr. =Bandello=, _Novelle_, parte III, nov. XLII; =Valery=, + _Curiosités et anecdotes italiennes_, Paris, 1842; =Giovio P.=, + _De piscibus romanis_, cap V; =Forcella V.=, _Iscrizioni delle + chiese di Roma_, Roma, 1878. Per l'epitafio che dicesi posto sulla + sua tomba crediamo siasi roppo facilmente accettata la tradizione + che fosse in S. Gregorio; oltre la stranezza della lapide che + certo non faceva bella figura in una chiesa, è oramai accertato + che se pure l'epitafio fu composto non fu mai elevato sulla tomba + dell'Imperia. +</p> + +<p> + Di lei scrive il Bandello (op. cit, nov. XLIII): "Tra gli altri + che quella (Imperia) sommamente amarono fu il signor Angelo del + Bufalo, uomo della persona valente, umano, gentile e ricchissimo. + Egli molti anni in suo poter la tenne, e fu da lei + ferventissimamente amato, come la fine di lei dimostrò. E perciò + che egli è molto liberale e cortese, tenne quella in una casa + onoratissimamente apparata con molti servidori, uomini e donne, + che al servizio di quella continovamente attendevano. Era la casa + apparata e in modo del tutto provvista, che qualunque straniero in + quella entrava, veduto l'apparato ed ordine de' servidori, credeva + che ivi una principessa abitasse. Era tra l'altre cose una sala e + una camera sì pomposamente adornate, che altro non v'era che + velluti e broccati, e per terra finissimi tappeti. Nel camerino, + ov'ella si riduceva, quand'era da qualche gran personaggio + visitata, erano i paramenti che le mura coprivano, tutti di drappi + d'oro, riccio sovra riccio, con molti belli e vaghi colori. Eravi + poi una cornice tutta messa a oro ed azzurro oltremarino, + maestrevolmente fatto, sovra la quale erano bellissimi vasi di + varie e preziose materie formati, con pietre alabastrine, di + porfido, di serpentino e mille altre specie. Vedevansi poi attorno + molti cofani e forzieri riccamente intagliati, e tali che tutti + erano di grandissimo prezzo. Si vedeva poi nel mezzo un tavolino, + il più bello del mondo, coverto di velluto verde. Quivi sempre era + o liuto o cetra con libri di musica, ed altri istromenti musici. + V'erano poi parecchi libretti volgari e latini riccamente + adornati. Ella non mezzanamente si dilettava delle rime volgari, + essendole stato in ciò esortatore, e come maestro il nostro + piacevolissimo messer Domenico Campana detto _Strascino_; e già + tanto di profitto fatto ci aveva che ella non insoavemente + componeva qualche sonetto o madrigale". Ed a proposito del celebre + camerino seguita narrando come essendo andato a farle visita + l'ambasciatore di Spagna, e avendo bisogno di sputare, trovò che + il luogo meno improprio a ciò fare era il viso del servitore che + gli stava alle spalle. +</p> + +<p> +[10] =Cugnoni G.= _Agostino Chigi il Magnifico_, Livorno, Vigo, 1879. +</p> + +<p> +[11] =Aretino P.= _Ragionamento fra il Zoppino fatto frate e Ludovico + puttaniere_, Cosmopoli, 1660, pag. 442. +</p> + +<p> +[12] E poeti e letterati non isdegnavano la compagnia della cortigiana + (=Burchkardt=. _Diarium_ etc., ediz. cit. tom. III, pag. 209); + Marco Bracci in una lettera ad Ugolino Grifoni segretario di + Cosimo I scrive nel novembre 1557 che giunto in Perugia il + cardinale Caraffa nipote di Paolo IV e il cardinal Vitelli "dopo + cena pubblicamente fece andare in palazo tutte le putane che a + quelli tempi se trovavano in Perugia quale furono in tutte + quattordici; e presene per sè una e una per el cardinale Vitello + el resto acomodoli a la sua famiglia. (=Fabretti=, _La + prostituzione in Perugia nei secoli XIV e XV_, Torino, 1885, pag. + 46). +</p> + +<p> +[13] =Graf A.= op. cit., pag. 350. +</p> + +<p> +[14] _Theatro delle donne letterate_, pag. 296. +</p> + +<p> +[15] _Istoria della volgar poesia_, vol. IV, pag. 67. +</p> + +<p> +[16] _Storia e ragione d'ogni poesia_, vol. II, pag. 235. +</p> + +<p> +[17] _Gli scrittori d'Italia_, vol. I, par. I. +</p> + +<p> +[18] _Gli scrittori del regno di Napoli_, tomo III, parte I. +</p> + +<p> +[19] Il Vigo pubblicava nel 1885 per nozze Grassi-Rinaldi il sonetto + della Tullia all'Ochino (nella nostra edizione a pag. 39), e nella + breve prefazione la dice napoletana. +</p> + +<p> +[20] Presso il =Mazzuchelli=, loc. cit. +</p> + +<p> +[21] _Dell'infinità d'amore_di =Tullia Aragona= edito dal + =Canestrini=, Milano, 1867. +</p> + +<p> +[22] _Bibliografia romana_, Roma, Botta, 1880, vol. I, pag. 13. +</p> + +<p> +[23] Vedi a pag. 189, versi 27 e seg. +</p> + +<p> +[24] La _Jole_ dell'egloga del Muzio è la Giulia ferrarese, anch'essa + etèra famosa e della quale il =Domenichi= (_Facezie, motti e + burle_, Venezia, 1558, pag. 28) ricorda un motto arguto e mordace. + Papa Leone X aveva fatto aprire una nuova strada in Roma + lastricata dai tributi che le puttane pagavano, nella quale + scontrando la Giulia ferrarese una gentildonna l'urtò un poco. + Allora la gentildonna adirata cominciò a dirle villania. Rispose + la Giulia: "Madonna, perdonatemi, ch'io so bene che voi avete più + ragione in questa via che non ho io". Nel citato censimento di + Roma (pag. 42) ella apparisce come abitante nel rione Campo + Marzio, in una casa sotto la parrocchia di S. Trifone di proprietà + dell'Ordine Agostiniano. +</p> + +<p> +[25] Lo Zilioli che fu il più diffuso biografo dell'Aragonese le + assegna per padre Pietro Tagliavia, di Aragona, arcivescovo di + Palermo e cardinale di Santa Chiesa; e tale versione venne accolta + dal Mazzuchelli, dal Tiraboschi, dal Cinguenè e dal Camerini. Ora + nè quando il Muzio scrisse l'egloga alla Tullia nè quando + l'Aretino nel dialogo tra il Zoppino e Ludovico, dialogo scritto + certo prima del 1539, dice _cardinale_ l'amante della Giulia + ferrarese, il Tagliavia era stato assunto alla porpora. Lo fu solo + sotto Giulio III l'anno 1553; in tal guisa viene esonerato di sua + paternità poco lodevole. Escluso costui, l'unico cardinale che + cronologicamente può dirsi padre della Tullia è Luigi d'Aragona, + ascritto al sacro Collegio da Alessandro VI nel 1493, promulgato + solo nel 1497. Nato in Napoli nel 1474 morì in Roma l'anno 1519 e + fu tumulato nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, ove vedesi + tuttora il suo sepolcro con iscrizione fattagli fare dal cardinale + Franciotto Orsini suo esecutore testamentario. +</p> + +<p> +[26] =Biagi G.= _Un'etèra romana, Tullia d'Aragona_. (_Nuova + Antologia_. Serie III, vol. IV, 16 agosto 1886) +</p> + +<p> +[27] Dice il Muzio: +</p> + +<p> + Visse in tenera etate presso a l'onde + del più bel fiume che Toscana onori. +</p> + +<p> + (_Sonetto I_, v. 12-13, pag. 69). +</p> + +<p> +[28] =Aretino P.= _Ragionamenti_. loc. cit. +</p> + +<p> +[29] =Zilioli=, in =Mazzucchelli=, loc. cit. Molto diverso è però il + ritratto che ne fa il Giraldi, e dall'odio che palesa parlando + della Tullia fa se non credere, almeno dubitare che invano abbia + picchiato alla porta della bella cortigiana. "Non è alcuno di voi, + per quanto io stimo, _egli dice_, il quale non habbia conosciuto + Nana, così detta non perchè ella sia piccola della persona, ma per + mostrare la sua sconvenevole et non proportionata grandezza, con + voce di contrario sentimento. Questa di casa Aragona si fa + chiamare quantunque io intenda che di madre vilissima e di quella + medesima vita che ella è in alcune paludi sie nata senza che la + madre le habbia mai saputo dire chi suo padre si fosse. Venuta + adunque nella nostra città, ove hora le pari a lei, per lo mal + costume del nostro secolo, sono in più abondanza che non si + converrebbe, si diè a fare guadagno di sè disonestamente, + allettando i giovani con quegli adombrati colori di virtù, di che + innanzi dicemmo. Et non pure traheva costei a sè i giovani con + simili arti, i quali per lo più sono di poca levatura, ma così + toglieva ella il senno ad alcuni huomini maturi e scientiati, che + col promettere loro di lasciarli godere di lei, qualunque volta + danzassero mentre ella toccava il leuto, facevano scalzi la + resina, o la pavana, o quale altra sorta di ballo più l'era grato + et poscia beffandoli li lasciava del promesso scherniti. + (_Ecatommiti_, nov. VII). +</p> + +<p> +[30] _Passione d'amore di mastro Pasquino per la partita della signora + Tullia e martello di amore delle povere cortigiane di Roma con le + allegrezze delle bolognesi._(=Tiraboschi=, Stor. letter. ital. + vol. VII, pag. 1172). Di pasquinate alla Tullia o nelle quali ella + sia mentovata non ci consta che il _Trionfo della lussuria di + mastro Pasquino_stampato nel 1537, ove però è ricordata la Tullia + solo come molto _favorita_. Il Biagi ricorda ancora lo sconcio + sonetto: "_Mentre alla Tullia la madre ragiona_" firmato F. C. che + conservasi in due codici Magliabecchiani. +</p> + +<p> +[31] =Biagi G.= op. cit. +</p> + +<p> +[32] "Considerando gli infrascritti cavalieri la virtù solamente esser + quella che concede immortalità ad ogni animo generoso, liberandolo + con la eterna fama da ogni oblivion che ne la labile e caduca + memoria de li uomini aver loco possa, e che quella da ciascuno + meritamente deve esser amata, reverita ed a quel sommo grado che + per le umane forze sia possibile esaltata e tanto più quanto ella + in persona si ritruovi di ogni altra grazia, e dono di fortuna e + natura dotata; per tanto come veri fautori ed amatori di quella e + per la verità della quale ogni nobil core deve sempre prender la + protezione, e, quando in parte alcuna celarsi e occulta restarsi + la veda, produrla in luce e qual chiaro sole farla a tutti + risplendere ed apparire: non da alcuna altra passione o fine mossi + ed indotti, si offeriscono non pregiudicando alle onorate leggi de + la militar disciplina, a tutto il mondo, per un giorno + valorosamente sostenere che la loro signora e padrona la Ill.ma + S.ra Tullia de Aragonia per le infinite virtù quali in lei + risplendono è quella che più merita che tutte le altre donne de la + preterita, presente e futura etate; ed acciò che qualunque, de la + sua immortal gloria invidioso, diversamente o parlasse o sentisse, + possa presto certificarsi e risolversi; declarono detto + sostenimento, doversi intendere totalmente secondo l'ordine de + torniamenti de li antiqui e gloriosi cavalieri; e così gli + inestimabili meriti de la prefata signora, se pure non fussino a + sufficenza noti e chiari, secondo il dovere si manifesteranno a lo + ardire e valor de li suoi servitori, similmente per tale occasione + più celebri e palesi saranno, onde ciascuno poi non dubitano che + confessare sarà costretto, sì come a loro non ritrovarsi cavalier + di virtù superiori, così a la prefata signora pari o simile non + esser mai stata o potere essere nei secoli futuri". I sostenitori + del valore della Tullia erano Paolo Emilio Orsini, Accursio + Mattei, Brunoro Neccia, Alberto Rippe, Marco da Urbino, e Bernardo + Rinuccini. +</p> + +<p> +[33] Il Muzio nell'egloga VI del IV libro intitolata _Argia_, dice che + la Penelope ebbe per patria +</p> + +<p> + l'orribil Adria e que' secreti stagni<br /> + che le palustri lor superbe canne<br /> + cercan di pareggiar ai nostri allori.<br /> + Là per quelle contrade umide e salse<br /> + a la dolce e vezzosa fanciulletta<br /> + i lascivi delfin festosi giri<br /> + tessean saltando intorno; a la sua culla<br /> + le Nereidi portavano e i Tritoni<br /> + conche da i marin liti e fresche perle.<br /> +</p> + +<p> + E più sotto lo stesso Muzio ci fa sapere come da Venezia muovesse + con la madre e la Tullia per Ferrara.<br /> +</p> + +<p> + Indi pargoleggiar su per le rive<br /> + fu vista un tempo del gran re de' fiumi;<br /> + poi come la guidava il suo destino<br /> + varcati d'Apennino i duri gioghi<br /> + tenne lunga stagione adorni e lieti<br /> + i poggi d'Arbia e le campagne d'Arno.<br /> +</p> + +<p> + La sorella della Tullia morì di 13 anni ed 11 mesi nel febbraio + del 1549 e fu sepolta nella chiesa di S. Agostino, innanzi + all'altar maggiore. L'iscrizione sepolcrale è riportata dal + =Galletti= e dal =Forcella=; in essa è chiamata Penelope + =Aragona=, quasi la Giulia ferrarese per essere un tempo stata + l'amante di un cardinale di casa Aragona avesse il diritto di + chiamare Aragonesi anche i figliuoli nati parecchi lustri dopo che + il buon cardinale aveva reso l'anima a Dio. +</p> + +<p> +[34] Riportiamo per brevità solamente il brano della lettera alla + Isabella d'Este che più particolarmente riguarda la Tullia. "V. + Ecc. intenderà come gli è sorta in questa terra una gentil + cortegiana di Roma, nominata la S.ra Tullia la quale è venuta per + istare qui qualche mese per quanto s'intende. Questa è molto + gentile, discreta, accorta et di ottimi et divini costumi dotata; + sa cantare al libro ogni motetto et canzone, per rasone di canto + figurato; ne li discorsi del suo parlare è unica, et tanto + accomodatamente si porta che non c'è homo nè donna in questa terra + che la paregi, anchora che la Ill.ma S.ra Marchesa di Pescara sia + ecc.ma, la quale è qui, come sa V. Ecc. Mostra costei sapere de + ogni cosa, et parla pur sieco di che materia te aggrada. Sempre ha + piena la casa di virtuosi et sempre si puol visitarla, et è riccha + de denari, zoie, colanne, anella et altre cose notabile, et in + fine è ben accomodata in ogni cosa . . . . . (_Un'avventura di + Tullia d'Aragona_, nella _Rivista storica mantovana_, vol. I, + fasc. 1-2, 1885) +</p> + +<p> +[35] Anno Domini M.D.XLIII indictione secunda die vero martis VIII + mensis Ianuarii Silvester olim . . . . . de Guicciardis + ferrariensis contraxit matrimonium cum D. Tullia Palmeria de + Aragonia per verba de presenti et anuli dationem et receptionem + respective in forma iuris et sacrorum canonum et omni meliori + modo, etc. Rogantes, etc. Actum Senis.--Ego Sigismundus Mannius + Ugolinius notarius rogatus. (_R. Archivio di Stato in Siena, + Scritture concistoriali_, ad annum). +</p> + +<p> +[36] 1544 Die dicto (5 februarii) de sero. +</p> + +<p> + Hieronymus de Ballatis _Prior_<br /> + D. Achilles Orlandinus<br /> + Conterius de Sansedoniis<br /> + Franciscus Arengherius<br /> +</p> + +<p> + . . . . . et deliberaverunt declarare et declaraverunt D. Tulliam + de Aragona Sen. habitantem, non esse comprehensam in statuto + meretricium, dantes licentiam omnibus et quibuscumque personis + locandi domos dicte domine Tullie, et absque aliqua pena, et + mandaverunt fieri decretum dicte declarationis et licentie in + forma. Et fuit factum infrascripti tenoris: +</p> + +<p> + Spectatissimi Domini Executores Generalis Gabelle Magnifici + Comunis Sen., convocati et congregati solemniter, etc., audito + pluries Domino Aurelio Manno Ugolino procuratore et eo nomine + Nobilis domine Tullie filie quondam Constantii de Palmeriis de + Aragona et uxoris domini Silvestri de Guicciardis ferrariensis, + producente eius mandatum manu Ser Sigismundi Manni notarii, etc., + exponente qualiter praefata Domina Tullia ob novam compilationem + Statutorum Reipublicae Sen., a nonnullis videlicet indebite et + iniuste reputatur et diffamatur, eidem non licuisse nec licere + deferre nec portare vestes et alia ornamenta muliebra que licite + sunt et conveniunt personis honestis et nobilibus, et commorari et + habitare in locis civitatis in quibus licitum est habitare omnibus + personis honestis et nobilibus; et quia rei veritas est, quod + praefata D. Tullia ducet vitam honestissimam et propterea ea que + supradicta sunt sibi non debent quoque modo esse prohibita, + producente ad iustificationem predictum processum in Curia Domini + Capitanei Iustitie Civitatis Sen., manu ser Lactantii Lucarini + notarii publici Sen., nec non decretum magnificorum D. Secretorum + Officialium Balie manu Ser Alexandri Boninsegni Notarii publici + Sen., et petente in, de ut super predictis de opportuno iuris + remedio providero et pro iustitia consulente indemnitati prefate + Domine Tullie, servatis servandis, omni meliori modo; +</p> + +<p> + Habita plena notitia et clara informatione de omnibus supra + narratis de vita, moribus et honestate et qualitate dicte Domine + Tullie, visu processu predicto et summa inde lata, testibus in eo + examinatis decreto predicto, et omnibus denique visis, auditis et + consideratis que videnda et consideranda erant, vigore + auctoritatis eisdem concesse a Statutis Reipublicae Sen., servatis + servandis et omni meliori modo, etc., Solemniter deliberaverunt + prefatam D. Tulliam minime comprehendi in Statuto de meretricibus + et questus sui corporis facentibus desponente, sibique licuisse et + licere commorare et habitare in quibuscumque locis civitatis ad + suum libitum, et vestes ac habitum deferre prout et sicut et in + omnibus et per omnia licuit et licet personis et mulieribus + honestis et nobilibus, et ita sibi licentiam et facultatem + concesserunt, mandantes de predictis sibi publicum fieri decretum, + et illud inviolabiliter osservari a quibuscumque personis tam + publicis quam privatis sub pena comminationis arbitri quibuscumque + in contrarium non obstantibus, et omni meliori modo, rebus tamen + stantibus pro ut stant et non aliter nec alio modo. (_Archivio di + Stato in Siena, Buste degli esecutori di Gabella, 1544 gennaio I, + 1545 giugno 30, c. 12-13_). +</p> + +<p> +[37] Die 23 augusti (1544). +</p> + +<p> + Operta la cassa fu retrovata una politia et acusa del tenore + susseguente, cioè: +</p> + +<p> + _La Signora Tullia de Aragona per la pascha di Spirito Santo + portò la sbernia contro li Statuti. +</p> + +<p> + Ottaviano Tondi, Horatio Pecci, Il Signor Gaspare servitore del + Signor D. Giovanni._ +</p> + +<p> + Vide in filo processum agitatum super vita causa ex quo apparet + de sententia per quam fuit declaratum sibi licere portare + sberniam istantibus omnibus, etc., (_R. Archivio di Stato in + Siena, Decreti, polizze, ecc. del Capitano di Giustizia del 1544, + luglio-dicembre, c. 53_). +</p> + +<p> + I documenti da noi riportati a pag. XXXI-XXXVI furono rinvenuti + nell'Archivio di Stato di Siena dal compianto Luciano Banchi. +</p> + +<p> +[38] =Pecci G. A.= _Continuazione delle memorie storico-critiche della + città di Siena fino all'anno M.D.LII._Siena, Bindi, 1758, vol. + III, pag. 143. +</p> + +<p> +[39] Sonetto XXXVI. +</p> + +<p> +[40] =Biagi G.= op. cit.--=Bongi S.= _Il velo giallo di Tullia + d'Aragona_. Estratto dalla _Rivista critica della letteratura + italiana_, anno III, n. 3, marzo 1886. +</p> + +<p> +[41] "Le meretrici non possino portare vesti di drappo e seta d'alcuna + ragione, ma sibbene quante gioie e quanto oro e argento esse + vorranno, et sia tenuta portare un velo, o vero sciugatoio o + fazzoletto o altra peza in capo che habbi una lista larga un dito + d'oro o di seta o d'altra materia gialla e in luogo che ella possa + essere veduta da ciascuno; et tal segno debbia portare a fine che + elle sien conosciute dalle donne da bene e di honesta vita, sotto + pena se la ne mancheranno di scudi dieci in oro di oro di sole per + ciascheduna volta che le trasgrediranno e sian sottoposte al + Magistrato delli spettabili Otto di Balìa, alli spettabili + Conservatori di Legge, et alli Offitiali dell'Honestà intra li + quali magistrati habbi luogo la preventione da distribuirsi come + l'altre pene che di sotto si dichiareranno. (=Contini=. + _Legislazione toscana_, vol. I, pag. 332). +</p> + +<p> +[42] Edita dal =Bongi=, op. cit., ed ancora dal =Biagi=. +</p> + +<p> +[43] Archivio di Stato in Firenze. Luogotenenti e Consiglieri di S. E. + il Duca di Firenze. Deliberazioni, _ad annum_. +</p> + +<p> +[44] "La S.ra Tulja d'Araona a fronte alle dette dee dar per sua tassa + imposta come di sopra S. 40--4". Archivio di Stato in Roma, + _Fabbriche camerali_. +</p> + +<p> +[45] Il testamento fu rinvenuto nell'Archivio di Stato di Roma + dall'archivista Cav. Costantino Corvisieri.--"Del 1556 a dì 2 de + marzo. Al nome di Dio, &. Io Tullia de aragona sana per gratia di + Dio de mente et intelletto benchè inferma del corpo volendo + disporre dei miei beni acciò che doppo morte mia non ne nasca ad + alcuno lite o scandalo, ordino et faccio il mio ultimo testamento + et mia ultima volontà in questo modo che seguita, cioè: In prima + racomando l'anima mia all'altissimo Dio et alla sua gloriosa Madre + Vergine Maria et a tutta la corte del cielo. Lasso alla Lucretia + mia creata moglie di Matteo hoste questo fornimento di camera cioè + queste spalliere verde et questo letto ove io ora giaccio con suoi + matarazzi, lenzuoli para uno et una coperta, fuorchè lo sparviere, + et più una vesta di rascia negra usata aperta denanzi; +</p> + +<p> + Item un roverso rosso nuovo, cioè una sottana de roverso, una saia + biancha listata de pagonazo et una lionata, una montatura a la + romana, cioè panno listato et lenzolo, dieci scudi d'oro et sia + pagata del vino che io ho havuto da lei; +</p> + +<p> + Item lasso alla putta Christofora mia serva sia vestita di panno + ordinario negro et datole dieci scudi d'oro; item lasso alle + povere orfanelle cinque scudi d'oro; item lasso alle monache + convertite quella parte chelli viene in rigore della bolla; item + lasso alla compagnia del crocifisso un paramento di taffetà negro + leggiero semplice. +</p> + +<p> + Item lasso a Santo Agostino un mezo scudo di cera ogni anno per + ardere il dì de' morti a la mia sepoltura la quale se non serrà + arsa alla mia sepoltura da i frati non sia obligato l'herede a + darla più. Item lasso che ogni anno si dia mezo scudo per far dir + la messa di San Gregorio per l'anima mia. Item lasso a mastro + Panuntio medico una veste di rascia negra da medico che gli sia + fatta nuova. +</p> + +<p> + Item in tutti gli altri miei beni et in tutte le mie ragioni et + attioni tanto presenti come d'avenire dovunque siano o saranno io + instituisco e faccio e con la mia propria bocca nomino Celio che è + in protettione de Messer Pietro Cioccha scalco del cardinale + Cornaro, istituisco dicio et faccio detto Celio herede universale + al quale lascio tutti i miei beni ragioni et attioni per ragione + et causa de universale institutione con patto et conditione che + detti miei beni siano venduti et fattone dinari siano posti in + luogo chelli fructino nè possi disporre Celio nè altri della + principal somma di detti dinari sinchè detto herede non sia + all'età di anni venticinque, ma dell'entrata senne nutrisca et + serva per impa[ra] re littere et altre virtù. Et se detto herede + (che Dio non voglia) mancasse inanzi all'età di venticinque lascio + et substituisco herede in vita sua Messer Pietro Chiocca suo + protettore con condittione che ogni anno dia dieci scudi a una + povera orfana da maritarsi, il restante senne serva messer Pietro + per i suoi alimenti et dopo la morte di messer Pietro Chiocca si + stribuisca ogni cosa ad opere pie et queste debbiano essere le mie + ultime volontà, et mio ultimo testamento li quali voglio che + vaglino in virtù et forza di testamento et ultime volontà et se in + tal modo per alcun rispetto non potesse valere, voglio che vaglia + in virtù et forza di codicillo et di donatione infra vivi o per + causa di morte et in quel meglior modo che di ragione può e potrà + valere e sostenersi. Et per essere io impedita ho fatto scrivere + questo da persona a me fedele et io l'ho sottoscritto di mia + propria mano in fede della verità questo dì 2° di marzo 1556. +</p> + +<p> + Item lasso di essere sepelita in Santo Agostino e nella sepoltura + di mia madre et mia et alle mie esequie non voglio altro che i + frati di Santo Agostino et la compagnia del Crocifisso della quale + io sonno, et sia sepulta a ventiquattro hore senza cerimonie, + semplicemente. +</p> + +<p> + Et lasso et instituisco con ogni miglior modo et forma che fare et + instituire se puote esecutori di questo mio testamento il + Reverendo vescovo di Tolone e Messer Mario Fregapane, i quali + supplico per l'amor de Dio et per la fede che ho in loro signorie + che vogliano doppo la mia morte fare eseguire a puntino queste mie + ultime volontà per magior dechiaratione della quale io come di + sopra ho detto mi sottoscrivo di mia propia mano. +</p> + +<p> + Io Tullia Aragona affermo quanto sopra et instituisco herede + universale Celio come di sopra ho detto. _A tergo autem_, ecc + L'entroacluso è il testamento di me Tullia Aragona il quale ho + sottoscritto de mia propria mano et ligatolo con el filo et + sigillatolo sopra esso filo il quale consegno a M. Virgilio + Grandinelli notario pubblico presenti li testimonii sottoscritti + da me rogati et non voglio sia aperto se non doppo la morte mia, + et in fede di ciò mi sottoscrivo di mia propria mano. Io Tullia + Aragona manu propria. _Quorum testium etc. (Archivio di Stato in + Roma, Not. A. C. vol. 6298, num. 69)_. +</p> + +<p> +</p> + +<p> +[46] Il malevolo Giraldi scriveva di lei che aveva il viso non bello + nè piacevole "il quale oltre la bocca larga et le labbra sottili + era disordinato da un naso lungo, gibbuto et nella estrema parte + grosso et atto a porre sommo difetto in ogni bella faccia s'egli + tra le guancie vi fosse posto. (_Ecatommiti_, loc. cit.) +</p> + +<p> +[47] In una lettera datata di Venezia li 6 giugno 1537 e scritta allo + Speroni esaltandogli il suo _Dialogo_egli diceva: La Tullia ha + guadagnato un tesoro che per sempre spenderlo mai non iscemerà, e + l'impudicitia sua per sì fatto onore può meritamente essere + invidiata dalle più pudiche e dalle più fortunate. +</p> + +<p> +[48] Nella commedia del Razzi intitolata la _Balia_(Firenze 1560) in + fine della scena VII dell'atto III leggesi: +</p> + +<p> + LIVIO (_padrone_). Io non conobbi mai giovane di più alto animo + di lei e di più elevato spirito +</p> + +<p> + BROZZI (_famiglio_). O degli uomini inferma e instabil mente! Pur + ora la chiamaste puttana e femmina di mondo, ed ora per contrario + dite tanto ben di lei? +</p> + +<p> + LIVIO. Sarebbe forse la prima nobile e d'animo grande che è stata + puttana? Che è stata la Tullia d'Aragona, Isabella di Luna e + altre? +</p> + +<p> + Anche il Lasca che pure si atteggia, benchè un po' tardi, ad + amante della Tullia, nel XXII madrigale lagnandosi che la sua + donna, anch'essa cortigiana +</p> + +<p> + lodata ancor non sia<br /> + con dolce stile e soave armonia,<br /> +</p> + +<p> + dice che +</p> + +<p> + celebrar si sente ognora<br /> + con gloria alta e divina<br /> + e Tullia e Totta e Fioretta e Nannina<br /> + che, bench'elle sieno oggi al mondo rare,<br /> + non si ponno agguagliare<br /> + alla Cecca gentil che m'innamora.<br /> +</p> + +<p> +[49] Noli discedere a muliere sensata et bona, quam sortitus es in + timore Domini: gratia enim verecundiae illius super aurum. + (_Eccl_. VII, 21). +</p> + +<p> +[50] =Cereseto G. B.= _Storia della poesia in Italia_. Milano, + Silvestri, 1857, vol. I. +</p> + +<p> +[51] =Aretino P.= _Ragionamenti_. Cosmopoli, 1660, parte I, giornata + III.--=Graf A.= op. cit. pag 19 e seg. +</p> + +<p> +[52] Il Domenichini nelle sue _Facetie, etc._pag. 32, ricorda una + disputa che alcuni cortigiani ebbero in casa dell'Aragona sui + pregi del Petrarca. +</p> + +<p> +[53] Vedi nota a pag. 29. +</p> + +<p> +[54] Per i riscontri usiamo delle _Rime di _=F. Petrarca=_con + l'interpretazione di _=G. Leopardi =_e con note inedite di _=F. + Ambrosoli=. Firenze, Barbèra, 1879. +</p> + +<p> +[55] Questo dialogo fu edito in Venezia dal Giolito nel 1547 in-8 e + ristampato a Milano nel 1864 dal Daelli nella sua _Biblioteca + rara_con prefazione di Eugenio Camerini (Carlo Téoli). +</p> + +<p> +[56] _Il Meschino e il Guerino_. Poema. In Venezia, per Gio. Battista + Melchior Sessa, 1560, in-4. +</p> + +<p> +[57] =Crescimbeni=, op. cit., vol. I, c. 341. +</p> + +<p> +[58] =Gordon di Percel.= _Biblioth. des Romans_, tom. II, pag. + 193.--=Crescimbeni=, op. cit., vol. I, carte 331.--=Fontanini G.= + _Dell'eloquenza italiana_, lib. I, cap. XXVI.--=Zambrini F.= _Le + opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV ecc._Bologna, + Zanichelli, 1878.--=Melzi=. _Bibliografia dei romanzi di + cavalleria in versi e in prosa italiani_.__Milano, Daelli, 1865. +</p> + +<p> +[59] Produciamo a saggio del nostro asserto due sole ottave: +</p> + +<p> + Ma de l'ostier l'innamorata figlia<br /> + non potendo frenar l'accesa voglia,<br /> + ch'ognun dorma per casa il tempo piglia<br /> + e poi d'ogni timor lieta si spoglia:<br /> + disiando il camin di molte miglia,<br /> + non pensa che 'l Meschin se ne distoglia:<br /> + ponglisi a canto ignuda, e gli si accosta<br /> + nè fu pari a la voglia la risposta.<br /> +</p> + +<p> + Sveglia messer Brandisio, e fagli offerta<br /> + de la da lui già ricusata preda,<br /> + de la qual poi che 'l francioso s'accerta<br /> + non sa s'ancor ben chiaramente creda<br /> + s'ei non esce a battaglia più aperta<br /> + dicendo: E basta che mi si conceda,<br /> + ridendo seco, e franco s'appresenta<br /> + di sorta tal che la mandò contenta.<br /> +</p> + +<p> +[60] Mentre il Meschino è condotto alla corte di Pacifero le guide + ammirandone il femmineo volto gli chieggono se egli sia uomo o + donna: inteso essere uomo gli manifestano l'uso del paese, che + ricordava quello di Sodoma. Il Meschino si sdegna, e vorrebbe non + entrare in tal corte, ma il re gli fa promettere che sarebbe + rispettato, e l'accolse benignamente con ogni onore. +</p> + +<p> + E poi la sera volse ch'egli andasse<br /> + a cena seco e fu sopra un tappeto<br /> + disteso in terra, e tal fu la sua asse;<br /> + ma quel lussurioso ed indiscreto<br /> + senza aspettar che più 'l Meschin cenasse,<br /> + per mano il piglia e con atto inquieto<br /> + lo sfrenato desir gli fa palese<br /> + onde 'l Meschin di collera s'accese.<br /> +</p> + +<p> + Rinchiuso in prigione per non aver voluto soddisfare Pacifero, + vien salvato dalla figliuola del re, che innamoratasi di lui va + continuamente a trovarlo ove spesso +</p> + +<p> + . . . . . abbraccia al Meschin suo la gola<br /> + ma ben che freddamente fosse centa<br /> + da lui nel mezzo con le braccia, fece<br /> + quel che stimar si può, ma dir non lece.<br /> +</p> + +<p> + E dopo due sole altre ottave l'innamorata donzella apparisce + gravida. +</p> + +<p> +[61] Cf. =Rajna P=. _Ricerche intorno ai Reali di Francia_. Bologna, + Romagnoli, 1872.--Il Zambrini e il Melzi citano le edizioni del + _Guerino_ nell'ordine seguente: Venezia 1473, Bologna 1475, Venezia + 1477, ivi 1480, Milano 1480, ivi 1482. L'Aragona ignorava forse + l'autore di esso che il Rajna afferma essere Maestro Andrea de' + Magnabotti da Barberino di Valdelsa maestro di canto. +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +RIME DI TULLIA D'ARAGONA +</p> + +<p> +</p> + +<p> +A DONNA ELEONORA DI TOLEDO +DUCHESSA DI FIRENZE +</p> + +<p> +*** +</p> + +<p> +</p> + +<p> +TULLIA D'ARAGONA +</p> + +<p> +</p> + +<p> +Io so bene nobilissima e virtuosissima Signora Duchessa, che quanto la +bassezza della condizion mia è men degna della altezza di quella di +V. Eccell. tanto la rozzezza de' componimenti miei è minore dello +ingegno e giudicio suo; e per questa cagione, sono stata in dubbio +gran tempo se io dovessi indirizzare a così grande e così onorato nome +quanto è quello di V. Eccell., così picciola e così ignobile fatica, +come è quella de' sonetti composti da me più tosto per fuggir l'ozio +molte volte, o per non parer scortese a quelli che i loro mi aveano +indirizzati, che per credenza di doverne acquistar fama o pregio +alcuno appresso le genti. Ma desiderando io di mostrare in qualche +modo qualche parte della devotissima servitù mia verso V. Eccell. per +gli obblighi che le ho molti e grandissimi sì a lei, e sì a quella +dello invitto e gloriosissimo consorte suo, presi ardimento, e mi +risolsi finalmente di non mancare a me medesima, ricordandomi che i +componimenti di tutti gli scrittori hanno in tutte le lingue, e +massimamente quegli de' poeti, avuto sempre cotal grazia e preminenza, +che niuno quantunque grande, non solo non gli ha rifiutati mai, ma +sempre tenuti carissimi. Perchè io ancorchè, come ho detto, conosca +benissimo così l'altezza dello stato suo, come la bassezza della +condizione mia, presento umilmente con devotissimo cuore queste mie +poche, basse e picciole fatiche, alle moltissime, grandissime e +altissime virtù di lei, pregandola con tutto l'animo non al dono +voglia nè a chi dona, ma a sè medesima riguardare. +</p> + +<p><br /><br /><br /></p> + +<p> + I. -- Al Duca di Firenze +</p> + +<p> + Se gli antichi pastor di rose e fiori<br /> + sparsero i tempii, e vaporar gli altari<br /> + d'incenso a Pan, sol perchè dolci e cari<br /> + avea fatto a le Ninfe i loro amori:<br /> +</p> + +<p> + quai fior degg'io Signor, quai deggio odori,<br /> + sparger al nome vostro, che sian pari<br /> + a i merti vostri, e tante, e così rari,<br /> + ch'ognor spargete in me grazie e favori?<br /> +</p> + +<p> + Nessun per certo tempio, altare, o dono<br /> + trovar si può di così gran valore,<br /> + ch'a vostra alta bontà sia pregio eguale.<br /> +</p> + +<p> + Sia dunque il petto vostro, u' tutte sono<br /> + le virtù, tempio; altare, il saggio core;<br /> + Vittima, l'alma mia, se tanto vale.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 B. pari.; D. cari.]<br /> +</p> + +<p><br /><br /></p> + +<p> + II. -- Allo stesso<br /> + _(Cod. Magliabecchiano, II, I, IV)._<br /> +</p> + +<p> + Se gli antichi pastor di rose e fiori<br /> + sparsero i tempii, e vaporar gl'altari<br /> + di maschi incensi a Vener, poichè cari<br /> + fece e dolci alle Ninfe i loro amori:<br /> +</p> + +<p> + a voi, che sceso dai più nobil cori<br /> + degl'angiol sete, e ch'ai desiri miei cari<br /> + rendete i favor, quai più rari<br /> + fiori offrirò io? quai grati odori?<br /> +</p> + +<p> + Veramente non tempio, altare, o dono<br /> + trovar si può di tal pregio e valore,<br /> + ch'a vostra cortesia sia merto uguale;<br /> +</p> + +<p> + fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sono<br /> + alti pensieri; e 'l saggio vostro core<br /> + fia altar; vittima, l'alma mia immortale,<br /> +</p> + +<p> + [V. 6. Nel mss. leggesi: _miei o cari_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + III. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Signor, pregio e onor di questa etade,<br /> + cui tutte le virtù compagne fersi,<br /> + che con tante bell'opre e sì diversi<br /> + effetti gite al ciel per mille strade:<br /> +</p> + +<p> + quai fien, che possan mai tante, e si rade<br /> + doti vostre cantar prose, nè versi?<br /> + In voi solo (e son parca) può vedersi<br /> + giunta a sommo valor, somma bontade.<br /> +</p> + +<p> + Voi saggio, voi clemente, voi cortese;<br /> + onde nel primo fior de' più verd'anni<br /> + vi fu dato da Dio sì grande impero,<br /> +</p> + +<p> + per ristorar tutti gli andati danni:<br /> + e, con potere eguale al bel pensero,<br /> + por sempiterno fine a tante offese.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 B. sol, - 13 pensiero.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + IV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Signor d'ogni valor più d'altro adorno:<br /> + Duce fra tutti i Duci altero e solo:<br /> + Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo,<br /> + e donde parte, e donde torna il giorno,<br /> +</p> + +<p> + non vede pari il sol girando intorno:<br /> + me, che quanto più so v'onoro, e colo,<br /> + prendete in grado, e scemate il gran duolo<br /> + de l'altrui ingiusto oltraggio, e indegno scorno.<br /> +</p> + +<p> + Nè vi dispiaccia, ch'el mio oscuro e vile<br /> + cantar, cerchi talor d'acquistar fama<br /> + a voi più ch'altro chiaro, e più gentile;<br /> +</p> + +<p> + non guardate Signor, quanto lo stile<br /> + vi toglie (ohimè) ma quel che darvi brama<br /> + il cor, ch'a vostra altezza inchina umile.<br /> +</p> + +<p> + [V. 9 D. scuro.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + V. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Nuovo Numa Toscan, che le chiar'onde<br /> + del tuo bel fiume inalzi a quegli onori<br /> + ch'ebbe già il Tebro; e le stelle migliori<br /> + girano tutte al gran valor seconde;<br /> +</p> + +<p> + le tue virtuti a null'altre seconde,<br /> + alto suggetto a i più famosi cori,<br /> + da l'Arbia, ond'oggi ogni bell'alma è fuori,<br /> + mi trasser d'Arno a le felici sponde.<br /> +</p> + +<p> + E al primo disio, nuovo disire,<br /> + m'accende ognor la tua bontà natìa:<br /> + tal che miglior non spero, o bramo albergo.<br /> +</p> + +<p> + Così potessi un dì farmi sentire<br /> + cortese no, ma grata con la mia<br /> + zampogna, ch'a te sol, bench'indegna, ergo.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. Novo; chiare.]<br /> + [2 innalzi a quegl'onori.]<br /> + [6 ai.]<br /> + [7 Dall'; infiori.]<br /> + [9 novo.]<br /> + [11 talchè.]<br /> + [12 potess'io.]<br /> + [14 che a te.]<br /> + [È inserito anche nei _Componimenti poetici delle più illustri<br /> + rimatrici_ raccolti da LUISA BERGALLI. Parte prima, che contiene le<br /> + rimatrici antiche fino all'anno 1573. In Venezia 1726, appresso<br /> + Antonio Mora, _con licenza de' superiori e privilegio_, pag. 110.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VI. -- Allo stesso<br /> + _(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._<br /> +</p> + +<p> + Almo Pastor, che godi alle chiar'onde<br /> + del più bel fiume che Toscana onori,<br /> + cui s'aggiran le grazie e i santi amori,<br /> + lieti spargendo intorno fiori e fronde:<br /> +</p> + +<p> + le tue virtuti a null'altro seconde,<br /> + alto soggetto a più gentil pastore,<br /> + da i colli ornati già di mille allori,<br /> + mi volser con mie gregge a le tue sponde.<br /> +</p> + +<p> + E al primo mio disir, nuovo disire,<br /> + aggiunto ha dentr'al cor tua cortesia,<br /> + che in le tue piagge eterno sia 'l mio albergo;<br /> +</p> + +<p> + e vorrei bel almen farmi sentire<br /> + grata al tener della zampogna mia,<br /> + ma a dir el ver tant'alto el suon non ergo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Signor, che con pietate alta e consiglio,<br /> + (onde tanto più ch'altro al mondo vali)<br /> + venisti a medicar gli antichi mali,<br /> + del fiorito per te purpureo giglio;<br /> +</p> + +<p> + io che scampata da crudele artiglio,<br /> + provo gli acerbi e ingiuriosi strali<br /> + quanto sian di fortuna aspri e mortali,<br /> + a te rifuggo in sì grave periglio;<br /> +</p> + +<p> + e solo chieggo umil, che come l'alma<br /> + secura vive omai ne la tua corte,<br /> + da la vicina e minacciata morte,<br /> +</p> + +<p> + così la tua mercè di ben n'apporte<br /> + tanto, che l'altra mia povera salma<br /> + libera venga per le ricche porte.<br /> +</p> + +<p> + [V. 12 B. m'apporte.]<br /> + [Questo sonetto leggesi anche nel_: Libro primo delle rime spirituali,<br /> + parte nuovamente raccolte da più autori, parte non più date in<br /> + luce_. In Venetia, al segno della Speranza, M.D.L. in-12, a carte 40.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VIII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Dive che dal bel monte d'Elicona<br /> + discendete sovente a far soggiorno<br /> + fra queste rive, ond'è che d'ogn'intorno<br /> + il gran nome Toscan più altero sona:<br /> +</p> + +<p> + d'eterni fior tessete una corona<br /> + a lui, che di virtù fa 'l mondo adorno,<br /> + sceso col fortunato Capricorno,<br /> + per cui l'antico vizio n'abbandona.<br /> +</p> + +<p> + E per me lodi, e per me grazia a lui<br /> + rendete, o Dive, che lingua mortale,<br /> + verso immortal virtù s'affanna indarno.<br /> +</p> + +<p> + Quest'è valor, quest'è suggetto tale,<br /> + che solo è da voi sole, e non d'altrui:<br /> + così dicea la Tullia in riva d'Arno.<br /> +</p> + +<p> + [V. 4 B. suona.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + IX. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Nè vostro impero ancor che bello e raro,<br /> + nè d'argento e di gemme ampia ricchezza,<br /> + che men da chi più sa si brama e prezza,<br /> + vi fanno al mondo sì famoso e chiaro:<br /> +</p> + +<p> + quanto l'aver, Signor pregiato e caro,<br /> + la ben nata e gentil anima avvezza,<br /> + con severa pietate e dolce asprezza<br /> + perdonar, e punir, ch'oggi è sì raro.<br /> +</p> + +<p> + Queste vi fanno tal, lunge e dappresso,<br /> + ch'al grido sol del vostro nome altero<br /> + l'alma s'inchina, e come può vi onora.<br /> +</p> + +<p> + E se al caldo disìo fia mai concesso<br /> + stile al suggetto ugual, ritrarne spero<br /> + fama immortal, dopo la morte ancora.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. degno e raro.]<br /> + [10 Che al.]<br /> + [11 v'onora.]<br /> + [12 desio.]<br /> + [13 soggetto.]<br /> + [B. egual.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 110.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + X. -- Alla Duchessa di Toscana<br /> +</p> + +<p> + Non così d'acqua colmo in mar discende,<br /> + nè di tante dorate arene vago<br /> + si mostra al suo paese il ricco Tago,<br /> + d'onde 'l nome real di voi si prende,<br /> +</p> + +<p> + come del valor vostro a noi si stende<br /> + di mille opre divine alto ampio lago:<br /> + e quante (benchè in dir nulla m'appago)<br /> + bellezze scorge in voi chi dritto intende.<br /> +</p> + +<p> + Quest'è l'arena d'oro, e queste l'onde<br /> + di beltate e virtù, che 'l bello e santo<br /> + animo e volto vostro, a l'Arno infonde.<br /> +</p> + +<p> + Non più la Spagna omai gioisca tanto,<br /> + che s'ella ha 'l Tago con l'aurate sponde,<br /> + Leonora avrem noi con maggior vanto.<br /> +</p> + +<p> + [V. 14 B. avremo.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XI. -- Alla stessa<br /> +</p> + +<p> + O qual vi debb'io dire o Donna o Diva,<br /> + poi che tanta beltà, tanto valore<br /> + riluce in voi, che 'l vostro almo splendore<br /> + abbaglia qual fu mai fiamma più viva?<br /> +</p> + +<p> + Mi dice un bel pensier che di voi scriva,<br /> + e renda grazie, e qual si deve onore;<br /> + ma dove s'erge l'animoso core,<br /> + non giunge penna, o voce umana arriva.<br /> +</p> + +<p> + So ch'ogni alto favor da voi mi viene,<br /> + come la luce al dì da quella stella,<br /> + che surge in oriente innanzi al Sole.<br /> +</p> + +<p> + Ma poi che pur al fin mal si conviene<br /> + a tanta altezza l'umil mia favella,<br /> + v'appaghi il core in vece di parole.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XII. -- Alla stessa<br /> +</p> + +<p> + Donna reale, a i cui santi disiri<br /> + grazia già fece la bontà superna<br /> + di me, ch'or fatto son chiara lucerna<br /> + sopra i celesti, ardenti, alti zafiri;<br /> +</p> + +<p> + poi che fuor di sospetto e di martiri,<br /> + godo del ben che ne l'alme s'interna,<br /> + deh! non turbate la mia pace eterna<br /> + col pianto vostro, e co' i vostri sospiri.<br /> +</p> + +<p> + Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra;<br /> + dove luogo non ha terreno affetto;<br /> + e co' i piè calco gli stellanti chiostri.<br /> +</p> + +<p> + E se quassù giungesser gli occhi vostri,<br /> + vedendo fatto me novo angeletto,<br /> + qui bramareste, e non vedermi in terra.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 B. a cui i.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XIII. -- Alla stessa<br /> +</p> + +<p> + S'a l'alto Creator de gli elementi<br /> + sete, Donna Real, cotanto cara,<br /> + che de la stirpe vostra altera e rara,<br /> + volle ornare i suoi chiostri eterno ardenti;<br /> +</p> + +<p> + e s'or, per acquetar vostri lamenti,<br /> + vi rende il cambio di quell'alma chiara,<br /> + che di voi nata, tutto 'l ciel rischiara,<br /> + a Dio lode cantando in dolci accenti;<br /> +</p> + +<p> + ragion è ben, che con eterni onori<br /> + vi cantin tutti gli spirti più rari,<br /> + com'onorata in terra e in ciel gradita.<br /> +</p> + +<p> + Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori,<br /> + suonino i tempii, e fumino gli altari,<br /> + che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita.<br /> +</p> + +<p> + [V. 3 B. De la stirpe vostra.]<br /> + [6 Il principino D. Pietro morì il 10 giugno 1 47, e D. Garzia nacque<br /> + il 5 luglio dello stesso anno.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XIV. -- A Maria Salviati de' Medici<br /> +</p> + +<p> + Anima bella che dal padre eterno<br /> + creata prima in ciel nuda e immortale,<br /> + or vestita di vel caduco e frale,<br /> + mostri qua giuso il gran valore interno:<br /> +</p> + +<p> + da gli alti chiostri in questo basso inferno<br /> + u' si n'aggrava il rio peso mortale,<br /> + scendesti a torne noia e a darne l'ale<br /> + al sommo bello, al sommo ben superno;<br /> +</p> + +<p> + chiunque te pur una volta mira,<br /> + sente sgombrar da l'alma ogni vil voglia,<br /> + e arder tutta di celeste amore.<br /> +</p> + +<p> + Dunque ver me col divin raggio spira<br /> + del disiato tuo santo favore,<br /> + ch'io voli al Ciel con la terrena spoglia.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 E. ne.]<br /> + [9 B. sol.]<br /> + [11 Ed; tutto. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 111.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XV. -- Alla stessa<br /> + _(Cod. Magliabecchiano II, I, IV)._<br /> +</p> + +<p> + Anima bella, che dal Padre eterno<br /> + pura fosti creata e immortale,<br /> + e ingombra di velo oscuro e frale,<br /> + pur di fuor mostri il tuo valor interno:<br /> +</p> + +<p> + dal ciel scendesti in questo vivo inferno,<br /> + u' n'aggrava il terren peso mortale,<br /> + per innalzarne dibattendo l'ale<br /> + al sommo bello, e sommo ben superno.<br /> +</p> + +<p> + Tu di casti pensier, d'onesta voglia<br /> + ingombri l'alma a chi tuo esempio mira,<br /> + e le fai vaghe del verace amore.<br /> +</p> + +<p> + Dunque ver me col vivo raggio spira<br /> + del desiato tuo almo favore,<br /> + ch'io m'erga, e inalzi al ciel da questa spoglia.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XVI. -- A. D. Luigi di Toledo<br /> +</p> + +<p> + Spirto gentil, che dal natìo terreno<br /> + la chiarezza del sangue, e dal ciel chiara<br /> + anima avesti, e a cui d'ogni più rara<br /> + virtù colmar le sante Muse il seno;<br /> +</p> + +<p> + poi che 'l cor vostro è d'alto valor pieno,<br /> + e real cortesia da voi s'impara,<br /> + non mi sia, prego, vostra mente avara<br /> + di ciò, ch'altrui donando, non vien meno.<br /> +</p> + +<p> + Voi sete quel, ch'avete ambe le chiavi<br /> + di quegli eccelsi, e gloriosi cori<br /> + che fan più ch'ancor mai felice l'Arno;<br /> +</p> + +<p> + or volgetele a me così soavi,<br /> + ch'entro raccolta, mai non esca fuori;<br /> + e prego umil non sia 'l mio prego indarno.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XVII. -- A D. Pedro di Toledo<br /> +</p> + +<p> + Ben si richiede al vostro almo splendore<br /> + del chiaro sangue, e a la virtù eccellente,<br /> + che si canti Signore eternamente<br /> + ne' giochi di Parnaso il vostro onore;<br /> +</p> + +<p> + ond'è ch'a dir di voi, dentr'al mio core<br /> + s'accende ognor un vivo foco ardente;<br /> + ma come a l'alta impresa non si sente<br /> + l'anima ugual, si spenge il novo ardore.<br /> +</p> + +<p> + Non s'assicura nel profondo seno<br /> + di vostre glorie entrar mia navicella<br /> + sotto la scorta del mio cieco ingegno.<br /> +</p> + +<p> + Solchi 'l gran mar di vostre lodi a pieno<br /> + più felice alma, a cui più chiara stella<br /> + porga favore in più securo legno.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XVIII. -- A Pietro Bembo<br /> +</p> + +<p> + Bembo, io che fino a qui da grave sonno<br /> + oppressa vissi, anzi dormii la vita,<br /> + or da la luce vostra alma infinita,<br /> + o sol d'ogni saper maestro e donno,<br /> +</p> + +<p> + desta apro gli occhi, sì ch'aperti ponno<br /> + scorger la strada di virtù smarrita;<br /> + ond'io lasciato ove 'l pensier m'invita<br /> + de la parte miglior per voi m'indonno:<br /> +</p> + +<p> + e quanto posso il più mi sforzo anch'io,<br /> + scaldarmi al lume di sì chiaro foco,<br /> + per lasciar del mio nome eterno segno.<br /> +</p> + +<p> + E o non pur da voi si prenda a sdegno<br /> + mio folle ardir, che se 'l sapere è poco,<br /> + non è poco, Signor, l'alto disìo.<br /> +</p> + +<p> + [V. 2 B. dormì; - C. D. dormii.]<br /> + [3 E. dalla.]<br /> + [12 Ed oh! - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 111.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XIX. -- A Ridolfo Baglioni<br /> +</p> + +<p> + Signore in cui valore e cortesia<br /> + giostrano insieme ognor tanto ugualmente,<br /> + che discerner non puote umana mente,<br /> + di qual di lor più la vittoria sia;<br /> +</p> + +<p> + mia fredda Musa a voi già non s'invia<br /> + per celebrar vostra virtute ardente;<br /> + ma perch'in voi nomar conosce e sente,<br /> + sorger nel vostro onor la gloria mia.<br /> +</p> + +<p> + Ben porta nel mio core un caldo affetto<br /> + il vivo lume vostro, ch'è sì chiaro,<br /> + che risplender si vede in ogni parte.<br /> +</p> + +<p> + Ma prenda voi per degno alto suggetto,<br /> + chi al quieto Apollo è tanto caro,<br /> + quanto voi sete al bellicoso Marte.<br /> +</p> + +<p> + [V. 2 B. egualmente;]<br /> + [8 C. scorger.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XX. -- A Francesco Crasso<br /> +</p> + +<p> + La nobil valorosa antica gente,<br /> + che di novo i fratelli ancisi vede,<br /> + e in acerbo esilio a pianger riede,<br /> + Signore, a te, s'inchina umilemente.<br /> +</p> + +<p> + E potendo vendetta arditamente<br /> + gridar da' monti, e piaghe, e mille prede,<br /> + mercè sola e pietate a te richiede,<br /> + di comune voler, pietosamente.<br /> +</p> + +<p> + O sanator de le ferite nostre,<br /> + mira la velenosa e cruda rabbia,<br /> + che 'l sangue giusto, ingiustamente sugge.<br /> +</p> + +<p> + Così tosto avverrà, ch'in te si mostre,<br /> + com'a gran torto, tanti danni or abbia<br /> + la gente, cui pietate e doglia strugge.<br /> +</p> + +<p> + [V. 2 B. D. E. nuovo.]<br /> + [6 B. C. D. E. de' morti. _Componimenti poetici_, ecc.,<br /> + ediz. cit. pag. 112.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXI. -- Al Molza<br /> +</p> + +<p> + Poscia (ohimè) che spento ha l'empia morte<br /> + l'alma gentil, ch'in sua più verde etade,<br /> + a gran passi salìa l'erte contrade<br /> + che menan dritto a la superna corte;<br /> +</p> + +<p> + chi fia che leggi così crude e torte,<br /> + spirti amici d'onor e di bontade,<br /> + non pianga meco ognor, ch'a le più rade<br /> + virtù die' sempre il ciel vite più corte?<br /> +</p> + +<p> + Molza ben pianger dei, poi ch'al camino<br /> + ove ti sprona un disusato ardire,<br /> + perduta hai meco la più fida scorta.<br /> +</p> + +<p> + Io per me dopo sì fero destino<br /> + non voglio altro, non deggio che morire<br /> + se morir deve e puote, chi è già morta.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 B. l'avara; C. D. empia.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXII. -- Al Colonnello Luca Antonio<br /> +</p> + +<p> + Poi che rea sorte ingiustamente preme<br /> + voi, ch'alto albergo sete di valore,<br /> + sento, spirto gentil, un tal dolore,<br /> + che con voi l'alma mia ne giace insieme.<br /> +</p> + +<p> + L'anima mia ne giace, e 'l petto geme,<br /> + di non poter mostrar nel riso il core,<br /> + a voi, cui bramo con perpetuo onore,<br /> + piacer servendo, insino a l'ore estreme<br /> +</p> + +<p> + Il disìo d'ora in ora a voi mi porta:<br /> + quindi rispetto onesto mi ritiene:<br /> + e disvoler conviemmi quel ch'io voglio.<br /> +</p> + +<p> + In sì dubbioso stato mi conforta,<br /> + che ben v'è noto quel che si conviene,<br /> + e questo fa minore il mio cordoglio.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. Poichè.]<br /> + [2 siete.]<br /> + [8 all'ore. - _Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 112.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXIII. -- Ad Ugolino Martelli<br /> +</p> + +<p> + Mentre ch'al suon de i dotti ornati versi,<br /> + fate d'Arno suonar l'ampie contrade,<br /> + cantando insieme a più ch'ad una etade<br /> + con le virtù, ch'a voi sì amiche fersi,<br /> +</p> + +<p> + a me, caro Martel, sono tanto avversi<br /> + i fati, ch'ogni ben dal cor mi cade;<br /> + e per occulte, solitarie strade,<br /> + vo' lagrimando il dì che gli occhi apersi.<br /> +</p> + +<p> + Tal che del pianto mio, del mio languire,<br /> + languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso,<br /> + e le fiere e gli augelli in ogni parte.<br /> +</p> + +<p> + Voi mentre affligge me l'empio martire,<br /> + deh! consolate lo mio spirto lasso,<br /> + con vostre eterne e onorate carte.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXIV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Più volte, Ugolin mio, mossi il pensiero<br /> + per risonar con la zampogna mia,<br /> + vostra rara virtute e cortesia,<br /> + poggiando al ciel col bel suggetto altero.<br /> +</p> + +<p> + Ma, lassa, invan m'affanno (o destin fero)<br /> + che roco è 'l suono, e la mia sorte ria,<br /> + sì dietro a i miei dolor tutta m'invia,<br /> + che levarmi da terra, unqua non spero.<br /> +</p> + +<p> + Cantino altri di voi tanti pastori,<br /> + che pascon le lor gregge a l'Arno intorno,<br /> + a cui le Muse, a cui fortuna è amica;<br /> +</p> + +<p> + io s'unqua al mio felice stato torno,<br /> + non pur non tacerò miei santi ardori,<br /> + ma voi sarete mia maggior fatica.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. movo]<br /> + [10 greggie.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 115.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXV. -- Allo stesso<br /> + _(Cod. Vat. Ottob. 1595)._<br /> +</p> + +<p> + Ho più volte, Signor, fatto pensiero<br /> + di risonar con la zampogna mia,<br /> + di te il valor e l'alta cortesia,<br /> + salendo al ciel presso al suggetto altiero.<br /> +</p> + +<p> + Ma, lassa, invan m'affanno, o destin fiero,<br /> + che roco è 'l suono, e mia fortuna rìa,<br /> + sì dietro a miei dolor tutta m'invia,<br /> + che levarmi di terra indarno spero.<br /> +</p> + +<p> + Cantin di te tanti gentil pastori,<br /> + che pascon le lor greggie al Po d'intorno,<br /> + a cui le Muse, a cui fortuna è amica:<br /> +</p> + +<p> + forse il mio Mopso ancor, fatto ritorno,<br /> + farà sentir non pur suoi bassi amori,<br /> + ma tu sarai la sua maggior fatica.<br /> +</p> + +<p> + [Questo sonetto diretto prima al Martelli, appare qui scritto per il<br /> + Muzio come chiaramente rilevasi dal nome di _Mopso_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXVI. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Ben sono in me d'ogni virtute accese<br /> + le voglie tutte, e gli spirti alto intenti;<br /> + ma 'l poter e l'oprar sì freddi e spenti,<br /> + ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese.<br /> +</p> + +<p> + Onde non lodi no, ma gravi offese<br /> + mi son le rime vostre, e però tenti<br /> + vostr'alto stil, fra tante e sì eccellenti,<br /> + mille di lui cantar più degne imprese.<br /> +</p> + +<p> + Ben può celar il ver finta bugia,<br /> + a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte:<br /> + ma non sì ch'ei non vinca, e 'n sella stia,<br /> +</p> + +<p> + dunque per più secura e corta via,<br /> + rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte,<br /> + ch'in altrui molto, in me poco sarìa.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto, del Martelli: _Se lodando di voi quel che palese._]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXVII. -- A Benedetto Varchi<br /> +</p> + +<p> + Varchi, da cui giammai non si scompagna<br /> + il coro de le Muse, e ch'a l'affanno<br /> + com'a la gioia, a l'util com'al danno,<br /> + sempre avete virtù fida compagna;<br /> +</p> + +<p> + qual monte, o valle, o riviera, o campagna,<br /> + non sarìa a voi più che dorato scanno:<br /> + se come fumo innanzi a lei sen vanno<br /> + gli umani affetti, ond'altri più si lagna?<br /> +</p> + +<p> + O perchè errar a me così non lice<br /> + con voi pe' i boschi, com'ho 'l core acceso,<br /> + de l'onorate vostre fide scorte?<br /> +</p> + +<p> + Ch'avendo ogni pensiero al cielo inteso,<br /> + vivendo viverei vita felice,<br /> + e morta sperarei vincer la morte.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXVIII -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Varchi, il cui raro e immortal valore,<br /> + ogni anima gentil subito invoglia,<br /> + deh! perchè non poss'io, com'ho la voglia<br /> + del vostro alto saver colmarmi il core?<br /> +</p> + +<p> + che con tal guida so ch'uscirei fore,<br /> + de la man di fortuna, che mi spoglia<br /> + d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia<br /> + cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore.<br /> +</p> + +<p> + Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte<br /> + contrasta a così onesto e bel desire,<br /> + sol perchè manch'io sotto l'aspre some.<br /> +</p> + +<p> + Ma s'i me pur così convien finire,<br /> + la penna vostra almen, levi il mio nome<br /> + fuor degli artigli d'importuna morte.<br /> +</p> + +<p> + [V. 4 E. saper.]<br /> + [5 fuore.]<br /> + [6 Delle.]<br /> + [11 Sol perch'io manchi.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc. ediz. cit. pag. 113.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXIX. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo,<br /> + quel che sol di virtute è ricco e adorno,<br /> + quel che col suo splendor un lieto giorno<br /> + chiaro ne mostra a l'uno e all'altro polo:<br /> +</p> + +<p> + quel sete Varchi voi, quel voi che solo,<br /> + fate col valor vostro oltraggio e scorno<br /> + a i più lontan, non ch'ai vicin d'intorno;<br /> + ond'io v'ammiro, riverisco e colo.<br /> +</p> + +<p> + E di voi canterei mentre ch'io vivo,<br /> + s'al gran suggetto il mio debile stile,<br /> + giunger potesse di gran spazio almeno.<br /> +</p> + +<p> + O pur non fosse a voi noioso e schivo<br /> + questo mio dire, scemo e troppo umile:<br /> + che per voi renderassi altero e pieno.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXX. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati,<br /> + sieno al bel gregge tuo, dolce pastore<br /> + vero d'Arcadia e di Toscana onore,<br /> + più chiaro fra i più chiari e più pregiati:<br /> +</p> + +<p> + se tanto in tuo favor girino i fati,<br /> + che mai tor non ti possa il dato core<br /> + Filli, nè tu a lei tuo santo amore,<br /> + onde vi gridi ogni uom saggi e beati:<br /> +</p> + +<p> + dinne, caro Damon, s'alma sì vile<br /> + e sì cruda esser può, ch'essendo amata<br /> + renda invece d'amor tormenti e morte.<br /> +</p> + +<p> + Ch'io temo (lassa) se 'l tuo dotto stile<br /> + non mi leva il dubbiar, d'esser pagata<br /> + di tal mercede, sì dura è mia sorte.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 E. casto.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXI. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Dopo importuna pioggia<br /> + s'allegrano i pastor, quando 'l sereno<br /> + ciel si discopre lor di stelle pieno;<br /> +</p> + +<p> + e dopo 'l corso de l'instabil luna,<br /> + ne l'apparir del sole,<br /> + gioisce ogni animal che brama il giorno;<br /> +</p> + +<p> + e l'alto Dio lodar ben spesso suole,<br /> + dopo l'aspra fortuna,<br /> + spaventato nocchier al porto intorno;<br /> +</p> + +<p> + e 'l Varchi è al suo ritorno<br /> + seren, sol, porto: e chi ha d'onor disìo,<br /> + si rallegra, gioisce e loda Iddio.<br /> +</p> + +<p> + [V. 10 B. Varchi al; C. D. Varchi è al.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXII. -- A Girolamo Muzio<br /> +</p> + +<p> + Voi ch'avete fortuna sì nimica,<br /> + com'animo, valor e cortesia,<br /> + qual benigno destino oggi v'invia<br /> + a riveder la vostra fiamma antica?<br /> +</p> + +<p> + Muzio gentile, un'alma così amica<br /> + è soave valore a l'alma mia,<br /> + ben duolmi de la dura e alpestra via<br /> + con tanta non di voi degna fatica.<br /> +</p> + +<p> + Visse gran tempo l'onorato amore<br /> + ch'al Po già per me v'arse. E non cred'io<br /> + che sia sì chiara fiamma in tutto spenta.<br /> +</p> + +<p> + E se nel volto altrui si legge il core,<br /> + spero ch'in riva d'Arno il nome mio<br /> + alto sonar ancor per voi si senta.<br /> +</p> + +<p> + [V. 1 E. nemica.]<br /> + [13 all'Arno.]<br /> + [14 Alto per voi suonare ancor si senta.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 113.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXIII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Fiamma gentil che da gl'interni lumi<br /> + con dolce folgorar in me discendi,<br /> + mio intenso affetto lietamente prendi,<br /> + com'è usanza a tuoi santi costumi;<br /> +</p> + +<p> + poi che con l'alta tua luce m'allumi<br /> + e sì soavemente il cor m'accendi,<br /> + ch'ardendo lieto vive e lo difendi,<br /> + che forza di vil foco nol consumi.<br /> +</p> + +<p> + E con la lingua fai che 'l rozo ingegno,<br /> + caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi<br /> + per cantar tue virtuti in mille parti;<br /> +</p> + +<p> + io spero ancor a l'età tarda farsi<br /> + noto che fosti tal, che stil più degno<br /> + uopo era, e che mi fu gloria l'amarti.<br /> +</p> + +<p> + [V. 5 E. coll'alta.]<br /> + [8 foco lo consumi.]<br /> + [14 d'amarti.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag. 114.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXIV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Spirto gentil, che vero e raro oggetto<br /> + se' di quel bel, che più l'alma disìa,<br /> + e di cui brama ognor la mente mia<br /> + essere al tuo cantar caro suggetto;<br /> +</p> + +<p> + se di pari n'andasse in me l'effetto<br /> + con le tue lode, onor render potrìa<br /> + mia penna a te; ma poi mia sorte rìa<br /> + m'ha sì bramato onor tutto interdetto.<br /> +</p> + +<p> + Sol dirò, che seguendo la sua stella,<br /> + l'anima tua da te fece partita,<br /> + venendo in me, com'in sua propria cella;<br /> +</p> + +<p> + e la mia, ch'ora è teco insieme unita,<br /> + ten può far chiara fede, come quella,<br /> + che con la tua si mosse a cangiar vita.<br /> +</p> + +<p> + [V. 2 D. Sei; E. desia.]<br /> + [5 si andasse.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit. pag, 116. - Risposta al<br /> + sonetto del Muzio: _Donna, il cui grazioso e altero aspetto_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXV. -- A Bernardo Ochino<br /> +</p> + +<p> + Bernardo, ben potea bastarvi averne<br /> + co 'l dolce dir, ch'a voi natura infonde,<br /> + qui dove 'l re de fiumi ha più chiare onde,<br /> + acceso i cuori a le sante opre eterne;<br /> +</p> + +<p> + che se pur sono in voi pure l'interne<br /> + voglie, e la vita al vestir corrisponde,<br /> + non uom di frale carne e d'ossa immonde,<br /> + ma sete un voi de le schiere superne.<br /> +</p> + +<p> + Or le finte apparenze, e 'l ballo, e 'l suono,<br /> + chiesti dal tempo e da l'antica usanza,<br /> + a che così da voi vietati sono?<br /> +</p> + +<p> + Non fora santità, fora arroganza<br /> + torre il libero arbitrio, il maggior dono<br /> + che Dio ne diè ne la primiera stanza.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXVI. -- Ad Emilio Tondi<br /> +</p> + +<p> + Siena dolente i suoi migliori invita<br /> + a lagrimar intorno al suo gran Tondi,<br /> + al cui valor ben furo i cieli secondi,<br /> + poscia invidiaro l'onorata vita.<br /> +</p> + +<p> + Marte il pianger di lei col pianto aita,<br /> + morto 'l campion, cui fur gli altri secondi;<br /> + io prego i miei sospir caldi e profondi,<br /> + ch'a sfogar sì gran duol porgano aita.<br /> +</p> + +<p> + So che non pon recar miei tristi accenti,<br /> + a voi, messer Emilio, alcun conforto,<br /> + che fra tanti dolori il primo è 'l vostro.<br /> +</p> + +<p> + Ma 'l duol si tempri; il suo mortale è morto;<br /> + vive 'l suo nome eterno fra le genti:<br /> + l'alma trionfa nel superno chiostro.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXVII. -- A Tiberio Nari<br /> +</p> + +<p> + Se veston sol d'eterna gloria il manto<br /> + quei che l'onor più che la vita amaro,<br /> + perchè volete voi, gentil mio Naro,<br /> + render men bella con acerbo pianto<br /> +</p> + +<p> + quella lode immortale e chiara tanto,<br /> + di cui mai non sarà chi giunga al paro<br /> + del valoroso vostro fratel caro,<br /> + che morendo portò di morte 'l vanto?<br /> +</p> + +<p> + Scacciate 'l duol è rasserenate il volto;<br /> + e le unite da lui nemiche spoglie<br /> + sacrate a lui, che già trionfa in cielo.<br /> +</p> + +<p> + E da questo mortal caduco velo<br /> + più che mai vivo, ormi libero e sciolto,<br /> + par ch'a seguirlo ogni bell'alma invoglie.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXVIII. -- A Piero Manelli<br /> +</p> + +<p> + Poi che mi diè natura a voi simile<br /> + forma e materia, o fosse il gran Fattore,<br /> + non pensate ch'ancor disìo d'onore<br /> + mi desse, e bei pensier, Manel gentile?<br /> +</p> + +<p> + Dunque credete me cotanto vile,<br /> + ch'io non osi mostrar cantando, fore,<br /> + quel che dentro n'ancide altero ardore,<br /> + se bene a voi non ho pari lo stile?<br /> +</p> + +<p> + Non lo crediate, no, Piero, ch'anch'io<br /> + fatico ognor per appressarmi al cielo,<br /> + e lasciar del mio nome in terra fama.<br /> +</p> + +<p> + Non contenda rea sorte il bel desìo,<br /> + che pria che l'alma dal corporeo velo<br /> + si scioglia, sazierò forse mia brama.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 D. m'ancide.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XXXIX. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Amore un tempo in così lento foco<br /> + arse mia vita, e sì colmo di doglia<br /> + struggeasi 'l cor, che quale altro si voglia<br /> + martir, fora ver lei dolcezza e gioco.<br /> +</p> + +<p> + Poscia sdegno e pietate a poco a poco<br /> + spenser la fiamma, ond'io più ch'altra soglia<br /> + libera da sì lunga e fera voglia,<br /> + giva lieta cantando in ciascun loco.<br /> +</p> + +<p> + Ma 'l ciel nè sazio ancor (lassa) nè stanco<br /> + de' danni miei, perchè sempre sospiri,<br /> + mi riconduce a la mia antica sorte;<br /> +</p> + +<p> + e con sì acuto spron mi punge il fianco,<br /> + ch'io temo sotto i primi empii martiri<br /> + cader, e per men mal bramar la morte.<br /> +</p> + +<p> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 115.]<br /> + [_Parnaso italiano ovvero raccolta di poeti classici italiani_,<br /> + Venezia 1787, presso Antonio Zatta, vol. XXX, pag. 240.]<br /> + [_Scelta di sonetti e canzoni dei più celebri rimatori d'ogni<br /> + secolo_. Quarta edizione con nuova aggiunta. Parte seconda che<br /> + contiene i rimatori dal 1550 sino al 1600 e del 1600. In Venezia,<br /> + presso Lorenzo Baseggio, 1784 in-12, a carte 532.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XL. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Qual vaga Filomela, che fuggita<br /> + è da l'odiata gabbia, e in superba<br /> + vista sen va tra gli arboscelli e l'erba,<br /> + tornata in libertate e in lieta vita;<br /> +</p> + +<p> + er'io da gli amorosi lacci uscita,<br /> + schernendo ogni martìre e pena acerba<br /> + de l'incredibil duol, ch'in sè riserba<br /> + qual ha per troppo amar l'alma smarrita.<br /> +</p> + +<p> + Ben avev'io ritolte (ahi stella fera!)<br /> + dal tempio di Ciprigna le mie spoglie,<br /> + e di lor pregio me n'andava altera;<br /> +</p> + +<p> + quand'a me Amor: le tue ritrose voglie,<br /> + muterò, disse; e femmi prigioniera<br /> + di tua virtù, per rinovar mie doglie.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLI. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Felice speme, ch'a tant'alta impresa<br /> + ergi la mente mia, che ad or ad ora<br /> + dietro al santo pensier che la innamora,<br /> + sen vola al Ciel per contemplare intesa.<br /> +</p> + +<p> + De bei disir in gentil foco accesa,<br /> + miro ivi lui, ch'ogni bell'alma onora,<br /> + e quel ch'è dentro, e quanto appar di fora,<br /> + versa in me gioia senz'alcuna offesa.<br /> +</p> + +<p> + Dolce, che mi feristi, aurato strale,<br /> + dolce, ch'inacerbir mai non potranno<br /> + quante amarezze dar puote aspra sorte;<br /> +</p> + +<p> + pro mi sia grande ogni più grave danno,<br /> + che del mio ardir per aver merto uguale<br /> + più degno guiderdon non è che morte.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + [CRESCIMBENI: _Istoria della volgar poesia_, Venezia, presso Lorenzo<br /> + Baseggio, 1730, vol. IV, pag. 68.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + S'io 'l feci unqua che mai non giunga a riva<br /> + l'interno duol, che 'l cuor lasso sostiene;<br /> + s'io 'l feci, che perduta ogni mia spene<br /> + in guerra eterna de vostr'occhi viva;<br /> +</p> + +<p> + s'io 'l feci, ch'ogni dì resti più priva<br /> + de la grazia, onde nasce ogni mio bene;<br /> + s'io 'l feci, che di tante e cotai pene,<br /> + non m'apporti alcun mai tranquilla oliva;<br /> +</p> + +<p> + s'io 'l feci, ch'in voi manchi ogni pietade,<br /> + e cresca doglia in me, pianto e martìre<br /> + distruggendomi pur come far soglio;<br /> +</p> + +<p> + ma s'io no 'l feci, il duro vostro orgoglio<br /> + in amor si converta: e lunga etade<br /> + sia dolce il frutto del mio bel disire.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLIII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Se ben pietosa madre unico figlio<br /> + perde talora, e nuovo, alto dolore<br /> + le preme il tristo e suspiroso core,<br /> + spera conforto almen, spera consiglio.<br /> +</p> + +<p> + Se scaltro capitano in gran periglio,<br /> + mostrando alteramente il suo valore,<br /> + resta vinto e prigion, spera uscir fuore<br /> + quando che sia con baldanzoso ciglio.<br /> +</p> + +<p> + S'in tempestoso mar giunto si duole<br /> + spaventato nocchier già presso a morte<br /> + ha speme ancor di rivedersi in porto.<br /> +</p> + +<p> + Ma io, s'avvien che perda il mio bel sole,<br /> + o per mia colpa, o per malvagia sorte,<br /> + non spero aver, nè voglio, alcun conforto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLIV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Se forse per pietà del mio languire<br /> + al suon del tristo pianto in questo loco<br /> + ten vieni a me, che tutta fiamma e foco<br /> + ardomi, e struggo colma di disire,<br /> +</p> + +<p> + vago augellino, e meco il mio martìre<br /> + ch'in pena volge ogni passato gioco,<br /> + piangi cantando in suon dolente e roco,<br /> + veggendomi del duol quasi perire;<br /> +</p> + +<p> + pregoti per l'ardor che sì m'addoglia,<br /> + ne voli in quella amena e cruda valle<br /> + ov'è chi sol può darmi e morte e vita;<br /> +</p> + +<p> + e cantando gli di' che cangi voglia,<br /> + volgendo a Roma 'l viso, e a lei le spalle,<br /> + se vuol l'alma trovar col corpo unita.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLV. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Ov'è (misera me) quell'aureo crine<br /> + di cui fe' rete per pigliarmi Amore<br /> + ov'è (lassa) il bel viso, onde l'ardore<br /> + nasce, che mena la mia vita al fine?<br /> +</p> + +<p> + Ove son quelle luci alte e divine<br /> + in cui dolce si vive e insieme more?<br /> + ov'è la bianca man, che lo mio core<br /> + stringendo punse con acute spine?<br /> +</p> + +<p> + Ove suonan l'angeliche parole,<br /> + ch'in un momento mi dan morte e vita?<br /> + u' i cari sguardi, u' le maniere belle?<br /> +</p> + +<p> + Ove luce ora il vivo almo mio sole,<br /> + con cui dolce destin mi venne in sorte<br /> + quanto mai piovve da benigne stelle?<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLVI. -- Ad Alessandro Arrighi<br /> +</p> + +<p> + Spirto gentil, s'al giusto voler mio<br /> + non è cortese il cielo e amico tanto,<br /> + ch'io possa con ragion lodarvi quanto<br /> + me fate, e io far voi spero e desio;<br /> +</p> + +<p> + dolgomi del mio fato acerbo e rio,<br /> + che ciò mi niega, rivolgendo in pianto<br /> + il mio già lieto e dilettoso canto,<br /> + per cui fan gli occhi miei si largo riso.<br /> +</p> + +<p> + Ma se fortuna mai si mostra amica<br /> + a le mie voglie, non dubito ancora<br /> + poter cantarvi tal qual mio cor brama,<br /> +</p> + +<p> + e far sentir per questa piaggia aprìca<br /> + quant'è 'l valor, ch'in voi mio core onora,<br /> + piacciavi s'or lo riverisce e ama.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto dell'ARRIGHI: _S'un medesimo stral duo petti<br /> + aprìo_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLVII. -- A Lattanzio de' Benucci<br /> +</p> + +<p> + Io ch'a ragion tengo me stessa a vile,<br /> + nè scorgo parte in me che non m'annoi,<br /> + bramando tormi a morte e viver poi<br /> + ne le carte d'un qualche a voi simile,<br /> +</p> + +<p> + cercando vo per questo lieto aprile<br /> + d'ingegni mille, non pur uno o doi<br /> + suggetti degni de i più alti eroi,<br /> + e d'inchiostro al mio tutto dissimile.<br /> +</p> + +<p> + Però dovunque avvien, che mai si nome<br /> + alteramente alcuno, indi m'ingegno<br /> + trar rime, onde s'eterni il nome nostro.<br /> +</p> + +<p> + E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome<br /> + non rende pigro questo ardito ingegno,<br /> + d'Elicona salire al sacro chiostro.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto del BENUCCI: _Deh, non volgete altrove il dotto stile_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLVIII. -- Ad Antonio Grazzini _(Lasca)_<br /> +</p> + +<p> + Io che fin qui quasi alga ingrata e vile<br /> + sprezzava in me così l'interna parte,<br /> + come u' di fuor, che tosto invecchia e parte<br /> + da noi ben spesso nel più bello aprile,<br /> +</p> + +<p> + oggi, Lasca gentil, non pur a vile<br /> + non mi tengo (mercè de le tue carte)<br /> + ma movo ancor la penna ad onorarte,<br /> + fatta in tutto a me stessa dissimile.<br /> +</p> + +<p> + E come pianta che suggendo piglia<br /> + novo licor da l'umido terreno<br /> + manda fuor frutti e fior, benchè s'attempi:<br /> +</p> + +<p> + tal'io potrei, sì nuovo mi bisbiglia<br /> + pensier nel cor di non venir mai meno,<br /> + dar forse ancor di me non bassi esempi.<br /> +</p> + +<p> + [V. 3 B. un; C. D. u']<br /> + [Risposta al sonetto del LASCA: _Se 'l vostro alto valor, Donna gentile_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + XLIX. -- A Nicolò Martelli<br /> +</p> + +<p> + Ben fu felice vostro alto destino,<br /> + poi che vena vi die' tanto feconda,<br /> + che 'l santo Apollo il vostro dir seconda<br /> + più ch'ei non fece al suo diletto Lino.<br /> +</p> + +<p> + Il coro de le Muse a capo chino<br /> + lieto v'onora, e 'l bel crin vi circonda<br /> + di vaghi fiori e d'odorata fronda:<br /> + perchè ragion è ben s'a voi m'inchino.<br /> +</p> + +<p> + Il cantar vostro l'anime innamora,<br /> + e le fa da se stesse pellegrine,<br /> + che celeste virtù può ciò che vuole.<br /> +</p> + +<p> + E 'n voi mirando grazie sì divine<br /> + chi ha più gentil spirto più v'onora,<br /> + altri d'invidia si lamenta e dole.<br /> +</p> + +<p> + [V. 7 adorata; C. D. odorata.]<br /> + [8 E. Quindi.]<br /> + [11 fa.]<br /> + [14 duole.]<br /> + [_Componimenti poetici_, ecc., ediz. cit., pag. 116. - Risposta al<br /> + sonetto del MARTELLI: _Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino._]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + L. -- A Simone Porzio<br /> +</p> + +<p> + Porzio gentile, a cui l'alma natura<br /> + e i sacri studi han posto dentro 'l core<br /> + virtù, ch'esser vi fa primo cultore<br /> + di lei, cui 'l cieco mondo oggi non cura;<br /> +</p> + +<p> + poi che rendete a feconda coltura<br /> + sue alpestre piaggie, onde d'eterno onore<br /> + semi spargete, e d'immortal valore<br /> + cogliete frutti che 'l tempo non fura;<br /> +</p> + +<p> + piacciavi, prego, che vostra alta mente<br /> + a l'umil pianta mia volga il pensieio,<br /> + s'ella forse non n'è del tutto indegna,<br /> +</p> + +<p> + che di quel che per me poter non spero,<br /> + col favor vostro a la futura gente<br /> + di maraviglia ancor si farà degna.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LI. -- A Giordano Orsini<br /> +</p> + +<p> + Alma gentil, in cui l'eterna mente,<br /> + per farvi sovra ogni alma, bella e chiara,<br /> + pose ogni studio; onde per voi s'impara<br /> + la via di gir al ciel sicuramente;<br /> +</p> + +<p> + sì come il mondo della più eccellente<br /> + cosa di voi non ha, nè tanto cara;<br /> + e come sola sete e non pur rara<br /> + d'ogni virtute ornata interamente;<br /> +</p> + +<p> + potess'io dirne appien quanto 'l cor brama,<br /> + che d'invidia empirei e di dolore<br /> + ogni spirto più saggio e più gentile,<br /> +</p> + +<p> + benchè vostro valor eterna fama<br /> + per se vi acquisti, caro mio signore,<br /> + quanto 'l sol gira e Battro abbraccia e Tile.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LII. -- Al Card. di Tournon<br /> +</p> + +<p> + Sacro pastor, che la tua greggia umile,<br /> + di caritade acceso e d'Amor pieno,<br /> + guidi fuor del mortal camin terreno,<br /> + per ricondurla al suo celeste ovile;<br /> +</p> + +<p> + se 'l ben'oprar ti rende a Dio simile,<br /> + or che raggio divin le scalda il seno,<br /> + ricevi o Santo nel tuo pasco ameno<br /> + questa tua pecorella errante e vile;<br /> +</p> + +<p> + sì che possa ridotta in piagge apriche,<br /> + ove nocer non può contraria sorte,<br /> + nè fiere stelle al nostro danno intente;<br /> +</p> + +<p> + poste in oblìo l'acerbe sue fatiche<br /> + fuggir le pompe, e disprezzar la morte,<br /> + tenendo sempre in Dio ferma la mente.<br /> +</p> + +<p> + [Sta nel: _Sesto libro delle rime di diversi eccellenti autori,<br /> + nuovamente raccolte et mandate in luce con un discorso di GIROLAMO<br /> + RUSCELLI, al molto Reverendo et honoratiss. Monsignor Girolamo<br /> + Artusio. Con gratia et privilegio_. In Vinegia, al _Segno del Pozzo_,<br /> + M.D.LIII, a carte 182.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LIII. -- Allo stesso<br /> +</p> + +<p> + Signor nel cui divino alto valore<br /> + tanto si gloria l'una Gallia altera,<br /> + e l'altra tutta mesta e afflitta spera<br /> + por fin a l'aspro suo grave dolore,<br /> + poscia che voi tornando, il suo splendore<br /> + torna e fa bella Roma:<br /> + ecco la sparsa chioma,<br /> + ella v'accoglie lieta, e manda fore,<br /> + voci gioconde a asciuga gli occhi molli,<br /> + e Tornon grida 'l Tebro e i sette colli.<br /> +</p> + +<p> + La pace, la letizia, a la sublime<br /> + schiera de le virtù sacre, ch'a noi<br /> + spariro al partir vostro, ora con voi<br /> + riedono, e fan contesa al tornar prime<br /> + le Muse a celebrarvi in versi e in rime;<br /> + destano i chiari spirti,<br /> + ond'or s'ergano i mirti,<br /> + e i lauri spargon l'onorate cime,<br /> + e prima de l'usato il mondo infiora,<br /> + e l'aria empie d'odor Favonio e Flora.<br /> +</p> + +<p> + Fra tanto almo gioir, fra tanta festa,<br /> + ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente,<br /> + anch'io la speme, e la letizia spente<br /> + poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta,<br /> + se mirate, Signor, quel che m'infesta<br /> + noioso e aspro duolo<br /> + che voi potete solo<br /> + ridurmi in porto da crudel tempesta,<br /> + e volgendo ver me pietoso il ciglio<br /> + trar mia vita di doglia e di periglio.<br /> +</p> + +<p> + Canzon, se innanzi a lui per grazia arrivi,<br /> + che dee chiuder di Giano il tempio aperto,<br /> + benchè nulla è 'l mio merto,<br /> + pregal, che sola non mi lasci in guerra<br /> + poi che per lui si spera pace in terra.<br /> +</p> + +<p> + [_Sesto libro delle Rime_ raccolte dal RUSCELLI, Venezia 1553, c. 183.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LIV.<br /> +</p> + +<p> + Se materna pietate afflige il core<br /> + onde cercando in questa parte e in quella<br /> + il caro figlio tuo, Lilla mia bella,<br /> + piangi, e cresci piangendo il tuo dolore:<br /> +</p> + +<p> + a te, ch'animal se' di ragion fore,<br /> + e non intendi (ohimè) quanto rubella<br /> + sia stata ad ambe noi sorte empia e fella,<br /> + togliendo a te 'l tuo figlio, a me 'l mio amore;<br /> +</p> + +<p> + che far (lassa) degg'io? Qual degno pianto<br /> + verseran gli occhi miei dal cor mai sempre,<br /> + che conosco il tuo male, e 'l mio gran danno?<br /> +</p> + +<p> + Chi potrà di Psichi con alto canto<br /> + cantar l'altere lodi: o con quai tempre<br /> + temprar quel, che mi da sua morte affanno?<br /> +</p> + +<p> + [V. 3 Lilia; C. D. Lilla.]<br /> + [5 C. D. sei.]<br /> + [12 C. D. Chi di Psichi potrà.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LV.<br /> +</p> + +<p> + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole<br /> + scemar (misera me) l'ardente foco<br /> + con cercar chiari rivi, e starne a l'ombra<br /> + ne i più fronzuti e solitarii boschi;<br /> + ma quanto più lontan luce il suo raggio<br /> + tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo.<br /> +</p> + +<p> + Chi crederebbe mai che questo vampo<br /> + crescesse quanto è più lontan dal sole?<br /> + E pur il provo, che quel divin raggio<br /> + quant'è più lunge più raddoppia il foco:<br /> + nè mi giova abitar fontane o boschi,<br /> + ch'al mio mal nulla val, fresco, onda od ombra.<br /> +</p> + +<p> + Ma non cercherò più fresco, onda od ombra,<br /> + che 'l mio così cocente e fero vampo<br /> + non ponno ammorzar punto fonti o boschi;<br /> + ma ben seguirò sempre il mio bel sole,<br /> + poscia che nuova salamandra in foco<br /> + vivo lieta, mercè del divo raggio.<br /> +</p> + +<p> + [V. 10 B. longe; C. D. lunge.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + [LV.]<br /> + _(Codice Vat. Ottob. 1595, c 118-119)_<br /> +</p> + +<p> + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole<br /> + scemar misera a me l'estremo fuoco,<br /> + con cercar chiari rivi e stare all'ombra<br /> + dei verdi faggi ed abitar fra boschi;<br /> + ma quanto più lontano è il suo bel volto<br /> + tanto più d'or in or cresce 'l mio vampo.<br /> +</p> + +<p> + Chi crederebbe mai che questo vampo<br /> + crescesse quanto è più lontan dal sole?<br /> + Io pur il provo, che quel divin volto<br /> + accresce e 'n me raddoppia ognor il fuoco,<br /> + nè mi giova cercar fontane o boschi,<br /> + che questo sol non cuopre e frondi ed ombra.<br /> +</p> + +<p> + Non cercarò vie più posare all'ombra<br /> + per minuire il mio cocente vampo,<br /> + nè, lassa, errando, gir tra folti boschi;<br /> + ma ben seguirò io sempre quel sole<br /> + per cui sì lieta mi nutrico in fuoco,<br /> + che a ciò mi sforza il cielo col suo bel volto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Deh! perchè non m'alluma il vivo raggio<br /> + ovunqu' io vado, o per sole o per ombra,<br /> + che lieta soffrirei sì dolce foco,<br /> + e contenta morrei del suo gran vampo?<br /> + Ma non spero giammai, lassa, che 'l sole<br /> + scopra giorno sì chiaro in questi boschi.<br /> +</p> + +<p> + Ond'avrò sempre in odio i monti e i boschi<br /> + che m'ascondon la luce di quel raggio,<br /> + che splende e scalda più de l'altro sole;<br /> + biasmi chi vuole e fugga i raggi a l'ombra,<br /> + ch'io per me cerco sempre e lodo il vampo<br /> + che m'arde e strugge in sì possente foco.<br /> +</p> + +<p> + Quanto dunque mi fora grato il foco,<br /> + ingrati i monti, e le fontane, e i boschi,<br /> + u' non veggo il mio sole e sento il vampo<br /> + s'io potessi appressar l'amato raggio<br /> + e del mio stesso corpo a lui far ombra,<br /> + e quando parte e quando torna il sole.<br /> +</p> + +<p> + Prima sia oscuro il sole e freddo il foco,<br /> + nè faranno ombra in nessun tempo i boschi,<br /> + che del bel raggio in me non arda il vampo.<br /> +</p> + +<p> + [V. 11 B. certo.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Deh! perchè non è meco il sacro volto<br /> + dovunque io vadi, o per sole o per ombra,<br /> + ch'avria forse men forza al cuore il fuoco<br /> + e soffrirei più lieta ogni mio vampo;<br /> + ma puote solo un raggio del mio sole<br /> + farmi beata ne gli ombrosi boschi.<br /> +</p> + +<p> + E perciò in odio avrò sempre quei boschi<br /> + che torrammi il veder del sacro volto,<br /> + e i chiari raggi dell'almo mio sole<br /> + che fean sgombrar le nube e fuggir l'ombra,<br /> + e me sola gioir nel chiaro vampo<br /> + qual salamandra nel più ardente fuoco.<br /> +</p> + +<p> + Quanto mi fora dilettoso il fuoco,<br /> + noiosi i fonti e via men grati i boschi,<br /> + men cari i faggi e men noioso il vampo,<br /> + s'unir potessi il mio volto al bel volto<br /> + e col mio stesso corpo al suo far ombre,<br /> + ben d'arder godrei toccando il sole.<br /> +</p> + +<p> + Deh, dicesse il mio sole: anch'io sto in foco<br /> + però non cercar più ombra ne' boschi,<br /> + che vo' che 'l volto mio tempri il tuo vampo.<br /> +</p> + +<p> + [Questo componimento fu probabilmente diretto al MANELLI, quantunque<br /> + il _sacro volto_ lasci credere trattarsi di qualche porporato.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LVI.<br /> +</p> + +<p> + Alma del vero bel chiara sembianza,<br /> + a cui non può far schermo nè riparo<br /> + così gentil e cristallina stanza<br /> + che non mostri di fuor l'altero e raro<br /> + splender, che sol ne da ferma speranza<br /> + del ben, ch'unqua non fura il tempo avaro:<br /> + deh! fa, se morta m'hai, ch'in te rinnovi<br /> + acciò di doppia morte il viver pruovi.<br /> +</p> + +<p> + [CRESCIMBENI. _Istoria della volgar poesia_, ecc., ediz. cit., vol. I,<br /> + pag. 36.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LVII.<br /> + _(cod. Vat. Ottob. 1595, c. 119)_<br /> +</p> + +<p> + Lieto viss'io sotto un bianco lauro<br /> + e vivrò fin che 'l bianco amor m'infondi<br /> + non per ornar le tempie d'ostro e d'auro<br /> + ma sol delle tue sacre altiere frondi;<br /> + ma poi che più e più volte il sole in Tauro<br /> + tornato fa che i suoi bei crini ascondi<br /> + se s'affredda stagion mutarà il corso,<br /> + i frutti seccarà, le frondi e il dorso.<br /> +</p> + +<p> + [Questa stanza è attribuita all'Aragona e diretta a _Madonna Laura<br /> + Spinelli_, alias _Ninì_. Nell'edizione prima delle _Rime_ posseduta<br /> + dalla Biblioteca Vittorio Emanuele il sonetto n. XXX porta scritto<br /> + sopra a penna: alla _S. Philomena Ninì_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + RIME A TULLIA D'ARAGONA<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 1. -- Di Girolamo Muzio<br /> +</p> + +<p> + Amor nel cor mi siede e vuoi ch'io dica<br /> + di qual esca racceso a l'alma mia<br /> + sia 'l novo ardor, qual il soggetto sia<br /> + ch'è de l'animo mio dolce fatica.<br /> +</p> + +<p> + Alma gentil d'alti pensieri amica,<br /> + lumi amorosi, angelica armonia,<br /> + fan ch'ogni mio disir lieto s'invia<br /> + per le vestigia de la fiamma antica.<br /> +</p> + +<p> + Colei ch'io canto, nacque in su le sponde<br /> + del chiaro fiume che d'eterni allori<br /> + ben mille volte ornò le verdi chiome;<br /> +</p> + +<p> + visse in tenera etate presso a l'onde<br /> + del più bel fonte che Toscana onori:<br /> + la sua stirpe è Aragon: Tullia il suo nome.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 2. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna che sete in terra il primo oggetto<br /> + a l'anime amorose e ai gentil cori,<br /> + e i cui gloriosi e alteri onori<br /> + sono al mio stile altissimo soggetto;<br /> +</p> + +<p> + in voi stessa si volga il chiaro aspetto<br /> + de l'alma vostra, in cui degli alti cori<br /> + risplende il bel, e 'n tutti i vostri ardori<br /> + fiammeggiar si vedrà celeste affetto.<br /> +</p> + +<p> + Vedrete in voi mirando l'alma mia,<br /> + ch'in voi sempre si specchia e si fa bella,<br /> + per infiammarvi in me del vostro lume.<br /> +</p> + +<p> + E 'l farà sì, per quel che mi favella<br /> + nel petto amor, se rio mortal costume<br /> + dietro a bassi pensier non vi disvia.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 3. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Anima bella, che da gli alti chiostri<br /> + fosti mandata in questo cieco inferno<br /> + a consumar nel suggetto ampio e eterno,<br /> + i più famosi e più purgati inchiostri;<br /> +</p> + +<p> + mentre s'affannan gl'intelletti nostri<br /> + a contemplar il tuo valore interno,<br /> + con la voce e con gli occhi al ben superno<br /> + gl'inalzi, e d'ire al ciel la via ne mostri.<br /> +</p> + +<p> + Quinci è che quale ha in terra alma più rara,<br /> + infiammata dal sol, ch'in te riluce,<br /> + più lieta a te rivolge ogni pensero.<br /> +</p> + +<p> + Ed io, poi che tua fiamma in me traluce,<br /> + forse più ch'in altri soave e chiara,<br /> + e porto 'l cor d'eterna gloria altero.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 4. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Quando 'l raggio del bel, ch'in voi risplende,<br /> + per l'orecchie e per gli occhi al mio mortale<br /> + trapassa, o Donna, un chiaro ardor m'assale,<br /> + che d'eterno disio tutto m'incende.<br /> +</p> + +<p> + L'anima allor, che 'l novo affetto intende<br /> + mover d'alta cagione, ogni mortale<br /> + piacer schernendo, e al ciel battendo l'ale,<br /> + verso l'amato lume il camin prende:<br /> +</p> + +<p> + e com'aquila al sol drizzando gli occhi<br /> + al foco vostro s'erge a la salita,<br /> + dove alfin pace le promette amore.<br /> +</p> + +<p> + Deh! siate larga a lei del bel splendore,<br /> + e porgete al suo volo pronta aita,<br /> + acciocchè inferma e cieca non trabocchi.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 5. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti,<br /> + onde amor m'arde e già gran tempo m'arse,<br /> + vaghi occhi miei non vi si mostran scarse,<br /> + mandate nel mio core i raggi ardenti;<br /> +</p> + +<p> + orecchi miei, mentre bramosi e intenti<br /> + notate 'l suon, che di su in terra apparse,<br /> + e ne van le sue voci all'aura sparse,<br /> + inviate a la mente i sacri accenti;<br /> +</p> + +<p> + anima mia, mentre in mortale oggetto<br /> + scorgi ch'eterno è quel che dentro avampa,<br /> + allarga il seno al sempiterno zelo:<br /> +</p> + +<p> + e vi rimembri che sì chiara lampa,<br /> + sì soave tenor, spirto sì chiaro,<br /> + sono a voi scala da salire al cielo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 6. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Amore ad ora ad or battendo l'ale<br /> + dal grave incarco leva il mio pensero,<br /> + e nel conduce per erto sentero<br /> + a gir in parte, ove uom per sè non sale.<br /> +</p> + +<p> + E quivi ne l'oggetto alto e immortale<br /> + gli dimostra l'esempio vivo e vero,<br /> + onde discese il nostro spirto altero<br /> + a dover informar cosa mortale.<br /> +</p> + +<p> + L'anima accesa a l'eterna vaghezza,<br /> + tutta s'accende a far novo disegno<br /> + del bel, ch'entro dipinge il divo aspetto.<br /> +</p> + +<p> + Ma come poi si move il basso ingegno,<br /> + donna mia, per salire a tanta altezza,<br /> + cade lo stile, e manca l'intelletto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 7. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Superbo Po, ch'a la tua manca riva<br /> + tutto lieto ti volgi d'ora in ora,<br /> + per mirar lei, che le tue piaggie infiora,<br /> + e ti fa in mezzo l'onde fiamma viva;<br /> +</p> + +<p> + che fa la nostra, ho da dir Donna, o Diva,<br /> + lei, che del ben del ciel l'alme innamora?<br /> + Oh fosse lunga a lei la mia dimora!<br /> + Pensa ella almen ch'io di lei pensi o scriva?<br /> +</p> + +<p> + Deh! com'io dico ognor: foss'io con lei<br /> + così fosse talora il suo pensiero,<br /> + or che dee far di me privo il meschino;<br /> +</p> + +<p> + oh vedesse ella aperti i dolor miei,<br /> + ch'io so che di pietà quel spirto altero<br /> + porteria gli occhi molli, e 'l viso chino.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 8. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Or di là se ne vien questa dolce ora,<br /> + ov'è colei che col suo divo aspetto,<br /> + mette dentro al mio cor l'ardente affetto;<br /> + ond'ancor la sua vista mi ristora.<br /> +</p> + +<p> + Oh se così potesse a ciascun ora<br /> + essere a lei presente il mio imperfetto,<br /> + come sempre la scorge il mio intelletto<br /> + io sarei pur d'ogni tormento fora.<br /> +</p> + +<p> + Che se dal mover di quest'aura io sento<br /> + per sua virtù conforto a i miei martìri,<br /> + ben dovrei seco sempre esser contento.<br /> +</p> + +<p> + Battete l'ale o vaghi miei sospiri,<br /> + e colà andando onde si parte il vento,<br /> + a lei portate i miei caldi disiri.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 9. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Lasso, onde avvien che qui non fa ritorno<br /> + il chiaro dì, sì come altrove sole?<br /> + Non ci risplende il lume di quel sole<br /> + che solo suole a gli occhi tuoi far giorno.<br /> +</p> + +<p> + In questo altrui sì placido soggiorno,<br /> + perchè son le campagne ignude e sole?<br /> + Non ci spira il favor de le parole<br /> + che fanno a sè fiorir le piaggie intorno.<br /> +</p> + +<p> + Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte<br /> + de gli occhi e de l'orecchie, anima mia,<br /> + ond'esser può che più letizia speri?<br /> +</p> + +<p> + Pensa misero a te, chi ti conforte<br /> + che me al mio bene ad ora ad or n'invia<br /> + il santo amor con l'ale de i pensieri.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 10. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Oh se tra queste ombrose e fresche rive,<br /> + ch'or cercan solitarii i passi miei,<br /> + meco ne fosse e con amor con lei,<br /> + di cui 'l cor sempre parla e la man scrive;<br /> +</p> + +<p> + ella a seder qui presso a l'acque vive<br /> + si porria in grembo a l'erba, io in grembo a lei,<br /> + e da i boschi trarriano i semidei<br /> + al sacro aspetto e le silvestre dive.<br /> +</p> + +<p> + Io lei mirando, a dir del suo valore<br /> + snoderei la mia lingua, e alcun di loro<br /> + segneria per li tronchi il chiaro nome;<br /> +</p> + +<p> + ella gioiosa e umile in tanto onore<br /> + forse di varii fior, forse d'alloro,<br /> + tesseria una ghirlanda a le mia chiome.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 11. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Spirto gentile in cui sì chiaramente<br /> + e ne la mortal parte e ne l'eterna,<br /> + fiammeggia il sol de la bontà superna,<br /> + ch'altro non è fra noi lume sì ardente;<br /> +</p> + +<p> + mentre io con gli occhi e con l'orecchie intente<br /> + raccolgo il doppio bel, che mi governa,<br /> + sì vivo foco in me da voi s'interna<br /> + che tutta illuminar l'alma si sente;<br /> +</p> + +<p> + poi, non capendo in me l'immensa fiamma,<br /> + convien ch'in alcun modo esca di fore,<br /> + mostrando i raggi de la vostra luce.<br /> +</p> + +<p> + Così da voi ne vien lo mio splendore,<br /> + ch'ogni mio bel disio da voi s'infiamma,<br /> + come 'l lume de' lumi in voi traluce.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 12. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Fiamma che chiaramente il mio cor ardi:<br /> + aura che dolcemente mi ristori:<br /> + spirto che alteramente m'innamori<br /> + col valor, con la voce, con gli sguardi;<br /> +</p> + +<p> + quante volte avvien ch'in voi riguardi,<br /> + ch'io v'ascolti e ch'io pensi i vostri onori,<br /> + tante mi sforzo a i sempiterni cori;<br /> + ma 'l mio mortal fa poi che 'l gir ritardi.<br /> +</p> + +<p> + O beata alma, angelica armonia,<br /> + o vivo lume, che degli alti chiostri<br /> + mostrate esempio a l'anime terrene,<br /> +</p> + +<p> + poi ch'a i sensi e nel cor m'avete mostri<br /> + la bellezza e 'l piacer del sommo bene,<br /> + aiutatemi ancor a l'alta via.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 13. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Spirto felice, in cui sì rare e tante<br /> + grazie e virtuti il ciel largo comparte,<br /> + che non so se si trovi in altra parte<br /> + che d'andar teco a paro alma si vante:<br /> +</p> + +<p> + s'a me facesser le sorelle sante<br /> + del bramato lor don così gran parte,<br /> + ch'io fossi degno di ritrarre in carte<br /> + de la tua chiara effigie il bel sembiante:<br /> +</p> + +<p> + so ch'io fare' un disegno sì perfetto,<br /> + che saria specchio a la futura gente<br /> + di quanto ben di su tra noi discende.<br /> +</p> + +<p> + Ma, lasso, a tanto onor non mi consente<br /> + il sacro coro: e da sè il mio intelletto<br /> + sopra i fuochi celesti non ascende.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 14. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna se mai vedeste in verde prato<br /> + surger felicemente un aureo fiore,<br /> + cui porge nutrimento dolce umore,<br /> + e vivace calor dal ciel gli è dato;<br /> +</p> + +<p> + non altramente lieto e consolato<br /> + fiorir si vede un'amoroso core,<br /> + perchè 'l suo sole è 'l grazioso ardore,<br /> + e la fonte è 'l favor del viso amato.<br /> +</p> + +<p> + E come quel, se manca la rugiada,<br /> + perduto il bel de le purpuree fronde<br /> + convien ch'in breve spazio a terra cada:<br /> +</p> + +<p> + così se rio voler o caso indegno,<br /> + i suoi disiri altrui fura e nasconde,<br /> + seccasi il fior d'ogni felice ingegno.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 15. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Il valor vostro, Donna, il cor m'incende,<br /> + lega ogni mio disir, m'impiaga il petto;<br /> + e l'alma del suo mal sente diletto,<br /> + dal ben ch'ella in voi vede, ode e intende.<br /> +</p> + +<p> + M'infiamma il divo raggio onde risplende<br /> + il chiaro vostro angelico intelletto;<br /> + da i novi accenti è avvinto ogni mio affetto,<br /> + e da' begli occhi il colpo al cor discende.<br /> +</p> + +<p> + E non ha Amor in tutta la sua corte,<br /> + m'oda chi vol, sì graziosi sguardi,<br /> + sì chiara voce, o sì vivace lume.<br /> +</p> + +<p> + Perch'io pur prego lui, ch'ognor più forte<br /> + con tal foco, in tai lacci e con tai dardi<br /> + mi trafigga, m'annodi e mi consume.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 16. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + O novo esempio de l'eterna luce,<br /> + alma gentile, ond'ogni alma più rara<br /> + mirando la beltà ch'in te riluce,<br /> + del vero amore i veri effetti impara;<br /> +</p> + +<p> + se del lume ch'in te dal ciel traluce,<br /> + a l'alma mia non sarai punto avara,<br /> + spero col raggio di sì altera duce<br /> + farmi fiamma di fama al mondo chiara.<br /> +</p> + +<p> + Te canteran mie rime in ogni parte<br /> + e diran que' ch'avran più vivo ingegno:<br /> + qual fu quel foco onde tal lampo uscìo?<br /> +</p> + +<p> + Amor promette a te ne le mie carte<br /> + nome immortale. O così fosse degno<br /> + ne le tue d'aver vita il nome mio!<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 17. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + In su le rive del superbo fiume<br /> + ch'altrui già die' sepolcro in mezzo l'onde:<br /> + ond'altri mutò il crine in verdi fronde,<br /> + e altri si vestì di bianche piume;<br /> +</p> + +<p> + invaghito del dolce altero lume,<br /> + lo qual di cielo in cielo in voi s'infonde,<br /> + e con sua luce ogni altra luce asconde,<br /> + arse 'l mio cor oltra mortal costume;<br /> +</p> + +<p> + poi sendo privo de gli amati rai,<br /> + non so dove si chiuse il grande ardore,<br /> + come fuoco ch'in cener si ricopra.<br /> +</p> + +<p> + Or rivedendo il vostro almo splendore,<br /> + l'antica fiamma, chiara più che mai,<br /> + convien ch'in riva d'Arno si discopra.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 18. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Sogni chi vuol di riportar corona<br /> + da gli alti gioghi del sacrato monte;<br /> + altri s'attuffi nel famoso fonte<br /> + che fa più chiaro 'l nome d'Elicona;<br /> +</p> + +<p> + sia gloria altrui se la sua lira suona<br /> + aver le sacre Muse al cantar pronte;<br /> + cinga altrui Febo la felice fronte<br /> + de la fronde, che mai non l'abbandona;<br /> +</p> + +<p> + altri si vanti che benigna e lieta<br /> + stella, a lui rivolgendo il suo splendore,<br /> + a questa luce il fece uscir poeta;<br /> +</p> + +<p> + il mio Parnaso, il mio perpetuo umore,<br /> + le mie Dive, il mio Apollo e 'l mio pianeta,<br /> + è 'l valor vostro impresso nel mio core.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 19. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna gentile, i cui beati ardori<br /> + del celeste splendore e del mortale,<br /> + spargon virtù che mentre i cori assale,<br /> + ne l'alme accende mille eterni amori;<br /> +</p> + +<p> + se 'l vostro sole interno e 'l bel di fuori,<br /> + a voi da me n'han tratto il mio immortale:<br /> + e se Amore al mio stile impenna l'ale<br /> + da gir portando al Cielo i vostri onori;<br /> +</p> + +<p> + se cara sete a me più di me stesso;<br /> + s'a voi ne volar tutti i miei sospiri;<br /> + se con voi vivo e senza voi son morto;<br /> +</p> + +<p> + se mi vedete 'l cor ne gli occhi espresso,<br /> + e le mie pene, e i miei caldi disiri,<br /> + ben dovreste pensare al mio conforto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 20. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Quando, com'Amor vuol, la donna mia,<br /> + tra soavi sospiri e dolci accenti,<br /> + move la lingua a angelici concenti,<br /> + e l'aura del bel petto a l'aere invia;<br /> +</p> + +<p> + al suon de la dolcissima armonia<br /> + ferman le penne i tempestosi venti;<br /> + stanno i giri del ciel taciti e intenti;<br /> + e non ch'altri, ma Febo il corso oblìa.<br /> +</p> + +<p> + E qual alma mortal la mira e ascolta,<br /> + ad ogni uman disìo tutta si toglie<br /> + e con tutti i pensieri al cielo aspira.<br /> +</p> + +<p> + La mia, che mai da lei non si discioglie,<br /> + col vago spirto suo da Amore accolta<br /> + a quel si stringe, e 'ntorno a lei s'aggira.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 21. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Ebbe la favolosa antica etade<br /> + chi co 'l tenor di feri e dolci canti<br /> + e con novo splender di rea beltade,<br /> + allettando affogava i naviganti:<br /> +</p> + +<p> + e or donata ci ha l'alta bontade<br /> + donna, che con l'ardor de gli occhi santi<br /> + e con note d'amor e di pietade,<br /> + rende porto e salute a l'alme erranti.<br /> +</p> + +<p> + Voi, Donna mia, voi sete alma sirena<br /> + voi, voi Tullia gentil, che fido lume<br /> + nel mar d'amor porgete e placid'aura.<br /> +</p> + +<p> + La vista vostra angelica, serena,<br /> + fa ch'in voi l'altrui vita ognor s'allume,<br /> + e 'l cantar d'ogni affanno ci restaura.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 22. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro<br /> + Orfeo cantare, e tacite ascoltarlo<br /> + varie fere e augelli, e seguitarlo<br /> + quercia, popolo, abete, olmo e ginebro.<br /> +</p> + +<p> + Vista ha 'l gran Po, veduta ha 'l chiaro Tebro,<br /> + vede 'l bel Arno, a cui sovente parlo<br /> + quel che mi detta l'amoroso tarlo<br /> + cantar la donna, ch'io sempre celebro;<br /> +</p> + +<p> + ma se colui seguiano e sassi e sterpi,<br /> + questa ogni alma più dura e più silvestra<br /> + trae dal grave suo incarco, e al ciel la scorge.<br /> +</p> + +<p> + Beata voce, che dal cor mi sterpi<br /> + ogni vil cura, onde per te s'addestra<br /> + l'alma a salir ove per sè non sorge.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 23. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, a cui 'l santo coro ognor s'aggira<br /> + de l'alme Muse e la cui chiara fronte<br /> + verdeggia de l'onor del sacro Monte,<br /> + ove chi s'erge eterna vita spira:<br /> +</p> + +<p> + qual anima gentil v'ascolta e mira<br /> + brama far vostre grazie al mondo conte;<br /> + poi non trovando rime al cantar pronte<br /> + com'è la voglia, duolsi e ne sospira.<br /> +</p> + +<p> + Di così bello, raro e alto suggetto,<br /> + dal vostro infuori, ogni altro stile è indegno;<br /> + quel sol n'è degno e altro non v'arriva.<br /> +</p> + +<p> + Io per molto provar, vero disegno<br /> + di voi non feci mai; ma dentro 'l petto<br /> + ben vi porto scolpita, bella e viva.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 24. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + La sembianza di Dio che 'n noi risplende<br /> + di cielo in cielo e c'ha nome beltade<br /> + e move Amor, per perigliose strade<br /> + de l'orecchie e de gli occhi al cor discende;<br /> +</p> + +<p> + perchè dal senso il senso il bello apprende,<br /> + e 'n la natura nostra è qualitade<br /> + ch'in mortal disiderio il mortal cade,<br /> + e così bassa voglia il senso accende.<br /> +</p> + +<p> + Ond'è ch'ingombro di piacer terreno<br /> + entrando il mal fidato messaggero<br /> + fa ne l'alma sentir del suo veleno.<br /> +</p> + +<p> + Quinci è che talor cade il mio pensero:<br /> + ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno,<br /> + ne 'l ridrizzate per erto sentero.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 25. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo<br /> + sovente o Donna, e da me stesso sciolto,<br /> + al bel vostro splendor tutto rivolto,<br /> + l'ali battendo al ciel mi levo a volo.<br /> +</p> + +<p> + E lontanato dal terrestre suolo<br /> + giungo a l'esempio de l'amato volto,<br /> + donde è tutto quel bello in voi raccolto,<br /> + che fa 'l mio amor fra gli altri in terra solo.<br /> +</p> + +<p> + Deh! vi priegh'io per le bellezze vostre,<br /> + Tullia, ch'al bel camin compagna eterna<br /> + mi siate, senza mai voltarvi a dietro.<br /> +</p> + +<p> + Ch'amor, s'ancor da voi tal grazia impetro,<br /> + promette a noi tranquilla pace interna,<br /> + e certa gloria a i nomi e a l'alme nostre.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 26. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, più volte m'ha già detto Amore<br /> + che nell'anima vostra i miei pensieri<br /> + son tutti espressi così vivi e veri<br /> + com'io voi, viva, ho impressa in mezzo 'l core;<br /> +</p> + +<p> + e ch'accesi del vostro alto splendore<br /> + ne van vostri disir cotanto alteri,<br /> + ch'a mortal non convien che da voi speri<br /> + altra mercede ch'immortal dolore.<br /> +</p> + +<p> + Così dice egli, e io per prova il sento,<br /> + che quant'uom più vi serve e più v'adora,<br /> + voi del suo mal più vi mostrate vaga;<br /> +</p> + +<p> + per tutto ciò d'amarvi io non mi pento:<br /> + anzi bramo ch'in me più d'ora in ora<br /> + veder possiate quel che più v'appaga.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 27. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se ben gli occhi e l'orecchie alcuna volta<br /> + vi mostran tale a i miei bassi disiri,<br /> + che surgon dal mio core agri sospiri<br /> + ond'è ch'al lamentar la lingua è sciolta;<br /> +</p> + +<p> + tosto che l'alma in sè stessa raccolta,<br /> + a l'alma vostra avvien che si raggiri,<br /> + in diletto si cangiano i martiri<br /> + e la mia lingua a ringraziar si volta.<br /> +</p> + +<p> + Che la pena, che par che sì mi prema<br /> + non passa oltra 'l mortal; ma la dolcezza<br /> + acqueta i sensi e pasce lo intelletto.<br /> +</p> + +<p> + Donna sia benedetta quella asprezza,<br /> + ch'anzi 'l chiuder de gli occhi all'ora estrema,<br /> + morire insegna al mio terreno affetto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 28. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, l'onor de' i cui be' raggi ardenti<br /> + m'infiamma 'l core e a ragionar m'invita,<br /> + perchè sia nostra penna mal gradita,<br /> + l'alto nostro sperar non si sgomenti.<br /> +</p> + +<p> + Rabbiosa invidia i velenosi denti<br /> + adopra in noi mentre 'l mortal è in vita;<br /> + ma sentirem sanarsi ogni ferita<br /> + come diam luogo a le future genti.<br /> +</p> + +<p> + Vedransi allor questi intelletti foschi<br /> + in tenebre sepolti, e 'l nostro onore<br /> + viverà chiaro e eterno in ogni parte.<br /> +</p> + +<p> + E si vedrà che non i fiumi Toschi,<br /> + ma 'l ciel, l'arte, lo studio e 'l santo amore,<br /> + dan spirto e vita ai nomi e a le carte.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 29. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, il cui grazioso e altero aspetto<br /> + e 'l parlar pien d'angelica armonia,<br /> + scorgon qual alma presso a lor s'invia<br /> + a contemplar il ben de l'intelletto;<br /> +</p> + +<p> + deh, così amor non mai m'ingombri 'l petto<br /> + d'umil disir, nè mai di gelosia<br /> + gustiate 'l tosco: e sempre intenta sia<br /> + a l'interna beltate il vostro affetto.<br /> +</p> + +<p> + Date, vi prego a me vera novella<br /> + de l'alma mia che del mio cor uscita,<br /> + voi seguendo, è venuta a farsi bella:<br /> +</p> + +<p> + che se da voi la misera è sbandita,<br /> + ella senza voi stando e io senz'ella,<br /> + non ritrovo al mio scampo alcuna aita.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 30. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi<br /> + luce che d'alto ardor mio core incendi,<br /> + ch'aguagli tua virtù? Se la 've splendi<br /> + a superno desio l'anime impiumi?<br /> +</p> + +<p> + Come dinanzi a Borea nebbie e fumi,<br /> + così di là, dove tu i raggi stendi,<br /> + fugge ogni vil pensier, sì ch'a noi rendi<br /> + a vita in terra de i celesti numi.<br /> +</p> + +<p> + E poi ch'a me non son tuoi lumi scarsi<br /> + di quel splendor, che da l'eterno regno<br /> + in te disceso, tu fra noi comparti;<br /> +</p> + +<p> + di quel ch'ho dentro e fuor non può mostrarsi,<br /> + faranno al mondo manifesto segno<br /> + l'amarti, il celebrarti e l'onorarti.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Fiamma gentil che da gl'interni lumi_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 31. -- Di Benedetto Varchi<br /> +</p> + +<p> + Quando doveva, ohimè, l'arco e la face,<br /> + l'una spenta del tutto e l'altro stanco,<br /> + a questo ardito e tormentoso fianco<br /> + per suo gran danno e mio, troppo vivace,<br /> +</p> + +<p> + non breve tregua pur, ma eterna pace<br /> + donar, poi che nel lato destro e manco<br /> + per le nevi del capo omai vien bianco<br /> + il crin fatto d'argento, che sì spiace;<br /> +</p> + +<p> + più che mai fresco e più che mai cocente,<br /> + mi saetta lo stral, m'accende il foco<br /> + di tal ferite e così caldo ardore,<br /> +</p> + +<p> + ch'ogni salute a mio soccorso è poco:<br /> + anzi cresce la piaga e fa maggiore<br /> + incendio, ch'al suo mal l'alma consente.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 32. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Donna, che di bellezza e di virtude<br /> + e d'ogni alto valor gran tempo in cima,<br /> + sola fra tutte l'altre non che prima,<br /> + piovete ne' miglior senno e salute;<br /> +</p> + +<p> + ben so ch'a dir di voi sarebber mute<br /> + le lingue tutte: e qual prosa nè rima<br /> + poria cose aguagliar, che poscia o prima<br /> + non furon mai, nè saran mai vedute?<br /> +</p> + +<p> + Tacciomi dunque fuor gelato e fioco,<br /> + per tema di scemar sì chiare lodi,<br /> + ma dentro infino al ciel notte e dì grido:<br /> +</p> + +<p> + ringraziando le stelle, il tempo e 'l loco,<br /> + gli sguardi, gli atti, le parole e i modi,<br /> + che mi donaro a cor gentile e fido.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 33. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Io non miro giammai cosa nessuna,<br /> + o in terra, o in ciel, ov'io non veggia quella,<br /> + ch'amor in sorte e mia benigna stella,<br /> + da le fasce mi diero e da la cuna.<br /> +</p> + +<p> + Ogni nube m'assembra e sole e luna<br /> + la mia donna gentil più d'altra bella;<br /> + monte o valle non veggio, o poggio, ov'ella<br /> + per lo mio ben non sia, ch'è nel mondo una.<br /> +</p> + +<p> + L'erbe, gli alberi, i fior, le frondi, i sassi,<br /> + mi rappresentan sempre, e l'onde, e l'ora,<br /> + quel viso dopo il qual nulla mi piacque.<br /> +</p> + +<p> + U' gli occhi giro, ovunque movo i passi,<br /> + nulla non scorgo, o penso, o sento fuora<br /> + di lei, che per bearmi in terra nacque.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 34. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se di così selvaggio e così duro<br /> + legno sì aspro frutto, ohimè, v'aggrada:<br /> + chi fia ch'unqua vi miri e poscia vada<br /> + di non sempre penar, Donna, securo?<br /> +</p> + +<p> + Bench'io, poi ch'ognor più m'inaspro e induro<br /> + del duol, cui lungo a voi fo larga strada<br /> + de la mia pena sola, non pur rada<br /> + fra quante sono al mondo e quante furo,<br /> +</p> + +<p> + dovrei trovar pietà, ch'asprezza eguale<br /> + o più selvaggia e solitaria vita,<br /> + non sentì mai e visse alcun mortale.<br /> +</p> + +<p> + Fera legge d'amor, sperar aita<br /> + del dolor che n'ancide, e del suo male<br /> + pascer l'alma, via più che saggia, ardita.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 35. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Pur non sentir la turba iniqua e fella<br /> + così larga al mal dir, come al ben parca,<br /> + da lei, che nel mio cuor siede monarca,<br /> + non men cortese che leggiadra e bella;<br /> +</p> + +<p> + non mio voler seguendo ma mia stella,<br /> + parto col corpo sol, che l'alma scarca<br /> + de la soma mortal meco non varca,<br /> + ma riman seco obediente ancella.<br /> +</p> + +<p> + E se quel, che fra me tacito e solo<br /> + cantando vo' con più di mille insieme,<br /> + per la Garza, e Forcella, e Tavaiano,<br /> +</p> + +<p> + udisse pur un dì l'invido stuolo<br /> + ben morria di dolor veggendo vano<br /> + tornar l'empio ardir suo, ch'indarno freme.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 36. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se da i bassi pensier talor m'involo<br /> + e me medesmo in me stesso ritorno;<br /> + s'al ciel, lasciato ogni terren soggiorno,<br /> + sopra l'ali d'amor poggiando volo:<br /> +</p> + +<p> + quest'è sol don di voi, Tullia, al cui solo<br /> + lume mi specchio e quanto posso adorno<br /> + la 've sempre con voi lieto soggiorno,<br /> + da santo e bel disio levato a volo.<br /> +</p> + +<p> + E se quel che entro 'l cor ragiono e scrivo,<br /> + del vostro alto valor Donna gentile,<br /> + ch'avete quanto può bramarsi a pieno<br /> +</p> + +<p> + ridir potessi, o beato, anzi Divo<br /> + me, per me proprio tutto oscuro e vile<br /> + se non quant'ho da voi pregio e sereno.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Quel che mondo d'invidia empie e<br /> + di duolo_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 37. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Ninfa, di cui per boschi, o fonti, o prati,<br /> + non vide mai più bella alcun pastore<br /> + ver di Diana e de le Muse onore,<br /> + cui più inchinano sempre i più pregiati:<br /> +</p> + +<p> + così siano a Damon men feri i fati<br /> + nè gli renda mai Filli il dato core;<br /> + e ella arda per lui di santo amore<br /> + più ch'altri fosser mai lieti e beati:<br /> +</p> + +<p> + com'alma esser non può sì cruda e vile,<br /> + la quale essendo veramente amata<br /> + non ami un cor gentil già presso a morte.<br /> +</p> + +<p> + Dunque s'a dotto no, ma fido stile<br /> + credi, ama e non dubbiar, che ben pagata<br /> + sarà d'alta mercè tua dolce sorte.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Se 'l ciel sempre sereno e verdi i<br /> + prati_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 38. -- Di Giulio Camillo<br /> +</p> + +<p> + Tullia gentile, a le cui tempie intorno<br /> + verdeggia avvolta l'onorata fronde,<br /> + e la cui voce a l'armonia risponde<br /> + di chi fa in Elicon dolce soggiorno;<br /> +</p> + +<p> + qualora a voi fo col pensier ritorno<br /> + e ritrovo sentenze sì profonde<br /> + in sì leggiadro stil, sì mi confonde<br /> + novello orror, ch'in me più non soggiorno.<br /> +</p> + +<p> + Vostra Musa di me cantando canta<br /> + d'uno sterpo silvestro, a cui nemica<br /> + stata è natura e 'l ciel, e io no 'l celo.<br /> +</p> + +<p> + Ben è la vostra fortunata pianta,<br /> + che lieto il Re de' fiumi la nutrica,<br /> + e la rinforza il gran Signor di Delo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 39. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Poi ch'a la vostra tanto alma beltade,<br /> + onde pregiata d'onorate e rare<br /> + spoglie di tante elette anime chiare<br /> + n'andate altero specchio ad ogni etade;<br /> +</p> + +<p> + piace ch'io ancor per le medesme strade<br /> + seguir vostre amorose insegne impare;<br /> + non siano almen vostre alme luci avare<br /> + di quel raggio, ond'io scorgo ogni bontade.<br /> +</p> + +<p> + E nel bel petto vostro Amor ispiri<br /> + pietà e mercede al mio dolore eguale,<br /> + e a gli ardenti intensi miei disiri;<br /> +</p> + +<p> + poi se le aggrada il mio destin fatale,<br /> + versi in me pur ognor doglie e martiri,<br /> + che dolce mi fia sempre ogni altro male.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 40. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno,<br /> + quando l'eterno e gran re de le stelle<br /> + fece, per fare il fior de l'altre belle,<br /> + di voi, Tullia divina, il mondo adorno.<br /> +</p> + +<p> + Le grazie tutte e le virtuti intorno<br /> + vi fur quasi devote e fide ancelle,<br /> + e 'l ciel lasciaro per seguitarvi quelle<br /> + in questo nostro umil, basso soggiorno;<br /> +</p> + +<p> + però ripiena di celeste ardore,<br /> + di gloria accesa e colma di mercede;<br /> + vaga di bello e di perpetuo amore:<br /> +</p> + +<p> + di grazia albergo e di bellezza erede,<br /> + sola fra noi vivete in dolce amore,<br /> + del ben del Ciel facendo in terra fede.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 41. -- Del Cardinale Ippolito De' Medici<br /> +</p> + +<p> + Anima bella, che nel bel tuo lume<br /> + divino interno ti rivolgi e giri,<br /> + e indi in voce dolcemente spiri<br /> + il suon ch'avanza ogni mortal costume;<br /> +</p> + +<p> + onde la mia poi d'amorose piume<br /> + coverta avien che al ciel volando aspiri,<br /> + e nel tuo chiaro raggio aperto miri<br /> + com'amor sani, ancida, arda e consume;<br /> +</p> + +<p> + deh! se l'alta bellezza e 'l dolce canto<br /> + ond'in te stessa sol beata sei:<br /> + e s'amor punto mai ti piacque o piace:<br /> +</p> + +<p> + prego volgendo in me 'l bel viso santo,<br /> + al lungo penar mio dia qualche pace,<br /> + e qualche tregua a gli aspri dolor miei<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 42. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro,<br /> + e 'l fiammeggiar de i begli occhi lucenti,<br /> + e 'l far dolce acquetar per l'aria i venti<br /> + co 'l riso, ond'io m'incendo e mi scoloro,<br /> +</p> + +<p> + son le cagion che per voi vivo e moro,<br /> + piango e m'adiro e fo restar contenti<br /> + gli spirti afflitti in mezzo i miei lamenti,<br /> + e mi par dolce il grave aspro martoro;<br /> +</p> + +<p> + non voi sì bella, io non così bramoso;<br /> + voi non sì dura, io non sì frale almeno<br /> + fossi; non voi d'amor rubella, io servo;<br /> +</p> + +<p> + ch'io sperarei nel stato mio gioioso<br /> + goder un giorno almen lieto e sereno,<br /> + piegando alquanto il core empio e protervo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 43. -- Di Bernardo Molza<br /> +</p> + +<p> + Spirto gentil, che riccamente adorno<br /> + de i più pregiati e cari don del cielo,<br /> + cortesemente nel corporeo velo<br /> + con tue virtuti fai lieto soggiorno;<br /> +</p> + +<p> + deh! s'amor sempre a te faccia ritorno,<br /> + di nove spoglie ornando, al caldo e al gelo,<br /> + d'uomini e Dei il tuo onorato stelo,<br /> + e cresca il valor tuo di giorno in giorno;<br /> +</p> + +<p> + fa che 'l nobile tuo chiaro intelletto,<br /> + sempre guardando a la più bella parte<br /> + di sè, giammai non si rivolga a terra.<br /> +</p> + +<p> + Ch'allor vedrai come natura ed arte,<br /> + soavemente in te rinchiude e serra<br /> + d'ogni bell'opra il seme e 'l bel perfetto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 44. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se 'l pensier mio, ov'altamente amore,<br /> + Tullia gentil, vostra sembianza impresse,<br /> + tutto altamente in sè voi tutta espresse<br /> + dal piacer vinto, che mi strinse il core;<br /> +</p> + +<p> + e tutta or vi risembra e a tutte l'ore,<br /> + trasformando pur sempre in quelle stesse<br /> + virtù, grazia e beltà, che vi concesse<br /> + Dio, ch'in voi tutto intese a farsi onore:<br /> +</p> + +<p> + non dovete voi dir ch'io sia deforme,<br /> + ch'io son quello che son fatto voi<br /> + bello, e non questa rozza e fragil scorza.<br /> +</p> + +<p> + E spero ancor, seguendo ognor vostr'orme,<br /> + essere appresso Dio 'l secondo poi,<br /> + se 'l bello a trarre il bello sempre ha forza.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 45. -- Di Ercole Bentivoglio<br /> +</p> + +<p> + Poi che lasciando i sette colli e l'acque<br /> + del Tebro oscure e le campagne meste,<br /> + d'illustrar queste piagge e premer queste<br /> + rive del Po col piè Tullia vi piacque;<br /> +</p> + +<p> + ogni basso pensier spento in noi giacque,<br /> + e un dolce foco, e un bel disio celeste,<br /> + quel primo dì ch'a noi gli occhi volgeste,<br /> + ne le nostre alme alteramente nacque.<br /> +</p> + +<p> + Fortunate sorelle di Fetonte,<br /> + ch'udir potranno a le lor ombre liete,<br /> + i dotti accenti che vi ispira Euterpe!<br /> +</p> + +<p> + Potess'io pur con rime ornate e pronte<br /> + com'è 'l disio, dir le virtù ch'avete!<br /> + Ma troppo a terra il mio stil basso serpe.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 46. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Vaghe sorelle, che di treccie bionde<br /> + ornò natura e di fattezze conte;<br /> + poi la pietà del misero Fetonte<br /> + vi volse in duri tronchi e 'n verdi fronde;<br /> +</p> + +<p> + or sotto l'ombre tremule e gioconde<br /> + vostre sedendo, fo palesi e conte<br /> + le gran beltà de la celeste fronte<br /> + di Tullia mia, cantando a l'aure e a l'onde.<br /> +</p> + +<p> + Così già sotto i vostri ombrosi rami<br /> + cantò d'Onfale sua gli occhi e le chiome<br /> + il vincitor de' più superbi mostri.<br /> +</p> + +<p> + 'priego il ciel, che sì v'esalti e v'ami,<br /> + ch'eterno sia con voi sempre il bel nome<br /> + di Tullia scritto in tutti i tronchi vostri.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 47. -- Di Filippo Strozzi<br /> +</p> + +<p> + Alma gentile, ove ogni studio pose<br /> + natura in darvi a pieno ogni eccellenza,<br /> + e fece il ciel quasi restarne senza<br /> + per dar a voi quel bel, ch'a ogni altra ascose;<br /> +</p> + +<p> + voi fra leggiadre donne e gloriose<br /> + elesse sola; e per esperienza<br /> + si vede altera andarne oggi Fiorenza<br /> + de le belle opre vostre alte e famose.<br /> +</p> + +<p> + Ma non solo Arno oggi vi loda e canta,<br /> + ma dove ancora l'inesperto auriga<br /> + cadde, di voi terrà memoria eterna.<br /> +</p> + +<p> + Il Tever lascio, che tenera pianta<br /> + vi nutrì, dolce essendo ogni fatiga<br /> + a chi co 'l spirto e 'l core in voi s'interna<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 48. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Uscendo 'l spirto mio per seguir voi,<br /> + Donna gentile, in voi vera pietade<br /> + spinse l'anima vostra a le contrade<br /> + ond'egli uscìo, con che vivessi io poi;<br /> +</p> + +<p> + tal che 'l splendor, che dite uscir tra noi<br /> + di me, è propria vostra qualitade,<br /> + concessavi da l'alta e gran bontade,<br /> + per sembianza de i chiari raggi suoi.<br /> +</p> + +<p> + Dove scorger si puote un dolce inganno<br /> + veggendovi in me vaga di voi stessa,<br /> + nè v'accorgete ch'io v'appago a punto<br /> +</p> + +<p> + Che se mi vi toglieste allora il danno<br /> + mortal mio vedreste, e fora espressa<br /> + la colpa vostra, send'io a morte giunto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 49. -- Di Alessandro Arrighi<br /> +</p> + +<p> + L'aspetto sacro e la bellezza rara,<br /> + eguale a cui non ebbe il mondo ancora;<br /> + il folgorar de gli occhi ch'innamora<br /> + il mondo tutto, e quasi sol lo schiara;<br /> +</p> + +<p> + il parlar saggio, onde la via s'impara<br /> + di gir al chiaro e uscir dal fosco fora;<br /> + e l'alto sangue, lo cui ammira e onora<br /> + chiunque adorno è più di stirpe chiara;<br /> +</p> + +<p> + i bei costumi, e 'l portamento adorno;<br /> + e col dolce cantare il dolce suono<br /> + che fan di marmo una persona viva,<br /> +</p> + +<p> + fur le cagioni o donna, ch'in quel giorno<br /> + stetti a mirare il bello, a udire il buono,<br /> + in guisa d'uom che pensi, parli e scriva.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 50. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Come di dolce più che d'agro parte,<br /> + Donna mi feste il dì, ch 'l colpo caro<br /> + di voi impiagommi, onde sì ardente e chiaro<br /> + foco poscia avampommi a parte a parte,<br /> +</p> + +<p> + così men d'agro, che di dolce parte<br /> + da me per guiderdon del dono raro;<br /> + e giunge a voi per addolcir l'amaro<br /> + vostro languir del tutto non che 'n parte;<br /> +</p> + +<p> + il foco ch'io dovrei mandarvi ancora<br /> + per render merce pari al degno merlo,<br /> + meco si sta, nè vuol partirsi un'ora.<br /> +</p> + +<p> + Selva chiusa non è, nè campo aperto,<br /> + nè giardin culto, o poggio aspro o deserto,<br /> + che non sappian com'ei m'arde e divora.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 51. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi,<br /> + Donna, ch'io tanto pregio, ed è ben degno;<br /> + s'il dissi che mai sempre ira e disdegno<br /> + portiate in seno, e sol me stesso annoi;<br /> +</p> + +<p> + s'il dissi che 'l mortale eterno muoi<br /> + di me non mai giungendo al santo regno;<br /> + s'il dissi sia d'amor prigione e segno<br /> + de l'acuto suo strale, e preda, poi.<br /> +</p> + +<p> + Ma s'io nol dissi chi si dolce aprìo<br /> + a me lo cor chiudendovi entro i raggi,<br /> + non mai rivolga altronde il lume chiaro.<br /> +</p> + +<p> + Io no 'l dissi giammai, nè dir disìo:<br /> + vinca 'l ver dunque, e 'l falso a terra caggi,<br /> + e 'n dolce amor ritorni l'odio amaro.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 52. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + S'un medesimo stral duo petti aprìo:<br /> + s'arse due cor d'amor un foco santo:<br /> + se nascendo 'l piacer morì cotanto<br /> + martir, che l'uno e l'altro già sentìo,<br /> +</p> + +<p> + Donna, e s'insomma nudrì ambo un disio,<br /> + ond'è ch'in me del dir vostro altrettanto<br /> + non rivolgete sì, ch'io mi dia vanto<br /> + d'esser d'uom fatto un'immortale Dio?<br /> +</p> + +<p> + Forse sì come sempre ebbi nimica<br /> + la stella a i miei disir, così avien ora<br /> + ch'io non goda e non sorti una tale brama.<br /> +</p> + +<p> + O pur ch'ad alma sì saggia e pudica<br /> + parlar di me basso suggetto fora:<br /> + come che sia il bel vostro a sè mi chiama.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 53. -- Di Benedetto Arrighi<br /> +</p> + +<p> + Voi che volgete il vostro alto disio<br /> + a la chiara virtù, donde si coglie<br /> + quelle onorate, sacre, sante spoglie,<br /> + di che va altera e Calliope e Clio;<br /> +</p> + +<p> + voi che schernite al tempo quell'oblio,<br /> + che la fama immortale al nome toglie,<br /> + colpa e vergogna de l'umane voglie,<br /> + che non son come voi rivolte a Dio;<br /> +</p> + +<p> + voi sol vi sete fabricato un tempio<br /> + di glorie tal, che gli onori e trofei<br /> + non pon lasciar di lui più chiaro esempio;<br /> +</p> + +<p> + deh! così potess'io com'io vorrei<br /> + le virtuti cantar, ch'in voi contemplo<br /> + memoria eterna a gli uomini e a li Dei.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 54. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Alma gentile che già foste al paro<br /> + de l'alta e gran colonna, oggi si mostra<br /> + in voi tutto l'onor de l'età nostra;<br /> + in voi lo stil più che 'l suo dolce e caro;<br /> +</p> + +<p> + al vostro stil, dov'io ch'al mondo imparo<br /> + a riverir la chiara virtù vostra,<br /> + ch'oggi solinga l'universo giostra<br /> + non trovando di lei pregio più chiaro;<br /> +</p> + +<p> + sì come un picciol lume alta chiarezza<br /> + vince, così con vostre lodi sole<br /> + lei vincete in virtute e in bellezza;<br /> +</p> + +<p> + l'alto motor come 'l ciel ornar vole<br /> + la terra, piacque a sua reale altezza<br /> + far Vittoria una Luna e Tullia un Sole.<br /> +</p> + +<p> + [V. 14 Vittoria Colonna.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 55. -- Di Lattanzio De' Benucci<br /> +</p> + +<p> + Se per lodarvi e dir quanto s'onora<br /> + di voi natura e 'l ciel, Tullia gentile,<br /> + fosse eguale al soggetto in me lo stile,<br /> + e 'l saper pari a l'alta voglia ancora;<br /> +</p> + +<p> + forse non tanto il secol nostro indora<br /> + vostra virtute, e non dal Gange al Tile<br /> + fate voi co' i begli occhi eterno aprile,<br /> + quant'io n'avrei grazie e favori ognora.<br /> +</p> + +<p> + Non può ingegno mortal tante divine<br /> + virtù ritrar; nè può basso disìo<br /> + scolpir parti sì eccelse e pellegrine,<br /> +</p> + +<p> + che 'n voi il valor del vago petto e pio<br /> + avanza ogni pensier, passa ogni fine,<br /> + non che l'aguagli altrui parlare, o mio.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 56. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + O fiumicel se 'l più cocente ardore<br /> + estivo il lento tuo correr affrena,<br /> + e la tua profonda umile arena<br /> + incende e fa restar priva d'umore;<br /> +</p> + +<p> + ecco a le rive tue novo splendore<br /> + che l'aer d'ogni intorno rasserena:<br /> + di colei, che cantando in dolce vena<br /> + a le nove sorelle aggiunge onore.<br /> +</p> + +<p> + Onde il vecchio Arno ormai d'invidia pieno<br /> + lascia l'usato corso e a te rivolto,<br /> + quivi perde le chiare e lucid'onde;<br /> +</p> + +<p> + godi, or che vedi entro il tuo ricco seno<br /> + la imagin bella del leggiadro volto:<br /> + e Tullia odi sonar ambe le sponde.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 57. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Deh, non volgete altrove il dotto stile<br /> + altera donna, ch'a voi stessa, poi<br /> + che scorge il mondo esser accolto in voi<br /> + quant'ha del pellegrino e del gentile.<br /> +</p> + +<p> + Appo questo suggetto incolto e vile<br /> + divien qual più pregiato oggi è tra noi;<br /> + e co 'l splender de' vivi raggi suoi<br /> + chiaro si mostra ognor da Battro a Tile.<br /> +</p> + +<p> + Voi dunque di voi sola alzare il nome<br /> + dovete, poi ch'a sì pregiato segno<br /> + giunger non puote il più purgato inchiostro.<br /> +</p> + +<p> + Quindi vedrassi apertamente come<br /> + non è di lode altri di voi più degno,<br /> + nè stil che giunga al dolce cantar vostro.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 58. -- Di Latino Giovenale<br /> +</p> + +<p> + Vide già la famosa antica etade<br /> + nel palazzo reale alto di Roma<br /> + donna empia sì, che fe' del carro soma<br /> + al padre anciso, e spense ogni pietade.<br /> +</p> + +<p> + Vede or donna real di tal beltade<br /> + la nostra, e Roma, e da colei si noma;<br /> + che chi mira i begli occhi e l'aurea chioma<br /> + di piacer, d'amor empie e d'umiltade.<br /> +</p> + +<p> + Questa sol per mio ben, per mio sostegno<br /> + al mio imperfetto, a la fortuna avversa<br /> + diede natura, e 'l ciel cortese e largo.<br /> +</p> + +<p> + O gloria de le donne, o ricco pegno<br /> + d'onor, d'ogni virtù ch'oggi è dispersa:<br /> + deh! perchè non ho io gli occhi ch'ebbe Argo?<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 59. -- Di Ludovico Martelli<br /> +</p> + +<p> + Voi, che lieti pascete ad Arno intorno<br /> + il vostro gregge fra leggiadri fiori,<br /> + godete, poi che da i superni cori<br /> + discesa è Tullia a far con voi soggiorno<br /> +</p> + +<p> + sforzisi ognun co 'l crin d'alloro adorno<br /> + gli altari empir de i più soavi odori;<br /> + che per costei vostri tanti alti onori<br /> + faranno ancor a voi degno ritorno.<br /> +</p> + +<p> + Quest'è la vaga pastorella, ch'ebbe<br /> + fra i più degni pastor del Tebro il vanto;<br /> + del cui partir restar sì afflitti e mesti;<br /> +</p> + +<p> + e poi che per voi sol non le rincrebbe<br /> + lasciar le rive ove fu in pregio tanto,<br /> + siate a cantarla e a riverirla presti.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 60. -- Di Simone Dalla Volta<br /> +</p> + +<p> + Tullia, mostrò (?), miracolo, Sibilla,<br /> + di cui si maraviglia il mondo e gode:<br /> + mar di saver, che non ha fondo o prode,<br /> + e mena l'onda sua lieta e tranquilla.<br /> +</p> + +<p> + Da cui sì dolce umor, sì chiaro stilla<br /> + di virtù vera ch'oggi rado s'ode:<br /> + cui non guasta fortuna, o 'l tempo rode;<br /> + men che quelle di Saffo e di Camilla.<br /> +</p> + +<p> + Ma che dico io? Il vostro alto valore<br /> + non si può comparare a cosa alcuna:<br /> + perchè non che 'l poter, passa il disio.<br /> +</p> + +<p> + Chi vuol vivo vedere in terra amore,<br /> + divin, pien di virtù, miri quest'una,<br /> + vera amica de gli angioli e di Dio.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 61. -- Di Camillo Da Monte Varchi<br /> +</p> + +<p> + Mosso da l'alta vostra chiara fama,<br /> + di cui per tutto il mondo il grido suona,<br /> + vengo cantarvi anch'io Tullia Aragona,<br /> + cui chi più sa, più sempre ammira e ama.<br /> +</p> + +<p> + E s'adempir potessi ardente brama<br /> + di salir l'alto monte d'Elicona,<br /> + qual voi n'arrecherei degna corona,<br /> + ch'al ciel vi porta, che vi aspetta e chiama.<br /> +</p> + +<p> + Or voi più d'altra saggia e più gentile,<br /> + degnate di pigliar quanto vi porge<br /> + un ch'a voi consacrato ha ingegno e stile.<br /> +</p> + +<p> + Ben so, vostra mercè, ch'altera e vile<br /> + alma tanto non è, che quando scorge<br /> + d'essere amata non divenga umile.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 62. -- Di Claudio Tolomei<br /> +</p> + +<p> + Quando la Tullia mia che vien dal cielo,<br /> + che d'altronde non può sì bella cosa,<br /> + umilemente altera e disdegnosa,<br /> + toglie al mondo 'l suo sol con un bel velo;<br /> +</p> + +<p> + allora agghiaccia 'l fuoco ed arde 'l gelo,<br /> + e Amor tremando l'armi in terra posa,<br /> + vertù si fugge e cortesia sta ascosa,<br /> + e spegnesi ogni ardente onesto zelo.<br /> +</p> + +<p> + Ma s'avvien poi che a le tranquille ciglia<br /> + ridendo levi il velo, allor più incende<br /> + il foco e 'l ghiaccio è freddo in ogni parte;<br /> +</p> + +<p> + virtù ritorna e Amor l'armi riprende<br /> + ch'ella governa, e non è meraviglia<br /> + ciò che può far 'l ciel, natura ed arte.<br /> +</p> + +<p> + [Sta nel: _Libro quarto delle rime di diversi eccellentissimi autori<br /> + nella lingua volgare nuovamente raccolte_. In Bologna, presso<br /> + A. Ciccarelli 1551, pag. 217.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 63. -- Di Antonio Grazzini (_Lasca_)<br /> +</p> + +<p> + Se 'l vostro alto valor, Donna gentile,<br /> + esser lodato pur dovesse in parte,<br /> + uopo sarebbe al fin vergar le carte<br /> + col vostro altero e glorioso stile.<br /> +</p> + +<p> + Dunque voi sola a voi stessa simile,<br /> + a cui s'inchina la natura e l'arte,<br /> + fate di voi cantando in ogni parte<br /> + Tullia, Tullia, suonar da Gange a Tile.<br /> +</p> + +<p> + Si vedrem poi di gioia e maraviglia<br /> + e di gloria e d'onore il mondo pieno,<br /> + drizzare al vostro nome altare e tempï;<br /> +</p> + +<p> + cosa che mai con l'ardenti sue ciglia<br /> + non vide il sol rotando il ciel sereno,<br /> + o ne' gli antichi o ne' moderni tempi.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 64. -- Di Nicolò Martelli<br /> +</p> + +<p> + Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino<br /> + d'eloquenza immortale alta e profonda,<br /> + la vostra al nome egual gli vien seconda<br /> + Tullia di sangue illustre e pellegrino;<br /> +</p> + +<p> + il cui spirto reale almo e divino,<br /> + sovra l'uso mortal di grazie abonda,<br /> + in guisa tal che l'onorata sponda<br /> + De l'Arbia, infino al ciel tocca il confino.<br /> +</p> + +<p> + E 'l bel chiaro Arno ora di voi s'onora,<br /> + l'antico fuor traendo umido crine,<br /> + forma con l'acque in suon cotai parole:<br /> +</p> + +<p> + qual luce e questa o beltà senza fine,<br /> + che col sommo valor le rive infiora<br /> + al gel, come d'april nel mezzo il sole?<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 65. -- Di Ugolino Martelli<br /> +</p> + +<p> + Se bella voi così le Grazie fero,<br /> + che pari al mondo non fu mai nè fia;<br /> + e se le muse con pietà natìa<br /> + il dolcissimo latte ancor vi diero:<br /> +</p> + +<p> + qual piena voce e qual giudicio intero,<br /> + il valor giunto a somma leggiadria,<br /> + e scorgere e cantar sì ben potria,<br /> + ch'almen di lungo ne apparisse il vero?<br /> +</p> + +<p> + Questi che vostri sono alteri onori,<br /> + e fanno altrui veracemente adorno,<br /> + scemar non può fortuna aspra e nimica.<br /> +</p> + +<p> + E questa spero che di giorno in giorno<br /> + averete con doti assai maggiori,<br /> + di fosca e trista, omai lieta e aprica.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Più volte, Ugolin mio, mossi il<br /> + pensiero _.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 66. -- Dello stesso<br /> +</p> + +<p> + Se lodando di voi quel che palese<br /> + di fuor si mostra a le più strane genti,<br /> + rare bellezze e disusati accenti,<br /> + degne parole a ciò mi son contese:<br /> +</p> + +<p> + com' esser vi potrà larga e cortese<br /> + la lingua a dir, che non tema o paventi<br /> + di tante ascoste in voi virtuti ardenti,<br /> + Tullia, ch'amor divino al cor v'accese?<br /> +</p> + +<p> + Bontà, senno, valor e cortesia,<br /> + con l'altre mille insieme in voi cosparte,<br /> + rozzamente contar forse potria;<br /> +</p> + +<p> + ma come rara e eccellente sia<br /> + ciascuna d'esse in voi, con mille carte<br /> + Mantova e Smirna a dir non basteria.<br /> +</p> + +<p> + [V. 11. _Rozzamente cantar forse patria_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + 67. -- Di Simone Porzio<br /> +</p> + +<p> + Or qual penna d'ingegno m'assecura<br /> + di poter appressarmi al gran valore<br /> + di quella che di pregio alto e d'onore,<br /> + ornarmi con sue rime ha tanta cura?<br /> +</p> + +<p> + La debil pianta, mia da sè non dura,<br /> + e se prende crescendo alcun vigore,<br /> + nutrita è dal fecondo vostro umore,<br /> + che tal frutto non vien d'altra coltura.<br /> +</p> + +<p> + Ma se di quella vostra le semente<br /> + sempre mi trovo al petto, nè più spero<br /> + sentir d'essa giammai cosa più degna,<br /> +</p> + +<p> + scorgete adunque col giudicio interno<br /> + che tutte l'altre voghe in me son spente,<br /> + e vive quel ch'amor di voi m'insegna.<br /> +</p> + +<p> + [Risposta al sonetto della TULLIA: _Porzio gentile a cui l'alma natura_.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + LE AMOROSE EGLOGHE DEL MUZIO GIUSTINOPOLITANO<br /> + ALLA SIGNORA TULLIA D'ARAGONA<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + I.<br /> + MOPSO<br /> +</p> + +<p> + Mopso, _solo_.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Canti chi vuol le sanguinose imprese<br /> + del fiero Marte, e d'onorati allori<br /> + cinto le tempie a suon di chiara tromba<br /> + desti i bianchi destrier, ch'in Campidoglio<br /> + han da condur i purpurei trionfi;<br /> + a me, cui 'l ciel non diè sì altero spirto,<br /> + basta parlar tra le fontane e i boschi<br /> + de gli onori di Pan; e che la fronte<br /> + m'ornin le Ninfe d'edere e di mirti,<br /> + mentre ch'al suon de le incerate canne<br /> + fo risonar quella virtù che move<br /> + dal vivo ardor de i lor splendenti lumi.<br /> +</p> + +<p> + E or darà al mio dir ampio suggetto<br /> + l'amor del pastor Mopso; di quel Mopso<br /> + lo qual sacrato ha infin da i teneri anni<br /> + i sensi e l'alma al tempio di Parnaso.<br /> +</p> + +<p> + Il buon pastor, cercando le pendici<br /> + de i santi gioghi, ha con novella cura<br /> + novo oggetto trovato ai suoi pensieri;<br /> + nova materia ha data a le sue rime:<br /> + che l'interno splendore e 'l chiaro viso<br /> + de la bella Tirrenia il petto ingombro<br /> + gli ha sì del suo piacer, che la sua lingua<br /> + d'altro non sa parlar, nè può, nè vuole<br /> + che di lei, ch'or gli siede in mezzo l'alma.<br /> + Ei non potendo un di 'l soverchio ardore<br /> + chiuder dentro al suo cor, in tali accenti<br /> + la strada aperse a la vivace fiamma.<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza<br /> + avanzi i più bei fior di primavera,<br /> + morbida più che tenera vitella,<br /> + ch'ancor non ha gustato erba nè fonte;<br /> + e delicata più ch'i bianchi velli<br /> + di non tonduto pargoletto agnello;<br /> + e più schiva d'amor e più fugace<br /> + ch'innanzi a cacciator timida cerva:<br /> + odi, bella Tirrenia: a queste ombrette<br /> + meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta.<br /> +</p> + +<p> + Era ne la stagion ch'i verdi prati<br /> + d'ogni intorno fiorian; fiorian le rose,<br /> + e cantavan gli augei tra i novi fiori,<br /> + quando prima ti vidi; e come prima<br /> + ti vidi, così ratto al cor mi corse,<br /> + mosso da la virtù de' tuoi bei lumi,<br /> + con gelato timor caldo disio.<br /> + Da quel dí innanzi entro 'l mio petto chiuso<br /> + ho continuo portato il foco e 'l ghiaccio.<br /> + E già due volte le campagne aperte<br /> + visto han d'intorno biondeggiar le spighe:<br /> + e due volte han veduto i salci e gli olmi<br /> + le non lor uve su per li lor rami<br /> + quai d'oro divenir, e quai vermiglie:<br /> + e tu nel duro cor, ghiaccio nè foco<br /> + crudel non senti, e non senti pietade.<br /> +</p> + +<p> + Sappi, ninfa gentil, che dal suo giro<br /> + Venere bella per ciascuna parte<br /> + rimira aperte l'opre de' mortali;<br /> + e qual pastor, qual satiro e qual ninfa,<br /> + contra chi l'ama è disdegnosa e schiva,<br /> + la santa Dea ne sente altero sdegno,<br /> + e dimostrar ne suole agre vendette,<br /> + arder facendo i lor gelati cori<br /> + d'amor di tal, che gli disprezza e fugge.<br /> + Che doglia, che tormento, alma mia cara,<br /> + credi che sia l'amar chi te non prezza?<br /> + O tolga Dio, ch'in così amaro stato<br /> + i' ti vegga giammai; Tirrenia intendi:<br /> + non voler contra te l'ira de' Dei<br /> + mover sì leggiermente: ama chi t'ama.<br /> + Ama il tuo Mopso, il quale lode immortali<br /> + va cantando di te mattina e sera;<br /> + e va segnando intorno i sassi e i tronchi<br /> + del nome tuo per farti eterna e chiara.<br /> + Ama 'l tuo Mopso, il qual e giorno e notte,<br /> + o vegghi, o dorma, di te pensa e sogna:<br /> + te rimira, te cerca e te disia.<br /> + Braman le pecchie gli odorati fiori:<br /> + le molli gregge i rugiadosi paschi;<br /> + brama 'l cervo assetato i chiari fonti;<br /> + e te, Tirrenia, l'infiammato Mopso.<br /> +</p> + +<p> + Mostra, ninfa gentil, il bel sereno<br /> + de la lucida tua tranquilla fronte;<br /> + de la cui vista l'aere e 'l ciel d'intorno<br /> + d'ogni parte s'allegra e si rischiara.<br /> +</p> + +<p> + Rivolgi a me i begli occhi: o occhi belli,<br /> + occhi leggiadri, occhi amorosi e cari;<br /> + più che le stelle belli e più che 'l sole:<br /> + e a me cari più che armenti e gregge:<br /> + più che la vita cari e più che l'alma.<br /> + Occhi miei belli e cari, il chiaro lume<br /> + volgete a me benigni: e non vi annoi,<br /> + ch'arda del vostro ardor: e non v'incresca<br /> + mirar talor com'io mi struggo e ardo.<br /> + Oh ti fosse, Tirrenia, un giorno a grado<br /> + di fermar così presso e così fisso<br /> + que' tuoi begli occhi dentr'a gli occhi miei,<br /> + ch'ogniun di noi facendo a l'altro specchio,<br /> + con gli occhi suoi vedesse ne gli altri occhi<br /> + il suo stesso ritratto e l'alma altrui.<br /> +</p> + +<p> + Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi<br /> + il chiaro viso e le polite guance,<br /> + le molli guance ad ogni aura tremanti,<br /> + che fan tremar in me l'anima e i sensi<br /> + di diletto, di voglia e di dolcezza.<br /> +</p> + +<p> + Ma qual'è quel diletto e quella voglia?<br /> + Qual la dolcezza che sentir mi face<br /> + il veder e l'udir le dolci labbra?<br /> + Quelle labbra amorose, dolci e care,<br /> + or dolcemente chiuse, or dolce aperte,<br /> + spirar per gli occhi e per l'orecchie mie<br /> + a l'alma mia dolcissimo veleno?<br /> + O misti insieme fior vermigli e bianchi:<br /> + o sparso tra be' fior soave odore:<br /> + o bramose mie labbra: o spirto ardente:<br /> + o anima mia accesa: e qual desire<br /> + tutto m'infiamma? E qual'è quel conforto<br /> + che mi promette il bel, che s'ode e vede?<br /> + Apri, Tirrenia, le rosate porte:<br /> + mostra, Tirrenia, i candidi ligustri:<br /> + spargi, Tirrenia, in graziosi accenti<br /> + l'ambrosia e 'l mel de l'amorosa lingua.<br /> + Di', Tirrenia, una volta: te solo amo,<br /> + al fedel Mopso tuo, che te sola ama.<br /> + Dillo, Tirrenia, e scopri il caro seno,<br /> + apri 'l giardin d'amor, dimostra al sole<br /> + i dolci pomi e gli odorati gigli.<br /> + Leva, Tirrenia, l'inimico velo<br /> + ch'a te'l tuo bel, a me 'l mio ben nasconde.<br /> + Invido avaro velo: avara mano,<br /> + crudo velo; man cruda e crudo core,<br /> + che tanto bene a gli occhi miei contendi.<br /> +</p> + +<p> + Ninfa crudele, e perché con tant'arte<br /> + sì fieramente a' miei desir contrasti?<br /> + Ninfa crudele infin a gli occhi miei,<br /> + a gli occhi miei, crudele, hai posto 'l freno.<br /> + Deh, leva 'l velo omai, levane i nodi;<br /> + leva la crudeltà del natio petto:<br /> + lascia andar gli occhi vaghi al lor diporto<br /> + tra i diletti di Flora e di Pomona,<br /> + là ve vaga beltà, bella vaghezza<br /> + movon d'intorno le purpuree penne,<br /> + e fan festa ad Amor, che la sua fede<br /> + ha locata tra 'l bel de i cari pomi.<br /> + Man bella, cara man disciogli il laccio,<br /> + allarga il velo, o mano: a la man mia<br /> + sii cortese man cara: a la mia sete<br /> + porgi alcun refrigerio poi ch'invano<br /> + prego 'l petto crudel, e 'nvano aspiro<br /> + a la beltà de le purpuree gote,<br /> + invano al bel de le rosate labbra.<br /> +</p> + +<p> + Ninfa bella e crudele, in cui combatte<br /> + bellezza e crudeltà, come non hai<br /> + qualche pietà di me? Le selve e gli antri<br /> + piangono al pianto mio; meco si lagna<br /> + eco non men del mio che del suo duolo:<br /> + e sovente gli augei su per li rami<br /> + muti si fanno a le mie doglie intenti:<br /> + e le gregge rivolte a i miei sospiri,<br /> + i paschi e i fonti mandano in oblio.<br /> + E tu sola se' nuda di pietade.<br /> +</p> + +<p> + Vien, Ninfa bella, e fra le molli braccia<br /> + raccogli quel, che con le braccia aperte<br /> + disioso t'aspetta; e nel tuo grembo<br /> + ricevi lieta l'infocato amante;<br /> + stringi 'l bramoso amante, e strette aggiungi<br /> + le labbra a le sue labbra, e 'l vivo spirto<br /> + suggi de l'alma amata, e del tuo spirto<br /> + il vivo fiore ispira a le sue brame.<br /> + Giungansi insieme gli amorosi petti:<br /> + premer si sentan le vezzose poppe,<br /> + le belle poppe delicate e sode,<br /> + dal petto ad amor sacro e sacro a Febo,<br /> + non si ritengan più celate o chiuse;<br /> + le belle membra tue morbide e bianche<br /> + più che 'l cacio novello e più che 'l latte,<br /> + ad amor le consacra: e al tuo amante<br /> + qual vite ad olmo avviticchiata e stretta,<br /> + con lui cogli d'amore i dolci frutti.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + II.<br /> +</p> + +<p> + IL SOLE<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora<br /> + il pianeta maggior nell'oriente,<br /> + inargentando i nuviletti d'oro:<br /> + quand'io, ch'avea col fischio e con la verga<br /> + scorta mia greggia a i rugiadosi paschi,<br /> + posto a seder sott'una antica quercia,<br /> + notava intento il dilettevol suono,<br /> + che d'intorno facean le pecorelle<br /> + tondendo il verde de l'erboso suolo.<br /> + Ed ecco l'armonia d'una zampogna<br /> + sonar non lunge. Io da le dolci note<br /> + tratto, e lasciando il mio maggior pensiero,<br /> + in piè risorto, cheto, passo passo,<br /> + ver là mi mossi, e vidi a piè d'un faggio<br /> + sedersi un solo. E quanto gli occhi miei<br /> + scorger potero in quella incerta luce<br /> + mi parve Mopso; Mopso a cui le selve<br /> + son testimonie quanto a l'alme Muse,<br /> + e quanto ei sia ad Amor fedele amico.<br /> + E quale in pria mi parve, tal la voce<br /> + e 'l chiaro giorno poi mostrolmi aperto.<br /> + Quivi vago d'udir suoi dolci accenti<br /> + dietro una macchia stretto mi raccolsi.<br /> + E egli omai spuntando il primo raggio<br /> + del novo giorno, al dir la lingua mosse,<br /> + accompagnando il suon con tai parole:<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. Sorgi omai chiaro sole, e 'l ciel aprendo<br /> + l'aer rischiara; e 'l mare intorno imbianca;<br /> + la terra alluma; e 'l desiato giorno<br /> + riporta a gli animali e ai pastori.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Se non hai sole e se colei non ave<br /> + cosa simil, ben posso dir di voi,<br /> + che tu se' a lei, ed ella a te simile.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Solo se' sol, ch'in tutti gli alti giri<br /> + lume non è ch'al tuo lume s'aguagli,<br /> + nè lassù fuoco v'ha che t'assimigli.<br /> + E sola è sol in acque, in selve e in monti:<br /> + la bella ninfa mia, ch'è così sola,<br /> + che beltà non si mira a lei sembiante.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Quando cinto di raggi il capo biondo<br /> + a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno<br /> + la cieca notte da l'ombrosa terra:<br /> + e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi<br /> + le solitarie fiere, i vaghi augelli,<br /> + e con gli armenti, pecore e bifolchi.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E quando 'l lampeggiar del divo lume<br /> + a me si scopre, del mio tristo core<br /> + si scuote intorno il tenebroso velo:<br /> + gioiscon gli occhi miei: l'anima mia<br /> + tutta s'allegra e seco i miei pensieri;<br /> + e meco gode il mio cornuto armento.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Poi come le montagne d'occidente<br /> + ingombran la tua luce, e tu t'invii<br /> + al tuo riposo là nei bassi liti,<br /> + la fosca notte entro a l'oscuro manto<br /> + involve 'l cielo, e involve gli animali,<br /> + tenendo il mondo in tenebre sepolto.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E come del mio sol l'amata vista<br /> + da me si parte, al dipartir di lei<br /> + a me in un punto ogni mia luce è tolta.<br /> + Il giorno mio sen va verso l'occaso<br /> + e son sepolti in tenebrosa notte<br /> + i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Da che tolta è dal ciel tua ardente fiamma,<br /> + perché 'l superno chiostro intorno splenda<br /> + di mille ardori, non però ritorna<br /> + il giorno al mondo infin che non ritorni<br /> + tu, la cui luce ogni altra luce asconde.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E da ch'io de' begli occhi ho gli occhi privi<br /> + perché da mille belle e vaghe ninfe<br /> + cinto mi vegga, non però s'aggiorna<br /> + dentro al mio cor fin che colei non riede,<br /> + il cui bel lume ogni altro lume adombra.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Qualor avvien ch'a la tua accesa face<br /> + occhio mortal s'arrischi alzar i rai<br /> + per ritrar forse l'alma tua figura,<br /> + la soverchia virtù del tuo splendore<br /> + sì l'abbarbaglia, che smarrito e vinto<br /> + ad ogni aspetto uman si trova infermo.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E io qualor a la mia ardente lampa<br /> + mi riprovo d'alzar gli occhi e la mente,<br /> + per farne poi ne i tronchi alcun disegno,<br /> + il divo onor del rilucente oggetto<br /> + sì mi confonde, che perduti i sensi<br /> + non sento quel, che di me stesso io senta.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Poi quando più 'l tuo lume s'avvicina<br /> + al mondo nostro, occhio del mondo eterno,<br /> + e più drizzi i tuoi raggi sopra noi,<br /> + arde la terra, e arde ogni vivente;<br /> + e de la sete per colli e per piani<br /> + mancar si veggon gli alberi e l'erbette.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E quando a me 'l mio amato sol s'appressa<br /> + (il sol ch'è solo il sol de la mia vita)<br /> + e fiammeggiando in me 'l suo lampo vibra,<br /> + arde in me 'l cor, ardon miei accesi spirti,<br /> + e 'n me s'infiamma un sì caldo disire<br /> + ch'a me stesso mi sento venir manco.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Tu con la tua virtù non solo allumi,<br /> + non solo incendi quel che fuor si scorge,<br /> + ma dove umana vista non discende,<br /> + dentro passando, fai pregno il terreno<br /> + di tal semenza ch'i terrestri germi<br /> + producon d'ogni intorno e fronde e fiori,<br /> + onde si veston le campagne e i poggi.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + E la virtù di lei non sol rischiara,<br /> + non sol infiamma la mortal mia scorza,<br /> + ma dove altro non passa che 'l suo sguardo,<br /> + in me varcando, in me fa tal radice<br /> + che poi germoglia in graziosa pianta,<br /> + in cui fiorendo i miei gentil concetti<br /> + fanno 'l mio col suo nome eterno adorni.<br /> + Sorgi sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Ma che parl'io? che fo? dormo o vaneggio?<br /> + sì son col core al mio bel sole intento<br /> + ch'ad alta voce ancor chiamo e richiamo,<br /> + e pur or sommi accorto ch'è tant'alto<br /> + sorto 'l sol del mio sol sola sembianza.<br /> +</p> + +<p> + Oh così fosse ai miei bramosi lumi<br /> + sorto il lor sol. Tornato è 'l giorno al mondo<br /> + non (lasso) a me, ch'a me non luce il sole,<br /> + non s'apre il giorno a me se non si scopre<br /> + colei, ch'è sola il sol de l'alma mia.<br /> + Oh me infelice sovra ogni vivente!<br /> + Sa l'universo, sanno gli elementi,<br /> + san le ninfe e i pastor, sanno i bifolchi,<br /> + san le fiere e gli augelli, e san le gregge<br /> + che da tornare ha il sole e 'l giorno e quando;<br /> + e sol io solo senza sole e senza<br /> + alcun lume, di giorno in cieca notte<br /> + vo brancolando: e non so quando o come<br /> + mi ritorni a veder l'amato raggio.<br /> + Ahi, lasso me dolente: or fosse almeno<br /> + la notte mia tal notte, qual'è quella<br /> + ch'al cader del suo sole al mondo sorge,<br /> + ch'in quella dolce notte in ogni verso<br /> + si posa in pace! Rive, prati e poggi<br /> + valli, monti, campagne, selve e fonti<br /> + han dolce requie, e i miseri mortali<br /> + quetan le stanche membra e ogni affanno,<br /> + ogni fatica, mandano in oblio.<br /> + Ma non è tal la mia, che cieco e solo<br /> + vo intorno errando. E non han pace o tregua<br /> + gli occhi miei, non i piedi e non la lingua;<br /> + no 'l pensir, no 'l desir, non i sospiri.<br /> + E s'alcun è che turbi l'altrui pace,<br /> + io son quel desso; che son sol colui<br /> + che col continuo suon de' miei lamenti<br /> + ho già stancate le campagne e i colli.<br /> + Almo mio caro sol, sarà giammai<br /> + ch'io ti rivegga un giorno, un giorno intero?<br /> + Un giorno che giammai non giunga a sera,<br /> + e gli occhi affisi in te quant'io vorrei?<br /> +</p> + +<p> + Ahi, lasso me: perché, perché non lice<br /> + mostrar aperto il cor? perché disdetto<br /> + m'è 'l dir ch'io t'ami, se cotanto t'amo?<br /> + Perché disdetto a te l'amar chi t'ama?<br /> +</p> + +<p> + Cotai parole, e altre sospirando<br /> + e lagrimando, il doloroso Mopso<br /> + spargeva a l'aura; e io che senza scorta<br /> + lasciata avea la greggia e tuttavia<br /> + sentia montando il sol montar il caldo,<br /> + lui lasciai pur dolersi: il dolce canto<br /> + fra me stesso membrando, e 'l petto pieno<br /> + non di minor pietà che di dolcezza.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + III<br /> +</p> + +<p> + IL FURORE<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + Dive, ch'al suon de la dorata cetra<br /> + dei sacro Apollo, al glorioso fonte<br /> + fate dintorno mille dolci giri,<br /> + premendo il verde del fiorito suolo<br /> + liete alternando le vezzose piante<br /> + non senza l'armonia d'eterni versi:<br /> + quella, ch'è Donna de le Donne, e Donna<br /> + è del mio cor, o sante Donne, o Dive,<br /> + vuoi pur ch'io canti: e vuol che 'l canto s'erga<br /> + sopra ogni bosco. Adunque perchè 'l canto<br /> + sia canto degno di Donna sì cara<br /> + movete insieme e con voi mova Apollo:<br /> + mova tutto Elicona e si raccolga<br /> + tutto lo spirto vostro entro al mio petto.<br /> +</p> + +<p> + Oh de la mente mia lucido specchio,<br /> + alma gentil fra le belle alme bella,<br /> + in cui fiso mirando d'ora in ora,<br /> + si fan dentr'al mio cor novi concetti,<br /> + da partorir scrivendo in nove carte;<br /> + lietamente ricevi il novo frutto,<br /> + che prodotto ha 'l germoglìo del tuo seme;<br /> + e mentre io fo sonar la mia zampogna<br /> + al furor del tuo Mopso porgi orecchie,<br /> + e nel furor di Mopso al furor mio.<br /> +</p> + +<p> + Salita era la notte al sommo cielo<br /> + e rilucea nel mezzo del suo cerchio<br /> + la sorella di Febo, il bianco volto<br /> + tutta splendente del fraterno lume.<br /> + Taceva il mondo, in sè pe' lor vestigi<br /> + tacite si volgean l'eterne spere;<br /> + taceano i venti e 'l mar; tacea la terra<br /> + e con lei piani e colli, e monti, e valli.<br /> + Sol nel silenzio d'ogni alma vivente<br /> + non tacea Mopso: e non taceva amore<br /> + dentro al suo petto. Ei per deserte piagge<br /> + da furor trasportato, solo e vago,<br /> + errava, intorno pur con gli occhi fissi<br /> + ne la cornuta diva. E 'n quello stato<br /> + disse de l'amor suo cose sì nove,<br /> + che ne suonano ancor le selve e gli antri.<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. Dove, dicea, mi scorge or la tua luce,<br /> + candida luna, per solinghe strade?<br /> + Tirar mi sento ove per gli erti gioghi<br /> + rara di piede umano orma si scorge.<br /> + Qual novo aspetto e qual novo desire<br /> + verdeggia nel mio cor? La folta selva<br /> + de l'odorate, verdi, ombrose piante,<br /> + tutto m'empie d'orror e di diletto.<br /> + E quel dolce ruscel, che mormorando<br /> + fugge tra l'erbe e i flori, a sè mi chiama.<br /> + Ma donde viene il canto? E donde il suono<br /> + che sì dolce lusinga l'aere intorno?<br /> + E cosi è dolce, che simil dolcezza<br /> + non porge a me 'l belar de le mie gregge,<br /> + nè sì soave è 'l suon de le mie canne.<br /> +</p> + +<p> + Or ecco là che giovinette donne<br /> + cinte le terapie di fronduti rami<br /> + fan la nova armonia; ina che vegg'io?<br /> + Non è tra lor, non è colei ìa mia?<br /> + Ahi! m'è tolta la voce. Or chi l'ha scorta<br /> + di mezza notte senza fida scorta<br /> + da le rive del Po fra questi boschi?<br /> + E che fa qui l'altero giovinetto<br /> + c'ha la lira dorata e d'or le chiome<br /> + e d'ogni vello ancor le guancie ha nude:<br /> + misero: adunque? Adunque in cotal guisa?<br /> + Or dove sono? E che fo? Vegghio o dormo?<br /> + Non so ove sia: non so se vegghi o dorma.<br /> + E s'io vegghio, è ella dessa o altra? Ahi, lasso,<br /> + non conosco io la ninfa mia? La voce<br /> + piena di melodia, gli ardenti lumi,<br /> + il vago aspetto, il grazioso viso:<br /> + gli atti soavi, i movimenti alteri:<br /> + l'andar, lo star: la mano, i piedi, i panni,<br /> + far la dovrian pur conta a gli occhi miei.<br /> + E s'altro a me non la facesse conta,<br /> + si la farìa quell'amoroso orrore<br /> + ch'a l'apparir di lei m'ha l'alma ingombra,<br /> + e quel desio, che qui condotto m'have,<br /> + u' condur non poteami altro desìo.<br /> + Ma ch'è quel ch'odo, che da l'altre l'odo<br /> + chiamar sorella e nominar Talia?<br /> + Questo bosco di lauri e quella fonte:<br /> + le donne coronate: il bel concento:<br /> + l'aspetto più ch'umano? Or una, e due,<br /> + tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove,<br /> + il numero conviensi... questo è 'l giogo<br /> + de l'alme Muse: e queste son le Muse.<br /> + E una n'è la mia. È la mia ninfa<br /> + dunque una Musa, o son le Muse ninfe?<br /> + O mia, come dir debbo, alma mia Diva,<br /> + con quanto amor, con quanto studio ed arte,<br /> + fra mortali discesa dentro a l'alma<br /> + m'accendesti l'ardor; presso al cui raggio<br /> + movendo i passi, a questo santo giogo<br /> + mi trovo aggiunto. O mano, amata mano,<br /> + tu mi tien, tu mi guida: o caro dono,<br /> + bramato don, così ne foss'io degno.<br /> + Tu con la tua sorella le mie terapie<br /> + fai verdeggiar de l'onorata fronde<br /> + perch'ogni mio pensier tutto verdeggia.<br /> +</p> + +<p> + O sacri, vivi e lucidi cristalli,<br /> + onde s'inaffian così rare piante,<br /> + qual radice ha sentito il vostro umore<br /> + c'ha virtù di produr pianta sì ferma<br /> + che non le nuoce il più cocente sole:<br /> + non la molesta grandine nè pioggia:<br /> + non la crolla il furor di Borea o d'Austro,<br /> + e non la tocca il folgorar di Giove?<br /> + Qual radice ha sentito il vostro umore?<br /> + Ne la sua pianta il verde eterno vive;<br /> + vivono eterni i fior, vivono i frutti:<br /> + nè muta vista per mutar stagione.<br /> + Beato, eterno umor che liete e chiare<br /> + fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori;<br /> + i' pur spengo di te mia lunga sete:<br /> + e 'n te s'attuffan mie bramose labbra.<br /> + O che veggio? O che intendo? Il cieco velo<br /> + tolt'è da gli occhi miei: m'è fatto amico<br /> + il sacro coro, amico il santo Apollo.<br /> + Pur or conosco io te fedel compagna,<br /> + fedel mia guida e mia fedel maestra;<br /> + Erato bella. Tu fin da la culla<br /> + mi fosti a lato; tu la tua sorella<br /> + fra le genti mortali in forma umana<br /> + mi scorgesti a mirar. Tu mi dimostri<br /> + com'io lei segua, cui più sempre amando<br /> + l'alma mia più verdeggia e più s'infiora.<br /> +</p> + +<p> + Ma che novo desir mi punge il core<br /> + di levarmi da terra? Oh, ch'i' mi sento<br /> + mutar di fuori e farmi un bianco augello:<br /> + le man, gli omeri, il capo, il collo, il petto<br /> + tutti si veston di novelle piume;<br /> + già comincio a cantar, già batto l'ali....<br /> + non mi lasciar Talia, levati a volo;..<br /> + Erato spiega al ciel l'aurate penne...<br /> + date forza al mio ardir, che senza voi<br /> + ogni mio sforzo alfin sarebbe invano.<br /> + Già lasciato ho 'l terreno; altero e lieve<br /> + sopra i nuvoli m'alzo e sopra i venti:<br /> + già mi si fa minor e terra e mare.<br /> + Alma sorella del compagno e Dio<br /> + de la mia Dea benigna, a te raccogli<br /> + colui, cui la tua luce ha mostro il calle<br /> + di gir al monte ove la via s'impara,<br /> + che l'alme altrui conduce a più bel monte.<br /> +</p> + +<p> + I' veggio aperte le dorate porte<br /> + del gran gìardin, ch'i muri ha di zaffiro;<br /> + qui n'accoglie Diana; e qui n'envia<br /> + per la verdura del suo bel verziero;<br /> + qui la fiorita e verde primavera<br /> + move d'intorno, e va pascendo il verde<br /> + del santo umor de la rugiada eterna;<br /> + qui l'alma Clori e 'l suo diletto sposo<br /> + spargendo a l'aere ognor novelli odori<br /> + van dipingendo il variato suolo;<br /> + qui non arde la state e qui non sfronda<br /> + l'autunno i rami e non gli imbianca il verno;<br /> + qui vive il verde eterno; eterni rivi<br /> + di liquidi smeraldi i verdi prati<br /> + van compartendo; al mormorar de l'acque,<br /> + al soave spirar de le dolci aure,<br /> + al tremolar de i verdeggianti rami,<br /> + suonano in dolci e 'n dilettosi accenti<br /> + mille amorosi eterni rosignoli.<br /> + Qui s'odon risonar cetre e zampogne;<br /> + immortai cetre e immortai zampogne;<br /> + oh dolce vista, ed oh soavi note;<br /> + oh tra 'l veder e udir dolci pensieri;<br /> + qui, santissime Muse: qui Talia,<br /> + qui, qui sia, Diva, eterno il nostro albergo.<br /> +</p> + +<p> + Così diceva il forsennato Mopso:<br /> + e così detto, muto e sbigottito<br /> + stette buon spazio; e 'n sé fatto ritorno<br /> + e raccolto lo spirto, alti sospiri<br /> + dal cor traendo, intorno al molle tronco<br /> + d'un tenero olmo tai parole scrisse:<br /> +</p> + +<p> + Udite selve, udite Dei silvestri,<br /> + odan le ninfe, oda ogni pastore.<br /> + Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco;<br /> + ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva;<br /> + veduto ho Febo e le dotte sorelle,<br /> + e Tirrenia fra loro; una di loro<br /> + è la bella Tirrenia: ella m'ha tratto<br /> + al sacro bosco, e dal bosco a la fonte,<br /> + e da la fonte al cielo: ella è colei<br /> + che m'arde 'l cor; ella è colei ch'io canto;<br /> + ella è il mio sole; ella è la mia Talia.<br /> + Ed io son Mopso. Pianta eterna vivi:<br /> + e i nomi nostri eternamente serva.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + IV.<br /> +</p> + +<p> + TALIA<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + Già risalito sopra l'orizzonte<br /> + il pianeta d'amor dal terzo cielo<br /> + fiammeggiando spargea l'aer sereno,<br /> + il tempestoso mare, il duro suolo<br /> + di chiari raggi e di virtute ardente:<br /> + e destando le selve e le campagne,<br /> + richiamava pastor, gregge e bifolchi<br /> + a le zampogne, a i paschi e a gli aratri.<br /> + Quando Mopso d'ardor l'anima acceso,<br /> + posto a seder in una erbosa riva,<br /> + al dolce mormorio di lucid'onde<br /> + in sè raccolto, immobile e pensoso<br /> + si stette alquanto; indi a sue dolci note<br /> + rispondendo gli augei, le selve e l'acque,<br /> + ruppe 'l silenzio in così nuovi accenti,<br /> + che n'han fatto conserva i Dei silvestri,<br /> + per dar lor vita in più ch'in una etade.<br /> +</p> + +<p> + Or qual fosse 'l suo canto, a lei che desta<br /> + ti tiene ognor a gli amorosi canti<br /> + fa che 'l ritorni a dir rozza zampogna;<br /> + e sia tale il tuo suon, che degno sia<br /> + de materia maggior che di zampogne.<br /> + MOPSO. Alme sorelle, che d'eterno grido<br /> + rendete onor a chi col cor v'onora,<br /> + se mai liete porgeste alcuna aita<br /> + al suon de gli amorosi miei sospiri,<br /> + or, che d'amor cantando è 'l mio pensiero<br /> + cantar voi insieme (che di voi cantando<br /> + canto 'l mio amor) a l'incerate canne<br /> + ispirate sì dolce e chiaro suono,<br /> + che sia 'l mio amor co'l vostri nomi eterno.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + E tu, mio santo e mio soave ardore,<br /> + dotta e bella Talia, mentr'io m'affanno<br /> + per voler dir di te, ne l'alta impresa<br /> + porgi soccorso a la mia fioca voce:<br /> + dammi ardir, dammi forza; alza 'l mio ingegno<br /> + e con la cara mano un novo ramo<br /> + fresco, verde, odorato, or ora colto<br /> + dal sacro monte a la mia fronte avvolgi.<br /> + Movi Talia, movete sante Dive.<br /> + Movete o sante Dive a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Sorge in Boezia e non molto lontano<br /> + dal gran Parnaso un onorato giogo<br /> + che d'altezza e d'onor con lui contende;<br /> + quest'è 'l santo Elicona, in cui verdeggia<br /> + l'eterna selva sacra al sacro Apollo,<br /> + d'uno e d'altro valor degna corona.<br /> + Qui si monta per luoghi alpestri ed ermi;<br /> + raro sentier v'appar, rari vestigi;<br /> + nè v'ascende uom mortal, cui 'l ciel non chiama.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Quest'è quel poggio, che fra gli altri poggi<br /> + è de le Muse il più diletto poggio:<br /> + qui 'l grande Apollo ispira entro a' lor petti<br /> + quella virtù ch'a lui 'l gran padre ispira;<br /> + ed elle l'alme elette a i Dei più care,<br /> + chiamano al verde de l'amate piante;<br /> + e chiamanle al licor del chiaro fonte;<br /> + chiamanle al chiaro fonte d'Ippocrene,<br /> + eterno onor del sangue di Medusa.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Scritto è nel sasso antico, onde si versa<br /> + la dolce vena, in ben limati versi,<br /> + ch'un giovinetto che di pioggia d'oro<br /> + fu conceputo, alzato un giorno a volo<br /> + uccise lei, che con l'orribil vista<br /> + rivolgea l'uomo in insensibil marmo:<br /> + e che del sangue suo, mille veleni<br /> + fur sparsi in terra; e fra i diversi mostri<br /> + un'alato destrier subito apparve.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Questi nitrendo e dibattendo l'ale<br /> + si levò in aere, e dopo un lungo corso<br /> + pervenuto al bel giogo ond'io favello,<br /> + volando tuttavia, nel duro masso<br /> + percosse un'unghia, e quei ratto s'aperse<br /> + larghi versando e liquidi cristalli.<br /> + Apollo il vide, e 'l vider seco insieme<br /> + tutte le nove Muse, ed egli, ed elle,<br /> + fede ne fanno a chi con lor ragiona.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + E quest'è 'l fonte in cui, cui 'l ciel non nega<br /> + di poter pur bagnar le somme labbra,<br /> + cantar si sente al par de i bianchi cigni.<br /> + Qui conducon le Dive a cui interdetto<br /> + non è 'l bel monte, e 'ncoronati e molli<br /> + del santo rio gli rendono a' mortali,<br /> + perchè rendano a ogniun degna mercede<br /> + de le fatiche lor, de le bell'opre<br /> + qual ornando di lauri e qual di mirti.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Quinci discesi quegli spirti eletti<br /> + sopra tutt'altri, con eterne lode<br /> + or del fier Marte, or del soave Amore,<br /> + cantano il sudor d'un, d'altro i sospiri.<br /> + E per memoria de l'amato albergo<br /> + aman le ninfe i poggi, i fonti e i boschi.<br /> + Ed è ragion, ch'ancor quelle chiare alme,<br /> + in rimembranza del lor nascimento,<br /> + godon di luoghi solitarii ed erti.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Fra le selve Pierie il Dio dei Dei,<br /> + quel ch'ad un cenno il ciel move e governa,<br /> + d'amor acceso, in forma di pastore<br /> + con la bella Nemosine si giacque.<br /> + Era costei la più vezzosa ninfa,<br /> + ch'in quella o in altra età, ninfe e silvani,<br /> + tenesse al suon de le sue dolci note<br /> + dolce cantando le memorie antiche,<br /> + e gli occhi avea stellanti e d'or le chiome.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Giacquesi con lei Giove, e tante notti<br /> + giacque con lei, quante del santo coro<br /> + son le dotte sorelle. E poi che Febo<br /> + nove volte ebbe visto l'auree corna<br /> + rifarsi al lume suo rotondo specchio,<br /> + tante chiamò Lucina al suo soccorso<br /> + la bella ninfa, e d'altrettanti parti<br /> + madre divenne. O ben felice madre<br /> + il mondo adorno ha il tuo fecondo ventre.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Venute in luce le felici piante,<br /> + de' cui be' fiori e de' cui dolci frutti<br /> + dovea goder il cielo e 'l nostro mondo,<br /> + il sommo padre di sì bella stirpe<br /> + tutto gioioso i teneretti germi<br /> + degni intendendo di più degno suolo,<br /> + che di suolo terren, fece pensiero<br /> + di voler trapiantar la nova selva<br /> + ne le splendenti sue felici piaggie.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + De' cieli d'uno in uno il re de' cieli<br /> + donò loro il governo ad una ad una;<br /> + e d'una in una a loro i nomi impose.<br /> + Quella cui diede il cerchio in cui si mira<br /> + errar d'intorno con cangiati aspetti,<br /> + la dea de la cornuta e bianca fronte,<br /> + fu la bella Talia, la cui virtute<br /> + fa verdeggiando germogliar gl'ingegni<br /> + di verdura immortal di fiori eterni.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Toccò a Mercurio seguitar l'impero<br /> + de la placida Euterpe, a la cui voce<br /> + s'empion l'alme di gioia e di diletto.<br /> + S'accompagnò con l'alma dea di Cipri<br /> + Erato bella, che ne l'alme inesta<br /> + quel caro germe ch'è chiamato Amore;<br /> + e Melpomene ascese al quarto lume,<br /> + e la spera di lui tempra e rivolve<br /> + col canto suo, ch'è pien d'ogni dolcezza.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + L'ardente spirto del superbo Marte<br /> + ogni orgoglio deposto, non rifiuta<br /> + di dar orecchie a la famosa Clio.<br /> + A Tersicore diede il re superno<br /> + che de la stella sua fosse compagna,<br /> + tutto invaghito di sua allegra vista;<br /> + e di Polinnia gode il padre antico<br /> + notando l'armonia del vario suono<br /> + e la memoria de le cose belle.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Urania su volando altera salse<br /> + fra mille lumi, ed or in or s'aggira<br /> + lieta del suo bel ciel cantando intorno.<br /> + Calliope non ebbe proprio nido<br /> + dal sommo padre: ei volle ch'in ciascuna,<br /> + de l'altrui stanze fosse la sua stanza:<br /> + e le buone sorelle a la sorella<br /> + congiunte in dolce amor, in dolci accenti<br /> + cantando insieme fan dolce armonia.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra<br /> + han signoria quell'anime celesti:<br /> + e ciascuna di lor da la sua spera,<br /> + Calliope da tutte il lor valore<br /> + spargon quaggiù ne i più chiari intelletti.<br /> + E qual del divo spirto ha l'alma ingombra<br /> + a lui s'apre Elicona: a lui le chiome<br /> + cingono i lauri: a lui non si disdice<br /> + spenger la sete al fonte d'Aganippe.<br /> + Movete, o sante Dive, a i vostri onori,<br /> + cinte le tempie d'odorati allori.<br /> +</p> + +<p> + Ma che novo furor m'ha 'l petto ingombro<br /> + di voler col mio calamo palustre<br /> + sonar di lor, ch'a i sempiterni Divi<br /> + rotando tuttavia l'eterne spere,<br /> + de le lor voci fan dolce concento?<br /> + Mercè dive, mercè del novo ardire<br /> + non vi chiamai nimico, e non mi vanto<br /> + di cantar vosco a prova. Anzi 'l desio<br /> + onde 'l vostro valor m'ha l'alma accesa<br /> + mi mosse a ragionar de i vostri onori.<br /> + Tornate, o sante Dive, a i vostri allori.<br /> +</p> + +<p> + Tornate Dive; tornin l'altre e meco<br /> + rimanga la dolcissima Talia;<br /> + rimanti, o Diva, con colui che sempre<br /> + teco è col core. O Musa a le mie rime<br /> + basta la tua virtù. Tu 'l mio Elicona,<br /> + tu 'l mio Parnaso se': tu se' 'l mio Apollo:<br /> + tu con l'ardor de' begli occhi sereni<br /> + accendi entro 'l mio cor sì chiaro foco,<br /> + che l'invidia del tempo in alcun tempo<br /> + non potrà spegner mai la nostra luce.<br /> + Tu con la soavissima favella,<br /> + col dolce suon, con le celesti note<br /> + e con la leggiadria del chiaro stile,<br /> + me togliendo a me stesso, a dir m'invii<br /> + cose, ch'i' spero, che fra questi boschi<br /> + si serveranno ancor dopo mill'anni.<br /> + E trovando Talia per mille tronchi<br /> + scritto per la mia man, trovando Mopso<br /> + scritto per la man tua, n'avranno ancora<br /> + diletto e invidia la futura gente.<br /> +</p> + +<p> + O che parlo? Il tuo aspetto a dir m'ispira<br /> + quantunque io parlo; tu mia lingua movi,<br /> + tu mi porgi i concetti e le parole.<br /> + O mia musa, o mio amor. E qual fu mai<br /> + più glorioso amor che la mia Musa<br /> + è 'l mio amor, e 'l mi' amor è la mia musa?<br /> + Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio;<br /> + non è 'l mio sogno; no, che viva e vera<br /> + ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo<br /> + qual ti scorgono e Febo e tue sorelle<br /> + a l'onde di Permesso; e qual ti scorge<br /> + la sorella di Febo entro al suo giro.<br /> +</p> + +<p> + Quant'è la gioia mia? Con voi ragiono<br /> + riposti orrori e solitaria riva:<br /> + e prego che fra voi si stian sepolte<br /> + le mie parole: e voi piacevoli aure<br /> + fermate l'ali e eco non risponda:<br /> + non risponda eco a me, che la sua doglia<br /> + mal si conface al mio gioioso stato.<br /> + Chieggio silenzio, acciochè fuor non s'oda<br /> + per la mia bocca l'alta mia ventura,<br /> + che d'invidia potria colmare altrui.<br /> + Quella, ch'un tempo per l'erbose sponde<br /> + de l'ampio laco de l'antica Manto<br /> + fece tenor cantando al gran Menalca:<br /> + quella, quella or risponde al vostro Mopso.<br /> +</p> + +<p> + Volgi a me i lumi o diva, ch'in que' lumi<br /> + godo del ben del ciel: la lingua snoda<br /> + dolce mio santo amore; da quella lingua<br /> + sente 'l mio cor dolcezza più ch'umana.<br /> + O dolce il veder mio s'eternamente<br /> + gli occhi affisassi dentro a tuoi begl'occhi,<br /> + e tu gli occhi affisassi a gl'occhi miei:<br /> + o dolce udir, se 'l suon dolce e soave<br /> + sonasse eterno dentro a le mie orecchie,<br /> + dentro al cor penetrando, e dentr'a l'alma.<br /> + O dolci i miei pensier, se al mio desire<br /> + s'unisse il tuo desir con tanto affetto<br /> + che fosse una la mia con la tua voglia.<br /> +</p> + +<p> + O mia Diva, o mio amor, se del tuo amore<br /> + e se del tuo favor tanto cortese<br /> + sarai a l'alma mia, che le mie rime<br /> + s'ergan sopra l'invidia, e i miei pensieri<br /> + sian pensier di letizia, in su la foce<br /> + del Formion, là dove il bel Sermino<br /> + quinci le dolci e quindi le salse onde<br /> + bagnan d'intorno, un venerabil tempio<br /> + sorgerà al nome tuo; quivi i pastori<br /> + soneran sempre a te cetre e zampogne:<br /> + e di fior sempre, e sempre di verdura<br /> + si trecceranno a te ghirlande fresche.<br /> + E da i colli e da l'onde, i Dei silvestri<br /> + e le ninfe e i tritoni, incoronati<br /> + di liete frondi, a te festosi giri<br /> + faran dolce iterando il tuo bel nome:<br /> + e fra gli altri la bella, la più bella<br /> + ninfa ch'abbia tutt'Adria in alcun scoglio<br /> + Egida bella l'onorate tempie<br /> + cinta di rami di felice oliva,<br /> + Talia cantando, e 'l nome di Talia<br /> + risonando d'intorno, e poggi e valli,<br /> + sopra i sacrati altari in fochi eterni<br /> + spargerà lieta a te con larga mano<br /> + in sacrificio gli odorati incensi.<br /> + Te col divo splender de i lumi santi,<br /> + col dolce riso e con la chiara voce,<br /> + ferma o Diva, e col cuore il mio bel voto.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + V.<br /> +</p> + +<p> + LA LONTANANZA<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + È già gran tempo o Muse il mio suggetto<br /> + l'amor di Mopso, e voi beate Dive<br /> + sete 'l suo amore. Or il dolente Mopso<br /> + dal dolce amato nido e dal suo bene<br /> + fatto lontan, va empiendo selve e campi<br /> + di dolor, di sospiri e di querele.<br /> + Contan le ninfe che fra gli altri un giorno<br /> + lungo la riva, su verso le fonti<br /> + del vago Po salendo, a tali accenti,<br /> + a sì pietosi, a sì dogliosi accenti<br /> + allargò 'l fren, facendo in ogni verso<br /> + gemer le sponde al nome di Talia;<br /> + che le triste sorelle di Fetonte<br /> + obliando 'l lor duol, al suo dolore<br /> + porsero orecchie, e vinte di pietate<br /> + largaro il corso a non usati pianti.<br /> + Or qual fosse il suo pianto o santo coro<br /> + ditelo a' boschi nostri, e non vi annoi<br /> + di por le dotte e dilicate labbra<br /> + a le mal culte mie silvestre canne,<br /> + E tu mio dolce duol, mia amara gioia,<br /> + mio solo eterno amor, mia prima Musa,<br /> + mentr'io cantando lacrimo e sospiro<br /> + con pietate raccogli il triste canto.<br /> + Incominciate o Dee: le selve e gli antri<br /> + daran risposta al lacrimabil suono.<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. Lasso; quest'è ben dura dipartita;<br /> + dura, crudel, amara dipartita,<br /> + via più ch'assenzio amara e più che morte.<br /> + Ed è ragion, ch'estremamente amaro<br /> + mi sia 'l partir da lei che m'è più cara<br /> + che la zampogna mia, più che l'armento:<br /> + più che la vita cara e più che l'alma.<br /> + Ahi, ahi! protervo amore di te mi doglio,<br /> + protervo, iniquo e dispietato amore.<br /> + Tu con fredde paure in van sospetti<br /> + mi tenesti gran tempo, mentre ch'io<br /> + lei per Tirrenia e per ninfa del Tebro<br /> + amai languendo, ardendo e lacrimando.<br /> + Poi che 'l favor de' più benigni divi<br /> + salir mi fece il glorioso monte,<br /> + e mi fece veder fra i sacri allori<br /> + l'alto mio santo e dolce amore; e poi<br /> + che tolto via il furor di gelosia<br /> + alti e dolci pensier battendo l'ali<br /> + m'inalzavano al cielo altero e lieto;<br /> + hai tronco 'l volo a' miei gentil desiri.<br /> +</p> + +<p> + Ahi lasso me dolente, e qual furore<br /> + mi conduce ad oprar la rabbia e i denti,<br /> + contro il benigno mio soave Iddio?<br /> + Mercè Signor, dolce Signor perdona<br /> + al soverchio martir che mi trasporta.<br /> + Tu la mia scorta se', tu 'l mio maestro;<br /> + tu se' 'l mio onor e tu se' la mia palma;<br /> + tu con la face tua m'hai mostro il calle<br /> + d'ir al bel monte: tu con l'auree penne<br /> + impenni i miei pensier; tu nel mio petto<br /> + scolpita hai la dolcissima Talia.<br /> +</p> + +<p> + Per tante grazie a te di sacro sangue<br /> + spargerei d'or in or i santi altari,<br /> + a te arderei gl'interi sacrifici,<br /> + se non che tu (qual'è 'l tuo cor pietoso)<br /> + di crudeltà nimico, il sangue aborri.<br /> + Ma di quel, checchesia, che non rifiuti,<br /> + di fior, di lode, e d'odorati fumi,<br /> + la mia man, la mia lingua e la mia mente<br /> + a te non sieno in alcun tempo avare.<br /> +</p> + +<p> + Da dolermi ho di mia crudel fortuna,<br /> + anzi di lui, che fa la mia fortuna.<br /> + Di te m'ho da doler, di te Tirinto,<br /> + crudel Tirinto, or se mai 'l petto caldo<br /> + ti sentisti d'amor: se punto amico<br /> + se' de le dotte Muse, il petto caldo<br /> + pur ti senti talor, e eterno amico<br /> + se' de l'amate Muse, ahi crudo, e come<br /> + puoi scurar dal suo amor l'acceso amante?<br /> + Come tòrre a la Musa il suo poeta?<br /> + Ben ti dovria Tirinto esser a grado<br /> + d'udir al suon di Mopso e di Talia<br /> + risponder Eco: e l'una e l'altra sponda<br /> + del tuo bel fiume: il tuo bel fiume e Eco<br /> + ti pon far fede che eia le pendici<br /> + de l'alto giogo, onde 'l Dio del tuo fiume<br /> + da l'ampio vaso versa i larghi rivi<br /> + insin là dove, per diverse foci,<br /> + si scorga in Adria, in tutte le sue rive<br /> + non ha 'l più santo ardor, nè 'l più gentile.<br /> + E tu cerchi d'opporti a tale amore.<br /> + O Tirinto crudel, se non ti move<br /> + il mio dolore e 'l mio cocente affetto,<br /> + di lei ti mova il grazioso sguardo,<br /> + ch'acceso di desir tacendo grida,<br /> + e per pietà pregando a te s'inchina.<br /> + Movati 'l suon di que' pietosi versi<br /> + in ch'ella amaramente sospirando<br /> + riprega te per l'amorosa face,<br /> + che 'l suo diletto Mopso a lei ritorni;<br /> + sia pietoso Tirinto e sia sicuro<br /> + che qual pastor, qual ninfa e qual bifolco<br /> + non ha pietade a chi d'amor sospira,<br /> + non gli ha pietade amor, quand'ei sospira.<br /> +</p> + +<p> + Misero me, i' mi dolgo, e tuttavia<br /> + dilungando mi vo dal mio desio,<br /> + e per molto desio piango e languisco;<br /> + e fo col pianto mio col mio languire<br /> + pianger gli sterpi e fo pietosi i sassi.<br /> + Fera ventura, veramente fera,<br /> + che tu diva gentile e 'l tuo fedele<br /> + esser debbiate eternamente insieme<br /> + fermo suggetto a dolorose note.<br /> +</p> + +<p> + Or il vago pensier va rimembrando<br /> + quelle parole tue; quelle parole,<br /> + quelle, quelle, quell'ultime parole<br /> + che mi sterparo il cor, mi svelser l'alma.<br /> + Ben è ragion ch'eternamente t'ami,<br /> + e se verace amore, se ferma fede<br /> + merta cambio d'amor, ragion è ancora<br /> + che tu, mia vita, eternamente m'ami.<br /> +</p> + +<p> + Non sia mai luogo o tempo che disgiunga<br /> + da me 'l tuo amor, che mai per luogo o tempo<br /> + non sarà l'amor mio dal tuo disgiunto;<br /> + meco sia 'l tuo pensier, che 'l mio pensiero<br /> + sempre è con te. Con me sia 'l tuo desire,<br /> + che teco è 'l mio desir: sia l'alma tua<br /> + sempre con me, che teco è l'alma mia.<br /> + Così ci ricongiunga un giorno amore;<br /> + e ricongiunga con felice sorte<br /> + i pensieri, i desiri e l'alme nostre.<br /> +</p> + +<p> + Lasso che 'l ragionar il pensier segue<br /> + e ragionando ognor cresce la voglia,<br /> + e crescendo la voglia il duol sormonta.<br /> + Vago fiume, alte rive, ombrose piante,<br /> + passò mai quinci, o qui mai si ritenne<br /> + pastor alcun a cui sì tristi lai,<br /> + sì cocenti sospir, sì largo pianto<br /> + facesser fede del dolor suo interno?<br /> + Ma degno è ben che mia lingua si dolga,<br /> + e che sospiri il core e piangan gli occhi.<br /> + È tolto agli occhi il sol de gli occhi santi;<br /> + il sol, ch'è solo il sol de gli occhi miei,<br /> + il sol, ch'oltre per gli occhi al cor passando<br /> + tutto l'empiea di vivi ardenti spirti;<br /> + di spirti che mia lingua a ta' suggetti<br /> + movea sovente, che per avventura<br /> + non son suggetti da ciascuna lingua.<br /> + Or sendo privo di sì altero oggetto<br /> + ragion è ben che 'l mio dolor sia solo;<br /> + e che sia la mia lingua, il cor e gli occhi,<br /> + lingua fioca, cor tristo e occhi molli.<br /> +</p> + +<p> + I' vo dolente, e pur convien ch'io vada;<br /> + misero Mopso ov'è la tua Talia?<br /> + Cara Talia, ov'è il tuo fido Mopso?<br /> + O duro fato, o cruda dipartita.<br /> +</p> + +<p> + Lasso, che importa a poverel pastore<br /> + quel che facciano i ricchi, empii tiranni?<br /> + Che tocca a me cercar l'armate squadre?<br /> + Inique stelle: veramente i cieli<br /> + contra me son giurati; e 'l fiero Marte<br /> + ha tant'arme commosse e tanti sdegni<br /> + per dipartirmi dal maggior mio bene.<br /> +</p> + +<p> + O fortunati, a cui 'l terren natìo<br /> + è fermo seggio e certa sepoltura:<br /> + fortunati bifolchi voi se 'l giorno<br /> + i buoi giungete e col gravoso aratro<br /> + sottosopra voltate i duri campi,<br /> + non v'è negato almen tornar la sera<br /> + a le capanne vostre, a i dolci alberghi,<br /> + a le dilette vostre compagnie.<br /> + Voi non arate il periglioso suolo<br /> + del tempestoso mar: voi gli alti gioghi<br /> + non varcate giammai de l'orrid'alpi;<br /> + voi non bevete le straniere fonti.<br /> + È 'l lungo cammin vostro a la cittade,<br /> + a la città, al mercato; e quindi il sole<br /> + che v'ha condotti ancor vi riconduce.<br /> + Voi fortunati e sfortunato Mopso:<br /> + ei da quel dì ch'al sol pria gli occhi aperse<br /> + non ha potuto ancor pur una volta<br /> + dir: qui sarà domane il mio soggiorno.<br /> + Ma da la patria ad estrani paesi<br /> + dal Tebro a l'Istro e dal Po alla Garonna,<br /> + d'oltre il Carnaio a l'ultimo Oceano,<br /> + e dal Vesuvio a gli alti Pirenei<br /> + errando ognor, è stato a tutte l'ore<br /> + perpetuo strale a l'arco di fortuna.<br /> +</p> + +<p> + Misero Mopso! O patria, o patria cara;<br /> + o grande Antiniano, o bel Sermino,<br /> + o vago Formione, o scoglio amato<br /> + quando sarà ch'io vi rivegga e dica:<br /> + quel poco omai di vita che m'avanza<br /> + mi vivrò pur tra voi, ch'è quel ch'io bramo?<br /> + Il grande Atiniano, il bel Sermino<br /> + il vago Formion, l'amato scoglio<br /> + a me è Talia. Talia mi renda 'l cielo<br /> + ch'è Talia la mia patria e 'l mio riposo.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VI.<br /> +</p> + +<p> + LA SCONCIATURA<br /> +</p> + +<p> + Mopso, solo.<br /> +</p> + +<p> + Torniamo, o Muse, ai pianti e ai sospiri:<br /> + nostro soggetto or son sospiri e pianti.<br /> + Il vostro Mopso si consuma e strugge.<br /> + Or mentre io ch'io con lui mi lagno e ploro<br /> + seguite o dive le dolenti note.<br /> +</p> + +<p> + FEDEL mio, se 'l mio Mopso men fedele<br /> + fosse in amor, i' vi so dir per vero<br /> + che fora la sua vita men dolente;<br /> + ma suo costante amor sua ferma fede<br /> + di vento di dolor, d'amaro umore<br /> + gli tien ognor il petto e gli occhi pregni;<br /> + e voi il sapete pur, ch'alcuna volta<br /> + gli occhi affissate in lui tutto pietoso.<br /> + Or se la vista del suo aspetto solo<br /> + può pietade inestar ne gli altrui cori,<br /> + che dovran far i dolorosi lai?<br /> + Il miserel ad or ad or s'invola<br /> + al vulgo e ai pastori; e in qualche bosco<br /> + in qualche antro riposto si raccoglie;<br /> + quivi s'asside, e quivi s'accompagna<br /> + or con un tronco antico, or con un sasso:<br /> + e di sé privo, col pensier dipigne<br /> + il dolce amato viso; in quel ritratto<br /> + gli occhi e l'animo affisa: in quel si specchia;<br /> + con quel ragiona; e quel tanto ha di pace<br /> + quanto 'l ritiene il dilettoso inganno.<br /> + Poi ch'in sé è ritornato, il duolo immenso<br /> + non capendo ne l'alma, si disgombra<br /> + per lo petto, per gli occhi e per la lingua<br /> + in spirti accesi, in lacrimosi rivi,<br /> + in fiochi, rotti ed angosciosi accenti.<br /> +</p> + +<p> + I' pascea un dì 'l mio armento per le piagge<br /> + del bel Tesin: e così passo passo<br /> + per la sua riva errando, il piè mi scorse<br /> + là ov'io sentì dolersi quel meschino<br /> + con le fere, con l'acque e con gli sterpi.<br /> + E quanto con la mano ir seguitando<br /> + potei 'l suo dir, le triste sue querele<br /> + diedi a serbar ad una antiqua quercia.<br /> + Or, a voi di ridirle è 'l mio pensiero:<br /> + e voi cui talor visto ho 'l petto caldo<br /> + di caldo amore, e che di vera fede<br /> + portate il nome, con pietate udite<br /> + gli acri lamenti del fedele amante.<br /> +</p> + +<p> + MOPSO. O mia cara Talia, m'ha dunque il cielo<br /> + disposto ad amarti perch'amando i' pera?<br /> + Ben poss'io dir che quanto gira il sole<br /> + non ha la nostra età più ardente foco:<br /> + non più gentil, non più lodevol foco<br /> + che sia 'l mio foco, e posso dir ancora<br /> + che non ha 'l mondo e non ha 'l secol nostro<br /> + alcun del mio più sventurato amore.<br /> +</p> + +<p> + Bella, vaga, gentil, dolce Talia,<br /> + vaga e dolce Talia, ma non men cruda<br /> + che vaga e bella e che dolce e gentile:<br /> + perché crudel? Perché se tante voci<br /> + e se tanti sospir, se tanti pianti<br /> + ti mando d'or in or giù per quest'acque,<br /> + alcun tuo accento a me non mai ritorna?<br /> + Perché s'ami 'l tuo Mopso, a le sue pene<br /> + non hai pietate? E se pietà ti move,<br /> + che non porgi al dolente alcun conforto?<br /> +</p> + +<p> + Misero Mopso, e sarà dunque il vero<br /> + quel, che per tutti i boschi ognor ribomba<br /> + del breve amor, de' mal fermi pensieri<br /> + del sesso feminil? Ahi! dunque lasso<br /> + avrò senza 'l suo amor da stare in vita?<br /> + Non sarà il ver, sebbene e pastorelle<br /> + e Ninfe, e Driadi e Naiacli, e Napee<br /> + son di mobil voler; però non voglio<br /> + dir che sia 'l suo così mutabil core.<br /> + Non è la mia non è cosa mortale,<br /> + non Naiada, non Driada od altra Ninfa;<br /> + ma de l'eccelse eterne abitatrici<br /> + de le spere celesti, una di loro<br /> + è la mia diva: e col suo divo spirto<br /> + nel cor mi spira l'alte cose belle.<br /> +</p> + +<p> + O pur non sia fallace il creder mio.<br /> + Or mi sovvien, ch'ancor de l'alte dive<br /> + son mal stabili i cori. E quante volte<br /> + mutò voglia e amor la dea di Cipri,<br /> + la dea del terzo ciel? Di lei mi taccio.<br /> + Ma la bianca, la fredda e casta luna<br /> + come fu fida, lasso, al fido amante?<br /> + Il sanno gli alti boschi, ch'alcun tempo<br /> + vider Pan lieto e tristo Endimione.<br /> + Mal fida luna, avara luna; e troppo<br /> + grande argomento de l'incerta fede<br /> + de le mutabil, de l'avare voglie<br /> + del femineo desir. Chi mi conforta<br /> + in sì novo dolor? Su per le rive<br /> + del vago Po non mancano i pastori:<br /> + non mancano i leggiadri e bei pastori,<br /> + non i ricchi pastor di grassi armenti.<br /> +</p> + +<p> + Ma non di gregge mai, non mai d'armenti<br /> + vidi vago 'l suo cor. Gli umil disiri<br /> + sdegna quell'alma sopra ogni alma altera.<br /> + Non per fior giovenil, non per tesoro<br /> + apron le sante Dive il santo monte.<br /> + Nè per fior giovenil, nè per tesoro<br /> + dee la mia Diva altrui largare il petto.<br /> + Caro a Talia di Mopso è il dolce canto<br /> + pien d'alti spirti e di gentili ardori.<br /> +</p> + +<p> + Or non ha 'l Po di più soavi note?<br /> + Di più gentil, di più leggiadri spirti?<br /> + Dolente me: di quanti or mi sovviene<br /> + chiari pastor ch'alberghin per le sponde<br /> + dov'alberga 'l mio ben, tante punture<br /> + mi sento al cor. Ahi! ch'ella non rivolga<br /> + gli occhi altrove e l'orecchie e i pensieri.<br /> +</p> + +<p> + Chiari pastor, deh! no, deh! no per Dio,<br /> + tant'oltraggio al buon Mopso. O Musa, o Diva:<br /> + o mia Musa, o mia Diva, il tuo buon Mopso,<br /> + il tuo devoto il tuo costante Mopso,<br /> + il tuo sincero il tuo verace amante,<br /> + il tuo fedel pastor il tuo poeta,<br /> + vive egli, o Diva, caro e solo albergo<br /> + de la sua vita? Ei vive, s'in te vive<br /> + la memoria di lui, s'a l'alma sua<br /> + dal petto amato non hai dato il bando.<br /> +</p> + +<p> + Ahi, qual fora 'l mio stato o triste core,<br /> + (tolga Iddio tale augurio) quale stato<br /> + fora 'l mio s'a la mia dolce Talia<br /> + fosse a grado d'udir ch'altri che Mopso,<br /> + mia le dicesse. O pria fra questi boschi<br /> + aspra, selvaggia fera, e l'unghie, e i denti<br /> + contro me adopre; l'affamate voglie<br /> + di mie tremanti membra e del mio sangue<br /> + sbramando fiera e pia, finisca a un punto<br /> + il mio amor, il mio duolo e la mia vita.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + VII.<br /> +</p> + +<p> + TIRRENIA<br /> +</p> + +<p> + Cosa propria d'amante è, Nobilissima signora mia, desiderare di esser<br /> + sempre e interamente unito con la persona amata, e di qui è che oltra<br /> + il desiderio il quale io ho che l'anima mia sia con la vostra<br /> + indissolubilmente congiunta, bramo ancora che i nomi nostri insieme<br /> + siano eternamente letti e che insieme vivano chiari e immortali. E per<br /> + tanto, oltra le molte altre rime alle quali l'amor vostro m'è stato<br /> + Elicona e voi stata mi sete Musa favorevole, mi è novamente venuto<br /> + fatta una mia composizione per avventura più affettuosa che<br /> + artificiosa, nella quale ingegnato mi sono di far un disegno di voi<br /> + più particolare che altro il quale insino ad ora io abbia visto che<br /> + sia stato fatto da altrui. E se io non ho così dotta mano che di voi<br /> + possa fare un vero ritratto, penso avervi almeno ombreggiata in<br /> + maniera che siccome dalle ombre delle bellezze superiori gli animi<br /> + nostri di grado in grado al disio della vera bellezza sono tirati,<br /> + così da questa ombra da me fatta di voi, i più gentili spiriti<br /> + potranno salire alla considerazione di quel vero ch'è in voi; or quale<br /> + che ella si sia, tale la vi mando nè altro vi dirò se non che se un<br /> + altra figura poteste vedere con gli occhi corporali la quale io porto<br /> + già gran tempo nell'animo e di quella farne comparazione con voi<br /> + stessa, sono securo che voi medesima non sapreste discernere se in voi<br /> + o in me sia più vera l'imagine di quella forma ab eterno conceputa<br /> + nella mente di Dio, alla cui simiglianza vi fabricò natura quando ella<br /> + volse<br /> +</p> + +<p> + Mostrar quaggiù quanto lassù potea.<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + Interlocutori.- DAMETA e TIRSE<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + L'erboso prato e i verdeggianti allori,<br /> + l'aura soave e 'l bel rivo corrente,<br /> + m'invitan seco a far lieto soggiorno<br /> + e ragionar del mio soave foco.<br /> + Muse, Muse, mentr'io di lei favello,<br /> + avvolgetemi alcun di questi rami<br /> + intorno al crine, e non mi siate avare<br /> + del favor vostro: i' canto il vostro onore.<br /> + E tu, TITIRO mio, mcntr'io ricorro<br /> + quel che mi detta Amor, le mie parole 10<br /> + va ricogliendo, e 'n quel surgente tronco<br /> + le ripon di tua man; col tronco insieme<br /> + sorgeranno il suo nome e i nostri amori.<br /> +</p> + +<p> + T. Dunque avrò da lodar la mia fortuna,<br /> + che qui a quest'ora ha volto il mio camino;<br /> + che, se brami DAMETA ch'el suo nome<br /> + per le piante si legga, non ti dee<br /> + noiar che TIRSE, tuo fedele amico,<br /> + l'oda sonar ancor per la tua lingua.<br /> +</p> + +<p> + D. Tu se'qui Tirse? Anzi a me è caro assai 20<br /> + che tu ci sia, che con la tua zampogna<br /> + porger potrai soccorso a le mie note<br /> +</p> + +<p> + T. Ciò ch'a te piace. Ma saper disìo<br /> + qual sia quella beata a cui tu intendi<br /> + d'acquistar lode con tue eterne rime.<br /> +</p> + +<p> + D. Anzi sarian beate le mie rime<br /> + se pareggiasser le sue eterne lode.<br /> + Di TIRRENIA cantar è 'l mio pensiero.<br /> +</p> + +<p> + T. Di TIRRENIA? Ho più volte in queste selve<br /> + il bel nome sentito; ma di lei 30<br /> + non ho particolare altra contezza.<br /> +</p> + +<p> + D. Gran danno a lei, ch'un sì gentile spirto<br /> + non le sia in tempo alcun stato soggetto:<br /> + a te, che del suo chiaro e vivo lume<br /> + ancor non t'hai sentita l'alma accesa.<br /> +</p> + +<p> + T. Nova querela, udir ch'altri si doglia<br /> + ch'altri non arda del medesmo foco.<br /> +</p> + +<p> + D. Da diverse cagion diversi effetti<br /> + nascon, mio TIRSE, e altramente s'ama<br /> + cosa pura mortale, altri disiri 40<br /> + son quei che movon da cose divine.<br /> + Come, perché dal soie il lume prenda<br /> + una copia infinita d'animanti<br /> + non perciò il suo splendore alcuno è scemo;<br /> + così qual uom si sente l'alma piena<br /> + de' diletti de l'alma, non si sente<br /> + scemar il ben perch'altri ancor ne goda.<br /> + Anzi gode quel cor, ch'oggetto eterno<br /> + ha in se scolpito, che per molti cori<br /> + cresca la gloria del superno raggio. 50<br /> + E di quel ch'io ti dico, chiara luce<br /> + di TIRRENIA ne porge il divo lume.<br /> +</p> + +<p> + T. Bramo di quel che di' saperne il come.<br /> +</p> + +<p> + D. TIRSE, non ha veduto il secol nostro<br /> + pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio<br /> + abbia colto ghirlanda in Elicona,<br /> + che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi<br /> + ha ne l'alma raccolti, tale ardore<br /> + non abbia conceputo, che 'l suo ingegno<br /> + n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi. 60<br /> + Nè tra color giammai si vide o udìo<br /> + che ne nascesse invidia o gelosia;<br /> + anzi di lodar lei fa ognuno a gara,<br /> + e ne l'udir di lei ciascun si gode<br /> + de le sue laudi, e l'un l'altro n'invita<br /> + a dir del bel suggetto. E 'n lei n'avviene<br /> + quel ch'avvien de le cose rare e nove<br /> + e ch'avverrìa se sopra l'orizzonte<br /> + cominciasse a scoprirsi un nuovo sole<br /> + a gli occhi nostri: che com'altri scorto 70<br /> + prima l'avesse, così immantenente<br /> + si volgerebbe a dimostrarlo altrui.<br /> + E ciò n'avvien perochè al suo focile<br /> + non s'accende altro che gentil disire.<br /> +</p> + +<p> + T. Nuovo ben, nuove grazie e santi amori.<br /> + Ma bram'io da te, se non t'annoia,<br /> + Dameta mio, che tu mi scopri ancora<br /> + que' pastor onorati che pur dianzi<br /> + hai detto c'han per lei cantato e arso.<br /> +</p> + +<p> + D. E questo, Tirse, ancor farò di grado, 80<br /> + nè penso ch'altri altra più chiara fede<br /> + possa altrui far del suo valor soprano<br /> + che con sì gloriosi testimoni.<br /> + Dirò di loro, e dirò con tal legge,<br /> + che senza servar legge, di quel prima<br /> + ch'a la mia mente pria farà ritorno,<br /> + m'udirai favellar. Nè creder dei<br /> + ch'io sia per ricordargli tutti a pieno;<br /> + che lungo fora, e poi non m'assicuro<br /> + di tutti aver memoria o conoscenza. 90<br /> +</p> + +<p> + T. Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo.<br /> +</p> + +<p> + D. Fra i primi che cantaro in riva al Tebro<br /> + de la bella Tirrenia fu un pastore<br /> + d'antico sangue e di gente Latina,<br /> + e nel cui nome suona la sua gente<br /> + e del cui canto ancor, e del cui suono,<br /> + suonan le trionfali e altere sponde.<br /> + Arse colui per lei lunga stagione:<br /> + e ancor dolcemente ne sospira.<br /> +</p> + +<p> + E per lei sospirò quel chiaro spirto 100<br /> + che morendo lasciò dubbiosi i boschi<br /> + tra le Muse di Lazio e di Toscana<br /> + quali al suo dir sian state più benigne.<br /> + Dico di quel che per li sette colli<br /> + abbandonò le piaggie di Panara.<br /> + E un altro di patria a lui vicino<br /> + per li paschi del Po ne 'l bel soggetto<br /> + affaticò sovente le sue canne.<br /> + TIRINTO dico, a costui 'l nostro Reno<br /> + diè 'l patrio albergo; e poi, come 'l ciel volse, 110<br /> + fu costretto a lasciare i dolci gioghi<br /> + e pascer le sue gregge per le valli<br /> + che 'l fiume, che detto ho, parte e abbraccia.<br /> +</p> + +<p> + Che dirò del pastor che l'Arbia onora?<br /> + Di quel dotto pastore i cui vestigi<br /> + van seguitando e pastorelli e ninfe,<br /> + non altramente che lasciva greggia<br /> + la lanuta sua guida? Ei le sue rime<br /> + del bel nome ch'io canto ha fatte adorne.<br /> +</p> + +<p> + T. Tu di', s'io non m'inganno, di colui 120<br /> + ch'un tempo parlar feo le nostre Muse<br /> + con quelle leggi e con quelle misure,<br /> + che già servò 'l Permesso, il Mincio e 'l Tebro.<br /> +</p> + +<p> + D. Di' pur che dir di lui mia lingua intese.<br /> + E di lei cantò ancor un'altro Tosco,<br /> + un giovin pastor, ch'in riva d'Arno<br /> + mentre ch'a lui spargeano il novo fiore<br /> + le molli guance, con sì dolci note<br /> + tenne le ninfe, i satiri e i silvani,<br /> + de le donne cantando i pregi eterni, 130<br /> + che ne parlano ancor per questi poggi<br /> + le quercie e gli olmi; e se da morte acerba<br /> + non era tolto, a lui nel secol nostro<br /> + si convenia l'onor de i primi allori.<br /> +</p> + +<p> + Nè ci mancano ancor tra queste rive<br /> + di quei che van segnando il chiaro nome<br /> + in piante e in sassi. E sopra gli altri s'ode<br /> + risonar BATTO: BATTO, che per l'erta<br /> + del sacro monte sale a' sì gran varchi,<br /> + che fatica è notar le sue pedate. 140<br /> + Ei d'or in or a lei volgendo gli occhi<br /> + prende virtute a gli alti e bei suggetti.<br /> +</p> + +<p> + Per lei fatto anco ha risonare i boschi<br /> + colui, che sceso da gli alpestri gioghi<br /> + onde discendon l'acque a i lieti paschi,<br /> + de' pastor d'Insubria, in su le sponde<br /> + del Re de' fiumi fe 'l suo nome chiaro<br /> + cantando a l'ombra d'un gentil ginebro.<br /> +</p> + +<p> + Fu cantata costei da l'aurea cetra<br /> + d'un ben dotto pastore, a cui Parnaso 150<br /> + concedette non sol tener le Ninfe<br /> + al dolce suon de le palustri canne,<br /> + ma gli mostrò i secreti di natura,<br /> + e render la salute a i membri infermi.<br /> +</p> + +<p> + T. Forse di lui vuoi dir, che già discese<br /> + dal chiaro sangue di quel gran bifolco,<br /> + che fuggendo l'incendio e la ruina<br /> + de la sua patria, penetrando i seni<br /> + de l'aspra Illiria e di Liburni e d'Istri,<br /> + non lunge d'Adria pose la sua mandra? 160<br /> +</p> + +<p> + D. Di lui dir volli. E dir ti voglio ancora<br /> + che 'l ricordar de gl'Istri a la mia mente<br /> + tornato ha MOPSO; MOPSO, in cui contende<br /> + il favor de le Muse e lo intelletto.<br /> + del terminar le sanguinose liti<br /> + de' più audaci pastor. Or quanto e dove<br /> + ei sia per TIRRENIA arso e quanto egli arda,<br /> + e quanto abbia per lei cantato e canti,<br /> + fan chiara fede il Po, il Ticino e l'Arno<br /> + che mille piante han di sue rime impresse. 170<br /> +</p> + +<p> + Ma dove lascio, lasso, il buono IOLA,<br /> + IOLA che col dotto e nuovo suono<br /> + de ben temprati calami, a' pastori<br /> + solea far corto e agevole sentiero<br /> + di gir al fonte che fa i nomi eterni?<br /> + Questi venuto da gli aperti campi<br /> + che bagna l'uno e l'altro Tagliamento,<br /> + sè di gloria colmò, d'invidia altrui.<br /> + Ei col vivace lume del suo ingegno<br /> + solea in TIRRENIA, come aquila in sole, 180<br /> + gli occhi affissare e da' suoi chiari raggi<br /> + formar lo stile, e le parole, e 'l canto.<br /> + Morte pose silenzio a le sue note.<br /> +</p> + +<p> + Invida morte, a lei rapisti ancora<br /> + e al mondo insieme un'altra chiara luce<br /> + d'un gran pastor, che nato in queste piagge<br /> + fu cultor nel giardin de' pomi d'oro.<br /> + Poi trapassando a le ricche pasture<br /> + e a gli orti di Celio e d'Aventino,<br /> + si trovò non pur d'edere e di mirti, 190<br /> + ma di purpurei fior cinte le tempie.<br /> + Fior di gloria mortal com'è caduco!<br /> + Ne sospirano ancor i sette colli<br /> + del caso acerbo; e VIRBIO nei sospiri<br /> + suona d'intorno. VIRBIO almo pastore<br /> + e poeta e materia de' poeti;<br /> + viverà in mille versi il pastor sacro<br /> + e 'l pregio di Tirrenia ne' suoi versi. 200<br /> +</p> + +<p> + Non patisce la gloria di costui<br /> + ch'altri d'altro pastor, d'altro poeta,<br /> + faccia memoria: e a te bastar ben puote<br /> + d'aver sentito come tali e tanti,<br /> + e poeti, e pastori, i loro ingegni<br /> + abbian stancati intorno al caro oggetto.<br /> +</p> + +<p> + T. Come sollecita ape per li prati<br /> + suoi la novella state errando intorno<br /> + di fior in fior gustare il dolce succo:<br /> + o come innamorata pastorella 210<br /> + di varii fiori al suo diletto amante<br /> + trecciar si vede una ghirlanda fresca,<br /> + così visto ho DAMETA la tua lingua<br /> + andar cogliendo il fior de i chiari spirti,<br /> + onde composto è 'l mel di quelle lode,<br /> + che rese ha 'l mondo a la tua cara amata,<br /> + e coronata d'immortal corona.<br /> +</p> + +<p> + D. Ma non men gloriosa è la corona<br /> + ch'ella tesse a sè stessa: ch'oltra quelle<br /> + rime che d'ella col favor suo ispira 220<br /> + a chi del suo amor arde, che da lei<br /> + non men provengon che da l'altre Muse<br /> + le rime e i versi de gli altri poeti.<br /> + Ella suol d'or in or con le sue rime<br /> + destare i boschi intorno; e ad ora ad ora,<br /> + co' i più rari pastor cantando a prova<br /> + tiene intenti al suo dir Fauni e Napee.<br /> + Già sono impressi in più ch'in una pianta<br /> + gli alti suoi amori; e la virtù d'amore<br /> + quanto sia grande e come sia infinita, 230<br /> + si legge da lei scritta in nuove scorze:<br /> + e suggetti altri, che felicemente<br /> + viveran col suo nome chiari e eterni.<br /> +</p> + +<p> + T. Ragion è adunque che sì altero spirto<br /> + cantato sia da gli spirti più chiari.<br /> +</p> + +<p> + D. TIRSE, non vo' lasciare ancor di dirti<br /> + che se di lei scorgessi il divo aspetto,<br /> + e le dolci maniere e i bei sembianti:<br /> + s'udissi il suon de l'alte sue parole,<br /> + e le sentenze de' profondi detti, 240<br /> + protesti dir, non quel che di Medusa<br /> + si favoleggia che sua fiera vista<br /> + altrui mutava in insensibil pietra;<br /> + ma c'ha virtute a l'insensibil pietre<br /> + d'ispirar sentimento e intelletto.<br /> + O s'udissi talor quando accompagna<br /> + la voce al suon de la soave cetra:<br /> + o quando assisa tra Ninfe e Pastori<br /> + move tra lor la lingua a dolci note:<br /> + s'udissi, dico, come in nuovi accenti, 250<br /> + e come in soavissimi sospiri<br /> + l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli<br /> + tra le frondi si stiano intenti e muti,<br /> + e come i colli, e gli alberi, e le grotte<br /> + mandin cantando al ciel novelle voci,<br /> + so che non chiederiano i tuoi disiri<br /> + altre Muse, altro Apollo, altro Elicona.<br /> +</p> + +<p> + T. Grazie son queste così belle e care,<br /> + ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui<br /> + se sia da dir ch'essa sia rara, o sola. 260<br /> + Ma perché spesso avvien ai nostri cori<br /> + che da l'un bel disio l'altro risorge,<br /> + poi che m'hai di TIRRENIA il gran valore<br /> + fatto sì aperto, ancor saper disio<br /> + qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo;<br /> + salvo se del parlar già non se' stanco.<br /> +</p> + +<p> + D. Di ragionar di lei sazio nè stanco<br /> + esser non poss'io mai; poi vizio fora<br /> + non sodisfare a sì giusti disiri.<br /> + Or porgi orecchie al chiaro nascimento. 270<br /> +</p> + +<p> + In quelle parti ove si corca il sole,<br /> + si stende un'onorato ampio paese,<br /> + lo qual da l'oceano e dal mar nostro<br /> + è cinto d'ogni intorno, se non quanto<br /> + lunga costa di gioghi s'attraversa:<br /> + e questi son chiamati i Pirenei.<br /> + Da questi monti un gran fiume discende,<br /> + il qual porta tributo al sale interno,<br /> + e IBERO è 'l suo nome: or quanto serra<br /> + il giogo, e l'acque dolci, e l'acque salse, 280<br /> + vien nomato ARAGON. In quel paese<br /> + già surse un'onorata e chiara stirpe<br /> + ch'in tutti que' confìn co 'l suo vincastro<br /> + diede legge a' pastori ed a' bifolchi;<br /> + e questa dal paese il nome tolse.<br /> + Poi co 'l girar del ciel volgendo gli anni<br /> + passò l'alto legnaggio a i nostri liti,<br /> + a gl'italici liti; e s'alcun nome<br /> + ci fu mai chiaro o altero, sopra gli altri<br /> + questo gran tempo risonar s'udìo. 290<br /> + Che donde di là in Adria il fiume Aterno,<br /> + e di quà passa il Liri al gran Tirreno,<br /> + quanto circonda 'l mar fin là ove frange<br /> + l'orribil Scilla i legni a i duri scogli,<br /> + e quanto ara Peloro e Lilibeo,<br /> + solea già tutto a la famosa verga<br /> + del generoso sangue esser soggetto.<br /> +</p> + +<p> + Or fra molti altri uscìo del chiaro sangue<br /> + un gran pastor, che di purpuree bende<br /> + ornato il crine e la sacrata fronte, 300<br /> + com'amor volle, un giorno per le rive<br /> + del vago Tebro errando, a gli occhi suoi<br /> + corse l'aspetto grazioso e novo<br /> + de la bella IOLE. Questa tra le sponde<br /> + nata del Re de' fiumi, ove si parte<br /> + l'acqua del suo gran fiume in molti fiumi,<br /> + avea cangiato 'l Po coi sette poggi:<br /> + e di questa 'l pastor, di ch'io ragiono,<br /> + caldo di dolce amore fe' 'l grande acquisto<br /> + di lei, ch'or m'arde il cor d'eterno amore. 310<br /> +</p> + +<p> + T. Già non si convenìa men chiaro seme<br /> + per dare al mondo pianta sì gentile.<br /> +</p> + +<p> + D. E non si convenìa men chiaro loco<br /> + al gran concetto e al glorioso parto<br /> + che l'onorate piaggie trionfali<br /> + de l'almo Tebro, il quale andar si vede<br /> + non men superbo che tra le sue arene<br /> + sia germogliata pianta sì felice,<br /> + che di solenne alcun altro trionfo.<br /> +</p> + +<p> + T. Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre, 320<br /> + onde frutto sì eletto al mondo nacque:<br /> + e più felice a cui dal cielo è dato<br /> + gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi,<br /> + ai dolci accenti aver l'orecchie intente,<br /> + e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte<br /> + le porte a l'alma e aver l'alma rivolta<br /> + a la beltà del doppio eterno oggetto<br /> + da salir sopra 'l cielo. E sopra ogn'altro<br /> + felicissima lei, ch 'l gran legnaggio<br /> + e l'alto onor del bel nido natìo 330<br /> + vinto ha col pregio del valore interno.<br /> +</p> + +<p> + Ma mentre abbiam la lingua e 'l cor rivolti<br /> + al tuo bel Sole, è già 'l celeste sole<br /> + presso che giunto a l'ultimo orizzonte:<br /> + perché buon sia che diam luogo a la sera.<br /> +</p> + +<p> + D. Vanne felice. Io pria che 'l vago piede,<br /> + rivolga altrove, questa bella pianta<br /> + sacrare intendo a lei, cui 'l petto ho sacro<br /> + con la memoria de l'amato nome<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + [5 O sante Dee.]<br /> + [11 raccogliendo.]<br /> + [15 ch'a quest'ora qui volto ho 'l]<br /> + [20 m'è.]<br /> + [23 Eccomi presto.]<br /> + [24 il cui valore.]<br /> + [25 cerchi inalzar con le tue.]<br /> + [44 Non è in alcuno il suo splendore scemo.]<br /> + [48 Nel core ha impresso.]<br /> + [60 eterni lampi.]<br /> + [63 fan tutti.]<br /> + [76 ben da te.]<br /> + [127 Nel tempo che.]<br /> + [128 Sue molli.]<br /> + [147 Del real fiume.]<br /> + [174 Agevolar solea l'aspro sentiero.]<br /> + [205 Bastar ben ti puote.]<br /> + [225 e d'or in ora.]<br /> + [231 Leggesi.]<br /> + [233 col suo nome eterna vita.]<br /> + [252 L'aria addolcisca donde i vaghi augelli.]<br /> + [261 Ma perché avvenir suol ne i nostri cuori.]<br /> + [262 Che spesso l'un disio dall'altro sorge.]<br /> + [289 chiaro sopra gli altri nomi.]<br /> + [290 Questo oltra gli altri risuonar s'è udito.]<br /> + [314 beato parto.]<br /> +</p> + +<p> +</p> + +<p> +</p> + +<p> + INDICE<br /> +</p> + +<p> + (ARAGONA)<br /> + Alma del vero bel chiara sembianza<br /> + (ARRIGHI B.)<br /> + Alma gentile che già foste al paro<br /> + (ARAGONA )<br /> + Alma gentile in cui l'eterna mente<br /> + (STROZZI F.)<br /> + Alma gentile ove ogni studio pose<br /> + (ARAGONA)<br /> + Almo Pastor che godi alle chiare onde<br /> + (Muzio G.)<br /> + Amore ad ora ad or battendo l'ale<br /> + (ARAGONA )<br /> + Amore un tempo in così lento foco<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Amor nel cor mi siede e vuol ch'io dica<br /> + (LO STESSO)<br /> + Anima bella che da gli alti chiostri<br /> + (ARAGONA)<br /> + Anima bella che dal Padre Eterno<br /> + (DE' MEDICI I.)<br /> + Anima bella che nel tuo bel lume<br /> + (ARAGONA)<br /> + Bembo, io che fino a qui di grave sonno<br /> + (LA STESSA)<br /> + Ben fu felice vostro alto destino<br /> + (CAMILLO G.)<br /> + Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno<br /> + (ARAGONA)<br /> + Ben mi credea fuggendo il mio bel sole<br /> + (LA STESSA)<br /> + Ben si richiede al vostro almo splendore<br /> + (LA STESSA)<br /> + Ben sono in me d'ogni virtute accese<br /> + (LA STESSA)<br /> + Bernardo, ben potea bastarvi averne<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Canti chi vuol le sanguinose imprese<br /> + (ARRIGHI A.)<br /> + Come di dolce più che d'agro parte<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo.<br /> + (DE' BENUCCI L.)<br /> + Deh, non volgete altrove il dotto stile<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Dive ch'al suon de la dorata cetra<br /> + (ARAGONA)<br /> + Dive che dal bel monte d'Elicona<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Donna a cui 'l santo coro ognor s'aggira.<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Donna che di bellezza e di virtute<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Donna che sete in terra il primo oggetto<br /> + (LO STESSO)<br /> + Donna i cui beati ardori<br /> + (LO STESSO)<br /> + Donna il cui grazioso e altero aspetto<br /> + (LO STESSO)<br /> + Donna l'onor de' i cui be' raggi ardenti<br /> + (LO STESSO)<br /> + Donna più volte m'ha già detto amore<br /> + (ARAGONA)<br /> + Donna reale a i cui santi disiri<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Donna se mai vedeste in verde prato<br /> + (ARAGONA)<br /> + Dopo importuna pioggia<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Ebbe la favolosa antica etade<br /> + (LO STESSO)<br /> + È già gran tempo o Muse il mio suggetto<br /> + (ARAGONA)<br /> + Felice speme che a tant'alta impresa<br /> + (MUZIO G. )<br /> + Fiamma che chiaramente il mio cor ardi<br /> + (ARAGONA)<br /> + Fiamma gentil che da gl'interni lumi<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Già fiammeggiava presso a l'aurea Aurora.<br /> + (LO STESSO)<br /> + Già risalito sopra l'orizzonte<br /> + (LO STESSO)<br /> + Già vide alle sue sponde il gelid'Ebro<br /> + (ARAGONA)<br /> + Ho più volte signor fatto pensiero<br /> + (MUZIO O.)<br /> + Il valor vostro Donna il cor m'incende<br /> + (LO STESSO)<br /> + In su le rive del superbo fiume<br /> + (ARAGONA)<br /> + Io ch'a ragion tengo me stessa a vile<br /> + (LA STESSA)<br /> + Io che fin qui quasi alga ingrata e vile<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Io non miro giammai cosa nessuna<br /> + (ARAGONA)<br /> + La nobil valorosa antica gente<br /> + (MUZIO G.)<br /> + La sembianza di Dio che 'n noi risplende<br /> + (ARRIGHI A).<br /> + L'aspetto sacro e la bellezza rara<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Lasso onde avvien che qui non fa ritorno<br /> + (LO STESSO )<br /> + L'erboso prato e i verdeggianti allori<br /> + (......)<br /> + Lieto viss'io sotto un bianco lauro<br /> + (ARAGONA)<br /> + Mentre ch'al suon de' i dotti ornati versi<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Mentre le fiamme più che 'l sol lucenti<br /> + (DA MONTE VARCHI C.)<br /> + Mosso da l'alta vostra chiara fama<br /> + (ARAGONA)<br /> + Nè vostro impero ancor che bello e raro<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Ninfa di cui per boschi, o fonti, o prati<br /> + (ARAGONA)<br /> + Non così d'acqua colmo in mar discende<br /> + (LA STESSA)<br /> + Nuovo Numa Toscan che le chiar'onde<br /> + (DE' BENUCCI L.)<br /> + O fiumicel se 'l più cocente ardore<br /> + (MUZIO G.)<br /> + O novo esempio de l'eterna luce<br /> + (ARAGONA)<br /> + O qual vi debb'io dire o Donna o Diva<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Or di là se ne vien questa dolce ora<br /> + (PORZIO S)<br /> + Or qual penna d'ingegno m'assecura<br /> + (MUZIO G.)<br /> + O se tra queste ombrose e fresche rive<br /> + (ARAGONA)<br /> + Ov'è misera me quell'aureo crine<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Per non sentir la turba iniqua e fella<br /> + (ARAGONA)<br /> + Più volte Ugolin mio mossi il pensiero<br /> + (CAMILLO G.)<br /> + Poi ch'a la vostra tanto alma beltade<br /> + (BENTIVOGLIO E.)<br /> + Poi che lasciando i sette colli e l'acque<br /> + (ARAGONA)<br /> + Poi che mi diè natura a voi simile<br /> + (LA STESSA)<br /> + Poi che rea sorte ingiustamente preme<br /> + (LA STESSA)<br /> + Porzio gentile a cui l'alma natura<br /> + (LA STESSA)<br /> + Poscia, ohimè, che spento ha l'empia morte<br /> + (MUZO G.)<br /> + Quai d'eloquenza fien sì chiari fiumi<br /> + (ARAGONA)<br /> + Qual vaga Filomela che fuggita<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Quando, com'Amor vuol, la donna mia<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Quando doveva ohimè l'arco e la face<br /> + (TOLOMEI C.)<br /> + Quando la Tullia mia che vien dal cielo<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Quando 'l raggio del bel ch'in voi risplende<br /> + (ARAGONA)<br /> + Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo<br /> + (LA STESSA)<br /> + Sacro pastor che la tua greggia umile<br /> + (LA STESSA)<br /> + S' a l'alto Creator de gli elementi<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Sebben gli occhi e l'orecchie alcuna volta<br /> + (MARTELLI U.)<br /> + Se bella voi così le Grazie fero<br /> + (ARAGONA)<br /> + Se ben pietosa madre unico figlio<br /> + (VARCHI B.)<br /> + Se da i bassi pensier talor m'involo<br /> + (LO STESSO)<br /> + Se di così selvaggio e così duro<br /> + (ARAGONA)<br /> + Se forse per pietà del mio languire<br /> + (LA STESSA)<br /> + Se gli antichi pastor di rose e fiori<br /> + (LA STESSA)<br /> + Se 'l ciel sempre sereno e verdi i prati<br /> + (DE' MEDICI I.)<br /> + Se 'l dolce folgorar de i bei crini d'oro<br /> + (MARTELLI N.)<br /> + Se 'l mondo diede allor la gloria a Arpino<br /> + (MARTELLI U.)<br /> + Se lodando di voi quel che palese<br /> + (MOLZA B.)<br /> + Se 'l pensier mio, ov'altamente amore<br /> + (GRAZZINI A.)<br /> + Se 'l vostro alto valor, Donna gentile<br /> + (ARAGONA)<br /> + Se materna pietate affligge il core<br /> + (DE' BENUCCI L.)<br /> + Se per lodarvi e dir quanto s'onora<br /> + (ARAGONA)<br /> + Se veston sol d'eterna gloria il manto<br /> + (LA STESSA)<br /> + Siena dolente i suoi migliori invita<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signor che con pietate alta e consiglio<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signor d'ogni valor più d'altro adorno<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signore in cui valore e cortesia<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signor nel cui divino alto valore<br /> + (LA STESSA)<br /> + Signor pregio e onor di questa etade<br /> + (ARRIGHI A.)<br /> + S'il dissi mai ch'io venga in odio a voi<br /> + (ARAGONA)<br /> + S'io 'l feci unqua, che mai non giunga a riva<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Sogni chi vuol di riportar corona<br /> + (LO STESSO)<br /> + Spirto felice in cui sì rare e tante<br /> + (ARAGONA)<br /> + Spirto gentil che dal natio terreno<br /> + (LA STESSA)<br /> + Spirto gentil che vero e raro oggetto<br /> + (MOLZA B.)<br /> + Spirto gentile che riccamente adorno<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Spirto gentile in cui sì chiaramente<br /> + (ARAGONA)<br /> + Spirto gentil s'el giusto voler mio<br /> + (ARRIGHI A.)<br /> + S'un medesimo stral due petti aprio<br /> + (MUZIO G.)<br /> + Superbo Po ch'a la tua manca riva<br /> + (LO STESSO)<br /> + Torniamo o Muse a i pianti e ai sospiri<br /> + (CAMILLO G.)<br /> + Tullia gentile a le cui tempie intorno<br /> + (DALLA VOLTA S.)<br /> + Tullia mostro miracol Sibilla<br /> + (STROZZI F.)<br /> + Uscendo 'l spirto mio per seguir voi<br /> + (BENTIVOGLIO E.)<br /> + Vaghe sorelle che di trecce bionde<br /> + (ARAGONA)<br /> + Varchi, da cui giammai non si scompagna<br /> + (LA STESSA)<br /> + Varchi, il cui raro e immortal valore<br /> + (GlOVENALE L.)<br /> + Vide già la famosa antica etade<br /> + (ARAGONA)<br /> + Voi ch'avete fortuna sì nemica<br /> + (MARTELLI L.)<br /> + Voi che lieti pascete ad Arno intorno<br /> + (ARRIGHI B.)<br /> + Voi che volgete il vostro alto disio<br /> +</p> + +<p><br /><br /><br /><br /></p> + + + + + + + + +<pre> + + + + + +End of the Project Gutenberg EBook of Rime, by Tullia d'Aragona + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RIME *** + +***** This file should be named 6938-h.htm or 6938-h.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + http://www.gutenberg.org/6/9/3/6938/ + +Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Charles +Franks and the Online Distributed Proofreading Team. This +file was produced from images generously made available +by the Bibliothèque nationale de France (BnF/Gallica) at +http://gallica.bnf.fr. This project has been prepared in +common with the Progetto Manuzio, http://www.liberliber.it + +Updated editions will replace the previous one--the old editions will +be renamed. + +Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright +law means that no one owns a United States copyright in these works, +so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United +States without permission and without paying copyright +royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part +of this license, apply to copying and distributing Project +Gutenberg-tm electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG-tm +concept and trademark. Project Gutenberg is a registered trademark, +and may not be used if you charge for the eBooks, unless you receive +specific permission. 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General Terms of Use and Redistributing Project +Gutenberg-tm electronic works + +1.A. By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm +electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to +and accept all the terms of this license and intellectual property +(trademark/copyright) agreement. If you do not agree to abide by all +the terms of this agreement, you must cease using and return or +destroy all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your +possession. If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a +Project Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound +by the terms of this agreement, you may obtain a refund from the +person or entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph +1.E.8. + +1.B. "Project Gutenberg" is a registered trademark. It may only be +used on or associated in any way with an electronic work by people who +agree to be bound by the terms of this agreement. 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It +exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations +from people in all walks of life. + +Volunteers and financial support to provide volunteers with the +assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's +goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will +remain freely available for generations to come. In 2001, the Project +Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure +and permanent future for Project Gutenberg-tm and future +generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary +Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see +Sections 3 and 4 and the Foundation information page at +www.gutenberg.org + + + +Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit +501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the +state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal +Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification +number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary +Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by +U.S. federal laws and your state's laws. + +The Foundation's principal office is in Fairbanks, Alaska, with the +mailing address: PO Box 750175, Fairbanks, AK 99775, but its +volunteers and employees are scattered throughout numerous +locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt +Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to +date contact information can be found at the Foundation's web site and +official page at www.gutenberg.org/contact + +For additional contact information: + + Dr. Gregory B. Newby + Chief Executive and Director + gbnewby@pglaf.org + +Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg +Literary Archive Foundation + +Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide +spread public support and donations to carry out its mission of +increasing the number of public domain and licensed works that can be +freely distributed in machine readable form accessible by the widest +array of equipment including outdated equipment. Many small donations +($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt +status with the IRS. + +The Foundation is committed to complying with the laws regulating +charities and charitable donations in all 50 states of the United +States. 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