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Scendo adesso dal quartiere della signora che m’ha +parlato chiaro, o smettere di sonare o uscir subito da questa casa. + +Il giovine prima terminò la sua frase melodica, posò l’arco attraverso +il leggìo, il violino sulle sue ginocchia, poi guardò il vecchio +portiere col viso costernato, come chi è tolto bruscamente da pensieri +piacevoli. + +— Uscire da questa casa, voi dite? O dove volete ch’io vada? +Aspetterete almeno, m’immagino, che arrivi la fine del mese. E intanto +pretendereste voi altri ch’io non sonassi più? È impossibile! + +E tolto l’arco e il violino, ricominciò la frase di prima, socchiudendo +gli occhi per gustarla meglio. Il portiere allora si mise a girare per +la stanza, a battere i piedi, a sbuffare, a bestemmiare. Il giovine si +scosse: + +— C’è bisogno di bestemmiare! Certo io non patirò che, per causa mia, +voi andiate incontro a de’ guai; ma, d’altra parte, io ho bisogno di +studiare e non posso mica andare a sonar il violino nella Montagnola... +Vediamo di rimediare alla meglio. + +E alzatosi, trasse dal cassetto del tavolo un gingillo d’ebano che +adattò alle corde dello strumento, inforcandolo e premendolo molto +sul _ponticello_: poi diede un’arcata lunga e vigorosa che, alla +prima, fece al vecchio stendere in avanti tutte due le mani come per +impedire che quel suono, così maledettamente vibrato, si diffondesse +e scappasse fuori dalla finestra e salisse in alto a suscitare nuovi +sdegni. Invece, con sua meraviglia, il portiere non intese più uscire +dallo strumento che un suono, o, meglio, un gemitio velato, ottuso, +tenuissimo che moriva, dopo avere appena vissuto, nel breve spazio +della cameretta. + +— Va bene così? — chiese sorridendo il giovine, dopo aver durato un +poco a segare con l’archetto sulla corda. Il portiere, col viso tutto +contento, senza dir parola ma facendo di gran segni d’assenso col capo, +uscì dalla stanza e chiuse l’uscio. + + * + * * + +Però il giovine fu preso da una grande melanconia: e rimase un pezzo +fermo, la testa appoggiata sul leggìo, tenendo l’archetto e il violino +con le braccia penzoloni. La sua mente usciva da quelle quattro pareti +silenziose e saliva in alto. Ma adesso era sola e non l’accompagnava +più un’onda di suoni che entravano per le grandi finestre e andavano a +volteggiare lassù in quel quartiere signorile e misterioso ch’egli non +aveva mai visto ma del quale tante volte aveva fantasticato... + +Perchè bisogna sapere che in quel palazzone antico, taciturno e chiuso, +in cui non si vedeva entrare che qualche vecchio e qualche prete; in +quel palazzone, in cui fin le cameriere parlavano poco e a bassa voce +e i servitori pareva che camminassero in punta di piedi, la contessa +bigotta e settuagenaria viveva con una nipote che aveva appena toccati +i sedici anni. Il padre e la madre di questa erano morti quand’era +ancora bambina, e anch’essa, a vederla così pallida ed esile, così +scema d’ogni vivacità e d’ogni calore di giovinezza, dava ben poca +speranza che potesse vivere lungamente. Che malattia aveva? Ogni +settimana veniva in casa un medico celebre per la cura delle malattie +nervose, ma parlava poco e vagamente del male; non scriveva quasi +mai alcuna ricetta, e si fermava ad alcune prescrizioni igieniche, a +qualche consiglio intorno al modo di vita, che si riferiva piuttosto al +morale che al fisico della ragazza. + +Il giovine s’era innamorato di lei: ma a spiegare il come, egli per +primo sarebbe stato molto imbrogliato. Appena l’aveva vista qualche +volta un momento, essendosi trovato, per caso, nell’androne del palazzo +mentre la carrozza usciva. Aveva visti i suoi occhi grandi e fissi, +raggianti nel pallore del visino bianco e delicatamente profilato; e +sopra quegli occhi e quel visino una massa di capelli biondi più che il +grano maturo, diffusi intorno al capo come un’aureola vaporosa. Altro: +e glie n’era rimasto nell’animo come una impronta di visione bella +e triste, che gli dava, ripensandola, una dolcezza ed un accoramento +indicibili. + +E nella sua camera chiusa non si sentiva più solo. Quella fanciulla +era vicina a lui nel piano superiore, sopra il suo capo: la sentiva +vivere con lui, le pareva di respirare con essa. Andava agitando nel +cervello dei sogni magnifici, strani, pietosi, inverosimili. Gli pareva +d’essere predestinato ad una pia impresa di liberazione, come gli eroi +delle leggende wagneriane; e quando la sua mente correva al premio, non +sapeva immaginarlo altrimenti che vedendo sè inginocchiato dinanzi a +quella sottile figura di bambina bionda, che si chinava sopra di lui e +gli posava, leggero leggero, un bacio sulla fronte... + +Quando prendeva il violino e stava delle lunghe ore dinanzi al leggìo, +il suo sonare da prima era come un balbettìo musicale incerto e timido, +poi era una prova meno imperfetta, a periodi più lunghi e con qualche +ripresa nei passi più importanti, a fine d’impadronirsene per bene; +da ultimo, sicuro del fatto suo, il giovine violinista riattaccava ed +eseguiva di seguito il suo pezzo intiero con tutta quanta la forza +e la maestria di cui aveva saputo rendersi capace. E allora, mentre +gli occhi parevano intenti alle pagine, l’anima sua saliva coi suoni, +andava su al piano nobile, in cerca di lei, la trovava e si compiaceva +ad avvolgerla devotamente come in una nube di suoni... Dopo quelle +peregrinazioni fantastiche il giovine si raccoglieva in se stesso +stanco e soddisfatto e con una vaga persuasione che quel suo messaggio +musicale non era andato sperso nel vuoto, ma era arrivato a lei ed era +stato bene accetto. + +Donde traeva egli quella persuasione? + +Qualche volta si metteva alla finestra che dava nel grande cortile +interno del palazzo. Era un bellissimo cortile, fabbricato parecchio +tempo dopo la facciata del vecchio edifizio, nei primi anni del secolo +decimosesto. Al di sopra del vasto portico marmoreo si lanciava una +galleria ariosa e allegra delle sue svelte colonne d’ordine corinzio, +e sopra la galleria girava un fregio di lavoro così fine ed elegante, +che la tradizione volle attribuirlo a Francesco Francia, l’orefice. Il +giovine guardava lungamente d’intorno e in alto. Pareva un curioso che +aspettasse, e il cuore gli batteva forte. Qualche volta perfino se lo +sentiva come salire palpitando verso la gola. Ma il cortile era sempre +solenne e silenzioso, la galleria sempre allegra e vuota, e il bel +fregio del Francia pioveva dall’alto un sentimento di bellezza pura, +fredda e inaccessibile. Del resto non un volto o una voce o altro segno +qualunque. Il giovine si ritraeva dalla finestra col viso triste; ma +nell’intimo suo non rimaneva a lungo senza conforto, perchè pensava che +i suoni del suo strumento erano saliti in alto, e un animo gli diceva +che essa li aveva ascoltati. + +E prendeva coraggio e sonava ancora. + + * + * * + +Ma d’ora innanzi non più. Quei pesanti sordini rendevano il suo +violino quasi muto; ed egli lo guardava con aria scorata, come se fosse +diventato un arnese inutile fra le sue mani. Quando svogliatamente si +rimise a sonare, da prima gli pareva d’essere come in uno di questi +sogni, allorchè noi con la volontà e con le membra ci sforziamo a fare +una cosa e l’effetto non corrisponde. Ma, continuando attentissimi nel +lavoro, a poco a poco i sensi del violinista si acconciarono ad una +curiosa metamorfosi. Quelle note esili e lamentose che in principio +pareva che uscissero a stento, un momento appena, fuor delle corde +soffocate dal peso dei sordini, ecco che ora non solo si ripetevano +nel suo cervello, ma vi si compievano riguadagnando a grado a grado +la sonorità, il timbro, l’espansione di prima! Il giovine si riebbe +dal suo avvilimento e si sentiva invadere da una letizia profonda. +Ecco che egli riaveva ad una ad una le sue note, le sue belle note +che aveva piante quasi per morte! Ora esse echeggiavano novellamente +nella sensibilità del suo apparecchio acustico, e poteva vibrarle a suo +piacimento ingrossandole, assottigliandole, stemperandole per tutte le +sfumature del colorito musicale, atteggiandole a tutte le intenzioni, +le carezze e i capricci del suo gusto d’esecutore! + +E la sua mente riprese subito con gioia l’usato costume di tradurre la +musica in un linguaggio d’amore rivolto alla bionda creatura del piano +nobile. Il suo linguaggio divenne anzi, in quella seconda prova, più +fantastico, più intenso, più ardente. Le note e le frasi vaporavano +come una colonna d’incenso dall’anima sua: o meglio era la sua stessa +anima che pareva dissolversi in esse e salire. Talvolta il giovine a +un tratto interrompeva il suono e rimaneva alcun tempo con la testa +voltata in su verso il soffitto ascoltando, aspettando... + +Un giorno, verso l’imbrunire, stava ripassando una riduzione per +violino della settima sinfonia di Beethoven. Terminato l’_andante_ e +lo _scherzo_ egli incominciava l’_adagio_, che è un pezzo così bello +di strana e potente bellezza, nel quale par d’indovinare l’invocazione +d’un mondo invisibile fatta da un’anima che tutte le cose di questa +vita hanno amareggiata e disillusa. Arrivato circa a due terzi +dell’_adagio_, il giovine staccava lentamente i quarti di una battuta +d’aspetto, quando, d’improvviso, balzò in piedi e recò una mano +alla fronte, rimanendo con tutta la persona in un atteggiamento di +ascoltazione attentissima. Infatti, nel silenzio, si sentiva la voce +di un pianoforte, sommessa per la lontananza, che ripeteva l’_adagio_ +della settima sinfonia. Il giovane corse a spalancare la finestra +e sentì che la voce del pianoforte continuava più sensibile. Veniva +dal piano superiore e si spandeva pel cortile deserto. Arrivata alla +battuta d’aspetto, la voce si tacque; allora il violinista si rimise al +leggìo ed eseguì, con mano tremante, tutto l’_adagio_ fino in fondo; e +il pianoforte non tardò a seguirlo, terminando qualche battuta dopo di +lui. + +Il giovine era indicibilmente commosso, ma non aveva l’aria d’essere +sorpreso. + + * + * * + +La misteriosa corrispondenza dei suoni continuò. Per la gente che +abitava il palazzo, e che non udiva altro suono che quello del +pianoforte, il fatto fu accolto come un lieto segnale della migliorata +salute della fanciulla. Per il giovine pareva l’ultimo termine de’ +suoi desiderii e non cercava altro. Si chiudeva nella sua stanza e +vi rimaneva tutto il tempo che avea disponibile, sonando Beethoven e +aspettando la risposta. Questa gli veniva quasi sempre verso sera, e +consisteva in uno dei pezzi eseguiti dal violinista lungo la giornata; +il pezzo che a lui era parso più appassionato degli altri e in cui egli +aveva messo più sentimento di adorazione e più forza di desiderio. + +E la relazione dei due giovani rimase là; in tutto il rimanente la +stessa separazione inalterabile; non un biglietto, nè un cenno, nè un +saluto; mai nulla. + +D’altra parte il violinista avea bisogno, per vivere, d’esercitare la +sua professione. Andava per le case a dar qualche lezione, mal pagata, +e sonava nelle chiese. + +Quando giunse l’autunno, fu scritturato nell’orchestra del Comunale. +Soltanto due volte vide la fanciulla nel suo palco di famiglia, +in second’ordine: sempre col visino pallido e l’aria sofferente e +malinconiosa. Mostrava di non accorgersi quasi affatto delle persone +che venivano in palco e d’essere attentissima alla musica. Tutte due le +volte i suoi occhi, un momento, si volsero all’orchestra e fissarono +il giovine violinista che tremava nella sua sedia sotto quello +sguardo pieno di luce; poi li ritraeva lentamente, dolcemente, con una +espressione di rinuncia rassegnata e triste. Al domani, il linguaggio +del pianoforte parve al giovine più lungo e più appassionato. + +Verso la metà di carnevale egli accettò di essere direttore d’una +piccola orchestra per due balli che la marchesa X** avrebbe dati, +invitando specialmente le amiche di sua figlia uscita di poco dal +collegio. Abbisognava un vestito nero col _frak_, ma egli, poveretto, +non lo aveva. Allora mise in mezzo il vecchio portiere, il quale la +sera del primo ballo, gli portò in camera un vestito completo «da +società», comprato con poche lire. Il _frak_ era molto lungo per la +statura del giovane, ma il vestito, nel suo insieme, poteva passare. +Egli si annodò con cura la cravatta bianca, prese sotto il braccio il +suo violino chiuso nella busta, e andò. + +Gli avevano preparato uno sgabello su cui sovrastava alquanto alla +piccola orchestra e dominava la sala, rimanendo assai bene in vista. +L’appartamento era pieno di luce e fragrante di fiori. Nella sala +grande, verso le dieci ore, erano già adunate molte signorine delle +famiglie più ricche e aristocratiche della città. Alcune potevano dirsi +ancora delle bimbe. + +La voglia di ballare era in tutte grandissima. — Verso le undici il +ballo era molto bene incamminato, e già alle ragazzine cominciava a +mescolarsi qualche mamma elegante. Il direttore della piccola orchestra +eseguiva _valtzer_ e _polke_, le migliori del repertorio in voga. +Dirigeva e sonava, facendo spiccare briosamente, nel concerto la bella +voce del suo Guarnieri. La contessina R*** fece notare alle sue amiche +che avevano per direttore d’orchestra un bel giovane bruno: le ragazze +lo guardarono un poco con simpatia ma poi risero del suo abito troppo +lungo. + +A un tratto, si propagò per la sala un moto di curiosità, e molti occhi +si volsero verso una delle porte d’ingresso. + +— Hanno fatto il miracolo! — disse al vicino una vecchia signora: una +giovinettina, alzandosi in punta di piedi, aggiunse: — Ecco finalmente, +la principessa invisibile! — Il direttore d’orchestra impallidì. + +Intanto al braccio del padrone di casa, appariva la signorina del +vecchio palazzo. Alta, sottile, nel suo abito bianco, col suo incedere +lento e gli sguardi raccolti, pareva che entrasse non a una festa di +ballo, ma in chiesa. Gli uomini, per la massima parte, la giudicarono +distintamente bella. + +Dopo alcuni minuti le fu presentato un bel giovine, di maniere assai +eleganti, e si mise a ballare con lui, che, finiti i giri di _valtzer_, +le si sedette vicino, studiandosi a farla parlare. Non era facile, ma +di tanto in tanto riusciva; e riuscì anche a farla sorridere. + +Aveva essa avvertita la presenza del violinista? Sì: egli n’era +convinto, lo sentiva. + +Perchè dunque essa non gli volgeva gli occhi, mai? + +Egli sentì uno spasimo nuovo, orrendo, e delle idee strane gli +salivano, come vampe, al cervello. Avrebbe voluto interrompere a +un tratto la suonata e sparire; gli veniva la voglia di sbattere il +violino contro il leggìo; di saltare, dal suo alto sgabello, in mezzo +alla sala... Ma intanto il ballo procedeva inesorabilmente e a lui +toccava di sonare. E sonava, sonava. La sua testa grondava di sudore +e dei momenti pareva che il braccio e le dita gli si irrigidissero, +mentre, agonizzando di desiderio, aspettava sempre una occhiata che non +arrivava mai. + +Venne ancora la volta di sonare un _valtzer_. Era un _valtzer_ di +Giovanni Strauss, a fondo molto malinconico; uno di quelli che Giorgio +Sand disse nati da un lungo amplesso del dolore e della letizia. La +bianca giovinetta lo ballava col suo solito cavaliere e pareva che gli +s’abbandonasse fra le braccia. Intanto il violino del direttore cantava +con una voce così sorprendente che il resto della piccola orchestra era +come ridotto a mezza voce. Gli astanti dovettero per forza occuparsi +di questo straordinario esecutore di balli, e guardarono il giovane +che, ritto sullo sgabello e pallido come un morto, dava dentro al suo +violino con delle arcate superbe. + +Guardavano tutti, ma la giovinetta non guardava. Se non che, verso +la fine del _valtzer_, mentre il ritmo incalzava, mentre la voce +nervosa del primo violino pareva che tentasse di lanciarsi a sonorità +impossibili, nel silenzio della sala, sul fruscìo strisciato e +cadenzato dei piedi, s’intese uno strappo secco; il cantino dello +strumento si era spezzato. La giovinetta, a quel punto, diede un +tremito per tutto il corpo, si fermò in tronco, e fissò i grandi occhi +sul violinista.... + +Il suo cavaliere la condusse alla sua sedia, ed ella disse di non +sentirsi bene. Di lì a un quarto d’ora aveva abbandonato la festa. + +La quale, non ostante, continuò in piena allegria. Al tocco cominciò il +_cotillon_ e alle tre il ballo era finito. Il direttore d’orchestra, a +malgrado de’ complimenti e degli inviti, non volle rimanere a cena con +gli altri sonatori, pretestando il sonno e la fatica. Chiuso nel suo +pastrano e tremando pel freddo egli girò, a caso, per le strade deserte +e rientrò nel palazzo dopo le quattro. Giunto nella sua camera gittò il +violino sul letto e si mise alla finestra. + +La notte era fredda e serena, con la luna che volta al tramonto, +illuminava tuttavia un pezzo del cortile e della galleria, lasciando il +resto nell’ombra fitta. Il giovane, coi gomiti sul davanzale e la testa +fra le mani, guardava nel cortile e piangeva delle lagrime silenziose. + + * + * * + +Rimase a quel modo circa mezz’ora, quando fu scosso da un lieve rumore +di passi che partiva di su dalla galleria. Fosse un servo? No, era +ancora troppo presto... Il giovine guardava senza battere palpebra. +Il suono dei passi s’andava avvicinando. A un tratto, ai piedi +dello scalone che metteva nel porticato, vide una figura bianca che +lentamente avanzava. Dio, era lei! + +La giovinetta usciva di sotto il portico e si incamminava pel cortile. +Attraversata la parte di ombra, ella apparve nella piena luce lunare, +vestita ancora del suo abito da ballo. Avanzava con passo sicuro, +mostrando che si dirigeva all’uscio del portiere. + +Il giovane lasciò la finestra, attraversò in punta di piedi la sua +camera, un breve corridoio, la stanza d’ingresso, ed aprì. La luce +entrò nel buio ambiente, e dopo qualche secondo entrò la giovinetta. +Alla prima egli volle prenderle tutte due le mani, ma subito rimase +interdetto vedendo ch’essa aveva gli occhi chiusi. Aveva gli occhi +chiusi e sorrideva, col volto triste, pallidissima. + +E con quella voce ch’egli non aveva mai intesa gli disse: — Sono venuta +a dirti addio e per sempre... Tu hai sofferto molto questa notte, non +è vero? Io lo sentivo bene, ma sentivo anche di non poter nulla altro +che soffrire con te... Il nostro amore è come un filo tenue gettato +attraverso un grande abisso. Che ci posso io? Che ci puoi tu? La natura +si compiace talvolta a combinare di queste cose assurde... + +Accompagnò quest’ultima parola con un gesto di rassegnazione stanca; e +proseguì, sorridendo. + +— Questa notte sei stato geloso!... Il tuo cuore, difatti, era un poco +indovino, perchè essi pensano a far di quel giovine il mio fidanzato... +Povera gente!... Lo so io quali nozze mi aspettano! Sento che fra pochi +mesi io sarò morta... + +Il giovine ruppe in un gran singhiozzo, e cadde in ginocchio dinanzi +alla fanciulla, mormorando: — Adriana! — La bianca veste profumata +della fanciulla toccava quasi il suo volto. + +— Sai tu dirmi — ella seguitò — quanti germi di vita uccida l’inverno +nel grembo oscuro della terra? E quanti fiori il vento di marzo faccia +cadere morti dagli alberi?... È la legge, mio caro, ed io mi sono già +rassegnata... Ora sono venuta per dirti addio e per esprimerti il mio +volere, certo che tu lo eseguirai. + +— A costo della mia vita, io lo eseguirò. Te lo giuro... + +— Ebbene parti da Bologna. Parti presto e vai lontano, più lontano +che potrai. A che rimarresti? Ad aumentare le mie e le tue sofferenze? +Parti; me lo hai giurato. + +E intanto inoltrò le braccia nude e posò le mani sulle spalle del +giovine. + +— Poc’anzi mi hai chiamata col mio nome. Io invece non conosco ancora +il tuo... Non dirmelo!... Quello che t’ho dato io nel mio cuore è tanto +bello! E non voglio saperne altro; e con quello io voglio pensare a +te fino alla morte... e anche dopo. Addio. Non ti raccomando la mia +memoria, perchè sono certa che tu penserai a me fino che vivrai su +questa terra; e anche dopo. Ci siamo amati perchè così volle il nostro +destino: e potemmo esprimere il nostro amore con un divino linguaggio, +noto solamente a noi due. Non ti rendere mai indegno di questi santi +ricordi. Addio! Parti. + +E il giovine inginocchiato, attraverso le lagrime, vide contro la luna +la figura della giovinetta abbassarsi ancora un poco; e sentì sulla +fronte, leggero leggero, il bacio della sua bocca... Poi la figura +si raddrizzò con un gesto energico, si volse alla porta ed uscì. Egli +la vide attraversare il cortile, entrare sotto il portico e dileguare +nello scalone senza mai voltarsi. Fermo sull’uscio sperò di vederla, +di udirla forse ancora dalla galleria; ma non sentì che il rumore +lieve de’ suoi passi perdersi nel silenzio, mentre nell’aria fredda +apparivano i primi colori dell’alba... + +Dopo una settimana il violinista era di partenza, avendo accettata +scrittura per il teatro di Corfù. + + + + +OCCHI ACCUSATORI + + +Al signore della rocca erano giunte notizie gravi ed ordini precisi. — +A Bologna, per volontà di Sisto V, avevano già strangolato in carcere, +con un bel cordone di velluto rosso, il conte Giovanni Pepoli; parecchi +de’ suoi seguaci e complici erano stati anch’essi strangolati, senza +nemmeno l’onore del cordone di velluto; altri erravano fuggiaschi per +le montagne dell’Appennino, ma li inseguiva l’ira del terribile papa e +poca speranza di scampo avevano. A lui, il conte, salva la vita e gli +averi; ma doveva andare subito a Roma a chieder perdono e fare atto di +umile sudditanza, prostrato a’ piedi santissimi del pontefice. + +Non era il caso d’esitare e bisognava partir subito. + +La contessa sarebbe dunque rimasta sola nel castello. A esporre la +sua delicata giovinezza ai disagi e ai pericoli del lungo viaggio in +quella cruda invernata, nemmeno si poteva pensare. — Il conte andava +corrugando le sopracciglia nere e si metteva spesso una mano nei +capelli grigi perchè un brutto pensiero gli passava per la mente. Ma il +giorno innanzi la partenza tenne un lungo e segreto colloquio con una +sua zia, fiera vecchia di ottant’anni; poi fece schierare nella gran +sala, al cospetto d’entrambi, tutta la gente del castello. Alla gente +egli rivolse discorso breve, ma con quell’accento di comando insieme +e di minaccia, al quale non si era mai osato resistere neppure con +un moto dell’animo: ogni potere durante la sua assenza, passava nella +vecchia contessa; legge assoluta per _tutti_, dal più alto al più umile +abitatore della rocca, la sua sovrana volontà; e guai all’autore della +più piccola trasgressione! + +L’indomani il conte partì. Gli addii della giovane sposa furono +tenerissimi, ma senza lagrime. + + * + * * + +Era venuto l’amore: l’amore negato a lei giovinetta nel freddo +isolamento della vita claustrale; l’amore desiderio vago e timida +speranza appena intravvista e subito distrutta, quando la famiglia +toltala dal convento, la mise tra le braccia del conte, che poteva +essere suo padre. + +Invece il giovane conte degli Alidosi aveva quattro anni meno di lei e +non era che suo lontano parente da parte del marito. Quando pei rovesci +di quella potente casata, il padre fu costretto a mandarlo al castello +dell’amico perchè vi crescesse sicuro e vi fosse educato da cavaliere, +Oliverotto degli Alidosi era poco più che un ragazzo mal fermo in +salute, timido e come spaurito della vita che s’era aperta a lui in +mezzo a dolori e terrori di tragedie domestiche. — Parlava di rado e +male; solo qualche volta dai suoi occhi nerissimi pareva lampeggiasse +intensa la vitalità della fiera schiatta da cui era nato. + +La dolce castellana raccolse da prima su quel taciturno fanciullo le +cure e gli affetti della maternità, che altrimenti non le era stato +concesso d’espandere. E vide fiorire la sua salute e le sue membra +fortificarsi, e da quella triste puerizia uscire rapidamente la +giovinezza ingegnosa, forte e leggiadra. — Una volta tornando insieme +al conte da una caccia sull’Appennino pistoiese che li aveva tenuti +fuori parecchi giorni, Oliverotto, vista la bella contessa che li +aspettava nell’angusto cortile del castello, gittò l’arme a un servo, +corse a lei e la baciò; poi rimase lì interdetto e turbato vedendo +che la bella dama arrossiva, e sentendosi anch’egli salire al volto un +gran calore come di vampata improvvisa.... Cominciarono d’allora per +il conte i corrugamenti delle ciglia e quel gesto di portare la mano +ai capelli, mentre la sua mente, più sovente che non avesse voluto, +pensava insieme alla contessa e al giovane ospite. + +Ma l’amore non istette per questo. Penetrò fiamma occulta, sottile e +inavvertita, dentro quei due giovani petti, invadendoli rapidamente. +Doventò casto sogno e ardente passione, prima che i due avessero avuto +modo d’avvertirlo e di schermirsi. Essi s’amavano già d’amore e non +lo sapevano; e quando lo seppero s’amarono con più violento abbandono, +obliando, calpestando, sfidando ogni cosa. + +Ed erano appena alle prime dolcezze, quando arrivarono gli ordini che +fecero partire il conte per Roma! + + * + * * + +Cominciò allora per i due innamorati un supplizio indicibile. — In +tutta la rocca e nei dintorni prese subito a dominare con volontà +strana e terribile la vecchia zia del conte; la quale, sia che agisse +per gli ordini avuti, sia che si compiacesse ad attuare un suo proprio +disegno, circondò e afflisse i due giovani di vigilanze così minute, +severe e continue che ogni più viva e gelosa immaginazione ne sarebbe +rimasta superata. La vecchia pareva ritornata indietro di vent’anni. +Non era più nè impedita nell’andare, nè miope, nè sorda; si trovava +sempre in ogni luogo dove la sua ingegnosa sorveglianza la richiedesse; +e dormiva con un occhio solo, se pure è vero ch’ella dormisse là +in quel suo lettuccio che s’era fatto portare vicino all’uscio +della stanza da letto della contessa. Con questa poi adoperava ogni +gentilezza più compita e col giovane anche; ma nelle ventiquattro ore +del giorno mai un minuto secondo nel quale i due potessero trovarsi +soli a cambiarsi una parola, a stringersi la mano di furto.... + +Tormento siracusano: e tanto più atroce perchè i due innamorati, in +udire della prossima partenza del conte s’erano naturalmente lasciati +andare ad ogni sorta d’immaginazioni dilettose. Quella inattesa +contrarietà pareva a loro una durezza ingiusta del destino a cui si +rivoltavano, egli con le imprecazioni ed essa con le lagrime. Vane +lagrime e vane imprecazioni. La vecchia era sempre al suo posto, e +tutti nella rocca con una esattezza implacabile secondavano il suo +volere. + +Sulle prime Oliverotto non si diede per vinto e cercò di rompere +qualche maglia a quella perfida e fitta rete di sorveglianze e di +spionaggi che d’ogni parte li involgeva; ma ogni suo tentativo, per +audace o astuto che fosse, riuscì inutile. — Una notte, guardando +dalla finestra, credè d’accorgersi che non gli facevano la solita +guardia. Scese nel fossato della rocca, esplorò bene intorno: nessuno. +Alzò gli occhi alla finestra della stanza ove dormiva la contessa e +vide splendervi il lume. Allora si sentì tutto invadere dalla brama +di salire in qualunque modo fino a quella finestra, chiamare la sua +donna, parlarle delle sue pene e cogliere attraverso la inferriata un +suo bacio; sì uno, cento baci per calmare un poco la sete d’amore che +dentro lo tormentava! — Credette il giovane che la forza del volere +e il desiderio ardentissimo gli avrebbero conferita la snellezza +rampicante d’uno scoiattolo; ma invece il salire, non fu senza grandi +ostacoli e dolori. Saliva adagio adagio adoprando ogni sasso sporgente +ed ogni crepaccio del vecchio muraglione; talvolta era costretto a +fermarsi a lungo, talvolta a ridiscendere e studiare altra combinazione +di cavità e di sporgenze. Più d’una lucertola, sentendo le dita che il +giovane ficcava fra le pietre, usciva spaventata strisciandogli tra la +faccia e il muro; una nottola, turbata anch’essa nel suo nascondiglio, +gli volava d’intorno silenziosa. Man mano che s’approssimava al termine +desiderato, crescevano gli ostacoli, l’incertezza, la smania disperata. +Aveva le mani e i piedi sanguinanti e grondava di sudore freddo.... +Finalmente potè abbrancare una sbarra dell’inferriata e, fatto un +ultimo sforzo, arrivò a tirarsi su di mezza persona contro la finestra; +gittò innanzi lo sguardo e stava per sussurrare il nome della donna +amata, quando s’accorse d’avere dinnanzi a sè, ritta, appoggiata al +davanzale della finestra la vecchia contessa, che lo guardava immobile, +con occhi severi... + +Poco mancò che Oliverotto non cascasse all’indietro nel fossato della +rocca. + + * + * * + +Unico conforto non conteso ai due innamorati era dunque vedersi e +parlarsi in presenza d’altri; e in quello essi condensavano tutte le +sollecitudini e cercavano d’acquetare o contenere alla meglio, tutti i +desiderii. — Passavano le giornate lente, uniformi, uggiose. Oliverotto +e la contessa ogni dì stavano lunghe ore seduti uno in faccia +all’altra, essa istoriando coll’ago i pietosi fatti di Bradamante, egli +fingendo di leggere qualche trattato dell’arte della guerra o qualche +libro di cavalleria. La vecchia contessa o alcun altro della casa non +mancavano mai. + +I due si parlavano di rado; invece si guardavano lungamente, +intensamente deliziandosi e tormentandosi insieme con un linguaggio +muto e infaticabile. — E gli occhi neri d’Oliverotto parea che, +supplicando, chiedessero: fino a quando? E gli occhi azzurri della +contessa non sapeano che rispondere chiedendo anch’essi: fino a quando? +— Le quattro ardenti pupille stanche e mai sazie di quella amorosa +tensione, di tanto in tanto tremavano, si inumidivano, pareva che si +stemperassero in bagliori languidi e tristi.... Nelle serate lunghe +dirimpetto al focolare gigantesco, mentre sugli alari bruciavano i +vecchi faggi di Monte Venere e si udiva fuori lamentarsi il vento +della notte, Oliverotto leggeva alla contessa qualche scena del _Pastor +fido_: + + Ben è soave cosa + Quel bacio che si prende + Da una vermiglia e delicata rosa + Di bella guancia; e pur ch’il vero intende + Come intendete voi, + Avventurosi amanti che il provate, + Dirà che quello è morto bacio a cui + La baciata beltà bacio non rende; + Ma i colpi di due labbra innamorate + Quando a ferir si va bocca con bocca..... + +La morbosa tenerezza di questo e somiglianti passi era come olio +bollente sulla fiamma, al cuore dei due poveri giovani, gli occhi ora +vivi e scintillanti, ora annuvolati, smarriti e depressi riprendevano +quel loro ufficio di esprimere insieme e di esasperare il desiderio +infelice.... E talvolta l’interno struggimento cresceva a tal segno che +la contessa era costretta, avanti l’ora, di ritirarsi nelle sue stanze. +— Oliverotto allora correva ansando sugli spalti a respirare l’aria +gelata della notte, ad imprecare alle stelle, a tempestare indarno +contro il suo avverso destino! + +In meno d’un mese i due amanti erano ridotti ad uno stato davvero +compassionevole; e guardandoli nei visi consunti si sarebbe detto che +sulla loro giovinezza stava passando un soffio di vecchiaia precoce. Ma +tutto ciò era nulla rimpetto ad uno stranissimo fenomeno che nei loro +occhi si veniva manifestando. + + * + * * + +Non era, no, un inganno visivo della gente, ma un fatto che saltava +agli occhi ogni giorno più. + +Le grandi pupille della contessa, che erano di un bellissimo azzurro +oltremarino, sembrò da prima che un poco si annebbiassero smontando +in una tinta meno dolce e meno pura. Poi quell’annebbiamento si rese +sempre più opaco e crebbe e crebbe finchè fu necessario riconoscere +ch’essa mutava in nero il colore degli occhi. Era forse effetto +delle lagrime dirotte che l’infelice versava di continuo, invece di +pigliar sonno? — Ma d’altra parte anche negli occhi di Oliverotto +accadeva mutamento: le pupille nerissime e fiere cominciarono a +temprarsi d’una luce più dolce e mansueta che adagio adagio le veniva +come clarificando; poi apparvero striate qua e là di piccole vene +azzurreggianti, le quali dilatandosi ogni giorno accennavano ad +invadere presto tutto il campo dell’iride..... + +Che era avvenuto nell’intimo di quei due esseri? Con che forza di +corrente misteriosa le due anime, incontrandosi solo e sempre per +gli occhi, agli occhi avevano potuto imporre quella trasformazione, +quello scambio portentoso? — La vecchia sorvegliatrice non fece motto e +nemmeno diede segno d’essersi accorta di cosa alcuna; ma la gente della +rocca guardava, tra stupita e atterrita, a quello che essa chiamava un +nuovo miracolo d’amore. Non andò molto tempo e già per largo tratto di +paese s’era sparsa la voce del fatto incredibile; e molti trassero al +castello studiando qualche pretesto d’accertarsene cogli occhi proprii. +— I due amanti sulle prime gustarono una strana e immensa voluttà +contemplandosi così trasformati dalla potenza dei loro sguardi; si +sentivano come più uniti nell’amore; vedevano nei loro occhi come un +segno di predestinazione a unione più intima e durevole. Ma ben presto +sopraggiunse il terrore ad agitare in vario senso le loro anime. Un +giorno o l’altro sarebbe tornato il conte.... + +La contessa nelle veglie interminabili meditava di sottrarsi colla +morte alla propria vergogna, e a chi sa quale dura espiazione, +quando il terribile marito l’avrebbe guardata negli occhi accusatori; +Oliverotto dal canto suo, inspirandolo la passione e la disperazione, +lavorava a un piano di fuga in cui era risoluto ad affrontare, con lei, +ogni estremo cimento. Ma intanto ogni mattina ambedue pensavano con +angoscia indicibile che in quel giorno stesso forse sarebbe giunto alla +rocca l’annunzio di un prossimo ritorno! + +Invece una improvvisa serenità sopravvenne in quell’orizzonte così +minaccioso. Un giorno sull’imbrunire bisognò calare il ponte e ricevere +nella rocca, con le debite onoranze, un messo del Senato bolognese. +Egli riferì il sunto di un dispaccio da Roma: Sisto V, sia che avesse +chiamato a sè il conte per averlo più sicuro nelle mani, sia che in +quel frattempo nuovi e più forti capi d’accuse si fossero scoperti +contro di lui, appena giunto il conte a Roma, lo aveva fatto legare e +chiudere in Castel Sant’Angelo e dopo breve processo strangolare. — La +giustizia del sommo pontefice non andava oltre nel punire, mantenendo +alla famiglia del ribelle beni, titoli e privilegi. + + . . . . . . . + + + + +IN CASA DELL’AMICO + + +Dal salotto da pranzo, guardando per di sopra alla terrazza, fu prima +la signora a vedere il fattorino del telegrafo, che saliva ansando per +il viale ancora tutto invaso dal sole e sonava al cancello del villino. +Il telegramma, portato subito dal giardiniere, diceva così: + +«_Abbisognami sua pronta risposta, circa arazzi. È arrivato negoziante +milanese. Riparte domani sera._» + +— Ah! ecco che Shylok mi vuole stringere i panni addosso, — disse il +marito incrociando la posata sul piatto. La signora, lasciata andare +indietro la sua testa bruna e guardando il soffitto con aria indolente, +mise una pausa in mezzo e replicò: + +— E tu attacca la tua voglia ad un arpione. Faremo senza degli +arazzi.... + +E mostrava sorridendo i denti bianchissimi. + +L’avvocato rimase un poco a guardare il telegramma spiegato sulla +tavola e scosse il capo com’uomo a cui quel consiglio non andava. Poi +con accento risoluto: + +— No. È già la seconda volta che quell’imbroglione di milanese mi passa +davanti. Questa notte prenderò la corsa delle tre e andrò a Ferrara. + +— Bel gusto a fare una mala nottata! Telegrafa piuttosto le tue ultime +condizioni; e vedrai che gli arazzi saranno per noi. + +A queste parole il marito posò sulla donna uno sguardo in cui trapelava +l’intimo compiacimento suo. Ebbe un momento di esitazione, ma si +raffermò subito nel primo proposito. + +— Chi vuole vada, mia cara. Quando tu sarai a letto, io scenderò in +città. Passo al _club_ un paio d’ore; ceno magari, se mi vien voglia, e +m’arriverà l’ora di prendere il treno senza ch’io me n’avveda. Farò una +buona dormita domani: anzi conto, con questo caldo, che avrò finalmente +una notte di refrigerio. + +Il caldo, di fatti, in quegli ultimi giorni di luglio, era grandissimo; +e sebbene la sera fosse assai vicina, nella villa non si sentiva ancora +spirare dalla collina un fiato di vento. La signora non rifiniva di +mettere dei pezzi di ghiaccio nel suo bicchiere e nel bicchiere del +marito. + + * + * * + +Poco prima della mezzanotte, nel piccolissimo gruppo dei frequentatori +estivi del _club_, si levò una esclamazione lieta di sorpresa quando +l’avvocato fu visto entrare. Egli salutò tutti allegramente: anche il +giovane conte Salerni, ch’egli non vedeva da qualche tempo. Dopo una +partita all’_écarté_, ordinò da cena e mangiando espose agli amici la +causa di quel suo trovarsi in città e al _club_ ad ora così insolita. + +Sonarono le due. La comitiva dei cinque o sei in breve si sciolse e +rimasero l’avvocato e il Salerni, soli, seduti a un tavolino, l’uno in +faccia all’altro. L’avvocato sorbiva lentamente il caffè e il conte gli +offerse una sigaretta. Poi, il discorso essendo tornato sulla gita a +Ferrara, il conte non esitò a dichiarare ch’egli la giudicava un passo +falso. + +— Come, un passo falso? + +— Sicuro: anzi, una sciocchezza bella e buona. Ma dov’è la tua solita +furberia? Io non me la spiego altrimenti che pensando a questo gran +caldo che fa. Che diavolo? E non vedi che è tutto un gioco combinato +tra il negoziante ferrarese e quello di Milano, che gli fa da compare? +Se tu ora ti precipiti a Ferrara, caro mio, fai conoscere d’avere degli +arazzi una voglia matta; ed essi, sta’ certo, ti leveranno la sete con +l’acqua salata. Oh, molto salata!... + +L’avvocato con un gomito sul tavolino e l’indice della mano sulla +fronte spaziosa stette alquanto in silenzio: + +— E d’altra parte, anche a non andare io corro un rischio. Un gioco +combinato, tu dici?... Può essere benissimo. Ma se non fosse? Se, come +mi è accaduto altra volta, il milanese dice davvero e compra? Io non +voglio che gli arazzi mi scappino. Dopo averci tanto pensato su, sento +che mi nascerebbe un albero nello stomaco, come si suol dire. Che +vuoi farci? Ognuno ha le sue debolezze: e anche mia moglie, quantunque +non lo dimostri, sono sicuro che sarebbe afflittissima se mi vedesse +tornare a mani vuote... Pensiamo al modo.... + +— Senti — disse allora il Salerni con l’accento più naturale di questo +mondo — se non è domani, sarà doman l’altro che io andrò a Ferrara e di +là al _Trombone_ a vedere un cavallo. Facciamo dunque così: prendo ora +il treno di Ferrara e mi presento domani dal mercante a contrattare gli +arazzi per conto mio. Tu non ti muovere e dimmi solo l’ultima cifra a +cui vuoi arrivare col prezzo: vedrai che domani sera torno con la roba +e t’avrò probabilmente anche risparmiato un paio di mille lire. + +— È una buona idea e ti ringrazio! — esclamò l’avvocato alzandosi in +piedi. + +Mancava mezz’ora alla partenza, e i due amici usciti dal _club_ +s’incamminarono fumando verso la stazione. + + * + * * + +I due amici passeggiavano sotto la tettoia dinanzi al treno pronto; e +già la macchina mandava i primi fischi della partenza. A un tratto, +l’avvocato si tastò in fretta con le mani le tasche dell’abito +esclamando: + +— A proposito! O come faccio io ad andare a casa a quest’ora, che non +ho la chiave? + +Il conte trasse subito fuori una chiavettina inglese, porgendola +all’amico: + +— In dieci minuti sei a casa mia. Tu conosci il mio mezzanino. Dormirai +tranquillissimo, perchè sono tutti in campagna. Domattina alle nove +verrà la portinaia a svegliarti col caffè. Buona dormita! + +L’avvocato, per risposta, diede in una risata ed ebbe appena tempo +di stringere la mano all’amico montato sul treno, che già si moveva +lentamente. + +Quando uscì dalla stazione rideva ancora fra sè, tenendo fra le dita la +chiave del mezzanino del conte Salerni. Era di buon umore. Gli piaceva +d’aver accettato il parere dell’amico circa la gita a Ferrara, gli +piaceva d’andar a dormire una notte in città, fuori di casa: incidente +bizzarro che gli ricordava la sua vita di scapolo, che lo faceva +rivivere nella sua lontana vita di studente. + +Però, a cercar bene in fondo all’animo dell’avvocato, si sarebbe visto +che altra era la causa di tutto quel suo buon umore. Egli era geloso +della moglie. La sua gelosia non era di quelle che dànno ogni giorno +in manifestazioni minute, opprimenti, volgari; ma era una idea fissa, +una preoccupazione acuta e costante, celata quasi sempre nell’animo con +dignitoso riserbo, e per questo assai più dolorosa. Fra le cure di una +vita molto affaccendata, in mezzo agli alto e basso de’ suoi affari, +quell’uomo, in apparenza positivo e freddo, traeva le ragioni di tutto +il suo benessere e di tutto il suo malessere da un fatto solo: la +certezza che egli aveva o no dell’amore e della fedeltà di sua moglie. +Il rimanente veniva sempre in seconda linea. + +Aveva avute, a intervalli, parecchie inquietudini vive. Da ultimo i +suoi sospetti erano stati eccitati dal conte Salerni, che s’era messo +a corteggiare molto assiduamente la signora ed essa, pur troppo, non +gli aveva opposto quel contegno che disanima e stanca un uomo. Questa +volta le male apparenze si erano prolungate e aggravate in modo che il +marito, non potendone più, aveva espressi a lei con una certa violenza +i suoi dubbi e il suo mal contento. + +Era la prima volta che le faceva una scena di questo genere. + +La moglie accolse le parole del marito con un misto di meraviglia, +d’offesa e di sottomissione. Si tenne con lui molto seria per una +settimana; ma anche gli dimostrò col fatto che le stavano a cuore il +proprio buon nome e la quiete di lui. Il Salerni tornò in visita e fu +accolto con amichevole ma fredda cortesia: una cavalcata che di lì a +pochi giorni sarebbe fatta e in cui il Salerni doveva intervenire, fu +con bel garbo disdetta dalla signora; la quale, perchè proprio voleva +che ogni nube fosse dissipata, da venti giorni non era scesa in città +che una volta sola e accompagnata da suo marito. + +Già da una settimana i pensieri dell’avvocato si voltavano alla +tranquillità; ma in quel giorno, in quella serata, in quella notte +egli sentiva che una serenità piena e intera era venuta ad occupare +rapidamente il suo animo. E ripensava le parole con cui sua moglie +s’era provata a dissuaderlo dalla sua andata a Ferrara; e correva con +la mente dietro al giovane amico, che, con sì spontanea cortesia, s’era +offerto di allontanarsi esso, in vece sua, per un giorno dalla città. +— Quale più favorevole occasione invece per i due, se... No! no! Egli +era stato ingiusto a sospettare. Nè si fermava a questo unico fatto; +ma diffondendo in largo giro le tinte rosee della sua vena confidente, +adesso esaminava tutta la sua gelosia passata, la trovava assurda, la +sconfessava e malediva con tutta la forza del suo volere. E intanto gli +si ricomponeva nella mente la fisonomia di sua moglie, bella, schietta, +amorosa degna di un affetto immenso e di una fede senza confine. + +Insomma, si sentiva contento. E camminava lentamente sotto i portici +respirando l’aria fresca dell’alba, mentre spegnevano gli ultimi +fanali. Si sentiva libero e sciolto, come se un cattivo spirito +tormentatore fosse uscito per sempre dal suo corpo, in virtù di un +felice scongiuro. + + * + * * + +Quando entrò, con in mano un cerino acceso, nella stanza da letto del +conte, fiutò gradevolmente un odore delicato di legno di sandalo che +impregnava l’aria. — Sibarita! — pensò sorridendo e inoltrandosi di +qualche passo nella stanza. + +Poi accese la lampada e si guardò intorno. La camera da letto era +vasta, ricca, bellissima e, mediante una alcova in fondo, aveva anche +l’aspetto di un salotto da ricevere. I buongustai, visitandola insieme +a tutto il mezzanino, concordavano nel giudicare che il Salerni +vi s’era mostrato artista, a un tempo, e gran signore. Il conte si +scagionava d’ogni merito e confessava che, avendo lungamente vissuto a +Vienna con un artista celebre e fortunato, egli non aveva fatto altro +che imparare da lui, anzi copiare in piccolo dal suo appartamento. A +ogni modo il copista aveva mostrato molto buon gusto nella scelta e +nella esecuzione. + +L’avvocato, respirando l’odore di sandalo, girava gli occhi ammirati +sui mobili e sulle pareti, li posava sul pavimento di marmo bianco +riquadrato a liste nere, li spingeva nell’ombra discreta dell’alcova, +in cui vedeva il letto basso e semplice con il lenzuolo bianco +rimboccato sulla coperta azzurra, sotto i festoni azzurri delle cortine +ricchissime. + +— Sibarita! — ripetè l’avvocato, ma senza sorridere. E subito pensò +che certo delle donne erano state là dentro; e pensò che certo dovevano +aver serbato una molto grata memoria di quel luogo. + +Il suo buon umore era già disceso, e seguitava a discendere rapidamente +come la colonna di mercurio di un termometro quando è portato da +un luogo caldo a un luogo freddo. Chi sapeva dirgli in che modo le +ragioni tanto eloquenti del suo benessere di mezz’ora fa si erano così +raffreddate, scolorate, spente? Adesso, ecco che altre impressioni e +altre idee lo signoreggiavano! La figura del giovane conte, nel fisico +come nel morale, lì in quella sua bella camera da letto, assumeva nel +cervello dell’avvocato un improvviso fascino di seduzione ch’egli, +suo malgrado, percepiva con una vivezza nuova, strana, esagerata, +terrificante. Poi non potè fare a meno di tramutare quella percezione +da se stesso in sua moglie; poi a un tratto si immaginò, sua moglie, se +la vide dentro quella stanza..... e fu costretto a chiudere gli occhi, +sentendosi correre un freddo per tutto il corpo... + +Capì che bisognava distrarsi e si provò ad osservare con curiosità +i quadri, le armi, le maioliche. Maggiore attrattiva ebbero per lui +alcuni _album_ di fotografie e disegni posti sovra una tavola grande. +Passavano sotto i suoi occhi rabeschi fantastici, schizzi e caricature +bizzarre, ricordi di luoghi veri; passavano fisonomie di persone note e +sconosciute: ed egli seguitava a voltare le pagine piuttosto in fretta, +come chi va in cerca di una data cosa. Prese da ultimo fra le mani un +piccolo _album_ elegantemente rilegato in velluto con grandi fermagli e +borchie d’oro; e si pose ad esaminarlo meno in fretta che gli altri. Si +capiva che quello era il volume privilegiato, l’_album_ riservato alle +più belle signore conosciute dal conte in paese e fuori.... L’avvocato +aveva il presentimento che qui avrebbe trovato il ritratto di sua +moglie. Invece arrivò all’ultima pagina senza trovar nulla. Ma dov’era +dunque il bel ritratto che essa un mese fa, aveva regalato al Salerni, +in sua presenza? Dove lo teneva egli? La mente del marito trovò in +quella assenza del ritratto una nuova e forte ragione d’inquietudine; +e pensò a quei dolci nascondigli ove l’immagine della donna che si ama +è messa in salvo da ogni profano contatto, da ogni convivenza indegna, +da ogni occhio indiscreto e geloso.... Si mise a cercare per tutto +nella stanza, ma fu ancora inutile. Presso al letto, però, stette +ad osservare una bella fotografia della _Glaneuse_ di Berton; e nei +contorni di quello schietto viso di campagnuola, negli occhi e perfino +nella linea forte e slanciata dei fianchi, credè di cogliere una tal +quale somiglianza con le brune bellezze di sua moglie. + +Dentro intanto gli cresceva la smania; e se avesse avuto lì presso +il conte Salerni, sentiva che forse non avrebbe resistito al bisogno +di mettergli le mani addosso e di frugarlo, come una guardia daziaria +fruga una persona sospetta di contrabbando. + +Intanto erano passate delle ore. Fuori la giornata estiva era +cominciata da un pezzo, ma nel mezzanino chiuso del conte durava ancora +piena la quiete della notte. L’avvocato ascoltò in quel silenzio, +ove non era altro suono che il _tic tic_ continuo di un tarlo che +lavorava entro un mobile vicino a lui: ascoltò e si mise una mano alla +fronte, perchè gli pareva che quel tarlo lavorasse proprio entro il +suo cervello.... E quello fu il cominciamento di un bisbiglio strano +e interminato, che si mise a girargli intorno agli orecchi, a empirgli +il capo e scuoterlo e assordarlo tutto con un turbamento e un fastidio +indescrivibili. Gli pareva che quel bisbiglio venisse dai quattro +angoli della stanza, uscisse di dietro ai quadri delle pareti, dai +mobili, dagli _album_, dal letto: e vi sentiva dentro un vago rumorìo +di suoni che non arrivava a distinguer bene, ma pure ci coglieva +dentro, così in confuso, come una nenia di lamenti mista a voci di +scherni..... Finalmente lo pigliò alla gola un fortissimo bisogno +d’aria e corse a spalancar la finestra. + +Entrarono il sole oramai alto, l’aria viva e il cinguettìo mattutino +dei passeri. + +L’avvocato, così com’era in maniche di camicia, stirò le braccia fuori +della finestra e si mise a provare gli occhi abbagliati sul vasto +giardino che si stendeva dietro il palazzo, poi gli alzò alle colline +sorgenti in faccia a lui. Che tranquilla allegria da per tutto! Vedeva +a mezza costa, vicinissimo, il suo bel villino, col tetto spiovente +con le persiane ancora chiuse e i muri rosseggianti in fra gli alberi +verdi. + +Certo, pensò, a quell’ora sua moglie dormiva sempre. Questa idea +penetrò in mezzo al triste scompiglio della sua testa e, se non vi mise +nè ordine nè calma, riuscì almeno a produrre una risoluzione: «Presto +bisognava correre al villino, andare da lei, entrare inaspettato nella +sua stanza, svegliarla con un bacio, dirle un mondo di cose, sentirsi +ancora ripetere da lei alcune di quelle parole che tante volte avevano +rianimata in lui la fede e messo un refrigerio nelle sue viscere +tormentate dagli aculei del sospetto! Presto bisognava subito uscire +da quella stanza maledetta ove la gorgone orrenda della gelosia lo +aveva guardato per lunghe ore con gli occhi immobili; ove l’aria pareva +impregnata di recente adulterio, ove tutte le cose gli bisbigliavano +intorno una infame canzone di lamenti e di scherni! Presto! Presto!» + +E andò a bagnarsi il viso nell’acqua fredda e a ricomporsi in fretta i +capelli arruffati. + +Stava infilando una manica dell’abito, quando gli giunse dalla stanza +vicino un lieve rumore di passi che si fermarono all’uscio. Dopo alcuni +secondi sentì anche picchiare... Allora corse ad aprire e si trovò in +faccia a sua moglie, che diede indietro senza far motto, diventando +smorta. Un momento prima, ella aveva nella bocca il sorriso trepido +della donna innamorata che, entrando in quella stanza, s’immaginava +d’apportarvi una sorpresa molto gradita..... + + + + +CANTORES! + + +Io non penso, mia cara, d’aver demeritata la vostra stima. E fosse +pur vero tutto quello che voi siete andata fantasticando dopo la mia +lettera di martedì, o credete voi proprio che anche in un desiderio a +prima vista disumano, grottesco, bislacco e teratologico, non possa +nascondersi un alto senso di poesia? E sopratutto un alto senso di +verità? + +Voglio che m’ascoltiate attentamente e pacatamente. Io ora sento +di potervi parlare con calma e voi non avete più a temere da me nè +crudezza di linguaggio biblico, nè impeti di «lirismo forsennato.» Sono +calmo, v’ho detto, e sopratutto non ho mai cessato d’esser uomo: anzi +ho in me il convincimento profondo — dopo tutto quello che è passato +nell’animo mio nei giorni addietro — che un aspetto nuovo della umanità +mi si è svelato e s’è in qualche modo aggiunto all’esser mio d’uomo. + +Vedete dunque che io non ho niente da rimproverarmi e voi niente da +sospettare sul conto mio. + + * + * * + +Ed ecco come andò. + +Io nemmeno sapevo che quella fosse la festa dell’Ascensione. Avevo +pranzato solo e di buona ora all’Albergo _Milano_. Come passare meno +male il tempo in quel lungo dopo pranzo? A Roma in casi simili, io ho +sempre la risposta pronta: salgo in una _botte_ e mi faccio condurre +a San Pietro. Ho per quella grande piazza ellittica una specie di +passione strana che alimenta in me una bramosia inesauribile di +rivederla: il getto superbo di quelle due fontane, illuminato dal sole, +pare ogni volta che mi slarghi il petto e mi fa ballare il cuore di +gioia, mentre l’immane colonnato, curvilineo, serrandomi a destra e +a sinistra l’orizzonte, e tutte quelle statue poggianti ritte sovra +l’attico e in atto d’osservarmi severe, par che mi avvisino ch’io +sono entrato in un vecchio mondo misterioso e magnifico. Anche per la +basilica vaticana io ho sempre avuta una forte ammirazione, e me la +sento dentro aumentare e ingigantire, man mano che in me si raffreddano +i romantici entusiasmi per certe architetture gotiche.... So che +anche voi, mia cara, mi condannate per questo, ed io chino il capo +rassegnato, aspettando che il tempo mi renda giustizia. Lento ma ottimo +giustiziere il tempo, non è vero? Voi lo sapete per prova. + +Arrivai dunque in piazza San Pietro un’ora circa prima del tramonto del +sole. Cominciavano le grandi ombre a stendersi dalle moli colossali: +delle due fontane quella ch’io vedevo, arrivando, alla mia sinistra, +pareva tutta raccolta e tranquilla nella calma vespertina, ma l’altra, +dardeggiata obliquamente dal sole occiduo, era tutta una letizia di +raggi e di zampilli e di nebbia luminosa, diffusa intorno per largo +tratto. Un gruppo di signori forestieri, uomini e donne, stava fermo +ad ammirarla; e parevano contentissimi d’essere inaffiati da quella +rugiada. + +Credevo come al solito di trovare la gran chiesa a quell’ora deserta, +ma m’ingannai. + +La festa dell’Ascensione aveva chiamata là molta gente: forestieri +delle provincie, romani _de_ Roma, _inglesi_, suore, trasteverini, +_minenti_, frati, preti, pifferari, la turba mista e bizzarra insomma +che San Pietro accoglie in alcuni giorni dell’anno e che vanamente +cerchereste altrove; le centinaia e le migliaia che si sparpagliano, +povero formicaio umano, sotto le navate enormi, e si perdono, come +ombre, dietro i piloni smisurati, non facendo nemmeno sentire il +fruscìo dei loro piedi... + +Mentre spingevo il pesante tendone della porta, m’arrivò subito una +modulazione musicale. Era un istrumento? Era voce umana? Così alla +prima non potei capire. Era un suono di timbro ed acutezza insolita, +esilissimo, eppure vibrante per quella vastità in modo che parea tutta +riempirla. Fatti alcuni passi nella basilica, sentii distintamente la +frase di un verso biblico arrivarmi colle note all’orecchio. Era dunque +canto umano senza dubbio. + +E quale canto, signora! Immaginate una voce che fonde insieme la +dolcezza del flauto e l’animata soavità della laringe umana, una voce +che sale, sale leggera e spontanea come vola per l’aria un uccello +di paradiso, e quando vi pare che siasi posata sugli ultimissimi +vertici della gamma sopracuta, ecco che spicca ancora altri voli e +sale sale sempre egualmente leggera, egualmente spontanea, senza +la più piccola espressione di sforzo, senza il più tenue indizio +d’artifizio, di ricerca, di stento, una voce infine che vi dà l’idea +immediata del «sentimento fatto suono» e dell’ascensione d’un’anima +verso l’infinito sull’ali di quel sentimento Che vi dirò di più? Ho +sentito la Frezzolini in camera e la Patti in teatro; ho ammirato +Masini, Vögel, Cotogni; ma in mezzo alla mia ammirazione rimaneva +sempre qualcosa di inappagato in fondo al mio desiderio; rimaneva da +togliere un certo dissidio fra l’intenzione dell’artista, non di rado +elevata e fine, e la piena condiscendenza de’ suoi mezzi vocali. — +Qui invece tutto il mio essere era mirabilmente soddisfatto: non la +minima asprezza nel passaggio da un registro all’altro della voce, non +penuria di astensione, non disuguaglianza di timbro da nota a nota, +ma un linguaggio musicale calmo, dolce, solenne, intonatissimo, che +mi stupiva e mi rapiva a un punto solo colla potenza di una gratissima +sensazione non provata innanzi mai! + +Mi spinsi avanti per la basilica con passi affrettati verso quella voce +e quel canto. — Nel giorno dell’Ascensione i cantori della Cappella +Sistina scendono in San Pietro e prendono parte alla celebrazione della +festa. Cantano sotto la cupola di Michelangelo in una piccola cantoria +eretta all’uopo, accompagnati da un piccolo organo, che anch’oggi, come +al tempo di Berlioz, è mosso sovra delle rotelle pel pavimento. + +La folla si faceva man mano più densa, ma io m’adoprai in modo che dopo +circa dieci minuti ero arrivato proprio sotto la cantoria e guardavo +in faccia il mio _solista_. — Eseguivano un _mottetto_ dell’Allegri +quasi tutto affidato a lui; il coro entrava di tanto in tanto con brevi +_risposte_, e l’organo con pochi accordi di accompagnamento aiutava a +sostenere l’intonazione perfetta. + +Finalmente ho intesa la voce vera del _soprano_. Vadano a riporsi +le signore cantatrici che usurpano questo nome! Con più appropriato +vocabolo le chiameremo, se vogliono, _soprane_; ma è da augurare per il +bene dell’arte del canto, declinante a gran passi, ch’esse smettano una +buona volta la sciagurata ambizione d’assurgere cogli sforzi della loro +laringe a certe acutezze diatoniche solo legittimamente consentite ai +soprani veri ed a soprani sacri — ai soprani per diritto divino. + +Oh chi ridona all’arte i vecchi contralti, così giustamente rimpianti +da Gioacchino Rossini! + +Nè vi paia strano, o signora, ch’io in quel giorno abbia anche compreso +e partecipato il disgusto di Parini per i soprani in teatro; + + Abborro sulla scena + Un canoro elefante... + +Sì, quella voce eccezionale e quasi sorvolante agli orizzonti della +vita è fatta per esprimere slanci di preghiere e rapimenti di estasi +religiosa, non è fatta per disposarsi alle torbide passioni del dramma +umano, nè per concorrere, profanandosi, al divertimento scenico. Nella +scena essa doveva perdere il suo prestigio mistico senza acquistare il +vigore, la pieghevolezza e la verità del dramma, e questo forse spiega +perchè il vero dramma musicale moderno comincia e coincide col bando +dei veri soprani dalle nostre scene melodrammatiche. E se comprendo +l’ammirazione dei nostri nonni elevata al più alto grado, trovo +impossibile e ridicola la passione. L’amore di Sarazine per Zambinella +e la sanguinosa avventura a cui riesce, per quanto magistralmente +narrati da Balzac, mi lasciano freddo ed incredulo. Meglio comprendo +gli epigrammi scritti dal popolo napoletano sulla casa costrutta da +Cafariello.... + + * + * * + +Io guardavo attento il mio soprano. Era un giovane alto, pallido, non +grasso, con una barbetta rada e gentile, ritto e composto nella sua +cotta bianchissima davanti al suo leggìo. Mentre la sua voce si elevava +come un razzo canoro serpeggiando in trilli e scale, dispiegandosi +in magnifiche declamazioni, io non riuscivo a notare in lui il più +piccolo segno di fatica e di sforzo. La testa era lievemente inchinata +sulla musica che teneva con le due mani immobili. Cantava a quel modo +e pareva che leggesse. Solo i suoi occhi si dilatavano, illuminandosi +tratto tratto allorchè una frase musicale toccava il suo momento di +più viva espansione; solo le rughe della sua fronte si spianavano e si +contraevano assecondando le movenze del ritmo. + +Ebbene, guardando quegli occhi illuminati e il tremito di quella +fronte, io ho sentito che quel giovane cantore gustava in quell’ora +una felicità alta ed intensa come io e voi, mia cara, non abbiamo +probabilmente gustata mai. — Egli era felice, ma più che di +tutta quella folla attenta e rivolta a lui, e del lieve mormorìo +d’ammirazione contenuta che le sue mirabili note ogni tanto suscitavano +sotto la più augusta cupola del mondo, egli era, io credo, felice della +bellezza del suo canto che si sentiva ripiovere sull’anima come una +rugiada celeste! + +Io l’ho compreso e l’ho invidiato: nel calore del mio entusiasmo ho +pronunziato dentro di me il pazzo augurio che ho avuto la franchezza +di significarvi e che mi ha tirato addosso le espressioni del vostro +orrore. Che volete ch’io vi dica? Durante quel mottetto dell’Allegri +uno strano cambiamento è avvenuto in me; e mi pareva che nell’animo +mio si facesse una gran luce improvvisa. In quella luce io vedevo — +bizzarra visione — gli antichi Coribanti che menavano intorno, con +gesti e grida di gente estatica una danza vertiginosa, e in mezzo a +quella ridda vedevo alzarsi la figura grave e serena di Origene che +tendendo una mano e gli occhi verso le stelle esclamava: _beati!_... +Al tempo stesso mi venivano in mente certe parole con cui il duca di +Richelieu ringraziò la bontà divina quando s’accorse d’esser giunto al +termine della sua carriera — nè diplomatica, nè militare. + +E pensavo: quando questo giovane sarà anch’esso innanzi cogli anni e +un giorno s’accorgerà di non aver più la voce atta al mistico ufficio +a cui ora la consacra, con che parola ringrazierà egli Dio della sua +carriera compiuta?... In sostanza la mia mente s’andava arrampicando +su per delle guglie perigliose e splendide. Mi tinnivano negli orecchi +e mi sentivo vibrare per tutto l’essere accordi e dissonanze piene di +voluttà ignota. Alzavo gli occhi e mi pareva che gli Evangelisti dai +grandi pennacchi mi accennassero colla testa che avevo ragione. Sarò +stato pazzo, se volete, ma ero superbo e felice. + +Potete condannarmi, ma, francamente, a compiangermi avreste torto. + + + + +PRIMO RICORDO + + +Io voglio risalire con la mente al primo ricordo preciso della mia +vita. Più in là, per quanto io guardi, non veggo ondeggiarmi dinanzi +che qualche ombra vaga, perdentesi nei primissimi crepuscoli della mia +memoria. + +Ecco: io veggo ancora la casetta ove la mia famiglia passava gran parte +dell’anno quand’ero bambino; bassa, bianca, con le finestre verdi, non +circondata d’alberi, posta fra la strada maestra e il fiume Savena, a +tre miglia da Bologna. + +Doveva da poco essere incominciato il giorno, perchè, guardando dalla +finestra, io vedevo il cielo da una parte tutto sparso di nubi rosse; +un rosso vivissimo, come non ho visto di poi che rarissime volte in +qualche tramonto estivo. — Quantunque fosse così di buon ora, nella +casa già era un tramestìo grande. Sentivo aprire e chiudere usci, +sentivo passi affrettati e bisbigli. + +Certo io non mi vestii e non scesi di letto senza aiuto; ma non posso +ricordarmi di chi m’aiutasse. Veggo la fisonomia d’una ragazza di casa, +l’Eugenia; ma quella fisonomia si mesce confusamente a quasi tutti i +miei ricordi infantili. + +Dopo, la mia memoria si perde per un certo tratto. C’è come uno strappo +che non riesco a riunire. Dove e come io abbia passato quella giornata +non ricordo: un momento mi veggo in confuso a passeggiare con un grosso +cane vicino al fiume, che cominciava ad ingrossare per una delle solite +piene d’autunno. Probabilmente mi avranno tenuto apposta fuori di casa, +ove non poteva che essere, molto male a proposito, tra i piedi alla +gente. + +Ma più tardi verso il tramonto, ecco ch’io sono ancora in casa mia e +precisamente sulla breve scala che dalle stanze superiori mette nella +loggia al pianterreno. + +La porta è aperta, spalancata, e veggo della gente che va e viene per +la strada maestra. Nella loggia veggo tre o quattro persone, intorno +ad un lettino situato in faccia alla porta. Distinguo benissimo mia +madre che sta in piedi accanto al lettino e di tanto in tanto si china +sovr’esso, con una grande espressione d’angoscia, senza pronunziar +parola.... + +In quella cuna agonizzava una mia sorellina di circa un anno e mezzo; +e l’avevano portata dalla sua stanza nella loggia, vicino alla porta +spalancata a vedere se potesse meno penosamente respirare. Io credo che +la poverina morisse di difterite; ma allora i medici non avevano ancora +messo in voga questa orrenda parola. + +La bimba era proprio agli estremi: ed io dalla scala, non osservato, +stavo guardando la triste scena. Guardavo immobile, con gli occhi +fissi, senza rendermi ancora conto di ciò che accadeva; ma sentendo +confusamente dentro di me che io mi trovava in presenza di una cosa +arcana e terribile. + +Il visino della bimba era tutto color di cera, fuor che intorno alla +bocca semi-aperta, che si mutava via via in una tinta fra il nero e +il violetto. I due braccini, fuori della coperta, stavano abbandonati +e senza moto, sul corpo inerte. Tutto il moto del corpo poi erasi +limitato su su verso il collo e la bocca, negli ultimi sforzi della +respirazione, che ad ogni minuto secondo andava affrettando penosamente +e come restringendo sempre di più il suo circolo breve. + +Il respiro della creaturina somigliava nel suono a un lieve rantolo +sibilante. + +Ed io lo sentivo quel respiro di moribonda, e fino a che mi rimarrà +la memoria avrò viva e presente la indicibile pena che esso mi faceva. +Sarà forse effetto d’immaginazione, ma adesso mi par certo che, sempre +guardando dalla scala, anch’io allora respiravo con affanno, e seguivo +e secondavo e numeravo, in qualche guisa, quel ritmo doloroso.... + +A un tratto il sibilo prese a diminuire rapidamente e non sentii più +nulla. Allora il medico accese una candela e l’accostò alla bocca della +bimba. Quando sentii singhiozzare e piangere forte intorno a me, mi +misi a piangere forte anch’io, così che l’Eugenia mi trasse di là e mi +condusse fuori nel prato ripetendomi spesso: _è andata in paradiso!_ + +Che cos’era per me il paradiso? Anche questo mi venne spiegato: ma per +quanto la descrizione fosse allegra io seguitavo ad essere triste. E +più d’una volta volli rivedere la bambina morta, già leggiadramente +acconciata in mezzo ai fiori nella sua cuna. + +La sera del giorno dopo ebbe luogo il mortorio. Io era sul ponte ad +attenderlo e non ricordo con chi. Ricordo invece benissimo che la piena +del fiume era grandemente cresciuta e che l’acqua faceva sotto di noi +un gran rombo, precipitandosi dalla cascata e urtando contro i piloni +degli archi. Ero seduto sulla spalletta del ponte e una mano mi teneva: +io guardavo in giù nel buio da cui saliva monotono il rombo del fiume +grosso. + +Intorno a me erano molti bimbi che facevano un chiasso allegro: ma io +nella mia testa ascoltavo il fiume e associavo, non so come, a quella +sensazione una idea triste di fuga, di violenza, di rapina. + +E quando finalmente si avvicinò la lunga fila dei ceri accesi, che +misero nell’aria piovigginosa e buia come un incendio giulivo, io non +ristetti dal guardare a basso le acque torbide, le acque fuggenti sotto +di me; e credetti un momento, laggiù fra i tronchi d’alberi portati +dalla piena, di veder passare la mia sorellina dentro la sua cuna; la +mia sorellina morta, che il fiume mi portava via, lontano, per sempre, +verso un abisso ignoto, e dove non pertanto avrei voluto seguirla e +perdermi con lei... + + + + +IN REPUBBLICA + + +Diamo le spalle a Rimini e all’Adriatico: la vettura corre rapidissima +traverso i campi, verso la montagna, per una larga strada fiancheggiata +da siepi di biancospino che verdeggiano allegramente al primo sole +d’aprile. + +Il primo sole d’aprile è già sorto da mezz’ora sui monti d’Albania e +si specchia nelle acque del mare, splendido, allegro, esultante forse +dei propri splendori e della vita primaverile che sveglia e sollecita +per tutto sulla terra. — Io, senza volgermi e fissarlo, ma guardando +innanzi a me la campagna bellissima, lo tratto con un’apostrofe: chi sa +quanti _pesci d’aprile_ illuminerai tu oggi, o vecchio sole! + +Questa idea mi mette addosso una specie d’allegria infantile. — Io, a +buon conto, per quest’anno non corro più alcun rischio, mettendo tre +lunghe ore di via montuosa fra me e il mio caro mondo civilizzato. +Addio dunque, _salons polis, hommes polis, dames polies!_ Io +m’arrampico sulle cime dei monti a cercare ed a visitare un ultimo +rifugio della semplicità antica... Di lassù oggi potrò gettare a queste +_basse regioni_ le mie occhiate più tranquille, sfidando tutti i _pesci +d’aprile_ che mai sia dato di confezionare a tutte le comari, a tutti i +barbieri e a tutti i giornalisti del bello italo regno. + + * + * * + +Così pensando, levo gli occhi alla meta del mio viaggio, al monte +Titano, sede della città di San Marino, capitale della serenissima +repubblica dello stesso nome. + +_Conveniunt rebus nomina._ Chi, viaggiando in ferrovia tra Cesena +e Rimini, guarda verso mezzodì la catena dell’Appennino, non può a +meno di fermare l’occhio sovra questo enorme sasso bruno, diroccato, +torreggiante un gran tratto colle sue tre creste superbe sulle cime +minori; ed esso richiama davvero alla mente l’idea d’un gigante +favoloso che un tempo si levò a lottare coll’onnipotente, e ora, tutto +solcato dalle folgori, vinto, più che domo, sta adagiato lassù da +secoli a guardare, a sfidare sempre il cielo col piglio cruccioso e +dispettoso di Capaneo. Vedete che effetto può fare la distanza in una +fantasia riscaldata ancora da qualche reminiscenza del De-Colonia! + +La strada, dopo alcune miglia, comincia a salire; poi l’erta a breve +andare diventa così rapida, che i cavalli non bastano più. S’aggiunge +alla vettura un paio di bovi e malgrado il poderoso aiuto si va su +lenti lenti guadagnando la montagna a oncia a oncia. + +Il monte Titano intanto vi pare vicinissimo, è lì, proprio a pochi +passi da voi; lanciando un sasso vi sembra certo che arriverebbe +alla cima. Come va dunque che per due lunghe ore non vi par quasi di +procedere innanzi, come se vi moveste a passi di tartaruga? Questa +lunga e tediosa illusione è prodotta dall’immenso _zig-zag_ ad angoli +vicinissimi che la strada è costretta a disegnare sul dorso del monte +per aver l’onore d’essere carrozzabile. Io inganno il tempo guardando +la collina intorno assai bene coltivata, coi peschi ed i mandorli tutti +in fiore, i grossi quercioni coi rami ancora ignudi, gli ulivi e i +lecci spiccanti pel verde pallido e cupo delle loro foglie perenni. + +Guardo e chiacchiero con due miei compagni di viaggio. + +Il primo è un forlivese; amico intimo del celebre baritono Cotogni, un +tempo baritono anch’esso; ora è uomo d’affari notissimo a Bologna e per +tutta Romagna. E il più dilettevole compagno di viaggio che si possa +desiderare da un musicomane par mio. + +Quando ogni argomento di chiacchiere è esaurito, e le ore della +ferrovia si succedono lente, lunghe, uggiose, e il sonno promette +sempre di venire e non viene, allora l’amico ex cantante trae fuori +dal ricco repertorio de’ suoi ricordi teatrali una parte di basso +o baritono a vostra scelta, dal vecchio _Faliero_ di Donizetti +al _Mefistofele_ di Gounod, e qui, con una mezza voce intonata e +gradevole, comincia a cantarvela tutta da cima a fondo senza saltare +una battuta, senza sbagliare una nota, — accennando per giunta il canto +delle altre parti e gli intermezzi orchestrali. + +L’altro mio compagno di salita, e insieme nostro ospite, è il conte +Bartolomeo Manzoni-Borghesi, figlio al celebre bibliografo di Lugo, +erede del nome e delle sostanze del sommo archeologo di Savignano. È +un giovane molto simpatico, e ricco di quella cultura soda, a fondo +schiettamente classico, che fu un tempo così frequente nelle buone +famiglie di Romagna, ed oggi, pur troppo, è quasi del tutto perduta. +Egli ama con passione due cose: la caccia e le medaglie antiche. +L’acquisto fatto il giorno innanzi d’una moneta rara dell’imperatore +Pertinace accresceva il suo buon umore, e gli tardava d’aggiungerla al +famoso medagliere che ereditò dal Borghesi. + +Ma intanto i bovi fanno il loro dovere, e siamo oramai alla meta. Ecco +il borgo, un allegro e grazioso paese di circa ottocento abitanti, il +quale si adagia molto pittorescamente e abbastanza comodamente sovra +un ultimo ripiano che gira come d’una zona sul fianco destro l’ultima e +ripidissima cima del Titano. + +Si staccano i bovi, ed i cavalli da soli e da bravi fanno l’ultima +salita in una stupenda strada a rampe, costeggiante l’abisso. Il +cocchiere li incalza colla frusta e colle grida; a un tratto le +quattro ruote della vettura rumoreggiano sul duro ciottolato; ed eccoci +trasportati in mezzo alla capitale della serenissima. Evviva! + +Oggi è un giorno di festa magna per tutti i Sammarinesi. I due +_Capitani reggenti_ a nome del _Consiglio principe_, dopo i sei mesi +d’uso, depongono il supremo comando esecutivo nelle mani, o, a parlar +più testuale, «sul collo» dei loro due successori. + +Noi arriviamo appunto quando la solenne cerimonia sta per cominciare. +Sul _pianello_ (la maggior piazza della capitale) è adunata molta gente +in abiti festivi, che attende davanti al palazzo d’udienza i vecchi ed +i nuovi magistrati. Io osservo intanto in mezzo alla piccola piazza +un alto piedistallo di marmo, abbastanza bello nella sua semplicità, +e mi pare che sovr’esso verrà fra breve inaugurata una statua alla +_Libertà_. Donde verrà la statua, e chi n’è l’autore? I Sammarinesi non +sanno più che tanto. Una signora russa, letificata dalla repubblica +col titolo di duchessa di Mongiardino (una città di provincia) ha +ricambiato il magnifico dono con una bella somma di denaro e la +promessa di quella statua per giunta. A quest’ora, probabilmente, la +figliuola d’un mercante d’olio di balena in Finlandia, scorre per le +capitali d’Europa facendosi salutare e inchinare duchessa in nome d’una +repubblica. E i liberi cittadini del Titano aspettano la statua della +_Libertà_! + +Attenti: dalla parte del palazzo d’udienza esce a far mostra de’ +suoi brillanti uniformi il drappello delle guardie del Consiglio +Principe, e si schiera ad attendere i Consoli. I quali poco appresso +escono anch’essi attorniati dai maggiori ufficiali dello stato, e +s’incamminano verso la chiesa in processione lenta, sotto un cielo +azzurro e splendido, accompagnati dal popolo che si profonde in atto di +rispetto, con dietro la banda che suona una allegra marcia, mentre le +campane suonano a festa, e più d’alto, dalla somma Rocca del Titano, +s’odono, a giusti intervalli, gli scoppi de’ mortari ripetuti intorno +dagli echi solenni del monte e della vallata. + +In chiesa la cerimonia è breve e semplicissima, perchè si limita ad una +messa _bassa_, detta con edificante rapidità da un prete dabbene, più +qualche _oremus_ di circostanza. L’altare è parato a festa, e intorno +al ciborio brilla in grandi lettere il motto di San Paolo: _Voi siete +nati per essere liberi_. + +Durante la cerimonia io osservavo i quattro magistrati che vi assistono +gravi, silenziosi, ora in piedi, ora in ginocchio, davanti a uno +sgabello parato in rosso per la circostanza. I due nuovi, malgrado che +vestano uno stesso costume, che ha dello spagnuolo e del fiammingo, +mostrano visibilmente al tipo che uno è tratto dal patriziato, +uno di famiglia popolare. Non dirò quale dei due tipi sia meglio +rappresentato: so che guardando a quelle due teste nè altere, nè umili, +senza piglio dittatorio o lampi di genio, io, a tutto loro elogio, +volgevo in mente un epigramma di Platen composto dal poeta tedesco +mentre assisteva, non ricordo in che anno, a questa istessa solennità. + +«Quando entrai nella chiesa vi si eleggevano i consoli dell’anno come +impone l’usanza. Veramente essi erano una coppia paesana, e non Cato e +non Cesare. Ma promettevano al popolo ancora un anno di pace.» + +Il più importante della cerimonia, cioè la consegna del potere, si +compie poi nella gran sala del Consiglio Principe. + +Un professore delle scuole pubbliche legge un discorso, il quale +disserta al solito su qualche argomento di buon governo, e che i buoni +magistrati ascoltano senza pensare (almeno sembra) alla risposta che +diede Annibale a quel retore che l’intrattenne per due ore sul modo di +vincere le battaglie. + +Giunge infine il momento solenne. I due vecchi consoli si levano dal +collo il gran collare di S. Marino e lo appendono a quello dei nuovi; +il segretario _prende atto_ d’ogni cosa, e il trapasso dei poteri è +un fatto compiuto. Il governo della repubblica per altri sei mesi è +affidato a mani sicure. — Bande, campane e mortai ripetono i saluti +festivi, il popolo inchina al passaggio i nuovi suoi reggitori, e +ognuno va a pranzo che già il tocco è sonato. + + * + * * + +Anche noi si va a pranzo, e camminando si dà una occhiata intorno alla +fisonomia del paese. Le vie strette e bistorte corrono su e giù per +il dosso del monte così erte, a pendii così bizzarri e disuguali, che +non di rado paiono scoscendimenti repentini avvenuti per terremoto. +Le case, d’esteriore spesso modestissimo, piantate alla meglio su +quei greppi di pietra arenaria, pare che s’addossino penosamente l’una +all’altra per paura di cadere. Diresti che la città di San Marino siasi +venuta formando via via per modo d’agglomerazione fortuita, come il +sasso enorme, da cui è sorretta, il quale nel tempo dei tempi si formò, +dicono i geologi, per una formazione venti volte millenaria di elementi +corallini e calcari, in mezzo ai flutti vetustissimi del Mediterraneo. + +La casa ove il nostro ospite ci accoglie, posta in uno dei luoghi +più eminenti della città, non ha nulla da invidiare ad un palazzo. — +Visitiamo anzitutto il celebre medagliere di Borghesi: quarantamila +circa tra monete e medaglie consolari, imperiali e medievali e del +rinascimento, di cui moltissime in oro e argento. Che ricchezza +metallica, e sopratutto quale inestimabile tesoro archeologico! La +collezione completa delle monete consolari fu messa in ordine e tutta +sapientemente illustrata dallo stesso Borghesi. Qual’è oggi sovrano +o museo di Europa per cui il fortunato possessore non debba essere +oggetto d’invidia? + +A pranzo (un pranzo squisito, ove specialmente si fanno onore i pesci +dell’Adriatico e i vini del Titano) il discorso s’aggirava naturalmente +intorno a Bartolomeo Borghesi, il vero _genius loci_. — Quest’uomo +portentoso che tutta la dotta Europa salutò principe nella epigrafia e +nella numismatica, che Mommsen chiama maestro suo, che Napoleone III +volle onorare ordinando a proprie spese la stampa delle sue opere, +visse quassù gli ultimi trent’anni della sua vita, solitario co’ suoi +libri, semplice, alla mano, ospitale, vero eremita della scienza. + +Gli studi austerissimi non gli turbarono mai l’indole piacevole +e l’elegante urbanità della vita. Convitava assai volentieri alla +sua mensa, e là, al tramonto del sole, dopo essersi tutto il giorno +stillato il cervello sopra una lapide osca o sannita, lasciava il freno +all’umore gaio. A guisa di tanti altri uomini illustri, da Catone a +Beethoven, egli a lungo e volentieri _sedebat et bibebat_, più contento +d’un re, autorevole e modesto come un patriarca. + +L’amico ricordava più d’un aneddoto caratteristico della vita di +Borghesi. — Un giorno gli venne notizia che in una montagna presso +Ancona s’era scoperto un numero grandissimo di monete consolari. +L’archeologo andò sollecito sul luogo e comperò in blocco tutto il +tesoro ritrovato; poi scelse delle monete quelle che servivano ad +empire i vuoti della sua collezione e disfece il rimanente. + +— O che ne fece? domandai io.... + +— Le mise in un crogiuolo e coll’argento fuso diede a fabbricare le +posate di cui ora ci serviamo mangiando. + +Eravamo proprio in pieno ambiente archeologico, anche a tavola. + +Dopo pranzato ci rechiamo a prendere il caffè sul vasto spianato +dinanzi alla casa, che il vecchio Borghesi volle ridotto ad orto e +giardino con terra portata sin lassù a coprire il nudo sasso, a schiena +di quadrupedi. Immaginate che difficoltà e che spesa! Ma non per +nulla la sua fantasia si aggirava di continuo in mezzo agli ardimenti +del mondo romano. Il parapetto del giardino gira proprio sull’orlo +dell’altissimo ciglione. Mi affacciai e rimasi incantato. + +Non è il panorama di Napoli, nè quello di Genova e del Bosforo. +Non è «l’interminabile sorriso» dei piani lombardi che da una balza +dell’Alpi si versa per gli occhi nell’anima all’esule di Berchet. È +uno spettacolo, un quadro di natura che ha un tipo tutto suo originale. +In faccia Rimini e l’Adriatico, vasta distesa d’acque biancheggianti, +rotte qua e là da strisce di puro smeraldo: lontano, in fondo +all’orizzonte, forse nubi trasparenti nella nebbia lievissima, forse +i contorni indecisi delle montagne di Dalmazia. Alla nostra destra la +punta d’Ancona col suo monte solitario; e girando più su l’occhio, si +scoprono a mano a mano le giogaie di San Vicino, la catena di Carpegna, +e più lontano confuse nei vapori azzurrognoli le cime altissime di +Cagli. La pineta di Ravenna nereggia a sinistra, verso il mare, e +più presso il superbo colle di Bertinoro, tutto ridente di case e di +vigneti. + +Fra questi due confini si stende l’ampia vallata, che la Marrecchia +attraversa, camminando al mare col suo meandro serpeggiante e luminoso +sotto i raggi del sole. + +Questa vallata, veduta così dall’altezza del Titano, ha un aspetto +d’austera grandiosità, che in quell’ora, in quel silenzio, mette +nell’anima una tristezza sublime. + +Le colline, che degradando la fiancheggiano, di colore ferrigno e in +apparenza incolte, paiono di lassù colossali rigonfiamenti di terreno i +cui vertici debbano da un momento all’altro aprirsi fumando in crateri +di vulcani. + +... Dall’aspetto di questi luoghi la mente corre alla loro storia, +e coglie una somiglianza, forse fantastica, ma viva e portante. Sì, +questi sono davvero i campi, questo il teatro, ove doveva agitarsi una +gente feroce, indomita e generosa, così ben ritratta negli storici +latini e nelle cronache del medio evo: una gente in cui la natura +condensò tutti i nobili istinti della stirpe italica, ma che ereditò, +più che ogni altra della famiglia, il difetto d’un ideale storico mal +definito, e consumò sovente se stessa in fiere inquietudini, in lotte +atroci ed infeconde.... + +Gli amici mi tolgono alle mie divagazioni, chè la giornata è ormai +al suo termine. Saliamo in fretta a visitare la vecchia Rocca della +Repubblica, messa ad uso di prigione. Una fortezza senza cannoni, e +delle carceri senza un solo prigioniero! Una visita facemmo anche alla +biblioteca, che è a un tempo pinacoteca, museo, armeria e raccolta +d’ogni oggetto notevole posseduto dalla Repubblica. Tra le cose d’arte +ammiriamo un bassorilievo in bronzo di fare michelangiolesco, una +tavola di Giulio Romano, e un S. Sebastiano, bellissimo nudo fieramente +spiccato in contrasto di luce e d’ombra. Lo dicono di Ribera, ed è +opera degna del Velasquez. + +Il sole tramonta dietro la bruna rôcca di San Leo, mentre noi +discendiamo rapidamente verso Rimini: i suoi raggi obbliqui colorano +ritirandosi or questa or quella cima di colle, e le ombre gigantesche +si estendono per la vallata innanzi a noi, mutando con vicenda rapida +e fantastica. Io vado sfogliando le pagine d’un bel volume regalatomi +cortesemente dal bibliotecario della Repubblica. È la storia di San +Marino, scritta dal conte E. De Bruc, oggi incaricato degli affari +della Serenissima a Parigi. Mi fermo casualmente al seguente passo, che +regalo ai lettori _pour la bone bouche_: + +«Nel 1872, questo trattato (fra il regno d’Italia e la Repubblica) +lievemente modificato ricevette la sua definitiva applicazione dopo che +l’ebbero ratificato il signor _E. Vigliani ministro plenipotenziario +della Repubblica di San Marino e il signor Guardasigilli ministro di S. +M. il Re d’Italia._» + + + + +DOPO DIECI ANNI + + +La contessa Florenzi fece a posta attaccare il suo _landau_ e giunse +di buon trotto alla villa dell’amica per informarla del grande +avvenimento. + +— Sai chi è arrivato? + +— Chi? + +— L’Arnaldi. L’ho incontrato stamani in via Tornabuoni. Mi ha +subito riconosciuta e staccatosi da un gruppo d’amici mi ha fermato +sul marciapiedi per salutarmi. — Io invece, alla prima non lo +riconoscevo... Una trasformazione, mia cara delle più complete e +delle più splendide! Al tempo che partì era un ragazzo impacciato, mal +vestito, nè bello nè brutto, per me piuttosto antipatico. Adesso è un +giovanotto biondo con la taglia forte e svelta, la fisonomia aperta e +distinta, le maniere elegantissime. Deve avere trentacinque anni... e +non ne dimostra trenta. Ah, mia cara! Non c’è che la vita inglese per +fare gli uomini o per accomodarli... Sapevi del suo ritorno?... + +Donna Giulia sapeva, all’incirca, del ritorno dell’Arnaldi, perchè +egli stesso glie lo aveva annunziato come imminente in una sua lettera +ricevuta da lei quindici giorni addietro: lo sapeva ma con l’amica si +finse sorpresa. Poi disse: + +— Gli scriverò stasera che venga a vedermi... + +Nel pronunziare la parola _vedermi_ la voce le si alterò un pochino: ma +forse fu cosa impercettibile per l’amica, la quale si mise a discorrere +dei pettegolezzi della città; e in quei giorni ve n’era per l’appunto +un paio di comicissimi. Donna Giulia più volte unì le sue risate sonore +a quelle dell’amica. + +— Ora che t’ho dato una buona nuova (conchiuse la Florenzi) e che t’ho +fatto ridere di gusto, ecco che me vado. + +E risalì leggera in carrozza. Rifacendo la strada essa aguzzava la +mente per veder pure di convincersi se, ascoltando l’annunzio del +ritorno dell’Arnaldi, l’amica sua non avesse proprio tradito alcun +turbamento dell’animo. Le pareva e non le pareva... Ma già quella +Giulia; tanto strana, tanto impenetrabile! + +Giulia stette a veder partire l’amica, poi rimase un poco dinanzi alla +villa abbassando lentamente la testa, mentre con la punta d’una delle +sue scarpine pareva che volesse trivellare il terreno umidiccio del +viale coperto di una ghiaia lucida e minuta. + +I capelli biondi, troppo biondi sotto il sole, le cadevano a larghe +treccie parte sulle spalle parte sul viso. Nella sua vestaglia bianca +e celeste di taglio elegantissima e ricca di pizzi, la sua alta figura +si contornava ancora magnificamente. Si capiva che era stata una gran +bella donna: non aveva quarant’anni e ne dimostrava almeno almeno +quarantacinque. + +Quando fu in casa scrisse con mano nervosa una lettera e la consegnò +al servo ingiungendogli di portarla subito in città. Poi abbassò ella +stessa gli _sthor_ alle due finestre del suo salotto, s’aggomitolò più +che non si sdraiasse sovra un piccolo divano e chiuse gli occhi. + +Nel salotto era quasi buio perfetto e in tutta la villa un grande +silenzio di _siesta_ estiva. + +La mente di Giulia spaziava nei ricordi. Allorchè conobbe l’Arnaldi +essa aveva 30 anni: era nella sua più splendida efflorescenza di donna. + +Quanti avevano detto d’amarla e quanti anche glie l’avevano provato! +Un principe di casa regnante non aveva dubitato di compromettersi, +restando parecchi mesi attaccato a lei e obliando nel lungo indugio le +sue alte convenienze di principe e i suoi obblighi sacri di marito... +L’Arnaldi invece quando la conobbe, era ancora un giovinetto uscito +di poco dalle università col suo diploma d’ingegnere meccanico, +solo decantato da qualche amico per il suo ingegno audace e +promettentissimo. Le era piaciuto e l’aveva voluto: ma aveva messo +tanto poco d’ardore e d’esclusività in questo amoretto, che essa sulle +prime non s’era nemmeno data la briga di romperla interamente con una +sua avventura più vecchia e non ancora del tutto venutale a noia... + +Egli invece no: aveva messo nell’amarla tutto l’abbandono del suo +cuore quasi vergine e ogni giorno, serrandola fra le sue braccia pazzo +di passione e di gelosia la obbligava a prendere i più terribili +giuramenti: che amava lui solo, che nessuno aveva mai amato a quel +modo, che lo amerebbe in eterno!... + +E la donna lo compiaceva del quotidiano spergiuro; ma, spergiurando, si +sentiva sempre più attratta in quel vortice caldo di vita giovanile e +di passione sincera. Finchè un bel giorno spezzò d’un colpo il legame +vecchio e fu lieta di poter finalmente, e senza rimorso, articolare +sulle labbra dell’adorato ragazzo le parole del giuramento... Ma, +ahimè! proprio in quel tempo pervennero in mano al giovane le prove +certe dell’inganno passato... + +Che terribili giornate tennero dietro a quel breve intervallo di +felicità perfetta! Il giovane si sentiva il cuore infranto. + +— Perchè lo aveva amato? Perchè lo aveva ingannato?... E adesso com’era +possibile che egli avesse più fede in lei?... + +Seguivano parole dure, rimbrotti umilianti, invettive furibonde. + +La vita fra i due divenne, a breve andare, intollerabile; e fu una +fortuna che l’Arnaldi vincendo le lagrime e gli scongiuri di lei, si +decidesse ad allontanarsi. Andò in Inghilterra a completare i suoi +studi nella visita e nella dimora di quelle grandi officine. + + * + * * + +E donna Giulia proseguendo nei ricordi, vedeva un altro periodo della +sua vita. Una vita deplorabile e piena di contradizione. L’anima +sua era sempre con lui, lo seguiva da per tutto, lo invocava ogni +giorno: ma qui, nell’uggia di una solitudine, che pareva e forse +era un abbandono, essa sentiva il bisogno di vivere, di consolarsi e +distrarsi. L’istinto caduco della donna mondana, bella per giunta e +ricca e corteggiata, la vinceva sopra ogni altro sentimento, ed essa +si lasciava andare giù, giù giù... Talvolta all’Arnaldi nel fondo di +una miniera della Cornovaglia o in mezzo ai frastuoni di un opifizio +di Lanchaster arrivava una lettera di dieci pagine scritte per dritto e +per traverso in cui la donna innamorata versava tutta la tenerezza dei +ricordi e la foga dei desiderii; ma mentre egli la leggeva, non senza +un avanzo di emozione vera, molto probabilmente donna Giulia attutiva +ricordi e desiderii, distraendosi... perchè essa era costretta ad +amare ma non aveva nè la forza nè la virtù di soffrire. E alle cadute +frequenti si alternavano i vani rimorsi. + +Ma intanto passavano gli anni non risparmiando la scultoria bellezza +della donna, anzi attaccandola con frettolosa crudeltà. + +Le brezze del tramonto erano micidiali a quel fiore superbo. Donna +Giulia andava pensando che in quella triste discesa della vita, la +distanza fra lei e l’Arnaldi s’aumentava oltre la proporzione degli +anni, e poteva diventare enorme. Un giorno, mentre si guardava allo +specchio, pensò a un tratto: + +— S’egli tornasse?... + +E il triste sorriso che ella si vide sulle labbra troppo rosee, aumentò +la costernazione del suo cuore. + + * + * * + +Ed ecco che egli era tornato per l’appunto. Ricco, bello, forte, +ammirato: l’Arnaldi in quel momento toccava il culmine trionfale della +vita; quel culmine che essa aveva oltrepassato da parecchi anni e che +le pareva già tanto, tanto lontano! E donna Giulia pensava irritata: + +— Gli uomini ci vincono sempre, in tutto. Quand’è che essi diventano +vecchi? Tocca a noi quando siamo ben discese, di vederceli comparire +dinanzi meglio di prima. Dove sono stati? Che hanno fatto? Il tempo che +noi abbiamo perduto ad invecchiare essi l’hanno speso ad entrare in una +seconda, in una migliore giovinezza... Quale ingiustizia! + +E la donna era tutta invasa da un avvilimento profondo, al quale +tentava indarno di opporre le rivolte dell’orgoglio. Poi una idea +cominciò ad attristarla, ad atterrirla. Aveva scritto all’Arnaldi un +biglietto nel quale lo invitava ad andare da lei la sera stessa. Il +biglietto concludeva: + +— Non mancate assolutamente. A questo solo patto io potrò perdonarvi +d’essere a Firenze da due giorni senza che vi siate ricordato di me! + +Quindi donna Giulia pensò che sull’imbrunire di quella stessa giornata +l’Arnaldi sarebbe arrivato e si sarebbe trovato lì in quello stesso +salotto, dinanzi a lei, guardandola... dieci anni dopo!... La donna +vide tutto il suo svantaggio in quel rapido sindacato e presentì un +immenso pericolo e un dolore e una umiliazione intollerabili. Allora +con un movimento fiero di tutta la persona si rizzò e diede due colpi +al bottone elettrico. + +Comparve la cameriera... + + * + * * + +Pochi minuti dopo le ventiquattro l’Arnaldi entro una vettura da città +scoperta usciva da porta Romana. Dai campi, nell’aria temperata del +vespero, veniva di quando in quando una allegra canzone e le prime +lucciole cominciavano a balenare sulle spighe del frumento ancora +verde. + +L’Arnaldi fumava il sigaro fantasticando. Nei suoi pensieri, strano +miscuglio di ricordi e di sogni, la figura di donna Giulia s’insinuava +sempre più dolcemente. — Non era essa la donna che egli aveva amata +più di tutte le altre? E appunto perchè da lei gli erano venuti i più +grandi dolori e i più acerbi disinganni, non gli aveva essa date le +gioie più ineffabili... le sole complete, le sole vere?... Colpevole +sì... spergiura, indegna... Ma quanta poesia, quanta sincerità di +passione e di abbandono in quella donna!... + +Il passato risuscitava nella sua parte più dolce e più buona: e +l’Arnaldi si sentiva come tornato dieci anni addietro in una di quelle +sere in cui, col petto gonfio di desiderii, faceva la stessa strada, +così, circa a quell’ora, in cittadina scoperta, impaziente di arrivare +alla villa di donna Giulia... Il cuore del giovane s’apriva adesso ad +una immensa benevolenza, e stava combinando nella sua testa delle frasi +gentili e delicatissime da dire a Giulia in quella serata, dopo tanti +anni che non s’erano visti! + +A quattro chilometri da Firenze l’Arnaldi era tutto immerso ne’ suoi +pensieri, e non badò a una bella carrozza signorile che gli veniva +incontro co’ suoi due grandi fanali accesi: e non badò nemmeno che, +mentre i due legni si passavano accanto, una signora mise fuori dello +sportello la testa fissandolo alla luce dei fanali. + +Donna Giulia, che aveva fatto tutto allestire in fretta per la +partenza, ora andava verso la stazione a prendervi il diretto delle +nove. + +Quando sentì il rumore della vettura, un gran battito del cuore e dei +polsi la avvertì che dentro c’era l’Arnaldi. Volle vederlo anche una +volta e lo avrebbe anche chiamato per nome; ma non ebbe la forza. — +Passato il legno, si avvolse bene in un grande scialle, poggiò il capo +all’angolo della carrozza e prese l’attitudine di chi s’addormenta... +Ma la cameriera che era con lei, s’accorse che la signora piangeva. + + + + +NELLA “MONTAGNOLA„ + + +Die Nachtigall! È egli possibile immaginare un nome più disadatto e +più prosaico di questo dato dalla lingua tedesca all’usignolo? Rozza, +brutta, ridicola parola.... + +E forse Ottone avrebbe durato un pezzo ad inveire, non so se a torto +o a ragione; ma intanto c’eravamo già messi per il viale tortuoso e +angusto del boschetto. Io gli feci cenno di star zitto e ci fermammo ad +ascoltare. + +L’usignuolo era a poca distanza da noi; non so se posato sopra la +frasca d’un giovine tiglio o se, più probabilmente, nascoso nel folto +di una vecchia acacia capitozza, che ergeva la sua testa raccolta e +densa, a cui i raggi della luna davano una tinta fra il lattiginoso e +l’argenteo. L’usignuolo cantava nel gran silenzio. Poco prima avevamo +udito alla chiesa di San Martino suonare le due dopo mezzanotte: nella +piazza d’armi non s’era incontrata anima viva; nessuno girando il gran +viale rotondo della Montagnola; e ora lì circondati ogni intorno dagli +alti cespugli del boschetto, nè vedendo altro che il cielo stellato +sopra di noi, provavamo tutti e due un senso di isolamento e di calma +perfetta, come se ci fossimo trovati a quell’ora nella solitudine d’un +bosco sull’Appennino a venti miglia da Bologna. + +L’usignuolo cantava: e ci era, ripeto, tanto vicino che, senza vederlo, +udivamo a quando a quando il leggero fruscìo delle foglie mosse da lui. +L’aria immobile era tutta piena del suo canto, e il silenzio profondo +pareva un silenzio d’ascoltazione, secondo l’idea degli antichi poeti +che immaginavano i venti sospesi e gli alberi e le rupi intente ad +ascoltare qualche suono grato e solenne. Io pensavo a questo proposito: +Perchè i poeti antichi, da Esiodo a Virgilio, descrivono sempre il +canto dell’usignuolo flebile e quasi piagnucoloso?... A noi invece, +avvezzi alle querimonie della poesia moderna, a noi coll’orecchie piene +de’ piagnistei della musica melodrammatica, e anche, ohimè! delle +_romanze_ da camera, il canto dell’usignolo fa provare un senso di +dolcezza calma, temperata e quasi allegra. + +È la gran legge della progressione che signoreggia tutte le sensazioni, +massime se vi entra l’arte, e massime se quest’arte è la musica. Un +coro infernale nell’_Orfeo_ di Gluk parve nel secolo passato l’ultimo +segno della terribilità espressa con voci e suoni: ponete ora quel +coro in mezzo a quelli del _gran finale_ della _Regina di Saba_, e farà +l’effetto d’un lamento timido e sommesso... + + * + * * + +Pensavo all’usignuolo, e sono cascato a parlar d’arte. Che salto enorme +coll’apparenza di un passo agevole! In arte le forme si inseguono, +si raggiungono, s’urtano e si soverchiano in una corsa affannosa ed +infaticabile. Non solamente ogni scuola ed ogni maniera ha il suo breve +tempo d’auge e di dominio; ma ogni singolo artista ha spesso nella sua +vita più atteggiamenti d’ingegno e più stili, che rubano al pubblico un +suffragio esclusivo ed intollerante. A vedere la energia degli assensi +che riscuote d’ogni parte, direste che finalmente egli sia giunto ad +una mèta stabile. Sì davvero! Ripassate fra qualche anno e vedrete quel +che rimane dell’opera e delle ammirazioni. + +Arrivati poi al termine d’un periodo storico, noi critici ci voltiamo +indietro, provando a tirare la somma: ma se vogliamo essere schietti +innanzi alla nostra e all’altrui vanità, dobbiamo confessare che del +molto lavoro fatto ciò che rimane di vitale e di perenne è ben piccola +cosa. La più parte della suppellettile artistica somiglia un magazzino +d’abiti smessi o la raccolta delle incisioni d’un giornale di mode. +Come paiono goffe e sgraziate quelle fogge che, viste cogli occhi d’una +volta, raddoppiavano la prestanza degli uomini e la seduzione delle +donne eleganti! + +Fui due anni fa a Milano, poco dopo la morte del povero Cremona. Il +fervore per la sua pittura era al colmo. Un critico che, pur facendo +di cappello all’ingegno del pittore, volle mettere una nota sorda in +quel coro di lodi, fu a un pelo d’essere lapidato. Intanto un giovine +poeta cantava in metro lirico l’apoteosi dei toni gialli e rossi, +paragonandoli, se ben mi ricordo, a cavalli scalpitanti in guerra. Si +giunse perfino ad escogitare uno speciale sistema di ottica soggettiva +per giustificare certe tinte particolari al Cremona, non riscontrabili +in natura, e tutto quell’indefinito e sfumato e nebbioso ch’egli +metteva nei piani e nei contorni. Passando poi dalle esecuzioni ai +concetti e agli intendimenti del pittore, l’estro della esegèsi non +aveva più limiti. Per esempio quei due che si stringevano le mani +con passione, non erano solo due amanti: erano anche due cugini. Si +capiva, o almeno si era obbligati a capire, guardando alla espressione +finissimamente cuginesca messa nei volti dal pittore... + +Io partii da quella esposizione intronato e confuso per tutta quella +critica mirabolana e, come accade spesso, repugnandomi il decidere con +una affermazione secca, se ero io che non capivo od essi i panegiristi +che passavano il segno, mi acconciai alla sospensiva, dicendo fra me e +me: Vedremo! + + * + * * + +E non ho avuto bisogno d’aspettare un pezzo. Li abbiamo veduti testè a +Torino gli ultimi riflessi di quella pittura cremoniana, inavvertiti e +confusi in mezzo ai quadri della mostra. — Un Milanese che era meco, +appassionato e schietto cultore dell’arte, non sapeva riaversi dalla +sorpresa, paragonando i suoi entusiasmi di tre anni fa colla delusione +presente. + +E questa è storia che dura e si ripete fino dal tempo in cui l’arte +è divenuta una forma della vita. La distanza dei secoli avvicina +e confonde i fatti, ma ciò che avviene ora sotto i nostri occhi è +avvenuto sempre più o meno. Adesso i trapassi sono più rapidi, perchè +la vita moderna corre più inquieta e cupida alla cerca del nuovo e +del diverso; e la mole enorme delle impressioni d’arte, accumulate nel +cervello di noi moderni, rende più frequenti le combinazioni elettriche +e le parvenze di novità, che un soffio compone e un altro discompone. +Intanto par d’essere nel regno della ballata tedesca: _I morti +corrono!_ Quante fronti che ieri nell’arringo dell’arte si ergevano +con piglio trionfale, vanno oggi crucciate e dimesse! E ai trionfatori +d’oggi qual sorte è serbata per domani? + + * + * * + +Fortunato l’usignuolo! Il suo canto invariato passò i secoli, arrivando +sempre dolce e gradito all’orecchio degli ascoltatori. + +«Tu sei giunto, o pellegrino, su questo sacro colle fiorente d’ulivi, e +alimentatore di cavalli. Di qui s’ode l’usignuolo soavemente lamentarsi +nelle valli ombrose»... Sono passate migliaia d’anni dal giorno in +cui i vecchi di Colono con queste parole salutavano Epidio cieco e +ramingo: altre migliaia di anni passeranno ancora, e avverrà sempre +che una semplice progressione di note flautate e un rapido gorgheggio +fermino di notte a mezza strada il viandante, immemore dell’ora tarda, +o chiamino rapidamente alla finestra la fanciulla mezzo spogliata, +incurante della umida brezza notturna. Frattanto intere cataste +d’istrumenti musicali inventati dall’uomo hanno avuto tempo d’andare +in disuso. Che n’è delle note che placarono Saul, delle patrie canzoni +che fecero piangere Attila di tenerezza, delle melodie di Casella che +innamorarono Dante Alighieri? + +L’usignuolo nel silenzio ascoltante della natura seguita ad essere il +cantore prediletto della foresta; e non vi ha dotto poeta che non fosse +pronto a dare tutto il suo greco e tutto il suo latino, per tradurre +in una strofa sola ciò che egli dice alla notte e alla luna. E se noi +potessimo penetrare la intima essenza delle cose, credo che scopriremmo +non essere governata da diversa legge la vera bellezza effusiva che +durevolmente ci viene dalle grandi opere d’arte. + +Di fatti, a raccogliere bene nel fondo dell’anima nostra ciò che +proprio costituisce la singolare potenza di un grande artista, per +esempio un poeta come Omero, un pittore come Raffaello, un melodista +come Bellini, e a poco a poco eliminando tutto quello che è in lui +di generico, di collettivo ed impersonale, all’ultimo che rimane? +Un _incognito indistinto_ che non troviamo parole ad esprimere e che +vagamente vorremmo significare con un gesto della mano, un cenno del +capo, una esclamazione... Salirono le alte cime dell’ideale, scrutarono +con penetrazione insolita il libro della natura e furono a ragione +salutati spiriti magni; ma l’argomento della loro grandezza è tutto in +un fatto semplicissimo: il quale consiste nell’aver essi fatta vibrare +una nota nuova nell’ime corde dell’essere e con quella generato in +noi una nuova sensazione della vita. Nel linguaggio dell’arte potrà +poi chiamarsi la «sensazione omerica» la «sensazione raffaellesca» la +«sensazione belliniana» e via dicendo. E questa piccola frase sarà alle +loro glorie monumento assai più durevole e splendido di quelli in marmo +e in bronzo eretti loro dai mecenati o decretati dai governi e dai +popoli. + +Fuori di quest’àmbito misterioso abbiamo la mediocrità, fin che vi +piace aurea e invidiata: dei quadri che durano a piacere dieci anni, +delle _arie_ che per dieci mesi fanno la delizia di tutte le platee, +e dei poeti che sono alla moda per una stagione di bagni. Fortunato +l’usignuolo!... + +Che è? Io e l’amico dobbiamo a un tratto mutare l’ascoltazione +piacevole in un delizioso rapimento. Non ci eravamo ancora accorti +del primo sorgere dell’alba; ma egli l’usignolo dalla sua frasca +aveva certo veduto comparire all’orizzonte le prime tinte rosate e +crocee, e sfumare nell’azzurro perlato del cielo. E’ salutava il giorno +nascente. Non erano più le note sospirose e i tenui trilli soavemente +modulati, ma un impeto di canto meraviglioso ora disteso, ora fiorito, +con gorgheggi a salti, a scale, a note picchiettate con passaggi +nuovi, strani, inattesi, con volate di un ardimento e d’un lirismo +indescrivibile. Si sarebbe detto che l’usignuolo voleva epilogare +il suo lungo canto notturno gittando incontro alla bella aurora uno +sprazzo di rugiada melodiosa. — Di fatti dopo breve tempo cessò ad un +punto il canto e volò via. + +O nobili amanti di Verona, voi eravate molto inesperti del linguaggio +degli uccelli! — La povera allodola deve ad essi gratitudine eterna, +perchè presero argomento a un dolce indugio d’amore, confondendo +il suo canto con quello dell’usignuolo... Ma forse i due innamorati +giovinetti non erano pienamente in buona fede, per ragioni scusabili e +invidiabili. + + + FINE. + + + + +INDICE + + + _Coi Sordini_ Pag. 6 + _Occhi Accusatori_ » 27 + _In Casa dell’Amico_ » 41 + _Cantores!_ » 57 + _Primo Ricordo_ » 69 + _In Repubblica_ » 77 + _Dopo Dieci Anni_ » 93 + _Nella “Montagnola„_ » 105 + + + + + +Nota del Trascrittore + +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo +senza annotazione minimi errori tipografici. + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75714 *** diff --git a/75714-h/75714-h.htm b/75714-h/75714-h.htm new file mode 100644 index 0000000..f787e7c --- /dev/null +++ b/75714-h/75714-h.htm @@ -0,0 +1,3479 @@ +<!DOCTYPE html> +<html lang="it"> +<head> + <meta charset="UTF-8"> + <title>Racconti incredibili e credibili | Project Gutenberg</title> + <link rel="icon" href="images/cover.jpg" type="image/x-cover"> + <style> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} + +div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} +div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} +div.titlepage p {text-align: inherit;} +div.verso {text-align: center; padding-top: 2em; font-size: 95%; margin: 0 10%;} +div.verso p {text-align: inherit;} +div.somm {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} + +h1,h2 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5;} +h1 {font-size: 150%;} +h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em; page-break-before: avoid;} + +span.smaller {display: block; font-size: 70%; margin: .5em 5%; line-height: 1.2em;} + +hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} +hr.mid {width: 50%; margin-left: 25%; margin-right: 25%;} +hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} +.x-ebookmaker hr.silver {display: none;} + +.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} + +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} + +.ast {text-align: center; font-size: 120%; margin: 1em auto;} +.dots {text-align: center; letter-spacing: .5em; margin-top: 1.5em; margin-bottom: 1.5em;} + +.x-small {font-size: 70%;} +.small {font-size: 85%;} +.large {font-size: 115%;} +.x-large {font-size: 130%;} +.main-t {font-size: 200%;} +.smcap {font-variant: small-caps;} + +sup {vertical-align: .3em;} +sub {vertical-align: -.5em;} + +table {margin: auto; border-collapse: collapse;} +.indice {width: 80%; line-height: 1em; margin-top: 2em;} +.indice td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em;} +.indice td.pag {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap;} + +.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} +.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} +.tnote p {padding: 0 1em;} + +.poem {text-align: left; font-size: 95%; margin: 1em 10%;} +.stanza {margin: 1em auto;} +.poem p.i01 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -3em;} +</style> +</head> +<body> +<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75714 ***</div> + +<div class="booktitle"> +<h1> +RACCONTI INCREDIBILI +<span class="smaller">E CREDIBILI</span> +</h1> +</div> + +<hr class="silver"> + +<div class="titlepage"> +<p class="x-large"> +<span class="smcap">Enrico Panzacchi</span> +</p> + +<p class="pad2 main-t"> +RACCONTI INCREDIBILI<br> +<span class="x-small">E CREDIBILI</span> +</p> + +<p class="pad4"> +<span class="large">ROMA</span><br> +<span class="smcap">Stabilimento Tipografico E. PERINO</span><br> +<span class="small">62 — Vicolo Sciarra — 62<br> +1885</span> +</p> +</div> + +<div class="verso"> +<hr class="mid"> +<p> +Proprietà Letteraria +</p> +<hr class="mid"> +</div> + +<div class="somm"> +<hr> +<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> +<hr> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> +</p> + +<h2 id="sordini">COI SORDINI</h2> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> +</p> + +<p> +Accadde ben presto ciò che il vecchio +Petronio aveva preveduto e temuto; +e, caldo ancora del rabbuffo +che aveva toccato dalla signora contessa, +entrò nella stanza del giovinotto. +</p> + +<p> +— Mio caro, non sono io stato indovino? Il +vostro strumento mi tira addosso de’ guai. Scendo +adesso dal quartiere della signora che m’ha +parlato chiaro, o smettere di sonare o uscir +subito da questa casa. +</p> + +<p> +Il giovine prima terminò la sua frase melodica, +posò l’arco attraverso il leggìo, il violino sulle +sue ginocchia, poi guardò il vecchio portiere col +viso costernato, come chi è tolto bruscamente da +pensieri piacevoli. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> +</p> + +<p> +— Uscire da questa casa, voi dite? O dove +volete ch’io vada? Aspetterete almeno, m’immagino, +che arrivi la fine del mese. E intanto +pretendereste voi altri ch’io non sonassi più? È +impossibile! +</p> + +<p> +E tolto l’arco e il violino, ricominciò la frase +di prima, socchiudendo gli occhi per gustarla +meglio. Il portiere allora si mise a girare per +la stanza, a battere i piedi, a sbuffare, a bestemmiare. +Il giovine si scosse: +</p> + +<p> +— C’è bisogno di bestemmiare! Certo io non +patirò che, per causa mia, voi andiate incontro +a de’ guai; ma, d’altra parte, io ho bisogno di +studiare e non posso mica andare a sonar il +violino nella Montagnola... Vediamo di rimediare +alla meglio. +</p> + +<p> +E alzatosi, trasse dal cassetto del tavolo un +gingillo d’ebano che adattò alle corde dello strumento, +inforcandolo e premendolo molto sul +<i>ponticello</i>: poi diede un’arcata lunga e vigorosa +che, alla prima, fece al vecchio stendere in avanti +tutte due le mani come per impedire che quel +suono, così maledettamente vibrato, si diffondesse +e scappasse fuori dalla finestra e salisse +in alto a suscitare nuovi sdegni. Invece, con sua +meraviglia, il portiere non intese più uscire dallo +strumento che un suono, o, meglio, un gemitio +velato, ottuso, tenuissimo che moriva, dopo avere +appena vissuto, nel breve spazio della cameretta. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> +</p> + +<p> +— Va bene così? — chiese sorridendo il giovine, +dopo aver durato un poco a segare con +l’archetto sulla corda. Il portiere, col viso tutto +contento, senza dir parola ma facendo di gran +segni d’assenso col capo, uscì dalla stanza e +chiuse l’uscio. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Però il giovine fu preso da una grande melanconia: +e rimase un pezzo fermo, la testa appoggiata +sul leggìo, tenendo l’archetto e il violino +con le braccia penzoloni. La sua mente usciva +da quelle quattro pareti silenziose e saliva in +alto. Ma adesso era sola e non l’accompagnava +più un’onda di suoni che entravano per le grandi +finestre e andavano a volteggiare lassù in quel +quartiere signorile e misterioso ch’egli non aveva +mai visto ma del quale tante volte aveva fantasticato... +</p> + +<p> +Perchè bisogna sapere che in quel palazzone +antico, taciturno e chiuso, in cui non si vedeva +entrare che qualche vecchio e qualche prete; +in quel palazzone, in cui fin le cameriere parlavano +poco e a bassa voce e i servitori pareva +che camminassero in punta di piedi, la contessa +bigotta e settuagenaria viveva con una nipote +<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> +che aveva appena toccati i sedici anni. Il padre +e la madre di questa erano morti quand’era ancora +bambina, e anch’essa, a vederla così pallida +ed esile, così scema d’ogni vivacità e d’ogni calore +di giovinezza, dava ben poca speranza che +potesse vivere lungamente. Che malattia aveva? +Ogni settimana veniva in casa un medico celebre +per la cura delle malattie nervose, ma parlava +poco e vagamente del male; non scriveva quasi +mai alcuna ricetta, e si fermava ad alcune prescrizioni +igieniche, a qualche consiglio intorno +al modo di vita, che si riferiva piuttosto al morale +che al fisico della ragazza. +</p> + +<p> +Il giovine s’era innamorato di lei: ma a spiegare +il come, egli per primo sarebbe stato molto +imbrogliato. Appena l’aveva vista qualche volta +un momento, essendosi trovato, per caso, nell’androne +del palazzo mentre la carrozza usciva. +Aveva visti i suoi occhi grandi e fissi, raggianti +nel pallore del visino bianco e delicatamente +profilato; e sopra quegli occhi e quel visino +una massa di capelli biondi più che il grano +maturo, diffusi intorno al capo come un’aureola +vaporosa. Altro: e glie n’era rimasto nell’animo +come una impronta di visione bella e triste, +che gli dava, ripensandola, una dolcezza ed un +accoramento indicibili. +</p> + +<p> +E nella sua camera chiusa non si sentiva più +solo. Quella fanciulla era vicina a lui nel piano +<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> +superiore, sopra il suo capo: la sentiva vivere +con lui, le pareva di respirare con essa. Andava +agitando nel cervello dei sogni magnifici, strani, +pietosi, inverosimili. Gli pareva d’essere predestinato +ad una pia impresa di liberazione, come +gli eroi delle leggende wagneriane; e quando la +sua mente correva al premio, non sapeva immaginarlo +altrimenti che vedendo sè inginocchiato +dinanzi a quella sottile figura di bambina +bionda, che si chinava sopra di lui e gli posava, +leggero leggero, un bacio sulla fronte... +</p> + +<p> +Quando prendeva il violino e stava delle lunghe +ore dinanzi al leggìo, il suo sonare da prima +era come un balbettìo musicale incerto e timido, +poi era una prova meno imperfetta, a periodi +più lunghi e con qualche ripresa nei passi più +importanti, a fine d’impadronirsene per bene; +da ultimo, sicuro del fatto suo, il giovine violinista +riattaccava ed eseguiva di seguito il suo +pezzo intiero con tutta quanta la forza e la maestria +di cui aveva saputo rendersi capace. E +allora, mentre gli occhi parevano intenti alle pagine, +l’anima sua saliva coi suoni, andava su +al piano nobile, in cerca di lei, la trovava e si +compiaceva ad avvolgerla devotamente come in +una nube di suoni... Dopo quelle peregrinazioni +fantastiche il giovine si raccoglieva in se stesso +stanco e soddisfatto e con una vaga persuasione +che quel suo messaggio musicale non era andato +<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> +sperso nel vuoto, ma era arrivato a lei ed era +stato bene accetto. +</p> + +<p> +Donde traeva egli quella persuasione? +</p> + +<p> +Qualche volta si metteva alla finestra che dava +nel grande cortile interno del palazzo. Era un +bellissimo cortile, fabbricato parecchio tempo +dopo la facciata del vecchio edifizio, nei primi +anni del secolo decimosesto. Al di sopra del vasto +portico marmoreo si lanciava una galleria ariosa +e allegra delle sue svelte colonne d’ordine corinzio, +e sopra la galleria girava un fregio di lavoro +così fine ed elegante, che la tradizione volle +attribuirlo a Francesco Francia, l’orefice. Il giovine +guardava lungamente d’intorno e in alto. +Pareva un curioso che aspettasse, e il cuore gli +batteva forte. Qualche volta perfino se lo sentiva +come salire palpitando verso la gola. Ma il cortile era +sempre solenne e silenzioso, la galleria sempre allegra +e vuota, e il bel fregio del Francia pioveva +dall’alto un sentimento di bellezza pura, fredda +e inaccessibile. Del resto non un volto o una voce +o altro segno qualunque. Il giovine si ritraeva +dalla finestra col viso triste; ma nell’intimo suo non +rimaneva a lungo senza conforto, perchè pensava +che i suoni del suo strumento erano saliti in alto, e +un animo gli diceva che essa li aveva ascoltati. +</p> + +<p> +E prendeva coraggio e sonava ancora. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Ma d’ora innanzi non più. Quei pesanti sordini +rendevano il suo violino quasi muto; ed egli lo +guardava con aria scorata, come se fosse diventato +un arnese inutile fra le sue mani. Quando +svogliatamente si rimise a sonare, da prima gli pareva +d’essere come in uno di questi sogni, allorchè +noi con la volontà e con le membra ci sforziamo a +fare una cosa e l’effetto non corrisponde. Ma, +continuando attentissimi nel lavoro, a poco a +poco i sensi del violinista si acconciarono ad una +curiosa metamorfosi. Quelle note esili e lamentose +che in principio pareva che uscissero a +stento, un momento appena, fuor delle corde +soffocate dal peso dei sordini, ecco che ora non solo +si ripetevano nel suo cervello, ma vi si compievano +riguadagnando a grado a grado la sonorità, +il timbro, l’espansione di prima! Il giovine +si riebbe dal suo avvilimento e si sentiva invadere +da una letizia profonda. Ecco che egli riaveva +ad una ad una le sue note, le sue belle +note che aveva piante quasi per morte! Ora +esse echeggiavano novellamente nella sensibilità +del suo apparecchio acustico, e poteva vibrarle +a suo piacimento ingrossandole, assottigliandole, +stemperandole per tutte le sfumature +del colorito musicale, atteggiandole a tutte le +intenzioni, le carezze e i capricci del suo gusto +d’esecutore! +</p> + +<p> +E la sua mente riprese subito con gioia l’usato +<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> +costume di tradurre la musica in un linguaggio +d’amore rivolto alla bionda creatura del piano +nobile. Il suo linguaggio divenne anzi, in quella +seconda prova, più fantastico, più intenso, più +ardente. Le note e le frasi vaporavano come una +colonna d’incenso dall’anima sua: o meglio era +la sua stessa anima che pareva dissolversi in +esse e salire. Talvolta il giovine a un tratto interrompeva +il suono e rimaneva alcun tempo con +la testa voltata in su verso il soffitto ascoltando, +aspettando... +</p> + +<p> +Un giorno, verso l’imbrunire, stava ripassando +una riduzione per violino della settima sinfonia +di Beethoven. Terminato l’<i>andante</i> e lo <i>scherzo</i> +egli incominciava l’<i>adagio</i>, che è un pezzo così +bello di strana e potente bellezza, nel quale par +d’indovinare l’invocazione d’un mondo invisibile +fatta da un’anima che tutte le cose di questa vita +hanno amareggiata e disillusa. Arrivato circa a +due terzi dell’<i>adagio</i>, il giovine staccava lentamente +i quarti di una battuta d’aspetto, quando, +d’improvviso, balzò in piedi e recò una mano +alla fronte, rimanendo con tutta la persona in +un atteggiamento di ascoltazione attentissima. +Infatti, nel silenzio, si sentiva la voce di un pianoforte, +sommessa per la lontananza, che ripeteva +l’<i>adagio</i> della settima sinfonia. Il giovane +corse a spalancare la finestra e sentì che la voce +del pianoforte continuava più sensibile. Veniva +<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> +dal piano superiore e si spandeva pel cortile deserto. +Arrivata alla battuta d’aspetto, la voce si +tacque; allora il violinista si rimise al leggìo ed +eseguì, con mano tremante, tutto l’<i>adagio</i> fino +in fondo; e il pianoforte non tardò a seguirlo, +terminando qualche battuta dopo di lui. +</p> + +<p> +Il giovine era indicibilmente commosso, ma +non aveva l’aria d’essere sorpreso. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +La misteriosa corrispondenza dei suoni continuò. +Per la gente che abitava il palazzo, e che +non udiva altro suono che quello del pianoforte, +il fatto fu accolto come un lieto segnale della +migliorata salute della fanciulla. Per il giovine +pareva l’ultimo termine de’ suoi desiderii e non +cercava altro. Si chiudeva nella sua stanza e vi +rimaneva tutto il tempo che avea disponibile, +sonando Beethoven e aspettando la risposta. +Questa gli veniva quasi sempre verso sera, e +consisteva in uno dei pezzi eseguiti dal violinista +lungo la giornata; il pezzo che a lui era parso +più appassionato degli altri e in cui egli aveva +messo più sentimento di adorazione e più forza +di desiderio. +</p> + +<p> +E la relazione dei due giovani rimase là; in +tutto il rimanente la stessa separazione inalterabile; +<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> +non un biglietto, nè un cenno, nè un saluto; +mai nulla. +</p> + +<p> +D’altra parte il violinista avea bisogno, per +vivere, d’esercitare la sua professione. Andava +per le case a dar qualche lezione, mal pagata, +e sonava nelle chiese. +</p> + +<p> +Quando giunse l’autunno, fu scritturato nell’orchestra +del Comunale. Soltanto due volte +vide la fanciulla nel suo palco di famiglia, in second’ordine: +sempre col visino pallido e l’aria +sofferente e malinconiosa. Mostrava di non accorgersi +quasi affatto delle persone che venivano +in palco e d’essere attentissima alla musica. Tutte +due le volte i suoi occhi, un momento, si volsero +all’orchestra e fissarono il giovine violinista +che tremava nella sua sedia sotto quello sguardo +pieno di luce; poi li ritraeva lentamente, dolcemente, +con una espressione di rinuncia rassegnata +e triste. Al domani, il linguaggio del +pianoforte parve al giovine più lungo e più appassionato. +</p> + +<p> +Verso la metà di carnevale egli accettò di +essere direttore d’una piccola orchestra per due +balli che la marchesa X** avrebbe dati, invitando +specialmente le amiche di sua figlia uscita di poco +dal collegio. Abbisognava un vestito nero col <i>frak</i>, +ma egli, poveretto, non lo aveva. Allora mise +in mezzo il vecchio portiere, il quale la sera del +primo ballo, gli portò in camera un vestito completo +<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> +«da società», comprato con poche lire. +Il <i>frak</i> era molto lungo per la statura del giovane, +ma il vestito, nel suo insieme, poteva passare. +Egli si annodò con cura la cravatta bianca, +prese sotto il braccio il suo violino chiuso nella +busta, e andò. +</p> + +<p> +Gli avevano preparato uno sgabello su cui +sovrastava alquanto alla piccola orchestra e dominava +la sala, rimanendo assai bene in vista. +L’appartamento era pieno di luce e fragrante di +fiori. Nella sala grande, verso le dieci ore, erano +già adunate molte signorine delle famiglie più +ricche e aristocratiche della città. Alcune potevano +dirsi ancora delle bimbe. +</p> + +<p> +La voglia di ballare era in tutte grandissima. — Verso +le undici il ballo era molto bene +incamminato, e già alle ragazzine cominciava a +mescolarsi qualche mamma elegante. Il direttore +della piccola orchestra eseguiva <i>valtzer</i> e <i>polke</i>, +le migliori del repertorio in voga. Dirigeva e sonava, +facendo spiccare briosamente, nel concerto +la bella voce del suo Guarnieri. La contessina +R*** fece notare alle sue amiche che avevano +per direttore d’orchestra un bel giovane bruno: +le ragazze lo guardarono un poco con simpatia +ma poi risero del suo abito troppo lungo. +</p> + +<p> +A un tratto, si propagò per la sala un moto +di curiosità, e molti occhi si volsero verso una +delle porte d’ingresso. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> +</p> + +<p> +— Hanno fatto il miracolo! — disse al vicino +una vecchia signora: una giovinettina, alzandosi +in punta di piedi, aggiunse: — Ecco finalmente, +la principessa invisibile! — Il direttore d’orchestra +impallidì. +</p> + +<p> +Intanto al braccio del padrone di casa, appariva +la signorina del vecchio palazzo. Alta, sottile, +nel suo abito bianco, col suo incedere lento +e gli sguardi raccolti, pareva che entrasse non a +una festa di ballo, ma in chiesa. Gli uomini, per +la massima parte, la giudicarono distintamente +bella. +</p> + +<p> +Dopo alcuni minuti le fu presentato un bel +giovine, di maniere assai eleganti, e si mise a +ballare con lui, che, finiti i giri di <i>valtzer</i>, le si +sedette vicino, studiandosi a farla parlare. Non +era facile, ma di tanto in tanto riusciva; e riuscì +anche a farla sorridere. +</p> + +<p> +Aveva essa avvertita la presenza del violinista? +Sì: egli n’era convinto, lo sentiva. +</p> + +<p> +Perchè dunque essa non gli volgeva gli occhi, +mai? +</p> + +<p> +Egli sentì uno spasimo nuovo, orrendo, e +delle idee strane gli salivano, come vampe, +al cervello. Avrebbe voluto interrompere a +un tratto la suonata e sparire; gli veniva la +voglia di sbattere il violino contro il leggìo; +di saltare, dal suo alto sgabello, in mezzo +alla sala... Ma intanto il ballo procedeva +<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> +inesorabilmente e a lui toccava di sonare. E sonava, +sonava. La sua testa grondava di sudore +e dei momenti pareva che il braccio e le dita +gli si irrigidissero, mentre, agonizzando di desiderio, +aspettava sempre una occhiata che non +arrivava mai. +</p> + +<p> +Venne ancora la volta di sonare un <i>valtzer</i>. Era +un <i>valtzer</i> di Giovanni Strauss, a fondo molto +malinconico; uno di quelli che Giorgio Sand +disse nati da un lungo amplesso del dolore e +della letizia. La bianca giovinetta lo ballava col +suo solito cavaliere e pareva che gli s’abbandonasse +fra le braccia. Intanto il violino del direttore +cantava con una voce così sorprendente +che il resto della piccola orchestra era come ridotto +a mezza voce. Gli astanti dovettero per +forza occuparsi di questo straordinario esecutore +di balli, e guardarono il giovane che, ritto sullo +sgabello e pallido come un morto, dava dentro +al suo violino con delle arcate superbe. +</p> + +<p> +Guardavano tutti, ma la giovinetta non guardava. +Se non che, verso la fine del <i>valtzer</i>, +mentre il ritmo incalzava, mentre la voce nervosa +del primo violino pareva che tentasse di +lanciarsi a sonorità impossibili, nel silenzio della +sala, sul fruscìo strisciato e cadenzato dei piedi, +s’intese uno strappo secco; il cantino dello strumento +si era spezzato. La giovinetta, a quel +punto, diede un tremito per tutto il corpo, si +<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> +fermò in tronco, e fissò i grandi occhi sul violinista.... +</p> + +<p> +Il suo cavaliere la condusse alla sua sedia, +ed ella disse di non sentirsi bene. Di lì a un +quarto d’ora aveva abbandonato la festa. +</p> + +<p> +La quale, non ostante, continuò in piena allegria. +Al tocco cominciò il <i>cotillon</i> e alle tre il +ballo era finito. Il direttore d’orchestra, a malgrado +de’ complimenti e degli inviti, non volle +rimanere a cena con gli altri sonatori, pretestando +il sonno e la fatica. Chiuso nel suo pastrano e +tremando pel freddo egli girò, a caso, per le +strade deserte e rientrò nel palazzo dopo le +quattro. Giunto nella sua camera gittò il violino +sul letto e si mise alla finestra. +</p> + +<p> +La notte era fredda e serena, con la luna che +volta al tramonto, illuminava tuttavia un pezzo +del cortile e della galleria, lasciando il resto +nell’ombra fitta. Il giovane, coi gomiti sul davanzale +e la testa fra le mani, guardava nel cortile +e piangeva delle lagrime silenziose. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Rimase a quel modo circa mezz’ora, quando +fu scosso da un lieve rumore di passi che partiva +di su dalla galleria. Fosse un servo? No, +<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> +era ancora troppo presto... Il giovine guardava +senza battere palpebra. Il suono dei passi s’andava +avvicinando. A un tratto, ai piedi dello +scalone che metteva nel porticato, vide una +figura bianca che lentamente avanzava. Dio, era lei! +</p> + +<p> +La giovinetta usciva di sotto il portico e si +incamminava pel cortile. Attraversata la parte +di ombra, ella apparve nella piena luce lunare, +vestita ancora del suo abito da ballo. Avanzava +con passo sicuro, mostrando che si dirigeva all’uscio +del portiere. +</p> + +<p> +Il giovane lasciò la finestra, attraversò in punta +di piedi la sua camera, un breve corridoio, la stanza +d’ingresso, ed aprì. La luce entrò nel buio ambiente, +e dopo qualche secondo entrò la giovinetta. +Alla prima egli volle prenderle tutte due +le mani, ma subito rimase interdetto vedendo +ch’essa aveva gli occhi chiusi. Aveva gli occhi +chiusi e sorrideva, col volto triste, pallidissima. +</p> + +<p> +E con quella voce ch’egli non aveva mai intesa +gli disse: — Sono venuta a dirti addio e per +sempre... Tu hai sofferto molto questa notte, non +è vero? Io lo sentivo bene, ma sentivo anche +di non poter nulla altro che soffrire con te... +Il nostro amore è come un filo tenue gettato +attraverso un grande abisso. Che ci posso io? +Che ci puoi tu? La natura si compiace talvolta +a combinare di queste cose assurde... +</p> + +<p> +Accompagnò quest’ultima parola con un gesto +<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> +di rassegnazione stanca; e proseguì, sorridendo. +</p> + +<p> +— Questa notte sei stato geloso!... Il tuo cuore, +difatti, era un poco indovino, perchè essi pensano +a far di quel giovine il mio fidanzato... Povera +gente!... Lo so io quali nozze mi aspettano! +Sento che fra pochi mesi io sarò morta... +</p> + +<p> +Il giovine ruppe in un gran singhiozzo, e cadde +in ginocchio dinanzi alla fanciulla, mormorando: — Adriana! — La +bianca veste profumata della +fanciulla toccava quasi il suo volto. +</p> + +<p> +— Sai tu dirmi — ella seguitò — quanti germi +di vita uccida l’inverno nel grembo oscuro della +terra? E quanti fiori il vento di marzo faccia +cadere morti dagli alberi?... È la legge, mio caro, +ed io mi sono già rassegnata... Ora sono venuta +per dirti addio e per esprimerti il mio volere, +certo che tu lo eseguirai. +</p> + +<p> +— A costo della mia vita, io lo eseguirò. Te +lo giuro... +</p> + +<p> +— Ebbene parti da Bologna. Parti presto e vai +lontano, più lontano che potrai. A che rimarresti? +Ad aumentare le mie e le tue sofferenze? +Parti; me lo hai giurato. +</p> + +<p> +E intanto inoltrò le braccia nude e posò le +mani sulle spalle del giovine. +</p> + +<p> +— Poc’anzi mi hai chiamata col mio nome. +Io invece non conosco ancora il tuo... Non dirmelo!... +Quello che t’ho dato io nel mio cuore è +tanto bello! E non voglio saperne altro; e con +<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> +quello io voglio pensare a te fino alla morte... +e anche dopo. Addio. Non ti raccomando la mia +memoria, perchè sono certa che tu penserai a +me fino che vivrai su questa terra; e anche dopo. +Ci siamo amati perchè così volle il nostro destino: +e potemmo esprimere il nostro amore con +un divino linguaggio, noto solamente a noi due. +Non ti rendere mai indegno di questi santi ricordi. +Addio! Parti. +</p> + +<p> +E il giovine inginocchiato, attraverso le lagrime, +vide contro la luna la figura della giovinetta +abbassarsi ancora un poco; e sentì sulla +fronte, leggero leggero, il bacio della sua bocca... +Poi la figura si raddrizzò con un gesto energico, +si volse alla porta ed uscì. Egli la vide attraversare +il cortile, entrare sotto il portico e dileguare +nello scalone senza mai voltarsi. Fermo +sull’uscio sperò di vederla, di udirla forse ancora +dalla galleria; ma non sentì che il rumore lieve +de’ suoi passi perdersi nel silenzio, mentre nell’aria +fredda apparivano i primi colori dell’alba... +</p> + +<p> +Dopo una settimana il violinista era di partenza, +avendo accettata scrittura per il teatro di +Corfù. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> +</p> + +<h2 id="occhi">OCCHI ACCUSATORI</h2> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> +</p> + +<p> +Al signore della rocca erano giunte notizie +gravi ed ordini precisi. — A +Bologna, per volontà di Sisto V, avevano +già strangolato in carcere, con +un bel cordone di velluto rosso, il +conte Giovanni Pepoli; parecchi de’ suoi seguaci +e complici erano stati anch’essi strangolati, senza +nemmeno l’onore del cordone di velluto; altri +erravano fuggiaschi per le montagne dell’Appennino, +ma li inseguiva l’ira del terribile papa +e poca speranza di scampo avevano. A lui, il +conte, salva la vita e gli averi; ma doveva andare +subito a Roma a chieder perdono e fare +atto di umile sudditanza, prostrato a’ piedi santissimi +del pontefice. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> +</p> + +<p> +Non era il caso d’esitare e bisognava partir +subito. +</p> + +<p> +La contessa sarebbe dunque rimasta sola nel +castello. A esporre la sua delicata giovinezza ai +disagi e ai pericoli del lungo viaggio in quella +cruda invernata, nemmeno si poteva pensare. — Il +conte andava corrugando le sopracciglia nere +e si metteva spesso una mano nei capelli grigi +perchè un brutto pensiero gli passava per la +mente. Ma il giorno innanzi la partenza tenne +un lungo e segreto colloquio con una sua zia, +fiera vecchia di ottant’anni; poi fece schierare +nella gran sala, al cospetto d’entrambi, tutta la +gente del castello. Alla gente egli rivolse discorso +breve, ma con quell’accento di comando +insieme e di minaccia, al quale non si era mai +osato resistere neppure con un moto dell’animo: +ogni potere durante la sua assenza, passava nella +vecchia contessa; legge assoluta per <i>tutti</i>, dal +più alto al più umile abitatore della rocca, la +sua sovrana volontà; e guai all’autore della più +piccola trasgressione! +</p> + +<p> +L’indomani il conte partì. Gli addii della giovane +sposa furono tenerissimi, ma senza lagrime. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Era venuto l’amore: l’amore negato a lei giovinetta +nel freddo isolamento della vita claustrale; +l’amore desiderio vago e timida speranza appena +intravvista e subito distrutta, quando la famiglia +toltala dal convento, la mise tra le braccia del +conte, che poteva essere suo padre. +</p> + +<p> +Invece il giovane conte degli Alidosi aveva +quattro anni meno di lei e non era che suo lontano +parente da parte del marito. Quando pei +rovesci di quella potente casata, il padre fu +costretto a mandarlo al castello dell’amico perchè +vi crescesse sicuro e vi fosse educato da +cavaliere, Oliverotto degli Alidosi era poco più +che un ragazzo mal fermo in salute, timido e +come spaurito della vita che s’era aperta a lui +in mezzo a dolori e terrori di tragedie domestiche. — Parlava +di rado e male; solo qualche +volta dai suoi occhi nerissimi pareva lampeggiasse +intensa la vitalità della fiera schiatta da +cui era nato. +</p> + +<p> +La dolce castellana raccolse da prima su quel +taciturno fanciullo le cure e gli affetti della maternità, +che altrimenti non le era stato concesso +d’espandere. E vide fiorire la sua salute e le +sue membra fortificarsi, e da quella triste puerizia +uscire rapidamente la giovinezza ingegnosa, +forte e leggiadra. — Una volta tornando insieme +al conte da una caccia sull’Appennino pistoiese +che li aveva tenuti fuori parecchi giorni, Oliverotto, +<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> +vista la bella contessa che li aspettava +nell’angusto cortile del castello, gittò l’arme a un +servo, corse a lei e la baciò; poi rimase lì interdetto +e turbato vedendo che la bella dama arrossiva, +e sentendosi anch’egli salire al volto un gran +calore come di vampata improvvisa.... Cominciarono +d’allora per il conte i corrugamenti delle +ciglia e quel gesto di portare la mano ai capelli, +mentre la sua mente, più sovente che non avesse +voluto, pensava insieme alla contessa e al giovane +ospite. +</p> + +<p> +Ma l’amore non istette per questo. Penetrò +fiamma occulta, sottile e inavvertita, dentro quei +due giovani petti, invadendoli rapidamente. Doventò +casto sogno e ardente passione, prima +che i due avessero avuto modo d’avvertirlo e +di schermirsi. Essi s’amavano già d’amore e non +lo sapevano; e quando lo seppero s’amarono +con più violento abbandono, obliando, calpestando, +sfidando ogni cosa. +</p> + +<p> +Ed erano appena alle prime dolcezze, quando +arrivarono gli ordini che fecero partire il conte +per Roma! +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Cominciò allora per i due innamorati un supplizio +indicibile. — In tutta la rocca e nei dintorni +<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> +prese subito a dominare con volontà strana +e terribile la vecchia zia del conte; la quale, +sia che agisse per gli ordini avuti, sia che si +compiacesse ad attuare un suo proprio disegno, +circondò e afflisse i due giovani di vigilanze così +minute, severe e continue che ogni più viva e +gelosa immaginazione ne sarebbe rimasta superata. +La vecchia pareva ritornata indietro di +vent’anni. Non era più nè impedita nell’andare, +nè miope, nè sorda; si trovava sempre in ogni +luogo dove la sua ingegnosa sorveglianza la richiedesse; +e dormiva con un occhio solo, se +pure è vero ch’ella dormisse là in quel suo lettuccio +che s’era fatto portare vicino all’uscio +della stanza da letto della contessa. Con questa +poi adoperava ogni gentilezza più compita e col +giovane anche; ma nelle ventiquattro ore del +giorno mai un minuto secondo nel quale i due +potessero trovarsi soli a cambiarsi una parola, +a stringersi la mano di furto.... +</p> + +<p> +Tormento siracusano: e tanto più atroce perchè +i due innamorati, in udire della prossima +partenza del conte s’erano naturalmente lasciati +andare ad ogni sorta d’immaginazioni dilettose. +Quella inattesa contrarietà pareva a loro una +durezza ingiusta del destino a cui si rivoltavano, +egli con le imprecazioni ed essa con le lagrime. +Vane lagrime e vane imprecazioni. La vecchia +era sempre al suo posto, e tutti nella rocca con +<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> +una esattezza implacabile secondavano il suo +volere. +</p> + +<p> +Sulle prime Oliverotto non si diede per +vinto e cercò di rompere qualche maglia a +quella perfida e fitta rete di sorveglianze e di +spionaggi che d’ogni parte li involgeva; ma ogni +suo tentativo, per audace o astuto che fosse, +riuscì inutile. — Una notte, guardando dalla +finestra, credè d’accorgersi che non gli facevano +la solita guardia. Scese nel fossato della rocca, +esplorò bene intorno: nessuno. Alzò gli occhi +alla finestra della stanza ove dormiva la contessa +e vide splendervi il lume. Allora si sentì +tutto invadere dalla brama di salire in qualunque +modo fino a quella finestra, chiamare la sua +donna, parlarle delle sue pene e cogliere attraverso +la inferriata un suo bacio; sì uno, cento +baci per calmare un poco la sete d’amore che +dentro lo tormentava! — Credette il giovane +che la forza del volere e il desiderio ardentissimo +gli avrebbero conferita la snellezza rampicante +d’uno scoiattolo; ma invece il salire, non fu +senza grandi ostacoli e dolori. Saliva adagio adagio +adoprando ogni sasso sporgente ed ogni +crepaccio del vecchio muraglione; talvolta era +costretto a fermarsi a lungo, talvolta a ridiscendere +e studiare altra combinazione di cavità e +di sporgenze. Più d’una lucertola, sentendo le +dita che il giovane ficcava fra le pietre, usciva +<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> +spaventata strisciandogli tra la faccia e il muro; +una nottola, turbata anch’essa nel suo nascondiglio, +gli volava d’intorno silenziosa. Man mano +che s’approssimava al termine desiderato, crescevano +gli ostacoli, l’incertezza, la smania disperata. +Aveva le mani e i piedi sanguinanti e +grondava di sudore freddo.... Finalmente potè +abbrancare una sbarra dell’inferriata e, fatto un +ultimo sforzo, arrivò a tirarsi su di mezza persona +contro la finestra; gittò innanzi lo sguardo +e stava per sussurrare il nome della donna amata, +quando s’accorse d’avere dinnanzi a sè, ritta, +appoggiata al davanzale della finestra la vecchia +contessa, che lo guardava immobile, con occhi +severi... +</p> + +<p> +Poco mancò che Oliverotto non cascasse all’indietro +nel fossato della rocca. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Unico conforto non conteso ai due innamorati +era dunque vedersi e parlarsi in presenza +d’altri; e in quello essi condensavano tutte le +sollecitudini e cercavano d’acquetare o contenere +alla meglio, tutti i desiderii. — Passavano le +giornate lente, uniformi, uggiose. Oliverotto e la +contessa ogni dì stavano lunghe ore seduti uno +<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> +in faccia all’altra, essa istoriando coll’ago i pietosi +fatti di Bradamante, egli fingendo di leggere +qualche trattato dell’arte della guerra o qualche +libro di cavalleria. La vecchia contessa o alcun +altro della casa non mancavano mai. +</p> + +<p> +I due si parlavano di rado; invece si guardavano +lungamente, intensamente deliziandosi e +tormentandosi insieme con un linguaggio muto +e infaticabile. — E gli occhi neri d’Oliverotto +parea che, supplicando, chiedessero: fino a quando? +E gli occhi azzurri della contessa non sapeano +che rispondere chiedendo anch’essi: fino a quando? — Le +quattro ardenti pupille stanche e mai sazie +di quella amorosa tensione, di tanto in tanto tremavano, +si inumidivano, pareva che si stemperassero +in bagliori languidi e tristi.... Nelle serate lunghe +dirimpetto al focolare gigantesco, mentre sugli +alari bruciavano i vecchi faggi di Monte Venere +e si udiva fuori lamentarsi il vento della notte, +Oliverotto leggeva alla contessa qualche scena +del <i>Pastor fido</i>: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Ben è soave cosa</p> +<p class="i01">Quel bacio che si prende</p> +<p class="i01">Da una vermiglia e delicata rosa</p> +<p class="i01">Di bella guancia; e pur ch’il vero intende</p> +<p class="i01">Come intendete voi,</p> +<p class="i01">Avventurosi amanti che il provate,</p> +<p class="i01">Dirà che quello è morto bacio a cui</p> +<p class="i01">La baciata beltà bacio non rende;</p> +<p class="i01">Ma i colpi di due labbra innamorate</p> +<p class="i01">Quando a ferir si va bocca con bocca.....</p> +</div></div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> +</p> + +<p> +La morbosa tenerezza di questo e somiglianti +passi era come olio bollente sulla fiamma, al +cuore dei due poveri giovani, gli occhi ora vivi +e scintillanti, ora annuvolati, smarriti e depressi +riprendevano quel loro ufficio di esprimere insieme +e di esasperare il desiderio infelice.... E talvolta +l’interno struggimento cresceva a tal segno che +la contessa era costretta, avanti l’ora, di ritirarsi +nelle sue stanze. — Oliverotto allora correva +ansando sugli spalti a respirare l’aria gelata della +notte, ad imprecare alle stelle, a tempestare indarno +contro il suo avverso destino! +</p> + +<p> +In meno d’un mese i due amanti erano ridotti +ad uno stato davvero compassionevole; e +guardandoli nei visi consunti si sarebbe detto +che sulla loro giovinezza stava passando un soffio +di vecchiaia precoce. Ma tutto ciò era nulla rimpetto +ad uno stranissimo fenomeno che nei loro +occhi si veniva manifestando. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Non era, no, un inganno visivo della gente, ma +un fatto che saltava agli occhi ogni giorno più. +</p> + +<p> +Le grandi pupille della contessa, che erano di +un bellissimo azzurro oltremarino, sembrò da +prima che un poco si annebbiassero smontando +<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> +in una tinta meno dolce e meno pura. Poi quell’annebbiamento +si rese sempre più opaco e +crebbe e crebbe finchè fu necessario riconoscere +ch’essa mutava in nero il colore degli occhi. Era +forse effetto delle lagrime dirotte che l’infelice +versava di continuo, invece di pigliar sonno? — Ma +d’altra parte anche negli occhi di Oliverotto +accadeva mutamento: le pupille nerissime e fiere +cominciarono a temprarsi d’una luce più dolce +e mansueta che adagio adagio le veniva come +clarificando; poi apparvero striate qua e là di +piccole vene azzurreggianti, le quali dilatandosi +ogni giorno accennavano ad invadere presto tutto +il campo dell’iride..... +</p> + +<p> +Che era avvenuto nell’intimo di quei due esseri? +Con che forza di corrente misteriosa le due +anime, incontrandosi solo e sempre per gli occhi, +agli occhi avevano potuto imporre quella +trasformazione, quello scambio portentoso? — La +vecchia sorvegliatrice non fece motto e nemmeno +diede segno d’essersi accorta di cosa alcuna; +ma la gente della rocca guardava, tra stupita +e atterrita, a quello che essa chiamava un nuovo +miracolo d’amore. Non andò molto tempo e già +per largo tratto di paese s’era sparsa la voce +del fatto incredibile; e molti trassero al castello +studiando qualche pretesto d’accertarsene cogli +occhi proprii. — I due amanti sulle prime gustarono +una strana e immensa voluttà contemplandosi +<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> +così trasformati dalla potenza dei loro +sguardi; si sentivano come più uniti nell’amore; +vedevano nei loro occhi come un segno di predestinazione +a unione più intima e durevole. +Ma ben presto sopraggiunse il terrore ad agitare +in vario senso le loro anime. Un giorno +o l’altro sarebbe tornato il conte.... +</p> + +<p> +La contessa nelle veglie interminabili meditava +di sottrarsi colla morte alla propria vergogna, +e a chi sa quale dura espiazione, quando +il terribile marito l’avrebbe guardata negli occhi +accusatori; Oliverotto dal canto suo, inspirandolo +la passione e la disperazione, lavorava a un +piano di fuga in cui era risoluto ad affrontare, con +lei, ogni estremo cimento. Ma intanto ogni mattina +ambedue pensavano con angoscia indicibile che +in quel giorno stesso forse sarebbe giunto alla +rocca l’annunzio di un prossimo ritorno! +</p> + +<p> +Invece una improvvisa serenità sopravvenne +in quell’orizzonte così minaccioso. Un giorno +sull’imbrunire bisognò calare il ponte e ricevere +nella rocca, con le debite onoranze, un messo +del Senato bolognese. Egli riferì il sunto di un +dispaccio da Roma: Sisto V, sia che avesse +chiamato a sè il conte per averlo più sicuro +nelle mani, sia che in quel frattempo nuovi e +più forti capi d’accuse si fossero scoperti contro +di lui, appena giunto il conte a Roma, lo +aveva fatto legare e chiudere in Castel Sant’Angelo +<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> +e dopo breve processo strangolare. — La +giustizia del sommo pontefice non andava oltre +nel punire, mantenendo alla famiglia del ribelle +beni, titoli e privilegi. +</p> + +<p class="dots">················</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> +</p> + +<h2 id="incasa">IN CASA DELL’AMICO</h2> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> +</p> + +<p> +Dal salotto da pranzo, guardando per +di sopra alla terrazza, fu prima la +signora a vedere il fattorino del telegrafo, +che saliva ansando per il +viale ancora tutto invaso dal sole e +sonava al cancello del villino. Il telegramma, +portato subito dal giardiniere, diceva così: +</p> + +<p> +«<i>Abbisognami sua pronta risposta, circa +arazzi. È arrivato negoziante milanese. Riparte +domani sera.</i>» +</p> + +<p> +— Ah! ecco che Shylok mi vuole stringere +i panni addosso, — disse il marito incrociando +la posata sul piatto. La signora, lasciata andare +indietro la sua testa bruna e guardando il soffitto +con aria indolente, mise una pausa in mezzo +e replicò: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> +</p> + +<p> +— E tu attacca la tua voglia ad un arpione. +Faremo senza degli arazzi.... +</p> + +<p> +E mostrava sorridendo i denti bianchissimi. +</p> + +<p> +L’avvocato rimase un poco a guardare il telegramma +spiegato sulla tavola e scosse il capo +com’uomo a cui quel consiglio non andava. Poi +con accento risoluto: +</p> + +<p> +— No. È già la seconda volta che quell’imbroglione +di milanese mi passa davanti. Questa +notte prenderò la corsa delle tre e andrò a Ferrara. +</p> + +<p> +— Bel gusto a fare una mala nottata! Telegrafa +piuttosto le tue ultime condizioni; e vedrai +che gli arazzi saranno per noi. +</p> + +<p> +A queste parole il marito posò sulla donna +uno sguardo in cui trapelava l’intimo compiacimento +suo. Ebbe un momento di esitazione, ma +si raffermò subito nel primo proposito. +</p> + +<p> +— Chi vuole vada, mia cara. Quando tu sarai +a letto, io scenderò in città. Passo al <i>club</i> +un paio d’ore; ceno magari, se mi vien voglia, +e m’arriverà l’ora di prendere il treno senza +ch’io me n’avveda. Farò una buona dormita domani: +anzi conto, con questo caldo, che avrò +finalmente una notte di refrigerio. +</p> + +<p> +Il caldo, di fatti, in quegli ultimi giorni di +luglio, era grandissimo; e sebbene la sera fosse +assai vicina, nella villa non si sentiva ancora spirare +dalla collina un fiato di vento. La signora +<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> +non rifiniva di mettere dei pezzi di ghiaccio nel +suo bicchiere e nel bicchiere del marito. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Poco prima della mezzanotte, nel piccolissimo +gruppo dei frequentatori estivi del <i>club</i>, si levò +una esclamazione lieta di sorpresa quando l’avvocato +fu visto entrare. Egli salutò tutti allegramente: +anche il giovane conte Salerni, ch’egli +non vedeva da qualche tempo. Dopo una partita +all’<i>écarté</i>, ordinò da cena e mangiando espose +agli amici la causa di quel suo trovarsi in città +e al <i>club</i> ad ora così insolita. +</p> + +<p> +Sonarono le due. La comitiva dei cinque o +sei in breve si sciolse e rimasero l’avvocato e +il Salerni, soli, seduti a un tavolino, l’uno in +faccia all’altro. L’avvocato sorbiva lentamente il +caffè e il conte gli offerse una sigaretta. Poi, il +discorso essendo tornato sulla gita a Ferrara, il +conte non esitò a dichiarare ch’egli la giudicava +un passo falso. +</p> + +<p> +— Come, un passo falso? +</p> + +<p> +— Sicuro: anzi, una sciocchezza bella e buona. +Ma dov’è la tua solita furberia? Io non me la +spiego altrimenti che pensando a questo gran +caldo che fa. Che diavolo? E non vedi che è +<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> +tutto un gioco combinato tra il negoziante ferrarese +e quello di Milano, che gli fa da compare? +Se tu ora ti precipiti a Ferrara, caro mio, fai +conoscere d’avere degli arazzi una voglia matta; +ed essi, sta’ certo, ti leveranno la sete con +l’acqua salata. Oh, molto salata!... +</p> + +<p> +L’avvocato con un gomito sul tavolino e l’indice +della mano sulla fronte spaziosa stette alquanto +in silenzio: +</p> + +<p> +— E d’altra parte, anche a non andare io +corro un rischio. Un gioco combinato, tu dici?... +Può essere benissimo. Ma se non fosse? Se, +come mi è accaduto altra volta, il milanese dice +davvero e compra? Io non voglio che gli arazzi +mi scappino. Dopo averci tanto pensato su, sento +che mi nascerebbe un albero nello stomaco, +come si suol dire. Che vuoi farci? Ognuno ha +le sue debolezze: e anche mia moglie, quantunque +non lo dimostri, sono sicuro che sarebbe +afflittissima se mi vedesse tornare a mani vuote... +Pensiamo al modo.... +</p> + +<p> +— Senti — disse allora il Salerni con l’accento +più naturale di questo mondo — se non +è domani, sarà doman l’altro che io andrò a +Ferrara e di là al <i>Trombone</i> a vedere un cavallo. +Facciamo dunque così: prendo ora il treno +di Ferrara e mi presento domani dal mercante +a contrattare gli arazzi per conto mio. Tu non +ti muovere e dimmi solo l’ultima cifra a cui vuoi +<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> +arrivare col prezzo: vedrai che domani sera +torno con la roba e t’avrò probabilmente anche +risparmiato un paio di mille lire. +</p> + +<p> +— È una buona idea e ti ringrazio! — esclamò +l’avvocato alzandosi in piedi. +</p> + +<p> +Mancava mezz’ora alla partenza, e i due amici +usciti dal <i>club</i> s’incamminarono fumando verso +la stazione. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +I due amici passeggiavano sotto la tettoia dinanzi +al treno pronto; e già la macchina mandava +i primi fischi della partenza. A un tratto, l’avvocato +si tastò in fretta con le mani le tasche +dell’abito esclamando: +</p> + +<p> +— A proposito! O come faccio io ad andare +a casa a quest’ora, che non ho la chiave? +</p> + +<p> +Il conte trasse subito fuori una chiavettina +inglese, porgendola all’amico: +</p> + +<p> +— In dieci minuti sei a casa mia. Tu conosci +il mio mezzanino. Dormirai tranquillissimo, +perchè sono tutti in campagna. Domattina alle +nove verrà la portinaia a svegliarti col caffè. +Buona dormita! +</p> + +<p> +L’avvocato, per risposta, diede in una risata +ed ebbe appena tempo di stringere la mano +<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> +all’amico montato sul treno, che già si moveva +lentamente. +</p> + +<p> +Quando uscì dalla stazione rideva ancora fra +sè, tenendo fra le dita la chiave del mezzanino del +conte Salerni. Era di buon umore. Gli piaceva d’aver +accettato il parere dell’amico circa la gita a +Ferrara, gli piaceva d’andar a dormire una notte +in città, fuori di casa: incidente bizzarro che +gli ricordava la sua vita di scapolo, che lo faceva +rivivere nella sua lontana vita di studente. +</p> + +<p> +Però, a cercar bene in fondo all’animo dell’avvocato, +si sarebbe visto che altra era la causa +di tutto quel suo buon umore. Egli era geloso +della moglie. La sua gelosia non era di quelle +che dànno ogni giorno in manifestazioni minute, +opprimenti, volgari; ma era una idea fissa, una preoccupazione +acuta e costante, celata quasi sempre +nell’animo con dignitoso riserbo, e per +questo assai più dolorosa. Fra le cure di una +vita molto affaccendata, in mezzo agli alto e +basso de’ suoi affari, quell’uomo, in apparenza +positivo e freddo, traeva le ragioni di tutto il +suo benessere e di tutto il suo malessere da un +fatto solo: la certezza che egli aveva o no dell’amore +e della fedeltà di sua moglie. Il rimanente +veniva sempre in seconda linea. +</p> + +<p> +Aveva avute, a intervalli, parecchie inquietudini +vive. Da ultimo i suoi sospetti erano stati +eccitati dal conte Salerni, che s’era messo a +<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> +corteggiare molto assiduamente la signora ed +essa, pur troppo, non gli aveva opposto quel +contegno che disanima e stanca un uomo. Questa +volta le male apparenze si erano prolungate +e aggravate in modo che il marito, non potendone +più, aveva espressi a lei con una certa +violenza i suoi dubbi e il suo mal contento. +</p> + +<p> +Era la prima volta che le faceva una scena +di questo genere. +</p> + +<p> +La moglie accolse le parole del marito con +un misto di meraviglia, d’offesa e di sottomissione. +Si tenne con lui molto seria per una settimana; +ma anche gli dimostrò col fatto che le stavano +a cuore il proprio buon nome e la quiete di +lui. Il Salerni tornò in visita e fu accolto con +amichevole ma fredda cortesia: una cavalcata +che di lì a pochi giorni sarebbe fatta e in +cui il Salerni doveva intervenire, fu con bel +garbo disdetta dalla signora; la quale, perchè +proprio voleva che ogni nube fosse dissipata, +da venti giorni non era scesa in città che una +volta sola e accompagnata da suo marito. +</p> + +<p> +Già da una settimana i pensieri dell’avvocato +si voltavano alla tranquillità; ma in quel giorno, +in quella serata, in quella notte egli sentiva che +una serenità piena e intera era venuta ad occupare +rapidamente il suo animo. E ripensava le +parole con cui sua moglie s’era provata a dissuaderlo +dalla sua andata a Ferrara; e correva +<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> +con la mente dietro al giovane amico, che, con sì +spontanea cortesia, s’era offerto di allontanarsi +esso, in vece sua, per un giorno dalla città. — Quale +più favorevole occasione invece per i +due, se... No! no! Egli era stato ingiusto a sospettare. +Nè si fermava a questo unico fatto; +ma diffondendo in largo giro le tinte rosee della +sua vena confidente, adesso esaminava tutta la sua +gelosia passata, la trovava assurda, la sconfessava +e malediva con tutta la forza del suo volere. +E intanto gli si ricomponeva nella mente +la fisonomia di sua moglie, bella, schietta, amorosa +degna di un affetto immenso e di una fede senza +confine. +</p> + +<p> +Insomma, si sentiva contento. E camminava +lentamente sotto i portici respirando l’aria fresca +dell’alba, mentre spegnevano gli ultimi fanali. Si +sentiva libero e sciolto, come se un cattivo +spirito tormentatore fosse uscito per sempre dal +suo corpo, in virtù di un felice scongiuro. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Quando entrò, con in mano un cerino acceso, +nella stanza da letto del conte, fiutò gradevolmente +un odore delicato di legno di sandalo che +impregnava l’aria. — Sibarita! — pensò sorridendo +e inoltrandosi di qualche passo nella stanza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> +</p> + +<p> +Poi accese la lampada e si guardò intorno. +La camera da letto era vasta, ricca, bellissima +e, mediante una alcova in fondo, aveva anche +l’aspetto di un salotto da ricevere. I buongustai, +visitandola insieme a tutto il mezzanino, concordavano +nel giudicare che il Salerni vi s’era mostrato +artista, a un tempo, e gran signore. Il +conte si scagionava d’ogni merito e confessava +che, avendo lungamente vissuto a Vienna con +un artista celebre e fortunato, egli non aveva +fatto altro che imparare da lui, anzi copiare in +piccolo dal suo appartamento. A ogni modo il +copista aveva mostrato molto buon gusto nella +scelta e nella esecuzione. +</p> + +<p> +L’avvocato, respirando l’odore di sandalo, girava +gli occhi ammirati sui mobili e sulle pareti, +li posava sul pavimento di marmo bianco +riquadrato a liste nere, li spingeva nell’ombra +discreta dell’alcova, in cui vedeva il letto basso e +semplice con il lenzuolo bianco rimboccato sulla +coperta azzurra, sotto i festoni azzurri delle cortine +ricchissime. +</p> + +<p> +— Sibarita! — ripetè l’avvocato, ma senza +sorridere. E subito pensò che certo delle donne +erano state là dentro; e pensò che certo dovevano +aver serbato una molto grata memoria di +quel luogo. +</p> + +<p> +Il suo buon umore era già disceso, e seguitava +a discendere rapidamente come la colonna +<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> +di mercurio di un termometro quando è portato +da un luogo caldo a un luogo freddo. Chi +sapeva dirgli in che modo le ragioni tanto eloquenti +del suo benessere di mezz’ora fa si erano +così raffreddate, scolorate, spente? Adesso, ecco +che altre impressioni e altre idee lo signoreggiavano! +La figura del giovane conte, nel fisico +come nel morale, lì in quella sua bella camera +da letto, assumeva nel cervello dell’avvocato un +improvviso fascino di seduzione ch’egli, suo malgrado, +percepiva con una vivezza nuova, strana, +esagerata, terrificante. Poi non potè fare a meno +di tramutare quella percezione da se stesso in +sua moglie; poi a un tratto si immaginò, sua +moglie, se la vide dentro quella stanza..... e fu +costretto a chiudere gli occhi, sentendosi correre +un freddo per tutto il corpo... +</p> + +<p> +Capì che bisognava distrarsi e si provò ad +osservare con curiosità i quadri, le armi, le maioliche. +Maggiore attrattiva ebbero per lui alcuni +<i>album</i> di fotografie e disegni posti sovra una tavola +grande. Passavano sotto i suoi occhi rabeschi +fantastici, schizzi e caricature bizzarre, +ricordi di luoghi veri; passavano fisonomie di +persone note e sconosciute: ed egli seguitava a +voltare le pagine piuttosto in fretta, come chi +va in cerca di una data cosa. Prese da ultimo +fra le mani un piccolo <i>album</i> elegantemente rilegato +in velluto con grandi fermagli e borchie +<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> +d’oro; e si pose ad esaminarlo meno in +fretta che gli altri. Si capiva che quello era +il volume privilegiato, l’<i>album</i> riservato alle più +belle signore conosciute dal conte in paese e +fuori.... L’avvocato aveva il presentimento che +qui avrebbe trovato il ritratto di sua moglie. +Invece arrivò all’ultima pagina senza trovar +nulla. Ma dov’era dunque il bel ritratto che +essa un mese fa, aveva regalato al Salerni, in +sua presenza? Dove lo teneva egli? La mente +del marito trovò in quella assenza del ritratto +una nuova e forte ragione d’inquietudine; e +pensò a quei dolci nascondigli ove l’immagine +della donna che si ama è messa in salvo da +ogni profano contatto, da ogni convivenza indegna, +da ogni occhio indiscreto e geloso.... Si +mise a cercare per tutto nella stanza, ma fu ancora +inutile. Presso al letto, però, stette ad osservare +una bella fotografia della <i>Glaneuse</i> di +Berton; e nei contorni di quello schietto viso +di campagnuola, negli occhi e perfino nella linea +forte e slanciata dei fianchi, credè di cogliere +una tal quale somiglianza con le brune bellezze +di sua moglie. +</p> + +<p> +Dentro intanto gli cresceva la smania; e se +avesse avuto lì presso il conte Salerni, sentiva +che forse non avrebbe resistito al bisogno di +mettergli le mani addosso e di frugarlo, come +una guardia daziaria fruga una persona sospetta +di contrabbando. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> +</p> + +<p> +Intanto erano passate delle ore. Fuori la +giornata estiva era cominciata da un pezzo, ma +nel mezzanino chiuso del conte durava ancora +piena la quiete della notte. L’avvocato ascoltò +in quel silenzio, ove non era altro suono che +il <i>tic tic</i> continuo di un tarlo che lavorava entro +un mobile vicino a lui: ascoltò e si mise una +mano alla fronte, perchè gli pareva che quel tarlo +lavorasse proprio entro il suo cervello.... E quello +fu il cominciamento di un bisbiglio strano e interminato, +che si mise a girargli intorno agli +orecchi, a empirgli il capo e scuoterlo e assordarlo +tutto con un turbamento e un fastidio indescrivibili. +Gli pareva che quel bisbiglio venisse +dai quattro angoli della stanza, uscisse di dietro +ai quadri delle pareti, dai mobili, dagli <i>album</i>, +dal letto: e vi sentiva dentro un vago rumorìo +di suoni che non arrivava a distinguer bene, ma +pure ci coglieva dentro, così in confuso, come +una nenia di lamenti mista a voci di scherni..... +Finalmente lo pigliò alla gola un fortissimo bisogno +d’aria e corse a spalancar la finestra. +</p> + +<p> +Entrarono il sole oramai alto, l’aria viva e il +cinguettìo mattutino dei passeri. +</p> + +<p> +L’avvocato, così com’era in maniche di camicia, +stirò le braccia fuori della finestra e si mise +a provare gli occhi abbagliati sul vasto giardino +che si stendeva dietro il palazzo, poi gli alzò alle +colline sorgenti in faccia a lui. Che tranquilla +<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> +allegria da per tutto! Vedeva a mezza costa, +vicinissimo, il suo bel villino, col tetto spiovente +con le persiane ancora chiuse e i muri rosseggianti +in fra gli alberi verdi. +</p> + +<p> +Certo, pensò, a quell’ora sua moglie dormiva +sempre. Questa idea penetrò in mezzo al triste +scompiglio della sua testa e, se non vi mise nè +ordine nè calma, riuscì almeno a produrre una +risoluzione: «Presto bisognava correre al villino, +andare da lei, entrare inaspettato nella sua +stanza, svegliarla con un bacio, dirle un mondo +di cose, sentirsi ancora ripetere da lei alcune di +quelle parole che tante volte avevano rianimata in +lui la fede e messo un refrigerio nelle sue viscere +tormentate dagli aculei del sospetto! Presto bisognava +subito uscire da quella stanza maledetta +ove la gorgone orrenda della gelosia lo aveva +guardato per lunghe ore con gli occhi immobili; +ove l’aria pareva impregnata di recente adulterio, +ove tutte le cose gli bisbigliavano intorno una +infame canzone di lamenti e di scherni! Presto! +Presto!» +</p> + +<p> +E andò a bagnarsi il viso nell’acqua fredda e +a ricomporsi in fretta i capelli arruffati. +</p> + +<p> +Stava infilando una manica dell’abito, quando +gli giunse dalla stanza vicino un lieve rumore +di passi che si fermarono all’uscio. Dopo alcuni +secondi sentì anche picchiare... Allora corse ad +aprire e si trovò in faccia a sua moglie, che +<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> +diede indietro senza far motto, diventando smorta. +Un momento prima, ella aveva nella bocca il +sorriso trepido della donna innamorata che, entrando +in quella stanza, s’immaginava d’apportarvi +una sorpresa molto gradita..... +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> +</p> + +<h2 id="cantores">CANTORES!</h2> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> +</p> + +<p> +Io non penso, mia cara, d’aver demeritata +la vostra stima. E fosse pur +vero tutto quello che voi siete andata +fantasticando dopo la mia lettera +di martedì, o credete voi proprio +che anche in un desiderio a prima vista disumano, +grottesco, bislacco e teratologico, non +possa nascondersi un alto senso di poesia? E sopratutto +un alto senso di verità? +</p> + +<p> +Voglio che m’ascoltiate attentamente e pacatamente. +Io ora sento di potervi parlare con +calma e voi non avete più a temere da me nè +crudezza di linguaggio biblico, nè impeti di «lirismo +forsennato.» Sono calmo, v’ho detto, e +sopratutto non ho mai cessato d’esser uomo: +<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> +anzi ho in me il convincimento profondo — dopo +tutto quello che è passato nell’animo mio nei +giorni addietro — che un aspetto nuovo della umanità +mi si è svelato e s’è in qualche modo aggiunto +all’esser mio d’uomo. +</p> + +<p> +Vedete dunque che io non ho niente da rimproverarmi +e voi niente da sospettare sul conto +mio. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Ed ecco come andò. +</p> + +<p> +Io nemmeno sapevo che quella fosse la festa +dell’Ascensione. Avevo pranzato solo e di buona +ora all’Albergo <i>Milano</i>. Come passare meno +male il tempo in quel lungo dopo pranzo? A +Roma in casi simili, io ho sempre la risposta +pronta: salgo in una <i>botte</i> e mi faccio condurre +a San Pietro. Ho per quella grande piazza ellittica +una specie di passione strana che alimenta +in me una bramosia inesauribile di rivederla: il +getto superbo di quelle due fontane, illuminato +dal sole, pare ogni volta che mi slarghi il petto +e mi fa ballare il cuore di gioia, mentre l’immane +colonnato, curvilineo, serrandomi a destra +e a sinistra l’orizzonte, e tutte quelle statue poggianti +ritte sovra l’attico e in atto d’osservarmi +<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> +severe, par che mi avvisino ch’io sono entrato +in un vecchio mondo misterioso e magnifico. Anche +per la basilica vaticana io ho sempre avuta +una forte ammirazione, e me la sento dentro aumentare +e ingigantire, man mano che in me si +raffreddano i romantici entusiasmi per certe architetture +gotiche.... So che anche voi, mia cara, +mi condannate per questo, ed io chino il capo +rassegnato, aspettando che il tempo mi renda +giustizia. Lento ma ottimo giustiziere il tempo, +non è vero? Voi lo sapete per prova. +</p> + +<p> +Arrivai dunque in piazza San Pietro un’ora +circa prima del tramonto del sole. Cominciavano +le grandi ombre a stendersi dalle moli colossali: +delle due fontane quella ch’io vedevo, arrivando, +alla mia sinistra, pareva tutta raccolta e tranquilla +nella calma vespertina, ma l’altra, dardeggiata +obliquamente dal sole occiduo, era tutta +una letizia di raggi e di zampilli e di nebbia luminosa, +diffusa intorno per largo tratto. Un gruppo +di signori forestieri, uomini e donne, stava fermo +ad ammirarla; e parevano contentissimi d’essere +inaffiati da quella rugiada. +</p> + +<p> +Credevo come al solito di trovare la gran +chiesa a quell’ora deserta, ma m’ingannai. +</p> + +<p> +La festa dell’Ascensione aveva chiamata là +molta gente: forestieri delle provincie, romani <i>de</i> +Roma, <i>inglesi</i>, suore, trasteverini, <i>minenti</i>, frati, +preti, pifferari, la turba mista e bizzarra insomma +<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> +che San Pietro accoglie in alcuni giorni dell’anno +e che vanamente cerchereste altrove; le centinaia +e le migliaia che si sparpagliano, povero formicaio +umano, sotto le navate enormi, e si perdono, +come ombre, dietro i piloni smisurati, non +facendo nemmeno sentire il fruscìo dei loro piedi... +</p> + +<p> +Mentre spingevo il pesante tendone della porta, +m’arrivò subito una modulazione musicale. Era +un istrumento? Era voce umana? Così alla prima +non potei capire. Era un suono di timbro ed acutezza +insolita, esilissimo, eppure vibrante per +quella vastità in modo che parea tutta riempirla. +Fatti alcuni passi nella basilica, sentii distintamente +la frase di un verso biblico arrivarmi colle note all’orecchio. +Era dunque canto umano senza dubbio. +</p> + +<p> +E quale canto, signora! Immaginate una voce +che fonde insieme la dolcezza del flauto e l’animata +soavità della laringe umana, una voce che +sale, sale leggera e spontanea come vola per +l’aria un uccello di paradiso, e quando vi pare +che siasi posata sugli ultimissimi vertici della +gamma sopracuta, ecco che spicca ancora altri +voli e sale sale sempre egualmente leggera, egualmente +spontanea, senza la più piccola espressione +di sforzo, senza il più tenue indizio d’artifizio, +di ricerca, di stento, una voce infine che +vi dà l’idea immediata del «sentimento fatto +suono» e dell’ascensione d’un’anima verso l’infinito +sull’ali di quel sentimento +<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> +Che vi dirò di più? Ho sentito la Frezzolini +in camera e la Patti in teatro; ho ammirato Masini, +Vögel, Cotogni; ma in mezzo alla mia ammirazione +rimaneva sempre qualcosa di inappagato +in fondo al mio desiderio; rimaneva da togliere +un certo dissidio fra l’intenzione dell’artista, +non di rado elevata e fine, e la piena condiscendenza +de’ suoi mezzi vocali. — Qui invece +tutto il mio essere era mirabilmente soddisfatto: +non la minima asprezza nel passaggio da un registro +all’altro della voce, non penuria di astensione, +non disuguaglianza di timbro da nota a +nota, ma un linguaggio musicale calmo, dolce, +solenne, intonatissimo, che mi stupiva e mi rapiva +a un punto solo colla potenza di una gratissima +sensazione non provata innanzi mai! +</p> + +<p> +Mi spinsi avanti per la basilica con passi affrettati +verso quella voce e quel canto. — Nel +giorno dell’Ascensione i cantori della Cappella +Sistina scendono in San Pietro e prendono parte +alla celebrazione della festa. Cantano sotto la +cupola di Michelangelo in una piccola cantoria +eretta all’uopo, accompagnati da un piccolo organo, +che anch’oggi, come al tempo di Berlioz, +è mosso sovra delle rotelle pel pavimento. +</p> + +<p> +La folla si faceva man mano più densa, ma +io m’adoprai in modo che dopo circa dieci minuti +ero arrivato proprio sotto la cantoria e guardavo +in faccia il mio <i>solista</i>. — Eseguivano un +<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> +<i>mottetto</i> dell’Allegri quasi tutto affidato a lui; il +coro entrava di tanto in tanto con brevi <i>risposte</i>, +e l’organo con pochi accordi di accompagnamento +aiutava a sostenere l’intonazione perfetta. +</p> + +<p> +Finalmente ho intesa la voce vera del <i>soprano</i>. +Vadano a riporsi le signore cantatrici che usurpano +questo nome! Con più appropriato vocabolo +le chiameremo, se vogliono, <i>soprane</i>; ma è da augurare +per il bene dell’arte del canto, declinante +a gran passi, ch’esse smettano una buona volta +la sciagurata ambizione d’assurgere cogli sforzi +della loro laringe a certe acutezze diatoniche solo +legittimamente consentite ai soprani veri ed a +soprani sacri — ai soprani per diritto divino. +</p> + +<p> +Oh chi ridona all’arte i vecchi contralti, così +giustamente rimpianti da Gioacchino Rossini! +</p> + +<p> +Nè vi paia strano, o signora, ch’io in quel +giorno abbia anche compreso e partecipato il +disgusto di Parini per i soprani in teatro; +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Abborro sulla scena</p> +<p class="i01">Un canoro elefante...</p> +</div></div> + +<p> +Sì, quella voce eccezionale e quasi sorvolante +agli orizzonti della vita è fatta per esprimere +slanci di preghiere e rapimenti di estasi religiosa, +non è fatta per disposarsi alle torbide passioni +del dramma umano, nè per concorrere, profanandosi, +al divertimento scenico. Nella scena +<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> +essa doveva perdere il suo prestigio mistico senza +acquistare il vigore, la pieghevolezza e la verità +del dramma, e questo forse spiega perchè il vero +dramma musicale moderno comincia e coincide +col bando dei veri soprani dalle nostre scene +melodrammatiche. E se comprendo l’ammirazione +dei nostri nonni elevata al più alto grado, trovo +impossibile e ridicola la passione. L’amore di +Sarazine per Zambinella e la sanguinosa avventura +a cui riesce, per quanto magistralmente +narrati da Balzac, mi lasciano freddo ed incredulo. +Meglio comprendo gli epigrammi scritti dal popolo +napoletano sulla casa costrutta da Cafariello.... +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Io guardavo attento il mio soprano. Era un +giovane alto, pallido, non grasso, con una barbetta +rada e gentile, ritto e composto nella sua +cotta bianchissima davanti al suo leggìo. Mentre +la sua voce si elevava come un razzo canoro +serpeggiando in trilli e scale, dispiegandosi in +magnifiche declamazioni, io non riuscivo a notare +in lui il più piccolo segno di fatica e di +sforzo. La testa era lievemente inchinata sulla +musica che teneva con le due mani immobili. +<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> +Cantava a quel modo e pareva che leggesse. +Solo i suoi occhi si dilatavano, illuminandosi +tratto tratto allorchè una frase musicale toccava +il suo momento di più viva espansione; solo le +rughe della sua fronte si spianavano e si contraevano +assecondando le movenze del ritmo. +</p> + +<p> +Ebbene, guardando quegli occhi illuminati e +il tremito di quella fronte, io ho sentito che +quel giovane cantore gustava in quell’ora una +felicità alta ed intensa come io e voi, mia cara, +non abbiamo probabilmente gustata mai. — Egli +era felice, ma più che di tutta quella folla attenta +e rivolta a lui, e del lieve mormorìo d’ammirazione +contenuta che le sue mirabili note ogni +tanto suscitavano sotto la più augusta cupola +del mondo, egli era, io credo, felice della bellezza +del suo canto che si sentiva ripiovere sull’anima +come una rugiada celeste! +</p> + +<p> +Io l’ho compreso e l’ho invidiato: nel calore +del mio entusiasmo ho pronunziato dentro di +me il pazzo augurio che ho avuto la franchezza +di significarvi e che mi ha tirato addosso le +espressioni del vostro orrore. Che volete ch’io vi +dica? Durante quel mottetto dell’Allegri uno +strano cambiamento è avvenuto in me; e mi pareva +che nell’animo mio si facesse una gran luce +improvvisa. In quella luce io vedevo — bizzarra +visione — gli antichi Coribanti che menavano +intorno, con gesti e grida di gente estatica una +<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> +danza vertiginosa, e in mezzo a quella ridda +vedevo alzarsi la figura grave e serena di Origene +che tendendo una mano e gli occhi verso +le stelle esclamava: <i>beati!</i>... Al tempo stesso mi +venivano in mente certe parole con cui il duca +di Richelieu ringraziò la bontà divina quando +s’accorse d’esser giunto al termine della sua +carriera — nè diplomatica, nè militare. +</p> + +<p> +E pensavo: quando questo giovane sarà anch’esso +innanzi cogli anni e un giorno s’accorgerà +di non aver più la voce atta al mistico +ufficio a cui ora la consacra, con che parola +ringrazierà egli Dio della sua carriera compiuta?... +In sostanza la mia mente s’andava arrampicando +su per delle guglie perigliose e splendide. Mi +tinnivano negli orecchi e mi sentivo vibrare per +tutto l’essere accordi e dissonanze piene di voluttà +ignota. Alzavo gli occhi e mi pareva che +gli Evangelisti dai grandi pennacchi mi accennassero +colla testa che avevo ragione. Sarò stato +pazzo, se volete, ma ero superbo e felice. +</p> + +<p> +Potete condannarmi, ma, francamente, a compiangermi +avreste torto. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> +</p> + +<h2 id="ricordo">PRIMO RICORDO</h2> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> +</p> + +<p> +Io voglio risalire con la mente al +primo ricordo preciso della mia vita. +Più in là, per quanto io guardi, non +veggo ondeggiarmi dinanzi che qualche +ombra vaga, perdentesi nei primissimi +crepuscoli della mia memoria. +</p> + +<p> +Ecco: io veggo ancora la casetta ove la mia +famiglia passava gran parte dell’anno quand’ero +bambino; bassa, bianca, con le finestre verdi, +non circondata d’alberi, posta fra la strada maestra +e il fiume Savena, a tre miglia da Bologna. +</p> + +<p> +Doveva da poco essere incominciato il giorno, +perchè, guardando dalla finestra, io vedevo il +cielo da una parte tutto sparso di nubi rosse; +un rosso vivissimo, come non ho visto di poi che +<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> +rarissime volte in qualche tramonto estivo. — Quantunque +fosse così di buon ora, nella casa +già era un tramestìo grande. Sentivo aprire e +chiudere usci, sentivo passi affrettati e bisbigli. +</p> + +<p> +Certo io non mi vestii e non scesi di letto +senza aiuto; ma non posso ricordarmi di chi +m’aiutasse. Veggo la fisonomia d’una ragazza di +casa, l’Eugenia; ma quella fisonomia si mesce +confusamente a quasi tutti i miei ricordi infantili. +</p> + +<p> +Dopo, la mia memoria si perde per un certo +tratto. C’è come uno strappo che non riesco a +riunire. Dove e come io abbia passato quella +giornata non ricordo: un momento mi veggo in +confuso a passeggiare con un grosso cane vicino +al fiume, che cominciava ad ingrossare per una +delle solite piene d’autunno. Probabilmente mi +avranno tenuto apposta fuori di casa, ove non +poteva che essere, molto male a proposito, tra +i piedi alla gente. +</p> + +<p> +Ma più tardi verso il tramonto, ecco ch’io +sono ancora in casa mia e precisamente sulla +breve scala che dalle stanze superiori mette nella +loggia al pianterreno. +</p> + +<p> +La porta è aperta, spalancata, e veggo della +gente che va e viene per la strada maestra. Nella +loggia veggo tre o quattro persone, intorno ad +un lettino situato in faccia alla porta. Distinguo +benissimo mia madre che sta in piedi accanto al +<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> +lettino e di tanto in tanto si china sovr’esso, con +una grande espressione d’angoscia, senza pronunziar +parola.... +</p> + +<p> +In quella cuna agonizzava una mia sorellina +di circa un anno e mezzo; e l’avevano portata +dalla sua stanza nella loggia, vicino alla porta +spalancata a vedere se potesse meno penosamente +respirare. Io credo che la poverina morisse +di difterite; ma allora i medici non avevano +ancora messo in voga questa orrenda parola. +</p> + +<p> +La bimba era proprio agli estremi: ed io dalla +scala, non osservato, stavo guardando la triste +scena. Guardavo immobile, con gli occhi fissi, +senza rendermi ancora conto di ciò che accadeva; +ma sentendo confusamente dentro di me che io +mi trovava in presenza di una cosa arcana e +terribile. +</p> + +<p> +Il visino della bimba era tutto color di cera, +fuor che intorno alla bocca semi-aperta, che si +mutava via via in una tinta fra il nero e il +violetto. I due braccini, fuori della coperta, stavano +abbandonati e senza moto, sul corpo inerte. +Tutto il moto del corpo poi erasi limitato su su +verso il collo e la bocca, negli ultimi sforzi della +respirazione, che ad ogni minuto secondo andava +affrettando penosamente e come restringendo sempre +di più il suo circolo breve. +</p> + +<p> +Il respiro della creaturina somigliava nel suono +a un lieve rantolo sibilante. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> +</p> + +<p> +Ed io lo sentivo quel respiro di moribonda, e +fino a che mi rimarrà la memoria avrò viva e +presente la indicibile pena che esso mi faceva. +Sarà forse effetto d’immaginazione, ma adesso +mi par certo che, sempre guardando dalla scala, +anch’io allora respiravo con affanno, e seguivo +e secondavo e numeravo, in qualche guisa, quel +ritmo doloroso.... +</p> + +<p> +A un tratto il sibilo prese a diminuire rapidamente +e non sentii più nulla. Allora il medico +accese una candela e l’accostò alla bocca della +bimba. Quando sentii singhiozzare e piangere +forte intorno a me, mi misi a piangere forte +anch’io, così che l’Eugenia mi trasse di là e mi +condusse fuori nel prato ripetendomi spesso: <i>è +andata in paradiso!</i> +</p> + +<p> +Che cos’era per me il paradiso? Anche questo +mi venne spiegato: ma per quanto la descrizione +fosse allegra io seguitavo ad essere triste. +E più d’una volta volli rivedere la bambina +morta, già leggiadramente acconciata in mezzo +ai fiori nella sua cuna. +</p> + +<p> +La sera del giorno dopo ebbe luogo il mortorio. +Io era sul ponte ad attenderlo e non ricordo +con chi. Ricordo invece benissimo che la +piena del fiume era grandemente cresciuta e che +l’acqua faceva sotto di noi un gran rombo, precipitandosi +dalla cascata e urtando contro i piloni +degli archi. Ero seduto sulla spalletta del +<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> +ponte e una mano mi teneva: io guardavo in +giù nel buio da cui saliva monotono il rombo +del fiume grosso. +</p> + +<p> +Intorno a me erano molti bimbi che facevano +un chiasso allegro: ma io nella mia testa ascoltavo +il fiume e associavo, non so come, a quella +sensazione una idea triste di fuga, di violenza, +di rapina. +</p> + +<p> +E quando finalmente si avvicinò la lunga fila +dei ceri accesi, che misero nell’aria piovigginosa +e buia come un incendio giulivo, io non ristetti +dal guardare a basso le acque torbide, le acque +fuggenti sotto di me; e credetti un momento, +laggiù fra i tronchi d’alberi portati dalla piena, +di veder passare la mia sorellina dentro la sua +cuna; la mia sorellina morta, che il fiume mi +portava via, lontano, per sempre, verso un abisso +ignoto, e dove non pertanto avrei voluto seguirla +e perdermi con lei... +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> +</p> + +<h2 id="repubblica">IN REPUBBLICA</h2> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> +</p> + +<p> +Diamo le spalle a Rimini e all’Adriatico: +la vettura corre rapidissima traverso +i campi, verso la montagna, per una +larga strada fiancheggiata da siepi +di biancospino che verdeggiano allegramente +al primo sole d’aprile. +</p> + +<p> +Il primo sole d’aprile è già sorto da mezz’ora +sui monti d’Albania e si specchia nelle acque +del mare, splendido, allegro, esultante forse dei +propri splendori e della vita primaverile che +sveglia e sollecita per tutto sulla terra. — Io, +senza volgermi e fissarlo, ma guardando innanzi +a me la campagna bellissima, lo tratto con un’apostrofe: +chi sa quanti <i>pesci d’aprile</i> illuminerai +tu oggi, o vecchio sole! +</p> + +<p> +Questa idea mi mette addosso una specie d’allegria +infantile. — Io, a buon conto, per quest’anno +<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> +non corro più alcun rischio, mettendo +tre lunghe ore di via montuosa fra me e il mio +caro mondo civilizzato. Addio dunque, <i>salons +polis, hommes polis, dames polies!</i> Io m’arrampico +sulle cime dei monti a cercare ed a visitare +un ultimo rifugio della semplicità antica... +Di lassù oggi potrò gettare a queste +<i>basse regioni</i> le mie occhiate più tranquille, sfidando +tutti i <i>pesci d’aprile</i> che mai sia dato di +confezionare a tutte le comari, a tutti i barbieri +e a tutti i giornalisti del bello italo regno. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Così pensando, levo gli occhi alla meta del +mio viaggio, al monte Titano, sede della città +di San Marino, capitale della serenissima repubblica +dello stesso nome. +</p> + +<p> +<i>Conveniunt rebus nomina.</i> Chi, viaggiando in +ferrovia tra Cesena e Rimini, guarda verso mezzodì +la catena dell’Appennino, non può a meno +di fermare l’occhio sovra questo enorme sasso +bruno, diroccato, torreggiante un gran tratto +colle sue tre creste superbe sulle cime minori; +ed esso richiama davvero alla mente l’idea d’un +gigante favoloso che un tempo si levò a lottare +coll’onnipotente, e ora, tutto solcato dalle folgori, +vinto, più che domo, sta adagiato lassù da secoli +a guardare, a sfidare sempre il cielo col piglio +<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> +cruccioso e dispettoso di Capaneo. Vedete che +effetto può fare la distanza in una fantasia riscaldata +ancora da qualche reminiscenza del De-Colonia! +</p> + +<p> +La strada, dopo alcune miglia, comincia a +salire; poi l’erta a breve andare diventa così rapida, +che i cavalli non bastano più. S’aggiunge +alla vettura un paio di bovi e malgrado il poderoso +aiuto si va su lenti lenti guadagnando la +montagna a oncia a oncia. +</p> + +<p> +Il monte Titano intanto vi pare vicinissimo, è +lì, proprio a pochi passi da voi; lanciando un +sasso vi sembra certo che arriverebbe alla cima. +Come va dunque che per due lunghe ore non +vi par quasi di procedere innanzi, come se vi +moveste a passi di tartaruga? Questa lunga e tediosa +illusione è prodotta dall’immenso <i>zig-zag</i> +ad angoli vicinissimi che la strada è costretta a +disegnare sul dorso del monte per aver l’onore +d’essere carrozzabile. Io inganno il tempo guardando +la collina intorno assai bene coltivata, coi +peschi ed i mandorli tutti in fiore, i grossi quercioni +coi rami ancora ignudi, gli ulivi e i lecci +spiccanti pel verde pallido e cupo delle loro foglie +perenni. +</p> + +<p> +Guardo e chiacchiero con due miei compagni +di viaggio. +</p> + +<p> +Il primo è un forlivese; amico intimo del celebre +baritono Cotogni, un tempo baritono +<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> +anch’esso; ora è uomo d’affari notissimo a Bologna +e per tutta Romagna. E il più dilettevole +compagno di viaggio che si possa desiderare +da un musicomane par mio. +</p> + +<p> +Quando ogni argomento di chiacchiere è esaurito, +e le ore della ferrovia si succedono lente, lunghe, +uggiose, e il sonno promette sempre di venire e +non viene, allora l’amico ex cantante trae fuori +dal ricco repertorio de’ suoi ricordi teatrali una +parte di basso o baritono a vostra scelta, dal +vecchio <i>Faliero</i> di Donizetti al <i>Mefistofele</i> di +Gounod, e qui, con una mezza voce intonata e +gradevole, comincia a cantarvela tutta da cima +a fondo senza saltare una battuta, senza sbagliare +una nota, — accennando per giunta il +canto delle altre parti e gli intermezzi orchestrali. +</p> + +<p> +L’altro mio compagno di salita, e insieme nostro +ospite, è il conte Bartolomeo Manzoni-Borghesi, +figlio al celebre bibliografo di Lugo, erede +del nome e delle sostanze del sommo archeologo +di Savignano. È un giovane molto simpatico, e +ricco di quella cultura soda, a fondo schiettamente +classico, che fu un tempo così frequente +nelle buone famiglie di Romagna, ed oggi, pur +troppo, è quasi del tutto perduta. Egli ama con +passione due cose: la caccia e le medaglie antiche. +L’acquisto fatto il giorno innanzi d’una +moneta rara dell’imperatore Pertinace accresceva +il suo buon umore, e gli tardava d’aggiungerla +al famoso medagliere che ereditò dal Borghesi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> +</p> + +<p> +Ma intanto i bovi fanno il loro dovere, e siamo +oramai alla meta. Ecco il borgo, un allegro e +grazioso paese di circa ottocento abitanti, il quale +si adagia molto pittorescamente e abbastanza +comodamente sovra un ultimo ripiano che gira +come d’una zona sul fianco destro l’ultima e ripidissima +cima del Titano. +</p> + +<p> +Si staccano i bovi, ed i cavalli da soli e da +bravi fanno l’ultima salita in una stupenda strada +a rampe, costeggiante l’abisso. Il cocchiere li incalza +colla frusta e colle grida; a un tratto le +quattro ruote della vettura rumoreggiano sul duro +ciottolato; ed eccoci trasportati in mezzo alla +capitale della serenissima. Evviva! +</p> + +<p> +Oggi è un giorno di festa magna per tutti i +Sammarinesi. I due <i>Capitani reggenti</i> a nome +del <i>Consiglio principe</i>, dopo i sei mesi d’uso, depongono +il supremo comando esecutivo nelle +mani, o, a parlar più testuale, «sul collo» dei +loro due successori. +</p> + +<p> +Noi arriviamo appunto quando la solenne cerimonia +sta per cominciare. Sul <i>pianello</i> (la maggior +piazza della capitale) è adunata molta gente +in abiti festivi, che attende davanti al palazzo +d’udienza i vecchi ed i nuovi magistrati. Io osservo +intanto in mezzo alla piccola piazza un +alto piedistallo di marmo, abbastanza bello nella +sua semplicità, e mi pare che sovr’esso verrà +fra breve inaugurata una statua alla <i>Libertà</i>. +<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> +Donde verrà la statua, e chi n’è l’autore? I +Sammarinesi non sanno più che tanto. Una signora +russa, letificata dalla repubblica col titolo +di duchessa di Mongiardino (una città di provincia) +ha ricambiato il magnifico dono con una bella +somma di denaro e la promessa di quella statua +per giunta. A quest’ora, probabilmente, la figliuola +d’un mercante d’olio di balena in Finlandia, +scorre per le capitali d’Europa facendosi salutare +e inchinare duchessa in nome d’una repubblica. +E i liberi cittadini del Titano aspettano la +statua della <i>Libertà</i>! +</p> + +<p> +Attenti: dalla parte del palazzo d’udienza esce +a far mostra de’ suoi brillanti uniformi il drappello +delle guardie del Consiglio Principe, e si +schiera ad attendere i Consoli. I quali poco appresso +escono anch’essi attorniati dai maggiori +ufficiali dello stato, e s’incamminano verso la +chiesa in processione lenta, sotto un cielo azzurro +e splendido, accompagnati dal popolo che +si profonde in atto di rispetto, con dietro la +banda che suona una allegra marcia, mentre le +campane suonano a festa, e più d’alto, dalla +somma Rocca del Titano, s’odono, a giusti intervalli, +gli scoppi de’ mortari ripetuti intorno +dagli echi solenni del monte e della vallata. +</p> + +<p> +In chiesa la cerimonia è breve e semplicissima, +perchè si limita ad una messa <i>bassa</i>, detta con +edificante rapidità da un prete dabbene, più +<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> +qualche <i>oremus</i> di circostanza. L’altare è parato +a festa, e intorno al ciborio brilla in grandi lettere +il motto di San Paolo: <i>Voi siete nati per +essere liberi</i>. +</p> + +<p> +Durante la cerimonia io osservavo i quattro +magistrati che vi assistono gravi, silenziosi, ora +in piedi, ora in ginocchio, davanti a uno sgabello +parato in rosso per la circostanza. I due +nuovi, malgrado che vestano uno stesso costume, +che ha dello spagnuolo e del fiammingo, mostrano +visibilmente al tipo che uno è tratto dal +patriziato, uno di famiglia popolare. Non dirò +quale dei due tipi sia meglio rappresentato: so +che guardando a quelle due teste nè altere, nè +umili, senza piglio dittatorio o lampi di genio, +io, a tutto loro elogio, volgevo in mente un epigramma +di Platen composto dal poeta tedesco +mentre assisteva, non ricordo in che anno, a +questa istessa solennità. +</p> + +<p> +«Quando entrai nella chiesa vi si eleggevano +i consoli dell’anno come impone l’usanza. Veramente +essi erano una coppia paesana, e non Cato +e non Cesare. Ma promettevano al popolo ancora +un anno di pace.» +</p> + +<p> +Il più importante della cerimonia, cioè la consegna +del potere, si compie poi nella gran sala +del Consiglio Principe. +</p> + +<p> +Un professore delle scuole pubbliche legge +un discorso, il quale disserta al solito su qualche +<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> +argomento di buon governo, e che i buoni magistrati +ascoltano senza pensare (almeno sembra) +alla risposta che diede Annibale a quel retore +che l’intrattenne per due ore sul modo di vincere +le battaglie. +</p> + +<p> +Giunge infine il momento solenne. I due vecchi +consoli si levano dal collo il gran collare di +S. Marino e lo appendono a quello dei nuovi; +il segretario <i>prende atto</i> d’ogni cosa, e il trapasso +dei poteri è un fatto compiuto. Il governo della +repubblica per altri sei mesi è affidato a mani +sicure. — Bande, campane e mortai ripetono +i saluti festivi, il popolo inchina al passaggio i +nuovi suoi reggitori, e ognuno va a pranzo che +già il tocco è sonato. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Anche noi si va a pranzo, e camminando si dà +una occhiata intorno alla fisonomia del paese. +Le vie strette e bistorte corrono su e giù per +il dosso del monte così erte, a pendii così bizzarri +e disuguali, che non di rado paiono scoscendimenti +repentini avvenuti per terremoto. Le +case, d’esteriore spesso modestissimo, piantate +alla meglio su quei greppi di pietra arenaria, +pare che s’addossino penosamente l’una all’altra +<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> +per paura di cadere. Diresti che la città di San +Marino siasi venuta formando via via per modo +d’agglomerazione fortuita, come il sasso enorme, +da cui è sorretta, il quale nel tempo dei tempi si +formò, dicono i geologi, per una formazione venti +volte millenaria di elementi corallini e calcari, +in mezzo ai flutti vetustissimi del Mediterraneo. +</p> + +<p> +La casa ove il nostro ospite ci accoglie, posta +in uno dei luoghi più eminenti della città, non +ha nulla da invidiare ad un palazzo. — Visitiamo +anzitutto il celebre medagliere di Borghesi: quarantamila +circa tra monete e medaglie consolari, +imperiali e medievali e del rinascimento, di cui +moltissime in oro e argento. Che ricchezza metallica, +e sopratutto quale inestimabile tesoro +archeologico! La collezione completa delle monete +consolari fu messa in ordine e tutta sapientemente +illustrata dallo stesso Borghesi. Qual’è +oggi sovrano o museo di Europa per cui il fortunato +possessore non debba essere oggetto +d’invidia? +</p> + +<p> +A pranzo (un pranzo squisito, ove specialmente +si fanno onore i pesci dell’Adriatico e i vini del Titano) +il discorso s’aggirava naturalmente intorno +a Bartolomeo Borghesi, il vero <i>genius loci</i>. — Quest’uomo +portentoso che tutta la dotta Europa +salutò principe nella epigrafia e nella numismatica, +che Mommsen chiama maestro suo, che +Napoleone III volle onorare ordinando a proprie +<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> +spese la stampa delle sue opere, visse quassù gli +ultimi trent’anni della sua vita, solitario co’ suoi +libri, semplice, alla mano, ospitale, vero eremita +della scienza. +</p> + +<p> +Gli studi austerissimi non gli turbarono mai +l’indole piacevole e l’elegante urbanità della vita. +Convitava assai volentieri alla sua mensa, e là, +al tramonto del sole, dopo essersi tutto il giorno +stillato il cervello sopra una lapide osca o +sannita, lasciava il freno all’umore gaio. A guisa +di tanti altri uomini illustri, da Catone a Beethoven, +egli a lungo e volentieri <i>sedebat et +bibebat</i>, più contento d’un re, autorevole e modesto +come un patriarca. +</p> + +<p> +L’amico ricordava più d’un aneddoto caratteristico +della vita di Borghesi. — Un giorno +gli venne notizia che in una montagna presso +Ancona s’era scoperto un numero grandissimo +di monete consolari. L’archeologo andò sollecito +sul luogo e comperò in blocco tutto il tesoro +ritrovato; poi scelse delle monete quelle che servivano +ad empire i vuoti della sua collezione e +disfece il rimanente. +</p> + +<p> +— O che ne fece? domandai io.... +</p> + +<p> +— Le mise in un crogiuolo e coll’argento fuso +diede a fabbricare le posate di cui ora ci serviamo +mangiando. +</p> + +<p> +Eravamo proprio in pieno ambiente archeologico, +anche a tavola. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> +</p> + +<p> +Dopo pranzato ci rechiamo a prendere il caffè +sul vasto spianato dinanzi alla casa, che il vecchio +Borghesi volle ridotto ad orto e giardino +con terra portata sin lassù a coprire il nudo +sasso, a schiena di quadrupedi. Immaginate che +difficoltà e che spesa! Ma non per nulla la sua +fantasia si aggirava di continuo in mezzo agli +ardimenti del mondo romano. Il parapetto del +giardino gira proprio sull’orlo dell’altissimo ciglione. +Mi affacciai e rimasi incantato. +</p> + +<p> +Non è il panorama di Napoli, nè quello di +Genova e del Bosforo. Non è «l’interminabile +sorriso» dei piani lombardi che da una balza +dell’Alpi si versa per gli occhi nell’anima all’esule +di Berchet. È uno spettacolo, un quadro +di natura che ha un tipo tutto suo originale. In +faccia Rimini e l’Adriatico, vasta distesa d’acque +biancheggianti, rotte qua e là da strisce di puro +smeraldo: lontano, in fondo all’orizzonte, forse +nubi trasparenti nella nebbia lievissima, forse i +contorni indecisi delle montagne di Dalmazia. +Alla nostra destra la punta d’Ancona col suo +monte solitario; e girando più su l’occhio, si scoprono +a mano a mano le giogaie di San Vicino, +la catena di Carpegna, e più lontano confuse +nei vapori azzurrognoli le cime altissime di Cagli. +La pineta di Ravenna nereggia a sinistra, verso +il mare, e più presso il superbo colle di Bertinoro, +tutto ridente di case e di vigneti. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> +</p> + +<p> +Fra questi due confini si stende l’ampia vallata, +che la Marrecchia attraversa, camminando +al mare col suo meandro serpeggiante e luminoso +sotto i raggi del sole. +</p> + +<p> +Questa vallata, veduta così dall’altezza del +Titano, ha un aspetto d’austera grandiosità, che +in quell’ora, in quel silenzio, mette nell’anima +una tristezza sublime. +</p> + +<p> +Le colline, che degradando la fiancheggiano, +di colore ferrigno e in apparenza incolte, paiono +di lassù colossali rigonfiamenti di terreno i cui +vertici debbano da un momento all’altro aprirsi +fumando in crateri di vulcani. +</p> + +<p> +... Dall’aspetto di questi luoghi la mente corre +alla loro storia, e coglie una somiglianza, forse +fantastica, ma viva e portante. Sì, questi sono +davvero i campi, questo il teatro, ove doveva +agitarsi una gente feroce, indomita e generosa, +così ben ritratta negli storici latini e nelle cronache +del medio evo: una gente in cui la natura +condensò tutti i nobili istinti della stirpe italica, +ma che ereditò, più che ogni altra della famiglia, +il difetto d’un ideale storico mal definito, e consumò +sovente se stessa in fiere inquietudini, in +lotte atroci ed infeconde.... +</p> + +<p> +Gli amici mi tolgono alle mie divagazioni, +chè la giornata è ormai al suo termine. Saliamo +in fretta a visitare la vecchia Rocca della Repubblica, +messa ad uso di prigione. Una fortezza +<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> +senza cannoni, e delle carceri senza un solo prigioniero! +Una visita facemmo anche alla biblioteca, +che è a un tempo pinacoteca, museo, +armeria e raccolta d’ogni oggetto notevole posseduto +dalla Repubblica. Tra le cose d’arte ammiriamo +un bassorilievo in bronzo di fare michelangiolesco, +una tavola di Giulio Romano, e un +S. Sebastiano, bellissimo nudo fieramente spiccato +in contrasto di luce e d’ombra. Lo dicono +di Ribera, ed è opera degna del Velasquez. +</p> + +<p> +Il sole tramonta dietro la bruna rôcca di San +Leo, mentre noi discendiamo rapidamente verso +Rimini: i suoi raggi obbliqui colorano ritirandosi +or questa or quella cima di colle, e le ombre +gigantesche si estendono per la vallata innanzi +a noi, mutando con vicenda rapida e fantastica. +Io vado sfogliando le pagine d’un bel volume +regalatomi cortesemente dal bibliotecario della +Repubblica. È la storia di San Marino, scritta +dal conte E. De Bruc, oggi incaricato degli +affari della Serenissima a Parigi. Mi fermo casualmente +al seguente passo, che regalo ai lettori +<i>pour la bone bouche</i>: +</p> + +<p> +«Nel 1872, questo trattato (fra il regno +d’Italia e la Repubblica) lievemente modificato +ricevette la sua definitiva applicazione dopo +che l’ebbero ratificato il signor <i>E. Vigliani +ministro plenipotenziario della Repubblica di +San Marino e il signor Guardasigilli ministro +di S. M. il Re d’Italia.</i>» +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> +</p> + +<h2 id="dieci">DOPO DIECI ANNI</h2> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> +</p> + +<p> +La contessa Florenzi fece a posta attaccare +il suo <i>landau</i> e giunse di buon +trotto alla villa dell’amica per informarla +del grande avvenimento. +</p> + +<p> +— Sai chi è arrivato? +</p> + +<p> +— Chi? +</p> + +<p> +— L’Arnaldi. L’ho incontrato stamani in via +Tornabuoni. Mi ha subito riconosciuta e staccatosi +da un gruppo d’amici mi ha fermato sul +marciapiedi per salutarmi. — Io invece, alla prima +non lo riconoscevo... Una trasformazione, mia +cara delle più complete e delle più splendide! +Al tempo che partì era un ragazzo impacciato, +mal vestito, nè bello nè brutto, per me piuttosto +antipatico. Adesso è un giovanotto biondo +<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> +con la taglia forte e svelta, la fisonomia aperta +e distinta, le maniere elegantissime. Deve avere +trentacinque anni... e non ne dimostra trenta. +Ah, mia cara! Non c’è che la vita inglese per +fare gli uomini o per accomodarli... Sapevi del +suo ritorno?... +</p> + +<p> +Donna Giulia sapeva, all’incirca, del ritorno +dell’Arnaldi, perchè egli stesso glie lo aveva +annunziato come imminente in una sua lettera +ricevuta da lei quindici giorni addietro: lo sapeva +ma con l’amica si finse sorpresa. Poi disse: +</p> + +<p> +— Gli scriverò stasera che venga a vedermi... +</p> + +<p> +Nel pronunziare la parola <i>vedermi</i> la voce le +si alterò un pochino: ma forse fu cosa impercettibile +per l’amica, la quale si mise a discorrere +dei pettegolezzi della città; e in quei giorni +ve n’era per l’appunto un paio di comicissimi. +Donna Giulia più volte unì le sue risate sonore +a quelle dell’amica. +</p> + +<p> +— Ora che t’ho dato una buona nuova (conchiuse +la Florenzi) e che t’ho fatto ridere di +gusto, ecco che me vado. +</p> + +<p> +E risalì leggera in carrozza. Rifacendo la strada +essa aguzzava la mente per veder pure di convincersi +se, ascoltando l’annunzio del ritorno dell’Arnaldi, +l’amica sua non avesse proprio tradito +alcun turbamento dell’animo. Le pareva e non +le pareva... Ma già quella Giulia; tanto strana, +tanto impenetrabile! +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> +</p> + +<p> +Giulia stette a veder partire l’amica, poi rimase +un poco dinanzi alla villa abbassando lentamente +la testa, mentre con la punta d’una delle +sue scarpine pareva che volesse trivellare il +terreno umidiccio del viale coperto di una ghiaia +lucida e minuta. +</p> + +<p> +I capelli biondi, troppo biondi sotto il sole, +le cadevano a larghe treccie parte sulle spalle +parte sul viso. Nella sua vestaglia bianca e celeste +di taglio elegantissima e ricca di pizzi, la +sua alta figura si contornava ancora magnificamente. +Si capiva che era stata una gran bella +donna: non aveva quarant’anni e ne dimostrava +almeno almeno quarantacinque. +</p> + +<p> +Quando fu in casa scrisse con mano nervosa +una lettera e la consegnò al servo ingiungendogli +di portarla subito in città. Poi abbassò ella +stessa gli <i>sthor</i> alle due finestre del suo salotto, +s’aggomitolò più che non si sdraiasse sovra un +piccolo divano e chiuse gli occhi. +</p> + +<p> +Nel salotto era quasi buio perfetto e in tutta +la villa un grande silenzio di <i>siesta</i> estiva. +</p> + +<p> +La mente di Giulia spaziava nei ricordi. Allorchè +conobbe l’Arnaldi essa aveva 30 anni: +era nella sua più splendida efflorescenza di donna. +</p> + +<p> +Quanti avevano detto d’amarla e quanti anche +glie l’avevano provato! Un principe di casa regnante +non aveva dubitato di compromettersi, +restando parecchi mesi attaccato a lei e obliando +<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> +nel lungo indugio le sue alte convenienze di principe +e i suoi obblighi sacri di marito... L’Arnaldi +invece quando la conobbe, era ancora un giovinetto +uscito di poco dalle università col suo diploma +d’ingegnere meccanico, solo decantato da +qualche amico per il suo ingegno audace e promettentissimo. +Le era piaciuto e l’aveva voluto: +ma aveva messo tanto poco d’ardore e d’esclusività +in questo amoretto, che essa sulle prime +non s’era nemmeno data la briga di romperla +interamente con una sua avventura più vecchia +e non ancora del tutto venutale a noia... +</p> + +<p> +Egli invece no: aveva messo nell’amarla tutto +l’abbandono del suo cuore quasi vergine e ogni +giorno, serrandola fra le sue braccia pazzo di +passione e di gelosia la obbligava a prendere i +più terribili giuramenti: che amava lui solo, che +nessuno aveva mai amato a quel modo, che lo +amerebbe in eterno!... +</p> + +<p> +E la donna lo compiaceva del quotidiano spergiuro; +ma, spergiurando, si sentiva sempre più +attratta in quel vortice caldo di vita giovanile e di +passione sincera. Finchè un bel giorno spezzò +d’un colpo il legame vecchio e fu lieta di poter +finalmente, e senza rimorso, articolare sulle labbra +dell’adorato ragazzo le parole del giuramento... +Ma, ahimè! proprio in quel tempo pervennero +in mano al giovane le prove certe dell’inganno +passato... +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> +</p> + +<p> +Che terribili giornate tennero dietro a quel +breve intervallo di felicità perfetta! Il giovane +si sentiva il cuore infranto. +</p> + +<p> +— Perchè lo aveva amato? Perchè lo aveva +ingannato?... E adesso com’era possibile che egli +avesse più fede in lei?... +</p> + +<p> +Seguivano parole dure, rimbrotti umilianti, +invettive furibonde. +</p> + +<p> +La vita fra i due divenne, a breve andare, intollerabile; +e fu una fortuna che l’Arnaldi vincendo +le lagrime e gli scongiuri di lei, si decidesse +ad allontanarsi. Andò in Inghilterra a completare +i suoi studi nella visita e nella dimora +di quelle grandi officine. +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +E donna Giulia proseguendo nei ricordi, vedeva +un altro periodo della sua vita. Una vita +deplorabile e piena di contradizione. L’anima +sua era sempre con lui, lo seguiva da per tutto, +lo invocava ogni giorno: ma qui, nell’uggia di +una solitudine, che pareva e forse era un abbandono, +essa sentiva il bisogno di vivere, di consolarsi +e distrarsi. L’istinto caduco della donna +mondana, bella per giunta e ricca e corteggiata, +la vinceva sopra ogni altro sentimento, ed essa si +<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> +lasciava andare giù, giù giù... Talvolta all’Arnaldi +nel fondo di una miniera della Cornovaglia o in +mezzo ai frastuoni di un opifizio di Lanchaster +arrivava una lettera di dieci pagine scritte per +dritto e per traverso in cui la donna innamorata +versava tutta la tenerezza dei ricordi e la foga +dei desiderii; ma mentre egli la leggeva, non +senza un avanzo di emozione vera, molto probabilmente +donna Giulia attutiva ricordi e desiderii, +distraendosi... perchè essa era costretta +ad amare ma non aveva nè la forza nè la virtù +di soffrire. E alle cadute frequenti si alternavano +i vani rimorsi. +</p> + +<p> +Ma intanto passavano gli anni non risparmiando +la scultoria bellezza della donna, anzi +attaccandola con frettolosa crudeltà. +</p> + +<p> +Le brezze del tramonto erano micidiali a quel +fiore superbo. Donna Giulia andava pensando +che in quella triste discesa della vita, la distanza +fra lei e l’Arnaldi s’aumentava oltre la proporzione +degli anni, e poteva diventare enorme. Un +giorno, mentre si guardava allo specchio, pensò +a un tratto: +</p> + +<p> +— S’egli tornasse?... +</p> + +<p> +E il triste sorriso che ella si vide sulle labbra +troppo rosee, aumentò la costernazione del suo +cuore. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Ed ecco che egli era tornato per l’appunto. +Ricco, bello, forte, ammirato: l’Arnaldi in quel +momento toccava il culmine trionfale della vita; +quel culmine che essa aveva oltrepassato da parecchi +anni e che le pareva già tanto, tanto +lontano! E donna Giulia pensava irritata: +</p> + +<p> +— Gli uomini ci vincono sempre, in tutto. +Quand’è che essi diventano vecchi? Tocca a noi +quando siamo ben discese, di vederceli comparire +dinanzi meglio di prima. Dove sono stati? +Che hanno fatto? Il tempo che noi abbiamo perduto +ad invecchiare essi l’hanno speso ad entrare +in una seconda, in una migliore giovinezza... +Quale ingiustizia! +</p> + +<p> +E la donna era tutta invasa da un avvilimento +profondo, al quale tentava indarno di opporre le +rivolte dell’orgoglio. Poi una idea cominciò ad +attristarla, ad atterrirla. Aveva scritto all’Arnaldi +un biglietto nel quale lo invitava ad andare +da lei la sera stessa. Il biglietto concludeva: +</p> + +<p> +— Non mancate assolutamente. A questo solo +patto io potrò perdonarvi d’essere a Firenze da +due giorni senza che vi siate ricordato di me! +</p> + +<p> +Quindi donna Giulia pensò che sull’imbrunire +di quella stessa giornata l’Arnaldi sarebbe arrivato +e si sarebbe trovato lì in quello stesso +salotto, dinanzi a lei, guardandola... dieci anni +dopo!... La donna vide tutto il suo svantaggio +in quel rapido sindacato e presentì un immenso +<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> +pericolo e un dolore e una umiliazione intollerabili. +Allora con un movimento fiero di tutta +la persona si rizzò e diede due colpi al bottone +elettrico. +</p> + +<p> +Comparve la cameriera... +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Pochi minuti dopo le ventiquattro l’Arnaldi +entro una vettura da città scoperta usciva da +porta Romana. Dai campi, nell’aria temperata +del vespero, veniva di quando in quando una +allegra canzone e le prime lucciole cominciavano +a balenare sulle spighe del frumento ancora +verde. +</p> + +<p> +L’Arnaldi fumava il sigaro fantasticando. Nei +suoi pensieri, strano miscuglio di ricordi e di sogni, +la figura di donna Giulia s’insinuava sempre +più dolcemente. — Non era essa la donna che +egli aveva amata più di tutte le altre? E appunto +perchè da lei gli erano venuti i più grandi dolori +e i più acerbi disinganni, non gli aveva essa +date le gioie più ineffabili... le sole complete, le sole +vere?... Colpevole sì... spergiura, indegna... Ma +quanta poesia, quanta sincerità di passione e di +abbandono in quella donna!... +</p> + +<p> +Il passato risuscitava nella sua parte più dolce +<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> +e più buona: e l’Arnaldi si sentiva come tornato +dieci anni addietro in una di quelle sere in +cui, col petto gonfio di desiderii, faceva la stessa +strada, così, circa a quell’ora, in cittadina scoperta, +impaziente di arrivare alla villa di donna +Giulia... Il cuore del giovane s’apriva adesso ad +una immensa benevolenza, e stava combinando +nella sua testa delle frasi gentili e delicatissime da +dire a Giulia in quella serata, dopo tanti anni +che non s’erano visti! +</p> + +<p> +A quattro chilometri da Firenze l’Arnaldi era +tutto immerso ne’ suoi pensieri, e non badò a +una bella carrozza signorile che gli veniva incontro +co’ suoi due grandi fanali accesi: e non +badò nemmeno che, mentre i due legni si passavano +accanto, una signora mise fuori dello sportello +la testa fissandolo alla luce dei fanali. +</p> + +<p> +Donna Giulia, che aveva fatto tutto allestire +in fretta per la partenza, ora andava verso la +stazione a prendervi il diretto delle nove. +</p> + +<p> +Quando sentì il rumore della vettura, un gran +battito del cuore e dei polsi la avvertì che dentro +c’era l’Arnaldi. Volle vederlo anche una volta +e lo avrebbe anche chiamato per nome; ma non +ebbe la forza. — Passato il legno, si avvolse bene +in un grande scialle, poggiò il capo all’angolo +della carrozza e prese l’attitudine di chi s’addormenta... +Ma la cameriera che era con lei, s’accorse +che la signora piangeva. +</p> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> +</p> + +<h2 id="montagnola">NELLA “MONTAGNOLA„</h2> +</div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> +</p> + +<p> +Die Nachtigall! È egli possibile immaginare +un nome più disadatto e più +prosaico di questo dato dalla lingua +tedesca all’usignolo? Rozza, brutta, +ridicola parola.... +</p> + +<p> +E forse Ottone avrebbe durato un pezzo ad +inveire, non so se a torto o a ragione; ma intanto +c’eravamo già messi per il viale tortuoso +e angusto del boschetto. Io gli feci cenno di +star zitto e ci fermammo ad ascoltare. +</p> + +<p> +L’usignuolo era a poca distanza da noi; non +so se posato sopra la frasca d’un giovine tiglio +o se, più probabilmente, nascoso nel folto di una +vecchia acacia capitozza, che ergeva la sua testa +raccolta e densa, a cui i raggi della luna davano +<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> +una tinta fra il lattiginoso e l’argenteo. L’usignuolo +cantava nel gran silenzio. Poco prima +avevamo udito alla chiesa di San Martino suonare +le due dopo mezzanotte: nella piazza d’armi +non s’era incontrata anima viva; nessuno girando +il gran viale rotondo della Montagnola; e ora +lì circondati ogni intorno dagli alti cespugli del +boschetto, nè vedendo altro che il cielo stellato +sopra di noi, provavamo tutti e due un senso +di isolamento e di calma perfetta, come se ci +fossimo trovati a quell’ora nella solitudine d’un +bosco sull’Appennino a venti miglia da Bologna. +</p> + +<p> +L’usignuolo cantava: e ci era, ripeto, tanto +vicino che, senza vederlo, udivamo a quando a +quando il leggero fruscìo delle foglie mosse da +lui. L’aria immobile era tutta piena del suo canto, +e il silenzio profondo pareva un silenzio d’ascoltazione, +secondo l’idea degli antichi poeti che +immaginavano i venti sospesi e gli alberi e le +rupi intente ad ascoltare qualche suono grato e +solenne. Io pensavo a questo proposito: Perchè +i poeti antichi, da Esiodo a Virgilio, descrivono +sempre il canto dell’usignuolo flebile e quasi +piagnucoloso?... A noi invece, avvezzi alle querimonie +della poesia moderna, a noi coll’orecchie +piene de’ piagnistei della musica melodrammatica, +e anche, ohimè! delle <i>romanze</i> da camera, +il canto dell’usignolo fa provare un senso +di dolcezza calma, temperata e quasi allegra. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> +</p> + +<p> +È la gran legge della progressione che signoreggia +tutte le sensazioni, massime se vi entra +l’arte, e massime se quest’arte è la musica. Un +coro infernale nell’<i>Orfeo</i> di Gluk parve nel secolo +passato l’ultimo segno della terribilità +espressa con voci e suoni: ponete ora quel coro +in mezzo a quelli del <i>gran finale</i> della <i>Regina +di Saba</i>, e farà l’effetto d’un lamento timido e +sommesso... +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Pensavo all’usignuolo, e sono cascato a parlar +d’arte. Che salto enorme coll’apparenza di un +passo agevole! In arte le forme si inseguono, si +raggiungono, s’urtano e si soverchiano in una +corsa affannosa ed infaticabile. Non solamente +ogni scuola ed ogni maniera ha il suo breve +tempo d’auge e di dominio; ma ogni singolo artista +ha spesso nella sua vita più atteggiamenti +d’ingegno e più stili, che rubano al pubblico un +suffragio esclusivo ed intollerante. A vedere la +energia degli assensi che riscuote d’ogni parte, +direste che finalmente egli sia giunto ad una +mèta stabile. Sì davvero! Ripassate fra qualche +anno e vedrete quel che rimane dell’opera e delle +ammirazioni. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> +</p> + +<p> +Arrivati poi al termine d’un periodo storico, +noi critici ci voltiamo indietro, provando a tirare +la somma: ma se vogliamo essere schietti +innanzi alla nostra e all’altrui vanità, dobbiamo +confessare che del molto lavoro fatto ciò che +rimane di vitale e di perenne è ben piccola cosa. +La più parte della suppellettile artistica somiglia +un magazzino d’abiti smessi o la raccolta delle +incisioni d’un giornale di mode. Come paiono +goffe e sgraziate quelle fogge che, viste cogli +occhi d’una volta, raddoppiavano la prestanza +degli uomini e la seduzione delle donne eleganti! +</p> + +<p> +Fui due anni fa a Milano, poco dopo la morte +del povero Cremona. Il fervore per la sua pittura +era al colmo. Un critico che, pur facendo +di cappello all’ingegno del pittore, volle mettere +una nota sorda in quel coro di lodi, fu a un pelo +d’essere lapidato. Intanto un giovine poeta cantava +in metro lirico l’apoteosi dei toni gialli e +rossi, paragonandoli, se ben mi ricordo, a cavalli +scalpitanti in guerra. Si giunse perfino ad +escogitare uno speciale sistema di ottica soggettiva +per giustificare certe tinte particolari al Cremona, +non riscontrabili in natura, e tutto quell’indefinito +e sfumato e nebbioso ch’egli metteva +nei piani e nei contorni. Passando poi dalle esecuzioni +ai concetti e agli intendimenti del pittore, +l’estro della esegèsi non aveva più limiti. Per +esempio quei due che si stringevano le mani con +<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> +passione, non erano solo due amanti: erano anche +due cugini. Si capiva, o almeno si era obbligati +a capire, guardando alla espressione finissimamente +cuginesca messa nei volti dal pittore... +</p> + +<p> +Io partii da quella esposizione intronato e confuso +per tutta quella critica mirabolana e, come +accade spesso, repugnandomi il decidere con una +affermazione secca, se ero io che non capivo od +essi i panegiristi che passavano il segno, mi acconciai +alla sospensiva, dicendo fra me e me: +Vedremo! +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +E non ho avuto bisogno d’aspettare un pezzo. +Li abbiamo veduti testè a Torino gli ultimi riflessi +di quella pittura cremoniana, inavvertiti e +confusi in mezzo ai quadri della mostra. — Un +Milanese che era meco, appassionato e schietto +cultore dell’arte, non sapeva riaversi dalla sorpresa, +paragonando i suoi entusiasmi di tre anni +fa colla delusione presente. +</p> + +<p> +E questa è storia che dura e si ripete fino +dal tempo in cui l’arte è divenuta una forma +della vita. La distanza dei secoli avvicina e confonde +i fatti, ma ciò che avviene ora sotto i +nostri occhi è avvenuto sempre più o meno. +<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> +Adesso i trapassi sono più rapidi, perchè la vita +moderna corre più inquieta e cupida alla cerca +del nuovo e del diverso; e la mole enorme delle +impressioni d’arte, accumulate nel cervello di noi +moderni, rende più frequenti le combinazioni +elettriche e le parvenze di novità, che un soffio +compone e un altro discompone. Intanto par +d’essere nel regno della ballata tedesca: <i>I morti +corrono!</i> Quante fronti che ieri nell’arringo +dell’arte si ergevano con piglio trionfale, vanno +oggi crucciate e dimesse! E ai trionfatori d’oggi +qual sorte è serbata per domani? +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Fortunato l’usignuolo! Il suo canto invariato +passò i secoli, arrivando sempre dolce e gradito +all’orecchio degli ascoltatori. +</p> + +<p> +«Tu sei giunto, o pellegrino, su questo sacro +colle fiorente d’ulivi, e alimentatore di cavalli. +Di qui s’ode l’usignuolo soavemente lamentarsi +nelle valli ombrose»... Sono passate migliaia +d’anni dal giorno in cui i vecchi di Colono con +queste parole salutavano Epidio cieco e ramingo: +altre migliaia di anni passeranno ancora, e avverrà +sempre che una semplice progressione di +note flautate e un rapido gorgheggio fermino di +<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> +notte a mezza strada il viandante, immemore +dell’ora tarda, o chiamino rapidamente alla finestra +la fanciulla mezzo spogliata, incurante della +umida brezza notturna. Frattanto intere cataste +d’istrumenti musicali inventati dall’uomo hanno +avuto tempo d’andare in disuso. Che n’è delle note +che placarono Saul, delle patrie canzoni che fecero +piangere Attila di tenerezza, delle melodie +di Casella che innamorarono Dante Alighieri? +</p> + +<p> +L’usignuolo nel silenzio ascoltante della natura +seguita ad essere il cantore prediletto della foresta; +e non vi ha dotto poeta che non fosse +pronto a dare tutto il suo greco e tutto il suo +latino, per tradurre in una strofa sola ciò che +egli dice alla notte e alla luna. E se noi potessimo +penetrare la intima essenza delle cose, credo +che scopriremmo non essere governata da diversa +legge la vera bellezza effusiva che durevolmente +ci viene dalle grandi opere d’arte. +</p> + +<p> +Di fatti, a raccogliere bene nel fondo dell’anima +nostra ciò che proprio costituisce la singolare +potenza di un grande artista, per esempio +un poeta come Omero, un pittore come Raffaello, +un melodista come Bellini, e a poco a +poco eliminando tutto quello che è in lui di generico, +di collettivo ed impersonale, all’ultimo +che rimane? Un <i>incognito indistinto</i> che non +troviamo parole ad esprimere e che vagamente +vorremmo significare con un gesto della mano, +<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> +un cenno del capo, una esclamazione... Salirono +le alte cime dell’ideale, scrutarono con penetrazione +insolita il libro della natura e furono a +ragione salutati spiriti magni; ma l’argomento +della loro grandezza è tutto in un fatto semplicissimo: +il quale consiste nell’aver essi fatta +vibrare una nota nuova nell’ime corde dell’essere +e con quella generato in noi una nuova +sensazione della vita. Nel linguaggio dell’arte +potrà poi chiamarsi la «sensazione omerica» +la «sensazione raffaellesca» la «sensazione +belliniana» e via dicendo. E questa piccola frase +sarà alle loro glorie monumento assai più durevole +e splendido di quelli in marmo e in bronzo +eretti loro dai mecenati o decretati dai governi +e dai popoli. +</p> + +<p> +Fuori di quest’àmbito misterioso abbiamo la +mediocrità, fin che vi piace aurea e invidiata: +dei quadri che durano a piacere dieci anni, delle +<i>arie</i> che per dieci mesi fanno la delizia di tutte +le platee, e dei poeti che sono alla moda per +una stagione di bagni. Fortunato l’usignuolo!... +</p> + +<p> +Che è? Io e l’amico dobbiamo a un tratto +mutare l’ascoltazione piacevole in un delizioso +rapimento. Non ci eravamo ancora accorti del +primo sorgere dell’alba; ma egli l’usignolo dalla +sua frasca aveva certo veduto comparire all’orizzonte +le prime tinte rosate e crocee, e sfumare +nell’azzurro perlato del cielo. E’ salutava il giorno +<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> +nascente. Non erano più le note sospirose e i +tenui trilli soavemente modulati, ma un impeto +di canto meraviglioso ora disteso, ora fiorito, +con gorgheggi a salti, a scale, a note picchiettate +con passaggi nuovi, strani, inattesi, con +volate di un ardimento e d’un lirismo indescrivibile. +Si sarebbe detto che l’usignuolo voleva +epilogare il suo lungo canto notturno gittando +incontro alla bella aurora uno sprazzo di rugiada +melodiosa. — Di fatti dopo breve tempo cessò +ad un punto il canto e volò via. +</p> + +<p> +O nobili amanti di Verona, voi eravate molto +inesperti del linguaggio degli uccelli! — La povera +allodola deve ad essi gratitudine eterna, +perchè presero argomento a un dolce indugio +d’amore, confondendo il suo canto con quello +dell’usignuolo... Ma forse i due innamorati giovinetti +non erano pienamente in buona fede, per +ragioni scusabili e invidiabili. +</p> + +<p class="pad2 center large"> +<span class="smcap">Fine.</span> +</p> + +<hr class="silver"> + +<div class="somm"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> +</p> + +<h2><a id="indice" href="#indfront"> +INDICE</a></h2> + +<table class="indice"> + <tr> + <td><i>Coi Sordini</i></td> <td class="pag"><a href="#sordini">Pag. 6</a></td> + </tr> + <tr> + <td><i>Occhi Accusatori</i></td> <td class="pag"><a href="#occhi">27</a></td> + </tr> + <tr> + <td><i>In Casa dell’Amico</i></td> <td class="pag"><a href="#incasa">41</a></td> + </tr> + <tr> + <td><i>Cantores!</i></td> <td class="pag"><a href="#cantores">57</a></td> + </tr> + <tr> + <td><i>Primo Ricordo</i></td> <td class="pag"><a href="#ricordo">69</a></td> + </tr> + <tr> + <td><i>In Repubblica</i></td> <td class="pag"><a href="#repubblica">77</a></td> + </tr> + <tr> + <td><i>Dopo Dieci Anni</i></td> <td class="pag"><a href="#dieci">93</a></td> + </tr> + <tr> + <td><i>Nella “Montagnola„</i></td> <td class="pag"><a href="#montagnola">105</a></td> + </tr> +</table> +<hr> +</div> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. +</p> + +<p> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + +<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 75714 ***</div> +</body> +</html> + diff --git a/75714-h/images/cover.jpg b/75714-h/images/cover.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..f26dfa8 --- /dev/null +++ b/75714-h/images/cover.jpg diff --git a/LICENSE.txt b/LICENSE.txt new file mode 100644 index 0000000..b5dba15 --- /dev/null +++ b/LICENSE.txt @@ -0,0 +1,11 @@ +This book, including all associated images, markup, improvements, +metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be +in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES. + +Procedures for determining public domain status are described in +the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org. + +No investigation has been made concerning possible copyrights in +jurisdictions other than the United States. 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