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| author | nfenwick <nfenwick@pglaf.org> | 2025-05-14 10:21:22 -0700 |
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GUGLIELMINI. + + + + +MEMORIE + +DI + +EMMA LYONNA + + + + +I. + + +Dopo aver percorso una parte della Francia, il Belgio, la Germania, +ci fermammo a Vienna il tempo appena necessario a sir William per +presentare i suoi omaggi all’imperatore Giuseppe II, avendo avuto +l’onore d’essergli stato presentato quattr’anni prima, quando era +venuto incognito a Napoli, senza seguito, sotto il nome di un semplice +gentiluomo: poscia partimmo per Venezia, Ferrara, Bologna e Roma. + +A Roma sir William si decise di cominciare a farmi conoscere la società +italiana. Le ricerche archeologiche l’avevano più volte condotto, non +dirò nella metropoli del mondo cristiano, ma nella capitale dei Cesari, +e v’era in intrinsechezza con le famiglie più distinte. + +Vi arrivammo al principio della primavera del 1788. + +Pio VI occupava da tredici anni il trono di San Pietro, e ne avea +settantuno. Il bell’Angelo Braschi, che, quando venne nominato Papa, +succedendo a Clemente XIV, avrebbe volentieri preso il nome di Formoso +II, tanto era vago dell’incarnato gentile del suo volto e dei suoi +belli capelli biondi, era sempre l’adoratore della propria bellezza. — +Si raccontano le cose più ridicole sull’ammirazione che egli aveva di +sè stesso. + +Le cattive lingue, — e ve ne sono dovunque, anche a Roma, — dicevano +del resto che Sua Santità dovea una certa riconoscenza a quella grande +bellezza, non essendo stata estranea all’alta sua fortuna, alla quale +avea anche contribuito con tutto il suo potere il decano del sacro +Collegio, il cardinale Ruffo, che amava, dicesi, il giovane prelato +di un amore, a trovar l’eguale del quale bisogna ricorrere alla storia +antica, e che può essere paragonato a quello di Socrate per Alcibiade. + +Quella bellezza che avea cominciato la sua fortuna la continuò, — +parlo sempre, ben inteso, come le cattive lingue di Roma. — Angelo +Braschi, avendo perduto il suo protettore, tentò di supplirvi con una +protettrice, e si fece l’amante della ganza del cardinale Rezzonico, +nipote del Papa, che lo fece nominare gran tesoriere, carica che il +buon Ganganelli gli tolse nominandolo cardinale. + +È vero che Clemente XIV non poteva fare altrimenti; il cappello toccava +di dritto ad ogni gran tesoriere della santa Sede che usciva di carica, +giustamente o ingiustamente. Angelo Braschi non tralasciò per altro di +ringraziare Ganganelli della dignità, alla quale avevalo promosso; ma +il papa vuolsi che così ingenuamente gli rispondesse: + +— Vi ho fatto cardinale, perchè volevo dare il posto di tesoriere ad un +uomo, la cui probità non fosse posta in dubbio. + +Il ringraziamento era degno del favore. Braschi non stimò opportuno di +rinnovarlo pel motivo che glielo avea fatto accordare. + +Quando arrivammo a Roma, mi si presentò una bella occasione per vedere +Sua Santità, il quale, come si sa, _incontra le signore_, ma non le +riceve. + +Difatti, quando qualche illustre straniera o qualche nobile dama romana +desidera di vedere il sovrano pontefice, fa domandare un tale favore a +Sua Santità, che generalmente risponde che passeggerà nel tal giorno, +alla tale ora, nel giardino del Quirinale, se d’estate, o in quello del +Vaticano se d’inverno. + +La dama si trova nel giorno e nell’ora indicati, sulla via che percorre +Sua Santità, e riceve la benedizione pontificale. + +Ma nella mia qualità di protestante io non poteva nemmeno sperare un +tal favore, e però giunsi per un mezzo ancor più semplice, ad ottenere +questo onore. + +I direttori del collegio della Propaganda avevano ottenuto che Sua +Santità assistesse ad una delle loro dispute accademiche: niente dunque +di più facile a sir William dell’ottenere due posti per la sua qualità +di ambasciatore. + +Essendo que’ posti riservati, non fummo obbligati di attendere nè +metterci in coda, ma arrivammo all’ora precisa. + +Appena seduti, un gran romore annunziò l’arrivo di Sua Santità. + +Confesso che aspettavo con grande curiosità: sarebbe difficile, +davvero, di vedere un vecchio più bello di Pio VI. I suoi capelli +biondi erano diventati bianchi, ma aveano serbato la loro ondulazione +elegante; il viso era troppo fresco per essere esente da ogni +preparazione, ma i denti erano belli e l’occhio di una vivacità +considerevole. + +Forse in quel giorno l’occhio era più vivo ed il viso più colorito del +solito. Circolava a bassa voce la diceria che Sua Santità avea dato +poco prima in uno di quegl’impeti di collera, che erano il terrore di +tutti quelli che lo circondavano, e che la causa più leggera bastava a +fare scoppiare. + +Pio VI avea ordinato al suo sarto un abito nuovo per la solennità +cui dovea assistere; ma una malaugurata piega nei calzoni turbava +la regolarità delle forme di cui era tanto altiero. Egli rimproverò +questo difetto di taglio al povero diavolo con una vivacità, che costui +cercava mitigare con una umile scusa; ma la scusa, per quanto umile, +fu respinta con un vigoroso schiaffo. — Lo spavento più che il male +fe’ svenire il colpevole, il quale non rinvenne se non dopo un copioso +salasso. + +La seduta incominciò: tutto andò a meraviglia sino ai due terzi di +essa: ma a questo punto, credendo di far piacere al sovrano pontefice, +provandogli quanto la Chiesa fosse estesa, giacchè avea sudditi fin +sotto la zona torrida, i direttori introdussero un giovane negro del +Congo, che cominciò un discorso che mi parve eloquentissimo, ma che fu +interrotto fin dal principio dell’esordio dal santo padre che si alzò +ed uscì, dando segni visibili di malcontento. Dopo qualche secondo, +la causa del suo cattivo umore fu conosciuta: egli non aveva badato +nè alla bellezza del discorso, nè al Congo, nè al grado di latitudine +ov’era situato. + +Egli non avea veduto che un negro bruttissimo, la cui antipatica figura +avea ferito la suscettibilità de’ suoi organi visivi, ed era uscito +raccomandando che per l’avvenire non gli mettessero più sotto gli occhi +siffatti mostri. + +Ecco quanto aveano guadagnato i direttori del collegio della Propaganda +con la loro delicata cortesia. + +È vero che qualche mese prima, il 6 ottobre 1787, — la data era rimasta +come quella di un giorno di festa, nella memoria di tutti quelli che +circondavano Sua Santità, — la Provvidenza avea accordato a Pio VI una +grande consolazione. + +La principessa duchessa, la signora Costanza Onesti avea dato alla +luce un maschio. — Chiamasi in Roma principessa duchessa la moglie di +quel nipote del papa che vien fatto da lui principe duca: gli altri +generalmente son tutti cardinali. + +La principessa duchessa, vale a dire la moglie del duca principe +Onesti Braschi, era cara per molte ragioni a Sua Santità, per quanto +lo si assicura, prima perchè sua nipote aveva sposato il principe +duca, poi come figlia dell’amante del cardinale Rezzonico di cui egli +stesso, il bel pontefice, era stato amante, vale a dire la bella Giulia +Falconieri. Molti dicevano che la principessa duchessa era molto più +stretta parente del papa di quanto egli stesso fingeva di credere; e di +fatti Pio VI rifiutava quanto poteva quella paternità, trattenuto dai +suoi principii religiosi che non gli vietavano di commettere adulteri, +ma che ripugnavano all’incesto. + +Nell’occasione di questo parto, vi furono grandi feste a Roma, e tutti +i cardinali e prelati testimoniarono la loro gioia e la loro divozione +a Sua Santità, colmando di doni la principessa duchessa. + +Suo marito, che trovai alle conversazioni della principessa Borghese, +le meno noiose di tutte le riunioni di Roma, — da questa tristezza +generale escludo però quella del vecchio cardinale di Bernis ove si +rinviene tutta la scioltezza della Francia che egli rappresenta, — era +un uomo piuttosto bello della persona, di forme e d’aspetto atletico, +nato per essere principe duca nella piccola città di Cesena. Era d’una +ignoranza patriarcale, ed a Roma, quando si vuol parlare di un uomo +arrivato all’ultimo grado dell’idiotismo, si dice che è bestia come il +principe duca. + +La prima volta che venne dalla principessa Borghese, dopo il suo arrivo +da Cesena, gonfio ancora della sua qualità di principe duca, e della +genealogia che un dotto romano avevagli scoperta, ebbe bisogno di un +bicchier di acqua e lo chiese alla padrona di casa. + +Il principe duca era appoggiato al caminetto. + +— Tirate due volte il cordone che vi sta dietro, disse la principessa, +ed avrete quanto desiderate. + +Il principe duca obbedì senza comprendere; ignorava l’uso de’ +campanelli, che del resto, inventati da madama di Maintenon, non +datano, come si sa, che da un centinaio di anni. Fu dunque grande la +sua meraviglia quando, appena tirato due volte il cordone, vide entrare +il domestico con un vassoio di rinfreschi. Per soddisfare alla sua +curiosità si dovette spiegargli il meccanismo dei campanelli, che, — +rendiamo questa giustizia, — eccitò in grado tale la sua ammirazione +che ne parlò per tutta la sera. + +La sua ammirazione, fu tale, che invece di ritirarsi a casa sua, si +fece condurre al Vaticano, e risvegliò suo zio per farlo consapevole +della scoperta che avea fatta. + +Il papa, che era coricato, tirò il campanello che pendeva accanto al +letto, e disse al cameriere che accorse al romore: + +— Riconducete il principe duca, e prima di lasciarlo entrare a queste +ore, informatevi se ciò che mi vuol dire val la pena di svegliarmi. + +Questa ignoranza si estende a tutto: una seconda volta lo incontrai +dalla marchesa Bocca Paduli Gentili; si parlava di letteratura inglese +e francese, di Shakespeare, di Ben Johnson, di Racine, di Corneille, di +Molière. + +Il principe duca rimaneva a bocca aperta; non conosceva nessuno di +questi signori, e li udiva nominare per la prima volta. Sir William, a +proposito della tragedia _Maometto_ dedicata a Ganganelli, pronunziò il +nome di Voltaire. + +— Ah! costui, esclamò il principe duca, saltando per la gioia sul suo +seggiolone, lo conosco. È un frate tedesco che ha fatto molti torti +alla Santa Chiesa. + +Il buon principe avea confuso Voltaire con Lutero. + +Del resto pareva che una fatalità attaccasse questo imbecille ai nostri +passi. Il giorno dopo ci trovammo insieme a pranzo dall’ambasciatore di +Vienna. Si parlava di Vienna e della galleria imperiale dei quadri. + +Il principe duca, preso da un bello entusiasmo artistico, esclamò: + +— S’io fossi a Vienna, passerei in quella galleria la mia vita, in +contemplazione dinanzi alla _Notte_ del Correggio. + +Tutti si guardarono in faccia; tutti sapevamo che la _Notte_ del +Correggio è stata acquistata da Augusto III, elettore di Sassonia, alla +galleria di Modena, e che ora si trova a Dresda. + +Lord Hervey, duca di Bristol, vescovo di Derry in Irlanda, non volle +lasciar passare, senza notarlo, un simile tratto d’ignoranza. + +— Affè, eccellenza, diss’egli, sono dolente di contraddire un uomo del +vostro sapere, ma non esito punto ad affermarvi che siete in errore, +e che il quadro, che vorreste a Vienna per contemplarlo a vostro +bell’agio, non è a Vienna ma a Dresda. + +— Bene, gli rispose il principe duca, volete voi saperlo meglio di mio +zio, che me lo ha detto, e che nella sua qualità di papa è infallibile? + +— Eccellenza, rispose lord Hervey, mi date una cattiva ragione; sono +un vescovo protestante, e però non riconosco l’infallibilità di vostro +zio. + +Ho accennato all’alterigia che sentiva il principe duca per la +genealogia inventata espressamente per lui, e che lasciava indietro di +molto quella inventata per il duca di Guisa dall’avvocato Nicola David, +che lo faceva discendere da Carlomagno. + +Ecco il fatto. + +Angelo Bruschi è di famiglia povera ma nobile di Cesena. Sua sorella +sposò un povero diavolo chiamato Onesti, negoziante, che non aveva la +minima pretesa di salire nei cocchi del re di Francia. + +Ma quando il nipote del papa fu nominato principe duca, bisognava +trovargli una prosapia degna del rango. + +Allora un genealogista lesse queste parole nella vita di S. Romualdo +scritte in latino: + + «_Romualdus ex honestis parentibus natus_.» + +Il genealogista afferrò l’occasione pe’ capelli; prese l’epiteto +_honestis_ pel nome di famiglia del santo, e fece stampare l’anno +dopo un’opera, con un gran lusso tipografico, in cui si provava che +S. Romualdo era nato da una famiglia Onesti, di cui il nipote del papa +discendeva in linea retta. + +In virtù di questa genealogia incontestata, come si comprende bene, il +primogenito del principe duca, il bambino la cui nascita ha prodotto, +il 6 ottobre ultimo, una gioia così grande alla corte di Roma, ha +ricevuto da suo zio al fonte battesimale il nome di Romualdo. + + + + +II. + + +Ho detto che le conversazioni romane erano molto noiose; avrei dovuto +aggiungere per gli altri, perchè per me sono uno spettacolo talmente +nuovo, che sono dilettevoli, anzi straordinarie. + +Le Romane sono belle di certo, ma più belle nel popolo che +nell’aristocrazia: non è raro di trovare nelle trasteverine e nelle +contadine dei dintorni di Roma, dei tipi che ricordano le Madonne di +Raffaello; ma, ripeto, que’ tipi sono quasi tutti popolari. + +Delle nobiltà, le bellezze sono più rare, sicchè la mia apparizione ha +fatto grande sensazione nelle sale di Roma. + +Fu quasi una rivoluzione fra i prelati ed i cardinali. + +Bisogna sapere prima, che cosa sia abitualmente una conversazione +romana, quando un grande avvenimento come quello della mia presenza non +vi porta il disordine e la confusione. + +Le conversazioni di Roma partecipano naturalmente dello spirito +del governo e del sacerdozio; si passa il tempo in complimenti di +etichetta, e se qualche volta si è interessato il cuore, lo spirito non +lo è mai. + +Dovunque si resta impacciato; dovunque si trova la ritenutezza, la +gaiezza non esiste nemmeno fra i giovani. + +La paura è in tutti i cuori, la diffidenza in tutti i volti, e invece +di abbandonarsi a quell’espansione, come in Francia od in Inghilterra, +si guarda, si osserva e si tace, perchè si ha paura. I forestieri +non hanno simili paure, ma l’atmosfera gelata che li circonda li +rende freddi: tutta la società somiglia ad un immenso pendolo, di cui +sieno fermi i congegni e che tratto tratto riprendono a scosse i loro +movimenti per poi fermarsi ancora. Per fortuna si giuoca e forte, ed +io, quantunque buona giuocatrice, preferisco di studiare ciò che mi si +presenta sotto gli occhi: per ritornare alle carte ho sempre tempo. +Se la padrona di casa non gioca, s’impossessa di qualche eminenza o +di un ministro, e discorre con lui finchè dura la serata: gli altri +personaggi insigniti di una dignità qualunque fanno lo stesso, e questi +colloqui a quattr’occhi per quanto siano numerosi, sono così serii e +silenziosi, che in mezzo a cinquanta persone si sentirebbe una mosca +a volare; l’immobilità di tutta quella gente mi ricorda quella dei +senatori dell’antica Roma, seduti sulla loro sedia corule, aspettando +la morte per mano dei Galli. + +Quando alla conversazione vi sono tre o quattro cardinali la cosa +diventa molto incomoda per gli spettatori; queste illustrissime +eminenze passeggiano continuamente, bisogna cedere loro il posto, +salutarli profondamente quando vi passano per davanti, e guardarsi bene +dal camminare sull’enorme coda del loro abito; i semplici prelati che +li circondano camminano curvi come parentesi, ed applaudiscono ad ogni +frase che l’eminenza si degna di lasciar cadere dalla sacra sua bocca. + +Il mio arrivo a Roma, e la mia presentazione nei loro circoli, ha +rovesciato tutto. Le eminenze invece di passeggiare in lungo ed in +largo, come l’ammalato immaginario di Molière, fanno circolo intorno +a me; e siccome io parlo facilmente l’italiano e pochissimi parlano il +francese e nessuno l’inglese, essi sono maravigliati di potermi fare i +loro complimenti scipiti ed esagerati ad un tempo nella lingua dove il +sì suona, come dice Dante. + +Uno dei più assidui a farmi la corte è il nostro lord Herney vescovo di +Derry; e siccome egli mi parla in inglese, e se non ha dello spirito, +ha della originalità nella sua conversazione, ridiamo alternativamente +delle cose che diciamo; le eminenze e i monsignori sono molto +imbarazzati. + +Fra tutte queste conversazioni, quella che trovai più aggradevole +finora, è quella della principessa di Santa Croce. È vero che nel suo +circolo intimo, ove grazie alla posizione di sir Hamilton sono stata +ammessa, non si riceve che una società scelta composta quasi tutta dal +corpo diplomatico. + +Avevo molto insistito per essere presentata alla principessa di S. +Croce, sapendo che a dieci ore di sera si trovava alle sue piccole +riunioni il cardinale di Bernis, e che desideravo di conoscere questo +caro vecchio, di cui avevo letto le poesie, che egli chiama i suoi +peccati di gioventù. + +Il cardinale di Bernis ha settantatrè anni, e non ha perduto nulla +del suo spirito, direi quasi della sua giovinezza; egli porta qui +il titolo di Protettore della Francia, dopo aver avuto parte alla +diplomazia europea; si sa che ebbe assai presto gli ordini e prese il +titolo di Abate; e venuto giovane a Parigi, si fece conoscere pei suoi +versi galanti, piacque a madama di Pompadour, entrò nell’accademia a +29 anni, e dopo la morte del cardinale Fleury fece una rapida fortuna, +fu nominato ambasciatore a Vienna e divenne cardinale. Fu egli che, +come ministro degli affari esteri, firmò il trattato d’alleanza con +l’Austria, e durante la guerra dei sette anni, cadde in disgrazia per +aver consigliato la pace contro l’avviso di madama Pompadour; ma madama +di Pompadour essendo morta nel 1764, il cardinale di Bernis fu nominato +arcivescovo di Alby, e cinque anni dopo ambasciatore a Roma; nei primi +anni della sua residenza ebbe una parte brillantissima, e quantunque la +Spagna avesse riacquistato a Roma la principale influenza, il cardinale +per le sue qualità personali ha mantenuto la Francia in una buona +posizione. + +Noi fummo tosto presentati a Sua Eminenza, che ci invitò a pranzo pel +giorno dopo. + +Sapevamo già che il pranzo del cardinale di Bernis era eccellente, e +che contra l’abitudine sparsa nel servidorame romano, i suoi domestici +non vengono il giorno dopo a farsi pagare dai convitati il prezzo del +pranzo del giorno prima. Il cardinale vive splendidamente, tiene corte +bandita, basta essergli stato presentato una volta per aver sempre +il suo posto a tavola. Queste spese giornaliere, le feste che dà, lo +sciupo che si fa in casa sua lo conducono, per quanto lo si assicura, +in rovina, tanto più che la famiglia incaricata dell’amministrazione +dei suoi beni in Francia, inventa ogni anno per dispensarsi +d’inviaglierne i frutti, ora la siccità, ora una inondazione; le +riparazioni assorbono poi ciò che il flagello avea risparmiato. + +L’amabile vecchio mi raccontava tutto ciò ridendo e vezzeggiando +con me, dicendo; per fortuna che ho 73 anni, e che mi resterà sempre +qualche cosa per andare alla fine. + +Ahimè, il degno uomo s’ingannò; rivocato tre anni dopo per la sua +opposizione alla rivoluzione francese, spogliato di tutta la sua +fortuna, passò da una rendita di cento mila scudi romani ad una +strettezza che sarebbe diventata la miseria, senza il soccorso che gli +fece ottenere dalla Spagna il cavaliere d’Azara suo amico. + +Noi incontrammo dal cardinale questo degno spagnuolo, sulla cui onestà +e cortesia non v’ha che una voce sola in Roma. Egli e la sua corte, +quella di Carlo III, trovavasi in contegno momentaneamente freddo con +Sua Santità a proposito di un piccolo raggiro che gli aveva teso, e di +che, malgrado le sue istanze, non aveva potuto ottenere giustizia. + +Ognuno sa, che la società di Gesù fu cacciata nel 1767 dalla Spagna +e da Napoli, e finalmente soppressa nel 1773 da Clemente XIV, che +sopravvisse soltanto due anni a questa soppressione. + +Benchè il re Carlo III fosse adirato contro i buoni padri, per aver +fatto spargere la voce all’epoca della sua nascita, che egli non era +figlio di Filippo V, ma del cardinale Alberoni, la sua vendetta erasi +limitata a cacciarli dai suoi stati e a farli cacciare da quelli di suo +figlio Ferdinando; ma continuava a pagare le loro pensioni in buone +piastre spagnuole, che erano apprezzate in Italia, e specialmente a +Roma, ove la moneta è orribilmente falsificata. + +Ora un bastimento carico di piastre inviate dalla corte di Madrid era +arrivato a Civitavecchia. Queste piastre erano destinate al pagamento +delle pensioni degli esuli. + +Pio VI le fece depositare alla zecca. + +Una volta lì, invece di distribuire ai buoni padri questo denaro, al +primo titolo che era destinato per loro, egli lo fece fondere, vi +mischiò un quarto di lega, e fece battere paoli, papetti, testoni +e carlini, e pagò i padri di Gesù con questa miserabile moneta, +guadagnandovi sopra, come ci assicurò Ienkena il banchiere di sir +William, più del 25 per cento. + +I gesuiti ebbero bellamente a reclamare, e così pure il signor Azara; +ma non fu loro resa giustizia tanto che inviarono una supplica al re +Carlo III, pregandolo di farli pagare d’ora innanzi direttamente per +mano dell’ambasciatore. + +Ma ciò è nulla in confronto di ciò che si racconta sui mezzi impiegati +da Sua Santità per procurarsi del denaro, o piuttosto per aumentare la +fortuna del principe duca e del cardinale Onesti suoi nipoti: tant’era +Sua Santità roso fino alle ossa dalla cancrena del nipotismo. + +Si è al punto che Sua Santità, malgrado il suo potere temporale +e spirituale, è in procinto di perdere un processo, che avrebbe +guadagnato se non fosse che ingiusto. + +Per sventura è iniquo. + +Ecco il fatto. + +Vi era a Roma un facchino dei dintorni di Milano, che col suo lavoro, +un vero lavoro da facchino, avea radunato la somma favolosa di 800,000 +scudi romani, 4,400,000 lire di Francia. + +Questo facchino si chiamava Lepri. + +Aveva tre figli, Amasi, Giuseppe e Giovanni. + +Ripartì la sua fortuna fra loro tre, mettendo per condizione che la +eredità di ciascun fratello che morisse senza figli maschi sarebbesi +accumulata a vantaggio degli altri. + +Giovanni, il maggiore, morì senza figli poco dopo suo padre; Giuseppe, +il secondo, morì lasciando una figlia per nome Anna Maria; rimaneva il +terzo, Amasi, che erasi fatto prete, e per conseguenza non poteva esser +nel caso d’aver figli maschi. + +Giustizia avrebbe voluto che tutta la fortuna ritornasse alla figlia, +anche l’eredità del prete, perchè essa era sua nipote, e che nessuno +dei defunti avea lasciato figli maschi. + +Al contrario il prete pretendeva che tutto veniva a lui e s’impossessò +diffatti di tutta la fortuna in detrimento di Anna Maria, di cui egli +non amava la madre. + +Anna Maria intentò un processo a suo zio. + +Allora il prete, abusando delle sua influenza, subornò i testimoni, ai +quali fece deporre che Anna Maria non era legittima. + +Questa frode non ebbe altro risultato che di sollevare contro di lui la +coscienza pubblica. + +Il processo giunse alle orecchie di Sua Santità, che fiutò un buon +affare, ed incaricò un certo Nardini di andare ad offrire ad Amasi +il cappello cardinalizio ed una rendita di cui si discuterebbe +l’ammontare; si fece osservare ad Amasi che questa fortuna, essendo +stata guadagnata interamente da suo padre negli stati di Sua Santità, +era giustizia, che meno la porzione che gli sarebbe attribuita, +ritornasse a Sua Santità. + +Amasi scorse in questa offerta un mezzo per soddisfare ad un tempo il +suo orgoglio ed il suo odio: fece al papa una donazione di tutti i suoi +beni, riportandosi alla sua generosità per il compenso. + +Il papa mise immediatamente il principe duca in possesso di questa +fortuna; ma dimenticò di dare la rendita ed il cappello promesso ad +Amasi. + +Amasi reclamò, ma inutilmente. + +Allora preso dal rimorso di aver fatto gratuitamente una cattiva +azione, fece un testamento nel quale dichiarò che la donazione che +aveva fatto a Sua Santità, era il risultato della frode e dei cattivi +consigli, aggiungendo che egli aveva ceduto specialmente all’odio che +portava alla cognata, di cui implorava il perdono, confessando il suo +delitto e rivocando la donazione. + +Nardini, l’agente di Sua Santità, cui senza dubbio erasi dimenticato +di pagar la sua mediazione, si unì ad Amasi, dichiarando che si +pentiva di aver prestato il suo ufficio a Pio VI per compire un’azione +abbominevole. + +Il testamento di Amasi e la confessione di Nardini furono tosto +pubblicati; un mormorio scoppiava da tutte le parti; ma il papa si +accontentò di rispondere, che la munificenza di Amasi era un miracolo +di San Pietro, e che non spettava a lui di opporsi alla benevolenza, +che il Santo conservava pei suoi successori. + +All’epoca in cui era avvenuto il fatto, il papa avea sessantun anni. +Anna Maria e sua madre si limitarono di ottenere un consulto dei +migliori avvocati di Roma, salvo ad aspettare la di lui morte, onde +tentare il processo non già al papa ma al principe duca. + +Questa risoluzione spaventò Pio VI, lui morto non sarebbe più là a far +preponderare con tutto il suo potere il disco della bilancia, che una +vecchia tradizione mitologica mise nella mano della giustizia. + +Egli forzò dunque la pupilla a far valere i suoi dritti ed a +intentargli un processo; ma l’interesse che ispirò la povera fanciulla +che egli voleva spogliare divenne così generale, — tanto era evidente +l’ingiustizia contro cui reclamava, — che i giudici avvisarono Sua +Santità che non potrebbero fare altrimenti che conchiudere contro di +lui, consigliandogli di entrare in trattative. + +Il papa, in conseguenza di ciò, fece delle offerte ad Anna Maria. La +cosa rimase là, e si dice che Anna Maria accetterà la metà dei beni di +suo avo, e lascerà l’altra metà al principe duca, che in tal maniera +sopra 4,400,000 lire s’intascherebbe due milioni e ducento mila lire. + +Se questo non è forse un togliersi onorevolmente d’impaccio, è però un +togliersi fortunatamente. + + + + +III. + + +S’intende che la mia passione pel teatro m’indusse, appena giunta +a Roma, a pregare sir William di condurmi a qualche spettacolo +drammatico. La mia curiosità era vieppiù eccitata dall’aver udito +narrare che si ha qui la usanza di far rappresentare da’ giovanetti le +parti di donna. + +Non so se si possono chiamar giovanetti gli esseri anfibî, cui son +affidate le parti di donna. I Greci, adoratori ardenti della bellezza, +inventarono l’ermafrodito, riunione di tutto ciò che è bellezza de’ due +sessi, e che era ad un tempo Ebe e Ganimede. + +I Romani hanno inventato un essere a parte, che non è dell’uno nè +dell’altro sesso, e che non è nè Ebe nè Ganimede. + +Per questi strani esseri i prelati romani fanno in ogni età le stesse +pazzie che i nostri giovani _gentlemen_ fanno a Londra ed a Parigi per +le donne da teatro. + +Sir William mi condusse al teatro Valle: vi si rappresentava l’_Armida_ +di Gluck, e la parte d’Armida era sostenuta da un giovane cantante, che +godeva allora di tutto il favore della prelatura romana. + +Quando entrò in iscena, — e confesso che se non fossi stata avvertita +avrei giurato che era una donna, anzi una bella donna, — prima che +avesse emesso una sola nota, tutto il teatro ruppe in applausi. Gravi +prelati, vecchi cardinali, il cui rigido aspetto m’aveva colpita, +mi parvero voler svenire di giubilo nel momento che quel... — non so +veramente come dire, — quell’_oggetto_ uscì dalle quinte. + +Il suo trionfo fu completo. + +Avevamo nel palco il cardinal Braschi Onesti, fratello minore del +principe duca: riavutosi da un lungo malore, che aveva messo Roma +in lutto, aveva pensato che una passione per quel novello Sporo +non avrebbe nulla di pericoloso per un convalescente. Ci narrò, +pavoneggiandosi, che il morbo, di cui era stato afflitto, era stato +prodotto da un rifinimento completo di forze venutogli dopo un’orgia, +in cui aveva scommesso di tener testa a cinque de’ più grandi beoni ed +alle cinque più belle cortigiane di Venezia. + +Era stato in pericolo di morte, ma aveva guadagnato la scommessa. + +Il cardinal Braschi Onesti era uno de’ più assidui adoratori della +meraviglia in voga, ed offrì al cavalier Hamilton di condurlo nel palco +della bizzarra + +Armida, e di farlo assistere alla toeletta della maga, che mutava +vestito fra il secondo ed il terz’atto. + +Gli chiesi se le dame solevano andarvi. + +Mi rispose che non era l’usanza, ma che certo, come forestiera, +sarei perfettamente accolta dal signor Veluti, — era il suo nome; — +soprattutto se volessi accondiscendere a fargli qualche complimento, +chè, del resto, il signor Veluti adorava le belle donne. + +Il cardinale ci fece aprire la porta del teatro. Traversammo il +palcoscenico e penetrammo nel corridoio che menava al suo camerino. + +V’era folla all’uscio; il corridoio era ingombro. + +Ma alla vista del cardinal nipote, la calca s’aprì, gli adoratori +secondari si ricantucciarono al muro, e ci lasciarono passare. + +Entrammo in un camerino tutto parato di raso cilestrino, che poteva per +l’eleganza gareggiare col gabinetto d’una damina. + +L’idolo era innanzi all’ara, cioè innanzi alla toletta: accolse il +cardinal nipote col più seducente sorriso, e gli chiese come osasse +presentarglisi, senza portargli un mazzolino o un cartoccio di +confetti. + +Il cardinal Braschi Onesti si cavò dal dito mignolo un anello del +valore d’un migliaio di scudi romani e lo passò all’indice del signor +Veluti, pregandolo d’accettar invece quella gemma. Venuto al teatro con +l’ambasciadore e l’ambasciatrice d’Inghilterra, non era certo di poter +andare a riverirlo; ma, avendo sir William Hamilton e Lady Hamilton +bramato veder il gran cantante che avevano applaudito, egli aveva +colto quell’occasione per andargli a dir l’immenso diletto che aveva +risentito durante il primo atto d’_Armida_, e ci presentò il signor +Veluti, che si degnò far a sir William Hamilton l’onore di dargli la +sua mano a baciare ed a me quello d’invitarmi a sedere. + +Sia che l’esser forestieri fosse per noi una raccomandazione, sia che +fosse lusingato dal ricever la visita dell’ambasciadore d’una potenza +straniera di prim’ordine, il signor Veluti fu per noi amabilissimo, +mi fece gli occhietti teneri, e ci disse che, ove lo permettessimo, si +terrebbe fortunato di renderci la visita. + +Ci guardammo bene dal rifiutar un tanto onore. + +Poscia, occupandosi particolarmente di me, mi pregò di dirgli il nome +della pomata con cui mi ungevo le labbra, e del liquore con cui mi +rinettavo i denti. + +Gli risposi, che mai pe’ denti m’ero servita di altro che d’acqua pura, +e che le mie labbra erano naturalmente del colore ch’egli le vedeva. + +Il signor Veluti gridò impossibile un tanto miracolo; prese il lume e +mi chiese licenza di guardarmi da vicino le labbra ed i denti, disamina +a cui mi prestai con la maggior possibile cortesia, e dopo la quale il +signor Veluti esclamò che ero la più bella donna che avesse mai veduta. + +Poscia, pensando con questo elogio avermi pagato il suo tributo +d’ospitalità, si rimise alla toletta, vezzeggiandosi co’ suoi +adoratori, e tratto tratto dicendo qualche amena facezia, subito +applaudita dagli astanti. + +Era curioso di veder l’affaccendarsi di quelle persone, appartenenti +tutte, o quasi tutte almeno all’alta prelatura per ottenere uno +sguardo, un sorriso, una parola dalla falsa Armida. Uno teneva pronta +la corona di rose; l’altro la verga magica; questi il velo, che doveva +non coprire ma lasciar trasparire i suoi vezzi; quegli la mantellina, +che doveva preservar quella voce celeste dalle correnti d’aria che +avrebbero potuto offenderla. Io era presente; guardavo, ascoltavo, +udivo, mi pareva sognare; sorridevo macchinalmente a que’ segni di +rispetto, dati, da uomini creduti dal popolo venerabili, a quell’idolo, +che aggiungeva un nuovo incredibile nume allo stuolo innumerevole di +false divinità, raccolte nel Panteon delle eresie umane. + +Venne il momento d’entrar in iscena; il campanello del buttafori si fe’ +sentire pel volgo degli artisti; ma pel signore o la signora Veluti, +— come, vorrete, — l’invito fu fatto a viva voce, con tutti i segni +d’ossequio dimostrati ad una vera regina. + +La bella Armida non si scusò se non con me sola della sua assenza +forzata; poscia, toccandomi con la verghetta: + +— Non posso farvi più bella che non siete, mi disse; ma posso fare per +voi ciò che la sibilla di Cuma, che andate a visitare, aveva obliato di +domandar ad Apollo di fare per essa. Posso con la mia arte magica far +che restiate bella eternamente. + +Poi, pronunziando alcune parole, che avevano la pretesa di esser +cabalistiche, la maga mi fece un inchino femminile e s’allontanò, +dondolandosi e solfeggiando note, alla cui nettezza e finezza debbo +dire che nulla potevasi riprendere. + +Uscii muta di stupore e tornai nel palco, posto tanto vicino al teatro +da poter io esser riconosciuta dal signor o dalla signora Veluti, che +ebbe la bontà, durante tutto il resto della serata, di darmi segni +della sua attenzione, sia volgendomi i suoi più difficili trilli, sia +ferendomi de’ suoi sguardi più assassini. + +Il domani ricevetti la visita del conte di Bristol, al quale narrai gli +avvenimenti favolosi del giorno innanzi. Si mise a ridere, e mi riferì +che a Roma esisteva nell’alta prelatura un ottavo peccato capitale, +detto il _peccato nobile:_ i prelati protestavano contro quest’accusa, +ma con tanta debolezza, tanta indolenza, con fatuità tanto strana, che +mostravano compiacersi più che dispiacersi dell’accusa. + +È vero che con lui, inglese e vescovo protestante, si stavano sul +sostenuto, ma ciò non toglieva che monsignor Bristol non avesse +su questo punto dei costumi romani i particolari più curiosi e più +incredibili. + +Qualunque fosse la mia curiosità di rivedere da vicino ed in piena +luce il signore o la signora Veluti, non permisi che il moderno +Sporo entrasse in casa mia quando, alle cinque del pomeriggio, si +presentò all’uscio in un elegante abito d’abate: gli feci rispondere +che i preparativi della partenza mi obbligavano a sospendere ogni +ricevimento. + +Ma la notte stessa, che precedè quella partenza accadde un fatto +curioso, che darà un concetto della polizia di Roma e della giustizia +di Pio VI. + +A cinquanta passi da noi, sulla piazza di Spagna, un furto era stato +tentato alle due dopo la mezzanotte, a danno d’un tal Rovaglio, +orologiaro del Vaticano. L’orologiajo, suo figlio e due servi s’erano +difesi; uno de’ ladri era rimasto sul luogo, e l’altro era stato +trovato spirante al canto di via del Babbuino. + +Il domani si seppero i seguenti particolari, e come Rovaglio s’era +fatto giustizia da sè. + +Non era la prima volta che i ladri tentavano introdursi nel magazzino +di Rovaglio, che sapevasi riccamente fornito d’orologi e gioielli: +due volte già aveva respinto, strepitando dentro il magazzino, due +tentativi di rottura. + +Ogni volta era andato ad avvertire la polizia; ma il prelato Busca, +incaricato del ripartimento della Pubblica Sicurezza, aveva risposto +con belle parole, ma senza far nulla contro i ladri. + +Vedendosi così abbandonato dall’amministrazione che avrebbe dovuto +proteggerlo, Rovaglio, andando un giorno a dar corda agli orologi +del Vaticano, incontrò il Santo Padre e gli narrò tutto, chiedendogli +soccorso contro gl’industrianti, che volevano a mano armata prender +parte al suo commercio. + +— Mio caro Rovaglio, gli rispose il papa, duolmi profondamente il +fatto vostro; ma non vi posso nulla; giacchè monsignor Busca non vuol +proteggervi, non lo posso obbligare; ma proteggetevi da per voi. + +— Come, Santità? chiese Rovaglio. + +— Appiattatevi co’ vostri figli e co’ servitori, con fucili, pistole +e tromboni, sia nel magazzino, sia fuori, e quando que’ furfanti +torneranno per derubarvi, fate fuoco: tanti ne ucciderete, tante +assoluzioni vi do anticipatamente. + +Rovaglio aveva seguito il consiglio del papa, s’era protetto da sè +stesso, ed aveva ucciso due banditi. + +Il papa gli tenne fede, e pubblicamente gli diè l’assoluzione di que’ +due delitti. + + + + +IV. + + +Non posso lasciar Roma senza fare qualche osservazione sugli uomini +e sugli avvenimenti; la differenza dei nostri costumi settentrionali +con quelli del mezzogiorno si impresse tanto profondamente nella mia +memoria, che, dopo trent’anni, il ritratto degli uomini ed il racconto +degli avvenimenti si presenta spontaneo sotto la mia penna, e così +somigliante e fedele, come se avessi scritto, passando da Roma nel +1788, le pagine che seguono. + +Ciò che mi colpì prima di tutto arrivando a Roma fu la differenza dei +prezzi d’ogni cosa; una cittadina costa a Londra una ghinea al giorno, +a Parigi diciotto lire, a Roma sette od otto. + +La stessa proporzione vale anche per gli alberghi; a Londra un +appartamento appena conveniente costa una ghinea al giorno, a Parigi +quindici lire, ed a Roma appena dieci. + +Ciò che costa caro a Roma non è nè la vettura, nè l’alloggio, nemmeno +il vitto, è vero però che si mangia assai male; ma è la _buona mano_, +vale a dire le mance; qui non si può fare una visita ad un nobile +cardinale o prelato senza che i domestici in corpo non si presentino da +voi il giorno dopo per chiedere le loro mance; un arcivescovo di Vienna +aveva incaricato sir William di far ricapitare un piego al cardinale +Buoncompagni. Sir William, che non aveva nessun motivo di vedere +questo prelato, quantunque fosse il fratello del principe regnante di +Piombino, fece consegnare dal suo cameriere il piego alla porta del +suo palazzo, mentre passava per la via. Il giorno dopo un mascalzone +vestito della livrea del cardinale venne ad augurare il buon giorno a +sir William da parte del suo padrone e sua chiedendogli la buona mano. + +Sir William gli rispose che non avea fatto per nulla una visita +al cardinal Buoncompagni, ma per pura compiacenza gli aveva fatto +consegnare il piego di cui erasi incaricato, e che per conseguenza +spettava invece al cardinale Buoncompagni di dare la buona mano al suo +cameriere, anzichè a sir Hamilton di dare la mancia al domestico del +cardinale. + +Ma quegli insistette, sir William gli fece chiudere la porta sul naso. + +Il banchiere di sir William Hamilton a Roma è un uomo troppo +straordinario, perchè io non ne dica qualche parola alla sfuggita. + +Egli si chiamava Tommaso Ienkens, era di nazione inglese, ed avea +incominciato a studiare la pittura ma accorgendosi che sarebbe rimasto +sempre un artista mediocre, si accontentò, esercitando sempre la +professione di banchiere, di essere un abile conoscitore assai versato +nella teoria di tutto ciò che concerne la pittura ed il disegno; era +pure un distinto archeologo, i cui giudizii erano considerati quasi +come infallibili in materia di cammei e di pietre incise. L’antichità +gli era famigliarissima, e nessuno meglio di lui poteva dare una +spiegazione ragionata di un basso rilievo, di una statua, di un busto, +per quanto fosse mutilato o guasto l’oggetto d’arte pel suo soggiorno +nella terra, o dallo strumento dell’operaio che lo avea disseppellito; +per terminare il suo elogio dirò che egli era soventi volte consultato +dal cardinale Alessandro Albani, che non bisogna confondere col +cardinale Francesco, dal celebre Winkelmann autore della storia +dell’arte presso gli antichi, dall’illustre Raffaele Mengs, uno dei +migliori pittori della scuola moderna morto or son dieci anni. + +Questa riunione del commercio di statue, cammei, medaglie con quello di +banchiere, ha reso Ienkens uno dei capitalisti più ricchi di Roma. + +Sir William prese da lui, non soltanto il denaro che gli abbisognava +per continuare il viaggio, ma comperò due o tre anelli dei più belli, e +dei cammei dei più preziosi di cui mi fece dono. Allora testimone della +maniera con cui Ienkens vendette quel ricordo, mi si impresse nella +mente la cosa in modo incancellabile. + +Se si vuole comperare da lui una medaglia, Ienkens comincia a farvi la +storia di ciò che rappresenta, e con un elogio pomposo espresso colla +più grande passione, vanta la rarità e la singolarità dell’oggetto +che voi desiderate, con che egli si permette di dimandare un prezzo +considerevole. Poi se contro la sua aspettazione voi gli dite il prezzo +richiesto, comincia a sospirare, a versare delle lagrime, e finisce +col singhiozzare; un padre che si vedesse togliere la sua unica figlia +da un marito che parte per gli antipodi, non esprimerebbe un dolore +più vivo. Io era presente quando sir William acquistò i gioielli che +destinava per me, e confesso che egli ne era commosso alle lagrime. + +Mylord, diss’egli a sir William, che quantunque cavaliere avea soltanto +diritto al titolo di sir, se vi pentiste una volta dal negozio che +avete fatto adesso, riportatemi quegli anelli e quei cammei e le +medaglie, che mi troverete pronto a rendervi il prezzo integrale; +riportandomi quegli oggetti inestimabili, voi mi ridonate tutta la +felicità e la consolazione dei miei giorni. + +Ed è strano che preso talvolta in parola, Ienkens non ha mai mancato +di mantenerla e di restituire integralmente il denaro che aveva preso +esprimendo la gioia più viva di ritornare in possesso dell’oggetto +rimpianto. + +Fosse calcolo, oppure vera passione da archeologo, che come Cardillas +non può separarsi dal suo tesoro, la fedeltà di Ienkens nel mantenere +la sua parola assicurava sempre il compratore che non credeva mai +di pagare una cosa dippiù del suo valore, dal momento che sapeva che +riportandola al venditore gli veniva rimborsato il prezzo a vista. + +Io ho una certa pretesa di esprimere colla mia fisionomia le differenti +impressioni dell’animo; ma confesso, che se invece di sentire un vero +dolore, separandosi dai suoi cammei e dalle sue medaglie, Ienkens +rappresentava una commedia studiata, mi lasciava molto indietro da lui +nell’arte del ridere e di versare lagrime. + +Noi venimmo un’altra volta di passaggio a Roma, ma senza fare più +intima conoscenza con lui. Credo questo il momento di presentare ai +miei lettori un prelato, che più tardi ebbe una parte così importante +alla Corte di Napoli. Voglio parlare del gran tesoriere di Sua Santità +monsignor Fabrizio Ruffo. + +Monsignor Fabrizio Ruffo era il nipote del cardinal Ruffo, decano +dal Sacro Collegio, che spinse non senza cattivi fini sulla grande +amicizia che gli professava, il bel Angelo Braschi nella carriera della +prelatura. + +Rendiamo questa giustizia a Sua Santità, che conservò sul trono di S. +Pietro una riconoscenza così grande a chi gli avea facilitato la via, +che la prima sua cura, essendo diventato papa, fu di dare al nipote del +cardinale defunto lo stesso posto che egli Braschi aveva in addietro +ricevuto da Rezzonico colla protezione della bella Giulia Falconieri. + +Nominò il giovane Fabrizio Ruffo gran tesoriere, carica che dal momento +che ne esce dà diritto al cappello di cardinale. + +Monsignor Ruffo passava in Roma per un uomo di grande ingegno, e che +non era straniero nell’arte dei Folard e dei Montecuccoli; egli aveva +pure l’abitudine di dire che, se egli fosse nato al tempo dei Lavalette +e dei Richelieu, avrebbe portato più spesso l’elmo e la corazza che il +berretto e la mantellina di porpora. + +Monsignore Ruffo, grande amatore del bel sesso, pel quale non +dissimulava punto le sue tendenze, teneva al contrario in grande +disprezzo i cantori-cantatrici, ossia le cantatrici-cantori. + +Quando eravamo allora a Roma, egli facea la corte più assidua ad una +signora Lepri, parente di quell’Anna Maria, di cui abbiamo raccontato +la persecuzione; e poichè egli non nascondea nulla, i suoi amori erano +noti a tutti; ciò gli valse l’onore di essere celebrato nei versi +satirici, il cui autore, il gazzettiere di Firenze, è stato punito con +una lunga sospensione. + +Dopo il famoso satirico condannato alle galere da Sisto V non erasi +veduto l’esempio di tanto rigore. + +E poichè ho fatto allusione ad un aneddoto molto conosciuto a Roma, ma +molto ignorato altrove, forse gli è bene, come quadro di costumi, che +io giri una parentesi e che lo racconti. + +Sotto il pontificato di Sisto V un poeta, nominato Marera, fece una +satira contro alcuni alti funzionari, i quali se ne lagnarono al papa. +Costui severo, ma equo giustiziere, mandò pel poeta, e l’interrogò +sul motivo che aveva di permettersi un simile libello; dopo molte +spiegazioni che non soddisfecero che mediocremente Sua Santità, +quantunque gli avessero attirato parecchie volte il sorriso sulle +labbra, gli chiese come avesse potuto designare sotto il suo nome +e come cortigiana una donna, il cui nome al contrario era quasi un +simbolo di virtù. + +— Avete motivo di lagnarvi di lei? gli chiese Sisto V. + +— No, Santo Padre, rispose il poeta, per nulla affatto. + +— Ma allora, perchè l’avete avvilita colle vostre calunnie? + +— Avevo bisogno di una regina, ed il suo nome me la diede. + +Sisto V si morse le labbra. + +— E voi, signor Poeta? come vi chiamate voi? dimandò egli. + +— Marera, per servire Vostra Santità, rispose il poeta. + +Ebbene, farò io dei versi; e poichè il vostro nome mi fornisce una +rima, provo a rimare così: + + Vi sta ben signor Marera + Di far versi alla galera. + +La sentenza pronunciata dal papa ebbe il suo effetto, ed a tutte le +sollecitazioni che furono fatte in favore del colpevole, Sua Santità +rispose: + +— Per mia fè, rime e ragioni vanno tanto difficilmente d’accordo, +che per una volta che vanno d’accordo, è bene che l’avvenimento sia +constatato e faccia epoca. + +Ed il signor Marera andò a rimare nelle galere di Civitavecchia, ove +morì, lasciando due volumi di poesie inedite, che furono perdute per la +posterità, nessun editore avendo avuto l’ardire di pubblicarle. + +Il giorno prima della nostra partenza, sortendo dal teatro Valle, +la sera essendo ancor lungi dall’essere terminata, siamo stati a +presentare i nostri complimenti d’addio al caro cardinale di Bernis, +che Voltaire avea battezzato col nome di _Babes la Bouquetière_. + +Vi abbiamo trovato il conte di Bristol, vescovo di Derry, che vi veniva +colla stessa intenzione. + +— Vostra altezza lascia dunque Roma? domandai io a questo singolare +prelato, la cui originalità mi aveva colpito. + +— Eh mio Dio, sicuramente, mia bella compatriota, la grazia mi ha +illuminato. + +— Quando parte vostra altezza? + +— Dimani. + +— Per qual paese? senza indiscrezione. + +— Lo saprete dimani. + +Il giorno appresso venne da noi dopo la nostra colazione, domandò un +colloquio a sir William. + +Sir William entrò con lui nel gabinetto. + +Cinque minuti dopo ne uscì ridendo, traendolo per mano. + +Cara Emma, diss’egli, ecco milord Hervey che pretende di essere +diventato ad un tratto talmente innamorato di voi, che non saprebbe +separarsi dalla vostra cara persona senza morirne di dolore. — Egli +ci chiede in conseguenza il permesso di accompagnarci a Napoli; ed +io, presumendo che non vogliate la morte di uno dei nostri pari più +illustri e di uno dei più alti dignitari della nostra chiesa, ho +annuito per mio conto alle sue preghiere. E sua altezza non attende +altro che il vostro consenso per essere il più altiero degli uomini ed +il più felice de’ vescovi. + +Siccome i 78 anni di monsignore di Bristol non mi facevano una grande +paura, non credetti per una dimanda così innocente di mettermi in +opposizione per la prima volta con sir William Hamilton. + +Diedi la mano a monsignor di Bristol che la baciò con dimostrazioni +di gioia la più viva, e fu convenuto che da questo momento egli era +addetto all’ambasciata d’Inghilterra col titolo di cavalier servente. + + + + +V. + + +Partimmo da Roma con due vetture da posta ed un forgone, e prendemmo la +via di terra a rischio d’essere svaligiati: ma debbo dire per verità +che avevamo nei sei domestici del conte di Bristol ed i due nostri, +tutti inglesi forti e coraggiosi, una scorta bastevole a difenderci. + +Per me specialmente, che ho sempre avuto il desiderio di accrescere il +circolo delle mie povere conoscenze, era un gran piacere il viaggiare +con sir William Hamilton. + +Sir William Hamilton, molto istruito nelle cose di antichità, aveva +passato tutta la sua scienza al vaglio di una sana critica, di maniera +che quando vi raccontava un fatto, vi citava una data, vi descriveva un +monumento, potevate credere ad occhi chiusi a tutto ciò che vi diceva. + +Uscimmo da Roma per la via Appia, l’antica porta Capena, lasciando alla +sinistra nostra la valle d’Egeria, il circo di Caracalla, la tomba di +Cecilia Metella, ed alla nostra diritta le catacombe di S. Sebastiano +ed i monumenti della famiglia Aurelia. + +Sir William fece fermare le nostre vetture davanti alla tomba della +figlia di Metello il Cretico, ove riposano le ceneri di questa giovane +ed intelligente donna, che aveva vissuto nei bei tempi di Roma, che +aveva conosciuto Cesare, Pompeo, Cicerone, Clodio, Catullo, Ortensio, +Lucullo, Catone, e li avea adunati forse un giorno intorno al suo +focolare, prima che fossero separati dagli odii irreconciliabili della +guerra civile. + +Malgrado i settantadue anni del mio cavalier servente, il conte di +Bristol discese, e volle assolutamente salire fino in cima alla tomba +di Cecilia Metella per cogliermi un ramo di melograno selvatico Che +talliva in quelle rovine. + +Arrivando ad acqua Ferentina sir William ci fece vedere il luogo dove +Clodio era stato ferito mortalmente dai gladiatori di Milone. + +Arrivati a Genzano, lasciammo per un istante le nostre vetture, ed +accompagnati da quattro delle nostre guardie del corpo colla carabina +in ispalla, salimmo fino al lago di Nemi, uno dei laghi più simpatici +della campagna romana, che il monte Gentili separa dalle rovine +invisibili di Alba Lunga. + +Il conte di Bristol, cui il suo amore per me sembrava aver reso le sue +gambe di vent’anni, non ci lasciava nemmeno un minuto, camminandoci a +fianco quando non ci precedeva. + +L’escursione durò un’ora circa: riprendemmo posto nelle vetture, e per +una china assai rapida ci dirigemmo verso le paludi Pontine, che Pio +VI si occupava di prosciugare, non già pel bene pubblico, nè per la +salubrità di Roma; ma per aumentare i dominj territoriali di suo nipote +il principe duca. + +A metà di questa discesa noi incontrammo un cocchio, che da lontano +avevamo riconosciuto come appartenente a qualche sommità della Chiesa. +— Nel passargli vicino riconoscemmo monsignor Ruffo. + +Egli ci fece fermare per chiederci se potessimo dare un bicchier +d’acqua fresca ad un infelice colpito dalle terribili febbri delle +paludi Pontine, che egli conduceva a Roma nella sua carrozza: egli +l’aveva trovato coricato a piedi di un albero, l’aveva preso sulle sue +spalle, e postolo nella carrozza, lo conduceva a Roma per farlo curare. + +Nella sua qualità di gran tesoriere, il cardinale Ruffo andava sovente +a visitare i lavori che Pio VI faceva eseguire, e a pagare gli operai. + +Era in una di queste corse che ebbe l’occasione di fare la buona azione +di cui fummo testimoni. + +Gli odii ciechi delle guerre civili resero per un certo tempo Hamilton, +Nelson e me nemici personali del cardinale Ruffo. — Ma oggi che gli +odii si sono calmati, che scrivo colla destra sulla carta e colla +sinistra sulla coscienza, debbo dire che il cardinale, capace di azioni +del genere che noi abbiamo raccontato, prese spesso, contro la cieca +vendetta, cui pel riposo dell’animo mio ebbi sventuratamente una parte +troppo attiva, il partito dell’umanità. + +Del resto, venuto il giorno di raccontare avvenimenti terribili, gli +renderò tutta la giustizia. + +Noi gli demmo l’acqua che desiderava pel suo febbricitante che ad +ogni istante chiedeva da bere. Avevamo nel nostro forgone un’intiera +cantina. + +Il gran tesoriere ci lasciò dicendoci che probabilmente ci saremmo +riveduti a Napoli. + +Diffatti il cardinale è napolitano, nato da una grande famiglia a S. +Lucido in Calabria; la sua nobiltà era proverbiale. + +Si dice in Italia, quando si vuole parlare di nobiltà antica ed +incontestata, gli Evangelisti a Venezia, i Borboni in Francia, i +Colonna a Roma, i Sanseverino a Napoli, i Ruffo in Calabria. + +Continuammo la nostra via verso Terracina, ed egli la sua per Roma. + +Nulla di più pittoresco di questa via delle paludi Pontine, ai due +lati della quale gli operai di Sua Santità scavavano un canale. Non si +vedevano che figure scarne e malaticcie; tutti quei disgraziati erano +più o meno colpiti dalla malaria; ogni quindici giorni si era obbligati +sostituire con operai freschi, mentre quelli andavano sulle alture a +riacquistare la salute che venivano a perdere nelle paludi. + +Fu specialmente quando venne la notte che il paesaggio prese un +carattere completamente fantastico: la luna scorrea in mezzo a grossi +nuvoloni neri, e rischiarava certe parti delle paludi per lasciarne +altre nell’oscurità più profonda. Al rumore che faceano galoppando i +nostri cavalli, e la frusta dei nostri postiglioni, dei grandi uccelli +della specie delle ardee e dei milvi s’innalzavano silenziosamente +dagli alti erbaggi e dalle pozze d’acqua, in mezzo alle quali +respiravano con rumore sollevando le schifose loro teste e le loro +narici, dei grandi bufali che la notte rendeva ancor più giganteschi. +Era la prima volta che vedeva questi mostri di notte ed in libertà; +io scorsi in loro un aspetto selvaggio e primitivo che mi metteva i +brividi, mio malgrado. + +Ma era specialmente allo scambio de’ cavalli che tutto ciò, che ci +attorniava, prendeva un tale aspetto che non mi dimenticherò mai. + +Nelle paludi Pontine non vi sono villaggi, ma soltanto due o tre +rilievi postali accanto a qualche capanna di legno, ove dormono +gl’infelici postiglioni e le loro famiglie. + +I cavalli piccoli, magri, pelosi, non sono chiusi nelle stalle, ma +pascolano sciolti. + +Al rumore della frusta dei nostri condottieri, vedemmo uscire come +ombre cinque o sei uomini armati di lunghe pertiche; saltavano a dorso +nudo sul primo cavallo che incontravano, e formando un cerchio intorno +a quelli che pascolavano in libertà, li riconducevano al galoppo +con grandi gridi verso la capanna. — Colà altri uomini appostati li +afferravano pel naso e per la criniera, e dopo una lotta ostinata +finivano col metter loro una bardatura che andava a pezzi, colla quale +si attaccavano alle nostre vetture fra i nitriti, gli scalpiti e gli +sbuffi che erano altrettante proteste contro le violenze che loro si +facevano. + +Poi quando le tre vetture erano attaccate, in mezzo alle grida ed alle +vociferazioni degli uomini e degli animali, i cavalli tenuti pel freno +e per le narici erano abbandonati a loro stessi, e partivano di un +galoppo furioso, accompagnati a dritta ed a manca da due cavalieri, +che unitamente ai postiglioni mantenevano, colle loro eccitazioni +ed i loro colpi, le vetture in mezzo alla strada. Non erano più tre +veicoli o forgoni di posta; erano valanghe, turbini, uragani, che non +traversavano lo spazio, ma divoravano la via. + +Arrivammo a Terracina verso le tre ore del mattino. Ci riposammo un +paio d’ore sopra delle sedie; la dubbia nettezza dei lini ci aveva +fatto rifiutare il letto. + +Verso le sei di mattina ci mettemmo di nuovo in cammino per fermarci a +Mola di Gaeta: mentre i domestici di monsignor di Bristol toglievano +la colazione dal forgone e la disponevano sulla tavola, ci facemmo +condurre alle rovine della Villa di Cicerone; col Plutarco in mano sir +William ci fece assistere alla morte del grande oratore, dal momento +che mise il piede in terra in mezzo ai corvi che l’accompagnavano +ostinatamente, presagio di morte vicina, fino a quello che, fuggendo +dalla villa per la via che conduce al mare, fu ucciso. Udiva dietro +lui il passo degli assassini che lo perseguitavano, fece fermare la sua +lettiga, e dopo aver vissuto tutta la sua vita fra gli spaventi della +morte, morì colla calma di un martire e la tranquillità di un eroe. + +Questa paura, che faceva fare ai Romani tutte le bassezze, e che al +momento in cui finalmente trovavansi in faccia alla morte, che tutto +avevano tentato per evitare, li abbandonava per far luogo alla più +strana intrepidezza. Era una delle particolarità dell’antichità. — +Veggasi la morte di Petronio, Lucano e Seneca, questi tre adulatori di +Nerone. + +In meno d’un’ora arrivammo a Mola di Gaeta. Facemmo colazione, poi +riprendemmo la nostra corsa per Napoli, ove arrivammo verso le nove di +sera per la via di Capua. + +Una sensazione non meno indelebile, ma di un genere tutto opposto a +quella delle paludi Pontine, mi colpì al mio arrivo a Napoli, quando +mi trovai in una notte limpida in faccia al Vesuvio fumante; sopra +al cratere sorgeva la luna nella sua pienezza e nel suo splendore, +che pareva una palla infocata lanciata dalla bocca d’un mortaio sur +un’atmosfera vaporosa. + +Noi passammo per Porta Capuana, Castel Vecchio, la marina, il Piliero; +lasciammo a manca Castel Nuovo, e la piazza Medina a destra, indi +passammo innanzi al portico di S. Carlo illuminato per una festa +straordinaria; attraversammo il largo S. Ferdinando, prendemmo la +via di Chiaia, e finalmente ci fermammo all’angolo della riviera di +Chiaia, al palazzo Calabritto Cappella-vecchia, ov’era l’ambasciata +d’Inghilterra. + +In questa prima notte milord Bristol dormì all’ambasciata, ma per +fortuna essendovi un’appartamento vacante superiormente a quello di +sir William che occupava i due primi piani, monsignor Derry se ne +accontentò, e vi si stabilì pel giorno seguente. + +Finalmente ero a Napoli, e mi ci trovava in una posizione che non avrei +mai osato di ravvisare nei miei sogni più insensati di ambizione. +— Emma Lyonna era scomparsa, miss Hearte non era più; tutto questo +immondo passato era rimasto nel fango di Londra; — vi era Lady Hamilton +ambasciatrice d’Inghilterra. + +Stava a me il non dimenticarlo. + + + + +VI. + + +Dovendo ora fare una pittura della società tutta particolare che vedevo +a Napoli, prima di entrare nel racconto degli avvenimenti politici, +in mezzo ai quali mi trovai trascinata, credo di dover cominciare col +dare un’idea più completa di ciò che era questo strano personaggio già +intraveduto dal lettore, nominato lord Hervey conte di Bristol, vescovo +di Derry. + +Egli era il più giovine di venti figli, ed essendo il solo superstite, +aveva ereditati i beni, i titoli e le dignità di tutta la famiglia. + +Lord Bristol non stava mai alla sua residenza. + +Erano a un bel circa venti anni che non aveva, all’epoca in cui lo +incontrammo, messo il piede nella sua diocesi. Nulla indicava in lui +ch’egli appartenesse in qualsiasi modo alla chiesa, nè il suo vestire, +nè la sua conversazione. Portava abitualmente un cappello bianco, un +abito di seta di un colore qualunque, talvolta chiarissimo, talvolta +molto spiccante, e raramente nero: fin qui pel suo modo di vestire. +Quanto ai costumi, essi erano come i suoi discorsi, non si può dire +più rotti. La prima cosa che fece arrivando a Napoli fu di prendere +un palco a S. Carlo ed a san Carlino. Non aveva nessuna credenza +religiosa, nemmeno per i dogmi più assoluti della chiesa, che egli +metteva in ridicolo; parlava dell’immortalità dell’anima con una +indifferenza che si avvicinava al dubbio, e non si compiaceva che di +discorsi mondani, e di raccontare od ascoltare aneddoti leggieri ed +anche scandalosi. + +Nel suo primo viaggio in Francia, visitò la valle del Rodano, Grenoble, +il Delfinato, e trovandosi vicino alla grande Certosa, salì sino al +convento dei discepoli di S. Brunone. + +Quando si presentò al convento, trovò che i frati erano a tavola; bussò +alla porta, che era chiusa a motivo dell’opera a cui si dedicavano i +buoni padri ed il portinaio gli annunziò che era proibito di entrare +quando i religiosi erano in refettorio; ma egli tirando dalla tasca +il suo biglietto di visita, su cui erano le sue armi, e sopra di esse +«a lord Bristol vescovo di Derry,» lo fece consegnare all’Abate, il +quale non vedendo che le parole «vescovo di Derry» e credendo di dover +trattare con un vescovo cattolico, lo ricevette ginocchione, con tutti +i monaci in ginocchio al pari di lui, chiedendogli la sua benedizione, +che lord Hervey non ebbe alcuna difficoltà d’impartire a lui ed ai suoi +certosini. + +Questo era uno de’ ricordi che avevano il privilegio di eccitare in +sommo grado l’ilarità di monsignor di Derry, pensando che dei monaci +cattolici avevano ricevuto con una perfetta compunzione la benedizione +di un vescovo protestante. + +In seguito ad una rappresentazione del _matrimonio segreto_ di +Cimarosa, egli fu talmente invaghito dello spartito, che il giorno dopo +mandò allo spettacolo i suoi dieci domestici inglesi, raccomandando +loro di ascoltare la musica di Cimarosa colla più grande attenzione. + +Al loro ritorno, li chiamò nella sua camera, chiedendo se avevano +eseguito esattamente i suoi ordini. + +Rispondendo essi affermativamente, ordinò di non parlargli più per +l’avvenire se non in recitativo, ed in recitativi tolti sempre dal +_matrimonio segreto_, sia per prendere i suoi ordini, sia per dirgli +ch’era servito, sia per annunciargli i nomi delle visite. + +I suoi domestici si guardarono in faccia, credendo senza dubbio che +monsignore fosse diventato pazzo; poi, dietro i suoi ordini reiterati, +dimandarono di prendere consiglio e di dargli risposta pel giorno +seguente. + +Alla dimane mandarono due di loro in deputazione, ed annunziarono al +conte mylord, che consideravano come indegno delle dignità di domestici +inglesi di parlare in musica come fanno gl’istrioni di teatro. + +Lord Bristol dichiarò loro che se essi annuivano ai suoi desiderii, +avrebbe raddoppiato il loro salario, e dava a loro inoltre 24 ore di +più per prendere la loro risoluzione. + +Il giorno seguente gli stessi deputati dichiararono che, qualunque +fossero i vantaggi offerti dal signor conte vescovo, non potevano +accettare. + +Milord Hervey pagò loro sei mesi di salario, e li mandò tutti in +Inghilterra. + +Poi, quando furono partiti i servi inglesi, fece venire dei napolitani, +e fece loro le proposizioni seguenti: + +Di non parlare a M. di Bristol che sui motivi dei recitativi tolti +dal _matrimonio segreto_; stava a loro poi di adattare le parole alla +musica. + +Per tale servizio particolare, che necessitava una intelligenza +superiore a quella di un domestico ordinario, avrebbero 45 ducati al +mese, dieci lire sterline di Inghilterra, vale a dire che erano pagati +quattro volte tanto quanto lo sono i domestici meglio pagati di Napoli. + +Solamente la condizione _sine qua non_, essendo alimentati e vestiti +da M. di Derry, i sei virtuosi d’anticamera non prenderebbero nulla +durante i primi sei mesi, ma sarebbero pagati per tutti i sei mesi, +dopo scorso il semestre. + +Se uno dei domestici lasciasse il servigio di monsignore prima dei sei +mesi non ancora compiuti, non aveva diritto a nessuna indennità. + +I domestici napolitani accettarono, fecero venire un notajo per +redigere il contratto, ed in capo a sei mesi M. di Bristol era servito +colla cadenza cromatica la più soddisfacente. + +Una sera che M. di Bristol pranzava da sir William, uno dei suoi sei +domestici napolitani gli portò, in misura di recitativo, una lettera +con un gran suggello nero. — Lord Hervey dissuggellò la lettera, la +lesse, la pose sotto il suo piatto, e per tutto il rimanente della +serata rise, chiacchierò e vezzeggiò come il solito. + +Alle undici ore si ritirò; era un’ora più presto del solito. + +Il giorno seguente sir William dovendosi informare se la sua partenza +non fosse stata cagionata da qualche indisposizione, fece chiedere a +lord Bristol se era visibile. + +Sua signoria fece rispondere che gli era arrivata una grande sventura e +non poteva ricevere nessuno. + +Sir William inquieto forzò la consegna, e trovò il povero vecchio in +lagrime e fra i singhiozzi. + +— Mio Dio! che avete dunque? gli chiese sir William. + +— Avete osservato che jeri a pranzo mi venne consegnata una lettera +sigillata in nero? rispose il conte di Bristol. + +— Sì. + +— Ebbene, essa mi annunziava che mio figlio è morto a Livorno: io non +ho voluto spargere la mia tristezza nel vostro pranzo, mi sono frenato, +ma una volta in casa, il mio dolore è stato tanto più violento quanto +fu compresso; ecco perchè, per piangere liberamente oggi non volli +ricevere nessuno, nemmeno voi. + +La società ufficiale di sir William era naturalmente il Corpo +diplomatico; la sua società intima si componeva di dotti e di letterati +distinti. + +Il ministro estero più anziano a Napoli era il conte di Sa, +ambasciatore di Portogallo, che da trent’anni era stato nominato a +quel posto; egli non era ritornato che una sol volta a Lisbona e ne era +ritornato più presto che aveva potuto. Qualche anno fa il suo terrore +fu grande. Si trattava di sopprimere l’ambasciata di Portogallo a +Napoli, come una spesa inutile, e d’incaricare per gli affari delle +due corti il ministro di Portogallo a Roma; ma poi essendo morto +il re Giuseppe I, la regina che gli succedette decise di mantenere +l’ambasciata, ed il conte di Sa respirò. + +Vi erano pochi diplomatici che avessero una sinecura così completa +come questo ministro, che non aveva altro da fare che di dare alla sua +Corte le notizie del giorno che faceva redigere dal suo segretario; +il passeggio era la sola fatica che imponeva a sè stesso; si parlava +molto dell’harem del conte di Sa, composto dalle ballerine di S. Carlo. +Quanto a lui non parlava di nulla, avendo dimenticato il portoghese +e non avendo potuto imparare a parlar correttamente nè il francese nè +l’italiano. + +Egli era alto, aveva le spalle larghe ed una incollatura da bufalo, di +cui teneva anche la fisionomia. + +In quanto ai suoi talenti od ai suoi meriti, in sette od otto anni +io non lo vidi che tre volte per settimana, e non ho mai potuto +scoprirgliene un solo. + +Il ministro più importante, perchè è ambasciatore di famiglia, è +il conte di Lemberg. Costui è sotto tutti i rapporti una persona +considerevole quanto il conte di Sa lo è poco. La cronaca gli +rimprovera di esser superbo, ma sia che il rimprovero fosse ingiusto, +sia che agli occhi del ministro d’Inghilterra un tale difetto fosse un +nonnulla, non avemmo mai occasione di scorgerlo; ciò che ha dato al +conte di Lemberg questa riputazione fra i Napolitani, è che egli non +può soffrire i cortigiani e gli striscianti, di cui è ricca la Corte di +Napoli. Nella prima sera che lo vidi osservai una cosa, cioè che egli +dava il suo giudizio sulle persone più ragguardevoli della Corte senza +maggior riguardo, come se avesse parlato dell’ultimo lazzarone. La +conversazione cadde sul cavaliere Acton, ed il ministro di Toscana si +azzardò di farne gli elogi. + +Ma il conte di Lemberg alzò le labbra con una espressione di supremo +sdegno. + +— Quest’uomo, disse, sarebbe stato un buon corsaro, ed ecco tutto; ha +i talenti e la figura d’un pirata, ed è probabilmente a ciò che deve la +sua grandezza. + +Si assicura che in una discussione che ebbe colla regina, le disse +parlando con lei a proposito del cavaliere Acton: + +— Io non ho alcuna prevenzione pro o contra le qualità occulte di +questo ministro, le ignoro e non desidero punto conoscerle; ma ciò +che io so è che quelle che manifesta al ministero non convengono punto +all’ufficio di cui V. Maestà l’ha onorato. + +La posizione che il conte di Lemberg aveva alla corte di Napoli era +poco invidiabile; come ambasciatore di famiglia si trovava mischiato +in tutti gl’intrighi; e, bisogna confessarlo, alcuni di questi intrighi +non erano all’altezza della maestà del suo ministero. + +V’erano querele frequenti fra il re e la regina. Io ne racconterò +qualcuna, perchè avvennero in mia presenza. Ebbene, l’ambasciatore era +obbligato d’intervenire in tutte queste querele, di ravvicinare gli +sposi, di parlare in nome dell’imperatore, e di fare almeno una volta +al mese l’ufficio di giudice di pace. + +Il povero Lemberg non era mai sicuro, se era al passeggio che non si +corresse appresso a lui; se era a tavola, che non lo si facesse levare +per ristabilire la calma fra gli augusti sposi. Qualche giorno dopo il +nostro arrivo egli dava un gran pranzo; uno dei convitati ci raccontò, +che durante il pranzo, arrivato un corriere della regina da parte di +S. Maestà, il conte di Lemberg dovette alzarsi all’istante, lasciando i +suoi ospiti a terminare il pranzo senza di lui. + +Nacque una discussione a Caserta a proposito della marchesa di San +Marco, dama di confidenza della regina. + +— Maledette donnicciuole, esclamò il conte, gettando la salvietta, esse +mi faran divenir pazzo. + +Terminerò la mia rivista degli uomini di stato, dicendo una parola di +un atomo diplomatico chiamato Bonnecchi, console imperiale ed agente +della Toscana. + +Piccolissimo e vecchio, che parla senza posa, spiando continuamente, +sempre in cerca di novità, coll’occhio fisso, il collo e le orecchie +tese, il signor Bonnecchi è il corrispondente dell’imperatore +Leopoldo, al quale ogni settimana invia un rapporto di aneddoti e +fatti scandalosi, che avvengono alla corte od in città; e quando gli +aneddoti mancano, li fa. In principio, come ogni agente consolare, +aveva un trattamento fisso, ma insufficientemente stimolato, le notizie +mancavano. L’imperatore stimò opportuno allora di non pagarlo più +all’anno, ma ogni settimana. Dopo un anno il signor Bonnecchi prendeva +due luigi di Francia per ogni aneddoto, giudicato _interessante_ +dall’imperatore. + +In questa maniera il signor Bonnecchi si faceva una ventina di luigi al +mese. + +Questa esca ha dato a quel piccolo uomo un talento singolare +d’introdursi nelle case, di farsi invitare a tutti i pranzi, a tutte +le feste. Si sa ciò che egli vi va a fare. Ma siccome egli ci andava in +nome dell’imperatore e, secondo certuni, in nome della regina Carolina, +di cui lo si vorrebbe la spia privata, come era la spia pubblica di suo +fratello, nessuno rifiutava di riceverlo, nè gli si faceva mal viso. +Una volta poi tornato a casa, egli ricompone tutto ciò che ha inteso, +ne tira le conseguenze, ne stabilisce i risultati, aggiunge, ritocca, +guasta, e così ogni settimana invia al suo sovrano una cronaca in cui +ci entrano tutti i più alti personaggi. + +Ora passiamo ai medici, ai dotti ed ai letterati, che componevano la +società particolare di sir William, e così termineremo di conoscere le +persone che mi seguirono nella nuova mia vita, in cui mi trascinarono +gli avvenimenti che ho raccontati, e quegli ancora più incredibili e +specialmente più drammatici che or mi rimane di far conoscere ai miei +lettori. + + + + +VII. + + +Sir William, qualche tempo prima della sua partenza per Londra, aveva +perduto due dei suoi commensali più assidui. + +L’uno era morto all’età di 38 anni, ed era l’illustre Gaetano +Filangieri, verso la moglie del quale ho bene da rimproverarmi dei +torti. + +L’altro, vecchio di 80 anni, era il famoso abate Galiani, che passava +per l’uomo più spiritoso di Napoli. Forse questa riputazione gli veniva +dall’aver passato una parte della sua vita in Francia. + +Ora che son morti non ho più ad occuparmi di loro. + +Fra le nostre visite più assidue eranvi il celebre medico Cotugno ed il +suo collega il cavaliere Gatti, due personaggi i più curiosi di Napoli. + +Oltre la sua scienza medica, il dottor Cotogno era per quanto +assicurava sir William, uno degli uomini più versati nei classici +greci, latini ed italiani; non ho mai compreso come colla sua immensa +clientela, il suo servizio agli spedali e le sue consultazioni in +casa, gli restasse ancora il tempo di fare le letture necessarie +per alimentare la sua immensa erudizione. Non riceveva mai nulla da +chi veniva a consultarlo in casa, ma faceva pagare tre piastre le +sue visite, mai di più, e guadagnava con ciò tre mila lire sterline +all’anno. + +Qualche tempo prima del nostro arrivo a Napoli, egli aveva curato il +visconte d’Herrera, ambasciatore di Spagna, da un attacco di paralisia +che gli aveva tolto l’uso del braccio destro. + +In capo ad un mese e mezzo ed a cinquanta visite, Cotugno l’aveva +completamente guarito. + +L’ambasciatore di Spagna gli mandò mille ducati. + +Cotugno gli rispose: + + «Vostra Eccellenza si è ingannata quando mi ha inviato mille ducati + per cinquanta visite. + + «Ho per principio, fosse anche il re, di non far pagare le mie + visite più di tre piastre. + + «Cinquanta visite a tre piastre fanno centocinquanta piastre. + + «Ho l’onore di ritornare la differenza a Vostra Eccellenza. + + «COTUGNO.» + +Non era così del dottor Gatti, il quale era tanto avaro quanto +era disinteressato il Cotugno: uno dei più grandi propagatori +dell’inoculazione, ha guadagnato somme favolose a Parigi esercitando +questa arte. + +Due cose facevano di sir William l’amico per eccellenza del dottor +Gatti: la nostra mensa che era buona, e le nostre carrozze che erano +a sua disposizione. Tutt’all’opposto di Cotugno che si occupava +molto delle classi povere, il dottor Gatti dichiarava altamente +che non si abbassava punto a trattare colla gente di second’ordine, +sempre all’opposto di Cotugno di cui pare che abbia giurato d’essere +l’antipode. Egli non apriva mai un libro di scienza, non leggeva che +delle pasquinate e delle gazzette; invece di conservare come il suo +illustre collega la sua indipendenza presso i grandi, il dottor Gatti +era il cortigiano più assiduo del favoritismo. Egli pretendeva che +i popoli più felici del mondo fossero i Napolitani e gli Spagnuoli, +perchè il re Ferdinando ed il re Carlo III erano tanto amanti della +caccia, che non avevano il tempo di occuparsi dei loro popoli, e che +ogni popolo, il cui sovrano non si occupa punto di lui, è sulla via +della perfetta felicità. + +Sotto questo rapporto io credo che sir William fosse un poco +dell’opinione del dottor Gatti; egli doveva tutto il suo favore presso +Ferdinando alla sua passione per la caccia, ed alla sua abilità a +questo esercizio. + +Il giorno seguente al suo arrivo il re gli scrisse di suo pugno: + + «Venite subito, mio caro Hamilton, a fare una caccia con me + a Caserta: dopo la vostra partenza non ho avuto mai una buona + giornata: vi siete portato con voi la mia fortuna, spero che me la + abbiate riportata. + + «Vostro affezionato, + + «FERDINANDO B.» + +Il terzo famigliare fuori del corpo diplomatico era il marchese del +Vasto, il quale discende in linea diretta da quello a cui Francesco I +consegnò la sua spada, non volendola dare al conestabile di Borbone. +Il marchese del Vasto appartiene alla casa d’Avalos, una delle più +ragguardevoli d’Italia; ha centomila ducati di rendita, cinquecento +mila lire d’argento di Francia. Queste fortune assai comuni in +Inghilterra sono molto rare in Italia. La spada di Francesco I si +conserva, per quanto si assicura, nel tesoro di Casa d’Avalos. + +Sir William riceveva anche spesso il duca di Termoli, che discende +da una famiglia genovese stabilita da lungo tempo a Napoli. Egli +era grande scudiere del Re e figlio del duca di san Nicandro, ma +quest’ultimo titolo era lungi dall’essere invocato da lui; difatti +il duca di san Nicandro nominato governatore del re, gli uni dicono +a forza d’intrighi, gli altri a forza di denaro, ha allevato sì male +il re, che, più di una volta, nei suoi momenti di collera contro sè +stesso, riconoscendosi tanto ignorante, vuolsi che gli avesse detto: + +— Tuo padre è causa della mia infelicità e di quella dei miei sudditi, +ma io sono troppo giusto per volerne male a te, perchè tuo padre ha +fatto di me un asino. + +È vero che più di una volta ho inteso il Re deplorare l’educazione che +aveva ricevuto, e riversare sul duca di san Nicandro quella ignoranza, +che per istruzione non lo mise guari al di sopra de’ lazzaroni del +molo. + +Del resto la regina, che deplorava questa ignoranza di suo marito, +ma che con tutto ciò ne approfittava per allontanarlo dagli affari e +concentrare tutto nelle sue mani, mi disse sovente che non era punto il +duca di san Nicandro che bisognava rendere risponsabile di questo male; +ma bensì il Tannucci che aveva deliberatamente scelto il duca di san +Nicandro a motivo della sua nota incapacità, e che aveva raccomandato +che si tenesse il Re in questa ignoranza, perchè, incapace di vigilare +su nessuna partita dell’amministrazione del Regno, gliela lasciasse +tutta intiera nelle sue mani. + +Vi era in ciò molta parte di vero, ma non bisognava credere +assolutamente alla regina quando parlava del vecchio ministro toscano, +che essa non poteva soffrire, perchè, ligio a Carlo III cui doveva la +sua fortuna, rappresentava l’influenza spagnuola mentre essa, figlia e +sorella d’imperatori, rappresentava l’influenza austriaca. + +Allora vedendo l’odio della regina per tutto ciò che era spagnuolo +e francese, — odio in cui erano compresi suo marito ed i suoi figli +maschi, — e la sua simpatia per tutto ciò che era austriaco, si +andò fino a dire, che essa aveva formato un complotto anticoniugale, +antifigliale ed antinazionale per riunire il Regno delle Due Sicilie +all’Austria, alla quale aveva appartenuto in forza del trattato di +Utrecht; dalle cui mani era stato tolto colla conquista di Carlo III +uno degli episodi della gran guerra della Francia contro l’Austria nel +1634, ed io debbo oggi confessare che l’amicizia ed il favore reale non +m’accecano più di quanto la regina dava su questo punto pretesto alla +calunnia. + +Difatti io non aveva mai potuto comprendere donde veniva nella regina +di Napoli quest’antipatia per i propri figli maschi, e questa debolezza +per le sue figlie. Questa antipatia, sotto pretesto della correzione +necessaria alla irregolarità del loro carattere ed alla regolarità +della loro educazione, si manifestava in punizioni crudeli, che +ispirarono in loro una paura per la loro madre che non aveva nulla di +esagerato. In sua presenza non ho mai veduto i suoi piccoli principi a +sorridere, tremavano al minimo rumore, e quando intendevano la sua voce +si rifugiavano istantaneamente nelle braccia del Re. + +Il maggiore dei figli di Maria Carolina morì all’età di sette od otto +anni verso l’anno 1778, in seguito ad un deperimento continuato che +i nemici di Maria Carolina attribuivano ai cattivi trattamenti di cui +era stato vittima. Quando cadde realmente ammalato, la regina si mise +a discutere coi medici le cause e la natura della sua malattia, mentre +suo marito, non osando nemmeno di sollevarsi dalla sua ignoranza che +confessava ingenuamente, si accontentava di piangere. Ma quando infine +il giovane principe morì, le lagrime del Re raddoppiarono, mentre Maria +Carolina, — così si assicura, — si contentò di ripetere le parole della +madre spartana: + +«Quando gli ho messi al mondo, sapeva che un giorno dovevano morire». + +Io ho veduto morire uno dei giovani principi, il principe don Alberto. +Egli morì fra le mie braccia e sui miei ginocchi, perchè esso era +quello dei giovani principi che io preferiva. Racconterò questa morte a +suo tempo; ma ciò che debbo dire qui, è che questa morte mi parve che +raddoppiasse l’odio della regina contro i Francesi ed i Repubblicani, +anzichè scuotere nel fondo del suo cuore quelle fibre d’amore che fanno +versare alle madri lagrime di sangue sulla tomba de’ loro figli. + +Il solo che la regina amasse davvero era il principe di Salerno, nato, +io credo, nel 1790, e che la regina teneva stretto al suo cuore mentre +moriva nelle mie braccia il principe Alberto. — A costui essa avrebbe +sagrificato tutti gli altri, e si dice anche, ma io era in quell’epoca +lontana da lei, e non crederò mai ad una tale atrocità, e si dice anche +che verso il 1812, quando parve in Palermo volersi adottare il partito +e le idee inglesi, essa attentò alla sua vita, tentando di avvelenarlo +con una tazza di cioccolata. Secondo le dicerie popolari, sarebbe stato +salvato da quel pericolo dal suo cameriere Carlomagno Viglia. Da qui +sorge la fonte inesplicabile di favore di questo uomo più potente del +suo padrone, di qualunque membro della sua famiglia, e di qualunque +favorito o ministro. + +La voce pubblica voleva dunque che Carolina preferisse suo fratello +Giuseppe II ai suoi figli, o mettesse gl’interessi della monarchia +austriaca al di sopra di quelli del regno delle Due Sicilie. + +Del resto, racconterò tutto ciò che ho veduto colla stessa sincerità +con cui racconto ciò che è accaduto a me stessa. Il lettore ne tirerà +quelle conseguenze che gli converranno. + + + + +VIII. + + +Quando noi arrivammo a Napoli, la casa di sir William Hamilton non era +punto preparata per ricevere una donna; era un museo di uno scienziato +ed antiquario interamente dedicato alla geologia, alla numismatica, ed +alla statuaria. + +Bisognava fare in mezzo al passato ed alla natura morta un posto pel +presente e per la natura viva. + +Debbo rendere questa giustizia a sir William, che non avendo voluto +dare ai suoi tesori una preferenza su di me, io scelsi nell’immenso +primo piano dell’ambasciata tre camere per farne il mio appartamento +particolare, senza che egli permettesse alle lave del Vesuvio, alle +medaglie dei Cesari, ed ai frammenti di Apollo e di Venere di reclamare +contro di me. + +Del resto, debbo dirlo, la mia civetterie istintiva era tale, che volli +fare la mia corte e tutte queste antichità insieme ai nostri vecchi +scienziati. In capo ed un mese avrei potuto fare il nome senza catalogo +alle 24 o 25 specie di lave del Vesuvio, riconoscere a prima vista +l’effigie di un Cesare contemporaneo dello stesso Cesare, oppure di uno +battuto sotto Adriano: infine ricostruire da un semplice frammento una +statua intera. + +Sir William era estatico di vedermi ad adottare così facilmente i suoi +gusti, ed a prender parte della sua vita di archeologo ed antiquario. + +Abituata a fare gli onori di casa da lord Greenville, uno degli uomini +più eleganti di Inghilterra, non ebbi nulla da imparare per mettere +le sale di sir William all’altezza degli appartamenti più eleganti +di Napoli; Napoli essendo sotto questo rapporto inferiore di molto a +Londra. + +Fu allora che, per raddoppiare l’entusiasmo dei miei adoratori ho +stimato bene di far conoscere i miei talenti mimici, e siccome la +maggior parte delle nostre conoscenze erano italiani, non ho creduto +conveniente di dar loro delle rappresentazioni di alcune scene di +Shakespeare: i loro stomachi deboli non avrebbero potuto sopportare +quel cibo copioso, e mi limitai alle pose plastiche; ed in una stessa +sera, mutando il manto ebreo col peplo greco, il turbante turco col +diadema asiatico, feci passare sotto i loro occhi Giuditta, Aspasia, +Rosellana, Elena, e cominciai i primi passi di questa danza dello +sciallo, che ebbe più tardi una riuscita così prodigiosa non solamente +a Napoli, ma a Parigi, a Londra, a Vienna, a Pietroburgo. + +Poco dopo non si parlava d’altro nella capitale del Regno delle +Due Sicilie che della meraviglia condotta da Londra da sir William +Hamilton: tutti gli uomini distinti di Napoli, ed anche qualche +signora, ambivano l’onore di essere ricevuti all’ambasciata +d’Inghilterra; ma, a mia grande umiliazione, ed a grande stupore di sir +William, non vedevamo venire nessun invito collettivo dalla Corte. + +Sir William era sempre il compagno di caccia e di pesca del Re; quasi +mai l’accompagnava all’uno od all’altro di questi esercizj senza +parlargli di me e senza fargli il mio elogio: il Re lo felicitava per +la sua fortuna di avere una moglie tanto bella, distinta ed istruita. +Ma la cortesia reale non andava più innanzi. + +Molte volte, lo so, si era parlato di me alla regina Maria Carolina, ma +essa aveva sempre lasciato cadere il discorso, e qualche volta l’aveva +troncato con affettazione. + +Mi fu dato il consiglio di trovarmi come per caso sul cammino che +la regina percorreva: la cosa era facile; passeggiava spesso coi +giovani principi e le sue figlie nel giardino di Caserta. L’entrata +senza essere pubblica era aperta alle persone distinte, e qualche +volta, colla protezione dei subalterni, alla gente del popolo che +aveva qualche grazia da domandare. Pregai lord Hamilton che alla +prima occasione che aveva di andare a Caserta, mi conducesse insieme, +mostrandogli un gran desiderio di vedere i giardini, che si dicevano +molto belli. + +Probabilmente sir William si accorse della causa principale della +mia dimanda, e poichè gli spiaceva forse più di me questa specie di +disprezzo che lui si dimostrava non gli rincresceva che qualche fatto +piacevole o no desse motivo ad una spiegazione. + +Un giorno che sir William aveva dei dispacci del gabinetto di san +Giacomo da comunicare al Re, partimmo per Caserta. Sir William vi +aveva un appartamento ove poteva restare quanto gli conveniva, ed +ove era servito dai domestici di Sua Maestà. Prima del suo viaggio in +Inghilterra aveva usato sovente di questo favore; ma dopo il mio arrivo +a Napoli, benchè avesse fatto dei frequenti viaggi a Caserta, non vi +aveva mai passato la notte. + +Comunicati i dispacci, sir William ricevette l’invito pel Re di restare +fino al giorno seguente per accompagnarlo ad una grande partita di +caccia. Sir William accennò la mia presenza in Caserta; ma il Re +rispose: + +— E non avete il vostro appartamento a palazzo? se Lady Hamilton ha +bisogno di qualche cosa, che comandi; i miei domestici le obbediranno +come se fossero i suoi. + +E il discorso finì là. + +Però accordandosi il soggiorno a Caserta coi miei progetti, sir William +accettò in suo nome e al mio; chiese soltanto al Re se non trovava +inconveniente che io passeggiassi nel giardino. + +Il re alzò le spalle, ciò che voleva dire che la dimanda era inutile. + +Sir William, ritornò e mi raccontò ciò che era avvenuto. + +Al pranzo, servendoci certi vini, il cameriere aveva cura di dirci: — +_della cantina del Re_. + +All’arrosto, porgendoci un fagiano guarnito di beccafichi, affettò di +ripeterci: — _della caccia del Re_. + +Era evidente che sir William era l’oggetto di attenzioni particolari di +Sua Maestà, ma visibilmente queste attenzioni non si estendevano sino a +me. + +Alla sera sir William fu invitato a giuocare dal Re; ma poichè +nell’invito non si trattava punto di me, prese un pretesto, il meno +adatto che poteva, per non andarvi, — si finse di trovarlo buono. + +Il giorno dopo all’alba vennero a battere alla porta di sir William da +parte del Re. Sua Maestà partiva sempre di buon mattino, e come il suo +avo Luigi XIV non gli piaceva di aspettare. + +Sir William era profondamente punto da questa maniera di considerare +il suo matrimonio come non avvenuto. Mi disse che se sul mio progetto +d’incontrare la regina avessi di che rammaricarmi, nulla lo teneva +a Napoli, nè le sue abitudini di vent’anni, nè il suo amore per +l’antichità, nè il clima che era eccellente per la sua salute. Egli +domanderebbe al Re, suo fratello di latte e suo amico, o il suo +richiamo a Londra, o la sua destinazione presso la tale o tal altra +corte che io stesso avrei designata. + +Il mio vestire era semplicissimo, nè cercai di far valere in alcun modo +i miei pregi: l’essere troppo bella è un cattivo mezzo di fare la sua +corte ad una regina gelosa della sua bellezza; il mio orgoglio mi aveva +già sobillato più di una volta che alla regina, che non era più nel +fiore della sua gioventù, poco garbasse la mia vicinanza. + +Le finestre dell’appartamento di sir Hamilton davano sul giardino; +da queste finestre si poteva vedere ad entrare la regina: si sapeva +che dopo la colazione, dalle 10 alle 11 essa vi faceva la sua +passeggiata colle giovani principesse. A dieci ore ed un quarto io la +vidi comparire accompagnata da tre dalle sue figlie, la principessa +Maria Teresa, che contava 17 anni, che in quell’anno dovea diventare +arciduchessa, e due anni dopo imperatrice d’Austria. La principessa +Maria Luisa, di 16 anni, che l’anno dopo doveva diventare gran duchessa +di Toscana, e la principessa Amalia che non aveva ancora sei anni. + +Oltre a queste tre principesse restavano la principessa Maria Cristina +dell’età di nove anni, che fu regina di Sardegna; la principessa Maria +Antonietta dell’età di quattro anni e mezzo, che fu principessa delle +Asturie; la principessa Maria Clotilde dell’età di due anni che doveva +morire nel 1792, e Maria Enrichetta ancora in fasce, che doveva morire +nello stesso anno come sua sorella. + +Era venuto il momento di mettere in esecuzione il mio progetto: vedendo +la regina e le principesse, inoltrate nei giardini, le due più grandi +passeggiando a lato della madre, la più giovane Maria Amalia correndo +avanti cogliendo fiori e tentando di prendere delle farfalle, io presi +un libro e discesi; facevo sembiante di leggere, ciò che mi permetteva +di vedere senza far vedere che guardava. + +Feci un giro per non incontrare la famiglia reale che all’altra +estremità del giardino. Io voleva che la regina credesse che il caso +soltanto mi avesse condotta sulla sua via; poi desiderando e temendo +insieme questo incontro, io non dimandava meglio che di avere qualche +momento per prepararmi a ciò. + +M’inoltrai nel viale che doveva infallibilmente condurmi dalla regina; +aveva gli occhi sul mio libro, ma mi sarebbe impossibile di dire il +titolo di questo libro; vedeva i caratteri senza che porgessero alcuna +idea alla mia mente: la mia mente era altrove. + +Il mio cuore batteva con una violenza strana. Tutto ad un tratto +sulla curva d’un sentiero mi trovai a venticinque o trenta passi dalla +regina. + +La piccola principessa, sempre correndo davanti a sua madre, non +distava che dieci passi da me. + +Feci sembiante di non veder nulla, intenta nella mia lettura; ero +sempre a tempo di levare gli occhi e fingere una rispettosa sorpresa. +È nota la mia scienza di esprimere non solamente tutti i sentimenti, ma +eziandio le più delicate gradazioni; ma un incidente mi fece levare gli +occhi dal mio libro prima che lo volessi. + +La piccola principessa Amalia venne correndo verso di me, e togliendo +un fiore dal suo mazzo, me lo presentò. + +Era di buon augurio. + +Alzai la testa, mi parve allora di vedere solamente la reale fanciulla, +le sue sorelle e la regina, e facendo un profondo inchino, mi accingeva +ad accettare il fiore che mi offriva; ma in questo momento, colla sua +voce più vibrante, e come sorpresa della mia presenza, la regina chiamò +due volte «Amelia, Amelia,» e la fanciulla, riconoscendo nella voce di +sua madre un accento imperativo, che essa sapeva esprimere tanto bene, +si rivolse sbigottita, e corse dalla regina col suo mazzo intatto e +prima ch’io fossi rinvenuta dalla mia sorpresa. Maria Carolina aveva +preso la sua piccola figlia per mano, l’aveva spinta su di un sentiero +di traversa, e si era incamminata essa pure da quella parte colle due +grandi principessine, allontanandosi con affettazione per lasciarmi la +strada libera. + +Il colpo fu atroce, mi vennero le lagrime agli occhi, presi correndo +la via verso il mio appartamento, ordinai di attaccare i cavalli alla +carrozza, e partii per Napoli lasciando queste parole a sir William: + + «Non vi turbate punto della mia salute, essa non c’entra colla + prima partenza; ho creduto di dovere lasciare Caserta; quando + vi racconterò ciò che mi è accaduto, voi approverete la mia + risoluzione, lo spero.» + + «Vostra Emma.» + +Due ore dopo era di ritorno all’ambasciata, e dopo aver fatto cambiare +i cavalli, rimandai la carrozza a sir William. + +Sir William arrivò alle sette ore di sera. + +Ritornando della caccia, trovò che io era partita, e benchè il re +in persona l’avesse invitato a pranzo, egli aveva lasciato Caserta, +facendo dire a sua maestà che una circostanza impreveduta l’obbligava a +ritornare a Napoli. + + + + +IX. + + +Sir William dubitava ciò che era accaduto; io non ebbi bisogno che di +raccontargli i particolari. + +Debbo rendere questa giustizia a sir William, che egli fu più offeso +di me di questo affronto; mi offerse di partire quella sera stessa da +Napoli senza nemmeno prendere congedo; ma ciò significava ritirarsi, +cedere il campo di battaglia, era un confessare la disfatta; ciò non +era quanto io voleva, io voleva vincere. + +Insomma voleva essere presentata, volevo essere ricevuta a corte, +come lo esigeva il mio diritto di ambasciatrice d’Inghilterra. Volevo +ottenere l’esito che ho ottenuto dovunque volli ottenerlo, volevo +infine vendicarmi di quella insolente regina, facendo dire ai suoi +cortigiani stessi che io era più bella, e altrettanto intelligente e +spiritosa di lei. + +Io insisteva adunque perchè sir William dimandasse al re stesso una +spiegazione sul contegno sdegnoso della regina. + +Quando io penso oggi in quale accecamento orgoglioso mi aveva gettata +la mia fortuna inopinata, mi maraviglio con me stessa della mia +audacia. + +Sir William non esitò punto di cedere alla mia volontà. Egli aveva per +me una adorazione così insensata, che sembrava maravigliato al pari di +me del contegno che Sua maestà aveva a mio riguardo. + +Egli partì per Caserta, andò a trovare il re, e francamente entrò in +questione, non lasciandogli punto ignorare che il suo futuro soggiorno +a Napoli sarebbe una conseguenza del modo con cui si sarebbe condotto +verso di me. + +Il re amava assai William, non già per sir William, ma per lui stesso. +Questo principe essenzialmente egoista era così fatto; sir William era +buon camminatore, buon cacciatore, buon cavalcatore, e un compagno +spiritoso e gaio; da parecchi anni il re si era fatto una necessità +della sua compagnia, e avrebbe sentito la di lui mancanza. + +Poi l’orizzonte politico cominciava ad oscurarsi dalla parte di +occidente: il re di Napoli per quanto poco fosse versato negli affari, +comprendeva che sir William, fratello di latte del re d’Inghilterra, +compagno d’infanzia di Giorgio III, poteva, al caso di una rottura +probabile colla Francia, essergli di un potente aiuto presso il +gabinetto di San Giacomo; accolse dunque le sue parole con una perfetta +dolcezza, e con quella bonomia, che in lui talvolta era naturale e +talvolta finta; ma in questa circostanza, tanto bene rappresentata, era +impossibile accorgersi che fosse stata una commedia. + +— Mio caro sir William, gli disse, sapete voi la voce che corre? + +— No, ma spero che vostra maestà mi farà la grazia di dirmela. + +— Ebbene, corre voce che voi non siate ammogliato. + +Sir William aveva preveduto il colpo; tirò dalla sua tasca il +certificato del pastore protestante e lo presentò al re. + +— Ecco, sire, diss’egli, questa è la mia risposta. + +Il re lesse il certificato, lo volse e lo rivolse con un certo +imbarazzo. + +— Io non vi dico nulla di nuovo, dicendovi che vi sono molti cattivi +a Napoli, non è vero? ebbene, quand’anche voi faceste affiggere il +vostro certificato su tutti gli angoli delle strade, e che io con un +editto ordinassi di credervi, sarebbero ancora capaci dì dubitarne. +Finchè voi non avrete fatto riconoscere il vostro matrimonio alla corte +d’Inghilterra, e che non avete presentato lady Hamilton al re Giorgio +III, cosa che voi avreste potuto fare facilissimamente nei rapporti con +cui siete con lui, non vi sarà più motivo per dire di no. E come mai +voi non avete punto pensato a ciò? + +Sir William guardò in faccia al re con uno sguardo il più scrutatore, +ma fu impossibile di leggere più in là della maschera; Ferdinando aveva +a sua disposizione un certo giuoco di fisionomia bonaria, che avrebbe +fatto scambiare lui, il re astuto per eccellenza, per l’uomo più +ingenuo del mondo. + +— Va bene, sire, rispose sir William, voi mi date un congedo d’un mese, +non è vero? + +— Con mio grande rincrescimento, perchè non vorrei lasciare nemmeno per +un giorno solo un compagno così buono come siete voi; ma se voi me lo +comandate, e specialmente per un affare così importante, come quello di +far riconoscere il vostro matrimonio, comprenderete bene che io non ve +lo saprei rifiutare. + +— Non ho dunque che a scrivere a Londra, perchè il mio arrivo non +arrechi una brusca sorpresa. + +— Aspettate, posso risparmiarvi questo ritardo. + +— Ne sarò molto obbligato a vostra maestà. + +— Or bene, le lettere che io ricevo da mio cognato l’imperatore +d’Austria e da mio cognato il re di Francia, possono essere giudicate +abbastanza importanti per essere comunicate senza ritardo a monsignor +Pitt; dico monsignor Pitt, perchè da voi, è presso a poco come qui, il +re non è nulla, ed il ministro è tutto; senza di che vi avrei detto al +re Giorgio III. Vi confiderò gli originali stessi di queste lettere, +con una mia autografa per mio fratello il re della gran Brettagna, +e compiendo in tal modo la missione di cui v’incarico, voi farete il +vostro affare come crederete. + +Sir William non poteva desiderare di meglio; egli ricevette seduta +stante, le lettere che doveva comunicare al re d’Inghilterra ed al suo +ministro, e la sera stessa su di un piccolo bastimento della marina +reale, che il re mise a nostra disposizione, partimmo per Livorno. + +Sir William dovea consegnare, passando per Firenze, una lettera al gran +duca Leopoldo, poi da Firenze dovevamo continuare il nostro viaggio in +posta; la feluca reale attendeva il nostro ritorno a Livorno. + +Si sarebbe detto che il tempo era d’accordo colle nostre impazienze, +avemmo costantemente il vento favorevole, e facemmo la traversata in +tre giorni. + +Sir William, compì la sua missione presso il gran duca Leopoldo che +trovò molto inquieto sul modo con cui andavano le cose di Francia. + +Tutto accennava ad una prossima rivoluzione, ed i primi avvenimenti +dell’anno 1789, in cui eravamo giunti, indicavano che questa +rivoluzione sarebbe stata seria, e si sarebbe fatta sentire per tutto +il mondo. + +Egli non poteva adunque che approvare il viaggio di sir William a +Londra, e lo scopo apparente pel quale aveva fatto questo viaggio; +non era pure meno inquieto sul conto di suo fratello Giuseppe II, +imperatore di Germania, la cui salute andava affievolendosi. + +— Vedremo, disse egli, come da tutto ciò uscirà nostro cognato +Ferdinando IV, che pretende di avere la felicità di non mantenere un +filosofo nei suoi stati. + +In tutti i casi egli avvisava che l’Austria, il re di Napoli, il santo +Padre e tutti i principi d’Italia, dovessero fare una lega offensiva +e difensiva, e stabilire una specie di cordone sanitario per impedire +alle idee rivoluzionarie di passare le Alpi. + +Noi partimmo da Firenze per la posta, attraversammo il S. Gottardo +e la Svizzera, e arrivammo ai Paesi Bassi, ove ci imbarcammo per +l’Inghilterra. + +Arrivammo a Londra in punto a dieci mesi dopo che l’avevamo lasciata, e +scendemmo al palazzo di sir William Hamilton. + +Nello stesso giorno fu ricevuto dal re. + +Io aspettava con una certa ansietà; ritornando a Londra, io era +ritornata, per così dire, nella mia vita passata, e m’era trovata in +faccia alla miseria ed alla vergogna dei miei primi anni; poteva venir +qualche scrupolo al re, e se la mia presentazione fosse stata rifiutata +a sir William, sebbene io fossi Lady Hamilton, ricadevo però più bassa +di quanto era partita. + +Sir William ritornò tutto in gioia; la mia presentazione doveva aver +luogo il lunedì seguente; il re non aveva fatto alcuna difficoltà, e +si era mostrato più che mai gentile, affettuoso e pieno di amicizia per +lui. + +Lo stesso giorno sir William mi espresse il desiderio di portare a +Napoli un mio ritratto fatto da Romney, che allora era il gran +pittore alla moda. Era impossibile che sir William non conoscesse punto +le mie antiche relazioni con Romney; ma egli era così poco mio marito, +che compresi benissimo che egli non lasciò a divedere di nutrire +gelosia per questo grande artista. + +Fu convenuto che alla mattina appresso saremmo andati a sorprenderlo +nel suo studio in Cavendish Square. + +Era troppo sicura della cortesia di Romney per avere bisogno di +prevenirlo con una lettera di non vedere in me che Lady Hamilton; e più +ancora sicura dell’impero che io aveva sopra sir William, mi faceva una +festa della sorpresa, che avrebbe prodotto in Romney la mia presenza +inaspettata. + +Siccome sir William desiderava di avere il mio ritratto rappresentante +un’Odalisca, vestii un magnifico abito turco, e salimmo in una carrozza +chiusa che ci condusse a Cavendish Square, poco lungi dal palazzo di +sir William. + +Io conosceva quella casa; essa avea conservato, bisogna dirlo, alcuni +dei miei buoni ricordi, e senza essere mai stata innamorata di Romney, +nel senso che si accorda alla parola, io l’aveva amato teneramente, +e la sua memoria non s’affaccia mai alla mia mente senza essere +accompagnata da un sorriso del mio labbro. + +Era sempre lo stesso domestico che lo serviva. Egli mi riconobbe, gli +feci un segno indicandogli coll’occhio mio marito che mi seguiva; ed +egli mi provò di aver compreso, domandandomi se doveva annunziare sir +William e Lady Hamilton; gli risposi di no, volendo fare al suo padrone +una visita d’amicizia e non di cerimonia, e che ci saremmo annunciati +da noi. + +Si ritirò e mi lasciò passare. + +Entrammo nello studio di Romney; le quattro parti del mondo erano state +messe a contribuzione per adornare questo splendido tempio dell’arte: +trofei che riunivano le più belle armi dei popoli selvaggi e dei +civilizzati, le frecce dell’Indiano della Florida, i cangiar dell’Asia +e le spade di Damasco, le pelli di tigre del Bengala, le pelli di leone +dell’Atlante, d’orsi della Siberia e di pantere della Persia, sparsi +sotto i mobili, si stendevano sotto i nostri piedi, e tappezzavano +la base delle pareti coperte da meravigliosi schizzi dell’autore che +visitavamo. Non vi era un angolo in questa vasta camera ove l’occhio +potesse riposare senza cadere su di un oggetto prezioso, e per valore +materiale e per valore artistico. + +Romney era occupato a dare l’ultimo tratto di pennello ad un’Erigone +che si rotolava con una tigre su di un tappeto di fiori. L’Erigone +aveva una lontana somiglianza con una certa Emma Lyonna, e provava che +questa Emma Lyonna non era affatto scomparsa dalla memoria del pittore. + +Al rumore della porta non si mosse: senza dubbio aveva semplicemente +creduto che il suo domestico fosse venuto per mettere l’ordine o il +disordine in qualche cosa. + +Gli toccai la spalla colla mano, si volse, mi riconobbe, mise un grido, +e scorgendo mio marito si levò facendomi un inchino. + +— Ancora più bella di prima, mi disse, non l’avrei creduta possibile +una tal cosa; poi volgendosi a sir William: + +— Accogliete tutti i miei complimenti, milord, gli disse, e ditemi +tosto se posso avere la fortuna d’esservi utile in qualche cosa. + +Poi colla sua maravigliosa cortesia, Romney, come se mi vedesse per la +prima volta, ci fece gli onori del suo studio. + +Sir William gli disse che desiderava un mio ritratto alla foggia in cui +mi trovava. + +Romney tutto contento, prese all’istante una gran tela e schizzò tutta +la composizione. + +Si convenne che vi andassi tutti i giorni per la posa, e Romney promise +che in capo ad otto giorni il ritratto sarebbe finito. + +Il giorno dopo sir William mi condusse a Cavendish Square, ma siccome +doveva andare in varii luoghi, si contentò di lasciarmi nel suo studio, +e ritornò alla carrozza, promettendomi di venirmi a prendere fra due +ore. + +In queste due ore Romney ebbe la garbatezza di non dirmi una parola, di +non fare la minima allusione che potesse ricordare la nostra intimità +passata; mi parlò di Roma e di Napoli, discorremmo un po’ di tutto, e +promise di venirci a fare una visita. + +Era, lo confesso, un poco punta da una tale delicatezza: io la +comprendeva, ma mi stringeva il cuore. + +La donna anche quando oblia, non vuol essere dimenticata. + +Sir William ritornò più tardi di quanto aveva detto, di modo che il +ritratto andava avanti. Aveva veduto monsignor Pitt, gli aveva mostrato +le lettere di Maria Antonietta e dell’imperatore Giuseppe II, e aveva +parlato a lungo degli affari di Francia. + +Le cose andavano alla peggio, il freddo e la fame sembravano essersi +data la parola per far dei Francesi altrettanti diavoli arrabbiati. + +Si parlava della riunione degli Stati Generali pel 4 aprile. Monsignor +Pitt fissava a quell’epoca il principio della rivoluzione. + +Sir William aveva ricevuto pieni poteri di trattare a Napoli gli affari +d’Inghilterra come egli intendeva, salvo sempre, ben inteso, l’onore e +gl’interessi della Gran Bretagna. + +Non disse nulla di tutto ciò, s’intende, dinanzi a Romney; ma a me sola +riconducendomi a casa. + + + + +X. + + +Il lunedì seguente, 20 marzo 1789, giorno della mia presentazione, non +vi fu seduta da Romney, ben si intende: tutta la giornata fu consacrata +ai preparativi di questa grande cerimonia e particolarmente alle cure +della mia toletta. + +Dopo la mia presentazione vi fu gran ballo a Corte. + +Il re, vedendomi a comparire, mi venne incontro con una galanteria +graziosa, mi offerse la mano e mi condusse al mio posto, non cessando +di parlarmi, se non per trattenersi con sir William. + +Il re mi aveva appena lasciata, che il principe di Galles venne alla +sua volta; allora, mio malgrado la mia testa era occupata da un solo +pensiero; cioè quando mi trovava semplicemente vestita da dama di +compagnia sul terrazzo di miss Arabella, la sera in cui essa aveva +ricevuto il principe di Galles: mi pareva di vederli tutti e due alla +finestra, poi ritornare nella sala, e quantunque esposti a mezza luce, +mi parvero brillanti di gioventù e di desiderio. + +Non so ciò che il principe mi disse, nè mi ricordo ciò che gli risposi: +tutte le fibre della memoria mi distoglievano la mente dal presente, e +la facevano viaggiare a ritroso nel passato: dovetti sembrare stupida +al principe. + +Questa sera fu per me una serata di orgoglio e di dolore. D’orgoglio, +perchè aveva raggiunto il mio scopo; ricevuta ufficialmente alla Corte +d’Inghilterra, come sposa di sir William Hamilton, nessuna altra corte +poteva rifiutarsi di ricevermi, e come ambasciatrice di una grande +potenza, veniva per rango immediatamente appresso alle principesse del +sangue; di dolore, perchè ogni sorriso, ogni sguardo obliquo, ogni +parola detta all’orecchio, mi sembrava un insulto, che strisciando +sotto l’erba, era pronto a levare la testa tostochè io fossi uscita. + +Sir William era maravigliosamente tranquillo e soddisfatto: se per +diventare sua moglie io fossi uscita dal chiostro più austero, dal +convento il più chiuso, non sarebbe parso più altero di me. + +Però quella sera mi parve lunga, e benchè mi fossi ritirata ad un’ora +di giorno, pure mi sentiva affranta. + +Il giorno dopo mi guardai bene dal mancare alla seduta; aveva bisogno +di vedere un viso amico; sentiva che quella sera non aveva veduto che +delle maschere. + +Romney era uscito per affari indispensabili, mi fece dire che mi +pregava di perdonargli, ma che lo aspettassi. + +Sir William, che ancora in quel giorno doveva andare in varii luoghi, +prese la carrozza e mi lasciò da Romney. + +Io l’aspettava con una suprema impazienza, era io che dovea dargli le +notizie; e mi sembrava che egli dovesse darmene. + +Così, quando intesi il suo passo, quando riconobbi la sua voce nella +camera vicina, quando vidi aprirsi la porta, mi slanciai verso di lui +per interrogarlo. + +— Ebbene? gli dimandai. + +Qualche cosa di consimile balenò pure alla sua mente, perchè quantunque +fosse vaga la mia interrogazione, egli rispose direttamente alla mia +idea. + +— Ebbene, ieri voi avete avuto un esito strano; questa mattina sono +corso per la città per avere vostre notizie, e non ho veduto che delle +donne furiose; sembra che ieri foste miracolosamente bella; si parla di +tre duchesse morte di gelosia; altre vedendo il re condurvi alla vostra +sedia, ed il principe di Galles a parlare con voi, si sono morse le +dita per la collera, e minacciano di diventare idrofobe. Finisco ora +d’aver schizzato il ritratto di Lady Craven, che è una buona inglese +puro sangue, e che ora, dopo 14 anni d’unione, ha ottenuto il suo +divorzio da Lord Craven. Essa era là e rise di tutto cuore vedendo +i visi che vi facevano; le dissi che vi avrei veduta da me, essa mi +rispose semplicemente: — «fatele i miei complimenti, e ditele che è la +più bella creatura che abbia mai veduta.» + +Io presi la mano di Romney, e gliela strinsi di tutta forza; avrei +desiderato di abbracciarlo; egli m’ispirava nelle vene il sentimento +divino della vendetta soddisfatta. + +Il giorno dopo tutti i giornali rendevano conto del ballo di corte: +alcuni non mi risparmiarono; ma non importa, la mia causa rispetto alla +regina di Napoli era vinta. + +Al settimo giorno il mio ritratto era finito; ma a motivo degli +accessorii orientali, di cui mi aveva circondato Romney, era diventato +un quadro più che non un semplice ritratto. Sir William del resto +maravigliato del talento con cui era eseguito, chiese a Romney di +spingere la compiacenza fino a voler ricominciare il lavoro, e farne un +altro tanto semplice quanto l’altro era lavorato. + +Romney non chiese di meglio. Egli pretendeva di avere tanto piacere di +lavorare vicino a me, che non avrebbe voluto mai altro modello. + +Nel giorno stesso, in cui finì il primo, incominciò il secondo; esso +era di una semplicità veramente greca. + +Aveva la testa spoglia che, veduta di faccia, era un po’ inclinata +sulla spalla destra; i miei lunghi capelli sciolti cadevano ondeggianti +sul mio petto velato appena da una tonaca di mussolina; un mantello +di cascemiro rosso mi copriva le spalle: il mio solo gioiello era una +cintura d’oro cesellata alla foggia araba, che incastonava un cammeo +rappresentante Sir William Hamilton. Questo che a mio parere era ancor +superiore al primo fu finito in cinque giorni. Fu quello che fu dato +da Sir William a Lord Nelson, e che questi aveva nella cabina del +_Fulminante_, e che mi fu restituito dopo la sua morte, e che nella +meschina capanna in cui scrivo queste memorie, ancora oggi è appeso +a lato al suo. Nei miei momenti di miseria mi furono offerte fino a +12,000 lire dei due ritratti; non ho voluto mai separarmi da loro; essi +saranno la dote della mia Orazia. + +Durante il nostro soggiorno a Londra, Sir William diede qualche serata, +ove fu invitata tutta la _gentry_ della capitale; qualche donna che +aveva creduto opportuno di farsi ritrosa passando al di là della +quarantina, non giudicò conveniente di onorarle della sua presenza; +ma le giovani e belle donne dell’aristocrazia non vi mancarono. Sir +William volle che in due di queste serate rappresentassi alcune scene +di carattere; in una recitai il soliloquio di Giulietta, nell’altra +cantai la scena mimica della Nina. + +Quella sera produssi un vero entusiasmo; Romney principalmente era come +un pazzo. + +Il giorno dopo scrisse ad uno de’ suoi amici. + +«Nella mia ultima lettera credo di avervi informato che era a pranzo +da Sir William e sua moglie; alla sera molte persone della nostra prima +società eransi riunite per udirla a cantare: nel serio come nel comico, +per la sua grazia come per il suo ingegno, essa eccitò l’ammirazione +di tutti; ma la sua Nina sorpassò ciò che si può vedere, ed io credo +che nessuno non saprebbe eguagliarla, per l’anima che vi mette: tutta +la società era a bocca aperta, tanto la sua scena è semplice, grande, +terribile e patetica.» + +I miei due ritratti furono imballati colla più gran cura, e Sir William +non volendosi separare da ciò che chiamava _il suo tesoro_, combinò in +modo di prenderseli in viaggio con noi. + +Lasciammo Londra il 20 aprile; per curiosità Sir William volle +ritornare per Parigi. L’Inghilterra che doveva fare una guerra così +accanita alla Francia, era ancora in pace con essa. Nulla impediva +dunque a Sir William di seguire a questo riguardo la sua fantasia. + +Arrivammo il 26 in buon punto per essere spettatori di una sommossa; +grazie dell’avviso! quella sommossa fu quella che prese il nome dal +sobborgo S. Antonio. + +Sir William aveva fatto ogni premura per vedere l’apertura degli Stati +generali che doveva aver luogo il 27. + +Arrivando, intese che era rimessa al 4 di maggio. + +Invece dell’apertura degli Stati generali, avemmo l’incendio ed il +saccheggio del magazzino Reveillon. + +Si sapeva fin dal giorno prima che qualche cosa doveva succedere; +perchè alla sera Sir William entrò con un permesso per vedere la +Bastiglia. + +Noi ne approfittammo pel giorno seguente. + +Mano mano, che noi ci avvicinavamo alla Bastiglia, la folla si faceva +più numerosa; credevamo di non poter mai arrivare colla nostra carrozza +alla porta d’entrata. + +Finalmente ci entrammo, ma in mezzo ai fischi ed alle ingiurie; il +popolo francese mi parve ben mutato dall’epoca in cui l’aveva veduto la +prima volta. + +Il signor Delaunay, prevenuto che l’ambasciatore d’Inghilterra e sua +moglie visiterebbero la Bastiglia, ci attendeva per farci egli stesso +gli onori del castello reale. + +Ci chiese prima se volevamo vedere i suoi prigionieri, almeno quelli +che gli era permesso di mostrarci. + +Mi informai se mi era permesso di liberarne qualcuno. + +Il signor Delaunay mi rispose che la sua cortesia non poteva andare fin +là. + +— Allora, gli dissi, non potendo far nulla per essi, desidero piuttosto +di non vederli. + +— Che volete vedere allora? Parigi dall’alto della torri? + +La cosa era molto facile; il signor Delaunay, ci precedeva col cappello +in mano, e per quante istanze gli feci non volle mai metterlo in testa. + +Io diceva a me stessa, come mai un gentiluomo tanto cortese e di sì +belle maniere, poteva essere così spietato, o piuttosto così cupido +verso i suoi prigionieri. + +Si raccontavano di lui dei tratti di avarizia incredibili. Tutti +gl’impieghi della Bastiglia, fino a quello di guattero, si vendevano +e dipendevano da lui. Con sessanta mila lire di stipendio, dicesi, che +trovava modo di formarsene centoventi, egli guadagnava su tutto: sulla +legna, sul vino. Il terrazzo di un bastione era stato convertito in +giardino per il passeggio dei prigionieri; egli trovò modo di ricavarne +cento franchi l’anno affittandolo ad un giardiniere. + +Quando fummo in cima alle torri, da un lato spingevamo lo sguardo fino +in fondo al baluardo del Tempio, dall’altro fino al giardino del re, +verso oriente fino alla barriera del trono, e ad occidente fino agli +Invalidi. + +Di là solamente potemmo apprezzare quanto fosse numerosa la folla a +traverso la quale eravamo passati, e che ora dominavamo. + +Tutta questa folla si recava verso il sobborgo San Antonio, e sembrava +irritata, ed alcuni in passando facevamo i pugni alla Bastiglia. + +Il signor Delaunay se ne rideva. + +Gli chiesi donde veniva tutto questo rumore e tutti questi clamori del +popolo. + +Mi rispose che il popolo di Parigi, preso da vertigine e pieno di +malvolere, pretendeva morire di fame; ora il cartaio Reveillon, uno di +quegli aristocratici del commercio, — i peggiori fra gli aristocratici, +— sosteneva che l’operaio guadagnava ancor troppo, e che abbisognava +ridurre la sua mercede giornaliera a quindici soldi; si aggiungeva che +doveva essere decorato del cordon nero di S. Michele dalla corte che si +assicurava in lui un elettore realista. + +Tutta questa comitiva era diretta verso la sua casa; le grida che +metteva eran grida di morte contro il cartaio. + +Per fortuna egli era nascosto, e non lo si trovò in casa: allora in +un momento, con un fascio di paglia, si fabbricò un fantoccio, un +rigattiere recò un abito vecchio, e tostochè il fantoccio fu vestito, +gli si aggiustò un cordone nero al collo, e lo si appese in cima ad una +pertica, e la si faceva passeggiare per le vie di Parigi. + +Il corteggio ripassò innanzi alla Bastiglia per andare ad abbrucciare +il fantoccio al palazzo municipale, ma allontanandosi minacciò di +venire il giorno dopo ad appiccare il fuoco alla casa. + +— Se voi volete vedere ciò, ci chiese galantemente il signor Delaunay, +ritornate dimani alla stessa ora; sarà una cosa curiosa, io credo. + +— Ma, gli diss’io, dal momento che questa gente manifesta apertamente +la sua intenzione, dimani la polizia prenderà le sue misure e si +opporrà. + +— Oh Milady, disse ridendo il signor Delaunay, voi vi credete ancora +in Inghilterra ove un conestabile col suo piccolo bastone disperde, +toccando il capo della sommossa, un assembramento di cento mila +persone. Disingannatevi, Milady; noi siamo in Francia, ed in Francia +quando il popolo comincia a farne delle sue, non si ferma là così. +Fatemi l’onore di accettare dimane un asciolvere; metterò un uomo in +sentinella sulle torri per avvertirci quando lo spettacolo comincerà, e +vi prometto alle frutta un saccheggio che sarà forse un incendio. + +Guardai in faccia a sir William; egli lesse nei miei occhi il desiderio +che aveva di assistere allo spettacolo promesso; e siccome egli non +aveva altra volontà che la mia: + +— Signore, disse, eccettuato l’asciolvere, io e Milady accettiamo +l’offerta che ci fate. + +Il signor Delaunay fece un inchino. + +— C’è un male, però, signore, diss’egli; le due offerte vanno insieme e +non possono essere disgiunte; mi si offre un’occasione di ricevere alla +mia tavola uno dei primi dotti del mondo forse, e senza dubbio la più +bella donna di Inghilterra, e quest’occasione non la lascerò sfuggire. + +Io era maravigliata e nel medesimo tempo accarezzata da questa +galanteria francese, che sorgeva come un fiore naturale fin dalle +fessure delle pietre di una prigione. + +— Ebbene, signore, gli dissi, io accetto anche in nome di mio marito: +ma ad una condizione. + +— Una condizione posta da voi, Milady, si accetta ad occhi chiusi, +foss’anche quella di consegnarvi le chiavi della Bastiglia; dite questa +condizione. + +— Che voi ci darete l’ordinario dei prigionieri, onde mi ricordi di +aver pranzato in una prigione. + +— Su questo punto vi posso soddisfare, Milady; vi prometto l’ordinario +dei prigionieri. + +— In parola d’onore? + +— Da gentiluomo. + +— Io gli porsi la mano. + +— So bene, gli dissi, che quando un Francese ha detto ciò, si farebbe +piuttosto ammazzare che mancare di parola. A dimani, signore. + +E in ciò, ci accomiatammo dal galante governatore della Bastiglia. + + + + +XI. + + +In attesa dello spettacolo promesso pel giorno seguente, sir William +mi chiese dove desiderassi di passare la sera; senza esitare risposi: +alla Commedia francese. Il teatro era e fu sempre la mia passione, e +quando penso che se al momento della mia miseria Drury Lane non fosse +stato incendiato, probabilmente vi avrei fatto le mie prime prove e +sarei diventata la rivale di Maria Siddons, in vece di essere diventata +quella di Aspasia. + +Ciò sarebbe stato probabilmente meglio per la salvezza dell’anima mia e +per la tranquillità della mia coscienza. + +Si rappresentava la _Berenice_ di Racine. + +Sir William mandò a prendere un palco; gli si rispose che non ve +n’erano più. + +Nessun palco disponibile! in mezzo alle sommosse ed alla carestia; non +è nemmeno credibile. + +Chiedemmo la causa di quell’affluenza; ci si rispose che un giovane +tragico, che da due anni appena calcava la scena, e che otteneva gli +applausi più grandi e più meritati, rappresentava per la prima volta in +quella sera la parte di Tito. + +Chiesi che nome aveva; — si chiamava Francesco Talma. + +Sir William mi vide talmente contrariata per questo contrattempo, +che scrisse in quel momento al suo collega ambasciatore d’Inghilterra +presso la Corte di Francia per chiedergli se per avventura non avesse +un palco da dargli per la commedia francese. + +Sua signoria che probabilmente non era ammogliato, o aveva una moglie +che non amava la commedia, rispose che con suo grande rincrescimento +non poteva soddisfare al desiderio di sir William; Sua signoria non +teneva palco. + +Era talmente disperata, che pregai sir William di far salire +l’albergatore e d’interrogarlo per sapere se conoscesse qualche mezzo +per procurarsene uno, ovvero alcuni posti qualunque fossero. + +— Non conosco che un solo mezzo, ci disse: scrivere al signor Talma in +persona. + +Sir William fece un movimento di rifiuto. + +— È un giovane educatissimo, diss’egli a sir William, che conosce la +migliore società di Parigi; è un eccellente patriota, e certamente +se Vostra Signoria si degna di onorarlo, farà tutto ciò che potrà per +procurarle il piacere di vederlo. + +Sir William si volse dalla mia parte per interrogarmi su di ciò che +doveva fare; egli mi trovò colle mani giunte e col viso supplichevole. + +— Ebbene, diss’egli, giacchè lo vuoi. + +Prese la penna e scrisse: + + «Sir William Hamilton ambasciatore di S. Maestà Britannica, e Lady + Hamilton sua moglie hanno l’onore di presentare i loro complimenti + al signor Talma e di esprimergli il desiderio di vederlo a + rappresentare questa sera la parte di Tito; tutte le loro premure + per procurarsi un palco sono state vane; essi si trovano obbligati, + anche a rischio di rendersi importuni, di ricorrere a lui e di + chiedergli due posti nella sala, qualunque fossero, purchè una Lady + vi possa andare». + + «27 aprile 1789» + +— V’incaricate voi di far ricapitare questa lettera al signor Talma? +dimandò sir William all’albergatore. + +— Certamente, è la cosa più facile del mondo. + +— E di farci avere la risposta? + +— Più ancora, mylord, disse il nostro albergatore; per essere sicuro +che la commissione sia ben eseguita, vado a farla io stesso. + +E senza aspettare i nostri ringraziamenti, partì portando seco la +lettera. + +— Davvero, mormorò sir William, a malincuore bisogna convenire che +questo popolo francese è pure assai garbato; peccato che sia tanto +leggiero. + +Sir William era lungi dal dubitare che i francesi si correggessero +presto della qualità per cui li lodava, e del difetto di cui li +rimproverava. + +In capo ad un quarto d’ora il nostro albergatore ritornò tutto giulivo; +aveva un viglietto in mano. + +— Voi avete un palco? esclamai scorgendolo. + +— Sì, l’ho, diss’egli, sollevando in aria il viglietto, eccolo. + +Gli presi di mano il viglietto; esso racchiudeva una piccola cartolina +con queste cinque parole: + + — _Buono pel mio palco_. — + + TALMA.» + +e più sotto. + + — _Entrata degli artisti_. — + +Io m’impossessai tutta contenta del palco. + +— Aspettate, mi disse sir William; Tito ci fa l’onore di risponderci. + +— Ah vediamo, e lessi: + + «Il cittadino Talma è dolentissimo di non poter offrire + all’illustre sir William Hamilton ed a Milady Hamilton che il + suo palco posto sulla scena. Ma, come si trova, glielo offre + coll’espressione della sua riconoscenza la più tenera, per avere + voluto pensare a lui. + + «27 aprile 1789.» + +Era impossibile di contenersi meglio nei limiti della convenienza più +assoluta. + +Alle sette ore e mezza precise noi eravamo in teatro. Il portiere che +ci attendeva al portone ci fece attraversare la scena, e ci condusse al +palco. + +Era facile di vedere che colui che ce lo prestava ci aveva messo tutta +la galanteria di cui è capace un artista. + +Un grande specchio decorava una parete; i mobili erano coperti da +stoffe turche ricamate in oro; questo palco mi ricordava in miniatura +lo studio di Romney. + +Io era incantata di essere sulla scena, e aveva un piacere dieci volte +maggiore che se fossi stata nella sala, fosse stata pur messa a mia +disposizione la loggia reale. + +Aspettava con impazienza che si levasse il sipario. Ma per questa +attesa ebbi anche uno spettacolo più curioso di quello della tragedia, +quello del dietro scena. + +Tutti gli artisti si trattenevano dal loro collega Talma, e si facevano +dimande sulle nuove eccentricità della foggia di vestire che egli si +sarebbe permesso. Essi chiamavano eccentricità quel lavoro pieno di +scienza a cui si dedicava Talma per ricondurre il teatro alla verità +storica. In fine la campana si fece sentire, si diedero i tre colpi, il +direttore dispose gli artisti, e si levò il sipario. + +Confesso che quando Talma entrò alla prima scena del secondo atto, +misi un grido di ammirazione. Mi sembrava di veder camminare una statua +romana. + +La testa particolarmente era superba, i capelli tagliati corti ed +arricciati alla foggia antica, la corona d’alloro d’oro posava sui suoi +capelli; il mantello di porpora, non già attaccato ma gettato senza +cura sulle spalle, permetteva a chi lo portava di avvolgerselo in mille +guise; tutto ciò dava una singolare verità all’artista che riconduceva +gli spettatori a 1700 anni addietro. + +Tutti gli altri commedianti mi sembravano maschere. + +La parte di Berenice era sostenuta, per quanto mi posso ricordare, da +una giovine e bella artista chiamata madamigella Vestris; essa aveva un +abito all’antica, i capelli incipriati e il guardinfante. + +Quando entrò alla quarta scena del second’atto, e si trovò in presenza +di Tito, fece dapprima un movimento di sorpresa, poi represse un +violento scoppio di riso; Tito aveva le braccia e le gambe ignude, +mentre gli altri avevano delle maglie di cotone, e dei calzoni di seta. + +Pure declamò con tutta l’anima che potè mettere nella sua lunga +parlata, che cominciò con questo verso: + + «Non ti lagnar, signor, se un indiscreto + zelo mi spinse.... ecc. + +e finisce: + + «Signor! presente almeno ero al pensiero?» + +Ma finito questo verso, invece di ascoltare la risposta di Tito, lo +guardò da capo a piedi, mentre che Tito le diceva alla sua volta: + + «Donna, non dubitar! n’attesto il Cielo, + Berenice a’ miei occhi è ognor presente, + Tempo od assenza ti rinnovo il giuro, + Non possono rapirti al cor che t’ama. + +— Mi perdoni Iddio, Talma, mormorò la donna, ma voi non avete la +parrucca, ma voi non avete la maglia; ma voi non avete i calzoni. + +Poi mentre Talma avea finito quanto doveva dire, le rispose: + +— Cara amica, i Romani non ne portavano. + +Ed essa ripigliava con una nuova tenerezza: + + «E vuoi giurarmi + Un affetto immortal, se tu mel giuri + Freddamente così? + +Confesso che mi gettai indietro sullo sfondo del palco per poter ridere +in tutta libertà, mentre Sir William, nella sua qualità di antiquario, +si sfiatava a dire: + +— Ma ha ragione, ha perfettamente ragione. Bravo quel giovane, bravo; +voi sembrate una statua trovata ad Ercolano od a Pompei. _Perge sic +itur ad astra._ + +Il tragico fece un leggiero inchino verso di noi in segno di +ringraziamento. + +— Chi sono quelli che hai nel tuo palco? chiese con un fare sgarbato +madamigella Vestris seguitando a recitare. + +— Sono artisti inglesi, rispose Talma con un leggiero sorriso, che +faceva valere anche per conto dell’amore che Tito aveva per Berenice. + +— Sì, sì, artisti, signor Talma, esclamai io applaudendo, avete +ragione, veri artisti. + +I miei applausi raddoppiarono alla parlata di Tito; questa parlata, +che aveva insieme del disordine, dell’amore e della dignità, fu +ammirabilmente declamata dal giovine tragico. + +Quando calò il sipario verso la fine del secondo atto, si udirono +grandi applausi nella sala, si gettavano quasi fuori dei palchi e +gridavano _bravo_. Ove noi eravamo non potevamo vedere; ma gli artisti +si avvicinavano al sipario e guardavano dal foro che vi era praticato. + +— Che c’è, che c’è dunque? chiedevano gli altri commedianti, a quello +che aveva la fortuna di stare a quel foro. + +— Bene, rispose, non ci mancava che questa. + +— Ma che cosa? + +— Ecco che quel pazzo di Talma ha trovato degli imitatori. + +— Come? soggiunse uno del commedianti; vi sarebbe qualcuno in platea, +che per avventura sia senza calzoni? + +— No, ma vi è un giovane presso l’orchestra, che dopo l’atto è andato +probabilmente a farsi tagliare i capelli: è acconciato _alla Tito_, ed +è lui che si applaudisce. + +Fra il secondo ed il terzo atto l’esempio fu imitato da tre o quattro +giovani. All’ultimo atto Talma aveva una ventina di imitatori nella +sala. + +È inutile dire che da quella sera venne la moda di portare i capelli +alla Tito. + +Quando calò il sipario al quinto atto. — Dio mi perdoni questa empietà +sul mediocre intreccio della Berenice, — sir William, prevenendo +i miei desideri, fece dimandare dal portiere _il cittadino_ Talma: +— ricordiamoci che questo era il titolo che aveva preso quando ci +scrisse, — se potevamo ringraziarlo nel suo camerino. + +Ci fece subito rispondere che era un grande onore per lui, che non +avrebbe ardito di aspettarsi; ma poichè noi eravamo disposti di +farglielo, lo accettava con riconoscenza. + +C’incamminammo verso il suo camerino: il corridojo era ingombro; però +vedendo una signora che sembrava essere dell’alta società, ciascuno si +ritrasse verso il muro, di modo che riuscimmo ad entrare. + +Tito ci aspettava alla porta per farci gli onori del suo camerino; +la nostra meraviglia fu grande quando rivolgendosi a noi in perfetto +inglese, ci chiese, o piuttosto chiese a sir William se voleva o no +conservare l’incognito. + +Sir William rispose che non aveva alcun motivo di nascondere _l’onore +che egli faceva a sè stesso_ venendo a ringraziare un grande artista, +facendogli i suoi complimenti, e che anzi desiderava di essere +presentato alla società che si trovava nel suo camerino, e che +dall’apparenza doveva appartenere alla classe più intelligente della +società. + +Sir William non s’ingannava: Talma ci presentò successivamente il +poeta Mario Giuseppe Chenier, di cui dovea rispondere il _Carlo IX_; +Ducis di cui facea fede il Macbet, il giovine Arnault di cui studiava +il _Mario a Minturno_; La Harpe che lo tormentava per rappresentare +il suo _Wasa_; il pittore David che gli dava i modelli del vestiario; +il cavalier Bertin che cinque o sei mesi prima avea pubblicato il suo +libro degli amori, e che al giorno seguente o l’altro doveva partire +per S. Domingo, ove dovea morire l’anno dopo; Parny, che si chiamava +il Tibullo francese, e che era in procinto di cantare la sua Eleonora, +mentre suo fratello, con minor poesia forse ma con altrettanto spirito +cantava madamigella Comtas. Infine cinque o sei altri giovani, che +avevano tutti un nome, od erano per farselo. + +Sir William ebbe la sua corte, ed io la mia. Egli entrò in una +discussione sul modo di vestire degli antichi con David e Talma: mentre +io faceva sui loro versi i complimenti al cavalier Bertin e Parny e +essi me ne facevano sulla mia bellezza. + +Sir William sempre preoccupato dei miei trionfi me ne procurava uno. + +Egli invitò Talma, pregandolo d’invitare tutti gli amici che si +trovavano nel suo camerino, di venire a passare la serata di domani +all’hôtel des Princes. + +Se Talma consentiva a declamare dei versi di Corneille, di Racine e di +Voltaire, Lady Hamilton declamerebbe da parte sua il Shakespeare. + +Talma era pregato di prevenire i suoi amici che la serata sarebbe +terminata con una cena. + +L’invito fu accettato all’unanimità; e ci ritirammo. + +Noi avevamo, se vi ricordate, da ricondurvi per le due ore del giorno +alla Bastiglia per asciolvere col governatore. + + + + +XII. + + +Ritornando, ringraziai Sir William Hamilton della piacevole serata che +mi aveva fatto passare; l’arte in fin dei conti, mi sembrava sempre il +mezzo al quale era destinata, e se seguitando la mia vera vocazione, +avessi potuto entrare in un teatro, avrei certamente lasciato una +riputazione eguale a quella di M. Champmesle e di mistress Siddons. + +Il giorno seguente alla mattina feci venire due sarte, e feci loro il +disegno di due vestiarj, che desiderava di avere per la sera; quello di +Ofelia e di Giulietta. Dissi loro di prendersi in aiuto quante operaie +volessero, purchè i due abiti fossero finiti per le otto ore della +sera. + +Le due sarte m’impegnarono la loro parola, e tanto sicura su questa +parola, come lo era stata il giorno innanzi sulla _fede di gentiluomo_ +del signor Delaunay, salimmo in carrozza alle nove ore e mezza per +condurci alla Bastiglia; ma arrivando al baluardo del Tempio, la +folla era così grande, che ci fu impossibile di andare innanzi. Allora +prendemmo la via del Tempio, e giungemmo sulla banchina della Senna +dalla parte del baluardo Bourdon. Da questa parte lo spazio era libero, +la sommossa non passava per la Bastiglia, ma volgeva a sinistra verso +il sobborgo S. Antonio. + +Il signor Delaunay ci attendeva e la tavola era messa con un gran +lusso: c’invitò ad asciolvere senza ritardo, atteso che la sommossa +sarebbe verosimilmente nel suo splendore verso mezzogiorno. + +Alla prima portata, la profusione delle vivande e la finezza del vini +ci accusavano che il signor Delaunay non aveva mantenuto la sua parola +di darci l’ordinario dei prigionieri. + +Ma egli al contrario: + +— Milord, disse, voi mi avete imposto delle condizioni, ma in esse +mi avete lasciato tutta la latitudine. Noi abbiamo alla Bastiglia +prigionieri e prigionieri; prigionieri che sono principi del sangue, +fino ai motteggiatori; ora per il vitto di un principe del sangue +sono fissate cinquanta lire al giorno, per quello di un maresciallo di +Francia trentasei, per quello dei generali e brigadieri ventiquattro +lire, per quello di un consigliere quindici lire, per quello di un +giudice ordinario dieci lire, per quello di un ecclesiastico sei lire, +e per un motteggiatore uno scudo. + +— Ebbene? gli domandai, non indovinando molto a che serviva questa +lunga enumerazione. + +— Ebbene, soggiunse, io vi tratto da principi reali, ecco tutto. + +— Noi abbiamo allora la colezione del signor de Beaufort? gli domandai. + +— V’ingannate, cara amica, disse sir William; il signor de Beaufort non +è stato alla Bastiglia, ma a Vincenne; è il signor de Condè che è stato +alla Bastiglia. + +— Come? è qui che egli coltivava i suoi garofani! se ve rimane ancora, +me ne dareste uno, signor governatore? + +— V’ingannate ancora, disse sir William, quello che faceva il +giardiniere era Luigi II, il gran Condè. Anch’egli è stato a Vincenne, +a meno che non consideriate per essere stato alla Bastiglia l’esservi +nato; allora è Enrico II suo padre, un sovrano assai triste che è stato +alla Bastiglia. + +— Alla buon’ora, disse il signor Delaunay; ecco un dotto inglese che +può istruirmi sulla storia della mia fortezza. Alla salute della Torre +di Londra, e che sgombri sempre i re d’Inghilterra dai suoi nemici, +come la Bastiglia liberi i re di Francia dai suoi. Posso affermare a +Vostra Signoria che il duca di Clarence non è stato annegato in un vino +migliore di quello ch’ella beve in questo momento. + +Avevamo appena vuotato i nostri bicchieri per dare ragione al signor +Delaunay, quando venne uno ad annunciarci che se noi volevamo vedere la +sommossa in tutta la sua bellezza, non avevamo un momento da perdere. + +Il signor Delaunay ci voleva trattenere a tavola; ci affermava che +avevamo tutto il tempo; ma la curiosità vinse: insistemmo e salimmo +sulla torre più vicina al sobborgo S. Antonio. + +Difatti, appena giunti a quel punto elevato, da cui non ci poteva +sfuggire alcun particolare, noi vedemmo quella scena terribile in tutta +la sua sconcezza. + +— Ah! perdio! ci disse il signor Delaunay, volgendosi pian piano +verso sir William: io posso non solamente mostrarvi il saccheggio di +Reveillon, ma lo stesso Reveillon in persona. + +— In che modo? + +— Dimenticava di dirvi che ieri mattina, egli, sapendo che era +minacciato nientemeno che di essere appiccato, è venuto a dimandarmi un +asilo che io, ben inteso, gli accordai. Vedete quell’uomo piccino coi +capelli crespi, col viso contratto, che sembra prendere tanto interesse +a ciò che succede, e che si china fuori dal parapetto in modo da far +credere ch’egli voglia gettarsi dalle mura? + +— È lui? + +— Egli stesso. + +E perchè non ne dubitassimo: + +— Eh! signor Reveillon, disse egli, che pensate voi di ciò che succede +laggiù? + +Reveillon raccapricciò. + +— Io penso, signor governatore, disse egli, che se la Corte non avesse +bisogno di una sommossa per guadagnar tempo per gli Stati Generali, +si sarebbero spicciati presto con questa massa di saccheggiatori: +guardate! non è mica una derisione? + +Vi sono circa a due mila che saccheggiano la mia casa, e che +probabilmente vanno a metterla in fiamme. — Ebbene, il signor di +Besenval vi manda — quanti? — contiamoli: — dieci — quindici — venti +— venticinque — trenta. — Il signor di Besenval invia trent’uomini +per contenerne due mila, senza contare centomila spettatori che vi si +divertono, e per conseguenza li spingono a continuare. + +— Signor Reveillon, signor Reveillon, disse il signor Delaunay, mi +sembra che voi parlate assai leggermente del governo di Sua Maestà, e +mentre vi trovate alla Bastiglia vi potrete anche restare. + +— Oh! disse il poverello, che la vista dei suoi mobili che gettavano +dalla finestra metteva alla disperazione; io sono ben tranquillo; non +è per i pari miei che la Bastiglia è fatta, ma per i gran signori; per +voi, per esempio, se lo voleste. + +E si fermò esitando. + +— Ebbene? chiese ridendo il governatore. + +— Voi non avreste che a dire una parola, e mi salvereste; perchè dimani +sarò ridotto alla miseria. + +— E quale parola avrei a dire? + +— Voi non avreste che a dire: «fuoco,» ed uno dei vostri cannoni non +avrebbe che ad obbedire, e la piazza sarebbe tosto sgombra. + +— Ma, disse sir William al governatore, mi sembra che quest’infelice +non abbia tutti i torti. + +— Anzi, rispose il signor Delaunay, egli ha invece tutte le ragioni; +ma io sono comandante di un castello reale, io non posso movere un +cannone, nè abbrucciare un’esca senz’ordine del re. + +Intanto il saccheggio andava crescendo. Dopo il saccheggio venne +l’incendio; le fiamme cominciavano ad uscire dalle finestre. Allora +vennero alcune compagnie di guardie francesi e fecero fuoco; due o +tre di quel miserabili caddero, ma gli altri respinsero i soldati a +colpi di pietra. — Io cercai cogli occhi di vedere Reveillon; non vi +era più: senza dubbio la vista del saccheggio della sua casa l’aveva +così profondamente rattristato, che non aveva potuto sopportarla più a +lungo, ed erasi forse ritirato in qualche camera della Bastiglia. + +Finalmente dopo due o tre ore, durante le quali si lasciò sbizzarrire +a lor talento i saccheggiatori, vennero gli Svizzeri. I rivoltosi +volevano fare a questi ciò che fecero alle guardie francesi; ma gli +Svizzeri non erano di sì buona pasta, fecero fuoco davvero non già a +polvere ma a palla, uccisero una ventina di persone e dispersero non +solamente i saccheggiatori ma anche i curiosi. + +Poi entrarono nella casa, trascinando fuori per la via degli uomini +che sembravano morti e invece erano soltanto ubbriachi; quelli là li +avevano trovati in cantina; ma alcuni, credendo di bevere il vino +di Reveillon, avevano bevuto i colori della fabbrica, e morirono +avvelenati. + +In complesso vidi che una sommossa non era una cosa gaia come credeva; +quella aveva cominciato coll’appiccare un fantoccio, e terminò col +saccheggio e coll’incendio di una casa, oltre la morte di cinque o sei +soldati e di una ventina d’uomini, che per essere dei miserabili non +erano nemmeno uomini. + +Noi ringraziammo il signor Delaunay della sua sommossa e del suo +asciolvere; ma gli confessammo che la vista dell’una c’impediva di +finir l’altro. + +Lasciammo quindi a metà il suo ordinario dei principi reali, che, — +debbo confessarlo, — era eccellente, e più facilmente che non eravamo +venuti ritornammo a casa. + +Quando quattro mesi dopo udimmo a Napoli la presa della Bastiglia e la +morte del signor Delaunay, le due notizie ci fecero una impressione più +profonda, avendo conosciuto il castello ed il suo comandante. + +Solamente, si dimanda, quando si è veduto l’altezza delle torri, lo +spessore delle mura, e la forza delle porte; come mai un popolo male +armato, mal comandato, senza cannoni, senza macchine di guerra, prende +una fortezza come la Bastiglia? + +La questione si agita da venticinque anni, e la risposta non è ancor +fatta. + +Una volta ritornata a casa, mi occupai più dei preparativi della nostra +serata. Vi metteva un certo vezzo particolare a conquistare i suffragi +di una tale riunione di uomini intelligenti. Temeva solamente che gli +avvenimenti della giornata non facessero torto ai nostri progetti della +sera. + +Ma io non conosceva ancora i Francesi, questo popolo proteiforme che +trova tempo per tutto, che maneggia nello stesso tempo con eguale +indifferenza, direi quasi colla stessa abilità, il fucile, la matita e +la penna; che alla mattina fa una sommossa, alla sera coltiva le arti, +e tutto ciò con una ferocia ed una delicatezza che non appartiene che a +lui. + +Alle otto ore le due sarte mi avevano mantenuto la parola, ed io +aveva i miei due abiti; l’esattezza colla quale i nostri invitati si +presentarono dalle nove alle nove e mezza ci provarono il piacere che +avevano di trovarsi al convegno. + +Si parlò dapprincipio della novella del giorno, della sommossa; vidi +con stupore che tutti questi artisti, tutti questi poeti, tutti questi +pubblicisti erano dello stesso parere, e se non ne incolpavano la corte +erano almeno dell’avviso del povero Reveillon che vedeva abbrucciare +il suo magazzino, cioè che la corte non si era opposta quanto avrebbe +potuto. + +Il poeta Chenier ed il pittore David andavano più oltre, e pretendevano +che non solamente la Corte non si era opposta alla sommossa, ma che +l’impulso veniva da essa. Essa sperava, dicevano costoro, che tutta +questa turba affamata, tutti questi uomini senza pane, cinquantamila +operai senza lavoro si unirebbero ai turbolenti e si metterebbero a +saccheggiare le case dei ricchi; allora tutto muterebbe d’aspetto, la +Corte avrebbe un eccellente motivo per concentrare una armata sopra +Parigi e Versaille, e un pretesto eccellente per aggiornare gli Stati; +ma, contro l’aspettazione della Corte, la moltitudine era rimasta +onesta e si era astenuta. + +Queste cose le dicevano con una tale convinzione, ed i loro uditori +erano disposti a convenire nel loro avviso, che la mia coscienza ne era +molto scossa. Quanto a sir William, la sua riserva diplomatica non gli +permetteva di essere apertamente di questa opinione, ed io osservava +che la lasciava manifestare senza altrimenti combatterla con dei +_forse_ e dei _credete voi_. + +Ma siccome la riunione non aveva uno scopo politico, a poco a poco +si cessò di parlare di affari, per ritornare alla poesia ed alla +letteratura. + +Il signor Talma, come ci era stato detto, era un uomo di un giudizio +affatto superiore. Disponendosi a declamare l’_Amleto_ di Ducis, si +rammaricava con lui di dover molto sagrificare il gusto francese. + +Mi parve che allora era il momento di far propendere la bilancia +dalla parte di Shakespeare, e senza dir nulla entrai nella camera +vicina; cinque minuti mi bastarono per addossare l’abito di Ofelia; +e la discussione animata da sir William, che aveva compreso la mia +intenzione, continuava ancora. Quando ad un tratto si aperse la porta, +e nella oscurità opportunamente procurata nella stanza vicina, apparvi +pallida e coll’occhio fisso come lo spettro di Ofelia, non vi fu che +un grido nella sala, e ciascuno si ritrasse istintivamente innanzi a me +per farmi posto. + +La pazzia d’Ofelia, e le scene di Giulietta al balcone erano il mio +trionfo. Io era riescita ad assicurarmelo tre o quatto volte a Londra, +ove aveva declamato le due scene. La cosa era completamente nuova e per +conseguenza doveva produrre un effetto maggiore; ma anche poche persone +comprendevano l’inglese, e bisognava indovinare dalla mia fisionomia +l’intenzione del poeta. + +Per fortuna questa splendida scena della pazzia d’Ofelia non aveva +bisogno di spiegazione, tanto la mimica che l’accompagna può diventare +parlante; quasi ad ogni verso io era interrotta dagli applausi, che +invece di aumentarne l’effetto non potevano che diminuirlo. + +Anche Talma prevenendo il mio desiderio, supplicò che mi lasciassero +almeno finire senza essere interrotta nei differenti periodi che la +scena presenta. + +Lo ringraziai con un segno di testa, e senza interrompermi nè essere +interrotta, continuai sino alla fine della prima scena: + +«Addio Milady, — la carrozza.» + +Ma allora fu un vero scoppio d’applausi. Talma, chiedendomi perdono +della famigliarità, si slanciò verso di me, e dichiarò che io era per +niente affatto l’ambasciatrice d’Inghilterra, ma mistress Siddons che +viaggiava incognita. + +In conseguenza di ciò mi baciò la mano. + +Confesserò di sfuggita che mai un gran signore, principe o re che mi +avesse baciato la mano, non mi fece il piacere, anzi direi l’onore che +mi fece Talma in questo momento. + +E sir William lo comprese bene, egli così artista, poichè da parte sua +prese la mano di Talma con un’affezione in cui entrava una parte di +riconoscenza. + +Corsi via dalla sala in mezzo alle grida che mi richiamavano. Si +credeva la scena finita, ma Talma dichiarò che la scena era stata +solamente declamata per metà e che rimaneva l’altra, vale a dire la più +pittoresca e la più drammatica. + +Io non voleva lasciar spegnere l’entusiasmo dei miei ammiratori; e +ricomparvi quasi subito coi miei capelli sciolti, colla mia corona di +papaveri e di avena selvatica, i miei fiori campestri e il mio velo. + +Ho già detto una volta l’effetto che produssi in questa scena; si +perdoni al mio orgoglio di ripeterlo; sono i soli trionfi che non mi +hanno lasciato dei rimorsi, era la scintilla che aveva in me e che si +manifestava: era la fiamma artistica che mi coronava della sua aureola. + +Perchè Dio non ha permesso che io venissi nel mondo della intelligenza, +invece di venire nel mondo della grandezza? + +È inutile dire che il mio trionfo fu ancora più grande la seconda volta +che la prima, e finì con una vera rampogna che Talma fece al povero +Ducis per avere _sfigurato_ l’Amleto di Shakespeare, al punto di non +avere osato di introdurvi le due scene che io aveva rappresentato. +Ducis sembrava interamente convertito all’idea di Talma; ma mi parve +che volesse meglio lasciare il suo Amleto tale e quale era, che di +rifarlo. Come l’abate Vertot il suo giudizio era fatto. + +— Ve l’aveva ben detto, ve l’aveva ben detto, ripeteva Talma; colla +vostra smania di tutto accomodare, è come il mio monologo, come il +famoso _Be or not to be_ che voi mi avete guastato. Guardate, mio +caro Ducis, volete vedere come era in inglese? Guardate ed ascoltate. +All’istante tutti gli fecero posto; mise per un momento la sua mano +sul viso per dar tempo alla sua fisionomia di scomporsi: poi lasciando +cadere lentamente la mano, colla fronte alta, l’occhio fisso, la +testa bassa, cominciò in inglese, con un perfetto accento, il famoso +interrogatorio, in cui la vita costringe la morte a confessarle i suoi +segreti. + +Talma fu sublime. Oh! se io fossi stata libera, se mi fosse stato +permesso di rompere la mia catena dorata, oh come gli avrei detto: +prendetemi, elevatemi con voi all’altezza ove voi poggiate, e non mi +lasciate ricadere sulla terra se non attaccata al vostro cuore. + +Ahimè! io aveva altri destini. Perdonatemi mio Dio, di non aver saputo +scegliere, o piuttosto di non aver saputo aspettare. + +A che serve dire il rimanente di questa serata d’ebbrezza! Dopo +ventidue anni essa risplende ancora nella notte del passato, più +splendida dei miei giorni più ridenti. + +Restammo riuniti fino a giorno, senza che a nessuno dalle nove di +sera fino alle sei del mattino fosse venuto in mente una sola volta di +osservare l’orologio. + + + + +XIII. + + +Due giorni dopo, il 30 aprile, ricevemmo dall’ambasciatore +d’Inghilterra dei viglietti per assistere all’apertura o piuttosto alla +processione degli Stati generali a Versaille. + +La nostra partenza era fissata pel 5 aprile. + +Se gli Stati venivano ritardati ancora un’altra volta, noi +continueremmo il nostro viaggio. Sir William non intendeva di +prolungare il suo soggiorno a Parigi. + +Alle tre ore di sera andammo a dormire a Versaille. L’ambasciatore +d’Inghilterra aveva preso a pigione una casa per la metà dell’anno, +presumendo che era là particolarmente che si sentiva battere il polso +della nazione; ci aveva dato due camere al primo piano di questa casa, +situate lungo la via che doveva percorrere il corteggio. + +Noi andammo prima in una tribuna per ascoltare la messa dello Spirito +Santo. Non so se molti pensarono a queste parole della Scrittura: + +«Tu griderai ai popoli e la faccia della terra sarà mutata». + +Un po’ prima, verso la fine del _Veni Creator_, uscimmo per andare a +prendere posto sul cammino della processione. + +Le larghe vie di Versaille, tutte parate con tappezzerie della corona, +fiancheggiate da guardie francesi e svizzere non potevano contenere la +folla. + +Tutta Parigi era a Versaille; le porte, le finestre, i tetti, gli +alberi stessi erano carichi di spettatori; i balconi coperti di stoffe +magnifiche, e scialli preziosi: i davanzali e le ringhiere piene di +signore cariche di piume e di fiori. Si sarebbe detto che al momento +di lanciarsi nell’arena della guerra civile, le donne, che poco dopo +doveano essere colpite dalle leggi sommarie dell’eguaglianza, avevano +preso quest’occasione per mostrarsi ancor una volta in tutta la loro +gloria e la loro eleganza. + +Era evidente che un gran fatto cominciava: quale ne sarebbe stato il +risultato, tutto il mondo l’ignorava ancora. + +Noi vedemmo da principio apparire in fondo alla via come un’onda nera: +era il terzo Stato. Cinquecentocinquanta deputati, fra i quali trecento +legali, avvocati, magistrati; tutti nomi ignoti o poco meno, eccettuato +uno che pei suoi scandali, — bisogna che io sia franca come sempre, — +era quello che io era principalmente venuta per vedere. + +Onorato Riquetti de Mirabeau. + +Il suo nome ed i suoi amori eransi resi celebri in Francia e fuori; i +suoi ratti, i suoi adulteri, le sue prigioni formavano un romanzo più +commovente, più spettacoloso, più terribile dei romanzi ideati nelle +immaginazioni dei poeti. + +Non aveva che una sola dimanda: + +— Dov’è Mirabeau? dov’è Mirabeau? + +Me lo indicarono. + +Lo vidi da lontano; stese indietro quella testa dominatrice, distinta +per la sua potente bruttezza, che scuoteva a guisa di un leone una +foresta di capelli. Era la società dell’epoca tutta intiera riassunta +in un uomo solo, lo ripeto in un uomo solo, perchè gli altri a lui +vicino non sembravano che ombre. + +Lo seguii cogli occhi quanto lo potei lontano. + +Il suo passaggio, o piuttosto quello del terzo Stato scatenò una +tempesta di applausi e di bravo, che cessò quando apparve la nobiltà. + +All’opposto del terzo Stato rimarchevole per la semplicità ed +uniformità del suo vestire, la nobiltà vestita di seta e di velluto +presentava un assortimento di tutti i colori più vivi, ornati di +ricami sfarzosi. Dimandai il nome di una ventina di queste illustri +oscurità: nessun uomo mi era noto. Mi mostrarono Lafayette, l’eroe +dell’America; mi aspettava di vedere una di quelle vigorose nature +chiamate dalla provvidenza per sostenere colla parola, colla penna e +colla spada i grandi principii. Vidi invece un giovane smilzo, pallido +o piuttosto biondo e rosa, che non dava alcun indizio della parte che +avea rappresentato nel passato, e specialmente di quella che avrebbe +rappresentata nell’avvenire. + +La nobiltà passò. Il duca d’Orleans solo fu applaudito freneticamente; +si sapeva di far disgusto alla regina, e s’inferocivano nella vendetta. + +Da molto tempo vi era una guerra dichiarata fra Filippo d’Orleans e +Maria Antonietta; si davano a quest’antipatia i motivi più strani; essa +durava da otto o nove anni, e non doveva estinguersi che sul patibolo, +su cui salirono a ventidue giorni di distanza l’uno dall’altra. + +Dopo la nobiltà veniva il clero; il silenzio era lo stesso. Nel clero +solamente sembravano riuniti i due ordini che noi avevamo poco prima +veduti a passare separati. + +Nobiltà e terzo Stato. + +Difatti precedeva una trentina di prelati in rocchetto e veste +pavonazza. + +Poi un coro di musicanti. + +Poi infine, dopo i musici, duecento curati circa colla loro veste nera +da prete. + +A questi ultimi il popolo senza applaudirli si avvicinava +istintivamente. Erano il popolo della Chiesa che nei primi secoli non +ha soltanto rappresentato il popolo, ma anche tutelata la libertà del +popolo. + +Forse si era un poco allontanato da questa missione, ma non si chiedeva +meglio che di perdonargli, tanto erasi ricondotto sulla buona via. + +Il Re alla sua volta ottenne qualche applauso: ma era lontano da quelli +prodigati a Mirabeau ed al duca d’Orleans. + +Poi venne la regina. Fra il mio primo e il mio secondo viaggio a +Parigi, si era fatto in lei un cambiamento terribile; Invece di quella +graziosa dolcezza del suo viso, aveva nella sua fisonomia qualche cosa +di secco, di smunto, d’ingrato. + +Le si gridò alle orecchie: «_Viva il duca d’Orleans_,» ed in mezzo alle +grida si fece udire un fischio. Essa impallidì e pensò a svenire; fu +sostenuta. + +Essa passò. + +La storia di ciò che aveva sofferto era scritta sul suo volto, già +fatto di marmo, e non era ancora, povera donna, che al principio di ciò +che doveva soffrire. + +Del resto quasi tosto, richiamando il suo coraggio, rialzò la +testa, mandò intorno ad essa uno sguardo di sfida più di odio che di +corruccio, poi riprese il suo fare abituale, sdegnoso ed indurito. + +Passata la regina, lasciai la finestra ed andai a sedermi; io provava +lo stesso effetto come se mi avessero messo un pezzo di ghiaccio sul +cuore, e se mi avessero detto; questa spranga di ferro non volendosi +piegare, sarà spezzata, io non mi sarei punto maravigliata. + +Ci riposammo un istante; poi avendo veduto ciò che volevamo vedere, +ripartimmo per Parigi. + +Durante la via, sir William mi spiegò la situazione: era una vera lotta +che si agitava fra il basso clero, il terzo Stato ed i prelati e la +nobiltà sostenuti dal Re. + +Tutte queste questioni erano troppo gravi per potervi fermare +lungamente il mio pensiero. La mia cattiva sorte volle che mi fossi +mischiata colla politica di un altro paese; ma io vi fui trascinata da +un doppio motivo: dalla mia profonda amicizia per la regina, e dal mio +amore irresistibile per Nelson. Lo so che un giorno nè l’uno nè l’altro +mi serviranno di scusa, ma voglio piuttosto, dovendo rendere un conto +così terribile, renderlo in nome del mio amore e della mia devozione, +anzichè in nome del mio interesse personale. + +Lasciammo Parigi il giorno dopo, il 5 maggio 1789; prendemmo la via del +Belgio e della Svizzera; attraversammo il S. Gottardo, scendemmo pel +lago Maggiore, arrivammo a Livorno in posta, e vi trovammo la nostra +feluca, ed il 20 di maggio mettemmo piede all’Immacolatella. + +Ritornando all’ambasciata, sir William trovò un viglietto del Re +concepito in questi termini: + + «Il giorno dopo del vostro arrivo, mio caro sir William, vi aspetto + a pranzo con noi al palazzo di Caserta; ma la regina, che desidera + di fare una conoscenza colla vostra graziosa sposa, una conoscenza + più intima, che non si può fare in una presentazione ufficiale, + l’aspetterà fra le undici ore e mezzodì.» + + «Restate dunque ai vostri affari fino a quattr’ore, ma inviateci + Lady Hamilton come la colomba dell’arca per annunziarci che voi + avete messo piede a terra.» + + VOSTRO AFFEZIONATO + FERDINANDO B. + +Sir William rispose: + + «Sire, + + «La colomba sarà da voi all’ora indicata, ma non aspettatevi che + vi porti il ramoscello d’ulivo. Credo che de qualche tempo non si + coltiva più quell’albero in Francia. + + «Alla mia volta, nell’ora che mi è assegnata, verrò a ringraziare + Vostra Maestà di tutta la bontà che ha avuto per me. + + «Ho l’onore di essere con rispetto, + + «Di V. Maestà, + + _Umil. ed obb. servo_ + W. HAMILTON. + +Come vedete, il mio trionfo era completo. + + + + +XIV. + + +Aveva portato dalla Francia una quantità di abiti. Esitai qualche tempo +nello scegliere la specie di toeletta con cui mi doveva presentare alla +regina. Mi decisi per la più semplice. + +Un abito di raso bianco, una piuma bianca nei capelli, uno sciallo +di cascemiro azzurro chiaro sulle spalle, furono tutto il lusso che +sfoggiai. + +Alle dieci partii per Caserta: alle undici discesi ai gradini del +grande scalone. + +Al primo piano mi si aperse una porta che metteva in un corridoio. La +regina mi aspettava nel suo piccolo appartamento. + +Non ho bisogno di dire in che modo mi battesse il cuore; mi sentiva +pallida, tutto il sangue mi affluiva al petto. + +Infine dopo tre o quattro porte aperte e chiuse, se ne aperse +un’ultima; e in mezzo ad un’abbagliamento udii il cameriere, che mi +precedeva, pronunziare queste parole: + +— Lady Hamilton. + +Entrai senza vedere nulla; una densa nebbia si era stesa sui miei +occhi, mi sentiva vacillare, volli fare una riverenza, fui costretta a +tenermi ad una poltrona. + +Sentii allora che mi si sosteneva alla vita. + +— Che avete Milady? mi disse una voce benevola. + +— Perdono, signora, balbettai, l’emozione mi fa l’onore tanto +desiderato e tanto aspettato di trovarmi innanzi a Vostra Maestà. + +— Ah! mio Dio, ma io sono dunque assai imponente? + +— Voi siete regina, signora. + +— Ecco quanto v’inganna; io sono una donna, e una donna che cerca +un’amica; questa amica se voi me la recate, m’avrete dato più di quanto +mai potrei darvi; ciò posto, sedetevi, e lasciatemi contemplarvi a mio +bell’agio. + +Feci un movimento per nascondere la mia testa fra le mani. + +— Ma volete lasciarmi vedere questo bel viso, che io non ho veduto +finora, che imperfettamente e alla sfuggita? + +Allora misi due o tre grida soffocate, e poi diedi in uno scoppio di +singhiozzi; mi era impossibile di contenermi, io soffocava. + +— Ah! per esempio, esclamò la regina, non vi credeva pazza a questo +punto: vediamo, vi debbo fare io delle scuse. + +— Oh, signora, mormorai appena. + +— Civetta, diss’ella, tutt’al contrarlo delle donne che si fanno brutte +nel pianto, essa sa che le lagrime la fanno più bella ancora: vediamo, +non vi è qui che una donna, è dunque inutile di fare la civetta, +lasciatemi asciugare i vostri occhi, e discorriamo. + +La regina mi voleva asciugare gli occhi, io mi gettai ai suoi piedi e +le baciai la mano. + +— Ecco che va già meglio, soggiunse, e quando vi avrò abbracciata +saremo pari. + +Ed essa mi abbracciò. + +— Ah bene! disse la regina, ora che sono finiti i capriccietti, +sedetevi qui vicino a me, e siamo buone amiche, meno che voi non lo +vogliate, e allora non sarà colpa mia. + +Non trovando di che risponderle, le sorrisi nel modo il più +riconoscente. + +— Suvvia, mi disse giuocando coi miei capelli; non mi piacciono le +giornate che cominciano colla pioggia. + +— Oh! signora, balbettai, chi mi avrebbe mai detto che una grande +regina, che l’augusta figlia di Maria Teresa.... + +— Zitto, zitto, o piuttosto, a proposito di regina, so che avete veduto +mia sorella a Versaille; nella sua ultima lettera mi scrive che le cose +vanno alla peggio in Francia, che soffre assai, e deperisce a vista +d’occhio; che vi ha di vero in tutto ciò? + +— Ahimè, maestà, io non aveva veduto la regina di Francia da otto anni, +e debbo confessare che in questi otto anni sembra aver dato un addio a +tutto il lato bello e felice della vita. + +— Ed io che non la veggo da diciannove anni, che sarebbe mai se la +rivedessi. Povera Antonietta. + +— Essa non ha che trentatre anni, replicai, ed a trentatre anni si è +giovane. + +— Ma non quando si è regina, rispose Carolina, inarcando le +sopraciglia, e se poi gli affari continuano a farsi serii, toccherà a +noi di....; ma lasciatemi ora osservare la vostra toletta. + +— Non so se siete voi che andate bene al vostro abito, o se sia il +vostro abito che vi sta dipinto; ma ciò che vedo si è che siete d’un +gusto squisito; voglio farmene fare uno perfettamente eguale; noi +sembreremo due sorelle. + +— Oh! signora. + +— Voi sarete la minore, s’intende; quanti anni avete, ventitre? + +— Un poco più? ventisei, maestà. + +— Il vostro volto ha un difetto impareggiabile, mia cara, quello di +mentire in vostro vantaggio; tutt’all’opposto di me, io sono sempre +sembrata più vecchia di quel che sono; voi non me ne fate perciò i +complimenti, non è vero? Il vostro abito siamo intesi, io ne farò fare +subito uno simile. E chi viene ora a disturbarci? ah sì, è il Re, lo +riconosco al suo passo. + +— Il Re, signora, esclamai alzandomi, io non sono così esperta, come +avrete potuto scorgere, in fatto di etichetta; che debbo fare? + +— Ma che! voi dovete rimanere; Sua Maestà poi non mi fa mai delle +lunghe visite, i nostri atomi attraenti, come diceva il defunto signor +Descartes, sono ancora da attrarsi. + +In questo momento la porta si aperse, ed il Re entrò frettolosamente. + +Del resto quando dico il Re; per fortuna che la regina mi aveva +prevenuto col dirmi _che riconosceva il passo del Re_, perch’io +certamente non lo avrei riconosciuto in quella specie di villanzone, +che faceva invasione nell’appartamento di Maria Carolina. + +Figuratevi un uomo ancor giovane, di statura alta, assai ben fatto, +quantunque avesse i piedi troppo grandi e le mani troppo grosse; +portava una calzatura da caccia con grandi uose di cuoio, un farsetto +di pelle di daino, una giacchetta e pantaloni di velluto di un colore +abbronzato, con una fronte ed un mento che sfuggivano innanzi ad +un naso enorme, che gli dava l’aspetto non già di un’aquila ma di +un pappagallo: pettinato colle _oreilles de chien_ ed una coda _en +salsifis_, e aveva in mano per le zampe tre tacchini che si dibattevano +e chiocciavano quanto potevano: aggiungete a tutto ciò dei gesti +comuni, ed un accento volgare, e avrete o quasi un’idea di ciò che era +il re Ferdinando IV. + +— Buon Dio, disse la regina, che vi è accaduto, signore; io sono solita +a vedervi quando ritornate dalla caccia, ma oggi mi sembra che facciate +meglio, mi pare che abbiate dei polli. + +— Ah! mia cara maestra, disse Ferdinando, — egli chiamava con questo +nome sua moglie nei suoi momenti di buon umore; visto che essa gli +aveva o quasi imparato a leggere ed a scrivere; — voi che mi dite +sempre che se non fossi Re, non avrei saputo guadagnarmi il pane, +ecco per provarvi un poco il contrario, osservate un poco questi tre +tacchini. + +— Li vedo. + +— Fatemi il piacere di palparli. + +— E così, signore? + +— A voi, a voi, Milady, e me li porse; io non sapeva che fare, esitava. + +— Palpate, palpateli, disse egli, e poichè ne dovete mangiare, non ci è +male che vi assicuriate che sono grassi. Spero che avremo a pranzo sir +William. + +— Egli avrà l’onore di obbedire all’invito di Vostra Maestà. + +— Farà bene, mangerà i tacchini guadagnati da me. + +— Ma alla fine, signore, disse la regina con impazienza, terminateci +dunque la storia di queste povere bestie. + +— Ah! potete ben dire la mia, essa è abbastanza intimamente collegata +colla loro, perchè potessimo separare l’una dall’altra. Immaginatevi +che passeggiava ieri in giardino, quando incontrai una povera donna +che mi ferma e mi dice: signore, mi hanno detto di mettermi qui per +trovarmi sul passaggio del Re; credete voi che il Re passerà presto? + +— Nulla di più probabile, buona donna. + +— Come sarà vestito, onde lo possa riconoscere? + +Voleva quasi darle i contrassegni di san Marco e di D’Ascoli; ma +preferii di spingere l’avventura sino alla fine. + +— Ascoltate, le dissi. Siccome il Re non passeggia tutti i giorni e voi +potreste aspettarlo tutta la notte senza che passi, facciamo di meglio; +se voi avete qualche istanza da presentargli, me ne incarico io. + +— Ve ne sarò molto obbligata, disse la buona donna; sono una povera +vedova e non posseggo che tre tacchini; ma se voi mi tenete parola, ve +li regalerò. + +— Sono grassi? le dimandai; capirete che non voglio comperare ad occhi +chiusi. + +— Come oche, mio caro signore, rispose la donna. + +— Allora mercato fatto, venite domani coi tre tacchini, e voi avrete il +vostro ricorso. + +— Sì? + +— Datelo a me. Dimani ve lo porterò postillato dal Re, io vi restituirò +il vostro ricorso, e voi mi darete i tre tacchini, e ci saremo +sbrigati. + +— Prendere e dare? + +— Prendere e dare, certamente. + +Vedete che non ho mancato al convegno. Aveva messo un uomo in +sentinella e quando venne a dirmi: «C’è abbasso una donna con tre +tacchini» allora discesi, le consegnai il suo ricorso postillato da me; +ed essa mi ha dato i tre polli: povera donna, ho paura che abbia fatto +male i suoi conti. + +— E perchè? + +— Perchè i giudici non ci baderanno alla mia raccomandazione; ma questa +volta sono a fare, se bisogna, un colpo di stato, perchè si renda +giustizia a questa povera vedova. Se però i tacchini sono teneri. + +Ed il Re uscì schiamazzando dalle risa, e tenendo in mano i tacchini +che egli stesso andò a portare in cucina. + +La regina lo seguì con uno sguardo che aveva un’impressione +indefinibile di sdegno, e rivolgendosi a me: + +— L’avete veduto? mi disse; non ho altro a dirvi di più. + +I miei occhi si fissarono su di essa e la osservai minutamente colla +più grande attenzione. + +Aveva trentasette anni, come aveva detto, di modo che anche in lei +la bellezza della matrona succedeva alla bellezza da sposa. Aveva +la carnagione bianca delle donne nordiche, i capelli di un biondo +ammirabile, occhi azzurri capaci di rendere tutte le espressioni, +dall’amore il più tenero fino all’odio più violento; in questo caso la +sua fisonomia era di una durezza, a cui non avrei creduto che potesse +giungere, il naso era diritto, ben fatto, la bocca quantunque bella +era guasta da quella prominenza del labbro inferiore particolare ai +principi di case d’Austria, le spalle, le braccia e le mani erano +magnifiche. Ma, bisogna dirlo, l’abitudine della maestà reale dava a +tutto ciò una rigidezza che toglieva alla regina molto della grazia +della donna. + +Gl’italiani hanno inventato una parola, per questo genere di grazia +che manca specialmente in Italia, e l’hanno chiamato _morbidezza_. Ne +potreste avere un’idea completa in quelle attrattive neglette delle +creole. + +Mentre la osservava, essa mi guardava pure alla sua volta, e sembrava +esaminarmi nello stesso modo ch’io faceva con essa. La medesima idea +ci venne nello stesso tempo, essa mi cinse nel suo braccio e traendomi +a lei mi abbracciò con quella specie di violenza d’azione che sarebbe +meglio convenuta ad un amante, anzichè ad un’amica. + +Raccapricciai. Ciò mi ricordava l’amicizia di Miss Arabella. + +A pranzo mangiammo i tacchini, arrostiti allo spiedo; erano grassi, ma +duri; ciò derivava dal non avere il Re voluto aspettare qualche giorno +per assicurarsi della loro qualità. + +Terminiamo subito con questa storia dei tacchini. + +Come aveva pensato Ferdinando, la sua firma non aveva avuto la +minima influenza. Il giudice aveva letto la sua raccomandazione, e +considerandola come una di quelle raccomandazioni, che l’importunità o +l’inavvertenza carpiscono ai sovrani, aveva alzato le spalle e messo da +parte il ricorso. + +Ne derivò che in capo a quindici giorni il Re ritrovò la vedova sul +suo cammino. Gli fece una scena, l’accusò di avere abusato della sua +bonarietà facendogli credere che conosceva il Re. + +— Ascoltate, le disse il Re, ritornate dopo quindici giorni, e se non +avrete vinto il vostro processo, m’impegno di darvi cento ducati per +ciascuno dei vostri tacchini. + +La buona donna tentennò il capo: evidentemente non credeva più al +rimborso dei tacchini che alla vincita della causa, e brontolava fra i +denti, accusando gl’intriganti, che promettendo molto, com’egli aveva +fatto, si facevano pagare anticipatamente, e poi non mantenevano la +loro promessa. + +Il Re prese il nome del relatore e scrisse al tesoriere della giustizia +di non pagargli il suo stipendio del mese che scadeva appunto il +giorno dopo; e se chiedeva una spiegazione di dirgli che quando avrebbe +sbrigato il processo raccomandato dal Re, sarebbe pagato, ma non prima. + +Quindici giorni dopo, il Re diede alla buona donna la sentenza che +conteneva il suindicato in suo favore e facendosi conoscere, vi +aggiunse i trecento ducati dei tre tacchini. + + + + +XV. + + +Or che la mia vita si passa per dieci anni alla corte di Napoli, debbo, +per l’intelligenza dei fatti che seguiranno, mettere in grado i miei +lettori di conoscere più completamente i due personaggi, presso i quali +li introduco, vale a dire il re Ferdinando e la regina Carolina. + +Non ho bisogno di dire come Carlo III, capostipite de’ Borboni dì +Napoli, secondo figlio di Filippo V e primogenito di Elisabetta +Farnese, s’impossessò del trono delle Due Sicilie nel 1734, e fu +riconosciuto re nel 1735. + +Quando suo fratello maggiore morì senza figli, egli fu chiamato al +trono di Spagna e dovette scegliersi un successore. + +Abbiamo detto scegliersi, perchè in questa occasione il diritto di +primogenitura doveva essere invertito; l’infante Don Filippo, in causa +di cattivi trattamenti che aveva dovuto sopportare da sua madre, era +diventato idiota. + +Non era punto il caso di pensare a lui. + +Il re Carlo III lo lasciò a Napoli, per morire della sua malattia +giudicata incurabile; condusse con lui suo figlio Carlo, principe delle +Asturie, che, dopo la sua morte, avvenuta, credo, nel 1788, diventò +re sotto il nome di Carlo IV, e designò per erede del regno delle Due +Sicilie il suo terzo figlio che aveva sette anni. + +Prima di partire per la Spagna volle destinargli un governatore, ma a +motivo della tenerissima sua età questa cura spettava più alla madre +che al padre. Sventuratamente fu la madre che fece questa scelta. Essa +mise la carica all’incanto, ed il principe di San Nicandro, uno degli +uomini meno degni di un tale impiego, fu scelto per coprirlo. + +Una delle raccomandazioni del re Carlo III fu questa: + +— Fate particolarmente di mio figlio un buon cacciatore; la caccia è il +solo piacere che sia veramente degno d’un re. + +Il re Carlo III considerava in fatti le caccia come una cosa superiore +anche alla felicità dei suoi sudditi. + +Non citerò che un aneddoto su questo soggetto. + +Avendo destinato l’isola di Procida per la caccia de’ fagiani, fece un +editto che vietava assolutamente di tenere qualsiasi specie di gatti. +Possedere uno di questi animali era, a contare da quel momento, un +delitto, che poteva anche essere espiato con una pena afflittiva ed +infamante. + +Un uomo contravvenne all’editto; conservò il suo gatto, fu denunziato, +arrestato, giudicato e condannato ad essere bastonato dal carnefice, e +mostrato per tutta l’isola con al collo la prova del suo delitto, cioè +il suo gatto, ed infine mandato in galera. + +Si converrà che era duro. + +E che ne avvenne? + +Ne avvenne che le talpe, i ratti, i sorci liberati dai gatti, loro +nemici naturali, crebbero e moltiplicarono liberamente ed in tale +quantità, che dei bambini furono divorati nella culla da quegli +animali. + +Allora i Procidani disperati presero le armi, e riuniti in corpo, +risolsero di emigrare nei paesi barbareschi, anzichè di vivere sotto un +governo tanto iniquo. + +Ne risultò adunque che Carlo III fu obbligato a rivocare l’editto. + +Ecco un altro aneddoto che indica il fanatismo dello stesso re Carlo +III per i suoi cani, e che farà opposizione al suo odio pei gatti. + +Un uffiziale del reggimento delle guardie italiane era di guardia a +Caserta, e per conseguenza vestiva il suo uniforme di gala, e in vista +della mediocrità della paga, stentatamente era riuscito a comperarsi +quell’uniforme. Il re Carlo III passò di ritorno dalla caccia seguito +dalla sua muta di cani; uno di quegli animali inzaccherato di fango +saltò contro l’uffiziale nella benevola intenzione di fargli festa, e +insucidò il suo uniforme. Senza considerare l’intenzione, vedendo il +guasto fatto al suo vestito, l’uffiziale scacciò da sè il cane con un +colpo di piede. Il cane mise un guaito che richiamò l’attenzione del +re; Carlo III si rivolse, fissò in faccia l’uffiziale, e movendogli +incontro: + +— Non sai tu, razza di cimice, gli disse, che l’animale che tu hai +l’indegnità di percuotere mi è più caro che cinquanta dei tuoi pari? + +L’uffiziale atterrito di vedersi trattato così, per aver dato un colpo +di piede ad un cane, mutò colore, fu colto dalla febbre, si ammalò, e +morì il giorno dopo. + +Ritorniamo al giovane Ferdinando ed al suo precettore, il principe di +San Nicandro. + +Non ho mai conosciuto il principe di San Nicandro, che morì quando +arrivai a Napoli; ma non vi era che una voce sola sul di lui conto, +e l’educazione del re confermava quella voce, cioè che era indegno +dell’onore che gli fu dato dalla regina. + +Il principe di San Nicandro era di un’ignoranza crassa. + +Nella sua vita non aveva letto che l’offizio della Vergine; buon libro, +ma insufficiente per un uomo incaricato dell’educazione di un re; ora, +non sapendo nulla, non poteva insegnare nulla al suo allievo, il quale +quando prese moglie sapeva appena leggere e scrivere, e non parlava +altra lingua che il dialetto napolitano; d’altronde non aveva ricevuto +dal re Carlo III che una raccomandazione, cioè quella di fare del +giovane principe un buon cacciatore, e perciò credeva di non doversi +occupare d’altro. Da parte sua poi il vecchio ministro toscano di Carlo +III Tannucci, che per ventiquattro anni aveva regnato sotto il nome del +suo padrone, e che era stato nominato capo della reggenza del giovane +principe, non chiedeva di meglio che di ricever alla sua maggior età un +re imbecille, sotto il nome del quale continuerebbe a regnare come per +lo passato. + +Egli non diede adunque nessun consiglio sull’educazione del giovane +re, se non quello di aggiungere il piacere della pesca a quello +della caccia, di maniera che riposando da un piacere faticoso con un +passatempo tranquillo, il giovane re non avrebbe il tempo di attendere +agli affari di Stato. + +La sola cosa che inquietava il principe di San Nicandro, e di cui si +rammaricava con una commovente malinconia, era la troppo grande bontà +del re. + +Si occupò dunque di correggere questo dono del cielo, tanto raro nei +re, tentando di variare i suoi piaceri. + +Il giovan principe delle Asturie, cui non poteansi rimproverare le +stesse disposizioni alla mansuetudine, prendeva un vivo piacere a +scorticare conigli vivi. Il principe di San Nicandro vantò molto questa +distrazione al suo allievo; ma scorgendo che gli ripugnava molto, mise +alla tortura la sua immaginazione e trovò una variante. + +Era cioè di collocare il giovane principe, a cui non si fidava ancora +di dare in mano un fucile per timore che si ferisse, dietro la porta +forata di una gattajola, e di colpire a quel posto i conigli quando +uscivano. Ferdinando armato di bastone stava in guardia sul loro +passaggio e li ammazzava. Era già qualche cosa; a questo divertimento +il principe di San Nicandro ne aggiunse presto un altro; quello +cioè d’insegnare al suo allievo di far balzare su di una coperta dei +conigli, dei cani, dei gatti e dei ragazzi di contadini e di operai. Il +re Carlo III che veniva informato di queste ricreazioni di suo figlio, +le trovò buone, e scrisse che bisognava solamente fare una riserva +per i cani, animali nobili che servivano per la caccia, ed il giovane +principe continuava a far balzare i conigli, i gatti, i ragazzi, i +contadini e gli operai, che non essendo animali nobili, non avevano +quindi dritto all’eccezione. + +Fu in questo modo che un giorno, avendo veduto fra gli spettatori un +giovane chierico toscano, di figura meschina e pallido in faccia, gli +venne in mente di farlo balzare; diede sottovoce degli ordini a’ suoi +domestici, i quali si impossessarono di quel disgraziato, lo misero su +di una coperta e lo balzarono finchè svenne. + +Il giovinetto rinvenuto che fu, pieno di vergogna si rifugiò a +Roma, ove cadde ammalato e morì in capo a due mesi; egli si chiamava +Marrighi. + +Fu in mezzo a questi divertimenti che il re crebbe, diventando gran +cacciatore, gran cavalcatore, pescatore incomparabile, percuotitore +di prima forza, prima col comandare gli esercizii ai suoi camerata con +dei bastoni con cui accarezzava loro le spalle quando facevano qualche +falsa manovra: ed infine ad un reggimento che organizzò e che chiamava +i suoi Liparioti, perchè i giovani che lo componevano erano in gran +parte dell’arcipelago di Lipari. + +In questo modo arrivò, senza affatto occuparsi degli affari del regno, +fino ai suoi diciassette o diciotto anni, e giunse all’età di prender +moglie. + +Il suo matrimonio era da tempo stabilito colla giovane Arciduchessa +d’Austria Maria Giuseppa, figlia dell’Imperatore Francesco I; ma non +appena si furono scambiati i ritratti ed i doni nuziali, e preparate +le feste sul cammino che doveva percorrere la giovane principessa, +e fissato il giorno della partenza, la giovinetta imperiale ammalò e +morì. + +Allora in luogo di quella che era morta dianzi così miseramente, +fu destinata sua sorella minore Maria Carolina, anch’essa figlia di +Francesco I e di Maria Teresa. + +Essa partì da Vienna nel mese di aprile 1768. + +Il fiore imperiale entrava nel suo regno nel mese della primavera. +Era nata nel 1752, non aveva che sedici anni appena, portando seco +i segreti della corte austriaca, ed incaricata di dirigere la Corte +di Napoli nel senso che le indicherebbe Maria Teresa. Sua madre, di +cui era la preferita, poteva confidarsi con essa; la regina aveva uno +spirito superiore alla sua età, era letterata più che dotta, e più che +intelligente filosofante; bella in tutta la estensione della parola, +graziosa quanto lo voleva. + +Da ciò che ho detto di lei a trentasette anni, si può comprendere ciò +che era stata a sedici. + +Parlava e scriveva quattro lingue, la tedesca, la francese, la +spagnuola e l’italiana; solamente quando si animava nel discorso, +aveva una certa difficoltà di lingua, che produceva un borboglio; ma i +suoi occhi vivaci e mobili, la lucidità delle sue idee facevano presto +dimenticare quella piccola imperfezione. + +Essa portava seco verso l’ardente mezzodì i sogni della nebbiosa poesia +del nord; andava a vedere il paese favoloso delle sirene; ove nacque +il Tasso e morì Virgilio; andava a cogliere di sua mano l’alloro che +cresceva sulla tomba del cantore d’Augusto, e su quella del poeta di +Goffredo; suo marito aveva diciott’anni; sarebb’egli un Eurialo od un +Tancredi — Niso o Rinaldo? + +Perchè non era essa venuta a dirittura come Venere od Armida? + +Essa trovò il re, che ho tentato di descrivervi, con i piedi grandi, +le ginocchia grandi, le mani grandi ed un naso grande, e che parlava il +dialetto napolitano con dei gesti lazzaroneschi. + +Un articolo del contratto di matrimonio della regina, che Tannucci +aveva lasciato passare senza farvi attenzione, doveva mutare +interamente la faccia alla politica del regno della Due Sicilie. + +Esso diceva: + +— Quando la regina avrà dato a Napoli un erede della corona avrà il +diritto di far parte del consiglio. + +È vero che essa non diede questo erede che dopo cinque o sei anni; ma a +ventidue anni Carolina era più che atta a seguire i voti di sua madre. + +Da principio la regina credette di poter rifare completamente +l’educazione di suo marito, e ciò le sembrava tanto più facile +dopo averlo udito a parlare con Tannucci, e le pochissime persone +istruite della Corte. Egli era rimasto attonito di stupore, incapace +di distinguere la vera scienza dalla ciarlataneria, esclamava con +ammirazione: Davvero, la regina è la scienza universale! + +Ma riflettendo poi, quest’ammirazione si calmò, e più di una volta lo +intesi dire: Come mai la regina, essendo così sapiente, commette degli +sbagli più di me che sono un asino! + +Ciò nulla meno nei primi tempi del suo matrimonio, egli si sottomise +alle lezioni che essa gli voleva dare, e gli insegnò a leggere ed a +scrivere quasi correttamente. Ed è a queste lezioni date da lei, che +egli faceva allusione quando nei suoi momenti di buon umore la chiamava +mia cara maestra. + +Ma ciò che non potè mai insegnargli furono i modi eleganti delle corti +del nord e dell’occidente, furono quelle cure della persona così rare +nei paesi caldi, ove sono però più necessarie che altrove, fu quel +dolce e grazioso celiare della galanteria che fa dell’amore una lingua, +tolta in parte dal profumo dei fiori, ed in parte al canto degli +uccelli. + +La superiorità di Carolina umiliava Ferdinando, e la rozzezza di +Ferdinando umiliava Carolina. + +Vedremo che ne risultò da questa disparità di carattere, e da questa +opposizione di animi. + + + + +XVI. + + +Ecco dunque i nostri due personaggi uno d’avanti l’altro, da un lato +la regina, bella, altiera, graziosa, distinta, delicata, sensuale, un +po’ pedante, facile ad irritarsi, difficile a pacificarsi, sprezzante +di suo marito per la rozzezza della sue parole e per la imbecillità +del suo spirito; dall’altro il re, brutto, ingenuo fino all’ignoranza, +libero fino alla rozzezza, senza alcuna cura della persona, senza +delicatezza ne’ suoi modi, che somigliava non già ad un sovrano nè ad +un principe, e nemmeno ad un semplice gentiluomo, ma ad un lazzarone. + +Una delle cose che metteva alla disperazione la regina Carolina, e che +la condusse a privarsi quasi intieramente dello spettacolo, era il +modo con cui il re vi si conteneva, facendosi fra un atto e l’altro +l’attore del popolaccio. Fra l’opera ed il ballo gli si portava la +cena nel palco; uno degli elementi di questa cena era sempre un piatto +di maccheroni. Il re prendeva il piatto, ed avanzandosi al parapetto +del palco, in mezzo ai grandi applausi della platea, facendo smorfie +e gesti da Pulcinella, il gran mangiatore di maccheroni napolitani, +inghiottiva tutto il piatto servendosi delle dita invece di forchetta, +e rispondeva con saluti alle acclamazioni degli spettatori. + +La regina credette da principio di aver preso su di lui un impero più +grande di quello che aveva in realtà e che prese in seguito. + +Un giorno che era adirata contro il duca d’Altavilla favorito di +Ferdinando, colmò d’ingiurie quel gentiluomo, e l’accusò di non +mantenere il suo credito presso il re, che impiegando mezzi indegni di +un gentiluomo. Il duca, offeso nella sua dignità, si dolse presso il +re delle ingiurie della regina, e gli chiese il permesso di ritirarsi +nelle sue terre; il re irritato del contegno di sua moglie, andò da +lei e la rimproverò vivamente. Ma essa invece di calmarlo, l’irritò +talmente colle sue risposte, che la discussione terminò con un vigoroso +schiaffo, di cui la regina portò il lividore alla guancia per tre o +quattro giorni. + +Allora, come Achille, essa si ritirò nella sua tenda, ma il re tenne +duro, e la regina dovette umiliarsi, al punto di essere costretta ad +implorare il favore del duca d’Altavilla per ritornare in grazia. Fu +l’Imperatore Giuseppe che allora viaggiava in Italia e che arrivando a +Napoli riuscì a riconciliare i due sposi. + +Per qualche tempo il re si rammaricava dello sdegno della regina, ma +presto risolse di consolarsi facendo senza di lei, cosa che fu per +essa un dispiacere; per non sapere come ed in qual momento potesse +riprendere la sua influenza sul marito. + +Ferdinando, gran cacciatore, lasciava di rado passare un giorno senza +andare alla caccia. Aveva fatto costruire in ogni angolo dei suoi +boschi delle grandi capanne internamente addobbate con semplicità e +comodo. Quando vi entrava col pretesto di prendere riposo, vi trovava +sempre qualche giovane villanella elegantemente vestita alla foggia +della contadine dei dintorni di Napoli, che andava là pel buon piacere +di Sua Maestà; soltanto aveva gran cura di raccomandare ai compiacenti +servitori incaricati di questo servizio, di fare le cose con tale +discrezione che la regina non venisse istruita di questo particolare +amoroso. + +— Ma, — gli disse una volta un cameriere al quale aveva permesso di +parlare liberamente, — a che servono tanti misteri, quando la regina fa +altrettanto, e chi sa forse anche più di voi? + +— Taci, taci, lasciamola fare, disse il re, così s’incrociano le razze. + +Ed oggi che ho permesso di non celare nulla della verità, bisogna dire +che il vecchio cameriere non mentiva; la regina, il cui primo amante +fu il principe di Caramanico, ebbe in seguito Acton, e nello stesso +tempo, senza che Acton se ne preoccupasse, più di quanto si preoccupava +Potiemkine degli amanti di Caterina II, aveva il duca della regina, +il cui nome sembra averlo predestinato, e Pio d’Ameni che se non ha +inventato ha però perfezionato i Batilli in Italia, come la grande +Caterina voleva ricompensare i suoi amanti; ma meno ricca di lei si +rovinava, e per questa ragione si trovava sempre senza un ducato. + +Torniamo al re. + +Oltre le sue fermate di caccia, che erano affari d’istinto sensuale, il +re aveva di volta in volta dei gusti passaggieri per le dame di Corte, +o di altra condizione; la regina non era punto gelosa di suo marito, +che non solamente non amava, ma anzi disprezzava; però temeva che +qualche donna più abile delle altre, s’impossessasse di una influenza +sul re che a nessun prezzo non voleva lasciarsi sfuggire; in certi +momenti allora aveva un’accortezza ed una insistenza tutta femminile, +gli carpiva i segreti dei suoi intrighi amorosi, e poi si vendicava +delle sue rivali; in tal modo dopo qualche mese d’intimità colla +duchessa di Lusciano, il re confessò questa intimità a Maria Carolina. +Essa allora fece esiliare la Duchessa nelle sue terre; sdegnata la +Duchessa si vestì da uomo, e mettendosi sul passaggio del re, lo +coprì di rimproveri; il re, debole al suo cospetto, come era debole +al cospetto della regina, confessò i suoi torti; ma la Duchessa non +fu meno obbligata di ritirarsi nelle sue terre, ove ancora si trovava +all’epoca del mio arrivo a Napoli. + +Lo stesso accadde per la duchessa Cassano Serra, benchè vi fossero dei +motivi totalmente opposti. Il re si occupava di lei; e malgrado tutte +le sue cure e tutte le sue promesse, essa rifiutò costantemente di +arrendersi ai suoi desiderii. Il re si dolse con sua moglie di questo +rigore. E la regina trovò mezzo di farla esiliare per essere stata +troppo virtuosa, come aveva trovato mezzo di far esiliare la duchessa +di Lusciano per non esserlo stata abbastanza. + +Ahimè! la povera duchessa pagò due volte più cara la sua virtù, che +un’altra non avrebbe pagato le sue colpe, e sventuratamente per lei, +ritornò nel ’99 dal suo esilio. + +Abbiamo detto che il principe di San Nicandro si era preoccupato di +fare del suo allievo il primo cacciatore ed il primo pescatore del +regno, e ciò nello scopo egoista ispirato da Tannucci, per impedire +al giovane principe di prendere parte agli affari di Stato; difatti +quando assisteva al consiglio, vi portava la preoccupazione della pesca +e della caccia al punto di non permettere che si mettesse il calamaio +sul tappeto delle deliberazioni, per timore che venisse l’occasione +di redigere qualche decreto che il re dovesse firmare; per questi +casi aveva fatto incidere la sua firma che egli applicava, o faceva +applicare sotto la deliberazione presa o no in sua presenza. + +Anzi, per esempio, qualche giorno dopo il mio arrivo a Napoli, vi +trovai fresco fresco questo aneddoto. + +Il re teneva consiglio di Stato a Caserta. Vi assistevano la regina, +il ministro Acton, Caracciolo e qualche altro. Si trattava di un +affare della più alta importanza che però ignoro; nel momento della +discussione si udì bussare alla porta; l’interruzione sorprese tutti; +chi era mai l’uomo ardito di venire a disturbare un consiglio di Stato +in funzione? ma il re che aveva riconosciuto la maniera di bussare, +corse alla porta, l’aperse ed uscì, e ricomparse poco dopo dando segni +della gioia più viva. + +Signori, disse, vi prego di terminare al più presto la discussione, +perchè io ho un affare di un’importanza ben maggiore di quella per cui +v’intrattenete. + +La seduta fu levata, il re si ritirò presto, e si coricò per levarsi il +giorno seguente prima dell’alba. + +Questo grande affare era un convegno di caccia, i colpi dati alla porta +del Consiglio di Stato era il segnale convenuto fra il re ed il suo +bracchiere che veniva ad avvertirlo che una torma di cignali era stata +veduta nel bosco verso lo spuntare del giorno, e che si erano fatti +stornare, e per trovarli il giorno dopo bisognava trovarsi pronto prima +dell’aurora. + +Qualche giorno dopo, nelle medesime circostanze, tre fischi si fecero +udire in corte; era ancora un segnale tra il re ed il suo bracchiere; +il re interruppe il consiglio, aperse la finestra e diede udienza al +messaggiere, che gli annunziava un volo di uccelli, ed il luogo ove si +erano appostati: allora il re volgendosi a Carolina. + +— Mia cara maestra, le disse, presiedi tu in mia vece e finisci +l’affare come credi, ti do carta bianca. + +E correndo fuori della camera, andò a perseguire il suo volo d’uccelli. + +Esiste fra il re di Napoli ed il margravio di Anspach una +corrispondenza interna, continuata, settimanale, su tutto ciò che +è relativo alla caccia. Ciascuno dei due principi tiene un registro +esatto in cui sono indicati, giorno per giorno, ora per ora, gli alti +fatti che li illustrano. + +Uno stesso registro ed una corrispondenza simile sono tenute o +piuttosto erano tenute fra il re di Napoli ed il re di Spagna suo +padre; ora avvenne sovente che alcune differenze politiche disgustarono +i due monarchi, ma per quanto fossero disgustati, politicamente +parlando, il registro cinegetico non subiva mai nessuna interruzione. + +La lista dei selvatici sagrificati al piacere dei monarchi fu sempre +tenuta regolarmente; la caccia minuta vi era numerata come gli +animali grassi, dal fagiano fino al beccafico; in una colonna per +le osservazioni vi erano esposte le difficoltà che si erano dovute +superare, gli accidenti che erano incorsi, le persone che avevano +accompagnato il re, e le menzioni onorevoli delle persone che +l’accompagnavano e che dopo di lui si erano distinte. + +Quello dei due registri che era destinato al margravio di Anspach era +il registro preferito, per la ragione semplicissima che Ferdinando, +quantunque abilissimo, era men buon tiratore di Carlo III, mentre al +contrario era miglior tiratore del margravio di Anspach. + +Il più dolce complimento che potesse accarezzare le orecchie del re, +era di dirgli che tirava meglio del margravio di Anspach, ciò che era +constatato dal numero degli animali uccisi da lui, e se il numero degli +uccisi da Carlo III, superava di molto il suo, ciò dipendeva non già +dalla sua bravura, ma dall’estensione della fecondità della selvaggina +nelle foreste spagnuole. + +Riferirò ancora due aneddoti, che completeranno il ritratto che +intendiamo di fare del re, poi passerò immediatamente al racconto +degli avvenimenti che scossero il regno di Napoli, ed ai quali ho preso +parte, più per amicizia verso il re e la regina, che per un sentimento +di antipatia ragionata contro il popolo francese e contro i patrioti +italiani. + +Il re, cacciando in uno de’ suoi boschi, incontrò una povera donna: +essa non lo conosceva e sembrava molto afflitta. — Senza avere nè il +cuore, nè lo spirito di Enrico IV, il re aveva una specie d’istinto +per le avventure popolari; si avvicinò ad essa e la interrogò; la buona +donna gli rispose che era vedova, che aveva sette figli da mantenere, +e che non possedeva che un piccolo campo che era stato poco prima +devastato dalla muta del re. — Ora converrete, signore, soggiunse la +vedova piangendo, che è ben duro di avere per sovrano un cacciatore, i +cui piaceri sono irrorati dalle lagrime dei suoi sudditi. + +Ferdinando le rispose che le sue querele erano giuste, e che essendo +egli al servizio di Sua Maestà non avrebbe mancato di informarnelo. + +— Glielo dite o non glielo dite, rispose la donna, io non spero nè +punto nè poco; non può essere che un uomo senza cuore chi distrugge per +suo piacere il bene del poveri, perchè sa che la povera gente non può +far nulla contro di lui. + +Questa dichiarazione della vedova non tolse al re di accompagnarla fino +alla sua capanna, e di vedere coi suoi occhi il guasto che aveva fatto. + +Giunto là chiamò due contadini, vicini della donna, e chiese loro +di stabilire una stima del danno; essi fecero i loro calcoli, e lo +stimarono a venti ducati. + +Il re tirò di tasca sessanta ducati e ne diede quaranta alla vedova, +dicendo che era giusto che il re pagasse il doppio dei privati. + +Gli altri venti ducati furono ripartiti fra i due arbitri. + +Il re dava udienza un giorno per settimana a Capodimonte, palazzo +costruito da Carlo III espressamente per la caccia dei beccafichi; in +quel giorno ognuno poteva giungere fino al re senza dimanda d’avviso e +senza lettera d’udienza; non v’era che di aspettare il suo turno, tanto +le anticamere erano ingombre di gente. + +Un vecchio prete dei dintorni di Capodimonte, avendo da chiedere una +grazia al re, risolse di approfittare di quel giorno di udienza e di +chiederla personalmente a Sua Maestà. + +Ma dovendo fare anticamera per un tempo maggiore o minore, ebbe cura +di prendere le sue precauzioni contro la fame, e si pose in tasca +un pezzo di pane e di formaggio; non già che avesse l’intenzione di +mangiare quel pezzo di pane nell’anticamera, per tutto l’oro dal mondo +non avrebbe commesso una simile irriverenza, — ma avendo tre leghe da +fare a piedi per ritornare al suo villaggio, aveva stabilito che dopo +l’udienza si sarebbe fermato alla prima fontana, e mangiarsi il pane +ed il cacio seguito da qualche sorso d’acqua, e così ristorate le sue +forze, rimettersi in viaggio per il suo presbitero. + +Dopo tre o quattro ore di attesa, venne il suo turno, ed entrò. + +Il re era seduto in poltrona, ed ai suoi piedi stava coricato un grosso +bracco che era il suo prediletto per la finezza del suo olfatto. + +Appena il prete ebbe spinta la porta il cane aperse le narici, sollevò +la testa, fece gli occhi teneri e dimenò la coda. + +Tutte queste dimostrazioni di amicizia erano dirette al prete, +o piuttosto al pezzo di formaggio che aveva in tasca; è noto +l’irresistibile desiderio che i cani da caccia hanno per questo +commestibile. + +Mano mano che il prete si avvicinava o faceva degli inchini, il cane si +alzava, e con tutta l’espressione amichevole andava incontro al prete. + +Costui non credeva forse le dimostrazioni del cane così amichevoli come +lo erano realmente; lo vedeva con inquietudine, si cambiò in terrore +quando vide il cane passargli dietro. + +Ma fu bene ancor peggio quando, in mezzo all’esposizione della sua +dimanda, sentiva il muso del cane introdursi insidiosamente nella sua +tasca. + +L’amore del re per i suoi cani era noto. Non si trattava di liberarsi +con un colpo di piede del bracco favorito del re; eppure questi +cominciava a spingere l’indiscrezione fino all’importunità. + +In quanto al re era nella sua più grande gioia insensibile ad uno +scherzo grazioso, si compiaceva oltre modo delle buffonate. + +Interruppe il prete in mezzo alla sua arringa già sufficientemente +tormentata. + +— Perdonatemi, padre mio disse egli, che avete in tasca, giacchè il mio +cane insiste tanto ad osservarla? + +— Ahimè, Sire, rispose il prete con esitazione, un semplice pezzo di +formaggio, atteso che sono già le quattro dopo mezzogiorno, come potete +vedere, ed ho ancora tre leghe da fare per giungere alla mia casa; non +sono abbastanza ricco per pranzare in città. + +Difatti voi dite il vero, disse il re, perchè ecco che Giove, — tale +era il nome del cane, — è riuscito a prendervi il formaggio: continuate +dunque nella vostra domanda, perchè è probabile che intanto vi lascerà +tranquillo. + +Il prete, mentre Giove mangiava il suo formaggio, continuava ciò che +doveva dire al re, che l’ascoltava con maggior attenzione. + +— Va bene, disse il re, quando il prete ebbe finito. + +— Noi siamo d’avviso che.... + +Ma contro la previsione di Sua Maestà, Giove dopo di aver mangiato il +formaggio, sembrava di non voler lasciare in pace il curato pel pane. + +— Andiamo, andiamo, disse il re interrompendosi, non fate il sacrifizio +a metà, vuotate completamente le vostre tasche. + +— Tutto ciò è bello e buono, Sire! disse il prete, ma mio Dio! ed io? + +— Ma non inquietatevi per così poco, il buon Dio provvederà. + +Il prete diede il suo pane al cane ed uscì. + +Mentre Giove mangiava il suo pane, il re suonò il campanello. + +— Trattenete, disse, quel prete che è uscito adesso, e dategli un buon +pranzo sicchè resti un’ora a tavola. + +L’ordine di Ferdinando fu eseguito; in quell’ora il re ritornò a +Napoli, sbrigò l’affare del prete in modo che ritornando alla sua cura +già confortato da un buon pasto, trovò anche già accordato il favore +che egli aveva chiesto. + +Mi sono estesa molto sulla caccia, ciò che mi fa trascurare la pesca. +Diciamo una parola sopra questo secondo divertimento, di cui il re è +quasi più fanatico del primo. + +Dire il re pesca, non è nulla, ma dire che il vero piacere del re non +è la pesca, ma di vendere egli stesso il pesce, ecco quanto riconosceva +io stessa come inconcepibile per coloro che non hanno conosciuto questo +principe: ed io stessa ho veduto questo singolare spettacolo, non +soltanto una volta, ma più di dieci. Ecco come va la cosa. + +Il re pesca ordinariamente in una parte riservata del mare, in faccia +ad una piccola casa che gli appartiene, del quartiere di Posilippo. +Quando ha fatto un’ampia cattura di pesce, ritorna a terra, fa portare +il suo pesce alla marina, chiama i compratori che di certo non mancano +mai di accorrere all’appello reale. Là si mette il pesce in vendita +come sulle panche del mercato; ciascuno può aggiungere un grano +all’asta; quando il re trova che il prezzo è troppo basso, lo spinge +egli stesso, e se il pesce resta per suo conto, lo conserva e lo si +mangia a palazzo; tutti in questa circostanza, come sempre altrove, si +avvicinano al re per parlargli, ed anche per questionare, cosa che non +mancano mai di fare nel loro dialetto i suoi amici lazzaroni, che non +si danno nemmeno la cura di chiamarlo Maestà, ma soltanto Nasone, pel +suo naso grosso tre volte quanto un naso ordinario. + +Questa vendita è generalmente assai comica; il re vende caro quanto +più può, vanta il suo pesce, lo prende per le pinne per mostrarlo, e +schiaffeggiando quelli che gli offrono un prezzo troppo basso se si +trovano a portata; da parte loro poi i lazzaroni gli rispondono con +delle ingiurie, come se avessero a trattare con un vero pescivendolo; +queste invettive lo fanno ridere sgangheratamente. Finita la +vendita, inzuppato di acqua di mare, e col puzzo di pesce, ritorna +a palazzo, e prima di lavarsi e di mutar vestito, va a raccontar +tutto, sbellicandosi dalle risa, alla regina, la quale secondo +l’umore in cui si trova, lo ascolta pazientemente, o lo mette alla +porta, rimproverandogli quei piaceri grossolani, a’ quali però le +rincrescerebbe che rinunciasse, perchè grazie a questi piaceri plebei, +che interessano il re più degli affari, essa governa a suo talento il +regno. + + + FINE DEL VOLUME TERZO. + + + + + +Nota del Trascrittore + +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo +senza annotazione minimi errori tipografici. + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76091 *** diff --git a/76091-h/76091-h.htm b/76091-h/76091-h.htm new file mode 100644 index 0000000..e843f72 --- /dev/null +++ b/76091-h/76091-h.htm @@ -0,0 +1,7478 @@ +<!DOCTYPE html> +<html lang="it"> +<head> + <meta charset="UTF-8"> + <title>Memorie di Emma Lyonna, vol. III | Project Gutenberg</title> + <link rel="icon" href="images/cover.jpg" type="image/x-cover"> + <style> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} +.blockquote {margin: 1em 10%; font-size: 95%;} +p.indl {text-align: left; margin-left: 5%;} +p.indr {text-align: right; margin-right: 5%;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} +.title {text-align: center; font-size: 130%; margin-top: 2em; margin-bottom: 2em;} + +div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} +div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} +div.titlepage p {text-align: inherit;} +div.verso {text-align: center; padding-top: 2em; font-size: 95%; margin: 0 10%;} +div.verso p {text-align: inherit;} +div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} + +h1,h2 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5;} +h1 {font-size: 150%;} +h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em; page-break-before: avoid;} + +span.smaller {display: block; font-size: 80%; margin: .5em 5%; line-height: 1.2em;} + +hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} +hr.mid {width: 50%; margin-left: 25%; margin-right: 25%;} +hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} +.x-ebookmaker hr.silver {display: none;} + +.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} + +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} +.pad1 {margin-top: 1em;} + +.xx-small {font-size: 50%;} +.small {font-size: 85%;} +.large {font-size: 115%;} +.x-large {font-size: 130%;} +.main-t {font-size: 200%;} +.smcap {font-variant: small-caps;} + +.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} +.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} +.tnote p {padding: 0 1em;} + +.poem {text-align: left; font-size: 95%; margin: 1em 10%;} +.stanza {margin: 1em auto;} +.poem p.i01 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -3em;} +.poem p.i09 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 5em;} +</style> +</head> +<body> +<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76091 ***</div> + +<div class="booktitle"> +<h1> +MEMORIE DI EMMA LYONNA +<span class="smaller">VOL. III.</span> +</h1> +</div> + +<hr class="silver"> + +<div class="titlepage"> +<p class="main-t"> +<span class="small">MEMORIE</span><br> +<span class="xx-small">DI</span><br> +EMMA LYONNA +</p> + +<p class="pad2 small"> +DI +</p> + +<p class="pad1 x-large"> +ALESSANDRO DUMAS +</p> + +<p class="pad2 small"> +UNICA EDIZIONE AUTORIZZATA IN ITALIA. +</p> + +<p class="pad1"> +Vol. III. +</p> + +<p class="pad4"> +<span class="large">MILANO</span><br> +G. DAELLI e C. EDITORI<br> +<span class="small">MDCCCLXIV.</span> +</p> +</div> + +<div class="verso"> +<hr class="mid"> +<p> +Proprietà letteraria — G. DAELLI e C. Editori. +</p> + +<p> +STEREOTIPIA G. DASSI E C. +</p> + +<p> +TIP. GUGLIELMINI. +</p> +<hr class="mid"> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span> +</p> + +<p class="title"> +MEMORIE<br> +DI<br> +EMMA LYONNA +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span></p> + +<h2>I.</h2> +</div> + +<p> +Dopo aver percorso una parte della Francia, il +Belgio, la Germania, ci fermammo a Vienna il tempo +appena necessario a sir William per presentare i +suoi omaggi all’imperatore Giuseppe II, avendo avuto +l’onore d’essergli stato presentato quattr’anni prima, +quando era venuto incognito a Napoli, senza +seguito, sotto il nome di un semplice gentiluomo: +poscia partimmo per Venezia, Ferrara, Bologna e +Roma. +</p> + +<p> +A Roma sir William si decise di cominciare a farmi +conoscere la società italiana. Le ricerche archeologiche +l’avevano più volte condotto, non dirò nella +metropoli del mondo cristiano, ma nella capitale dei +Cesari, e v’era in intrinsechezza con le famiglie più +distinte. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> +</p> + +<p> +Vi arrivammo al principio della primavera del 1788. +</p> + +<p> +Pio VI occupava da tredici anni il trono di San +Pietro, e ne avea settantuno. Il bell’Angelo Braschi, +che, quando venne nominato Papa, succedendo a +Clemente XIV, avrebbe volentieri preso il nome di +Formoso II, tanto era vago dell’incarnato gentile +del suo volto e dei suoi belli capelli biondi, era sempre +l’adoratore della propria bellezza. — Si raccontano +le cose più ridicole sull’ammirazione che egli +aveva di sè stesso. +</p> + +<p> +Le cattive lingue, — e ve ne sono dovunque, anche +a Roma, — dicevano del resto che Sua Santità +dovea una certa riconoscenza a quella grande bellezza, +non essendo stata estranea all’alta sua fortuna, +alla quale avea anche contribuito con tutto il +suo potere il decano del sacro Collegio, il cardinale +Ruffo, che amava, dicesi, il giovane prelato di un +amore, a trovar l’eguale del quale bisogna ricorrere +alla storia antica, e che può essere paragonato a +quello di Socrate per Alcibiade. +</p> + +<p> +Quella bellezza che avea cominciato la sua fortuna +la continuò, — parlo sempre, ben inteso, come +le cattive lingue di Roma. — Angelo Braschi, avendo +perduto il suo protettore, tentò di supplirvi con una +protettrice, e si fece l’amante della ganza del cardinale +Rezzonico, nipote del Papa, che lo fece nominare +gran tesoriere, carica che il buon Ganganelli +gli tolse nominandolo cardinale. +</p> + +<p> +È vero che Clemente XIV non poteva fare altrimenti; +il cappello toccava di dritto ad ogni gran +tesoriere della santa Sede che usciva di carica, giustamente +o ingiustamente. Angelo Braschi non tralasciò +per altro di ringraziare Ganganelli della dignità, +<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> +alla quale avevalo promosso; ma il papa +vuolsi che così ingenuamente gli rispondesse: +</p> + +<p> +— Vi ho fatto cardinale, perchè volevo dare il posto +di tesoriere ad un uomo, la cui probità non fosse +posta in dubbio. +</p> + +<p> +Il ringraziamento era degno del favore. Braschi +non stimò opportuno di rinnovarlo pel motivo che +glielo avea fatto accordare. +</p> + +<p> +Quando arrivammo a Roma, mi si presentò una +bella occasione per vedere Sua Santità, il quale, +come si sa, <i>incontra le signore</i>, ma non le riceve. +</p> + +<p> +Difatti, quando qualche illustre straniera o qualche +nobile dama romana desidera di vedere il sovrano +pontefice, fa domandare un tale favore a Sua +Santità, che generalmente risponde che passeggerà +nel tal giorno, alla tale ora, nel giardino del Quirinale, +se d’estate, o in quello del Vaticano se d’inverno. +</p> + +<p> +La dama si trova nel giorno e nell’ora indicati, +sulla via che percorre Sua Santità, e riceve la benedizione +pontificale. +</p> + +<p> +Ma nella mia qualità di protestante io non poteva +nemmeno sperare un tal favore, e però giunsi +per un mezzo ancor più semplice, ad ottenere questo +onore. +</p> + +<p> +I direttori del collegio della Propaganda avevano +ottenuto che Sua Santità assistesse ad una delle +loro dispute accademiche: niente dunque di più facile +a sir William dell’ottenere due posti per la sua +qualità di ambasciatore. +</p> + +<p> +Essendo que’ posti riservati, non fummo obbligati +di attendere nè metterci in coda, ma arrivammo all’ora +precisa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> +</p> + +<p> +Appena seduti, un gran romore annunziò l’arrivo +di Sua Santità. +</p> + +<p> +Confesso che aspettavo con grande curiosità: sarebbe +difficile, davvero, di vedere un vecchio più +bello di Pio VI. I suoi capelli biondi erano diventati +bianchi, ma aveano serbato la loro ondulazione elegante; +il viso era troppo fresco per essere esente +da ogni preparazione, ma i denti erano belli e l’occhio +di una vivacità considerevole. +</p> + +<p> +Forse in quel giorno l’occhio era più vivo ed il +viso più colorito del solito. Circolava a bassa voce +la diceria che Sua Santità avea dato poco prima in +uno di quegl’impeti di collera, che erano il terrore +di tutti quelli che lo circondavano, e che la causa +più leggera bastava a fare scoppiare. +</p> + +<p> +Pio VI avea ordinato al suo sarto un abito nuovo +per la solennità cui dovea assistere; ma una malaugurata +piega nei calzoni turbava la regolarità delle +forme di cui era tanto altiero. Egli rimproverò questo +difetto di taglio al povero diavolo con una vivacità, +che costui cercava mitigare con una umile scusa; +ma la scusa, per quanto umile, fu respinta con +un vigoroso schiaffo. — Lo spavento più che il male +fe’ svenire il colpevole, il quale non rinvenne se non +dopo un copioso salasso. +</p> + +<p> +La seduta incominciò: tutto andò a meraviglia +sino ai due terzi di essa: ma a questo punto, credendo +di far piacere al sovrano pontefice, provandogli +quanto la Chiesa fosse estesa, giacchè avea +sudditi fin sotto la zona torrida, i direttori introdussero +un giovane negro del Congo, che cominciò +un discorso che mi parve eloquentissimo, ma che +fu interrotto fin dal principio dell’esordio dal santo +<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> +padre che si alzò ed uscì, dando segni visibili di +malcontento. Dopo qualche secondo, la causa del +suo cattivo umore fu conosciuta: egli non aveva badato +nè alla bellezza del discorso, nè al Congo, nè +al grado di latitudine ov’era situato. +</p> + +<p> +Egli non avea veduto che un negro bruttissimo, +la cui antipatica figura avea ferito la suscettibilità +de’ suoi organi visivi, ed era uscito raccomandando +che per l’avvenire non gli mettessero più sotto gli +occhi siffatti mostri. +</p> + +<p> +Ecco quanto aveano guadagnato i direttori del +collegio della Propaganda con la loro delicata cortesia. +</p> + +<p> +È vero che qualche mese prima, il 6 ottobre 1787, — la +data era rimasta come quella di un giorno di festa, +nella memoria di tutti quelli che circondavano +Sua Santità, — la Provvidenza avea accordato +a Pio VI una grande consolazione. +</p> + +<p> +La principessa duchessa, la signora Costanza Onesti +avea dato alla luce un maschio. — Chiamasi in Roma +principessa duchessa la moglie di quel nipote del +papa che vien fatto da lui principe duca: gli altri +generalmente son tutti cardinali. +</p> + +<p> +La principessa duchessa, vale a dire la moglie del +duca principe Onesti Braschi, era cara per molte +ragioni a Sua Santità, per quanto lo si assicura, +prima perchè sua nipote aveva sposato il principe +duca, poi come figlia dell’amante del cardinale Rezzonico +di cui egli stesso, il bel pontefice, era stato +amante, vale a dire la bella Giulia Falconieri. Molti +dicevano che la principessa duchessa era molto più +stretta parente del papa di quanto egli stesso fingeva +di credere; e di fatti Pio VI rifiutava quanto +<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> +poteva quella paternità, trattenuto dai suoi principii +religiosi che non gli vietavano di commettere adulteri, +ma che ripugnavano all’incesto. +</p> + +<p> +Nell’occasione di questo parto, vi furono grandi +feste a Roma, e tutti i cardinali e prelati testimoniarono +la loro gioia e la loro divozione a Sua Santità, +colmando di doni la principessa duchessa. +</p> + +<p> +Suo marito, che trovai alle conversazioni della +principessa Borghese, le meno noiose di tutte le +riunioni di Roma, — da questa tristezza generale +escludo però quella del vecchio cardinale di Bernis +ove si rinviene tutta la scioltezza della Francia che +egli rappresenta, — era un uomo piuttosto bello +della persona, di forme e d’aspetto atletico, nato per +essere principe duca nella piccola città di Cesena. +Era d’una ignoranza patriarcale, ed a Roma, quando +si vuol parlare di un uomo arrivato all’ultimo grado +dell’idiotismo, si dice che è bestia come il principe +duca. +</p> + +<p> +La prima volta che venne dalla principessa Borghese, +dopo il suo arrivo da Cesena, gonfio ancora +della sua qualità di principe duca, e della genealogia +che un dotto romano avevagli scoperta, ebbe +bisogno di un bicchier di acqua e lo chiese alla padrona +di casa. +</p> + +<p> +Il principe duca era appoggiato al caminetto. +</p> + +<p> +— Tirate due volte il cordone che vi sta dietro, +disse la principessa, ed avrete quanto desiderate. +</p> + +<p> +Il principe duca obbedì senza comprendere; ignorava +l’uso de’ campanelli, che del resto, inventati +da madama di Maintenon, non datano, come si sa, +che da un centinaio di anni. Fu dunque grande la +sua meraviglia quando, appena tirato due volte il +<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> +cordone, vide entrare il domestico con un vassoio +di rinfreschi. Per soddisfare alla sua curiosità si dovette +spiegargli il meccanismo dei campanelli, che, — rendiamo +questa giustizia, — eccitò in grado tale +la sua ammirazione che ne parlò per tutta la sera. +</p> + +<p> +La sua ammirazione, fu tale, che invece di ritirarsi +a casa sua, si fece condurre al Vaticano, e risvegliò +suo zio per farlo consapevole della scoperta che +avea fatta. +</p> + +<p> +Il papa, che era coricato, tirò il campanello che +pendeva accanto al letto, e disse al cameriere che +accorse al romore: +</p> + +<p> +— Riconducete il principe duca, e prima di lasciarlo +entrare a queste ore, informatevi se ciò che +mi vuol dire val la pena di svegliarmi. +</p> + +<p> +Questa ignoranza si estende a tutto: una seconda +volta lo incontrai dalla marchesa Bocca Paduli Gentili; +si parlava di letteratura inglese e francese, di +Shakespeare, di Ben Johnson, di Racine, di Corneille, +di Molière. +</p> + +<p> +Il principe duca rimaneva a bocca aperta; non +conosceva nessuno di questi signori, e li udiva nominare +per la prima volta. Sir William, a proposito +della tragedia <i>Maometto</i> dedicata a Ganganelli, pronunziò +il nome di Voltaire. +</p> + +<p> +— Ah! costui, esclamò il principe duca, saltando +per la gioia sul suo seggiolone, lo conosco. È un +frate tedesco che ha fatto molti torti alla Santa +Chiesa. +</p> + +<p> +Il buon principe avea confuso Voltaire con Lutero. +</p> + +<p> +Del resto pareva che una fatalità attaccasse questo +imbecille ai nostri passi. Il giorno dopo ci trovammo +<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> +insieme a pranzo dall’ambasciatore di Vienna. +Si parlava di Vienna e della galleria imperiale +dei quadri. +</p> + +<p> +Il principe duca, preso da un bello entusiasmo +artistico, esclamò: +</p> + +<p> +— S’io fossi a Vienna, passerei in quella galleria +la mia vita, in contemplazione dinanzi alla <i>Notte</i> +del Correggio. +</p> + +<p> +Tutti si guardarono in faccia; tutti sapevamo che +la <i>Notte</i> del Correggio è stata acquistata da Augusto +III, elettore di Sassonia, alla galleria di Modena, +e che ora si trova a Dresda. +</p> + +<p> +Lord Hervey, duca di Bristol, vescovo di Derry in +Irlanda, non volle lasciar passare, senza notarlo, un +simile tratto d’ignoranza. +</p> + +<p> +— Affè, eccellenza, diss’egli, sono dolente di contraddire +un uomo del vostro sapere, ma non esito +punto ad affermarvi che siete in errore, e che il +quadro, che vorreste a Vienna per contemplarlo a +vostro bell’agio, non è a Vienna ma a Dresda. +</p> + +<p> +— Bene, gli rispose il principe duca, volete voi +saperlo meglio di mio zio, che me lo ha detto, e che +nella sua qualità di papa è infallibile? +</p> + +<p> +— Eccellenza, rispose lord Hervey, mi date una +cattiva ragione; sono un vescovo protestante, e però +non riconosco l’infallibilità di vostro zio. +</p> + +<p> +Ho accennato all’alterigia che sentiva il principe +duca per la genealogia inventata espressamente per +lui, e che lasciava indietro di molto quella inventata +per il duca di Guisa dall’avvocato Nicola David, +che lo faceva discendere da Carlomagno. +</p> + +<p> +Ecco il fatto. +</p> + +<p> +Angelo Bruschi è di famiglia povera ma nobile di +<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> +Cesena. Sua sorella sposò un povero diavolo chiamato +Onesti, negoziante, che non aveva la minima +pretesa di salire nei cocchi del re di Francia. +</p> + +<p> +Ma quando il nipote del papa fu nominato principe +duca, bisognava trovargli una prosapia degna +del rango. +</p> + +<p> +Allora un genealogista lesse queste parole nella +vita di S. Romualdo scritte in latino: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">«<i>Romualdus ex honestis parentibus natus</i>.»</p> +</div></div> + +<p> +Il genealogista afferrò l’occasione pe’ capelli; prese +l’epiteto <i>honestis</i> pel nome di famiglia del santo, e +fece stampare l’anno dopo un’opera, con un gran +lusso tipografico, in cui si provava che S. Romualdo +era nato da una famiglia Onesti, di cui il nipote +del papa discendeva in linea retta. +</p> + +<p> +In virtù di questa genealogia incontestata, come +si comprende bene, il primogenito del principe duca, +il bambino la cui nascita ha prodotto, il 6 ottobre +ultimo, una gioia così grande alla corte di Roma, +ha ricevuto da suo zio al fonte battesimale il nome +di Romualdo. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span></p> + +<h2>II.</h2> +</div> + +<p> +Ho detto che le conversazioni romane erano molto +noiose; avrei dovuto aggiungere per gli altri, perchè +per me sono uno spettacolo talmente nuovo, +che sono dilettevoli, anzi straordinarie. +</p> + +<p> +Le Romane sono belle di certo, ma più belle nel +popolo che nell’aristocrazia: non è raro di trovare +nelle trasteverine e nelle contadine dei dintorni di +Roma, dei tipi che ricordano le Madonne di Raffaello; +ma, ripeto, que’ tipi sono quasi tutti popolari. +</p> + +<p> +Delle nobiltà, le bellezze sono più rare, sicchè la +mia apparizione ha fatto grande sensazione nelle +sale di Roma. +</p> + +<p> +Fu quasi una rivoluzione fra i prelati ed i cardinali. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> +</p> + +<p> +Bisogna sapere prima, che cosa sia abitualmente +una conversazione romana, quando un grande avvenimento +come quello della mia presenza non vi +porta il disordine e la confusione. +</p> + +<p> +Le conversazioni di Roma partecipano naturalmente +dello spirito del governo e del sacerdozio; +si passa il tempo in complimenti di etichetta, e se +qualche volta si è interessato il cuore, lo spirito non +lo è mai. +</p> + +<p> +Dovunque si resta impacciato; dovunque si trova +la ritenutezza, la gaiezza non esiste nemmeno fra i +giovani. +</p> + +<p> +La paura è in tutti i cuori, la diffidenza in tutti +i volti, e invece di abbandonarsi a quell’espansione, +come in Francia od in Inghilterra, si guarda, si +osserva e si tace, perchè si ha paura. I forestieri +non hanno simili paure, ma l’atmosfera gelata che +li circonda li rende freddi: tutta la società somiglia +ad un immenso pendolo, di cui sieno fermi i congegni +e che tratto tratto riprendono a scosse i loro +movimenti per poi fermarsi ancora. Per fortuna si +giuoca e forte, ed io, quantunque buona giuocatrice, +preferisco di studiare ciò che mi si presenta sotto +gli occhi: per ritornare alle carte ho sempre tempo. +Se la padrona di casa non gioca, s’impossessa di +qualche eminenza o di un ministro, e discorre con +lui finchè dura la serata: gli altri personaggi insigniti +di una dignità qualunque fanno lo stesso, e +questi colloqui a quattr’occhi per quanto siano numerosi, +sono così serii e silenziosi, che in mezzo a +cinquanta persone si sentirebbe una mosca a volare; +l’immobilità di tutta quella gente mi ricorda +quella dei senatori dell’antica Roma, seduti sulla +<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> +loro sedia corule, aspettando la morte per mano +dei Galli. +</p> + +<p> +Quando alla conversazione vi sono tre o quattro +cardinali la cosa diventa molto incomoda per gli +spettatori; queste illustrissime eminenze passeggiano +continuamente, bisogna cedere loro il posto, +salutarli profondamente quando vi passano per davanti, +e guardarsi bene dal camminare sull’enorme +coda del loro abito; i semplici prelati che li circondano +camminano curvi come parentesi, ed applaudiscono +ad ogni frase che l’eminenza si degna di +lasciar cadere dalla sacra sua bocca. +</p> + +<p> +Il mio arrivo a Roma, e la mia presentazione nei +loro circoli, ha rovesciato tutto. Le eminenze invece +di passeggiare in lungo ed in largo, come l’ammalato +immaginario di Molière, fanno circolo intorno +a me; e siccome io parlo facilmente l’italiano e pochissimi +parlano il francese e nessuno l’inglese, essi +sono maravigliati di potermi fare i loro complimenti +scipiti ed esagerati ad un tempo nella lingua dove +il sì suona, come dice Dante. +</p> + +<p> +Uno dei più assidui a farmi la corte è il nostro +lord Herney vescovo di Derry; e siccome egli mi +parla in inglese, e se non ha dello spirito, ha della +originalità nella sua conversazione, ridiamo alternativamente +delle cose che diciamo; le eminenze e +i monsignori sono molto imbarazzati. +</p> + +<p> +Fra tutte queste conversazioni, quella che trovai +più aggradevole finora, è quella della principessa di +Santa Croce. È vero che nel suo circolo intimo, +ove grazie alla posizione di sir Hamilton sono stata +ammessa, non si riceve che una società scelta composta +quasi tutta dal corpo diplomatico. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> +</p> + +<p> +Avevo molto insistito per essere presentata alla +principessa di S. Croce, sapendo che a dieci ore di +sera si trovava alle sue piccole riunioni il cardinale +di Bernis, e che desideravo di conoscere questo caro +vecchio, di cui avevo letto le poesie, che egli chiama +i suoi peccati di gioventù. +</p> + +<p> +Il cardinale di Bernis ha settantatrè anni, e non +ha perduto nulla del suo spirito, direi quasi della sua +giovinezza; egli porta qui il titolo di Protettore +della Francia, dopo aver avuto parte alla diplomazia +europea; si sa che ebbe assai presto gli ordini e +prese il titolo di Abate; e venuto giovane a Parigi, +si fece conoscere pei suoi versi galanti, piacque a +madama di Pompadour, entrò nell’accademia a 29 +anni, e dopo la morte del cardinale Fleury fece una +rapida fortuna, fu nominato ambasciatore a Vienna +e divenne cardinale. Fu egli che, come ministro +degli affari esteri, firmò il trattato d’alleanza con +l’Austria, e durante la guerra dei sette anni, cadde +in disgrazia per aver consigliato la pace contro +l’avviso di madama Pompadour; ma madama di Pompadour +essendo morta nel 1764, il cardinale di Bernis +fu nominato arcivescovo di Alby, e cinque anni dopo +ambasciatore a Roma; nei primi anni della sua residenza +ebbe una parte brillantissima, e quantunque +la Spagna avesse riacquistato a Roma la principale +influenza, il cardinale per le sue qualità personali +ha mantenuto la Francia in una buona posizione. +</p> + +<p> +Noi fummo tosto presentati a Sua Eminenza, che +ci invitò a pranzo pel giorno dopo. +</p> + +<p> +Sapevamo già che il pranzo del cardinale di Bernis +era eccellente, e che contra l’abitudine sparsa +<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> +nel servidorame romano, i suoi domestici non vengono +il giorno dopo a farsi pagare dai convitati il +prezzo del pranzo del giorno prima. Il cardinale +vive splendidamente, tiene corte bandita, basta essergli +stato presentato una volta per aver sempre +il suo posto a tavola. Queste spese giornaliere, le +feste che dà, lo sciupo che si fa in casa sua lo conducono, +per quanto lo si assicura, in rovina, tanto +più che la famiglia incaricata dell’amministrazione +dei suoi beni in Francia, inventa ogni anno per dispensarsi +d’inviaglierne i frutti, ora la siccità, ora +una inondazione; le riparazioni assorbono poi ciò +che il flagello avea risparmiato. +</p> + +<p> +L’amabile vecchio mi raccontava tutto ciò ridendo +e vezzeggiando con me, dicendo; per fortuna che +ho 73 anni, e che mi resterà sempre qualche cosa +per andare alla fine. +</p> + +<p> +Ahimè, il degno uomo s’ingannò; rivocato tre +anni dopo per la sua opposizione alla rivoluzione +francese, spogliato di tutta la sua fortuna, passò da +una rendita di cento mila scudi romani ad una +strettezza che sarebbe diventata la miseria, senza +il soccorso che gli fece ottenere dalla Spagna il cavaliere +d’Azara suo amico. +</p> + +<p> +Noi incontrammo dal cardinale questo degno spagnuolo, +sulla cui onestà e cortesia non v’ha che +una voce sola in Roma. Egli e la sua corte, quella +di Carlo III, trovavasi in contegno momentaneamente +freddo con Sua Santità a proposito di un piccolo +raggiro che gli aveva teso, e di che, malgrado +le sue istanze, non aveva potuto ottenere giustizia. +</p> + +<p> +Ognuno sa, che la società di Gesù fu cacciata +nel 1767 dalla Spagna e da Napoli, e finalmente soppressa +<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> +nel 1773 da Clemente XIV, che sopravvisse +soltanto due anni a questa soppressione. +</p> + +<p> +Benchè il re Carlo III fosse adirato contro i buoni +padri, per aver fatto spargere la voce all’epoca della +sua nascita, che egli non era figlio di Filippo V, ma +del cardinale Alberoni, la sua vendetta erasi limitata +a cacciarli dai suoi stati e a farli cacciare da quelli +di suo figlio Ferdinando; ma continuava a pagare +le loro pensioni in buone piastre spagnuole, che +erano apprezzate in Italia, e specialmente a Roma, +ove la moneta è orribilmente falsificata. +</p> + +<p> +Ora un bastimento carico di piastre inviate dalla +corte di Madrid era arrivato a Civitavecchia. Queste +piastre erano destinate al pagamento delle pensioni +degli esuli. +</p> + +<p> +Pio VI le fece depositare alla zecca. +</p> + +<p> +Una volta lì, invece di distribuire ai buoni padri +questo denaro, al primo titolo che era destinato per +loro, egli lo fece fondere, vi mischiò un quarto di +lega, e fece battere paoli, papetti, testoni e carlini, +e pagò i padri di Gesù con questa miserabile moneta, +guadagnandovi sopra, come ci assicurò Ienkena +il banchiere di sir William, più del 25 per cento. +</p> + +<p> +I gesuiti ebbero bellamente a reclamare, e così +pure il signor Azara; ma non fu loro resa giustizia +tanto che inviarono una supplica al re Carlo III, +pregandolo di farli pagare d’ora innanzi direttamente +per mano dell’ambasciatore. +</p> + +<p> +Ma ciò è nulla in confronto di ciò che si racconta +sui mezzi impiegati da Sua Santità per procurarsi +del denaro, o piuttosto per aumentare la fortuna del +principe duca e del cardinale Onesti suoi nipoti: +<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> +tant’era Sua Santità roso fino alle ossa dalla cancrena +del nipotismo. +</p> + +<p> +Si è al punto che Sua Santità, malgrado il suo +potere temporale e spirituale, è in procinto di perdere +un processo, che avrebbe guadagnato se non +fosse che ingiusto. +</p> + +<p> +Per sventura è iniquo. +</p> + +<p> +Ecco il fatto. +</p> + +<p> +Vi era a Roma un facchino dei dintorni di Milano, +che col suo lavoro, un vero lavoro da facchino, +avea radunato la somma favolosa di 800,000 scudi +romani, 4,400,000 lire di Francia. +</p> + +<p> +Questo facchino si chiamava Lepri. +</p> + +<p> +Aveva tre figli, Amasi, Giuseppe e Giovanni. +</p> + +<p> +Ripartì la sua fortuna fra loro tre, mettendo per +condizione che la eredità di ciascun fratello che morisse +senza figli maschi sarebbesi accumulata a vantaggio +degli altri. +</p> + +<p> +Giovanni, il maggiore, morì senza figli poco dopo +suo padre; Giuseppe, il secondo, morì lasciando una +figlia per nome Anna Maria; rimaneva il terzo, Amasi, +che erasi fatto prete, e per conseguenza non poteva +esser nel caso d’aver figli maschi. +</p> + +<p> +Giustizia avrebbe voluto che tutta la fortuna ritornasse +alla figlia, anche l’eredità del prete, perchè +essa era sua nipote, e che nessuno dei defunti avea +lasciato figli maschi. +</p> + +<p> +Al contrario il prete pretendeva che tutto veniva a +lui e s’impossessò diffatti di tutta la fortuna in detrimento +di Anna Maria, di cui egli non amava la +madre. +</p> + +<p> +Anna Maria intentò un processo a suo zio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> +</p> + +<p> +Allora il prete, abusando delle sua influenza, subornò +i testimoni, ai quali fece deporre che Anna +Maria non era legittima. +</p> + +<p> +Questa frode non ebbe altro risultato che di sollevare +contro di lui la coscienza pubblica. +</p> + +<p> +Il processo giunse alle orecchie di Sua Santità, +che fiutò un buon affare, ed incaricò un certo Nardini +di andare ad offrire ad Amasi il cappello cardinalizio +ed una rendita di cui si discuterebbe l’ammontare; +si fece osservare ad Amasi che questa fortuna, +essendo stata guadagnata interamente da suo +padre negli stati di Sua Santità, era giustizia, che +meno la porzione che gli sarebbe attribuita, ritornasse +a Sua Santità. +</p> + +<p> +Amasi scorse in questa offerta un mezzo per soddisfare +ad un tempo il suo orgoglio ed il suo odio: +fece al papa una donazione di tutti i suoi beni, riportandosi +alla sua generosità per il compenso. +</p> + +<p> +Il papa mise immediatamente il principe duca in +possesso di questa fortuna; ma dimenticò di dare +la rendita ed il cappello promesso ad Amasi. +</p> + +<p> +Amasi reclamò, ma inutilmente. +</p> + +<p> +Allora preso dal rimorso di aver fatto gratuitamente +una cattiva azione, fece un testamento nel +quale dichiarò che la donazione che aveva fatto a +Sua Santità, era il risultato della frode e dei cattivi +consigli, aggiungendo che egli aveva ceduto specialmente +all’odio che portava alla cognata, di cui +implorava il perdono, confessando il suo delitto e rivocando +la donazione. +</p> + +<p> +Nardini, l’agente di Sua Santità, cui senza dubbio +erasi dimenticato di pagar la sua mediazione, si unì +<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> +ad Amasi, dichiarando che si pentiva di aver prestato +il suo ufficio a Pio VI per compire un’azione +abbominevole. +</p> + +<p> +Il testamento di Amasi e la confessione di Nardini +furono tosto pubblicati; un mormorio scoppiava da +tutte le parti; ma il papa si accontentò di rispondere, +che la munificenza di Amasi era un miracolo +di San Pietro, e che non spettava a lui di opporsi +alla benevolenza, che il Santo conservava pei suoi +successori. +</p> + +<p> +All’epoca in cui era avvenuto il fatto, il papa avea +sessantun anni. Anna Maria e sua madre si limitarono +di ottenere un consulto dei migliori avvocati +di Roma, salvo ad aspettare la di lui morte, onde +tentare il processo non già al papa ma al principe +duca. +</p> + +<p> +Questa risoluzione spaventò Pio VI, lui morto +non sarebbe più là a far preponderare con tutto il +suo potere il disco della bilancia, che una vecchia +tradizione mitologica mise nella mano della giustizia. +</p> + +<p> +Egli forzò dunque la pupilla a far valere i suoi +dritti ed a intentargli un processo; ma l’interesse che +ispirò la povera fanciulla che egli voleva spogliare +divenne così generale, — tanto era evidente l’ingiustizia +contro cui reclamava, — che i giudici avvisarono +Sua Santità che non potrebbero fare altrimenti +che conchiudere contro di lui, consigliandogli di +entrare in trattative. +</p> + +<p> +Il papa, in conseguenza di ciò, fece delle offerte +ad Anna Maria. La cosa rimase là, e si dice che +Anna Maria accetterà la metà dei beni di suo avo, +<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> +e lascerà l’altra metà al principe duca, che in tal +maniera sopra 4,400,000 lire s’intascherebbe due milioni +e ducento mila lire. +</p> + +<p> +Se questo non è forse un togliersi onorevolmente +d’impaccio, è però un togliersi fortunatamente. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span></p> + +<h2>III.</h2> +</div> + +<p> +S’intende che la mia passione pel teatro m’indusse, +appena giunta a Roma, a pregare sir William +di condurmi a qualche spettacolo drammatico. +La mia curiosità era vieppiù eccitata dall’aver udito +narrare che si ha qui la usanza di far rappresentare +da’ giovanetti le parti di donna. +</p> + +<p> +Non so se si possono chiamar giovanetti gli esseri +anfibî, cui son affidate le parti di donna. I Greci, +adoratori ardenti della bellezza, inventarono l’ermafrodito, +riunione di tutto ciò che è bellezza de’ due +sessi, e che era ad un tempo Ebe e Ganimede. +</p> + +<p> +I Romani hanno inventato un essere a parte, che +non è dell’uno nè dell’altro sesso, e che non è nè +Ebe nè Ganimede. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> +</p> + +<p> +Per questi strani esseri i prelati romani fanno in +ogni età le stesse pazzie che i nostri giovani <i>gentlemen</i> +fanno a Londra ed a Parigi per le donne da +teatro. +</p> + +<p> +Sir William mi condusse al teatro Valle: vi si rappresentava +l’<i>Armida</i> di Gluck, e la parte d’Armida +era sostenuta da un giovane cantante, che godeva +allora di tutto il favore della prelatura romana. +</p> + +<p> +Quando entrò in iscena, — e confesso che se non +fossi stata avvertita avrei giurato che era una donna, +anzi una bella donna, — prima che avesse emesso +una sola nota, tutto il teatro ruppe in applausi. +Gravi prelati, vecchi cardinali, il cui rigido aspetto +m’aveva colpita, mi parvero voler svenire di giubilo +nel momento che quel... — non so veramente come +dire, — quell’<i>oggetto</i> uscì dalle quinte. +</p> + +<p> +Il suo trionfo fu completo. +</p> + +<p> +Avevamo nel palco il cardinal Braschi Onesti, fratello +minore del principe duca: riavutosi da un lungo +malore, che aveva messo Roma in lutto, aveva pensato +che una passione per quel novello Sporo non +avrebbe nulla di pericoloso per un convalescente. +Ci narrò, pavoneggiandosi, che il morbo, di cui era +stato afflitto, era stato prodotto da un rifinimento +completo di forze venutogli dopo un’orgia, in cui +aveva scommesso di tener testa a cinque de’ più +grandi beoni ed alle cinque più belle cortigiane di +Venezia. +</p> + +<p> +Era stato in pericolo di morte, ma aveva guadagnato +la scommessa. +</p> + +<p> +Il cardinal Braschi Onesti era uno de’ più assidui +adoratori della meraviglia in voga, ed offrì al cavalier +Hamilton di condurlo nel palco della bizzarra +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> +</p> + +<p> +Armida, e di farlo assistere alla toeletta della maga, +che mutava vestito fra il secondo ed il terz’atto. +</p> + +<p> +Gli chiesi se le dame solevano andarvi. +</p> + +<p> +Mi rispose che non era l’usanza, ma che certo, +come forestiera, sarei perfettamente accolta dal signor +Veluti, — era il suo nome; — soprattutto se +volessi accondiscendere a fargli qualche complimento, +chè, del resto, il signor Veluti adorava le belle +donne. +</p> + +<p> +Il cardinale ci fece aprire la porta del teatro. Traversammo +il palcoscenico e penetrammo nel corridoio +che menava al suo camerino. +</p> + +<p> +V’era folla all’uscio; il corridoio era ingombro. +</p> + +<p> +Ma alla vista del cardinal nipote, la calca s’aprì, +gli adoratori secondari si ricantucciarono al muro, +e ci lasciarono passare. +</p> + +<p> +Entrammo in un camerino tutto parato di raso +cilestrino, che poteva per l’eleganza gareggiare col +gabinetto d’una damina. +</p> + +<p> +L’idolo era innanzi all’ara, cioè innanzi alla toletta: +accolse il cardinal nipote col più seducente +sorriso, e gli chiese come osasse presentarglisi, +senza portargli un mazzolino o un cartoccio di +confetti. +</p> + +<p> +Il cardinal Braschi Onesti si cavò dal dito mignolo +un anello del valore d’un migliaio di scudi +romani e lo passò all’indice del signor Veluti, pregandolo +d’accettar invece quella gemma. Venuto al +teatro con l’ambasciadore e l’ambasciatrice d’Inghilterra, +non era certo di poter andare a riverirlo; ma, +avendo sir William Hamilton e Lady Hamilton bramato +veder il gran cantante che avevano applaudito, +egli aveva colto quell’occasione per andargli a dir l’immenso +<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> +diletto che aveva risentito durante il primo atto +d’<i>Armida</i>, e ci presentò il signor Veluti, che si degnò +far a sir William Hamilton l’onore di dargli la sua +mano a baciare ed a me quello d’invitarmi a sedere. +</p> + +<p> +Sia che l’esser forestieri fosse per noi una raccomandazione, +sia che fosse lusingato dal ricever +la visita dell’ambasciadore d’una potenza straniera +di prim’ordine, il signor Veluti fu per noi amabilissimo, +mi fece gli occhietti teneri, e ci disse che, +ove lo permettessimo, si terrebbe fortunato di renderci +la visita. +</p> + +<p> +Ci guardammo bene dal rifiutar un tanto onore. +</p> + +<p> +Poscia, occupandosi particolarmente di me, mi +pregò di dirgli il nome della pomata con cui mi ungevo +le labbra, e del liquore con cui mi rinettavo i +denti. +</p> + +<p> +Gli risposi, che mai pe’ denti m’ero servita di altro +che d’acqua pura, e che le mie labbra erano naturalmente +del colore ch’egli le vedeva. +</p> + +<p> +Il signor Veluti gridò impossibile un tanto miracolo; +prese il lume e mi chiese licenza di guardarmi +da vicino le labbra ed i denti, disamina a cui mi +prestai con la maggior possibile cortesia, e dopo la +quale il signor Veluti esclamò che ero la più bella +donna che avesse mai veduta. +</p> + +<p> +Poscia, pensando con questo elogio avermi pagato +il suo tributo d’ospitalità, si rimise alla toletta, +vezzeggiandosi co’ suoi adoratori, e tratto tratto +dicendo qualche amena facezia, subito applaudita +dagli astanti. +</p> + +<p> +Era curioso di veder l’affaccendarsi di quelle persone, +appartenenti tutte, o quasi tutte almeno all’alta +prelatura per ottenere uno sguardo, un sorriso, +<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> +una parola dalla falsa Armida. Uno teneva +pronta la corona di rose; l’altro la verga magica; +questi il velo, che doveva non coprire ma lasciar +trasparire i suoi vezzi; quegli la mantellina, che +doveva preservar quella voce celeste dalle correnti +d’aria che avrebbero potuto offenderla. Io era presente; +guardavo, ascoltavo, udivo, mi pareva sognare; +sorridevo macchinalmente a que’ segni di +rispetto, dati, da uomini creduti dal popolo venerabili, +a quell’idolo, che aggiungeva un nuovo incredibile +nume allo stuolo innumerevole di false +divinità, raccolte nel Panteon delle eresie umane. +</p> + +<p> +Venne il momento d’entrar in iscena; il campanello +del buttafori si fe’ sentire pel volgo degli artisti; +ma pel signore o la signora Veluti, — come, +vorrete, — l’invito fu fatto a viva voce, con tutti i +segni d’ossequio dimostrati ad una vera regina. +</p> + +<p> +La bella Armida non si scusò se non con me sola +della sua assenza forzata; poscia, toccandomi con +la verghetta: +</p> + +<p> +— Non posso farvi più bella che non siete, mi +disse; ma posso fare per voi ciò che la sibilla di +Cuma, che andate a visitare, aveva obliato di domandar +ad Apollo di fare per essa. Posso con la mia +arte magica far che restiate bella eternamente. +</p> + +<p> +Poi, pronunziando alcune parole, che avevano la +pretesa di esser cabalistiche, la maga mi fece un +inchino femminile e s’allontanò, dondolandosi e +solfeggiando note, alla cui nettezza e finezza debbo +dire che nulla potevasi riprendere. +</p> + +<p> +Uscii muta di stupore e tornai nel palco, posto +tanto vicino al teatro da poter io esser riconosciuta +dal signor o dalla signora Veluti, che ebbe la bontà, +<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> +durante tutto il resto della serata, di darmi segni +della sua attenzione, sia volgendomi i suoi più difficili +trilli, sia ferendomi de’ suoi sguardi più assassini. +</p> + +<p> +Il domani ricevetti la visita del conte di Bristol, +al quale narrai gli avvenimenti favolosi del giorno +innanzi. Si mise a ridere, e mi riferì che a Roma +esisteva nell’alta prelatura un ottavo peccato capitale, +detto il <i>peccato nobile:</i> i prelati protestavano +contro quest’accusa, ma con tanta debolezza, tanta +indolenza, con fatuità tanto strana, che mostravano +compiacersi più che dispiacersi dell’accusa. +</p> + +<p> +È vero che con lui, inglese e vescovo protestante, +si stavano sul sostenuto, ma ciò non toglieva che monsignor +Bristol non avesse su questo punto dei costumi +romani i particolari più curiosi e più incredibili. +</p> + +<p> +Qualunque fosse la mia curiosità di rivedere da +vicino ed in piena luce il signore o la signora Veluti, +non permisi che il moderno Sporo entrasse in +casa mia quando, alle cinque del pomeriggio, si +presentò all’uscio in un elegante abito d’abate: gli +feci rispondere che i preparativi della partenza mi +obbligavano a sospendere ogni ricevimento. +</p> + +<p> +Ma la notte stessa, che precedè quella partenza +accadde un fatto curioso, che darà un concetto della +polizia di Roma e della giustizia di Pio VI. +</p> + +<p> +A cinquanta passi da noi, sulla piazza di Spagna, +un furto era stato tentato alle due dopo la mezzanotte, +a danno d’un tal Rovaglio, orologiaro del Vaticano. +L’orologiajo, suo figlio e due servi s’erano +difesi; uno de’ ladri era rimasto sul luogo, e l’altro +era stato trovato spirante al canto di via del Babbuino. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> +</p> + +<p> +Il domani si seppero i seguenti particolari, e come +Rovaglio s’era fatto giustizia da sè. +</p> + +<p> +Non era la prima volta che i ladri tentavano introdursi +nel magazzino di Rovaglio, che sapevasi +riccamente fornito d’orologi e gioielli: due volte +già aveva respinto, strepitando dentro il magazzino, +due tentativi di rottura. +</p> + +<p> +Ogni volta era andato ad avvertire la polizia; ma +il prelato Busca, incaricato del ripartimento della +Pubblica Sicurezza, aveva risposto con belle parole, +ma senza far nulla contro i ladri. +</p> + +<p> +Vedendosi così abbandonato dall’amministrazione +che avrebbe dovuto proteggerlo, Rovaglio, andando +un giorno a dar corda agli orologi del Vaticano, incontrò +il Santo Padre e gli narrò tutto, chiedendogli +soccorso contro gl’industrianti, che volevano +a mano armata prender parte al suo commercio. +</p> + +<p> +— Mio caro Rovaglio, gli rispose il papa, duolmi +profondamente il fatto vostro; ma non vi posso +nulla; giacchè monsignor Busca non vuol proteggervi, +non lo posso obbligare; ma proteggetevi da +per voi. +</p> + +<p> +— Come, Santità? chiese Rovaglio. +</p> + +<p> +— Appiattatevi co’ vostri figli e co’ servitori, con +fucili, pistole e tromboni, sia nel magazzino, sia fuori, +e quando que’ furfanti torneranno per derubarvi, fate +fuoco: tanti ne ucciderete, tante assoluzioni vi do +anticipatamente. +</p> + +<p> +Rovaglio aveva seguito il consiglio del papa, s’era +protetto da sè stesso, ed aveva ucciso due banditi. +</p> + +<p> +Il papa gli tenne fede, e pubblicamente gli diè l’assoluzione +di que’ due delitti. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span></p> + +<h2>IV.</h2> +</div> + +<p> +Non posso lasciar Roma senza fare qualche osservazione +sugli uomini e sugli avvenimenti; la differenza +dei nostri costumi settentrionali con quelli +del mezzogiorno si impresse tanto profondamente +nella mia memoria, che, dopo trent’anni, il ritratto +degli uomini ed il racconto degli avvenimenti si +presenta spontaneo sotto la mia penna, e così somigliante +e fedele, come se avessi scritto, passando da +Roma nel 1788, le pagine che seguono. +</p> + +<p> +Ciò che mi colpì prima di tutto arrivando a Roma +fu la differenza dei prezzi d’ogni cosa; una cittadina +costa a Londra una ghinea al giorno, a Parigi +diciotto lire, a Roma sette od otto. +</p> + +<p> +La stessa proporzione vale anche per gli alberghi; +a Londra un appartamento appena conveniente costa +<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> +una ghinea al giorno, a Parigi quindici lire, ed +a Roma appena dieci. +</p> + +<p> +Ciò che costa caro a Roma non è nè la vettura, +nè l’alloggio, nemmeno il vitto, è vero però che si +mangia assai male; ma è la <i>buona mano</i>, vale a dire +le mance; qui non si può fare una visita ad un nobile +cardinale o prelato senza che i domestici in +corpo non si presentino da voi il giorno dopo per +chiedere le loro mance; un arcivescovo di Vienna +aveva incaricato sir William di far ricapitare un +piego al cardinale Buoncompagni. Sir William, che +non aveva nessun motivo di vedere questo prelato, +quantunque fosse il fratello del principe regnante +di Piombino, fece consegnare dal suo cameriere il +piego alla porta del suo palazzo, mentre passava +per la via. Il giorno dopo un mascalzone vestito +della livrea del cardinale venne ad augurare il buon +giorno a sir William da parte del suo padrone e sua +chiedendogli la buona mano. +</p> + +<p> +Sir William gli rispose che non avea fatto per +nulla una visita al cardinal Buoncompagni, ma per +pura compiacenza gli aveva fatto consegnare il piego +di cui erasi incaricato, e che per conseguenza spettava +invece al cardinale Buoncompagni di dare la +buona mano al suo cameriere, anzichè a sir Hamilton +di dare la mancia al domestico del cardinale. +</p> + +<p> +Ma quegli insistette, sir William gli fece chiudere +la porta sul naso. +</p> + +<p> +Il banchiere di sir William Hamilton a Roma è +un uomo troppo straordinario, perchè io non ne +dica qualche parola alla sfuggita. +</p> + +<p> +Egli si chiamava Tommaso Ienkens, era di nazione +<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> +inglese, ed avea incominciato a studiare la pittura +ma accorgendosi che sarebbe rimasto sempre un +artista mediocre, si accontentò, esercitando sempre +la professione di banchiere, di essere un abile conoscitore +assai versato nella teoria di tutto ciò che +concerne la pittura ed il disegno; era pure un distinto +archeologo, i cui giudizii erano considerati +quasi come infallibili in materia di cammei e di pietre +incise. L’antichità gli era famigliarissima, e nessuno +meglio di lui poteva dare una spiegazione ragionata +di un basso rilievo, di una statua, di un +busto, per quanto fosse mutilato o guasto l’oggetto +d’arte pel suo soggiorno nella terra, o dallo strumento +dell’operaio che lo avea disseppellito; per +terminare il suo elogio dirò che egli era soventi +volte consultato dal cardinale Alessandro Albani, +che non bisogna confondere col cardinale Francesco, +dal celebre Winkelmann autore della storia dell’arte +presso gli antichi, dall’illustre Raffaele Mengs, uno +dei migliori pittori della scuola moderna morto or +son dieci anni. +</p> + +<p> +Questa riunione del commercio di statue, cammei, +medaglie con quello di banchiere, ha reso Ienkens +uno dei capitalisti più ricchi di Roma. +</p> + +<p> +Sir William prese da lui, non soltanto il denaro +che gli abbisognava per continuare il viaggio, ma +comperò due o tre anelli dei più belli, e dei cammei +dei più preziosi di cui mi fece dono. Allora testimone +della maniera con cui Ienkens vendette quel +ricordo, mi si impresse nella mente la cosa in modo +incancellabile. +</p> + +<p> +Se si vuole comperare da lui una medaglia, Ienkens +comincia a farvi la storia di ciò che rappresenta, e +<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> +con un elogio pomposo espresso colla più grande +passione, vanta la rarità e la singolarità dell’oggetto +che voi desiderate, con che egli si permette di dimandare +un prezzo considerevole. Poi se contro la +sua aspettazione voi gli dite il prezzo richiesto, comincia +a sospirare, a versare delle lagrime, e finisce +col singhiozzare; un padre che si vedesse togliere +la sua unica figlia da un marito che parte per gli +antipodi, non esprimerebbe un dolore più vivo. Io +era presente quando sir William acquistò i gioielli +che destinava per me, e confesso che egli ne era +commosso alle lagrime. +</p> + +<p> +Mylord, diss’egli a sir William, che quantunque +cavaliere avea soltanto diritto al titolo di sir, se vi +pentiste una volta dal negozio che avete fatto adesso, +riportatemi quegli anelli e quei cammei e le medaglie, +che mi troverete pronto a rendervi il prezzo integrale; +riportandomi quegli oggetti inestimabili, voi +mi ridonate tutta la felicità e la consolazione dei +miei giorni. +</p> + +<p> +Ed è strano che preso talvolta in parola, Ienkens +non ha mai mancato di mantenerla e di restituire +integralmente il denaro che aveva preso esprimendo +la gioia più viva di ritornare in possesso dell’oggetto +rimpianto. +</p> + +<p> +Fosse calcolo, oppure vera passione da archeologo, +che come Cardillas non può separarsi dal suo tesoro, +la fedeltà di Ienkens nel mantenere la sua parola +assicurava sempre il compratore che non credeva mai +di pagare una cosa dippiù del suo valore, dal momento +che sapeva che riportandola al venditore gli +veniva rimborsato il prezzo a vista. +</p> + +<p> +Io ho una certa pretesa di esprimere colla mia +<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> +fisionomia le differenti impressioni dell’animo; ma +confesso, che se invece di sentire un vero dolore, +separandosi dai suoi cammei e dalle sue medaglie, +Ienkens rappresentava una commedia studiata, mi +lasciava molto indietro da lui nell’arte del ridere e +di versare lagrime. +</p> + +<p> +Noi venimmo un’altra volta di passaggio a Roma, +ma senza fare più intima conoscenza con lui. Credo +questo il momento di presentare ai miei lettori un +prelato, che più tardi ebbe una parte così importante +alla Corte di Napoli. Voglio parlare del gran +tesoriere di Sua Santità monsignor Fabrizio Ruffo. +</p> + +<p> +Monsignor Fabrizio Ruffo era il nipote del cardinal +Ruffo, decano dal Sacro Collegio, che spinse non +senza cattivi fini sulla grande amicizia che gli professava, +il bel Angelo Braschi nella carriera della +prelatura. +</p> + +<p> +Rendiamo questa giustizia a Sua Santità, che conservò +sul trono di S. Pietro una riconoscenza così +grande a chi gli avea facilitato la via, che la prima +sua cura, essendo diventato papa, fu di dare al nipote +del cardinale defunto lo stesso posto che egli +Braschi aveva in addietro ricevuto da Rezzonico colla +protezione della bella Giulia Falconieri. +</p> + +<p> +Nominò il giovane Fabrizio Ruffo gran tesoriere, +carica che dal momento che ne esce dà diritto al +cappello di cardinale. +</p> + +<p> +Monsignor Ruffo passava in Roma per un uomo +di grande ingegno, e che non era straniero nell’arte +dei Folard e dei Montecuccoli; egli aveva pure l’abitudine +di dire che, se egli fosse nato al tempo dei +Lavalette e dei Richelieu, avrebbe portato più spesso +<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> +l’elmo e la corazza che il berretto e la mantellina +di porpora. +</p> + +<p> +Monsignore Ruffo, grande amatore del bel sesso, +pel quale non dissimulava punto le sue tendenze, +teneva al contrario in grande disprezzo i cantori-cantatrici, +ossia le cantatrici-cantori. +</p> + +<p> +Quando eravamo allora a Roma, egli facea la corte +più assidua ad una signora Lepri, parente di quell’Anna +Maria, di cui abbiamo raccontato la persecuzione; +e poichè egli non nascondea nulla, i suoi +amori erano noti a tutti; ciò gli valse l’onore di essere +celebrato nei versi satirici, il cui autore, il +gazzettiere di Firenze, è stato punito con una lunga +sospensione. +</p> + +<p> +Dopo il famoso satirico condannato alle galere da +Sisto V non erasi veduto l’esempio di tanto rigore. +</p> + +<p> +E poichè ho fatto allusione ad un aneddoto molto +conosciuto a Roma, ma molto ignorato altrove, forse +gli è bene, come quadro di costumi, che io giri una +parentesi e che lo racconti. +</p> + +<p> +Sotto il pontificato di Sisto V un poeta, nominato +Marera, fece una satira contro alcuni alti funzionari, +i quali se ne lagnarono al papa. Costui severo, ma +equo giustiziere, mandò pel poeta, e l’interrogò sul +motivo che aveva di permettersi un simile libello; +dopo molte spiegazioni che non soddisfecero che +mediocremente Sua Santità, quantunque gli avessero +attirato parecchie volte il sorriso sulle labbra, +gli chiese come avesse potuto designare sotto il suo +nome e come cortigiana una donna, il cui nome al +contrario era quasi un simbolo di virtù. +</p> + +<p> +— Avete motivo di lagnarvi di lei? gli chiese +Sisto V. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> +</p> + +<p> +— No, Santo Padre, rispose il poeta, per nulla +affatto. +</p> + +<p> +— Ma allora, perchè l’avete avvilita colle vostre +calunnie? +</p> + +<p> +— Avevo bisogno di una regina, ed il suo nome +me la diede. +</p> + +<p> +Sisto V si morse le labbra. +</p> + +<p> +— E voi, signor Poeta? come vi chiamate voi? dimandò +egli. +</p> + +<p> +— Marera, per servire Vostra Santità, rispose il +poeta. +</p> + +<p> +Ebbene, farò io dei versi; e poichè il vostro nome +mi fornisce una rima, provo a rimare così: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Vi sta ben signor Marera</p> +<p class="i01">Di far versi alla galera.</p> +</div></div> + +<p> +La sentenza pronunciata dal papa ebbe il suo effetto, +ed a tutte le sollecitazioni che furono fatte in +favore del colpevole, Sua Santità rispose: +</p> + +<p> +— Per mia fè, rime e ragioni vanno tanto difficilmente +d’accordo, che per una volta che vanno d’accordo, +è bene che l’avvenimento sia constatato e +faccia epoca. +</p> + +<p> +Ed il signor Marera andò a rimare nelle galere di +Civitavecchia, ove morì, lasciando due volumi di +poesie inedite, che furono perdute per la posterità, +nessun editore avendo avuto l’ardire di pubblicarle. +</p> + +<p> +Il giorno prima della nostra partenza, sortendo +dal teatro Valle, la sera essendo ancor lungi dall’essere +terminata, siamo stati a presentare i nostri +complimenti d’addio al caro cardinale di Bernis, che +<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> +Voltaire avea battezzato col nome di <i>Babes la Bouquetière</i>. +</p> + +<p> +Vi abbiamo trovato il conte di Bristol, vescovo di +Derry, che vi veniva colla stessa intenzione. +</p> + +<p> +— Vostra altezza lascia dunque Roma? domandai +io a questo singolare prelato, la cui originalità mi +aveva colpito. +</p> + +<p> +— Eh mio Dio, sicuramente, mia bella compatriota, +la grazia mi ha illuminato. +</p> + +<p> +— Quando parte vostra altezza? +</p> + +<p> +— Dimani. +</p> + +<p> +— Per qual paese? senza indiscrezione. +</p> + +<p> +— Lo saprete dimani. +</p> + +<p> +Il giorno appresso venne da noi dopo la nostra +colazione, domandò un colloquio a sir William. +</p> + +<p> +Sir William entrò con lui nel gabinetto. +</p> + +<p> +Cinque minuti dopo ne uscì ridendo, traendolo +per mano. +</p> + +<p> +Cara Emma, diss’egli, ecco milord Hervey che pretende +di essere diventato ad un tratto talmente innamorato +di voi, che non saprebbe separarsi dalla +vostra cara persona senza morirne di dolore. — Egli +ci chiede in conseguenza il permesso di accompagnarci +a Napoli; ed io, presumendo che non +vogliate la morte di uno dei nostri pari più illustri +e di uno dei più alti dignitari della nostra chiesa, +ho annuito per mio conto alle sue preghiere. E sua +altezza non attende altro che il vostro consenso +per essere il più altiero degli uomini ed il più felice +de’ vescovi. +</p> + +<p> +Siccome i 78 anni di monsignore di Bristol non +mi facevano una grande paura, non credetti per +<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> +una dimanda così innocente di mettermi in opposizione +per la prima volta con sir William Hamilton. +</p> + +<p> +Diedi la mano a monsignor di Bristol che la baciò +con dimostrazioni di gioia la più viva, e fu convenuto +che da questo momento egli era addetto all’ambasciata +d’Inghilterra col titolo di cavalier servente. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span></p> + +<h2>V.</h2> +</div> + +<p> +Partimmo da Roma con due vetture da posta ed +un forgone, e prendemmo la via di terra a rischio +d’essere svaligiati: ma debbo dire per verità che +avevamo nei sei domestici del conte di Bristol ed i +due nostri, tutti inglesi forti e coraggiosi, una scorta +bastevole a difenderci. +</p> + +<p> +Per me specialmente, che ho sempre avuto il desiderio +di accrescere il circolo delle mie povere conoscenze, +era un gran piacere il viaggiare con sir +William Hamilton. +</p> + +<p> +Sir William Hamilton, molto istruito nelle cose di +antichità, aveva passato tutta la sua scienza al vaglio +di una sana critica, di maniera che quando vi +raccontava un fatto, vi citava una data, vi descriveva +<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> +un monumento, potevate credere ad occhi +chiusi a tutto ciò che vi diceva. +</p> + +<p> +Uscimmo da Roma per la via Appia, l’antica porta +Capena, lasciando alla sinistra nostra la valle d’Egeria, +il circo di Caracalla, la tomba di Cecilia Metella, +ed alla nostra diritta le catacombe di S. Sebastiano +ed i monumenti della famiglia Aurelia. +</p> + +<p> +Sir William fece fermare le nostre vetture davanti +alla tomba della figlia di Metello il Cretico, ove riposano +le ceneri di questa giovane ed intelligente +donna, che aveva vissuto nei bei tempi di Roma, +che aveva conosciuto Cesare, Pompeo, Cicerone, Clodio, +Catullo, Ortensio, Lucullo, Catone, e li avea +adunati forse un giorno intorno al suo focolare, +prima che fossero separati dagli odii irreconciliabili +della guerra civile. +</p> + +<p> +Malgrado i settantadue anni del mio cavalier servente, +il conte di Bristol discese, e volle assolutamente +salire fino in cima alla tomba di Cecilia Metella +per cogliermi un ramo di melograno selvatico +Che talliva in quelle rovine. +</p> + +<p> +Arrivando ad acqua Ferentina sir William ci fece +vedere il luogo dove Clodio era stato ferito mortalmente +dai gladiatori di Milone. +</p> + +<p> +Arrivati a Genzano, lasciammo per un istante le +nostre vetture, ed accompagnati da quattro delle +nostre guardie del corpo colla carabina in ispalla, +salimmo fino al lago di Nemi, uno dei laghi più +simpatici della campagna romana, che il monte +Gentili separa dalle rovine invisibili di Alba Lunga. +</p> + +<p> +Il conte di Bristol, cui il suo amore per me sembrava +aver reso le sue gambe di vent’anni, non ci +<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> +lasciava nemmeno un minuto, camminandoci a fianco +quando non ci precedeva. +</p> + +<p> +L’escursione durò un’ora circa: riprendemmo posto +nelle vetture, e per una china assai rapida ci dirigemmo +verso le paludi Pontine, che Pio VI si occupava +di prosciugare, non già pel bene pubblico, +nè per la salubrità di Roma; ma per aumentare i +dominj territoriali di suo nipote il principe duca. +</p> + +<p> +A metà di questa discesa noi incontrammo un +cocchio, che da lontano avevamo riconosciuto come +appartenente a qualche sommità della Chiesa. — Nel +passargli vicino riconoscemmo monsignor Ruffo. +</p> + +<p> +Egli ci fece fermare per chiederci se potessimo +dare un bicchier d’acqua fresca ad un infelice colpito +dalle terribili febbri delle paludi Pontine, che +egli conduceva a Roma nella sua carrozza: egli +l’aveva trovato coricato a piedi di un albero, l’aveva +preso sulle sue spalle, e postolo nella carrozza, lo +conduceva a Roma per farlo curare. +</p> + +<p> +Nella sua qualità di gran tesoriere, il cardinale +Ruffo andava sovente a visitare i lavori che Pio VI +faceva eseguire, e a pagare gli operai. +</p> + +<p> +Era in una di queste corse che ebbe l’occasione +di fare la buona azione di cui fummo testimoni. +</p> + +<p> +Gli odii ciechi delle guerre civili resero per un +certo tempo Hamilton, Nelson e me nemici personali +del cardinale Ruffo. — Ma oggi che gli odii si +sono calmati, che scrivo colla destra sulla carta e +colla sinistra sulla coscienza, debbo dire che il cardinale, +capace di azioni del genere che noi abbiamo +raccontato, prese spesso, contro la cieca vendetta, +cui pel riposo dell’animo mio ebbi sventuratamente +una parte troppo attiva, il partito dell’umanità. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> +</p> + +<p> +Del resto, venuto il giorno di raccontare avvenimenti +terribili, gli renderò tutta la giustizia. +</p> + +<p> +Noi gli demmo l’acqua che desiderava pel suo febbricitante +che ad ogni istante chiedeva da bere. +Avevamo nel nostro forgone un’intiera cantina. +</p> + +<p> +Il gran tesoriere ci lasciò dicendoci che probabilmente +ci saremmo riveduti a Napoli. +</p> + +<p> +Diffatti il cardinale è napolitano, nato da una +grande famiglia a S. Lucido in Calabria; la sua nobiltà +era proverbiale. +</p> + +<p> +Si dice in Italia, quando si vuole parlare di nobiltà +antica ed incontestata, gli Evangelisti a Venezia, +i Borboni in Francia, i Colonna a Roma, i Sanseverino +a Napoli, i Ruffo in Calabria. +</p> + +<p> +Continuammo la nostra via verso Terracina, ed +egli la sua per Roma. +</p> + +<p> +Nulla di più pittoresco di questa via delle paludi +Pontine, ai due lati della quale gli operai di Sua Santità +scavavano un canale. Non si vedevano che figure +scarne e malaticcie; tutti quei disgraziati +erano più o meno colpiti dalla malaria; ogni quindici +giorni si era obbligati sostituire con operai +freschi, mentre quelli andavano sulle alture a riacquistare +la salute che venivano a perdere nelle +paludi. +</p> + +<p> +Fu specialmente quando venne la notte che il +paesaggio prese un carattere completamente fantastico: +la luna scorrea in mezzo a grossi nuvoloni +neri, e rischiarava certe parti delle paludi per lasciarne +altre nell’oscurità più profonda. Al rumore +che faceano galoppando i nostri cavalli, e la frusta +dei nostri postiglioni, dei grandi uccelli della specie +delle ardee e dei milvi s’innalzavano silenziosamente +<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> +dagli alti erbaggi e dalle pozze d’acqua, in mezzo +alle quali respiravano con rumore sollevando le schifose +loro teste e le loro narici, dei grandi bufali che +la notte rendeva ancor più giganteschi. Era la prima +volta che vedeva questi mostri di notte ed in libertà; +io scorsi in loro un aspetto selvaggio e primitivo +che mi metteva i brividi, mio malgrado. +</p> + +<p> +Ma era specialmente allo scambio de’ cavalli che +tutto ciò, che ci attorniava, prendeva un tale aspetto +che non mi dimenticherò mai. +</p> + +<p> +Nelle paludi Pontine non vi sono villaggi, ma soltanto +due o tre rilievi postali accanto a qualche +capanna di legno, ove dormono gl’infelici postiglioni +e le loro famiglie. +</p> + +<p> +I cavalli piccoli, magri, pelosi, non sono chiusi +nelle stalle, ma pascolano sciolti. +</p> + +<p> +Al rumore della frusta dei nostri condottieri, vedemmo +uscire come ombre cinque o sei uomini armati +di lunghe pertiche; saltavano a dorso nudo +sul primo cavallo che incontravano, e formando un +cerchio intorno a quelli che pascolavano in libertà, +li riconducevano al galoppo con grandi gridi verso +la capanna. — Colà altri uomini appostati li afferravano +pel naso e per la criniera, e dopo una lotta +ostinata finivano col metter loro una bardatura che +andava a pezzi, colla quale si attaccavano alle nostre +vetture fra i nitriti, gli scalpiti e gli sbuffi che +erano altrettante proteste contro le violenze che loro +si facevano. +</p> + +<p> +Poi quando le tre vetture erano attaccate, in mezzo +alle grida ed alle vociferazioni degli uomini e degli +animali, i cavalli tenuti pel freno e per le narici +erano abbandonati a loro stessi, e partivano di un +<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> +galoppo furioso, accompagnati a dritta ed a manca +da due cavalieri, che unitamente ai postiglioni mantenevano, +colle loro eccitazioni ed i loro colpi, le +vetture in mezzo alla strada. Non erano più tre +veicoli o forgoni di posta; erano valanghe, turbini, +uragani, che non traversavano lo spazio, ma divoravano +la via. +</p> + +<p> +Arrivammo a Terracina verso le tre ore del mattino. +Ci riposammo un paio d’ore sopra delle sedie; +la dubbia nettezza dei lini ci aveva fatto rifiutare +il letto. +</p> + +<p> +Verso le sei di mattina ci mettemmo di nuovo in +cammino per fermarci a Mola di Gaeta: mentre i +domestici di monsignor di Bristol toglievano la colazione +dal forgone e la disponevano sulla tavola, +ci facemmo condurre alle rovine della Villa di Cicerone; +col Plutarco in mano sir William ci fece assistere +alla morte del grande oratore, dal momento +che mise il piede in terra in mezzo ai corvi che +l’accompagnavano ostinatamente, presagio di morte +vicina, fino a quello che, fuggendo dalla villa per la +via che conduce al mare, fu ucciso. Udiva dietro lui +il passo degli assassini che lo perseguitavano, fece +fermare la sua lettiga, e dopo aver vissuto tutta la +sua vita fra gli spaventi della morte, morì colla +calma di un martire e la tranquillità di un eroe. +</p> + +<p> +Questa paura, che faceva fare ai Romani tutte le +bassezze, e che al momento in cui finalmente trovavansi +in faccia alla morte, che tutto avevano tentato +per evitare, li abbandonava per far luogo alla più +strana intrepidezza. Era una delle particolarità dell’antichità. — Veggasi +la morte di Petronio, Lucano +e Seneca, questi tre adulatori di Nerone. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> +</p> + +<p> +In meno d’un’ora arrivammo a Mola di Gaeta. Facemmo +colazione, poi riprendemmo la nostra corsa +per Napoli, ove arrivammo verso le nove di sera per +la via di Capua. +</p> + +<p> +Una sensazione non meno indelebile, ma di un genere +tutto opposto a quella delle paludi Pontine, mi +colpì al mio arrivo a Napoli, quando mi trovai in una +notte limpida in faccia al Vesuvio fumante; sopra al +cratere sorgeva la luna nella sua pienezza e nel suo +splendore, che pareva una palla infocata lanciata +dalla bocca d’un mortaio sur un’atmosfera vaporosa. +</p> + +<p> +Noi passammo per Porta Capuana, Castel Vecchio, +la marina, il Piliero; lasciammo a manca Castel +Nuovo, e la piazza Medina a destra, indi passammo +innanzi al portico di S. Carlo illuminato per una +festa straordinaria; attraversammo il largo S. Ferdinando, +prendemmo la via di Chiaia, e finalmente +ci fermammo all’angolo della riviera di Chiaia, al +palazzo Calabritto Cappella-vecchia, ov’era l’ambasciata +d’Inghilterra. +</p> + +<p> +In questa prima notte milord Bristol dormì all’ambasciata, +ma per fortuna essendovi un’appartamento +vacante superiormente a quello di sir William che +occupava i due primi piani, monsignor Derry se ne +accontentò, e vi si stabilì pel giorno seguente. +</p> + +<p> +Finalmente ero a Napoli, e mi ci trovava in una +posizione che non avrei mai osato di ravvisare nei +miei sogni più insensati di ambizione. — Emma +Lyonna era scomparsa, miss Hearte non era più; +tutto questo immondo passato era rimasto nel fango +di Londra; — vi era Lady Hamilton ambasciatrice +d’Inghilterra. +</p> + +<p> +Stava a me il non dimenticarlo. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span></p> + +<h2>VI.</h2> +</div> + +<p> +Dovendo ora fare una pittura della società tutta +particolare che vedevo a Napoli, prima di entrare +nel racconto degli avvenimenti politici, in mezzo ai +quali mi trovai trascinata, credo di dover cominciare +col dare un’idea più completa di ciò che era questo +strano personaggio già intraveduto dal lettore, nominato +lord Hervey conte di Bristol, vescovo di +Derry. +</p> + +<p> +Egli era il più giovine di venti figli, ed essendo +il solo superstite, aveva ereditati i beni, i titoli e le +dignità di tutta la famiglia. +</p> + +<p> +Lord Bristol non stava mai alla sua residenza. +</p> + +<p> +Erano a un bel circa venti anni che non aveva, +all’epoca in cui lo incontrammo, messo il piede +<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> +nella sua diocesi. Nulla indicava in lui ch’egli appartenesse +in qualsiasi modo alla chiesa, nè il suo +vestire, nè la sua conversazione. Portava abitualmente +un cappello bianco, un abito di seta di un +colore qualunque, talvolta chiarissimo, talvolta +molto spiccante, e raramente nero: fin qui pel suo +modo di vestire. Quanto ai costumi, essi erano come +i suoi discorsi, non si può dire più rotti. La prima +cosa che fece arrivando a Napoli fu di prendere un +palco a S. Carlo ed a san Carlino. Non aveva nessuna +credenza religiosa, nemmeno per i dogmi più +assoluti della chiesa, che egli metteva in ridicolo; +parlava dell’immortalità dell’anima con una indifferenza +che si avvicinava al dubbio, e non si compiaceva +che di discorsi mondani, e di raccontare od +ascoltare aneddoti leggieri ed anche scandalosi. +</p> + +<p> +Nel suo primo viaggio in Francia, visitò la valle +del Rodano, Grenoble, il Delfinato, e trovandosi +vicino alla grande Certosa, salì sino al convento dei +discepoli di S. Brunone. +</p> + +<p> +Quando si presentò al convento, trovò che i frati +erano a tavola; bussò alla porta, che era chiusa a +motivo dell’opera a cui si dedicavano i buoni padri +ed il portinaio gli annunziò che era proibito di entrare +quando i religiosi erano in refettorio; ma egli +tirando dalla tasca il suo biglietto di visita, su cui +erano le sue armi, e sopra di esse «a lord Bristol +vescovo di Derry,» lo fece consegnare all’Abate, +il quale non vedendo che le parole «vescovo di +Derry» e credendo di dover trattare con un vescovo +cattolico, lo ricevette ginocchione, con tutti i monaci +in ginocchio al pari di lui, chiedendogli la sua +<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> +benedizione, che lord Hervey non ebbe alcuna difficoltà +d’impartire a lui ed ai suoi certosini. +</p> + +<p> +Questo era uno de’ ricordi che avevano il privilegio +di eccitare in sommo grado l’ilarità di monsignor +di Derry, pensando che dei monaci cattolici +avevano ricevuto con una perfetta compunzione la +benedizione di un vescovo protestante. +</p> + +<p> +In seguito ad una rappresentazione del <i>matrimonio +segreto</i> di Cimarosa, egli fu talmente invaghito +dello spartito, che il giorno dopo mandò allo spettacolo +i suoi dieci domestici inglesi, raccomandando +loro di ascoltare la musica di Cimarosa colla più +grande attenzione. +</p> + +<p> +Al loro ritorno, li chiamò nella sua camera, chiedendo +se avevano eseguito esattamente i suoi ordini. +</p> + +<p> +Rispondendo essi affermativamente, ordinò di non +parlargli più per l’avvenire se non in recitativo, +ed in recitativi tolti sempre dal <i>matrimonio segreto</i>, +sia per prendere i suoi ordini, sia per dirgli ch’era +servito, sia per annunciargli i nomi delle visite. +</p> + +<p> +I suoi domestici si guardarono in faccia, credendo +senza dubbio che monsignore fosse diventato pazzo; +poi, dietro i suoi ordini reiterati, dimandarono di +prendere consiglio e di dargli risposta pel giorno +seguente. +</p> + +<p> +Alla dimane mandarono due di loro in deputazione, +ed annunziarono al conte mylord, che consideravano +come indegno delle dignità di domestici inglesi di +parlare in musica come fanno gl’istrioni di teatro. +</p> + +<p> +Lord Bristol dichiarò loro che se essi annuivano +ai suoi desiderii, avrebbe raddoppiato il loro salario, +e dava a loro inoltre 24 ore di più per prendere la loro +risoluzione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> +</p> + +<p> +Il giorno seguente gli stessi deputati dichiararono +che, qualunque fossero i vantaggi offerti dal signor +conte vescovo, non potevano accettare. +</p> + +<p> +Milord Hervey pagò loro sei mesi di salario, e li +mandò tutti in Inghilterra. +</p> + +<p> +Poi, quando furono partiti i servi inglesi, fece +venire dei napolitani, e fece loro le proposizioni seguenti: +</p> + +<p> +Di non parlare a M. di Bristol che sui motivi dei +recitativi tolti dal <i>matrimonio segreto</i>; stava a loro +poi di adattare le parole alla musica. +</p> + +<p> +Per tale servizio particolare, che necessitava una +intelligenza superiore a quella di un domestico +ordinario, avrebbero 45 ducati al mese, dieci lire +sterline di Inghilterra, vale a dire che erano pagati +quattro volte tanto quanto lo sono i domestici meglio +pagati di Napoli. +</p> + +<p> +Solamente la condizione <i>sine qua non</i>, essendo alimentati +e vestiti da M. di Derry, i sei virtuosi d’anticamera +non prenderebbero nulla durante i primi +sei mesi, ma sarebbero pagati per tutti i sei mesi, +dopo scorso il semestre. +</p> + +<p> +Se uno dei domestici lasciasse il servigio di monsignore +prima dei sei mesi non ancora compiuti, +non aveva diritto a nessuna indennità. +</p> + +<p> +I domestici napolitani accettarono, fecero venire +un notajo per redigere il contratto, ed in capo a sei +mesi M. di Bristol era servito colla cadenza cromatica +la più soddisfacente. +</p> + +<p> +Una sera che M. di Bristol pranzava da sir William, +uno dei suoi sei domestici napolitani gli portò, in +misura di recitativo, una lettera con un gran suggello +nero. — Lord Hervey dissuggellò la lettera, la +<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> +lesse, la pose sotto il suo piatto, e per tutto il rimanente +della serata rise, chiacchierò e vezzeggiò +come il solito. +</p> + +<p> +Alle undici ore si ritirò; era un’ora più presto +del solito. +</p> + +<p> +Il giorno seguente sir William dovendosi informare +se la sua partenza non fosse stata cagionata +da qualche indisposizione, fece chiedere a lord Bristol +se era visibile. +</p> + +<p> +Sua signoria fece rispondere che gli era arrivata +una grande sventura e non poteva ricevere nessuno. +</p> + +<p> +Sir William inquieto forzò la consegna, e trovò il +povero vecchio in lagrime e fra i singhiozzi. +</p> + +<p> +— Mio Dio! che avete dunque? gli chiese sir William. +</p> + +<p> +— Avete osservato che jeri a pranzo mi venne +consegnata una lettera sigillata in nero? rispose il +conte di Bristol. +</p> + +<p> +— Sì. +</p> + +<p> +— Ebbene, essa mi annunziava che mio figlio è +morto a Livorno: io non ho voluto spargere la mia tristezza +nel vostro pranzo, mi sono frenato, ma una +volta in casa, il mio dolore è stato tanto più violento +quanto fu compresso; ecco perchè, per piangere liberamente +oggi non volli ricevere nessuno, nemmeno +voi. +</p> + +<p> +La società ufficiale di sir William era naturalmente +il Corpo diplomatico; la sua società intima si componeva +di dotti e di letterati distinti. +</p> + +<p> +Il ministro estero più anziano a Napoli era il conte +di Sa, ambasciatore di Portogallo, che da trent’anni +era stato nominato a quel posto; egli non era ritornato +che una sol volta a Lisbona e ne era ritornato +<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> +più presto che aveva potuto. Qualche anno +fa il suo terrore fu grande. Si trattava di sopprimere +l’ambasciata di Portogallo a Napoli, come una +spesa inutile, e d’incaricare per gli affari delle due +corti il ministro di Portogallo a Roma; ma poi essendo +morto il re Giuseppe I, la regina che gli +succedette decise di mantenere l’ambasciata, ed il +conte di Sa respirò. +</p> + +<p> +Vi erano pochi diplomatici che avessero una sinecura +così completa come questo ministro, che non +aveva altro da fare che di dare alla sua Corte le notizie +del giorno che faceva redigere dal suo segretario; +il passeggio era la sola fatica che imponeva a +sè stesso; si parlava molto dell’harem del conte di +Sa, composto dalle ballerine di S. Carlo. Quanto a +lui non parlava di nulla, avendo dimenticato il portoghese +e non avendo potuto imparare a parlar correttamente +nè il francese nè l’italiano. +</p> + +<p> +Egli era alto, aveva le spalle larghe ed una incollatura +da bufalo, di cui teneva anche la fisionomia. +</p> + +<p> +In quanto ai suoi talenti od ai suoi meriti, in sette +od otto anni io non lo vidi che tre volte per settimana, +e non ho mai potuto scoprirgliene un solo. +</p> + +<p> +Il ministro più importante, perchè è ambasciatore +di famiglia, è il conte di Lemberg. Costui è sotto +tutti i rapporti una persona considerevole quanto +il conte di Sa lo è poco. La cronaca gli rimprovera +di esser superbo, ma sia che il rimprovero fosse +ingiusto, sia che agli occhi del ministro d’Inghilterra +un tale difetto fosse un nonnulla, non avemmo +mai occasione di scorgerlo; ciò che ha dato al +conte di Lemberg questa riputazione fra i Napolitani, +è che egli non può soffrire i cortigiani e gli +<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> +striscianti, di cui è ricca la Corte di Napoli. Nella +prima sera che lo vidi osservai una cosa, cioè che +egli dava il suo giudizio sulle persone più ragguardevoli +della Corte senza maggior riguardo, come se +avesse parlato dell’ultimo lazzarone. La conversazione +cadde sul cavaliere Acton, ed il ministro di +Toscana si azzardò di farne gli elogi. +</p> + +<p> +Ma il conte di Lemberg alzò le labbra con una +espressione di supremo sdegno. +</p> + +<p> +— Quest’uomo, disse, sarebbe stato un buon corsaro, +ed ecco tutto; ha i talenti e la figura d’un pirata, +ed è probabilmente a ciò che deve la sua grandezza. +</p> + +<p> +Si assicura che in una discussione che ebbe colla +regina, le disse parlando con lei a proposito del +cavaliere Acton: +</p> + +<p> +— Io non ho alcuna prevenzione pro o contra le +qualità occulte di questo ministro, le ignoro e non +desidero punto conoscerle; ma ciò che io so è che +quelle che manifesta al ministero non convengono +punto all’ufficio di cui V. Maestà l’ha onorato. +</p> + +<p> +La posizione che il conte di Lemberg aveva alla +corte di Napoli era poco invidiabile; come ambasciatore +di famiglia si trovava mischiato in tutti +gl’intrighi; e, bisogna confessarlo, alcuni di questi +intrighi non erano all’altezza della maestà del suo +ministero. +</p> + +<p> +V’erano querele frequenti fra il re e la regina. Io +ne racconterò qualcuna, perchè avvennero in mia +presenza. Ebbene, l’ambasciatore era obbligato d’intervenire +in tutte queste querele, di ravvicinare gli +sposi, di parlare in nome dell’imperatore, e di fare +almeno una volta al mese l’ufficio di giudice di +pace. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> +</p> + +<p> +Il povero Lemberg non era mai sicuro, se era al +passeggio che non si corresse appresso a lui; se era +a tavola, che non lo si facesse levare per ristabilire +la calma fra gli augusti sposi. Qualche giorno +dopo il nostro arrivo egli dava un gran pranzo; uno +dei convitati ci raccontò, che durante il pranzo, arrivato +un corriere della regina da parte di S. Maestà, +il conte di Lemberg dovette alzarsi all’istante, lasciando +i suoi ospiti a terminare il pranzo senza di +lui. +</p> + +<p> +Nacque una discussione a Caserta a proposito +della marchesa di San Marco, dama di confidenza +della regina. +</p> + +<p> +— Maledette donnicciuole, esclamò il conte, gettando +la salvietta, esse mi faran divenir pazzo. +</p> + +<p> +Terminerò la mia rivista degli uomini di stato, dicendo +una parola di un atomo diplomatico chiamato +Bonnecchi, console imperiale ed agente della Toscana. +</p> + +<p> +Piccolissimo e vecchio, che parla senza posa, +spiando continuamente, sempre in cerca di novità, +coll’occhio fisso, il collo e le orecchie tese, il signor +Bonnecchi è il corrispondente dell’imperatore Leopoldo, +al quale ogni settimana invia un rapporto di +aneddoti e fatti scandalosi, che avvengono alla corte +od in città; e quando gli aneddoti mancano, li fa. +In principio, come ogni agente consolare, aveva un +trattamento fisso, ma insufficientemente stimolato, +le notizie mancavano. L’imperatore stimò opportuno +allora di non pagarlo più all’anno, ma ogni +settimana. Dopo un anno il signor Bonnecchi prendeva +due luigi di Francia per ogni aneddoto, giudicato +<i>interessante</i> dall’imperatore. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> +</p> + +<p> +In questa maniera il signor Bonnecchi si faceva +una ventina di luigi al mese. +</p> + +<p> +Questa esca ha dato a quel piccolo uomo un talento +singolare d’introdursi nelle case, di farsi invitare +a tutti i pranzi, a tutte le feste. Si sa ciò che +egli vi va a fare. Ma siccome egli ci andava in nome +dell’imperatore e, secondo certuni, in nome della +regina Carolina, di cui lo si vorrebbe la spia privata, +come era la spia pubblica di suo fratello, nessuno +rifiutava di riceverlo, nè gli si faceva mal +viso. Una volta poi tornato a casa, egli ricompone +tutto ciò che ha inteso, ne tira le conseguenze, ne +stabilisce i risultati, aggiunge, ritocca, guasta, e +così ogni settimana invia al suo sovrano una cronaca +in cui ci entrano tutti i più alti personaggi. +</p> + +<p> +Ora passiamo ai medici, ai dotti ed ai letterati, che +componevano la società particolare di sir William, +e così termineremo di conoscere le persone che mi +seguirono nella nuova mia vita, in cui mi trascinarono +gli avvenimenti che ho raccontati, e quegli +ancora più incredibili e specialmente più drammatici +che or mi rimane di far conoscere ai miei lettori. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span></p> + +<h2>VII.</h2> +</div> + +<p> +Sir William, qualche tempo prima della sua partenza +per Londra, aveva perduto due dei suoi commensali +più assidui. +</p> + +<p> +L’uno era morto all’età di 38 anni, ed era l’illustre +Gaetano Filangieri, verso la moglie del quale ho +bene da rimproverarmi dei torti. +</p> + +<p> +L’altro, vecchio di 80 anni, era il famoso abate Galiani, +che passava per l’uomo più spiritoso di Napoli. +Forse questa riputazione gli veniva dall’aver passato +una parte della sua vita in Francia. +</p> + +<p> +Ora che son morti non ho più ad occuparmi di +loro. +</p> + +<p> +Fra le nostre visite più assidue eranvi il celebre +medico Cotugno ed il suo collega il cavaliere Gatti, +due personaggi i più curiosi di Napoli. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> +</p> + +<p> +Oltre la sua scienza medica, il dottor Cotogno era +per quanto assicurava sir William, uno degli uomini +più versati nei classici greci, latini ed italiani; non +ho mai compreso come colla sua immensa clientela, +il suo servizio agli spedali e le sue consultazioni in +casa, gli restasse ancora il tempo di fare le letture +necessarie per alimentare la sua immensa erudizione. +Non riceveva mai nulla da chi veniva a consultarlo +in casa, ma faceva pagare tre piastre le sue visite, +mai di più, e guadagnava con ciò tre mila lire sterline +all’anno. +</p> + +<p> +Qualche tempo prima del nostro arrivo a Napoli, +egli aveva curato il visconte d’Herrera, ambasciatore +di Spagna, da un attacco di paralisia che gli +aveva tolto l’uso del braccio destro. +</p> + +<p> +In capo ad un mese e mezzo ed a cinquanta visite, +Cotugno l’aveva completamente guarito. +</p> + +<p> +L’ambasciatore di Spagna gli mandò mille ducati. +</p> + +<p> +Cotugno gli rispose: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Vostra Eccellenza si è ingannata quando mi ha +inviato mille ducati per cinquanta visite. +</p> + +<p> +«Ho per principio, fosse anche il re, di non far +pagare le mie visite più di tre piastre. +</p> + +<p> +«Cinquanta visite a tre piastre fanno centocinquanta +piastre. +</p> + +<p> +«Ho l’onore di ritornare la differenza a Vostra Eccellenza. +</p> + +<p class="indr"> +«<span class="smcap">Cotugno</span>.» +</p> +</div> + +<p> +Non era così del dottor Gatti, il quale era tanto +avaro quanto era disinteressato il Cotugno: uno dei +più grandi propagatori dell’inoculazione, ha guadagnato +<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> +somme favolose a Parigi esercitando questa +arte. +</p> + +<p> +Due cose facevano di sir William l’amico per eccellenza +del dottor Gatti: la nostra mensa che era +buona, e le nostre carrozze che erano a sua disposizione. +Tutt’all’opposto di Cotugno che si occupava +molto delle classi povere, il dottor Gatti dichiarava +altamente che non si abbassava punto a +trattare colla gente di second’ordine, sempre all’opposto +di Cotugno di cui pare che abbia giurato +d’essere l’antipode. Egli non apriva mai un libro +di scienza, non leggeva che delle pasquinate +e delle gazzette; invece di conservare come il suo +illustre collega la sua indipendenza presso i grandi, +il dottor Gatti era il cortigiano più assiduo del favoritismo. +Egli pretendeva che i popoli più felici +del mondo fossero i Napolitani e gli Spagnuoli, perchè +il re Ferdinando ed il re Carlo III erano tanto +amanti della caccia, che non avevano il tempo di +occuparsi dei loro popoli, e che ogni popolo, il cui +sovrano non si occupa punto di lui, è sulla via della +perfetta felicità. +</p> + +<p> +Sotto questo rapporto io credo che sir William fosse +un poco dell’opinione del dottor Gatti; egli doveva +tutto il suo favore presso Ferdinando alla sua passione +per la caccia, ed alla sua abilità a questo +esercizio. +</p> + +<p> +Il giorno seguente al suo arrivo il re gli scrisse +di suo pugno: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Venite subito, mio caro Hamilton, a fare una +caccia con me a Caserta: dopo la vostra partenza +non ho avuto mai una buona giornata: vi siete portato +<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> +con voi la mia fortuna, spero che me la abbiate +riportata. +</p> + +<p> +«Vostro affezionato, +</p> + +<p class="indr"> +«<span class="smcap">Ferdinando B.</span>» +</p> +</div> + +<p> +Il terzo famigliare fuori del corpo diplomatico era +il marchese del Vasto, il quale discende in linea diretta +da quello a cui Francesco I consegnò la sua +spada, non volendola dare al conestabile di Borbone. +Il marchese del Vasto appartiene alla casa d’Avalos, +una delle più ragguardevoli d’Italia; ha centomila +ducati di rendita, cinquecento mila lire d’argento +di Francia. Queste fortune assai comuni in Inghilterra +sono molto rare in Italia. La spada di Francesco +I si conserva, per quanto si assicura, nel tesoro +di Casa d’Avalos. +</p> + +<p> +Sir William riceveva anche spesso il duca di Termoli, +che discende da una famiglia genovese stabilita +da lungo tempo a Napoli. Egli era grande scudiere +del Re e figlio del duca di san Nicandro, ma +quest’ultimo titolo era lungi dall’essere invocato da +lui; difatti il duca di san Nicandro nominato governatore +del re, gli uni dicono a forza d’intrighi, gli +altri a forza di denaro, ha allevato sì male il re, che, +più di una volta, nei suoi momenti di collera contro +sè stesso, riconoscendosi tanto ignorante, vuolsi che +gli avesse detto: +</p> + +<p> +— Tuo padre è causa della mia infelicità e di +quella dei miei sudditi, ma io sono troppo giusto +per volerne male a te, perchè tuo padre ha fatto di +me un asino. +</p> + +<p> +È vero che più di una volta ho inteso il Re deplorare +l’educazione che aveva ricevuto, e riversare sul +<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> +duca di san Nicandro quella ignoranza, che per +istruzione non lo mise guari al di sopra de’ lazzaroni +del molo. +</p> + +<p> +Del resto la regina, che deplorava questa ignoranza +di suo marito, ma che con tutto ciò ne approfittava +per allontanarlo dagli affari e concentrare tutto nelle +sue mani, mi disse sovente che non era punto il duca +di san Nicandro che bisognava rendere risponsabile +di questo male; ma bensì il Tannucci che aveva deliberatamente +scelto il duca di san Nicandro a motivo +della sua nota incapacità, e che aveva raccomandato +che si tenesse il Re in questa ignoranza, +perchè, incapace di vigilare su nessuna partita dell’amministrazione +del Regno, gliela lasciasse tutta +intiera nelle sue mani. +</p> + +<p> +Vi era in ciò molta parte di vero, ma non bisognava +credere assolutamente alla regina quando +parlava del vecchio ministro toscano, che essa non +poteva soffrire, perchè, ligio a Carlo III cui doveva +la sua fortuna, rappresentava l’influenza spagnuola +mentre essa, figlia e sorella d’imperatori, rappresentava +l’influenza austriaca. +</p> + +<p> +Allora vedendo l’odio della regina per tutto ciò +che era spagnuolo e francese, — odio in cui erano +compresi suo marito ed i suoi figli maschi, — e la +sua simpatia per tutto ciò che era austriaco, si andò +fino a dire, che essa aveva formato un complotto +anticoniugale, antifigliale ed antinazionale per riunire +il Regno delle Due Sicilie all’Austria, alla quale +aveva appartenuto in forza del trattato di Utrecht; +dalle cui mani era stato tolto colla conquista di +Carlo III uno degli episodi della gran guerra della +Francia contro l’Austria nel 1634, ed io debbo oggi +<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> +confessare che l’amicizia ed il favore reale non m’accecano +più di quanto la regina dava su questo punto +pretesto alla calunnia. +</p> + +<p> +Difatti io non aveva mai potuto comprendere donde +veniva nella regina di Napoli quest’antipatia per i +propri figli maschi, e questa debolezza per le sue +figlie. Questa antipatia, sotto pretesto della correzione +necessaria alla irregolarità del loro carattere +ed alla regolarità della loro educazione, si manifestava +in punizioni crudeli, che ispirarono in loro +una paura per la loro madre che non aveva nulla +di esagerato. In sua presenza non ho mai veduto +i suoi piccoli principi a sorridere, tremavano al minimo +rumore, e quando intendevano la sua voce +si rifugiavano istantaneamente nelle braccia del Re. +</p> + +<p> +Il maggiore dei figli di Maria Carolina morì all’età +di sette od otto anni verso l’anno 1778, in seguito +ad un deperimento continuato che i nemici +di Maria Carolina attribuivano ai cattivi trattamenti +di cui era stato vittima. Quando cadde realmente +ammalato, la regina si mise a discutere coi medici +le cause e la natura della sua malattia, mentre suo +marito, non osando nemmeno di sollevarsi dalla sua +ignoranza che confessava ingenuamente, si accontentava +di piangere. Ma quando infine il giovane +principe morì, le lagrime del Re raddoppiarono, mentre +Maria Carolina, — così si assicura, — si contentò +di ripetere le parole della madre spartana: +</p> + +<p> +«Quando gli ho messi al mondo, sapeva che un +giorno dovevano morire». +</p> + +<p> +Io ho veduto morire uno dei giovani principi, il +principe don Alberto. Egli morì fra le mie braccia e +sui miei ginocchi, perchè esso era quello dei giovani +<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> +principi che io preferiva. Racconterò questa morte +a suo tempo; ma ciò che debbo dire qui, è che questa +morte mi parve che raddoppiasse l’odio della +regina contro i Francesi ed i Repubblicani, anzichè +scuotere nel fondo del suo cuore quelle fibre d’amore +che fanno versare alle madri lagrime di sangue +sulla tomba de’ loro figli. +</p> + +<p> +Il solo che la regina amasse davvero era il principe +di Salerno, nato, io credo, nel 1790, e che la +regina teneva stretto al suo cuore mentre moriva +nelle mie braccia il principe Alberto. — A costui +essa avrebbe sagrificato tutti gli altri, e si dice anche, +ma io era in quell’epoca lontana da lei, e non +crederò mai ad una tale atrocità, e si dice anche che +verso il 1812, quando parve in Palermo volersi adottare +il partito e le idee inglesi, essa attentò alla sua +vita, tentando di avvelenarlo con una tazza di cioccolata. +Secondo le dicerie popolari, sarebbe stato +salvato da quel pericolo dal suo cameriere Carlomagno +Viglia. Da qui sorge la fonte inesplicabile di +favore di questo uomo più potente del suo padrone, +di qualunque membro della sua famiglia, e di +qualunque favorito o ministro. +</p> + +<p> +La voce pubblica voleva dunque che Carolina preferisse +suo fratello Giuseppe II ai suoi figli, o mettesse +gl’interessi della monarchia austriaca al di sopra +di quelli del regno delle Due Sicilie. +</p> + +<p> +Del resto, racconterò tutto ciò che ho veduto colla +stessa sincerità con cui racconto ciò che è accaduto +a me stessa. Il lettore ne tirerà quelle conseguenze +che gli converranno. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span></p> + +<h2>VIII.</h2> +</div> + +<p> +Quando noi arrivammo a Napoli, la casa di sir William +Hamilton non era punto preparata per ricevere +una donna; era un museo di uno scienziato ed antiquario +interamente dedicato alla geologia, alla numismatica, +ed alla statuaria. +</p> + +<p> +Bisognava fare in mezzo al passato ed alla natura +morta un posto pel presente e per la natura viva. +</p> + +<p> +Debbo rendere questa giustizia a sir William, che +non avendo voluto dare ai suoi tesori una preferenza +su di me, io scelsi nell’immenso primo piano dell’ambasciata +tre camere per farne il mio appartamento +particolare, senza che egli permettesse alle lave del +Vesuvio, alle medaglie dei Cesari, ed ai frammenti +di Apollo e di Venere di reclamare contro di me. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> +</p> + +<p> +Del resto, debbo dirlo, la mia civetterie istintiva +era tale, che volli fare la mia corte e tutte queste antichità +insieme ai nostri vecchi scienziati. In capo +ed un mese avrei potuto fare il nome senza catalogo +alle 24 o 25 specie di lave del Vesuvio, riconoscere +a prima vista l’effigie di un Cesare contemporaneo +dello stesso Cesare, oppure di uno battuto +sotto Adriano: infine ricostruire da un semplice +frammento una statua intera. +</p> + +<p> +Sir William era estatico di vedermi ad adottare +così facilmente i suoi gusti, ed a prender parte +della sua vita di archeologo ed antiquario. +</p> + +<p> +Abituata a fare gli onori di casa da lord Greenville, +uno degli uomini più eleganti di Inghilterra, +non ebbi nulla da imparare per mettere le sale di +sir William all’altezza degli appartamenti più eleganti +di Napoli; Napoli essendo sotto questo rapporto +inferiore di molto a Londra. +</p> + +<p> +Fu allora che, per raddoppiare l’entusiasmo dei +miei adoratori ho stimato bene di far conoscere i +miei talenti mimici, e siccome la maggior parte delle +nostre conoscenze erano italiani, non ho creduto +conveniente di dar loro delle rappresentazioni di alcune +scene di Shakespeare: i loro stomachi deboli +non avrebbero potuto sopportare quel cibo copioso, +e mi limitai alle pose plastiche; ed in una stessa +sera, mutando il manto ebreo col peplo greco, il +turbante turco col diadema asiatico, feci passare +sotto i loro occhi Giuditta, Aspasia, Rosellana, Elena, +e cominciai i primi passi di questa danza dello +sciallo, che ebbe più tardi una riuscita così prodigiosa +non solamente a Napoli, ma a Parigi, a Londra, +a Vienna, a Pietroburgo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> +</p> + +<p> +Poco dopo non si parlava d’altro nella capitale +del Regno delle Due Sicilie che della meraviglia +condotta da Londra da sir William Hamilton: tutti +gli uomini distinti di Napoli, ed anche qualche signora, +ambivano l’onore di essere ricevuti all’ambasciata +d’Inghilterra; ma, a mia grande umiliazione, +ed a grande stupore di sir William, non vedevamo +venire nessun invito collettivo dalla Corte. +</p> + +<p> +Sir William era sempre il compagno di caccia e +di pesca del Re; quasi mai l’accompagnava all’uno +od all’altro di questi esercizj senza parlargli di me +e senza fargli il mio elogio: il Re lo felicitava per +la sua fortuna di avere una moglie tanto bella, distinta +ed istruita. Ma la cortesia reale non andava +più innanzi. +</p> + +<p> +Molte volte, lo so, si era parlato di me alla regina +Maria Carolina, ma essa aveva sempre lasciato cadere +il discorso, e qualche volta l’aveva troncato +con affettazione. +</p> + +<p> +Mi fu dato il consiglio di trovarmi come per caso +sul cammino che la regina percorreva: la cosa era +facile; passeggiava spesso coi giovani principi e le +sue figlie nel giardino di Caserta. L’entrata senza +essere pubblica era aperta alle persone distinte, e +qualche volta, colla protezione dei subalterni, alla +gente del popolo che aveva qualche grazia da domandare. +Pregai lord Hamilton che alla prima occasione +che aveva di andare a Caserta, mi conducesse +insieme, mostrandogli un gran desiderio di +vedere i giardini, che si dicevano molto belli. +</p> + +<p> +Probabilmente sir William si accorse della causa +principale della mia dimanda, e poichè gli spiaceva +forse più di me questa specie di disprezzo che lui +<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> +si dimostrava non gli rincresceva che qualche fatto +piacevole o no desse motivo ad una spiegazione. +</p> + +<p> +Un giorno che sir William aveva dei dispacci del +gabinetto di san Giacomo da comunicare al Re, partimmo +per Caserta. Sir William vi aveva un appartamento +ove poteva restare quanto gli conveniva, +ed ove era servito dai domestici di Sua Maestà. Prima +del suo viaggio in Inghilterra aveva usato sovente +di questo favore; ma dopo il mio arrivo a +Napoli, benchè avesse fatto dei frequenti viaggi a +Caserta, non vi aveva mai passato la notte. +</p> + +<p> +Comunicati i dispacci, sir William ricevette l’invito +pel Re di restare fino al giorno seguente per +accompagnarlo ad una grande partita di caccia. Sir +William accennò la mia presenza in Caserta; ma il +Re rispose: +</p> + +<p> +— E non avete il vostro appartamento a palazzo? +se Lady Hamilton ha bisogno di qualche cosa, che +comandi; i miei domestici le obbediranno come se +fossero i suoi. +</p> + +<p> +E il discorso finì là. +</p> + +<p> +Però accordandosi il soggiorno a Caserta coi miei +progetti, sir William accettò in suo nome e al mio; +chiese soltanto al Re se non trovava inconveniente +che io passeggiassi nel giardino. +</p> + +<p> +Il re alzò le spalle, ciò che voleva dire che la dimanda +era inutile. +</p> + +<p> +Sir William, ritornò e mi raccontò ciò che era avvenuto. +</p> + +<p> +Al pranzo, servendoci certi vini, il cameriere aveva +cura di dirci: — <i>della cantina del Re</i>. +</p> + +<p> +All’arrosto, porgendoci un fagiano guarnito di beccafichi, +affettò di ripeterci: — <i>della caccia del Re</i>. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> +</p> + +<p> +Era evidente che sir William era l’oggetto di attenzioni +particolari di Sua Maestà, ma visibilmente +queste attenzioni non si estendevano sino a me. +</p> + +<p> +Alla sera sir William fu invitato a giuocare dal +Re; ma poichè nell’invito non si trattava punto di +me, prese un pretesto, il meno adatto che poteva, +per non andarvi, — si finse di trovarlo buono. +</p> + +<p> +Il giorno dopo all’alba vennero a battere alla porta +di sir William da parte del Re. Sua Maestà partiva +sempre di buon mattino, e come il suo avo Luigi XIV +non gli piaceva di aspettare. +</p> + +<p> +Sir William era profondamente punto da questa +maniera di considerare il suo matrimonio come non +avvenuto. Mi disse che se sul mio progetto d’incontrare +la regina avessi di che rammaricarmi, nulla +lo teneva a Napoli, nè le sue abitudini di vent’anni, +nè il suo amore per l’antichità, nè il clima che era +eccellente per la sua salute. Egli domanderebbe al +Re, suo fratello di latte e suo amico, o il suo richiamo +a Londra, o la sua destinazione presso la tale o +tal altra corte che io stesso avrei designata. +</p> + +<p> +Il mio vestire era semplicissimo, nè cercai di far +valere in alcun modo i miei pregi: l’essere troppo +bella è un cattivo mezzo di fare la sua corte ad una +regina gelosa della sua bellezza; il mio orgoglio mi +aveva già sobillato più di una volta che alla regina, +che non era più nel fiore della sua gioventù, poco +garbasse la mia vicinanza. +</p> + +<p> +Le finestre dell’appartamento di sir Hamilton davano +sul giardino; da queste finestre si poteva vedere +ad entrare la regina: si sapeva che dopo la +colazione, dalle 10 alle 11 essa vi faceva la sua passeggiata +colle giovani principesse. A dieci ore ed +<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> +un quarto io la vidi comparire accompagnata da +tre dalle sue figlie, la principessa Maria Teresa, che +contava 17 anni, che in quell’anno dovea diventare +arciduchessa, e due anni dopo imperatrice d’Austria. +La principessa Maria Luisa, di 16 anni, che l’anno +dopo doveva diventare gran duchessa di Toscana, +e la principessa Amalia che non aveva ancora sei +anni. +</p> + +<p> +Oltre a queste tre principesse restavano la principessa +Maria Cristina dell’età di nove anni, che fu +regina di Sardegna; la principessa Maria Antonietta +dell’età di quattro anni e mezzo, che fu principessa +delle Asturie; la principessa Maria Clotilde dell’età +di due anni che doveva morire nel 1792, e Maria Enrichetta +ancora in fasce, che doveva morire nello +stesso anno come sua sorella. +</p> + +<p> +Era venuto il momento di mettere in esecuzione +il mio progetto: vedendo la regina e le principesse, +inoltrate nei giardini, le due più grandi passeggiando +a lato della madre, la più giovane Maria Amalia +correndo avanti cogliendo fiori e tentando di +prendere delle farfalle, io presi un libro e discesi; +facevo sembiante di leggere, ciò che mi permetteva +di vedere senza far vedere che guardava. +</p> + +<p> +Feci un giro per non incontrare la famiglia reale +che all’altra estremità del giardino. Io voleva che la +regina credesse che il caso soltanto mi avesse condotta +sulla sua via; poi desiderando e temendo insieme +questo incontro, io non dimandava meglio +che di avere qualche momento per prepararmi +a ciò. +</p> + +<p> +M’inoltrai nel viale che doveva infallibilmente condurmi +dalla regina; aveva gli occhi sul mio libro, +<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> +ma mi sarebbe impossibile di dire il titolo di questo +libro; vedeva i caratteri senza che porgessero +alcuna idea alla mia mente: la mia mente era altrove. +</p> + +<p> +Il mio cuore batteva con una violenza strana. Tutto +ad un tratto sulla curva d’un sentiero mi trovai a +venticinque o trenta passi dalla regina. +</p> + +<p> +La piccola principessa, sempre correndo davanti a +sua madre, non distava che dieci passi da me. +</p> + +<p> +Feci sembiante di non veder nulla, intenta nella +mia lettura; ero sempre a tempo di levare gli occhi +e fingere una rispettosa sorpresa. È nota la mia +scienza di esprimere non solamente tutti i sentimenti, +ma eziandio le più delicate gradazioni; ma +un incidente mi fece levare gli occhi dal mio libro +prima che lo volessi. +</p> + +<p> +La piccola principessa Amalia venne correndo verso +di me, e togliendo un fiore dal suo mazzo, me lo +presentò. +</p> + +<p> +Era di buon augurio. +</p> + +<p> +Alzai la testa, mi parve allora di vedere solamente +la reale fanciulla, le sue sorelle e la regina, e facendo +un profondo inchino, mi accingeva ad accettare +il fiore che mi offriva; ma in questo momento, +colla sua voce più vibrante, e come sorpresa +della mia presenza, la regina chiamò due +volte «Amelia, Amelia,» e la fanciulla, riconoscendo +nella voce di sua madre un accento imperativo, che +essa sapeva esprimere tanto bene, si rivolse sbigottita, +e corse dalla regina col suo mazzo intatto e +prima ch’io fossi rinvenuta dalla mia sorpresa. Maria +Carolina aveva preso la sua piccola figlia per +mano, l’aveva spinta su di un sentiero di traversa, +<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> +e si era incamminata essa pure da quella parte colle +due grandi principessine, allontanandosi con affettazione +per lasciarmi la strada libera. +</p> + +<p> +Il colpo fu atroce, mi vennero le lagrime agli occhi, +presi correndo la via verso il mio appartamento, +ordinai di attaccare i cavalli alla carrozza, e partii +per Napoli lasciando queste parole a sir William: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Non vi turbate punto della mia salute, essa non +c’entra colla prima partenza; ho creduto di dovere +lasciare Caserta; quando vi racconterò ciò che mi +è accaduto, voi approverete la mia risoluzione, lo +spero.» +</p> + +<p class="indr"> +«Vostra Emma.» +</p> +</div> + +<p> +Due ore dopo era di ritorno all’ambasciata, e dopo +aver fatto cambiare i cavalli, rimandai la carrozza +a sir William. +</p> + +<p> +Sir William arrivò alle sette ore di sera. +</p> + +<p> +Ritornando della caccia, trovò che io era partita, +e benchè il re in persona l’avesse invitato a pranzo, +egli aveva lasciato Caserta, facendo dire a sua maestà +che una circostanza impreveduta l’obbligava a +ritornare a Napoli. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span></p> + +<h2>IX.</h2> +</div> + +<p> +Sir William dubitava ciò che era accaduto; io non +ebbi bisogno che di raccontargli i particolari. +</p> + +<p> +Debbo rendere questa giustizia a sir William, che +egli fu più offeso di me di questo affronto; mi offerse +di partire quella sera stessa da Napoli senza +nemmeno prendere congedo; ma ciò significava ritirarsi, +cedere il campo di battaglia, era un confessare +la disfatta; ciò non era quanto io voleva, io +voleva vincere. +</p> + +<p> +Insomma voleva essere presentata, volevo essere +ricevuta a corte, come lo esigeva il mio diritto di +ambasciatrice d’Inghilterra. Volevo ottenere l’esito +<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> +che ho ottenuto dovunque volli ottenerlo, volevo +infine vendicarmi di quella insolente regina, facendo +dire ai suoi cortigiani stessi che io era più bella, e +altrettanto intelligente e spiritosa di lei. +</p> + +<p> +Io insisteva adunque perchè sir William dimandasse +al re stesso una spiegazione sul contegno +sdegnoso della regina. +</p> + +<p> +Quando io penso oggi in quale accecamento orgoglioso +mi aveva gettata la mia fortuna inopinata, +mi maraviglio con me stessa della mia audacia. +</p> + +<p> +Sir William non esitò punto di cedere alla mia +volontà. Egli aveva per me una adorazione così insensata, +che sembrava maravigliato al pari di me +del contegno che Sua maestà aveva a mio riguardo. +</p> + +<p> +Egli partì per Caserta, andò a trovare il re, e francamente +entrò in questione, non lasciandogli punto +ignorare che il suo futuro soggiorno a Napoli sarebbe +una conseguenza del modo con cui si sarebbe +condotto verso di me. +</p> + +<p> +Il re amava assai William, non già per sir William, +ma per lui stesso. Questo principe essenzialmente +egoista era così fatto; sir William era buon camminatore, +buon cacciatore, buon cavalcatore, e un compagno +spiritoso e gaio; da parecchi anni il re si era +fatto una necessità della sua compagnia, e avrebbe +sentito la di lui mancanza. +</p> + +<p> +Poi l’orizzonte politico cominciava ad oscurarsi +dalla parte di occidente: il re di Napoli per quanto +poco fosse versato negli affari, comprendeva che sir +William, fratello di latte del re d’Inghilterra, compagno +d’infanzia di Giorgio III, poteva, al caso di +una rottura probabile colla Francia, essergli di un +<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> +potente aiuto presso il gabinetto di San Giacomo; +accolse dunque le sue parole con una perfetta dolcezza, +e con quella bonomia, che in lui talvolta +era naturale e talvolta finta; ma in questa circostanza, +tanto bene rappresentata, era impossibile +accorgersi che fosse stata una commedia. +</p> + +<p> +— Mio caro sir William, gli disse, sapete voi la +voce che corre? +</p> + +<p> +— No, ma spero che vostra maestà mi farà la +grazia di dirmela. +</p> + +<p> +— Ebbene, corre voce che voi non siate ammogliato. +</p> + +<p> +Sir William aveva preveduto il colpo; tirò dalla +sua tasca il certificato del pastore protestante +e lo presentò al re. +</p> + +<p> +— Ecco, sire, diss’egli, questa è la mia risposta. +</p> + +<p> +Il re lesse il certificato, lo volse e lo rivolse con +un certo imbarazzo. +</p> + +<p> +— Io non vi dico nulla di nuovo, dicendovi che +vi sono molti cattivi a Napoli, non è vero? ebbene, +quand’anche voi faceste affiggere il vostro certificato +su tutti gli angoli delle strade, e che io con +un editto ordinassi di credervi, sarebbero ancora capaci +dì dubitarne. Finchè voi non avrete fatto riconoscere +il vostro matrimonio alla corte d’Inghilterra, +e che non avete presentato lady Hamilton al re +Giorgio III, cosa che voi avreste potuto fare facilissimamente +nei rapporti con cui siete con lui, non +vi sarà più motivo per dire di no. E come mai voi +non avete punto pensato a ciò? +</p> + +<p> +Sir William guardò in faccia al re con uno sguardo +il più scrutatore, ma fu impossibile di leggere più +<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> +in là della maschera; Ferdinando aveva a sua disposizione +un certo giuoco di fisionomia bonaria, che +avrebbe fatto scambiare lui, il re astuto per eccellenza, +per l’uomo più ingenuo del mondo. +</p> + +<p> +— Va bene, sire, rispose sir William, voi mi date +un congedo d’un mese, non è vero? +</p> + +<p> +— Con mio grande rincrescimento, perchè non +vorrei lasciare nemmeno per un giorno solo un compagno +così buono come siete voi; ma se voi me lo +comandate, e specialmente per un affare così importante, +come quello di far riconoscere il vostro matrimonio, +comprenderete bene che io non ve lo saprei +rifiutare. +</p> + +<p> +— Non ho dunque che a scrivere a Londra, perchè +il mio arrivo non arrechi una brusca sorpresa. +</p> + +<p> +— Aspettate, posso risparmiarvi questo ritardo. +</p> + +<p> +— Ne sarò molto obbligato a vostra maestà. +</p> + +<p> +— Or bene, le lettere che io ricevo da mio cognato +l’imperatore d’Austria e da mio cognato il re di +Francia, possono essere giudicate abbastanza importanti +per essere comunicate senza ritardo a monsignor +Pitt; dico monsignor Pitt, perchè da voi, è +presso a poco come qui, il re non è nulla, ed il ministro +è tutto; senza di che vi avrei detto al re +Giorgio III. Vi confiderò gli originali stessi di queste +lettere, con una mia autografa per mio fratello +il re della gran Brettagna, e compiendo in tal modo +la missione di cui v’incarico, voi farete il vostro +affare come crederete. +</p> + +<p> +Sir William non poteva desiderare di meglio; egli +ricevette seduta stante, le lettere che doveva comunicare +al re d’Inghilterra ed al suo ministro, e la +<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> +sera stessa su di un piccolo bastimento della marina +reale, che il re mise a nostra disposizione, partimmo +per Livorno. +</p> + +<p> +Sir William dovea consegnare, passando per Firenze, +una lettera al gran duca Leopoldo, poi da Firenze +dovevamo continuare il nostro viaggio in posta; +la feluca reale attendeva il nostro ritorno a +Livorno. +</p> + +<p> +Si sarebbe detto che il tempo era d’accordo colle +nostre impazienze, avemmo costantemente il vento +favorevole, e facemmo la traversata in tre giorni. +</p> + +<p> +Sir William, compì la sua missione presso il gran +duca Leopoldo che trovò molto inquieto sul modo +con cui andavano le cose di Francia. +</p> + +<p> +Tutto accennava ad una prossima rivoluzione, ed +i primi avvenimenti dell’anno 1789, in cui eravamo +giunti, indicavano che questa rivoluzione sarebbe +stata seria, e si sarebbe fatta sentire per tutto il +mondo. +</p> + +<p> +Egli non poteva adunque che approvare il viaggio +di sir William a Londra, e lo scopo apparente pel +quale aveva fatto questo viaggio; non era pure meno +inquieto sul conto di suo fratello Giuseppe II, imperatore +di Germania, la cui salute andava affievolendosi. +</p> + +<p> +— Vedremo, disse egli, come da tutto ciò uscirà +nostro cognato Ferdinando IV, che pretende di avere +la felicità di non mantenere un filosofo nei suoi stati. +</p> + +<p> +In tutti i casi egli avvisava che l’Austria, il re di +Napoli, il santo Padre e tutti i principi d’Italia, dovessero +fare una lega offensiva e difensiva, e stabilire +una specie di cordone sanitario per impedire +alle idee rivoluzionarie di passare le Alpi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> +</p> + +<p> +Noi partimmo da Firenze per la posta, attraversammo +il S. Gottardo e la Svizzera, e arrivammo +ai Paesi Bassi, ove ci imbarcammo per l’Inghilterra. +</p> + +<p> +Arrivammo a Londra in punto a dieci mesi dopo +che l’avevamo lasciata, e scendemmo al palazzo di +sir William Hamilton. +</p> + +<p> +Nello stesso giorno fu ricevuto dal re. +</p> + +<p> +Io aspettava con una certa ansietà; ritornando a +Londra, io era ritornata, per così dire, nella mia vita +passata, e m’era trovata in faccia alla miseria ed +alla vergogna dei miei primi anni; poteva venir +qualche scrupolo al re, e se la mia presentazione +fosse stata rifiutata a sir William, sebbene io fossi +Lady Hamilton, ricadevo però più bassa di quanto +era partita. +</p> + +<p> +Sir William ritornò tutto in gioia; la mia presentazione +doveva aver luogo il lunedì seguente; il re +non aveva fatto alcuna difficoltà, e si era mostrato +più che mai gentile, affettuoso e pieno di amicizia +per lui. +</p> + +<p> +Lo stesso giorno sir William mi espresse il desiderio +di portare a Napoli un mio ritratto fatto da +Romney, che allora era il gran pittore alla moda. +Era impossibile che sir William non conoscesse +punto le mie antiche relazioni con Romney; ma +egli era così poco mio marito, che compresi benissimo +che egli non lasciò a divedere di nutrire +gelosia per questo grande artista. +</p> + +<p> +Fu convenuto che alla mattina appresso saremmo +andati a sorprenderlo nel suo studio in Cavendish +Square. +</p> + +<p> +Era troppo sicura della cortesia di Romney per +avere bisogno di prevenirlo con una lettera di non +<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> +vedere in me che Lady Hamilton; e più ancora sicura +dell’impero che io aveva sopra sir William, mi +faceva una festa della sorpresa, che avrebbe prodotto +in Romney la mia presenza inaspettata. +</p> + +<p> +Siccome sir William desiderava di avere il mio ritratto +rappresentante un’Odalisca, vestii un magnifico +abito turco, e salimmo in una carrozza chiusa +che ci condusse a Cavendish Square, poco lungi +dal palazzo di sir William. +</p> + +<p> +Io conosceva quella casa; essa avea conservato, +bisogna dirlo, alcuni dei miei buoni ricordi, e senza +essere mai stata innamorata di Romney, nel senso +che si accorda alla parola, io l’aveva amato teneramente, +e la sua memoria non s’affaccia mai alla mia +mente senza essere accompagnata da un sorriso del +mio labbro. +</p> + +<p> +Era sempre lo stesso domestico che lo serviva. +Egli mi riconobbe, gli feci un segno indicandogli +coll’occhio mio marito che mi seguiva; ed egli mi +provò di aver compreso, domandandomi se doveva +annunziare sir William e Lady Hamilton; gli risposi +di no, volendo fare al suo padrone una visita d’amicizia +e non di cerimonia, e che ci saremmo annunciati +da noi. +</p> + +<p> +Si ritirò e mi lasciò passare. +</p> + +<p> +Entrammo nello studio di Romney; le quattro +parti del mondo erano state messe a contribuzione +per adornare questo splendido tempio dell’arte: trofei +che riunivano le più belle armi dei popoli selvaggi +e dei civilizzati, le frecce dell’Indiano della +Florida, i cangiar dell’Asia e le spade di Damasco, +le pelli di tigre del Bengala, le pelli di leone dell’Atlante, +<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> +d’orsi della Siberia e di pantere della Persia, +sparsi sotto i mobili, si stendevano sotto i nostri +piedi, e tappezzavano la base delle pareti coperte +da meravigliosi schizzi dell’autore che visitavamo. +Non vi era un angolo in questa vasta camera +ove l’occhio potesse riposare senza cadere su di un +oggetto prezioso, e per valore materiale e per valore +artistico. +</p> + +<p> +Romney era occupato a dare l’ultimo tratto di pennello +ad un’Erigone che si rotolava con una tigre +su di un tappeto di fiori. L’Erigone aveva una lontana +somiglianza con una certa Emma Lyonna, e +provava che questa Emma Lyonna non era affatto +scomparsa dalla memoria del pittore. +</p> + +<p> +Al rumore della porta non si mosse: senza dubbio +aveva semplicemente creduto che il suo domestico +fosse venuto per mettere l’ordine o il disordine +in qualche cosa. +</p> + +<p> +Gli toccai la spalla colla mano, si volse, mi riconobbe, +mise un grido, e scorgendo mio marito si +levò facendomi un inchino. +</p> + +<p> +— Ancora più bella di prima, mi disse, non l’avrei +creduta possibile una tal cosa; poi volgendosi a sir +William: +</p> + +<p> +— Accogliete tutti i miei complimenti, milord, gli +disse, e ditemi tosto se posso avere la fortuna d’esservi +utile in qualche cosa. +</p> + +<p> +Poi colla sua maravigliosa cortesia, Romney, come +se mi vedesse per la prima volta, ci fece gli onori +del suo studio. +</p> + +<p> +Sir William gli disse che desiderava un mio ritratto +alla foggia in cui mi trovava. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> +</p> + +<p> +Romney tutto contento, prese all’istante una gran +tela e schizzò tutta la composizione. +</p> + +<p> +Si convenne che vi andassi tutti i giorni per la +posa, e Romney promise che in capo ad otto giorni +il ritratto sarebbe finito. +</p> + +<p> +Il giorno dopo sir William mi condusse a Cavendish +Square, ma siccome doveva andare in varii +luoghi, si contentò di lasciarmi nel suo studio, e +ritornò alla carrozza, promettendomi di venirmi a +prendere fra due ore. +</p> + +<p> +In queste due ore Romney ebbe la garbatezza di +non dirmi una parola, di non fare la minima allusione +che potesse ricordare la nostra intimità passata; +mi parlò di Roma e di Napoli, discorremmo +un po’ di tutto, e promise di venirci a fare una +visita. +</p> + +<p> +Era, lo confesso, un poco punta da una tale delicatezza: +io la comprendeva, ma mi stringeva il +cuore. +</p> + +<p> +La donna anche quando oblia, non vuol essere +dimenticata. +</p> + +<p> +Sir William ritornò più tardi di quanto aveva +detto, di modo che il ritratto andava avanti. Aveva +veduto monsignor Pitt, gli aveva mostrato le lettere +di Maria Antonietta e dell’imperatore Giuseppe II, +e aveva parlato a lungo degli affari di Francia. +</p> + +<p> +Le cose andavano alla peggio, il freddo e la fame +sembravano essersi data la parola per far dei Francesi +altrettanti diavoli arrabbiati. +</p> + +<p> +Si parlava della riunione degli Stati Generali pel +4 aprile. Monsignor Pitt fissava a quell’epoca il principio +della rivoluzione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> +</p> + +<p> +Sir William aveva ricevuto pieni poteri di trattare +a Napoli gli affari d’Inghilterra come egli intendeva, +salvo sempre, ben inteso, l’onore e gl’interessi +della Gran Bretagna. +</p> + +<p> +Non disse nulla di tutto ciò, s’intende, dinanzi a +Romney; ma a me sola riconducendomi a casa. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span></p> + +<h2>X.</h2> +</div> + +<p> +Il lunedì seguente, 20 marzo 1789, giorno della mia +presentazione, non vi fu seduta da Romney, ben si +intende: tutta la giornata fu consacrata ai preparativi +di questa grande cerimonia e particolarmente +alle cure della mia toletta. +</p> + +<p> +Dopo la mia presentazione vi fu gran ballo a +Corte. +</p> + +<p> +Il re, vedendomi a comparire, mi venne incontro +con una galanteria graziosa, mi offerse la mano e +mi condusse al mio posto, non cessando di parlarmi, +se non per trattenersi con sir William. +</p> + +<p> +Il re mi aveva appena lasciata, che il principe di +Galles venne alla sua volta; allora, mio malgrado +la mia testa era occupata da un solo pensiero; cioè +<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> +quando mi trovava semplicemente vestita da dama +di compagnia sul terrazzo di miss Arabella, la sera +in cui essa aveva ricevuto il principe di Galles: mi +pareva di vederli tutti e due alla finestra, poi ritornare +nella sala, e quantunque esposti a mezza luce, +mi parvero brillanti di gioventù e di desiderio. +</p> + +<p> +Non so ciò che il principe mi disse, nè mi ricordo +ciò che gli risposi: tutte le fibre della memoria mi +distoglievano la mente dal presente, e la facevano +viaggiare a ritroso nel passato: dovetti sembrare +stupida al principe. +</p> + +<p> +Questa sera fu per me una serata di orgoglio e +di dolore. D’orgoglio, perchè aveva raggiunto il mio +scopo; ricevuta ufficialmente alla Corte d’Inghilterra, +come sposa di sir William Hamilton, nessuna +altra corte poteva rifiutarsi di ricevermi, e come +ambasciatrice di una grande potenza, veniva per +rango immediatamente appresso alle principesse del +sangue; di dolore, perchè ogni sorriso, ogni sguardo +obliquo, ogni parola detta all’orecchio, mi sembrava +un insulto, che strisciando sotto l’erba, era pronto +a levare la testa tostochè io fossi uscita. +</p> + +<p> +Sir William era maravigliosamente tranquillo e +soddisfatto: se per diventare sua moglie io fossi +uscita dal chiostro più austero, dal convento il più +chiuso, non sarebbe parso più altero di me. +</p> + +<p> +Però quella sera mi parve lunga, e benchè mi fossi +ritirata ad un’ora di giorno, pure mi sentiva affranta. +</p> + +<p> +Il giorno dopo mi guardai bene dal mancare alla +seduta; aveva bisogno di vedere un viso amico; sentiva +che quella sera non aveva veduto che delle maschere. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> +</p> + +<p> +Romney era uscito per affari indispensabili, mi +fece dire che mi pregava di perdonargli, ma che lo +aspettassi. +</p> + +<p> +Sir William, che ancora in quel giorno doveva +andare in varii luoghi, prese la carrozza e mi lasciò +da Romney. +</p> + +<p> +Io l’aspettava con una suprema impazienza, era +io che dovea dargli le notizie; e mi sembrava che +egli dovesse darmene. +</p> + +<p> +Così, quando intesi il suo passo, quando riconobbi +la sua voce nella camera vicina, quando vidi +aprirsi la porta, mi slanciai verso di lui per interrogarlo. +</p> + +<p> +— Ebbene? gli dimandai. +</p> + +<p> +Qualche cosa di consimile balenò pure alla sua +mente, perchè quantunque fosse vaga la mia interrogazione, +egli rispose direttamente alla mia idea. +</p> + +<p> +— Ebbene, ieri voi avete avuto un esito strano; questa +mattina sono corso per la città per avere vostre notizie, +e non ho veduto che delle donne furiose; sembra +che ieri foste miracolosamente bella; si parla +di tre duchesse morte di gelosia; altre vedendo il +re condurvi alla vostra sedia, ed il principe di Galles +a parlare con voi, si sono morse le dita per la +collera, e minacciano di diventare idrofobe. Finisco +ora d’aver schizzato il ritratto di Lady Craven, che +è una buona inglese puro sangue, e che ora, dopo +14 anni d’unione, ha ottenuto il suo divorzio da Lord +Craven. Essa era là e rise di tutto cuore vedendo i +visi che vi facevano; le dissi che vi avrei veduta da +me, essa mi rispose semplicemente: — «fatele i miei +complimenti, e ditele che è la più bella creatura +che abbia mai veduta.» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> +</p> + +<p> +Io presi la mano di Romney, e gliela strinsi di +tutta forza; avrei desiderato di abbracciarlo; egli +m’ispirava nelle vene il sentimento divino della vendetta +soddisfatta. +</p> + +<p> +Il giorno dopo tutti i giornali rendevano conto +del ballo di corte: alcuni non mi risparmiarono; +ma non importa, la mia causa rispetto alla regina +di Napoli era vinta. +</p> + +<p> +Al settimo giorno il mio ritratto era finito; ma a +motivo degli accessorii orientali, di cui mi aveva +circondato Romney, era diventato un quadro più +che non un semplice ritratto. Sir William del resto +maravigliato del talento con cui era eseguito, chiese +a Romney di spingere la compiacenza fino a voler +ricominciare il lavoro, e farne un altro tanto semplice +quanto l’altro era lavorato. +</p> + +<p> +Romney non chiese di meglio. Egli pretendeva di +avere tanto piacere di lavorare vicino a me, che +non avrebbe voluto mai altro modello. +</p> + +<p> +Nel giorno stesso, in cui finì il primo, incominciò +il secondo; esso era di una semplicità veramente +greca. +</p> + +<p> +Aveva la testa spoglia che, veduta di faccia, era +un po’ inclinata sulla spalla destra; i miei lunghi +capelli sciolti cadevano ondeggianti sul mio petto +velato appena da una tonaca di mussolina; un mantello +di cascemiro rosso mi copriva le spalle: il mio +solo gioiello era una cintura d’oro cesellata alla +foggia araba, che incastonava un cammeo rappresentante +Sir William Hamilton. Questo che a mio parere +era ancor superiore al primo fu finito in cinque +giorni. Fu quello che fu dato da Sir William +a Lord Nelson, e che questi aveva nella cabina +<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> +del <i>Fulminante</i>, e che mi fu restituito dopo la sua +morte, e che nella meschina capanna in cui scrivo +queste memorie, ancora oggi è appeso a lato al suo. +Nei miei momenti di miseria mi furono offerte fino +a 12,000 lire dei due ritratti; non ho voluto mai separarmi +da loro; essi saranno la dote della mia +Orazia. +</p> + +<p> +Durante il nostro soggiorno a Londra, Sir William +diede qualche serata, ove fu invitata tutta la +<i>gentry</i> della capitale; qualche donna che aveva creduto +opportuno di farsi ritrosa passando al di là +della quarantina, non giudicò conveniente di onorarle +della sua presenza; ma le giovani e belle donne +dell’aristocrazia non vi mancarono. Sir William volle +che in due di queste serate rappresentassi alcune +scene di carattere; in una recitai il soliloquio di +Giulietta, nell’altra cantai la scena mimica della +Nina. +</p> + +<p> +Quella sera produssi un vero entusiasmo; Romney +principalmente era come un pazzo. +</p> + +<p> +Il giorno dopo scrisse ad uno de’ suoi amici. +</p> + +<p> +«Nella mia ultima lettera credo di avervi informato +che era a pranzo da Sir William e sua moglie; +alla sera molte persone della nostra prima società +eransi riunite per udirla a cantare: nel serio come +nel comico, per la sua grazia come per il suo ingegno, +essa eccitò l’ammirazione di tutti; ma la sua +Nina sorpassò ciò che si può vedere, ed io credo che +nessuno non saprebbe eguagliarla, per l’anima che +vi mette: tutta la società era a bocca aperta, tanto +la sua scena è semplice, grande, terribile e patetica.» +</p> + +<p> +I miei due ritratti furono imballati colla più gran +<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> +cura, e Sir William non volendosi separare da ciò +che chiamava <i>il suo tesoro</i>, combinò in modo di prenderseli +in viaggio con noi. +</p> + +<p> +Lasciammo Londra il 20 aprile; per curiosità Sir +William volle ritornare per Parigi. L’Inghilterra che +doveva fare una guerra così accanita alla Francia, +era ancora in pace con essa. Nulla impediva dunque +a Sir William di seguire a questo riguardo la +sua fantasia. +</p> + +<p> +Arrivammo il 26 in buon punto per essere spettatori +di una sommossa; grazie dell’avviso! quella +sommossa fu quella che prese il nome dal sobborgo +S. Antonio. +</p> + +<p> +Sir William aveva fatto ogni premura per vedere +l’apertura degli Stati generali che doveva aver luogo +il 27. +</p> + +<p> +Arrivando, intese che era rimessa al 4 di maggio. +</p> + +<p> +Invece dell’apertura degli Stati generali, avemmo +l’incendio ed il saccheggio del magazzino Reveillon. +</p> + +<p> +Si sapeva fin dal giorno prima che qualche cosa +doveva succedere; perchè alla sera Sir William entrò +con un permesso per vedere la Bastiglia. +</p> + +<p> +Noi ne approfittammo pel giorno seguente. +</p> + +<p> +Mano mano, che noi ci avvicinavamo alla Bastiglia, +la folla si faceva più numerosa; credevamo di +non poter mai arrivare colla nostra carrozza alla +porta d’entrata. +</p> + +<p> +Finalmente ci entrammo, ma in mezzo ai fischi +ed alle ingiurie; il popolo francese mi parve ben +mutato dall’epoca in cui l’aveva veduto la prima +volta. +</p> + +<p> +Il signor Delaunay, prevenuto che l’ambasciatore +d’Inghilterra e sua moglie visiterebbero la Bastiglia, +<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> +ci attendeva per farci egli stesso gli onori del +castello reale. +</p> + +<p> +Ci chiese prima se volevamo vedere i suoi prigionieri, +almeno quelli che gli era permesso di mostrarci. +</p> + +<p> +Mi informai se mi era permesso di liberarne qualcuno. +</p> + +<p> +Il signor Delaunay mi rispose che la sua cortesia +non poteva andare fin là. +</p> + +<p> +— Allora, gli dissi, non potendo far nulla per essi, +desidero piuttosto di non vederli. +</p> + +<p> +— Che volete vedere allora? Parigi dall’alto della +torri? +</p> + +<p> +La cosa era molto facile; il signor Delaunay, ci +precedeva col cappello in mano, e per quante istanze +gli feci non volle mai metterlo in testa. +</p> + +<p> +Io diceva a me stessa, come mai un gentiluomo +tanto cortese e di sì belle maniere, poteva essere +così spietato, o piuttosto così cupido verso i suoi +prigionieri. +</p> + +<p> +Si raccontavano di lui dei tratti di avarizia incredibili. +Tutti gl’impieghi della Bastiglia, fino a quello +di guattero, si vendevano e dipendevano da lui. Con +sessanta mila lire di stipendio, dicesi, che trovava +modo di formarsene centoventi, egli guadagnava su +tutto: sulla legna, sul vino. Il terrazzo di un bastione +era stato convertito in giardino per il passeggio +dei prigionieri; egli trovò modo di ricavarne +cento franchi l’anno affittandolo ad un giardiniere. +</p> + +<p> +Quando fummo in cima alle torri, da un lato +spingevamo lo sguardo fino in fondo al baluardo del +Tempio, dall’altro fino al giardino del re, verso oriente +<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> +fino alla barriera del trono, e ad occidente fino agli +Invalidi. +</p> + +<p> +Di là solamente potemmo apprezzare quanto fosse +numerosa la folla a traverso la quale eravamo passati, +e che ora dominavamo. +</p> + +<p> +Tutta questa folla si recava verso il sobborgo San +Antonio, e sembrava irritata, ed alcuni in passando +facevamo i pugni alla Bastiglia. +</p> + +<p> +Il signor Delaunay se ne rideva. +</p> + +<p> +Gli chiesi donde veniva tutto questo rumore e +tutti questi clamori del popolo. +</p> + +<p> +Mi rispose che il popolo di Parigi, preso da vertigine +e pieno di malvolere, pretendeva morire di fame; +ora il cartaio Reveillon, uno di quegli aristocratici +del commercio, — i peggiori fra gli aristocratici, — sosteneva +che l’operaio guadagnava ancor +troppo, e che abbisognava ridurre la sua mercede +giornaliera a quindici soldi; si aggiungeva che doveva +essere decorato del cordon nero di S. Michele +dalla corte che si assicurava in lui un elettore realista. +</p> + +<p> +Tutta questa comitiva era diretta verso la sua +casa; le grida che metteva eran grida di morte contro +il cartaio. +</p> + +<p> +Per fortuna egli era nascosto, e non lo si trovò +in casa: allora in un momento, con un fascio di paglia, +si fabbricò un fantoccio, un rigattiere recò un +abito vecchio, e tostochè il fantoccio fu vestito, gli +si aggiustò un cordone nero al collo, e lo si appese +in cima ad una pertica, e la si faceva passeggiare +per le vie di Parigi. +</p> + +<p> +Il corteggio ripassò innanzi alla Bastiglia per andare +ad abbrucciare il fantoccio al palazzo municipale, +<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> +ma allontanandosi minacciò di venire il giorno +dopo ad appiccare il fuoco alla casa. +</p> + +<p> +— Se voi volete vedere ciò, ci chiese galantemente +il signor Delaunay, ritornate dimani alla stessa ora; +sarà una cosa curiosa, io credo. +</p> + +<p> +— Ma, gli diss’io, dal momento che questa gente +manifesta apertamente la sua intenzione, dimani la +polizia prenderà le sue misure e si opporrà. +</p> + +<p> +— Oh Milady, disse ridendo il signor Delaunay, +voi vi credete ancora in Inghilterra ove un conestabile +col suo piccolo bastone disperde, toccando il +capo della sommossa, un assembramento di cento +mila persone. Disingannatevi, Milady; noi siamo in +Francia, ed in Francia quando il popolo comincia +a farne delle sue, non si ferma là così. Fatemi l’onore +di accettare dimane un asciolvere; metterò un +uomo in sentinella sulle torri per avvertirci quando +lo spettacolo comincerà, e vi prometto alle frutta un +saccheggio che sarà forse un incendio. +</p> + +<p> +Guardai in faccia a sir William; egli lesse nei miei +occhi il desiderio che aveva di assistere allo spettacolo +promesso; e siccome egli non aveva altra volontà +che la mia: +</p> + +<p> +— Signore, disse, eccettuato l’asciolvere, io e Milady +accettiamo l’offerta che ci fate. +</p> + +<p> +Il signor Delaunay fece un inchino. +</p> + +<p> +— C’è un male, però, signore, diss’egli; le due offerte +vanno insieme e non possono essere disgiunte; +mi si offre un’occasione di ricevere alla mia tavola +uno dei primi dotti del mondo forse, e senza dubbio +la più bella donna di Inghilterra, e quest’occasione +non la lascerò sfuggire. +</p> + +<p> +Io era maravigliata e nel medesimo tempo accarezzata +<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> +da questa galanteria francese, che sorgeva +come un fiore naturale fin dalle fessure delle pietre +di una prigione. +</p> + +<p> +— Ebbene, signore, gli dissi, io accetto anche in +nome di mio marito: ma ad una condizione. +</p> + +<p> +— Una condizione posta da voi, Milady, si accetta +ad occhi chiusi, foss’anche quella di consegnarvi le +chiavi della Bastiglia; dite questa condizione. +</p> + +<p> +— Che voi ci darete l’ordinario dei prigionieri, +onde mi ricordi di aver pranzato in una prigione. +</p> + +<p> +— Su questo punto vi posso soddisfare, Milady; +vi prometto l’ordinario dei prigionieri. +</p> + +<p> +— In parola d’onore? +</p> + +<p> +— Da gentiluomo. +</p> + +<p> +— Io gli porsi la mano. +</p> + +<p> +— So bene, gli dissi, che quando un Francese ha +detto ciò, si farebbe piuttosto ammazzare che mancare +di parola. A dimani, signore. +</p> + +<p> +E in ciò, ci accomiatammo dal galante governatore +della Bastiglia. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span></p> + +<h2>XI.</h2> +</div> + +<p> +In attesa dello spettacolo promesso pel giorno seguente, +sir William mi chiese dove desiderassi di +passare la sera; senza esitare risposi: alla Commedia +francese. Il teatro era e fu sempre la mia +passione, e quando penso che se al momento della +mia miseria Drury Lane non fosse stato incendiato, +probabilmente vi avrei fatto le mie prime prove e +sarei diventata la rivale di Maria Siddons, in vece di +essere diventata quella di Aspasia. +</p> + +<p> +Ciò sarebbe stato probabilmente meglio per la +salvezza dell’anima mia e per la tranquillità della +mia coscienza. +</p> + +<p> +Si rappresentava la <i>Berenice</i> di Racine. +</p> + +<p> +Sir William mandò a prendere un palco; gli si +rispose che non ve n’erano più. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> +</p> + +<p> +Nessun palco disponibile! in mezzo alle sommosse +ed alla carestia; non è nemmeno credibile. +</p> + +<p> +Chiedemmo la causa di quell’affluenza; ci si rispose +che un giovane tragico, che da due anni appena +calcava la scena, e che otteneva gli applausi +più grandi e più meritati, rappresentava per la prima +volta in quella sera la parte di Tito. +</p> + +<p> +Chiesi che nome aveva; — si chiamava Francesco +Talma. +</p> + +<p> +Sir William mi vide talmente contrariata per questo +contrattempo, che scrisse in quel momento al suo +collega ambasciatore d’Inghilterra presso la Corte +di Francia per chiedergli se per avventura non avesse +un palco da dargli per la commedia francese. +</p> + +<p> +Sua signoria che probabilmente non era ammogliato, +o aveva una moglie che non amava la commedia, +rispose che con suo grande rincrescimento +non poteva soddisfare al desiderio di sir William; +Sua signoria non teneva palco. +</p> + +<p> +Era talmente disperata, che pregai sir William di +far salire l’albergatore e d’interrogarlo per sapere +se conoscesse qualche mezzo per procurarsene uno, +ovvero alcuni posti qualunque fossero. +</p> + +<p> +— Non conosco che un solo mezzo, ci disse: scrivere +al signor Talma in persona. +</p> + +<p> +Sir William fece un movimento di rifiuto. +</p> + +<p> +— È un giovane educatissimo, diss’egli a sir +William, che conosce la migliore società di Parigi; +è un eccellente patriota, e certamente se Vostra +Signoria si degna di onorarlo, farà tutto ciò che +potrà per procurarle il piacere di vederlo. +</p> + +<p> +Sir William si volse dalla mia parte per interrogarmi +<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> +su di ciò che doveva fare; egli mi trovò colle +mani giunte e col viso supplichevole. +</p> + +<p> +— Ebbene, diss’egli, giacchè lo vuoi. +</p> + +<p> +Prese la penna e scrisse: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Sir William Hamilton ambasciatore di S. Maestà +Britannica, e Lady Hamilton sua moglie hanno l’onore +di presentare i loro complimenti al signor Talma +e di esprimergli il desiderio di vederlo a rappresentare +questa sera la parte di Tito; tutte le loro premure +per procurarsi un palco sono state vane; essi +si trovano obbligati, anche a rischio di rendersi importuni, +di ricorrere a lui e di chiedergli due posti +nella sala, qualunque fossero, purchè una Lady vi +possa andare». +</p> + +<p class="indr"> +«27 aprile 1789» +</p> +</div> + +<p> +— V’incaricate voi di far ricapitare questa lettera +al signor Talma? dimandò sir William all’albergatore. +</p> + +<p> +— Certamente, è la cosa più facile del mondo. +</p> + +<p> +— E di farci avere la risposta? +</p> + +<p> +— Più ancora, mylord, disse il nostro albergatore; +per essere sicuro che la commissione sia ben eseguita, +vado a farla io stesso. +</p> + +<p> +E senza aspettare i nostri ringraziamenti, partì +portando seco la lettera. +</p> + +<p> +— Davvero, mormorò sir William, a malincuore bisogna +convenire che questo popolo francese è pure +assai garbato; peccato che sia tanto leggiero. +</p> + +<p> +Sir William era lungi dal dubitare che i francesi +si correggessero presto della qualità per cui li lodava, +e del difetto di cui li rimproverava. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> +</p> + +<p> +In capo ad un quarto d’ora il nostro albergatore +ritornò tutto giulivo; aveva un viglietto in mano. +</p> + +<p> +— Voi avete un palco? esclamai scorgendolo. +</p> + +<p> +— Sì, l’ho, diss’egli, sollevando in aria il viglietto, +eccolo. +</p> + +<p> +Gli presi di mano il viglietto; esso racchiudeva +una piccola cartolina con queste cinque parole: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +— <i>Buono pel mio palco</i>. — +</p> + +<p class="indr"> +<span class="smcap">Talma</span>.» +</p> +</div> + +<p> +e più sotto. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +— <i>Entrata degli artisti</i>. — +</p> +</div> + +<p> +Io m’impossessai tutta contenta del palco. +</p> + +<p> +— Aspettate, mi disse sir William; Tito ci fa l’onore +di risponderci. +</p> + +<p> +— Ah vediamo, e lessi: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Il cittadino Talma è dolentissimo di non poter +offrire all’illustre sir William Hamilton ed a Milady +Hamilton che il suo palco posto sulla scena. +Ma, come si trova, glielo offre coll’espressione della +sua riconoscenza la più tenera, per avere voluto +pensare a lui. +</p> + +<p class="indr"> +«27 aprile 1789.» +</p> +</div> + +<p> +Era impossibile di contenersi meglio nei limiti +della convenienza più assoluta. +</p> + +<p> +Alle sette ore e mezza precise noi eravamo in +teatro. Il portiere che ci attendeva al portone ci fece +attraversare la scena, e ci condusse al palco. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> +</p> + +<p> +Era facile di vedere che colui che ce lo prestava +ci aveva messo tutta la galanteria di cui è capace +un artista. +</p> + +<p> +Un grande specchio decorava una parete; i mobili +erano coperti da stoffe turche ricamate in oro; +questo palco mi ricordava in miniatura lo studio di +Romney. +</p> + +<p> +Io era incantata di essere sulla scena, e aveva un +piacere dieci volte maggiore che se fossi stata nella +sala, fosse stata pur messa a mia disposizione la +loggia reale. +</p> + +<p> +Aspettava con impazienza che si levasse il sipario. +Ma per questa attesa ebbi anche uno spettacolo +più curioso di quello della tragedia, quello del dietro +scena. +</p> + +<p> +Tutti gli artisti si trattenevano dal loro collega +Talma, e si facevano dimande sulle nuove eccentricità +della foggia di vestire che egli si sarebbe permesso. +Essi chiamavano eccentricità quel lavoro +pieno di scienza a cui si dedicava Talma per ricondurre +il teatro alla verità storica. In fine la campana +si fece sentire, si diedero i tre colpi, il direttore +dispose gli artisti, e si levò il sipario. +</p> + +<p> +Confesso che quando Talma entrò alla prima scena +del secondo atto, misi un grido di ammirazione. +Mi sembrava di veder camminare una statua romana. +</p> + +<p> +La testa particolarmente era superba, i capelli tagliati +corti ed arricciati alla foggia antica, la corona +d’alloro d’oro posava sui suoi capelli; il mantello +di porpora, non già attaccato ma gettato +senza cura sulle spalle, permetteva a chi lo portava +di avvolgerselo in mille guise; tutto ciò dava una +<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> +singolare verità all’artista che riconduceva gli spettatori +a 1700 anni addietro. +</p> + +<p> +Tutti gli altri commedianti mi sembravano maschere. +</p> + +<p> +La parte di Berenice era sostenuta, per quanto +mi posso ricordare, da una giovine e bella artista +chiamata madamigella Vestris; essa aveva un abito +all’antica, i capelli incipriati e il guardinfante. +</p> + +<p> +Quando entrò alla quarta scena del second’atto, +e si trovò in presenza di Tito, fece dapprima un movimento +di sorpresa, poi represse un violento scoppio +di riso; Tito aveva le braccia e le gambe ignude, +mentre gli altri avevano delle maglie di cotone, e +dei calzoni di seta. +</p> + +<p> +Pure declamò con tutta l’anima che potè mettere +nella sua lunga parlata, che cominciò con questo +verso: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">«Non ti lagnar, signor, se un indiscreto</p> +<p class="i01">zelo mi spinse.... ecc.</p> +</div></div> + +<p> +e finisce: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">«Signor! presente almeno ero al pensiero?»</p> +</div></div> + +<p> +Ma finito questo verso, invece di ascoltare la risposta +di Tito, lo guardò da capo a piedi, mentre +che Tito le diceva alla sua volta: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">«Donna, non dubitar! n’attesto il Cielo,</p> +<p class="i01">Berenice a’ miei occhi è ognor presente,</p> +<p class="i01">Tempo od assenza ti rinnovo il giuro,</p> +<p class="i01">Non possono rapirti al cor che t’ama.</p> +</div></div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> +</p> + +<p> +— Mi perdoni Iddio, Talma, mormorò la donna, ma +voi non avete la parrucca, ma voi non avete la maglia; +ma voi non avete i calzoni. +</p> + +<p> +Poi mentre Talma avea finito quanto doveva dire, +le rispose: +</p> + +<p> +— Cara amica, i Romani non ne portavano. +</p> + +<p> +Ed essa ripigliava con una nuova tenerezza: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i09"> «E vuoi giurarmi</p> +<p class="i01">Un affetto immortal, se tu mel giuri</p> +<p class="i01">Freddamente così?</p> +</div></div> + +<p> +Confesso che mi gettai indietro sullo sfondo del +palco per poter ridere in tutta libertà, mentre Sir +William, nella sua qualità di antiquario, si sfiatava +a dire: +</p> + +<p> +— Ma ha ragione, ha perfettamente ragione. Bravo +quel giovane, bravo; voi sembrate una statua trovata +ad Ercolano od a Pompei. <i>Perge sic itur ad +astra.</i> +</p> + +<p> +Il tragico fece un leggiero inchino verso di noi +in segno di ringraziamento. +</p> + +<p> +— Chi sono quelli che hai nel tuo palco? chiese +con un fare sgarbato madamigella Vestris seguitando +a recitare. +</p> + +<p> +— Sono artisti inglesi, rispose Talma con un leggiero +sorriso, che faceva valere anche per conto +dell’amore che Tito aveva per Berenice. +</p> + +<p> +— Sì, sì, artisti, signor Talma, esclamai io applaudendo, +avete ragione, veri artisti. +</p> + +<p> +I miei applausi raddoppiarono alla parlata di Tito; +questa parlata, che aveva insieme del disordine, dell’amore +e della dignità, fu ammirabilmente declamata +dal giovine tragico. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> +</p> + +<p> +Quando calò il sipario verso la fine del secondo +atto, si udirono grandi applausi nella sala, si gettavano +quasi fuori dei palchi e gridavano <i>bravo</i>. Ove +noi eravamo non potevamo vedere; ma gli artisti +si avvicinavano al sipario e guardavano dal foro che +vi era praticato. +</p> + +<p> +— Che c’è, che c’è dunque? chiedevano gli altri +commedianti, a quello che aveva la fortuna di stare +a quel foro. +</p> + +<p> +— Bene, rispose, non ci mancava che questa. +</p> + +<p> +— Ma che cosa? +</p> + +<p> +— Ecco che quel pazzo di Talma ha trovato degli +imitatori. +</p> + +<p> +— Come? soggiunse uno del commedianti; vi sarebbe +qualcuno in platea, che per avventura sia +senza calzoni? +</p> + +<p> +— No, ma vi è un giovane presso l’orchestra, che +dopo l’atto è andato probabilmente a farsi tagliare +i capelli: è acconciato <i>alla Tito</i>, ed è lui che si applaudisce. +</p> + +<p> +Fra il secondo ed il terzo atto l’esempio fu imitato +da tre o quattro giovani. All’ultimo atto Talma +aveva una ventina di imitatori nella sala. +</p> + +<p> +È inutile dire che da quella sera venne la moda +di portare i capelli alla Tito. +</p> + +<p> +Quando calò il sipario al quinto atto. — Dio mi +perdoni questa empietà sul mediocre intreccio della +Berenice, — sir William, prevenendo i miei desideri, +fece dimandare dal portiere <i>il cittadino</i> Talma: — ricordiamoci +che questo era il titolo che aveva preso +quando ci scrisse, — se potevamo ringraziarlo nel +suo camerino. +</p> + +<p> +Ci fece subito rispondere che era un grande onore +<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> +per lui, che non avrebbe ardito di aspettarsi; ma +poichè noi eravamo disposti di farglielo, lo accettava +con riconoscenza. +</p> + +<p> +C’incamminammo verso il suo camerino: il corridojo +era ingombro; però vedendo una signora che +sembrava essere dell’alta società, ciascuno si ritrasse +verso il muro, di modo che riuscimmo ad entrare. +</p> + +<p> +Tito ci aspettava alla porta per farci gli onori del +suo camerino; la nostra meraviglia fu grande quando +rivolgendosi a noi in perfetto inglese, ci chiese, o +piuttosto chiese a sir William se voleva o no conservare +l’incognito. +</p> + +<p> +Sir William rispose che non aveva alcun motivo di +nascondere <i>l’onore che egli faceva a sè stesso</i> venendo +a ringraziare un grande artista, facendogli i suoi +complimenti, e che anzi desiderava di essere presentato +alla società che si trovava nel suo camerino, +e che dall’apparenza doveva appartenere alla classe +più intelligente della società. +</p> + +<p> +Sir William non s’ingannava: Talma ci presentò +successivamente il poeta Mario Giuseppe Chenier, +di cui dovea rispondere il <i>Carlo IX</i>; Ducis di cui +facea fede il Macbet, il giovine Arnault di cui studiava +il <i>Mario a Minturno</i>; La Harpe che lo tormentava +per rappresentare il suo <i>Wasa</i>; il pittore David +che gli dava i modelli del vestiario; il cavalier Bertin +che cinque o sei mesi prima avea pubblicato il +suo libro degli amori, e che al giorno seguente o +l’altro doveva partire per S. Domingo, ove dovea morire +l’anno dopo; Parny, che si chiamava il Tibullo +francese, e che era in procinto di cantare la sua +Eleonora, mentre suo fratello, con minor poesia forse +ma con altrettanto spirito cantava madamigella +<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> +Comtas. Infine cinque o sei altri giovani, che avevano +tutti un nome, od erano per farselo. +</p> + +<p> +Sir William ebbe la sua corte, ed io la mia. Egli +entrò in una discussione sul modo di vestire degli +antichi con David e Talma: mentre io faceva sui +loro versi i complimenti al cavalier Bertin e Parny +e essi me ne facevano sulla mia bellezza. +</p> + +<p> +Sir William sempre preoccupato dei miei trionfi +me ne procurava uno. +</p> + +<p> +Egli invitò Talma, pregandolo d’invitare tutti gli +amici che si trovavano nel suo camerino, di venire +a passare la serata di domani all’hôtel des Princes. +</p> + +<p> +Se Talma consentiva a declamare dei versi di +Corneille, di Racine e di Voltaire, Lady Hamilton +declamerebbe da parte sua il Shakespeare. +</p> + +<p> +Talma era pregato di prevenire i suoi amici che +la serata sarebbe terminata con una cena. +</p> + +<p> +L’invito fu accettato all’unanimità; e ci ritirammo. +</p> + +<p> +Noi avevamo, se vi ricordate, da ricondurvi per le +due ore del giorno alla Bastiglia per asciolvere col +governatore. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span></p> + +<h2>XII.</h2> +</div> + +<p> +Ritornando, ringraziai Sir William Hamilton della +piacevole serata che mi aveva fatto passare; l’arte +in fin dei conti, mi sembrava sempre il mezzo al +quale era destinata, e se seguitando la mia vera vocazione, +avessi potuto entrare in un teatro, avrei +certamente lasciato una riputazione eguale a quella +di M. Champmesle e di mistress Siddons. +</p> + +<p> +Il giorno seguente alla mattina feci venire due +sarte, e feci loro il disegno di due vestiarj, che desiderava +di avere per la sera; quello di Ofelia e di +Giulietta. Dissi loro di prendersi in aiuto quante +operaie volessero, purchè i due abiti fossero finiti +per le otto ore della sera. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> +</p> + +<p> +Le due sarte m’impegnarono la loro parola, e +tanto sicura su questa parola, come lo era stata il +giorno innanzi sulla <i>fede di gentiluomo</i> del signor +Delaunay, salimmo in carrozza alle nove ore e mezza +per condurci alla Bastiglia; ma arrivando al baluardo +del Tempio, la folla era così grande, che ci fu impossibile +di andare innanzi. Allora prendemmo la via +del Tempio, e giungemmo sulla banchina della Senna +dalla parte del baluardo Bourdon. Da questa parte +lo spazio era libero, la sommossa non passava per +la Bastiglia, ma volgeva a sinistra verso il sobborgo +S. Antonio. +</p> + +<p> +Il signor Delaunay ci attendeva e la tavola era +messa con un gran lusso: c’invitò ad asciolvere senza +ritardo, atteso che la sommossa sarebbe verosimilmente +nel suo splendore verso mezzogiorno. +</p> + +<p> +Alla prima portata, la profusione delle vivande e +la finezza del vini ci accusavano che il signor Delaunay +non aveva mantenuto la sua parola di darci +l’ordinario dei prigionieri. +</p> + +<p> +Ma egli al contrario: +</p> + +<p> +— Milord, disse, voi mi avete imposto delle condizioni, +ma in esse mi avete lasciato tutta la latitudine. +Noi abbiamo alla Bastiglia prigionieri e prigionieri; +prigionieri che sono principi del sangue, +fino ai motteggiatori; ora per il vitto di un principe +del sangue sono fissate cinquanta lire al giorno, per +quello di un maresciallo di Francia trentasei, per +quello dei generali e brigadieri ventiquattro lire, +per quello di un consigliere quindici lire, per quello +di un giudice ordinario dieci lire, per quello di un +ecclesiastico sei lire, e per un motteggiatore uno +scudo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> +</p> + +<p> +— Ebbene? gli domandai, non indovinando molto +a che serviva questa lunga enumerazione. +</p> + +<p> +— Ebbene, soggiunse, io vi tratto da principi reali, +ecco tutto. +</p> + +<p> +— Noi abbiamo allora la colezione del signor de +Beaufort? gli domandai. +</p> + +<p> +— V’ingannate, cara amica, disse sir William; il +signor de Beaufort non è stato alla Bastiglia, ma a +Vincenne; è il signor de Condè che è stato alla Bastiglia. +</p> + +<p> +— Come? è qui che egli coltivava i suoi garofani! +se ve rimane ancora, me ne dareste uno, signor governatore? +</p> + +<p> +— V’ingannate ancora, disse sir William, quello +che faceva il giardiniere era Luigi II, il gran Condè. +Anch’egli è stato a Vincenne, a meno che non consideriate +per essere stato alla Bastiglia l’esservi +nato; allora è Enrico II suo padre, un sovrano assai +triste che è stato alla Bastiglia. +</p> + +<p> +— Alla buon’ora, disse il signor Delaunay; ecco +un dotto inglese che può istruirmi sulla storia della +mia fortezza. Alla salute della Torre di Londra, e +che sgombri sempre i re d’Inghilterra dai suoi nemici, +come la Bastiglia liberi i re di Francia dai +suoi. Posso affermare a Vostra Signoria che il duca +di Clarence non è stato annegato in un vino migliore +di quello ch’ella beve in questo momento. +</p> + +<p> +Avevamo appena vuotato i nostri bicchieri per +dare ragione al signor Delaunay, quando venne uno +ad annunciarci che se noi volevamo vedere la sommossa +in tutta la sua bellezza, non avevamo un momento +da perdere. +</p> + +<p> +Il signor Delaunay ci voleva trattenere a tavola; +<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> +ci affermava che avevamo tutto il tempo; ma la curiosità +vinse: insistemmo e salimmo sulla torre più +vicina al sobborgo S. Antonio. +</p> + +<p> +Difatti, appena giunti a quel punto elevato, da cui +non ci poteva sfuggire alcun particolare, noi vedemmo +quella scena terribile in tutta la sua sconcezza. +</p> + +<p> +— Ah! perdio! ci disse il signor Delaunay, volgendosi +pian piano verso sir William: io posso non +solamente mostrarvi il saccheggio di Reveillon, ma +lo stesso Reveillon in persona. +</p> + +<p> +— In che modo? +</p> + +<p> +— Dimenticava di dirvi che ieri mattina, egli, sapendo +che era minacciato nientemeno che di essere +appiccato, è venuto a dimandarmi un asilo che io, +ben inteso, gli accordai. Vedete quell’uomo piccino +coi capelli crespi, col viso contratto, che sembra prendere +tanto interesse a ciò che succede, e che si china +fuori dal parapetto in modo da far credere ch’egli +voglia gettarsi dalle mura? +</p> + +<p> +— È lui? +</p> + +<p> +— Egli stesso. +</p> + +<p> +E perchè non ne dubitassimo: +</p> + +<p> +— Eh! signor Reveillon, disse egli, che pensate +voi di ciò che succede laggiù? +</p> + +<p> +Reveillon raccapricciò. +</p> + +<p> +— Io penso, signor governatore, disse egli, che se +la Corte non avesse bisogno di una sommossa per +guadagnar tempo per gli Stati Generali, si sarebbero +spicciati presto con questa massa di saccheggiatori: +guardate! non è mica una derisione? +</p> + +<p> +Vi sono circa a due mila che saccheggiano la mia +casa, e che probabilmente vanno a metterla in fiamme. — Ebbene, +il signor di Besenval vi +<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> +manda — quanti? — contiamoli: — dieci — quindici — venti — venticinque — trenta. — Il +signor di Besenval invia +trent’uomini per contenerne due mila, senza contare +centomila spettatori che vi si divertono, e per +conseguenza li spingono a continuare. +</p> + +<p> +— Signor Reveillon, signor Reveillon, disse il signor +Delaunay, mi sembra che voi parlate assai +leggermente del governo di Sua Maestà, e mentre +vi trovate alla Bastiglia vi potrete anche restare. +</p> + +<p> +— Oh! disse il poverello, che la vista dei suoi mobili +che gettavano dalla finestra metteva alla disperazione; +io sono ben tranquillo; non è per i pari +miei che la Bastiglia è fatta, ma per i gran signori; +per voi, per esempio, se lo voleste. +</p> + +<p> +E si fermò esitando. +</p> + +<p> +— Ebbene? chiese ridendo il governatore. +</p> + +<p> +— Voi non avreste che a dire una parola, e mi +salvereste; perchè dimani sarò ridotto alla miseria. +</p> + +<p> +— E quale parola avrei a dire? +</p> + +<p> +— Voi non avreste che a dire: «fuoco,» ed uno +dei vostri cannoni non avrebbe che ad obbedire, e +la piazza sarebbe tosto sgombra. +</p> + +<p> +— Ma, disse sir William al governatore, mi sembra +che quest’infelice non abbia tutti i torti. +</p> + +<p> +— Anzi, rispose il signor Delaunay, egli ha invece +tutte le ragioni; ma io sono comandante di un castello +reale, io non posso movere un cannone, nè +abbrucciare un’esca senz’ordine del re. +</p> + +<p> +Intanto il saccheggio andava crescendo. Dopo il +saccheggio venne l’incendio; le fiamme cominciavano +ad uscire dalle finestre. Allora vennero alcune +compagnie di guardie francesi e fecero fuoco; due +o tre di quel miserabili caddero, ma gli altri respinsero +<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> +i soldati a colpi di pietra. — Io cercai cogli occhi +di vedere Reveillon; non vi era più: senza dubbio +la vista del saccheggio della sua casa l’aveva +così profondamente rattristato, che non aveva potuto +sopportarla più a lungo, ed erasi forse ritirato +in qualche camera della Bastiglia. +</p> + +<p> +Finalmente dopo due o tre ore, durante le quali +si lasciò sbizzarrire a lor talento i saccheggiatori, +vennero gli Svizzeri. I rivoltosi volevano fare a questi +ciò che fecero alle guardie francesi; ma gli Svizzeri +non erano di sì buona pasta, fecero fuoco davvero +non già a polvere ma a palla, uccisero una +ventina di persone e dispersero non solamente i +saccheggiatori ma anche i curiosi. +</p> + +<p> +Poi entrarono nella casa, trascinando fuori per la +via degli uomini che sembravano morti e invece +erano soltanto ubbriachi; quelli là li avevano trovati +in cantina; ma alcuni, credendo di bevere il +vino di Reveillon, avevano bevuto i colori della fabbrica, +e morirono avvelenati. +</p> + +<p> +In complesso vidi che una sommossa non era una +cosa gaia come credeva; quella aveva cominciato +coll’appiccare un fantoccio, e terminò col saccheggio +e coll’incendio di una casa, oltre la morte di +cinque o sei soldati e di una ventina d’uomini, che +per essere dei miserabili non erano nemmeno uomini. +</p> + +<p> +Noi ringraziammo il signor Delaunay della sua +sommossa e del suo asciolvere; ma gli confessammo +che la vista dell’una c’impediva di finir l’altro. +</p> + +<p> +Lasciammo quindi a metà il suo ordinario dei +principi reali, che, — debbo confessarlo, — era eccellente, +e più facilmente che non eravamo venuti +ritornammo a casa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> +</p> + +<p> +Quando quattro mesi dopo udimmo a Napoli la +presa della Bastiglia e la morte del signor Delaunay, +le due notizie ci fecero una impressione più profonda, +avendo conosciuto il castello ed il suo comandante. +</p> + +<p> +Solamente, si dimanda, quando si è veduto l’altezza +delle torri, lo spessore delle mura, e la forza +delle porte; come mai un popolo male armato, +mal comandato, senza cannoni, senza macchine di +guerra, prende una fortezza come la Bastiglia? +</p> + +<p> +La questione si agita da venticinque anni, e la risposta +non è ancor fatta. +</p> + +<p> +Una volta ritornata a casa, mi occupai più dei +preparativi della nostra serata. Vi metteva un certo +vezzo particolare a conquistare i suffragi di una tale +riunione di uomini intelligenti. Temeva solamente +che gli avvenimenti della giornata non facessero +torto ai nostri progetti della sera. +</p> + +<p> +Ma io non conosceva ancora i Francesi, questo +popolo proteiforme che trova tempo per tutto, che +maneggia nello stesso tempo con eguale indifferenza, +direi quasi colla stessa abilità, il fucile, la matita e +la penna; che alla mattina fa una sommossa, alla +sera coltiva le arti, e tutto ciò con una ferocia ed +una delicatezza che non appartiene che a lui. +</p> + +<p> +Alle otto ore le due sarte mi avevano mantenuto +la parola, ed io aveva i miei due abiti; l’esattezza +colla quale i nostri invitati si presentarono dalle +nove alle nove e mezza ci provarono il piacere che +avevano di trovarsi al convegno. +</p> + +<p> +Si parlò dapprincipio della novella del giorno, della +sommossa; vidi con stupore che tutti questi artisti, +tutti questi poeti, tutti questi pubblicisti erano +<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> +dello stesso parere, e se non ne incolpavano la corte +erano almeno dell’avviso del povero Reveillon che +vedeva abbrucciare il suo magazzino, cioè che la +corte non si era opposta quanto avrebbe potuto. +</p> + +<p> +Il poeta Chenier ed il pittore David andavano più +oltre, e pretendevano che non solamente la Corte non +si era opposta alla sommossa, ma che l’impulso veniva +da essa. Essa sperava, dicevano costoro, che +tutta questa turba affamata, tutti questi uomini +senza pane, cinquantamila operai senza lavoro si +unirebbero ai turbolenti e si metterebbero a saccheggiare +le case dei ricchi; allora tutto muterebbe +d’aspetto, la Corte avrebbe un eccellente motivo per +concentrare una armata sopra Parigi e Versaille, e +un pretesto eccellente per aggiornare gli Stati; ma, +contro l’aspettazione della Corte, la moltitudine era +rimasta onesta e si era astenuta. +</p> + +<p> +Queste cose le dicevano con una tale convinzione, +ed i loro uditori erano disposti a convenire nel loro +avviso, che la mia coscienza ne era molto scossa. +Quanto a sir William, la sua riserva diplomatica +non gli permetteva di essere apertamente di questa +opinione, ed io osservava che la lasciava manifestare +senza altrimenti combatterla con dei <i>forse</i> e +dei <i>credete voi</i>. +</p> + +<p> +Ma siccome la riunione non aveva uno scopo politico, +a poco a poco si cessò di parlare di affari, per +ritornare alla poesia ed alla letteratura. +</p> + +<p> +Il signor Talma, come ci era stato detto, era un +uomo di un giudizio affatto superiore. Disponendosi +a declamare l’<i>Amleto</i> di Ducis, si rammaricava con +lui di dover molto sagrificare il gusto francese. +</p> + +<p> +Mi parve che allora era il momento di far propendere +<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> +la bilancia dalla parte di Shakespeare, e senza +dir nulla entrai nella camera vicina; cinque minuti +mi bastarono per addossare l’abito di Ofelia; +e la discussione animata da sir William, che aveva +compreso la mia intenzione, continuava ancora. +Quando ad un tratto si aperse la porta, e nella +oscurità opportunamente procurata nella stanza vicina, +apparvi pallida e coll’occhio fisso come lo spettro +di Ofelia, non vi fu che un grido nella sala, e +ciascuno si ritrasse istintivamente innanzi a me per +farmi posto. +</p> + +<p> +La pazzia d’Ofelia, e le scene di Giulietta al balcone +erano il mio trionfo. Io era riescita ad assicurarmelo +tre o quatto volte a Londra, ove aveva declamato +le due scene. La cosa era completamente +nuova e per conseguenza doveva produrre un effetto +maggiore; ma anche poche persone comprendevano +l’inglese, e bisognava indovinare dalla mia fisionomia +l’intenzione del poeta. +</p> + +<p> +Per fortuna questa splendida scena della pazzia +d’Ofelia non aveva bisogno di spiegazione, tanto la +mimica che l’accompagna può diventare parlante; +quasi ad ogni verso io era interrotta dagli applausi, +che invece di aumentarne l’effetto non potevano che +diminuirlo. +</p> + +<p> +Anche Talma prevenendo il mio desiderio, supplicò +che mi lasciassero almeno finire senza essere +interrotta nei differenti periodi che la scena +presenta. +</p> + +<p> +Lo ringraziai con un segno di testa, e senza interrompermi +nè essere interrotta, continuai sino alla +fine della prima scena: +</p> + +<p> +«Addio Milady, — la carrozza.» +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> +</p> + +<p> +Ma allora fu un vero scoppio d’applausi. Talma, +chiedendomi perdono della famigliarità, si slanciò +verso di me, e dichiarò che io era per niente affatto +l’ambasciatrice d’Inghilterra, ma mistress Siddons +che viaggiava incognita. +</p> + +<p> +In conseguenza di ciò mi baciò la mano. +</p> + +<p> +Confesserò di sfuggita che mai un gran signore, +principe o re che mi avesse baciato la mano, non +mi fece il piacere, anzi direi l’onore che mi fece +Talma in questo momento. +</p> + +<p> +E sir William lo comprese bene, egli così artista, +poichè da parte sua prese la mano di Talma con +un’affezione in cui entrava una parte di riconoscenza. +</p> + +<p> +Corsi via dalla sala in mezzo alle grida che mi richiamavano. +Si credeva la scena finita, ma Talma +dichiarò che la scena era stata solamente declamata +per metà e che rimaneva l’altra, vale a dire la più +pittoresca e la più drammatica. +</p> + +<p> +Io non voleva lasciar spegnere l’entusiasmo dei +miei ammiratori; e ricomparvi quasi subito coi miei +capelli sciolti, colla mia corona di papaveri e di +avena selvatica, i miei fiori campestri e il mio +velo. +</p> + +<p> +Ho già detto una volta l’effetto che produssi in +questa scena; si perdoni al mio orgoglio di ripeterlo; +sono i soli trionfi che non mi hanno lasciato dei rimorsi, +era la scintilla che aveva in me e che si manifestava: +era la fiamma artistica che mi coronava +della sua aureola. +</p> + +<p> +Perchè Dio non ha permesso che io venissi nel +mondo della intelligenza, invece di venire nel mondo +della grandezza? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> +</p> + +<p> +È inutile dire che il mio trionfo fu ancora più +grande la seconda volta che la prima, e finì con una +vera rampogna che Talma fece al povero Ducis per +avere <i>sfigurato</i> l’Amleto di Shakespeare, al punto +di non avere osato di introdurvi le due scene che +io aveva rappresentato. Ducis sembrava interamente +convertito all’idea di Talma; ma mi parve che volesse +meglio lasciare il suo Amleto tale e quale era, +che di rifarlo. Come l’abate Vertot il suo giudizio +era fatto. +</p> + +<p> +— Ve l’aveva ben detto, ve l’aveva ben detto, ripeteva +Talma; colla vostra smania di tutto accomodare, +è come il mio monologo, come il famoso <i>Be or +not to be</i> che voi mi avete guastato. Guardate, mio +caro Ducis, volete vedere come era in inglese? Guardate +ed ascoltate. All’istante tutti gli fecero posto; +mise per un momento la sua mano sul viso per dar +tempo alla sua fisionomia di scomporsi: poi lasciando +cadere lentamente la mano, colla fronte alta, l’occhio +fisso, la testa bassa, cominciò in inglese, con +un perfetto accento, il famoso interrogatorio, in cui +la vita costringe la morte a confessarle i suoi segreti. +</p> + +<p> +Talma fu sublime. Oh! se io fossi stata libera, se +mi fosse stato permesso di rompere la mia catena +dorata, oh come gli avrei detto: prendetemi, elevatemi +con voi all’altezza ove voi poggiate, e non mi +lasciate ricadere sulla terra se non attaccata al vostro +cuore. +</p> + +<p> +Ahimè! io aveva altri destini. Perdonatemi mio +Dio, di non aver saputo scegliere, o piuttosto di non +aver saputo aspettare. +</p> + +<p> +A che serve dire il rimanente di questa serata +<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> +d’ebbrezza! Dopo ventidue anni essa risplende ancora +nella notte del passato, più splendida dei miei +giorni più ridenti. +</p> + +<p> +Restammo riuniti fino a giorno, senza che a nessuno +dalle nove di sera fino alle sei del mattino +fosse venuto in mente una sola volta di osservare +l’orologio. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span></p> + +<h2>XIII.</h2> +</div> + +<p> +Due giorni dopo, il 30 aprile, ricevemmo dall’ambasciatore +d’Inghilterra dei viglietti per assistere +all’apertura o piuttosto alla processione degli Stati +generali a Versaille. +</p> + +<p> +La nostra partenza era fissata pel 5 aprile. +</p> + +<p> +Se gli Stati venivano ritardati ancora un’altra +volta, noi continueremmo il nostro viaggio. Sir William +non intendeva di prolungare il suo soggiorno +a Parigi. +</p> + +<p> +Alle tre ore di sera andammo a dormire a Versaille. +L’ambasciatore d’Inghilterra aveva preso a +pigione una casa per la metà dell’anno, presumendo +che era là particolarmente che si sentiva battere il +polso della nazione; ci aveva dato due camere al +<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> +primo piano di questa casa, situate lungo la via che +doveva percorrere il corteggio. +</p> + +<p> +Noi andammo prima in una tribuna per ascoltare +la messa dello Spirito Santo. Non so se molti pensarono +a queste parole della Scrittura: +</p> + +<p> +«Tu griderai ai popoli e la faccia della terra sarà +mutata». +</p> + +<p> +Un po’ prima, verso la fine del <i>Veni Creator</i>, uscimmo +per andare a prendere posto sul cammino della +processione. +</p> + +<p> +Le larghe vie di Versaille, tutte parate con tappezzerie +della corona, fiancheggiate da guardie francesi +e svizzere non potevano contenere la folla. +</p> + +<p> +Tutta Parigi era a Versaille; le porte, le finestre, +i tetti, gli alberi stessi erano carichi di spettatori; +i balconi coperti di stoffe magnifiche, e scialli preziosi: +i davanzali e le ringhiere piene di signore +cariche di piume e di fiori. Si sarebbe detto che al +momento di lanciarsi nell’arena della guerra civile, +le donne, che poco dopo doveano essere colpite dalle +leggi sommarie dell’eguaglianza, avevano preso +quest’occasione per mostrarsi ancor una volta in +tutta la loro gloria e la loro eleganza. +</p> + +<p> +Era evidente che un gran fatto cominciava: quale +ne sarebbe stato il risultato, tutto il mondo l’ignorava +ancora. +</p> + +<p> +Noi vedemmo da principio apparire in fondo alla +via come un’onda nera: era il terzo Stato. Cinquecentocinquanta +deputati, fra i quali trecento legali, +avvocati, magistrati; tutti nomi ignoti o poco meno, +eccettuato uno che pei suoi scandali, — bisogna che +io sia franca come sempre, — era quello che io era +principalmente venuta per vedere. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> +</p> + +<p> +Onorato Riquetti de Mirabeau. +</p> + +<p> +Il suo nome ed i suoi amori eransi resi celebri in +Francia e fuori; i suoi ratti, i suoi adulteri, le sue +prigioni formavano un romanzo più commovente, +più spettacoloso, più terribile dei romanzi ideati +nelle immaginazioni dei poeti. +</p> + +<p> +Non aveva che una sola dimanda: +</p> + +<p> +— Dov’è Mirabeau? dov’è Mirabeau? +</p> + +<p> +Me lo indicarono. +</p> + +<p> +Lo vidi da lontano; stese indietro quella testa +dominatrice, distinta per la sua potente bruttezza, +che scuoteva a guisa di un leone una foresta di +capelli. Era la società dell’epoca tutta intiera riassunta +in un uomo solo, lo ripeto in un uomo solo, +perchè gli altri a lui vicino non sembravano che +ombre. +</p> + +<p> +Lo seguii cogli occhi quanto lo potei lontano. +</p> + +<p> +Il suo passaggio, o piuttosto quello del terzo Stato +scatenò una tempesta di applausi e di bravo, che +cessò quando apparve la nobiltà. +</p> + +<p> +All’opposto del terzo Stato rimarchevole per la +semplicità ed uniformità del suo vestire, la nobiltà +vestita di seta e di velluto presentava un assortimento +di tutti i colori più vivi, ornati di ricami +sfarzosi. Dimandai il nome di una ventina di queste +illustri oscurità: nessun uomo mi era noto. Mi +mostrarono Lafayette, l’eroe dell’America; mi aspettava +di vedere una di quelle vigorose nature chiamate +dalla provvidenza per sostenere colla parola, +colla penna e colla spada i grandi principii. Vidi +invece un giovane smilzo, pallido o piuttosto +biondo e rosa, che non dava alcun indizio della +parte che avea rappresentato nel passato, e specialmente +<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> +di quella che avrebbe rappresentata nell’avvenire. +</p> + +<p> +La nobiltà passò. Il duca d’Orleans solo fu applaudito +freneticamente; si sapeva di far disgusto alla +regina, e s’inferocivano nella vendetta. +</p> + +<p> +Da molto tempo vi era una guerra dichiarata fra +Filippo d’Orleans e Maria Antonietta; si davano a +quest’antipatia i motivi più strani; essa durava da +otto o nove anni, e non doveva estinguersi che sul +patibolo, su cui salirono a ventidue giorni di distanza +l’uno dall’altra. +</p> + +<p> +Dopo la nobiltà veniva il clero; il silenzio era lo +stesso. Nel clero solamente sembravano riuniti i due +ordini che noi avevamo poco prima veduti a passare +separati. +</p> + +<p> +Nobiltà e terzo Stato. +</p> + +<p> +Difatti precedeva una trentina di prelati in rocchetto +e veste pavonazza. +</p> + +<p> +Poi un coro di musicanti. +</p> + +<p> +Poi infine, dopo i musici, duecento curati circa +colla loro veste nera da prete. +</p> + +<p> +A questi ultimi il popolo senza applaudirli si avvicinava +istintivamente. Erano il popolo della Chiesa +che nei primi secoli non ha soltanto rappresentato +il popolo, ma anche tutelata la libertà del popolo. +</p> + +<p> +Forse si era un poco allontanato da questa missione, +ma non si chiedeva meglio che di perdonargli, +tanto erasi ricondotto sulla buona via. +</p> + +<p> +Il Re alla sua volta ottenne qualche applauso: ma +era lontano da quelli prodigati a Mirabeau ed al +duca d’Orleans. +</p> + +<p> +Poi venne la regina. Fra il mio primo e il mio secondo +viaggio a Parigi, si era fatto in lei un cambiamento +<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> +terribile; Invece di quella graziosa dolcezza +del suo viso, aveva nella sua fisonomia qualche +cosa di secco, di smunto, d’ingrato. +</p> + +<p> +Le si gridò alle orecchie: «<i>Viva il duca d’Orleans</i>,» +ed in mezzo alle grida si fece udire un fischio. Essa +impallidì e pensò a svenire; fu sostenuta. +</p> + +<p> +Essa passò. +</p> + +<p> +La storia di ciò che aveva sofferto era scritta sul +suo volto, già fatto di marmo, e non era ancora, +povera donna, che al principio di ciò che doveva +soffrire. +</p> + +<p> +Del resto quasi tosto, richiamando il suo coraggio, +rialzò la testa, mandò intorno ad essa uno +sguardo di sfida più di odio che di corruccio, poi +riprese il suo fare abituale, sdegnoso ed indurito. +</p> + +<p> +Passata la regina, lasciai la finestra ed andai a +sedermi; io provava lo stesso effetto come se mi +avessero messo un pezzo di ghiaccio sul cuore, e se +mi avessero detto; questa spranga di ferro non volendosi +piegare, sarà spezzata, io non mi sarei punto +maravigliata. +</p> + +<p> +Ci riposammo un istante; poi avendo veduto ciò +che volevamo vedere, ripartimmo per Parigi. +</p> + +<p> +Durante la via, sir William mi spiegò la situazione: +era una vera lotta che si agitava fra il basso clero, +il terzo Stato ed i prelati e la nobiltà sostenuti +dal Re. +</p> + +<p> +Tutte queste questioni erano troppo gravi per potervi +fermare lungamente il mio pensiero. La mia +cattiva sorte volle che mi fossi mischiata colla politica +di un altro paese; ma io vi fui trascinata da +un doppio motivo: dalla mia profonda amicizia per +la regina, e dal mio amore irresistibile per Nelson. +<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> +Lo so che un giorno nè l’uno nè l’altro mi serviranno +di scusa, ma voglio piuttosto, dovendo rendere +un conto così terribile, renderlo in nome del +mio amore e della mia devozione, anzichè in nome +del mio interesse personale. +</p> + +<p> +Lasciammo Parigi il giorno dopo, il 5 maggio 1789; +prendemmo la via del Belgio e della Svizzera; attraversammo +il S. Gottardo, scendemmo pel lago +Maggiore, arrivammo a Livorno in posta, e vi trovammo +la nostra feluca, ed il 20 di maggio mettemmo +piede all’Immacolatella. +</p> + +<p> +Ritornando all’ambasciata, sir William trovò un +viglietto del Re concepito in questi termini: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Il giorno dopo del vostro arrivo, mio caro sir William, +vi aspetto a pranzo con noi al palazzo di Caserta; +ma la regina, che desidera di fare una conoscenza +colla vostra graziosa sposa, una conoscenza +più intima, che non si può fare in una presentazione +ufficiale, l’aspetterà fra le undici ore e mezzodì.» +</p> + +<p> +«Restate dunque ai vostri affari fino a quattr’ore, +ma inviateci Lady Hamilton come la colomba dell’arca +per annunziarci che voi avete messo piede a +terra.» +</p> + +<p class="indr"> +<span class="smcap">Vostro affezionato</span><br> +<span class="smcap">Ferdinando B.</span> +</p> +</div> + +<p> +Sir William rispose: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="indl"> +«Sire, +</p> + +<p> +«La colomba sarà da voi all’ora indicata, ma non +aspettatevi che vi porti il ramoscello d’ulivo. Credo +<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> +che de qualche tempo non si coltiva più quell’albero +in Francia. +</p> + +<p> +«Alla mia volta, nell’ora che mi è assegnata, verrò +a ringraziare Vostra Maestà di tutta la bontà che +ha avuto per me. +</p> + +<p> +«Ho l’onore di essere con rispetto, +</p> + +<p> +«Di V. Maestà, +</p> + +<p class="indr"> +<i>Umil. ed obb. servo</i><br> +<span class="smcap">W. Hamilton.</span> +</p> +</div> + +<p> +Come vedete, il mio trionfo era completo. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span></p> + +<h2>XIV.</h2> +</div> + +<p> +Aveva portato dalla Francia una quantità di abiti. +Esitai qualche tempo nello scegliere la specie di +toeletta con cui mi doveva presentare alla regina. +Mi decisi per la più semplice. +</p> + +<p> +Un abito di raso bianco, una piuma bianca nei +capelli, uno sciallo di cascemiro azzurro chiaro sulle +spalle, furono tutto il lusso che sfoggiai. +</p> + +<p> +Alle dieci partii per Caserta: alle undici discesi +ai gradini del grande scalone. +</p> + +<p> +Al primo piano mi si aperse una porta che metteva +in un corridoio. La regina mi aspettava nel suo +piccolo appartamento. +</p> + +<p> +Non ho bisogno di dire in che modo mi battesse +il cuore; mi sentiva pallida, tutto il sangue mi affluiva +al petto. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> +</p> + +<p> +Infine dopo tre o quattro porte aperte e chiuse, +se ne aperse un’ultima; e in mezzo ad un’abbagliamento +udii il cameriere, che mi precedeva, pronunziare +queste parole: +</p> + +<p> +— Lady Hamilton. +</p> + +<p> +Entrai senza vedere nulla; una densa nebbia si +era stesa sui miei occhi, mi sentiva vacillare, volli +fare una riverenza, fui costretta a tenermi ad una +poltrona. +</p> + +<p> +Sentii allora che mi si sosteneva alla vita. +</p> + +<p> +— Che avete Milady? mi disse una voce benevola. +</p> + +<p> +— Perdono, signora, balbettai, l’emozione mi fa +l’onore tanto desiderato e tanto aspettato di trovarmi +innanzi a Vostra Maestà. +</p> + +<p> +— Ah! mio Dio, ma io sono dunque assai imponente? +</p> + +<p> +— Voi siete regina, signora. +</p> + +<p> +— Ecco quanto v’inganna; io sono una donna, e +una donna che cerca un’amica; questa amica se voi +me la recate, m’avrete dato più di quanto mai potrei +darvi; ciò posto, sedetevi, e lasciatemi contemplarvi +a mio bell’agio. +</p> + +<p> +Feci un movimento per nascondere la mia testa +fra le mani. +</p> + +<p> +— Ma volete lasciarmi vedere questo bel viso, che +io non ho veduto finora, che imperfettamente e alla +sfuggita? +</p> + +<p> +Allora misi due o tre grida soffocate, e poi diedi +in uno scoppio di singhiozzi; mi era impossibile di +contenermi, io soffocava. +</p> + +<p> +— Ah! per esempio, esclamò la regina, non vi credeva +pazza a questo punto: vediamo, vi debbo fare +io delle scuse. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> +</p> + +<p> +— Oh, signora, mormorai appena. +</p> + +<p> +— Civetta, diss’ella, tutt’al contrarlo delle donne +che si fanno brutte nel pianto, essa sa che le lagrime +la fanno più bella ancora: vediamo, non vi +è qui che una donna, è dunque inutile di fare la +civetta, lasciatemi asciugare i vostri occhi, e discorriamo. +</p> + +<p> +La regina mi voleva asciugare gli occhi, io mi +gettai ai suoi piedi e le baciai la mano. +</p> + +<p> +— Ecco che va già meglio, soggiunse, e quando +vi avrò abbracciata saremo pari. +</p> + +<p> +Ed essa mi abbracciò. +</p> + +<p> +— Ah bene! disse la regina, ora che sono finiti i +capriccietti, sedetevi qui vicino a me, e siamo buone +amiche, meno che voi non lo vogliate, e allora non +sarà colpa mia. +</p> + +<p> +Non trovando di che risponderle, le sorrisi nel +modo il più riconoscente. +</p> + +<p> +— Suvvia, mi disse giuocando coi miei capelli; +non mi piacciono le giornate che cominciano colla +pioggia. +</p> + +<p> +— Oh! signora, balbettai, chi mi avrebbe mai detto +che una grande regina, che l’augusta figlia di Maria +Teresa.... +</p> + +<p> +— Zitto, zitto, o piuttosto, a proposito di regina, +so che avete veduto mia sorella a Versaille; nella +sua ultima lettera mi scrive che le cose vanno alla +peggio in Francia, che soffre assai, e deperisce a +vista d’occhio; che vi ha di vero in tutto ciò? +</p> + +<p> +— Ahimè, maestà, io non aveva veduto la regina +di Francia da otto anni, e debbo confessare che in +questi otto anni sembra aver dato un addio a tutto +il lato bello e felice della vita. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> +</p> + +<p> +— Ed io che non la veggo da diciannove anni, +che sarebbe mai se la rivedessi. Povera Antonietta. +</p> + +<p> +— Essa non ha che trentatre anni, replicai, ed a +trentatre anni si è giovane. +</p> + +<p> +— Ma non quando si è regina, rispose Carolina, +inarcando le sopraciglia, e se poi gli affari continuano +a farsi serii, toccherà a noi di....; ma lasciatemi +ora osservare la vostra toletta. +</p> + +<p> +— Non so se siete voi che andate bene al vostro +abito, o se sia il vostro abito che vi sta dipinto; ma +ciò che vedo si è che siete d’un gusto squisito; voglio +farmene fare uno perfettamente eguale; noi +sembreremo due sorelle. +</p> + +<p> +— Oh! signora. +</p> + +<p> +— Voi sarete la minore, s’intende; quanti anni +avete, ventitre? +</p> + +<p> +— Un poco più? ventisei, maestà. +</p> + +<p> +— Il vostro volto ha un difetto impareggiabile, +mia cara, quello di mentire in vostro vantaggio; +tutt’all’opposto di me, io sono sempre sembrata +più vecchia di quel che sono; voi non me ne fate +perciò i complimenti, non è vero? Il vostro abito +siamo intesi, io ne farò fare subito uno simile. E +chi viene ora a disturbarci? ah sì, è il Re, lo riconosco +al suo passo. +</p> + +<p> +— Il Re, signora, esclamai alzandomi, io non sono +così esperta, come avrete potuto scorgere, in fatto +di etichetta; che debbo fare? +</p> + +<p> +— Ma che! voi dovete rimanere; Sua Maestà poi +non mi fa mai delle lunghe visite, i nostri atomi +attraenti, come diceva il defunto signor Descartes, +sono ancora da attrarsi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> +</p> + +<p> +In questo momento la porta si aperse, ed il Re +entrò frettolosamente. +</p> + +<p> +Del resto quando dico il Re; per fortuna che la +regina mi aveva prevenuto col dirmi <i>che riconosceva +il passo del Re</i>, perch’io certamente non lo avrei riconosciuto +in quella specie di villanzone, che faceva +invasione nell’appartamento di Maria Carolina. +</p> + +<p> +Figuratevi un uomo ancor giovane, di statura +alta, assai ben fatto, quantunque avesse i piedi troppo +grandi e le mani troppo grosse; portava una calzatura +da caccia con grandi uose di cuoio, un farsetto +di pelle di daino, una giacchetta e pantaloni di velluto +di un colore abbronzato, con una fronte ed un +mento che sfuggivano innanzi ad un naso enorme, +che gli dava l’aspetto non già di un’aquila ma di +un pappagallo: pettinato colle <i>oreilles de chien</i> ed +una coda <i>en salsifis</i>, e aveva in mano per le zampe +tre tacchini che si dibattevano e chiocciavano quanto +potevano: aggiungete a tutto ciò dei gesti comuni, +ed un accento volgare, e avrete o quasi un’idea di +ciò che era il re Ferdinando IV. +</p> + +<p> +— Buon Dio, disse la regina, che vi è accaduto, +signore; io sono solita a vedervi quando ritornate +dalla caccia, ma oggi mi sembra che facciate meglio, +mi pare che abbiate dei polli. +</p> + +<p> +— Ah! mia cara maestra, disse Ferdinando, — egli +chiamava con questo nome sua moglie nei suoi momenti +di buon umore; visto che essa gli aveva o +quasi imparato a leggere ed a scrivere; — voi che mi +dite sempre che se non fossi Re, non avrei saputo +guadagnarmi il pane, ecco per provarvi un poco il +contrario, osservate un poco questi tre tacchini. +</p> + +<p> +— Li vedo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> +</p> + +<p> +— Fatemi il piacere di palparli. +</p> + +<p> +— E così, signore? +</p> + +<p> +— A voi, a voi, Milady, e me li porse; io non sapeva +che fare, esitava. +</p> + +<p> +— Palpate, palpateli, disse egli, e poichè ne dovete +mangiare, non ci è male che vi assicuriate che sono +grassi. Spero che avremo a pranzo sir William. +</p> + +<p> +— Egli avrà l’onore di obbedire all’invito di Vostra +Maestà. +</p> + +<p> +— Farà bene, mangerà i tacchini guadagnati +da me. +</p> + +<p> +— Ma alla fine, signore, disse la regina con impazienza, +terminateci dunque la storia di queste povere +bestie. +</p> + +<p> +— Ah! potete ben dire la mia, essa è abbastanza +intimamente collegata colla loro, perchè potessimo +separare l’una dall’altra. Immaginatevi che passeggiava +ieri in giardino, quando incontrai una povera +donna che mi ferma e mi dice: signore, mi hanno +detto di mettermi qui per trovarmi sul passaggio +del Re; credete voi che il Re passerà presto? +</p> + +<p> +— Nulla di più probabile, buona donna. +</p> + +<p> +— Come sarà vestito, onde lo possa riconoscere? +</p> + +<p> +Voleva quasi darle i contrassegni di san Marco e +di D’Ascoli; ma preferii di spingere l’avventura sino +alla fine. +</p> + +<p> +— Ascoltate, le dissi. Siccome il Re non passeggia +tutti i giorni e voi potreste aspettarlo tutta la notte +senza che passi, facciamo di meglio; se voi avete +qualche istanza da presentargli, me ne incarico io. +</p> + +<p> +— Ve ne sarò molto obbligata, disse la buona +donna; sono una povera vedova e non posseggo +<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> +che tre tacchini; ma se voi mi tenete parola, ve li +regalerò. +</p> + +<p> +— Sono grassi? le dimandai; capirete che non voglio +comperare ad occhi chiusi. +</p> + +<p> +— Come oche, mio caro signore, rispose la donna. +</p> + +<p> +— Allora mercato fatto, venite domani coi tre tacchini, +e voi avrete il vostro ricorso. +</p> + +<p> +— Sì? +</p> + +<p> +— Datelo a me. Dimani ve lo porterò postillato +dal Re, io vi restituirò il vostro ricorso, e voi mi +darete i tre tacchini, e ci saremo sbrigati. +</p> + +<p> +— Prendere e dare? +</p> + +<p> +— Prendere e dare, certamente. +</p> + +<p> +Vedete che non ho mancato al convegno. Aveva +messo un uomo in sentinella e quando venne a dirmi: +«C’è abbasso una donna con tre tacchini» allora +discesi, le consegnai il suo ricorso postillato +da me; ed essa mi ha dato i tre polli: povera donna, +ho paura che abbia fatto male i suoi conti. +</p> + +<p> +— E perchè? +</p> + +<p> +— Perchè i giudici non ci baderanno alla mia raccomandazione; +ma questa volta sono a fare, se bisogna, +un colpo di stato, perchè si renda giustizia +a questa povera vedova. Se però i tacchini sono +teneri. +</p> + +<p> +Ed il Re uscì schiamazzando dalle risa, e tenendo +in mano i tacchini che egli stesso andò a portare +in cucina. +</p> + +<p> +La regina lo seguì con uno sguardo che aveva +un’impressione indefinibile di sdegno, e rivolgendosi +a me: +</p> + +<p> +— L’avete veduto? mi disse; non ho altro a dirvi +di più. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> +</p> + +<p> +I miei occhi si fissarono su di essa e la osservai +minutamente colla più grande attenzione. +</p> + +<p> +Aveva trentasette anni, come aveva detto, di modo +che anche in lei la bellezza della matrona succedeva +alla bellezza da sposa. Aveva la carnagione bianca +delle donne nordiche, i capelli di un biondo ammirabile, +occhi azzurri capaci di rendere tutte le espressioni, +dall’amore il più tenero fino all’odio più violento; +in questo caso la sua fisonomia era di una durezza, +a cui non avrei creduto che potesse giungere, +il naso era diritto, ben fatto, la bocca quantunque +bella era guasta da quella prominenza del labbro +inferiore particolare ai principi di case d’Austria, le +spalle, le braccia e le mani erano magnifiche. Ma, +bisogna dirlo, l’abitudine della maestà reale dava a +tutto ciò una rigidezza che toglieva alla regina molto +della grazia della donna. +</p> + +<p> +Gl’italiani hanno inventato una parola, per questo +genere di grazia che manca specialmente in Italia, +e l’hanno chiamato <i>morbidezza</i>. Ne potreste avere +un’idea completa in quelle attrattive neglette delle +creole. +</p> + +<p> +Mentre la osservava, essa mi guardava pure alla +sua volta, e sembrava esaminarmi nello stesso modo +ch’io faceva con essa. La medesima idea ci venne +nello stesso tempo, essa mi cinse nel suo braccio e +traendomi a lei mi abbracciò con quella specie di +violenza d’azione che sarebbe meglio convenuta ad +un amante, anzichè ad un’amica. +</p> + +<p> +Raccapricciai. Ciò mi ricordava l’amicizia di Miss +Arabella. +</p> + +<p> +A pranzo mangiammo i tacchini, arrostiti allo +spiedo; erano grassi, ma duri; ciò derivava dal non +<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> +avere il Re voluto aspettare qualche giorno per assicurarsi +della loro qualità. +</p> + +<p> +Terminiamo subito con questa storia dei tacchini. +</p> + +<p> +Come aveva pensato Ferdinando, la sua firma non +aveva avuto la minima influenza. Il giudice aveva +letto la sua raccomandazione, e considerandola come +una di quelle raccomandazioni, che l’importunità o +l’inavvertenza carpiscono ai sovrani, aveva alzato +le spalle e messo da parte il ricorso. +</p> + +<p> +Ne derivò che in capo a quindici giorni il Re ritrovò +la vedova sul suo cammino. Gli fece una scena, +l’accusò di avere abusato della sua bonarietà facendogli +credere che conosceva il Re. +</p> + +<p> +— Ascoltate, le disse il Re, ritornate dopo quindici +giorni, e se non avrete vinto il vostro processo, +m’impegno di darvi cento ducati per ciascuno dei +vostri tacchini. +</p> + +<p> +La buona donna tentennò il capo: evidentemente +non credeva più al rimborso dei tacchini che alla +vincita della causa, e brontolava fra i denti, accusando +gl’intriganti, che promettendo molto, com’egli +aveva fatto, si facevano pagare anticipatamente, e +poi non mantenevano la loro promessa. +</p> + +<p> +Il Re prese il nome del relatore e scrisse al tesoriere +della giustizia di non pagargli il suo stipendio +del mese che scadeva appunto il giorno dopo; e se +chiedeva una spiegazione di dirgli che quando +avrebbe sbrigato il processo raccomandato dal Re, +sarebbe pagato, ma non prima. +</p> + +<p> +Quindici giorni dopo, il Re diede alla buona donna +la sentenza che conteneva il suindicato in suo favore +e facendosi conoscere, vi aggiunse i trecento +ducati dei tre tacchini. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span></p> + +<h2>XV.</h2> +</div> + +<p> +Or che la mia vita si passa per dieci anni alla +corte di Napoli, debbo, per l’intelligenza dei fatti +che seguiranno, mettere in grado i miei lettori di +conoscere più completamente i due personaggi, +presso i quali li introduco, vale a dire il re Ferdinando +e la regina Carolina. +</p> + +<p> +Non ho bisogno di dire come Carlo III, capostipite +de’ Borboni dì Napoli, secondo figlio di Filippo +V e primogenito di Elisabetta Farnese, s’impossessò +del trono delle Due Sicilie nel 1734, e fu riconosciuto +re nel 1735. +</p> + +<p> +Quando suo fratello maggiore morì senza figli, +egli fu chiamato al trono di Spagna e dovette scegliersi +un successore. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> +</p> + +<p> +Abbiamo detto scegliersi, perchè in questa occasione +il diritto di primogenitura doveva essere invertito; +l’infante Don Filippo, in causa di cattivi +trattamenti che aveva dovuto sopportare da sua +madre, era diventato idiota. +</p> + +<p> +Non era punto il caso di pensare a lui. +</p> + +<p> +Il re Carlo III lo lasciò a Napoli, per morire della +sua malattia giudicata incurabile; condusse con lui +suo figlio Carlo, principe delle Asturie, che, dopo +la sua morte, avvenuta, credo, nel 1788, diventò re +sotto il nome di Carlo IV, e designò per erede del +regno delle Due Sicilie il suo terzo figlio che aveva +sette anni. +</p> + +<p> +Prima di partire per la Spagna volle destinargli +un governatore, ma a motivo della tenerissima sua +età questa cura spettava più alla madre che al padre. +Sventuratamente fu la madre che fece questa +scelta. Essa mise la carica all’incanto, ed il principe +di San Nicandro, uno degli uomini meno degni +di un tale impiego, fu scelto per coprirlo. +</p> + +<p> +Una delle raccomandazioni del re Carlo III fu +questa: +</p> + +<p> +— Fate particolarmente di mio figlio un buon +cacciatore; la caccia è il solo piacere che sia veramente +degno d’un re. +</p> + +<p> +Il re Carlo III considerava in fatti le caccia come +una cosa superiore anche alla felicità dei suoi sudditi. +</p> + +<p> +Non citerò che un aneddoto su questo soggetto. +</p> + +<p> +Avendo destinato l’isola di Procida per la caccia +de’ fagiani, fece un editto che vietava assolutamente +di tenere qualsiasi specie di gatti. Possedere uno +di questi animali era, a contare da quel momento, +<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> +un delitto, che poteva anche essere espiato con una +pena afflittiva ed infamante. +</p> + +<p> +Un uomo contravvenne all’editto; conservò il suo +gatto, fu denunziato, arrestato, giudicato e condannato +ad essere bastonato dal carnefice, e mostrato +per tutta l’isola con al collo la prova del suo delitto, +cioè il suo gatto, ed infine mandato in galera. +</p> + +<p> +Si converrà che era duro. +</p> + +<p> +E che ne avvenne? +</p> + +<p> +Ne avvenne che le talpe, i ratti, i sorci liberati +dai gatti, loro nemici naturali, crebbero e moltiplicarono +liberamente ed in tale quantità, che dei bambini +furono divorati nella culla da quegli animali. +</p> + +<p> +Allora i Procidani disperati presero le armi, e riuniti +in corpo, risolsero di emigrare nei paesi barbareschi, +anzichè di vivere sotto un governo tanto iniquo. +</p> + +<p> +Ne risultò adunque che Carlo III fu obbligato a +rivocare l’editto. +</p> + +<p> +Ecco un altro aneddoto che indica il fanatismo +dello stesso re Carlo III per i suoi cani, e che farà +opposizione al suo odio pei gatti. +</p> + +<p> +Un uffiziale del reggimento delle guardie italiane +era di guardia a Caserta, e per conseguenza vestiva +il suo uniforme di gala, e in vista della mediocrità +della paga, stentatamente era riuscito a comperarsi +quell’uniforme. Il re Carlo III passò di ritorno dalla +caccia seguito dalla sua muta di cani; uno di quegli +animali inzaccherato di fango saltò contro l’uffiziale +nella benevola intenzione di fargli festa, e +insucidò il suo uniforme. Senza considerare l’intenzione, +vedendo il guasto fatto al suo vestito, l’uffiziale +scacciò da sè il cane con un colpo di piede. +<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> +Il cane mise un guaito che richiamò l’attenzione +del re; Carlo III si rivolse, fissò in faccia l’uffiziale, +e movendogli incontro: +</p> + +<p> +— Non sai tu, razza di cimice, gli disse, che l’animale +che tu hai l’indegnità di percuotere mi è più +caro che cinquanta dei tuoi pari? +</p> + +<p> +L’uffiziale atterrito di vedersi trattato così, per +aver dato un colpo di piede ad un cane, mutò colore, +fu colto dalla febbre, si ammalò, e morì il +giorno dopo. +</p> + +<p> +Ritorniamo al giovane Ferdinando ed al suo precettore, +il principe di San Nicandro. +</p> + +<p> +Non ho mai conosciuto il principe di San Nicandro, +che morì quando arrivai a Napoli; ma non vi +era che una voce sola sul di lui conto, e l’educazione +del re confermava quella voce, cioè che era +indegno dell’onore che gli fu dato dalla regina. +</p> + +<p> +Il principe di San Nicandro era di un’ignoranza +crassa. +</p> + +<p> +Nella sua vita non aveva letto che l’offizio della +Vergine; buon libro, ma insufficiente per un uomo +incaricato dell’educazione di un re; ora, non sapendo +nulla, non poteva insegnare nulla al suo allievo, +il quale quando prese moglie sapeva appena leggere +e scrivere, e non parlava altra lingua che il +dialetto napolitano; d’altronde non aveva ricevuto +dal re Carlo III che una raccomandazione, cioè quella +di fare del giovane principe un buon cacciatore, e +perciò credeva di non doversi occupare d’altro. Da +parte sua poi il vecchio ministro toscano di Carlo III +Tannucci, che per ventiquattro anni aveva regnato +sotto il nome del suo padrone, e che era stato nominato +capo della reggenza del giovane principe, +<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> +non chiedeva di meglio che di ricever alla sua maggior +età un re imbecille, sotto il nome del quale +continuerebbe a regnare come per lo passato. +</p> + +<p> +Egli non diede adunque nessun consiglio sull’educazione +del giovane re, se non quello di aggiungere +il piacere della pesca a quello della caccia, di +maniera che riposando da un piacere faticoso con +un passatempo tranquillo, il giovane re non avrebbe +il tempo di attendere agli affari di Stato. +</p> + +<p> +La sola cosa che inquietava il principe di San Nicandro, +e di cui si rammaricava con una commovente +malinconia, era la troppo grande bontà del re. +</p> + +<p> +Si occupò dunque di correggere questo dono del +cielo, tanto raro nei re, tentando di variare i suoi +piaceri. +</p> + +<p> +Il giovan principe delle Asturie, cui non poteansi +rimproverare le stesse disposizioni alla mansuetudine, +prendeva un vivo piacere a scorticare conigli +vivi. Il principe di San Nicandro vantò molto questa +distrazione al suo allievo; ma scorgendo che +gli ripugnava molto, mise alla tortura la sua immaginazione +e trovò una variante. +</p> + +<p> +Era cioè di collocare il giovane principe, a cui non +si fidava ancora di dare in mano un fucile per timore +che si ferisse, dietro la porta forata di una +gattajola, e di colpire a quel posto i conigli quando +uscivano. Ferdinando armato di bastone stava in +guardia sul loro passaggio e li ammazzava. Era già +qualche cosa; a questo divertimento il principe di +San Nicandro ne aggiunse presto un altro; quello cioè +d’insegnare al suo allievo di far balzare su di una coperta +dei conigli, dei cani, dei gatti e dei ragazzi di +contadini e di operai. Il re Carlo III che veniva informato +<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> +di queste ricreazioni di suo figlio, le trovò +buone, e scrisse che bisognava solamente fare una +riserva per i cani, animali nobili che servivano per +la caccia, ed il giovane principe continuava a far +balzare i conigli, i gatti, i ragazzi, i contadini e gli +operai, che non essendo animali nobili, non avevano +quindi dritto all’eccezione. +</p> + +<p> +Fu in questo modo che un giorno, avendo veduto +fra gli spettatori un giovane chierico toscano, di figura +meschina e pallido in faccia, gli venne in mente +di farlo balzare; diede sottovoce degli ordini a’ suoi +domestici, i quali si impossessarono di quel disgraziato, +lo misero su di una coperta e lo balzarono finchè +svenne. +</p> + +<p> +Il giovinetto rinvenuto che fu, pieno di vergogna +si rifugiò a Roma, ove cadde ammalato e morì in +capo a due mesi; egli si chiamava Marrighi. +</p> + +<p> +Fu in mezzo a questi divertimenti che il re crebbe, +diventando gran cacciatore, gran cavalcatore, pescatore +incomparabile, percuotitore di prima forza, +prima col comandare gli esercizii ai suoi camerata +con dei bastoni con cui accarezzava loro le spalle +quando facevano qualche falsa manovra: ed infine +ad un reggimento che organizzò e che chiamava i +suoi Liparioti, perchè i giovani che lo componevano +erano in gran parte dell’arcipelago di Lipari. +</p> + +<p> +In questo modo arrivò, senza affatto occuparsi degli +affari del regno, fino ai suoi diciassette o diciotto +anni, e giunse all’età di prender moglie. +</p> + +<p> +Il suo matrimonio era da tempo stabilito colla +giovane Arciduchessa d’Austria Maria Giuseppa, figlia +dell’Imperatore Francesco I; ma non appena si +furono scambiati i ritratti ed i doni nuziali, e preparate +<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> +le feste sul cammino che doveva percorrere +la giovane principessa, e fissato il giorno della partenza, +la giovinetta imperiale ammalò e morì. +</p> + +<p> +Allora in luogo di quella che era morta dianzi +così miseramente, fu destinata sua sorella minore +Maria Carolina, anch’essa figlia di Francesco I e di +Maria Teresa. +</p> + +<p> +Essa partì da Vienna nel mese di aprile 1768. +</p> + +<p> +Il fiore imperiale entrava nel suo regno nel mese +della primavera. Era nata nel 1752, non aveva che sedici +anni appena, portando seco i segreti della corte austriaca, +ed incaricata di dirigere la Corte di Napoli +nel senso che le indicherebbe Maria Teresa. Sua madre, +di cui era la preferita, poteva confidarsi con essa; +la regina aveva uno spirito superiore alla sua +età, era letterata più che dotta, e più che intelligente +filosofante; bella in tutta la estensione della +parola, graziosa quanto lo voleva. +</p> + +<p> +Da ciò che ho detto di lei a trentasette anni, si +può comprendere ciò che era stata a sedici. +</p> + +<p> +Parlava e scriveva quattro lingue, la tedesca, la +francese, la spagnuola e l’italiana; solamente quando +si animava nel discorso, aveva una certa difficoltà +di lingua, che produceva un borboglio; ma i suoi +occhi vivaci e mobili, la lucidità delle sue idee facevano +presto dimenticare quella piccola imperfezione. +</p> + +<p> +Essa portava seco verso l’ardente mezzodì i sogni +della nebbiosa poesia del nord; andava a vedere il +paese favoloso delle sirene; ove nacque il Tasso e +morì Virgilio; andava a cogliere di sua mano l’alloro +che cresceva sulla tomba del cantore d’Augusto, +e su quella del poeta di Goffredo; suo marito +<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> +aveva diciott’anni; sarebb’egli un Eurialo od un +Tancredi — Niso o Rinaldo? +</p> + +<p> +Perchè non era essa venuta a dirittura come Venere +od Armida? +</p> + +<p> +Essa trovò il re, che ho tentato di descrivervi, con +i piedi grandi, le ginocchia grandi, le mani grandi +ed un naso grande, e che parlava il dialetto napolitano +con dei gesti lazzaroneschi. +</p> + +<p> +Un articolo del contratto di matrimonio della regina, +che Tannucci aveva lasciato passare senza +farvi attenzione, doveva mutare interamente la faccia +alla politica del regno della Due Sicilie. +</p> + +<p> +Esso diceva: +</p> + +<p> +— Quando la regina avrà dato a Napoli un erede +della corona avrà il diritto di far parte del consiglio. +</p> + +<p> +È vero che essa non diede questo erede che dopo +cinque o sei anni; ma a ventidue anni Carolina era +più che atta a seguire i voti di sua madre. +</p> + +<p> +Da principio la regina credette di poter rifare +completamente l’educazione di suo marito, e ciò le +sembrava tanto più facile dopo averlo udito a parlare +con Tannucci, e le pochissime persone istruite +della Corte. Egli era rimasto attonito di stupore, incapace +di distinguere la vera scienza dalla ciarlataneria, +esclamava con ammirazione: Davvero, la regina +è la scienza universale! +</p> + +<p> +Ma riflettendo poi, quest’ammirazione si calmò, e +più di una volta lo intesi dire: Come mai la regina, +essendo così sapiente, commette degli sbagli più di +me che sono un asino! +</p> + +<p> +Ciò nulla meno nei primi tempi del suo matrimonio, +egli si sottomise alle lezioni che essa gli voleva +<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> +dare, e gli insegnò a leggere ed a scrivere +quasi correttamente. Ed è a queste lezioni date da +lei, che egli faceva allusione quando nei suoi momenti +di buon umore la chiamava mia cara maestra. +</p> + +<p> +Ma ciò che non potè mai insegnargli furono i modi +eleganti delle corti del nord e dell’occidente, furono +quelle cure della persona così rare nei paesi caldi, +ove sono però più necessarie che altrove, fu quel +dolce e grazioso celiare della galanteria che fa dell’amore +una lingua, tolta in parte dal profumo dei +fiori, ed in parte al canto degli uccelli. +</p> + +<p> +La superiorità di Carolina umiliava Ferdinando, e +la rozzezza di Ferdinando umiliava Carolina. +</p> + +<p> +Vedremo che ne risultò da questa disparità di carattere, +e da questa opposizione di animi. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span></p> + +<h2>XVI.</h2> +</div> + +<p> +Ecco dunque i nostri due personaggi uno d’avanti +l’altro, da un lato la regina, bella, altiera, graziosa, +distinta, delicata, sensuale, un po’ pedante, facile +ad irritarsi, difficile a pacificarsi, sprezzante di suo +marito per la rozzezza della sue parole e per la imbecillità +del suo spirito; dall’altro il re, brutto, ingenuo +fino all’ignoranza, libero fino alla rozzezza, +senza alcuna cura della persona, senza delicatezza +ne’ suoi modi, che somigliava non già ad un sovrano +nè ad un principe, e nemmeno ad un semplice +gentiluomo, ma ad un lazzarone. +</p> + +<p> +Una delle cose che metteva alla disperazione la +regina Carolina, e che la condusse a privarsi quasi +intieramente dello spettacolo, era il modo con cui il +<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> +re vi si conteneva, facendosi fra un atto e l’altro +l’attore del popolaccio. Fra l’opera ed il ballo gli si +portava la cena nel palco; uno degli elementi di +questa cena era sempre un piatto di maccheroni. Il +re prendeva il piatto, ed avanzandosi al parapetto +del palco, in mezzo ai grandi applausi della platea, +facendo smorfie e gesti da Pulcinella, il gran mangiatore +di maccheroni napolitani, inghiottiva tutto +il piatto servendosi delle dita invece di forchetta, e +rispondeva con saluti alle acclamazioni degli spettatori. +</p> + +<p> +La regina credette da principio di aver preso su +di lui un impero più grande di quello che aveva in +realtà e che prese in seguito. +</p> + +<p> +Un giorno che era adirata contro il duca d’Altavilla +favorito di Ferdinando, colmò d’ingiurie quel +gentiluomo, e l’accusò di non mantenere il suo credito +presso il re, che impiegando mezzi indegni di +un gentiluomo. Il duca, offeso nella sua dignità, si +dolse presso il re delle ingiurie della regina, e gli +chiese il permesso di ritirarsi nelle sue terre; il re +irritato del contegno di sua moglie, andò da lei +e la rimproverò vivamente. Ma essa invece di calmarlo, +l’irritò talmente colle sue risposte, che la +discussione terminò con un vigoroso schiaffo, di cui +la regina portò il lividore alla guancia per tre o +quattro giorni. +</p> + +<p> +Allora, come Achille, essa si ritirò nella sua tenda, +ma il re tenne duro, e la regina dovette umiliarsi, +al punto di essere costretta ad implorare il favore +del duca d’Altavilla per ritornare in grazia. Fu l’Imperatore +Giuseppe che allora viaggiava in Italia e che +arrivando a Napoli riuscì a riconciliare i due sposi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> +</p> + +<p> +Per qualche tempo il re si rammaricava dello sdegno +della regina, ma presto risolse di consolarsi facendo +senza di lei, cosa che fu per essa un dispiacere; +per non sapere come ed in qual momento potesse +riprendere la sua influenza sul marito. +</p> + +<p> +Ferdinando, gran cacciatore, lasciava di rado passare +un giorno senza andare alla caccia. Aveva fatto +costruire in ogni angolo dei suoi boschi delle grandi +capanne internamente addobbate con semplicità e +comodo. Quando vi entrava col pretesto di prendere +riposo, vi trovava sempre qualche giovane villanella +elegantemente vestita alla foggia della contadine dei +dintorni di Napoli, che andava là pel buon piacere +di Sua Maestà; soltanto aveva gran cura di raccomandare +ai compiacenti servitori incaricati di questo +servizio, di fare le cose con tale discrezione che +la regina non venisse istruita di questo particolare +amoroso. +</p> + +<p> +— Ma, — gli disse una volta un cameriere al quale +aveva permesso di parlare liberamente, — a che servono +tanti misteri, quando la regina fa altrettanto, +e chi sa forse anche più di voi? +</p> + +<p> +— Taci, taci, lasciamola fare, disse il re, così s’incrociano +le razze. +</p> + +<p> +Ed oggi che ho permesso di non celare nulla della +verità, bisogna dire che il vecchio cameriere non +mentiva; la regina, il cui primo amante fu il principe +di Caramanico, ebbe in seguito Acton, e nello +stesso tempo, senza che Acton se ne preoccupasse, +più di quanto si preoccupava Potiemkine degli amanti +di Caterina II, aveva il duca della regina, il +cui nome sembra averlo predestinato, e Pio d’Ameni +che se non ha inventato ha però perfezionato i Batilli +<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> +in Italia, come la grande Caterina voleva ricompensare +i suoi amanti; ma meno ricca di lei si rovinava, +e per questa ragione si trovava sempre senza +un ducato. +</p> + +<p> +Torniamo al re. +</p> + +<p> +Oltre le sue fermate di caccia, che erano affari +d’istinto sensuale, il re aveva di volta in volta dei +gusti passaggieri per le dame di Corte, o di altra +condizione; la regina non era punto gelosa di suo +marito, che non solamente non amava, ma anzi disprezzava; +però temeva che qualche donna più abile +delle altre, s’impossessasse di una influenza sul re che +a nessun prezzo non voleva lasciarsi sfuggire; in +certi momenti allora aveva un’accortezza ed una +insistenza tutta femminile, gli carpiva i segreti dei +suoi intrighi amorosi, e poi si vendicava delle sue +rivali; in tal modo dopo qualche mese d’intimità +colla duchessa di Lusciano, il re confessò questa +intimità a Maria Carolina. Essa allora fece esiliare +la Duchessa nelle sue terre; sdegnata la Duchessa +si vestì da uomo, e mettendosi sul passaggio del +re, lo coprì di rimproveri; il re, debole al suo cospetto, +come era debole al cospetto della regina, +confessò i suoi torti; ma la Duchessa non fu meno +obbligata di ritirarsi nelle sue terre, ove ancora si +trovava all’epoca del mio arrivo a Napoli. +</p> + +<p> +Lo stesso accadde per la duchessa Cassano Serra, +benchè vi fossero dei motivi totalmente opposti. Il +re si occupava di lei; e malgrado tutte le sue cure +e tutte le sue promesse, essa rifiutò costantemente +di arrendersi ai suoi desiderii. Il re si dolse con sua +moglie di questo rigore. E la regina trovò mezzo +di farla esiliare per essere stata troppo virtuosa, +<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> +come aveva trovato mezzo di far esiliare la duchessa +di Lusciano per non esserlo stata abbastanza. +</p> + +<p> +Ahimè! la povera duchessa pagò due volte più +cara la sua virtù, che un’altra non avrebbe pagato +le sue colpe, e sventuratamente per lei, ritornò nel +’99 dal suo esilio. +</p> + +<p> +Abbiamo detto che il principe di San Nicandro si +era preoccupato di fare del suo allievo il primo cacciatore +ed il primo pescatore del regno, e ciò nello +scopo egoista ispirato da Tannucci, per impedire al +giovane principe di prendere parte agli affari di +Stato; difatti quando assisteva al consiglio, vi portava +la preoccupazione della pesca e della caccia al +punto di non permettere che si mettesse il calamaio +sul tappeto delle deliberazioni, per timore che venisse +l’occasione di redigere qualche decreto che il +re dovesse firmare; per questi casi aveva fatto incidere +la sua firma che egli applicava, o faceva applicare +sotto la deliberazione presa o no in sua +presenza. +</p> + +<p> +Anzi, per esempio, qualche giorno dopo il mio arrivo +a Napoli, vi trovai fresco fresco questo aneddoto. +</p> + +<p> +Il re teneva consiglio di Stato a Caserta. Vi assistevano +la regina, il ministro Acton, Caracciolo e +qualche altro. Si trattava di un affare della più alta +importanza che però ignoro; nel momento della discussione +si udì bussare alla porta; l’interruzione +sorprese tutti; chi era mai l’uomo ardito di venire +a disturbare un consiglio di Stato in funzione? ma +il re che aveva riconosciuto la maniera di bussare, +corse alla porta, l’aperse ed uscì, e ricomparse poco +dopo dando segni della gioia più viva. +</p> + +<p> +Signori, disse, vi prego di terminare al più presto +<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> +la discussione, perchè io ho un affare di un’importanza +ben maggiore di quella per cui v’intrattenete. +</p> + +<p> +La seduta fu levata, il re si ritirò presto, e si coricò +per levarsi il giorno seguente prima dell’alba. +</p> + +<p> +Questo grande affare era un convegno di caccia, +i colpi dati alla porta del Consiglio di Stato era il +segnale convenuto fra il re ed il suo bracchiere che +veniva ad avvertirlo che una torma di cignali era +stata veduta nel bosco verso lo spuntare del giorno, +e che si erano fatti stornare, e per trovarli il +giorno dopo bisognava trovarsi pronto prima dell’aurora. +</p> + +<p> +Qualche giorno dopo, nelle medesime circostanze, +tre fischi si fecero udire in corte; era ancora un segnale +tra il re ed il suo bracchiere; il re interruppe +il consiglio, aperse la finestra e diede udienza al +messaggiere, che gli annunziava un volo di uccelli, +ed il luogo ove si erano appostati: allora il re volgendosi +a Carolina. +</p> + +<p> +— Mia cara maestra, le disse, presiedi tu in mia +vece e finisci l’affare come credi, ti do carta bianca. +</p> + +<p> +E correndo fuori della camera, andò a perseguire +il suo volo d’uccelli. +</p> + +<p> +Esiste fra il re di Napoli ed il margravio di Anspach +una corrispondenza interna, continuata, settimanale, +su tutto ciò che è relativo alla caccia. Ciascuno +dei due principi tiene un registro esatto in +cui sono indicati, giorno per giorno, ora per ora, +gli alti fatti che li illustrano. +</p> + +<p> +Uno stesso registro ed una corrispondenza simile +sono tenute o piuttosto erano tenute fra il re di Napoli +ed il re di Spagna suo padre; ora avvenne sovente +che alcune differenze politiche disgustarono +<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> +i due monarchi, ma per quanto fossero disgustati, +politicamente parlando, il registro cinegetico non +subiva mai nessuna interruzione. +</p> + +<p> +La lista dei selvatici sagrificati al piacere dei monarchi +fu sempre tenuta regolarmente; la caccia minuta +vi era numerata come gli animali grassi, dal +fagiano fino al beccafico; in una colonna per le osservazioni +vi erano esposte le difficoltà che si erano +dovute superare, gli accidenti che erano incorsi, le +persone che avevano accompagnato il re, e le menzioni +onorevoli delle persone che l’accompagnavano +e che dopo di lui si erano distinte. +</p> + +<p> +Quello dei due registri che era destinato al margravio +di Anspach era il registro preferito, per la +ragione semplicissima che Ferdinando, quantunque +abilissimo, era men buon tiratore di Carlo III, mentre +al contrario era miglior tiratore del margravio +di Anspach. +</p> + +<p> +Il più dolce complimento che potesse accarezzare +le orecchie del re, era di dirgli che tirava meglio +del margravio di Anspach, ciò che era constatato +dal numero degli animali uccisi da lui, e se il numero +degli uccisi da Carlo III, superava di molto il +suo, ciò dipendeva non già dalla sua bravura, ma +dall’estensione della fecondità della selvaggina nelle +foreste spagnuole. +</p> + +<p> +Riferirò ancora due aneddoti, che completeranno +il ritratto che intendiamo di fare del re, poi passerò +immediatamente al racconto degli avvenimenti che +scossero il regno di Napoli, ed ai quali ho preso +parte, più per amicizia verso il re e la regina, che +per un sentimento di antipatia ragionata contro il +popolo francese e contro i patrioti italiani. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> +</p> + +<p> +Il re, cacciando in uno de’ suoi boschi, incontrò +una povera donna: essa non lo conosceva e sembrava +molto afflitta. — Senza avere nè il cuore, nè +lo spirito di Enrico IV, il re aveva una specie d’istinto +per le avventure popolari; si avvicinò ad essa +e la interrogò; la buona donna gli rispose che era +vedova, che aveva sette figli da mantenere, e che +non possedeva che un piccolo campo che era stato +poco prima devastato dalla muta del re. — Ora converrete, +signore, soggiunse la vedova piangendo, +che è ben duro di avere per sovrano un cacciatore, +i cui piaceri sono irrorati dalle lagrime dei suoi +sudditi. +</p> + +<p> +Ferdinando le rispose che le sue querele erano +giuste, e che essendo egli al servizio di Sua Maestà +non avrebbe mancato di informarnelo. +</p> + +<p> +— Glielo dite o non glielo dite, rispose la donna, +io non spero nè punto nè poco; non può essere che +un uomo senza cuore chi distrugge per suo piacere +il bene del poveri, perchè sa che la povera gente +non può far nulla contro di lui. +</p> + +<p> +Questa dichiarazione della vedova non tolse al re +di accompagnarla fino alla sua capanna, e di vedere +coi suoi occhi il guasto che aveva fatto. +</p> + +<p> +Giunto là chiamò due contadini, vicini della donna, +e chiese loro di stabilire una stima del danno; essi +fecero i loro calcoli, e lo stimarono a venti ducati. +</p> + +<p> +Il re tirò di tasca sessanta ducati e ne diede quaranta +alla vedova, dicendo che era giusto che il re +pagasse il doppio dei privati. +</p> + +<p> +Gli altri venti ducati furono ripartiti fra i due +arbitri. +</p> + +<p> +Il re dava udienza un giorno per settimana a Capodimonte, +<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> +palazzo costruito da Carlo III espressamente +per la caccia dei beccafichi; in quel giorno +ognuno poteva giungere fino al re senza dimanda +d’avviso e senza lettera d’udienza; non v’era che di +aspettare il suo turno, tanto le anticamere erano +ingombre di gente. +</p> + +<p> +Un vecchio prete dei dintorni di Capodimonte, +avendo da chiedere una grazia al re, risolse di approfittare +di quel giorno di udienza e di chiederla +personalmente a Sua Maestà. +</p> + +<p> +Ma dovendo fare anticamera per un tempo maggiore +o minore, ebbe cura di prendere le sue precauzioni +contro la fame, e si pose in tasca un pezzo +di pane e di formaggio; non già che avesse l’intenzione +di mangiare quel pezzo di pane nell’anticamera, +per tutto l’oro dal mondo non avrebbe commesso +una simile irriverenza, — ma avendo tre leghe da +fare a piedi per ritornare al suo villaggio, aveva +stabilito che dopo l’udienza si sarebbe fermato alla +prima fontana, e mangiarsi il pane ed il cacio seguito +da qualche sorso d’acqua, e così ristorate le +sue forze, rimettersi in viaggio per il suo presbitero. +</p> + +<p> +Dopo tre o quattro ore di attesa, venne il suo +turno, ed entrò. +</p> + +<p> +Il re era seduto in poltrona, ed ai suoi piedi stava +coricato un grosso bracco che era il suo prediletto +per la finezza del suo olfatto. +</p> + +<p> +Appena il prete ebbe spinta la porta il cane aperse +le narici, sollevò la testa, fece gli occhi teneri e dimenò +la coda. +</p> + +<p> +Tutte queste dimostrazioni di amicizia erano dirette +al prete, o piuttosto al pezzo di formaggio che +<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> +aveva in tasca; è noto l’irresistibile desiderio che i +cani da caccia hanno per questo commestibile. +</p> + +<p> +Mano mano che il prete si avvicinava o faceva +degli inchini, il cane si alzava, e con tutta l’espressione +amichevole andava incontro al prete. +</p> + +<p> +Costui non credeva forse le dimostrazioni del cane +così amichevoli come lo erano realmente; lo vedeva +con inquietudine, si cambiò in terrore quando vide +il cane passargli dietro. +</p> + +<p> +Ma fu bene ancor peggio quando, in mezzo all’esposizione +della sua dimanda, sentiva il muso del cane +introdursi insidiosamente nella sua tasca. +</p> + +<p> +L’amore del re per i suoi cani era noto. Non si +trattava di liberarsi con un colpo di piede del bracco +favorito del re; eppure questi cominciava a spingere +l’indiscrezione fino all’importunità. +</p> + +<p> +In quanto al re era nella sua più grande gioia +insensibile ad uno scherzo grazioso, si compiaceva +oltre modo delle buffonate. +</p> + +<p> +Interruppe il prete in mezzo alla sua arringa già +sufficientemente tormentata. +</p> + +<p> +— Perdonatemi, padre mio disse egli, che avete +in tasca, giacchè il mio cane insiste tanto ad osservarla? +</p> + +<p> +— Ahimè, Sire, rispose il prete con esitazione, un +semplice pezzo di formaggio, atteso che sono già le +quattro dopo mezzogiorno, come potete vedere, ed +ho ancora tre leghe da fare per giungere alla mia +casa; non sono abbastanza ricco per pranzare in +città. +</p> + +<p> +Difatti voi dite il vero, disse il re, perchè ecco +che Giove, — tale era il nome del cane, — è riuscito +a prendervi il formaggio: continuate dunque +<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> +nella vostra domanda, perchè è probabile che intanto +vi lascerà tranquillo. +</p> + +<p> +Il prete, mentre Giove mangiava il suo formaggio, +continuava ciò che doveva dire al re, che l’ascoltava +con maggior attenzione. +</p> + +<p> +— Va bene, disse il re, quando il prete ebbe finito. +</p> + +<p> +— Noi siamo d’avviso che.... +</p> + +<p> +Ma contro la previsione di Sua Maestà, Giove dopo +di aver mangiato il formaggio, sembrava di non voler +lasciare in pace il curato pel pane. +</p> + +<p> +— Andiamo, andiamo, disse il re interrompendosi, +non fate il sacrifizio a metà, vuotate completamente +le vostre tasche. +</p> + +<p> +— Tutto ciò è bello e buono, Sire! disse il prete, +ma mio Dio! ed io? +</p> + +<p> +— Ma non inquietatevi per così poco, il buon Dio +provvederà. +</p> + +<p> +Il prete diede il suo pane al cane ed uscì. +</p> + +<p> +Mentre Giove mangiava il suo pane, il re suonò +il campanello. +</p> + +<p> +— Trattenete, disse, quel prete che è uscito adesso, +e dategli un buon pranzo sicchè resti un’ora a tavola. +</p> + +<p> +L’ordine di Ferdinando fu eseguito; in quell’ora +il re ritornò a Napoli, sbrigò l’affare del prete in +modo che ritornando alla sua cura già confortato +da un buon pasto, trovò anche già accordato il favore +che egli aveva chiesto. +</p> + +<p> +Mi sono estesa molto sulla caccia, ciò che mi fa +trascurare la pesca. Diciamo una parola sopra questo +secondo divertimento, di cui il re è quasi più fanatico +del primo. +</p> + +<p> +Dire il re pesca, non è nulla, ma dire che il vero +<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> +piacere del re non è la pesca, ma di vendere egli +stesso il pesce, ecco quanto riconosceva io stessa +come inconcepibile per coloro che non hanno conosciuto +questo principe: ed io stessa ho veduto +questo singolare spettacolo, non soltanto una volta, +ma più di dieci. Ecco come va la cosa. +</p> + +<p> +Il re pesca ordinariamente in una parte riservata +del mare, in faccia ad una piccola casa che gli appartiene, +del quartiere di Posilippo. Quando ha fatto +un’ampia cattura di pesce, ritorna a terra, fa portare +il suo pesce alla marina, chiama i compratori +che di certo non mancano mai di accorrere all’appello +reale. Là si mette il pesce in vendita come +sulle panche del mercato; ciascuno può aggiungere +un grano all’asta; quando il re trova che il prezzo +è troppo basso, lo spinge egli stesso, e se il pesce +resta per suo conto, lo conserva e lo si mangia a +palazzo; tutti in questa circostanza, come sempre +altrove, si avvicinano al re per parlargli, ed anche +per questionare, cosa che non mancano mai di fare +nel loro dialetto i suoi amici lazzaroni, che non si +danno nemmeno la cura di chiamarlo Maestà, ma soltanto +Nasone, pel suo naso grosso tre volte quanto +un naso ordinario. +</p> + +<p> +Questa vendita è generalmente assai comica; il +re vende caro quanto più può, vanta il suo pesce, +lo prende per le pinne per mostrarlo, e schiaffeggiando +quelli che gli offrono un prezzo troppo basso +se si trovano a portata; da parte loro poi i lazzaroni +gli rispondono con delle ingiurie, come se avessero +a trattare con un vero pescivendolo; queste +invettive lo fanno ridere sgangheratamente. Finita +la vendita, inzuppato di acqua di mare, e col puzzo +<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> +di pesce, ritorna a palazzo, e prima di lavarsi e di +mutar vestito, va a raccontar tutto, sbellicandosi +dalle risa, alla regina, la quale secondo l’umore +in cui si trova, lo ascolta pazientemente, o lo mette +alla porta, rimproverandogli quei piaceri grossolani, +a’ quali però le rincrescerebbe che rinunciasse, +perchè grazie a questi piaceri plebei, che interessano +il re più degli affari, essa governa a suo talento il +regno. +</p> + +<p class="pad2 center large"> +FINE DEL VOLUME TERZO. +</p> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. +</p> + +<p> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + +<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76091 ***</div> +</body> +</html> + diff --git a/76091-h/images/cover.jpg b/76091-h/images/cover.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..9a7e1c5 --- /dev/null +++ b/76091-h/images/cover.jpg diff --git a/LICENSE.txt b/LICENSE.txt new file mode 100644 index 0000000..b5dba15 --- /dev/null +++ b/LICENSE.txt @@ -0,0 +1,11 @@ +This book, including all associated images, markup, improvements, +metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be +in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES. + +Procedures for determining public domain status are described in +the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org. + +No investigation has been made concerning possible copyrights in +jurisdictions other than the United States. 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