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GUGLIELMINI. + + + + +MEMORIE + +DI + +EMMA LYONNA + + + + +I. + + +La regina, come ho già detto, mi aveva chiesto il mio abito di raso +bianco per farne uno simile; io glielo inviai in quella stessa sera. + +Tre giorni dopo, il suo domestico mi prevenne che la regina era al +palazzo reale, e chiedeva di me, raccomandandomi di prendere meco il +mio sciallo di cascemiro azzurro. + +Non erano dieci minuti appena che era arrivata da Caserta, e perchè non +la facessi aspettare, mi mandò a prendere con una carrozza di Corte. + +Prevenni sir William della mia uscita, e mi recai immediatamente dalla +regina. + +Gli appartamenti della regina erano situati nella parte dal palazzo che +sporge verso il mare, e che mette su di un terrazzo coperto di aranci e +di cedri. + +Trovai Sua Maestà coll’abito nuovo, che si era fatto fare sul modello +del mio; aveva una sola piuma bianca nei capelli, ed il suo scialle +azzurro era gettato su di una poltrona. + +Volli salutarla colla cerimonia d’uso, ma essa, dopo avermi presa per +mano, mi abbracciò. + +— Andiamo, presto, presto, disse, alla toletta. + +Da principio non sapeva troppo che significasse quell’invito, ma essa +mi fece vedere il mio vestito posto su di una poltrona, e compresi che +la regina voleva appagare il capriccio di vederci vestite nella stessa +guisa. + +Difatti era quella la sua intenzione. + +Le chiesi allora se voleva permettermi di entrare in un gabinetto +vicino per mutare di abito. + +Ma essa alzò le spalle. + +— A che servono, disse, queste cerimonie fra noi. + +Poi, siccome io sembrava assai confusa: + +— Lasciate fare a me, soggiunse, io sarò la vostra cameriera, e vedrete +che ne so quanto una altra. + +Io era talmente confusa che non sapeva che mi facessi; balbettava, +tremava; mi punsi le dita cogli spilli; cercava di distogliermi dalle +mani della regina. + +— Ma essa è pazza, diceva, ma volete dunque lasciarmi fare? ve lo +comando. + +Poi, per provarmi che l’ordine, benchè pronunziato con una voce +imperativa, era un nuovo favore, mi strinse, nel darmelo, le spalle fra +le sue braccia; un brivido mi corse per tutto il corpo. + +Era così lontana dall’aspettarmi una tale familiarità da parte di una +regina, che aveva fama di donna la più altiera e più imperiosa del suo +regno, che io credeva di sognare. Chiesi a me stessa se era veramente +la regina Carolina, e se io era veramente io, vale a dire, essa la +figlia dell’Imperatrice Maria Teresa, ed io la povera figlia di una +fantesca di villaggio. + +Aveva come un offuscamento morale. + +Buono o mal grado dovetti lasciarmi fare; la regina mi aiutò a levarmi +l’abito che aveva quando era venuta, mi mise il vestito di raso bianco, +mi acconciò sul capo una piuma bianca, e poi avvicinò le nostre due +teste allo specchio e vi guardò un istante. + +Poi con un accento quasi di cattivo umore: + +— Davvero, disse, che io faccio proprio un bel mestiere, decisamente. +Milady Hamilton, voi siete più bella di me. + +Io era affatto confusa, rossa fino agli orecchi, nè sapeva dove celarmi. + +— Vostra Maestà, le risposi, mi permetterà di non essere del suo +avviso; io sono avvenente forse; ma voi, oh! voi sì, che siete +veramente bella. + +— Lo trovate voi veramente? e me lo dite senza adulazione? + +— Oh! ve lo giuro, esclamai, con tutta la sincerità. + +— Come! disse, gettando uno sguardo sulle sue magnifiche spalle; se +foste un uomo, vi innamorereste di me? + +— Più, ancora, signora, vi adorerei in ginocchio. + +Carolina scosse la testa, e sorrise con malinconia. + +— Essere amata è già cosa rara, e specialmente poi per una regina; non +chiediamo l’impossibile però.... + +E si fermò con un sospiro. + +Io la osservava con un interesse, in cui essa non poteva ingannarsi. + +— E però, ripetei dopo di essa. + +La regina mi mise un braccio intorno al collo, e mi fece sedere a lei +vicino sul sofà. + +— Quante volte siete stata amata? mi disse. + +— Vostra Maestà mi chiede quante volte ho amato, o quante volte sono +stata amata? + +— Avete ragione, non è la stessa cosa: io domando quante volte siete +stata amata. + +— Una volta da una tenera amicizia, ed una volta da un amore profondo. + +— E quale di questi due sentimenti vi ha reso più completamente felice? + +— La tenera amicizia, io credo. + +— E voi? + +— Io? + +— Sì, voi; di tutti i vostri adoratori, chi è quello che vi ha amato di +più? + +Io sorrisi. + +— Debbo rispondere francamente? + +— Con me, sempre. + +— Un terzo che non mi amava. + +La regina fece un movimento di testa, sospirando. + +— Eppure la è proprio così, disse ella: ecco come siamo noi altre +donne; anch’io, mia povera Emma, ho sacrificato un amore vero e +profondo ad un amore finto e ambizioso, e ne porto la pena; ho un +marito che non mi ama, e vi confesserò che non lo posso amare, ed un +amante che disprezzo. Vi maravigliate che vi dica tutte queste cose con +tale franchezza; ma che volete, io ho istinto che mi trascina verso di +voi; d’altronde, si dice tutto pubblicamente a Napoli, sicchè il merito +della confidenza non è grande, e con tutta probabilità voi saprete già +da molto tempo ciò che oggi vi ripeto io stessa. + +— Quanto mi dice Vostra Maestà non mi è meno interessante. + +— La mia Maestà è una triste Maestà in quanto a felicità. Ma mettendo +il piede sul suolo di Napoli, scorgendo l’uomo a cui era destinata, +sentii che era condannata. + +— Davvero! esclamai; che differenza, mio Dio! fra il re e voi. + +— Tu t’incarichi adesso soltanto della mia scusa, cara Emma, tu, anima +delicata, fine, squisita, figurati del mio disinganno. Era giovane, +aveva quindici anni appena, mi avevano detto che andava a regnare nella +terra ov’era morto Virgilio, ed era nato il Tasso, che doveva sposare +un giovane principe, un nipote di Luigi XIV, un discendente di Enrico +IV. Arrivai per così dire coll’Eneide in una mano, e colla Gerusalemme +liberata nell’altra; il mio fidanzato sarebbe egli Eurialo o Tancredi, +io sarei ciò che avrebbe voluto, Camilla od Erminia; amazzone o +pastorella. Arrivai con tutte le speranze di un cuore vergine, con +tutti i sogni di un animo vissuto fra le ballate della nostra vecchia +Germania; e vidi... lo hai veduto, non ho bisogno di farti il suo +ritratto, una specie di villano illetterato, che non parla altra lingua +che il dialetto napolitano: un vero lazzarone del molo che mangia +maccheroni nel palco reale; un pescatore di Mergellina che vende il +suo pesce nel linguaggio dei marinai di porto, un cacciatore grossolano +senza poesia, che corre dietro alle contadine, un sultano di villaggio +che si è fatto un harem di mandriane. Oh! ti assicuro! l’illusione non +fu lunga. Un giorno credetti che ancora poteva essere felice; vedi, io +aveva incontrato sul mio cammino chi aveva tutte le qualità che a lui +mancavano, giovine, bello, elegante, spiritoso; e oltre a tutto ciò +anche principe, cosa che non gli stava anche male. + +— Il principe di Caramanico, pronunziai, senz’accorgermi della +inconvenienza della mia interruzione. + +— Conosci il suo nome? disse la regina. + +Io arrossii. + +— Oh! non arrossire, mi disse; quello là, una regina può confessarlo, +mi amava veramente, povero Giuseppe, non già perchè era una regina, eh +lo so, egli mi ama sempre. + +— Ma allora chi impedisce a Vostra Maestà di rivederlo? + +— Si ha cura d’allontanarlo da me. + +— Fatelo ritornare, richiamatelo. Oh se fossi regina io ed amassi un +uomo, e detestassi un marito, nulla al mondo m’impedirebbe di avere +vicino a me colui che amassi. + +— Fuorchè il timore d’ucciderlo richiamandolo, mi disse la regina con +una voce mesta. + +Io raccapricciai. + +— E chi potrebbe commettere un simile delitto? dimandai io. + +— Quegli che ha preso il suo posto, e che potrebbe temere ch’egli lo +riprendesse. + +— Vostra Maestà ha una tale convinzione, esclamai, e si tiene +quest’uomo vicino? + +— Che vuoi mai! nelle regioni che noi abitiamo ci sono delle insidie +politiche, e quando si è presa e’ bisogna restar presa, gridare è +proibito, tutto un popolo vi ascolta e vi dice ridendovi in faccia: +— ben fatto. — Lamentarsi è pure una grande consolazione, ma per +rammaricarsi bisogna avere un’amica; così, lo vedi senza nemmeno sapere +se ho un’amica, mi sfogo. + +— Oh! voi ne avete una, signora, e che vi amerà non già perchè siete +regina, esclamai, quasi sul punto di gettarle le braccia al collo come +ad una mia eguale. + +Repressi quel movimento. + +— Ma che si allontanerà da me perchè lo sono, disse Carolina con un +triste sorriso. Ahimè! mia povera Emma, le regioni del trono sono come +le sterili cime delle alpi; ad una certa altezza non spunta più nulla, +nè amicizia nè amore. + +— Vedete bene che v’ingannate, signora, perchè quest’uomo vi ha amata, +e come voi dite, vi ama ancora, e perchè infine anch’io.... + +— Ebbene tu? + +— Anch’io incoraggiata di ciò che mi dite, vi confesso che pure vi amo. + +— Oh! l’ho sognato tante volte d’avere un amica, ma non ho trovato che +delle compiacenti, la San Marco e la San Clemente, che continuamente +mi chiedono favori per loro, e quando non ne chiedono per loro, me li +chiedono pei loro amanti, e quando non me li dimandano pei loro amanti, +me li dimandano pei loro mariti. Sono amiche costoro? + +— Io, signora, esclamai, non ho nulla da chiedervi per nessuno, nè +per me, nè per mio marito; e in quanto ad amanti, non ne ho più, ed ho +anche una grande paura di non averne più. + +— È precisamente perchè tu hai nulla da chiedermi nè per te nè per gli +altri, disse la regina con un sorriso amaro, che non ti darai la cura +d’essere mia amica. + +— Oh! sì, sì, esclamai, non potendo più resistere all’attrazione che mi +spingeva verso di lei, e gettandole questa volta le braccia al collo; +sì, ve lo giuro. + +— Alla buon’ora, ecco un buon moto, disse la regina: ebbene voglio +ricompensarti mostrandoti ciò che io non mostrerei a nessuno, questo +ritratto.... poi, fermandosi, più tardi, mi disse, fra dieci anni tu +conoscerai che nella vita d’una donna, fosse regina o lavandaia, vi ha +sempre un amore che lascia una traccia più profonda degli altri: questo +amore è sovente per tutti il primo che passa in realtà, o che ritorna +colle rimembranze innanzi questo specchio che si chiama il cuore. Si +crolla tristamente la testa e si dice: non è lui; poi a poco a poco +lo specchio si appanna, e non riflette più nessuno, e però quando si +guarda oltre la nebbia sparsa sulla sua superfice è sempre lui che +ritorna là. + +Chinai la testa, il solo uomo che avrei amato, o creduto d’amare era +sir Harry, e sentiva che nessuno di quelli che aveva conosciuto non +aveva lasciato nel mio cuore quell’orma profonda di cui parlava la +regina. + +Era dunque destinata a non amare più, o non aveva ancora provato il mio +vero amore! + +La regina andò al suo stipo, capo d’opera di Boule, magnifico regalo +di Luigi XVI, aperse un cassettino segreto, e mi si avvicinò con una +piccola cassetta. + +Questa cassetta racchiudeva un medaglione nel suo astuccio, un pacco di +lettere, dei fiori, e delle foglie secche. + +Io sorrisi. Pensava a questa regina altiera, potente, assoluta, a +questa donna che si accusava di avere un cuore di bronzo, o piuttosto, +ciò che era ben peggio, di non averne del tutto, e che come una +semplice donna, come una collegiale che piange i suoi ultimi giorni +di vacanza, come una monaca che rimpiange la sua libertà, mi mostrava +fiori, foglie secche, lettere ed un ritratto. + +Lo scettro può infrangere la mano; la corona può bruciare la fronte +della regina; ma vi ha un angolo del cuore dove la donna resta sempre +donna. + +Io sorrisi a questa nuova prova della nostra forza, o della nostra +debolezza, come volete. + +— Tu ridi, mi disse la regina, e trovi che sono pazza: ebbene ridi +ancor più forte se vuoi; una porzione del mio cuore è dove si trova, +l’altra è con queste lettere, con questi fiori secchi, con questo +ritratto. Spesso dopo aver sopportato di volta in volta un marito che +odio ed un amante che disprezzo, mi rinchiudo sola in questa camera, +prendo dallo stipo la mia cara cassetta, l’apro e mi dico: questa +foglia d’alloro l’abbiamo colta una sera presso la tomba di Virgilio. +La luna che sorgeva splendida dietro il monte sant’Angelo gettava +larghe ombre sopra Posilippo; eravamo tutti e due perduti in uno di +quegli angoli di tenebre, e come separati dal mondo dei viventi che +chiassava al disotto di noi. Suonavano le undici ore al convento di +sant’Antonio. Egli era ai miei ginocchi, come un pastore di Teocrito +o di Gessner, e mi supplicava; ci eravamo detto che ci amavamo; ma +io non gli aveva ancor accordato nulla, fuorchè la verginità del mio +cuore; all’ultima squilla dell’undecima ora, io colsi questa foglia; +l’appoggiai alle mie labbra, ed abbassai la mia testa vicino a lui; +egli pose la sua bocca sull’altra pagina della foglia, che separava +soltanto col suo spessore le sue labbra dalle mie. Ad un tratto tirai +vivamente la foglia. Le nostre labbra si toccarono; egli mise un +grido, come se gli fosse entrato nel cuore un ferro rovente; lo vidi +impallidire, chiudere gli occhi e cadere: io lo ritenni fra le mie +braccia e me lo strinsi al cuore. + +Era una bella sera di maggio, il sette; il mare splendeva come un lago +d’argento fuso, Giove sorgeva al disopra del Vesuvio, rosso come se +uscisse dal cratere. Ah! povera foglia secca! sono già quattordici +anni da che sei colta, e vedi però che io non ho dimenticato nulla di +quella sera di felicità, nè di quella notte di delirio che la seguì. +Ognuna di queste piante e di questi fiori segna un grado dei nostri +amori, ed ha la sua storia come questa foglia di alloro; con questa io +potrei ricomporre per intero il poema della mia felicità e della mia +gioventù. Questo ramo di erica era sul mio seno in una notte di follia. +Il re aveva un reggimento privilegiato che chiamava suoi Liparioti, +perchè tutti quelli che lo componevano o quasi tutti almeno, erano +delle isole di Lipari. Giuseppe era capitano in questo reggimento. In +quell’epoca, sorvegliata com’era dal vecchio Tannucci, che io detestava +quanto egli mi odiava, noi non potevamo vederci se non in mezzo a +mille pericoli: io feci venire al re l’idea di dare una festa al suo +reggimento. Fu convenuto che ci saremmo vestiti il re da oste ed io +da cantiniera, e che avremmo servito gli ufficiali del reggimento. Si +piantarono due tende immense, l’una a cui presiedeva il re in beretta +bianca col grembiale di cucina annodato alla cintura, ed il coltello al +fianco; ed aveva per garzoni dell’osteria i principali signori della +sua corte. Io vestita come le donne di Procida, il fazzoletto rosso +annodato di dietro, il corsetto ricamato in oro, che mi stringeva alla +vita, la gonnella corta di scarlatto che lasciava vedere parte delle +gambe; aveva per fantesche le dodici principali dame della corte. +Caramanico venne a sedersi ad uno dei miei tavoli, ed io occupandomi +degli altri poteva occuparmi di lui. Oh! con quale felicità io era la +sua fantesca. Quando beveva alla salute della regina, io sapeva che era +a quella di Maria Carolina, e non a quella della regina che beveva. Io +passava vicino a lui, la mia gonnella accarezzava i suoi ginocchi, il +mio braccio le sue spalle, io passava e ripassava continuamente; aveva +sempre da fare in quello stretto passaggio che egli mi rendeva il più +stretto possibile. La musica diede il segnale della danza, e come uno +dei principali uffiziali del reggimento aveva diritto di invitarmi: noi +ballammo insieme tre volte. + +Egli aveva veduto il mazzettino di fiori che io aveva alla cintura; +approfittò di un intervallo, in cui non danzava, per comprarne un +altro simile e me lo diede, io gli diedi il mio. Eccolo qui il suo, è +un’erica contornata di garofani. Vuoi vedere la lettera che mi scrisse +al giorno dopo? eccola, prendila. + +Presi la lettera dalle mani convulse della regina e lessi: + + «Oh! mia adorata Carolina, eccomi dunque ricaduto dal cielo in + questo deserto che si chiama la terra, quando tu non vi sei; è un + sogno od una realtà? Ebe o Venere non so quale, poichè ambedue son + bionde, giovani e belle, mi hanno presentato l’ambrosia, mi hanno + versato il nettare: Ah! ho conosciuto la divina bevanda che per + tutta la nostra ultima notte ho bevuto sulle tue labbra, ben più + inebbriante di quella che mi versasti ieri: non pensare che ad una + cosa, mia cara Carolina, solamente pensa col tuo spirito, colla + tua anima, col tuo cuore, con tutto ciò che Dio ha messo in te di + amore, pensa a darmi una notte, una di quelle belle notti stellate + di baci, che restano nella mia memoria mille volte più brillanti + dei miei giorni. + + «Ahimè! perchè sei tu la regina, e non sei semplicemente e + realmente una di quelle belle fanciulle dell’isola greca, di + cui portavi ieri il vestito? allora non vi sarebbe più palazzo + custodito dalle sentinelle, corridoi custoditi dalle dame d’onore, + camere custodite da un re, ma ci sarebbe una barca, col mare + sotto i nostri piedi, il cielo al di sopra del nostro capo, un + promontorio dal dolce nome che si chiama Miseno, un golfo di + rimembranze amorose che si chiamerebbe Baia, una foresta d’aranci + ove noi ci perderemmo per uscirne il più tardi possibile e che + si chiamerebbe Sorrento: e la vita con te, la libertà con te, la + sventura con te, la morte con te, ma nulla senza di te, nemmeno la + gloria, nemmeno la felicità, nemmeno un posto alla destra di Dio. + + «Il tuo GIUSEPPE.» + +Lasciai cadere la lettera sospirando. + +— Credi tu che mi amasse? dimandò la regina, mentre la raccoglieva e +l’appoggiava sulle sue labbra. + +Io non risposi. + +— Sì, comprendo, disse, tu chiedi a te stessa, non osando di +dimandarlo a me, come amando un tale uomo abbia potuto acconsentire di +allontanarlo da me; tu ti domandi come avendolo amato, ho potuto amarne +un altro; io non ho amato un altro, io sono stata la favorita d’un +altro, ecco tutto; che vuoi? Cleopatra dopo essere stata l’amante del +divino Cesare, che aveva messo la sua statua d’oro in Campidoglio, è +stata la ganza del beone Antonio. Non parliamone più; è la mia macchia. +Vuoi vedere il suo ritratto? + +Aperse con violenza quasi collerica lo astuccio, e mi pose sotto gli +occhi una bella miniatura. + +Era il ritratto d’un uomo dell’età di vent’otto ai trent’anni, dalla +fisionomia più tosto severa che tenera, con bei capelli neri, begli +occhi neri, un incarnato pallido. + +Portava l’uniforme di capitano dei Liparioti; era stato incominciato il +giorno seguente a quello ricordato col ramoscello d’erica, glorificato +dalla lettera, e dato alla regina in quella notte chiesta con tanta +istanza. + +In questo momento si bussò alla porta. + +— Chi è? dimandò la regina, componendosi come se avesse temuto che uno +sguardo profano le macchiasse i fiori, le lettere ed il ritratto nella +cassetta. + +— Io, signora, rispose una voce d’uomo. + +Le sopraciglia della regina si contrassero, e diedero al suo bel volto +una espressione incredibile di durezza. + +— Aveva detto che io non c’era per nessuno, rispose la regina. + +— Nemmeno per me? chiese la voce. + +— Quando dico per nessuno, replicò duramente la regina, non vi è +eccezione per nessuno. + +— Aveva delle notizie politiche importanti da comunicare a Vostra +Maestà. + +— Comunicatele al re, gli do per oggi i miei pieni poteri. + +— Però quando Vostra Maestà saprà... + +— Non voglio saper niente per oggi, disse la regina impazientita, e +battendo i piedi. + +— Vostra Maestà è con Lady Hamilton? + +— Credo che m’interroghiate, disse Carolina. + +— No, signora, ma sir William è venuto per prevenire milady, che +avendo, come io, ricevute le stesse notizie, partiva per Caserta. + +— Egli sa che Milady è qui? + +— Sì, Maestà. + +— Ebbene, che vada a Caserta. + +— Allora parto con lui, continuò la voce. + +— Partite, signore. + +S’intese il rumore dei passi che si allontanavano. + +— Egli era per disturbarmi la mia giornata, disse la regina. + +— Però signora, avventurai, se le notizie che vi porta sono tanto +importanti quanto lo dice...? + +— Oggi che tengo con una mano il suo ritratto, e coll’altra stringo +un’amica sul mio cuore, rispose Carolina, darei il mio trono per un +carlino, a più forte ragione quello degli altri. + + + + +II. + + +Si comprende che fra me e la regina si era parlato del principe +Giuseppe Caramanico, allora vice re di Sicilia. + +Egli era ministro del re ed amante della regina quando propose, nello +scopo di creare una marina a Napoli, di chiamare dalla Toscana il +capitano di fregata Giovanni Acton. + +Perchè quest’uomo quasi ignoto, e che non aveva nessuna attitudine +superiore, fu scelto dal principe Caramanico, che era un’intelligenza +di primo ordine? + +Tutto è fortuna e sventura a questo mondo. Nato a Besançon, da una +famiglia irlandese, Giovanni Acton entrò nella marina francese, ove +sopportò delle umiliazioni, che si dissero meritate, e lasciò la +Francia, serbando contro di essa un livore, che poi diventò un odio +accanito. + +Egli fece partecipare a questo livore la regina Carolina, prima che +avesse avuto i motivi troppo legittimi della morte di Luigi XVI e di +Maria Antonietta. Si avrà un’idea di quest’odio di Acton contro la +Francia da questo solo fatto: durante una carestia, in cui a Napoli si +moriva letteralmente di fame, egli fece rifiutare, perchè veniva dalla +Francia, un’imbarcazione di grano inviata da Luigi XVI. + +Durante una spedizione contro i barbareschi, in cui egli comandava una +fregata, fu il solo che spiegò una certa intelligenza: costeggiando la +spiaggia aveva potuto sostenere le truppe in uno sbarco, aiutarle nel +loro rimbarco; la voce di questo fatto era venuta fino alle orecchie +del principe di Caramanico, il quale, compreso della gloria di un trono +sul quale era assisa la donna che adorava, aveva proposto Acton al re; +un segno di testa della regina l’aveva fatto accettare. + +Ma come il Principe così pieno di lealtà, di eleganza e di devozione, +fu rimpiazzato da un semplice uffiziale irlandese, brutale, mediocre, +senza gioventù e senza bellezza, è uno di quei misteri che compie +soltanto l’amore od il capriccio, ma che l’intelligenza non spiega mai. + +Il fatto inesplicabile avvenne pertanto. Giovanni Acton succedette al +principe di Caramanico, che fu inviato o piuttosto esiliato a Londra +col titolo di ambasciatore, e che dopo due o tre anni ritornò in +Sicilia con quello di vicerè. + +Egli si trovava a Palermo quando la regina mi fece la confidenza di +quanto ho riportato. + +Si vede che il signor Giovanni Acton non aveva indovinato il tempo di +venire in quel momento a battere alla porta della regina. + +Però, come se questa interruzione avesse bastato a mutare il corso +delle sue idee, chiuse la piccola cassetta, la ripose nel tiratoio, e +alzò la tavoletta dello stipo che lo dissimulava. Si fermò davanti ad +uno specchio, si aggiustò leggermente l’acconciatura, e con un accento +d’indifferenza e di leggerezza affettata: + +— Andiamo a passeggiare, disse, tirando con violenza il cordone del +campanello. + +Un momento dopo si udì a toccare alla porta. + +— Entrate, disse la regina, gettandosi il suo sciallo sulle spalle. + +— Vostra Maestà, dimentica che ha chiuso la porta di dentro. + +— È vero; aprite Emma. + +Io apersi. + +La regina si diede uno sguardo sulle spalle. + +— Ah! sei tu, San Marco, disse: questa sera ceneremo fra noi donne, +tu, la San Clemente, Emma ed io; s’illuminerà il gabinetto rosa e la +sala piccola; si preveranno i nostri abituati Rocca Romana, il vecchio +Gatti, Moliterno, Pignatello, ma non voglio dei noiosi e sermonatori, +nessun diplomatico. Termoli se viene sarà il ben venuto. + +Bisogna invitarlo? chiese la marchesa di San Marco. + +— Ah! no, no; lasciamo qualche cosa all’avventura. + +Poi volgendosi a me: + +— È il figlio di San Nicandro, disse, di quell’idiota che ha fatto +l’educazione del re. Ha tale vergogna pel modo con cui è riescito suo +padre, che ha preso il nome di Termoli, uno del suoi feudi. È da uomo +di spirito. Così ho deciso che la colpa dei padri non ricadrebbe sui +figli, e gli ho perdonato. Ma Lemberg senza alcun pretesto, non voglio +sapienti. In tutti i paesi del mondo i dotti sono noiosi; in Italia +poi sono insopportabili. Hai ben compreso, San Marco? disse volgendosi +a lei, in tutto dieci o dodici persone al più, _dei miei_; poi +conducendomi per lo scalone: + +— Vi sono _i miei e quelli del re_, è vero che quelli là non sono molti. + +Scendemmo, un calesse a due cavalli ci attendeva in corte, senz’altra +distinzione che un F ed un B con sovrapposta una corona chiusa; il +cocchiere era in piccola livrea. + +La regina ed io eravamo esattamente l’una come l’altra; una veste +di raso bianco, una piuma bianca nei capelli ed uno sciallo azzurro, +componevano tutta la nostra toletta; la sola differenza fra noi era che +la regina aveva i capelli biondi, ed io castagni oscuri. + +Uscimmo dal palazzo, volgemmo verso la discesa del Gigante e Santa +Lucia, passammo dinanzi al piccolo palazzo del Chiatamore, casina di +delizie del re; poi scendemmo alla riviera di Chiaja e seguimmo la +piaggia di Mergellina, fino alle rovine che il popolo, che fa sempre +una popolarità delle grandi lascivie, o dei grandi delitti, chiama +palazzo della regina Giovanna, e che è in realtà il palazzo di Anna +Caraffa, che il duca di Medina Coeli suo consorte, richiamato in +Ispagna dopo la caduta del gran duca Olivarez, lasciò ancor incompiuto +e che al giorno d’oggi è ancora come l’ha lasciato. Per arrivare +là dovemmo passare davanti ad una casa di mediocre apparenza che in +quell’epoca non aveva numero, — le case di Napoli non furono numerate +che cinque o sei anni dopo per facilitare le perquisizioni domiciliari, +— e passando innanzi a quella casa, la regina stese il braccio, +dicendo: + +— Vedi tu quella casa? + +— Sì, Maestà, risposi. + +— Ebbene, è la casa di pesca del mio augusto consorte, è là su quella +spiaggia ch’egli vende il pesce che ha preso, con un linguaggio che non +la cede in nulla a quello dei lazzaroni suoi amici: non hai mai veduto +questo spettacolo così curioso? + +— No, Maestà, nè desidero di vederlo. + +— Hai torto, ciò ti darebbe probabilmente della maestà reale un’idea +tutta diversa di quella che hai. + +E si gettò in fondo alla carrozza con un movimento d’impazienza e di +sdegno, che aveva particolarmente quando parlava di suo marito. + +Era l’ora della passeggiata; vi era un’enorme affluenza di carrozze, +che secondo l’abitudine andavano fino all’estremità di Mergellina, +ritornavano per la riviera di Chiaja, rimontavano per la via di Chiaja +fino alla Chiesa di S. Ferdinando, seguivano la strada Toledo fino +al Mercatello, e poi ritornavano come se fossero state obbligate al +medesimo cammino. Difatti non vi è che una sola passeggiata a Napoli, +che si possa chiamare tale, un pavimento polveroso ed una strada che, +riscaldata a cinquanta gradi durante la giornata, resta a trenta nella +sera. + +Durante questa passeggiata, il calesse reale fu l’oggetto della +curiosità pubblica. Io era ancor poco conosciuta a Napoli, di modo che +gli onori fatti ad una persona straniera, ad una faccia nuova, erano +uno stupore per ciascuno: alcune dame della corte poi, alzandosi, come +mosse da una scossa elettrica, esclamavano le une: — «Lady Hamilton!» — +le altre: — «l’ambasciatrice d’Inghilterra!» — Due o tre pronunziarono +semplicemente — «Emma Lyonna» — cosa che mi provava che sventuratamente +era conosciuta anche sotto questo nome. + +Incontrammo il mio vecchio adoratore, il vescovo di Derry. Vedendomi +nella carrozza reale, il suo viso si rischiarò di un raggio di gioia, +ma non mi parve punto maravigliato. Mi avesse veduto alla destra di +Giunone od alla sinistra di Minerva, egli avrebbe trovato che era +appena al mio posto. + +E a tutte queste esclamazioni, a tutte queste maraviglie la regina +sorrideva col suo sorriso altiero, che sembrava dire: + +— E perchè no, se mi piace così? + +Rientrammo a sera. + +Presso la sala di pranzo illuminata a giorno, ove la mensa era stata +preparata per la nostra piccola brigata collo stesso lusso come se vi +fosse stata gala, vi era il piccolo gabinetto rosa di cui aveva parlato +la regina. Questo misterioso recesso era illuminato da una sola lampada +di alabastro, che spargeva la sua luce appannata sui mobili e sui +tappeti. Le finestre mettevano sul terrazzo, ed a traverso le fronde +degli aranceti si vedeva scintillare il mare arrubinato dal fuoco del +sole cadente. + +La regina, entrando, non fece che attraversare la sala da pranzo, e mi +condusse al gabinetto. + +Non so se la regina della voluttà, Venere, Astarte in persona, sia a +Gnido, a Pafo, a Citera, al tempo in cui era amata da Adone, adorata +da Pericle e da Alcibiade, abbia inventato qualche cosa di più soave, +di più profumato di questo grazioso nido di colomba, ove la brezza +del mare vi giunge per mezzo alle fronde fiorite degli aranceti; +evidentemente quel gabinetto che sembrava fatto di madreperla, di +perle e di foglie di rosa, non aveva eco che per le dolci parole, e i +gemiti del cuore. E respirando quelle emanazioni profumate si sentiva +come in preda alla più voluttuosa corrente magnetica della natura. +Appena vi entrai provai una strana emozione, come se un dolce incanto, +addormentato nel mio cuore, mi si risvegliasse ad un tratto. Era un +incanto simile a quello che aveva provato in quella notte, in cui sir +Harry si era avvicinato al mio letto, per prendere il posto del suo +amico sir John; tutti i sentimenti di misterioso languore assopiti +nel mio cuore, dopo il mio matrimonio con sir William, e che io aveva +creduto morto e seppellito, cominciavano a scuotersi ed a palpitare +di nuovo. Le mie labbra inaridirono, come sotto un soffio ardente, i +miei occhi rimasero semiaperti, il mio petto era ansante, e caddi quasi +coricata sui cuscini, mormorando: + +— Oh! come non poter amare qui! + +— E chi t’impedisce di amare? chiese la regina. Sei tu in età da non +poter più amare? + +— No, risposi. — Ma chi amare? + +— Ah sì! rispose la regina. _Qui sta il punto_, come dice il tuo poeta: +chi amare? è ciò che dimandava Saffo all’amore prima di vedere Faone; +essa vide Faone, e scontò colla vita lo sguardo che gettò sul giovane +lesba. Povera Emma, soggiunse la regina a mezza voce. Tu hai ragione; +chi amare? perchè l’amore degli uomini è fatale, e le vere amicizie, +credimi, sono le amicizie di donne. + +Mi sollevai a stento, e la guardai con stupore. + +— Vedi la mia povera sorella Maria Antonietta, mi disse: per sette +anni è stata la sposa di suo marito senza essere sua moglie; ebbene, +questi sette anni sono stati i più felici della sua vita. È vero che +ha avuto la fortuna di avere due amiche come io vorrei trovarne una: +la principessa di Lamballe e madama di Polignac. Ebbene, ti mostrerò le +lettere che mi scrisse in data di quell’epoca; e si scorge che non ebbe +mai una nube in cuore; sono le Dellon, le Coigny, le Ferrer, che hanno +sollevato la tempesta intorno a lei. Lamballe e Polignac! Erano il bel +tempo, il sereno, erano il sole. Vuoi tu essere per me, Emma, disse la +regina cingendomi del suo braccio, ciò che le due tenere amiche sono +state per mia sorella Maria Antonietta? + +— Oh! sì, esclamai con tutta l’ingenuità della mia anima; oh! sì, lo +voglio, e con tutto il cuore. + +— Grazie, esclamò la regina, appoggiando con un movimento rapido e +veemente le sue labbra sulle mie. + +— Oh! io sento che ti amerò, vedi più ancora di quant’altri ho amato. + +Misi un debole grido; io non mi aspettava queste carezze quasi virili; +mi parve che le forze mi mancassero, che una nube mi oscurasse +la vista, quasi quasi sveniva; mi sollevai a stento, respingendo +dolcemente la regina. + +— Oh! sospirai, che ho io dunque che mi sembra di soffocare? + +— Non v’ha nulla da maravigliarsi in ciò, disse la regina alzandosi +alla sua volta, e sostenendomi pel braccio; è questo caldo di luglio, +i nostri abiti di raso, ed i busti di balena. Ma, cara amica, noi +abbiamo ancora qualche minuto prima di cena; spogliamoci di questi +abiti pesanti, e mettiamo dei semplici accappatoi: questa sera noi non +riceviamo che delle amiche, e tu civettina non hai bisogno di toletta +per sembrare più bella. + +— È inutile che te lo dica, lo sai, ad un’ora di mattina quando se ne +anderanno, noi troveremo pronto il nostro bagno, e tu ritornerai a casa +fresca, come se fossi venuta uscendo da quelle belle onde azzurre che +vedi a scintillare laggiù. + +E dicendo queste parole la regina stessa sciolse i ganci del mio abito, +ed i lacci del mio corsetto; abito e corsetto caddero a terra. + +Respirai, e mandai un sospiro di consolazione. + +— Davvero, disse la regina, quando si è ben fatta come te, cara Emma, è +un peccato di non vestirsi in una foggia diversa di quella di Aspasia, +— aspettate, e poi vi aggiusteremo la vostra tunica, mia bella greca; +non fate la civetta, almeno, questa sera con Rocca Romana o Moliterno; +io ne sarei gelosa da morirne. + +— L’uno di questi due signori, chiesi sorridendo ha forse l’onore di +essere guardato con interesse da Vostra Maestà? + +— Non ho detto che sarei gelosa di essi, scioccherella, disse la +regina; ho detto che sarei gelosa di te; guarda la toletta di notte +preparata per me, là sulla poltrona presso il mio letto.... + +E dicendo queste parole, aperse una porta, che metteva nella camera da +letto. + +— Prendila, mi disse, io chiamo perchè me se ne porti un’altra. + +— Eguale? + +— Senza dubbio, eguale; non ci siamo intese che siamo due sorelle, e +più ancora due amiche? + +Essa tirò il campanello. + +Entrai nella camera da letto per fare contrasto col gabinetto +illuminato, come ho detto, da una lampada d’alabastro; la camera da +letto era rischiarata da una lampada di vetro rosa di Boemia, ciò che +faceva un grazioso contrasto. Era tutta a tende di taffetà bianco, e la +luce, che passava dal cristallo incarnato, dava alla stoffa un riflesso +rosa; due porte agli angoli mettevano l’una ad un gabinetto di toletta, +l’altra in una sala di bagno, che in tutta la sua estensione non era +che un’immensa vasca di marmo bianco, circondata da gradini coperti +da stuoie così fine che i loro disegni sembravano ricami; in ciascun +angolo vi erano dei cuscini di seta. + +Questa sala era tutta dipinta alla maniera di Pompei, colle famose +danzatrici di Capri che volteggiavano sulle pareti. + +In tutto ciò vi era qualche cosa del magico palazzo d’Armida cantato +dal Tasso. + +Da un’ora io era entrata nel mondo degli incantesimi. + +Vi era così grande distanza fra questo gabinetto, questa camera da +letto e questa sala da bagno, e la camera azzurra predetta da Dick, +quanto da questa camera azzurra alla stamberga che abitava in casa di +Mistress Davyson. + +La toletta di notte della regina si componeva di una specie di +tunica di battista guarnita di valencienne al collo, allo sparato ed +all’estremità delle maniche; un cordone di seta rosa era destinato +a serrarla alla vita; un paio di pantofole di raso rosa completavano +questo _negligè_. + +Appena l’aveva indossata, vidi entrare la regina vestita nello stesso +modo. + +Mi guardò un istante, e poi con un sorriso grazioso: + +— Ho ben volontà, disse, di fare per te ciò che mia sorella Maria +Antonietta ha fatto per la piccola principessa di Lamballe, vale a dire +di creare alla corte la carica della _Dama di letto_, ciò farà che noi +non ci lasceremo nè giorno nè notte. — È vero che lo avrò una forte +querela con sir William. + +Mi misi a ridere. + +— Non so se Vostra Maestà avrà querela con lui; ma ciò che so è che +questa carica di Dama di letto che Vostra Maestà intende di creare al +palazzo reale non esiste all’ambasciata d’Inghilterra, o esiste così +poco che non vale la pena di parlarne. + +— Eccomi assicurata per una parte; ma io temo per l’altra. + +— E di che, mio Dio, domandai io. + +— Quando il re ti vedrà così bella, s’innamorerà di te. + +— Ah! mio Dio! che mi dice mai Vostra Maestà! + +— Mi permetti tu di difenderti contro di lui? + +— Ne supplico Vostra Maestà; ma credo che basterò a difendermi da me +sola. + +— Vuoi che t’insegni un bel modo? profumati con quell’essenza che +meglio crederai, poco importa quale, ogni volta che tu verrai alla +corte; egli è come suo avo Enrico IV col quale io credo abbia quella +sola somiglianza; detesta i profumi; io invece li adoro. — Ora guardami +— vediamo — davvero tu sei graziosa, dieci volte più bella che in gran +toletta, soltanto lasciami acconciare qualche cosa nei tuoi capelli. + +La regina aperse uno scrigno che era situato sulla toletta, ne trasse +un filo di perle, che poteva servire tanto da collana che di ornamento +di testa, di tratto in tratto le perle erano separate da grossi +diamanti; poi, come disse la regina, me l’acconciò nei capelli. + +Sembrava che Carolina avesse abdicato ad ogni civetteria personale per +farmi bella anche a sue spese; non si poteva dire una donna che adorna +un’altra, ma si sarebbe detto un amante che adorna la sua bella. + +— Oh! disse ella, la San Marco e la San Clemente ne morranno di +gelosia. Ci capita un inglese, invece di essere di quelle inglesi, con +de’ capelli biondi di stoppa, degli occhi azzurri di maiolica e dei +denti lunghi, ci viene invece dal paese delle sentimentali _mistress_ +una specie di Cleopatra, coi capelli castagni, cogli occhi di non so +qual colore, e poi con una pelle!... ma di che cosa è fatta la vostra +pelle, mia bella amica? C’è dell’armellino e del cigno. Davvero sono +spiacente di aver detto a tutta questa gente di venire, noi saremmo +state sole, ci saremmo messe nel bagno, ci saremmo fatte servire da +pranzo nel bagno; ho quasi volontà di chiudere la mia porta; ma no..... +le riceverò, tu sarai cara come una gatta, n’è vero? si dice che tu sei +un’attrice meravigliosa ed una danzatrice inebbriante. + +Arrossii. + +— È sir William che dice ciò. + +— Tu declamerai dei versi, canterai, dirai tutto ciò che vorrai per +renderli pazzi, e li rimanderemo a casa storditi, maravigliati; dimani +per tutta Napoli non si parlerà che di te; e quando mi parleranno di +Lady Hamilton, dirò: sì, è la mia amica, è la mia Emma, che è mia e di +nessun altro; e gli uomini saranno tutti gelosi di me, e le donne mi +detesteranno ancora più; ce la voglio fare a tutte queste napolitane +che fanno all’amore come qualsiasi femmina e che bisogna adoperare lo +staffile per farle andare al bagno. Se fossi obbligata di abbracciarne +una, io dimanderei una commutazione di pena o in Castel Sant’Elmo od in +Castel Nuovo, mentre, te, oh! te, ti mangerei tutta viva. + +E scoprendomi la spalla cominciò con un morso che finì con un bacio. + +In questo momento la porta del gabinetto si aperse ed udimmo queste +parole: + +— Maestà, è servita. + +— Vieni, disse la regina. + +Entrammo nella sala da pranzo. + + + + +III. + + +Le dame della regina, quelle che passavano per le sue due amiche, e +non erano che le sue confidenti, cioè la San Marco e la baronessa di +San Clemente, erano in gran toeletta di corte, il che faceva un gran +contrasto con noi; erano acconciate colla cipria, avevano fiori nei +capelli, il rossetto ed i nei sulle guance, busti stretti in molle +d’acciaio: per la prima volta m’accorsi di questo lato ridicolo degli +abiti di gran gala. Avevano la figura di due maschere. + +Eppure erano tutte due belle, la marchesa di San Marco specialmente; ma +era la bellezza senza grazia, senza flessibilità, senza vezzi. + +La regina invece, quantunque già un po’ ingrossata dai suoi trentasei +anni, era cara. + +Si sarebbe detto che sotto il colpo di una notizia spiacevole, che +ignorava ancora, ma che immancabilmente avrebbe saputo il giorno dopo, +si era affrettata di rapire al tempo ed agli avvenimenti della politica +qualche ora felice. + +Essa fu amabile per quelle dame, ma adorabile per me; mi aveva fatta +sedere vicino a lei, e durante la cena mi servì di sua mano. + +Solita a bere soltanto dell’acqua, o ad arrossarla appena con qualche +vino di Francia, dovetti, per cedere alle istanze della regina, +assaggiare di volta in volta quei vini verticinosi di Sicilia e di +Ungheria. Mi pareva che quei vini mutassero in fiamme il sangue che +scorreva nelle mie vene. + +Prima della fine del pranzo, o piuttosto della cena ci si annunziò che +qualche persona, cui la regina aveva autorizzato di farle visita, era +arrivata ed aspettava nel salone. + +La regina fece aprire le porte, si appoggiò al mio braccio, e fece la +sua entrata. + +Dissi già come in quella sera la regina fosse più bella del solito; +sembrava felice; la sua fronte era calma, un sorriso benevolo le +scorrea sulle labbra quasi sempre sdegnose. + +In vederla si alzò un mormorio d’ammirazione, che finì con degli +applausi. + +Essa diede la mano da baciare a Rocca Romana ed a Moliterno. + +Rocca Romana, che incominciava allora la sua vita di avventure, che +fecero di lui il Richelieu di Napoli, era ancor giovanissimo, quasi un +fanciullo, nè era al di sotto della sua riputazione, vale a dire, che +era mirabilmente bello, e di una eleganza perfetta. + +Si scorgeva in lui l’uomo nato nell’aristocrazia la più pura, e +destinato a vivere alla Corte. + +Moliterno era maggiore di età e meno bello di lui. Il suo volto era +più severo e più maschile, e qualche anno dopo, nel 1796, in Tirolo, +un colpo di sciabola ricevuto a traverso la faccia, e che gli tolse un +occhio, dava alla sua fisonomia un aspetto ancora più tetro. + +In quanto al dottor Gatti, credo di averne già parlato; era un +cortigiano dalla schiena flessibile, che, in grazia del suo titolo di +medico, andava dovunque non già per esercitarvi l’arte, ma per fare +degli intrighi. La regina aveva per lui una mediocre tenerezza, e però +gli concedeva una certa influenza. + +Il principe Pignatelli, che acquistò poscia una grande celebrità come +vicario generale del regno, quando la famiglia reale abbandonò Napoli +e fuggì in Sicilia, era allora un uomo dai 32 ai 34 anni. Senz’avere un +tratto rimarchevole, sia nel carattere, sia nella fisonomia, era uno di +que’ ministri compiacenti e senza resistenza come i cattivi genii del +popolo posti a fianco del re nei giorni delle rivoluzioni per eseguire +troppo esattamente gli ordini che lor danno i re. + +Vedendo la regina così serena, tutte le fisonomie si misero all’unisono +colla sua. + +La regina mi presentò successivamente i sette od otto intimi del +palazzo reale, che erano venuti dietro il suo invito, e di cui ho +accennato i principali. + +In quel tempo la corte delle Due Sicilie era ben lontana dall’aver +preso quella tinta oscura che poscia ebbe sempre. Furono gli atti +sanguinosi della rivoluzione francese che reagirono su questa corte, e +resero Ferdinando crudele, e Carolina vendicatrice. + +A contare dal 21 gennaio e dal 16 ottobre 1793, gli spettri decapitati +di Luigi XIV e di Maria Antonietta non abbandonarono più il letto +reale. + +Ma allora, cioè nel mese di luglio 1789, la rivoluzione francese era +ancora all’orizzonte come un fantasima inoffensivo, come una nebbia del +mattino: era a cominciare dal giorno seguente che essa doveva gettare +le sue prime ombre sulla fronte di Carolina. + +La regina, come tutti i Tedeschi, amava molto la musica, di modo che +vi era nella sala ogni sorta d’istrumenti, di cui i principali erano un +cembalo ed un’arpa. La regina mi dimandò se io suonava l’uno o l’altro +di quegli strumenti; io li suonava ambedue. + +Presi l’arpa. Era evidente che quel momento della mia produzione +sarebbe stato il più solenne della mia vita. + +Qualche mese prima erasi scoperto ad Ercolano un manoscritto che +conteneva dei versi di Alceo e di Saffo. + +Questi canti erano stati tradotti in lingua italiana dal marchese di +Gargallo, e messi in musica da Cimarosa. + +Mi sciolsi i capelli, e me li gettai con un movimento di testa sulle +spalle: essi erano spessi, lunghissimi, e non avendo mai messo la +polvere di cipria, erano finissimi e delicati, e cadevano ondeggiando +fin oltre il fianco. Cercai di dare, — si conosce la mia valentia +nella mimica, — cercai di dare al mio volto l’aria dell’ispirazione +della poetessa antica; e dopo un preludio, durante il quale scoppiarono +applausi, cantai questi versi, sopra un semplice accompagnamento. + + Figlia di Giove — Venere immortale, + Tu reina del mondo che governi, + Oh! ti commova ai seggi tuoi superni + L’angoscia mia fatale. + Deh! non esser crudel! guarda le amare + Ferite del mio cuor — guarda, o reina, + Bella diva d’amor, perla divina + Dischiusa in seno al mare. + Ben altre volte ai cupidi sospiri + Ratta accorresti ai lai di questo cuore + Dall’eterea magion, madre d’Amore + Conscia de’ suoi raggiri; + Come ti vidi per l’azzurro campo + Del ciel movendo al suon de la mia voce + Sulle penne dei passeri veloce + Rapida al par del lampo; + Così parmi vederti, in mezzo all’etra + Che trepido susurra all’irruente + Fuga del carro, e all’armonia fremente + Dell’ascoltata cetra. + E giunto al margo dell’equorea mole + Al sorriso del labbro tuo vermiglio + Disparve il pianto che piovea dal ciglio + Come rugiada al sole. + E mi dicesti: E perchè tu mi chiami? + Qual ignoto disio t’accende il cuore? + Qual è il mortal che ti rifiuta amore + E tu sospiri e brami? + Sventura a lui, che ti spregiò con vane + Derision l’amor ch’oggi ricusa + Dimane il chiederà; ma la tua musa + Lo spregerà dimane. + +Non ho bisogno di ricordare ai miei lettori a qual grado di perfezione +io fossi giunta in questa specie di rappresentazioni in parte cantate +ed in parte mimiche. Fin dalla prima strofa mi era completamente +identificata col mio personaggio, e per conseguenza impossessata dello +spirito dei miei uditori. Se non mi interruppero ad ogni strofa gli +applausi, fu perchè si temeva di perdere una nota della mia voce e +una vibrazione delle corde; ma quando all’ultimo verso dell’ultima +strofa, cadendo in ginocchio, cogli occhi rivolti al cielo, feci questa +invocazione alla Dea: + + Deh! vieni, o dea pietosa, e mi soccorri + È l’infelice Saffo, che sospira + Per lo diserto amor, piange e delira: + Oh! vieni, o Dea, accorri! + +Non vi fu che una acclamazione in cui si poteva riconoscere uno stupore +pari all’ammirazione. + +Era evidente che produssi un effetto nuovo, una emozione sconosciuta, +qualche cosa di completamente nuovo ed interamente inaspettato. + +La regina mi sollevò, mi strinse contro il suo cuore e mi abbracciò. + +--Oh! bis, bis! esclamò, un’altra volta, Emma, ti prego. + +Ma io scossi la testa. + +— Maestà, le dissi, io debbo la mia riuscita ad una sorpresa; dal +momento che non vi sarebbe più da produrre una sorpresa, non otterrei +più nessun effetto. Non esigete mai da me che io ripeta. Ma se lo +volete tenterò piuttosto qualche altra cosa. + +— Tutto quello che vuoi; ma presto, presto, presto. Abbiamo premura di +applaudirti. Avete mai veduto una cosa simile, Gatti, avete mai veduto +una cosa simile, Rocca Romana? + +La risposta, s’intende bene, fu unanime. + +Allora tutti si unirono alla regina per chiedermi un’altra cosa. + +Era sicura dell’effetto che produrrei nella scena della pazzia di +Ofelia nell’Amleto. + +Chiesi alla regina un velo e dei fiori. + +— Vieni nella mia camera, disse la regina, e sceglierai fra tutti +i veli quello che meglio t’aggrada; in quanto ai fiori, ne troverai +finchè ne vuoi sul terrazzo. + +Entrammo io e la regina nella sua stanza da letto, presi un velo +semplice, poi andammo sul terrazzo, e la regina mettendosi a mia +disposizione, dicevami; — vuoi dei gerani, vuoi questo ramo d’arancio, +questo fiore di alloro rosa? + +Non era ciò che mi abbisognava. Questi fiori della civiltà e +dell’aristocrazia facevano un controsenso colla pazzia semplice e +selvaggia di Ofelia; ci volevano dei papaveri, dei fiori campestri, +dell’avena selvatica, per seguire il sesto shakespeariano, del +rosmarino da siepe, che so io: — i fiori che mi si offrivano erano +corone reali, buoni per la figlia di Maria Teresa, e non per la figlia +di Polonio; ma cominciai a non far più la difficile, e a prendere dei +diamanti e delle perle quando non v’era altro. + +La regina voleva rimanere per aiutarmi nella mia toletta; ma era +specialmente sopra di lei ch’io voleva fare impressione. Io la mandai +via senza pietà dalla camera. + +Voleva produrre lo stesso effetto su di lei come sul rimanente dei miei +spettatori; in quella sera voleva essere più che mai la vera Ofelia +del poeta di Elisabetta. Ma, grazie alla mia abilità in questa sorta +di rapidi mutamenti, non appena la regina era rientrata nella sala, +e si era seduta nella sua poltrona, la porta della camera da letto +si riaperse, ed apparvi nel vano dall’imposta, pallida, cogli occhi +incantati, e le labbra convulse dalla pazzia. + +Se i miei spettatori, questi discendenti degli Ateniesi, erano poco +famigliari colla poesia della musa di Lesbo, tanto più erano stranieri +al canti del poeta di Stratford. Del resto nessuno del miei uditori +comprendeva abbastanza l’inglese per gustare Shakespeare; non fu per +essi che una semplice scena mimica. + +Ma ciò che m’importava, ciò che voleva, era di raggiungere il sublime +della mimica. + +Debbo dire che mai, io credo, anche nelle mie più complete ispirazioni, +non raggiunsi l’altezza cui mi elevai in quella sera. Io era veramente +l’ingenua Valentina d’Amleto, la figlia disperata di Polonio, la +sorella insensata di Laerte. Da molto tempo non aveva più ripassato +a memoria quello squarcio, ma supplii a tutto; la convinzione che +non si sarebbero accorti delle lacune mi sosteneva, anzi m’innalzava +maggiormente; io era insieme e poeta e attrice, improvvisava dove non +sapeva un verso; Shakespeare istesso sarebbe stato contento di me. + +Non cercherò di esprimere lo stupore dei miei uditori: era la prima +volta, secondo tutta la probabilità, che la poesia del nord appariva +agli spettatori pallida colle chiome sparse, e lamentando i suoi +dolori; soltanto la regina vi trovava qualche cosa dei poeti della sua +terra nebulosa. + +Alla prima parlata, tutti credettero che fosse finito, e vollero +avvicinarsi per felicitarmi; ma io che sapeva che nella seconda scena +mi sarei aspettata il mio più grave trionfo, mi fermai sulla soglia +della porta della camera da letto, stesi il braccio; e come se fosse +Lady Hamlet o Maria Carolina, dissi solamente questa parola: + +— Aspettate! + +E ognuno ritornò silenzioso ed ansante alla sua sedia. + +Cinque minuti dopo mi presentai con un velo nero invece del bianco; +aveva i capelli cosparsi di fiori rossi di geranio, e di qualche +spiga che trovai in un’acconciatura della regina; inoltre aveva +utilizzato quella specie di fiamma sensuale, di cui ardeva. I miei +occhi scintillavano come accesi dall’ardore febbrile, il loro splendore +contrastava colla pallidezza del mio volto. + +La regina si alzò, e mi venne incontro per dimandarmi se mi sentiva +male. + +Ma io sorridendo, in parte per rassicurarla, in parte perchè era +indicato che doveva sorridere, incominciai la mia scena della pazzia, +facendole un inchino e dicendole: + +— Buon dì, principe. + +Poi ad un tratto mutando di fisionomia e d’intonazione, con note +angosciose, cominciai il pietoso lamento: + + »Sulla scoperta bara lo recano.... + »Ah! più non è, no, più non è; + »Sulla sua fossa cade una lagrima... + +Allora dopo una pausa d’un istante, in cui il mio volto si compose +dall’espressione più dolorosa fino al sorriso, pronunziai con +allegrezza queste sole parole: + + Oh! mio tortore, addio. + +Poi con un accento disperato ricaddi nel più profondo dolore per +mormorare: + + »A me scenda, venga a me. + »Ahi! ahimè! tre volte ahimè! + +È nota nell’arte questa scena impareggiabile, tanto essa sembra +strappata alla natura; questa scena che poi si tentò d’imitare su +tutti i teatri ed in tutte le lingue, ed in cui Ofelia strappandosi +i fiori dai capelli e dal seno, di cui gli uni hanno il loro pregio, +prendendoli pel suo amante, dicevagli: + + »Dolce amico a me pensa: ecco pensieri. + »To’ il rosmarino il fiore dei ricordi. + »Riunirci saprà col suo profumo. + +Poi volgendosi verso la regina le porge gli altri, accompagnando +ciascun fiore da uno di quei versi che bisognerebbe lasciare nel loro +linguaggio primitivo, per non togliere nulla della loro grazia e della +loro malinconia. + + »Partiam fra noi signora questa ruta + »Per voi di grazia, erba per me di pianto. + »Or eccovi finocchio, anco prendete + »Candide pratelline; violette + »Pur vorrei darvi, ma tutte appassiro + »Tristi, tristi, allorchè mio padre è morto, + »Morto, vanno dicendo santamente. + +In questo momento, ricondotta alla crudele sventura che la colpisce, +assorta interamente nel dolore, Ofelia non offre più a nessuno i suoi +fiori; quelli che le rimangono sono per la tomba di suo padre, li +sparge sul suo velo disteso, divenuto per essa un lenzuolo funebre, poi +come se qualche idea non potesse concepirsi intiera nel suo cervello, +è allora che canta questi versi, e quest’aria così ingenua, che si +crederebbe di udire l’eco d’una veglia di villaggio. + + »Il caro e buon Roberto + »È tutto il mio tesor. + +Ma poi, imbizzarendo di nuovo il suo pensiero, ritorna alla causa della +sua pazzia, alla morte di suo padre; e lascia sfuggire dal fondo del +suo cuore questo lamento: + + »Siccome neve candido il crin + »Nella dolcezza è pari al lin + »Vidi il nero drappello + »Oh! Dio protegge il morto e l’orfanello. + +Il grande poeta ha sentito che giunti là gli spettatori non potrebbero +resistere più a lungo, e che anche Ofelia più non le rimane che di +morire, parte dicendo: + +— Il cielo sia con voi! + +Ultimo voto di quell’angelo che, incontrando il fiume sul suo cammino, +si affogherà cogliendo fiori. + +Si comprende, volendo ottenere dell’effetto, quale effetto produssi. +Nell’uscire fui accompagnata da un grido che sfuggiva da tutti i petti, +e dal rumore dei singhiozzi mischiati agli applausi che mi seguirono +nella mia camera. + +La regina mi corse dietro e mi strinse fra le braccia più colla rabbia +d’una pantera, che coll’amicizia di una donna. + +— Oh! com’eri bella! esclamò, divorandomi cogli occhi e colla bocca; +ma abbracciami dunque e dimmi che tu mi ami, e che non amerai altri che +me. + +Poi udendo dei passi che si avvicinavano nella camera: + +— Chi è là, gridò con un accento incredibile di gelosia, e come se +avesse voluto difendermi da chicchessia si avvicinasse a me. + +La persona che si avvicinava, e che era la San Marco o la San Clemente, +ritornò nella sala, o piuttosto non fece un passo di più verso la +camera. + +La regina stette un momento pensosa; poi ad un tratto: + +— Resta qui, mi disse, e non entrare nella sala. + +Io non chiedeva di meglio, era affranta. + +Mi lasciai cadere su di una poltrona, quando la regina rientrò. + +— La nostra inglese, per la maggior gloria del suo posto, e pel +maggiore nostro divertimento ha fatto quanto le era possibile, di +maniera che è nientemeno che mezza morta di fatica, vi domando grazia +per lei. Buona sera, e buona notte signori. + +— È almeno permesso di applaudirla? chiese Rocca Romana. + +— Finchè volete, disse la regina; e non applaudirete mai abbastanza; +confessate che è una cosa meravigliosa. + +Vi fu un coro di applausi e di lodi, poi si intesero le voci e gli +applausi a diminuire; la regina ringraziò le sue dame d’onore, che le +offrivano i loro servigi, e chiuse la porta dietro di sè. + +Quando la regina si rivolse verso di me, mi vide che sollevava la tenda +di seta della porta. + +— Ma vieni dunque, sirena, vieni Circe, vieni dunque Armida, mi disse, +e gettandomi le braccia al collo mi trascinò verso il canapè. + +Noi cademmo abbracciate insieme presso l’arpa, e la regina mi disse: + +— Tu hai cantato le strofe di Saffo che cominciano con questo verso: + + «Figlia di Giove — Venere immortale. + +Non erano però quelle che bisognava cantarmi, erano queste che +cominciano così: + + «Lo veggo! è lui, che assiso a te d’accanto. + +— Io non poteva cantarvele, cara regina, le dissi, non le sapeva. + +— Ebbene le so io, replicò essa, le canto io, e mezza coricata sul +tappeto, ai miei piedi, coll’occhio ardente, febbrile, le narici +dilatate, la bocca fremente di voluttà, faceva vibrare le corde +dell’arpa con una specie di delirio, e cantò con una amabile voce di +contralto e con una passione incredibile questi versi: + + Lo veggo è lui! che assiso a te d’accanto + S’inebbria al suon che dal tuo labbro uscìo; + Oh rabbia! è lui, che ti sorride intanto + Bello siccome un Dio. + Quando lo veggo! ammutolir l’accento, + Tremar le labbra, ed al mio cor simile + Arder le tempie, e nel furor febbrile + Bruciar, gelar mi sento. + E come appena si sorregge il fiore + Che i delicati petali riarse + L’etra infocato, e sulle fronde sparse + Al sol si strugge e muore; + Languida anch’io più dell’arso fiore, + Impallidisco, tremo, ed il respiro + Fuggendomi dal cor, sento che spiro, + Senza morir d’amore. + +Nel momento che l’ultimo verso si spegneva sul labbro della regina, +nel momento in cui l’ultimo suono dell’arpa moriva nell’aria, si udì +toccare leggermente alla porta. + +— Che si vuole ancora? dimandò la regina con impazienza, e levandosi su +di un ginocchio. + +— I domestici e la carrozza di Lady Hamilton, rispose una voce. + +— Che ritornino al palazzo dell’ambasciatore, disse la regina, non si +ha bisogno di loro qui. Lady Hamilton resta qui con me. + +Poi trascinandomi e portandomi quasi verso la sala del bagno: + +— Vieni, disse, vieni. Sir Hamilton è a Caserta, non ritornerà che +dimani. + + + + +IV. + + +Questa novella, che dalla vigilia stava sospesa sulla testa della +regina, era la presa della Bastiglia. + +Era certo l’ultima nuova che si poteva aspettarsi. + +Valeva presso a poco come se alcuno fosse venuto ad annunciare alla +regina ch’era stato preso il castello di S. Elmo. + +Siccome la regina Maria Antonietta prevedeva la necessità nella quale +versava, di conferire colla regina sua sorella di cose secrete, mentre +le comunicava soltanto vaghi timori, le mandava una cifra onde tenere +corrispondenza con lei. + +Questa novella, quantunque non si conoscesse altro messaggiero che +quello, il quale l’aveva portata, e quantunque lo si fosse ritenuto e +chiuso nel palazzo, questa novella si era sparsa in Napoli, e ci aveva +prodotto una singolare sensazione. + +Allorquando alcuni anni prima la franca-massoneria in Francia, gli +illuminati in Germania, gli swedenborgisti in Svezia cominciarono +a formare società secrete, — la franca-massoneria aveva fatto, a +quest’epoca, qualche progresso in Italia e sopra tutto nell’Italia +meridionale; non essendosi la corte di Napoli ancor guasta colla +Francia, per farsi la satellite dell’Austria. + +Questa invasione massonica ebbe luogo in sul principio degli amori +della regina col principe Caramanico, e la regina che cercava tutte le +occasioni di trovarsi col suo amante, l’avea spinto a farsi ricevere +massone, ciò che egli fece senza esitare, e profittando della legge che +permetteva di fondare logge di donne, erasi dichiarato venerabile di +una loggia, nella quale alcune dame napoletane si erano fatte ricevere. +Quanto al re aveva sempre respinta la propria ammissione a cagione +delle prove fisiche e morali, alle quali non voleva sottomettersi, non +essendo sicuro di trionfarne. + +In seguito, come la regina s’era fatta, poco a poco, più libera e +come gli amanti avevano potuto vedersi quanto volevano alla morte del +ministro Tannucci, lasciarono riunirsi le logge massoniche, e lavorare +nella loro opera, che era, si ricorderà bene, a quest’epoca una vasta +cospirazione contro la potestà reale. + +A quel tempo parecchi uomini rimarchevoli erano comparsi, ed avevano +fatta scuola in Italia e particolarmente nell’Italia meridionale. Erano +gli eredi di Vico, di Genovesi, di Beccaria, di Filangieri, di Pagano, +di Cirillo, di Conforti e di tutti coloro, infine, che professavano gli +stessi principi, cioè il progresso, che camminava a traverso il mondo +al lume della filosofia, che in Francia erasi mutato in incendio. + +Tutti coloro che nell’Italia meridionale avevano l’occhio fissato sulla +Francia, consci già che da Parigi verrebbe il movimento, sobbalzarono +di gioia alla novella che la Bastiglia era stata presa. + +È manifesto che la corte di Napoli ebbe a provare una sensazione +affatto contraria. Presa la Bastiglia e presa senza assedio, in un +giorno, in tre ore, da un popolo ieri disarmato, oggi in possesso di +trenta mila fucili; la coccarda bianca, questo emblema della monarchia +dei Gigli, cangiata in coccarda tricolore, emblema della rivoluzione; +Luigi XVI che adottava questo simbolo, mettendolo egli stesso sul +suo cappello, e con quello ritornando da Versailles; tutto ciò aveva +dell’inaudito, dell’inaspettato, dell’incredibile, che doveva colpire, +e colpì, di stupore la corte di Napoli. + +Le relazioni politiche, a cagione dell’odio del ministro Acton per la +Francia, e dell’influenza che egli aveva presa nel consiglio, erano +divenute fredde e contegnose fra i due regni, ma le relazioni di +famiglia fra Maria Carolina e sua sorella, erano restate più tenere +che mai, e raramente passavano quindici giorni senza uno scambio +di lettere, nelle quali le due arciduchesse senza segreti, una per +l’altra, si raccontavano le loro gioie, i loro dolori, e sopra tutto i +loro inganni coniugali. + +Sia che il ministro Acton, nella sua previdenza d’odio, indovinasse gli +avvenimenti che stavano per accadere in Francia, sia che non cedesse +che a questo sentimento di vendetta, ond’era colmo il suo cuore, +più che non calmasse esagerò i terrori del re Ferdinando, e gli fece +prevedere il caso di un intervento armato che avrebbe avuto luogo, nel +quale Napoli avrebbe a sostenere una parte ed a compiere una missione. + +Incontrò a questo proposito un potente aiuto in sir William, che +spingeva fino al fanatismo il suo amore per suo fratello di latte +Giorgio, e per l’Inghilterra, sua patria. Quanto a me estranea a +tutte le quistioni politiche e ignorantissima dei diritti dei popoli +e del potere dei re, doveva naturalmente subire influenza e seguire +ciecamente l’impulso che mi si darebbe, sopra tutto se questo impulso +venisse da un uomo come sir William, in cui ciascuno riconosceva una +non comune intelligenza, e da una donna come Maria Carolina, che, dal +momento che la vidi, esercitò sopra di me un grande impero. + +A cominciare da questo momento entrai negli odii e nelle simpatie +della gente che mi circondava, senza ragionare su questi odii e su +queste simpatie che divennero in me piuttosto sentimenti istintivi, che +sommessi ad una regola o ad un calcolo qualunque. + +Si capirà, del resto, come questi sentimenti non abbiano fatto che +aumentarsi nelle persone, delle quali io era il riflesso dapprima, e di +cui, disgraziatamente, finii col diventare l’agente. + +Le nuove di Francia non si arrestarono alla presa della Bastiglia ed +al mutamento di coccarda; si seppero in seguito i disordini accaduti +al banchetto delle guardie del corpo, in cui la coccarda nazionale era +stata calpestata e la coccarda nera innalzata; e le giornate del 5 e +6 ottobre, durante le quali il palazzo di Versailles era stato invaso, +uccise due guardie del corpo, ed il re e la regina ricondotti per forza +a Parigi. + +Quest’ultima nuova rese tristissima la regina Maria Carolina: essa mi +aveva mostrata una lettera di sua sorella Maria Antonietta, nella quale +costei la metteva a parte di un progetto, che aveva per iscopo o la +fuga di Francia, o la ripresa di tutto il potere perduto dal re, dopo +il mese di luglio. + +Tale progetto doveva mettere in fuoco l’Europa, e per ciò appunto +piaceva assai allo spirito di Maria Carolina, che, scendendo a +battaglia contro la rivoluzione, entrava nel suo vero elemento. + +Ecco qual era questo progetto. Dalla sua esposizione in poche linee si +vedrà che era la prima idea della fuga di Varennes. + +Si doveva attirare e riunire intorno a Versailles nove mila uomini; +da ciò che si chiamava la casa del re, due terzi di questi nove +mila uomini appartenevano alla nobiltà e per conseguenza erano gente +divota. Quindi era mestieri impadronirsi di Mantargis, città posta +a venti leghe di Parigi, press’a poco, e nella quale comandava il +barone di Viomesnil, comandante di guerra di Lafayette in America, +che, per gelosia contro Lafayette divenuto costituzionale, s’era fatto +reazionario. + +Dieciotto reggimenti scelti fra i carabinieri ed i dragoni, vale a dire +fra le due armi più realiste, taglierebbero le strade e arresterebbero +ogni carico di viveri diretto a Parigi. + +Il re e la regina si ritirerebbero a Montargis, e di là provvederebbero +a ciò che si doveva fare; probabilmente affamerebbero Parigi, il quale, +una volta affamato, sarebbe costretto a passare per dove si sarebbe +voluto. + +Il danaro non mancherebbe; oltre quello che il re potrebbe portar +via da Parigi, si contava sui doni volontari; un solo procuratore dei +Benedettini aveva offerto cento mila scudi. + +Maria Carolina aveva esclamato: + +— Io darò un milione, dovessi vendere i miei diamanti. + +Dopo questo dono reale, io aveva umilmente offerto cinquanta mila lire, +in nome di sir William e mio, che erano stati accettati. + +Ma i giorni 5 e 6 ottobre avevano reso impossibile l’esecuzione di +questo progetto. + +Pertanto la regina Maria Carolina ne risentì un crudele dolore. + +Dapprima queste nuove reagivano sulla regina di Napoli; essa aveva come +un presentimento che un giorno, essa medesima in circostanze simili +a quelle nelle quali si trovava sua sorella, sarebbe obbligata od a +fuggirsi o a curvare, come lei, la sua testa sotto la volontà popolare. + +Pensava che questa fosse l’ora di stringere i legami di famiglia con +l’Austria, e per mezzo di questa unione offrire a sua sorella Maria +Antonietta sempre più impopolare in Francia, il solo punto d’appoggio +che potesse invocare contro il suo popolo, la famiglia. + +La Regina aveva una tal bontà per me, ed io le era divenuta tanto +inseparabile, che, non solo essa mi metteva a parte di tutti gli +avvenimenti, dei quali, del resto, sarei stata istruita da Sir William; +ma mi consultava anche sopra ogni cosa. + +La regina aveva due giovani principesse in età da essere maritate; fu +dunque convenuto fra la Corte di Napoli e quella d’Austria, che esse +sposerebbero i due arciduchi Francesco e Ferdinando, mentre da un’altra +parte il principe ereditario Francesco di Napoli, duca di Calabria, che +allora aveva appena tredici anni, impalmerebbe, quando fosse in età da +prender moglie, la giovane arciduchessa Maria Clementina, che aveva due +anni meno di lui. + +Per sua parte Maria Antonietta corrispondeva attivamente con suo +fratello Giuseppe II col mezzo de’ suoi consiglieri, che tutti per +disgrazia, erano austriaci. Questi consiglieri erano l’abate Vermond +ed il conte di Bretéuil; l’ambasciatore d’Austria a Parigi, il signor +conte Mercy d’Argenteau riceveva le lettere da Vienna, e spediva colà +le lettere di Parigi. + +Il 20 febbraio 1790, l’imperatore di Germania Giuseppe II morì, e +qualche giorno dopo la regina seppe questa morte, che da lungo tempo +era aspettata. L’imperatore moriva tisico, disperato d’aver regnato +senza gloria, dopo il regno glorioso di Maria Teresa, ed intravedendo +dal suo letto di morte le sciagure che minacciavano la sua famiglia. + +Ascese il trono il gran duca di Toscana, Leopoldo. Avea nomea di +profondo filosofo e di grande riformatore; e la regina Carolina temeva +che la filosofia di suo fratello non andasse fino a lasciar compiere +gli avvenimenti che si svolgevano in Francia. + +Questa considerazione determinò la regina Carolina ed il re Ferdinando +a fare un viaggio a Vienna; lo scopo apparente era di prendere col +novello imperatore, che amava molto sua sorella Maria Carolina, +le disposizioni per i matrimoni di famiglia; lo scopo reale era +di studiare i mezzi per salvare Maria Antonietta, sia aiutandola a +fuggire, sia operando una reazione in Francia, sia tentando mediante +coalizione, un intervento a mano armata. + +La Regina non poteva decidersi ad abbandonarmi; io era la sola persona, +diceva essa, che rimpiangesse a Napoli. Mi fece promettere che le avrei +scritto tre volte per settimana. + +Avevo offerto alla regina di accompagnarla, ed essa aveva accettato +con riconoscenza, ma la mia presenza alla Corte dì Vienna, come moglie +dell’ambasciatore d’Inghilterra, nel momento in cui si tramava a +questa medesima Corte una coalizione contro la Francia, parve troppo +significante a Sir William. + +Egli espose le sue ragioni alla regina che le trovò giuste e che fu la +prima a dirmi di restare. + +Mi lasciò con una vera disperazione, alcuni giorni dopo la morte di suo +fratello. Mi fece giurare di non vedere, durante la sua assenza, altri +che il mio vecchio adoratore il conte di Bristol, al quale mi consegnò, +dicendogli di serbarle il suo tesoro. Fece fare un ritratto di me e +mi diede il suo, e come prova suprema di confidenza e di amicizia, mi +pregò di custodirle la sua cassetta. + +In fine partì. + +In ogni luogo, in cui per via si fermò, mi scrisse. Appena giunta +a Vienna mi mandò una sua lettera, e durante tutto il tempo che +soggiornò colà, ne ebbi una ogni settimana. Mi raccontava le feste +dell’incoronazione alle quali assisteva, tanto a Vienna che a Pesth, +poichè come re di Ungheria, l’Imperatore doveva non solo ricevere la +corona imperiale a Vienna, ma eziandio la corona reale a Pesth. Quanto +alle faccende politiche, cioè alle misure da prendersi per salvare +Maria Antonietta, o fare una coalizione d’Europa contro la Francia, un +solo verso di post scriptum vi faceva allusione, e non conteneva che +queste tre parole: Tutto va bene. + +Di fatto fu in questo viaggio che Carolina, di conserva con suo +fratello, preparò la fuga di Varennes, e fece decidere che un’armata +sarebbe pronta a sostenere il re e la regina di Francia, come avessero +varcato il confine. + +Il re Ferdinando, al suo ritorno a Napoli, porrebbe la sua armata in +istato di agire unitamente all’armata austriaca. + +Finalmente, verso i primi di aprile, ricevetti una lettera della +regina, che mi annunciava il suo ritorno, solo, obbligata a passare di +Roma a fine di regolare qualche bisogna politica col papa Pio VI, vi +si tratterrebbe una settimana, ma, non appena giunta, mi darebbe sue +notizie. + +Infatti appena arrivata a Roma mi scrisse: essere sparita, davanti +il comune pericolo, la freddezza, che aveva per qualche anno separata +la corte di Roma da quella di Napoli, e che aveva avuto per causa il +rifiuto da parte del re Ferdinando o piuttosto del vecchio ministro +Tannucci di pagare il tributo dell’_Hacquenée_. + +Si stabilì fra i due sovrani che il tributo dell’_Hacquenée_ sarebbe +abolito, ma che solamente all’epoca della loro incoronazione, i sovrani +di Napoli, in segno della loro devozione agli apostoli S. Pietro e S. +Paolo, offrirebbero una grossa somma di danaro al S. Padre. + +Nella lettera che mi annunciava la sua partenza di Roma, la regina +mi diceva il giorno e l’ora del suo arrivo a Caserta, ove m’invitò a +venire prima di lei e ad aspettarla acciò ci rivedessimo più presto e +soprattutto più intimamente. Io sola era avvertita dal suo ritorno, +le sue donne e gli stessi suoi figli non dovevano raggiungerla che +l’indomani. + +Il re continuerebbe il suo viaggio fino a Napoli e, mentre la regina +si riposerebbe a Caserta, terrebbe consiglio col cavaliere Acton e sir +William, per il quale la corte di Napoli non aveva secreti. + +Per dar prova da parte mia di una impazienza eguale a quella di cui era +l’oggetto, aveva avanzata di molto l’ora dell’arrivo della regina e, +quando si scorse la sua carrozza sulla via di Capua, potei salutarla di +lontano, agitando la mia pezzuola. La regina mi vide, uscì a metà della +carrozza, ed agitò la sua per rispondermi. La carrozza raddoppiò allora +di celerità, e non ebbi che il tempo di discendere la gran gradinata +per ricevere Sua Maestà nelle mie braccia. + +Com’era convenuto, il re continuò il suo cammino, e restammo sole, la +regina ed io. + +Per le precauzioni prese da Sua Maestà noi potemmo stare insieme +ventiquattr’ore. + +Maria Carolina era giuliva; oltre la felicità che diceva di provare nel +rivedermi, arrivava anche coll’assicurazione dell’imperatore Leopoldo, +che si sarebbe formata, contro quella Francia che tanto odiava, una +coalizione, in cui si sperava di attirare anche la Prussia. Durante il +suo soggiorno a Vienna aveva ricevuto le visite degli emigrati, i quali +tutti aveanle rappresentato la Francia come dilaniata da mille fazioni +diverse, e che supplicava ad alta voce l’aiuto straniero. Secondo +essi dalla frontiera a Parigi non sarebbe che una passeggiata, che +non avrebbe nemmeno il merito del pericolo; in quanto a Luigi XVI ed a +Maria Antonietta era già tutto stabilito per la fuga. Al 12 di giugno +essi lascerebbero Parigi, e per la strada di Chalons, di Verdun e di +Montmidi arriverebbero al confine, ove li aspetterebbe il re Gustavo di +Svezia, che si sarebbe immediatamente messo alla testa di un esercito +destinato a marciare su Parigi. + +Ciò che allora doveva fare la regina, era di attirare nella coalizione, +tutti i piccoli Principi d’Italia ed il re di Spagna: cosa che si +considerava come molto facile, essendo il re Carlo IV fratello del re +Ferdinando. + +Essa non dubitava punto di riuscire in questa duplice operazione +politica, e pregustava già la doppia gioia della vendetta soddisfatta, +e dell’orgoglio vendicato. + +Non so se la regina aveva tanto piacere a discendere sino a me, +quant’io era in delirio di salire sino a lei; parmi però che nelle +amicizie regali che vogliono dimenticare la maestà del trono, vi sia +una singolare attrazione per tutto ciò che queste amicizie parlano +non soltanto al cuore, ma anche a tutte le fibre orgogliose, che nella +donna specialmente corrispondono alle ambizioni più segrete dell’anima; +io non ho provato mai per nessun’altra donna questo sentimento profondo +e devoto che io nutriva per la regina, pel solo motivo che era regina, +che si chiamava Maria Carolina, che era figlia di Maria Teresa, mentre +che io, che era mai, io vicino a lei, dimenticando anche di essere Emma +Lyonna per ricordarmi soltanto che era Lady Hamilton? Qual maraviglia +dunque se la gioia del favore regale mi abbia trascinata a sì grandi +colpe, forse dovrei dire a sì grandi delitti? Ahimè! io sono figlia +della superbia. + +Mentre eravamo io e la regina a Caserta, il re riuniva il consiglio, +ed il giorno dopo del suo arrivo si sarebbe deciso non soltanto di +prepararsi alla guerra, ma anche di sorvegliare scrupolosamente questo +spirito rivoluzionarlo, che sembrava svilupparsi a Napoli, e che poteva +far nascere gli stessi disordini come in Francia. + +Gravissima e pericolosissima decisione era quella di far la guerra +alla Francia, e ciò per due ragioni; nè il re di Napoli nè il popolo +napolitano erano guerrieri. + +Le inclinazioni guerriere del re eransi fino allora limitate ad una +passione smodata per la caccia, e se qualche volta, per avventura, +aveva mutato di scopo rivolgendo la bocca del suo fucile dai cervi, +dai daini o dai cignali, suo punto di mira abituale, per prendere di +mira l’uomo, selvaggiume più pericoloso, aveva avuto la precauzione +di diminuire il pericolo che poteva nascere, tirando a qualche +povero sgraziato di contadino, di cui si divertiva, per far prova +di bravura, a forargli il cappello a palla; ma dopo che in uno di +questi divertimenti invece di colpire soltanto il cappello, avevagli +fracassato anche il cranio e ucciso l’infelice che aveva avuto l’onore +e la disgrazia di servirgli di bersaglio, aveva rinunciato a questa +sorta di divertimento. + +In quanto al popolo napolitano, toltone qualche sommossa, di cui la +più lunga, quella di Masaniello, aveva durato quattordici giorni, era +sempre stato, quantunque coraggioso nelle lotte individuali, assai +mediocre amatore delle battaglie campali; i sette milioni d’uomini che +lo componevano in quest’epoca, non erano mai stati esercitati alle +armi, e dopo la battaglia di Bitonto e di Velletri, battaglia a cui +non avevano preso parte, perchè fu combattuta fra gli Austriaci e gli +Spagnuoli, Napoli non aveva mai udito il fragore del cannone; l’ultima +battaglia, quella di Velletri, era avvenuta dai quarantasette ai +quarantott’anni addietro. L’eco stesso del cannone aveva avuto tempo di +dileguarsi, e la generazione attuale si componeva dei nipoti di quelli +non già che avevano combattuto, ma che avevano veduto a combattere. + +Non era adunque senza ragione che la regina sospettava che i principj +proclamati nel 1789 in Francia avessero avuto eco a Napoli. Tutto +il mezzo ceto, composto particolarmente di avvocati, di medici, di +artisti, di giuristi, era imbevuto di questi principii. La gioventù +poi che aveva divorato avidamente i libri di Voltaire, le opere di +Rousseau, le pubblicazioni dei filosofi, quelle degli enciclopedisti, +e che vedeva questi stessi libri autorizzati per un momento, poi +severamente proibiti e perseguitati con accanimento, la gioventù +s’interrogava con quale diritto quando un popolo vicino camminava nella +la luce, si volesse mantenerla nelle tenebre. + +È vero che in opposizione a questa minoranza progressista, liberale, +illuminata, si offriva per ausiliare al partito realista una nobiltà +che non aveva altra gloria ed altra speranza che le cariche di corte +ed i favori del re; un clero ignorante e corrotto, che vedeva nel +trionfo del principi francesi la caduta della loro potenza, e la +perdita della sua fortuna; finalmente un popolo fanatico sinceramente +attaccato a Ferdinando, non già perchè Ferdinando fosse il suo re per +diritto ereditario, ma perchè questo re familiare e liberale nel loro +modo di vedere, aveva per esso, col suo linguaggio volgare, per le +sue occupazioni comuni e pei suoi bassi istinti, una rassomiglianza +che faceva del figlio di Carlo III, non già quello che avrebbe dovuto +essere, vale a dire il primo gentiluomo del regno, ma il capo dei +lazzaroni del Molo. + +Bisogna rendere questa giustizia al re Ferdinando, che egli faceva +tutti questi preparativi di guerra ai quali lo spingevano la regina, +il cavaliere Acton e sir William, senza nutrire una grande illusione +sui trionfi ai quali volevasi serbato quest’esercito che organizzava; +nè era bene ritirarsi una volta che Ferdinando si era deciso ad entrare +nella gran lotta che si preparava; in una cosa però egli era ben fermo, +quella cioè di non arrischiare imprudentemente la sua vita. + +Intanto il tempo stringeva, e si avvicinava il 12 giugno, epoca fissata +per la fuga del re; la regina mi parlava tutti i giorni di questo +tentativo disperato; sua sorella, suo cognato ed essa medesima non si +dissimulavano che avrebbero giuocato vita per vita sopra questa carta. + +La regina, senza dire per qual fine, ordinò pel 12 giugno delle +preghiere in tutte le chiese. + +Quella strana natura riuniva i due estremi, era insieme e superstiziosa +e spirito forte, e gl’istinti devoti lottavano in lei coll’educazione +filosofica. + +Il 12 giugno arrivò; la regina passò quasi tutta la giornata +in ginocchio nella cappella del palazzo, non permettendomi di +accompagnarla, per la paura che come eretica non le portassi sventura: +mi mandò a cercare alla sera, mi ritenne tutta la notte con lei, +e passando gran parte di quella notte a seguire su di una carta +geografica questa fuga che tanto la preoccupava, diceva: — a quest’ora +lasceranno la Tuilerie, in quest’ora dovranno essere a Bondy, in +quest’ora devono essere a Meaux, a quest’ora a Montmirail. + +Non si coricò che a cinque ore e non si addormentò che alle otto. + +Alla sera arrivò un corriere di Francia che portava una lettera; questa +lettera era di Maria Antonietta. Io era vicino a lei quando arrivò +quella lettera; essa non permise che la lasciassi, aperse la lettera +con mano tremante, e alla prima riga esclamò con impazienza: + +— Sai, Emma, non sono partiti il 12. + +E prendendo il suo fazzoletto si asciugò la fronte, poi continuando a +parlare, leggendo: + +— Madama di Rochereuil, amante di un aiutante di campo di Lafayette, +era di servizio dal Delfino fino al 13 di sera; si temeva una denuncia. + +— È prudenza, mormorò, ma sarebbe stato meglio pensarci prima. + +Lesse di nuovo qualche linea: + +— La partenza è portata al 18, disse, ancora otto giorni d’angoscia.... + +E gualcì la lettera fra le mani; ma invece di gettarla via se la mise +in seno gualcita com’era. + +— Chi è il corriere che ha portato questa lettera? dimandò essa. + +— Quello che Vostra Maestà ha inviato, saranno tre settimane, alla +regina di Francia. + +— Ferrari! esclamò essa. + +— Sì, Ferrari, Maestà. + +Allora fatelo salire; senza dubbio avrà qualche cosa da dirmi a voce. + +— Difatti ha raccomandato di non dimenticare il suo nome a Sua Maestà. + +Un momento dopo Ferrari entrò. + +Era un uomo dai ventotto ai trent’anni, e serviva già da otto o dieci +anni a palazzo; vigorosissimo ed eccellente equitatore, faceva, senza +riposarsi, dei tratti di cento, duecento miglia; era egli che al +ritorno dal viaggio di Vienna precorse alla carrozza reale per far +preparare i cavalli; Maria Carolina l’aveva raccomandato a sua sorella +come uomo di cui poteva interamente fidarsi. + +Quantunque la regina di Francia fosse ben sorvegliata da Lafayette +e dal suo Stato Maggiore, era riescita a far entrare Ferrari alla +Tuilerie, e gli si erano dati tutti i particolari sul modo di cui +si contava per ingannare la sorveglianza del generale della guardia +nazionale. + +Per avere un’idea della difficoltà che presentava la fuga, bisogna +sapere prima come era sorvegliata la famiglia reale. + +Lafayette, rispondendo di essa vita per vita aveva prese tutte le sue +precauzioni. + +Seicento guardie nazionali prese dalle differenti sezioni montavano +giorno e notte la guardia alla Tuilerie. + +Due guardie a cavallo stavano costantemente innanzi alla porta esterna. + +Vi erano sentinelle a tutte le porte del giardino, e la banchina del +fiume era guardata da sentinelle a cento passi l’una dall’altra. + +Internamente le precauzioni non erano meno grandi. V’erano sentinelle +fin sulle porte che mettevano al gabinetto del re e della regina, fino +in un piccolo corridoio oscuro, al quale facevano capo le scale interne +destinate ai servizî della famiglia reale. + +Il re e la regina non avevano guardie del corpo, non uscivano che sotto +la scorta di due o tre uffiziali della guardia nazionale. + +In mezzo a tutte queste difficoltà, ecco ciò che il re e la regina +avevano immaginato. + +La prima dama del Delfino, quella di cui si diffidava perchè era +l’amante dell’aiutante di campo del generale Lafayette, terminava il +suo servizio nel giorno 12, come lo diceva nella sua lettera Maria +Antonietta. + +La piccola camera che essa occupava alla Tuilerie doveva restare +vacante. + +Questa piccola camera metteva in un appartamento vuoto da sei mesi; +quest’appartamento era quello del signor Villequier primo gentiluomo +di camera, ed era vuoto perchè il signor Villequier aveva emigrato: +quest’appartamento situato a pian terreno aveva due uscite, una sulla +corte dei principi, l’altra sulla via regia. + +La regina direbbe che trovandosi troppo stretta teneva per sua figlia +madama Reale la camera di madama di Rochereuil, che restava vuota per +la fine del servizio di costei. + +In quanto all’appartamento del signor Villequier, il re, fabbro +egregio, avrebbe fabbricato una chiave per entrarvi. Per quanto le +sentinelle fossero numerose, erasi dimenticato di metterne una alla +porta di quell’appartamento; d’altronde verso le ore undici della +sera, le sentinelle della corte erano abituate, perchè a quell’ora +terminavano i servizî a palazzo, a vedere uscire molte persone insieme. + +Si poteva quindi tentare un’uscita in mezzo a tutta quella gente senza +essere riconosciuti. + +Una volta fuori della Tuilerie, uno Svedese devoto alla regina, il +signor de Fersen, s’incaricava del resto. Egli aspetterebbe vestito +da cocchiere da _fiacre_ sull’angolo della strada de l’Echelle, e +condurrebbe i fuggitivi alla barriera di Clichy, ove una berlina da +viaggio comandata da lui aspettava, pronta per partire, in casa di un +suo amico il signor Crawfort. + +Il re uscirebbe vestito da intendente, vale a dire con un abito grigio, +farsetto di raso, calzoni grigi, calze grige, e scarpe colle fibbie ed +un piccolo cappello a tre punte. + +Un cameriere del re, per nome Huc, della stessa corporatura del re, +e di cui il re ne studiava l’andatura, usciva da due o tre giorni +e continuava ad uscire fino alla sera dell’evasione, perchè si +abituassero a veder passare quell’uomo vestito di grigio. + +Il Delfino era vestito da ragazzina. + +La regina, madama Elisabetta, e madama Reale, sortirebbero insieme +alle altre donne di servizio, e si sperava almeno di passare nel numero +senza essere scorte. + +Bisognava avere passaporti per tutti: il signor de Fersen erasi +incaricato dell’affare; una sua amica, madama de Korff, doveva lasciar +Parigi, aveva un passaporto per sè, i suoi due figli, un domestico +e due cameriere, essa diede il passaporto al signor de Fersen che lo +diede alla regina. + +Tutto questo per uscir da Parigi. + +Il signor de Bouillé, uomo di mente e di energia, sul quale il re +poteva contare, aveva sotto il comando tutte le truppe della Lorena, +dell’Alsazia, della Franca Contea e della Sciampagna. Egli era +incaricato di far esplorare la strada da Chalons a Montmirail e che +passava per Varenne. + +La truppa scaglionata su questa strada e comandata da uffiziali devoti, +aspettava l’arrivo del re e gli servirebbe di scorta. + +Un milione di assegnati era stato mandato al signor di Bouillé per far +fronte a tutte le spese. + +Ecco come erano le cose, quando alla sera del 13 giugno Ferrari ritornò +a Napoli; aveva impiegato nove giorni a percorrere la via, e per +conseguenza era partito il quattro. + +La regina Maria Carolina diede duecento ducati a Ferrari, gli ordinò +di andare a riposarsi, e di tenersi pronto a tutti gli eventi. Ferrari +rispose a Sua Maestà che ventiquattr’ore gli sarebbero sufficienti, e +che anche prima essa potrebbe disporre di lui. + + + + +V. + + +Durante tutti questi giorni d’inquietudine, che seguirono l’arrivo +del corriere la regina volle che restassi con lei; con tutti gli altri +era impaziente, brutale, violenta, e per me soltanto era cara e buona, +perchè a me sola confidava i suoi timori e le sue speranze. + +Il corriere dell’ambasciata arrivava tutte le settimane, il 16 era +il giorno del suo arrivo. Alla sera mentre passeggiavamo la regina ed +io nel vecchio parco dei duchi di Caserta, un segretario del ministro +degli affari esteri ci fu condotto da un usciere di palazzo; la regina +vide da lontano che teneva una lettera in mano, si alzò dal sedile ove +eravamo e gli andò incontro rapidamente. + +Il giovane fece un inchino e le porse la lettera. + +La regina l’aperse di fretta, la lesse, fece un segno d’impazienza e la +passò a me. + +— Vostra Maestà ha degli ordini da dare? chiese quel giovine. + +— No, signore, disse la regina, anzi debbo farvi dei ringraziamenti. + +Il giovane fece un inchino, e ritirandosi chiese che l’usciere fosse +autorizzato, a dargli una ricevuta della lettera, ed a certificare che +era stata data personalmente alla regina. + +L’usciere ricevette l’ordine di fare quanto gli venne richiesto, e si +ritirarono ambidue. + +La regina mettendomi il suo braccio al collo, e leggendo dietro le mie +spalle: + +— Comprendi? mi disse. + +— Sì, risposi, perfettamente. + +Ed io lessi a voce alta. + +«La caccia si farà il giorno 21, si partirà a mezzanotte per arrivare +al convegno per l’alba. Questo ritardo è stato cagionato da una lettera +di credito pagabile il giorno 20». + +La lettera non era firmata; ma la regina riconobbe la scrittura di sua +sorella Maria Antonietta. + +— Come! Vostra Maestà non comprende? dimandai io. + +— Sicuro, disse la regina, non si partirà che alla mezzanotte del +20 invece di partire il 18, perchè è alla mattina del 20 che il re +riscuote il suo trimestre di lista civile. + +— Ed a quanto ammonta questo trimestre? dimandai. + +— A sei milioni. + +— Capperi, ne vale ben la pena, dissi io sorridendo. + +— Sì, rispose la regina; ma un ritardo di due giorni ancora; chi sa +cosa può nascere in questi due giorni. + +Poi scuotendo la testa. + +— Ah! non so che ne avverrà, mia povera Emma, mi disse, ma ho dei +tristi presentimenti. + +Bisogna notare che la regina teneva segreti i suoi dispiaceri, e non li +confidava che a me; e mai una parola nè al re nè al ministro. + +I giorni passavano, la regina non andava a Napoli, e non lasciava +Caserta ed io pure non la lasciava. Sir William, pel quale non avevamo +segreti, e che conosceva le sue inquietudini, m’invitava egli stesso +pel primo a tenerle una fedele compagnia. + +Durante la giornata del 20, essa non potè stare nè seduta, nè in piedi; +si sarebbe detto che a forza di fatiche fisiche cercava di scacciare +le preoccupazioni dell’animo, e dopo la mezzanotte la sua agitazione +aumentò ancora. + +Ebbe un istante l’idea di rimandare Ferrari a Parigi, ma comprese che, +per quanto solerte fosse stato, sarebbe ritornato il giorno dopo o +l’altro ancora dopo la partenza della famiglia reale, e ritenne Ferrari +per un’occasione di urgenza. + +Essa sperava che al momento della partenza, il re o la regina le +avrebbero mandato un corriere per comunicarle la loro partenza; in tal +caso questo corriere era aspettato pel 29. + +Tutta la giornata del 29, quella del 30 e la mattina del 1 agosto, +scorsero senza notizie; ma al 1 agosto verso le undici sir William +arrivò in persona e mi fece chiamare. + +La regina, cui ogni cosa era un soggetto di inquietudine, mi fece segno +di scendere. + +Sir William mi aspettava in una piccola sala a pian terreno, e ad +un tratto conobbi dalla sua fisonomia che egli portava una cattiva +notizia. + +— Che c’è? gli chiesi io in inglese. + +— Il re e la regina sono stati arrestati in una città che si chiama +Varenne, mi rispose sir William, e a quest’ora debbono essere stati +ricondotti a Parigi. + +— Che dite mai, sir William? + +Mi rivolsi, la regina impaziente, e sospettando qualche disgrazia, era +in piedi presso la porta; essa mi aveva seguito, e aveva inteso senza +ben comprendere la frase di sir William; ma dal tuono di voce, con cui +la pronunziava, aveva indovinato che non ci annunziava nulla di buono. + +Essa ce ne fece dimanda in francese. + +— Signora, rispose sir William, io annunciava una grande sventura a +Milady. + +— Mia sorella è stata assassinata! esclamò la regina. + +— No, signora, Dio non ha permesso un simile delitto; vostra sorella +vive; ma è stata arrestata nella sua fuga e ricondotta prigioniera a +Parigi. + +— Prigioniera! mia sorella! e si è osato portare la mano su di una +persona reale! + +— La vostra prima idea, signora, era bene stata quella che fosse +assassinata. + +— Comprendo che si possa assassinare una regina, per questo non ci +vuole che un fanatico od un pazzo; ma per arrestarla si richiede una +ribellione aperta, una sollevazione popolare, una rivoluzione insomma. + +— E come chiamerà altrimenti Vostra Maestà gli avvenimenti che +succedono in Francia, se non una rivoluzione? + +— Spero almeno che se la regina è prigioniera, lo sarà nel suo palazzo. + +— Non ne sappiamo ancor nulla, signora, se non che a quaranta o +cinquanta leghe da Parigi, in una piccola città che si chiama Varenne, +le Loro Maestà il re e la regina di Francia sono state arrestate; m’è +stato inviato un corriere dall’ambasciatore d’Inghilterra, latore di un +dispaccio, che non ne dice di più; dalla partenza del corriere il re e +la regina erano già stati condotti a Chalons, e tre rappresentanti del +popolo partivano da Parigi per andare loro incontro e proteggerli. + +— Proteggerli! esclamò Maria Carolina, tre avvocati probabilmente, che +proteggono il re e la regina di Francia! è curioso! Posso vedere il +corriere? + +— L’ho condotto con me, pensando che Vostra Maestà deciderebbe forse +d’interrogarlo. + +— Grazie, fatelo venire; Emma tu mi vorrai ben servire da interprete +non è vero? + +— Credo che parli francese, rispose sir William. + +— Tanto meglio, disse la regina. + +Cinque minuti dopo il corriere era alla sua presenza. + +Ma il corriere non sapeva soltanto che quello che aveva inteso a dire +per le strade: gli avevano raccontato che quando si erano accorti della +fuga del re, si voleva ammazzare Lafayette, che si accusava di aver +favorito questa fuga; ciò che poi aveva veduto personalmente era che i +parigini ne erano su tutte le furie; ciò che poteva affermare era che +il re aveva tutto a temere al suo ritorno a Parigi, se le più grandi +precauzioni non si fossero prese per la sua sicurezza. + +Tutto ad un tratto, mentre si davano tutti questi dettagli alla regina, +egli si ricordò che udendo a gridare per le vie: _Arresto del re, Luigi +XVI_; avea comprato il giornale ov’era raccontato quest’arresto. + +La regina tese avidamente la mano, il corriere frugò nelle tasche, e +finì col tirare da una di esse un foglio delle rivoluzioni di Francia e +di Bramante di Cammillo Desmoulins. + +La regina percorse rapidamente il giornale, poi spiegazzandolo +nelle sue mani convulse, con una espressione di rabbia impossibile a +descrivere: + +— Miserabili! esclamò, meglio sarebbe che l’uccidessero, dieci, cento, +mille volte, anzichè insultarla così! + +Le tolsi il giornale di mano, che voleva restituire al messaggiero. + +— Oh! leggilo, disse: voglio che anche tu vegga come questi infami di +francesi trattano il loro re. + +I miei occhi caddero su questo periodo: + +«Da che muovono i grandi avvenimenti? A S. Menehould,[1] questo nome +ricorda al nostro Sancho Pança, «coronato i famosi piedi di porco!» +Non sarà mai detto che egli sia passato da San Menehould, senza +aver mangiato sul luogo i piedi del majale. E’ non si ricorda più il +proverbio _plures occidet gula quam gladius_. Il tempo per preparare +questa refezione gli riuscì fatale.» + +— Simili ingiurie non meritano che il disprezzo, dissi. + +Ma essa senza ascoltarmi: + +— Vedendo trattare così un loro fratello, esclamò, tutti i re non si +alzano e non fanno voto di volgere su Parigi, e non lasciar pietra +sopra pietra in quella città maledetta! Oh! re, famiglia di vili, non +vedete voi dunque che la vostra causa si discute là? Sir William! + +— Signora, disse sir William facendo un inchino. + +— Ritornate subito a Napoli? + +— Se Vostra Maestà lo desidera. + +— Sì, lo desidero: e potete darmi un posto nella vostra carrozza? + +— Sarà un grande onore per me, signora. + +— No, no, anzi meglio... partite e noi vi seguiremo in un quarto d’ora, +andate a palazzo e dite, vi prego, in mio nome al re di radunare il +consiglio. Voglio parlare a tutti quegli uomini; non veggo tutti questi +preparativi di guerra, e però siamo entrati in trattative con nostro +fratello Leopoldo, sarebbe una vergogna che egli fosse pronto e noi +no; andate sir William, andate, e cercate di sapere se possiamo contare +sull’Inghilterra. + +In generale quando la regina parlava così aveva un tale potere di voce, +e una tale dignità nel suo gesto, una tale maestà nelle sue parole, che +quelli che l’ascoltavano non potevano più che obbedirla. + +Sir William si limitò a salutarla, salì in carrozza, e gridò al +cocchiere: al palazzo reale, e di carriera. + +Circa un quarto d’ora dopo, come aveva detto la regina, ci mettemmo noi +pure in carrozza e lo seguimmo. + + + + +VI. + + +Quantunque la regina avesse fatta al suo cocchiere la stessa +raccomandazione che sir William al suo, questi nullameno arrivò venti +minuti prima di noi, possedendo i migliori cavalli di Napoli, senza +eccettuarne quelli del re. + +Ne risultò che, entrando nel palazzo, la regina trovò il consiglio +riunito, il ministro Acton aveva da parte sua ricevuta la notizia +dell’arresto del re di Francia, ed aveva pensato che la cosa valesse la +pena di un Consiglio. + +Siccome io non seguii la regina, e la carrozza dopo averla deposta al +palazzo mi condusse all’Ambasciata, non seppi che da lei, quanto era +passato. + +Il re aveva preso posto di assai malo umore, dichiarando alla bella +prima che aveva affari ben altrimenti importanti che quelli, i quali +occupavano il Consiglio, e prevenendo i ministri ch’egli non resterebbe +fino alla fine; ma quando scorse la regina fu ben peggio, pensò tosto +di scaricare sopra lei la presidenza del Consiglio, ed avvicinandolesi, +chiamandola cara maestra, le fece ogni maniera di gentilezze, ciò che +non accadeva tranne nei momenti di supremo buon umore. Di tratto, nel +punto in cui la discussione era più animata, si udì picchiare alla +porta senza alcun riguardo. + +La regina dimandò con impazienza, chi mai avesse l’audacia di battere +con tale familiarità alla porta del Consiglio, ma il re fece un segno. + +— Cara maestra, diss’egli, non turbarti; è per me, so di che cosa si +tratta. E uscì. + +La regina allungò la testa, e per la fessura della porta vide un +bracchiere che attendeva il re. + +Quasi subito la porta si riaperse. + +— Io non posso rimanere, ho da fare. Sostituiscimi, cara Carolina, come +sempre; quanto farai sarà ben fatto. + +E salutando la regina ed i ministri con un gesto della mano, rinchiuse +le porte e si udirono i passi, che rapidamente si allontanavano. + +La regina era avvezza a questo modo d’agire del re, e per solito poco +se ne inquietava; ma questa volta le circostanze le parevano abbastanza +gravi, perchè il re, malgrado la sua astensione dagli affari, dovesse +restare al Consiglio fino alla fine, dappoichè fosse un po’ la sua +causa che si discuteva. + +A mezzo il Consiglio, venne portata alla regina una lettera appena +allora giunta da Vienna. Era di suo fratello Leopoldo, e le annunciava +novelle della più alta importanza. + +L’imperatore le scriveva che nel mese seguente, verso il 20 di agosto, +avrebbe un ritrovo a Pilnitz col re di Prussia Federico Guglielmo, +secondo ogni probabilità, risulterebbe da questa conferenza una +dichiarazione di guerra alla Francia. + +Pregava suo cognato Ferdinando di tenersi pronto per questo caso, e +fornire il contingente che egli stesso s’era imposto nel suo viaggio a +Vienna. L’imperatore ignorava ancora l’arresto di Varennes, o piuttosto +doveva conoscerlo a quell’ora, essendo più rapide le comunicazioni fra +Parigi e Vienna, che fra Parigi e Napoli: ma la sua lettera, datata il +23 di luglio, era stata scritta tre o quattro giorni prima che avesse +potuto sapere la trista nuova. + +Fu una fortuna per la regina, che suo marito le avesse addossata la +presidenza, poichè il re, entrato al Consiglio ad un’ora e mezza, non +avrebbe mai consentito di rimanervi fino alle sei. + +La regina ebbe la soddisfazione di sapere, dai dati raccolti dal +generale Acton, che se le ostilità non erano ancora cominciate colla +Francia, almeno tutto si preparava per l’invasione del territorio +francese. Trentacinque mila tedeschi si avanzavano verso le Fiandre, +quindici mila altri verso l’Alsazia; quindici mila svizzeri si +apparecchiavano a muovere sopra Lione, un’armata piemontese minacciava +il delfinato, e venti mila spagnuoli si tenevano pronti a passare la +frontiera. + +Il generale Acton, come ministro della marina e della guerra, fu +incaricato di completare il materiale da guerra, di bastimenti, di +cannoni, di casse. Egli promise alla regina di organizzare manifatture +d’armi e fabbriche di polvere, in fine scrisse ai principi di Hesse +Philipstadt, di Wurtemberg, e di Sassonia, offerendo a tutti e tre +comandi. + +Questo riguardava l’esterno, ma la regina era risoluta di sottomettere +l’interno ad una sorveglianza che prevenisse ogni avvenimento che, nel +principio o nello scopo, avesse rapporto con quelli che si compivano +in Francia. Si decise di numerizzare le case della città, che non +lo erano, si stabilirono in ogni sestiere commissari incaricati +esclusivamente della polizia politica; finalmente un giovane, che +il generale Acton credette potere raccomandar alla regina, come +intraprendente, abile ed ambizioso, ricevette il titolo da lungo tempo +abolito di _Reggente del Vicariato._ + +Questo giovane era il cavaliere Luigi de’ Medici, che una volta salito +al potere, non doveva più abbandonarlo. + +La regina non aveva di che lagnarsi; in questo solo consiglio erano +state combinate faccende, che per solito non si ultimavano in dieci +riunioni di questa sorte. + +Uscendo dal Consiglio la regina s’informò quale fosse stato l’affare +tanto pressante che aveva allontanato il re dal Consiglio, e che cosa +volesse da lui il bracchiere che s’era permesso di bussare alla porta. + +Questo bracchiere veniva ad informarlo, che una magnifica passata di +beccafichi s’era appena fermata a Capodimonte, e come essa era attesa, +perchè quella fosse l’epoca del passaggio di simili uccelli, il re +aveva ordinato al suo capo caccia di prevenirlo non appena ci fosse un +bel colpo di archibugio da tirare. + +Il capo caccia non aveva mancato, e tale era la faccenda importante che +aveva impedito al re Ferdinando di prender parte alle misure, le quali +dovevano, così almeno si sperava, contribuire a salvare suo cognato +Luigi XVI e sua cognata Maria Antonietta. + +La regina m’avea detto di trovarmi alle sei precise al palazzo; io +l’aspettava da una mezz’ora quando uscì dal Consiglio. Mi raccontò +alzando le spalle la storia del re, ma, in fin dei conti, la noncuranza +di suo marito la rendeva re e regina allo stesso tempo, ed il suo +dispotismo vi si accomodava assai bene. + +Rimontammo in carrozza e partimmo per Caserta. + +Verso la metà del viaggio incontrammo una specie di calesse di +posta coperto di polvere e che pareva aver fatto un lungo viaggio. +Riconoscendo la livrea reale, una donna uscì con mezza la persona e +gridò al suo postiglione di fermarsi. + +Era evidente che questa donna, da qualunque parte venisse, veniva per +la regina. + +La regina fece arrestare la nostra carrozza e aspettò. + +La viaggiatrice si precipitò dal calesse ed in un momento fu presso a +noi. + +— Da parte della regina Maria Antonietta, disse colei. + +— Voi venite da parte di mia sorella? + +— Sì, signora. + +— Avete una sua lettera. + +— Nel mio portafoglio — di lei stessa. — Vostra Maestà conosce la cifra +della regina? + +— Perfettamente. Dite al vostro cocchiere che ci segua e montate con +noi. — Il vostro nome? + +— Il mio nome vi è ignoto, signora, ma credo che dicendovi esser io +l’Inglesina... + +— Ah! sì, sì. Voi siete addetta alla principessa di Lamballe. Salite +con noi, salite. + +La giovane rivolse qualche parola al postiglione in eccellente +italiano, montò con noi, si allogò sul davanti, ed il suo calesse ci +tenne dietro. + +— Presto, presto! diteci come stanno le cose. In qual giorno avete +lasciato Parigi? + +— Il ventisei giugno, signora, il domani del ritorno della regina. + +— E mia sorella stava bene? + +— Sì, signora, lasciando da parte le emozioni e la fatica di questo +viaggio terribile. + +— Qual è la sua situazione alla Tuileries? + +— Prigioniera, signora, e non bisogna dissimularselo, essa sarà +prigioniera fino al momento che il re avrà giurato la costituzione. + +— La giuri dunque, e guadagni terreno, fino che noi possiamo giungere +in suo soccorso. + +— Ah, signora! È questo soccorso ch’io vengo ad affrettare in nome di +Sua Maestà. + +— Noi ce ne occupiamo, siate tranquilla. + +Durante questo tempo, la regina dissuggellò la lettera di sua sorella, +ma ella tentava indarno di comprenderne il senso. + +— Non posso leggere senza la cifra sotto gli occhi, disse la regina con +impazienza. + +— È la parola Lodovico, ripetuta tre volte e seguita da un D. + +— Sì, ma la leggerò a Caserta a testa riposata. Ditemi chi vi manda, +datemi i particolari del vostro viaggio, ripetetemi ciò che si diceva a +Parigi al momento della vostra partenza. + +— A rischio d’essere schiacciata, volli assicurarmi che Sua Maestà era +rientrata nel palazzo senza accidenti, e siccome l’itinerario degli +augusti sovrani era tracciato, poichè si sapeva che entrerebbero per +la barriera dell’Etoile, io mi allogai fin dal mattino nel giardino +delle Tuileries. Appena rientrata la regina doveva andare a renderne +istrutta la signora principessa di Lamballe, che era con suo padre il +duca di Penthièvre; devo confessare a Vostra Maestà che l’aspetto della +popolazione era pieno di minaccia. + +— Contro di chi? + +— Contro il re e la regina, signora. + +— Oh! francesi maledetti. + +— Avevano bendati gli occhi alla statua del re Luigi XV per +simboleggiare l’acciecamento della monarchia; in fine di piazza in +piazza grandi avvisi dominavano la folla, portando questa iscrizione: + + «Chiunque applaudirà il re + Sarà bastonato. + Chiunque l’insulterà + Sarà appeso.» + +Io mi sentii agghiadare, la regina divenne pallidissima. + +Io le presi le mani. + +— Oh! giammai, giammai, le dissi: siate dunque tranquilla. + +— Se tu sapessi come mi odiano; più forse ancora di mia sorella. Ma +essa, essa, vediamo, come raggiunse il Palazzo. + +— Essa venne in qualche modo portata dai suoi due più grandi +nemici, il signor di Noailles ed il signor di Aiguillon. Di maniera +che, quand’ella si vide nelle loro mani, si credette perduta, ma +s’ingannava, perchè essi erano venuti colà non per perderla, ma per +salvarla. + +— Ed il re? + +— Il re scese per ultimo, signora. Egli mi parve assai calmo: camminava +col suo passo ordinario fra il signore Barnare e Péthion. + +— E voi allora? + +— Io tornai al palazzo Penthièvre a dare questa buona nuova alla +principessa di Lamballe, che la regina era ritornata al palazzo senza +alcun sinistro. Nella sera, la signora Campan venne portando questa +lettera da parte della regina, che ebbi l’onore di consegnarvi or +ora. Essa pregava, a nome della regina Maria Antonietta, Vostra Maestà +di mandarne copia all’imperatore Leopoldo, al quale essa non ebbe il +tempo di scrivere. Fu a Meaux, dove passò la notte del 23 al 24 nel +vescovado, che essa trovò modo di scrivere a Vostra Maestà. + +— Ah! mia povera Maria, mia povera Maria, gridò la regina; oh! perchè +non è lei invece di questa lettera che stringo sul mio cuore? Si salvi, +fugga, venga a trovarmi! Essa sarà cento volte più felice a Caserta ed +a Napoli che a Versailles ed a Parigi. + +— S’ella potesse, signora, non mancherebbe certo e si reputerebbe +felicissima. + +Si pervenne al palazzo di Caserta. + +— Incaricati della nostra cara Inglesina, disse la regina volgendosi +a me, veglia acciò ch’ella non manchi di nulla. Io vado a leggere la +lettera della mia povera Maria ed a seguire le istruzioni che mi dà. + +Un’ora dopo, un corriere partiva per Napoli, invitando il generale +Acton a venire l’indomani mattina a Caserta, e ordinando al corriere +dell’Imperatore Leopoldo di non partire senza venir a prendere i +dispacci della regina. + +— Continuate, diss’ella. + +— Vidi venir di lontano la carrozza reale, essa era protetta dai +granatieri, dei quali gli alti berretti di pelo nascondevano le +portiere. Due granatieri stavano sullo sgabello della parte anteriore +della carrozza, ed erano incaricati di proteggere le tre guardie del +corpo, che, rimaste fedeli al re, l’avevano accompagnato nella sua fuga +rifiutando di scappare a Meaux, come aveva loro proposto Barnave, fermi +di seguire fino all’ultimo la fortuna del re. + +— Sapete voi il nome di questa brava gente? chiese la regina. + +— I signori di Maustier, di Malden e Valery. + +La regina notò i tre nomi sul suo portafogli. + +— Avanti, avanti, continuò scrivendo. + +— Il signor di Lafayette con tutto il suo stato maggiore aspettava la +carrozza alla inferriata delle Tuileries. Quando la regina lo scorse +gridò a lui: «Signor di Lafayette, salvate le tre guardie, esse non +fecero che obbedire al re;» ma per questa semplice obbedienza correvano +maggior pericolo che tutti gli altri. + +Una siepe di guardie nazionali si stendeva dalla inferriata del ponte +all’ingiro fino ai gradini che conducevano al palazzo. A questi gradini +bisognava discendere, e là stava il pericolo. + +L’assemblea aveva mandato venti deputati ed essi aspettavano a questi +gradini. + +Il signore di Lafayette scese di cavallo, fece fare dal terrazzo alla +porta del giardino una vera via di ferro coi fucili e le baionette +della guardia nazionale. + +I due figli, madama Reale e il Delfino uscirono i primi e guadagnarono +il palazzo senza ostacoli. + +Dopo venne la volta delle guardie del corpo. Si era giurato di non +lasciarle rientrar vive nel palazzo; era stata sparsa la voce che +fossero stati loro a calpestare la coccarda tricolore il 2 ottobre. +Al momento dunque in cui discesero della carrozza, vi fu un istante +di lotta terribile; le sciabole, le daghe degli assassini si facevano +strada fra le guardie nazionali. I signori di Valery e di Malden furono +feriti. + +La regina asciugò colla sua pezzuola la fronte coperta di sudore. + +— Oh, diss’ella, quando penso che noi siamo forse destinate a vedere +simili orrori. Oh! no, no, continuò serrando i denti; io prima li +sterminerò tutti. + + + + +VII. + + +La storia della nostra _Inglesina_ che continuerò a chiamare con +questo nome, essendoci stata fatta da lei la raccomandazione di non +pronunziare il suo vero nome, è semplicissima. + +Il duca di Norfolk e lady Mary Duncan avevano conosciuto la sua +famiglia e l’avevano collocata nel convento irlandese della via di +_Bac_, ove prendeva delle lezioni da Sacchini maestro di musica della +regina. Maravigliato dei progressi della sua alunna, ed avendola +altresì intesa a parlare con grande purezza italiano e tedesco, +l’autore dell’Edipo a Colono fece tanti elogi di questa giovinetta a +Maria Antonietta, che desiderò di vederla. La principessa di Lamballe +offerse allora alla regina di trovarsi incognita al momento in cui +Sacchini dava la sua lezione, vi andò di fatti: e recatasi alla +Tuilerie assicurò a Maria Antonietta che gli elogi dell’illustre +maestro non erano punto esagerati. Due giorni dopo l’Inglesina +fu accolta dalla regina, che calcolando i servizj che in gravi +circostanze in cui si trovava poteva renderle una donna che parlava ad +un tempo italiano, inglese e tedesco, si affezionò la giovinetta più +colla dolcezza dei modi che per la speranza di ricompense, poichè a +quell’epoca la regina non avrebbe nemmeno osato di promettere per tema +di non poter mantenere. + +L’Inglesina ci raccontò come aveva ricevuto dalla regina di Francia +la missione che ora compiva presso la regina di Napoli. Era partita +dalla Francia con due lettere; una per Maria Carolina e che le aveva +già consegnata, l’altra per la duchessa di Parma: trovandosi questa +città sulla via di Napoli, la lettera per la duchessa doveva essere +consegnata per la prima. + +L’Inglesina arrivando a Parma, aveva saputo che la duchessa era a +Colorno, in villa. + +Essa partì per Colorno, e arrivò nel momento in cui la duchessa stava +per uscire a cavallo; fece un segno al domestico che si avvicinò alla +sua carrozza, e lo pregò di avvertire la duchessa del suo arrivo; +il domestico andò dalla duchessa e le annunziò che una giovine donna +arrivata da Parigi chiedeva di parlarle, per darle una lettera che non +poteva consegnare che personalmente alla duchessa. + +L’Inglesina seguendo collo sguardo il domestico che era diventato suo +intermediario, aveva veduto che a quelle parole «una giovane arrivata +da Parigi» la duchessa aveva fatto un moto involontario di sorpresa, +e si era turbata; ma non appena si accorse della sua presenza, la +duchessa ripetè in lingua tedesca, per non essere intesa nè dai +Francesi nè dagli Italiani che erano con lei, ciò che le aveva fatto +dire dal domestico, vale a dire che era incaricata dalla regina Maria +Antonietta di portare una lettera, che non poteva consegnare che a lei +sola. + +La duchessa aveva tosto invitata l’Inglesina a scendere di carrozza, +la fece entrare a palazzo, la seguì e lesse la lettera, mentre la +messaggiera prendeva qualche rinfresco. + +Appena ebbe letta la prima riga, esclamò in lingua italiana: + +— Mio Dio! tutto è perduto, è troppo tardi! + +E continuando a leggere lasciava sfuggire queste esclamazioni: + +— È inutile! assolutamente inutile! sono perduti! + +Poi rivolgendosi verso l’Inglesina, soggiunse: + +— Mi duole che non possiate trattenervi e prendere un po’ di riposo; se +tornerete a Parma, sarò felice di vedervi. + +Poi prese un fazzoletto ed asciugata una lagrima, disse: + +— Le circostanze sono tali al giorno d’oggi che rispondere a questa +lettera sarebbe un esporre me, mia sorella, e voi stessa. + +Dopo di che rimontò a cavallo, augurò il buon viaggio all’Inglesina, e +partì al galoppo. + +L’Inglesina aveva continuato il suo viaggio trovando la duchessa di +Parma un po’ fredda rispetto ai pericoli in cui trovava sua sorella; +ma avendo premura d’arrivare a Napoli, si era posta di nuovo in viaggio +senza riposarsi. + +Dopo le delusioni venne la catastrofe. L’Inglesina viaggiava, come ho +detto, in vettura di posta con un domestico sulla cassettina; questo +domestico aveva sotto i piedi una cassetta ove la viaggiatrice aveva +rinchiuso gli oggetti più preziosi e il denaro: volendo arrivare a Roma +di giorno, essa l’aveva mandato per corriere a comandare i cavalli, +e non trovandosi nessuno a custodire la cassetta, le fu involata fra +Aqua-pendente e Monte Roso, di modo che la povera fanciulla, arrivando +a Roma, si accorse che rimaneva abbastanza denaro per pagare la posta, +ma non un soldo per continuare il suo viaggio a Napoli. Fortunatamente +aveva una lettera di raccomandazione per la duchessa De-Paoli che +abitava a Fontana di Trevi. Il giorno dopo del suo arrivo andò dalla +duchessa e le consegnò la lettera raccontandole le sue sventure. + +La duchessa le prestò un centinaio di ducati per continuare il viaggio; +una volta a Napoli sapeva bene che non aveva bisogno di nulla. + +La duchessa inoltre le aveva dato una lettera di raccomandazione, +propriamente per.... per Sir William, e non conoscendo chi fossi, +l’Inglesina mi chiese se conosceva l’ambasciatore d’Inghilterra, se era +un uomo cortese, e se io poteva raccomandarla a lui. Per tutta risposta +e con grande stupore dell’Inglesina, apersi la lettera diretta a sir +William. La duchessa De-Paoli pregava sir William, di ordinare tutte +le ricerche necessarie perchè la povera Inglesina ritrovasse la sua +cassetta. Non sapendo se avrei veduto sir William prima della partenza +del corriere dell’Imperatore che passava per Roma, e che doveva +porsi in viaggio per la mattina seguente, presi la penna e scrissi al +console inglese a Roma, per raccomandargli d’insistere presso tutte +le autorità perchè fossero attivate tutte le indagini, non già come si +fa d’ordinario, ma sul serio: gl’indicai i due postiglioni come quelli +che bisognava arrestare pei primi: l’Inglesina mi aveva detto che quei +due le erano stati indicati come ladri di professione. Terminata la +lettera la diedi a leggere all’Inglesina, che comprese tutto il mistero +della mia indiscrezione, vedendo la mia lettera firmata, Lady Hamilton. +Nello stesso tempo mi tolsi dal dito un bel brillante, pregandola +di accettarlo in ricordo del modo originale con cui avevamo fatto +conoscenza. + +Eravamo ancor insieme quando la regina entrò ed ebbe la bontà +d’informarsi dall’Inglesina se mi fossi presa cura di lei; l’Inglesina +rispose prendendomi vivamente la mano e baciandola prima che avessi +avuto il tempo di oppormi. + +La regina l’interrogò ancora, ed in modo che provava di mostrare un +interesse ben diverso da quello della duchessa di Parma, riguardo agli +avvenimenti di Francia ed ai pericoli in cui si trovava sua sorella; +poi vedendo che la povera Inglesina, malgrado tutto il rispetto che +le ispirava la presenza di Sua Maestà, dormiva in piedi, la mandò a +riposarsi; ma alla porta si urtò quasi col generale Acton, il quale +chiamato soltanto pel giorno seguente, sapendo che si trattava di un +messaggiero o piuttosto di una messaggiera che giungeva dalla Francia, +accorse per far prova di zelo e per mettersi a disposizione della +regina. + +— Perdono, signora, disse il generale, mi voleva far annunziare quando +la signorina aperse la porta e mi trovai in faccia a Vostra Maestà. + +— Venite, generale, disse la regina, non c’è bisogno di etichetta in +momenti come questi: sapete che cosa è accaduto? sapete che mia sorella +e suo marito sono prigionieri alla Tuilerie? Luigi XVI si trova nella +stessa precisa condizione di Carlo II d’Inghilterra, e lo decapiteranno +come lui, e la mia povera sorella l’assassineranno. + +— Oh! signora, disse il generale, credete che si esagera. + +— Venite, Inglesina, venite, esclamò la regina, e ditegli come +vanno le cose; mi fanno venir la rabbia con quel loro sangue freddo: +aspetteranno che il re Luigi XVI abbia tagliata la testa per decidersi +a snudare la spada per lui. + +— Quand’è che avete lasciato Parigi? chiese il generale. + +— Eh! mio Dio! Signore, disse la regina, quando tutto era perduto. + +— Di grazia lasciate parlare la signorina, disse il generale, e vedrete +che non è perduto tutto; abbiate un po’ di pazienza. + +— Pazienza! disse la regina; dopo la presa di Bastiglia, vale a dire da +due anni, non sento dire altra cosa. + +Poi lasciandosi cadere su di una poltrona, e rivolgendosi all’Inglesina +che si era rianimata dietro questa emozione della regina: + +— Raccontategli tutto, disse, e quando saprà ciò che so io, vedremo se +oserà ancora dire: — pazienza. + +Mano mano che l’Inglesina parlava, la regina faceva dei movimenti di +testa, ripetendo: ebbene? ebbene? ebbene? — e quando ebbe finito: + +— Ho ricevuto una lettera da mio fratello l’Imperatore, disse: egli mi +avvisa che al 27 d’agosto deve avere una conferenza a Pilnitz col re +Federico Guglielmo. Scrivetegli in nome del re Ferdinando, che noi da +questo momento aderiamo a quanto sarà per fare, e che può contare su +venticinque mila uomini e venticinque milioni. + +Il generale sorrise. + +— Per gli uomini forse, disse egli, ma pel denaro è tutt’altra cosa, le +casse sono a secco, e voi lo sapete, Signora. + +— Si riempiranno, dovessi vendere perciò i diamanti della corona; +d’altronde se voi non gli scrivete ciò in nome di Ferdinando, gli +scriverò io nel mio, anzi gli debbo già avere scritto, ecco qui la +lettera. + +— Vostra Maestà sa, disse facendo in un inchino il generale Acton, +che io non sono mai d’altro avviso che del vostro; ma farò osservare +a Vostra Maestà che la signorina, — accennando all’Inglesina, — ha +l’aspetto di essere ammalata, tanto è spossata. + +— Oh! lo sono meno pel viaggio che pel dispiacere, rispose l’Inglesina, +pensando alle sventure che minacciano gl’illustri personaggi che ho +lasciato da sì poco tempo. + +— Non importa, disse la regina, andate nella vostra camera, mettetevi a +letto e dormite ventiquattr’ore se potete. + +Difatti la povera Inglesina era più ammalata di quello che non credeva +ella stessa, o di quello che non voleva confessare: nella notte fu +presa da una febbre violenta, e fu obbligata di stare a letto per otto +giorni. + +Durante quella settimana la regina non mancò un sol giorno di farle +visita nella sua camera, e di chiedere le sue notizie. + +È inutile dire che malgrado tutte le ricerche che noi facemmo fare, +sir William ed io, la cassetta dell’Inglesina non si ritrovò. Ci fu +detto solamente che uno dei due postiglioni era un figlioccio di un +cardinale, cosa che gli permetteva di accoppiare il mestiere di ladro +con quello di postiglione. + +Dopo otto giorni di riposo, e perfettamente guarita, l’Inglesina +ripartì per la Francia, con una lettera in cifre della regina di Napoli +per la regina Maria Antonietta. + +Il giorno 27 di agosto, l’imperatore Leopoldo ebbe a Pilnitz col re +Federico Guglielmo la conferenza promessa. I due testimonii che vi +assistevano bastavano solo per indicarne lo scopo; uno era il signor de +Bouillé, che aveva dianzi dato al re una prova così grande di devozione +a Varenne, cercando fino all’ultimo momento di toglierlo dalle mani del +popolo; l’altro era il signor Calonne, quel bel ministro della guerra +inventato da madame di Staël che ebbe per un istante la speranza di far +passare il suo genio in quella testa sventata: mistero che i discorsi +della corte avevano reso molto trasparente, avviluppando la nascita +di questo bel gentiluomo, che era nientemeno, dicevasi, che il frutto +d’incesto fra Luigi XV e madama Adelaide, che allora era a Roma, e che +due anni dopo ei doveva vedere colle due sorelle a Palermo. + +Intanto le notizie di Francia si fecero migliori: l’assemblea nazionale +aveva terminato l’atto costituzionale, che fu poi conosciuto più tardi, +sotto il nome di costituzione del 91: il giorno 14 settembre il re +si era recato alla costituente, ed aveva prestato il giuramento alla +costituzione, promettendo di mantenerla con tutti i poteri che gli +erano delegati. + +Subito dopo, come se l’assemblea non avesse atteso che quest’atto +solenne per riconciliare la nazione col re, si restituì a Luigi XVI +la facoltà di dare tutti gli ordini che credesse convenienti per la +sicurezza e la dignità della sua persona, si levarono i suggelli dagli +appartamenti, e tanto il giardino quanto il palazzo della Tuilerie +furono aperti al pubblico. + +Ma i preparativi di guerra non proseguivano meno in attività da parte +del re di Prussia, dell’imperatore Leopoldo e del re Ferdinando, +quando ad un tratto tre notizie delle più inaspettate si succedettero +alla Corte di Napoli, cioè che l’imperatore Leopoldo era morto al 1 +di marzo, che Gustavo III di Svezia era stato assassinato il 16 dello +stesso mese, e finalmente che la Francia aveva dichiarato la guerra a +Francesco I re di Ungheria e di Boemia il 20 aprile. + +Non saprei dire se nello stato d’animo della regina, la morte di suo +fratello Leopoldo le fosse stata molto spiacente; malgrado il trattato +di Pilnitz, malgrado i preparativi esterni di guerra, si diceva in +segreto che vi era accordo fra il ministro francese Delessare ed +il gabinetto di Vienna per mantenere la pace: nella sua qualità di +filosofo, Leopoldo non amava la guerra, e d’altra parte non era pronto +a farla. + +L’imperatore Francesco I, nipote della regina che succedeva a suo +padre, caratterizzava invece perfettamente la controrivoluzione, ed era +l’uomo fatto per Maria Carolina. + +Era un tedesco nato a Firenze, e per conseguenza falso italiano e falso +tedesco, ma partecipe delle due nature: la regina di Napoli credeva +di poter prendere una facile influenza su quella mente limitata e su +quel carattere debole e violento. Quando lo vidi dieci anni dopo, era +un uomo ancor giovane, e supponendo tuttavia che fosse un uomo non una +statua, camminava stecchito come sulle molle, simile allo spettro di +Banco. Aveva un viso o piuttosto la maschera fresca e rosa, e di una +fissità spaventosa. Sir William diceva di lui: + +Ecco un uomo che non avrà mai dei rimorsi; costui commette dei delitti +con coscienza. + +La controrivoluzione aveva dunque guadagnato tutto colla morte di +Leopoldo, poichè ad un imperatore filosofo, succedeva un imperatore +bacchettone ed ipocrita, e la prova non tardò guari a mostrarsi +con grande soddisfazione di Maria Carolina. Subito dopo la morte +dell’imperatore Leopoldo, l’ambasciatore di Francia a Vienna, signor di +Noaille, fu quasi prigioniero nel suo palazzo. In quanto alla Prussia +se ne stava sicura; era sotto la sua protezione che gli emigrati si +davano faccende, ed in una udienza pubblica il re Federico Guglielmo +avea voltato le spalle al signor di Segur ambasciatore di Luigi XVI +o piuttosto dell’assemblea nazionale, ed avea chiesto ad alta voce +all’inviato di Coblenza, vale a dire dei principi, come stava il conte +d’Artois. + +In quanto all’assassinio di Gustavo, era certamente un gran delitto, +ma non era una grande sventura per la causa del re; però, benchè a +torto si fosse creduto da principio che egli fosse stato assassinato +dai rivoluzionari, cosa falsissima, lo si metteva a carico dei +nostri nemici. È vero che lo si designava come il futuro generale in +capo della rivoluzione; ma questo generale in capo era forse assai +terribile? d’altronde lo si notava come uno che odiava la Francia, come +un amante che odia l’amante infedele, e la sua grande preoccupazione, +morendo, era di sapere cosa direbbe la Francia della sua morte. + +— Che ne diranno, Brissot? mormorò spirando. + +In quanto alla dichiarazione di guerra della Francia all’Austria, +siccome era evidente che non era il re che dichiarava questa guerra, ma +il ministro girondino, e che d’altronde non era dichiarata che dietro +un ultimatum dell’imperatore Francesco, impossibile ad accettarsi dalla +Francia, e siccome questa guerra soddisfaceva ai desiderj della regina, +questa notizia fu ricevuta più come buona, anzichè come cattiva. + +Il doppio lutto che si portò a Napoli per la morte dell’imperatore e +per l’assassinio del re di Svezia, fu dunque a mio avviso, più un lutto +di corte che di cuore. + + + + +VIII. + + +Quando passai per la Germania ritornando con sir William e lord Nelson, +vale a dire nel 1801, vidi in esilio chi nel 1792 aveva fatto prendere +a Luigi XVI la risoluzione di fare la guerra all’Austria; costui era +Carlo Francesco Dumoriez, che per nostra sventura salvò la Francia +a Valmy ed a Jemapes. Ne aveva tanto udito a parlare alla corte di +Napoli, che lo osservai colla più grande attenzione, e non perdetti +nemmeno una parola della conversazione che ebbe con mylord[2]: quando +toccherò di quell’epoca della mia vita, dirò l’effetto che egli mi +produsse. + +Abbiamo detto che dopo il giuramento della costituzione si era formata +una specie di pace fra l’assemblea, rappresentante la nazione ed il +re, rappresentante il diritto divino, ma trascinato suo malgrado, e +malgrado la regina, a farsi il campione dei principii rivoluzionari +dell’89; avremmo dovuto dire una tregua: alla prima occasione questa +tregua si ruppe. Quest’occasione fu il rinvio de’ ministri che gli +avevano fatto dichiarare la guerra. + +Sapemmo poi verso la fine di giugno da una lettera stessa della regina +Maria Antonietta l’invasione della Tuilerie dai sobborghi S. Antonio +e S. Marcello diretti dal famoso Santerre, che aveva cominciato come +Cromwell coll’essere birraio; ma privo dell’ingegno del protettore, si +fermò ad un terzo del cammino che percorse il deputato dell’università +di Cambridge; questa lettera era il penultimo grido della sua +disperazione. Noi non ne udimmo l’ultimo che mandò il 10 agosto. Fino +dal 1 luglio 1792 la regina non ebbe più che indirettamente notizie +di sua sorella, e non si vedea altrimenti cosa succedeva in Francia, +che come quando si vede ad intervalli al bagliore dei lampi di una +tempesta. + +La lettera della regina Antonietta era lunga, e spiegava a sua sorella +come suo marito avesse acconsentito alla guerra coll’Austria, ed era +venuto a proporla pel primo all’assemblea nazionale. + +Maria Carolina s’immaginava bene che suo cognato avesse fatto quel +passo suo malgrado, ma ignorava la situazione precisa in cui egli si +trovava; la lettera di sua sorella gliela poneva con tutta chiarezza. + +Il re accusato dai Giacobini e specialmente da Robespierre di volere la +guerra, non la desiderava meno di Robespierre, che temeva di vedersi +perdere la sua cattiva ed odiosa personalità in mezzo ai frastuoni +delle battaglie. + +Difatti il re aveva tutto da perdere con una guerra, e la regina lo +spiegava benissimo; una vittoria di Lafayette o di qualunque altro +generale non ristorava il trono che per metterlo sotto tutela: d’altra +parte una disfatta avrebbe inasprito Parigi; vi sarebbe sommossa per +le vie, e dalle vie sarebbe giunta fino alla Tuilerie, ove non era +ancora penetrata, perchè il re sarebbe accusato di aver preparato +questa disfatta, o almeno di esserne contento. Finalmente se, contro +ogni probabilità, il re non sparisse in mezzo alla tempesta, se il +diritto divino dei re trionfasse, a vantaggio di chi trionferebbe? +— a vantaggio di Monsieur fratello del re e dell’emigrazione, perchè +Monsieur non nascondeva i suoi progetti; Monsieur voleva l’abdicazione +di Luigi XVI e la reggenza fino alla maggiorità del Delfino. + +Particolarmente la regina avea tutto a temere; e benchè il suo +carattere energico, che aveva molti lati somiglianti a quello di Maria +Carolina, la portasse ad affrontare il pericolo, non si dissimulava di +non avere amici nè a Parigi nè all’estero; a Parigi era stata chiamata +madama _Poi_ o madama _Veto_, e aveva nemico il popolo intiero; a +Coblenza era stata oltraggiata, ed aveva per nemico mortale Monsieur +e l’antico ministro Calonne, che, dopo essere stato suo servitore, la +prese in odio e dirigeva il conte d’Artois, altre volte benevolo verso +di lei, e che poi passò nel campo dei suoi avversari. + +Anche la Francia vittoriosa era probabilmente per Maria Antonietta una +decadenza: i principi vincitori, peggio, era il ripudio od un convento. +La guerra era stata dichiarata all’Austria dal re di Francia il 20 +aprile: al 28 avvennero a Quievram i primi scontri; i rivoluzionari +erano stati battuti ed avevano massacrato in un granaio il generale +Teobaldo Dillon fratello del bello Arturo Dillon, che aveva fama di +essere stato il primo amante di Maria Antonietta; e l’odio contro la +povera regina di Francia era così grande, che i soldati, confondendo +Teobaldo con Arturo, l’uccisero per odio di suo fratello accusandolo di +tradimento. + +L’altro fu più infelice ancora, morì nel 94 sul patibolo. + +Sventuratamente i Prussiani non seppero approfittare di questa prima +vittoria; avevano una grande confidenza in ciò che diceva il duca di +Brunswik, il quale ad una lettera della regina che gli raccomandava suo +cognato e sua sorella, rispondeva: + +— Vostra Maestà si assicuri, che non è una guerra quella che andiamo a +fare, è una passeggiata militare. Le nostre fermate sono già stabilite +prima, e pel 15 settembre saremo a Parigi. E di fatti il 23 agosto il +generale Clairfight prendeva Longoy dopo un bombardamento di 24 ore; al +2 settembre il re di Prussia in persona prendeva Verdun, e si metteva +in marcia su Parigi. + +Ma prima di queste notizie un poco rassicuranti ci erano giunte delle +notizie disastrose. + +Al 10 agosto la Tuilerie era stata presa di assalto, e al 13 il re e +la regina erano stati condotti al Tempio. Poi arrivò la notizia del +massacro dei prigionieri: al primo momento si annunziò alla regina +che tutti i prigionieri erano stati massacrati, che non vi era stata +eccezione per nessuno, e che il re e la regina erano periti insieme +agli altri; la regina Maria Carolina credette di diventar pazza di +rabbia e di dolore. + +Ma si ricevette subito una lettera del signor di Bretéuil agente di +Luigi XVI, ed un’altra del signor Mercy d’Argenteau, che rassicuravano +su questo punto la regina di Napoli, che il re e la regina di Francia +vivevano; ma si trattava di fare il processo al re. + +Il signor Mercy d’Argenteau annunziava inoltre in una proscritta che la +Vandea si era sollevata, cosicchè i repubblicani avevano in faccia la +spada degli stranieri, e alle reni il pugnale dei realisti. + +Nello stesso tempo apprendemmo la vittoria di Valmy, la proclamazione +della repubblica, l’accusa del re, e la pace probabile colla Prussia. +La passeggiata militare di S. M. il re Federico Guglielmo non era +ancora giunta alla foresta dell’Argonne, e si era fermata al campo +della Luna. + +Fu allora che la regina risolse di far entrare in linea il governo +napolitano. + +Il primo segno d’ostilità che diede il re Ferdinando alla nuova +repubblica, fu di rifiutare di riconoscerla nella persona del suo +ambasciatore il cittadino Mackau, e di far fare lo stesso rifiuto a +Costantinopoli al cittadino Semonville. + +Poi la regina fece redigere dal generale Acton una lettera che comunicò +ai governi di Venezia e di Sardegna. + +Quella nota portava l’invito di formare una lega italiana, ed era +redatta in questi termini: + +«Qualunque sia la fortuna delle armi tedesche sul Reno, all’Italia +importa di avere sulle Alpi delle forze che servano di baluardo, e di +impedimento ai Francesi, o vinti in altra parte, fare una diversione +disperata, o vincitori, di vendicarsi continuando le loro conquiste, +ed inquietando i governi italiani. Se il regno di Napoli, la Sardegna +e Venezia si collegassero in questo scopo, il Sovrano Pontefice si +unirebbe alla santa causa, i piccoli stati intermediarii seguirebbero +buono o malgrado il movimento generale, e ne risulterebbe una massa +di forza capace di difendere l’Italia e darle peso ed influenza +nelle guerre e nei consigli d’Europa. L’oggetto di questa nota +era di proporre una confederazione, in cui il re delle Due Sicilie +prenderebbe la più grande responsabilità, quantunque fosse l’ultimo +cui potessero colpire le armi francesi, ma crede di dover ricordare ai +principi italiani che la speranza di sfuggire isolatamente al pericolo +d’un’invasione, è sempre stata la ruina d’Italia.» + +Si era ricevuta la risposta della Sardegna che accettava, e si +stava per ricevere quella di Venezia, quando il 16 dicembre, mentre +i ministri erano in consiglio con sir William, ed io aveva fatto +colezione con la regina, che stava in piedi alla finestra, battendo +con distrazione le dita sui vetri, essa mi chiamò ad un tratto, ed +indicandomi il mare coperto di navi nell’intervallo fra la punta di +Posilippo e Capri: + +— Che cos’è? mi dimandò essa. + +Ed io che non ne sapeva nulla al par di lei, me ne stava guardando. + +Ma quando la squadra fu in vista di Napoli, inalberò le sue bandiere, +ed ai loro tre colori, così odiati a Napoli, si riconobbe una flotta +francese. + +In quel momento udimmo del passi precipitosi nella camera precedente, +la porta si aperse con violenza, ed il re apparve pallido ed assai +agitato, e lasciandosi cadere su di una poltrona, indicando col dito le +navi che si avanzavano a gonfie vele: + +— Ecco, signora, disse volgendosi alla regina, è affare vostro. + +La regina anch’essa diventò pallida, ma di collera; il suo labbro +inferiore, il labbro austriaco, s’allungava sdegnosamente, e colle +sopracciglia aggrottate guardava in faccia suo marito. + +— Vogliate farmi la grazia di spiegarvi, disse, perchè non vi comprendo. + +— Per Dio, disse il re, però è ben facile a comprendersi. Voi mi +avete fatto rifiutare di ricevere il signor Magoh, — il re nel suo +dialetto napoletano storpiava volontariamente od involontariamente +il nome dell’ambasciatore della repubblica francese; — voi mi avete +fatto scrivere al mio buon amico il Gran Turco, che non ho mai veduto, +ed i cui Bey di Tunisi, di Marocco e di Tripoli, rapiscono i miei +sudditi per farli remare sulle loro galere; mi avete fatto scrivere +al mio amico, il Gran Turco, perchè facesse egualmente col signor di +Semonville, ed egli ha avuto la delicatezza di dire di no; mi avete +messo alla testa di una confederazione di principi italiani, di cui la +metà mi lasceranno in mezzo ai pericoli, per fare una coalizione contro +la Francia, ed ecco là la Francia che se ne adonta, e che manda una +flotta per fare, Dio lo sa.... per bombardare Napoli, forse. + +— Ebbene, e poi? chiese la regina. + +— Come poi? dopo che Napoli sarà bombardata! + +— Napoli sarà bombardata se non si difende. + +— Al contrario, signora, sarà bombardata se si difende. + +— E allora voi lascerete entrare i Francesi in porto senza tirare un +colpo di cannone? + +— Credo bene: prima di tutto la polvere che si fabbrica a Napoli val +niente, perchè contiene dieci volte più carbone che nitro; se andassi +a caccia colla polvere di Napoli, non prenderei che la terza parte dei +miei colpi, per cui faccio venire la mia polvere dall’Inghilterra. + +— Cosicchè voi avete ordinato? + +— Che si vada incontro alla nave ammiraglia, per ricordare al +comandante della flotta, che un antico trattato non permette l’entrata +nel porto che a soli sei legni di guerra francesi. + +— Eh! là! esclamò la regina. + +— Aspettate dunque; ma per dirgli, continuò il re, che una volta non +fa usanza, ma che lo prego solamente, prima che nessun uffiziale della +flotta scenda a terra, di farmi dire quale sia la felice circostanza +che mi procura l’onore della sua visita. + +— L’intendi, Emma, disse la regina con impazienza, e battendo i piedi. + +— Il re fece sembiante di non vedere e di non intendere. + +— Guardate, disse il re, ecco il capitano Francesco Caracciolo, che va +nella lancia reale a compire la mia commissione. + +— Vi ammiro, disse la regina scherzando, voi mandate un principe a dei +repubblicani. + +— Signora, siccome presumo che la repubblica francese m’invia ciò che +ha di meglio, così anch’io le invio ciò che ho di meglio. + +— Ecco, li vedete, quei birbanti di Francesi non hanno paura di niente, +questi diavoli di Giacobini; ecco il vascello ammiraglio che getta +l’áncora a mezza portata di cannone dal Castel dell’Uovo; — bisogna +che sappiano che noi abbiamo la polvere cattiva, senza di che non si +esporrebbero a farsi calare a picco. + +— Ahimè, mormorò la regina, non sanno questo, ma probabilmente sapranno +oltre cose. + +— Che io sono incapace di approfittare della loro imprudenza, disse +il re, con un certo tuono finto che aveva talvolta, e da cui non si +poteva indovinare se scherzava o se parlava sul serio, se lanciava un +frizzo spiritoso, o se diceva una bestialità. — Hanno ragione questi +cari _sans culotte_, già, già. Ecco tutta la flotta che si spiega in +linea di battaglia, — manovrano a maraviglia. E quando si pensa che +da otto o dieci anni il mio ministro della marina, il signor generale +Acton, mi mangia otto o dieci milioni all’anno, promettendomi una +flotta che non veggo mai a comparire; con cento milioni dovrei avere +una flotta tripla di questa; andate dunque al consiglio, signora, e +fate questa osservazione al signor Giovanni Acton; venendo da voi gli +farà probabilmente più effetto che da me. Perchè infine capirete bene, +se avessi una flotta tripla di quella là, per quanto sia di cattiva +qualità la nostra polvere, potremmo difenderci, mentre che avendo ora +della polvere cattiva, e cinque o sei poveri bastimenti che vanno l’uno +dietro l’altro, la cosa è impossibile. + +La regina che comprendeva l’intenzione del re, si mordeva le labbra fin +quasi a sangue per la rabbia; il re le diceva nello stesso tempo: hai +un marito che è un vile, ed un amante che è un ladro. + +— Avete ragione, signore, disse la regina; anderò in consiglio e +parlerò nel termini che voi dite. + +— Oh! ne avete tutto il tempo, guardate là Caracciolo che sale ora a +bordo; vedete dunque come ciò lo interessa: — questo buon popolo.... +tutta Napoli è sulla banchina: — che bella beccheria se si battessero, +è vero che fuggirebbero tutti. + +— Cinico spietato, mormorò la regina. — L’intendi tu! — Credo che se +non vi fosse nessuno da burlare, burlerebbe sè stesso. + +— Diavolo! esclamò il re, la visita non è stata lunga. Ecco Caracciolo +che discende nella sua lancia; prima di dieci minuti sarà qui. — Fateci +l’onore di assistere al consiglio, signora; voi sapete di averne il +diritto dopo aver dato un erede alla corona, ed avete anche fatto +uscire il Tannucci usando di questo diritto. Egli era per la politica +francese, e voi per la politica austriaca. Oh! se ci fosse egli, ci +darebbe un buon consiglio. + +Ed il re uscì scuotendo la testa, dicendo: + +— Povero Tannucci. + + + + +IX. + + +Confesso che era rimasta come di sasso. Sapeva bene che il re di Napoli +era poco curante della sua propria dignità, ma non credevo poi che +spingesse sino a quel punto l’obblio di sè stesso; e stava guardando la +regina. + +— Andrete voi, signora? dimandai io. + +— Eh! sicuramente che ci vado, rispose, e ci verrai anche tu con me? + +— Ma signora, con qual titolo? + +— Tu ci verrai, disse la regina con impazienza: voglio che tu possa +raccontare a sir William come sono andate le cose, e dirgli qual è +l’uomo del re, o della regina. + +Non aveva nulla da rispondere, non era un invito che riceveva, ma +un ordine: seguii la regina, e cinque minuti dopo noi entrammo in +consiglio. Questo consiglio si componeva del generale Acton, di Carlo +De Marco, di Ferdinando Corradini, di Saverio Simonetti, e del nuovo +reggente della Vicaria Luigi Medici. Il re presiedeva come di solito +questo consiglio, ma si sa bene in che modo, venendo e andando. Un solo +fatto ci darà una idea dell’amore del re per questa occupazione: egli +aveva proibito che sul tavolo, in giro al quale si erano disposti, +vi fossero penne e calamai, temendo che la _smania di scrivere_ non +trascinasse qualche membro del consiglio a prolungare la seduta. + +Il re aveva ben calcolato il tempo che il capitano Caracciolo doveva +impiegare per ritornare dalla nave ammiraglia francese; non appena la +regina aveva preso il suo posto in faccia al re, ed io mi era seduta in +un angolo, la porta si aperse e si annunciò il messaggiero. + +Era la prima volta che vedeva l’uomo, alla cui morte doveva prender +parte sett’anni dopo; era un uomo di quarant’anni, cogli occhi neri e +di tratti molto marcati, aveva qualche cosa di aspro e di dominatore, +che dimostrava in lui il patrizio d’origine; difatti egli era principe +o piuttosto _dei_ principi Caracciolo, che prese gran parte nelle +guerre civili di Napoli, di cui uno, Sergiani, amante della regina +Giovanna II, fu assassinato in Castel Capuano, per vendetta dello +schiaffo che aveva osato di dare, in un momento d’ira, alla sua reale +amante. + +Egli entrò, si guardò intorno, e parve sorpreso nel vedere due donne, +di cui una straniera, assistere al consiglio; salutò profondamente, e +stette ritto. + +— Ebbene? dimandò Ferdinando con impazienza + +— Il re mi ordina di parlare? chiese Caracciolo. + +— Hai forse bisogno di un ordine, per dare una risposta al re? + +— Il re era solo quando mi ha mandato.... + +— Sì, disse la regina, e il re non è più solo, ma voi dovete conoscere, +mi pare, le persone innanzi alle quali siete stato ammesso. + +— Ho l’onore di conoscere le Loro Maestà e le Loro Eccellenze, rispose +Caracciolo con una voce ferma; ma non ho l’onore di conoscere la +signora. + +— La signora è mia amica intima, disse la regina. + +— Ciò è un titolo al nostro rispetto, signora, rispose il principe +facendo un inchino; ma trattandosi ora di affari di Stato.... + +— Generale, volete ordinare al capitano Caracciolo di parlare? disse la +regina al ministro Acton; il vostro ordine avrà forse su di lui maggior +potere dell’invito del re e del mio. + +— Vediamo, parla, disse il re. + +— Sire, disse Caracciolo, l’uffiziale che comanda la flotta francese è +l’ammiraglio Latouche Treville. + +— E che vuol dire con questo ammiraglio Latouche Treville? dimandò il +re. + +— Un dei migliori marinai della marina francese, Sire; è quegli che +nel 1781 sostenne insieme al capitano Lapeyrouse comandante l’Astrea, +ed egli comandante dell’Ermione, un combattimento di cinque ore contro +quattro fregate e due corvette inglesi, e malgrado la superiorità del +numero ebbe gli onori della giornata. + +— E che viene a fare qui? + +— Ha rifiutato di dirmelo, Sire, ma ha detto che fra un’ora manderà il +suo secondo, per darvi tutte le spiegazioni a questo riguardo. + +— Ebbene, signori, disse il re, aspettiamo le spiegazioni del +signor.... scusatemi, m’inganno, del cittadino Latouche-Treville. + +— Temo, Maestà, disse il generale Acton, che noi siamo minacciati +da una scena simile a quella che venne a fare innanzi al porto di +Napoli l’ammiraglio Martin al principio del regno dell’augusto padre +di Sua Maestà, quando venne in nome dell’Inghilterra e dell’Austria a +significare al governo che dovesse serbare la neutralità nella guerra +d’Italia. + +— Sì, sì, disse Ferdinando: l’uffiziale incaricato di parlare in +nome del Commodoro fu anche molto insolente, trasse dalla sua tasca +l’oriuolo e lo regolò colla pendola, ed è lo stesso anche oggi; e +diede due ore al re per segnare un trattato di neutralità, e di spedire +l’ordine a Montemar di ritornare nel regno colle sue truppe. + +— E che fece il re vostro padre? dimandò la regina. + +— Per Dio, rispose Ferdinando, fece ciò che esigeva l’Inghilterra. + +— Ma perchè a quell’epoca, esclamò Caracciolo senza accorgersi che non +era stato interrogato, perchè a quell’epoca, Sire, la città era senza +difesa, senza guarnigione, senza provvigioni, senza difensori, perchè +la corte non era militare, perchè i ministri erano uomini timidi, +mentre al giorno d’oggi... + +— Taci, disse il re, non si chiede ora il tuo avviso. + +— Parlate invece, disse la regina, noi vogliamo essere informati.... + +Poi volgendosi verso il re. + +— Voi permettete, non è vero, Sire. + +— Voi vedete bene che io permetto tutto, rispose Ferdinando, ciò che +non impedisce che si faccia la mia volontà. + +E si alzò ed uscì. + +— Dicevate, signore, riprese la regina, volgendosi a Caracciolo. + +— Mentre al giorno d’oggi.... + +— Mentre al giorno d’oggi, riprese il capitano Caracciolo, la città è +abbondevolmente fornita di cannoni, di uomini, di armi e di munizioni; +con un fuoco ben diretto dal castel dell’Uovo, e dal castel Nuovo si +terrà la flotta francese fuori della portata della bomba. + +— Il re pretende che la polvere non valga nulla, disse la regina. + +— Ebbene signora, disse Caracciolo, si anderà all’abbordaggio; mi si +lasci prendere trecento barche nel porto, ed io anderò alla lor testa +ad attaccare la nave ammiraglia. + +Il re rientrò, ed udendo le ultime parole di Caracciolo, alzò le spalle. + +— Chieggo perdono a Vostra Maestà, disse Caracciolo, ma i corsari +barbereschi ed i corsari maltesi non fanno altrimenti? + +— Signore, disse la regina, in nome del cielo date ascolto a ciò che +dice il capitano, si tratta qui dell’onore della vostra corona. + +— Più ancora, signora, disse Caracciolo, rivolgendosi alla regina, che +egli vedeva venire dalla sua parte, noi siamo in una stagione in cui il +porto di Napoli non si può tenere: dalle cognizioni che ho del nostro +clima, continuò il principe interrogando il cielo cogli occhi, mi farei +mallevadore, che non scorreranno ventiquattr’ore, senza che qualche +colpo di vento non obblighi la flotta francese a prendere il largo. S. +E. il signor ministro della guerra, che è della marina, può affermare +che dico la verità. + +— Rispondete, generale, disse la regina. + +— Difatti, disse il ministro, vi ha molto del vero in ciò che dice il +signor Caracciolo; ma ora siamo presi alle strette. + +— No, generale, rispose il capitano, perchè alla vista della prima +vela, ho già tutto disposto sulla mia corvetta, come se fossi sicuro +che quella vela fosse nemica, e sono sicuro che i miei colleghi di +stazione nel porto hanno fatto altrettanto. + +— Ebbene, Sire, chiese la regina a Ferdinando, che tenendosi un +ginocchio sull’altro agitava la gamba, che ne dite voi? + +— Lo vedete, signora, replicò il re, non dico nulla. + +— E che fate allora? + +— Aspetto. + +Nel momento in cui il re pronunziava questa parola, s’intese un primo +colpo di cannone, poi un altro. + +— Ah! esclamò la regina alzandosi e correndo alla finestra, mi sembra +che il castel dell’Uovo abbia fatto fuoco. + +— Sì, o signora, disse Caracciolo, ma a polvere; il forte dell’Uovo +saluta l’inviato del signor Latouche Treville; ecco là che gli risponde +il castel Nuovo. + +Difatti i colpi si succedevano con una regolarità, e si poterono +contare i ventun colpi, che sono il saluto usuale fra le potenze +amiche. + +— Non ho più nulla da far qui, signora, disse Caracciolo, volgendosi +alla regina. Vostra Maestà vuol permettere che mi ritiri? Fate pure, +disse la regina: ed anch’io mi ritiro nello stesso tempo di voi: vieni, +Emma. + +La regina mi fece un segno, ed io obbedii: Caracciolo si ritirò per +lasciarci passare, salutò profondamente e rispettosamente la regina, +ma stette ritto al mio passaggio, con uno sguardo così sdegnoso, che il +rossore della vergogna mi salì fino alla fronte. + +Era il secondo insulto che mi faceva in quel giorno. + +La regina camminava lestamente e senza rivolgersi nemmeno per vedere se +io la seguiva; arrivata alla porta della sua camera, vi entrò di furia, +si lasciò cadere su di un canapè, e mettendosi le mani nei capelli: + +— Ebbene, disse, l’hai tu veduto? mio cognato Luigi XVI è un leone +in paragone di quest’uomo: oh! quante vergogne ci restano ancora da +sopportare, mia povera Emma, se il tuo governo non viene punto in +nostro soccorso. + +— Signora, risposi, io non sono che una povera donna, assai straniera +alla politica, ma mi sembra che in ciò vi sia tanta colpa nei ministri +come nel re. + +— Che vuoi tu? tutti questi uomini non sono dei ministri, sono +servitori; ah! mio povero Giuseppe, se tu eri là, non avresti lasciato +insultare la tua regina. Senti, senti, le salve che ricominciano. La +repubblica prende possesso della terra di Napoli: davvero che quel +Caracciolo è un’anima vigorosa. + +— Che Vostra Maestà mi permetta di avere per lui tutta l’ammirazione, +ma non me ne chiegga per la simpatia; egli non si è mostrato per nulla +gentile verso di me. + +— Che vuoi tu, questi napolitani sono così bassi come i lazzaroni, +ed orgogliosi come i baroni dell’impero: questi Caracciolo pretendono +di risalire fino agli imperatori greci, sono altieri, ma almeno sono +valorosi; l’hai tu veduto là: se gli si fosse detto di andare ad +attaccare colla sua Minerva la nave ammiraglia, egli vi sarebbe andato +come ad una festa: mi piacciono più gli uomini di quella tempra, che +quelle canne che si piegano ad ogni soffio. + +La regina si avvicinò alla finestra. + +— Non avresti tu avuto il piacere, disse, a vedere un bel +combattimento? Guarda con quale insolenza fanno sventolare la loro +bandiera rivoluzionaria. Prendete questi colori, Sire, ha detto +Lafayette nel dare la sua coccarda al re, essi faranno il giro del +mondo. Spero bene che l’Inghilterra non permetterà che si compia questa +predizione orgogliosa. Ma quando penso che vi è nell’altra parte di +questo palazzo un francese, che viene a dettarci la legge in nome di +un governo che tiene mia sorella in prigione, e che forse taglierà la +testa a mio cognato, davvero io ne divento pazza per la rabbia. + +In questo momento si sentì toccare alla porta. + +Un usciere annunziò sir William Hamilton. + +— Entri, entri, disse la regina. + +Poi porgendogli la mano: + +— Oh! arrivate in punto, gli disse, sapete ciò che succede? + +— So ciò che si dice, ecco tutto; ma Vostra Maestà mi permetta +d’informarmi prima dello stato della sua salute. + +— Non si tratta già della mia salute, ma è della salute del regno che +si è in pena; siamo molto ammalati, mio caro Hamilton, e se M. Pitt non +viene ad aiutarci, temo che come hanno fatto il 20 giugno a mio cognato +Luigi XVI, ci si metterà il berretto rosso fino alle orecchie. + +— M. Pitt, signora, disse sir William, verrà in aiuto a Vostra Maestà, +non ne dubitate; ma ha un sistema che non saprei approvare, perchè è +contrario ai desiderj di Vostra Maestà. M. Pitt è un Whig divenuto +tory, non dimenticatelo. Egli vuole che la Francia si metta da sè +stessa al bando delle nazioni. + +— Sì, vale a dire, che invece di salvare Luigi XVI, ciò che avrebbe +fatto riunendosi alla coalizione, egli lo vendicherà quando i francesi +gli avranno tagliato la testa; del resto io sono bene esigente di +volere che un ministro di una nazione che ha decapitato Carlo I, se la +prenda a male perchè una nazione vicina vuole imitare il suo esempio. +Oh! se odiasse i francesi come me! + +— Dirò a Vostra Maestà una cosa che le sembrerà impossibile, e che però +è vera. M. Pitt odia i francesi più di V. M. + +— Più di me? + +— Sì, signora. + +— Ci scommetterei. + +— Oh! la scommessa è accettata da molto tempo, credetemi. Io conosco il +padre di lord Chatane. Ho conosciuto il figlio, l’ho veduto fanciullo; +egli è nato furioso, ammalato di una violenza innata; è una creatura +trista, amara, aspra, accanita, contro tutto; al giorno d’oggi l’ha +colla ruina della rivoluzione; ma sta aspettando il momento opportuno, +Fox e Sheridan ai quali ho scritto, hanno fatto quant’era possibile per +far sì che il governo intervenisse presso la convenzione; egli non l’ha +voluto. È triste di doverlo dire, a Vostra Maestà specialmente, ma egli +specula sull’orrore che l’avvenimento produrrà in Europa. M. Pitt ha +riso due volte nella sua vita, signora, e due volte è disceso sino al +punto di scherzare. La prima volta che ha riso, è stato quando ha udito +la rivolta di S. Domingo, che i negri bruciavano tutto e scannavano +tutti. Egli ha riso, ed ha detto: «I francesi potranno ora prendere +il loro caffè alla caramella». La seconda volta che ha riso, è stato +quando, or son quindici giorni, Fox e Sheridan spinti da me, gli hanno +fatto osservare che se non interveniva, i francesi potrebbero spingere +la follia sino ad uccidere il loro re; egli rise e disse. «In questo +caso vi sarà un vuoto nella carta d’Europa». + +— Ma è un mostro questo vostro Pitt, esclamò la regina. + +— Io non ho nessuna opinione intorno a Pitt, di cui, o signora, ho +l’onore di essere l’ambasciatore, disse ridendo sir William; ma so che +ha avuto il talento di farsi adorare dalle tre Inghilterre. + +— Come chiamate voi queste tre Inghilterre, sir William, l’Inghilterra, +l’Irlanda e la Svezia? + +— Oh! no, dalla vecchia Inghilterra, dall’Inghilterra feudale che +dopo l’89 moriva di paura, credendo ad ogni bastimento che veniva +dalla Francia di vedere sbarcare i diritti dell’uomo; dall’Inghilterra +mercante, seduta sul mare come suo feudo, ed alla quale egli ha +promesso la distruzione della marina francese; infine dall’Inghilterra +oziosa, speculatrice e aggiotatrice. La Francia suddivide le proprietà +fondiarie, gl’Inglesi suddividono le loro rendite. Ogni inglese ha il +suo coupon, ed ogni mattina calcola quanto ha guadagnato nella notte, +mentre la Francia s’invia al fallimento coll’emissione di due miliardi +di assegnati. Quando il nostro 5 per cento, che era a 92 salì a 120, +Pitt fu un grand’uomo; quando il 4 che era a 75 andò a 105, Pitt fu +un eroe; ora finalmente che il 3 il quale era a 57 è a 97, Pitt è un +Dio.... + +— Tristo Dio. + +— Ahimè! voi lo sapete, signora, gli uomini diventano Dei secondo i +loro amori ed i loro odii; gl’Indiani adorano una vacca, i Mongoli +un lama, i Siamesi un elefante bianco; lasciateci dunque adorare il +vitello d’oro, e la nostra religione è ancora la più sparsa. + +In questo momento si udì a tuonare il cannone di nuovo, annunziando +che il messaggiero del signor Latouche Treville ritornava nella lancia +ammiraglia, e si venne a prevenire sir William che il re lo pregava di +andare da lui. + + + + +X. + + +Dopo le disposizioni del re e quelle del consiglio, si potè prevedere +che l’inviato del signor Latouche Treville non avrebbe trovato molta +difficoltà nel successo delle trattative: difatti il re era disposto +ad accordare alla Francia quanto gli avrebbe chiesto, pronto però +a mancare di parola, od a tradirla, quando l’Inghilterra si sarebbe +decisa a parteggiare con esso. + +Il re aveva dunque dichiarato in seduta, a voce come in iscritto, che +egli era pronto a ricevere il cittadino Mackau, ed a trattarlo come un +ambasciatore di una potenza amica; aveva promesso di serbare la più +stretta neutralità nelle guerre di Francia coll’Europa; finalmente +aveva promesso di richiamare da Costantinopoli il suo ambasciatore +che era stato causa per cui Semonville non era stato subito ricevuto; +vale a dire che aveva ceduto su tutti i punti, ed aveva date tutte le +soddisfazioni alla Francia. + +Cosicchè nella stessa sera vedemmo far vela la flotta francese, +allontanarsi e perdersi nel crepuscolo, ed al giorno dopo non si vide +più nemmeno una vela. + +Ma prima di partire l’ammiraglio Latouche Treville aveva sbarcato +l’ambasciatore di Francia, che era accompagnato dall’ambasciatore di +Roma, il cittadino Basseville. + +Come aveva osservato il re, la folla attonita allo spettacolo di una +flotta francese, che manovrava a piene vele nel golfo, era immensa su +tutti i punti del vasto anfiteatro; ma si era stipata più densa e più +tumultuosa là dove era sbarcato l’inviato dell’ammiraglio francese. + +La bandiera tricolore che ornava la poppa del vascello ammiraglio, +sventolando così vicina alla terra napolitana, aveva svegliato delle +emozioni assai differenti. I lazzaroni la guardavano con una specie +d’idiotismo odioso; ma tutti quelli che appartenevano alla gioventù +istruita di Napoli, e le persone che professavano arti liberali, +qualunque fosse la loro età, sentivansi battere il cuore a questo segno +visibile di una rivoluzione, colla quale il partito avanzato sperava +un giorno di associarsi. Si riportarono tutti questi particolari alla +regina, assicurandola in pari tempo che un gruppo di giovani, fra i +quali si trovava un certo Emanuele De Deo, non avevano saputo contenere +il loro entusiasmo, ed al momento in cui l’inviato dell’ammiraglio +era passato in mezzo a loro col suo abito alla repubblicana, avevano +gridato: + +— Viva la Francia. + +Alla sera ritornando all’ambasciata inglese, posta sull’angolo +della riviera e sulla strada di Chiaja, vidi dei gruppi nella via di +Chiatamone; questi gruppi eransi riuniti alla vista della bandiera +tricolore francese che sventolava da un balcone della casa, ove abitava +il cittadino Mackau. + +Il giorno seguente, verso mezzogiorno scorso, avvenne ciò che aveva +predetto il capitano Caracciolo: i venti spiravano da sud-ovest, e +scoppiò una terribile tempesta. Se Napoli avesse resistito solamente +ventiquattr’ore, la flotta francese sarebbe stata obbligata, o di +prendere il largo e per conseguenza di fuggire, oppure era perduta, dal +primo fino all’ultimo legno. + +A quella vista, che le dava completamente ragione, la regina non +potè più contenersi, e rimproverò al re la sua viltà, rimprovero a +cui Ferdinando era poco sensibile; invece di felicitarsi di questa +tempesta, che poteva, senza bisogno che vi partecipasse il cannone +napolitano, cagionare una terribile avaria alla flotta dell’ammiraglio +francese, egli deplorava una partita di caccia che fu protratta al +giorno seguente, nella foresta di Persano, ed alla quale era obbligato +di rinunziare. Per altro egli aveva un poco rassicurata la regina, +facendole una teoria sul modo di considerare la fede dei trattati, e +si era positivamente combinato con sir William di voltar faccia alla +Francia tosto che gl’inglesi si sarebbero uniti alla coalizione. M. +Pitt non avrebbe che a fargli un segno, e uomini e navi sarebbero a +disposizione dell’Inghilterra. + +Al 20 dicembre, vale a dire quattro giorni dopo la partenza della +flotta, fui svegliata da un gran rumore: una folla di gente scendeva +con rumore dal ponte di Chiaja, e si spargeva nei giardini della villa. + +Tirai il campanello, e chiesi quale avvenimento dava motivo a questo +rumore; mi si rispose, che era la flotta francese che ritornava nel +porto. + +Mi alzai e mi vestii di fretta, pensando che la regina mi avrebbe +mandato a chiamare: difatti non aveva quasi terminato di acconciarmi, +che ricevetti un suo viglietto che mi invitava di andare a palazzo; +quasi nello stesso momento entrò sir William, che aveva ricevuto lo +stesso invito dal re, e si offriva ad accompagnarmi. + +Salimmo in vettura, ed ordinammo al cocchiere di andare dalla parte di +santa Lucia. + +Appena arrivati sulla banchina, vedemmo tutta la flotta che rientrava +nel porto, ma non già nell’ordine ammirevole con cui si era presentata +la prima volta, ma come uno stormo di uccelli marini spaventati, che +battevano l’ali alla meglio, per trovare un rifugio. + +Arrivammo a palazzo, ove si era radunato di fretta il consiglio, e nel +salire lo scalone incontrammo lo stesso capitano Caracciolo, che si era +stimato opportuno di chiamarlo, quantunque la prima volta fosse stato +di opinione diversa da quella del re. + +Sir William mi lasciò alla porta della regina, e si recò alla sala del +consiglio. + +Entrando nella camera della regina le raccontai l’incontro che aveva +fatto sullo scalone, ed essa tirò subito il campanello. + +— Si preghi il capitano Caracciolo di venire da me, prima ch’ei vada al +consiglio, debbo parlargli. + +Poi tirandomi a lei: + +— Comprendi tu qualche cosa di ciò che succede? Noi ci credevamo +liberati da questa flotta francese! — Che vuole dunque da noi questo +ammiraglio Latouche Treville colle sue bandiere e colle sue coccarde +tricolori? Viene forse qui a fare la propaganda repubblicana per +mettere anche noi in rivoluzione? Oh! Se ne guardi bene, noi siamo +prevenuti: non ci avranno così a buon mercato come Luigi XVI e Maria +Antonietta! In quanto a me, lo dichiaro, sarò senza pietà. + +Non aveva ancora avuto il tempo di rispondere che la porta si aperse, e +si annunziò il capitano Francesco Caracciolo. + +— Venite, venite, signore, disse la regina; voi siete stato il solo che +l’altro giorno fosse del mio avviso. + +Caracciolo fece un inchino. + +— È un grande onore per me, disse egli, perchè l’altro giorno Vostra +Maestà parlava in nome dell’onore napolitano. + +— Ebbene, vediamo, diteci francamente che cosa è che succede adesso. + +— Ciò che aveva predetto, signora; la flotta francese è stata +battuta e dispersa dalla tempesta; se avessimo tenuto fermo soltanto +ventiquattr’ore, noi saremmo padroni della situazione. + +— Non possiamo ora diventarlo? + +— Come! signora? + +— A vostro avviso la flotta francese entra in Napoli perchè è in +pericolo. + +— Per quanto possa giudicare, disse Caracciolo, osservando verso il +mare, non vi è un legno che non abbia sofferto avaria. + +— Ebbene, se si approfittasse della situazione, se si tentasse oggi ciò +che non si è osato far l’altro giorno, sareste voi pronto ad attaccare +la nave ammiraglia colla vostra corvetta? + +— Impossibile, signora. + +— Come! impossibile! + +— L’altro giorno proponeva di attaccare il nemico. + +— Poi.... + +— Oggi questo nemico è diventato nostro alleato. + +— Nostro alleato! + +— Senza dubbio, si sono scambiate delle promesse, signora, e si è +firmato un trattato. L’ammiraglio Latouche Treville veniva ad imporre +delle condizioni ad una nazione nemica, oggi viene a chiedere soccorso +ad un degno alleato; l’altro giorno era un dovere combatterlo, +attaccarlo oggi sarebbe un tradimento. + +— Ma però se voi ne riceveste l’ordine dal re.... + +— D’attaccare? + +— Sì. + +— Spero, signora, che il re non mi darà un ordine simile. + +— Ma infine se ve lo desse? + +— Avrei il dispiacere di presentare la mia dimissione. + +— L’intendi tu, Emma? disse la regina volgendosi dalla mia parte: +giudicate da lui gli altri, ecco come ci sono divoti. + +Poi a Caracciolo: + +— Va bene, signore, ho saputo da voi ciò che voleva sapere; io non vi +trattengo più. + +Caracciolo fece un inchino ed uscì. + +— Ora tutto viene in chiaro, continuò la regina, la flotta ritorna dopo +aver fatto avaria, e viene a rifugiarsi a Napoli, perchè no? Napoli, +come l’ha detto il _cittadino_ Caracciolo, facendo spiccare la parola +_cittadino_, Napoli non è alleato di questa repubblica francese che +viene a dichiarare la guerra ai re, e che va a tagliare la testa a mio +cognato? + +Io mi stetti silenziosa. + +— Ebbene, dimandò la regina, tu non mi rispondi? non hai nulla a dirmi? + +— Crederei di offendere la regina, dicendole francamente la mia +opinione. + +— Offendermi? sei ben buona; in che mi potresti offendere tu? + +— Ma mettendomi dell’opinione di quell’uomo.... + +— Di quale? + +— Del principe Caracciolo, e Dio sa che non ho punto simpatia per lui. + +— Allora tu trovi che i francesi hanno ragione di metterci i piedi +sulla testa. + +— Trovo che si ha avuto torto di trattar con loro. + +— Ed ora che abbiamo trattato con loro, dobbiamo subire le conseguenze +della parola data. Tu hai forse ragione; noi consulteremo in questo Sir +William. + +Intanto la flotta francese era entrata in porto, come si entra in un +porto amico, ed aveva gettato l’áncora. + +Un’ora dopo sapemmo che era avvenuto tutto ciò che il capitano +Caracciolo aveva predetto: appena era stata al largo, la flotta +francese era stata battuta da una tempesta orribile, sette navi +sopra undici, avevano sofferto grandi avarie. L’ammiraglio Latouche +Treville col suo trattato in mano, che gli accordava i vantaggi +concessi alle nazioni più favorite, venne a chiedere di riparare i suoi +legni avariati, a rinnovare le sue provvigioni di acqua dolce, ed a +comunicare col porto per comperare viveri, cordami e tele. + +Tutte queste dimande furono accordate. + +Vi fu di più: nella premura che aveva il governo napolitano di +allontanare quegli ospiti pericolosi, si affrettò di fornire +all’ammiraglio e operai, e materiali, e viveri; e da un condotto +provvisorio si fecero arrivare fino alla punta del molo le acque del +Carmignano, le più limpide e più salubri di Napoli. + +In quanto alla regina per non avere continuamente sotto gli occhi +quelle uniformi odiate e quelle bandiere detestate, si ritirò a +Caserta, benchè si fosse nel maggior rigore dell’inverno, vale a dire +nel mese di gennaio, e mi condusse seco. + + + + +XI. + + +Mentre noi eravamo a Caserta, tutte le predizioni della regina si +realizzavano a Napoli. Sia che Latouche Treville avesse avuto bisogno +veramente di riparare le sue navi, sia che questa riparazione fosse +una finta e che seguisse le istruzioni secrete della repubblica, +che erano di spingere tutti i popoli, coi quali essa si mettesse in +contatto, nella via della rivoluzione, l’ammiraglio approfittò della +sua presenza nella capitale del regno delle Due Sicilie per impegnare +i patrioti napoletani a organizzarsi in società secrete ed a preparare +per l’Italia meridionale il trionfo dei principii che regnavano allora +sulla Francia. Ogni giorno i suoi officiali, e si sa che gli officiali +dalla marina francese sono in generale uomini distinti ed istruiti, +ogni giorno i suoi officiali scendevano a terra, si spandevano nella +popolazione, vi facevano proseliti, e gittavano in tutte quelle giovani +teste la semenza della rivoluzione, che, qualche anno dopo, doveva far +scorrere tanto sangue. La vigilia del giorno, in cui la flotta doveva +levar l’ancora, vi fu un gran pranzo dato dai giovani agli officiali. +Vi si cantarono canzoni rivoluzionarie, ed, in mezzo a queste, la +Marsigliese, appena composta da Rouget de l’Isle, e che, scoppiando il +10 agosto, aveva fatto una immortalità così terribile al suo autore. +Venne innalzato il berretto rosso, e si giurò di avere anche a Napoli +una coccarda tricolore, che si sostituirebbe alla coccarda bianca +dei Borboni. Per di più, tutti coloro che avevano assistito al pranzo +adottarono la moda francese inaugurata da Talma nella tragedia di Tito. +Fecero tagliare i loro capegli, rinnegarono la polvere, e battezzarono +col nome di _Codini_, cioè di porta coda, coloro che persistevano nella +fedeltà all’antica moda. + +Durante tutto questo tempo, la regina, senza farmi alcuna confidenza, +mi parve preoccupata da qualche opera scura. Sovente, mentre eravamo +insieme, alcuno veniva a parlarle a bassa voce ed a dirle che era +domandata. Essa si levava tosto senza interrogare, e come conoscesse +già la causa di questo incommodo. Poi un quarto d’ora, mezz’ora, un’ora +dopo, essa ritornava e mi stringeva la mano dicendomi: _Tutto va bene_. + +Un giorno che la regina era in una di queste conferenze secrete, +io discesi in giardino e ci vidi un uomo vestito di nero che m’era +sconosciuto. + +Senza sapere che quest’uomo acquisterebbe più tardi una così terribile +rinomanza, non potei astenermi dall’osservarlo. + +Era piuttosto grande che piccolo, portava la testa chinata sul petto, +quantunque il suo sguardo scuro e concentrato si fissasse davanti da +lui all’altezza d’un uomo; ma questo sguardo, era facile accorgersene, +doveva spesso guardare senza vedere. Il viso era color cenere, +l’andatura irregolare, come quella degli animali feroci od inquieti; +talora lenta e talora rapida. Passò vicino a me e tuttavia non parve +mi vedesse. Parlava tra sè, ed io intesi queste parole che scappavano +dalla sua bocca come rotte fra i denti. + +— La tortura, mi bisogna la tortura. Senza la tortura che cosa vogliono +ch’io faccia? Essi non confesseranno mai. + +Quest’uomo mi fece paura. + +Lo seguii cogli occhi, e vennero a cercarlo da parte della regina. + +Mi assisi sopra una banca, le mie gambe tremavano. + +Ben presto vidi apparire la regina alla porta del giardino; essa +guardossi intorno; mi cercava, ed io mi levai e le andai incontro. + +— Buon Dio, cara regina, le domandai, chi è quell’uomo che ho +incontrato nel giardino e che masticava così triste parole? + +— Quale? chiese la regina. + +— Colui che vostra Maestà ha mandato a cercare. + +— Ah! disse la regina, ridendo, tu l’hai veduto. È il mio segùgio; io, +come il re, fui presa dalla passione per la caccia, voglio, come lui +avere la mia muta, e da qui a poco noi potremo cacciare i giacobini. È +un animale assai pericoloso, ma solo allora che gli si lascia prendere +vantaggio sui cacciatori. + +— Ma, infine, signora, quest’uomo? + +— Ebbene! quest’uomo.... + +— Quest’uomo è dunque il carnefice? + +— Niente affatto, ma sarà il suo provveditore, così spero bene. + +Poi stendendo il braccio dalla parte della Francia: + +— Oh! mia sorella, mia povera sorella, gridò, essi tengono te ma io +tengo loro, sii tranquilla. Poichè tutti gli uomini sono fratelli, i +fratelli di Napoli pagherano pei fratelli di Parigi. + +Io restai muta. Comprendeva l’odio della regina per la rivoluzione, ma +tanta energia mi spaventava in una donna; è vero che questa donna era +figlia del re Maria Teresa. + +Camminava silenziosa, appoggiata al braccio della regina: questo +braccio, ratratto per una contrazione nervosa, mi pareva avere la forza +di un braccio d’uomo. + +— Che vuoi, mia povera Emma, dissemi la regina, dopo un momento, +durante il quale, essa aveva camminato con un passo fermo e rapido, +bisogna prendere la tua parte. Tu hai creduto venire in un paese di +delizie, tu avevi inteso dire che l’aria della Baia era sì voluttuosa, +che deflorava le vergini; che l’aria di Posilippo era sì dolce che +i rosai vi fiorivano due volte; che l’aria di Sorrento era così +imbalsamata che si riconosceva una Sorrentina al profumo che fuggiva +dalla sua chioma. Tu credevi che qui la vita scorresse come nell’antica +Sibari in mezzo ai balli ed alle feste, che si dormisse sopra letti +di verzura, che si camminasse sopra tappeti di fiori. Si dimenticarono +di dirti che ci aveva, in mezzo a tutto ciò, una montagna che portava +l’inferno nei suoi visceri, che sembra sorridere come tutto il resto +della creazione, e che, di subito, crollava le case come castelli +di carta, copriva Ercolano e Pompei di cenere, e faceva rinculare la +marina spaventata dalla spiaggia di Resina a Rocca di Capri; obliarono +di dirtele, queste cose, ma io te le dico, io. + +La guardai atterrita. + +— Noi cominciamo una lotta, nella quale possiamo esser vinti, +quantunque abbiamo ottanta probabilità sopra cento di essere vincitori, +ma bisognerà combattere, e la battaglia sarà aspra. O figlia di fresche +praterie e di verdi ajole, ti senti tu troppo debole per montare sul +mio carro di battaglia? Allora abbandona la tua regina ritorna nel tuo +paese di Galles, e risali al tuo nido, come ruscello trasparente, che, +per paura di meschiarsi ai torbidi flutti del mare, risale verso la +sorgente. + +— Oh! no, no, gridai gettandole le mie due braccia al collo, io vi +amo troppo per abbandonarvi nel momento in cui voi stessa mi dite di +correre un pericolo. Io sono debole, ma voi siete forte, forte per +voi e per me; voi mi sosterrete se io affievolisco, mi rialzerete se +cado. Io non sono entrata abbastanza dentro ai secreti della politica +per sapere chi ha ragione in questa grande questione dei popoli contra +ai re; ma se voi avete torto, mia cara regina, io voglio aver torto +con voi, e se il Vesuvio o la rivoluzione scoppia su Napoli, io voglio +essere bruciata dalla stessa lava o soffocata dalla stessa cenere, che +voi. + +La regina mi cinse col suo braccio e mi serrò contro il suo cuore. + +— Alla buon’ora, disse ella, mi sembrava da qualche tempo averti a metà +perduta, ma ecco che io ti ritrovo. Io mi attristava già di sentirmi +sola; oh, io non avrei segreti per te! Sì io farò un’opera truce come +le Eumenidi, io spingo serpenti nelle tenebre. Con oro e fiaschi di +vino si fa tutto ciò che si vuole qui. Quest’uomo che tu hai veduto, +e che ti ha tanto spaventata, è una delle mie vipere. Egli si chiama +Vanni, gli altri due si chiamano Guidobaldi e Castelcicala; l’ultimo è +principe, era nostro ambasciatore a Londra. Io gli proposi di ritornare +per essere il capo delle mie spie, il presidente della mia Giunta di +Stato; egli ha accettato. Oh! io darò tali ricompense ai denunciatori, +che farò, come nella antica Roma, dello spionaggio uno stato onorevole, +e, se non onorevole, invidiato almeno. + +— Allora, io ripresi, mi spiego perchè quest’uomo parlasse di torture, +e dicesse che senza la tortura essi non confesserebbero. + +— Già, la tortura è la sua idea fissa, e secondo il suo modo di +vedere, egli ha ragione. Quest’uomo ha ambizione; quando gli altri +si contentano di dire _Nostro Re_, egli dice, _Mio Re_, come se il +re fosse soltanto per lui, e come se egli solo fosse incaricato +di guardarlo. Ora i denunciati non mancheranno, non mancheranno +i prevenuti, ma, forse mancheranno i colpevoli, poichè per certi +spiriti ostinati, non vi sono altri rei conosciuti, che coloro i quali +confessano il loro delitto; e qui nessuno confessa. Ebbene! Vanni +pretende che coll’aiuto di certi arnesi da lui inventati, posto che gli +si permetta di usarne, farà parlare le pietre. Io gli dissi, che per +parte mia, non mi vi opporrei affatto, e che la verità era cosa tanto +preziosa, che tutti i mezzi erano buoni per giungere a lei. Pertanto +vi ha una difficoltà. Pare che ciò non sia per nulla secondo la legge; +ma nemmeno i giacobini non sono nella legge; il _Giacobinismo_ non è +un reato preveduto, non si poteva dunque fare una legge contro di lui, +e poichè egli è fuori della legge, è lecito servirsi, per reprimerlo, +di mezzi fuori della legge. Capirai bene che non sono tanto abile +avvocatessa per sapere tutto ciò; la mia vipera, Vanni mi ha fischiato +questo argomento: egli citò Cicerone, che strangolò Lentulo e Cetego, +malgrado la legge che proibiva di attentare alla vita dei cittadini +romani. Maestro Vanni è un assai dotto uomo, io lo farò marchese e +cavaliere dell’ordine costantiniano. + +Io guardava la regina con uno sbalordimento, che, lo confesso, non era +esente da un certo terrore. + +S’accorse dell’impressione che faceva sopra di me. + +— Sì, diss’ella, capisco, tu trovi che c’è una differenza fra la +Carolina d’oggi e quella dei primi giorni. Quella metteva la sua +fantasia a vestirsi dello stesso abito, ad acconciarsi la stessa piuma +ad avvolgersi nel medesimo sciallo che tu. Quella conosceva il dolore, +ma non ancora l’odio; se essa si chiudeva sola con te, era per cercare +le scintille della sua passata felicità nelle ceneri del suo amore, per +dirti: amai nè amerò più; per dirti: io pure quantunque regina, ebbi un +cuore. La Carolina di oggi non ha più il tempo di pensare al passato, +se bisogna combattere per l’avvenire. Che cosa è un amore esiliato in +Sicilia, verso una sorella imprigionata in Francia, ed un fratello +che ha i piedi sui gradini del patibolo? Si tratta pur di felicità, +si tratta pur di poesia, si tratta pur d’amore; si tratta della vita. +Non ci ha animale, dall’aquila fino alla colomba, che non difenda il +suo nido, che non combatta per i suoi piccini. Uccidere chi ci vuol +uccidere, non è vendetta, è l’istinto della conservazione. Se noi pure +avessimo un Vergnaud, un Péthion, un Robespierre non attenderemmo +che ci facessero un 20 giugno ed un 10 agosto, noi faremmo loro una +notte di S. Bartolomeo. I Valois insegnarono ai Borboni che val meglio +tirare dal Louvre nella via, di quello che lasciar tirare dalla via +nel Louvre. Mi chiamino signora _Veto_, mi chiamino signora _Poi_, +mi chiamino ciò che vorranno, ma non mi chiameranno Giovanna Grey, nè +Maria Stuart. + +— Dio ci guardi da una tal disgrazia, disse una voce a due passi da noi. + +Ci voltammo di subito, la regina ed io, e ci trovammo in faccia ad un +uomo, che a certe parti del suo vestito più laiche che religiose, era +facile riconoscere per un dignitario della chiesa. + +Compresi, agli sguardi della regina, ch’essa non conosceva lo +straniero, che aveva la doppia arditezza di sorprenderci e di unirsi +alla conversazione. + +Ma io lo riconobbi e gridai: + +— Monsignore Fabrizio Ruffo! + +— Poi che lady Hamilton vuol avere la bontà di riconoscermi, vorrà essa +aggiungervi quella di presentarmi alla regina, alla quale vengo, del +resto da parte del re? + +Io consultai la regina cogli occhi. Sentendomi nominare il favorito di +papa Pio VI, col quale la corte di Napoli, l’abbiamo già detto, era in +migliori rapporti, la sua figura prese un’espressione di benevolenza +che mi permetteva di soddisfare ai desiderj del nobile prelato. + +— Signora, le dissi, permettetemi, seguendo il desiderio che egli ora +esternò, ch’io abbia l’onore di presentare a Vostra Maestà, monsignore +Fabrizio Ruffo, tesoriere di Sua Santità. + +— Signora, disse il prelato, inchinandosi, nello stesso tempo +ch’io ringrazio lady Hamilton della sua gentilezza, permettetemi +di rettificare due piccoli errori che essa commise e che doveva +commettere. Io non sono più tesoriere e sono cardinale. + +— Ve ne faccio i miei complimenti, signore, disse la regina; ma Vostra +eminenza non mi ha detto che veniva dalla parte del re? + +— Lo dissi, signora, e Sua Maestà sarebbe ella stessa venuta a Caserta, +se non l’avesse impedita una caccia di cinghiali nel bosco di lago +Fusaro, caccia che le fu impossibile di protrarre. + +— Riconosco in ciò il mio augusto sposo, disse la regina sorridendo; ma +voi non sarete meno il ben venuto, sopra tutto se mi recate una buona +nuova. + +— Ve ne porto almeno una grande, signora; una nuova che potrà avere le +più gravi conseguenze. L’ambasciatore della repubblica francese a Roma, +il cittadino Basseville, venne assassinato in una sommossa popolare. + +La regina sobbalzò. + +— È veramente una grande nuova che voi mi annunciate. E come avvenne la +cosa? + +— Vostra Maestà sa che conducendo l’ambasciatore di Napoli, il +cittadino Mackau, l’ammiraglio francese aveva nello stesso tempo +condotto l’ambasciatore di Roma, il cittadino Basseville. + +Il cardinale accentuò questa parola _cittadino_, ripetuta due volte, in +modo che non vi ebbe nulla di disaggradevole all’orecchio della regina, +grazie all’accento col quale la pronunciò. + +Essa lasciò dunque passare questa prima frase senza altra espressione, +che un sorriso di sprezzo, e facendo segno ch’essa ascoltava. + +Il cardinale continuò. + +— La nuova aveva fatto gran fracasso e si era sparsa nelle nostre +campagne. Io non ho bisogno di dirvi, signora, con qual colore i +nostri degni preti dipingano la repubblica francese alle loro pecore +della campagna e della città; patteggiare con essa è patteggiare +coll’inferno. A questa nuova annunciata dai pulpiti, il popolaccio di +Roma, i barbari del Transtevere, i selvaggi della Sabinia, i bifolchi +delle paludi Pontine, ciechi e feroci come i loro buffali, s’erano +riuniti sulla via che l’ambasciatore doveva percorrere. Durante tre +giorni si aspettò. Tutte le sere i preti ripetevano nei confessionari +alle donne smarrite, che l’ambasciatore francese veniva nella città +santa ad innalzare il vessillo di Satana. Le donne bruciavano cere, +pregavano e urlavano, gli uomini digrignavano i denti ed affilavano i +loro coltelli. + +— Bravo popolo, mormorò la regina. + +— In fine l’altro giorno, 13 gennaio, forti grida annunciarono +l’avvicinarsi della carrozza; tutto il popolo si precipitò dalla parte, +donde veniva. L’ambasciatore era in gran vestito repubblicano, abito +azzurro, cintura tricolore annodata sull’abito, cappello a tre corni, +pennacchio tricolore al cappello. Due amici, vestiti presso a poco +alla stessa guisa erano nella stessa carrozza. A tal vista le grida +scoppiarono, essi sembrarono sordi ed indifferenti, e continuarono il +loro cammino. Le vie ed i cavalli della loro carrozza erano scomparsi; +la si sarebbe detta una barca solcante flutti d’uomini. Capitarono +così al palazzo del cardinal Zelada, entrarono e lo strinsero perchè +riconoscesse i loro poteri. Egli, che aveva istruzioni positive +dalla Sua Santità, rifiuta e dichiara che per la corte di Roma, la +repubblica francese non esiste nè esisterà mai. L’ambasciatore saluta +il cardinale, rimonta in carrozza e, sia per sostenere l’onore della +Francia, sia per fare appello ai patriotti italiani, piantò un vessillo +tricolore a fianco del cocchiere. A tal vista, come Vostra Maestà +comprenderà, le grida raddoppiarono e le pietre cominciarono a piovere. +Il cocchiere spaventato, spinge i cavalli al galoppo e dirige la +carrozza nella corte di un banchiere francese. Per disgrazia o fortuna, +secondo il modo di guardare la cosa, il tempo manca di rinchiudere la +porta dietro la carrozza, il popolo si precipita, e nella baruffa, in +fede mia non si sa come ciò sia avvenuto, Sua Eccellenza il cittadino +Basseville ebbe il ventre aperto da un colpo di rasoio. + +— E si conosce l’assassino? chiese vivamente la regina. + +— Sì e no, rispose il cardinale. Sua Santità lo conosce, ma il governo +di Sua Santità non lo conoscerà. Ora, voi comprenderete bene, il +papa già compromesso per la guerra della Vandea, predicata da’ suoi +emissari, e compromesso ancor più per la morte dell’ambasciatore +francese, avrà il bel fare, come fece Pilato, lavarsi le mani del +sangue di Basseville; ne resterà sempre qualche traccia sulla punta +delle sue dita. La morte di Basseville è la guerra colla Francia. Io +vengo, in nome di Sua Santità, a chiedere al re Ferdinando, se è in +caso di sostenerla, ed in questo caso, sempre da parte di Sua Santità, +mettere a disposizione del campione della chiesa i pochi talenti che, a +questo riguardo, mi fornirono la natura e l’educazione. + +La regina sorrise: + +— Allora Vostra Eminenza appartiene, se non erro, alla Chiesa militante. + +— E credetelo, signora, io sono della razza di Lavalette e di +Richelieu. Nel medio evo avrei portato la corazza e la spada, e fatto +la guerra ai Turchi od agli Ugonotti. Oggi sono pronto a fare la guerra +ai Francesi, i quali sono pagani di una specie ben peggiore. + +— Ebbene, signor cardinale, disse la regina, noi ci ingegneremo di +darvi da lavorare: disgraziatamente la cosa non dipende da me sola. + +— Lo so, riprese il cardinale, ma... egli mi guardò, ma se la signora +vuol immischiarsene. + +— Io, signor cardinale? e che volete voi che io faccia, Dio buono? + +— Eh, signora! Pericle ha fatta la guerra di Sanne, di Megara, del +Peloponneso per i consigli e l’influenza di Aspasia. Aspasia non +era più bella di voi, e Pericle non aveva più influenza sugli affari +della Grecia, che sir William Hamilton, per suo fratello di latte il +re Giorgio, non ne ha sugli affari dell’Inghilterra, L’Inghilterra +dichiari la guerra alla Francia e noi siamo salvi. + +— Tu l’intendi, disse la regina, il cardinale parla in nome del nostro +Santo Padre il Papa, ed il nostro Santo Padre il Papa è infallibile. + +— Ebbene, sia, mia cara regina, risposi, e farò tutto ciò che +potrò meglio. Ecco a proposito Pericle, che viene a porsi a nostra +disposizione. + +Di fatti sir William s’avanzava dalla nostra parte; e siccome era l’ora +del pranzo, rientrammo nel castello; Sua Maestà invitò sir William +a pranzo, ritenne il cardinale e, pranzando, facemmo i progetti più +bellicosi del mondo. + +Quando penso ora che io fui per qualche cosa, non fosse altro, per +il valore di un grano di sabbia nella coppa che piegò dalla parte di +una guerra che durò vent’anni e che non è forse estinta ancora, io mi +spavento della respondenza che un grano di sabbia può avere davanti a +Dio. + + + + +XII. + + +Il cardinale aveva ragione. L’assassinio di Basseville suscitò +un’immensa emozione in Francia. La convenzione decretò che una solenne +vendetta si sarebbe presa di quest’assassinio, e che la Francia +adottava suo figlio. + +Ma questo rumore fu in breve assorbito dal rumore di un assassinio ben +maggiormente importante: al 27 gennaio si seppe a Napoli che Luigi XVI +era stato condannato a morte: al 1 febbraio si seppe che la sentenza +era stata eseguita. + +Nel momento in cui la stessa notizia arrivò a Londra, Pitt significò al +ministro di Francia di uscire entro ventiquatt’ore dall’Inghilterra. +Spinto da me, debbo dire che non aveva bisogno di questa spinta, sir +William aveva scritto direttamente tre o quattro lettere al re Giorgio, +e questi gli aveva risposto con un piccolo viglietto di suo pugno, +in cui gli diceva che l’Inghilterra, volendo dare tutti i torti alla +Francia, aspettava che i francesi avessero ucciso il re, ma una volta +che il re fosse ucciso avrebbe immediatamente incominciato le ostilità +colla Francia. + +Noi ricevemmo a Napoli due lettere nello stesso tempo che ci +annunziavano l’esecuzione di Luigi XVI avvenuta il 21 gennaio, e il +rinvio da Londra dell’ambasciatore di Francia. Benchè questa morte +fosse preveduta, pure fu un colpo terribile per la regina. La lettera +dell’ambasciatore era sopra carta listata a lutto, e suggellata in +nero. Scorgendo la lettera, la regina comprese tutto, gettò un grido e +svenne dicendo: — _Ah! l’hanno ammazzato._ + +Furono subito dati gli ordini perchè cessassero le feste del carnevale, +perchè la corte e le autorità vestissero a lutto, e perchè si +recitassero in tutte le chiese le preghiere dei morti. + +Poi Castelcicala, Guidobaldi e Vanni sapevano di poter incominciare +l’opera per cui erano stati chiamati. + +Si fecero degli arresti, e la regina incominciò solamente a sorridere, +quando seppe che più di trecento giacobini erano stati arrestati. + +Poi la regina ritornò padrona del consiglio, non osando nessuno di +opporsi a risentimenti che si consideravano giustissimi. Il governo +napolitano seguitando sempre ad essere l’alleato della Francia preparò +la guerra; l’esercito fu portato a 36,000 uomini, e l’armata navale a +102 legni d’ogni grandezza. + +Il cardinale Ruffo aveva voluto in tutte le circostanze prendere +un’importanza militare o politica che la conoscenza del suo merito +gliela faceva desiderare, e alla quale gli davano diritto non solamente +le raccomandazioni del sovrano Pontefice, ma ancora gli studi fatti +nell’artiglieria, studi che non saprei precisare nella mia ignoranza +in tale materia, ma che consistevano, credo, nell’invenzione di un +nuovo metodo per arroventare le bombe; ma sia che il ministro Acton non +avesse punto la stessa confidenza del cardinale nei suoi meriti, sia +invece che temesse per la sua fortuna l’influenza di un uomo superiore, +sia finalmente che la regina, — ed io, sto per questa ultima opinione +— che aveva una certa antipatia per il cardinale, abbia neutralizzato +la buona intenzione del re che lo aveva preso francamente sotto la sua +protezione, scorsero due o tre mesi, senza che il cardinale prendesse +una posizione alla corte. + +Un giorno mi meravigliai colla regina perchè un uomo di merito come +il cardinale stesse tanto tempo inoperoso, e non approfittasse della +grande amicizia che il Sovrano Pontefice aveva per lui per riprendere +alla corte di Roma la posizione cui gli dava diritto il suo rango di +primo dignitario della Chiesa; ma la regina mi spiegò allora che il +cardinale Ruffo aveva portato colle sue dilapidazioni un tale disordine +nelle finanze pontificie, che Pio VI l’aveva fatto cardinale perchè +non potesse più essere tesoriere; ora il nuovo porporato, come si dice +in Italia, non potendo più vivere a Roma colle abitudini di lusso che +aveva contratte colla rendita di cardinale che era di trentamila lire, +era stato inviato da Sua Santità al re Ferdinando nella sua qualità di +suddito napolitano, nella speranza che Pio VI aveva, che l’impiego che +il cardinale Ruffo occuperebbe alla corte di Napoli, raddoppierebbe la +sua rendita, e che con sessanta mila lire potrebbe vivere. La regina mi +confessava allora di essersi opposta che il ministro Acton entrasse in +questa piccola combinazione finanziaria di raddoppiare la rendita del +cardinale a spese del Ministero della guerra. + +La regina era lungi dal prevedere a quell’epoca i servigi che le +avrebbe reso sei anni dopo come soldato quel cardinale che essa +allontanava oggi dalle cose militari. + +Ma il re che invece aveva una grande simpatia per Sua Eminenza, sia +che volesse effettivamente trovare un’occasione per raddoppiargli gli +stipendi, sia che, come egli faceva sovente, vi aggiungesse il sarcasmo +alla gentilezza, il re diede al cardinale il posto che meno conveniva, +diciamolo, ad un uomo di Chiesa. + +Egli lo nominò ispettore della sua colonia di S. Leucio. + +Ora mi si domanderà senza alcun dubbio che cosa era questa colonia di +S. Leucio. + +La cosa è assai difficile a dirsi, ma non importa; ho già detto tante +cose difficili, e me ne restano ancora tante da dire, che l’esitazione +sarebbe ridicola. D’altronde lascerò parlare il re Ferdinando in +persona e sarà libero allora di scegliere fra la bonarietà, l’ipocrisia +ed il cinismo, il sentimento che lo portò a rendere conto della sua +creazione della colonia di S. Leucio, harem campestre, ove egli era +meno sultano del gran Turco nel suo. + +Copio l’originale stesso del re, che la regina Carolina mi diede in uno +dei suoi giorni di allegria o di disprezzo. È re Ferdinando che parla: + + ORIGINE E PROGRESSO + _della popolazione di S. Leucio_. + + «Non essendo certamente l’ultimo del miei desideri quello di + ritrovare un luogo ameno e separato dal rumore della corte, in cui + avessi potuto impiegare con profitto quelle poche ore di ozio, che + mi concedono di volta in volta le cure più serie del mio stato; + le delizie di Caserta e la magnifica abitazione incominciata + dal mio augusto padre e proseguita da me non traevano seco + coll’allontanamento dalla città anche il silenzio e la solitudine, + atta alla meditazione od al riposo dello spirito; ma formavano + un’altra città in mezzo alla campagna, colle stesse idee del lusso + e della magnificenza della capitale. Pensai dunque nella villa + medesima di scegliere un luogo più separato, che fosse quasi un + romitorio, e trovai il più opportuno essere il sito di S. Leucio.» + +Vedremo ora quali erano le idee di re Ferdinando sulla meditazione e +sul riposo dello spirito. + + «Avendo pertanto nell’anno 1773 fatto murare il bosco, nel + recinto del quale eravi la vigna e l’antico casino dei principi + di Caserta, chiamato di Belvedere, in un’eminenza feci fabbricare + un picciolissimo casino per mio comodo nell’andarvi a caccia. Feci + anche accomodare un’antica e mezza diruta casetta, ed altra nuova + costruire. Vi posi cinque o sei individui per la custodia del bosco + e per aver cura del sopraddetto casinetto, delle vigne, plantazioni + e territori in esso recinto incorporati. Tutti questi tali colle + loro famiglie furon da me situati nelle sopradette due casette e + nell’antico casino di Belvedere, che feci indi riattare. Nell’anno + 1776 il salone di detto antico casino fu ridotto a Chiesa, eretta + in parrocchia per quegli abitanti accresciuti al numero di altre + famiglie diciassette, per cui mi convenne ampliare le abitazioni, + come feci anche della mia.» + +Il re continua. + + «Ampliato che fu il casino, incominciai ad andarvi ad abitare, + e passarvi l’inverno; ma avendo avuto la disgrazia di perdere + il mio primogenito, e per questa cagione più non andandoci + ad abitare, stimai di quell’abitazione farne altro più utile + uso. Gli abitanti sopraccitati, con altre quattordici famiglie + aggregatici, giunti essendo al numero di 134, attesa la favorevole + prolificazione prodotta dalla bontà dell’aria e dalla tranquillità + e pace domestica in cui viveano, e temendo, che tanti fanciulli + e fanciulle, che aumentavasi nella giornata, per mancanza di + educazione, non divenissero un giorno e formassero una pericolosa + società di scostumati e malviventi, pensai di stabilire una casa di + educazione pe’ figliuoli dell’uno e dell’altro sesso, servendomi + per collocarveli del mio casino; ed incominciai a formarne le + regole, ed a ricercar dei soggetti abili ed idonei per tutti gli + impieghi a tal uopo neccessari. + + «Dopo di aver messo quasi tutto all’ordine, riflettei che tutte + le pene, che mi sarei date, e tutte le spese che mi sarei erogate, + sarebbero state inutili; poichè tutta questa gioventù, benchè bene + educata, giunta ad una età tale d’avere terminati tutti quegli + studi alla di lor condizione adattati, sarebbe rimasta senza far + nulla; o almeno applicar volendosi a qualche mestiere, avrebbe + dovuto altrove portarsi, per ricercarsi il sostentamento, non + essendomi possibile di situarne che pochi al mio servizio nel + luogo. Ed in quel caso, come sommamente sensibile sarebbe stato + alle rispettive famiglie il separarsene: così anch’io provato avrei + una gran pena di vedermi privato di tanta bella gioventù, che come + miei proprii figli avea riguardato sempre, ed aveva con tanta pena + cresciuti. Rivolsi dunque altrove le mie mire, e pensai di ridurre + quella popolazione, che sempre più aumenta, utile allo Stato, utile + alle famiglie, ed utile finalmente ad ogni individuo di esse in + particolare; e, rendendo in tal maniera felici e contenti tanti + poveretti, che, per altro fin dal giorno d’oggi, essendo vissuti + nel santo timore di Dio ed in ottima armonia e quiete fra di essi, + non mi hanno dato menomo motivo di lagnarmene, godere io di questa + soddisfazione in mezzo di essi, e delle loro benedizioni, in quei + momenti, che le altre mie cure più interessanti mi permettono di + prendere qualche sollievo.» + +Come si vede il re Ferdinando aveva finalmente trovato quel silenzio e +quella solitudine tanto necessaria alla meditazione ed alla calma dello +spirito. + +Arrivato a questo punto inaspettato, il re Ferdinando, mosso da +riconoscenza per questa bella gioventù che consolava il suo animo, +determinò di dare a quella colonia così prospera, e che prometteva di +diventarla di più, le leggi che ricordassero quelle che Saturno e Rea +avevano dato ai loro popoli nell’età dell’oro. + +In conseguenza di che incominciò ad abolire i diritti tirannici dei +parenti sui loro figli, diritti che spesso impedivano a loro di seguire +le ispirazioni del loro cuore e gli istinti naturali. + +I figli ebbero dunque il diritto di scegliersi e sposarsi senza che i +parenti vi avessero parte in questo grave affare del matrimonio, in cui +tante volte non vi prendono parte se non per guastare tutto. Nel giorno +di Pentecoste di ogni anno, uscendo dalla messa solenne, i giovani +facevano conoscere a tutto il villaggio la scelta che avevano fatto. Il +giovane sotto l’atrio della chiesa offriva un mazzo di rose bianche a +quella che amava; se la fanciulla cui era stato offerto il mazzetto lo +contraccambiava porgendogli il suo mazzetto di rose di color naturale, +tutto era finito. I due amanti erano promessi da quel giorno, ed alla +domenica seguente si sposavano. + +Nell’intervallo il re li faceva venire da lui, separatamente s’intende, +e faceva loro un discorso sui doveri coniugali, e siccome si era +riservato di dare la dote agli sposi, secondo che la fanciulla aveva +ascoltato il discorso del re con maggiore o minore compunzione, la dote +aumentava o diminuiva, si sa bene secondo l’attenzione che prestava la +fidanzata ad un discorso così importante. + +Del resto non giudici, non tribunali; quando nasceva qualche querela +fra gli individui, tre vecchi eletti dalla colonia pronunziavano le +loro sentenze, come S. Luigi, sotto una quercia. + +Per evitare le follie che il lusso potesse far nascere fra quelle +persone, le fanciulle della colonia avevano tutta la stessa foggia +di vestire semplice ma elegante; il re l’aveva fatto disegnare dal +suo pittore ordinario, ed eccettuate le distinzioni introdotte dal re +stesso per le brave operaje, nessuno poteva fare qualsiasi variazione +nel vestire. + +Inoltre la coscrizione era abolita pe’ maschi. + +Lo si vede, per giungere a questo risultato, il re avrebbe dovuto +riunire la sapienza di Salomone e la scienza sociale di Idomeneo. + +Ebbene, non sapendo che farne del cardinale Ruffo, il reale fondatore +della colonia di S. Leucio, lo pose al governo del suo stabilimento. + +Forse quella non era una piazza per un cardinale; ma gli uomini di +spirito non sono mai fuori di posto, ed il cardinale Ruffo era un uomo +di molto spirito. + +E la regina, che non ne aveva meno del cardinale, vedeva con sua +grande soddisfazione prosperare, ingrandirsi il paese e popolarsi +lo stabilimento di S. Leucio. Se il re aveva studiato Salomone ed +Idomeneo, essa aveva studiato madama Pompadour, e regnava mentre il re +si divertiva. + +È vero che Napoli non era una cosa piacevole a regnare nell’anno di +grazia 1793. + +Lo vedremo ora ritornando alle cose politiche. + + + + +XIII. + + +Ho detto che nella stessa giornata in cui l’Inghilterra aveva appreso +la decapitazione di Luigi XVI, il governo inglese aveva invitato +l’ambasciatore di Francia a prendere i suoi passaporti. + +Era un insulto che nel suo orgoglio la Francia non poteva sopportare, +quantunque avesse dichiarato per la prima la guerra all’Austria: nove +giorni dopo il rinvio del suo ambasciatore, essa dichiarò la guerra +all’Inghilterra ed all’Olanda. + +L’Inghilterra non aspettava che questo passo. Intesi allora sir William +e la regina a numerare le forze delle due potenze e constatare con +gioia la superiorità delle forze materiali della Gran Brettagna in +confronto di quelle della Francia. + +La Francia era senza denaro, senz’armi e quasi senz’armata; tutte le +sue forze consistevano in 66 vascelli di linea e 96 fregate o corvette. + +L’Inghilterra era in uno stato finanziario così prospero, che M. Pitt +diceva che se avesse tanto danaro per rimborsare il debito, invece di +far ciò, egli getterebbe quel denaro nel Tamigi. + +In quanto alle sue forze navali erano di 158 vascelli di linea, di 22 +vascelli da cinquanta cannoni, di 125 fregate e 180 cutters; vale a +dire che aveva quattro volte circa il numero delle navi che aveva la +Francia. + +Aggiungete a ciò 100 vascelli di guerra che possedeva l’Olanda, e +vedrete che le due potenze potevano opporre 503 legni a 162. + +Questo calcolo fatto e rifatto dieci volte innanzi al re Ferdinando, +gli diede il coraggio di unirsi all’Inghilterra; ed al 20 luglio 1793, +senza far significare alla Francia la rottura del suo trattato, il +governo di Napoli firmò _un trattato segreto_ col governo britannico. + +Questo trattato portava che il re di Napoli aggiungeva dodici legni, di +cui quattro vascelli di linea ed altrettante fregate alla squadra che +l’Inghilterra inviava nel Mediterraneo, e sei mila uomini alle truppe +che erano a bordo di quella squadra. + +Il re aveva a poco a poco abbandonato la presidenza del consiglio; era +la regina che assisteva alle deliberazioni, e che le spingeva colla +rabbia dell’odio. Uomini e navi furono pronte in due mesi, ed una parte +andò a raggiungere la flotta anglo-spagnuola che incrociava innanzi a +Tolone. + +Da un agente realista che la regina aveva in questa città, noi +sapevamo tutto ciò che avveniva; Tolone aveva preso parte alla grande +insurrezione che era scoppiata nel mezzogiorno della Francia contro la +Convenzione. + +La città era divisa in tre parti: i Giacobini, i Realisti +costituzionali, ed i Realisti puri. + +Sapevamo che i realisti costituzionali ed i realisti puri, spaventati +dalle esecuzioni che avevano incominciato a decimarli, si erano riuniti +insieme, e si trattava nientemeno che di dare la città agl’Inglesi. + +Al 10 settembre si segnalò un vascello inglese che faceva vela verso il +porto di Napoli, e sembrava venire dalle coste di Francia. + +Da alcune settimane, in attesa di notizie importanti, noi non ci +allontanammo più da Napoli. + +La regina fu dunque prevenuta dell’avvenimento, e fece prevenire sir +William e me. Dico dell’avvenimento, perchè nelle circostanze, in cui +noi eravamo, l’arrivo di un vascello inglese era un avvenimento. + +Ci recammo di fretta a palazzo. Trovai la regina sul terrazzo che +osservava col cannocchiale il bastimento, che ammainava a poco a poco +le vele per diminuire di velocità ed entrava nel porto. + +Dai segnali si seppe che questo bastimento era l’_Agamennone_, vascello +di linea di S. M. Britannica, e che veniva da Tolone. + +Questo poco che si sapea, voleva dir molto, il re e sir William non +ebbero la pazienza d’aspettare le notizie che portava, ed andarono ad +incontrarlo. + +Tutti e due s’imbarcarono su di un canotto della Real Marina, e ad onta +delle leggi sanitarie salirono a bordo. + +Appena saliti, i fianchi del vascello rimbombarono con una salva +d’onore, e l’_Agamennone_ disparve in una nube di fumo. + +Dopo mezz’ora il re e sir William ritornarono. Sir William si recò +direttamente alla ambasciata e mi fece dire di venire a raggiungerlo, +avendo bisogno di me per aiutarlo a ricevere un ospite inaspettato. + +Lasciai che Sua Maestà desse alla regina le notizie di cui era curiosa, +e pensando che sir William ne era consapevole al pari del re, perchè +nella conferenza fra il re ed il capitano dell’_Agamennone_, egli aveva +servito di interprete, presi congedo dalla regina, e salii in carrozza +ordinando al cocchiere di andare a casa. + +Sir William mi aspettava. + +— Mia cara Emma, mi disse scorgendomi, vi presenterò un uomo piccolo, +che non può vantarsi di esser bello, ma che a mio avviso sarà uno dei +più grandi uomini di guerra che l’Inghilterra abbia avuto. + +Mi misi a ridere dell’entusiasmo di sir William. + +— Come potete prevederlo? gli chiesi io. + +— Dalle poche parole che abbiamo contraccambiato, vi rispondo che +costui maraviglierà il mondo. Voi sapete che non ho mai voluto +ricevere in casa mia nessun uffiziale inglese; ebbene per amor mio, vi +prego di fargli gli onori di casa; date gli ordini di preparargli un +appartamento, e che non manchi di nulla. + +— E quando arriva il vostro futuro grand’uomo, sir William? dimandai. + +— Da un momento all’altro pranzeremo insieme col Re, e domani andremo +tutti insieme a passare la giornata a Portici. + +— Mi direte almeno come si chiama il vostro eroe? + +— Orazio Nelson, cara amica: non dimenticate questo nome, che sarà +celebre un giorno. + +Non aveva da fare alcuna osservazione, e non ne feci punto. + +Il palazzo dell’ambasciata era immenso. Era corsa la voce, qualche +tempo prima, che il Principe di Galles, quello stesso Principe che vidi +una sera raggiante di gioventù e d’amore a traverso le finestre aperte +di miss Arabella, doveva venire a Napoli; a questa notizia sir William +si era dato premura di preparare un appartamento; il Principe non era +venuto, e l’appartamento era rimasto tutto in ordine per ricevere +un Principe. — Credetti che nulla era troppo bello nè troppo buono +pel futuro grand’uomo di sir William, e destinai l’appartamento del +Principe di Galles per il capitano Nelson. + +Volle il caso che uno del più be’ ritratti che mi fece Romney si +trovasse in quest’appartamento. + +Quando rientrai nella sala, sir William non era più solo: era con +un uffiziale che portava l’uniforme della marina inglese: appena mi +videro, si alzarono e mi vennero incontro. Sir William mi presentò il +capitano Nelson. + +Se è permesso di credere ai presentimenti, giurerei qui che, sia +attrazione istintiva o la potenza della preoccupazione per ciò che +mi aveva detto sir William, sentii una certa emozione nel rispondere +alle parole del capitano Nelson. Come lo aveva detto sir William, il +capitano Nelson era però lontano dell’essere un bell’uomo. + +Sono scorsi diciotto anni da quel giorno, eppure lo veggo tale e +quale si trovava quando mi fu presentato, e la guerra aveagli ancora +risparmiate le mutilazioni che ha dovuto sopportare. + +Era un uomo di trentacinque anni, piccolo di statura, pallido in +faccia, con occhi azzurri, il naso aquilino che distingue il profilo +degli uomini di guerra, ed il mento fortemente pronunciato, indizio di +tenacità spinta fino all’ostinazione; i capelli e la barba erano di un +biondo fulvo, i capelli erano radi e la barba mal disposta. + +Mi baciò la mano con molto imbarazzo, ma abbastanza con disinvoltura. +Era facile riconoscere in lui l’uomo di mare in tutto il significato +della parola, e si sarebbe cercato invano in lui il gentleman inglese, +di cui mi avevano lasciato un ricordo le mie prime conoscenze. + +Si conosce già la notizia che egli recava, tale notizia era terribile +per la Francia: il suo primo porto militare era stato reso agli +Inglesi. + +Ecco in due parole i particolari dell’avvenimento, raccolti dalla bocca +stessa del capitano Nelson. + +Ho già detto ciò che noi sapevamo dei tre diversi partiti ch’esistevano +a Tolone: giacobini, realisti costituzionali e realisti puri. + +Gli ultimi due, domati dai giacobini, si riunirono e risolsero di fare +una controrivoluzione tostochè l’occasione si presentasse. + +Ciò avvenne ben presto. — La costituzione del 1793 era stata stabilita; +i giacobini l’avevan fatta proclamare a suoni di tamburo e di tromba. + +Questa Costituzione, tutta di violenza e bagnata ancora del sangue di +Luigi XVI, non era stata fatta certamente per conciliare i partiti. +Un fermento generale destossi nella città in seguito alla sua +proclamazione; i realisti puri ed i costituzionali si riunirono per +opporsi alla sua accettazione. + +Prevedendo le autorità giacobine ciò che sarebbe avvenuto, fecero +affiggere un decreto che puniva di morte chiunque osasse proporre +l’apertura delle sezioni. + +Quel decreto produsse un effetto contrario a quello che si supponeva. + +Tutti si recarono in folla alle sezioni e fu tale la premura, che le +porte non si aprirono ma si sfondarono. + +La controrivoluzione fu compita in un istante, le carte del club dei +giacobini furono sequestrate, ed arrestati i principali capi della +società, e condotti nella stessa prigione donde, per lasciar loro il +posto, si fecero uscire i realisti. + +Il generale conte Maudit che comandava la piazza, e sul quale i +realisti sapevano con ragione di poter contare, fu una di quelle rare +autorità civili e militari che restarono al loro posto. + +Il patibolo, come le prigioni, dopo aver lavorato pei realisti, +lavorava pei giacobini; la ghigliottina invece di essere demolita, +continuò a funzionare, e tagliava la testa dei repubblicani invece di +decapitare i realisti. + +Una di queste esecuzioni fece nascere un tumulto, che quasi fece +perdere tutto.[3] + +Il nuovo tribunale condannò a morte un tal Alessio Lambert, uomo molto +popolare a Tolone: si formò una congiura per salvarlo; e difatti, +nel momento che lo conducevano al supplizio, una immensa folla di +popolo si precipitò sulla forza armata che lo scortava. Il corteggio +funebre era arrivato in questo momento nella contrada dei Calderai +che divenne il teatro di un combattimento terribile. Uno degli uomini +della scorta, vedendo che il popolo trionfava, scaricò a bruciapelo il +suo fucile sul prigioniero, che cadde ferito gravemente, ma forse non +mortalmente, poichè la palla gli aveva attraversato il corpo; ma tosto +le sezioni ripresero il sopravvento, e gli assalitori furono messi in +fuga. Alessio Lambert seguito alla traccia del sangue come un capriolo +ferito, ricadde nelle mani dei reazionari che si divisero in due +partiti; gli uni volevano fosse protratta l’esecuzione, gli altri che +fosse giustiziato immediatamente. La maggioranza fu per la esecuzione +immediata; difatti nello stesso giorno Alessio Lambert fu giustiziato. + +Tolone fu messa fuori della legge dalla Convenzione, vale a dire che +ogni patriota aveva diritto di tirare su di un Tolonese come su di un +cane. + +Ma ad onta della sua rivolta, cosa singolare, Tolone aveva conservato +tutte le forme repubblicane, e la bandiera tricolore sventolava +sulla città. Era troppo pei giacobini, ma non era abbastanza pei +realisti. Volgendo gli occhi al mare, questi ultimi videro la crociera +anglo-ispano-napolitana, che bloccava il porto, e risolsero di +consegnare Tolone agli Inglesi, e di sfuggire con questo tradimento +all’anatema della Convenzione nazionale. + +Si fecero delle trattative coll’ammiraglio Hood, che non voleva +decidere nulla senza essere sicuro della cooperazione del generale +conte Maudit che comandava la piazza, e dell’ammiraglio Tragoff che +comandava la flotta. Costoro entrarono a parte delle trattative, ma non +poterono far intender tanto facilmente la ragione al contrammiraglio +Saint Julien che era un Giacobino marcio. Non era quasi venuto in +cognizione del progetto, che invece di secondarlo radunò il suo +equipaggio, lo arringò con veemenza, e fece giurare agli uffiziali ed +ai marinai di non giammai sopportare che le flotte nemiche entrassero +nei porto di Tolone. Il contrammiraglio Saint Julien aveva approfittato +per fare questo discorso repubblicano del momento appunto in cui il +suo superiore era a terra, vedendo l’unanimità non soltanto del suo +equipaggio, ma anche di quelli degli altri bastimenti. Il signor di S. +Julien ne prese il comando, e manovrò in modo di chiudere interamente +l’approdo verso la rada. + +Questa volta senza un colpo disperato i realisti sarebbero stati +perduti. L’armata del generale Carteau, dopo aver preso Marsiglia, si +dirigeva su Tolone; il contrammiraglio S. Julien chiudendo la rada, +impediva loro qualunque ritirata. + +Questo colpo disperato fu tentato e riuscì. + +I realisti combinarono cogl’Inglesi un trattato nel quale fu stabilito +che entrando in Tolone, essi avrebbero preso possesso della piazza in +nome e come alleati di S. M. il re Luigi XVII, povero re fanciullo +prigioniero nelle carceri del Tempio colla sua madre, che doveva +ben presto lasciarlo orfano, a cui il calzolaio Simon, al quale era +affidato, faceva ballare la carmagnola a colpi di cinghia. + +In seguito a questo trattato, essi dichiararono la flotta ribelle +alla volontà generale degli abitanti, e stabilirono che si sarebbe +impiegato la forza contro di essa; in conseguenza di che si misero +degli ufficiali realisti a tutti i posti ove trovavansi degli ufficiali +repubblicani, e particolarmente alla gran torre, le cui batterie si +ordinava al capo di tener pronte, e di tirare sulla flotta al primo +segnale. Nel tempo stesso l’ammiraglio Hood attaccherebbe e cercherebbe +di forzare l’entrata nella rada. + +Queste notizie pervennero al contrammiraglio S. Julien, il quale +rispose che bombarderebbe la città, facendo da tutti i legni il fuoco +delle sue artiglierie. + +La guerra civile stava per iscoppiare, e nessuno avrebbe saputo +dire come la cosa sarebbe terminata; allorchè la fregata _la Perle_, +comandata dal luogotenente Van Kempen, si staccò ad un tratto dalla +flotta e venne a cimentarlo dalla parte della città, l’ammiraglio +Tragoff approfittò subito dell’occasione. Si fece trasportare sulla +fregata, ed inalberò la sua bandiera di comando, sapendo quanta era +la venerazione dei marinai per questo segno: infatti a quella vista +una parte dei legni abbandonò il contrammiraglio S. Julien, il quale, +rimasto solamente con sette navi, risolse di passare in mezzo alla +squadra inglese, risoluzione che egli eseguì con vera fortuna. Ma +allora Tolone restò senza difensori, ed i realisti, diventati padroni, +vi introdussero gl’Inglesi. + +Ho curato molto i particolari di quest’avvenimento, sebbene non +sembrassero appartenere alle memorie di una donna per due ragioni; la +prima perchè hanno avuto, per la impressione prodotta sull’animo della +regina, una grande influenza sugli avvenimenti sui quali ho preso più +tardi una parte troppo attiva; la seconda, perchè la mia intimità colla +Corte di Napoli mi ha messo in posizione di conoscere dei particolari, +ignorati anche dagli stessi storici che hanno scritto in quella epoca. + + + + +XIV. + + +Poco prima dell’arrivo del capitano Nelson a Napoli, andai dalla regina +forse prima dell’ora consueta: mi rispose, con mio grande stupore, +che la regina si era ritirata ed aveva proibito di lasciar entrare +chicchessia senza suo permesso. + +Mi disponeva ad andarmene, sapendo che vi era sempre eccezione per me, +e maravigliata perchè questa eccezione non fosse mantenuta in quel +giorno come negli altri, quando intesi chiamare nella stanza della +regina. + +Si accorse al rumore del campanello, e dalla porta si dimandava: — Che +vuole Vostra Maestà? + +— Chiamatemi Luigi Custode, rispose la regina. + +Volendo sapere subito perchè anch’io era stata consegnata alla porta +del suo appartamento al pari degli altri: + +— Sono qui Maestà, diss’io. + +— Emma! esclamò la regina, ed aprendo interamente la porta: veggo bene +che sei là, disse ridendo, e perchè vi sei? + +— Ma, risposi, perchè Vostra Maestà ha interdetto l’ingresso a +_chicchessia_. + +— Ma tu sei forse compresa nel _chicchessia_? tu Emma, vale a dire, la +mia amica, la sola donna per cui non abbia segreti! vuoi dunque venire? +e mi chiamò con un segno di testa e colla voce. + +Io la seguii. + +Nella camera da letto, su di un vasto canapè situato rimpetto a lei vi +era una quantità di carte, che simili ad una cascata, rotolavano dal +divano sul pavimento. + +— Oh! mio Dio! esclamai. Vostra Maestà non sarà condannata, lo spero, a +leggere tutte queste carte. + +— No, ma le ho lette senz’essere condannata. + +— Ciò non mi maraviglia allora, perchè Vostra Maestà è pallida e +abbattuta questa mattina. + +— Lo credo, non ho dormito questa notte. + +— Che ha dunque fatto Vostra Maestà? + +— Ho letto tutte queste carte che tu vedi dalla prima fino all’ultima. + +— E con che scopo, mio Dio? + +— Guarda a chi sono dirette queste carte. + +E mi mostrò un indirizzo di lettera. + +— Al cittadino Mackau — ambasciatore della Repubblica francese — Napoli. + +Io guardava la regina. + +— Come! le chiesi con istupore, il cittadino Mackau comunica a V. M. le +lettere che riceve dal suo governo! + +— Che ingenuità primitiva! disse la regina. In questo momento s’intese +una voce dalla porta che diceva: + +— Ecco l’uomo che V. M. ha fatto chiamare. + +La regina andò in persona alla porta, girò la chiave con cui aveva +chiusa la porta ed aperse. + +Apparve un uomo che poteva appartenere alla classe dei domestici, il +quale, scorgendo la regina, fece un inchino fino a terra. + +— Siete ben sicuro, gli disse, che qui vi sono tutte le carte +dell’ambasciata francese? + +— Tutte senza eccezione, Maestà; fin quelle che erano nel cassetto +dell’ambasciatore. + +— Non menti, eh? + +— Vostra Maestà lo vedrà alle grida che farà l’ambasciatore, quando si +accorgerà di essere stato rubato. + +— Ti ho fatto promettere due mila ducati per questo furto. + +— Sì, Maestà, ne ho già ricevuto mille in conto. + +— Benchè le carte non siano tali quali io sperava, ecco gli altri mille. + +— Grazie, Maestà; ma non è tutto quello che mi venne promesso. + +— Che ti hanno promesso ancora? + +— Siccome sono io solo che entro nel gabinetto del cittadino +ambasciatore, i sospetti cadranno su di me pel primo e sarò certamente +arrestato. + +— Che t’importa, se i giudici non ti condanneranno? + +— Dovrò sempre star qualche mese in prigione. + +— Che t’importa se ricevi cento ducati per ogni mese di prigione che +farai? + +— Difatti, ciò è sempre un compenso; in questo caso confido nella bontà +della regina. + +— Lasciati arrestare, nega sfrontatamente ogni prova che si accumulerà +contro di te, non comprometterci senza alcun pretesto e sta tranquillo. + +— Il ladro, — perchè, si è veduto, era bene un ladro, — mise la sua +borsa in tasca. + +— Come! disse la regina, non li conti nemmeno? + +— Oh! Dopo vostra Maestà... + +— Va bene, sarai ricompensato della tua confidenza, vattene. + +L’uomo fece di nuovo un inchino fino a terra ed uscì. + +— Ebbene? mi dimandò la regina, comprendi ora? + +— No, perchè non posso persuadermi che V. M. abbia fatto prendere le +carte dell’ambasciatore francese da quest’uomo. + +— È però la più semplice e pura verità. + +Confesso che ne rimasi spaventata; mi pareva che un furto stato +eseguito per ordine di una regina fosse sempre un furto. + +La regina indovinò il mio pensiero. + +— Io credeva di trovare in queste carte delle prove di connivenza fra +i giacobini di Napoli con quelli di Parigi, disse ella, ma mi sono +ingannata; però vi ho trovato altre cose non meno importanti. + +— Che cosa ha dunque trovato Vostra Maestà? + +— Aspetta, mi disse, mi pare di riconoscere il passo del re; sì, è lui; +che viene a fare da me a quest’ora? + +In quel momento si udì a battere assai rozzamente alla porta della +regina. + +— Quando ti diceva che era lui, disse, cercando di nascondere le carte +sotto di lei e sotto le pieghe del suo abito. + +Il re aveva un’espressione d’inquietudine. + +— Ah! mio Dio! disse la regina ridendo, che avete, signore, che cosa +avete con quella faccia spaventata? + +— Voi non sapete che cosa è avvenuto questa notte? + +— No, ma quando me l’avrete detto lo saprò. + +— Lasciatemi prima da cavaliere galante baciare la mano a milady, e +chiederle notizie di sir William. + +Porsi la mano al re, che come egli disse baciò galantemente. + +— Sir William sta a meraviglia, gli risposi, e sarà felicissimo del +ricordo di Sua Maestà. + +— Ora, disse la regina, che avete fatto i vostri doveri, ditemi questa +cosa così terribile che è avvenuta questa notte. + +— Ebbene, questa notte hanno involato le carte dell’ambasciata francese. + +— Oh! + +— Questa mattina il cancelliere è venuto da parte del cittadino Mackau, +per portare querela al generale Acton. + +— Veramente! + +— E la querela è scritta in modo, che pare che si sospetti che qualcuno +della corte di Napoli abbia fatto il colpo. + +— Allora è più intelligente di quanto credeva. + +— Chi? + +— Il cittadino Mackau. + +— Come, signora, voi avete cognizione di questo furto? + +— Ne ho inteso a parlare, sì. + +— E sapete dove sono le carte? + +— Press’a poco. + +— Ma dove sono dunque? + +— Volete saperlo? + +— Senza dubbio, non foss’altro che per rispondere a’ reclami del +cittadino ambasciatore. + +— Ebbene, eccole, disse la regina alzandosi; scoprendo le carte, sulle +quali era seduta, e quelle che copriva col suo abito. + +— Mio Dio! disse il re facendosi pallido. + +— Emma, Emma, disse la regina ridendo, porgete un seggiolone a Sua +Maestà, egli si sente male. + +Mi aveva preso come alla regina una tal volontà di ridere, e porsi un +seggiolone al re in cui si lasciò cadere di botto. + +— Ma, signora, disse il re, si saprà che siamo noi che abbiamo +sottratto le carte, e la sottrazione di queste carte è la guerra colla +Francia. + +— Prima di tutto, disse la regina, non siamo noi che abbiamo sottratto +queste carte, sono io che le ho sottratte, e poi non si saprà mai che +sono stata io, e poi avremo egualmente anche senza di ciò la guerra +colla Francia. La sottrazione delle carte non muta la questione. + +— E perchè avremmo avuto la guerra colla Francia? + +— Semplicemente perchè il cittadino Mackau ha degli occhi, che ha +veduto i nostri armamenti, che ha numerato gli uomini e le navi che +noi abbiamo inviato a Tolone, che la Francia è prevenuta di tutto ed +a quest’ora essa non ignora che abbiamo a Tolone quattromila uomini e +quattro vascelli. + +— Non importa, noi non possiamo rifiutare all’ambasciatore la +soddisfazione che dimanda. + +— E quale soddisfazione dimanda? + +— La procedura del furto, nel caso che il ladro fosse un napolitano. + +— E dategliela questa soddisfazione. + +— Ma se il ladro confessa? + +— Non confesserà. + +— Se è condannato però? + +— Egli non sarà condannato, perchè sarà giudicato da un tribunale +napolitano. + +— E, signora, disse il re, non fidatevi, il movimento del giorno è +all’indipendenza. + +— È ben ciò che voglio reprimere, signore, disse la regina, aggrottando +le ciglia; se fa bisogno è bene dai tribunali che comincerei. + +— Allora ciò spetta a voi. + +— È affar mio. + +— V’incaricate voi di quest’affare? + +— Me ne incarico io. + +— Andate dunque e fate a modo vostro; che importa a me di ciò che può +succedere, purchè mi restino i miei boschi per andare a caccia ed il +golfo per pescare? + +— E San Leucio per riposarvi, soggiunse la regina con un sorriso +sdegnoso. + +— È forse Vostra Maestà chi mi farebbe l’onore di inquietarsi per San +Leucio? chiese il re. + +— E perchè inquietarmi di San Leucio, dal momento che questa +interessante colonia ha per capo un uomo del merito del cardinale +Ruffo? Se egli fosse tesoriere invece di essere ispettore non avrei +forse la stessa tranquillità. + +— Siete in collera con questo povero cardinale; vi assicuro però che è +un uomo che ci è divotissimo. + +— Che vi è divotissimo, volete dire. + +— Eh! Dio buono! disse ridendo il re, noi non facciamo _uno?_ + +— Oh! no, signore, e me ne vanto. + +— Voi mi trattate molto male questa mattina, signora. + +— Vi tratto forse alla sera meglio del mattino? + +— Che volete che ne pensi di me Lady Hamilton? + +— Le opinioni di Lady Hamilton sono modellate sulle mie. + +— Vale a dire, riprese il re ridendo, che Lady Hamilton mi fa come voi +l’onore di detestarmi. + +— Oh! disse la regina, Vostra Maestà sa bene che è un altro sentimento +che quello dell’odio che ho per essa. + +— Andiamo, vedo bene che questa mattina non avrò quest’ultimo per voi. + +— Siete venuto per questo? + +— No, signora, io era venuto per vedervi e per dirvi la notizia del +mattino. + +— Ebbene, io di ricambio vi dirò quelle del giorno. Abbiamo deciso il +signor Acton ed io, che due vascelli e tre mila uomini di rinforzo +sarebbero inviati alla flotta anglo-ispana, comandati dai generali +De-Gambs e Pignatelli. Vi lascio l’onore dell’iniziativa, se volete +prenderlo oggi al Consiglio. Sollecitate solamente il loro invio; il +capitano Nelson reclama a tutta possa questo rinforzo. + +— Mediante quest’attività ritornerò in grazia presso di voi? + +— Voi non ne siete mai uscito, signore, disse la regina con un sorriso +mezzo grazioso e mezzo sarcastico. + +Il re avvicinò ad essa, le prese la mano e la baciò, mentr’essa lo +guardava con una espressione indescrivibile. + +— Allora, signora, voi siete _decisamente decisa_ per la guerra? + +— Decisamente decisa, signore, e tanto più decisamente decisa che noi +non possiamo fare altrimenti. + +— Andiamo dunque, signora, sia la guerra, e vedrete che quando sarà +venuto il momento di tirare la spada dal fodero, farò il mio dovere +quanto un altro. + +— Ciò vi tornerà molto più facile, signore: quando il re Carlo III +vostro padre lasciò Napoli, egli vi lasciò la spada con cui Filippo V +conquistò la Spagna, ed egli il regno di Napoli. Però questa spada non +ha veduto più la luce dopo la battaglia di Velletri, ed in quarantatre +anni avvengono tante cose fra un fodero ed una lama. + +— Certamente, mia cara maestra, disse il re scuotendo la testa, voi +avete troppo spirito per me e vi lascio il posto. + +E dopo averci salutate tutt’e due se ne andò. + +— Ora, disse la regina, aspettando che il nostro caro sposo diventi +un Alessandro od un Cesare, abbruciamo le carte inutili, e conserviamo +quelle che sono utili da conservarsi. + +Ci mettemmo all’opera: debbo dire da parte mia senz’alcuna obbiezione +che quel carattere deciso della regina mi trascinava nella sua volontà, +come l’astro trascina il satellite nel suo cammino. + +Ciò che ho raccontato ora avvenne otto o dieci giorni prima dell’arrivo +del capitano Nelson, al quale è d’uopo ritornare. + + + FINE DEL VOLUME QUARTO. + + + + +NOTE: + + +[1] Piccola città rinomata pei suoi piedi di porco. + +[2] Toltane qualche eccezione, lady Hamilton parlando nelle sue memorie +di Nelson, lo chiama semplicemente Mylord. + +[3] Non si dimentichi che è Emma Lyonna che parla, e per conseguenza +parla dal punto di vista del partito realista, poichè altrimenti noi +avremmo detto: avrebbe salvato tutto. + + + + + +Nota del Trascrittore + +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo +senza annotazione minimi errori tipografici. + +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. + + + +*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76092 *** diff --git a/76092-h/76092-h.htm b/76092-h/76092-h.htm new file mode 100644 index 0000000..bcadd81 --- /dev/null +++ b/76092-h/76092-h.htm @@ -0,0 +1,8817 @@ +<!DOCTYPE html> +<html lang="it"> +<head> + <meta charset="UTF-8"> + <title>Memorie di Emma Lyonna, vol. IV | Project Gutenberg</title> + <link rel="icon" href="images/cover.jpg" type="image/x-cover"> + <style> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} +.blockquote {margin: 1em 10%; font-size: 95%;} +p.indr {text-align: right; margin-right: 5%;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} +.title {text-align: center; font-size: 130%; margin-top: 2em; margin-bottom: 2em;} + +div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} +div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} +div.titlepage p {text-align: inherit;} +div.verso {text-align: center; padding-top: 2em; font-size: 95%; margin: 0 10%;} +div.verso p {text-align: inherit;} +div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} +div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} + +h1,h2 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5;} +h1 {font-size: 150%;} +h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em; page-break-before: avoid;} + +span.smaller {display: block; font-size: 80%; margin: .5em 5%; line-height: 1.2em;} + +hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} +hr.mid {width: 50%; margin-left: 25%; margin-right: 25%;} +hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} +.x-ebookmaker hr.silver {display: none;} + +a.tag {vertical-align: .3em; font-size: .8em; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; padding-left: .1em; line-height: 0em; white-space: nowrap;} +div.footnotes {page-break-before: always; font-size: 90%; padding-top: 3em;} +.footnotes h2 {margin-bottom: 2em; font-size: 115%;} +div.footnote {margin-left: 2.5em; margin-right: 2em;} +div.footnote>:first-child {margin-top: 1em;} +div.footnote .label {display: inline-block; width: 0em; text-indent: -2.5em; text-align: right;} + +.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} + +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} +.pad1 {margin-top: 1em;} + +.xx-small {font-size: 50%;} +.small {font-size: 85%;} +.large {font-size: 115%;} +.x-large {font-size: 130%;} +.main-t {font-size: 200%;} +.smcap {font-variant: small-caps;} + +.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} +.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} +.tnote p {padding: 0 1em;} + +.poem {text-align: left; font-size: 95%; margin: 1em 10%;} +.stanza {margin: 1em auto;} +.poem p.i01 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -3em;} +.poem p.i02 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -2em;} +.poem p.i05 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 1em;} +.poem p.i09 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 5em;} +.poem p.i10 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 6em;} +</style> +</head> +<body> +<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76092 ***</div> + +<div class="booktitle"> +<h1> +MEMORIE DI EMMA LYONNA +<span class="smaller">VOL. IV.</span> +</h1> +</div> + +<hr class="silver"> + +<div class="titlepage"> +<p class="main-t"> +<span class="small">MEMORIE</span><br> +<span class="xx-small">DI</span><br> +EMMA LYONNA +</p> + +<p class="pad2 small"> +DI +</p> + +<p class="pad1 x-large"> +ALESSANDRO DUMAS +</p> + +<p class="pad2 small"> +UNICA EDIZIONE AUTORIZZATA IN ITALIA. +</p> + +<p class="pad1"> +Vol. IV. +</p> + +<p class="pad4"> +<span class="large">MILANO</span><br> +G. DAELLI e C. EDITORI<br> +<span class="small">MDCCCLXIV.</span> +</p> +</div> + +<div class="verso"> +<hr class="mid"> +<p> +Proprietà letteraria — G. DAELLI e C. Editori. +</p> + +<p> +STEREOTIPIA G. DASSI E C. +</p> + +<p> +TIP. GUGLIELMINI. +</p> +<hr class="mid"> +</div> + +<div class="chapter"> +<p> +<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span> +</p> + +<p class="title"> +MEMORIE<br> +DI<br> +EMMA LYONNA +</p> +</div> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span></p> + +<h2>I.</h2> +</div> + +<p> +La regina, come ho già detto, mi aveva chiesto il +mio abito di raso bianco per farne uno simile; io +glielo inviai in quella stessa sera. +</p> + +<p> +Tre giorni dopo, il suo domestico mi prevenne che +la regina era al palazzo reale, e chiedeva di me, raccomandandomi +di prendere meco il mio sciallo di +cascemiro azzurro. +</p> + +<p> +Non erano dieci minuti appena che era arrivata +da Caserta, e perchè non la facessi aspettare, mi +mandò a prendere con una carrozza di Corte. +</p> + +<p> +Prevenni sir William della mia uscita, e mi recai +immediatamente dalla regina. +</p> + +<p> +Gli appartamenti della regina erano situati nella +parte dal palazzo che sporge verso il mare, e che +<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> +mette su di un terrazzo coperto di aranci e di +cedri. +</p> + +<p> +Trovai Sua Maestà coll’abito nuovo, che si era +fatto fare sul modello del mio; aveva una sola piuma +bianca nei capelli, ed il suo scialle azzurro era +gettato su di una poltrona. +</p> + +<p> +Volli salutarla colla cerimonia d’uso, ma essa, +dopo avermi presa per mano, mi abbracciò. +</p> + +<p> +— Andiamo, presto, presto, disse, alla toletta. +</p> + +<p> +Da principio non sapeva troppo che significasse +quell’invito, ma essa mi fece vedere il mio vestito +posto su di una poltrona, e compresi che la regina +voleva appagare il capriccio di vederci vestite nella +stessa guisa. +</p> + +<p> +Difatti era quella la sua intenzione. +</p> + +<p> +Le chiesi allora se voleva permettermi di entrare +in un gabinetto vicino per mutare di abito. +</p> + +<p> +Ma essa alzò le spalle. +</p> + +<p> +— A che servono, disse, queste cerimonie fra noi. +</p> + +<p> +Poi, siccome io sembrava assai confusa: +</p> + +<p> +— Lasciate fare a me, soggiunse, io sarò la vostra +cameriera, e vedrete che ne so quanto una +altra. +</p> + +<p> +Io era talmente confusa che non sapeva che mi +facessi; balbettava, tremava; mi punsi le dita cogli +spilli; cercava di distogliermi dalle mani della regina. +</p> + +<p> +— Ma essa è pazza, diceva, ma volete dunque lasciarmi +fare? ve lo comando. +</p> + +<p> +Poi, per provarmi che l’ordine, benchè pronunziato +con una voce imperativa, era un nuovo favore, +mi strinse, nel darmelo, le spalle fra le sue braccia; +un brivido mi corse per tutto il corpo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> +</p> + +<p> +Era così lontana dall’aspettarmi una tale familiarità +da parte di una regina, che aveva fama di donna +la più altiera e più imperiosa del suo regno, che io +credeva di sognare. Chiesi a me stessa se era veramente +la regina Carolina, e se io era veramente io, +vale a dire, essa la figlia dell’Imperatrice Maria Teresa, +ed io la povera figlia di una fantesca di villaggio. +</p> + +<p> +Aveva come un offuscamento morale. +</p> + +<p> +Buono o mal grado dovetti lasciarmi fare; la regina +mi aiutò a levarmi l’abito che aveva quando +era venuta, mi mise il vestito di raso bianco, mi +acconciò sul capo una piuma bianca, e poi avvicinò +le nostre due teste allo specchio e vi guardò un +istante. +</p> + +<p> +Poi con un accento quasi di cattivo umore: +</p> + +<p> +— Davvero, disse, che io faccio proprio un bel mestiere, +decisamente. Milady Hamilton, voi siete più +bella di me. +</p> + +<p> +Io era affatto confusa, rossa fino agli orecchi, nè +sapeva dove celarmi. +</p> + +<p> +— Vostra Maestà, le risposi, mi permetterà di non +essere del suo avviso; io sono avvenente forse; ma +voi, oh! voi sì, che siete veramente bella. +</p> + +<p> +— Lo trovate voi veramente? e me lo dite senza +adulazione? +</p> + +<p> +— Oh! ve lo giuro, esclamai, con tutta la sincerità. +</p> + +<p> +— Come! disse, gettando uno sguardo sulle sue +magnifiche spalle; se foste un uomo, vi innamorereste +di me? +</p> + +<p> +— Più, ancora, signora, vi adorerei in ginocchio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> +</p> + +<p> +Carolina scosse la testa, e sorrise con malinconia. +</p> + +<p> +— Essere amata è già cosa rara, e specialmente +poi per una regina; non chiediamo l’impossibile +però.... +</p> + +<p> +E si fermò con un sospiro. +</p> + +<p> +Io la osservava con un interesse, in cui essa non +poteva ingannarsi. +</p> + +<p> +— E però, ripetei dopo di essa. +</p> + +<p> +La regina mi mise un braccio intorno al collo, +e mi fece sedere a lei vicino sul sofà. +</p> + +<p> +— Quante volte siete stata amata? mi disse. +</p> + +<p> +— Vostra Maestà mi chiede quante volte ho amato, +o quante volte sono stata amata? +</p> + +<p> +— Avete ragione, non è la stessa cosa: io domando +quante volte siete stata amata. +</p> + +<p> +— Una volta da una tenera amicizia, ed una volta +da un amore profondo. +</p> + +<p> +— E quale di questi due sentimenti vi ha reso più +completamente felice? +</p> + +<p> +— La tenera amicizia, io credo. +</p> + +<p> +— E voi? +</p> + +<p> +— Io? +</p> + +<p> +— Sì, voi; di tutti i vostri adoratori, chi è quello +che vi ha amato di più? +</p> + +<p> +Io sorrisi. +</p> + +<p> +— Debbo rispondere francamente? +</p> + +<p> +— Con me, sempre. +</p> + +<p> +— Un terzo che non mi amava. +</p> + +<p> +La regina fece un movimento di testa, sospirando. +</p> + +<p> +— Eppure la è proprio così, disse ella: ecco come +siamo noi altre donne; anch’io, mia povera Emma, +<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> +ho sacrificato un amore vero e profondo ad un amore +finto e ambizioso, e ne porto la pena; ho un marito +che non mi ama, e vi confesserò che non lo posso +amare, ed un amante che disprezzo. Vi maravigliate +che vi dica tutte queste cose con tale franchezza; +ma che volete, io ho istinto che mi trascina verso +di voi; d’altronde, si dice tutto pubblicamente a +Napoli, sicchè il merito della confidenza non è grande, +e con tutta probabilità voi saprete già da molto +tempo ciò che oggi vi ripeto io stessa. +</p> + +<p> +— Quanto mi dice Vostra Maestà non mi è meno +interessante. +</p> + +<p> +— La mia Maestà è una triste Maestà in quanto a +felicità. Ma mettendo il piede sul suolo di Napoli, +scorgendo l’uomo a cui era destinata, sentii che era +condannata. +</p> + +<p> +— Davvero! esclamai; che differenza, mio Dio! fra +il re e voi. +</p> + +<p> +— Tu t’incarichi adesso soltanto della mia scusa, +cara Emma, tu, anima delicata, fine, squisita, figurati +del mio disinganno. Era giovane, aveva quindici anni +appena, mi avevano detto che andava a regnare nella +terra ov’era morto Virgilio, ed era nato il Tasso, che +doveva sposare un giovane principe, un nipote di +Luigi XIV, un discendente di Enrico IV. Arrivai per +così dire coll’Eneide in una mano, e colla Gerusalemme +liberata nell’altra; il mio fidanzato sarebbe +egli Eurialo o Tancredi, io sarei ciò che avrebbe voluto, +Camilla od Erminia; amazzone o pastorella. +Arrivai con tutte le speranze di un cuore vergine, +con tutti i sogni di un animo vissuto fra le ballate +della nostra vecchia Germania; e vidi... lo hai veduto, +non ho bisogno di farti il suo ritratto, una specie di +<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> +villano illetterato, che non parla altra lingua che il +dialetto napolitano: un vero lazzarone del molo che +mangia maccheroni nel palco reale; un pescatore di +Mergellina che vende il suo pesce nel linguaggio dei +marinai di porto, un cacciatore grossolano senza +poesia, che corre dietro alle contadine, un sultano di +villaggio che si è fatto un harem di mandriane. Oh! +ti assicuro! l’illusione non fu lunga. Un giorno credetti +che ancora poteva essere felice; vedi, io aveva +incontrato sul mio cammino chi aveva tutte le qualità +che a lui mancavano, giovine, bello, elegante, +spiritoso; e oltre a tutto ciò anche principe, cosa che +non gli stava anche male. +</p> + +<p> +— Il principe di Caramanico, pronunziai, senz’accorgermi +della inconvenienza della mia interruzione. +</p> + +<p> +— Conosci il suo nome? disse la regina. +</p> + +<p> +Io arrossii. +</p> + +<p> +— Oh! non arrossire, mi disse; quello là, una regina +può confessarlo, mi amava veramente, povero +Giuseppe, non già perchè era una regina, eh lo so, +egli mi ama sempre. +</p> + +<p> +— Ma allora chi impedisce a Vostra Maestà di rivederlo? +</p> + +<p> +— Si ha cura d’allontanarlo da me. +</p> + +<p> +— Fatelo ritornare, richiamatelo. Oh se fossi regina +io ed amassi un uomo, e detestassi un marito, +nulla al mondo m’impedirebbe di avere vicino a me +colui che amassi. +</p> + +<p> +— Fuorchè il timore d’ucciderlo richiamandolo, +mi disse la regina con una voce mesta. +</p> + +<p> +Io raccapricciai. +</p> + +<p> +— E chi potrebbe commettere un simile delitto? +dimandai io. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> +</p> + +<p> +— Quegli che ha preso il suo posto, e che potrebbe +temere ch’egli lo riprendesse. +</p> + +<p> +— Vostra Maestà ha una tale convinzione, esclamai, +e si tiene quest’uomo vicino? +</p> + +<p> +— Che vuoi mai! nelle regioni che noi abitiamo +ci sono delle insidie politiche, e quando si è presa +e’ bisogna restar presa, gridare è proibito, tutto un +popolo vi ascolta e vi dice ridendovi in faccia: — ben +fatto. — Lamentarsi è pure una grande consolazione, +ma per rammaricarsi bisogna avere un’amica; +così, lo vedi senza nemmeno sapere se ho +un’amica, mi sfogo. +</p> + +<p> +— Oh! voi ne avete una, signora, e che vi amerà +non già perchè siete regina, esclamai, quasi sul +punto di gettarle le braccia al collo come ad una +mia eguale. +</p> + +<p> +Repressi quel movimento. +</p> + +<p> +— Ma che si allontanerà da me perchè lo sono, +disse Carolina con un triste sorriso. Ahimè! mia povera +Emma, le regioni del trono sono come le sterili +cime delle alpi; ad una certa altezza non spunta +più nulla, nè amicizia nè amore. +</p> + +<p> +— Vedete bene che v’ingannate, signora, perchè +quest’uomo vi ha amata, e come voi dite, vi ama +ancora, e perchè infine anch’io.... +</p> + +<p> +— Ebbene tu? +</p> + +<p> +— Anch’io incoraggiata di ciò che mi dite, vi confesso +che pure vi amo. +</p> + +<p> +— Oh! l’ho sognato tante volte d’avere un amica, +ma non ho trovato che delle compiacenti, la San +Marco e la San Clemente, che continuamente mi +chiedono favori per loro, e quando non ne chiedono +per loro, me li chiedono pei loro amanti, e quando +<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> +non me li dimandano pei loro amanti, me li dimandano +pei loro mariti. Sono amiche costoro? +</p> + +<p> +— Io, signora, esclamai, non ho nulla da chiedervi +per nessuno, nè per me, nè per mio marito; e in +quanto ad amanti, non ne ho più, ed ho anche una +grande paura di non averne più. +</p> + +<p> +— È precisamente perchè tu hai nulla da chiedermi +nè per te nè per gli altri, disse la regina con +un sorriso amaro, che non ti darai la cura d’essere +mia amica. +</p> + +<p> +— Oh! sì, sì, esclamai, non potendo più resistere +all’attrazione che mi spingeva verso di lei, e gettandole +questa volta le braccia al collo; sì, ve lo +giuro. +</p> + +<p> +— Alla buon’ora, ecco un buon moto, disse la regina: +ebbene voglio ricompensarti mostrandoti ciò +che io non mostrerei a nessuno, questo ritratto.... +poi, fermandosi, più tardi, mi disse, fra dieci anni +tu conoscerai che nella vita d’una donna, fosse regina +o lavandaia, vi ha sempre un amore che lascia +una traccia più profonda degli altri: questo amore +è sovente per tutti il primo che passa in realtà, o +che ritorna colle rimembranze innanzi questo specchio +che si chiama il cuore. Si crolla tristamente la +testa e si dice: non è lui; poi a poco a poco lo +specchio si appanna, e non riflette più nessuno, e +però quando si guarda oltre la nebbia sparsa sulla +sua superfice è sempre lui che ritorna là. +</p> + +<p> +Chinai la testa, il solo uomo che avrei amato, o +creduto d’amare era sir Harry, e sentiva che nessuno +di quelli che aveva conosciuto non aveva lasciato +nel mio cuore quell’orma profonda di cui +parlava la regina. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> +</p> + +<p> +Era dunque destinata a non amare più, o non +aveva ancora provato il mio vero amore! +</p> + +<p> +La regina andò al suo stipo, capo d’opera di Boule, +magnifico regalo di Luigi XVI, aperse un cassettino +segreto, e mi si avvicinò con una piccola cassetta. +</p> + +<p> +Questa cassetta racchiudeva un medaglione nel +suo astuccio, un pacco di lettere, dei fiori, e delle +foglie secche. +</p> + +<p> +Io sorrisi. Pensava a questa regina altiera, potente, +assoluta, a questa donna che si accusava di avere +un cuore di bronzo, o piuttosto, ciò che era ben +peggio, di non averne del tutto, e che come una +semplice donna, come una collegiale che piange i +suoi ultimi giorni di vacanza, come una monaca +che rimpiange la sua libertà, mi mostrava fiori, foglie +secche, lettere ed un ritratto. +</p> + +<p> +Lo scettro può infrangere la mano; la corona può +bruciare la fronte della regina; ma vi ha un angolo +del cuore dove la donna resta sempre donna. +</p> + +<p> +Io sorrisi a questa nuova prova della nostra forza, +o della nostra debolezza, come volete. +</p> + +<p> +— Tu ridi, mi disse la regina, e trovi che sono +pazza: ebbene ridi ancor più forte se vuoi; una porzione +del mio cuore è dove si trova, l’altra è con queste +lettere, con questi fiori secchi, con questo ritratto. +Spesso dopo aver sopportato di volta in volta un marito +che odio ed un amante che disprezzo, mi rinchiudo +sola in questa camera, prendo dallo stipo la mia +cara cassetta, l’apro e mi dico: questa foglia d’alloro +l’abbiamo colta una sera presso la tomba di +Virgilio. La luna che sorgeva splendida dietro il +monte sant’Angelo gettava larghe ombre sopra +Posilippo; eravamo tutti e due perduti in uno di +<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> +quegli angoli di tenebre, e come separati dal mondo +dei viventi che chiassava al disotto di noi. Suonavano +le undici ore al convento di sant’Antonio. Egli +era ai miei ginocchi, come un pastore di Teocrito o +di Gessner, e mi supplicava; ci eravamo detto che +ci amavamo; ma io non gli aveva ancor accordato +nulla, fuorchè la verginità del mio cuore; all’ultima +squilla dell’undecima ora, io colsi questa foglia; +l’appoggiai alle mie labbra, ed abbassai la mia testa +vicino a lui; egli pose la sua bocca sull’altra pagina +della foglia, che separava soltanto col suo spessore +le sue labbra dalle mie. Ad un tratto tirai vivamente +la foglia. Le nostre labbra si toccarono; egli +mise un grido, come se gli fosse entrato nel cuore +un ferro rovente; lo vidi impallidire, chiudere gli +occhi e cadere: io lo ritenni fra le mie braccia e me +lo strinsi al cuore. +</p> + +<p> +Era una bella sera di maggio, il sette; il mare +splendeva come un lago d’argento fuso, Giove sorgeva +al disopra del Vesuvio, rosso come se uscisse +dal cratere. Ah! povera foglia secca! sono già quattordici +anni da che sei colta, e vedi però che io non +ho dimenticato nulla di quella sera di felicità, nè +di quella notte di delirio che la seguì. Ognuna di +queste piante e di questi fiori segna un grado dei +nostri amori, ed ha la sua storia come questa foglia +di alloro; con questa io potrei ricomporre per intero +il poema della mia felicità e della mia gioventù. +Questo ramo di erica era sul mio seno in una notte +di follia. Il re aveva un reggimento privilegiato che +chiamava suoi Liparioti, perchè tutti quelli che lo +componevano o quasi tutti almeno, erano delle isole di +Lipari. Giuseppe era capitano in questo reggimento. +<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> +In quell’epoca, sorvegliata com’era dal vecchio +Tannucci, che io detestava quanto egli mi odiava, +noi non potevamo vederci se non in mezzo a mille +pericoli: io feci venire al re l’idea di dare una festa +al suo reggimento. Fu convenuto che ci saremmo +vestiti il re da oste ed io da cantiniera, e che avremmo +servito gli ufficiali del reggimento. Si piantarono +due tende immense, l’una a cui presiedeva il re in +beretta bianca col grembiale di cucina annodato +alla cintura, ed il coltello al fianco; ed aveva per +garzoni dell’osteria i principali signori della sua +corte. Io vestita come le donne di Procida, il fazzoletto +rosso annodato di dietro, il corsetto ricamato +in oro, che mi stringeva alla vita, la gonnella +corta di scarlatto che lasciava vedere parte +delle gambe; aveva per fantesche le dodici principali +dame della corte. Caramanico venne a sedersi +ad uno dei miei tavoli, ed io occupandomi degli +altri poteva occuparmi di lui. Oh! con quale felicità +io era la sua fantesca. Quando beveva alla +salute della regina, io sapeva che era a quella di +Maria Carolina, e non a quella della regina che beveva. +Io passava vicino a lui, la mia gonnella accarezzava +i suoi ginocchi, il mio braccio le sue spalle, +io passava e ripassava continuamente; aveva sempre +da fare in quello stretto passaggio che egli mi rendeva +il più stretto possibile. La musica diede il segnale +della danza, e come uno dei principali uffiziali +del reggimento aveva diritto di invitarmi: noi +ballammo insieme tre volte. +</p> + +<p> +Egli aveva veduto il mazzettino di fiori che io +aveva alla cintura; approfittò di un intervallo, in cui +non danzava, per comprarne un altro simile e me +<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> +lo diede, io gli diedi il mio. Eccolo qui il suo, è un’erica +contornata di garofani. Vuoi vedere la lettera +che mi scrisse al giorno dopo? eccola, prendila. +</p> + +<p> +Presi la lettera dalle mani convulse della regina e +lessi: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Oh! mia adorata Carolina, eccomi dunque ricaduto +dal cielo in questo deserto che si chiama la +terra, quando tu non vi sei; è un sogno od una +realtà? Ebe o Venere non so quale, poichè ambedue +son bionde, giovani e belle, mi hanno presentato +l’ambrosia, mi hanno versato il nettare: Ah! ho conosciuto +la divina bevanda che per tutta la nostra +ultima notte ho bevuto sulle tue labbra, ben più +inebbriante di quella che mi versasti ieri: non pensare +che ad una cosa, mia cara Carolina, solamente +pensa col tuo spirito, colla tua anima, col tuo cuore, +con tutto ciò che Dio ha messo in te di amore, +pensa a darmi una notte, una di quelle belle notti +stellate di baci, che restano nella mia memoria mille +volte più brillanti dei miei giorni. +</p> + +<p> +«Ahimè! perchè sei tu la regina, e non sei semplicemente +e realmente una di quelle belle fanciulle +dell’isola greca, di cui portavi ieri il vestito? allora +non vi sarebbe più palazzo custodito dalle sentinelle, +corridoi custoditi dalle dame d’onore, camere +custodite da un re, ma ci sarebbe una barca, col +mare sotto i nostri piedi, il cielo al di sopra del +nostro capo, un promontorio dal dolce nome che si +chiama Miseno, un golfo di rimembranze amorose +che si chiamerebbe Baia, una foresta d’aranci ove +noi ci perderemmo per uscirne il più tardi possibile +e che si chiamerebbe Sorrento: e la vita con te, la +libertà con te, la sventura con te, la morte con te, +<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> +ma nulla senza di te, nemmeno la gloria, nemmeno +la felicità, nemmeno un posto alla destra di Dio. +</p> + +<p class="indr"> +«Il tuo <span class="smcap">Giuseppe</span>.» +</p> +</div> + +<p> +Lasciai cadere la lettera sospirando. +</p> + +<p> +— Credi tu che mi amasse? dimandò la regina, +mentre la raccoglieva e l’appoggiava sulle sue labbra. +</p> + +<p> +Io non risposi. +</p> + +<p> +— Sì, comprendo, disse, tu chiedi a te stessa, non +osando di dimandarlo a me, come amando un tale +uomo abbia potuto acconsentire di allontanarlo da +me; tu ti domandi come avendolo amato, ho potuto +amarne un altro; io non ho amato un altro, io sono +stata la favorita d’un altro, ecco tutto; che vuoi? +Cleopatra dopo essere stata l’amante del divino Cesare, +che aveva messo la sua statua d’oro in Campidoglio, +è stata la ganza del beone Antonio. Non +parliamone più; è la mia macchia. Vuoi vedere il suo +ritratto? +</p> + +<p> +Aperse con violenza quasi collerica lo astuccio, +e mi pose sotto gli occhi una bella miniatura. +</p> + +<p> +Era il ritratto d’un uomo dell’età di vent’otto +ai trent’anni, dalla fisionomia più tosto severa che +tenera, con bei capelli neri, begli occhi neri, un incarnato +pallido. +</p> + +<p> +Portava l’uniforme di capitano dei Liparioti; era +stato incominciato il giorno seguente a quello ricordato +col ramoscello d’erica, glorificato dalla lettera, +e dato alla regina in quella notte chiesta con +tanta istanza. +</p> + +<p> +In questo momento si bussò alla porta. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> +</p> + +<p> +— Chi è? dimandò la regina, componendosi come +se avesse temuto che uno sguardo profano le macchiasse +i fiori, le lettere ed il ritratto nella cassetta. +</p> + +<p> +— Io, signora, rispose una voce d’uomo. +</p> + +<p> +Le sopraciglia della regina si contrassero, e diedero +al suo bel volto una espressione incredibile di +durezza. +</p> + +<p> +— Aveva detto che io non c’era per nessuno, rispose +la regina. +</p> + +<p> +— Nemmeno per me? chiese la voce. +</p> + +<p> +— Quando dico per nessuno, replicò duramente la +regina, non vi è eccezione per nessuno. +</p> + +<p> +— Aveva delle notizie politiche importanti da comunicare +a Vostra Maestà. +</p> + +<p> +— Comunicatele al re, gli do per oggi i miei pieni +poteri. +</p> + +<p> +— Però quando Vostra Maestà saprà... +</p> + +<p> +— Non voglio saper niente per oggi, disse la regina +impazientita, e battendo i piedi. +</p> + +<p> +— Vostra Maestà è con Lady Hamilton? +</p> + +<p> +— Credo che m’interroghiate, disse Carolina. +</p> + +<p> +— No, signora, ma sir William è venuto per prevenire +milady, che avendo, come io, ricevute le stesse +notizie, partiva per Caserta. +</p> + +<p> +— Egli sa che Milady è qui? +</p> + +<p> +— Sì, Maestà. +</p> + +<p> +— Ebbene, che vada a Caserta. +</p> + +<p> +— Allora parto con lui, continuò la voce. +</p> + +<p> +— Partite, signore. +</p> + +<p> +S’intese il rumore dei passi che si allontanavano. +</p> + +<p> +— Egli era per disturbarmi la mia giornata, disse +la regina. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> +</p> + +<p> +— Però signora, avventurai, se le notizie che vi +porta sono tanto importanti quanto lo dice...? +</p> + +<p> +— Oggi che tengo con una mano il suo ritratto, +e coll’altra stringo un’amica sul mio cuore, rispose +Carolina, darei il mio trono per un carlino, a più +forte ragione quello degli altri. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span></p> + +<h2>II.</h2> +</div> + +<p> +Si comprende che fra me e la regina si era parlato +del principe Giuseppe Caramanico, allora vice re di +Sicilia. +</p> + +<p> +Egli era ministro del re ed amante della regina +quando propose, nello scopo di creare una marina +a Napoli, di chiamare dalla Toscana il capitano di +fregata Giovanni Acton. +</p> + +<p> +Perchè quest’uomo quasi ignoto, e che non aveva +nessuna attitudine superiore, fu scelto dal principe +Caramanico, che era un’intelligenza di primo +ordine? +</p> + +<p> +Tutto è fortuna e sventura a questo mondo. Nato +a Besançon, da una famiglia irlandese, Giovanni +Acton entrò nella marina francese, ove sopportò +<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> +delle umiliazioni, che si dissero meritate, e lasciò +la Francia, serbando contro di essa un livore, che +poi diventò un odio accanito. +</p> + +<p> +Egli fece partecipare a questo livore la regina Carolina, +prima che avesse avuto i motivi troppo legittimi +della morte di Luigi XVI e di Maria Antonietta. +Si avrà un’idea di quest’odio di Acton contro +la Francia da questo solo fatto: durante una carestia, +in cui a Napoli si moriva letteralmente di fame, egli +fece rifiutare, perchè veniva dalla Francia, un’imbarcazione +di grano inviata da Luigi XVI. +</p> + +<p> +Durante una spedizione contro i barbareschi, in +cui egli comandava una fregata, fu il solo che spiegò +una certa intelligenza: costeggiando la spiaggia +aveva potuto sostenere le truppe in uno sbarco, +aiutarle nel loro rimbarco; la voce di questo fatto +era venuta fino alle orecchie del principe di Caramanico, +il quale, compreso della gloria di un trono +sul quale era assisa la donna che adorava, aveva +proposto Acton al re; un segno di testa della regina +l’aveva fatto accettare. +</p> + +<p> +Ma come il Principe così pieno di lealtà, di eleganza +e di devozione, fu rimpiazzato da un semplice +uffiziale irlandese, brutale, mediocre, senza gioventù +e senza bellezza, è uno di quei misteri che compie +soltanto l’amore od il capriccio, ma che l’intelligenza +non spiega mai. +</p> + +<p> +Il fatto inesplicabile avvenne pertanto. Giovanni +Acton succedette al principe di Caramanico, che fu +inviato o piuttosto esiliato a Londra col titolo di +ambasciatore, e che dopo due o tre anni ritornò in +Sicilia con quello di vicerè. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> +</p> + +<p> +Egli si trovava a Palermo quando la regina mi fece +la confidenza di quanto ho riportato. +</p> + +<p> +Si vede che il signor Giovanni Acton non aveva +indovinato il tempo di venire in quel momento a +battere alla porta della regina. +</p> + +<p> +Però, come se questa interruzione avesse bastato +a mutare il corso delle sue idee, chiuse la piccola +cassetta, la ripose nel tiratoio, e alzò la tavoletta +dello stipo che lo dissimulava. Si fermò davanti ad +uno specchio, si aggiustò leggermente l’acconciatura, +e con un accento d’indifferenza e di leggerezza +affettata: +</p> + +<p> +— Andiamo a passeggiare, disse, tirando con violenza +il cordone del campanello. +</p> + +<p> +Un momento dopo si udì a toccare alla porta. +</p> + +<p> +— Entrate, disse la regina, gettandosi il suo sciallo +sulle spalle. +</p> + +<p> +— Vostra Maestà, dimentica che ha chiuso la porta +di dentro. +</p> + +<p> +— È vero; aprite Emma. +</p> + +<p> +Io apersi. +</p> + +<p> +La regina si diede uno sguardo sulle spalle. +</p> + +<p> +— Ah! sei tu, San Marco, disse: questa sera ceneremo +fra noi donne, tu, la San Clemente, Emma +ed io; s’illuminerà il gabinetto rosa e la sala piccola; +si preveranno i nostri abituati Rocca Romana, +il vecchio Gatti, Moliterno, Pignatello, ma non voglio +dei noiosi e sermonatori, nessun diplomatico. +Termoli se viene sarà il ben venuto. +</p> + +<p> +Bisogna invitarlo? chiese la marchesa di San +Marco. +</p> + +<p> +— Ah! no, no; lasciamo qualche cosa all’avventura. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> +</p> + +<p> +Poi volgendosi a me: +</p> + +<p> +— È il figlio di San Nicandro, disse, di quell’idiota +che ha fatto l’educazione del re. Ha tale vergogna +pel modo con cui è riescito suo padre, che ha preso +il nome di Termoli, uno del suoi feudi. È da uomo +di spirito. Così ho deciso che la colpa dei padri non +ricadrebbe sui figli, e gli ho perdonato. Ma Lemberg +senza alcun pretesto, non voglio sapienti. In tutti +i paesi del mondo i dotti sono noiosi; in Italia poi +sono insopportabili. Hai ben compreso, San Marco? +disse volgendosi a lei, in tutto dieci o dodici persone +al più, <i>dei miei</i>; poi conducendomi per lo scalone: +</p> + +<p> +— Vi sono <i>i miei e quelli del re</i>, è vero che quelli +là non sono molti. +</p> + +<p> +Scendemmo, un calesse a due cavalli ci attendeva +in corte, senz’altra distinzione che un F ed un B +con sovrapposta una corona chiusa; il cocchiere era +in piccola livrea. +</p> + +<p> +La regina ed io eravamo esattamente l’una come +l’altra; una veste di raso bianco, una piuma bianca +nei capelli ed uno sciallo azzurro, componevano +tutta la nostra toletta; la sola differenza fra noi era +che la regina aveva i capelli biondi, ed io castagni +oscuri. +</p> + +<p> +Uscimmo dal palazzo, volgemmo verso la discesa +del Gigante e Santa Lucia, passammo dinanzi al +piccolo palazzo del Chiatamore, casina di delizie del +re; poi scendemmo alla riviera di Chiaja e seguimmo +la piaggia di Mergellina, fino alle rovine che il popolo, +che fa sempre una popolarità delle grandi lascivie, +o dei grandi delitti, chiama palazzo della regina +Giovanna, e che è in realtà il palazzo di Anna +<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> +Caraffa, che il duca di Medina Coeli suo consorte, +richiamato in Ispagna dopo la caduta del gran duca +Olivarez, lasciò ancor incompiuto e che al giorno +d’oggi è ancora come l’ha lasciato. Per arrivare là +dovemmo passare davanti ad una casa di mediocre +apparenza che in quell’epoca non aveva numero, — le +case di Napoli non furono numerate che cinque +o sei anni dopo per facilitare le perquisizioni domiciliari, — e +passando innanzi a quella casa, la regina +stese il braccio, dicendo: +</p> + +<p> +— Vedi tu quella casa? +</p> + +<p> +— Sì, Maestà, risposi. +</p> + +<p> +— Ebbene, è la casa di pesca del mio augusto +consorte, è là su quella spiaggia ch’egli vende il +pesce che ha preso, con un linguaggio che non la +cede in nulla a quello dei lazzaroni suoi amici: non +hai mai veduto questo spettacolo così curioso? +</p> + +<p> +— No, Maestà, nè desidero di vederlo. +</p> + +<p> +— Hai torto, ciò ti darebbe probabilmente della +maestà reale un’idea tutta diversa di quella che hai. +</p> + +<p> +E si gettò in fondo alla carrozza con un movimento +d’impazienza e di sdegno, che aveva particolarmente +quando parlava di suo marito. +</p> + +<p> +Era l’ora della passeggiata; vi era un’enorme affluenza +di carrozze, che secondo l’abitudine andavano +fino all’estremità di Mergellina, ritornavano +per la riviera di Chiaja, rimontavano per la via di +Chiaja fino alla Chiesa di S. Ferdinando, seguivano +la strada Toledo fino al Mercatello, e poi ritornavano +come se fossero state obbligate al medesimo cammino. +Difatti non vi è che una sola passeggiata a +Napoli, che si possa chiamare tale, un pavimento +polveroso ed una strada che, riscaldata a cinquanta +<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> +gradi durante la giornata, resta a trenta nella sera. +</p> + +<p> +Durante questa passeggiata, il calesse reale fu +l’oggetto della curiosità pubblica. Io era ancor poco +conosciuta a Napoli, di modo che gli onori fatti ad +una persona straniera, ad una faccia nuova, erano +uno stupore per ciascuno: alcune dame della corte +poi, alzandosi, come mosse da una scossa elettrica, +esclamavano le une: — «Lady Hamilton!» — le +altre: — «l’ambasciatrice d’Inghilterra!» — Due o +tre pronunziarono semplicemente — «Emma Lyonna» — cosa +che mi provava che sventuratamente +era conosciuta anche sotto questo nome. +</p> + +<p> +Incontrammo il mio vecchio adoratore, il vescovo +di Derry. Vedendomi nella carrozza reale, il suo viso +si rischiarò di un raggio di gioia, ma non mi parve +punto maravigliato. Mi avesse veduto alla destra di +Giunone od alla sinistra di Minerva, egli avrebbe +trovato che era appena al mio posto. +</p> + +<p> +E a tutte queste esclamazioni, a tutte queste maraviglie +la regina sorrideva col suo sorriso altiero, +che sembrava dire: +</p> + +<p> +— E perchè no, se mi piace così? +</p> + +<p> +Rientrammo a sera. +</p> + +<p> +Presso la sala di pranzo illuminata a giorno, ove +la mensa era stata preparata per la nostra piccola +brigata collo stesso lusso come se vi fosse stata +gala, vi era il piccolo gabinetto rosa di cui aveva +parlato la regina. Questo misterioso recesso era illuminato +da una sola lampada di alabastro, che +spargeva la sua luce appannata sui mobili e sui +tappeti. Le finestre mettevano sul terrazzo, ed a +traverso le fronde degli aranceti si vedeva scintillare +il mare arrubinato dal fuoco del sole cadente. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> +</p> + +<p> +La regina, entrando, non fece che attraversare la +sala da pranzo, e mi condusse al gabinetto. +</p> + +<p> +Non so se la regina della voluttà, Venere, Astarte +in persona, sia a Gnido, a Pafo, a Citera, al tempo +in cui era amata da Adone, adorata da Pericle e da +Alcibiade, abbia inventato qualche cosa di più soave, +di più profumato di questo grazioso nido di colomba, +ove la brezza del mare vi giunge per mezzo alle +fronde fiorite degli aranceti; evidentemente quel gabinetto +che sembrava fatto di madreperla, di perle +e di foglie di rosa, non aveva eco che per le dolci +parole, e i gemiti del cuore. E respirando quelle emanazioni +profumate si sentiva come in preda alla più +voluttuosa corrente magnetica della natura. Appena +vi entrai provai una strana emozione, come se un +dolce incanto, addormentato nel mio cuore, mi si +risvegliasse ad un tratto. Era un incanto simile a +quello che aveva provato in quella notte, in cui sir +Harry si era avvicinato al mio letto, per prendere +il posto del suo amico sir John; tutti i sentimenti +di misterioso languore assopiti nel mio cuore, dopo +il mio matrimonio con sir William, e che io aveva +creduto morto e seppellito, cominciavano a scuotersi +ed a palpitare di nuovo. Le mie labbra inaridirono, +come sotto un soffio ardente, i miei occhi rimasero +semiaperti, il mio petto era ansante, e caddi quasi +coricata sui cuscini, mormorando: +</p> + +<p> +— Oh! come non poter amare qui! +</p> + +<p> +— E chi t’impedisce di amare? chiese la regina. +Sei tu in età da non poter più amare? +</p> + +<p> +— No, risposi. — Ma chi amare? +</p> + +<p> +— Ah sì! rispose la regina. <i>Qui sta il punto</i>, come +dice il tuo poeta: chi amare? è ciò che dimandava +<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> +Saffo all’amore prima di vedere Faone; essa vide +Faone, e scontò colla vita lo sguardo che gettò sul +giovane lesba. Povera Emma, soggiunse la regina +a mezza voce. Tu hai ragione; chi amare? perchè +l’amore degli uomini è fatale, e le vere amicizie, credimi, +sono le amicizie di donne. +</p> + +<p> +Mi sollevai a stento, e la guardai con stupore. +</p> + +<p> +— Vedi la mia povera sorella Maria Antonietta, mi +disse: per sette anni è stata la sposa di suo marito +senza essere sua moglie; ebbene, questi sette anni +sono stati i più felici della sua vita. È vero che ha +avuto la fortuna di avere due amiche come io vorrei +trovarne una: la principessa di Lamballe e madama +di Polignac. Ebbene, ti mostrerò le lettere che +mi scrisse in data di quell’epoca; e si scorge che +non ebbe mai una nube in cuore; sono le Dellon, +le Coigny, le Ferrer, che hanno sollevato la tempesta +intorno a lei. Lamballe e Polignac! Erano il bel +tempo, il sereno, erano il sole. Vuoi tu essere per +me, Emma, disse la regina cingendomi del suo braccio, +ciò che le due tenere amiche sono state per mia +sorella Maria Antonietta? +</p> + +<p> +— Oh! sì, esclamai con tutta l’ingenuità della mia +anima; oh! sì, lo voglio, e con tutto il cuore. +</p> + +<p> +— Grazie, esclamò la regina, appoggiando con un +movimento rapido e veemente le sue labbra sulle +mie. +</p> + +<p> +— Oh! io sento che ti amerò, vedi più ancora di +quant’altri ho amato. +</p> + +<p> +Misi un debole grido; io non mi aspettava queste +carezze quasi virili; mi parve che le forze mi mancassero, +che una nube mi oscurasse la vista, quasi +<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> +quasi sveniva; mi sollevai a stento, respingendo +dolcemente la regina. +</p> + +<p> +— Oh! sospirai, che ho io dunque che mi sembra +di soffocare? +</p> + +<p> +— Non v’ha nulla da maravigliarsi in ciò, disse la +regina alzandosi alla sua volta, e sostenendomi pel +braccio; è questo caldo di luglio, i nostri abiti di +raso, ed i busti di balena. Ma, cara amica, noi abbiamo +ancora qualche minuto prima di cena; spogliamoci +di questi abiti pesanti, e mettiamo dei semplici +accappatoi: questa sera noi non riceviamo che +delle amiche, e tu civettina non hai bisogno di toletta +per sembrare più bella. +</p> + +<p> +— È inutile che te lo dica, lo sai, ad un’ora di mattina +quando se ne anderanno, noi troveremo pronto +il nostro bagno, e tu ritornerai a casa fresca, come +se fossi venuta uscendo da quelle belle onde azzurre +che vedi a scintillare laggiù. +</p> + +<p> +E dicendo queste parole la regina stessa sciolse i +ganci del mio abito, ed i lacci del mio corsetto; +abito e corsetto caddero a terra. +</p> + +<p> +Respirai, e mandai un sospiro di consolazione. +</p> + +<p> +— Davvero, disse la regina, quando si è ben fatta +come te, cara Emma, è un peccato di non vestirsi +in una foggia diversa di quella di Aspasia, — aspettate, +e poi vi aggiusteremo la vostra tunica, mia +bella greca; non fate la civetta, almeno, questa sera +con Rocca Romana o Moliterno; io ne sarei gelosa +da morirne. +</p> + +<p> +— L’uno di questi due signori, chiesi sorridendo +ha forse l’onore di essere guardato con interesse da +Vostra Maestà? +</p> + +<p> +— Non ho detto che sarei gelosa di essi, scioccherella, +<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> +disse la regina; ho detto che sarei gelosa di te; +guarda la toletta di notte preparata per me, là sulla +poltrona presso il mio letto.... +</p> + +<p> +E dicendo queste parole, aperse una porta, che +metteva nella camera da letto. +</p> + +<p> +— Prendila, mi disse, io chiamo perchè me se ne +porti un’altra. +</p> + +<p> +— Eguale? +</p> + +<p> +— Senza dubbio, eguale; non ci siamo intese che +siamo due sorelle, e più ancora due amiche? +</p> + +<p> +Essa tirò il campanello. +</p> + +<p> +Entrai nella camera da letto per fare contrasto +col gabinetto illuminato, come ho detto, da una +lampada d’alabastro; la camera da letto era rischiarata +da una lampada di vetro rosa di Boemia, ciò +che faceva un grazioso contrasto. Era tutta a tende +di taffetà bianco, e la luce, che passava dal cristallo +incarnato, dava alla stoffa un riflesso rosa; due porte +agli angoli mettevano l’una ad un gabinetto di toletta, +l’altra in una sala di bagno, che in tutta la +sua estensione non era che un’immensa vasca di +marmo bianco, circondata da gradini coperti da +stuoie così fine che i loro disegni sembravano ricami; +in ciascun angolo vi erano dei cuscini di seta. +</p> + +<p> +Questa sala era tutta dipinta alla maniera di Pompei, +colle famose danzatrici di Capri che volteggiavano +sulle pareti. +</p> + +<p> +In tutto ciò vi era qualche cosa del magico palazzo +d’Armida cantato dal Tasso. +</p> + +<p> +Da un’ora io era entrata nel mondo degli incantesimi. +</p> + +<p> +Vi era così grande distanza fra questo gabinetto, +questa camera da letto e questa sala da bagno, e +<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> +la camera azzurra predetta da Dick, quanto da questa +camera azzurra alla stamberga che abitava in +casa di Mistress Davyson. +</p> + +<p> +La toletta di notte della regina si componeva di +una specie di tunica di battista guarnita di valencienne +al collo, allo sparato ed all’estremità delle +maniche; un cordone di seta rosa era destinato a +serrarla alla vita; un paio di pantofole di raso rosa +completavano questo <i>negligè</i>. +</p> + +<p> +Appena l’aveva indossata, vidi entrare la regina +vestita nello stesso modo. +</p> + +<p> +Mi guardò un istante, e poi con un sorriso grazioso: +</p> + +<p> +— Ho ben volontà, disse, di fare per te ciò che +mia sorella Maria Antonietta ha fatto per la piccola +principessa di Lamballe, vale a dire di creare alla +corte la carica della <i>Dama di letto</i>, ciò farà che noi +non ci lasceremo nè giorno nè notte. — È vero che +lo avrò una forte querela con sir William. +</p> + +<p> +Mi misi a ridere. +</p> + +<p> +— Non so se Vostra Maestà avrà querela con lui; +ma ciò che so è che questa carica di Dama di letto +che Vostra Maestà intende di creare al palazzo reale +non esiste all’ambasciata d’Inghilterra, o esiste così +poco che non vale la pena di parlarne. +</p> + +<p> +— Eccomi assicurata per una parte; ma io temo +per l’altra. +</p> + +<p> +— E di che, mio Dio, domandai io. +</p> + +<p> +— Quando il re ti vedrà così bella, s’innamorerà +di te. +</p> + +<p> +— Ah! mio Dio! che mi dice mai Vostra Maestà! +</p> + +<p> +— Mi permetti tu di difenderti contro di lui? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> +</p> + +<p> +— Ne supplico Vostra Maestà; ma credo che basterò +a difendermi da me sola. +</p> + +<p> +— Vuoi che t’insegni un bel modo? profumati con +quell’essenza che meglio crederai, poco importa quale, +ogni volta che tu verrai alla corte; egli è come suo +avo Enrico IV col quale io credo abbia quella sola +somiglianza; detesta i profumi; io invece li adoro. — Ora +guardami — vediamo — davvero tu sei graziosa, +dieci volte più bella che in gran toletta, soltanto +lasciami acconciare qualche cosa nei tuoi capelli. +</p> + +<p> +La regina aperse uno scrigno che era situato +sulla toletta, ne trasse un filo di perle, che poteva +servire tanto da collana che di ornamento di testa, +di tratto in tratto le perle erano separate da grossi +diamanti; poi, come disse la regina, me l’acconciò +nei capelli. +</p> + +<p> +Sembrava che Carolina avesse abdicato ad ogni +civetteria personale per farmi bella anche a sue +spese; non si poteva dire una donna che adorna +un’altra, ma si sarebbe detto un amante che adorna +la sua bella. +</p> + +<p> +— Oh! disse ella, la San Marco e la San Clemente ne +morranno di gelosia. Ci capita un inglese, invece di essere +di quelle inglesi, con de’ capelli biondi di stoppa, +degli occhi azzurri di maiolica e dei denti lunghi, +ci viene invece dal paese delle sentimentali <i>mistress</i> +una specie di Cleopatra, coi capelli castagni, cogli +occhi di non so qual colore, e poi con una pelle!... +ma di che cosa è fatta la vostra pelle, mia bella +amica? C’è dell’armellino e del cigno. Davvero sono +spiacente di aver detto a tutta questa gente di venire, +noi saremmo state sole, ci saremmo messe nel +bagno, ci saremmo fatte servire da pranzo nel bagno; +<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> +ho quasi volontà di chiudere la mia porta; ma +no..... le riceverò, tu sarai cara come una gatta, +n’è vero? si dice che tu sei un’attrice meravigliosa +ed una danzatrice inebbriante. +</p> + +<p> +Arrossii. +</p> + +<p> +— È sir William che dice ciò. +</p> + +<p> +— Tu declamerai dei versi, canterai, dirai tutto +ciò che vorrai per renderli pazzi, e li rimanderemo +a casa storditi, maravigliati; dimani per tutta Napoli +non si parlerà che di te; e quando mi parleranno +di Lady Hamilton, dirò: sì, è la mia amica, +è la mia Emma, che è mia e di nessun altro; e +gli uomini saranno tutti gelosi di me, e le donne +mi detesteranno ancora più; ce la voglio fare a +tutte queste napolitane che fanno all’amore come +qualsiasi femmina e che bisogna adoperare lo staffile +per farle andare al bagno. Se fossi obbligata di +abbracciarne una, io dimanderei una commutazione +di pena o in Castel Sant’Elmo od in Castel Nuovo, +mentre, te, oh! te, ti mangerei tutta viva. +</p> + +<p> +E scoprendomi la spalla cominciò con un morso +che finì con un bacio. +</p> + +<p> +In questo momento la porta del gabinetto si aperse +ed udimmo queste parole: +</p> + +<p> +— Maestà, è servita. +</p> + +<p> +— Vieni, disse la regina. +</p> + +<p> +Entrammo nella sala da pranzo. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span></p> + +<h2>III.</h2> +</div> + +<p> +Le dame della regina, quelle che passavano per le +sue due amiche, e non erano che le sue confidenti, +cioè la San Marco e la baronessa di San Clemente, +erano in gran toeletta di corte, il che faceva un gran +contrasto con noi; erano acconciate colla cipria, avevano +fiori nei capelli, il rossetto ed i nei sulle guance, +busti stretti in molle d’acciaio: per la prima volta +m’accorsi di questo lato ridicolo degli abiti di gran +gala. Avevano la figura di due maschere. +</p> + +<p> +Eppure erano tutte due belle, la marchesa di San +Marco specialmente; ma era la bellezza senza grazia, +senza flessibilità, senza vezzi. +</p> + +<p> +La regina invece, quantunque già un po’ ingrossata +dai suoi trentasei anni, era cara. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> +</p> + +<p> +Si sarebbe detto che sotto il colpo di una notizia +spiacevole, che ignorava ancora, ma che immancabilmente +avrebbe saputo il giorno dopo, si era affrettata +di rapire al tempo ed agli avvenimenti della +politica qualche ora felice. +</p> + +<p> +Essa fu amabile per quelle dame, ma adorabile per +me; mi aveva fatta sedere vicino a lei, e durante la +cena mi servì di sua mano. +</p> + +<p> +Solita a bere soltanto dell’acqua, o ad arrossarla +appena con qualche vino di Francia, dovetti, per +cedere alle istanze della regina, assaggiare di volta +in volta quei vini verticinosi di Sicilia e di Ungheria. +Mi pareva che quei vini mutassero in fiamme +il sangue che scorreva nelle mie vene. +</p> + +<p> +Prima della fine del pranzo, o piuttosto della cena +ci si annunziò che qualche persona, cui la regina +aveva autorizzato di farle visita, era arrivata ed +aspettava nel salone. +</p> + +<p> +La regina fece aprire le porte, si appoggiò al mio +braccio, e fece la sua entrata. +</p> + +<p> +Dissi già come in quella sera la regina fosse più +bella del solito; sembrava felice; la sua fronte era +calma, un sorriso benevolo le scorrea sulle labbra +quasi sempre sdegnose. +</p> + +<p> +In vederla si alzò un mormorio d’ammirazione, che +finì con degli applausi. +</p> + +<p> +Essa diede la mano da baciare a Rocca Romana +ed a Moliterno. +</p> + +<p> +Rocca Romana, che incominciava allora la sua vita +di avventure, che fecero di lui il Richelieu di Napoli, +era ancor giovanissimo, quasi un fanciullo, nè era al +di sotto della sua riputazione, vale a dire, che era +mirabilmente bello, e di una eleganza perfetta. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> +</p> + +<p> +Si scorgeva in lui l’uomo nato nell’aristocrazia la +più pura, e destinato a vivere alla Corte. +</p> + +<p> +Moliterno era maggiore di età e meno bello di lui. +Il suo volto era più severo e più maschile, e qualche +anno dopo, nel 1796, in Tirolo, un colpo di sciabola +ricevuto a traverso la faccia, e che gli tolse un +occhio, dava alla sua fisonomia un aspetto ancora +più tetro. +</p> + +<p> +In quanto al dottor Gatti, credo di averne già parlato; +era un cortigiano dalla schiena flessibile, che, +in grazia del suo titolo di medico, andava dovunque +non già per esercitarvi l’arte, ma per fare degli +intrighi. La regina aveva per lui una mediocre +tenerezza, e però gli concedeva una certa influenza. +</p> + +<p> +Il principe Pignatelli, che acquistò poscia una +grande celebrità come vicario generale del regno, +quando la famiglia reale abbandonò Napoli e fuggì +in Sicilia, era allora un uomo dai 32 ai 34 anni. Senz’avere +un tratto rimarchevole, sia nel carattere, sia +nella fisonomia, era uno di que’ ministri compiacenti +e senza resistenza come i cattivi genii del popolo +posti a fianco del re nei giorni delle rivoluzioni +per eseguire troppo esattamente gli ordini che lor +danno i re. +</p> + +<p> +Vedendo la regina così serena, tutte le fisonomie +si misero all’unisono colla sua. +</p> + +<p> +La regina mi presentò successivamente i sette od +otto intimi del palazzo reale, che erano venuti dietro +il suo invito, e di cui ho accennato i principali. +</p> + +<p> +In quel tempo la corte delle Due Sicilie era ben +lontana dall’aver preso quella tinta oscura che poscia +ebbe sempre. Furono gli atti sanguinosi della rivoluzione +francese che reagirono su questa corte, +<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> +e resero Ferdinando crudele, e Carolina vendicatrice. +</p> + +<p> +A contare dal 21 gennaio e dal 16 ottobre 1793, gli +spettri decapitati di Luigi XIV e di Maria Antonietta +non abbandonarono più il letto reale. +</p> + +<p> +Ma allora, cioè nel mese di luglio 1789, la rivoluzione +francese era ancora all’orizzonte come un fantasima +inoffensivo, come una nebbia del mattino: +era a cominciare dal giorno seguente che essa doveva +gettare le sue prime ombre sulla fronte di Carolina. +</p> + +<p> +La regina, come tutti i Tedeschi, amava molto la +musica, di modo che vi era nella sala ogni sorta d’istrumenti, +di cui i principali erano un cembalo ed +un’arpa. La regina mi dimandò se io suonava l’uno +o l’altro di quegli strumenti; io li suonava ambedue. +</p> + +<p> +Presi l’arpa. Era evidente che quel momento della +mia produzione sarebbe stato il più solenne della +mia vita. +</p> + +<p> +Qualche mese prima erasi scoperto ad Ercolano +un manoscritto che conteneva dei versi di Alceo e +di Saffo. +</p> + +<p> +Questi canti erano stati tradotti in lingua italiana +dal marchese di Gargallo, e messi in musica da Cimarosa. +</p> + +<p> +Mi sciolsi i capelli, e me li gettai con un movimento +di testa sulle spalle: essi erano spessi, lunghissimi, +e non avendo mai messo la polvere di cipria, +erano finissimi e delicati, e cadevano ondeggiando +fin oltre il fianco. Cercai di dare, — si conosce +la mia valentia nella mimica, — cercai di dare +al mio volto l’aria dell’ispirazione della poetessa antica; +<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> +e dopo un preludio, durante il quale scoppiarono +applausi, cantai questi versi, sopra un semplice +accompagnamento. +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Figlia di Giove — Venere immortale,</p> +<p class="i02"> Tu reina del mondo che governi,</p> +<p class="i02"> Oh! ti commova ai seggi tuoi superni</p> +<p class="i09"> L’angoscia mia fatale.</p> +<p class="i01">Deh! non esser crudel! guarda le amare</p> +<p class="i02"> Ferite del mio cuor — guarda, o reina,</p> +<p class="i02"> Bella diva d’amor, perla divina</p> +<p class="i09"> Dischiusa in seno al mare.</p> +<p class="i01">Ben altre volte ai cupidi sospiri</p> +<p class="i02"> Ratta accorresti ai lai di questo cuore</p> +<p class="i02"> Dall’eterea magion, madre d’Amore</p> +<p class="i09"> Conscia de’ suoi raggiri;</p> +<p class="i01">Come ti vidi per l’azzurro campo</p> +<p class="i02"> Del ciel movendo al suon de la mia voce</p> +<p class="i02"> Sulle penne dei passeri veloce</p> +<p class="i09"> Rapida al par del lampo;</p> +<p class="i01">Così parmi vederti, in mezzo all’etra</p> +<p class="i02"> Che trepido susurra all’irruente</p> +<p class="i02"> Fuga del carro, e all’armonia fremente</p> +<p class="i09"> Dell’ascoltata cetra.</p> +<p class="i01">E giunto al margo dell’equorea mole</p> +<p class="i02"> Al sorriso del labbro tuo vermiglio</p> +<p class="i02"> Disparve il pianto che piovea dal ciglio</p> +<p class="i09"> Come rugiada al sole.</p> +<p class="i01">E mi dicesti: E perchè tu mi chiami?</p> +<p class="i02"> Qual ignoto disio t’accende il cuore?</p> +<p class="i02"> Qual è il mortal che ti rifiuta amore</p> +<p class="i09"> E tu sospiri e brami?</p> +<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span></p> +<p class="i01">Sventura a lui, che ti spregiò con vane</p> +<p class="i02"> Derision l’amor ch’oggi ricusa</p> +<p class="i02"> Dimane il chiederà; ma la tua musa</p> +<p class="i09"> Lo spregerà dimane.</p> +</div></div> + +<p> +Non ho bisogno di ricordare ai miei lettori a qual +grado di perfezione io fossi giunta in questa specie +di rappresentazioni in parte cantate ed in parte mimiche. +Fin dalla prima strofa mi era completamente +identificata col mio personaggio, e per conseguenza +impossessata dello spirito dei miei uditori. Se non +mi interruppero ad ogni strofa gli applausi, fu perchè +si temeva di perdere una nota della mia voce e +una vibrazione delle corde; ma quando all’ultimo +verso dell’ultima strofa, cadendo in ginocchio, cogli +occhi rivolti al cielo, feci questa invocazione alla +Dea: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Deh! vieni, o dea pietosa, e mi soccorri</p> +<p class="i02"> È l’infelice Saffo, che sospira</p> +<p class="i02"> Per lo diserto amor, piange e delira:</p> +<p class="i09"> Oh! vieni, o Dea, accorri!</p> +</div></div> + +<p> +Non vi fu che una acclamazione in cui si poteva +riconoscere uno stupore pari all’ammirazione. +</p> + +<p> +Era evidente che produssi un effetto nuovo, una +emozione sconosciuta, qualche cosa di completamente +nuovo ed interamente inaspettato. +</p> + +<p> +La regina mi sollevò, mi strinse contro il suo cuore +e mi abbracciò. +</p> + +<p> +— Oh! bis, bis! esclamò, un’altra volta, Emma, ti +prego. +</p> + +<p> +Ma io scossi la testa. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> +</p> + +<p> +— Maestà, le dissi, io debbo la mia riuscita ad una +sorpresa; dal momento che non vi sarebbe più da +produrre una sorpresa, non otterrei più nessun effetto. +Non esigete mai da me che io ripeta. Ma se +lo volete tenterò piuttosto qualche altra cosa. +</p> + +<p> +— Tutto quello che vuoi; ma presto, presto, presto. +Abbiamo premura di applaudirti. Avete mai veduto +una cosa simile, Gatti, avete mai veduto una +cosa simile, Rocca Romana? +</p> + +<p> +La risposta, s’intende bene, fu unanime. +</p> + +<p> +Allora tutti si unirono alla regina per chiedermi +un’altra cosa. +</p> + +<p> +Era sicura dell’effetto che produrrei nella scena +della pazzia di Ofelia nell’Amleto. +</p> + +<p> +Chiesi alla regina un velo e dei fiori. +</p> + +<p> +— Vieni nella mia camera, disse la regina, e sceglierai +fra tutti i veli quello che meglio t’aggrada; +in quanto ai fiori, ne troverai finchè ne vuoi sul +terrazzo. +</p> + +<p> +Entrammo io e la regina nella sua stanza da letto, +presi un velo semplice, poi andammo sul terrazzo, +e la regina mettendosi a mia disposizione, dicevami; — vuoi +dei gerani, vuoi questo ramo d’arancio, +questo fiore di alloro rosa? +</p> + +<p> +Non era ciò che mi abbisognava. Questi fiori della +civiltà e dell’aristocrazia facevano un controsenso +colla pazzia semplice e selvaggia di Ofelia; ci volevano +dei papaveri, dei fiori campestri, dell’avena +selvatica, per seguire il sesto shakespeariano, del +rosmarino da siepe, che so io: — i fiori che mi si +offrivano erano corone reali, buoni per la figlia di +Maria Teresa, e non per la figlia di Polonio; ma cominciai +<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> +a non far più la difficile, e a prendere dei +diamanti e delle perle quando non v’era altro. +</p> + +<p> +La regina voleva rimanere per aiutarmi nella mia +toletta; ma era specialmente sopra di lei ch’io voleva +fare impressione. Io la mandai via senza pietà dalla +camera. +</p> + +<p> +Voleva produrre lo stesso effetto su di lei come +sul rimanente dei miei spettatori; in quella sera voleva +essere più che mai la vera Ofelia del poeta di +Elisabetta. Ma, grazie alla mia abilità in questa +sorta di rapidi mutamenti, non appena la regina era +rientrata nella sala, e si era seduta nella sua poltrona, +la porta della camera da letto si riaperse, ed +apparvi nel vano dall’imposta, pallida, cogli occhi +incantati, e le labbra convulse dalla pazzia. +</p> + +<p> +Se i miei spettatori, questi discendenti degli Ateniesi, +erano poco famigliari colla poesia della musa +di Lesbo, tanto più erano stranieri al canti del poeta +di Stratford. Del resto nessuno del miei uditori comprendeva +abbastanza l’inglese per gustare Shakespeare; +non fu per essi che una semplice scena +mimica. +</p> + +<p> +Ma ciò che m’importava, ciò che voleva, era di +raggiungere il sublime della mimica. +</p> + +<p> +Debbo dire che mai, io credo, anche nelle mie più +complete ispirazioni, non raggiunsi l’altezza cui mi +elevai in quella sera. Io era veramente l’ingenua +Valentina d’Amleto, la figlia disperata di Polonio, +la sorella insensata di Laerte. Da molto tempo non +aveva più ripassato a memoria quello squarcio, ma +supplii a tutto; la convinzione che non si sarebbero +accorti delle lacune mi sosteneva, anzi m’innalzava +maggiormente; io era insieme e poeta e attrice, improvvisava +<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> +dove non sapeva un verso; Shakespeare +istesso sarebbe stato contento di me. +</p> + +<p> +Non cercherò di esprimere lo stupore dei miei uditori: +era la prima volta, secondo tutta la probabilità, +che la poesia del nord appariva agli spettatori pallida +colle chiome sparse, e lamentando i suoi dolori; +soltanto la regina vi trovava qualche cosa dei poeti +della sua terra nebulosa. +</p> + +<p> +Alla prima parlata, tutti credettero che fosse finito, +e vollero avvicinarsi per felicitarmi; ma io che +sapeva che nella seconda scena mi sarei aspettata +il mio più grave trionfo, mi fermai sulla soglia della +porta della camera da letto, stesi il braccio; e come +se fosse Lady Hamlet o Maria Carolina, dissi solamente +questa parola: +</p> + +<p> +— Aspettate! +</p> + +<p> +E ognuno ritornò silenzioso ed ansante alla sua +sedia. +</p> + +<p> +Cinque minuti dopo mi presentai con un velo nero +invece del bianco; aveva i capelli cosparsi di fiori +rossi di geranio, e di qualche spiga che trovai in +un’acconciatura della regina; inoltre aveva utilizzato +quella specie di fiamma sensuale, di cui ardeva. +I miei occhi scintillavano come accesi dall’ardore +febbrile, il loro splendore contrastava colla pallidezza +del mio volto. +</p> + +<p> +La regina si alzò, e mi venne incontro per dimandarmi +se mi sentiva male. +</p> + +<p> +Ma io sorridendo, in parte per rassicurarla, in +parte perchè era indicato che doveva sorridere, incominciai +la mia scena della pazzia, facendole un +inchino e dicendole: +</p> + +<p> +— Buon dì, principe. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> +</p> + +<p> +Poi ad un tratto mutando di fisionomia e d’intonazione, +con note angosciose, cominciai il pietoso lamento: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">»Sulla scoperta bara lo recano....</p> +<p class="i01">»Ah! più non è, no, più non è;</p> +<p class="i01">»Sulla sua fossa cade una lagrima...</p> +</div></div> + +<p> +Allora dopo una pausa d’un istante, in cui il mio +volto si compose dall’espressione più dolorosa fino +al sorriso, pronunziai con allegrezza queste sole parole: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Oh! mio tortore, addio.</p> +</div></div> + +<p> +Poi con un accento disperato ricaddi nel più profondo +dolore per mormorare: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">»A me scenda, venga a me.</p> +<p class="i01">»Ahi! ahimè! tre volte ahimè!</p> +</div></div> + +<p> +È nota nell’arte questa scena impareggiabile, +tanto essa sembra strappata alla natura; questa +scena che poi si tentò d’imitare su tutti i teatri ed +in tutte le lingue, ed in cui Ofelia strappandosi i +fiori dai capelli e dal seno, di cui gli uni hanno il +loro pregio, prendendoli pel suo amante, dicevagli: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">»Dolce amico a me pensa: ecco pensieri.</p> +<p class="i01">»To’ il rosmarino il fiore dei ricordi.</p> +<p class="i01">»Riunirci saprà col suo profumo.</p> +</div></div> + +<p> +Poi volgendosi verso la regina le porge gli altri, +accompagnando ciascun fiore da uno di quei versi +che bisognerebbe lasciare nel loro linguaggio primitivo, +<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> +per non togliere nulla della loro grazia e +della loro malinconia. +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">»Partiam fra noi signora questa ruta</p> +<p class="i01">»Per voi di grazia, erba per me di pianto.</p> +<p class="i01">»Or eccovi finocchio, anco prendete</p> +<p class="i01">»Candide pratelline; violette</p> +<p class="i01">»Pur vorrei darvi, ma tutte appassiro</p> +<p class="i01">»Tristi, tristi, allorchè mio padre è morto,</p> +<p class="i01">»Morto, vanno dicendo santamente.</p> +</div></div> + +<p> +In questo momento, ricondotta alla crudele sventura +che la colpisce, assorta interamente nel dolore, +Ofelia non offre più a nessuno i suoi fiori; quelli +che le rimangono sono per la tomba di suo padre, +li sparge sul suo velo disteso, divenuto per essa +un lenzuolo funebre, poi come se qualche idea non +potesse concepirsi intiera nel suo cervello, è allora +che canta questi versi, e quest’aria così ingenua, che +si crederebbe di udire l’eco d’una veglia di villaggio. +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">»Il caro e buon Roberto</p> +<p class="i01">»È tutto il mio tesor.</p> +</div></div> + +<p> +Ma poi, imbizzarendo di nuovo il suo pensiero, ritorna +alla causa della sua pazzia, alla morte di suo +padre; e lascia sfuggire dal fondo del suo cuore +questo lamento: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">»Siccome neve candido il crin</p> +<p class="i01">»Nella dolcezza è pari al lin</p> +<p class="i01">»Vidi il nero drappello</p> +<p class="i01">»Oh! Dio protegge il morto e l’orfanello.</p> +</div></div> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> +</p> + +<p> +Il grande poeta ha sentito che giunti là gli spettatori +non potrebbero resistere più a lungo, e che +anche Ofelia più non le rimane che di morire, parte +dicendo: +</p> + +<p> +— Il cielo sia con voi! +</p> + +<p> +Ultimo voto di quell’angelo che, incontrando il +fiume sul suo cammino, si affogherà cogliendo fiori. +</p> + +<p> +Si comprende, volendo ottenere dell’effetto, quale +effetto produssi. Nell’uscire fui accompagnata da +un grido che sfuggiva da tutti i petti, e dal rumore +dei singhiozzi mischiati agli applausi che mi seguirono +nella mia camera. +</p> + +<p> +La regina mi corse dietro e mi strinse fra le braccia +più colla rabbia d’una pantera, che coll’amicizia di +una donna. +</p> + +<p> +— Oh! com’eri bella! esclamò, divorandomi cogli +occhi e colla bocca; ma abbracciami dunque e dimmi +che tu mi ami, e che non amerai altri che me. +</p> + +<p> +Poi udendo dei passi che si avvicinavano nella +camera: +</p> + +<p> +— Chi è là, gridò con un accento incredibile di +gelosia, e come se avesse voluto difendermi da chicchessia +si avvicinasse a me. +</p> + +<p> +La persona che si avvicinava, e che era la San +Marco o la San Clemente, ritornò nella sala, o piuttosto +non fece un passo di più verso la camera. +</p> + +<p> +La regina stette un momento pensosa; poi ad un +tratto: +</p> + +<p> +— Resta qui, mi disse, e non entrare nella sala. +</p> + +<p> +Io non chiedeva di meglio, era affranta. +</p> + +<p> +Mi lasciai cadere su di una poltrona, quando la +regina rientrò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> +</p> + +<p> +— La nostra inglese, per la maggior gloria del suo +posto, e pel maggiore nostro divertimento ha fatto +quanto le era possibile, di maniera che è nientemeno +che mezza morta di fatica, vi domando grazia per +lei. Buona sera, e buona notte signori. +</p> + +<p> +— È almeno permesso di applaudirla? chiese Rocca +Romana. +</p> + +<p> +— Finchè volete, disse la regina; e non applaudirete +mai abbastanza; confessate che è una cosa meravigliosa. +</p> + +<p> +Vi fu un coro di applausi e di lodi, poi si intesero +le voci e gli applausi a diminuire; la regina ringraziò +le sue dame d’onore, che le offrivano i loro +servigi, e chiuse la porta dietro di sè. +</p> + +<p> +Quando la regina si rivolse verso di me, mi vide +che sollevava la tenda di seta della porta. +</p> + +<p> +— Ma vieni dunque, sirena, vieni Circe, vieni dunque +Armida, mi disse, e gettandomi le braccia al +collo mi trascinò verso il canapè. +</p> + +<p> +Noi cademmo abbracciate insieme presso l’arpa, +e la regina mi disse: +</p> + +<p> +— Tu hai cantato le strofe di Saffo che cominciano +con questo verso: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">«Figlia di Giove — Venere immortale.</p> +</div></div> + +<p> +Non erano però quelle che bisognava cantarmi, +erano queste che cominciano così: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Lo veggo! è lui, che assiso a te d’accanto.</p> +</div></div> + +<p> +— Io non poteva cantarvele, cara regina, le dissi, +non le sapeva. +</p> + +<p> +— Ebbene le so io, replicò essa, le canto io, e +mezza coricata sul tappeto, ai miei piedi, coll’occhio +ardente, febbrile, le narici dilatate, la bocca fremente +<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> +di voluttà, faceva vibrare le corde dell’arpa +con una specie di delirio, e cantò con una amabile +voce di contralto e con una passione incredibile +questi versi: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">Lo veggo è lui! che assiso a te d’accanto</p> +<p class="i02"> S’inebbria al suon che dal tuo labbro uscìo;</p> +<p class="i02"> Oh rabbia! è lui, che ti sorride intanto</p> +<p class="i10"> Bello siccome un Dio.</p> +<p class="i01">Quando lo veggo! ammutolir l’accento,</p> +<p class="i02"> Tremar le labbra, ed al mio cor simile</p> +<p class="i02"> Arder le tempie, e nel furor febbrile</p> +<p class="i10"> Bruciar, gelar mi sento.</p> +<p class="i01">E come appena si sorregge il fiore</p> +<p class="i02"> Che i delicati petali riarse</p> +<p class="i02"> L’etra infocato, e sulle fronde sparse</p> +<p class="i10"> Al sol si strugge e muore;</p> +<p class="i01">Languida anch’io più dell’arso fiore,</p> +<p class="i02"> Impallidisco, tremo, ed il respiro</p> +<p class="i02"> Fuggendomi dal cor, sento che spiro,</p> +<p class="i10"> Senza morir d’amore.</p> +</div></div> + +<p> +Nel momento che l’ultimo verso si spegneva sul +labbro della regina, nel momento in cui l’ultimo +suono dell’arpa moriva nell’aria, si udì toccare +leggermente alla porta. +</p> + +<p> +— Che si vuole ancora? dimandò la regina con impazienza, +e levandosi su di un ginocchio. +</p> + +<p> +— I domestici e la carrozza di Lady Hamilton, rispose +una voce. +</p> + +<p> +— Che ritornino al palazzo dell’ambasciatore, disse +<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> +la regina, non si ha bisogno di loro qui. Lady Hamilton +resta qui con me. +</p> + +<p> +Poi trascinandomi e portandomi quasi verso la +sala del bagno: +</p> + +<p> +— Vieni, disse, vieni. Sir Hamilton è a Caserta, non +ritornerà che dimani. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span></p> + +<h2>IV.</h2> +</div> + +<p> +Questa novella, che dalla vigilia stava sospesa +sulla testa della regina, era la presa della Bastiglia. +</p> + +<p> +Era certo l’ultima nuova che si poteva aspettarsi. +</p> + +<p> +Valeva presso a poco come se alcuno fosse venuto +ad annunciare alla regina ch’era stato preso il castello +di S. Elmo. +</p> + +<p> +Siccome la regina Maria Antonietta prevedeva la +necessità nella quale versava, di conferire colla regina +sua sorella di cose secrete, mentre le comunicava +soltanto vaghi timori, le mandava una cifra +onde tenere corrispondenza con lei. +</p> + +<p> +Questa novella, quantunque non si conoscesse altro +messaggiero che quello, il quale l’aveva portata, +<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> +e quantunque lo si fosse ritenuto e chiuso nel palazzo, +questa novella si era sparsa in Napoli, e ci +aveva prodotto una singolare sensazione. +</p> + +<p> +Allorquando alcuni anni prima la franca-massoneria +in Francia, gli illuminati in Germania, gli +swedenborgisti in Svezia cominciarono a formare +società secrete, — la franca-massoneria aveva +fatto, a quest’epoca, qualche progresso in Italia e +sopra tutto nell’Italia meridionale; non essendosi la +corte di Napoli ancor guasta colla Francia, per farsi +la satellite dell’Austria. +</p> + +<p> +Questa invasione massonica ebbe luogo in sul principio +degli amori della regina col principe Caramanico, +e la regina che cercava tutte le occasioni di +trovarsi col suo amante, l’avea spinto a farsi ricevere +massone, ciò che egli fece senza esitare, e profittando +della legge che permetteva di fondare logge +di donne, erasi dichiarato venerabile di una loggia, +nella quale alcune dame napoletane si erano fatte +ricevere. Quanto al re aveva sempre respinta la +propria ammissione a cagione delle prove fisiche e +morali, alle quali non voleva sottomettersi, non essendo +sicuro di trionfarne. +</p> + +<p> +In seguito, come la regina s’era fatta, poco a poco, +più libera e come gli amanti avevano potuto vedersi +quanto volevano alla morte del ministro Tannucci, +lasciarono riunirsi le logge massoniche, e lavorare +nella loro opera, che era, si ricorderà bene, a quest’epoca +una vasta cospirazione contro la potestà +reale. +</p> + +<p> +A quel tempo parecchi uomini rimarchevoli erano +comparsi, ed avevano fatta scuola in Italia e particolarmente +nell’Italia meridionale. Erano gli eredi +<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> +di Vico, di Genovesi, di Beccaria, di Filangieri, di +Pagano, di Cirillo, di Conforti e di tutti coloro, infine, +che professavano gli stessi principi, cioè il +progresso, che camminava a traverso il mondo al +lume della filosofia, che in Francia erasi mutato in +incendio. +</p> + +<p> +Tutti coloro che nell’Italia meridionale avevano +l’occhio fissato sulla Francia, consci già che da Parigi +verrebbe il movimento, sobbalzarono di gioia +alla novella che la Bastiglia era stata presa. +</p> + +<p> +È manifesto che la corte di Napoli ebbe a provare +una sensazione affatto contraria. Presa la Bastiglia +e presa senza assedio, in un giorno, in tre ore, da +un popolo ieri disarmato, oggi in possesso di trenta +mila fucili; la coccarda bianca, questo emblema +della monarchia dei Gigli, cangiata in coccarda tricolore, +emblema della rivoluzione; Luigi XVI che +adottava questo simbolo, mettendolo egli stesso +sul suo cappello, e con quello ritornando da Versailles; +tutto ciò aveva dell’inaudito, dell’inaspettato, +dell’incredibile, che doveva colpire, e colpì, di +stupore la corte di Napoli. +</p> + +<p> +Le relazioni politiche, a cagione dell’odio del ministro +Acton per la Francia, e dell’influenza che +egli aveva presa nel consiglio, erano divenute fredde +e contegnose fra i due regni, ma le relazioni di famiglia +fra Maria Carolina e sua sorella, erano restate +più tenere che mai, e raramente passavano +quindici giorni senza uno scambio di lettere, nelle +quali le due arciduchesse senza segreti, una per +l’altra, si raccontavano le loro gioie, i loro dolori, +e sopra tutto i loro inganni coniugali. +</p> + +<p> +Sia che il ministro Acton, nella sua previdenza +<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> +d’odio, indovinasse gli avvenimenti che stavano per +accadere in Francia, sia che non cedesse che a questo +sentimento di vendetta, ond’era colmo il suo +cuore, più che non calmasse esagerò i terrori del +re Ferdinando, e gli fece prevedere il caso di un intervento +armato che avrebbe avuto luogo, nel quale +Napoli avrebbe a sostenere una parte ed a compiere +una missione. +</p> + +<p> +Incontrò a questo proposito un potente aiuto in +sir William, che spingeva fino al fanatismo il suo +amore per suo fratello di latte Giorgio, e per l’Inghilterra, +sua patria. Quanto a me estranea a tutte +le quistioni politiche e ignorantissima dei diritti +dei popoli e del potere dei re, doveva naturalmente +subire influenza e seguire ciecamente l’impulso che +mi si darebbe, sopra tutto se questo impulso venisse +da un uomo come sir William, in cui ciascuno riconosceva +una non comune intelligenza, e da una +donna come Maria Carolina, che, dal momento che +la vidi, esercitò sopra di me un grande impero. +</p> + +<p> +A cominciare da questo momento entrai negli +odii e nelle simpatie della gente che mi circondava, +senza ragionare su questi odii e su queste simpatie +che divennero in me piuttosto sentimenti istintivi, +che sommessi ad una regola o ad un calcolo +qualunque. +</p> + +<p> +Si capirà, del resto, come questi sentimenti non +abbiano fatto che aumentarsi nelle persone, delle +quali io era il riflesso dapprima, e di cui, disgraziatamente, +finii col diventare l’agente. +</p> + +<p> +Le nuove di Francia non si arrestarono alla presa +della Bastiglia ed al mutamento di coccarda; si seppero +in seguito i disordini accaduti al banchetto +<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> +delle guardie del corpo, in cui la coccarda nazionale +era stata calpestata e la coccarda nera innalzata; +e le giornate del 5 e 6 ottobre, durante le quali +il palazzo di Versailles era stato invaso, uccise due +guardie del corpo, ed il re e la regina ricondotti per +forza a Parigi. +</p> + +<p> +Quest’ultima nuova rese tristissima la regina Maria +Carolina: essa mi aveva mostrata una lettera di +sua sorella Maria Antonietta, nella quale costei la +metteva a parte di un progetto, che aveva per iscopo +o la fuga di Francia, o la ripresa di tutto il potere +perduto dal re, dopo il mese di luglio. +</p> + +<p> +Tale progetto doveva mettere in fuoco l’Europa, e +per ciò appunto piaceva assai allo spirito di Maria +Carolina, che, scendendo a battaglia contro la rivoluzione, +entrava nel suo vero elemento. +</p> + +<p> +Ecco qual era questo progetto. Dalla sua esposizione +in poche linee si vedrà che era la prima idea +della fuga di Varennes. +</p> + +<p> +Si doveva attirare e riunire intorno a Versailles +nove mila uomini; da ciò che si chiamava la casa +del re, due terzi di questi nove mila uomini appartenevano +alla nobiltà e per conseguenza erano gente +divota. Quindi era mestieri impadronirsi di Mantargis, +città posta a venti leghe di Parigi, press’a poco, +e nella quale comandava il barone di Viomesnil, +comandante di guerra di Lafayette in America, che, +per gelosia contro Lafayette divenuto costituzionale, +s’era fatto reazionario. +</p> + +<p> +Dieciotto reggimenti scelti fra i carabinieri ed i +dragoni, vale a dire fra le due armi più realiste, +taglierebbero le strade e arresterebbero ogni carico +di viveri diretto a Parigi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> +</p> + +<p> +Il re e la regina si ritirerebbero a Montargis, e di +là provvederebbero a ciò che si doveva fare; probabilmente +affamerebbero Parigi, il quale, una volta +affamato, sarebbe costretto a passare per dove si +sarebbe voluto. +</p> + +<p> +Il danaro non mancherebbe; oltre quello che il re +potrebbe portar via da Parigi, si contava sui doni +volontari; un solo procuratore dei Benedettini aveva +offerto cento mila scudi. +</p> + +<p> +Maria Carolina aveva esclamato: +</p> + +<p> +— Io darò un milione, dovessi vendere i miei diamanti. +</p> + +<p> +Dopo questo dono reale, io aveva umilmente offerto +cinquanta mila lire, in nome di sir William e +mio, che erano stati accettati. +</p> + +<p> +Ma i giorni 5 e 6 ottobre avevano reso impossibile +l’esecuzione di questo progetto. +</p> + +<p> +Pertanto la regina Maria Carolina ne risentì un +crudele dolore. +</p> + +<p> +Dapprima queste nuove reagivano sulla regina di +Napoli; essa aveva come un presentimento che un +giorno, essa medesima in circostanze simili a quelle +nelle quali si trovava sua sorella, sarebbe obbligata +od a fuggirsi o a curvare, come lei, la sua testa sotto +la volontà popolare. +</p> + +<p> +Pensava che questa fosse l’ora di stringere i legami +di famiglia con l’Austria, e per mezzo di questa +unione offrire a sua sorella Maria Antonietta +sempre più impopolare in Francia, il solo punto +d’appoggio che potesse invocare contro il suo popolo, +la famiglia. +</p> + +<p> +La Regina aveva una tal bontà per me, ed io le +era divenuta tanto inseparabile, che, non solo essa +<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> +mi metteva a parte di tutti gli avvenimenti, dei +quali, del resto, sarei stata istruita da Sir William; +ma mi consultava anche sopra ogni cosa. +</p> + +<p> +La regina aveva due giovani principesse in età +da essere maritate; fu dunque convenuto fra la +Corte di Napoli e quella d’Austria, che esse sposerebbero +i due arciduchi Francesco e Ferdinando, +mentre da un’altra parte il principe ereditario Francesco +di Napoli, duca di Calabria, che allora aveva +appena tredici anni, impalmerebbe, quando fosse in +età da prender moglie, la giovane arciduchessa Maria +Clementina, che aveva due anni meno di lui. +</p> + +<p> +Per sua parte Maria Antonietta corrispondeva attivamente +con suo fratello Giuseppe II col mezzo +de’ suoi consiglieri, che tutti per disgrazia, erano +austriaci. Questi consiglieri erano l’abate Vermond +ed il conte di Bretéuil; l’ambasciatore d’Austria a +Parigi, il signor conte Mercy d’Argenteau riceveva +le lettere da Vienna, e spediva colà le lettere di +Parigi. +</p> + +<p> +Il 20 febbraio 1790, l’imperatore di Germania Giuseppe +II morì, e qualche giorno dopo la regina seppe +questa morte, che da lungo tempo era aspettata. +L’imperatore moriva tisico, disperato d’aver regnato +senza gloria, dopo il regno glorioso di Maria Teresa, +ed intravedendo dal suo letto di morte le sciagure +che minacciavano la sua famiglia. +</p> + +<p> +Ascese il trono il gran duca di Toscana, Leopoldo. +Avea nomea di profondo filosofo e di grande riformatore; +e la regina Carolina temeva che la filosofia +di suo fratello non andasse fino a lasciar compiere +gli avvenimenti che si svolgevano in Francia. +</p> + +<p> +Questa considerazione determinò la regina Carolina +<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> +ed il re Ferdinando a fare un viaggio a Vienna; +lo scopo apparente era di prendere col novello imperatore, +che amava molto sua sorella Maria Carolina, +le disposizioni per i matrimoni di famiglia; lo +scopo reale era di studiare i mezzi per salvare Maria +Antonietta, sia aiutandola a fuggire, sia operando +una reazione in Francia, sia tentando mediante coalizione, +un intervento a mano armata. +</p> + +<p> +La Regina non poteva decidersi ad abbandonarmi; +io era la sola persona, diceva essa, che rimpiangesse +a Napoli. Mi fece promettere che le avrei scritto tre +volte per settimana. +</p> + +<p> +Avevo offerto alla regina di accompagnarla, ed +essa aveva accettato con riconoscenza, ma la mia +presenza alla Corte dì Vienna, come moglie dell’ambasciatore +d’Inghilterra, nel momento in cui si tramava +a questa medesima Corte una coalizione contro +la Francia, parve troppo significante a Sir William. +</p> + +<p> +Egli espose le sue ragioni alla regina che le trovò +giuste e che fu la prima a dirmi di restare. +</p> + +<p> +Mi lasciò con una vera disperazione, alcuni giorni +dopo la morte di suo fratello. Mi fece giurare di non +vedere, durante la sua assenza, altri che il mio vecchio +adoratore il conte di Bristol, al quale mi consegnò, +dicendogli di serbarle il suo tesoro. Fece fare +un ritratto di me e mi diede il suo, e come prova +suprema di confidenza e di amicizia, mi pregò di +custodirle la sua cassetta. +</p> + +<p> +In fine partì. +</p> + +<p> +In ogni luogo, in cui per via si fermò, mi scrisse. +Appena giunta a Vienna mi mandò una sua lettera, +e durante tutto il tempo che soggiornò colà, ne +<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> +ebbi una ogni settimana. Mi raccontava le feste dell’incoronazione +alle quali assisteva, tanto a Vienna +che a Pesth, poichè come re di Ungheria, l’Imperatore +doveva non solo ricevere la corona imperiale +a Vienna, ma eziandio la corona reale a Pesth. Quanto +alle faccende politiche, cioè alle misure da prendersi +per salvare Maria Antonietta, o fare una coalizione +d’Europa contro la Francia, un solo verso di post +scriptum vi faceva allusione, e non conteneva che +queste tre parole: Tutto va bene. +</p> + +<p> +Di fatto fu in questo viaggio che Carolina, di conserva +con suo fratello, preparò la fuga di Varennes, +e fece decidere che un’armata sarebbe pronta a sostenere +il re e la regina di Francia, come avessero +varcato il confine. +</p> + +<p> +Il re Ferdinando, al suo ritorno a Napoli, porrebbe +la sua armata in istato di agire unitamente all’armata +austriaca. +</p> + +<p> +Finalmente, verso i primi di aprile, ricevetti una +lettera della regina, che mi annunciava il suo ritorno, +solo, obbligata a passare di Roma a fine di regolare +qualche bisogna politica col papa Pio VI, vi si tratterrebbe +una settimana, ma, non appena giunta, mi +darebbe sue notizie. +</p> + +<p> +Infatti appena arrivata a Roma mi scrisse: essere +sparita, davanti il comune pericolo, la freddezza, che +aveva per qualche anno separata la corte di Roma +da quella di Napoli, e che aveva avuto per causa il +rifiuto da parte del re Ferdinando o piuttosto del +vecchio ministro Tannucci di pagare il tributo dell’<i>Hacquenée</i>. +</p> + +<p> +Si stabilì fra i due sovrani che il tributo dell’<i>Hacquenée</i> +sarebbe abolito, ma che solamente all’epoca +<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> +della loro incoronazione, i sovrani di Napoli, +in segno della loro devozione agli apostoli S. Pietro +e S. Paolo, offrirebbero una grossa somma di danaro +al S. Padre. +</p> + +<p> +Nella lettera che mi annunciava la sua partenza +di Roma, la regina mi diceva il giorno e l’ora del +suo arrivo a Caserta, ove m’invitò a venire prima +di lei e ad aspettarla acciò ci rivedessimo più presto +e soprattutto più intimamente. Io sola era avvertita +dal suo ritorno, le sue donne e gli stessi +suoi figli non dovevano raggiungerla che l’indomani. +</p> + +<p> +Il re continuerebbe il suo viaggio fino a Napoli e, +mentre la regina si riposerebbe a Caserta, terrebbe +consiglio col cavaliere Acton e sir William, per il +quale la corte di Napoli non aveva secreti. +</p> + +<p> +Per dar prova da parte mia di una impazienza +eguale a quella di cui era l’oggetto, aveva avanzata +di molto l’ora dell’arrivo della regina e, quando +si scorse la sua carrozza sulla via di Capua, potei +salutarla di lontano, agitando la mia pezzuola. La +regina mi vide, uscì a metà della carrozza, ed agitò +la sua per rispondermi. La carrozza raddoppiò allora +di celerità, e non ebbi che il tempo di discendere +la gran gradinata per ricevere Sua Maestà nelle +mie braccia. +</p> + +<p> +Com’era convenuto, il re continuò il suo cammino, +e restammo sole, la regina ed io. +</p> + +<p> +Per le precauzioni prese da Sua Maestà noi potemmo +stare insieme ventiquattr’ore. +</p> + +<p> +Maria Carolina era giuliva; oltre la felicità che diceva +di provare nel rivedermi, arrivava anche coll’assicurazione +dell’imperatore Leopoldo, che si sarebbe +<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> +formata, contro quella Francia che tanto +odiava, una coalizione, in cui si sperava di attirare +anche la Prussia. Durante il suo soggiorno a Vienna +aveva ricevuto le visite degli emigrati, i quali tutti +aveanle rappresentato la Francia come dilaniata da +mille fazioni diverse, e che supplicava ad alta voce +l’aiuto straniero. Secondo essi dalla frontiera a Parigi +non sarebbe che una passeggiata, che non avrebbe +nemmeno il merito del pericolo; in quanto +a Luigi XVI ed a Maria Antonietta era già tutto +stabilito per la fuga. Al 12 di giugno essi lascerebbero +Parigi, e per la strada di Chalons, di Verdun +e di Montmidi arriverebbero al confine, ove li aspetterebbe +il re Gustavo di Svezia, che si sarebbe immediatamente +messo alla testa di un esercito destinato +a marciare su Parigi. +</p> + +<p> +Ciò che allora doveva fare la regina, era di attirare +nella coalizione, tutti i piccoli Principi d’Italia +ed il re di Spagna: cosa che si considerava come +molto facile, essendo il re Carlo IV fratello del re +Ferdinando. +</p> + +<p> +Essa non dubitava punto di riuscire in questa +duplice operazione politica, e pregustava già la doppia +gioia della vendetta soddisfatta, e dell’orgoglio +vendicato. +</p> + +<p> +Non so se la regina aveva tanto piacere a discendere +sino a me, quant’io era in delirio di salire sino +a lei; parmi però che nelle amicizie regali che vogliono +dimenticare la maestà del trono, vi sia una +singolare attrazione per tutto ciò che queste amicizie +parlano non soltanto al cuore, ma anche a +tutte le fibre orgogliose, che nella donna specialmente +corrispondono alle ambizioni più segrete dell’anima; +<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> +io non ho provato mai per nessun’altra +donna questo sentimento profondo e devoto che io +nutriva per la regina, pel solo motivo che era regina, +che si chiamava Maria Carolina, che era figlia +di Maria Teresa, mentre che io, che era mai, io vicino +a lei, dimenticando anche di essere Emma +Lyonna per ricordarmi soltanto che era Lady Hamilton? +Qual maraviglia dunque se la gioia del favore +regale mi abbia trascinata a sì grandi colpe, +forse dovrei dire a sì grandi delitti? Ahimè! io sono +figlia della superbia. +</p> + +<p> +Mentre eravamo io e la regina a Caserta, il re +riuniva il consiglio, ed il giorno dopo del suo arrivo +si sarebbe deciso non soltanto di prepararsi +alla guerra, ma anche di sorvegliare scrupolosamente +questo spirito rivoluzionarlo, che sembrava +svilupparsi a Napoli, e che poteva far nascere gli +stessi disordini come in Francia. +</p> + +<p> +Gravissima e pericolosissima decisione era quella +di far la guerra alla Francia, e ciò per due ragioni; +nè il re di Napoli nè il popolo napolitano erano +guerrieri. +</p> + +<p> +Le inclinazioni guerriere del re eransi fino allora +limitate ad una passione smodata per la caccia, e se +qualche volta, per avventura, aveva mutato di scopo +rivolgendo la bocca del suo fucile dai cervi, dai daini +o dai cignali, suo punto di mira abituale, per prendere +di mira l’uomo, selvaggiume più pericoloso, +aveva avuto la precauzione di diminuire il pericolo +che poteva nascere, tirando a qualche povero sgraziato +di contadino, di cui si divertiva, per far prova +di bravura, a forargli il cappello a palla; ma dopo +che in uno di questi divertimenti invece di colpire +<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> +soltanto il cappello, avevagli fracassato anche il +cranio e ucciso l’infelice che aveva avuto l’onore e +la disgrazia di servirgli di bersaglio, aveva rinunciato +a questa sorta di divertimento. +</p> + +<p> +In quanto al popolo napolitano, toltone qualche +sommossa, di cui la più lunga, quella di Masaniello, +aveva durato quattordici giorni, era sempre +stato, quantunque coraggioso nelle lotte individuali, +assai mediocre amatore delle battaglie campali; i +sette milioni d’uomini che lo componevano in quest’epoca, +non erano mai stati esercitati alle armi, +e dopo la battaglia di Bitonto e di Velletri, battaglia +a cui non avevano preso parte, perchè fu combattuta +fra gli Austriaci e gli Spagnuoli, Napoli non +aveva mai udito il fragore del cannone; l’ultima +battaglia, quella di Velletri, era avvenuta dai quarantasette +ai quarantott’anni addietro. L’eco stesso +del cannone aveva avuto tempo di dileguarsi, e la +generazione attuale si componeva dei nipoti di +quelli non già che avevano combattuto, ma che avevano +veduto a combattere. +</p> + +<p> +Non era adunque senza ragione che la regina sospettava +che i principj proclamati nel 1789 in Francia +avessero avuto eco a Napoli. Tutto il mezzo ceto, +composto particolarmente di avvocati, di medici, di +artisti, di giuristi, era imbevuto di questi principii. +La gioventù poi che aveva divorato avidamente i +libri di Voltaire, le opere di Rousseau, le pubblicazioni +dei filosofi, quelle degli enciclopedisti, e che +vedeva questi stessi libri autorizzati per un momento, +poi severamente proibiti e perseguitati con +accanimento, la gioventù s’interrogava con quale +<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> +diritto quando un popolo vicino camminava nella +la luce, si volesse mantenerla nelle tenebre. +</p> + +<p> +È vero che in opposizione a questa minoranza progressista, +liberale, illuminata, si offriva per ausiliare +al partito realista una nobiltà che non aveva altra +gloria ed altra speranza che le cariche di corte ed +i favori del re; un clero ignorante e corrotto, che +vedeva nel trionfo del principi francesi la caduta +della loro potenza, e la perdita della sua fortuna; +finalmente un popolo fanatico sinceramente attaccato +a Ferdinando, non già perchè Ferdinando fosse +il suo re per diritto ereditario, ma perchè questo re +familiare e liberale nel loro modo di vedere, aveva +per esso, col suo linguaggio volgare, per le sue occupazioni +comuni e pei suoi bassi istinti, una rassomiglianza +che faceva del figlio di Carlo III, non +già quello che avrebbe dovuto essere, vale a dire il +primo gentiluomo del regno, ma il capo dei lazzaroni +del Molo. +</p> + +<p> +Bisogna rendere questa giustizia al re Ferdinando, +che egli faceva tutti questi preparativi di guerra +ai quali lo spingevano la regina, il cavaliere Acton +e sir William, senza nutrire una grande illusione sui +trionfi ai quali volevasi serbato quest’esercito che +organizzava; nè era bene ritirarsi una volta che Ferdinando +si era deciso ad entrare nella gran lotta che +si preparava; in una cosa però egli era ben fermo, +quella cioè di non arrischiare imprudentemente la +sua vita. +</p> + +<p> +Intanto il tempo stringeva, e si avvicinava il 12 +giugno, epoca fissata per la fuga del re; la regina +mi parlava tutti i giorni di questo tentativo disperato; +sua sorella, suo cognato ed essa medesima +<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> +non si dissimulavano che avrebbero giuocato vita +per vita sopra questa carta. +</p> + +<p> +La regina, senza dire per qual fine, ordinò pel 12 +giugno delle preghiere in tutte le chiese. +</p> + +<p> +Quella strana natura riuniva i due estremi, era +insieme e superstiziosa e spirito forte, e gl’istinti +devoti lottavano in lei coll’educazione filosofica. +</p> + +<p> +Il 12 giugno arrivò; la regina passò quasi tutta la +giornata in ginocchio nella cappella del palazzo, non +permettendomi di accompagnarla, per la paura che +come eretica non le portassi sventura: mi mandò a +cercare alla sera, mi ritenne tutta la notte con lei, +e passando gran parte di quella notte a seguire su +di una carta geografica questa fuga che tanto la +preoccupava, diceva: — a quest’ora lasceranno la +Tuilerie, in quest’ora dovranno essere a Bondy, in +quest’ora devono essere a Meaux, a quest’ora a +Montmirail. +</p> + +<p> +Non si coricò che a cinque ore e non si addormentò +che alle otto. +</p> + +<p> +Alla sera arrivò un corriere di Francia che portava +una lettera; questa lettera era di Maria Antonietta. +Io era vicino a lei quando arrivò quella lettera; essa +non permise che la lasciassi, aperse la lettera con +mano tremante, e alla prima riga esclamò con impazienza: +</p> + +<p> +— Sai, Emma, non sono partiti il 12. +</p> + +<p> +E prendendo il suo fazzoletto si asciugò la fronte, +poi continuando a parlare, leggendo: +</p> + +<p> +— Madama di Rochereuil, amante di un aiutante +di campo di Lafayette, era di servizio dal Delfino fino +al 13 di sera; si temeva una denuncia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> +</p> + +<p> +— È prudenza, mormorò, ma sarebbe stato meglio +pensarci prima. +</p> + +<p> +Lesse di nuovo qualche linea: +</p> + +<p> +— La partenza è portata al 18, disse, ancora otto +giorni d’angoscia.... +</p> + +<p> +E gualcì la lettera fra le mani; ma invece di gettarla +via se la mise in seno gualcita com’era. +</p> + +<p> +— Chi è il corriere che ha portato questa lettera? +dimandò essa. +</p> + +<p> +— Quello che Vostra Maestà ha inviato, saranno +tre settimane, alla regina di Francia. +</p> + +<p> +— Ferrari! esclamò essa. +</p> + +<p> +— Sì, Ferrari, Maestà. +</p> + +<p> +Allora fatelo salire; senza dubbio avrà qualche +cosa da dirmi a voce. +</p> + +<p> +— Difatti ha raccomandato di non dimenticare il +suo nome a Sua Maestà. +</p> + +<p> +Un momento dopo Ferrari entrò. +</p> + +<p> +Era un uomo dai ventotto ai trent’anni, e serviva +già da otto o dieci anni a palazzo; vigorosissimo ed +eccellente equitatore, faceva, senza riposarsi, dei +tratti di cento, duecento miglia; era egli che al ritorno +dal viaggio di Vienna precorse alla carrozza +reale per far preparare i cavalli; Maria Carolina +l’aveva raccomandato a sua sorella come uomo di +cui poteva interamente fidarsi. +</p> + +<p> +Quantunque la regina di Francia fosse ben sorvegliata +da Lafayette e dal suo Stato Maggiore, era +riescita a far entrare Ferrari alla Tuilerie, e gli si +erano dati tutti i particolari sul modo di cui si contava +per ingannare la sorveglianza del generale della +guardia nazionale. +</p> + +<p> +Per avere un’idea della difficoltà che presentava +<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> +la fuga, bisogna sapere prima come era sorvegliata +la famiglia reale. +</p> + +<p> +Lafayette, rispondendo di essa vita per vita +aveva prese tutte le sue precauzioni. +</p> + +<p> +Seicento guardie nazionali prese dalle differenti +sezioni montavano giorno e notte la guardia alla +Tuilerie. +</p> + +<p> +Due guardie a cavallo stavano costantemente innanzi +alla porta esterna. +</p> + +<p> +Vi erano sentinelle a tutte le porte del giardino, +e la banchina del fiume era guardata da sentinelle +a cento passi l’una dall’altra. +</p> + +<p> +Internamente le precauzioni non erano meno +grandi. V’erano sentinelle fin sulle porte che mettevano +al gabinetto del re e della regina, fino in un +piccolo corridoio oscuro, al quale facevano capo le +scale interne destinate ai servizî della famiglia reale. +</p> + +<p> +Il re e la regina non avevano guardie del corpo, +non uscivano che sotto la scorta di due o tre uffiziali +della guardia nazionale. +</p> + +<p> +In mezzo a tutte queste difficoltà, ecco ciò che il +re e la regina avevano immaginato. +</p> + +<p> +La prima dama del Delfino, quella di cui si diffidava +perchè era l’amante dell’aiutante di campo +del generale Lafayette, terminava il suo servizio nel +giorno 12, come lo diceva nella sua lettera Maria +Antonietta. +</p> + +<p> +La piccola camera che essa occupava alla Tuilerie +doveva restare vacante. +</p> + +<p> +Questa piccola camera metteva in un appartamento +vuoto da sei mesi; quest’appartamento era quello +del signor Villequier primo gentiluomo di camera, +ed era vuoto perchè il signor Villequier aveva emigrato: +<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> +quest’appartamento situato a pian terreno +aveva due uscite, una sulla corte dei principi, l’altra +sulla via regia. +</p> + +<p> +La regina direbbe che trovandosi troppo stretta +teneva per sua figlia madama Reale la camera di +madama di Rochereuil, che restava vuota per la fine +del servizio di costei. +</p> + +<p> +In quanto all’appartamento del signor Villequier, +il re, fabbro egregio, avrebbe fabbricato una chiave +per entrarvi. Per quanto le sentinelle fossero numerose, +erasi dimenticato di metterne una alla porta +di quell’appartamento; d’altronde verso le ore undici +della sera, le sentinelle della corte erano abituate, +perchè a quell’ora terminavano i servizî a +palazzo, a vedere uscire molte persone insieme. +</p> + +<p> +Si poteva quindi tentare un’uscita in mezzo a tutta +quella gente senza essere riconosciuti. +</p> + +<p> +Una volta fuori della Tuilerie, uno Svedese devoto +alla regina, il signor de Fersen, s’incaricava del +resto. Egli aspetterebbe vestito da cocchiere da <i>fiacre</i> +sull’angolo della strada de l’Echelle, e condurrebbe +i fuggitivi alla barriera di Clichy, ove una berlina +da viaggio comandata da lui aspettava, pronta per +partire, in casa di un suo amico il signor Crawfort. +</p> + +<p> +Il re uscirebbe vestito da intendente, vale a dire +con un abito grigio, farsetto di raso, calzoni grigi, +calze grige, e scarpe colle fibbie ed un piccolo cappello +a tre punte. +</p> + +<p> +Un cameriere del re, per nome Huc, della stessa +corporatura del re, e di cui il re ne studiava l’andatura, +usciva da due o tre giorni e continuava ad +uscire fino alla sera dell’evasione, perchè si abituassero +a veder passare quell’uomo vestito di grigio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> +</p> + +<p> +Il Delfino era vestito da ragazzina. +</p> + +<p> +La regina, madama Elisabetta, e madama Reale, +sortirebbero insieme alle altre donne di servizio, e +si sperava almeno di passare nel numero senza essere +scorte. +</p> + +<p> +Bisognava avere passaporti per tutti: il signor de +Fersen erasi incaricato dell’affare; una sua amica, +madama de Korff, doveva lasciar Parigi, aveva un +passaporto per sè, i suoi due figli, un domestico e +due cameriere, essa diede il passaporto al signor de +Fersen che lo diede alla regina. +</p> + +<p> +Tutto questo per uscir da Parigi. +</p> + +<p> +Il signor de Bouillé, uomo di mente e di energia, +sul quale il re poteva contare, aveva sotto il comando +tutte le truppe della Lorena, dell’Alsazia, +della Franca Contea e della Sciampagna. Egli era +incaricato di far esplorare la strada da Chalons a +Montmirail e che passava per Varenne. +</p> + +<p> +La truppa scaglionata su questa strada e comandata +da uffiziali devoti, aspettava l’arrivo del re e +gli servirebbe di scorta. +</p> + +<p> +Un milione di assegnati era stato mandato al signor +di Bouillé per far fronte a tutte le spese. +</p> + +<p> +Ecco come erano le cose, quando alla sera del 13 +giugno Ferrari ritornò a Napoli; aveva impiegato +nove giorni a percorrere la via, e per conseguenza +era partito il quattro. +</p> + +<p> +La regina Maria Carolina diede duecento ducati a +Ferrari, gli ordinò di andare a riposarsi, e di tenersi +pronto a tutti gli eventi. Ferrari rispose a Sua +Maestà che ventiquattr’ore gli sarebbero sufficienti, +e che anche prima essa potrebbe disporre +di lui. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span></p> + +<h2>V.</h2> +</div> + +<p> +Durante tutti questi giorni d’inquietudine, che seguirono +l’arrivo del corriere la regina volle che restassi +con lei; con tutti gli altri era impaziente, brutale, +violenta, e per me soltanto era cara e buona, +perchè a me sola confidava i suoi timori e le sue +speranze. +</p> + +<p> +Il corriere dell’ambasciata arrivava tutte le settimane, +il 16 era il giorno del suo arrivo. Alla sera +mentre passeggiavamo la regina ed io nel vecchio +parco dei duchi di Caserta, un segretario del ministro +degli affari esteri ci fu condotto da un usciere +di palazzo; la regina vide da lontano che teneva +una lettera in mano, si alzò dal sedile ove eravamo +e gli andò incontro rapidamente. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> +</p> + +<p> +Il giovane fece un inchino e le porse la lettera. +</p> + +<p> +La regina l’aperse di fretta, la lesse, fece un segno +d’impazienza e la passò a me. +</p> + +<p> +— Vostra Maestà ha degli ordini da dare? chiese +quel giovine. +</p> + +<p> +— No, signore, disse la regina, anzi debbo farvi +dei ringraziamenti. +</p> + +<p> +Il giovane fece un inchino, e ritirandosi chiese che +l’usciere fosse autorizzato, a dargli una ricevuta +della lettera, ed a certificare che era stata data personalmente +alla regina. +</p> + +<p> +L’usciere ricevette l’ordine di fare quanto gli venne +richiesto, e si ritirarono ambidue. +</p> + +<p> +La regina mettendomi il suo braccio al collo, e +leggendo dietro le mie spalle: +</p> + +<p> +— Comprendi? mi disse. +</p> + +<p> +— Sì, risposi, perfettamente. +</p> + +<p> +Ed io lessi a voce alta. +</p> + +<p> +«La caccia si farà il giorno 21, si partirà a mezzanotte +per arrivare al convegno per l’alba. Questo +ritardo è stato cagionato da una lettera di credito +pagabile il giorno 20». +</p> + +<p> +La lettera non era firmata; ma la regina riconobbe +la scrittura di sua sorella Maria Antonietta. +</p> + +<p> +— Come! Vostra Maestà non comprende? dimandai +io. +</p> + +<p> +— Sicuro, disse la regina, non si partirà che alla +mezzanotte del 20 invece di partire il 18, perchè è +alla mattina del 20 che il re riscuote il suo trimestre +di lista civile. +</p> + +<p> +— Ed a quanto ammonta questo trimestre? dimandai. +</p> + +<p> +— A sei milioni. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> +</p> + +<p> +— Capperi, ne vale ben la pena, dissi io sorridendo. +</p> + +<p> +— Sì, rispose la regina; ma un ritardo di due +giorni ancora; chi sa cosa può nascere in questi +due giorni. +</p> + +<p> +Poi scuotendo la testa. +</p> + +<p> +— Ah! non so che ne avverrà, mia povera Emma, +mi disse, ma ho dei tristi presentimenti. +</p> + +<p> +Bisogna notare che la regina teneva segreti i suoi +dispiaceri, e non li confidava che a me; e mai una +parola nè al re nè al ministro. +</p> + +<p> +I giorni passavano, la regina non andava a Napoli, +e non lasciava Caserta ed io pure non la lasciava. +Sir William, pel quale non avevamo segreti, e che +conosceva le sue inquietudini, m’invitava egli stesso +pel primo a tenerle una fedele compagnia. +</p> + +<p> +Durante la giornata del 20, essa non potè stare +nè seduta, nè in piedi; si sarebbe detto che a forza +di fatiche fisiche cercava di scacciare le preoccupazioni +dell’animo, e dopo la mezzanotte la sua agitazione +aumentò ancora. +</p> + +<p> +Ebbe un istante l’idea di rimandare Ferrari a Parigi, +ma comprese che, per quanto solerte fosse stato, +sarebbe ritornato il giorno dopo o l’altro ancora +dopo la partenza della famiglia reale, e ritenne Ferrari +per un’occasione di urgenza. +</p> + +<p> +Essa sperava che al momento della partenza, il +re o la regina le avrebbero mandato un corriere +per comunicarle la loro partenza; in tal caso questo +corriere era aspettato pel 29. +</p> + +<p> +Tutta la giornata del 29, quella del 30 e la mattina +del 1 agosto, scorsero senza notizie; ma al 1 +<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> +agosto verso le undici sir William arrivò in persona +e mi fece chiamare. +</p> + +<p> +La regina, cui ogni cosa era un soggetto di inquietudine, +mi fece segno di scendere. +</p> + +<p> +Sir William mi aspettava in una piccola sala a +pian terreno, e ad un tratto conobbi dalla sua fisonomia +che egli portava una cattiva notizia. +</p> + +<p> +— Che c’è? gli chiesi io in inglese. +</p> + +<p> +— Il re e la regina sono stati arrestati in una +città che si chiama Varenne, mi rispose sir William, +e a quest’ora debbono essere stati ricondotti +a Parigi. +</p> + +<p> +— Che dite mai, sir William? +</p> + +<p> +Mi rivolsi, la regina impaziente, e sospettando +qualche disgrazia, era in piedi presso la porta; essa +mi aveva seguito, e aveva inteso senza ben comprendere +la frase di sir William; ma dal tuono di +voce, con cui la pronunziava, aveva indovinato che +non ci annunziava nulla di buono. +</p> + +<p> +Essa ce ne fece dimanda in francese. +</p> + +<p> +— Signora, rispose sir William, io annunciava una +grande sventura a Milady. +</p> + +<p> +— Mia sorella è stata assassinata! esclamò la regina. +</p> + +<p> +— No, signora, Dio non ha permesso un simile delitto; +vostra sorella vive; ma è stata arrestata nella +sua fuga e ricondotta prigioniera a Parigi. +</p> + +<p> +— Prigioniera! mia sorella! e si è osato portare +la mano su di una persona reale! +</p> + +<p> +— La vostra prima idea, signora, era bene stata +quella che fosse assassinata. +</p> + +<p> +— Comprendo che si possa assassinare una regina, +<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> +per questo non ci vuole che un fanatico od un pazzo; +ma per arrestarla si richiede una ribellione aperta, +una sollevazione popolare, una rivoluzione insomma. +</p> + +<p> +— E come chiamerà altrimenti Vostra Maestà gli +avvenimenti che succedono in Francia, se non una +rivoluzione? +</p> + +<p> +— Spero almeno che se la regina è prigioniera, +lo sarà nel suo palazzo. +</p> + +<p> +— Non ne sappiamo ancor nulla, signora, se non che +a quaranta o cinquanta leghe da Parigi, in una piccola +città che si chiama Varenne, le Loro Maestà il +re e la regina di Francia sono state arrestate; m’è +stato inviato un corriere dall’ambasciatore d’Inghilterra, +latore di un dispaccio, che non ne dice di +più; dalla partenza del corriere il re e la regina +erano già stati condotti a Chalons, e tre rappresentanti +del popolo partivano da Parigi per andare +loro incontro e proteggerli. +</p> + +<p> +— Proteggerli! esclamò Maria Carolina, tre avvocati +probabilmente, che proteggono il re e la regina +di Francia! è curioso! Posso vedere il corriere? +</p> + +<p> +— L’ho condotto con me, pensando che Vostra +Maestà deciderebbe forse d’interrogarlo. +</p> + +<p> +— Grazie, fatelo venire; Emma tu mi vorrai ben +servire da interprete non è vero? +</p> + +<p> +— Credo che parli francese, rispose sir William. +</p> + +<p> +— Tanto meglio, disse la regina. +</p> + +<p> +Cinque minuti dopo il corriere era alla sua presenza. +</p> + +<p> +Ma il corriere non sapeva soltanto che quello che +aveva inteso a dire per le strade: gli avevano raccontato +che quando si erano accorti della fuga del +<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> +re, si voleva ammazzare Lafayette, che si accusava +di aver favorito questa fuga; ciò che poi aveva veduto +personalmente era che i parigini ne erano su +tutte le furie; ciò che poteva affermare era che il +re aveva tutto a temere al suo ritorno a Parigi, se +le più grandi precauzioni non si fossero prese per +la sua sicurezza. +</p> + +<p> +Tutto ad un tratto, mentre si davano tutti questi +dettagli alla regina, egli si ricordò che udendo a +gridare per le vie: <i>Arresto del re, Luigi XVI</i>; avea +comprato il giornale ov’era raccontato quest’arresto. +</p> + +<p> +La regina tese avidamente la mano, il corriere +frugò nelle tasche, e finì col tirare da una di esse +un foglio delle rivoluzioni di Francia e di Bramante +di Cammillo Desmoulins. +</p> + +<p> +La regina percorse rapidamente il giornale, poi +spiegazzandolo nelle sue mani convulse, con una +espressione di rabbia impossibile a descrivere: +</p> + +<p> +— Miserabili! esclamò, meglio sarebbe che l’uccidessero, +dieci, cento, mille volte, anzichè insultarla +così! +</p> + +<p> +Le tolsi il giornale di mano, che voleva restituire +al messaggiero. +</p> + +<p> +— Oh! leggilo, disse: voglio che anche tu vegga +come questi infami di francesi trattano il loro re. +</p> + +<p> +I miei occhi caddero su questo periodo: +</p> + +<p> +«Da che muovono i grandi avvenimenti? A S. Menehould,<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> +questo nome ricorda al nostro Sancho +Pança, «coronato i famosi piedi di porco!» Non +<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> +sarà mai detto che egli sia passato da San Menehould, +senza aver mangiato sul luogo i piedi del +majale. E’ non si ricorda più il proverbio <i>plures occidet +gula quam gladius</i>. Il tempo per preparare questa +refezione gli riuscì fatale.» +</p> + +<p> +— Simili ingiurie non meritano che il disprezzo, +dissi. +</p> + +<p> +Ma essa senza ascoltarmi: +</p> + +<p> +— Vedendo trattare così un loro fratello, esclamò, +tutti i re non si alzano e non fanno voto di volgere +su Parigi, e non lasciar pietra sopra pietra in +quella città maledetta! Oh! re, famiglia di vili, non +vedete voi dunque che la vostra causa si discute là? +Sir William! +</p> + +<p> +— Signora, disse sir William facendo un inchino. +</p> + +<p> +— Ritornate subito a Napoli? +</p> + +<p> +— Se Vostra Maestà lo desidera. +</p> + +<p> +— Sì, lo desidero: e potete darmi un posto nella +vostra carrozza? +</p> + +<p> +— Sarà un grande onore per me, signora. +</p> + +<p> +— No, no, anzi meglio... partite e noi vi seguiremo +in un quarto d’ora, andate a palazzo e dite, vi prego, +in mio nome al re di radunare il consiglio. Voglio +parlare a tutti quegli uomini; non veggo tutti questi +preparativi di guerra, e però siamo entrati in trattative +con nostro fratello Leopoldo, sarebbe una +vergogna che egli fosse pronto e noi no; andate sir +William, andate, e cercate di sapere se possiamo +contare sull’Inghilterra. +</p> + +<p> +In generale quando la regina parlava così aveva +un tale potere di voce, e una tale dignità nel suo +gesto, una tale maestà nelle sue parole, che quelli +<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> +che l’ascoltavano non potevano più che obbedirla. +</p> + +<p> +Sir William si limitò a salutarla, salì in carrozza, +e gridò al cocchiere: al palazzo reale, e di carriera. +</p> + +<p> +Circa un quarto d’ora dopo, come aveva detto la +regina, ci mettemmo noi pure in carrozza e lo seguimmo. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span></p> + +<h2>VI.</h2> +</div> + +<p> +Quantunque la regina avesse fatta al suo cocchiere +la stessa raccomandazione che sir William al suo, +questi nullameno arrivò venti minuti prima di noi, +possedendo i migliori cavalli di Napoli, senza eccettuarne +quelli del re. +</p> + +<p> +Ne risultò che, entrando nel palazzo, la regina +trovò il consiglio riunito, il ministro Acton aveva +da parte sua ricevuta la notizia dell’arresto del re +di Francia, ed aveva pensato che la cosa valesse la +pena di un Consiglio. +</p> + +<p> +Siccome io non seguii la regina, e la carrozza dopo +averla deposta al palazzo mi condusse all’Ambasciata, +non seppi che da lei, quanto era passato. +</p> + +<p> +Il re aveva preso posto di assai malo umore, dichiarando +<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> +alla bella prima che aveva affari ben altrimenti +importanti che quelli, i quali occupavano +il Consiglio, e prevenendo i ministri ch’egli non +resterebbe fino alla fine; ma quando scorse la regina +fu ben peggio, pensò tosto di scaricare sopra +lei la presidenza del Consiglio, ed avvicinandolesi, +chiamandola cara maestra, le fece ogni maniera di +gentilezze, ciò che non accadeva tranne nei momenti +di supremo buon umore. Di tratto, nel punto in cui +la discussione era più animata, si udì picchiare alla +porta senza alcun riguardo. +</p> + +<p> +La regina dimandò con impazienza, chi mai avesse +l’audacia di battere con tale familiarità alla porta +del Consiglio, ma il re fece un segno. +</p> + +<p> +— Cara maestra, diss’egli, non turbarti; è per me, +so di che cosa si tratta. E uscì. +</p> + +<p> +La regina allungò la testa, e per la fessura della +porta vide un bracchiere che attendeva il re. +</p> + +<p> +Quasi subito la porta si riaperse. +</p> + +<p> +— Io non posso rimanere, ho da fare. Sostituiscimi, +cara Carolina, come sempre; quanto farai sarà +ben fatto. +</p> + +<p> +E salutando la regina ed i ministri con un gesto +della mano, rinchiuse le porte e si udirono i passi, +che rapidamente si allontanavano. +</p> + +<p> +La regina era avvezza a questo modo d’agire del +re, e per solito poco se ne inquietava; ma questa +volta le circostanze le parevano abbastanza gravi, +perchè il re, malgrado la sua astensione dagli affari, +dovesse restare al Consiglio fino alla fine, dappoichè +fosse un po’ la sua causa che si discuteva. +</p> + +<p> +A mezzo il Consiglio, venne portata alla regina +una lettera appena allora giunta da Vienna. Era di +<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> +suo fratello Leopoldo, e le annunciava novelle della +più alta importanza. +</p> + +<p> +L’imperatore le scriveva che nel mese seguente, +verso il 20 di agosto, avrebbe un ritrovo a Pilnitz +col re di Prussia Federico Guglielmo, secondo ogni +probabilità, risulterebbe da questa conferenza una +dichiarazione di guerra alla Francia. +</p> + +<p> +Pregava suo cognato Ferdinando di tenersi pronto +per questo caso, e fornire il contingente che egli +stesso s’era imposto nel suo viaggio a Vienna. L’imperatore +ignorava ancora l’arresto di Varennes, o +piuttosto doveva conoscerlo a quell’ora, essendo più +rapide le comunicazioni fra Parigi e Vienna, che fra +Parigi e Napoli: ma la sua lettera, datata il 23 di +luglio, era stata scritta tre o quattro giorni prima +che avesse potuto sapere la trista nuova. +</p> + +<p> +Fu una fortuna per la regina, che suo marito le +avesse addossata la presidenza, poichè il re, entrato +al Consiglio ad un’ora e mezza, non avrebbe mai +consentito di rimanervi fino alle sei. +</p> + +<p> +La regina ebbe la soddisfazione di sapere, dai dati +raccolti dal generale Acton, che se le ostilità non +erano ancora cominciate colla Francia, almeno tutto +si preparava per l’invasione del territorio francese. +Trentacinque mila tedeschi si avanzavano verso le +Fiandre, quindici mila altri verso l’Alsazia; quindici +mila svizzeri si apparecchiavano a muovere sopra +Lione, un’armata piemontese minacciava il delfinato, +e venti mila spagnuoli si tenevano pronti a +passare la frontiera. +</p> + +<p> +Il generale Acton, come ministro della marina e +della guerra, fu incaricato di completare il materiale +da guerra, di bastimenti, di cannoni, di casse. +<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> +Egli promise alla regina di organizzare manifatture +d’armi e fabbriche di polvere, in fine scrisse ai principi +di Hesse Philipstadt, di Wurtemberg, e di Sassonia, +offerendo a tutti e tre comandi. +</p> + +<p> +Questo riguardava l’esterno, ma la regina era risoluta +di sottomettere l’interno ad una sorveglianza +che prevenisse ogni avvenimento che, nel principio +o nello scopo, avesse rapporto con quelli che si +compivano in Francia. Si decise di numerizzare le +case della città, che non lo erano, si stabilirono in +ogni sestiere commissari incaricati esclusivamente +della polizia politica; finalmente un giovane, che il +generale Acton credette potere raccomandar alla +regina, come intraprendente, abile ed ambizioso, ricevette +il titolo da lungo tempo abolito di <i>Reggente +del Vicariato.</i> +</p> + +<p> +Questo giovane era il cavaliere Luigi de’ Medici, +che una volta salito al potere, non doveva più abbandonarlo. +</p> + +<p> +La regina non aveva di che lagnarsi; in questo +solo consiglio erano state combinate faccende, che +per solito non si ultimavano in dieci riunioni di +questa sorte. +</p> + +<p> +Uscendo dal Consiglio la regina s’informò quale +fosse stato l’affare tanto pressante che aveva allontanato +il re dal Consiglio, e che cosa volesse da lui +il bracchiere che s’era permesso di bussare alla +porta. +</p> + +<p> +Questo bracchiere veniva ad informarlo, che una +magnifica passata di beccafichi s’era appena fermata +a Capodimonte, e come essa era attesa, perchè quella +fosse l’epoca del passaggio di simili uccelli, il re +aveva ordinato al suo capo caccia di prevenirlo non +<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> +appena ci fosse un bel colpo di archibugio da tirare. +</p> + +<p> +Il capo caccia non aveva mancato, e tale era la +faccenda importante che aveva impedito al re Ferdinando +di prender parte alle misure, le quali dovevano, +così almeno si sperava, contribuire a salvare +suo cognato Luigi XVI e sua cognata Maria +Antonietta. +</p> + +<p> +La regina m’avea detto di trovarmi alle sei precise +al palazzo; io l’aspettava da una mezz’ora +quando uscì dal Consiglio. Mi raccontò alzando le +spalle la storia del re, ma, in fin dei conti, la noncuranza +di suo marito la rendeva re e regina allo +stesso tempo, ed il suo dispotismo vi si accomodava +assai bene. +</p> + +<p> +Rimontammo in carrozza e partimmo per Caserta. +</p> + +<p> +Verso la metà del viaggio incontrammo una specie +di calesse di posta coperto di polvere e che pareva +aver fatto un lungo viaggio. Riconoscendo la +livrea reale, una donna uscì con mezza la persona +e gridò al suo postiglione di fermarsi. +</p> + +<p> +Era evidente che questa donna, da qualunque parte +venisse, veniva per la regina. +</p> + +<p> +La regina fece arrestare la nostra carrozza e +aspettò. +</p> + +<p> +La viaggiatrice si precipitò dal calesse ed in un +momento fu presso a noi. +</p> + +<p> +— Da parte della regina Maria Antonietta, disse +colei. +</p> + +<p> +— Voi venite da parte di mia sorella? +</p> + +<p> +— Sì, signora. +</p> + +<p> +— Avete una sua lettera. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> +</p> + +<p> +— Nel mio portafoglio — di lei stessa. — Vostra +Maestà conosce la cifra della regina? +</p> + +<p> +— Perfettamente. Dite al vostro cocchiere che ci +segua e montate con noi. — Il vostro nome? +</p> + +<p> +— Il mio nome vi è ignoto, signora, ma credo che +dicendovi esser io l’Inglesina... +</p> + +<p> +— Ah! sì, sì. Voi siete addetta alla principessa di +Lamballe. Salite con noi, salite. +</p> + +<p> +La giovane rivolse qualche parola al postiglione +in eccellente italiano, montò con noi, si allogò sul +davanti, ed il suo calesse ci tenne dietro. +</p> + +<p> +— Presto, presto! diteci come stanno le cose. In +qual giorno avete lasciato Parigi? +</p> + +<p> +— Il ventisei giugno, signora, il domani del ritorno +della regina. +</p> + +<p> +— E mia sorella stava bene? +</p> + +<p> +— Sì, signora, lasciando da parte le emozioni e la +fatica di questo viaggio terribile. +</p> + +<p> +— Qual è la sua situazione alla Tuileries? +</p> + +<p> +— Prigioniera, signora, e non bisogna dissimularselo, +essa sarà prigioniera fino al momento che il +re avrà giurato la costituzione. +</p> + +<p> +— La giuri dunque, e guadagni terreno, fino che +noi possiamo giungere in suo soccorso. +</p> + +<p> +— Ah, signora! È questo soccorso ch’io vengo ad +affrettare in nome di Sua Maestà. +</p> + +<p> +— Noi ce ne occupiamo, siate tranquilla. +</p> + +<p> +Durante questo tempo, la regina dissuggellò la +lettera di sua sorella, ma ella tentava indarno di +comprenderne il senso. +</p> + +<p> +— Non posso leggere senza la cifra sotto gli occhi, +disse la regina con impazienza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> +</p> + +<p> +— È la parola Lodovico, ripetuta tre volte e seguita +da un D. +</p> + +<p> +— Sì, ma la leggerò a Caserta a testa riposata. +Ditemi chi vi manda, datemi i particolari del vostro +viaggio, ripetetemi ciò che si diceva a Parigi al momento +della vostra partenza. +</p> + +<p> +— A rischio d’essere schiacciata, volli assicurarmi +che Sua Maestà era rientrata nel palazzo senza accidenti, +e siccome l’itinerario degli augusti sovrani +era tracciato, poichè si sapeva che entrerebbero per +la barriera dell’Etoile, io mi allogai fin dal mattino +nel giardino delle Tuileries. Appena rientrata la regina +doveva andare a renderne istrutta la signora +principessa di Lamballe, che era con suo padre il +duca di Penthièvre; devo confessare a Vostra Maestà +che l’aspetto della popolazione era pieno di minaccia. +</p> + +<p> +— Contro di chi? +</p> + +<p> +— Contro il re e la regina, signora. +</p> + +<p> +— Oh! francesi maledetti. +</p> + +<p> +— Avevano bendati gli occhi alla statua del re +Luigi XV per simboleggiare l’acciecamento della monarchia; +in fine di piazza in piazza grandi avvisi +dominavano la folla, portando questa iscrizione: +</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<p class="i01">«Chiunque applaudirà il re</p> +<p class="i05"> Sarà bastonato.</p> +<p class="i01">Chiunque l’insulterà</p> +<p class="i05"> Sarà appeso.»</p> +</div></div> + +<p> +Io mi sentii agghiadare, la regina divenne pallidissima. +</p> + +<p> +Io le presi le mani. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> +</p> + +<p> +— Oh! giammai, giammai, le dissi: siate dunque +tranquilla. +</p> + +<p> +— Se tu sapessi come mi odiano; più forse ancora +di mia sorella. Ma essa, essa, vediamo, come raggiunse +il Palazzo. +</p> + +<p> +— Essa venne in qualche modo portata dai suoi +due più grandi nemici, il signor di Noailles ed il +signor di Aiguillon. Di maniera che, quand’ella si +vide nelle loro mani, si credette perduta, ma s’ingannava, +perchè essi erano venuti colà non per perderla, +ma per salvarla. +</p> + +<p> +— Ed il re? +</p> + +<p> +— Il re scese per ultimo, signora. Egli mi parve +assai calmo: camminava col suo passo ordinario fra +il signore Barnare e Péthion. +</p> + +<p> +— E voi allora? +</p> + +<p> +— Io tornai al palazzo Penthièvre a dare questa +buona nuova alla principessa di Lamballe, che la +regina era ritornata al palazzo senza alcun sinistro. +Nella sera, la signora Campan venne portando +questa lettera da parte della regina, che ebbi l’onore +di consegnarvi or ora. Essa pregava, a nome +della regina Maria Antonietta, Vostra Maestà di +mandarne copia all’imperatore Leopoldo, al quale +essa non ebbe il tempo di scrivere. Fu a Meaux, dove +passò la notte del 23 al 24 nel vescovado, che essa +trovò modo di scrivere a Vostra Maestà. +</p> + +<p> +— Ah! mia povera Maria, mia povera Maria, gridò +la regina; oh! perchè non è lei invece di questa lettera +che stringo sul mio cuore? Si salvi, fugga, venga +a trovarmi! Essa sarà cento volte più felice a Caserta +ed a Napoli che a Versailles ed a Parigi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> +</p> + +<p> +— S’ella potesse, signora, non mancherebbe certo +e si reputerebbe felicissima. +</p> + +<p> +Si pervenne al palazzo di Caserta. +</p> + +<p> +— Incaricati della nostra cara Inglesina, disse la +regina volgendosi a me, veglia acciò ch’ella non +manchi di nulla. Io vado a leggere la lettera della +mia povera Maria ed a seguire le istruzioni che +mi dà. +</p> + +<p> +Un’ora dopo, un corriere partiva per Napoli, invitando +il generale Acton a venire l’indomani mattina +a Caserta, e ordinando al corriere dell’Imperatore +Leopoldo di non partire senza venir a prendere i +dispacci della regina. +</p> + +<p> +— Continuate, diss’ella. +</p> + +<p> +— Vidi venir di lontano la carrozza reale, essa era +protetta dai granatieri, dei quali gli alti berretti di +pelo nascondevano le portiere. Due granatieri stavano +sullo sgabello della parte anteriore della carrozza, +ed erano incaricati di proteggere le tre guardie +del corpo, che, rimaste fedeli al re, l’avevano accompagnato +nella sua fuga rifiutando di scappare a +Meaux, come aveva loro proposto Barnave, fermi +di seguire fino all’ultimo la fortuna del re. +</p> + +<p> +— Sapete voi il nome di questa brava gente? chiese +la regina. +</p> + +<p> +— I signori di Maustier, di Malden e Valery. +</p> + +<p> +La regina notò i tre nomi sul suo portafogli. +</p> + +<p> +— Avanti, avanti, continuò scrivendo. +</p> + +<p> +— Il signor di Lafayette con tutto il suo stato +maggiore aspettava la carrozza alla inferriata delle +Tuileries. Quando la regina lo scorse gridò a lui: +«Signor di Lafayette, salvate le tre guardie, esse +non fecero che obbedire al re;» ma per questa semplice +<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> +obbedienza correvano maggior pericolo che +tutti gli altri. +</p> + +<p> +Una siepe di guardie nazionali si stendeva dalla +inferriata del ponte all’ingiro fino ai gradini che +conducevano al palazzo. A questi gradini bisognava +discendere, e là stava il pericolo. +</p> + +<p> +L’assemblea aveva mandato venti deputati ed essi +aspettavano a questi gradini. +</p> + +<p> +Il signore di Lafayette scese di cavallo, fece fare +dal terrazzo alla porta del giardino una vera via di +ferro coi fucili e le baionette della guardia nazionale. +</p> + +<p> +I due figli, madama Reale e il Delfino uscirono i +primi e guadagnarono il palazzo senza ostacoli. +</p> + +<p> +Dopo venne la volta delle guardie del corpo. Si +era giurato di non lasciarle rientrar vive nel palazzo; +era stata sparsa la voce che fossero stati +loro a calpestare la coccarda tricolore il 2 ottobre. +Al momento dunque in cui discesero della carrozza, +vi fu un istante di lotta terribile; le sciabole, le daghe +degli assassini si facevano strada fra le guardie +nazionali. I signori di Valery e di Malden furono +feriti. +</p> + +<p> +La regina asciugò colla sua pezzuola la fronte coperta di sudore. +</p> + +<p> +— Oh, diss’ella, quando penso che noi siamo forse +destinate a vedere simili orrori. Oh! no, no, continuò +serrando i denti; io prima li sterminerò tutti. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span></p> + +<h2>VII.</h2> +</div> + +<p> +La storia della nostra <i>Inglesina</i> che continuerò a +chiamare con questo nome, essendoci stata fatta da +lei la raccomandazione di non pronunziare il suo +vero nome, è semplicissima. +</p> + +<p> +Il duca di Norfolk e lady Mary Duncan avevano +conosciuto la sua famiglia e l’avevano collocata nel +convento irlandese della via di <i>Bac</i>, ove prendeva +delle lezioni da Sacchini maestro di musica della +regina. Maravigliato dei progressi della sua alunna, +ed avendola altresì intesa a parlare con grande purezza +italiano e tedesco, l’autore dell’Edipo a Colono +fece tanti elogi di questa giovinetta a Maria Antonietta, +che desiderò di vederla. La principessa di +Lamballe offerse allora alla regina di trovarsi incognita +<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> +al momento in cui Sacchini dava la sua lezione, +vi andò di fatti: e recatasi alla Tuilerie assicurò +a Maria Antonietta che gli elogi dell’illustre +maestro non erano punto esagerati. Due giorni dopo +l’Inglesina fu accolta dalla regina, che calcolando +i servizj che in gravi circostanze in cui si trovava +poteva renderle una donna che parlava ad un tempo +italiano, inglese e tedesco, si affezionò la giovinetta +più colla dolcezza dei modi che per la speranza di +ricompense, poichè a quell’epoca la regina non +avrebbe nemmeno osato di promettere per tema di +non poter mantenere. +</p> + +<p> +L’Inglesina ci raccontò come aveva ricevuto dalla +regina di Francia la missione che ora compiva +presso la regina di Napoli. Era partita dalla Francia +con due lettere; una per Maria Carolina e che le +aveva già consegnata, l’altra per la duchessa di +Parma: trovandosi questa città sulla via di Napoli, +la lettera per la duchessa doveva essere consegnata +per la prima. +</p> + +<p> +L’Inglesina arrivando a Parma, aveva saputo che +la duchessa era a Colorno, in villa. +</p> + +<p> +Essa partì per Colorno, e arrivò nel momento in +cui la duchessa stava per uscire a cavallo; fece un +segno al domestico che si avvicinò alla sua carrozza, +e lo pregò di avvertire la duchessa del suo +arrivo; il domestico andò dalla duchessa e le annunziò +che una giovine donna arrivata da Parigi +chiedeva di parlarle, per darle una lettera che non +poteva consegnare che personalmente alla duchessa. +</p> + +<p> +L’Inglesina seguendo collo sguardo il domestico +che era diventato suo intermediario, aveva veduto +che a quelle parole «una giovane arrivata da Parigi» +<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> +la duchessa aveva fatto un moto involontario di +sorpresa, e si era turbata; ma non appena si accorse +della sua presenza, la duchessa ripetè in lingua tedesca, +per non essere intesa nè dai Francesi nè dagli +Italiani che erano con lei, ciò che le aveva fatto +dire dal domestico, vale a dire che era incaricata +dalla regina Maria Antonietta di portare una lettera, +che non poteva consegnare che a lei sola. +</p> + +<p> +La duchessa aveva tosto invitata l’Inglesina a +scendere di carrozza, la fece entrare a palazzo, la +seguì e lesse la lettera, mentre la messaggiera +prendeva qualche rinfresco. +</p> + +<p> +Appena ebbe letta la prima riga, esclamò in lingua +italiana: +</p> + +<p> +— Mio Dio! tutto è perduto, è troppo tardi! +</p> + +<p> +E continuando a leggere lasciava sfuggire queste +esclamazioni: +</p> + +<p> +— È inutile! assolutamente inutile! sono perduti! +</p> + +<p> +Poi rivolgendosi verso l’Inglesina, soggiunse: +</p> + +<p> +— Mi duole che non possiate trattenervi e prendere +un po’ di riposo; se tornerete a Parma, sarò +felice di vedervi. +</p> + +<p> +Poi prese un fazzoletto ed asciugata una lagrima, +disse: +</p> + +<p> +— Le circostanze sono tali al giorno d’oggi che +rispondere a questa lettera sarebbe un esporre me, +mia sorella, e voi stessa. +</p> + +<p> +Dopo di che rimontò a cavallo, augurò il buon +viaggio all’Inglesina, e partì al galoppo. +</p> + +<p> +L’Inglesina aveva continuato il suo viaggio trovando +la duchessa di Parma un po’ fredda rispetto +ai pericoli in cui trovava sua sorella; ma avendo +<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> +premura d’arrivare a Napoli, si era posta di nuovo +in viaggio senza riposarsi. +</p> + +<p> +Dopo le delusioni venne la catastrofe. L’Inglesina +viaggiava, come ho detto, in vettura di posta con +un domestico sulla cassettina; questo domestico +aveva sotto i piedi una cassetta ove la viaggiatrice +aveva rinchiuso gli oggetti più preziosi e il +denaro: volendo arrivare a Roma di giorno, essa +l’aveva mandato per corriere a comandare i cavalli, +e non trovandosi nessuno a custodire la +cassetta, le fu involata fra Aqua-pendente e Monte +Roso, di modo che la povera fanciulla, arrivando a +Roma, si accorse che rimaneva abbastanza denaro +per pagare la posta, ma non un soldo per continuare +il suo viaggio a Napoli. Fortunatamente aveva +una lettera di raccomandazione per la duchessa +De-Paoli che abitava a Fontana di Trevi. Il giorno +dopo del suo arrivo andò dalla duchessa e le consegnò +la lettera raccontandole le sue sventure. +</p> + +<p> +La duchessa le prestò un centinaio di ducati per +continuare il viaggio; una volta a Napoli sapeva +bene che non aveva bisogno di nulla. +</p> + +<p> +La duchessa inoltre le aveva dato una lettera di +raccomandazione, propriamente per.... per Sir +William, e non conoscendo chi fossi, l’Inglesina mi +chiese se conosceva l’ambasciatore d’Inghilterra, +se era un uomo cortese, e se io poteva raccomandarla +a lui. Per tutta risposta e con grande stupore +dell’Inglesina, apersi la lettera diretta a sir +William. La duchessa De-Paoli pregava sir William, +di ordinare tutte le ricerche necessarie perchè +la povera Inglesina ritrovasse la sua cassetta. +Non sapendo se avrei veduto sir William prima +<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> +della partenza del corriere dell’Imperatore che passava +per Roma, e che doveva porsi in viaggio +per la mattina seguente, presi la penna e scrissi al +console inglese a Roma, per raccomandargli d’insistere +presso tutte le autorità perchè fossero attivate +tutte le indagini, non già come si fa d’ordinario, +ma sul serio: gl’indicai i due postiglioni come +quelli che bisognava arrestare pei primi: l’Inglesina +mi aveva detto che quei due le erano stati indicati +come ladri di professione. Terminata la lettera +la diedi a leggere all’Inglesina, che comprese +tutto il mistero della mia indiscrezione, vedendo la +mia lettera firmata, Lady Hamilton. Nello stesso +tempo mi tolsi dal dito un bel brillante, pregandola +di accettarlo in ricordo del modo originale con cui +avevamo fatto conoscenza. +</p> + +<p> +Eravamo ancor insieme quando la regina entrò +ed ebbe la bontà d’informarsi dall’Inglesina se mi +fossi presa cura di lei; l’Inglesina rispose prendendomi +vivamente la mano e baciandola prima che +avessi avuto il tempo di oppormi. +</p> + +<p> +La regina l’interrogò ancora, ed in modo che provava +di mostrare un interesse ben diverso da quello +della duchessa di Parma, riguardo agli avvenimenti +di Francia ed ai pericoli in cui si trovava sua sorella; +poi vedendo che la povera Inglesina, malgrado +tutto il rispetto che le ispirava la presenza +di Sua Maestà, dormiva in piedi, la mandò a riposarsi; +ma alla porta si urtò quasi col generale Acton, +il quale chiamato soltanto pel giorno seguente, +sapendo che si trattava di un messaggiero o piuttosto +di una messaggiera che giungeva dalla Francia, +<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> +accorse per far prova di zelo e per mettersi a +disposizione della regina. +</p> + +<p> +— Perdono, signora, disse il generale, mi voleva +far annunziare quando la signorina aperse la porta +e mi trovai in faccia a Vostra Maestà. +</p> + +<p> +— Venite, generale, disse la regina, non c’è bisogno +di etichetta in momenti come questi: sapete +che cosa è accaduto? sapete che mia sorella e suo +marito sono prigionieri alla Tuilerie? Luigi XVI si +trova nella stessa precisa condizione di Carlo II +d’Inghilterra, e lo decapiteranno come lui, e la mia +povera sorella l’assassineranno. +</p> + +<p> +— Oh! signora, disse il generale, credete che si +esagera. +</p> + +<p> +— Venite, Inglesina, venite, esclamò la regina, e +ditegli come vanno le cose; mi fanno venir la rabbia +con quel loro sangue freddo: aspetteranno che +il re Luigi XVI abbia tagliata la testa per decidersi +a snudare la spada per lui. +</p> + +<p> +— Quand’è che avete lasciato Parigi? chiese il +generale. +</p> + +<p> +— Eh! mio Dio! Signore, disse la regina, quando +tutto era perduto. +</p> + +<p> +— Di grazia lasciate parlare la signorina, disse il +generale, e vedrete che non è perduto tutto; abbiate +un po’ di pazienza. +</p> + +<p> +— Pazienza! disse la regina; dopo la presa di Bastiglia, +vale a dire da due anni, non sento dire altra +cosa. +</p> + +<p> +Poi lasciandosi cadere su di una poltrona, e rivolgendosi +all’Inglesina che si era rianimata dietro +questa emozione della regina: +</p> + +<p> +— Raccontategli tutto, disse, e quando saprà ciò +<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> +che so io, vedremo se oserà ancora dire: — pazienza. +</p> + +<p> +Mano mano che l’Inglesina parlava, la regina faceva +dei movimenti di testa, ripetendo: ebbene? ebbene? +ebbene? — e quando ebbe finito: +</p> + +<p> +— Ho ricevuto una lettera da mio fratello l’Imperatore, +disse: egli mi avvisa che al 27 d’agosto deve +avere una conferenza a Pilnitz col re Federico Guglielmo. +Scrivetegli in nome del re Ferdinando, che +noi da questo momento aderiamo a quanto sarà per +fare, e che può contare su venticinque mila uomini +e venticinque milioni. +</p> + +<p> +Il generale sorrise. +</p> + +<p> +— Per gli uomini forse, disse egli, ma pel denaro +è tutt’altra cosa, le casse sono a secco, e voi lo sapete, +Signora. +</p> + +<p> +— Si riempiranno, dovessi vendere perciò i diamanti +della corona; d’altronde se voi non gli scrivete +ciò in nome di Ferdinando, gli scriverò io nel +mio, anzi gli debbo già avere scritto, ecco qui la +lettera. +</p> + +<p> +— Vostra Maestà sa, disse facendo in un inchino +il generale Acton, che io non sono mai d’altro avviso +che del vostro; ma farò osservare a Vostra +Maestà che la signorina, — accennando all’Inglesina, — ha +l’aspetto di essere ammalata, tanto è +spossata. +</p> + +<p> +— Oh! lo sono meno pel viaggio che pel dispiacere, +rispose l’Inglesina, pensando alle sventure che +minacciano gl’illustri personaggi che ho lasciato da +sì poco tempo. +</p> + +<p> +— Non importa, disse la regina, andate nella vostra +<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> +camera, mettetevi a letto e dormite ventiquattr’ore +se potete. +</p> + +<p> +Difatti la povera Inglesina era più ammalata di +quello che non credeva ella stessa, o di quello che +non voleva confessare: nella notte fu presa da una +febbre violenta, e fu obbligata di stare a letto per +otto giorni. +</p> + +<p> +Durante quella settimana la regina non mancò un +sol giorno di farle visita nella sua camera, e di chiedere +le sue notizie. +</p> + +<p> +È inutile dire che malgrado tutte le ricerche che +noi facemmo fare, sir William ed io, la cassetta dell’Inglesina +non si ritrovò. Ci fu detto solamente +che uno dei due postiglioni era un figlioccio di un +cardinale, cosa che gli permetteva di accoppiare +il mestiere di ladro con quello di postiglione. +</p> + +<p> +Dopo otto giorni di riposo, e perfettamente guarita, +l’Inglesina ripartì per la Francia, con una lettera +in cifre della regina di Napoli per la regina +Maria Antonietta. +</p> + +<p> +Il giorno 27 di agosto, l’imperatore Leopoldo +ebbe a Pilnitz col re Federico Guglielmo la conferenza +promessa. I due testimonii che vi assistevano +bastavano solo per indicarne lo scopo; uno era il +signor de Bouillé, che aveva dianzi dato al re una +prova così grande di devozione a Varenne, cercando +fino all’ultimo momento di toglierlo dalle mani del +popolo; l’altro era il signor Calonne, quel bel ministro +della guerra inventato da madame di Staël +che ebbe per un istante la speranza di far passare +il suo genio in quella testa sventata: mistero che +i discorsi della corte avevano reso molto trasparente, +avviluppando la nascita di questo bel gentiluomo, +<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> +che era nientemeno, dicevasi, che il frutto +d’incesto fra Luigi XV e madama Adelaide, che allora +era a Roma, e che due anni dopo ei doveva vedere +colle due sorelle a Palermo. +</p> + +<p> +Intanto le notizie di Francia si fecero migliori: +l’assemblea nazionale aveva terminato l’atto costituzionale, +che fu poi conosciuto più tardi, sotto il +nome di costituzione del 91: il giorno 14 settembre +il re si era recato alla costituente, ed aveva prestato +il giuramento alla costituzione, promettendo +di mantenerla con tutti i poteri che gli erano delegati. +</p> + +<p> +Subito dopo, come se l’assemblea non avesse atteso +che quest’atto solenne per riconciliare la nazione +col re, si restituì a Luigi XVI la facoltà di +dare tutti gli ordini che credesse convenienti per la +sicurezza e la dignità della sua persona, si levarono +i suggelli dagli appartamenti, e tanto il giardino +quanto il palazzo della Tuilerie furono aperti al +pubblico. +</p> + +<p> +Ma i preparativi di guerra non proseguivano meno +in attività da parte del re di Prussia, dell’imperatore +Leopoldo e del re Ferdinando, quando ad un tratto +tre notizie delle più inaspettate si succedettero alla +Corte di Napoli, cioè che l’imperatore Leopoldo era +morto al 1 di marzo, che Gustavo III di Svezia era +stato assassinato il 16 dello stesso mese, e finalmente +che la Francia aveva dichiarato la guerra +a Francesco I re di Ungheria e di Boemia il 20 +aprile. +</p> + +<p> +Non saprei dire se nello stato d’animo della regina, +la morte di suo fratello Leopoldo le fosse stata +molto spiacente; malgrado il trattato di Pilnitz, +<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> +malgrado i preparativi esterni di guerra, si diceva +in segreto che vi era accordo fra il ministro francese +Delessare ed il gabinetto di Vienna per mantenere +la pace: nella sua qualità di filosofo, Leopoldo +non amava la guerra, e d’altra parte non era +pronto a farla. +</p> + +<p> +L’imperatore Francesco I, nipote della regina che +succedeva a suo padre, caratterizzava invece perfettamente +la controrivoluzione, ed era l’uomo fatto +per Maria Carolina. +</p> + +<p> +Era un tedesco nato a Firenze, e per conseguenza +falso italiano e falso tedesco, ma partecipe delle due +nature: la regina di Napoli credeva di poter prendere +una facile influenza su quella mente limitata +e su quel carattere debole e violento. Quando lo +vidi dieci anni dopo, era un uomo ancor giovane, e +supponendo tuttavia che fosse un uomo non una +statua, camminava stecchito come sulle molle, simile +allo spettro di Banco. Aveva un viso o piuttosto +la maschera fresca e rosa, e di una fissità +spaventosa. Sir William diceva di lui: +</p> + +<p> +Ecco un uomo che non avrà mai dei rimorsi; +costui commette dei delitti con coscienza. +</p> + +<p> +La controrivoluzione aveva dunque guadagnato +tutto colla morte di Leopoldo, poichè ad un imperatore +filosofo, succedeva un imperatore bacchettone +ed ipocrita, e la prova non tardò guari a mostrarsi +con grande soddisfazione di Maria Carolina. Subito +dopo la morte dell’imperatore Leopoldo, l’ambasciatore +di Francia a Vienna, signor di Noaille, fu quasi +prigioniero nel suo palazzo. In quanto alla Prussia +se ne stava sicura; era sotto la sua protezione che +gli emigrati si davano faccende, ed in una udienza +<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> +pubblica il re Federico Guglielmo avea voltato le +spalle al signor di Segur ambasciatore di Luigi XVI +o piuttosto dell’assemblea nazionale, ed avea chiesto +ad alta voce all’inviato di Coblenza, vale a dire dei +principi, come stava il conte d’Artois. +</p> + +<p> +In quanto all’assassinio di Gustavo, era certamente +un gran delitto, ma non era una grande +sventura per la causa del re; però, benchè a torto +si fosse creduto da principio che egli fosse stato +assassinato dai rivoluzionari, cosa falsissima, lo si +metteva a carico dei nostri nemici. È vero che lo +si designava come il futuro generale in capo della +rivoluzione; ma questo generale in capo era forse +assai terribile? d’altronde lo si notava come uno +che odiava la Francia, come un amante che odia +l’amante infedele, e la sua grande preoccupazione, +morendo, era di sapere cosa direbbe la Francia +della sua morte. +</p> + +<p> +— Che ne diranno, Brissot? mormorò spirando. +</p> + +<p> +In quanto alla dichiarazione di guerra della Francia +all’Austria, siccome era evidente che non era il +re che dichiarava questa guerra, ma il ministro girondino, +e che d’altronde non era dichiarata che +dietro un ultimatum dell’imperatore Francesco, impossibile +ad accettarsi dalla Francia, e siccome questa +guerra soddisfaceva ai desiderj della regina, +questa notizia fu ricevuta più come buona, anzichè +come cattiva. +</p> + +<p> +Il doppio lutto che si portò a Napoli per la morte +dell’imperatore e per l’assassinio del re di Svezia, +fu dunque a mio avviso, più un lutto di corte che +di cuore. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span></p> + +<h2>VIII.</h2> +</div> + +<p> +Quando passai per la Germania ritornando con +sir William e lord Nelson, vale a dire nel 1801, vidi +in esilio chi nel 1792 aveva fatto prendere a Luigi XVI +la risoluzione di fare la guerra all’Austria; costui +era Carlo Francesco Dumoriez, che per nostra sventura +salvò la Francia a Valmy ed a Jemapes. Ne +aveva tanto udito a parlare alla corte di Napoli, che +lo osservai colla più grande attenzione, e non perdetti +nemmeno una parola della conversazione che +ebbe con mylord<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>: quando toccherò di quell’epoca +della mia vita, dirò l’effetto che egli mi produsse. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> +</p> + +<p> +Abbiamo detto che dopo il giuramento della costituzione +si era formata una specie di pace fra +l’assemblea, rappresentante la nazione ed il re, rappresentante +il diritto divino, ma trascinato suo malgrado, +e malgrado la regina, a farsi il campione dei +principii rivoluzionari dell’89; avremmo dovuto dire +una tregua: alla prima occasione questa tregua si +ruppe. Quest’occasione fu il rinvio de’ ministri che +gli avevano fatto dichiarare la guerra. +</p> + +<p> +Sapemmo poi verso la fine di giugno da una lettera +stessa della regina Maria Antonietta l’invasione +della Tuilerie dai sobborghi S. Antonio e S. Marcello +diretti dal famoso Santerre, che aveva cominciato +come Cromwell coll’essere birraio; ma privo dell’ingegno +del protettore, si fermò ad un terzo del cammino +che percorse il deputato dell’università di Cambridge; +questa lettera era il penultimo grido della +sua disperazione. Noi non ne udimmo l’ultimo che +mandò il 10 agosto. Fino dal 1 luglio 1792 la regina +non ebbe più che indirettamente notizie di sua sorella, +e non si vedea altrimenti cosa succedeva in +Francia, che come quando si vede ad intervalli al +bagliore dei lampi di una tempesta. +</p> + +<p> +La lettera della regina Antonietta era lunga, e spiegava +a sua sorella come suo marito avesse acconsentito +alla guerra coll’Austria, ed era venuto a proporla +pel primo all’assemblea nazionale. +</p> + +<p> +Maria Carolina s’immaginava bene che suo cognato +avesse fatto quel passo suo malgrado, ma +ignorava la situazione precisa in cui egli si trovava; +la lettera di sua sorella gliela poneva con tutta +chiarezza. +</p> + +<p> +Il re accusato dai Giacobini e specialmente da +<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> +Robespierre di volere la guerra, non la desiderava +meno di Robespierre, che temeva di vedersi perdere +la sua cattiva ed odiosa personalità in mezzo ai frastuoni +delle battaglie. +</p> + +<p> +Difatti il re aveva tutto da perdere con una guerra, +e la regina lo spiegava benissimo; una vittoria +di Lafayette o di qualunque altro generale non ristorava +il trono che per metterlo sotto tutela: d’altra +parte una disfatta avrebbe inasprito Parigi; vi +sarebbe sommossa per le vie, e dalle vie sarebbe +giunta fino alla Tuilerie, ove non era ancora penetrata, +perchè il re sarebbe accusato di aver preparato +questa disfatta, o almeno di esserne contento. +Finalmente se, contro ogni probabilità, il re non sparisse +in mezzo alla tempesta, se il diritto divino dei re +trionfasse, a vantaggio di chi trionferebbe? — a vantaggio +di Monsieur fratello del re e dell’emigrazione, +perchè Monsieur non nascondeva i suoi progetti; +Monsieur voleva l’abdicazione di Luigi XVI e la reggenza +fino alla maggiorità del Delfino. +</p> + +<p> +Particolarmente la regina avea tutto a temere; e +benchè il suo carattere energico, che aveva molti +lati somiglianti a quello di Maria Carolina, la portasse +ad affrontare il pericolo, non si dissimulava di +non avere amici nè a Parigi nè all’estero; a Parigi +era stata chiamata madama <i>Poi</i> o madama <i>Veto</i>, e +aveva nemico il popolo intiero; a Coblenza era stata +oltraggiata, ed aveva per nemico mortale Monsieur +e l’antico ministro Calonne, che, dopo essere stato +suo servitore, la prese in odio e dirigeva il conte +d’Artois, altre volte benevolo verso di lei, e che poi +passò nel campo dei suoi avversari. +</p> + +<p> +Anche la Francia vittoriosa era probabilmente per +<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> +Maria Antonietta una decadenza: i principi vincitori, +peggio, era il ripudio od un convento. La guerra +era stata dichiarata all’Austria dal re di Francia +il 20 aprile: al 28 avvennero a Quievram i primi +scontri; i rivoluzionari erano stati battuti ed avevano +massacrato in un granaio il generale Teobaldo +Dillon fratello del bello Arturo Dillon, che aveva +fama di essere stato il primo amante di Maria Antonietta; +e l’odio contro la povera regina di Francia +era così grande, che i soldati, confondendo Teobaldo +con Arturo, l’uccisero per odio di suo fratello +accusandolo di tradimento. +</p> + +<p> +L’altro fu più infelice ancora, morì nel 94 sul patibolo. +</p> + +<p> +Sventuratamente i Prussiani non seppero approfittare +di questa prima vittoria; avevano una grande +confidenza in ciò che diceva il duca di Brunswik, +il quale ad una lettera della regina che gli raccomandava +suo cognato e sua sorella, rispondeva: +</p> + +<p> +— Vostra Maestà si assicuri, che non è una guerra +quella che andiamo a fare, è una passeggiata militare. +Le nostre fermate sono già stabilite prima, e +pel 15 settembre saremo a Parigi. E di fatti il 23 agosto il +generale Clairfight prendeva Longoy dopo un bombardamento +di 24 ore; al 2 settembre il re di Prussia +in persona prendeva Verdun, e si metteva in +marcia su Parigi. +</p> + +<p> +Ma prima di queste notizie un poco rassicuranti +ci erano giunte delle notizie disastrose. +</p> + +<p> +Al 10 agosto la Tuilerie era stata presa di assalto, +e al 13 il re e la regina erano stati condotti al Tempio. +Poi arrivò la notizia del massacro dei prigionieri: +al primo momento si annunziò alla regina che tutti +<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> +i prigionieri erano stati massacrati, che non vi era +stata eccezione per nessuno, e che il re e la regina +erano periti insieme agli altri; la regina Maria Carolina +credette di diventar pazza di rabbia e di dolore. +</p> + +<p> +Ma si ricevette subito una lettera del signor di +Bretéuil agente di Luigi XVI, ed un’altra del signor +Mercy d’Argenteau, che rassicuravano su questo +punto la regina di Napoli, che il re e la regina di +Francia vivevano; ma si trattava di fare il processo +al re. +</p> + +<p> +Il signor Mercy d’Argenteau annunziava inoltre +in una proscritta che la Vandea si era sollevata, cosicchè +i repubblicani avevano in faccia la spada degli +stranieri, e alle reni il pugnale dei realisti. +</p> + +<p> +Nello stesso tempo apprendemmo la vittoria di +Valmy, la proclamazione della repubblica, l’accusa +del re, e la pace probabile colla Prussia. La passeggiata +militare di S. M. il re Federico Guglielmo non +era ancora giunta alla foresta dell’Argonne, e si +era fermata al campo della Luna. +</p> + +<p> +Fu allora che la regina risolse di far entrare in +linea il governo napolitano. +</p> + +<p> +Il primo segno d’ostilità che diede il re Ferdinando +alla nuova repubblica, fu di rifiutare di riconoscerla +nella persona del suo ambasciatore il +cittadino Mackau, e di far fare lo stesso rifiuto a Costantinopoli +al cittadino Semonville. +</p> + +<p> +Poi la regina fece redigere dal generale Acton +una lettera che comunicò ai governi di Venezia e +di Sardegna. +</p> + +<p> +Quella nota portava l’invito di formare una lega +italiana, ed era redatta in questi termini: +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> +</p> + +<p> +«Qualunque sia la fortuna delle armi tedesche +sul Reno, all’Italia importa di avere sulle Alpi delle +forze che servano di baluardo, e di impedimento +ai Francesi, o vinti in altra parte, fare una diversione +disperata, o vincitori, di vendicarsi continuando +le loro conquiste, ed inquietando i governi +italiani. Se il regno di Napoli, la Sardegna +e Venezia si collegassero in questo scopo, il +Sovrano Pontefice si unirebbe alla santa causa, +i piccoli stati intermediarii seguirebbero buono o +malgrado il movimento generale, e ne risulterebbe +una massa di forza capace di difendere l’Italia e +darle peso ed influenza nelle guerre e nei consigli +d’Europa. L’oggetto di questa nota era di proporre +una confederazione, in cui il re delle Due Sicilie +prenderebbe la più grande responsabilità, quantunque +fosse l’ultimo cui potessero colpire le armi francesi, +ma crede di dover ricordare ai principi italiani +che la speranza di sfuggire isolatamente al +pericolo d’un’invasione, è sempre stata la ruina d’Italia.» +</p> + +<p> +Si era ricevuta la risposta della Sardegna che accettava, +e si stava per ricevere quella di Venezia, +quando il 16 dicembre, mentre i ministri erano in +consiglio con sir William, ed io aveva fatto colezione +con la regina, che stava in piedi alla finestra, +battendo con distrazione le dita sui vetri, essa mi +chiamò ad un tratto, ed indicandomi il mare coperto +di navi nell’intervallo fra la punta di Posilippo +e Capri: +</p> + +<p> +— Che cos’è? mi dimandò essa. +</p> + +<p> +Ed io che non ne sapeva nulla al par di lei, me +ne stava guardando. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> +</p> + +<p> +Ma quando la squadra fu in vista di Napoli, inalberò +le sue bandiere, ed ai loro tre colori, così odiati +a Napoli, si riconobbe una flotta francese. +</p> + +<p> +In quel momento udimmo del passi precipitosi +nella camera precedente, la porta si aperse con violenza, +ed il re apparve pallido ed assai agitato, e +lasciandosi cadere su di una poltrona, indicando +col dito le navi che si avanzavano a gonfie vele: +</p> + +<p> +— Ecco, signora, disse volgendosi alla regina, è +affare vostro. +</p> + +<p> +La regina anch’essa diventò pallida, ma di collera; +il suo labbro inferiore, il labbro austriaco, s’allungava +sdegnosamente, e colle sopracciglia aggrottate +guardava in faccia suo marito. +</p> + +<p> +— Vogliate farmi la grazia di spiegarvi, disse, perchè +non vi comprendo. +</p> + +<p> +— Per Dio, disse il re, però è ben facile a comprendersi. +Voi mi avete fatto rifiutare di ricevere il +signor Magoh, — il re nel suo dialetto napoletano +storpiava volontariamente od involontariamente il +nome dell’ambasciatore della repubblica francese; — voi +mi avete fatto scrivere al mio buon amico il +Gran Turco, che non ho mai veduto, ed i cui Bey +di Tunisi, di Marocco e di Tripoli, rapiscono i miei +sudditi per farli remare sulle loro galere; mi avete +fatto scrivere al mio amico, il Gran Turco, perchè +facesse egualmente col signor di Semonville, ed egli +ha avuto la delicatezza di dire di no; mi avete messo +alla testa di una confederazione di principi italiani, +di cui la metà mi lasceranno in mezzo ai pericoli, +per fare una coalizione contro la Francia, ed ecco +là la Francia che se ne adonta, e che manda una +<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> +flotta per fare, Dio lo sa.... per bombardare Napoli, +forse. +</p> + +<p> +— Ebbene, e poi? chiese la regina. +</p> + +<p> +— Come poi? dopo che Napoli sarà bombardata! +</p> + +<p> +— Napoli sarà bombardata se non si difende. +</p> + +<p> +— Al contrario, signora, sarà bombardata se si +difende. +</p> + +<p> +— E allora voi lascerete entrare i Francesi in porto +senza tirare un colpo di cannone? +</p> + +<p> +— Credo bene: prima di tutto la polvere che si +fabbrica a Napoli val niente, perchè contiene dieci +volte più carbone che nitro; se andassi a caccia +colla polvere di Napoli, non prenderei che la terza +parte dei miei colpi, per cui faccio venire la mia +polvere dall’Inghilterra. +</p> + +<p> +— Cosicchè voi avete ordinato? +</p> + +<p> +— Che si vada incontro alla nave ammiraglia, per +ricordare al comandante della flotta, che un antico +trattato non permette l’entrata nel porto che a soli +sei legni di guerra francesi. +</p> + +<p> +— Eh! là! esclamò la regina. +</p> + +<p> +— Aspettate dunque; ma per dirgli, continuò il +re, che una volta non fa usanza, ma che lo prego +solamente, prima che nessun uffiziale della flotta +scenda a terra, di farmi dire quale sia la felice circostanza +che mi procura l’onore della sua visita. +</p> + +<p> +— L’intendi, Emma, disse la regina con impazienza, +e battendo i piedi. +</p> + +<p> +— Il re fece sembiante di non vedere e di non intendere. +</p> + +<p> +— Guardate, disse il re, ecco il capitano Francesco +Caracciolo, che va nella lancia reale a compire +la mia commissione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> +</p> + +<p> +— Vi ammiro, disse la regina scherzando, voi mandate +un principe a dei repubblicani. +</p> + +<p> +— Signora, siccome presumo che la repubblica +francese m’invia ciò che ha di meglio, così anch’io +le invio ciò che ho di meglio. +</p> + +<p> +— Ecco, li vedete, quei birbanti di Francesi non +hanno paura di niente, questi diavoli di Giacobini; +ecco il vascello ammiraglio che getta l’áncora a +mezza portata di cannone dal Castel dell’Uovo; — bisogna +che sappiano che noi abbiamo la polvere +cattiva, senza di che non si esporrebbero a farsi calare +a picco. +</p> + +<p> +— Ahimè, mormorò la regina, non sanno questo, +ma probabilmente sapranno oltre cose. +</p> + +<p> +— Che io sono incapace di approfittare della loro +imprudenza, disse il re, con un certo tuono finto che +aveva talvolta, e da cui non si poteva indovinare se +scherzava o se parlava sul serio, se lanciava un frizzo +spiritoso, o se diceva una bestialità. — Hanno ragione +questi cari <i>sans culotte</i>, già, già. Ecco tutta +la flotta che si spiega in linea di battaglia, — manovrano +a maraviglia. E quando si pensa che da +otto o dieci anni il mio ministro della marina, il signor +generale Acton, mi mangia otto o dieci milioni +all’anno, promettendomi una flotta che non veggo +mai a comparire; con cento milioni dovrei avere una +flotta tripla di questa; andate dunque al consiglio, +signora, e fate questa osservazione al signor Giovanni +Acton; venendo da voi gli farà probabilmente +più effetto che da me. Perchè infine capirete bene, +se avessi una flotta tripla di quella là, per quanto +sia di cattiva qualità la nostra polvere, potremmo +difenderci, mentre che avendo ora della polvere cattiva, e +<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> +cinque o sei poveri bastimenti che vanno +l’uno dietro l’altro, la cosa è impossibile. +</p> + +<p> +La regina che comprendeva l’intenzione del re, si +mordeva le labbra fin quasi a sangue per la rabbia; +il re le diceva nello stesso tempo: hai un marito +che è un vile, ed un amante che è un ladro. +</p> + +<p> +— Avete ragione, signore, disse la regina; anderò +in consiglio e parlerò nel termini che voi dite. +</p> + +<p> +— Oh! ne avete tutto il tempo, guardate là Caracciolo +che sale ora a bordo; vedete dunque come +ciò lo interessa: — questo buon popolo.... tutta Napoli +è sulla banchina: — che bella beccheria se si +battessero, è vero che fuggirebbero tutti. +</p> + +<p> +— Cinico spietato, mormorò la regina. — L’intendi +tu! — Credo che se non vi fosse nessuno da burlare, +burlerebbe sè stesso. +</p> + +<p> +— Diavolo! esclamò il re, la visita non è stata +lunga. Ecco Caracciolo che discende nella sua lancia; +prima di dieci minuti sarà qui. — Fateci l’onore +di assistere al consiglio, signora; voi sapete di +averne il diritto dopo aver dato un erede alla corona, +ed avete anche fatto uscire il Tannucci usando +di questo diritto. Egli era per la politica francese, +e voi per la politica austriaca. Oh! se ci fosse egli, +ci darebbe un buon consiglio. +</p> + +<p> +Ed il re uscì scuotendo la testa, dicendo: +</p> + +<p> +— Povero Tannucci. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span></p> + +<h2>IX.</h2> +</div> + +<p> +Confesso che era rimasta come di sasso. Sapeva +bene che il re di Napoli era poco curante della sua +propria dignità, ma non credevo poi che spingesse +sino a quel punto l’obblio di sè stesso; e stava +guardando la regina. +</p> + +<p> +— Andrete voi, signora? dimandai io. +</p> + +<p> +— Eh! sicuramente che ci vado, rispose, e ci verrai +anche tu con me? +</p> + +<p> +— Ma signora, con qual titolo? +</p> + +<p> +— Tu ci verrai, disse la regina con impazienza: +voglio che tu possa raccontare a sir William come +sono andate le cose, e dirgli qual è l’uomo del re, +o della regina. +</p> + +<p> +Non aveva nulla da rispondere, non era un invito +<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> +che riceveva, ma un ordine: seguii la regina, e cinque +minuti dopo noi entrammo in consiglio. Questo +consiglio si componeva del generale Acton, di Carlo +De Marco, di Ferdinando Corradini, di Saverio Simonetti, +e del nuovo reggente della Vicaria Luigi +Medici. Il re presiedeva come di solito questo consiglio, +ma si sa bene in che modo, venendo e andando. +Un solo fatto ci darà una idea dell’amore +del re per questa occupazione: egli aveva proibito +che sul tavolo, in giro al quale si erano disposti, +vi fossero penne e calamai, temendo che la <i>smania +di scrivere</i> non trascinasse qualche membro del consiglio +a prolungare la seduta. +</p> + +<p> +Il re aveva ben calcolato il tempo che il capitano +Caracciolo doveva impiegare per ritornare dalla nave +ammiraglia francese; non appena la regina aveva +preso il suo posto in faccia al re, ed io mi era seduta +in un angolo, la porta si aperse e si annunciò +il messaggiero. +</p> + +<p> +Era la prima volta che vedeva l’uomo, alla cui morte +doveva prender parte sett’anni dopo; era un uomo +di quarant’anni, cogli occhi neri e di tratti molto +marcati, aveva qualche cosa di aspro e di dominatore, +che dimostrava in lui il patrizio d’origine; difatti +egli era principe o piuttosto <i>dei</i> principi Caracciolo, +che prese gran parte nelle guerre civili di Napoli, +di cui uno, Sergiani, amante della regina Giovanna +II, fu assassinato in Castel Capuano, per vendetta +dello schiaffo che aveva osato di dare, in un +momento d’ira, alla sua reale amante. +</p> + +<p> +Egli entrò, si guardò intorno, e parve sorpreso +nel vedere due donne, di cui una straniera, assistere +<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> +al consiglio; salutò profondamente, e stette +ritto. +</p> + +<p> +— Ebbene? dimandò Ferdinando con impazienza +</p> + +<p> +— Il re mi ordina di parlare? chiese Caracciolo. +</p> + +<p> +— Hai forse bisogno di un ordine, per dare una +risposta al re? +</p> + +<p> +— Il re era solo quando mi ha mandato.... +</p> + +<p> +— Sì, disse la regina, e il re non è più solo, ma +voi dovete conoscere, mi pare, le persone innanzi +alle quali siete stato ammesso. +</p> + +<p> +— Ho l’onore di conoscere le Loro Maestà e le +Loro Eccellenze, rispose Caracciolo con una voce +ferma; ma non ho l’onore di conoscere la signora. +</p> + +<p> +— La signora è mia amica intima, disse la regina. +</p> + +<p> +— Ciò è un titolo al nostro rispetto, signora, rispose +il principe facendo un inchino; ma trattandosi +ora di affari di Stato.... +</p> + +<p> +— Generale, volete ordinare al capitano Caracciolo +di parlare? disse la regina al ministro Acton; il vostro +ordine avrà forse su di lui maggior potere dell’invito +del re e del mio. +</p> + +<p> +— Vediamo, parla, disse il re. +</p> + +<p> +— Sire, disse Caracciolo, l’uffiziale che comanda +la flotta francese è l’ammiraglio Latouche Treville. +</p> + +<p> +— E che vuol dire con questo ammiraglio Latouche +Treville? dimandò il re. +</p> + +<p> +— Un dei migliori marinai della marina francese, +Sire; è quegli che nel 1781 sostenne insieme al capitano +Lapeyrouse comandante l’Astrea, ed egli comandante +dell’Ermione, un combattimento di cinque +ore contro quattro fregate e due corvette inglesi, e +malgrado la superiorità del numero ebbe gli onori +della giornata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> +</p> + +<p> +— E che viene a fare qui? +</p> + +<p> +— Ha rifiutato di dirmelo, Sire, ma ha detto che +fra un’ora manderà il suo secondo, per darvi tutte +le spiegazioni a questo riguardo. +</p> + +<p> +— Ebbene, signori, disse il re, aspettiamo le spiegazioni +del signor.... scusatemi, m’inganno, del cittadino +Latouche-Treville. +</p> + +<p> +— Temo, Maestà, disse il generale Acton, che noi +siamo minacciati da una scena simile a quella che +venne a fare innanzi al porto di Napoli l’ammiraglio +Martin al principio del regno dell’augusto padre +di Sua Maestà, quando venne in nome dell’Inghilterra +e dell’Austria a significare al governo che +dovesse serbare la neutralità nella guerra d’Italia. +</p> + +<p> +— Sì, sì, disse Ferdinando: l’uffiziale incaricato di +parlare in nome del Commodoro fu anche molto insolente, +trasse dalla sua tasca l’oriuolo e lo regolò +colla pendola, ed è lo stesso anche oggi; e diede +due ore al re per segnare un trattato di neutralità, +e di spedire l’ordine a Montemar di ritornare nel +regno colle sue truppe. +</p> + +<p> +— E che fece il re vostro padre? dimandò la regina. +</p> + +<p> +— Per Dio, rispose Ferdinando, fece ciò che esigeva +l’Inghilterra. +</p> + +<p> +— Ma perchè a quell’epoca, esclamò Caracciolo +senza accorgersi che non era stato interrogato, perchè +a quell’epoca, Sire, la città era senza difesa, +senza guarnigione, senza provvigioni, senza difensori, +perchè la corte non era militare, perchè i ministri +erano uomini timidi, mentre al giorno d’oggi... +</p> + +<p> +— Taci, disse il re, non si chiede ora il tuo avviso. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> +</p> + +<p> +— Parlate invece, disse la regina, noi vogliamo +essere informati.... +</p> + +<p> +Poi volgendosi verso il re. +</p> + +<p> +— Voi permettete, non è vero, Sire. +</p> + +<p> +— Voi vedete bene che io permetto tutto, rispose +Ferdinando, ciò che non impedisce che si faccia la +mia volontà. +</p> + +<p> +E si alzò ed uscì. +</p> + +<p> +— Dicevate, signore, riprese la regina, volgendosi +a Caracciolo. +</p> + +<p> +— Mentre al giorno d’oggi.... +</p> + +<p> +— Mentre al giorno d’oggi, riprese il capitano Caracciolo, +la città è abbondevolmente fornita di cannoni, +di uomini, di armi e di munizioni; con un +fuoco ben diretto dal castel dell’Uovo, e dal castel +Nuovo si terrà la flotta francese fuori della portata +della bomba. +</p> + +<p> +— Il re pretende che la polvere non valga nulla, +disse la regina. +</p> + +<p> +— Ebbene signora, disse Caracciolo, si anderà all’abbordaggio; +mi si lasci prendere trecento barche +nel porto, ed io anderò alla lor testa ad attaccare +la nave ammiraglia. +</p> + +<p> +Il re rientrò, ed udendo le ultime parole di Caracciolo, +alzò le spalle. +</p> + +<p> +— Chieggo perdono a Vostra Maestà, disse Caracciolo, +ma i corsari barbereschi ed i corsari maltesi +non fanno altrimenti? +</p> + +<p> +— Signore, disse la regina, in nome del cielo date +ascolto a ciò che dice il capitano, si tratta qui dell’onore +della vostra corona. +</p> + +<p> +— Più ancora, signora, disse Caracciolo, rivolgendosi +alla regina, che egli vedeva venire dalla sua +<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> +parte, noi siamo in una stagione in cui il porto di +Napoli non si può tenere: dalle cognizioni che ho +del nostro clima, continuò il principe interrogando +il cielo cogli occhi, mi farei mallevadore, che non +scorreranno ventiquattr’ore, senza che qualche colpo +di vento non obblighi la flotta francese a prendere +il largo. S. E. il signor ministro della guerra, +che è della marina, può affermare che dico la verità. +</p> + +<p> +— Rispondete, generale, disse la regina. +</p> + +<p> +— Difatti, disse il ministro, vi ha molto del vero +in ciò che dice il signor Caracciolo; ma ora siamo +presi alle strette. +</p> + +<p> +— No, generale, rispose il capitano, perchè alla +vista della prima vela, ho già tutto disposto sulla +mia corvetta, come se fossi sicuro che quella vela +fosse nemica, e sono sicuro che i miei colleghi di +stazione nel porto hanno fatto altrettanto. +</p> + +<p> +— Ebbene, Sire, chiese la regina a Ferdinando, che +tenendosi un ginocchio sull’altro agitava la gamba, +che ne dite voi? +</p> + +<p> +— Lo vedete, signora, replicò il re, non dico nulla. +</p> + +<p> +— E che fate allora? +</p> + +<p> +— Aspetto. +</p> + +<p> +Nel momento in cui il re pronunziava questa parola, +s’intese un primo colpo di cannone, poi un +altro. +</p> + +<p> +— Ah! esclamò la regina alzandosi e correndo alla +finestra, mi sembra che il castel dell’Uovo abbia +fatto fuoco. +</p> + +<p> +— Sì, o signora, disse Caracciolo, ma a polvere; +il forte dell’Uovo saluta l’inviato del signor Latouche +Treville; ecco là che gli risponde il castel Nuovo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> +</p> + +<p> +Difatti i colpi si succedevano con una regolarità, +e si poterono contare i ventun colpi, che sono il +saluto usuale fra le potenze amiche. +</p> + +<p> +— Non ho più nulla da far qui, signora, disse Caracciolo, +volgendosi alla regina. Vostra Maestà vuol +permettere che mi ritiri? Fate pure, disse la regina: +ed anch’io mi ritiro nello stesso tempo di voi: vieni, +Emma. +</p> + +<p> +La regina mi fece un segno, ed io obbedii: Caracciolo +si ritirò per lasciarci passare, salutò profondamente +e rispettosamente la regina, ma stette +ritto al mio passaggio, con uno sguardo così sdegnoso, +che il rossore della vergogna mi salì fino +alla fronte. +</p> + +<p> +Era il secondo insulto che mi faceva in quel +giorno. +</p> + +<p> +La regina camminava lestamente e senza rivolgersi +nemmeno per vedere se io la seguiva; arrivata +alla porta della sua camera, vi entrò di furia, +si lasciò cadere su di un canapè, e mettendosi le +mani nei capelli: +</p> + +<p> +— Ebbene, disse, l’hai tu veduto? mio cognato +Luigi XVI è un leone in paragone di quest’uomo: +oh! quante vergogne ci restano ancora da sopportare, +mia povera Emma, se il tuo governo non viene +punto in nostro soccorso. +</p> + +<p> +— Signora, risposi, io non sono che una povera +donna, assai straniera alla politica, ma mi sembra +che in ciò vi sia tanta colpa nei ministri come +nel re. +</p> + +<p> +— Che vuoi tu? tutti questi uomini non sono dei +ministri, sono servitori; ah! mio povero Giuseppe, +se tu eri là, non avresti lasciato insultare la tua +<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> +regina. Senti, senti, le salve che ricominciano. La +repubblica prende possesso della terra di Napoli: +davvero che quel Caracciolo è un’anima vigorosa. +</p> + +<p> +— Che Vostra Maestà mi permetta di avere per +lui tutta l’ammirazione, ma non me ne chiegga per +la simpatia; egli non si è mostrato per nulla gentile +verso di me. +</p> + +<p> +— Che vuoi tu, questi napolitani sono così bassi +come i lazzaroni, ed orgogliosi come i baroni dell’impero: +questi Caracciolo pretendono di risalire +fino agli imperatori greci, sono altieri, ma almeno +sono valorosi; l’hai tu veduto là: se gli si fosse +detto di andare ad attaccare colla sua Minerva la +nave ammiraglia, egli vi sarebbe andato come ad +una festa: mi piacciono più gli uomini di quella +tempra, che quelle canne che si piegano ad ogni +soffio. +</p> + +<p> +La regina si avvicinò alla finestra. +</p> + +<p> +— Non avresti tu avuto il piacere, disse, a vedere +un bel combattimento? Guarda con quale insolenza +fanno sventolare la loro bandiera rivoluzionaria. +Prendete questi colori, Sire, ha detto Lafayette nel +dare la sua coccarda al re, essi faranno il giro del +mondo. Spero bene che l’Inghilterra non permetterà +che si compia questa predizione orgogliosa. +Ma quando penso che vi è nell’altra parte di questo +palazzo un francese, che viene a dettarci la legge +in nome di un governo che tiene mia sorella in prigione, +e che forse taglierà la testa a mio cognato, +davvero io ne divento pazza per la rabbia. +</p> + +<p> +In questo momento si sentì toccare alla porta. +</p> + +<p> +Un usciere annunziò sir William Hamilton. +</p> + +<p> +— Entri, entri, disse la regina. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> +</p> + +<p> +Poi porgendogli la mano: +</p> + +<p> +— Oh! arrivate in punto, gli disse, sapete ciò che +succede? +</p> + +<p> +— So ciò che si dice, ecco tutto; ma Vostra Maestà +mi permetta d’informarmi prima dello stato della +sua salute. +</p> + +<p> +— Non si tratta già della mia salute, ma è della +salute del regno che si è in pena; siamo molto ammalati, +mio caro Hamilton, e se M. Pitt non viene +ad aiutarci, temo che come hanno fatto il 20 giugno +a mio cognato Luigi XVI, ci si metterà il berretto +rosso fino alle orecchie. +</p> + +<p> +— M. Pitt, signora, disse sir William, verrà in +aiuto a Vostra Maestà, non ne dubitate; ma ha un +sistema che non saprei approvare, perchè è contrario +ai desiderj di Vostra Maestà. M. Pitt è un +Whig divenuto tory, non dimenticatelo. Egli vuole +che la Francia si metta da sè stessa al bando delle +nazioni. +</p> + +<p> +— Sì, vale a dire, che invece di salvare Luigi XVI, +ciò che avrebbe fatto riunendosi alla coalizione, egli +lo vendicherà quando i francesi gli avranno tagliato +la testa; del resto io sono bene esigente di volere +che un ministro di una nazione che ha decapitato +Carlo I, se la prenda a male perchè una nazione vicina +vuole imitare il suo esempio. Oh! se odiasse i +francesi come me! +</p> + +<p> +— Dirò a Vostra Maestà una cosa che le sembrerà +impossibile, e che però è vera. M. Pitt odia i francesi +più di V. M. +</p> + +<p> +— Più di me? +</p> + +<p> +— Sì, signora. +</p> + +<p> +— Ci scommetterei. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> +</p> + +<p> +— Oh! la scommessa è accettata da molto tempo, +credetemi. Io conosco il padre di lord Chatane. Ho +conosciuto il figlio, l’ho veduto fanciullo; egli è +nato furioso, ammalato di una violenza innata; è +una creatura trista, amara, aspra, accanita, contro +tutto; al giorno d’oggi l’ha colla ruina della rivoluzione; +ma sta aspettando il momento opportuno, +Fox e Sheridan ai quali ho scritto, hanno fatto quant’era +possibile per far sì che il governo intervenisse +presso la convenzione; egli non l’ha voluto. È triste +di doverlo dire, a Vostra Maestà specialmente, +ma egli specula sull’orrore che l’avvenimento produrrà +in Europa. M. Pitt ha riso due volte nella sua +vita, signora, e due volte è disceso sino al punto +di scherzare. La prima volta che ha riso, è stato +quando ha udito la rivolta di S. Domingo, che i negri +bruciavano tutto e scannavano tutti. Egli ha +riso, ed ha detto: «I francesi potranno ora prendere +il loro caffè alla caramella». La seconda volta +che ha riso, è stato quando, or son quindici giorni, +Fox e Sheridan spinti da me, gli hanno fatto osservare +che se non interveniva, i francesi potrebbero +spingere la follia sino ad uccidere il loro re; egli +rise e disse. «In questo caso vi sarà un vuoto nella +carta d’Europa». +</p> + +<p> +— Ma è un mostro questo vostro Pitt, esclamò la +regina. +</p> + +<p> +— Io non ho nessuna opinione intorno a Pitt, di +cui, o signora, ho l’onore di essere l’ambasciatore, +disse ridendo sir William; ma so che ha avuto il +talento di farsi adorare dalle tre Inghilterre. +</p> + +<p> +— Come chiamate voi queste tre Inghilterre, sir +William, l’Inghilterra, l’Irlanda e la Svezia? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> +</p> + +<p> +— Oh! no, dalla vecchia Inghilterra, dall’Inghilterra +feudale che dopo l’89 moriva di paura, credendo +ad ogni bastimento che veniva dalla Francia +di vedere sbarcare i diritti dell’uomo; dall’Inghilterra +mercante, seduta sul mare come suo feudo, ed alla +quale egli ha promesso la distruzione della marina +francese; infine dall’Inghilterra oziosa, speculatrice +e aggiotatrice. La Francia suddivide le proprietà fondiarie, +gl’Inglesi suddividono le loro rendite. Ogni +inglese ha il suo coupon, ed ogni mattina calcola +quanto ha guadagnato nella notte, mentre la Francia +s’invia al fallimento coll’emissione di due miliardi +di assegnati. Quando il nostro 5 per cento, che era +a 92 salì a 120, Pitt fu un grand’uomo; quando il 4 +che era a 75 andò a 105, Pitt fu un eroe; ora finalmente +che il 3 il quale era a 57 è a 97, Pitt è un +Dio.... +</p> + +<p> +— Tristo Dio. +</p> + +<p> +— Ahimè! voi lo sapete, signora, gli uomini diventano +Dei secondo i loro amori ed i loro odii; +gl’Indiani adorano una vacca, i Mongoli un lama, i +Siamesi un elefante bianco; lasciateci dunque adorare +il vitello d’oro, e la nostra religione è ancora +la più sparsa. +</p> + +<p> +In questo momento si udì a tuonare il cannone +di nuovo, annunziando che il messaggiero del signor +Latouche Treville ritornava nella lancia ammiraglia, +e si venne a prevenire sir William che il +re lo pregava di andare da lui. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span></p> + +<h2>X.</h2> +</div> + +<p> +Dopo le disposizioni del re e quelle del consiglio, +si potè prevedere che l’inviato del signor Latouche +Treville non avrebbe trovato molta difficoltà nel +successo delle trattative: difatti il re era disposto +ad accordare alla Francia quanto gli avrebbe chiesto, +pronto però a mancare di parola, od a tradirla, quando +l’Inghilterra si sarebbe decisa a parteggiare con +esso. +</p> + +<p> +Il re aveva dunque dichiarato in seduta, a voce +come in iscritto, che egli era pronto a ricevere il +cittadino Mackau, ed a trattarlo come un ambasciatore +di una potenza amica; aveva promesso di serbare +la più stretta neutralità nelle guerre di Francia +coll’Europa; finalmente aveva promesso di richiamare +<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> +da Costantinopoli il suo ambasciatore che era +stato causa per cui Semonville non era stato subito +ricevuto; vale a dire che aveva ceduto su tutti +i punti, ed aveva date tutte le soddisfazioni alla +Francia. +</p> + +<p> +Cosicchè nella stessa sera vedemmo far vela la flotta +francese, allontanarsi e perdersi nel crepuscolo, ed +al giorno dopo non si vide più nemmeno una vela. +</p> + +<p> +Ma prima di partire l’ammiraglio Latouche Treville +aveva sbarcato l’ambasciatore di Francia, che +era accompagnato dall’ambasciatore di Roma, il cittadino +Basseville. +</p> + +<p> +Come aveva osservato il re, la folla attonita allo +spettacolo di una flotta francese, che manovrava a +piene vele nel golfo, era immensa su tutti i punti +del vasto anfiteatro; ma si era stipata più densa e +più tumultuosa là dove era sbarcato l’inviato dell’ammiraglio +francese. +</p> + +<p> +La bandiera tricolore che ornava la poppa del vascello +ammiraglio, sventolando così vicina alla terra +napolitana, aveva svegliato delle emozioni assai differenti. +I lazzaroni la guardavano con una specie +d’idiotismo odioso; ma tutti quelli che appartenevano +alla gioventù istruita di Napoli, e le persone +che professavano arti liberali, qualunque fosse la +loro età, sentivansi battere il cuore a questo segno +visibile di una rivoluzione, colla quale il partito avanzato +sperava un giorno di associarsi. Si riportarono +tutti questi particolari alla regina, assicurandola +in pari tempo che un gruppo di giovani, fra i +quali si trovava un certo Emanuele De Deo, non +avevano saputo contenere il loro entusiasmo, ed al +momento in cui l’inviato dell’ammiraglio era passato +<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> +in mezzo a loro col suo abito alla repubblicana, +avevano gridato: +</p> + +<p> +— Viva la Francia. +</p> + +<p> +Alla sera ritornando all’ambasciata inglese, posta +sull’angolo della riviera e sulla strada di Chiaja, +vidi dei gruppi nella via di Chiatamone; questi +gruppi eransi riuniti alla vista della bandiera tricolore +francese che sventolava da un balcone della +casa, ove abitava il cittadino Mackau. +</p> + +<p> +Il giorno seguente, verso mezzogiorno scorso, avvenne +ciò che aveva predetto il capitano Caracciolo: +i venti spiravano da sud-ovest, e scoppiò una terribile +tempesta. Se Napoli avesse resistito solamente +ventiquattr’ore, la flotta francese sarebbe stata obbligata, +o di prendere il largo e per conseguenza di +fuggire, oppure era perduta, dal primo fino all’ultimo +legno. +</p> + +<p> +A quella vista, che le dava completamente ragione, +la regina non potè più contenersi, e rimproverò al +re la sua viltà, rimprovero a cui Ferdinando era +poco sensibile; invece di felicitarsi di questa tempesta, +che poteva, senza bisogno che vi partecipasse +il cannone napolitano, cagionare una terribile avaria +alla flotta dell’ammiraglio francese, egli deplorava +una partita di caccia che fu protratta al giorno seguente, +nella foresta di Persano, ed alla quale era obbligato +di rinunziare. Per altro egli aveva un poco +rassicurata la regina, facendole una teoria sul modo +di considerare la fede dei trattati, e si era positivamente +combinato con sir William di voltar faccia +alla Francia tosto che gl’inglesi si sarebbero uniti +alla coalizione. M. Pitt non avrebbe che a fargli un +<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> +segno, e uomini e navi sarebbero a disposizione +dell’Inghilterra. +</p> + +<p> +Al 20 dicembre, vale a dire quattro giorni dopo +la partenza della flotta, fui svegliata da un gran +rumore: una folla di gente scendeva con rumore +dal ponte di Chiaja, e si spargeva nei giardini della +villa. +</p> + +<p> +Tirai il campanello, e chiesi quale avvenimento +dava motivo a questo rumore; mi si rispose, che +era la flotta francese che ritornava nel porto. +</p> + +<p> +Mi alzai e mi vestii di fretta, pensando che la regina +mi avrebbe mandato a chiamare: difatti non +aveva quasi terminato di acconciarmi, che ricevetti +un suo viglietto che mi invitava di andare a palazzo; +quasi nello stesso momento entrò sir William, +che aveva ricevuto lo stesso invito dal re, e si offriva +ad accompagnarmi. +</p> + +<p> +Salimmo in vettura, ed ordinammo al cocchiere +di andare dalla parte di santa Lucia. +</p> + +<p> +Appena arrivati sulla banchina, vedemmo tutta la +flotta che rientrava nel porto, ma non già nell’ordine +ammirevole con cui si era presentata la prima +volta, ma come uno stormo di uccelli marini spaventati, +che battevano l’ali alla meglio, per trovare +un rifugio. +</p> + +<p> +Arrivammo a palazzo, ove si era radunato di fretta +il consiglio, e nel salire lo scalone incontrammo lo +stesso capitano Caracciolo, che si era stimato opportuno +di chiamarlo, quantunque la prima volta +fosse stato di opinione diversa da quella del re. +</p> + +<p> +Sir William mi lasciò alla porta della regina, e si +recò alla sala del consiglio. +</p> + +<p> +Entrando nella camera della regina le raccontai +<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> +l’incontro che aveva fatto sullo scalone, ed essa +tirò subito il campanello. +</p> + +<p> +— Si preghi il capitano Caracciolo di venire da +me, prima ch’ei vada al consiglio, debbo parlargli. +</p> + +<p> +Poi tirandomi a lei: +</p> + +<p> +— Comprendi tu qualche cosa di ciò che succede? +Noi ci credevamo liberati da questa flotta francese! — Che +vuole dunque da noi questo ammiraglio Latouche +Treville colle sue bandiere e colle sue coccarde +tricolori? Viene forse qui a fare la propaganda +repubblicana per mettere anche noi in rivoluzione? +Oh! Se ne guardi bene, noi siamo prevenuti: +non ci avranno così a buon mercato come +Luigi XVI e Maria Antonietta! In quanto a me, lo +dichiaro, sarò senza pietà. +</p> + +<p> +Non aveva ancora avuto il tempo di rispondere +che la porta si aperse, e si annunziò il capitano +Francesco Caracciolo. +</p> + +<p> +— Venite, venite, signore, disse la regina; voi siete +stato il solo che l’altro giorno fosse del mio avviso. +</p> + +<p> +Caracciolo fece un inchino. +</p> + +<p> +— È un grande onore per me, disse egli, perchè +l’altro giorno Vostra Maestà parlava in nome dell’onore +napolitano. +</p> + +<p> +— Ebbene, vediamo, diteci francamente che cosa +è che succede adesso. +</p> + +<p> +— Ciò che aveva predetto, signora; la flotta francese +è stata battuta e dispersa dalla tempesta; se +avessimo tenuto fermo soltanto ventiquattr’ore, noi +saremmo padroni della situazione. +</p> + +<p> +— Non possiamo ora diventarlo? +</p> + +<p> +— Come! signora? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> +</p> + +<p> +— A vostro avviso la flotta francese entra in Napoli +perchè è in pericolo. +</p> + +<p> +— Per quanto possa giudicare, disse Caracciolo, +osservando verso il mare, non vi è un legno che non +abbia sofferto avaria. +</p> + +<p> +— Ebbene, se si approfittasse della situazione, se +si tentasse oggi ciò che non si è osato far l’altro +giorno, sareste voi pronto ad attaccare la nave ammiraglia +colla vostra corvetta? +</p> + +<p> +— Impossibile, signora. +</p> + +<p> +— Come! impossibile! +</p> + +<p> +— L’altro giorno proponeva di attaccare il nemico. +</p> + +<p> +— Poi.... +</p> + +<p> +— Oggi questo nemico è diventato nostro alleato. +</p> + +<p> +— Nostro alleato! +</p> + +<p> +— Senza dubbio, si sono scambiate delle promesse, +signora, e si è firmato un trattato. L’ammiraglio +Latouche Treville veniva ad imporre delle condizioni +ad una nazione nemica, oggi viene a chiedere +soccorso ad un degno alleato; l’altro giorno era un +dovere combatterlo, attaccarlo oggi sarebbe un tradimento. +</p> + +<p> +— Ma però se voi ne riceveste l’ordine dal re.... +</p> + +<p> +— D’attaccare? +</p> + +<p> +— Sì. +</p> + +<p> +— Spero, signora, che il re non mi darà un ordine +simile. +</p> + +<p> +— Ma infine se ve lo desse? +</p> + +<p> +— Avrei il dispiacere di presentare la mia dimissione. +</p> + +<p> +— L’intendi tu, Emma? disse la regina volgendosi +<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> +dalla mia parte: giudicate da lui gli altri, ecco +come ci sono divoti. +</p> + +<p> +Poi a Caracciolo: +</p> + +<p> +— Va bene, signore, ho saputo da voi ciò che voleva +sapere; io non vi trattengo più. +</p> + +<p> +Caracciolo fece un inchino ed uscì. +</p> + +<p> +— Ora tutto viene in chiaro, continuò la regina, +la flotta ritorna dopo aver fatto avaria, e viene a rifugiarsi +a Napoli, perchè no? Napoli, come l’ha +detto il <i>cittadino</i> Caracciolo, facendo spiccare la parola +<i>cittadino</i>, Napoli non è alleato di questa repubblica +francese che viene a dichiarare la guerra ai +re, e che va a tagliare la testa a mio cognato? +</p> + +<p> +Io mi stetti silenziosa. +</p> + +<p> +— Ebbene, dimandò la regina, tu non mi rispondi? +non hai nulla a dirmi? +</p> + +<p> +— Crederei di offendere la regina, dicendole francamente +la mia opinione. +</p> + +<p> +— Offendermi? sei ben buona; in che mi potresti +offendere tu? +</p> + +<p> +— Ma mettendomi dell’opinione di quell’uomo.... +</p> + +<p> +— Di quale? +</p> + +<p> +— Del principe Caracciolo, e Dio sa che non ho +punto simpatia per lui. +</p> + +<p> +— Allora tu trovi che i francesi hanno ragione di +metterci i piedi sulla testa. +</p> + +<p> +— Trovo che si ha avuto torto di trattar con loro. +</p> + +<p> +— Ed ora che abbiamo trattato con loro, dobbiamo +subire le conseguenze della parola data. Tu hai forse +ragione; noi consulteremo in questo Sir William. +</p> + +<p> +Intanto la flotta francese era entrata in porto, +come si entra in un porto amico, ed aveva gettato +l’áncora. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> +</p> + +<p> +Un’ora dopo sapemmo che era avvenuto tutto +ciò che il capitano Caracciolo aveva predetto: appena +era stata al largo, la flotta francese era stata +battuta da una tempesta orribile, sette navi sopra +undici, avevano sofferto grandi avarie. L’ammiraglio +Latouche Treville col suo trattato in mano, che gli +accordava i vantaggi concessi alle nazioni più favorite, +venne a chiedere di riparare i suoi legni avariati, +a rinnovare le sue provvigioni di acqua dolce, +ed a comunicare col porto per comperare viveri, cordami +e tele. +</p> + +<p> +Tutte queste dimande furono accordate. +</p> + +<p> +Vi fu di più: nella premura che aveva il governo +napolitano di allontanare quegli ospiti pericolosi, +si affrettò di fornire all’ammiraglio e operai, e materiali, +e viveri; e da un condotto provvisorio si fecero +arrivare fino alla punta del molo le acque del +Carmignano, le più limpide e più salubri di Napoli. +</p> + +<p> +In quanto alla regina per non avere continuamente +sotto gli occhi quelle uniformi odiate e quelle bandiere +detestate, si ritirò a Caserta, benchè si fosse +nel maggior rigore dell’inverno, vale a dire nel mese +di gennaio, e mi condusse seco. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span></p> + +<h2>XI.</h2> +</div> + +<p> +Mentre noi eravamo a Caserta, tutte le predizioni +della regina si realizzavano a Napoli. Sia che Latouche +Treville avesse avuto bisogno veramente di +riparare le sue navi, sia che questa riparazione fosse +una finta e che seguisse le istruzioni secrete della +repubblica, che erano di spingere tutti i popoli, coi +quali essa si mettesse in contatto, nella via della +rivoluzione, l’ammiraglio approfittò della sua presenza +nella capitale del regno delle Due Sicilie per +impegnare i patrioti napoletani a organizzarsi in società +secrete ed a preparare per l’Italia meridionale +il trionfo dei principii che regnavano allora sulla +Francia. Ogni giorno i suoi officiali, e si sa che gli +officiali dalla marina francese sono in generale uomini +<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> +distinti ed istruiti, ogni giorno i suoi officiali +scendevano a terra, si spandevano nella popolazione, +vi facevano proseliti, e gittavano in tutte quelle giovani +teste la semenza della rivoluzione, che, qualche +anno dopo, doveva far scorrere tanto sangue. La +vigilia del giorno, in cui la flotta doveva levar l’ancora, +vi fu un gran pranzo dato dai giovani agli +officiali. Vi si cantarono canzoni rivoluzionarie, ed, +in mezzo a queste, la Marsigliese, appena composta +da Rouget de l’Isle, e che, scoppiando il 10 agosto, +aveva fatto una immortalità così terribile al suo +autore. Venne innalzato il berretto rosso, e si giurò +di avere anche a Napoli una coccarda tricolore, che +si sostituirebbe alla coccarda bianca dei Borboni. +Per di più, tutti coloro che avevano assistito al +pranzo adottarono la moda francese inaugurata da +Talma nella tragedia di Tito. Fecero tagliare i loro +capegli, rinnegarono la polvere, e battezzarono col +nome di <i>Codini</i>, cioè di porta coda, coloro che persistevano +nella fedeltà all’antica moda. +</p> + +<p> +Durante tutto questo tempo, la regina, senza farmi +alcuna confidenza, mi parve preoccupata da qualche +opera scura. Sovente, mentre eravamo insieme, alcuno +veniva a parlarle a bassa voce ed a dirle che +era domandata. Essa si levava tosto senza interrogare, +e come conoscesse già la causa di questo incommodo. +Poi un quarto d’ora, mezz’ora, un’ora +dopo, essa ritornava e mi stringeva la mano dicendomi: +<i>Tutto va bene</i>. +</p> + +<p> +Un giorno che la regina era in una di queste conferenze +secrete, io discesi in giardino e ci vidi un +uomo vestito di nero che m’era sconosciuto. +</p> + +<p> +Senza sapere che quest’uomo acquisterebbe più +<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> +tardi una così terribile rinomanza, non potei astenermi +dall’osservarlo. +</p> + +<p> +Era piuttosto grande che piccolo, portava la testa +chinata sul petto, quantunque il suo sguardo scuro +e concentrato si fissasse davanti da lui all’altezza +d’un uomo; ma questo sguardo, era facile accorgersene, +doveva spesso guardare senza vedere. Il viso +era color cenere, l’andatura irregolare, come quella +degli animali feroci od inquieti; talora lenta e talora +rapida. Passò vicino a me e tuttavia non parve mi +vedesse. Parlava tra sè, ed io intesi queste parole +che scappavano dalla sua bocca come rotte fra i +denti. +</p> + +<p> +— La tortura, mi bisogna la tortura. Senza la tortura +che cosa vogliono ch’io faccia? Essi non confesseranno +mai. +</p> + +<p> +Quest’uomo mi fece paura. +</p> + +<p> +Lo seguii cogli occhi, e vennero a cercarlo da parte +della regina. +</p> + +<p> +Mi assisi sopra una banca, le mie gambe tremavano. +</p> + +<p> +Ben presto vidi apparire la regina alla porta del +giardino; essa guardossi intorno; mi cercava, ed io +mi levai e le andai incontro. +</p> + +<p> +— Buon Dio, cara regina, le domandai, chi è quell’uomo +che ho incontrato nel giardino e che masticava +così triste parole? +</p> + +<p> +— Quale? chiese la regina. +</p> + +<p> +— Colui che vostra Maestà ha mandato a cercare. +</p> + +<p> +— Ah! disse la regina, ridendo, tu l’hai veduto. +È il mio segùgio; io, come il re, fui presa dalla passione +per la caccia, voglio, come lui avere la mia +<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> +muta, e da qui a poco noi potremo cacciare i giacobini. +È un animale assai pericoloso, ma solo allora +che gli si lascia prendere vantaggio sui cacciatori. +</p> + +<p> +— Ma, infine, signora, quest’uomo? +</p> + +<p> +— Ebbene! quest’uomo.... +</p> + +<p> +— Quest’uomo è dunque il carnefice? +</p> + +<p> +— Niente affatto, ma sarà il suo provveditore, così +spero bene. +</p> + +<p> +Poi stendendo il braccio dalla parte della Francia: +</p> + +<p> +— Oh! mia sorella, mia povera sorella, gridò, essi +tengono te ma io tengo loro, sii tranquilla. Poichè +tutti gli uomini sono fratelli, i fratelli di Napoli pagherano +pei fratelli di Parigi. +</p> + +<p> +Io restai muta. Comprendeva l’odio della regina +per la rivoluzione, ma tanta energia mi spaventava +in una donna; è vero che questa donna era figlia +del re Maria Teresa. +</p> + +<p> +Camminava silenziosa, appoggiata al braccio della +regina: questo braccio, ratratto per una contrazione +nervosa, mi pareva avere la forza di un braccio +d’uomo. +</p> + +<p> +— Che vuoi, mia povera Emma, dissemi la regina, +dopo un momento, durante il quale, essa aveva +camminato con un passo fermo e rapido, bisogna +prendere la tua parte. Tu hai creduto venire in un +paese di delizie, tu avevi inteso dire che l’aria della +Baia era sì voluttuosa, che deflorava le vergini; che +l’aria di Posilippo era sì dolce che i rosai vi fiorivano +due volte; che l’aria di Sorrento era così imbalsamata +che si riconosceva una Sorrentina al profumo +che fuggiva dalla sua chioma. Tu credevi che +qui la vita scorresse come nell’antica Sibari in mezzo +<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> +ai balli ed alle feste, che si dormisse sopra letti di +verzura, che si camminasse sopra tappeti di fiori. +Si dimenticarono di dirti che ci aveva, in mezzo a +tutto ciò, una montagna che portava l’inferno nei +suoi visceri, che sembra sorridere come tutto il resto +della creazione, e che, di subito, crollava le case +come castelli di carta, copriva Ercolano e Pompei +di cenere, e faceva rinculare la marina spaventata +dalla spiaggia di Resina a Rocca di Capri; obliarono +di dirtele, queste cose, ma io te le dico, io. +</p> + +<p> +La guardai atterrita. +</p> + +<p> +— Noi cominciamo una lotta, nella quale possiamo +esser vinti, quantunque abbiamo ottanta probabilità +sopra cento di essere vincitori, ma bisognerà +combattere, e la battaglia sarà aspra. O figlia di fresche +praterie e di verdi ajole, ti senti tu troppo debole +per montare sul mio carro di battaglia? Allora +abbandona la tua regina ritorna nel tuo paese di +Galles, e risali al tuo nido, come ruscello trasparente, +che, per paura di meschiarsi ai torbidi flutti +del mare, risale verso la sorgente. +</p> + +<p> +— Oh! no, no, gridai gettandole le mie due braccia +al collo, io vi amo troppo per abbandonarvi nel +momento in cui voi stessa mi dite di correre un pericolo. +Io sono debole, ma voi siete forte, forte per +voi e per me; voi mi sosterrete se io affievolisco, +mi rialzerete se cado. Io non sono entrata abbastanza +dentro ai secreti della politica per sapere +chi ha ragione in questa grande questione dei popoli +contra ai re; ma se voi avete torto, mia cara +regina, io voglio aver torto con voi, e se il Vesuvio +o la rivoluzione scoppia su Napoli, io voglio essere +<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> +bruciata dalla stessa lava o soffocata dalla stessa +cenere, che voi. +</p> + +<p> +La regina mi cinse col suo braccio e mi serrò contro +il suo cuore. +</p> + +<p> +— Alla buon’ora, disse ella, mi sembrava da qualche +tempo averti a metà perduta, ma ecco che io ti +ritrovo. Io mi attristava già di sentirmi sola; oh, io +non avrei segreti per te! Sì io farò un’opera truce +come le Eumenidi, io spingo serpenti nelle tenebre. +Con oro e fiaschi di vino si fa tutto ciò che si vuole +qui. Quest’uomo che tu hai veduto, e che ti ha tanto +spaventata, è una delle mie vipere. Egli si chiama +Vanni, gli altri due si chiamano Guidobaldi e Castelcicala; +l’ultimo è principe, era nostro ambasciatore +a Londra. Io gli proposi di ritornare per essere +il capo delle mie spie, il presidente della mia Giunta +di Stato; egli ha accettato. Oh! io darò tali ricompense +ai denunciatori, che farò, come nella antica +Roma, dello spionaggio uno stato onorevole, e, se +non onorevole, invidiato almeno. +</p> + +<p> +— Allora, io ripresi, mi spiego perchè quest’uomo +parlasse di torture, e dicesse che senza la tortura +essi non confesserebbero. +</p> + +<p> +— Già, la tortura è la sua idea fissa, e secondo +il suo modo di vedere, egli ha ragione. Quest’uomo +ha ambizione; quando gli altri si contentano di dire +<i>Nostro Re</i>, egli dice, <i>Mio Re</i>, come se il re fosse soltanto +per lui, e come se egli solo fosse incaricato +di guardarlo. Ora i denunciati non mancheranno, +non mancheranno i prevenuti, ma, forse mancheranno +i colpevoli, poichè per certi spiriti ostinati, +non vi sono altri rei conosciuti, che coloro i quali +confessano il loro delitto; e qui nessuno confessa. +<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> +Ebbene! Vanni pretende che coll’aiuto di certi arnesi +da lui inventati, posto che gli si permetta di +usarne, farà parlare le pietre. Io gli dissi, che per +parte mia, non mi vi opporrei affatto, e che la verità +era cosa tanto preziosa, che tutti i mezzi erano +buoni per giungere a lei. Pertanto vi ha una difficoltà. +Pare che ciò non sia per nulla secondo la legge; +ma nemmeno i giacobini non sono nella legge; +il <i>Giacobinismo</i> non è un reato preveduto, non si poteva +dunque fare una legge contro di lui, e poichè +egli è fuori della legge, è lecito servirsi, per reprimerlo, +di mezzi fuori della legge. Capirai bene che +non sono tanto abile avvocatessa per sapere tutto +ciò; la mia vipera, Vanni mi ha fischiato questo argomento: +egli citò Cicerone, che strangolò Lentulo +e Cetego, malgrado la legge che proibiva di attentare +alla vita dei cittadini romani. Maestro Vanni +è un assai dotto uomo, io lo farò marchese e cavaliere +dell’ordine costantiniano. +</p> + +<p> +Io guardava la regina con uno sbalordimento, che, +lo confesso, non era esente da un certo terrore. +</p> + +<p> +S’accorse dell’impressione che faceva sopra di me. +</p> + +<p> +— Sì, diss’ella, capisco, tu trovi che c’è una differenza +fra la Carolina d’oggi e quella dei primi +giorni. Quella metteva la sua fantasia a vestirsi +dello stesso abito, ad acconciarsi la stessa piuma +ad avvolgersi nel medesimo sciallo che tu. Quella +conosceva il dolore, ma non ancora l’odio; se essa +si chiudeva sola con te, era per cercare le scintille +della sua passata felicità nelle ceneri del suo amore, +per dirti: amai nè amerò più; per dirti: io pure +quantunque regina, ebbi un cuore. La Carolina di +oggi non ha più il tempo di pensare al passato, se +<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> +bisogna combattere per l’avvenire. Che cosa è un +amore esiliato in Sicilia, verso una sorella imprigionata +in Francia, ed un fratello che ha i piedi sui +gradini del patibolo? Si tratta pur di felicità, si +tratta pur di poesia, si tratta pur d’amore; si tratta +della vita. Non ci ha animale, dall’aquila fino alla +colomba, che non difenda il suo nido, che non combatta +per i suoi piccini. Uccidere chi ci vuol uccidere, +non è vendetta, è l’istinto della conservazione. +Se noi pure avessimo un Vergnaud, un Péthion, un +Robespierre non attenderemmo che ci facessero un +20 giugno ed un 10 agosto, noi faremmo loro una +notte di S. Bartolomeo. I Valois insegnarono ai Borboni +che val meglio tirare dal Louvre nella via, di +quello che lasciar tirare dalla via nel Louvre. Mi +chiamino signora <i>Veto</i>, mi chiamino signora <i>Poi</i>, mi +chiamino ciò che vorranno, ma non mi chiameranno +Giovanna Grey, nè Maria Stuart. +</p> + +<p> +— Dio ci guardi da una tal disgrazia, disse una +voce a due passi da noi. +</p> + +<p> +Ci voltammo di subito, la regina ed io, e ci trovammo +in faccia ad un uomo, che a certe parti del +suo vestito più laiche che religiose, era facile riconoscere +per un dignitario della chiesa. +</p> + +<p> +Compresi, agli sguardi della regina, ch’essa non +conosceva lo straniero, che aveva la doppia arditezza +di sorprenderci e di unirsi alla conversazione. +</p> + +<p> +Ma io lo riconobbi e gridai: +</p> + +<p> +— Monsignore Fabrizio Ruffo! +</p> + +<p> +— Poi che lady Hamilton vuol avere la bontà di +riconoscermi, vorrà essa aggiungervi quella di presentarmi +alla regina, alla quale vengo, del resto da +parte del re? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> +</p> + +<p> +Io consultai la regina cogli occhi. Sentendomi nominare +il favorito di papa Pio VI, col quale la corte +di Napoli, l’abbiamo già detto, era in migliori rapporti, +la sua figura prese un’espressione di benevolenza +che mi permetteva di soddisfare ai desiderj +del nobile prelato. +</p> + +<p> +— Signora, le dissi, permettetemi, seguendo il desiderio +che egli ora esternò, ch’io abbia l’onore di +presentare a Vostra Maestà, monsignore Fabrizio +Ruffo, tesoriere di Sua Santità. +</p> + +<p> +— Signora, disse il prelato, inchinandosi, nello +stesso tempo ch’io ringrazio lady Hamilton della +sua gentilezza, permettetemi di rettificare due piccoli +errori che essa commise e che doveva commettere. +Io non sono più tesoriere e sono cardinale. +</p> + +<p> +— Ve ne faccio i miei complimenti, signore, disse +la regina; ma Vostra eminenza non mi ha detto che +veniva dalla parte del re? +</p> + +<p> +— Lo dissi, signora, e Sua Maestà sarebbe ella +stessa venuta a Caserta, se non l’avesse impedita +una caccia di cinghiali nel bosco di lago Fusaro, +caccia che le fu impossibile di protrarre. +</p> + +<p> +— Riconosco in ciò il mio augusto sposo, disse la +regina sorridendo; ma voi non sarete meno il ben +venuto, sopra tutto se mi recate una buona nuova. +</p> + +<p> +— Ve ne porto almeno una grande, signora; una +nuova che potrà avere le più gravi conseguenze. +L’ambasciatore della repubblica francese a Roma, +il cittadino Basseville, venne assassinato in una sommossa +popolare. +</p> + +<p> +La regina sobbalzò. +</p> + +<p> +— È veramente una grande nuova che voi mi annunciate. +E come avvenne la cosa? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> +</p> + +<p> +— Vostra Maestà sa che conducendo l’ambasciatore +di Napoli, il cittadino Mackau, l’ammiraglio +francese aveva nello stesso tempo condotto l’ambasciatore +di Roma, il cittadino Basseville. +</p> + +<p> +Il cardinale accentuò questa parola <i>cittadino</i>, ripetuta +due volte, in modo che non vi ebbe nulla di +disaggradevole all’orecchio della regina, grazie all’accento +col quale la pronunciò. +</p> + +<p> +Essa lasciò dunque passare questa prima frase +senza altra espressione, che un sorriso di sprezzo, e +facendo segno ch’essa ascoltava. +</p> + +<p> +Il cardinale continuò. +</p> + +<p> +— La nuova aveva fatto gran fracasso e si era sparsa +nelle nostre campagne. Io non ho bisogno di dirvi, signora, +con qual colore i nostri degni preti dipingano +la repubblica francese alle loro pecore della campagna +e della città; patteggiare con essa è patteggiare coll’inferno. +A questa nuova annunciata dai pulpiti, il popolaccio +di Roma, i barbari del Transtevere, i selvaggi +della Sabinia, i bifolchi delle paludi Pontine, +ciechi e feroci come i loro buffali, s’erano riuniti +sulla via che l’ambasciatore doveva percorrere. Durante +tre giorni si aspettò. Tutte le sere i preti ripetevano +nei confessionari alle donne smarrite, che +l’ambasciatore francese veniva nella città santa ad +innalzare il vessillo di Satana. Le donne bruciavano +cere, pregavano e urlavano, gli uomini digrignavano +i denti ed affilavano i loro coltelli. +</p> + +<p> +— Bravo popolo, mormorò la regina. +</p> + +<p> +— In fine l’altro giorno, 13 gennaio, forti grida +annunciarono l’avvicinarsi della carrozza; tutto il +popolo si precipitò dalla parte, donde veniva. L’ambasciatore +era in gran vestito repubblicano, abito +<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> +azzurro, cintura tricolore annodata sull’abito, cappello +a tre corni, pennacchio tricolore al cappello. +Due amici, vestiti presso a poco alla stessa guisa +erano nella stessa carrozza. A tal vista le grida scoppiarono, +essi sembrarono sordi ed indifferenti, e continuarono +il loro cammino. Le vie ed i cavalli della +loro carrozza erano scomparsi; la si sarebbe detta +una barca solcante flutti d’uomini. Capitarono così +al palazzo del cardinal Zelada, entrarono e lo strinsero +perchè riconoscesse i loro poteri. Egli, che aveva +istruzioni positive dalla Sua Santità, rifiuta e dichiara +che per la corte di Roma, la repubblica francese non +esiste nè esisterà mai. L’ambasciatore saluta il cardinale, +rimonta in carrozza e, sia per sostenere l’onore +della Francia, sia per fare appello ai patriotti +italiani, piantò un vessillo tricolore a fianco del cocchiere. +A tal vista, come Vostra Maestà comprenderà, +le grida raddoppiarono e le pietre cominciarono +a piovere. Il cocchiere spaventato, spinge i cavalli +al galoppo e dirige la carrozza nella corte di +un banchiere francese. Per disgrazia o fortuna, secondo +il modo di guardare la cosa, il tempo manca +di rinchiudere la porta dietro la carrozza, il popolo si +precipita, e nella baruffa, in fede mia non si sa come +ciò sia avvenuto, Sua Eccellenza il cittadino Basseville +ebbe il ventre aperto da un colpo di rasoio. +</p> + +<p> +— E si conosce l’assassino? chiese vivamente la +regina. +</p> + +<p> +— Sì e no, rispose il cardinale. Sua Santità lo conosce, +ma il governo di Sua Santità non lo conoscerà. +Ora, voi comprenderete bene, il papa già +compromesso per la guerra della Vandea, predicata +da’ suoi emissari, e compromesso ancor più per la +<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> +morte dell’ambasciatore francese, avrà il bel fare, +come fece Pilato, lavarsi le mani del sangue di Basseville; +ne resterà sempre qualche traccia sulla +punta delle sue dita. La morte di Basseville è la +guerra colla Francia. Io vengo, in nome di Sua Santità, +a chiedere al re Ferdinando, se è in caso di +sostenerla, ed in questo caso, sempre da parte di +Sua Santità, mettere a disposizione del campione +della chiesa i pochi talenti che, a questo riguardo, +mi fornirono la natura e l’educazione. +</p> + +<p> +La regina sorrise: +</p> + +<p> +— Allora Vostra Eminenza appartiene, se non erro, +alla Chiesa militante. +</p> + +<p> +— E credetelo, signora, io sono della razza di Lavalette +e di Richelieu. Nel medio evo avrei portato +la corazza e la spada, e fatto la guerra ai Turchi od +agli Ugonotti. Oggi sono pronto a fare la guerra ai +Francesi, i quali sono pagani di una specie ben peggiore. +</p> + +<p> +— Ebbene, signor cardinale, disse la regina, noi +ci ingegneremo di darvi da lavorare: disgraziatamente +la cosa non dipende da me sola. +</p> + +<p> +— Lo so, riprese il cardinale, ma... egli mi guardò, +ma se la signora vuol immischiarsene. +</p> + +<p> +— Io, signor cardinale? e che volete voi che io +faccia, Dio buono? +</p> + +<p> +— Eh, signora! Pericle ha fatta la guerra di Sanne, +di Megara, del Peloponneso per i consigli e l’influenza +di Aspasia. Aspasia non era più bella di voi, e Pericle +non aveva più influenza sugli affari della Grecia, +che sir William Hamilton, per suo fratello di latte +il re Giorgio, non ne ha sugli affari dell’Inghilterra, +<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> +L’Inghilterra dichiari la guerra alla Francia e noi +siamo salvi. +</p> + +<p> +— Tu l’intendi, disse la regina, il cardinale parla +in nome del nostro Santo Padre il Papa, ed il nostro +Santo Padre il Papa è infallibile. +</p> + +<p> +— Ebbene, sia, mia cara regina, risposi, e farò +tutto ciò che potrò meglio. Ecco a proposito Pericle, +che viene a porsi a nostra disposizione. +</p> + +<p> +Di fatti sir William s’avanzava dalla nostra parte; +e siccome era l’ora del pranzo, rientrammo nel castello; +Sua Maestà invitò sir William a pranzo, ritenne +il cardinale e, pranzando, facemmo i progetti +più bellicosi del mondo. +</p> + +<p> +Quando penso ora che io fui per qualche cosa, +non fosse altro, per il valore di un grano di sabbia +nella coppa che piegò dalla parte di una guerra che +durò vent’anni e che non è forse estinta ancora, io +mi spavento della respondenza che un grano di +sabbia può avere davanti a Dio. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span></p> + +<h2>XII.</h2> +</div> + +<p> +Il cardinale aveva ragione. L’assassinio di Basseville +suscitò un’immensa emozione in Francia. La +convenzione decretò che una solenne vendetta si +sarebbe presa di quest’assassinio, e che la Francia +adottava suo figlio. +</p> + +<p> +Ma questo rumore fu in breve assorbito dal rumore +di un assassinio ben maggiormente importante: +al 27 gennaio si seppe a Napoli che Luigi XVI era +stato condannato a morte: al 1 febbraio si seppe che +la sentenza era stata eseguita. +</p> + +<p> +Nel momento in cui la stessa notizia arrivò a Londra, +Pitt significò al ministro di Francia di uscire +entro ventiquatt’ore dall’Inghilterra. Spinto da me, +debbo dire che non aveva bisogno di questa spinta, +<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> +sir William aveva scritto direttamente tre o quattro +lettere al re Giorgio, e questi gli aveva risposto +con un piccolo viglietto di suo pugno, in cui gli diceva +che l’Inghilterra, volendo dare tutti i torti alla +Francia, aspettava che i francesi avessero ucciso il +re, ma una volta che il re fosse ucciso avrebbe immediatamente +incominciato le ostilità colla Francia. +</p> + +<p> +Noi ricevemmo a Napoli due lettere nello stesso +tempo che ci annunziavano l’esecuzione di Luigi XVI +avvenuta il 21 gennaio, e il rinvio da Londra dell’ambasciatore +di Francia. Benchè questa morte +fosse preveduta, pure fu un colpo terribile per la +regina. La lettera dell’ambasciatore era sopra carta +listata a lutto, e suggellata in nero. Scorgendo la +lettera, la regina comprese tutto, gettò un grido e +svenne dicendo: — <i>Ah! l’hanno ammazzato.</i> +</p> + +<p> +Furono subito dati gli ordini perchè cessassero +le feste del carnevale, perchè la corte e le autorità +vestissero a lutto, e perchè si recitassero in tutte +le chiese le preghiere dei morti. +</p> + +<p> +Poi Castelcicala, Guidobaldi e Vanni sapevano di +poter incominciare l’opera per cui erano stati chiamati. +</p> + +<p> +Si fecero degli arresti, e la regina incominciò solamente +a sorridere, quando seppe che più di trecento +giacobini erano stati arrestati. +</p> + +<p> +Poi la regina ritornò padrona del consiglio, non +osando nessuno di opporsi a risentimenti che si consideravano +giustissimi. Il governo napolitano seguitando +sempre ad essere l’alleato della Francia preparò +la guerra; l’esercito fu portato a 36,000 uomini, +e l’armata navale a 102 legni d’ogni grandezza. +</p> + +<p> +Il cardinale Ruffo aveva voluto in tutte le circostanze +<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> +prendere un’importanza militare o politica che la conoscenza +del suo merito gliela faceva desiderare, e +alla quale gli davano diritto non solamente le raccomandazioni +del sovrano Pontefice, ma ancora gli +studi fatti nell’artiglieria, studi che non saprei precisare +nella mia ignoranza in tale materia, ma che +consistevano, credo, nell’invenzione di un nuovo metodo +per arroventare le bombe; ma sia che il ministro +Acton non avesse punto la stessa confidenza +del cardinale nei suoi meriti, sia invece che temesse +per la sua fortuna l’influenza di un uomo superiore, +sia finalmente che la regina, — ed io, sto per questa +ultima opinione — che aveva una certa antipatia per +il cardinale, abbia neutralizzato la buona intenzione +del re che lo aveva preso francamente sotto la sua +protezione, scorsero due o tre mesi, senza che il +cardinale prendesse una posizione alla corte. +</p> + +<p> +Un giorno mi meravigliai colla regina perchè un +uomo di merito come il cardinale stesse tanto tempo +inoperoso, e non approfittasse della grande amicizia +che il Sovrano Pontefice aveva per lui per riprendere +alla corte di Roma la posizione cui gli dava diritto +il suo rango di primo dignitario della Chiesa; +ma la regina mi spiegò allora che il cardinale Ruffo +aveva portato colle sue dilapidazioni un tale disordine +nelle finanze pontificie, che Pio VI l’aveva +fatto cardinale perchè non potesse più essere tesoriere; +ora il nuovo porporato, come si dice in Italia, +non potendo più vivere a Roma colle abitudini di +lusso che aveva contratte colla rendita di cardinale +che era di trentamila lire, era stato inviato da Sua +Santità al re Ferdinando nella sua qualità di suddito +<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> +napolitano, nella speranza che Pio VI aveva, che +l’impiego che il cardinale Ruffo occuperebbe alla +corte di Napoli, raddoppierebbe la sua rendita, e +che con sessanta mila lire potrebbe vivere. La regina +mi confessava allora di essersi opposta che il +ministro Acton entrasse in questa piccola combinazione +finanziaria di raddoppiare la rendita del cardinale +a spese del Ministero della guerra. +</p> + +<p> +La regina era lungi dal prevedere a quell’epoca i +servigi che le avrebbe reso sei anni dopo come soldato +quel cardinale che essa allontanava oggi dalle +cose militari. +</p> + +<p> +Ma il re che invece aveva una grande simpatia +per Sua Eminenza, sia che volesse effettivamente +trovare un’occasione per raddoppiargli gli stipendi, +sia che, come egli faceva sovente, vi aggiungesse +il sarcasmo alla gentilezza, il re diede al cardinale +il posto che meno conveniva, diciamolo, ad un uomo +di Chiesa. +</p> + +<p> +Egli lo nominò ispettore della sua colonia di S. +Leucio. +</p> + +<p> +Ora mi si domanderà senza alcun dubbio che cosa +era questa colonia di S. Leucio. +</p> + +<p> +La cosa è assai difficile a dirsi, ma non importa; +ho già detto tante cose difficili, e me ne restano +ancora tante da dire, che l’esitazione sarebbe ridicola. +D’altronde lascerò parlare il re Ferdinando in +persona e sarà libero allora di scegliere fra la bonarietà, +l’ipocrisia ed il cinismo, il sentimento che +lo portò a rendere conto della sua creazione della +colonia di S. Leucio, harem campestre, ove egli era +meno sultano del gran Turco nel suo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> +</p> + +<p> +Copio l’originale stesso del re, che la regina Carolina +mi diede in uno dei suoi giorni di allegria o +di disprezzo. È re Ferdinando che parla: +</p> + +<div class="blockquote"> +<p class="center"> +ORIGINE E PROGRESSO<br> +<i>della popolazione di S. Leucio</i>. +</p> + +<p> +«Non essendo certamente l’ultimo del miei desideri +quello di ritrovare un luogo ameno e separato +dal rumore della corte, in cui avessi potuto impiegare +con profitto quelle poche ore di ozio, che mi +concedono di volta in volta le cure più serie del +mio stato; le delizie di Caserta e la magnifica abitazione +incominciata dal mio augusto padre e proseguita +da me non traevano seco coll’allontanamento +dalla città anche il silenzio e la solitudine, +atta alla meditazione od al riposo dello spirito; ma +formavano un’altra città in mezzo alla campagna, +colle stesse idee del lusso e della magnificenza della +capitale. Pensai dunque nella villa medesima di scegliere +un luogo più separato, che fosse quasi un +romitorio, e trovai il più opportuno essere il sito di +S. Leucio.» +</p> +</div> + +<p> +Vedremo ora quali erano le idee di re Ferdinando +sulla meditazione e sul riposo dello spirito. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Avendo pertanto nell’anno 1773 fatto murare il +bosco, nel recinto del quale eravi la vigna e l’antico +casino dei principi di Caserta, chiamato di Belvedere, +in un’eminenza feci fabbricare un picciolissimo +casino per mio comodo nell’andarvi a caccia. +Feci anche accomodare un’antica e mezza diruta +casetta, ed altra nuova costruire. Vi posi cinque o +<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> +sei individui per la custodia del bosco e per aver +cura del sopraddetto casinetto, delle vigne, plantazioni +e territori in esso recinto incorporati. Tutti +questi tali colle loro famiglie furon da me situati +nelle sopradette due casette e nell’antico casino di +Belvedere, che feci indi riattare. Nell’anno 1776 il +salone di detto antico casino fu ridotto a Chiesa, +eretta in parrocchia per quegli abitanti accresciuti +al numero di altre famiglie diciassette, per cui mi +convenne ampliare le abitazioni, come feci anche +della mia.» +</p> +</div> + +<p> +Il re continua. +</p> + +<div class="blockquote"> +<p> +«Ampliato che fu il casino, incominciai ad andarvi +ad abitare, e passarvi l’inverno; ma avendo avuto +la disgrazia di perdere il mio primogenito, e per +questa cagione più non andandoci ad abitare, stimai +di quell’abitazione farne altro più utile uso. Gli abitanti +sopraccitati, con altre quattordici famiglie aggregatici, +giunti essendo al numero di 134, attesa la +favorevole prolificazione prodotta dalla bontà dell’aria +e dalla tranquillità e pace domestica in cui +viveano, e temendo, che tanti fanciulli e fanciulle, +che aumentavasi nella giornata, per mancanza +di educazione, non divenissero un giorno e formassero +una pericolosa società di scostumati e malviventi, +pensai di stabilire una casa di educazione +pe’ figliuoli dell’uno e dell’altro sesso, servendomi +per collocarveli del mio casino; ed incominciai a +formarne le regole, ed a ricercar dei soggetti abili +ed idonei per tutti gli impieghi a tal uopo neccessari. +</p> + +<p> +«Dopo di aver messo quasi tutto all’ordine, riflettei +che tutte le pene, che mi sarei date, e tutte +<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> +le spese che mi sarei erogate, sarebbero state inutili; +poichè tutta questa gioventù, benchè bene educata, +giunta ad una età tale d’avere terminati tutti +quegli studi alla di lor condizione adattati, sarebbe +rimasta senza far nulla; o almeno applicar volendosi +a qualche mestiere, avrebbe dovuto altrove +portarsi, per ricercarsi il sostentamento, non essendomi +possibile di situarne che pochi al mio servizio +nel luogo. Ed in quel caso, come sommamente sensibile +sarebbe stato alle rispettive famiglie il separarsene: +così anch’io provato avrei una gran pena +di vedermi privato di tanta bella gioventù, che +come miei proprii figli avea riguardato sempre, ed +aveva con tanta pena cresciuti. Rivolsi dunque altrove +le mie mire, e pensai di ridurre quella popolazione, +che sempre più aumenta, utile allo Stato, +utile alle famiglie, ed utile finalmente ad ogni individuo +di esse in particolare; e, rendendo in tal maniera +felici e contenti tanti poveretti, che, per altro +fin dal giorno d’oggi, essendo vissuti nel santo timore +di Dio ed in ottima armonia e quiete fra di +essi, non mi hanno dato menomo motivo di lagnarmene, +godere io di questa soddisfazione in mezzo di +essi, e delle loro benedizioni, in quei momenti, che +le altre mie cure più interessanti mi permettono di +prendere qualche sollievo.» +</p> +</div> + +<p> +Come si vede il re Ferdinando aveva finalmente +trovato quel silenzio e quella solitudine tanto necessaria +alla meditazione ed alla calma dello spirito. +</p> + +<p> +Arrivato a questo punto inaspettato, il re Ferdinando, +mosso da riconoscenza per questa bella gioventù +che consolava il suo animo, determinò di dare +a quella colonia così prospera, e che prometteva di +<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> +diventarla di più, le leggi che ricordassero quelle +che Saturno e Rea avevano dato ai loro popoli nell’età +dell’oro. +</p> + +<p> +In conseguenza di che incominciò ad abolire i diritti +tirannici dei parenti sui loro figli, diritti che +spesso impedivano a loro di seguire le ispirazioni +del loro cuore e gli istinti naturali. +</p> + +<p> +I figli ebbero dunque il diritto di scegliersi e sposarsi +senza che i parenti vi avessero parte in questo +grave affare del matrimonio, in cui tante volte non +vi prendono parte se non per guastare tutto. Nel +giorno di Pentecoste di ogni anno, uscendo dalla +messa solenne, i giovani facevano conoscere a tutto +il villaggio la scelta che avevano fatto. Il giovane +sotto l’atrio della chiesa offriva un mazzo di rose +bianche a quella che amava; se la fanciulla cui era +stato offerto il mazzetto lo contraccambiava porgendogli +il suo mazzetto di rose di color naturale, +tutto era finito. I due amanti erano promessi da quel +giorno, ed alla domenica seguente si sposavano. +</p> + +<p> +Nell’intervallo il re li faceva venire da lui, separatamente +s’intende, e faceva loro un discorso sui +doveri coniugali, e siccome si era riservato di dare +la dote agli sposi, secondo che la fanciulla aveva +ascoltato il discorso del re con maggiore o minore +compunzione, la dote aumentava o diminuiva, si sa +bene secondo l’attenzione che prestava la fidanzata +ad un discorso così importante. +</p> + +<p> +Del resto non giudici, non tribunali; quando nasceva +qualche querela fra gli individui, tre vecchi +eletti dalla colonia pronunziavano le loro sentenze, +come S. Luigi, sotto una quercia. +</p> + +<p> +Per evitare le follie che il lusso potesse far nascere +<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> +fra quelle persone, le fanciulle della colonia +avevano tutta la stessa foggia di vestire semplice +ma elegante; il re l’aveva fatto disegnare dal suo +pittore ordinario, ed eccettuate le distinzioni introdotte +dal re stesso per le brave operaje, nessuno +poteva fare qualsiasi variazione nel vestire. +</p> + +<p> +Inoltre la coscrizione era abolita pe’ maschi. +</p> + +<p> +Lo si vede, per giungere a questo risultato, il re +avrebbe dovuto riunire la sapienza di Salomone e +la scienza sociale di Idomeneo. +</p> + +<p> +Ebbene, non sapendo che farne del cardinale Ruffo, +il reale fondatore della colonia di S. Leucio, lo pose +al governo del suo stabilimento. +</p> + +<p> +Forse quella non era una piazza per un cardinale; +ma gli uomini di spirito non sono mai fuori di posto, +ed il cardinale Ruffo era un uomo di molto spirito. +</p> + +<p> +E la regina, che non ne aveva meno del cardinale, +vedeva con sua grande soddisfazione prosperare, ingrandirsi +il paese e popolarsi lo stabilimento di S. +Leucio. Se il re aveva studiato Salomone ed Idomeneo, +essa aveva studiato madama Pompadour, e regnava +mentre il re si divertiva. +</p> + +<p> +È vero che Napoli non era una cosa piacevole a +regnare nell’anno di grazia 1793. +</p> + +<p> +Lo vedremo ora ritornando alle cose politiche. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span></p> + +<h2>XIII.</h2> +</div> + +<p> +Ho detto che nella stessa giornata in cui l’Inghilterra +aveva appreso la decapitazione di Luigi XVI, +il governo inglese aveva invitato l’ambasciatore di +Francia a prendere i suoi passaporti. +</p> + +<p> +Era un insulto che nel suo orgoglio la Francia +non poteva sopportare, quantunque avesse dichiarato +per la prima la guerra all’Austria: nove giorni +dopo il rinvio del suo ambasciatore, essa dichiarò +la guerra all’Inghilterra ed all’Olanda. +</p> + +<p> +L’Inghilterra non aspettava che questo passo. +Intesi allora sir William e la regina a numerare le +forze delle due potenze e constatare con gioia la +superiorità delle forze materiali della Gran Brettagna +in confronto di quelle della Francia. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> +</p> + +<p> +La Francia era senza denaro, senz’armi e quasi +senz’armata; tutte le sue forze consistevano in 66 +vascelli di linea e 96 fregate o corvette. +</p> + +<p> +L’Inghilterra era in uno stato finanziario così +prospero, che M. Pitt diceva che se avesse tanto danaro +per rimborsare il debito, invece di far ciò, egli +getterebbe quel denaro nel Tamigi. +</p> + +<p> +In quanto alle sue forze navali erano di 158 vascelli +di linea, di 22 vascelli da cinquanta cannoni, +di 125 fregate e 180 cutters; vale a dire che aveva +quattro volte circa il numero delle navi che aveva +la Francia. +</p> + +<p> +Aggiungete a ciò 100 vascelli di guerra che possedeva +l’Olanda, e vedrete che le due potenze potevano +opporre 503 legni a 162. +</p> + +<p> +Questo calcolo fatto e rifatto dieci volte innanzi +al re Ferdinando, gli diede il coraggio di unirsi +all’Inghilterra; ed al 20 luglio 1793, senza far significare +alla Francia la rottura del suo trattato, il governo +di Napoli firmò <i>un trattato segreto</i> col governo +britannico. +</p> + +<p> +Questo trattato portava che il re di Napoli aggiungeva +dodici legni, di cui quattro vascelli di linea ed +altrettante fregate alla squadra che l’Inghilterra +inviava nel Mediterraneo, e sei mila uomini alle +truppe che erano a bordo di quella squadra. +</p> + +<p> +Il re aveva a poco a poco abbandonato la presidenza +del consiglio; era la regina che assisteva alle +deliberazioni, e che le spingeva colla rabbia dell’odio. +Uomini e navi furono pronte in due mesi, +ed una parte andò a raggiungere la flotta anglo-spagnuola +che incrociava innanzi a Tolone. +</p> + +<p> +Da un agente realista che la regina aveva in questa +<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> +città, noi sapevamo tutto ciò che avveniva; Tolone +aveva preso parte alla grande insurrezione che +era scoppiata nel mezzogiorno della Francia contro +la Convenzione. +</p> + +<p> +La città era divisa in tre parti: i Giacobini, i Realisti +costituzionali, ed i Realisti puri. +</p> + +<p> +Sapevamo che i realisti costituzionali ed i realisti +puri, spaventati dalle esecuzioni che avevano incominciato +a decimarli, si erano riuniti insieme, e si +trattava nientemeno che di dare la città agl’Inglesi. +</p> + +<p> +Al 10 settembre si segnalò un vascello inglese che +faceva vela verso il porto di Napoli, e sembrava venire +dalle coste di Francia. +</p> + +<p> +Da alcune settimane, in attesa di notizie importanti, +noi non ci allontanammo più da Napoli. +</p> + +<p> +La regina fu dunque prevenuta dell’avvenimento, +e fece prevenire sir William e me. Dico dell’avvenimento, +perchè nelle circostanze, in cui noi eravamo, +l’arrivo di un vascello inglese era un avvenimento. +</p> + +<p> +Ci recammo di fretta a palazzo. Trovai la regina +sul terrazzo che osservava col cannocchiale il bastimento, +che ammainava a poco a poco le vele per +diminuire di velocità ed entrava nel porto. +</p> + +<p> +Dai segnali si seppe che questo bastimento era +l’<i>Agamennone</i>, vascello di linea di S. M. Britannica, +e che veniva da Tolone. +</p> + +<p> +Questo poco che si sapea, voleva dir molto, il re +e sir William non ebbero la pazienza d’aspettare le +notizie che portava, ed andarono ad incontrarlo. +</p> + +<p> +Tutti e due s’imbarcarono su di un canotto della +Real Marina, e ad onta delle leggi sanitarie salirono +a bordo. +</p> + +<p> +Appena saliti, i fianchi del vascello rimbombarono +<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> +con una salva d’onore, e l’<i>Agamennone</i> disparve in +una nube di fumo. +</p> + +<p> +Dopo mezz’ora il re e sir William ritornarono. Sir +William si recò direttamente alla ambasciata e mi +fece dire di venire a raggiungerlo, avendo bisogno +di me per aiutarlo a ricevere un ospite inaspettato. +</p> + +<p> +Lasciai che Sua Maestà desse alla regina le notizie +di cui era curiosa, e pensando che sir William +ne era consapevole al pari del re, perchè nella conferenza +fra il re ed il capitano dell’<i>Agamennone</i>, egli +aveva servito di interprete, presi congedo dalla regina, +e salii in carrozza ordinando al cocchiere di +andare a casa. +</p> + +<p> +Sir William mi aspettava. +</p> + +<p> +— Mia cara Emma, mi disse scorgendomi, vi presenterò +un uomo piccolo, che non può vantarsi di +esser bello, ma che a mio avviso sarà uno dei più +grandi uomini di guerra che l’Inghilterra abbia +avuto. +</p> + +<p> +Mi misi a ridere dell’entusiasmo di sir William. +</p> + +<p> +— Come potete prevederlo? gli chiesi io. +</p> + +<p> +— Dalle poche parole che abbiamo contraccambiato, +vi rispondo che costui maraviglierà il mondo. +Voi sapete che non ho mai voluto ricevere in casa +mia nessun uffiziale inglese; ebbene per amor mio, +vi prego di fargli gli onori di casa; date gli ordini +di preparargli un appartamento, e che non manchi +di nulla. +</p> + +<p> +— E quando arriva il vostro futuro grand’uomo, +sir William? dimandai. +</p> + +<p> +— Da un momento all’altro pranzeremo insieme +col Re, e domani andremo tutti insieme a passare +la giornata a Portici. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> +</p> + +<p> +— Mi direte almeno come si chiama il vostro eroe? +</p> + +<p> +— Orazio Nelson, cara amica: non dimenticate +questo nome, che sarà celebre un giorno. +</p> + +<p> +Non aveva da fare alcuna osservazione, e non ne +feci punto. +</p> + +<p> +Il palazzo dell’ambasciata era immenso. Era corsa +la voce, qualche tempo prima, che il Principe di +Galles, quello stesso Principe che vidi una sera raggiante +di gioventù e d’amore a traverso le finestre +aperte di miss Arabella, doveva venire a Napoli; a +questa notizia sir William si era dato premura di +preparare un appartamento; il Principe non era venuto, +e l’appartamento era rimasto tutto in ordine +per ricevere un Principe. — Credetti che nulla era +troppo bello nè troppo buono pel futuro grand’uomo +di sir William, e destinai l’appartamento del Principe +di Galles per il capitano Nelson. +</p> + +<p> +Volle il caso che uno del più be’ ritratti che mi +fece Romney si trovasse in quest’appartamento. +</p> + +<p> +Quando rientrai nella sala, sir William non era più +solo: era con un uffiziale che portava l’uniforme +della marina inglese: appena mi videro, si alzarono +e mi vennero incontro. Sir William mi presentò il +capitano Nelson. +</p> + +<p> +Se è permesso di credere ai presentimenti, giurerei +qui che, sia attrazione istintiva o la potenza della +preoccupazione per ciò che mi aveva detto sir William, +sentii una certa emozione nel rispondere alle +parole del capitano Nelson. Come lo aveva detto sir +William, il capitano Nelson era però lontano dell’essere +un bell’uomo. +</p> + +<p> +Sono scorsi diciotto anni da quel giorno, eppure +lo veggo tale e quale si trovava quando mi fu presentato, +<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> +e la guerra aveagli ancora risparmiate le +mutilazioni che ha dovuto sopportare. +</p> + +<p> +Era un uomo di trentacinque anni, piccolo di statura, +pallido in faccia, con occhi azzurri, il naso aquilino +che distingue il profilo degli uomini di guerra, +ed il mento fortemente pronunciato, indizio di tenacità +spinta fino all’ostinazione; i capelli e la barba +erano di un biondo fulvo, i capelli erano radi e la +barba mal disposta. +</p> + +<p> +Mi baciò la mano con molto imbarazzo, ma abbastanza +con disinvoltura. Era facile riconoscere in +lui l’uomo di mare in tutto il significato della parola, +e si sarebbe cercato invano in lui il gentleman +inglese, di cui mi avevano lasciato un ricordo le mie +prime conoscenze. +</p> + +<p> +Si conosce già la notizia che egli recava, tale notizia +era terribile per la Francia: il suo primo porto +militare era stato reso agli Inglesi. +</p> + +<p> +Ecco in due parole i particolari dell’avvenimento, +raccolti dalla bocca stessa del capitano Nelson. +</p> + +<p> +Ho già detto ciò che noi sapevamo dei tre diversi +partiti ch’esistevano a Tolone: giacobini, realisti +costituzionali e realisti puri. +</p> + +<p> +Gli ultimi due, domati dai giacobini, si riunirono +e risolsero di fare una controrivoluzione tostochè +l’occasione si presentasse. +</p> + +<p> +Ciò avvenne ben presto. — La costituzione del +1793 era stata stabilita; i giacobini l’avevan fatta +proclamare a suoni di tamburo e di tromba. +</p> + +<p> +Questa Costituzione, tutta di violenza e bagnata +ancora del sangue di Luigi XVI, non era stata fatta +certamente per conciliare i partiti. Un fermento generale +destossi nella città in seguito alla sua proclamazione; +<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> +i realisti puri ed i costituzionali si riunirono +per opporsi alla sua accettazione. +</p> + +<p> +Prevedendo le autorità giacobine ciò che sarebbe +avvenuto, fecero affiggere un decreto che puniva di +morte chiunque osasse proporre l’apertura delle sezioni. +</p> + +<p> +Quel decreto produsse un effetto contrario a quello +che si supponeva. +</p> + +<p> +Tutti si recarono in folla alle sezioni e fu tale la +premura, che le porte non si aprirono ma si sfondarono. +</p> + +<p> +La controrivoluzione fu compita in un istante, le +carte del club dei giacobini furono sequestrate, ed +arrestati i principali capi della società, e condotti +nella stessa prigione donde, per lasciar loro il posto, +si fecero uscire i realisti. +</p> + +<p> +Il generale conte Maudit che comandava la piazza, +e sul quale i realisti sapevano con ragione di poter +contare, fu una di quelle rare autorità civili e militari +che restarono al loro posto. +</p> + +<p> +Il patibolo, come le prigioni, dopo aver lavorato +pei realisti, lavorava pei giacobini; la ghigliottina +invece di essere demolita, continuò a funzionare, e +tagliava la testa dei repubblicani invece di decapitare +i realisti. +</p> + +<p> +Una di queste esecuzioni fece nascere un tumulto, +che quasi fece perdere tutto.<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> +</p> + +<p> +Il nuovo tribunale condannò a morte un tal Alessio +Lambert, uomo molto popolare a Tolone: si formò +<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> +una congiura per salvarlo; e difatti, nel momento +che lo conducevano al supplizio, una immensa folla +di popolo si precipitò sulla forza armata che lo scortava. +Il corteggio funebre era arrivato in questo momento +nella contrada dei Calderai che divenne il +teatro di un combattimento terribile. Uno degli uomini +della scorta, vedendo che il popolo trionfava, +scaricò a bruciapelo il suo fucile sul prigioniero, che +cadde ferito gravemente, ma forse non mortalmente, +poichè la palla gli aveva attraversato il corpo; ma +tosto le sezioni ripresero il sopravvento, e gli assalitori +furono messi in fuga. Alessio Lambert seguito +alla traccia del sangue come un capriolo ferito, ricadde +nelle mani dei reazionari che si divisero in due +partiti; gli uni volevano fosse protratta l’esecuzione, +gli altri che fosse giustiziato immediatamente. La +maggioranza fu per la esecuzione immediata; difatti +nello stesso giorno Alessio Lambert fu giustiziato. +</p> + +<p> +Tolone fu messa fuori della legge dalla Convenzione, +vale a dire che ogni patriota aveva diritto di +tirare su di un Tolonese come su di un cane. +</p> + +<p> +Ma ad onta della sua rivolta, cosa singolare, Tolone +aveva conservato tutte le forme repubblicane, +e la bandiera tricolore sventolava sulla città. Era +troppo pei giacobini, ma non era abbastanza pei +realisti. Volgendo gli occhi al mare, questi ultimi +videro la crociera anglo-ispano-napolitana, che bloccava +il porto, e risolsero di consegnare Tolone agli +Inglesi, e di sfuggire con questo tradimento all’anatema +della Convenzione nazionale. +</p> + +<p> +Si fecero delle trattative coll’ammiraglio Hood, +che non voleva decidere nulla senza essere sicuro +della cooperazione del generale conte Maudit che +<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> +comandava la piazza, e dell’ammiraglio Tragoff che +comandava la flotta. Costoro entrarono a parte delle +trattative, ma non poterono far intender tanto facilmente +la ragione al contrammiraglio Saint Julien +che era un Giacobino marcio. Non era quasi venuto +in cognizione del progetto, che invece di secondarlo +radunò il suo equipaggio, lo arringò con veemenza, +e fece giurare agli uffiziali ed ai marinai di non +giammai sopportare che le flotte nemiche entrassero +nei porto di Tolone. Il contrammiraglio Saint Julien +aveva approfittato per fare questo discorso repubblicano +del momento appunto in cui il suo superiore era +a terra, vedendo l’unanimità non soltanto del suo +equipaggio, ma anche di quelli degli altri bastimenti. +Il signor di S. Julien ne prese il comando, e manovrò +in modo di chiudere interamente l’approdo verso la +rada. +</p> + +<p> +Questa volta senza un colpo disperato i realisti +sarebbero stati perduti. L’armata del generale Carteau, +dopo aver preso Marsiglia, si dirigeva su Tolone; +il contrammiraglio S. Julien chiudendo la rada, impediva +loro qualunque ritirata. +</p> + +<p> +Questo colpo disperato fu tentato e riuscì. +</p> + +<p> +I realisti combinarono cogl’Inglesi un trattato nel +quale fu stabilito che entrando in Tolone, essi avrebbero +preso possesso della piazza in nome e come +alleati di S. M. il re Luigi XVII, povero re fanciullo +prigioniero nelle carceri del Tempio colla sua madre, +che doveva ben presto lasciarlo orfano, a cui il calzolaio +Simon, al quale era affidato, faceva ballare la +carmagnola a colpi di cinghia. +</p> + +<p> +In seguito a questo trattato, essi dichiararono la +flotta ribelle alla volontà generale degli abitanti, e +<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> +stabilirono che si sarebbe impiegato la forza contro +di essa; in conseguenza di che si misero degli ufficiali +realisti a tutti i posti ove trovavansi degli ufficiali +repubblicani, e particolarmente alla gran torre, +le cui batterie si ordinava al capo di tener pronte, e +di tirare sulla flotta al primo segnale. Nel tempo +stesso l’ammiraglio Hood attaccherebbe e cercherebbe +di forzare l’entrata nella rada. +</p> + +<p> +Queste notizie pervennero al contrammiraglio S. +Julien, il quale rispose che bombarderebbe la città, +facendo da tutti i legni il fuoco delle sue artiglierie. +</p> + +<p> +La guerra civile stava per iscoppiare, e nessuno +avrebbe saputo dire come la cosa sarebbe terminata; +allorchè la fregata <i>la Perle</i>, comandata dal +luogotenente Van Kempen, si staccò ad un tratto +dalla flotta e venne a cimentarlo dalla parte della +città, l’ammiraglio Tragoff approfittò subito dell’occasione. +Si fece trasportare sulla fregata, ed +inalberò la sua bandiera di comando, sapendo quanta +era la venerazione dei marinai per questo segno: +infatti a quella vista una parte dei legni abbandonò +il contrammiraglio S. Julien, il quale, rimasto solamente +con sette navi, risolse di passare in mezzo +alla squadra inglese, risoluzione che egli eseguì con +vera fortuna. Ma allora Tolone restò senza difensori, +ed i realisti, diventati padroni, vi introdussero gl’Inglesi. +</p> + +<p> +Ho curato molto i particolari di quest’avvenimento, +sebbene non sembrassero appartenere alle memorie +di una donna per due ragioni; la prima perchè hanno +avuto, per la impressione prodotta sull’animo della +regina, una grande influenza sugli avvenimenti sui +<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> +quali ho preso più tardi una parte troppo attiva; la +seconda, perchè la mia intimità colla Corte di Napoli +mi ha messo in posizione di conoscere dei particolari, +ignorati anche dagli stessi storici che hanno +scritto in quella epoca. +</p> + +<div class="chapter"> +<p><span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span></p> + +<h2>XIV.</h2> +</div> + +<p> +Poco prima dell’arrivo del capitano Nelson a Napoli, +andai dalla regina forse prima dell’ora consueta: +mi rispose, con mio grande stupore, che la +regina si era ritirata ed aveva proibito di lasciar +entrare chicchessia senza suo permesso. +</p> + +<p> +Mi disponeva ad andarmene, sapendo che vi era +sempre eccezione per me, e maravigliata perchè questa +eccezione non fosse mantenuta in quel giorno +come negli altri, quando intesi chiamare nella stanza +della regina. +</p> + +<p> +Si accorse al rumore del campanello, e dalla porta +si dimandava: — Che vuole Vostra Maestà? +</p> + +<p> +— Chiamatemi Luigi Custode, rispose la regina. +</p> + +<p> +Volendo sapere subito perchè anch’io era stata +<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> +consegnata alla porta del suo appartamento al pari +degli altri: +</p> + +<p> +— Sono qui Maestà, diss’io. +</p> + +<p> +— Emma! esclamò la regina, ed aprendo interamente +la porta: veggo bene che sei là, disse ridendo, +e perchè vi sei? +</p> + +<p> +— Ma, risposi, perchè Vostra Maestà ha interdetto +l’ingresso a <i>chicchessia</i>. +</p> + +<p> +— Ma tu sei forse compresa nel <i>chicchessia</i>? tu +Emma, vale a dire, la mia amica, la sola donna per +cui non abbia segreti! vuoi dunque venire? e mi +chiamò con un segno di testa e colla voce. +</p> + +<p> +Io la seguii. +</p> + +<p> +Nella camera da letto, su di un vasto canapè situato +rimpetto a lei vi era una quantità di carte, +che simili ad una cascata, rotolavano dal divano sul +pavimento. +</p> + +<p> +— Oh! mio Dio! esclamai. Vostra Maestà non sarà +condannata, lo spero, a leggere tutte queste carte. +</p> + +<p> +— No, ma le ho lette senz’essere condannata. +</p> + +<p> +— Ciò non mi maraviglia allora, perchè Vostra +Maestà è pallida e abbattuta questa mattina. +</p> + +<p> +— Lo credo, non ho dormito questa notte. +</p> + +<p> +— Che ha dunque fatto Vostra Maestà? +</p> + +<p> +— Ho letto tutte queste carte che tu vedi dalla +prima fino all’ultima. +</p> + +<p> +— E con che scopo, mio Dio? +</p> + +<p> +— Guarda a chi sono dirette queste carte. +</p> + +<p> +E mi mostrò un indirizzo di lettera. +</p> + +<p> +— Al cittadino Mackau — ambasciatore della Repubblica +francese — Napoli. +</p> + +<p> +Io guardava la regina. +</p> + +<p> +— Come! le chiesi con istupore, il cittadino Mackau +<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> +comunica a V. M. le lettere che riceve dal suo +governo! +</p> + +<p> +— Che ingenuità primitiva! disse la regina. In +questo momento s’intese una voce dalla porta che +diceva: +</p> + +<p> +— Ecco l’uomo che V. M. ha fatto chiamare. +</p> + +<p> +La regina andò in persona alla porta, girò la +chiave con cui aveva chiusa la porta ed aperse. +</p> + +<p> +Apparve un uomo che poteva appartenere alla +classe dei domestici, il quale, scorgendo la regina, +fece un inchino fino a terra. +</p> + +<p> +— Siete ben sicuro, gli disse, che qui vi sono tutte +le carte dell’ambasciata francese? +</p> + +<p> +— Tutte senza eccezione, Maestà; fin quelle che +erano nel cassetto dell’ambasciatore. +</p> + +<p> +— Non menti, eh? +</p> + +<p> +— Vostra Maestà lo vedrà alle grida che farà +l’ambasciatore, quando si accorgerà di essere stato +rubato. +</p> + +<p> +— Ti ho fatto promettere due mila ducati per +questo furto. +</p> + +<p> +— Sì, Maestà, ne ho già ricevuto mille in conto. +</p> + +<p> +— Benchè le carte non siano tali quali io sperava, +ecco gli altri mille. +</p> + +<p> +— Grazie, Maestà; ma non è tutto quello che mi +venne promesso. +</p> + +<p> +— Che ti hanno promesso ancora? +</p> + +<p> +— Siccome sono io solo che entro nel gabinetto +del cittadino ambasciatore, i sospetti cadranno su +di me pel primo e sarò certamente arrestato. +</p> + +<p> +— Che t’importa, se i giudici non ti condanneranno? +</p> + +<p> +— Dovrò sempre star qualche mese in prigione. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> +</p> + +<p> +— Che t’importa se ricevi cento ducati per ogni +mese di prigione che farai? +</p> + +<p> +— Difatti, ciò è sempre un compenso; in questo +caso confido nella bontà della regina. +</p> + +<p> +— Lasciati arrestare, nega sfrontatamente ogni +prova che si accumulerà contro di te, non comprometterci +senza alcun pretesto e sta tranquillo. +</p> + +<p> +— Il ladro, — perchè, si è veduto, era bene un +ladro, — mise la sua borsa in tasca. +</p> + +<p> +— Come! disse la regina, non li conti nemmeno? +</p> + +<p> +— Oh! Dopo vostra Maestà... +</p> + +<p> +— Va bene, sarai ricompensato della tua confidenza, +vattene. +</p> + +<p> +L’uomo fece di nuovo un inchino fino a terra ed +uscì. +</p> + +<p> +— Ebbene? mi dimandò la regina, comprendi ora? +</p> + +<p> +— No, perchè non posso persuadermi che V. M. +abbia fatto prendere le carte dell’ambasciatore francese +da quest’uomo. +</p> + +<p> +— È però la più semplice e pura verità. +</p> + +<p> +Confesso che ne rimasi spaventata; mi pareva +che un furto stato eseguito per ordine di una regina +fosse sempre un furto. +</p> + +<p> +La regina indovinò il mio pensiero. +</p> + +<p> +— Io credeva di trovare in queste carte delle prove +di connivenza fra i giacobini di Napoli con quelli +di Parigi, disse ella, ma mi sono ingannata; però +vi ho trovato altre cose non meno importanti. +</p> + +<p> +— Che cosa ha dunque trovato Vostra Maestà? +</p> + +<p> +— Aspetta, mi disse, mi pare di riconoscere il +passo del re; sì, è lui; che viene a fare da me a +quest’ora? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> +</p> + +<p> +In quel momento si udì a battere assai rozzamente +alla porta della regina. +</p> + +<p> +— Quando ti diceva che era lui, disse, cercando +di nascondere le carte sotto di lei e sotto le pieghe +del suo abito. +</p> + +<p> +Il re aveva un’espressione d’inquietudine. +</p> + +<p> +— Ah! mio Dio! disse la regina ridendo, che +avete, signore, che cosa avete con quella faccia +spaventata? +</p> + +<p> +— Voi non sapete che cosa è avvenuto questa +notte? +</p> + +<p> +— No, ma quando me l’avrete detto lo saprò. +</p> + +<p> +— Lasciatemi prima da cavaliere galante baciare +la mano a milady, e chiederle notizie di sir William. +</p> + +<p> +Porsi la mano al re, che come egli disse baciò galantemente. +</p> + +<p> +— Sir William sta a meraviglia, gli risposi, e sarà +felicissimo del ricordo di Sua Maestà. +</p> + +<p> +— Ora, disse la regina, che avete fatto i vostri +doveri, ditemi questa cosa così terribile che è avvenuta +questa notte. +</p> + +<p> +— Ebbene, questa notte hanno involato le carte +dell’ambasciata francese. +</p> + +<p> +— Oh! +</p> + +<p> +— Questa mattina il cancelliere è venuto da parte +del cittadino Mackau, per portare querela al generale +Acton. +</p> + +<p> +— Veramente! +</p> + +<p> +— E la querela è scritta in modo, che pare che si +sospetti che qualcuno della corte di Napoli abbia +fatto il colpo. +</p> + +<p> +— Allora è più intelligente di quanto credeva. +</p> + +<p> +— Chi? +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> +</p> + +<p> +— Il cittadino Mackau. +</p> + +<p> +— Come, signora, voi avete cognizione di questo +furto? +</p> + +<p> +— Ne ho inteso a parlare, sì. +</p> + +<p> +— E sapete dove sono le carte? +</p> + +<p> +— Press’a poco. +</p> + +<p> +— Ma dove sono dunque? +</p> + +<p> +— Volete saperlo? +</p> + +<p> +— Senza dubbio, non foss’altro che per rispondere +a’ reclami del cittadino ambasciatore. +</p> + +<p> +— Ebbene, eccole, disse la regina alzandosi; scoprendo +le carte, sulle quali era seduta, e quelle che +copriva col suo abito. +</p> + +<p> +— Mio Dio! disse il re facendosi pallido. +</p> + +<p> +— Emma, Emma, disse la regina ridendo, porgete +un seggiolone a Sua Maestà, egli si sente male. +</p> + +<p> +Mi aveva preso come alla regina una tal volontà +di ridere, e porsi un seggiolone al re in cui si lasciò +cadere di botto. +</p> + +<p> +— Ma, signora, disse il re, si saprà che siamo noi +che abbiamo sottratto le carte, e la sottrazione di +queste carte è la guerra colla Francia. +</p> + +<p> +— Prima di tutto, disse la regina, non siamo noi +che abbiamo sottratto queste carte, sono io che le ho +sottratte, e poi non si saprà mai che sono stata io, +e poi avremo egualmente anche senza di ciò la +guerra colla Francia. La sottrazione delle carte non +muta la questione. +</p> + +<p> +— E perchè avremmo avuto la guerra colla Francia? +</p> + +<p> +— Semplicemente perchè il cittadino Mackau ha +degli occhi, che ha veduto i nostri armamenti, che +ha numerato gli uomini e le navi che noi abbiamo +<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> +inviato a Tolone, che la Francia è prevenuta di tutto +ed a quest’ora essa non ignora che abbiamo a Tolone +quattromila uomini e quattro vascelli. +</p> + +<p> +— Non importa, noi non possiamo rifiutare all’ambasciatore +la soddisfazione che dimanda. +</p> + +<p> +— E quale soddisfazione dimanda? +</p> + +<p> +— La procedura del furto, nel caso che il ladro +fosse un napolitano. +</p> + +<p> +— E dategliela questa soddisfazione. +</p> + +<p> +— Ma se il ladro confessa? +</p> + +<p> +— Non confesserà. +</p> + +<p> +— Se è condannato però? +</p> + +<p> +— Egli non sarà condannato, perchè sarà giudicato +da un tribunale napolitano. +</p> + +<p> +— E, signora, disse il re, non fidatevi, il movimento +del giorno è all’indipendenza. +</p> + +<p> +— È ben ciò che voglio reprimere, signore, disse +la regina, aggrottando le ciglia; se fa bisogno è +bene dai tribunali che comincerei. +</p> + +<p> +— Allora ciò spetta a voi. +</p> + +<p> +— È affar mio. +</p> + +<p> +— V’incaricate voi di quest’affare? +</p> + +<p> +— Me ne incarico io. +</p> + +<p> +— Andate dunque e fate a modo vostro; che importa a +me di ciò che può succedere, purchè mi restino +i miei boschi per andare a caccia ed il golfo +per pescare? +</p> + +<p> +— E San Leucio per riposarvi, soggiunse la regina +con un sorriso sdegnoso. +</p> + +<p> +— È forse Vostra Maestà chi mi farebbe l’onore +di inquietarsi per San Leucio? chiese il re. +</p> + +<p> +— E perchè inquietarmi di San Leucio, dal momento +che questa interessante colonia ha per capo +<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> +un uomo del merito del cardinale Ruffo? Se egli +fosse tesoriere invece di essere ispettore non avrei +forse la stessa tranquillità. +</p> + +<p> +— Siete in collera con questo povero cardinale; +vi assicuro però che è un uomo che ci è divotissimo. +</p> + +<p> +— Che vi è divotissimo, volete dire. +</p> + +<p> +— Eh! Dio buono! disse ridendo il re, noi non facciamo +<i>uno?</i> +</p> + +<p> +— Oh! no, signore, e me ne vanto. +</p> + +<p> +— Voi mi trattate molto male questa mattina, signora. +</p> + +<p> +— Vi tratto forse alla sera meglio del mattino? +</p> + +<p> +— Che volete che ne pensi di me Lady Hamilton? +</p> + +<p> +— Le opinioni di Lady Hamilton sono modellate +sulle mie. +</p> + +<p> +— Vale a dire, riprese il re ridendo, che Lady Hamilton +mi fa come voi l’onore di detestarmi. +</p> + +<p> +— Oh! disse la regina, Vostra Maestà sa bene che +è un altro sentimento che quello dell’odio che ho +per essa. +</p> + +<p> +— Andiamo, vedo bene che questa mattina non +avrò quest’ultimo per voi. +</p> + +<p> +— Siete venuto per questo? +</p> + +<p> +— No, signora, io era venuto per vedervi e per +dirvi la notizia del mattino. +</p> + +<p> +— Ebbene, io di ricambio vi dirò quelle del giorno. +Abbiamo deciso il signor Acton ed io, che due vascelli +e tre mila uomini di rinforzo sarebbero inviati +alla flotta anglo-ispana, comandati dai generali De-Gambs +e Pignatelli. Vi lascio l’onore dell’iniziativa, +se volete prenderlo oggi al Consiglio. Sollecitate solamente +il loro invio; il capitano Nelson reclama a +tutta possa questo rinforzo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> +</p> + +<p> +— Mediante quest’attività ritornerò in grazia presso +di voi? +</p> + +<p> +— Voi non ne siete mai uscito, signore, disse la +regina con un sorriso mezzo grazioso e mezzo sarcastico. +</p> + +<p> +Il re avvicinò ad essa, le prese la mano e la baciò, +mentr’essa lo guardava con una espressione indescrivibile. +</p> + +<p> +— Allora, signora, voi siete <i>decisamente decisa</i> per +la guerra? +</p> + +<p> +— Decisamente decisa, signore, e tanto più decisamente +decisa che noi non possiamo fare altrimenti. +</p> + +<p> +— Andiamo dunque, signora, sia la guerra, e vedrete +che quando sarà venuto il momento di tirare la +spada dal fodero, farò il mio dovere quanto un altro. +</p> + +<p> +— Ciò vi tornerà molto più facile, signore: quando +il re Carlo III vostro padre lasciò Napoli, egli vi +lasciò la spada con cui Filippo V conquistò la Spagna, +ed egli il regno di Napoli. Però questa spada +non ha veduto più la luce dopo la battaglia di Velletri, +ed in quarantatre anni avvengono tante cose +fra un fodero ed una lama. +</p> + +<p> +— Certamente, mia cara maestra, disse il re scuotendo +la testa, voi avete troppo spirito per me e vi +lascio il posto. +</p> + +<p> +E dopo averci salutate tutt’e due se ne andò. +</p> + +<p> +— Ora, disse la regina, aspettando che il nostro +caro sposo diventi un Alessandro od un Cesare, abbruciamo +le carte inutili, e conserviamo quelle che +sono utili da conservarsi. +</p> + +<p> +Ci mettemmo all’opera: debbo dire da parte mia +senz’alcuna obbiezione che quel carattere deciso +<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span> +della regina mi trascinava nella sua volontà, come +l’astro trascina il satellite nel suo cammino. +</p> + +<p> +Ciò che ho raccontato ora avvenne otto o dieci +giorni prima dell’arrivo del capitano Nelson, al quale +è d’uopo ritornare. +</p> + +<p class="pad2 center large"> +FINE DEL VOLUME QUARTO. +</p> + +<hr class="silver"> + +<div class="footnotes"> + +<h2> +NOTE: +</h2> + +<div class="footnote" id="note1"> +<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.  </span>Piccola città rinomata pei suoi piedi di porco.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note2"> +<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.  </span>Toltane qualche eccezione, lady Hamilton parlando nelle +sue memorie di Nelson, lo chiama semplicemente Mylord.</p> +</div> + +<div class="footnote" id="note3"> +<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.  </span>Non si dimentichi che è Emma Lyonna che parla, e per +conseguenza parla dal punto di vista del partito realista, poichè +altrimenti noi avremmo detto: avrebbe salvato tutto.</p> +</div> +</div> + +<div class="tnote"> +<p class="tntitle"> +Nota del Trascrittore +</p> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione +minimi errori tipografici. +</p> + +<p> +Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. +</p> +</div> + +<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76092 ***</div> +</body> +</html> + diff --git a/76092-h/images/cover.jpg b/76092-h/images/cover.jpg Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..0ad2be9 --- /dev/null +++ b/76092-h/images/cover.jpg diff --git a/LICENSE.txt b/LICENSE.txt new file mode 100644 index 0000000..b5dba15 --- /dev/null +++ b/LICENSE.txt @@ -0,0 +1,11 @@ +This book, including all associated images, markup, improvements, +metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be +in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES. + +Procedures for determining public domain status are described in +the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org. + +No investigation has been made concerning possible copyrights in +jurisdictions other than the United States. 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