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+
+*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76092 ***
+
+
+ MEMORIE
+ DI
+ EMMA LYONNA
+
+
+ DI
+ ALESSANDRO DUMAS
+
+
+ UNICA EDIZIONE AUTORIZZATA IN ITALIA.
+
+ Vol. IV.
+
+
+
+ MILANO
+ G. DAELLI e C. EDITORI
+ MDCCCLXIV.
+
+
+
+
+ Proprietà letteraria — G. DAELLI e C. Editori.
+
+ STEREOTIPIA G. DASSI E C.
+
+ TIP. GUGLIELMINI.
+
+
+
+
+MEMORIE
+
+DI
+
+EMMA LYONNA
+
+
+
+
+I.
+
+
+La regina, come ho già detto, mi aveva chiesto il mio abito di raso
+bianco per farne uno simile; io glielo inviai in quella stessa sera.
+
+Tre giorni dopo, il suo domestico mi prevenne che la regina era al
+palazzo reale, e chiedeva di me, raccomandandomi di prendere meco il
+mio sciallo di cascemiro azzurro.
+
+Non erano dieci minuti appena che era arrivata da Caserta, e perchè non
+la facessi aspettare, mi mandò a prendere con una carrozza di Corte.
+
+Prevenni sir William della mia uscita, e mi recai immediatamente dalla
+regina.
+
+Gli appartamenti della regina erano situati nella parte dal palazzo che
+sporge verso il mare, e che mette su di un terrazzo coperto di aranci e
+di cedri.
+
+Trovai Sua Maestà coll’abito nuovo, che si era fatto fare sul modello
+del mio; aveva una sola piuma bianca nei capelli, ed il suo scialle
+azzurro era gettato su di una poltrona.
+
+Volli salutarla colla cerimonia d’uso, ma essa, dopo avermi presa per
+mano, mi abbracciò.
+
+— Andiamo, presto, presto, disse, alla toletta.
+
+Da principio non sapeva troppo che significasse quell’invito, ma essa
+mi fece vedere il mio vestito posto su di una poltrona, e compresi che
+la regina voleva appagare il capriccio di vederci vestite nella stessa
+guisa.
+
+Difatti era quella la sua intenzione.
+
+Le chiesi allora se voleva permettermi di entrare in un gabinetto
+vicino per mutare di abito.
+
+Ma essa alzò le spalle.
+
+— A che servono, disse, queste cerimonie fra noi.
+
+Poi, siccome io sembrava assai confusa:
+
+— Lasciate fare a me, soggiunse, io sarò la vostra cameriera, e vedrete
+che ne so quanto una altra.
+
+Io era talmente confusa che non sapeva che mi facessi; balbettava,
+tremava; mi punsi le dita cogli spilli; cercava di distogliermi dalle
+mani della regina.
+
+— Ma essa è pazza, diceva, ma volete dunque lasciarmi fare? ve lo
+comando.
+
+Poi, per provarmi che l’ordine, benchè pronunziato con una voce
+imperativa, era un nuovo favore, mi strinse, nel darmelo, le spalle fra
+le sue braccia; un brivido mi corse per tutto il corpo.
+
+Era così lontana dall’aspettarmi una tale familiarità da parte di una
+regina, che aveva fama di donna la più altiera e più imperiosa del suo
+regno, che io credeva di sognare. Chiesi a me stessa se era veramente
+la regina Carolina, e se io era veramente io, vale a dire, essa la
+figlia dell’Imperatrice Maria Teresa, ed io la povera figlia di una
+fantesca di villaggio.
+
+Aveva come un offuscamento morale.
+
+Buono o mal grado dovetti lasciarmi fare; la regina mi aiutò a levarmi
+l’abito che aveva quando era venuta, mi mise il vestito di raso bianco,
+mi acconciò sul capo una piuma bianca, e poi avvicinò le nostre due
+teste allo specchio e vi guardò un istante.
+
+Poi con un accento quasi di cattivo umore:
+
+— Davvero, disse, che io faccio proprio un bel mestiere, decisamente.
+Milady Hamilton, voi siete più bella di me.
+
+Io era affatto confusa, rossa fino agli orecchi, nè sapeva dove celarmi.
+
+— Vostra Maestà, le risposi, mi permetterà di non essere del suo
+avviso; io sono avvenente forse; ma voi, oh! voi sì, che siete
+veramente bella.
+
+— Lo trovate voi veramente? e me lo dite senza adulazione?
+
+— Oh! ve lo giuro, esclamai, con tutta la sincerità.
+
+— Come! disse, gettando uno sguardo sulle sue magnifiche spalle; se
+foste un uomo, vi innamorereste di me?
+
+— Più, ancora, signora, vi adorerei in ginocchio.
+
+Carolina scosse la testa, e sorrise con malinconia.
+
+— Essere amata è già cosa rara, e specialmente poi per una regina; non
+chiediamo l’impossibile però....
+
+E si fermò con un sospiro.
+
+Io la osservava con un interesse, in cui essa non poteva ingannarsi.
+
+— E però, ripetei dopo di essa.
+
+La regina mi mise un braccio intorno al collo, e mi fece sedere a lei
+vicino sul sofà.
+
+— Quante volte siete stata amata? mi disse.
+
+— Vostra Maestà mi chiede quante volte ho amato, o quante volte sono
+stata amata?
+
+— Avete ragione, non è la stessa cosa: io domando quante volte siete
+stata amata.
+
+— Una volta da una tenera amicizia, ed una volta da un amore profondo.
+
+— E quale di questi due sentimenti vi ha reso più completamente felice?
+
+— La tenera amicizia, io credo.
+
+— E voi?
+
+— Io?
+
+— Sì, voi; di tutti i vostri adoratori, chi è quello che vi ha amato di
+più?
+
+Io sorrisi.
+
+— Debbo rispondere francamente?
+
+— Con me, sempre.
+
+— Un terzo che non mi amava.
+
+La regina fece un movimento di testa, sospirando.
+
+— Eppure la è proprio così, disse ella: ecco come siamo noi altre
+donne; anch’io, mia povera Emma, ho sacrificato un amore vero e
+profondo ad un amore finto e ambizioso, e ne porto la pena; ho un
+marito che non mi ama, e vi confesserò che non lo posso amare, ed un
+amante che disprezzo. Vi maravigliate che vi dica tutte queste cose con
+tale franchezza; ma che volete, io ho istinto che mi trascina verso di
+voi; d’altronde, si dice tutto pubblicamente a Napoli, sicchè il merito
+della confidenza non è grande, e con tutta probabilità voi saprete già
+da molto tempo ciò che oggi vi ripeto io stessa.
+
+— Quanto mi dice Vostra Maestà non mi è meno interessante.
+
+— La mia Maestà è una triste Maestà in quanto a felicità. Ma mettendo
+il piede sul suolo di Napoli, scorgendo l’uomo a cui era destinata,
+sentii che era condannata.
+
+— Davvero! esclamai; che differenza, mio Dio! fra il re e voi.
+
+— Tu t’incarichi adesso soltanto della mia scusa, cara Emma, tu, anima
+delicata, fine, squisita, figurati del mio disinganno. Era giovane,
+aveva quindici anni appena, mi avevano detto che andava a regnare nella
+terra ov’era morto Virgilio, ed era nato il Tasso, che doveva sposare
+un giovane principe, un nipote di Luigi XIV, un discendente di Enrico
+IV. Arrivai per così dire coll’Eneide in una mano, e colla Gerusalemme
+liberata nell’altra; il mio fidanzato sarebbe egli Eurialo o Tancredi,
+io sarei ciò che avrebbe voluto, Camilla od Erminia; amazzone o
+pastorella. Arrivai con tutte le speranze di un cuore vergine, con
+tutti i sogni di un animo vissuto fra le ballate della nostra vecchia
+Germania; e vidi... lo hai veduto, non ho bisogno di farti il suo
+ritratto, una specie di villano illetterato, che non parla altra lingua
+che il dialetto napolitano: un vero lazzarone del molo che mangia
+maccheroni nel palco reale; un pescatore di Mergellina che vende il
+suo pesce nel linguaggio dei marinai di porto, un cacciatore grossolano
+senza poesia, che corre dietro alle contadine, un sultano di villaggio
+che si è fatto un harem di mandriane. Oh! ti assicuro! l’illusione non
+fu lunga. Un giorno credetti che ancora poteva essere felice; vedi, io
+aveva incontrato sul mio cammino chi aveva tutte le qualità che a lui
+mancavano, giovine, bello, elegante, spiritoso; e oltre a tutto ciò
+anche principe, cosa che non gli stava anche male.
+
+— Il principe di Caramanico, pronunziai, senz’accorgermi della
+inconvenienza della mia interruzione.
+
+— Conosci il suo nome? disse la regina.
+
+Io arrossii.
+
+— Oh! non arrossire, mi disse; quello là, una regina può confessarlo,
+mi amava veramente, povero Giuseppe, non già perchè era una regina, eh
+lo so, egli mi ama sempre.
+
+— Ma allora chi impedisce a Vostra Maestà di rivederlo?
+
+— Si ha cura d’allontanarlo da me.
+
+— Fatelo ritornare, richiamatelo. Oh se fossi regina io ed amassi un
+uomo, e detestassi un marito, nulla al mondo m’impedirebbe di avere
+vicino a me colui che amassi.
+
+— Fuorchè il timore d’ucciderlo richiamandolo, mi disse la regina con
+una voce mesta.
+
+Io raccapricciai.
+
+— E chi potrebbe commettere un simile delitto? dimandai io.
+
+— Quegli che ha preso il suo posto, e che potrebbe temere ch’egli lo
+riprendesse.
+
+— Vostra Maestà ha una tale convinzione, esclamai, e si tiene
+quest’uomo vicino?
+
+— Che vuoi mai! nelle regioni che noi abitiamo ci sono delle insidie
+politiche, e quando si è presa e’ bisogna restar presa, gridare è
+proibito, tutto un popolo vi ascolta e vi dice ridendovi in faccia:
+— ben fatto. — Lamentarsi è pure una grande consolazione, ma per
+rammaricarsi bisogna avere un’amica; così, lo vedi senza nemmeno sapere
+se ho un’amica, mi sfogo.
+
+— Oh! voi ne avete una, signora, e che vi amerà non già perchè siete
+regina, esclamai, quasi sul punto di gettarle le braccia al collo come
+ad una mia eguale.
+
+Repressi quel movimento.
+
+— Ma che si allontanerà da me perchè lo sono, disse Carolina con un
+triste sorriso. Ahimè! mia povera Emma, le regioni del trono sono come
+le sterili cime delle alpi; ad una certa altezza non spunta più nulla,
+nè amicizia nè amore.
+
+— Vedete bene che v’ingannate, signora, perchè quest’uomo vi ha amata,
+e come voi dite, vi ama ancora, e perchè infine anch’io....
+
+— Ebbene tu?
+
+— Anch’io incoraggiata di ciò che mi dite, vi confesso che pure vi amo.
+
+— Oh! l’ho sognato tante volte d’avere un amica, ma non ho trovato che
+delle compiacenti, la San Marco e la San Clemente, che continuamente
+mi chiedono favori per loro, e quando non ne chiedono per loro, me li
+chiedono pei loro amanti, e quando non me li dimandano pei loro amanti,
+me li dimandano pei loro mariti. Sono amiche costoro?
+
+— Io, signora, esclamai, non ho nulla da chiedervi per nessuno, nè
+per me, nè per mio marito; e in quanto ad amanti, non ne ho più, ed ho
+anche una grande paura di non averne più.
+
+— È precisamente perchè tu hai nulla da chiedermi nè per te nè per gli
+altri, disse la regina con un sorriso amaro, che non ti darai la cura
+d’essere mia amica.
+
+— Oh! sì, sì, esclamai, non potendo più resistere all’attrazione che mi
+spingeva verso di lei, e gettandole questa volta le braccia al collo;
+sì, ve lo giuro.
+
+— Alla buon’ora, ecco un buon moto, disse la regina: ebbene voglio
+ricompensarti mostrandoti ciò che io non mostrerei a nessuno, questo
+ritratto.... poi, fermandosi, più tardi, mi disse, fra dieci anni tu
+conoscerai che nella vita d’una donna, fosse regina o lavandaia, vi ha
+sempre un amore che lascia una traccia più profonda degli altri: questo
+amore è sovente per tutti il primo che passa in realtà, o che ritorna
+colle rimembranze innanzi questo specchio che si chiama il cuore. Si
+crolla tristamente la testa e si dice: non è lui; poi a poco a poco
+lo specchio si appanna, e non riflette più nessuno, e però quando si
+guarda oltre la nebbia sparsa sulla sua superfice è sempre lui che
+ritorna là.
+
+Chinai la testa, il solo uomo che avrei amato, o creduto d’amare era
+sir Harry, e sentiva che nessuno di quelli che aveva conosciuto non
+aveva lasciato nel mio cuore quell’orma profonda di cui parlava la
+regina.
+
+Era dunque destinata a non amare più, o non aveva ancora provato il mio
+vero amore!
+
+La regina andò al suo stipo, capo d’opera di Boule, magnifico regalo
+di Luigi XVI, aperse un cassettino segreto, e mi si avvicinò con una
+piccola cassetta.
+
+Questa cassetta racchiudeva un medaglione nel suo astuccio, un pacco di
+lettere, dei fiori, e delle foglie secche.
+
+Io sorrisi. Pensava a questa regina altiera, potente, assoluta, a
+questa donna che si accusava di avere un cuore di bronzo, o piuttosto,
+ciò che era ben peggio, di non averne del tutto, e che come una
+semplice donna, come una collegiale che piange i suoi ultimi giorni
+di vacanza, come una monaca che rimpiange la sua libertà, mi mostrava
+fiori, foglie secche, lettere ed un ritratto.
+
+Lo scettro può infrangere la mano; la corona può bruciare la fronte
+della regina; ma vi ha un angolo del cuore dove la donna resta sempre
+donna.
+
+Io sorrisi a questa nuova prova della nostra forza, o della nostra
+debolezza, come volete.
+
+— Tu ridi, mi disse la regina, e trovi che sono pazza: ebbene ridi
+ancor più forte se vuoi; una porzione del mio cuore è dove si trova,
+l’altra è con queste lettere, con questi fiori secchi, con questo
+ritratto. Spesso dopo aver sopportato di volta in volta un marito che
+odio ed un amante che disprezzo, mi rinchiudo sola in questa camera,
+prendo dallo stipo la mia cara cassetta, l’apro e mi dico: questa
+foglia d’alloro l’abbiamo colta una sera presso la tomba di Virgilio.
+La luna che sorgeva splendida dietro il monte sant’Angelo gettava
+larghe ombre sopra Posilippo; eravamo tutti e due perduti in uno di
+quegli angoli di tenebre, e come separati dal mondo dei viventi che
+chiassava al disotto di noi. Suonavano le undici ore al convento di
+sant’Antonio. Egli era ai miei ginocchi, come un pastore di Teocrito
+o di Gessner, e mi supplicava; ci eravamo detto che ci amavamo; ma
+io non gli aveva ancor accordato nulla, fuorchè la verginità del mio
+cuore; all’ultima squilla dell’undecima ora, io colsi questa foglia;
+l’appoggiai alle mie labbra, ed abbassai la mia testa vicino a lui;
+egli pose la sua bocca sull’altra pagina della foglia, che separava
+soltanto col suo spessore le sue labbra dalle mie. Ad un tratto tirai
+vivamente la foglia. Le nostre labbra si toccarono; egli mise un
+grido, come se gli fosse entrato nel cuore un ferro rovente; lo vidi
+impallidire, chiudere gli occhi e cadere: io lo ritenni fra le mie
+braccia e me lo strinsi al cuore.
+
+Era una bella sera di maggio, il sette; il mare splendeva come un lago
+d’argento fuso, Giove sorgeva al disopra del Vesuvio, rosso come se
+uscisse dal cratere. Ah! povera foglia secca! sono già quattordici
+anni da che sei colta, e vedi però che io non ho dimenticato nulla di
+quella sera di felicità, nè di quella notte di delirio che la seguì.
+Ognuna di queste piante e di questi fiori segna un grado dei nostri
+amori, ed ha la sua storia come questa foglia di alloro; con questa io
+potrei ricomporre per intero il poema della mia felicità e della mia
+gioventù. Questo ramo di erica era sul mio seno in una notte di follia.
+Il re aveva un reggimento privilegiato che chiamava suoi Liparioti,
+perchè tutti quelli che lo componevano o quasi tutti almeno, erano
+delle isole di Lipari. Giuseppe era capitano in questo reggimento. In
+quell’epoca, sorvegliata com’era dal vecchio Tannucci, che io detestava
+quanto egli mi odiava, noi non potevamo vederci se non in mezzo a
+mille pericoli: io feci venire al re l’idea di dare una festa al suo
+reggimento. Fu convenuto che ci saremmo vestiti il re da oste ed io
+da cantiniera, e che avremmo servito gli ufficiali del reggimento. Si
+piantarono due tende immense, l’una a cui presiedeva il re in beretta
+bianca col grembiale di cucina annodato alla cintura, ed il coltello al
+fianco; ed aveva per garzoni dell’osteria i principali signori della
+sua corte. Io vestita come le donne di Procida, il fazzoletto rosso
+annodato di dietro, il corsetto ricamato in oro, che mi stringeva alla
+vita, la gonnella corta di scarlatto che lasciava vedere parte delle
+gambe; aveva per fantesche le dodici principali dame della corte.
+Caramanico venne a sedersi ad uno dei miei tavoli, ed io occupandomi
+degli altri poteva occuparmi di lui. Oh! con quale felicità io era la
+sua fantesca. Quando beveva alla salute della regina, io sapeva che era
+a quella di Maria Carolina, e non a quella della regina che beveva. Io
+passava vicino a lui, la mia gonnella accarezzava i suoi ginocchi, il
+mio braccio le sue spalle, io passava e ripassava continuamente; aveva
+sempre da fare in quello stretto passaggio che egli mi rendeva il più
+stretto possibile. La musica diede il segnale della danza, e come uno
+dei principali uffiziali del reggimento aveva diritto di invitarmi: noi
+ballammo insieme tre volte.
+
+Egli aveva veduto il mazzettino di fiori che io aveva alla cintura;
+approfittò di un intervallo, in cui non danzava, per comprarne un
+altro simile e me lo diede, io gli diedi il mio. Eccolo qui il suo, è
+un’erica contornata di garofani. Vuoi vedere la lettera che mi scrisse
+al giorno dopo? eccola, prendila.
+
+Presi la lettera dalle mani convulse della regina e lessi:
+
+ «Oh! mia adorata Carolina, eccomi dunque ricaduto dal cielo in
+ questo deserto che si chiama la terra, quando tu non vi sei; è un
+ sogno od una realtà? Ebe o Venere non so quale, poichè ambedue son
+ bionde, giovani e belle, mi hanno presentato l’ambrosia, mi hanno
+ versato il nettare: Ah! ho conosciuto la divina bevanda che per
+ tutta la nostra ultima notte ho bevuto sulle tue labbra, ben più
+ inebbriante di quella che mi versasti ieri: non pensare che ad una
+ cosa, mia cara Carolina, solamente pensa col tuo spirito, colla
+ tua anima, col tuo cuore, con tutto ciò che Dio ha messo in te di
+ amore, pensa a darmi una notte, una di quelle belle notti stellate
+ di baci, che restano nella mia memoria mille volte più brillanti
+ dei miei giorni.
+
+ «Ahimè! perchè sei tu la regina, e non sei semplicemente e
+ realmente una di quelle belle fanciulle dell’isola greca, di
+ cui portavi ieri il vestito? allora non vi sarebbe più palazzo
+ custodito dalle sentinelle, corridoi custoditi dalle dame d’onore,
+ camere custodite da un re, ma ci sarebbe una barca, col mare
+ sotto i nostri piedi, il cielo al di sopra del nostro capo, un
+ promontorio dal dolce nome che si chiama Miseno, un golfo di
+ rimembranze amorose che si chiamerebbe Baia, una foresta d’aranci
+ ove noi ci perderemmo per uscirne il più tardi possibile e che
+ si chiamerebbe Sorrento: e la vita con te, la libertà con te, la
+ sventura con te, la morte con te, ma nulla senza di te, nemmeno la
+ gloria, nemmeno la felicità, nemmeno un posto alla destra di Dio.
+
+ «Il tuo GIUSEPPE.»
+
+Lasciai cadere la lettera sospirando.
+
+— Credi tu che mi amasse? dimandò la regina, mentre la raccoglieva e
+l’appoggiava sulle sue labbra.
+
+Io non risposi.
+
+— Sì, comprendo, disse, tu chiedi a te stessa, non osando di
+dimandarlo a me, come amando un tale uomo abbia potuto acconsentire di
+allontanarlo da me; tu ti domandi come avendolo amato, ho potuto amarne
+un altro; io non ho amato un altro, io sono stata la favorita d’un
+altro, ecco tutto; che vuoi? Cleopatra dopo essere stata l’amante del
+divino Cesare, che aveva messo la sua statua d’oro in Campidoglio, è
+stata la ganza del beone Antonio. Non parliamone più; è la mia macchia.
+Vuoi vedere il suo ritratto?
+
+Aperse con violenza quasi collerica lo astuccio, e mi pose sotto gli
+occhi una bella miniatura.
+
+Era il ritratto d’un uomo dell’età di vent’otto ai trent’anni, dalla
+fisionomia più tosto severa che tenera, con bei capelli neri, begli
+occhi neri, un incarnato pallido.
+
+Portava l’uniforme di capitano dei Liparioti; era stato incominciato il
+giorno seguente a quello ricordato col ramoscello d’erica, glorificato
+dalla lettera, e dato alla regina in quella notte chiesta con tanta
+istanza.
+
+In questo momento si bussò alla porta.
+
+— Chi è? dimandò la regina, componendosi come se avesse temuto che uno
+sguardo profano le macchiasse i fiori, le lettere ed il ritratto nella
+cassetta.
+
+— Io, signora, rispose una voce d’uomo.
+
+Le sopraciglia della regina si contrassero, e diedero al suo bel volto
+una espressione incredibile di durezza.
+
+— Aveva detto che io non c’era per nessuno, rispose la regina.
+
+— Nemmeno per me? chiese la voce.
+
+— Quando dico per nessuno, replicò duramente la regina, non vi è
+eccezione per nessuno.
+
+— Aveva delle notizie politiche importanti da comunicare a Vostra
+Maestà.
+
+— Comunicatele al re, gli do per oggi i miei pieni poteri.
+
+— Però quando Vostra Maestà saprà...
+
+— Non voglio saper niente per oggi, disse la regina impazientita, e
+battendo i piedi.
+
+— Vostra Maestà è con Lady Hamilton?
+
+— Credo che m’interroghiate, disse Carolina.
+
+— No, signora, ma sir William è venuto per prevenire milady, che
+avendo, come io, ricevute le stesse notizie, partiva per Caserta.
+
+— Egli sa che Milady è qui?
+
+— Sì, Maestà.
+
+— Ebbene, che vada a Caserta.
+
+— Allora parto con lui, continuò la voce.
+
+— Partite, signore.
+
+S’intese il rumore dei passi che si allontanavano.
+
+— Egli era per disturbarmi la mia giornata, disse la regina.
+
+— Però signora, avventurai, se le notizie che vi porta sono tanto
+importanti quanto lo dice...?
+
+— Oggi che tengo con una mano il suo ritratto, e coll’altra stringo
+un’amica sul mio cuore, rispose Carolina, darei il mio trono per un
+carlino, a più forte ragione quello degli altri.
+
+
+
+
+II.
+
+
+Si comprende che fra me e la regina si era parlato del principe
+Giuseppe Caramanico, allora vice re di Sicilia.
+
+Egli era ministro del re ed amante della regina quando propose, nello
+scopo di creare una marina a Napoli, di chiamare dalla Toscana il
+capitano di fregata Giovanni Acton.
+
+Perchè quest’uomo quasi ignoto, e che non aveva nessuna attitudine
+superiore, fu scelto dal principe Caramanico, che era un’intelligenza
+di primo ordine?
+
+Tutto è fortuna e sventura a questo mondo. Nato a Besançon, da una
+famiglia irlandese, Giovanni Acton entrò nella marina francese, ove
+sopportò delle umiliazioni, che si dissero meritate, e lasciò la
+Francia, serbando contro di essa un livore, che poi diventò un odio
+accanito.
+
+Egli fece partecipare a questo livore la regina Carolina, prima che
+avesse avuto i motivi troppo legittimi della morte di Luigi XVI e di
+Maria Antonietta. Si avrà un’idea di quest’odio di Acton contro la
+Francia da questo solo fatto: durante una carestia, in cui a Napoli si
+moriva letteralmente di fame, egli fece rifiutare, perchè veniva dalla
+Francia, un’imbarcazione di grano inviata da Luigi XVI.
+
+Durante una spedizione contro i barbareschi, in cui egli comandava una
+fregata, fu il solo che spiegò una certa intelligenza: costeggiando la
+spiaggia aveva potuto sostenere le truppe in uno sbarco, aiutarle nel
+loro rimbarco; la voce di questo fatto era venuta fino alle orecchie
+del principe di Caramanico, il quale, compreso della gloria di un trono
+sul quale era assisa la donna che adorava, aveva proposto Acton al re;
+un segno di testa della regina l’aveva fatto accettare.
+
+Ma come il Principe così pieno di lealtà, di eleganza e di devozione,
+fu rimpiazzato da un semplice uffiziale irlandese, brutale, mediocre,
+senza gioventù e senza bellezza, è uno di quei misteri che compie
+soltanto l’amore od il capriccio, ma che l’intelligenza non spiega mai.
+
+Il fatto inesplicabile avvenne pertanto. Giovanni Acton succedette al
+principe di Caramanico, che fu inviato o piuttosto esiliato a Londra
+col titolo di ambasciatore, e che dopo due o tre anni ritornò in
+Sicilia con quello di vicerè.
+
+Egli si trovava a Palermo quando la regina mi fece la confidenza di
+quanto ho riportato.
+
+Si vede che il signor Giovanni Acton non aveva indovinato il tempo di
+venire in quel momento a battere alla porta della regina.
+
+Però, come se questa interruzione avesse bastato a mutare il corso
+delle sue idee, chiuse la piccola cassetta, la ripose nel tiratoio, e
+alzò la tavoletta dello stipo che lo dissimulava. Si fermò davanti ad
+uno specchio, si aggiustò leggermente l’acconciatura, e con un accento
+d’indifferenza e di leggerezza affettata:
+
+— Andiamo a passeggiare, disse, tirando con violenza il cordone del
+campanello.
+
+Un momento dopo si udì a toccare alla porta.
+
+— Entrate, disse la regina, gettandosi il suo sciallo sulle spalle.
+
+— Vostra Maestà, dimentica che ha chiuso la porta di dentro.
+
+— È vero; aprite Emma.
+
+Io apersi.
+
+La regina si diede uno sguardo sulle spalle.
+
+— Ah! sei tu, San Marco, disse: questa sera ceneremo fra noi donne,
+tu, la San Clemente, Emma ed io; s’illuminerà il gabinetto rosa e la
+sala piccola; si preveranno i nostri abituati Rocca Romana, il vecchio
+Gatti, Moliterno, Pignatello, ma non voglio dei noiosi e sermonatori,
+nessun diplomatico. Termoli se viene sarà il ben venuto.
+
+Bisogna invitarlo? chiese la marchesa di San Marco.
+
+— Ah! no, no; lasciamo qualche cosa all’avventura.
+
+Poi volgendosi a me:
+
+— È il figlio di San Nicandro, disse, di quell’idiota che ha fatto
+l’educazione del re. Ha tale vergogna pel modo con cui è riescito suo
+padre, che ha preso il nome di Termoli, uno del suoi feudi. È da uomo
+di spirito. Così ho deciso che la colpa dei padri non ricadrebbe sui
+figli, e gli ho perdonato. Ma Lemberg senza alcun pretesto, non voglio
+sapienti. In tutti i paesi del mondo i dotti sono noiosi; in Italia
+poi sono insopportabili. Hai ben compreso, San Marco? disse volgendosi
+a lei, in tutto dieci o dodici persone al più, _dei miei_; poi
+conducendomi per lo scalone:
+
+— Vi sono _i miei e quelli del re_, è vero che quelli là non sono molti.
+
+Scendemmo, un calesse a due cavalli ci attendeva in corte, senz’altra
+distinzione che un F ed un B con sovrapposta una corona chiusa; il
+cocchiere era in piccola livrea.
+
+La regina ed io eravamo esattamente l’una come l’altra; una veste
+di raso bianco, una piuma bianca nei capelli ed uno sciallo azzurro,
+componevano tutta la nostra toletta; la sola differenza fra noi era che
+la regina aveva i capelli biondi, ed io castagni oscuri.
+
+Uscimmo dal palazzo, volgemmo verso la discesa del Gigante e Santa
+Lucia, passammo dinanzi al piccolo palazzo del Chiatamore, casina di
+delizie del re; poi scendemmo alla riviera di Chiaja e seguimmo la
+piaggia di Mergellina, fino alle rovine che il popolo, che fa sempre
+una popolarità delle grandi lascivie, o dei grandi delitti, chiama
+palazzo della regina Giovanna, e che è in realtà il palazzo di Anna
+Caraffa, che il duca di Medina Coeli suo consorte, richiamato in
+Ispagna dopo la caduta del gran duca Olivarez, lasciò ancor incompiuto
+e che al giorno d’oggi è ancora come l’ha lasciato. Per arrivare
+là dovemmo passare davanti ad una casa di mediocre apparenza che in
+quell’epoca non aveva numero, — le case di Napoli non furono numerate
+che cinque o sei anni dopo per facilitare le perquisizioni domiciliari,
+— e passando innanzi a quella casa, la regina stese il braccio,
+dicendo:
+
+— Vedi tu quella casa?
+
+— Sì, Maestà, risposi.
+
+— Ebbene, è la casa di pesca del mio augusto consorte, è là su quella
+spiaggia ch’egli vende il pesce che ha preso, con un linguaggio che non
+la cede in nulla a quello dei lazzaroni suoi amici: non hai mai veduto
+questo spettacolo così curioso?
+
+— No, Maestà, nè desidero di vederlo.
+
+— Hai torto, ciò ti darebbe probabilmente della maestà reale un’idea
+tutta diversa di quella che hai.
+
+E si gettò in fondo alla carrozza con un movimento d’impazienza e di
+sdegno, che aveva particolarmente quando parlava di suo marito.
+
+Era l’ora della passeggiata; vi era un’enorme affluenza di carrozze,
+che secondo l’abitudine andavano fino all’estremità di Mergellina,
+ritornavano per la riviera di Chiaja, rimontavano per la via di Chiaja
+fino alla Chiesa di S. Ferdinando, seguivano la strada Toledo fino
+al Mercatello, e poi ritornavano come se fossero state obbligate al
+medesimo cammino. Difatti non vi è che una sola passeggiata a Napoli,
+che si possa chiamare tale, un pavimento polveroso ed una strada che,
+riscaldata a cinquanta gradi durante la giornata, resta a trenta nella
+sera.
+
+Durante questa passeggiata, il calesse reale fu l’oggetto della
+curiosità pubblica. Io era ancor poco conosciuta a Napoli, di modo che
+gli onori fatti ad una persona straniera, ad una faccia nuova, erano
+uno stupore per ciascuno: alcune dame della corte poi, alzandosi, come
+mosse da una scossa elettrica, esclamavano le une: — «Lady Hamilton!» —
+le altre: — «l’ambasciatrice d’Inghilterra!» — Due o tre pronunziarono
+semplicemente — «Emma Lyonna» — cosa che mi provava che sventuratamente
+era conosciuta anche sotto questo nome.
+
+Incontrammo il mio vecchio adoratore, il vescovo di Derry. Vedendomi
+nella carrozza reale, il suo viso si rischiarò di un raggio di gioia,
+ma non mi parve punto maravigliato. Mi avesse veduto alla destra di
+Giunone od alla sinistra di Minerva, egli avrebbe trovato che era
+appena al mio posto.
+
+E a tutte queste esclamazioni, a tutte queste maraviglie la regina
+sorrideva col suo sorriso altiero, che sembrava dire:
+
+— E perchè no, se mi piace così?
+
+Rientrammo a sera.
+
+Presso la sala di pranzo illuminata a giorno, ove la mensa era stata
+preparata per la nostra piccola brigata collo stesso lusso come se vi
+fosse stata gala, vi era il piccolo gabinetto rosa di cui aveva parlato
+la regina. Questo misterioso recesso era illuminato da una sola lampada
+di alabastro, che spargeva la sua luce appannata sui mobili e sui
+tappeti. Le finestre mettevano sul terrazzo, ed a traverso le fronde
+degli aranceti si vedeva scintillare il mare arrubinato dal fuoco del
+sole cadente.
+
+La regina, entrando, non fece che attraversare la sala da pranzo, e mi
+condusse al gabinetto.
+
+Non so se la regina della voluttà, Venere, Astarte in persona, sia a
+Gnido, a Pafo, a Citera, al tempo in cui era amata da Adone, adorata
+da Pericle e da Alcibiade, abbia inventato qualche cosa di più soave,
+di più profumato di questo grazioso nido di colomba, ove la brezza
+del mare vi giunge per mezzo alle fronde fiorite degli aranceti;
+evidentemente quel gabinetto che sembrava fatto di madreperla, di
+perle e di foglie di rosa, non aveva eco che per le dolci parole, e i
+gemiti del cuore. E respirando quelle emanazioni profumate si sentiva
+come in preda alla più voluttuosa corrente magnetica della natura.
+Appena vi entrai provai una strana emozione, come se un dolce incanto,
+addormentato nel mio cuore, mi si risvegliasse ad un tratto. Era un
+incanto simile a quello che aveva provato in quella notte, in cui sir
+Harry si era avvicinato al mio letto, per prendere il posto del suo
+amico sir John; tutti i sentimenti di misterioso languore assopiti
+nel mio cuore, dopo il mio matrimonio con sir William, e che io aveva
+creduto morto e seppellito, cominciavano a scuotersi ed a palpitare
+di nuovo. Le mie labbra inaridirono, come sotto un soffio ardente, i
+miei occhi rimasero semiaperti, il mio petto era ansante, e caddi quasi
+coricata sui cuscini, mormorando:
+
+— Oh! come non poter amare qui!
+
+— E chi t’impedisce di amare? chiese la regina. Sei tu in età da non
+poter più amare?
+
+— No, risposi. — Ma chi amare?
+
+— Ah sì! rispose la regina. _Qui sta il punto_, come dice il tuo poeta:
+chi amare? è ciò che dimandava Saffo all’amore prima di vedere Faone;
+essa vide Faone, e scontò colla vita lo sguardo che gettò sul giovane
+lesba. Povera Emma, soggiunse la regina a mezza voce. Tu hai ragione;
+chi amare? perchè l’amore degli uomini è fatale, e le vere amicizie,
+credimi, sono le amicizie di donne.
+
+Mi sollevai a stento, e la guardai con stupore.
+
+— Vedi la mia povera sorella Maria Antonietta, mi disse: per sette
+anni è stata la sposa di suo marito senza essere sua moglie; ebbene,
+questi sette anni sono stati i più felici della sua vita. È vero che
+ha avuto la fortuna di avere due amiche come io vorrei trovarne una:
+la principessa di Lamballe e madama di Polignac. Ebbene, ti mostrerò le
+lettere che mi scrisse in data di quell’epoca; e si scorge che non ebbe
+mai una nube in cuore; sono le Dellon, le Coigny, le Ferrer, che hanno
+sollevato la tempesta intorno a lei. Lamballe e Polignac! Erano il bel
+tempo, il sereno, erano il sole. Vuoi tu essere per me, Emma, disse la
+regina cingendomi del suo braccio, ciò che le due tenere amiche sono
+state per mia sorella Maria Antonietta?
+
+— Oh! sì, esclamai con tutta l’ingenuità della mia anima; oh! sì, lo
+voglio, e con tutto il cuore.
+
+— Grazie, esclamò la regina, appoggiando con un movimento rapido e
+veemente le sue labbra sulle mie.
+
+— Oh! io sento che ti amerò, vedi più ancora di quant’altri ho amato.
+
+Misi un debole grido; io non mi aspettava queste carezze quasi virili;
+mi parve che le forze mi mancassero, che una nube mi oscurasse
+la vista, quasi quasi sveniva; mi sollevai a stento, respingendo
+dolcemente la regina.
+
+— Oh! sospirai, che ho io dunque che mi sembra di soffocare?
+
+— Non v’ha nulla da maravigliarsi in ciò, disse la regina alzandosi
+alla sua volta, e sostenendomi pel braccio; è questo caldo di luglio,
+i nostri abiti di raso, ed i busti di balena. Ma, cara amica, noi
+abbiamo ancora qualche minuto prima di cena; spogliamoci di questi
+abiti pesanti, e mettiamo dei semplici accappatoi: questa sera noi non
+riceviamo che delle amiche, e tu civettina non hai bisogno di toletta
+per sembrare più bella.
+
+— È inutile che te lo dica, lo sai, ad un’ora di mattina quando se ne
+anderanno, noi troveremo pronto il nostro bagno, e tu ritornerai a casa
+fresca, come se fossi venuta uscendo da quelle belle onde azzurre che
+vedi a scintillare laggiù.
+
+E dicendo queste parole la regina stessa sciolse i ganci del mio abito,
+ed i lacci del mio corsetto; abito e corsetto caddero a terra.
+
+Respirai, e mandai un sospiro di consolazione.
+
+— Davvero, disse la regina, quando si è ben fatta come te, cara Emma, è
+un peccato di non vestirsi in una foggia diversa di quella di Aspasia,
+— aspettate, e poi vi aggiusteremo la vostra tunica, mia bella greca;
+non fate la civetta, almeno, questa sera con Rocca Romana o Moliterno;
+io ne sarei gelosa da morirne.
+
+— L’uno di questi due signori, chiesi sorridendo ha forse l’onore di
+essere guardato con interesse da Vostra Maestà?
+
+— Non ho detto che sarei gelosa di essi, scioccherella, disse la
+regina; ho detto che sarei gelosa di te; guarda la toletta di notte
+preparata per me, là sulla poltrona presso il mio letto....
+
+E dicendo queste parole, aperse una porta, che metteva nella camera da
+letto.
+
+— Prendila, mi disse, io chiamo perchè me se ne porti un’altra.
+
+— Eguale?
+
+— Senza dubbio, eguale; non ci siamo intese che siamo due sorelle, e
+più ancora due amiche?
+
+Essa tirò il campanello.
+
+Entrai nella camera da letto per fare contrasto col gabinetto
+illuminato, come ho detto, da una lampada d’alabastro; la camera da
+letto era rischiarata da una lampada di vetro rosa di Boemia, ciò che
+faceva un grazioso contrasto. Era tutta a tende di taffetà bianco, e la
+luce, che passava dal cristallo incarnato, dava alla stoffa un riflesso
+rosa; due porte agli angoli mettevano l’una ad un gabinetto di toletta,
+l’altra in una sala di bagno, che in tutta la sua estensione non era
+che un’immensa vasca di marmo bianco, circondata da gradini coperti
+da stuoie così fine che i loro disegni sembravano ricami; in ciascun
+angolo vi erano dei cuscini di seta.
+
+Questa sala era tutta dipinta alla maniera di Pompei, colle famose
+danzatrici di Capri che volteggiavano sulle pareti.
+
+In tutto ciò vi era qualche cosa del magico palazzo d’Armida cantato
+dal Tasso.
+
+Da un’ora io era entrata nel mondo degli incantesimi.
+
+Vi era così grande distanza fra questo gabinetto, questa camera da
+letto e questa sala da bagno, e la camera azzurra predetta da Dick,
+quanto da questa camera azzurra alla stamberga che abitava in casa di
+Mistress Davyson.
+
+La toletta di notte della regina si componeva di una specie di
+tunica di battista guarnita di valencienne al collo, allo sparato ed
+all’estremità delle maniche; un cordone di seta rosa era destinato
+a serrarla alla vita; un paio di pantofole di raso rosa completavano
+questo _negligè_.
+
+Appena l’aveva indossata, vidi entrare la regina vestita nello stesso
+modo.
+
+Mi guardò un istante, e poi con un sorriso grazioso:
+
+— Ho ben volontà, disse, di fare per te ciò che mia sorella Maria
+Antonietta ha fatto per la piccola principessa di Lamballe, vale a dire
+di creare alla corte la carica della _Dama di letto_, ciò farà che noi
+non ci lasceremo nè giorno nè notte. — È vero che lo avrò una forte
+querela con sir William.
+
+Mi misi a ridere.
+
+— Non so se Vostra Maestà avrà querela con lui; ma ciò che so è che
+questa carica di Dama di letto che Vostra Maestà intende di creare al
+palazzo reale non esiste all’ambasciata d’Inghilterra, o esiste così
+poco che non vale la pena di parlarne.
+
+— Eccomi assicurata per una parte; ma io temo per l’altra.
+
+— E di che, mio Dio, domandai io.
+
+— Quando il re ti vedrà così bella, s’innamorerà di te.
+
+— Ah! mio Dio! che mi dice mai Vostra Maestà!
+
+— Mi permetti tu di difenderti contro di lui?
+
+— Ne supplico Vostra Maestà; ma credo che basterò a difendermi da me
+sola.
+
+— Vuoi che t’insegni un bel modo? profumati con quell’essenza che
+meglio crederai, poco importa quale, ogni volta che tu verrai alla
+corte; egli è come suo avo Enrico IV col quale io credo abbia quella
+sola somiglianza; detesta i profumi; io invece li adoro. — Ora guardami
+— vediamo — davvero tu sei graziosa, dieci volte più bella che in gran
+toletta, soltanto lasciami acconciare qualche cosa nei tuoi capelli.
+
+La regina aperse uno scrigno che era situato sulla toletta, ne trasse
+un filo di perle, che poteva servire tanto da collana che di ornamento
+di testa, di tratto in tratto le perle erano separate da grossi
+diamanti; poi, come disse la regina, me l’acconciò nei capelli.
+
+Sembrava che Carolina avesse abdicato ad ogni civetteria personale per
+farmi bella anche a sue spese; non si poteva dire una donna che adorna
+un’altra, ma si sarebbe detto un amante che adorna la sua bella.
+
+— Oh! disse ella, la San Marco e la San Clemente ne morranno di
+gelosia. Ci capita un inglese, invece di essere di quelle inglesi, con
+de’ capelli biondi di stoppa, degli occhi azzurri di maiolica e dei
+denti lunghi, ci viene invece dal paese delle sentimentali _mistress_
+una specie di Cleopatra, coi capelli castagni, cogli occhi di non so
+qual colore, e poi con una pelle!... ma di che cosa è fatta la vostra
+pelle, mia bella amica? C’è dell’armellino e del cigno. Davvero sono
+spiacente di aver detto a tutta questa gente di venire, noi saremmo
+state sole, ci saremmo messe nel bagno, ci saremmo fatte servire da
+pranzo nel bagno; ho quasi volontà di chiudere la mia porta; ma no.....
+le riceverò, tu sarai cara come una gatta, n’è vero? si dice che tu sei
+un’attrice meravigliosa ed una danzatrice inebbriante.
+
+Arrossii.
+
+— È sir William che dice ciò.
+
+— Tu declamerai dei versi, canterai, dirai tutto ciò che vorrai per
+renderli pazzi, e li rimanderemo a casa storditi, maravigliati; dimani
+per tutta Napoli non si parlerà che di te; e quando mi parleranno di
+Lady Hamilton, dirò: sì, è la mia amica, è la mia Emma, che è mia e di
+nessun altro; e gli uomini saranno tutti gelosi di me, e le donne mi
+detesteranno ancora più; ce la voglio fare a tutte queste napolitane
+che fanno all’amore come qualsiasi femmina e che bisogna adoperare lo
+staffile per farle andare al bagno. Se fossi obbligata di abbracciarne
+una, io dimanderei una commutazione di pena o in Castel Sant’Elmo od in
+Castel Nuovo, mentre, te, oh! te, ti mangerei tutta viva.
+
+E scoprendomi la spalla cominciò con un morso che finì con un bacio.
+
+In questo momento la porta del gabinetto si aperse ed udimmo queste
+parole:
+
+— Maestà, è servita.
+
+— Vieni, disse la regina.
+
+Entrammo nella sala da pranzo.
+
+
+
+
+III.
+
+
+Le dame della regina, quelle che passavano per le sue due amiche, e
+non erano che le sue confidenti, cioè la San Marco e la baronessa di
+San Clemente, erano in gran toeletta di corte, il che faceva un gran
+contrasto con noi; erano acconciate colla cipria, avevano fiori nei
+capelli, il rossetto ed i nei sulle guance, busti stretti in molle
+d’acciaio: per la prima volta m’accorsi di questo lato ridicolo degli
+abiti di gran gala. Avevano la figura di due maschere.
+
+Eppure erano tutte due belle, la marchesa di San Marco specialmente; ma
+era la bellezza senza grazia, senza flessibilità, senza vezzi.
+
+La regina invece, quantunque già un po’ ingrossata dai suoi trentasei
+anni, era cara.
+
+Si sarebbe detto che sotto il colpo di una notizia spiacevole, che
+ignorava ancora, ma che immancabilmente avrebbe saputo il giorno dopo,
+si era affrettata di rapire al tempo ed agli avvenimenti della politica
+qualche ora felice.
+
+Essa fu amabile per quelle dame, ma adorabile per me; mi aveva fatta
+sedere vicino a lei, e durante la cena mi servì di sua mano.
+
+Solita a bere soltanto dell’acqua, o ad arrossarla appena con qualche
+vino di Francia, dovetti, per cedere alle istanze della regina,
+assaggiare di volta in volta quei vini verticinosi di Sicilia e di
+Ungheria. Mi pareva che quei vini mutassero in fiamme il sangue che
+scorreva nelle mie vene.
+
+Prima della fine del pranzo, o piuttosto della cena ci si annunziò che
+qualche persona, cui la regina aveva autorizzato di farle visita, era
+arrivata ed aspettava nel salone.
+
+La regina fece aprire le porte, si appoggiò al mio braccio, e fece la
+sua entrata.
+
+Dissi già come in quella sera la regina fosse più bella del solito;
+sembrava felice; la sua fronte era calma, un sorriso benevolo le
+scorrea sulle labbra quasi sempre sdegnose.
+
+In vederla si alzò un mormorio d’ammirazione, che finì con degli
+applausi.
+
+Essa diede la mano da baciare a Rocca Romana ed a Moliterno.
+
+Rocca Romana, che incominciava allora la sua vita di avventure, che
+fecero di lui il Richelieu di Napoli, era ancor giovanissimo, quasi un
+fanciullo, nè era al di sotto della sua riputazione, vale a dire, che
+era mirabilmente bello, e di una eleganza perfetta.
+
+Si scorgeva in lui l’uomo nato nell’aristocrazia la più pura, e
+destinato a vivere alla Corte.
+
+Moliterno era maggiore di età e meno bello di lui. Il suo volto era
+più severo e più maschile, e qualche anno dopo, nel 1796, in Tirolo,
+un colpo di sciabola ricevuto a traverso la faccia, e che gli tolse un
+occhio, dava alla sua fisonomia un aspetto ancora più tetro.
+
+In quanto al dottor Gatti, credo di averne già parlato; era un
+cortigiano dalla schiena flessibile, che, in grazia del suo titolo di
+medico, andava dovunque non già per esercitarvi l’arte, ma per fare
+degli intrighi. La regina aveva per lui una mediocre tenerezza, e però
+gli concedeva una certa influenza.
+
+Il principe Pignatelli, che acquistò poscia una grande celebrità come
+vicario generale del regno, quando la famiglia reale abbandonò Napoli
+e fuggì in Sicilia, era allora un uomo dai 32 ai 34 anni. Senz’avere un
+tratto rimarchevole, sia nel carattere, sia nella fisonomia, era uno di
+que’ ministri compiacenti e senza resistenza come i cattivi genii del
+popolo posti a fianco del re nei giorni delle rivoluzioni per eseguire
+troppo esattamente gli ordini che lor danno i re.
+
+Vedendo la regina così serena, tutte le fisonomie si misero all’unisono
+colla sua.
+
+La regina mi presentò successivamente i sette od otto intimi del
+palazzo reale, che erano venuti dietro il suo invito, e di cui ho
+accennato i principali.
+
+In quel tempo la corte delle Due Sicilie era ben lontana dall’aver
+preso quella tinta oscura che poscia ebbe sempre. Furono gli atti
+sanguinosi della rivoluzione francese che reagirono su questa corte, e
+resero Ferdinando crudele, e Carolina vendicatrice.
+
+A contare dal 21 gennaio e dal 16 ottobre 1793, gli spettri decapitati
+di Luigi XIV e di Maria Antonietta non abbandonarono più il letto
+reale.
+
+Ma allora, cioè nel mese di luglio 1789, la rivoluzione francese era
+ancora all’orizzonte come un fantasima inoffensivo, come una nebbia del
+mattino: era a cominciare dal giorno seguente che essa doveva gettare
+le sue prime ombre sulla fronte di Carolina.
+
+La regina, come tutti i Tedeschi, amava molto la musica, di modo che
+vi era nella sala ogni sorta d’istrumenti, di cui i principali erano un
+cembalo ed un’arpa. La regina mi dimandò se io suonava l’uno o l’altro
+di quegli strumenti; io li suonava ambedue.
+
+Presi l’arpa. Era evidente che quel momento della mia produzione
+sarebbe stato il più solenne della mia vita.
+
+Qualche mese prima erasi scoperto ad Ercolano un manoscritto che
+conteneva dei versi di Alceo e di Saffo.
+
+Questi canti erano stati tradotti in lingua italiana dal marchese di
+Gargallo, e messi in musica da Cimarosa.
+
+Mi sciolsi i capelli, e me li gettai con un movimento di testa sulle
+spalle: essi erano spessi, lunghissimi, e non avendo mai messo la
+polvere di cipria, erano finissimi e delicati, e cadevano ondeggiando
+fin oltre il fianco. Cercai di dare, — si conosce la mia valentia
+nella mimica, — cercai di dare al mio volto l’aria dell’ispirazione
+della poetessa antica; e dopo un preludio, durante il quale scoppiarono
+applausi, cantai questi versi, sopra un semplice accompagnamento.
+
+ Figlia di Giove — Venere immortale,
+ Tu reina del mondo che governi,
+ Oh! ti commova ai seggi tuoi superni
+ L’angoscia mia fatale.
+ Deh! non esser crudel! guarda le amare
+ Ferite del mio cuor — guarda, o reina,
+ Bella diva d’amor, perla divina
+ Dischiusa in seno al mare.
+ Ben altre volte ai cupidi sospiri
+ Ratta accorresti ai lai di questo cuore
+ Dall’eterea magion, madre d’Amore
+ Conscia de’ suoi raggiri;
+ Come ti vidi per l’azzurro campo
+ Del ciel movendo al suon de la mia voce
+ Sulle penne dei passeri veloce
+ Rapida al par del lampo;
+ Così parmi vederti, in mezzo all’etra
+ Che trepido susurra all’irruente
+ Fuga del carro, e all’armonia fremente
+ Dell’ascoltata cetra.
+ E giunto al margo dell’equorea mole
+ Al sorriso del labbro tuo vermiglio
+ Disparve il pianto che piovea dal ciglio
+ Come rugiada al sole.
+ E mi dicesti: E perchè tu mi chiami?
+ Qual ignoto disio t’accende il cuore?
+ Qual è il mortal che ti rifiuta amore
+ E tu sospiri e brami?
+ Sventura a lui, che ti spregiò con vane
+ Derision l’amor ch’oggi ricusa
+ Dimane il chiederà; ma la tua musa
+ Lo spregerà dimane.
+
+Non ho bisogno di ricordare ai miei lettori a qual grado di perfezione
+io fossi giunta in questa specie di rappresentazioni in parte cantate
+ed in parte mimiche. Fin dalla prima strofa mi era completamente
+identificata col mio personaggio, e per conseguenza impossessata dello
+spirito dei miei uditori. Se non mi interruppero ad ogni strofa gli
+applausi, fu perchè si temeva di perdere una nota della mia voce e
+una vibrazione delle corde; ma quando all’ultimo verso dell’ultima
+strofa, cadendo in ginocchio, cogli occhi rivolti al cielo, feci questa
+invocazione alla Dea:
+
+ Deh! vieni, o dea pietosa, e mi soccorri
+ È l’infelice Saffo, che sospira
+ Per lo diserto amor, piange e delira:
+ Oh! vieni, o Dea, accorri!
+
+Non vi fu che una acclamazione in cui si poteva riconoscere uno stupore
+pari all’ammirazione.
+
+Era evidente che produssi un effetto nuovo, una emozione sconosciuta,
+qualche cosa di completamente nuovo ed interamente inaspettato.
+
+La regina mi sollevò, mi strinse contro il suo cuore e mi abbracciò.
+
+--Oh! bis, bis! esclamò, un’altra volta, Emma, ti prego.
+
+Ma io scossi la testa.
+
+— Maestà, le dissi, io debbo la mia riuscita ad una sorpresa; dal
+momento che non vi sarebbe più da produrre una sorpresa, non otterrei
+più nessun effetto. Non esigete mai da me che io ripeta. Ma se lo
+volete tenterò piuttosto qualche altra cosa.
+
+— Tutto quello che vuoi; ma presto, presto, presto. Abbiamo premura di
+applaudirti. Avete mai veduto una cosa simile, Gatti, avete mai veduto
+una cosa simile, Rocca Romana?
+
+La risposta, s’intende bene, fu unanime.
+
+Allora tutti si unirono alla regina per chiedermi un’altra cosa.
+
+Era sicura dell’effetto che produrrei nella scena della pazzia di
+Ofelia nell’Amleto.
+
+Chiesi alla regina un velo e dei fiori.
+
+— Vieni nella mia camera, disse la regina, e sceglierai fra tutti
+i veli quello che meglio t’aggrada; in quanto ai fiori, ne troverai
+finchè ne vuoi sul terrazzo.
+
+Entrammo io e la regina nella sua stanza da letto, presi un velo
+semplice, poi andammo sul terrazzo, e la regina mettendosi a mia
+disposizione, dicevami; — vuoi dei gerani, vuoi questo ramo d’arancio,
+questo fiore di alloro rosa?
+
+Non era ciò che mi abbisognava. Questi fiori della civiltà e
+dell’aristocrazia facevano un controsenso colla pazzia semplice e
+selvaggia di Ofelia; ci volevano dei papaveri, dei fiori campestri,
+dell’avena selvatica, per seguire il sesto shakespeariano, del
+rosmarino da siepe, che so io: — i fiori che mi si offrivano erano
+corone reali, buoni per la figlia di Maria Teresa, e non per la figlia
+di Polonio; ma cominciai a non far più la difficile, e a prendere dei
+diamanti e delle perle quando non v’era altro.
+
+La regina voleva rimanere per aiutarmi nella mia toletta; ma era
+specialmente sopra di lei ch’io voleva fare impressione. Io la mandai
+via senza pietà dalla camera.
+
+Voleva produrre lo stesso effetto su di lei come sul rimanente dei miei
+spettatori; in quella sera voleva essere più che mai la vera Ofelia
+del poeta di Elisabetta. Ma, grazie alla mia abilità in questa sorta
+di rapidi mutamenti, non appena la regina era rientrata nella sala,
+e si era seduta nella sua poltrona, la porta della camera da letto
+si riaperse, ed apparvi nel vano dall’imposta, pallida, cogli occhi
+incantati, e le labbra convulse dalla pazzia.
+
+Se i miei spettatori, questi discendenti degli Ateniesi, erano poco
+famigliari colla poesia della musa di Lesbo, tanto più erano stranieri
+al canti del poeta di Stratford. Del resto nessuno del miei uditori
+comprendeva abbastanza l’inglese per gustare Shakespeare; non fu per
+essi che una semplice scena mimica.
+
+Ma ciò che m’importava, ciò che voleva, era di raggiungere il sublime
+della mimica.
+
+Debbo dire che mai, io credo, anche nelle mie più complete ispirazioni,
+non raggiunsi l’altezza cui mi elevai in quella sera. Io era veramente
+l’ingenua Valentina d’Amleto, la figlia disperata di Polonio, la
+sorella insensata di Laerte. Da molto tempo non aveva più ripassato
+a memoria quello squarcio, ma supplii a tutto; la convinzione che
+non si sarebbero accorti delle lacune mi sosteneva, anzi m’innalzava
+maggiormente; io era insieme e poeta e attrice, improvvisava dove non
+sapeva un verso; Shakespeare istesso sarebbe stato contento di me.
+
+Non cercherò di esprimere lo stupore dei miei uditori: era la prima
+volta, secondo tutta la probabilità, che la poesia del nord appariva
+agli spettatori pallida colle chiome sparse, e lamentando i suoi
+dolori; soltanto la regina vi trovava qualche cosa dei poeti della sua
+terra nebulosa.
+
+Alla prima parlata, tutti credettero che fosse finito, e vollero
+avvicinarsi per felicitarmi; ma io che sapeva che nella seconda scena
+mi sarei aspettata il mio più grave trionfo, mi fermai sulla soglia
+della porta della camera da letto, stesi il braccio; e come se fosse
+Lady Hamlet o Maria Carolina, dissi solamente questa parola:
+
+— Aspettate!
+
+E ognuno ritornò silenzioso ed ansante alla sua sedia.
+
+Cinque minuti dopo mi presentai con un velo nero invece del bianco;
+aveva i capelli cosparsi di fiori rossi di geranio, e di qualche
+spiga che trovai in un’acconciatura della regina; inoltre aveva
+utilizzato quella specie di fiamma sensuale, di cui ardeva. I miei
+occhi scintillavano come accesi dall’ardore febbrile, il loro splendore
+contrastava colla pallidezza del mio volto.
+
+La regina si alzò, e mi venne incontro per dimandarmi se mi sentiva
+male.
+
+Ma io sorridendo, in parte per rassicurarla, in parte perchè era
+indicato che doveva sorridere, incominciai la mia scena della pazzia,
+facendole un inchino e dicendole:
+
+— Buon dì, principe.
+
+Poi ad un tratto mutando di fisionomia e d’intonazione, con note
+angosciose, cominciai il pietoso lamento:
+
+ »Sulla scoperta bara lo recano....
+ »Ah! più non è, no, più non è;
+ »Sulla sua fossa cade una lagrima...
+
+Allora dopo una pausa d’un istante, in cui il mio volto si compose
+dall’espressione più dolorosa fino al sorriso, pronunziai con
+allegrezza queste sole parole:
+
+ Oh! mio tortore, addio.
+
+Poi con un accento disperato ricaddi nel più profondo dolore per
+mormorare:
+
+ »A me scenda, venga a me.
+ »Ahi! ahimè! tre volte ahimè!
+
+È nota nell’arte questa scena impareggiabile, tanto essa sembra
+strappata alla natura; questa scena che poi si tentò d’imitare su
+tutti i teatri ed in tutte le lingue, ed in cui Ofelia strappandosi
+i fiori dai capelli e dal seno, di cui gli uni hanno il loro pregio,
+prendendoli pel suo amante, dicevagli:
+
+ »Dolce amico a me pensa: ecco pensieri.
+ »To’ il rosmarino il fiore dei ricordi.
+ »Riunirci saprà col suo profumo.
+
+Poi volgendosi verso la regina le porge gli altri, accompagnando
+ciascun fiore da uno di quei versi che bisognerebbe lasciare nel loro
+linguaggio primitivo, per non togliere nulla della loro grazia e della
+loro malinconia.
+
+ »Partiam fra noi signora questa ruta
+ »Per voi di grazia, erba per me di pianto.
+ »Or eccovi finocchio, anco prendete
+ »Candide pratelline; violette
+ »Pur vorrei darvi, ma tutte appassiro
+ »Tristi, tristi, allorchè mio padre è morto,
+ »Morto, vanno dicendo santamente.
+
+In questo momento, ricondotta alla crudele sventura che la colpisce,
+assorta interamente nel dolore, Ofelia non offre più a nessuno i suoi
+fiori; quelli che le rimangono sono per la tomba di suo padre, li
+sparge sul suo velo disteso, divenuto per essa un lenzuolo funebre, poi
+come se qualche idea non potesse concepirsi intiera nel suo cervello,
+è allora che canta questi versi, e quest’aria così ingenua, che si
+crederebbe di udire l’eco d’una veglia di villaggio.
+
+ »Il caro e buon Roberto
+ »È tutto il mio tesor.
+
+Ma poi, imbizzarendo di nuovo il suo pensiero, ritorna alla causa della
+sua pazzia, alla morte di suo padre; e lascia sfuggire dal fondo del
+suo cuore questo lamento:
+
+ »Siccome neve candido il crin
+ »Nella dolcezza è pari al lin
+ »Vidi il nero drappello
+ »Oh! Dio protegge il morto e l’orfanello.
+
+Il grande poeta ha sentito che giunti là gli spettatori non potrebbero
+resistere più a lungo, e che anche Ofelia più non le rimane che di
+morire, parte dicendo:
+
+— Il cielo sia con voi!
+
+Ultimo voto di quell’angelo che, incontrando il fiume sul suo cammino,
+si affogherà cogliendo fiori.
+
+Si comprende, volendo ottenere dell’effetto, quale effetto produssi.
+Nell’uscire fui accompagnata da un grido che sfuggiva da tutti i petti,
+e dal rumore dei singhiozzi mischiati agli applausi che mi seguirono
+nella mia camera.
+
+La regina mi corse dietro e mi strinse fra le braccia più colla rabbia
+d’una pantera, che coll’amicizia di una donna.
+
+— Oh! com’eri bella! esclamò, divorandomi cogli occhi e colla bocca;
+ma abbracciami dunque e dimmi che tu mi ami, e che non amerai altri che
+me.
+
+Poi udendo dei passi che si avvicinavano nella camera:
+
+— Chi è là, gridò con un accento incredibile di gelosia, e come se
+avesse voluto difendermi da chicchessia si avvicinasse a me.
+
+La persona che si avvicinava, e che era la San Marco o la San Clemente,
+ritornò nella sala, o piuttosto non fece un passo di più verso la
+camera.
+
+La regina stette un momento pensosa; poi ad un tratto:
+
+— Resta qui, mi disse, e non entrare nella sala.
+
+Io non chiedeva di meglio, era affranta.
+
+Mi lasciai cadere su di una poltrona, quando la regina rientrò.
+
+— La nostra inglese, per la maggior gloria del suo posto, e pel
+maggiore nostro divertimento ha fatto quanto le era possibile, di
+maniera che è nientemeno che mezza morta di fatica, vi domando grazia
+per lei. Buona sera, e buona notte signori.
+
+— È almeno permesso di applaudirla? chiese Rocca Romana.
+
+— Finchè volete, disse la regina; e non applaudirete mai abbastanza;
+confessate che è una cosa meravigliosa.
+
+Vi fu un coro di applausi e di lodi, poi si intesero le voci e gli
+applausi a diminuire; la regina ringraziò le sue dame d’onore, che le
+offrivano i loro servigi, e chiuse la porta dietro di sè.
+
+Quando la regina si rivolse verso di me, mi vide che sollevava la tenda
+di seta della porta.
+
+— Ma vieni dunque, sirena, vieni Circe, vieni dunque Armida, mi disse,
+e gettandomi le braccia al collo mi trascinò verso il canapè.
+
+Noi cademmo abbracciate insieme presso l’arpa, e la regina mi disse:
+
+— Tu hai cantato le strofe di Saffo che cominciano con questo verso:
+
+ «Figlia di Giove — Venere immortale.
+
+Non erano però quelle che bisognava cantarmi, erano queste che
+cominciano così:
+
+ «Lo veggo! è lui, che assiso a te d’accanto.
+
+— Io non poteva cantarvele, cara regina, le dissi, non le sapeva.
+
+— Ebbene le so io, replicò essa, le canto io, e mezza coricata sul
+tappeto, ai miei piedi, coll’occhio ardente, febbrile, le narici
+dilatate, la bocca fremente di voluttà, faceva vibrare le corde
+dell’arpa con una specie di delirio, e cantò con una amabile voce di
+contralto e con una passione incredibile questi versi:
+
+ Lo veggo è lui! che assiso a te d’accanto
+ S’inebbria al suon che dal tuo labbro uscìo;
+ Oh rabbia! è lui, che ti sorride intanto
+ Bello siccome un Dio.
+ Quando lo veggo! ammutolir l’accento,
+ Tremar le labbra, ed al mio cor simile
+ Arder le tempie, e nel furor febbrile
+ Bruciar, gelar mi sento.
+ E come appena si sorregge il fiore
+ Che i delicati petali riarse
+ L’etra infocato, e sulle fronde sparse
+ Al sol si strugge e muore;
+ Languida anch’io più dell’arso fiore,
+ Impallidisco, tremo, ed il respiro
+ Fuggendomi dal cor, sento che spiro,
+ Senza morir d’amore.
+
+Nel momento che l’ultimo verso si spegneva sul labbro della regina,
+nel momento in cui l’ultimo suono dell’arpa moriva nell’aria, si udì
+toccare leggermente alla porta.
+
+— Che si vuole ancora? dimandò la regina con impazienza, e levandosi su
+di un ginocchio.
+
+— I domestici e la carrozza di Lady Hamilton, rispose una voce.
+
+— Che ritornino al palazzo dell’ambasciatore, disse la regina, non si
+ha bisogno di loro qui. Lady Hamilton resta qui con me.
+
+Poi trascinandomi e portandomi quasi verso la sala del bagno:
+
+— Vieni, disse, vieni. Sir Hamilton è a Caserta, non ritornerà che
+dimani.
+
+
+
+
+IV.
+
+
+Questa novella, che dalla vigilia stava sospesa sulla testa della
+regina, era la presa della Bastiglia.
+
+Era certo l’ultima nuova che si poteva aspettarsi.
+
+Valeva presso a poco come se alcuno fosse venuto ad annunciare alla
+regina ch’era stato preso il castello di S. Elmo.
+
+Siccome la regina Maria Antonietta prevedeva la necessità nella quale
+versava, di conferire colla regina sua sorella di cose secrete, mentre
+le comunicava soltanto vaghi timori, le mandava una cifra onde tenere
+corrispondenza con lei.
+
+Questa novella, quantunque non si conoscesse altro messaggiero che
+quello, il quale l’aveva portata, e quantunque lo si fosse ritenuto e
+chiuso nel palazzo, questa novella si era sparsa in Napoli, e ci aveva
+prodotto una singolare sensazione.
+
+Allorquando alcuni anni prima la franca-massoneria in Francia, gli
+illuminati in Germania, gli swedenborgisti in Svezia cominciarono
+a formare società secrete, — la franca-massoneria aveva fatto, a
+quest’epoca, qualche progresso in Italia e sopra tutto nell’Italia
+meridionale; non essendosi la corte di Napoli ancor guasta colla
+Francia, per farsi la satellite dell’Austria.
+
+Questa invasione massonica ebbe luogo in sul principio degli amori
+della regina col principe Caramanico, e la regina che cercava tutte le
+occasioni di trovarsi col suo amante, l’avea spinto a farsi ricevere
+massone, ciò che egli fece senza esitare, e profittando della legge che
+permetteva di fondare logge di donne, erasi dichiarato venerabile di
+una loggia, nella quale alcune dame napoletane si erano fatte ricevere.
+Quanto al re aveva sempre respinta la propria ammissione a cagione
+delle prove fisiche e morali, alle quali non voleva sottomettersi, non
+essendo sicuro di trionfarne.
+
+In seguito, come la regina s’era fatta, poco a poco, più libera e
+come gli amanti avevano potuto vedersi quanto volevano alla morte del
+ministro Tannucci, lasciarono riunirsi le logge massoniche, e lavorare
+nella loro opera, che era, si ricorderà bene, a quest’epoca una vasta
+cospirazione contro la potestà reale.
+
+A quel tempo parecchi uomini rimarchevoli erano comparsi, ed avevano
+fatta scuola in Italia e particolarmente nell’Italia meridionale. Erano
+gli eredi di Vico, di Genovesi, di Beccaria, di Filangieri, di Pagano,
+di Cirillo, di Conforti e di tutti coloro, infine, che professavano gli
+stessi principi, cioè il progresso, che camminava a traverso il mondo
+al lume della filosofia, che in Francia erasi mutato in incendio.
+
+Tutti coloro che nell’Italia meridionale avevano l’occhio fissato sulla
+Francia, consci già che da Parigi verrebbe il movimento, sobbalzarono
+di gioia alla novella che la Bastiglia era stata presa.
+
+È manifesto che la corte di Napoli ebbe a provare una sensazione
+affatto contraria. Presa la Bastiglia e presa senza assedio, in un
+giorno, in tre ore, da un popolo ieri disarmato, oggi in possesso di
+trenta mila fucili; la coccarda bianca, questo emblema della monarchia
+dei Gigli, cangiata in coccarda tricolore, emblema della rivoluzione;
+Luigi XVI che adottava questo simbolo, mettendolo egli stesso sul
+suo cappello, e con quello ritornando da Versailles; tutto ciò aveva
+dell’inaudito, dell’inaspettato, dell’incredibile, che doveva colpire,
+e colpì, di stupore la corte di Napoli.
+
+Le relazioni politiche, a cagione dell’odio del ministro Acton per la
+Francia, e dell’influenza che egli aveva presa nel consiglio, erano
+divenute fredde e contegnose fra i due regni, ma le relazioni di
+famiglia fra Maria Carolina e sua sorella, erano restate più tenere
+che mai, e raramente passavano quindici giorni senza uno scambio
+di lettere, nelle quali le due arciduchesse senza segreti, una per
+l’altra, si raccontavano le loro gioie, i loro dolori, e sopra tutto i
+loro inganni coniugali.
+
+Sia che il ministro Acton, nella sua previdenza d’odio, indovinasse gli
+avvenimenti che stavano per accadere in Francia, sia che non cedesse
+che a questo sentimento di vendetta, ond’era colmo il suo cuore,
+più che non calmasse esagerò i terrori del re Ferdinando, e gli fece
+prevedere il caso di un intervento armato che avrebbe avuto luogo, nel
+quale Napoli avrebbe a sostenere una parte ed a compiere una missione.
+
+Incontrò a questo proposito un potente aiuto in sir William, che
+spingeva fino al fanatismo il suo amore per suo fratello di latte
+Giorgio, e per l’Inghilterra, sua patria. Quanto a me estranea a
+tutte le quistioni politiche e ignorantissima dei diritti dei popoli
+e del potere dei re, doveva naturalmente subire influenza e seguire
+ciecamente l’impulso che mi si darebbe, sopra tutto se questo impulso
+venisse da un uomo come sir William, in cui ciascuno riconosceva una
+non comune intelligenza, e da una donna come Maria Carolina, che, dal
+momento che la vidi, esercitò sopra di me un grande impero.
+
+A cominciare da questo momento entrai negli odii e nelle simpatie
+della gente che mi circondava, senza ragionare su questi odii e su
+queste simpatie che divennero in me piuttosto sentimenti istintivi, che
+sommessi ad una regola o ad un calcolo qualunque.
+
+Si capirà, del resto, come questi sentimenti non abbiano fatto che
+aumentarsi nelle persone, delle quali io era il riflesso dapprima, e di
+cui, disgraziatamente, finii col diventare l’agente.
+
+Le nuove di Francia non si arrestarono alla presa della Bastiglia ed
+al mutamento di coccarda; si seppero in seguito i disordini accaduti
+al banchetto delle guardie del corpo, in cui la coccarda nazionale era
+stata calpestata e la coccarda nera innalzata; e le giornate del 5 e
+6 ottobre, durante le quali il palazzo di Versailles era stato invaso,
+uccise due guardie del corpo, ed il re e la regina ricondotti per forza
+a Parigi.
+
+Quest’ultima nuova rese tristissima la regina Maria Carolina: essa mi
+aveva mostrata una lettera di sua sorella Maria Antonietta, nella quale
+costei la metteva a parte di un progetto, che aveva per iscopo o la
+fuga di Francia, o la ripresa di tutto il potere perduto dal re, dopo
+il mese di luglio.
+
+Tale progetto doveva mettere in fuoco l’Europa, e per ciò appunto
+piaceva assai allo spirito di Maria Carolina, che, scendendo a
+battaglia contro la rivoluzione, entrava nel suo vero elemento.
+
+Ecco qual era questo progetto. Dalla sua esposizione in poche linee si
+vedrà che era la prima idea della fuga di Varennes.
+
+Si doveva attirare e riunire intorno a Versailles nove mila uomini;
+da ciò che si chiamava la casa del re, due terzi di questi nove
+mila uomini appartenevano alla nobiltà e per conseguenza erano gente
+divota. Quindi era mestieri impadronirsi di Mantargis, città posta
+a venti leghe di Parigi, press’a poco, e nella quale comandava il
+barone di Viomesnil, comandante di guerra di Lafayette in America,
+che, per gelosia contro Lafayette divenuto costituzionale, s’era fatto
+reazionario.
+
+Dieciotto reggimenti scelti fra i carabinieri ed i dragoni, vale a dire
+fra le due armi più realiste, taglierebbero le strade e arresterebbero
+ogni carico di viveri diretto a Parigi.
+
+Il re e la regina si ritirerebbero a Montargis, e di là provvederebbero
+a ciò che si doveva fare; probabilmente affamerebbero Parigi, il quale,
+una volta affamato, sarebbe costretto a passare per dove si sarebbe
+voluto.
+
+Il danaro non mancherebbe; oltre quello che il re potrebbe portar
+via da Parigi, si contava sui doni volontari; un solo procuratore dei
+Benedettini aveva offerto cento mila scudi.
+
+Maria Carolina aveva esclamato:
+
+— Io darò un milione, dovessi vendere i miei diamanti.
+
+Dopo questo dono reale, io aveva umilmente offerto cinquanta mila lire,
+in nome di sir William e mio, che erano stati accettati.
+
+Ma i giorni 5 e 6 ottobre avevano reso impossibile l’esecuzione di
+questo progetto.
+
+Pertanto la regina Maria Carolina ne risentì un crudele dolore.
+
+Dapprima queste nuove reagivano sulla regina di Napoli; essa aveva come
+un presentimento che un giorno, essa medesima in circostanze simili
+a quelle nelle quali si trovava sua sorella, sarebbe obbligata od a
+fuggirsi o a curvare, come lei, la sua testa sotto la volontà popolare.
+
+Pensava che questa fosse l’ora di stringere i legami di famiglia con
+l’Austria, e per mezzo di questa unione offrire a sua sorella Maria
+Antonietta sempre più impopolare in Francia, il solo punto d’appoggio
+che potesse invocare contro il suo popolo, la famiglia.
+
+La Regina aveva una tal bontà per me, ed io le era divenuta tanto
+inseparabile, che, non solo essa mi metteva a parte di tutti gli
+avvenimenti, dei quali, del resto, sarei stata istruita da Sir William;
+ma mi consultava anche sopra ogni cosa.
+
+La regina aveva due giovani principesse in età da essere maritate; fu
+dunque convenuto fra la Corte di Napoli e quella d’Austria, che esse
+sposerebbero i due arciduchi Francesco e Ferdinando, mentre da un’altra
+parte il principe ereditario Francesco di Napoli, duca di Calabria, che
+allora aveva appena tredici anni, impalmerebbe, quando fosse in età da
+prender moglie, la giovane arciduchessa Maria Clementina, che aveva due
+anni meno di lui.
+
+Per sua parte Maria Antonietta corrispondeva attivamente con suo
+fratello Giuseppe II col mezzo de’ suoi consiglieri, che tutti per
+disgrazia, erano austriaci. Questi consiglieri erano l’abate Vermond
+ed il conte di Bretéuil; l’ambasciatore d’Austria a Parigi, il signor
+conte Mercy d’Argenteau riceveva le lettere da Vienna, e spediva colà
+le lettere di Parigi.
+
+Il 20 febbraio 1790, l’imperatore di Germania Giuseppe II morì, e
+qualche giorno dopo la regina seppe questa morte, che da lungo tempo
+era aspettata. L’imperatore moriva tisico, disperato d’aver regnato
+senza gloria, dopo il regno glorioso di Maria Teresa, ed intravedendo
+dal suo letto di morte le sciagure che minacciavano la sua famiglia.
+
+Ascese il trono il gran duca di Toscana, Leopoldo. Avea nomea di
+profondo filosofo e di grande riformatore; e la regina Carolina temeva
+che la filosofia di suo fratello non andasse fino a lasciar compiere
+gli avvenimenti che si svolgevano in Francia.
+
+Questa considerazione determinò la regina Carolina ed il re Ferdinando
+a fare un viaggio a Vienna; lo scopo apparente era di prendere col
+novello imperatore, che amava molto sua sorella Maria Carolina,
+le disposizioni per i matrimoni di famiglia; lo scopo reale era
+di studiare i mezzi per salvare Maria Antonietta, sia aiutandola a
+fuggire, sia operando una reazione in Francia, sia tentando mediante
+coalizione, un intervento a mano armata.
+
+La Regina non poteva decidersi ad abbandonarmi; io era la sola persona,
+diceva essa, che rimpiangesse a Napoli. Mi fece promettere che le avrei
+scritto tre volte per settimana.
+
+Avevo offerto alla regina di accompagnarla, ed essa aveva accettato
+con riconoscenza, ma la mia presenza alla Corte dì Vienna, come moglie
+dell’ambasciatore d’Inghilterra, nel momento in cui si tramava a
+questa medesima Corte una coalizione contro la Francia, parve troppo
+significante a Sir William.
+
+Egli espose le sue ragioni alla regina che le trovò giuste e che fu la
+prima a dirmi di restare.
+
+Mi lasciò con una vera disperazione, alcuni giorni dopo la morte di suo
+fratello. Mi fece giurare di non vedere, durante la sua assenza, altri
+che il mio vecchio adoratore il conte di Bristol, al quale mi consegnò,
+dicendogli di serbarle il suo tesoro. Fece fare un ritratto di me e
+mi diede il suo, e come prova suprema di confidenza e di amicizia, mi
+pregò di custodirle la sua cassetta.
+
+In fine partì.
+
+In ogni luogo, in cui per via si fermò, mi scrisse. Appena giunta
+a Vienna mi mandò una sua lettera, e durante tutto il tempo che
+soggiornò colà, ne ebbi una ogni settimana. Mi raccontava le feste
+dell’incoronazione alle quali assisteva, tanto a Vienna che a Pesth,
+poichè come re di Ungheria, l’Imperatore doveva non solo ricevere la
+corona imperiale a Vienna, ma eziandio la corona reale a Pesth. Quanto
+alle faccende politiche, cioè alle misure da prendersi per salvare
+Maria Antonietta, o fare una coalizione d’Europa contro la Francia, un
+solo verso di post scriptum vi faceva allusione, e non conteneva che
+queste tre parole: Tutto va bene.
+
+Di fatto fu in questo viaggio che Carolina, di conserva con suo
+fratello, preparò la fuga di Varennes, e fece decidere che un’armata
+sarebbe pronta a sostenere il re e la regina di Francia, come avessero
+varcato il confine.
+
+Il re Ferdinando, al suo ritorno a Napoli, porrebbe la sua armata in
+istato di agire unitamente all’armata austriaca.
+
+Finalmente, verso i primi di aprile, ricevetti una lettera della
+regina, che mi annunciava il suo ritorno, solo, obbligata a passare di
+Roma a fine di regolare qualche bisogna politica col papa Pio VI, vi
+si tratterrebbe una settimana, ma, non appena giunta, mi darebbe sue
+notizie.
+
+Infatti appena arrivata a Roma mi scrisse: essere sparita, davanti
+il comune pericolo, la freddezza, che aveva per qualche anno separata
+la corte di Roma da quella di Napoli, e che aveva avuto per causa il
+rifiuto da parte del re Ferdinando o piuttosto del vecchio ministro
+Tannucci di pagare il tributo dell’_Hacquenée_.
+
+Si stabilì fra i due sovrani che il tributo dell’_Hacquenée_ sarebbe
+abolito, ma che solamente all’epoca della loro incoronazione, i sovrani
+di Napoli, in segno della loro devozione agli apostoli S. Pietro e S.
+Paolo, offrirebbero una grossa somma di danaro al S. Padre.
+
+Nella lettera che mi annunciava la sua partenza di Roma, la regina
+mi diceva il giorno e l’ora del suo arrivo a Caserta, ove m’invitò a
+venire prima di lei e ad aspettarla acciò ci rivedessimo più presto e
+soprattutto più intimamente. Io sola era avvertita dal suo ritorno,
+le sue donne e gli stessi suoi figli non dovevano raggiungerla che
+l’indomani.
+
+Il re continuerebbe il suo viaggio fino a Napoli e, mentre la regina
+si riposerebbe a Caserta, terrebbe consiglio col cavaliere Acton e sir
+William, per il quale la corte di Napoli non aveva secreti.
+
+Per dar prova da parte mia di una impazienza eguale a quella di cui era
+l’oggetto, aveva avanzata di molto l’ora dell’arrivo della regina e,
+quando si scorse la sua carrozza sulla via di Capua, potei salutarla di
+lontano, agitando la mia pezzuola. La regina mi vide, uscì a metà della
+carrozza, ed agitò la sua per rispondermi. La carrozza raddoppiò allora
+di celerità, e non ebbi che il tempo di discendere la gran gradinata
+per ricevere Sua Maestà nelle mie braccia.
+
+Com’era convenuto, il re continuò il suo cammino, e restammo sole, la
+regina ed io.
+
+Per le precauzioni prese da Sua Maestà noi potemmo stare insieme
+ventiquattr’ore.
+
+Maria Carolina era giuliva; oltre la felicità che diceva di provare nel
+rivedermi, arrivava anche coll’assicurazione dell’imperatore Leopoldo,
+che si sarebbe formata, contro quella Francia che tanto odiava, una
+coalizione, in cui si sperava di attirare anche la Prussia. Durante il
+suo soggiorno a Vienna aveva ricevuto le visite degli emigrati, i quali
+tutti aveanle rappresentato la Francia come dilaniata da mille fazioni
+diverse, e che supplicava ad alta voce l’aiuto straniero. Secondo
+essi dalla frontiera a Parigi non sarebbe che una passeggiata, che
+non avrebbe nemmeno il merito del pericolo; in quanto a Luigi XVI ed a
+Maria Antonietta era già tutto stabilito per la fuga. Al 12 di giugno
+essi lascerebbero Parigi, e per la strada di Chalons, di Verdun e di
+Montmidi arriverebbero al confine, ove li aspetterebbe il re Gustavo di
+Svezia, che si sarebbe immediatamente messo alla testa di un esercito
+destinato a marciare su Parigi.
+
+Ciò che allora doveva fare la regina, era di attirare nella coalizione,
+tutti i piccoli Principi d’Italia ed il re di Spagna: cosa che si
+considerava come molto facile, essendo il re Carlo IV fratello del re
+Ferdinando.
+
+Essa non dubitava punto di riuscire in questa duplice operazione
+politica, e pregustava già la doppia gioia della vendetta soddisfatta,
+e dell’orgoglio vendicato.
+
+Non so se la regina aveva tanto piacere a discendere sino a me,
+quant’io era in delirio di salire sino a lei; parmi però che nelle
+amicizie regali che vogliono dimenticare la maestà del trono, vi sia
+una singolare attrazione per tutto ciò che queste amicizie parlano
+non soltanto al cuore, ma anche a tutte le fibre orgogliose, che nella
+donna specialmente corrispondono alle ambizioni più segrete dell’anima;
+io non ho provato mai per nessun’altra donna questo sentimento profondo
+e devoto che io nutriva per la regina, pel solo motivo che era regina,
+che si chiamava Maria Carolina, che era figlia di Maria Teresa, mentre
+che io, che era mai, io vicino a lei, dimenticando anche di essere Emma
+Lyonna per ricordarmi soltanto che era Lady Hamilton? Qual maraviglia
+dunque se la gioia del favore regale mi abbia trascinata a sì grandi
+colpe, forse dovrei dire a sì grandi delitti? Ahimè! io sono figlia
+della superbia.
+
+Mentre eravamo io e la regina a Caserta, il re riuniva il consiglio,
+ed il giorno dopo del suo arrivo si sarebbe deciso non soltanto di
+prepararsi alla guerra, ma anche di sorvegliare scrupolosamente questo
+spirito rivoluzionarlo, che sembrava svilupparsi a Napoli, e che poteva
+far nascere gli stessi disordini come in Francia.
+
+Gravissima e pericolosissima decisione era quella di far la guerra
+alla Francia, e ciò per due ragioni; nè il re di Napoli nè il popolo
+napolitano erano guerrieri.
+
+Le inclinazioni guerriere del re eransi fino allora limitate ad una
+passione smodata per la caccia, e se qualche volta, per avventura,
+aveva mutato di scopo rivolgendo la bocca del suo fucile dai cervi,
+dai daini o dai cignali, suo punto di mira abituale, per prendere di
+mira l’uomo, selvaggiume più pericoloso, aveva avuto la precauzione
+di diminuire il pericolo che poteva nascere, tirando a qualche
+povero sgraziato di contadino, di cui si divertiva, per far prova
+di bravura, a forargli il cappello a palla; ma dopo che in uno di
+questi divertimenti invece di colpire soltanto il cappello, avevagli
+fracassato anche il cranio e ucciso l’infelice che aveva avuto l’onore
+e la disgrazia di servirgli di bersaglio, aveva rinunciato a questa
+sorta di divertimento.
+
+In quanto al popolo napolitano, toltone qualche sommossa, di cui la
+più lunga, quella di Masaniello, aveva durato quattordici giorni, era
+sempre stato, quantunque coraggioso nelle lotte individuali, assai
+mediocre amatore delle battaglie campali; i sette milioni d’uomini che
+lo componevano in quest’epoca, non erano mai stati esercitati alle
+armi, e dopo la battaglia di Bitonto e di Velletri, battaglia a cui
+non avevano preso parte, perchè fu combattuta fra gli Austriaci e gli
+Spagnuoli, Napoli non aveva mai udito il fragore del cannone; l’ultima
+battaglia, quella di Velletri, era avvenuta dai quarantasette ai
+quarantott’anni addietro. L’eco stesso del cannone aveva avuto tempo di
+dileguarsi, e la generazione attuale si componeva dei nipoti di quelli
+non già che avevano combattuto, ma che avevano veduto a combattere.
+
+Non era adunque senza ragione che la regina sospettava che i principj
+proclamati nel 1789 in Francia avessero avuto eco a Napoli. Tutto
+il mezzo ceto, composto particolarmente di avvocati, di medici, di
+artisti, di giuristi, era imbevuto di questi principii. La gioventù
+poi che aveva divorato avidamente i libri di Voltaire, le opere di
+Rousseau, le pubblicazioni dei filosofi, quelle degli enciclopedisti,
+e che vedeva questi stessi libri autorizzati per un momento, poi
+severamente proibiti e perseguitati con accanimento, la gioventù
+s’interrogava con quale diritto quando un popolo vicino camminava nella
+la luce, si volesse mantenerla nelle tenebre.
+
+È vero che in opposizione a questa minoranza progressista, liberale,
+illuminata, si offriva per ausiliare al partito realista una nobiltà
+che non aveva altra gloria ed altra speranza che le cariche di corte
+ed i favori del re; un clero ignorante e corrotto, che vedeva nel
+trionfo del principi francesi la caduta della loro potenza, e la
+perdita della sua fortuna; finalmente un popolo fanatico sinceramente
+attaccato a Ferdinando, non già perchè Ferdinando fosse il suo re per
+diritto ereditario, ma perchè questo re familiare e liberale nel loro
+modo di vedere, aveva per esso, col suo linguaggio volgare, per le
+sue occupazioni comuni e pei suoi bassi istinti, una rassomiglianza
+che faceva del figlio di Carlo III, non già quello che avrebbe dovuto
+essere, vale a dire il primo gentiluomo del regno, ma il capo dei
+lazzaroni del Molo.
+
+Bisogna rendere questa giustizia al re Ferdinando, che egli faceva
+tutti questi preparativi di guerra ai quali lo spingevano la regina,
+il cavaliere Acton e sir William, senza nutrire una grande illusione
+sui trionfi ai quali volevasi serbato quest’esercito che organizzava;
+nè era bene ritirarsi una volta che Ferdinando si era deciso ad entrare
+nella gran lotta che si preparava; in una cosa però egli era ben fermo,
+quella cioè di non arrischiare imprudentemente la sua vita.
+
+Intanto il tempo stringeva, e si avvicinava il 12 giugno, epoca fissata
+per la fuga del re; la regina mi parlava tutti i giorni di questo
+tentativo disperato; sua sorella, suo cognato ed essa medesima non si
+dissimulavano che avrebbero giuocato vita per vita sopra questa carta.
+
+La regina, senza dire per qual fine, ordinò pel 12 giugno delle
+preghiere in tutte le chiese.
+
+Quella strana natura riuniva i due estremi, era insieme e superstiziosa
+e spirito forte, e gl’istinti devoti lottavano in lei coll’educazione
+filosofica.
+
+Il 12 giugno arrivò; la regina passò quasi tutta la giornata
+in ginocchio nella cappella del palazzo, non permettendomi di
+accompagnarla, per la paura che come eretica non le portassi sventura:
+mi mandò a cercare alla sera, mi ritenne tutta la notte con lei,
+e passando gran parte di quella notte a seguire su di una carta
+geografica questa fuga che tanto la preoccupava, diceva: — a quest’ora
+lasceranno la Tuilerie, in quest’ora dovranno essere a Bondy, in
+quest’ora devono essere a Meaux, a quest’ora a Montmirail.
+
+Non si coricò che a cinque ore e non si addormentò che alle otto.
+
+Alla sera arrivò un corriere di Francia che portava una lettera; questa
+lettera era di Maria Antonietta. Io era vicino a lei quando arrivò
+quella lettera; essa non permise che la lasciassi, aperse la lettera
+con mano tremante, e alla prima riga esclamò con impazienza:
+
+— Sai, Emma, non sono partiti il 12.
+
+E prendendo il suo fazzoletto si asciugò la fronte, poi continuando a
+parlare, leggendo:
+
+— Madama di Rochereuil, amante di un aiutante di campo di Lafayette,
+era di servizio dal Delfino fino al 13 di sera; si temeva una denuncia.
+
+— È prudenza, mormorò, ma sarebbe stato meglio pensarci prima.
+
+Lesse di nuovo qualche linea:
+
+— La partenza è portata al 18, disse, ancora otto giorni d’angoscia....
+
+E gualcì la lettera fra le mani; ma invece di gettarla via se la mise
+in seno gualcita com’era.
+
+— Chi è il corriere che ha portato questa lettera? dimandò essa.
+
+— Quello che Vostra Maestà ha inviato, saranno tre settimane, alla
+regina di Francia.
+
+— Ferrari! esclamò essa.
+
+— Sì, Ferrari, Maestà.
+
+Allora fatelo salire; senza dubbio avrà qualche cosa da dirmi a voce.
+
+— Difatti ha raccomandato di non dimenticare il suo nome a Sua Maestà.
+
+Un momento dopo Ferrari entrò.
+
+Era un uomo dai ventotto ai trent’anni, e serviva già da otto o dieci
+anni a palazzo; vigorosissimo ed eccellente equitatore, faceva, senza
+riposarsi, dei tratti di cento, duecento miglia; era egli che al
+ritorno dal viaggio di Vienna precorse alla carrozza reale per far
+preparare i cavalli; Maria Carolina l’aveva raccomandato a sua sorella
+come uomo di cui poteva interamente fidarsi.
+
+Quantunque la regina di Francia fosse ben sorvegliata da Lafayette
+e dal suo Stato Maggiore, era riescita a far entrare Ferrari alla
+Tuilerie, e gli si erano dati tutti i particolari sul modo di cui
+si contava per ingannare la sorveglianza del generale della guardia
+nazionale.
+
+Per avere un’idea della difficoltà che presentava la fuga, bisogna
+sapere prima come era sorvegliata la famiglia reale.
+
+Lafayette, rispondendo di essa vita per vita aveva prese tutte le sue
+precauzioni.
+
+Seicento guardie nazionali prese dalle differenti sezioni montavano
+giorno e notte la guardia alla Tuilerie.
+
+Due guardie a cavallo stavano costantemente innanzi alla porta esterna.
+
+Vi erano sentinelle a tutte le porte del giardino, e la banchina del
+fiume era guardata da sentinelle a cento passi l’una dall’altra.
+
+Internamente le precauzioni non erano meno grandi. V’erano sentinelle
+fin sulle porte che mettevano al gabinetto del re e della regina, fino
+in un piccolo corridoio oscuro, al quale facevano capo le scale interne
+destinate ai servizî della famiglia reale.
+
+Il re e la regina non avevano guardie del corpo, non uscivano che sotto
+la scorta di due o tre uffiziali della guardia nazionale.
+
+In mezzo a tutte queste difficoltà, ecco ciò che il re e la regina
+avevano immaginato.
+
+La prima dama del Delfino, quella di cui si diffidava perchè era
+l’amante dell’aiutante di campo del generale Lafayette, terminava il
+suo servizio nel giorno 12, come lo diceva nella sua lettera Maria
+Antonietta.
+
+La piccola camera che essa occupava alla Tuilerie doveva restare
+vacante.
+
+Questa piccola camera metteva in un appartamento vuoto da sei mesi;
+quest’appartamento era quello del signor Villequier primo gentiluomo
+di camera, ed era vuoto perchè il signor Villequier aveva emigrato:
+quest’appartamento situato a pian terreno aveva due uscite, una sulla
+corte dei principi, l’altra sulla via regia.
+
+La regina direbbe che trovandosi troppo stretta teneva per sua figlia
+madama Reale la camera di madama di Rochereuil, che restava vuota per
+la fine del servizio di costei.
+
+In quanto all’appartamento del signor Villequier, il re, fabbro
+egregio, avrebbe fabbricato una chiave per entrarvi. Per quanto le
+sentinelle fossero numerose, erasi dimenticato di metterne una alla
+porta di quell’appartamento; d’altronde verso le ore undici della
+sera, le sentinelle della corte erano abituate, perchè a quell’ora
+terminavano i servizî a palazzo, a vedere uscire molte persone insieme.
+
+Si poteva quindi tentare un’uscita in mezzo a tutta quella gente senza
+essere riconosciuti.
+
+Una volta fuori della Tuilerie, uno Svedese devoto alla regina, il
+signor de Fersen, s’incaricava del resto. Egli aspetterebbe vestito
+da cocchiere da _fiacre_ sull’angolo della strada de l’Echelle, e
+condurrebbe i fuggitivi alla barriera di Clichy, ove una berlina da
+viaggio comandata da lui aspettava, pronta per partire, in casa di un
+suo amico il signor Crawfort.
+
+Il re uscirebbe vestito da intendente, vale a dire con un abito grigio,
+farsetto di raso, calzoni grigi, calze grige, e scarpe colle fibbie ed
+un piccolo cappello a tre punte.
+
+Un cameriere del re, per nome Huc, della stessa corporatura del re,
+e di cui il re ne studiava l’andatura, usciva da due o tre giorni
+e continuava ad uscire fino alla sera dell’evasione, perchè si
+abituassero a veder passare quell’uomo vestito di grigio.
+
+Il Delfino era vestito da ragazzina.
+
+La regina, madama Elisabetta, e madama Reale, sortirebbero insieme
+alle altre donne di servizio, e si sperava almeno di passare nel numero
+senza essere scorte.
+
+Bisognava avere passaporti per tutti: il signor de Fersen erasi
+incaricato dell’affare; una sua amica, madama de Korff, doveva lasciar
+Parigi, aveva un passaporto per sè, i suoi due figli, un domestico
+e due cameriere, essa diede il passaporto al signor de Fersen che lo
+diede alla regina.
+
+Tutto questo per uscir da Parigi.
+
+Il signor de Bouillé, uomo di mente e di energia, sul quale il re
+poteva contare, aveva sotto il comando tutte le truppe della Lorena,
+dell’Alsazia, della Franca Contea e della Sciampagna. Egli era
+incaricato di far esplorare la strada da Chalons a Montmirail e che
+passava per Varenne.
+
+La truppa scaglionata su questa strada e comandata da uffiziali devoti,
+aspettava l’arrivo del re e gli servirebbe di scorta.
+
+Un milione di assegnati era stato mandato al signor di Bouillé per far
+fronte a tutte le spese.
+
+Ecco come erano le cose, quando alla sera del 13 giugno Ferrari ritornò
+a Napoli; aveva impiegato nove giorni a percorrere la via, e per
+conseguenza era partito il quattro.
+
+La regina Maria Carolina diede duecento ducati a Ferrari, gli ordinò
+di andare a riposarsi, e di tenersi pronto a tutti gli eventi. Ferrari
+rispose a Sua Maestà che ventiquattr’ore gli sarebbero sufficienti, e
+che anche prima essa potrebbe disporre di lui.
+
+
+
+
+V.
+
+
+Durante tutti questi giorni d’inquietudine, che seguirono l’arrivo
+del corriere la regina volle che restassi con lei; con tutti gli altri
+era impaziente, brutale, violenta, e per me soltanto era cara e buona,
+perchè a me sola confidava i suoi timori e le sue speranze.
+
+Il corriere dell’ambasciata arrivava tutte le settimane, il 16 era
+il giorno del suo arrivo. Alla sera mentre passeggiavamo la regina ed
+io nel vecchio parco dei duchi di Caserta, un segretario del ministro
+degli affari esteri ci fu condotto da un usciere di palazzo; la regina
+vide da lontano che teneva una lettera in mano, si alzò dal sedile ove
+eravamo e gli andò incontro rapidamente.
+
+Il giovane fece un inchino e le porse la lettera.
+
+La regina l’aperse di fretta, la lesse, fece un segno d’impazienza e la
+passò a me.
+
+— Vostra Maestà ha degli ordini da dare? chiese quel giovine.
+
+— No, signore, disse la regina, anzi debbo farvi dei ringraziamenti.
+
+Il giovane fece un inchino, e ritirandosi chiese che l’usciere fosse
+autorizzato, a dargli una ricevuta della lettera, ed a certificare che
+era stata data personalmente alla regina.
+
+L’usciere ricevette l’ordine di fare quanto gli venne richiesto, e si
+ritirarono ambidue.
+
+La regina mettendomi il suo braccio al collo, e leggendo dietro le mie
+spalle:
+
+— Comprendi? mi disse.
+
+— Sì, risposi, perfettamente.
+
+Ed io lessi a voce alta.
+
+«La caccia si farà il giorno 21, si partirà a mezzanotte per arrivare
+al convegno per l’alba. Questo ritardo è stato cagionato da una lettera
+di credito pagabile il giorno 20».
+
+La lettera non era firmata; ma la regina riconobbe la scrittura di sua
+sorella Maria Antonietta.
+
+— Come! Vostra Maestà non comprende? dimandai io.
+
+— Sicuro, disse la regina, non si partirà che alla mezzanotte del
+20 invece di partire il 18, perchè è alla mattina del 20 che il re
+riscuote il suo trimestre di lista civile.
+
+— Ed a quanto ammonta questo trimestre? dimandai.
+
+— A sei milioni.
+
+— Capperi, ne vale ben la pena, dissi io sorridendo.
+
+— Sì, rispose la regina; ma un ritardo di due giorni ancora; chi sa
+cosa può nascere in questi due giorni.
+
+Poi scuotendo la testa.
+
+— Ah! non so che ne avverrà, mia povera Emma, mi disse, ma ho dei
+tristi presentimenti.
+
+Bisogna notare che la regina teneva segreti i suoi dispiaceri, e non li
+confidava che a me; e mai una parola nè al re nè al ministro.
+
+I giorni passavano, la regina non andava a Napoli, e non lasciava
+Caserta ed io pure non la lasciava. Sir William, pel quale non avevamo
+segreti, e che conosceva le sue inquietudini, m’invitava egli stesso
+pel primo a tenerle una fedele compagnia.
+
+Durante la giornata del 20, essa non potè stare nè seduta, nè in piedi;
+si sarebbe detto che a forza di fatiche fisiche cercava di scacciare
+le preoccupazioni dell’animo, e dopo la mezzanotte la sua agitazione
+aumentò ancora.
+
+Ebbe un istante l’idea di rimandare Ferrari a Parigi, ma comprese che,
+per quanto solerte fosse stato, sarebbe ritornato il giorno dopo o
+l’altro ancora dopo la partenza della famiglia reale, e ritenne Ferrari
+per un’occasione di urgenza.
+
+Essa sperava che al momento della partenza, il re o la regina le
+avrebbero mandato un corriere per comunicarle la loro partenza; in tal
+caso questo corriere era aspettato pel 29.
+
+Tutta la giornata del 29, quella del 30 e la mattina del 1 agosto,
+scorsero senza notizie; ma al 1 agosto verso le undici sir William
+arrivò in persona e mi fece chiamare.
+
+La regina, cui ogni cosa era un soggetto di inquietudine, mi fece segno
+di scendere.
+
+Sir William mi aspettava in una piccola sala a pian terreno, e ad
+un tratto conobbi dalla sua fisonomia che egli portava una cattiva
+notizia.
+
+— Che c’è? gli chiesi io in inglese.
+
+— Il re e la regina sono stati arrestati in una città che si chiama
+Varenne, mi rispose sir William, e a quest’ora debbono essere stati
+ricondotti a Parigi.
+
+— Che dite mai, sir William?
+
+Mi rivolsi, la regina impaziente, e sospettando qualche disgrazia, era
+in piedi presso la porta; essa mi aveva seguito, e aveva inteso senza
+ben comprendere la frase di sir William; ma dal tuono di voce, con cui
+la pronunziava, aveva indovinato che non ci annunziava nulla di buono.
+
+Essa ce ne fece dimanda in francese.
+
+— Signora, rispose sir William, io annunciava una grande sventura a
+Milady.
+
+— Mia sorella è stata assassinata! esclamò la regina.
+
+— No, signora, Dio non ha permesso un simile delitto; vostra sorella
+vive; ma è stata arrestata nella sua fuga e ricondotta prigioniera a
+Parigi.
+
+— Prigioniera! mia sorella! e si è osato portare la mano su di una
+persona reale!
+
+— La vostra prima idea, signora, era bene stata quella che fosse
+assassinata.
+
+— Comprendo che si possa assassinare una regina, per questo non ci
+vuole che un fanatico od un pazzo; ma per arrestarla si richiede una
+ribellione aperta, una sollevazione popolare, una rivoluzione insomma.
+
+— E come chiamerà altrimenti Vostra Maestà gli avvenimenti che
+succedono in Francia, se non una rivoluzione?
+
+— Spero almeno che se la regina è prigioniera, lo sarà nel suo palazzo.
+
+— Non ne sappiamo ancor nulla, signora, se non che a quaranta o
+cinquanta leghe da Parigi, in una piccola città che si chiama Varenne,
+le Loro Maestà il re e la regina di Francia sono state arrestate; m’è
+stato inviato un corriere dall’ambasciatore d’Inghilterra, latore di un
+dispaccio, che non ne dice di più; dalla partenza del corriere il re e
+la regina erano già stati condotti a Chalons, e tre rappresentanti del
+popolo partivano da Parigi per andare loro incontro e proteggerli.
+
+— Proteggerli! esclamò Maria Carolina, tre avvocati probabilmente, che
+proteggono il re e la regina di Francia! è curioso! Posso vedere il
+corriere?
+
+— L’ho condotto con me, pensando che Vostra Maestà deciderebbe forse
+d’interrogarlo.
+
+— Grazie, fatelo venire; Emma tu mi vorrai ben servire da interprete
+non è vero?
+
+— Credo che parli francese, rispose sir William.
+
+— Tanto meglio, disse la regina.
+
+Cinque minuti dopo il corriere era alla sua presenza.
+
+Ma il corriere non sapeva soltanto che quello che aveva inteso a dire
+per le strade: gli avevano raccontato che quando si erano accorti della
+fuga del re, si voleva ammazzare Lafayette, che si accusava di aver
+favorito questa fuga; ciò che poi aveva veduto personalmente era che i
+parigini ne erano su tutte le furie; ciò che poteva affermare era che
+il re aveva tutto a temere al suo ritorno a Parigi, se le più grandi
+precauzioni non si fossero prese per la sua sicurezza.
+
+Tutto ad un tratto, mentre si davano tutti questi dettagli alla regina,
+egli si ricordò che udendo a gridare per le vie: _Arresto del re, Luigi
+XVI_; avea comprato il giornale ov’era raccontato quest’arresto.
+
+La regina tese avidamente la mano, il corriere frugò nelle tasche, e
+finì col tirare da una di esse un foglio delle rivoluzioni di Francia e
+di Bramante di Cammillo Desmoulins.
+
+La regina percorse rapidamente il giornale, poi spiegazzandolo
+nelle sue mani convulse, con una espressione di rabbia impossibile a
+descrivere:
+
+— Miserabili! esclamò, meglio sarebbe che l’uccidessero, dieci, cento,
+mille volte, anzichè insultarla così!
+
+Le tolsi il giornale di mano, che voleva restituire al messaggiero.
+
+— Oh! leggilo, disse: voglio che anche tu vegga come questi infami di
+francesi trattano il loro re.
+
+I miei occhi caddero su questo periodo:
+
+«Da che muovono i grandi avvenimenti? A S. Menehould,[1] questo nome
+ricorda al nostro Sancho Pança, «coronato i famosi piedi di porco!»
+Non sarà mai detto che egli sia passato da San Menehould, senza
+aver mangiato sul luogo i piedi del majale. E’ non si ricorda più il
+proverbio _plures occidet gula quam gladius_. Il tempo per preparare
+questa refezione gli riuscì fatale.»
+
+— Simili ingiurie non meritano che il disprezzo, dissi.
+
+Ma essa senza ascoltarmi:
+
+— Vedendo trattare così un loro fratello, esclamò, tutti i re non si
+alzano e non fanno voto di volgere su Parigi, e non lasciar pietra
+sopra pietra in quella città maledetta! Oh! re, famiglia di vili, non
+vedete voi dunque che la vostra causa si discute là? Sir William!
+
+— Signora, disse sir William facendo un inchino.
+
+— Ritornate subito a Napoli?
+
+— Se Vostra Maestà lo desidera.
+
+— Sì, lo desidero: e potete darmi un posto nella vostra carrozza?
+
+— Sarà un grande onore per me, signora.
+
+— No, no, anzi meglio... partite e noi vi seguiremo in un quarto d’ora,
+andate a palazzo e dite, vi prego, in mio nome al re di radunare il
+consiglio. Voglio parlare a tutti quegli uomini; non veggo tutti questi
+preparativi di guerra, e però siamo entrati in trattative con nostro
+fratello Leopoldo, sarebbe una vergogna che egli fosse pronto e noi
+no; andate sir William, andate, e cercate di sapere se possiamo contare
+sull’Inghilterra.
+
+In generale quando la regina parlava così aveva un tale potere di voce,
+e una tale dignità nel suo gesto, una tale maestà nelle sue parole, che
+quelli che l’ascoltavano non potevano più che obbedirla.
+
+Sir William si limitò a salutarla, salì in carrozza, e gridò al
+cocchiere: al palazzo reale, e di carriera.
+
+Circa un quarto d’ora dopo, come aveva detto la regina, ci mettemmo noi
+pure in carrozza e lo seguimmo.
+
+
+
+
+VI.
+
+
+Quantunque la regina avesse fatta al suo cocchiere la stessa
+raccomandazione che sir William al suo, questi nullameno arrivò venti
+minuti prima di noi, possedendo i migliori cavalli di Napoli, senza
+eccettuarne quelli del re.
+
+Ne risultò che, entrando nel palazzo, la regina trovò il consiglio
+riunito, il ministro Acton aveva da parte sua ricevuta la notizia
+dell’arresto del re di Francia, ed aveva pensato che la cosa valesse la
+pena di un Consiglio.
+
+Siccome io non seguii la regina, e la carrozza dopo averla deposta al
+palazzo mi condusse all’Ambasciata, non seppi che da lei, quanto era
+passato.
+
+Il re aveva preso posto di assai malo umore, dichiarando alla bella
+prima che aveva affari ben altrimenti importanti che quelli, i quali
+occupavano il Consiglio, e prevenendo i ministri ch’egli non resterebbe
+fino alla fine; ma quando scorse la regina fu ben peggio, pensò tosto
+di scaricare sopra lei la presidenza del Consiglio, ed avvicinandolesi,
+chiamandola cara maestra, le fece ogni maniera di gentilezze, ciò che
+non accadeva tranne nei momenti di supremo buon umore. Di tratto, nel
+punto in cui la discussione era più animata, si udì picchiare alla
+porta senza alcun riguardo.
+
+La regina dimandò con impazienza, chi mai avesse l’audacia di battere
+con tale familiarità alla porta del Consiglio, ma il re fece un segno.
+
+— Cara maestra, diss’egli, non turbarti; è per me, so di che cosa si
+tratta. E uscì.
+
+La regina allungò la testa, e per la fessura della porta vide un
+bracchiere che attendeva il re.
+
+Quasi subito la porta si riaperse.
+
+— Io non posso rimanere, ho da fare. Sostituiscimi, cara Carolina, come
+sempre; quanto farai sarà ben fatto.
+
+E salutando la regina ed i ministri con un gesto della mano, rinchiuse
+le porte e si udirono i passi, che rapidamente si allontanavano.
+
+La regina era avvezza a questo modo d’agire del re, e per solito poco
+se ne inquietava; ma questa volta le circostanze le parevano abbastanza
+gravi, perchè il re, malgrado la sua astensione dagli affari, dovesse
+restare al Consiglio fino alla fine, dappoichè fosse un po’ la sua
+causa che si discuteva.
+
+A mezzo il Consiglio, venne portata alla regina una lettera appena
+allora giunta da Vienna. Era di suo fratello Leopoldo, e le annunciava
+novelle della più alta importanza.
+
+L’imperatore le scriveva che nel mese seguente, verso il 20 di agosto,
+avrebbe un ritrovo a Pilnitz col re di Prussia Federico Guglielmo,
+secondo ogni probabilità, risulterebbe da questa conferenza una
+dichiarazione di guerra alla Francia.
+
+Pregava suo cognato Ferdinando di tenersi pronto per questo caso, e
+fornire il contingente che egli stesso s’era imposto nel suo viaggio a
+Vienna. L’imperatore ignorava ancora l’arresto di Varennes, o piuttosto
+doveva conoscerlo a quell’ora, essendo più rapide le comunicazioni fra
+Parigi e Vienna, che fra Parigi e Napoli: ma la sua lettera, datata il
+23 di luglio, era stata scritta tre o quattro giorni prima che avesse
+potuto sapere la trista nuova.
+
+Fu una fortuna per la regina, che suo marito le avesse addossata la
+presidenza, poichè il re, entrato al Consiglio ad un’ora e mezza, non
+avrebbe mai consentito di rimanervi fino alle sei.
+
+La regina ebbe la soddisfazione di sapere, dai dati raccolti dal
+generale Acton, che se le ostilità non erano ancora cominciate colla
+Francia, almeno tutto si preparava per l’invasione del territorio
+francese. Trentacinque mila tedeschi si avanzavano verso le Fiandre,
+quindici mila altri verso l’Alsazia; quindici mila svizzeri si
+apparecchiavano a muovere sopra Lione, un’armata piemontese minacciava
+il delfinato, e venti mila spagnuoli si tenevano pronti a passare la
+frontiera.
+
+Il generale Acton, come ministro della marina e della guerra, fu
+incaricato di completare il materiale da guerra, di bastimenti, di
+cannoni, di casse. Egli promise alla regina di organizzare manifatture
+d’armi e fabbriche di polvere, in fine scrisse ai principi di Hesse
+Philipstadt, di Wurtemberg, e di Sassonia, offerendo a tutti e tre
+comandi.
+
+Questo riguardava l’esterno, ma la regina era risoluta di sottomettere
+l’interno ad una sorveglianza che prevenisse ogni avvenimento che, nel
+principio o nello scopo, avesse rapporto con quelli che si compivano
+in Francia. Si decise di numerizzare le case della città, che non
+lo erano, si stabilirono in ogni sestiere commissari incaricati
+esclusivamente della polizia politica; finalmente un giovane, che
+il generale Acton credette potere raccomandar alla regina, come
+intraprendente, abile ed ambizioso, ricevette il titolo da lungo tempo
+abolito di _Reggente del Vicariato._
+
+Questo giovane era il cavaliere Luigi de’ Medici, che una volta salito
+al potere, non doveva più abbandonarlo.
+
+La regina non aveva di che lagnarsi; in questo solo consiglio erano
+state combinate faccende, che per solito non si ultimavano in dieci
+riunioni di questa sorte.
+
+Uscendo dal Consiglio la regina s’informò quale fosse stato l’affare
+tanto pressante che aveva allontanato il re dal Consiglio, e che cosa
+volesse da lui il bracchiere che s’era permesso di bussare alla porta.
+
+Questo bracchiere veniva ad informarlo, che una magnifica passata di
+beccafichi s’era appena fermata a Capodimonte, e come essa era attesa,
+perchè quella fosse l’epoca del passaggio di simili uccelli, il re
+aveva ordinato al suo capo caccia di prevenirlo non appena ci fosse un
+bel colpo di archibugio da tirare.
+
+Il capo caccia non aveva mancato, e tale era la faccenda importante che
+aveva impedito al re Ferdinando di prender parte alle misure, le quali
+dovevano, così almeno si sperava, contribuire a salvare suo cognato
+Luigi XVI e sua cognata Maria Antonietta.
+
+La regina m’avea detto di trovarmi alle sei precise al palazzo; io
+l’aspettava da una mezz’ora quando uscì dal Consiglio. Mi raccontò
+alzando le spalle la storia del re, ma, in fin dei conti, la noncuranza
+di suo marito la rendeva re e regina allo stesso tempo, ed il suo
+dispotismo vi si accomodava assai bene.
+
+Rimontammo in carrozza e partimmo per Caserta.
+
+Verso la metà del viaggio incontrammo una specie di calesse di
+posta coperto di polvere e che pareva aver fatto un lungo viaggio.
+Riconoscendo la livrea reale, una donna uscì con mezza la persona e
+gridò al suo postiglione di fermarsi.
+
+Era evidente che questa donna, da qualunque parte venisse, veniva per
+la regina.
+
+La regina fece arrestare la nostra carrozza e aspettò.
+
+La viaggiatrice si precipitò dal calesse ed in un momento fu presso a
+noi.
+
+— Da parte della regina Maria Antonietta, disse colei.
+
+— Voi venite da parte di mia sorella?
+
+— Sì, signora.
+
+— Avete una sua lettera.
+
+— Nel mio portafoglio — di lei stessa. — Vostra Maestà conosce la cifra
+della regina?
+
+— Perfettamente. Dite al vostro cocchiere che ci segua e montate con
+noi. — Il vostro nome?
+
+— Il mio nome vi è ignoto, signora, ma credo che dicendovi esser io
+l’Inglesina...
+
+— Ah! sì, sì. Voi siete addetta alla principessa di Lamballe. Salite
+con noi, salite.
+
+La giovane rivolse qualche parola al postiglione in eccellente
+italiano, montò con noi, si allogò sul davanti, ed il suo calesse ci
+tenne dietro.
+
+— Presto, presto! diteci come stanno le cose. In qual giorno avete
+lasciato Parigi?
+
+— Il ventisei giugno, signora, il domani del ritorno della regina.
+
+— E mia sorella stava bene?
+
+— Sì, signora, lasciando da parte le emozioni e la fatica di questo
+viaggio terribile.
+
+— Qual è la sua situazione alla Tuileries?
+
+— Prigioniera, signora, e non bisogna dissimularselo, essa sarà
+prigioniera fino al momento che il re avrà giurato la costituzione.
+
+— La giuri dunque, e guadagni terreno, fino che noi possiamo giungere
+in suo soccorso.
+
+— Ah, signora! È questo soccorso ch’io vengo ad affrettare in nome di
+Sua Maestà.
+
+— Noi ce ne occupiamo, siate tranquilla.
+
+Durante questo tempo, la regina dissuggellò la lettera di sua sorella,
+ma ella tentava indarno di comprenderne il senso.
+
+— Non posso leggere senza la cifra sotto gli occhi, disse la regina con
+impazienza.
+
+— È la parola Lodovico, ripetuta tre volte e seguita da un D.
+
+— Sì, ma la leggerò a Caserta a testa riposata. Ditemi chi vi manda,
+datemi i particolari del vostro viaggio, ripetetemi ciò che si diceva a
+Parigi al momento della vostra partenza.
+
+— A rischio d’essere schiacciata, volli assicurarmi che Sua Maestà era
+rientrata nel palazzo senza accidenti, e siccome l’itinerario degli
+augusti sovrani era tracciato, poichè si sapeva che entrerebbero per
+la barriera dell’Etoile, io mi allogai fin dal mattino nel giardino
+delle Tuileries. Appena rientrata la regina doveva andare a renderne
+istrutta la signora principessa di Lamballe, che era con suo padre il
+duca di Penthièvre; devo confessare a Vostra Maestà che l’aspetto della
+popolazione era pieno di minaccia.
+
+— Contro di chi?
+
+— Contro il re e la regina, signora.
+
+— Oh! francesi maledetti.
+
+— Avevano bendati gli occhi alla statua del re Luigi XV per
+simboleggiare l’acciecamento della monarchia; in fine di piazza in
+piazza grandi avvisi dominavano la folla, portando questa iscrizione:
+
+ «Chiunque applaudirà il re
+ Sarà bastonato.
+ Chiunque l’insulterà
+ Sarà appeso.»
+
+Io mi sentii agghiadare, la regina divenne pallidissima.
+
+Io le presi le mani.
+
+— Oh! giammai, giammai, le dissi: siate dunque tranquilla.
+
+— Se tu sapessi come mi odiano; più forse ancora di mia sorella. Ma
+essa, essa, vediamo, come raggiunse il Palazzo.
+
+— Essa venne in qualche modo portata dai suoi due più grandi
+nemici, il signor di Noailles ed il signor di Aiguillon. Di maniera
+che, quand’ella si vide nelle loro mani, si credette perduta, ma
+s’ingannava, perchè essi erano venuti colà non per perderla, ma per
+salvarla.
+
+— Ed il re?
+
+— Il re scese per ultimo, signora. Egli mi parve assai calmo: camminava
+col suo passo ordinario fra il signore Barnare e Péthion.
+
+— E voi allora?
+
+— Io tornai al palazzo Penthièvre a dare questa buona nuova alla
+principessa di Lamballe, che la regina era ritornata al palazzo senza
+alcun sinistro. Nella sera, la signora Campan venne portando questa
+lettera da parte della regina, che ebbi l’onore di consegnarvi or
+ora. Essa pregava, a nome della regina Maria Antonietta, Vostra Maestà
+di mandarne copia all’imperatore Leopoldo, al quale essa non ebbe il
+tempo di scrivere. Fu a Meaux, dove passò la notte del 23 al 24 nel
+vescovado, che essa trovò modo di scrivere a Vostra Maestà.
+
+— Ah! mia povera Maria, mia povera Maria, gridò la regina; oh! perchè
+non è lei invece di questa lettera che stringo sul mio cuore? Si salvi,
+fugga, venga a trovarmi! Essa sarà cento volte più felice a Caserta ed
+a Napoli che a Versailles ed a Parigi.
+
+— S’ella potesse, signora, non mancherebbe certo e si reputerebbe
+felicissima.
+
+Si pervenne al palazzo di Caserta.
+
+— Incaricati della nostra cara Inglesina, disse la regina volgendosi
+a me, veglia acciò ch’ella non manchi di nulla. Io vado a leggere la
+lettera della mia povera Maria ed a seguire le istruzioni che mi dà.
+
+Un’ora dopo, un corriere partiva per Napoli, invitando il generale
+Acton a venire l’indomani mattina a Caserta, e ordinando al corriere
+dell’Imperatore Leopoldo di non partire senza venir a prendere i
+dispacci della regina.
+
+— Continuate, diss’ella.
+
+— Vidi venir di lontano la carrozza reale, essa era protetta dai
+granatieri, dei quali gli alti berretti di pelo nascondevano le
+portiere. Due granatieri stavano sullo sgabello della parte anteriore
+della carrozza, ed erano incaricati di proteggere le tre guardie del
+corpo, che, rimaste fedeli al re, l’avevano accompagnato nella sua fuga
+rifiutando di scappare a Meaux, come aveva loro proposto Barnave, fermi
+di seguire fino all’ultimo la fortuna del re.
+
+— Sapete voi il nome di questa brava gente? chiese la regina.
+
+— I signori di Maustier, di Malden e Valery.
+
+La regina notò i tre nomi sul suo portafogli.
+
+— Avanti, avanti, continuò scrivendo.
+
+— Il signor di Lafayette con tutto il suo stato maggiore aspettava la
+carrozza alla inferriata delle Tuileries. Quando la regina lo scorse
+gridò a lui: «Signor di Lafayette, salvate le tre guardie, esse non
+fecero che obbedire al re;» ma per questa semplice obbedienza correvano
+maggior pericolo che tutti gli altri.
+
+Una siepe di guardie nazionali si stendeva dalla inferriata del ponte
+all’ingiro fino ai gradini che conducevano al palazzo. A questi gradini
+bisognava discendere, e là stava il pericolo.
+
+L’assemblea aveva mandato venti deputati ed essi aspettavano a questi
+gradini.
+
+Il signore di Lafayette scese di cavallo, fece fare dal terrazzo alla
+porta del giardino una vera via di ferro coi fucili e le baionette
+della guardia nazionale.
+
+I due figli, madama Reale e il Delfino uscirono i primi e guadagnarono
+il palazzo senza ostacoli.
+
+Dopo venne la volta delle guardie del corpo. Si era giurato di non
+lasciarle rientrar vive nel palazzo; era stata sparsa la voce che
+fossero stati loro a calpestare la coccarda tricolore il 2 ottobre.
+Al momento dunque in cui discesero della carrozza, vi fu un istante
+di lotta terribile; le sciabole, le daghe degli assassini si facevano
+strada fra le guardie nazionali. I signori di Valery e di Malden furono
+feriti.
+
+La regina asciugò colla sua pezzuola la fronte coperta di sudore.
+
+— Oh, diss’ella, quando penso che noi siamo forse destinate a vedere
+simili orrori. Oh! no, no, continuò serrando i denti; io prima li
+sterminerò tutti.
+
+
+
+
+VII.
+
+
+La storia della nostra _Inglesina_ che continuerò a chiamare con
+questo nome, essendoci stata fatta da lei la raccomandazione di non
+pronunziare il suo vero nome, è semplicissima.
+
+Il duca di Norfolk e lady Mary Duncan avevano conosciuto la sua
+famiglia e l’avevano collocata nel convento irlandese della via di
+_Bac_, ove prendeva delle lezioni da Sacchini maestro di musica della
+regina. Maravigliato dei progressi della sua alunna, ed avendola
+altresì intesa a parlare con grande purezza italiano e tedesco,
+l’autore dell’Edipo a Colono fece tanti elogi di questa giovinetta a
+Maria Antonietta, che desiderò di vederla. La principessa di Lamballe
+offerse allora alla regina di trovarsi incognita al momento in cui
+Sacchini dava la sua lezione, vi andò di fatti: e recatasi alla
+Tuilerie assicurò a Maria Antonietta che gli elogi dell’illustre
+maestro non erano punto esagerati. Due giorni dopo l’Inglesina
+fu accolta dalla regina, che calcolando i servizj che in gravi
+circostanze in cui si trovava poteva renderle una donna che parlava ad
+un tempo italiano, inglese e tedesco, si affezionò la giovinetta più
+colla dolcezza dei modi che per la speranza di ricompense, poichè a
+quell’epoca la regina non avrebbe nemmeno osato di promettere per tema
+di non poter mantenere.
+
+L’Inglesina ci raccontò come aveva ricevuto dalla regina di Francia
+la missione che ora compiva presso la regina di Napoli. Era partita
+dalla Francia con due lettere; una per Maria Carolina e che le aveva
+già consegnata, l’altra per la duchessa di Parma: trovandosi questa
+città sulla via di Napoli, la lettera per la duchessa doveva essere
+consegnata per la prima.
+
+L’Inglesina arrivando a Parma, aveva saputo che la duchessa era a
+Colorno, in villa.
+
+Essa partì per Colorno, e arrivò nel momento in cui la duchessa stava
+per uscire a cavallo; fece un segno al domestico che si avvicinò alla
+sua carrozza, e lo pregò di avvertire la duchessa del suo arrivo;
+il domestico andò dalla duchessa e le annunziò che una giovine donna
+arrivata da Parigi chiedeva di parlarle, per darle una lettera che non
+poteva consegnare che personalmente alla duchessa.
+
+L’Inglesina seguendo collo sguardo il domestico che era diventato suo
+intermediario, aveva veduto che a quelle parole «una giovane arrivata
+da Parigi» la duchessa aveva fatto un moto involontario di sorpresa,
+e si era turbata; ma non appena si accorse della sua presenza, la
+duchessa ripetè in lingua tedesca, per non essere intesa nè dai
+Francesi nè dagli Italiani che erano con lei, ciò che le aveva fatto
+dire dal domestico, vale a dire che era incaricata dalla regina Maria
+Antonietta di portare una lettera, che non poteva consegnare che a lei
+sola.
+
+La duchessa aveva tosto invitata l’Inglesina a scendere di carrozza,
+la fece entrare a palazzo, la seguì e lesse la lettera, mentre la
+messaggiera prendeva qualche rinfresco.
+
+Appena ebbe letta la prima riga, esclamò in lingua italiana:
+
+— Mio Dio! tutto è perduto, è troppo tardi!
+
+E continuando a leggere lasciava sfuggire queste esclamazioni:
+
+— È inutile! assolutamente inutile! sono perduti!
+
+Poi rivolgendosi verso l’Inglesina, soggiunse:
+
+— Mi duole che non possiate trattenervi e prendere un po’ di riposo; se
+tornerete a Parma, sarò felice di vedervi.
+
+Poi prese un fazzoletto ed asciugata una lagrima, disse:
+
+— Le circostanze sono tali al giorno d’oggi che rispondere a questa
+lettera sarebbe un esporre me, mia sorella, e voi stessa.
+
+Dopo di che rimontò a cavallo, augurò il buon viaggio all’Inglesina, e
+partì al galoppo.
+
+L’Inglesina aveva continuato il suo viaggio trovando la duchessa di
+Parma un po’ fredda rispetto ai pericoli in cui trovava sua sorella;
+ma avendo premura d’arrivare a Napoli, si era posta di nuovo in viaggio
+senza riposarsi.
+
+Dopo le delusioni venne la catastrofe. L’Inglesina viaggiava, come ho
+detto, in vettura di posta con un domestico sulla cassettina; questo
+domestico aveva sotto i piedi una cassetta ove la viaggiatrice aveva
+rinchiuso gli oggetti più preziosi e il denaro: volendo arrivare a Roma
+di giorno, essa l’aveva mandato per corriere a comandare i cavalli,
+e non trovandosi nessuno a custodire la cassetta, le fu involata fra
+Aqua-pendente e Monte Roso, di modo che la povera fanciulla, arrivando
+a Roma, si accorse che rimaneva abbastanza denaro per pagare la posta,
+ma non un soldo per continuare il suo viaggio a Napoli. Fortunatamente
+aveva una lettera di raccomandazione per la duchessa De-Paoli che
+abitava a Fontana di Trevi. Il giorno dopo del suo arrivo andò dalla
+duchessa e le consegnò la lettera raccontandole le sue sventure.
+
+La duchessa le prestò un centinaio di ducati per continuare il viaggio;
+una volta a Napoli sapeva bene che non aveva bisogno di nulla.
+
+La duchessa inoltre le aveva dato una lettera di raccomandazione,
+propriamente per.... per Sir William, e non conoscendo chi fossi,
+l’Inglesina mi chiese se conosceva l’ambasciatore d’Inghilterra, se era
+un uomo cortese, e se io poteva raccomandarla a lui. Per tutta risposta
+e con grande stupore dell’Inglesina, apersi la lettera diretta a sir
+William. La duchessa De-Paoli pregava sir William, di ordinare tutte
+le ricerche necessarie perchè la povera Inglesina ritrovasse la sua
+cassetta. Non sapendo se avrei veduto sir William prima della partenza
+del corriere dell’Imperatore che passava per Roma, e che doveva
+porsi in viaggio per la mattina seguente, presi la penna e scrissi al
+console inglese a Roma, per raccomandargli d’insistere presso tutte
+le autorità perchè fossero attivate tutte le indagini, non già come si
+fa d’ordinario, ma sul serio: gl’indicai i due postiglioni come quelli
+che bisognava arrestare pei primi: l’Inglesina mi aveva detto che quei
+due le erano stati indicati come ladri di professione. Terminata la
+lettera la diedi a leggere all’Inglesina, che comprese tutto il mistero
+della mia indiscrezione, vedendo la mia lettera firmata, Lady Hamilton.
+Nello stesso tempo mi tolsi dal dito un bel brillante, pregandola
+di accettarlo in ricordo del modo originale con cui avevamo fatto
+conoscenza.
+
+Eravamo ancor insieme quando la regina entrò ed ebbe la bontà
+d’informarsi dall’Inglesina se mi fossi presa cura di lei; l’Inglesina
+rispose prendendomi vivamente la mano e baciandola prima che avessi
+avuto il tempo di oppormi.
+
+La regina l’interrogò ancora, ed in modo che provava di mostrare un
+interesse ben diverso da quello della duchessa di Parma, riguardo agli
+avvenimenti di Francia ed ai pericoli in cui si trovava sua sorella;
+poi vedendo che la povera Inglesina, malgrado tutto il rispetto che
+le ispirava la presenza di Sua Maestà, dormiva in piedi, la mandò a
+riposarsi; ma alla porta si urtò quasi col generale Acton, il quale
+chiamato soltanto pel giorno seguente, sapendo che si trattava di un
+messaggiero o piuttosto di una messaggiera che giungeva dalla Francia,
+accorse per far prova di zelo e per mettersi a disposizione della
+regina.
+
+— Perdono, signora, disse il generale, mi voleva far annunziare quando
+la signorina aperse la porta e mi trovai in faccia a Vostra Maestà.
+
+— Venite, generale, disse la regina, non c’è bisogno di etichetta in
+momenti come questi: sapete che cosa è accaduto? sapete che mia sorella
+e suo marito sono prigionieri alla Tuilerie? Luigi XVI si trova nella
+stessa precisa condizione di Carlo II d’Inghilterra, e lo decapiteranno
+come lui, e la mia povera sorella l’assassineranno.
+
+— Oh! signora, disse il generale, credete che si esagera.
+
+— Venite, Inglesina, venite, esclamò la regina, e ditegli come
+vanno le cose; mi fanno venir la rabbia con quel loro sangue freddo:
+aspetteranno che il re Luigi XVI abbia tagliata la testa per decidersi
+a snudare la spada per lui.
+
+— Quand’è che avete lasciato Parigi? chiese il generale.
+
+— Eh! mio Dio! Signore, disse la regina, quando tutto era perduto.
+
+— Di grazia lasciate parlare la signorina, disse il generale, e vedrete
+che non è perduto tutto; abbiate un po’ di pazienza.
+
+— Pazienza! disse la regina; dopo la presa di Bastiglia, vale a dire da
+due anni, non sento dire altra cosa.
+
+Poi lasciandosi cadere su di una poltrona, e rivolgendosi all’Inglesina
+che si era rianimata dietro questa emozione della regina:
+
+— Raccontategli tutto, disse, e quando saprà ciò che so io, vedremo se
+oserà ancora dire: — pazienza.
+
+Mano mano che l’Inglesina parlava, la regina faceva dei movimenti di
+testa, ripetendo: ebbene? ebbene? ebbene? — e quando ebbe finito:
+
+— Ho ricevuto una lettera da mio fratello l’Imperatore, disse: egli mi
+avvisa che al 27 d’agosto deve avere una conferenza a Pilnitz col re
+Federico Guglielmo. Scrivetegli in nome del re Ferdinando, che noi da
+questo momento aderiamo a quanto sarà per fare, e che può contare su
+venticinque mila uomini e venticinque milioni.
+
+Il generale sorrise.
+
+— Per gli uomini forse, disse egli, ma pel denaro è tutt’altra cosa, le
+casse sono a secco, e voi lo sapete, Signora.
+
+— Si riempiranno, dovessi vendere perciò i diamanti della corona;
+d’altronde se voi non gli scrivete ciò in nome di Ferdinando, gli
+scriverò io nel mio, anzi gli debbo già avere scritto, ecco qui la
+lettera.
+
+— Vostra Maestà sa, disse facendo in un inchino il generale Acton,
+che io non sono mai d’altro avviso che del vostro; ma farò osservare
+a Vostra Maestà che la signorina, — accennando all’Inglesina, — ha
+l’aspetto di essere ammalata, tanto è spossata.
+
+— Oh! lo sono meno pel viaggio che pel dispiacere, rispose l’Inglesina,
+pensando alle sventure che minacciano gl’illustri personaggi che ho
+lasciato da sì poco tempo.
+
+— Non importa, disse la regina, andate nella vostra camera, mettetevi a
+letto e dormite ventiquattr’ore se potete.
+
+Difatti la povera Inglesina era più ammalata di quello che non credeva
+ella stessa, o di quello che non voleva confessare: nella notte fu
+presa da una febbre violenta, e fu obbligata di stare a letto per otto
+giorni.
+
+Durante quella settimana la regina non mancò un sol giorno di farle
+visita nella sua camera, e di chiedere le sue notizie.
+
+È inutile dire che malgrado tutte le ricerche che noi facemmo fare,
+sir William ed io, la cassetta dell’Inglesina non si ritrovò. Ci fu
+detto solamente che uno dei due postiglioni era un figlioccio di un
+cardinale, cosa che gli permetteva di accoppiare il mestiere di ladro
+con quello di postiglione.
+
+Dopo otto giorni di riposo, e perfettamente guarita, l’Inglesina
+ripartì per la Francia, con una lettera in cifre della regina di Napoli
+per la regina Maria Antonietta.
+
+Il giorno 27 di agosto, l’imperatore Leopoldo ebbe a Pilnitz col re
+Federico Guglielmo la conferenza promessa. I due testimonii che vi
+assistevano bastavano solo per indicarne lo scopo; uno era il signor de
+Bouillé, che aveva dianzi dato al re una prova così grande di devozione
+a Varenne, cercando fino all’ultimo momento di toglierlo dalle mani del
+popolo; l’altro era il signor Calonne, quel bel ministro della guerra
+inventato da madame di Staël che ebbe per un istante la speranza di far
+passare il suo genio in quella testa sventata: mistero che i discorsi
+della corte avevano reso molto trasparente, avviluppando la nascita
+di questo bel gentiluomo, che era nientemeno, dicevasi, che il frutto
+d’incesto fra Luigi XV e madama Adelaide, che allora era a Roma, e che
+due anni dopo ei doveva vedere colle due sorelle a Palermo.
+
+Intanto le notizie di Francia si fecero migliori: l’assemblea nazionale
+aveva terminato l’atto costituzionale, che fu poi conosciuto più tardi,
+sotto il nome di costituzione del 91: il giorno 14 settembre il re
+si era recato alla costituente, ed aveva prestato il giuramento alla
+costituzione, promettendo di mantenerla con tutti i poteri che gli
+erano delegati.
+
+Subito dopo, come se l’assemblea non avesse atteso che quest’atto
+solenne per riconciliare la nazione col re, si restituì a Luigi XVI
+la facoltà di dare tutti gli ordini che credesse convenienti per la
+sicurezza e la dignità della sua persona, si levarono i suggelli dagli
+appartamenti, e tanto il giardino quanto il palazzo della Tuilerie
+furono aperti al pubblico.
+
+Ma i preparativi di guerra non proseguivano meno in attività da parte
+del re di Prussia, dell’imperatore Leopoldo e del re Ferdinando,
+quando ad un tratto tre notizie delle più inaspettate si succedettero
+alla Corte di Napoli, cioè che l’imperatore Leopoldo era morto al 1
+di marzo, che Gustavo III di Svezia era stato assassinato il 16 dello
+stesso mese, e finalmente che la Francia aveva dichiarato la guerra a
+Francesco I re di Ungheria e di Boemia il 20 aprile.
+
+Non saprei dire se nello stato d’animo della regina, la morte di suo
+fratello Leopoldo le fosse stata molto spiacente; malgrado il trattato
+di Pilnitz, malgrado i preparativi esterni di guerra, si diceva in
+segreto che vi era accordo fra il ministro francese Delessare ed
+il gabinetto di Vienna per mantenere la pace: nella sua qualità di
+filosofo, Leopoldo non amava la guerra, e d’altra parte non era pronto
+a farla.
+
+L’imperatore Francesco I, nipote della regina che succedeva a suo
+padre, caratterizzava invece perfettamente la controrivoluzione, ed era
+l’uomo fatto per Maria Carolina.
+
+Era un tedesco nato a Firenze, e per conseguenza falso italiano e falso
+tedesco, ma partecipe delle due nature: la regina di Napoli credeva
+di poter prendere una facile influenza su quella mente limitata e su
+quel carattere debole e violento. Quando lo vidi dieci anni dopo, era
+un uomo ancor giovane, e supponendo tuttavia che fosse un uomo non una
+statua, camminava stecchito come sulle molle, simile allo spettro di
+Banco. Aveva un viso o piuttosto la maschera fresca e rosa, e di una
+fissità spaventosa. Sir William diceva di lui:
+
+Ecco un uomo che non avrà mai dei rimorsi; costui commette dei delitti
+con coscienza.
+
+La controrivoluzione aveva dunque guadagnato tutto colla morte di
+Leopoldo, poichè ad un imperatore filosofo, succedeva un imperatore
+bacchettone ed ipocrita, e la prova non tardò guari a mostrarsi
+con grande soddisfazione di Maria Carolina. Subito dopo la morte
+dell’imperatore Leopoldo, l’ambasciatore di Francia a Vienna, signor di
+Noaille, fu quasi prigioniero nel suo palazzo. In quanto alla Prussia
+se ne stava sicura; era sotto la sua protezione che gli emigrati si
+davano faccende, ed in una udienza pubblica il re Federico Guglielmo
+avea voltato le spalle al signor di Segur ambasciatore di Luigi XVI
+o piuttosto dell’assemblea nazionale, ed avea chiesto ad alta voce
+all’inviato di Coblenza, vale a dire dei principi, come stava il conte
+d’Artois.
+
+In quanto all’assassinio di Gustavo, era certamente un gran delitto,
+ma non era una grande sventura per la causa del re; però, benchè a
+torto si fosse creduto da principio che egli fosse stato assassinato
+dai rivoluzionari, cosa falsissima, lo si metteva a carico dei
+nostri nemici. È vero che lo si designava come il futuro generale in
+capo della rivoluzione; ma questo generale in capo era forse assai
+terribile? d’altronde lo si notava come uno che odiava la Francia, come
+un amante che odia l’amante infedele, e la sua grande preoccupazione,
+morendo, era di sapere cosa direbbe la Francia della sua morte.
+
+— Che ne diranno, Brissot? mormorò spirando.
+
+In quanto alla dichiarazione di guerra della Francia all’Austria,
+siccome era evidente che non era il re che dichiarava questa guerra, ma
+il ministro girondino, e che d’altronde non era dichiarata che dietro
+un ultimatum dell’imperatore Francesco, impossibile ad accettarsi dalla
+Francia, e siccome questa guerra soddisfaceva ai desiderj della regina,
+questa notizia fu ricevuta più come buona, anzichè come cattiva.
+
+Il doppio lutto che si portò a Napoli per la morte dell’imperatore e
+per l’assassinio del re di Svezia, fu dunque a mio avviso, più un lutto
+di corte che di cuore.
+
+
+
+
+VIII.
+
+
+Quando passai per la Germania ritornando con sir William e lord Nelson,
+vale a dire nel 1801, vidi in esilio chi nel 1792 aveva fatto prendere
+a Luigi XVI la risoluzione di fare la guerra all’Austria; costui era
+Carlo Francesco Dumoriez, che per nostra sventura salvò la Francia
+a Valmy ed a Jemapes. Ne aveva tanto udito a parlare alla corte di
+Napoli, che lo osservai colla più grande attenzione, e non perdetti
+nemmeno una parola della conversazione che ebbe con mylord[2]: quando
+toccherò di quell’epoca della mia vita, dirò l’effetto che egli mi
+produsse.
+
+Abbiamo detto che dopo il giuramento della costituzione si era formata
+una specie di pace fra l’assemblea, rappresentante la nazione ed il
+re, rappresentante il diritto divino, ma trascinato suo malgrado, e
+malgrado la regina, a farsi il campione dei principii rivoluzionari
+dell’89; avremmo dovuto dire una tregua: alla prima occasione questa
+tregua si ruppe. Quest’occasione fu il rinvio de’ ministri che gli
+avevano fatto dichiarare la guerra.
+
+Sapemmo poi verso la fine di giugno da una lettera stessa della regina
+Maria Antonietta l’invasione della Tuilerie dai sobborghi S. Antonio
+e S. Marcello diretti dal famoso Santerre, che aveva cominciato come
+Cromwell coll’essere birraio; ma privo dell’ingegno del protettore, si
+fermò ad un terzo del cammino che percorse il deputato dell’università
+di Cambridge; questa lettera era il penultimo grido della sua
+disperazione. Noi non ne udimmo l’ultimo che mandò il 10 agosto. Fino
+dal 1 luglio 1792 la regina non ebbe più che indirettamente notizie
+di sua sorella, e non si vedea altrimenti cosa succedeva in Francia,
+che come quando si vede ad intervalli al bagliore dei lampi di una
+tempesta.
+
+La lettera della regina Antonietta era lunga, e spiegava a sua sorella
+come suo marito avesse acconsentito alla guerra coll’Austria, ed era
+venuto a proporla pel primo all’assemblea nazionale.
+
+Maria Carolina s’immaginava bene che suo cognato avesse fatto quel
+passo suo malgrado, ma ignorava la situazione precisa in cui egli si
+trovava; la lettera di sua sorella gliela poneva con tutta chiarezza.
+
+Il re accusato dai Giacobini e specialmente da Robespierre di volere la
+guerra, non la desiderava meno di Robespierre, che temeva di vedersi
+perdere la sua cattiva ed odiosa personalità in mezzo ai frastuoni
+delle battaglie.
+
+Difatti il re aveva tutto da perdere con una guerra, e la regina lo
+spiegava benissimo; una vittoria di Lafayette o di qualunque altro
+generale non ristorava il trono che per metterlo sotto tutela: d’altra
+parte una disfatta avrebbe inasprito Parigi; vi sarebbe sommossa per
+le vie, e dalle vie sarebbe giunta fino alla Tuilerie, ove non era
+ancora penetrata, perchè il re sarebbe accusato di aver preparato
+questa disfatta, o almeno di esserne contento. Finalmente se, contro
+ogni probabilità, il re non sparisse in mezzo alla tempesta, se il
+diritto divino dei re trionfasse, a vantaggio di chi trionferebbe?
+— a vantaggio di Monsieur fratello del re e dell’emigrazione, perchè
+Monsieur non nascondeva i suoi progetti; Monsieur voleva l’abdicazione
+di Luigi XVI e la reggenza fino alla maggiorità del Delfino.
+
+Particolarmente la regina avea tutto a temere; e benchè il suo
+carattere energico, che aveva molti lati somiglianti a quello di Maria
+Carolina, la portasse ad affrontare il pericolo, non si dissimulava di
+non avere amici nè a Parigi nè all’estero; a Parigi era stata chiamata
+madama _Poi_ o madama _Veto_, e aveva nemico il popolo intiero; a
+Coblenza era stata oltraggiata, ed aveva per nemico mortale Monsieur
+e l’antico ministro Calonne, che, dopo essere stato suo servitore, la
+prese in odio e dirigeva il conte d’Artois, altre volte benevolo verso
+di lei, e che poi passò nel campo dei suoi avversari.
+
+Anche la Francia vittoriosa era probabilmente per Maria Antonietta una
+decadenza: i principi vincitori, peggio, era il ripudio od un convento.
+La guerra era stata dichiarata all’Austria dal re di Francia il 20
+aprile: al 28 avvennero a Quievram i primi scontri; i rivoluzionari
+erano stati battuti ed avevano massacrato in un granaio il generale
+Teobaldo Dillon fratello del bello Arturo Dillon, che aveva fama di
+essere stato il primo amante di Maria Antonietta; e l’odio contro la
+povera regina di Francia era così grande, che i soldati, confondendo
+Teobaldo con Arturo, l’uccisero per odio di suo fratello accusandolo di
+tradimento.
+
+L’altro fu più infelice ancora, morì nel 94 sul patibolo.
+
+Sventuratamente i Prussiani non seppero approfittare di questa prima
+vittoria; avevano una grande confidenza in ciò che diceva il duca di
+Brunswik, il quale ad una lettera della regina che gli raccomandava suo
+cognato e sua sorella, rispondeva:
+
+— Vostra Maestà si assicuri, che non è una guerra quella che andiamo a
+fare, è una passeggiata militare. Le nostre fermate sono già stabilite
+prima, e pel 15 settembre saremo a Parigi. E di fatti il 23 agosto il
+generale Clairfight prendeva Longoy dopo un bombardamento di 24 ore; al
+2 settembre il re di Prussia in persona prendeva Verdun, e si metteva
+in marcia su Parigi.
+
+Ma prima di queste notizie un poco rassicuranti ci erano giunte delle
+notizie disastrose.
+
+Al 10 agosto la Tuilerie era stata presa di assalto, e al 13 il re e
+la regina erano stati condotti al Tempio. Poi arrivò la notizia del
+massacro dei prigionieri: al primo momento si annunziò alla regina
+che tutti i prigionieri erano stati massacrati, che non vi era stata
+eccezione per nessuno, e che il re e la regina erano periti insieme
+agli altri; la regina Maria Carolina credette di diventar pazza di
+rabbia e di dolore.
+
+Ma si ricevette subito una lettera del signor di Bretéuil agente di
+Luigi XVI, ed un’altra del signor Mercy d’Argenteau, che rassicuravano
+su questo punto la regina di Napoli, che il re e la regina di Francia
+vivevano; ma si trattava di fare il processo al re.
+
+Il signor Mercy d’Argenteau annunziava inoltre in una proscritta che la
+Vandea si era sollevata, cosicchè i repubblicani avevano in faccia la
+spada degli stranieri, e alle reni il pugnale dei realisti.
+
+Nello stesso tempo apprendemmo la vittoria di Valmy, la proclamazione
+della repubblica, l’accusa del re, e la pace probabile colla Prussia.
+La passeggiata militare di S. M. il re Federico Guglielmo non era
+ancora giunta alla foresta dell’Argonne, e si era fermata al campo
+della Luna.
+
+Fu allora che la regina risolse di far entrare in linea il governo
+napolitano.
+
+Il primo segno d’ostilità che diede il re Ferdinando alla nuova
+repubblica, fu di rifiutare di riconoscerla nella persona del suo
+ambasciatore il cittadino Mackau, e di far fare lo stesso rifiuto a
+Costantinopoli al cittadino Semonville.
+
+Poi la regina fece redigere dal generale Acton una lettera che comunicò
+ai governi di Venezia e di Sardegna.
+
+Quella nota portava l’invito di formare una lega italiana, ed era
+redatta in questi termini:
+
+«Qualunque sia la fortuna delle armi tedesche sul Reno, all’Italia
+importa di avere sulle Alpi delle forze che servano di baluardo, e di
+impedimento ai Francesi, o vinti in altra parte, fare una diversione
+disperata, o vincitori, di vendicarsi continuando le loro conquiste,
+ed inquietando i governi italiani. Se il regno di Napoli, la Sardegna
+e Venezia si collegassero in questo scopo, il Sovrano Pontefice si
+unirebbe alla santa causa, i piccoli stati intermediarii seguirebbero
+buono o malgrado il movimento generale, e ne risulterebbe una massa
+di forza capace di difendere l’Italia e darle peso ed influenza
+nelle guerre e nei consigli d’Europa. L’oggetto di questa nota
+era di proporre una confederazione, in cui il re delle Due Sicilie
+prenderebbe la più grande responsabilità, quantunque fosse l’ultimo
+cui potessero colpire le armi francesi, ma crede di dover ricordare ai
+principi italiani che la speranza di sfuggire isolatamente al pericolo
+d’un’invasione, è sempre stata la ruina d’Italia.»
+
+Si era ricevuta la risposta della Sardegna che accettava, e si
+stava per ricevere quella di Venezia, quando il 16 dicembre, mentre
+i ministri erano in consiglio con sir William, ed io aveva fatto
+colezione con la regina, che stava in piedi alla finestra, battendo
+con distrazione le dita sui vetri, essa mi chiamò ad un tratto, ed
+indicandomi il mare coperto di navi nell’intervallo fra la punta di
+Posilippo e Capri:
+
+— Che cos’è? mi dimandò essa.
+
+Ed io che non ne sapeva nulla al par di lei, me ne stava guardando.
+
+Ma quando la squadra fu in vista di Napoli, inalberò le sue bandiere,
+ed ai loro tre colori, così odiati a Napoli, si riconobbe una flotta
+francese.
+
+In quel momento udimmo del passi precipitosi nella camera precedente,
+la porta si aperse con violenza, ed il re apparve pallido ed assai
+agitato, e lasciandosi cadere su di una poltrona, indicando col dito le
+navi che si avanzavano a gonfie vele:
+
+— Ecco, signora, disse volgendosi alla regina, è affare vostro.
+
+La regina anch’essa diventò pallida, ma di collera; il suo labbro
+inferiore, il labbro austriaco, s’allungava sdegnosamente, e colle
+sopracciglia aggrottate guardava in faccia suo marito.
+
+— Vogliate farmi la grazia di spiegarvi, disse, perchè non vi comprendo.
+
+— Per Dio, disse il re, però è ben facile a comprendersi. Voi mi
+avete fatto rifiutare di ricevere il signor Magoh, — il re nel suo
+dialetto napoletano storpiava volontariamente od involontariamente
+il nome dell’ambasciatore della repubblica francese; — voi mi avete
+fatto scrivere al mio buon amico il Gran Turco, che non ho mai veduto,
+ed i cui Bey di Tunisi, di Marocco e di Tripoli, rapiscono i miei
+sudditi per farli remare sulle loro galere; mi avete fatto scrivere
+al mio amico, il Gran Turco, perchè facesse egualmente col signor di
+Semonville, ed egli ha avuto la delicatezza di dire di no; mi avete
+messo alla testa di una confederazione di principi italiani, di cui la
+metà mi lasceranno in mezzo ai pericoli, per fare una coalizione contro
+la Francia, ed ecco là la Francia che se ne adonta, e che manda una
+flotta per fare, Dio lo sa.... per bombardare Napoli, forse.
+
+— Ebbene, e poi? chiese la regina.
+
+— Come poi? dopo che Napoli sarà bombardata!
+
+— Napoli sarà bombardata se non si difende.
+
+— Al contrario, signora, sarà bombardata se si difende.
+
+— E allora voi lascerete entrare i Francesi in porto senza tirare un
+colpo di cannone?
+
+— Credo bene: prima di tutto la polvere che si fabbrica a Napoli val
+niente, perchè contiene dieci volte più carbone che nitro; se andassi
+a caccia colla polvere di Napoli, non prenderei che la terza parte dei
+miei colpi, per cui faccio venire la mia polvere dall’Inghilterra.
+
+— Cosicchè voi avete ordinato?
+
+— Che si vada incontro alla nave ammiraglia, per ricordare al
+comandante della flotta, che un antico trattato non permette l’entrata
+nel porto che a soli sei legni di guerra francesi.
+
+— Eh! là! esclamò la regina.
+
+— Aspettate dunque; ma per dirgli, continuò il re, che una volta non
+fa usanza, ma che lo prego solamente, prima che nessun uffiziale della
+flotta scenda a terra, di farmi dire quale sia la felice circostanza
+che mi procura l’onore della sua visita.
+
+— L’intendi, Emma, disse la regina con impazienza, e battendo i piedi.
+
+— Il re fece sembiante di non vedere e di non intendere.
+
+— Guardate, disse il re, ecco il capitano Francesco Caracciolo, che va
+nella lancia reale a compire la mia commissione.
+
+— Vi ammiro, disse la regina scherzando, voi mandate un principe a dei
+repubblicani.
+
+— Signora, siccome presumo che la repubblica francese m’invia ciò che
+ha di meglio, così anch’io le invio ciò che ho di meglio.
+
+— Ecco, li vedete, quei birbanti di Francesi non hanno paura di niente,
+questi diavoli di Giacobini; ecco il vascello ammiraglio che getta
+l’áncora a mezza portata di cannone dal Castel dell’Uovo; — bisogna
+che sappiano che noi abbiamo la polvere cattiva, senza di che non si
+esporrebbero a farsi calare a picco.
+
+— Ahimè, mormorò la regina, non sanno questo, ma probabilmente sapranno
+oltre cose.
+
+— Che io sono incapace di approfittare della loro imprudenza, disse
+il re, con un certo tuono finto che aveva talvolta, e da cui non si
+poteva indovinare se scherzava o se parlava sul serio, se lanciava un
+frizzo spiritoso, o se diceva una bestialità. — Hanno ragione questi
+cari _sans culotte_, già, già. Ecco tutta la flotta che si spiega in
+linea di battaglia, — manovrano a maraviglia. E quando si pensa che
+da otto o dieci anni il mio ministro della marina, il signor generale
+Acton, mi mangia otto o dieci milioni all’anno, promettendomi una
+flotta che non veggo mai a comparire; con cento milioni dovrei avere
+una flotta tripla di questa; andate dunque al consiglio, signora, e
+fate questa osservazione al signor Giovanni Acton; venendo da voi gli
+farà probabilmente più effetto che da me. Perchè infine capirete bene,
+se avessi una flotta tripla di quella là, per quanto sia di cattiva
+qualità la nostra polvere, potremmo difenderci, mentre che avendo ora
+della polvere cattiva, e cinque o sei poveri bastimenti che vanno l’uno
+dietro l’altro, la cosa è impossibile.
+
+La regina che comprendeva l’intenzione del re, si mordeva le labbra fin
+quasi a sangue per la rabbia; il re le diceva nello stesso tempo: hai
+un marito che è un vile, ed un amante che è un ladro.
+
+— Avete ragione, signore, disse la regina; anderò in consiglio e
+parlerò nel termini che voi dite.
+
+— Oh! ne avete tutto il tempo, guardate là Caracciolo che sale ora a
+bordo; vedete dunque come ciò lo interessa: — questo buon popolo....
+tutta Napoli è sulla banchina: — che bella beccheria se si battessero,
+è vero che fuggirebbero tutti.
+
+— Cinico spietato, mormorò la regina. — L’intendi tu! — Credo che se
+non vi fosse nessuno da burlare, burlerebbe sè stesso.
+
+— Diavolo! esclamò il re, la visita non è stata lunga. Ecco Caracciolo
+che discende nella sua lancia; prima di dieci minuti sarà qui. — Fateci
+l’onore di assistere al consiglio, signora; voi sapete di averne il
+diritto dopo aver dato un erede alla corona, ed avete anche fatto
+uscire il Tannucci usando di questo diritto. Egli era per la politica
+francese, e voi per la politica austriaca. Oh! se ci fosse egli, ci
+darebbe un buon consiglio.
+
+Ed il re uscì scuotendo la testa, dicendo:
+
+— Povero Tannucci.
+
+
+
+
+IX.
+
+
+Confesso che era rimasta come di sasso. Sapeva bene che il re di Napoli
+era poco curante della sua propria dignità, ma non credevo poi che
+spingesse sino a quel punto l’obblio di sè stesso; e stava guardando la
+regina.
+
+— Andrete voi, signora? dimandai io.
+
+— Eh! sicuramente che ci vado, rispose, e ci verrai anche tu con me?
+
+— Ma signora, con qual titolo?
+
+— Tu ci verrai, disse la regina con impazienza: voglio che tu possa
+raccontare a sir William come sono andate le cose, e dirgli qual è
+l’uomo del re, o della regina.
+
+Non aveva nulla da rispondere, non era un invito che riceveva, ma
+un ordine: seguii la regina, e cinque minuti dopo noi entrammo in
+consiglio. Questo consiglio si componeva del generale Acton, di Carlo
+De Marco, di Ferdinando Corradini, di Saverio Simonetti, e del nuovo
+reggente della Vicaria Luigi Medici. Il re presiedeva come di solito
+questo consiglio, ma si sa bene in che modo, venendo e andando. Un solo
+fatto ci darà una idea dell’amore del re per questa occupazione: egli
+aveva proibito che sul tavolo, in giro al quale si erano disposti,
+vi fossero penne e calamai, temendo che la _smania di scrivere_ non
+trascinasse qualche membro del consiglio a prolungare la seduta.
+
+Il re aveva ben calcolato il tempo che il capitano Caracciolo doveva
+impiegare per ritornare dalla nave ammiraglia francese; non appena la
+regina aveva preso il suo posto in faccia al re, ed io mi era seduta in
+un angolo, la porta si aperse e si annunciò il messaggiero.
+
+Era la prima volta che vedeva l’uomo, alla cui morte doveva prender
+parte sett’anni dopo; era un uomo di quarant’anni, cogli occhi neri e
+di tratti molto marcati, aveva qualche cosa di aspro e di dominatore,
+che dimostrava in lui il patrizio d’origine; difatti egli era principe
+o piuttosto _dei_ principi Caracciolo, che prese gran parte nelle
+guerre civili di Napoli, di cui uno, Sergiani, amante della regina
+Giovanna II, fu assassinato in Castel Capuano, per vendetta dello
+schiaffo che aveva osato di dare, in un momento d’ira, alla sua reale
+amante.
+
+Egli entrò, si guardò intorno, e parve sorpreso nel vedere due donne,
+di cui una straniera, assistere al consiglio; salutò profondamente, e
+stette ritto.
+
+— Ebbene? dimandò Ferdinando con impazienza
+
+— Il re mi ordina di parlare? chiese Caracciolo.
+
+— Hai forse bisogno di un ordine, per dare una risposta al re?
+
+— Il re era solo quando mi ha mandato....
+
+— Sì, disse la regina, e il re non è più solo, ma voi dovete conoscere,
+mi pare, le persone innanzi alle quali siete stato ammesso.
+
+— Ho l’onore di conoscere le Loro Maestà e le Loro Eccellenze, rispose
+Caracciolo con una voce ferma; ma non ho l’onore di conoscere la
+signora.
+
+— La signora è mia amica intima, disse la regina.
+
+— Ciò è un titolo al nostro rispetto, signora, rispose il principe
+facendo un inchino; ma trattandosi ora di affari di Stato....
+
+— Generale, volete ordinare al capitano Caracciolo di parlare? disse la
+regina al ministro Acton; il vostro ordine avrà forse su di lui maggior
+potere dell’invito del re e del mio.
+
+— Vediamo, parla, disse il re.
+
+— Sire, disse Caracciolo, l’uffiziale che comanda la flotta francese è
+l’ammiraglio Latouche Treville.
+
+— E che vuol dire con questo ammiraglio Latouche Treville? dimandò il
+re.
+
+— Un dei migliori marinai della marina francese, Sire; è quegli che
+nel 1781 sostenne insieme al capitano Lapeyrouse comandante l’Astrea,
+ed egli comandante dell’Ermione, un combattimento di cinque ore contro
+quattro fregate e due corvette inglesi, e malgrado la superiorità del
+numero ebbe gli onori della giornata.
+
+— E che viene a fare qui?
+
+— Ha rifiutato di dirmelo, Sire, ma ha detto che fra un’ora manderà il
+suo secondo, per darvi tutte le spiegazioni a questo riguardo.
+
+— Ebbene, signori, disse il re, aspettiamo le spiegazioni del
+signor.... scusatemi, m’inganno, del cittadino Latouche-Treville.
+
+— Temo, Maestà, disse il generale Acton, che noi siamo minacciati
+da una scena simile a quella che venne a fare innanzi al porto di
+Napoli l’ammiraglio Martin al principio del regno dell’augusto padre
+di Sua Maestà, quando venne in nome dell’Inghilterra e dell’Austria a
+significare al governo che dovesse serbare la neutralità nella guerra
+d’Italia.
+
+— Sì, sì, disse Ferdinando: l’uffiziale incaricato di parlare in
+nome del Commodoro fu anche molto insolente, trasse dalla sua tasca
+l’oriuolo e lo regolò colla pendola, ed è lo stesso anche oggi; e
+diede due ore al re per segnare un trattato di neutralità, e di spedire
+l’ordine a Montemar di ritornare nel regno colle sue truppe.
+
+— E che fece il re vostro padre? dimandò la regina.
+
+— Per Dio, rispose Ferdinando, fece ciò che esigeva l’Inghilterra.
+
+— Ma perchè a quell’epoca, esclamò Caracciolo senza accorgersi che non
+era stato interrogato, perchè a quell’epoca, Sire, la città era senza
+difesa, senza guarnigione, senza provvigioni, senza difensori, perchè
+la corte non era militare, perchè i ministri erano uomini timidi,
+mentre al giorno d’oggi...
+
+— Taci, disse il re, non si chiede ora il tuo avviso.
+
+— Parlate invece, disse la regina, noi vogliamo essere informati....
+
+Poi volgendosi verso il re.
+
+— Voi permettete, non è vero, Sire.
+
+— Voi vedete bene che io permetto tutto, rispose Ferdinando, ciò che
+non impedisce che si faccia la mia volontà.
+
+E si alzò ed uscì.
+
+— Dicevate, signore, riprese la regina, volgendosi a Caracciolo.
+
+— Mentre al giorno d’oggi....
+
+— Mentre al giorno d’oggi, riprese il capitano Caracciolo, la città è
+abbondevolmente fornita di cannoni, di uomini, di armi e di munizioni;
+con un fuoco ben diretto dal castel dell’Uovo, e dal castel Nuovo si
+terrà la flotta francese fuori della portata della bomba.
+
+— Il re pretende che la polvere non valga nulla, disse la regina.
+
+— Ebbene signora, disse Caracciolo, si anderà all’abbordaggio; mi si
+lasci prendere trecento barche nel porto, ed io anderò alla lor testa
+ad attaccare la nave ammiraglia.
+
+Il re rientrò, ed udendo le ultime parole di Caracciolo, alzò le spalle.
+
+— Chieggo perdono a Vostra Maestà, disse Caracciolo, ma i corsari
+barbereschi ed i corsari maltesi non fanno altrimenti?
+
+— Signore, disse la regina, in nome del cielo date ascolto a ciò che
+dice il capitano, si tratta qui dell’onore della vostra corona.
+
+— Più ancora, signora, disse Caracciolo, rivolgendosi alla regina, che
+egli vedeva venire dalla sua parte, noi siamo in una stagione in cui il
+porto di Napoli non si può tenere: dalle cognizioni che ho del nostro
+clima, continuò il principe interrogando il cielo cogli occhi, mi farei
+mallevadore, che non scorreranno ventiquattr’ore, senza che qualche
+colpo di vento non obblighi la flotta francese a prendere il largo. S.
+E. il signor ministro della guerra, che è della marina, può affermare
+che dico la verità.
+
+— Rispondete, generale, disse la regina.
+
+— Difatti, disse il ministro, vi ha molto del vero in ciò che dice il
+signor Caracciolo; ma ora siamo presi alle strette.
+
+— No, generale, rispose il capitano, perchè alla vista della prima
+vela, ho già tutto disposto sulla mia corvetta, come se fossi sicuro
+che quella vela fosse nemica, e sono sicuro che i miei colleghi di
+stazione nel porto hanno fatto altrettanto.
+
+— Ebbene, Sire, chiese la regina a Ferdinando, che tenendosi un
+ginocchio sull’altro agitava la gamba, che ne dite voi?
+
+— Lo vedete, signora, replicò il re, non dico nulla.
+
+— E che fate allora?
+
+— Aspetto.
+
+Nel momento in cui il re pronunziava questa parola, s’intese un primo
+colpo di cannone, poi un altro.
+
+— Ah! esclamò la regina alzandosi e correndo alla finestra, mi sembra
+che il castel dell’Uovo abbia fatto fuoco.
+
+— Sì, o signora, disse Caracciolo, ma a polvere; il forte dell’Uovo
+saluta l’inviato del signor Latouche Treville; ecco là che gli risponde
+il castel Nuovo.
+
+Difatti i colpi si succedevano con una regolarità, e si poterono
+contare i ventun colpi, che sono il saluto usuale fra le potenze
+amiche.
+
+— Non ho più nulla da far qui, signora, disse Caracciolo, volgendosi
+alla regina. Vostra Maestà vuol permettere che mi ritiri? Fate pure,
+disse la regina: ed anch’io mi ritiro nello stesso tempo di voi: vieni,
+Emma.
+
+La regina mi fece un segno, ed io obbedii: Caracciolo si ritirò per
+lasciarci passare, salutò profondamente e rispettosamente la regina,
+ma stette ritto al mio passaggio, con uno sguardo così sdegnoso, che il
+rossore della vergogna mi salì fino alla fronte.
+
+Era il secondo insulto che mi faceva in quel giorno.
+
+La regina camminava lestamente e senza rivolgersi nemmeno per vedere se
+io la seguiva; arrivata alla porta della sua camera, vi entrò di furia,
+si lasciò cadere su di un canapè, e mettendosi le mani nei capelli:
+
+— Ebbene, disse, l’hai tu veduto? mio cognato Luigi XVI è un leone
+in paragone di quest’uomo: oh! quante vergogne ci restano ancora da
+sopportare, mia povera Emma, se il tuo governo non viene punto in
+nostro soccorso.
+
+— Signora, risposi, io non sono che una povera donna, assai straniera
+alla politica, ma mi sembra che in ciò vi sia tanta colpa nei ministri
+come nel re.
+
+— Che vuoi tu? tutti questi uomini non sono dei ministri, sono
+servitori; ah! mio povero Giuseppe, se tu eri là, non avresti lasciato
+insultare la tua regina. Senti, senti, le salve che ricominciano. La
+repubblica prende possesso della terra di Napoli: davvero che quel
+Caracciolo è un’anima vigorosa.
+
+— Che Vostra Maestà mi permetta di avere per lui tutta l’ammirazione,
+ma non me ne chiegga per la simpatia; egli non si è mostrato per nulla
+gentile verso di me.
+
+— Che vuoi tu, questi napolitani sono così bassi come i lazzaroni,
+ed orgogliosi come i baroni dell’impero: questi Caracciolo pretendono
+di risalire fino agli imperatori greci, sono altieri, ma almeno sono
+valorosi; l’hai tu veduto là: se gli si fosse detto di andare ad
+attaccare colla sua Minerva la nave ammiraglia, egli vi sarebbe andato
+come ad una festa: mi piacciono più gli uomini di quella tempra, che
+quelle canne che si piegano ad ogni soffio.
+
+La regina si avvicinò alla finestra.
+
+— Non avresti tu avuto il piacere, disse, a vedere un bel
+combattimento? Guarda con quale insolenza fanno sventolare la loro
+bandiera rivoluzionaria. Prendete questi colori, Sire, ha detto
+Lafayette nel dare la sua coccarda al re, essi faranno il giro del
+mondo. Spero bene che l’Inghilterra non permetterà che si compia questa
+predizione orgogliosa. Ma quando penso che vi è nell’altra parte di
+questo palazzo un francese, che viene a dettarci la legge in nome di
+un governo che tiene mia sorella in prigione, e che forse taglierà la
+testa a mio cognato, davvero io ne divento pazza per la rabbia.
+
+In questo momento si sentì toccare alla porta.
+
+Un usciere annunziò sir William Hamilton.
+
+— Entri, entri, disse la regina.
+
+Poi porgendogli la mano:
+
+— Oh! arrivate in punto, gli disse, sapete ciò che succede?
+
+— So ciò che si dice, ecco tutto; ma Vostra Maestà mi permetta
+d’informarmi prima dello stato della sua salute.
+
+— Non si tratta già della mia salute, ma è della salute del regno che
+si è in pena; siamo molto ammalati, mio caro Hamilton, e se M. Pitt non
+viene ad aiutarci, temo che come hanno fatto il 20 giugno a mio cognato
+Luigi XVI, ci si metterà il berretto rosso fino alle orecchie.
+
+— M. Pitt, signora, disse sir William, verrà in aiuto a Vostra Maestà,
+non ne dubitate; ma ha un sistema che non saprei approvare, perchè è
+contrario ai desiderj di Vostra Maestà. M. Pitt è un Whig divenuto
+tory, non dimenticatelo. Egli vuole che la Francia si metta da sè
+stessa al bando delle nazioni.
+
+— Sì, vale a dire, che invece di salvare Luigi XVI, ciò che avrebbe
+fatto riunendosi alla coalizione, egli lo vendicherà quando i francesi
+gli avranno tagliato la testa; del resto io sono bene esigente di
+volere che un ministro di una nazione che ha decapitato Carlo I, se la
+prenda a male perchè una nazione vicina vuole imitare il suo esempio.
+Oh! se odiasse i francesi come me!
+
+— Dirò a Vostra Maestà una cosa che le sembrerà impossibile, e che però
+è vera. M. Pitt odia i francesi più di V. M.
+
+— Più di me?
+
+— Sì, signora.
+
+— Ci scommetterei.
+
+— Oh! la scommessa è accettata da molto tempo, credetemi. Io conosco il
+padre di lord Chatane. Ho conosciuto il figlio, l’ho veduto fanciullo;
+egli è nato furioso, ammalato di una violenza innata; è una creatura
+trista, amara, aspra, accanita, contro tutto; al giorno d’oggi l’ha
+colla ruina della rivoluzione; ma sta aspettando il momento opportuno,
+Fox e Sheridan ai quali ho scritto, hanno fatto quant’era possibile per
+far sì che il governo intervenisse presso la convenzione; egli non l’ha
+voluto. È triste di doverlo dire, a Vostra Maestà specialmente, ma egli
+specula sull’orrore che l’avvenimento produrrà in Europa. M. Pitt ha
+riso due volte nella sua vita, signora, e due volte è disceso sino al
+punto di scherzare. La prima volta che ha riso, è stato quando ha udito
+la rivolta di S. Domingo, che i negri bruciavano tutto e scannavano
+tutti. Egli ha riso, ed ha detto: «I francesi potranno ora prendere
+il loro caffè alla caramella». La seconda volta che ha riso, è stato
+quando, or son quindici giorni, Fox e Sheridan spinti da me, gli hanno
+fatto osservare che se non interveniva, i francesi potrebbero spingere
+la follia sino ad uccidere il loro re; egli rise e disse. «In questo
+caso vi sarà un vuoto nella carta d’Europa».
+
+— Ma è un mostro questo vostro Pitt, esclamò la regina.
+
+— Io non ho nessuna opinione intorno a Pitt, di cui, o signora, ho
+l’onore di essere l’ambasciatore, disse ridendo sir William; ma so che
+ha avuto il talento di farsi adorare dalle tre Inghilterre.
+
+— Come chiamate voi queste tre Inghilterre, sir William, l’Inghilterra,
+l’Irlanda e la Svezia?
+
+— Oh! no, dalla vecchia Inghilterra, dall’Inghilterra feudale che
+dopo l’89 moriva di paura, credendo ad ogni bastimento che veniva
+dalla Francia di vedere sbarcare i diritti dell’uomo; dall’Inghilterra
+mercante, seduta sul mare come suo feudo, ed alla quale egli ha
+promesso la distruzione della marina francese; infine dall’Inghilterra
+oziosa, speculatrice e aggiotatrice. La Francia suddivide le proprietà
+fondiarie, gl’Inglesi suddividono le loro rendite. Ogni inglese ha il
+suo coupon, ed ogni mattina calcola quanto ha guadagnato nella notte,
+mentre la Francia s’invia al fallimento coll’emissione di due miliardi
+di assegnati. Quando il nostro 5 per cento, che era a 92 salì a 120,
+Pitt fu un grand’uomo; quando il 4 che era a 75 andò a 105, Pitt fu
+un eroe; ora finalmente che il 3 il quale era a 57 è a 97, Pitt è un
+Dio....
+
+— Tristo Dio.
+
+— Ahimè! voi lo sapete, signora, gli uomini diventano Dei secondo i
+loro amori ed i loro odii; gl’Indiani adorano una vacca, i Mongoli
+un lama, i Siamesi un elefante bianco; lasciateci dunque adorare il
+vitello d’oro, e la nostra religione è ancora la più sparsa.
+
+In questo momento si udì a tuonare il cannone di nuovo, annunziando
+che il messaggiero del signor Latouche Treville ritornava nella lancia
+ammiraglia, e si venne a prevenire sir William che il re lo pregava di
+andare da lui.
+
+
+
+
+X.
+
+
+Dopo le disposizioni del re e quelle del consiglio, si potè prevedere
+che l’inviato del signor Latouche Treville non avrebbe trovato molta
+difficoltà nel successo delle trattative: difatti il re era disposto
+ad accordare alla Francia quanto gli avrebbe chiesto, pronto però
+a mancare di parola, od a tradirla, quando l’Inghilterra si sarebbe
+decisa a parteggiare con esso.
+
+Il re aveva dunque dichiarato in seduta, a voce come in iscritto, che
+egli era pronto a ricevere il cittadino Mackau, ed a trattarlo come un
+ambasciatore di una potenza amica; aveva promesso di serbare la più
+stretta neutralità nelle guerre di Francia coll’Europa; finalmente
+aveva promesso di richiamare da Costantinopoli il suo ambasciatore
+che era stato causa per cui Semonville non era stato subito ricevuto;
+vale a dire che aveva ceduto su tutti i punti, ed aveva date tutte le
+soddisfazioni alla Francia.
+
+Cosicchè nella stessa sera vedemmo far vela la flotta francese,
+allontanarsi e perdersi nel crepuscolo, ed al giorno dopo non si vide
+più nemmeno una vela.
+
+Ma prima di partire l’ammiraglio Latouche Treville aveva sbarcato
+l’ambasciatore di Francia, che era accompagnato dall’ambasciatore di
+Roma, il cittadino Basseville.
+
+Come aveva osservato il re, la folla attonita allo spettacolo di una
+flotta francese, che manovrava a piene vele nel golfo, era immensa su
+tutti i punti del vasto anfiteatro; ma si era stipata più densa e più
+tumultuosa là dove era sbarcato l’inviato dell’ammiraglio francese.
+
+La bandiera tricolore che ornava la poppa del vascello ammiraglio,
+sventolando così vicina alla terra napolitana, aveva svegliato delle
+emozioni assai differenti. I lazzaroni la guardavano con una specie
+d’idiotismo odioso; ma tutti quelli che appartenevano alla gioventù
+istruita di Napoli, e le persone che professavano arti liberali,
+qualunque fosse la loro età, sentivansi battere il cuore a questo segno
+visibile di una rivoluzione, colla quale il partito avanzato sperava
+un giorno di associarsi. Si riportarono tutti questi particolari alla
+regina, assicurandola in pari tempo che un gruppo di giovani, fra i
+quali si trovava un certo Emanuele De Deo, non avevano saputo contenere
+il loro entusiasmo, ed al momento in cui l’inviato dell’ammiraglio
+era passato in mezzo a loro col suo abito alla repubblicana, avevano
+gridato:
+
+— Viva la Francia.
+
+Alla sera ritornando all’ambasciata inglese, posta sull’angolo
+della riviera e sulla strada di Chiaja, vidi dei gruppi nella via di
+Chiatamone; questi gruppi eransi riuniti alla vista della bandiera
+tricolore francese che sventolava da un balcone della casa, ove abitava
+il cittadino Mackau.
+
+Il giorno seguente, verso mezzogiorno scorso, avvenne ciò che aveva
+predetto il capitano Caracciolo: i venti spiravano da sud-ovest, e
+scoppiò una terribile tempesta. Se Napoli avesse resistito solamente
+ventiquattr’ore, la flotta francese sarebbe stata obbligata, o di
+prendere il largo e per conseguenza di fuggire, oppure era perduta, dal
+primo fino all’ultimo legno.
+
+A quella vista, che le dava completamente ragione, la regina non
+potè più contenersi, e rimproverò al re la sua viltà, rimprovero a
+cui Ferdinando era poco sensibile; invece di felicitarsi di questa
+tempesta, che poteva, senza bisogno che vi partecipasse il cannone
+napolitano, cagionare una terribile avaria alla flotta dell’ammiraglio
+francese, egli deplorava una partita di caccia che fu protratta al
+giorno seguente, nella foresta di Persano, ed alla quale era obbligato
+di rinunziare. Per altro egli aveva un poco rassicurata la regina,
+facendole una teoria sul modo di considerare la fede dei trattati, e
+si era positivamente combinato con sir William di voltar faccia alla
+Francia tosto che gl’inglesi si sarebbero uniti alla coalizione. M.
+Pitt non avrebbe che a fargli un segno, e uomini e navi sarebbero a
+disposizione dell’Inghilterra.
+
+Al 20 dicembre, vale a dire quattro giorni dopo la partenza della
+flotta, fui svegliata da un gran rumore: una folla di gente scendeva
+con rumore dal ponte di Chiaja, e si spargeva nei giardini della villa.
+
+Tirai il campanello, e chiesi quale avvenimento dava motivo a questo
+rumore; mi si rispose, che era la flotta francese che ritornava nel
+porto.
+
+Mi alzai e mi vestii di fretta, pensando che la regina mi avrebbe
+mandato a chiamare: difatti non aveva quasi terminato di acconciarmi,
+che ricevetti un suo viglietto che mi invitava di andare a palazzo;
+quasi nello stesso momento entrò sir William, che aveva ricevuto lo
+stesso invito dal re, e si offriva ad accompagnarmi.
+
+Salimmo in vettura, ed ordinammo al cocchiere di andare dalla parte di
+santa Lucia.
+
+Appena arrivati sulla banchina, vedemmo tutta la flotta che rientrava
+nel porto, ma non già nell’ordine ammirevole con cui si era presentata
+la prima volta, ma come uno stormo di uccelli marini spaventati, che
+battevano l’ali alla meglio, per trovare un rifugio.
+
+Arrivammo a palazzo, ove si era radunato di fretta il consiglio, e nel
+salire lo scalone incontrammo lo stesso capitano Caracciolo, che si era
+stimato opportuno di chiamarlo, quantunque la prima volta fosse stato
+di opinione diversa da quella del re.
+
+Sir William mi lasciò alla porta della regina, e si recò alla sala del
+consiglio.
+
+Entrando nella camera della regina le raccontai l’incontro che aveva
+fatto sullo scalone, ed essa tirò subito il campanello.
+
+— Si preghi il capitano Caracciolo di venire da me, prima ch’ei vada al
+consiglio, debbo parlargli.
+
+Poi tirandomi a lei:
+
+— Comprendi tu qualche cosa di ciò che succede? Noi ci credevamo
+liberati da questa flotta francese! — Che vuole dunque da noi questo
+ammiraglio Latouche Treville colle sue bandiere e colle sue coccarde
+tricolori? Viene forse qui a fare la propaganda repubblicana per
+mettere anche noi in rivoluzione? Oh! Se ne guardi bene, noi siamo
+prevenuti: non ci avranno così a buon mercato come Luigi XVI e Maria
+Antonietta! In quanto a me, lo dichiaro, sarò senza pietà.
+
+Non aveva ancora avuto il tempo di rispondere che la porta si aperse, e
+si annunziò il capitano Francesco Caracciolo.
+
+— Venite, venite, signore, disse la regina; voi siete stato il solo che
+l’altro giorno fosse del mio avviso.
+
+Caracciolo fece un inchino.
+
+— È un grande onore per me, disse egli, perchè l’altro giorno Vostra
+Maestà parlava in nome dell’onore napolitano.
+
+— Ebbene, vediamo, diteci francamente che cosa è che succede adesso.
+
+— Ciò che aveva predetto, signora; la flotta francese è stata
+battuta e dispersa dalla tempesta; se avessimo tenuto fermo soltanto
+ventiquattr’ore, noi saremmo padroni della situazione.
+
+— Non possiamo ora diventarlo?
+
+— Come! signora?
+
+— A vostro avviso la flotta francese entra in Napoli perchè è in
+pericolo.
+
+— Per quanto possa giudicare, disse Caracciolo, osservando verso il
+mare, non vi è un legno che non abbia sofferto avaria.
+
+— Ebbene, se si approfittasse della situazione, se si tentasse oggi ciò
+che non si è osato far l’altro giorno, sareste voi pronto ad attaccare
+la nave ammiraglia colla vostra corvetta?
+
+— Impossibile, signora.
+
+— Come! impossibile!
+
+— L’altro giorno proponeva di attaccare il nemico.
+
+— Poi....
+
+— Oggi questo nemico è diventato nostro alleato.
+
+— Nostro alleato!
+
+— Senza dubbio, si sono scambiate delle promesse, signora, e si è
+firmato un trattato. L’ammiraglio Latouche Treville veniva ad imporre
+delle condizioni ad una nazione nemica, oggi viene a chiedere soccorso
+ad un degno alleato; l’altro giorno era un dovere combatterlo,
+attaccarlo oggi sarebbe un tradimento.
+
+— Ma però se voi ne riceveste l’ordine dal re....
+
+— D’attaccare?
+
+— Sì.
+
+— Spero, signora, che il re non mi darà un ordine simile.
+
+— Ma infine se ve lo desse?
+
+— Avrei il dispiacere di presentare la mia dimissione.
+
+— L’intendi tu, Emma? disse la regina volgendosi dalla mia parte:
+giudicate da lui gli altri, ecco come ci sono divoti.
+
+Poi a Caracciolo:
+
+— Va bene, signore, ho saputo da voi ciò che voleva sapere; io non vi
+trattengo più.
+
+Caracciolo fece un inchino ed uscì.
+
+— Ora tutto viene in chiaro, continuò la regina, la flotta ritorna dopo
+aver fatto avaria, e viene a rifugiarsi a Napoli, perchè no? Napoli,
+come l’ha detto il _cittadino_ Caracciolo, facendo spiccare la parola
+_cittadino_, Napoli non è alleato di questa repubblica francese che
+viene a dichiarare la guerra ai re, e che va a tagliare la testa a mio
+cognato?
+
+Io mi stetti silenziosa.
+
+— Ebbene, dimandò la regina, tu non mi rispondi? non hai nulla a dirmi?
+
+— Crederei di offendere la regina, dicendole francamente la mia
+opinione.
+
+— Offendermi? sei ben buona; in che mi potresti offendere tu?
+
+— Ma mettendomi dell’opinione di quell’uomo....
+
+— Di quale?
+
+— Del principe Caracciolo, e Dio sa che non ho punto simpatia per lui.
+
+— Allora tu trovi che i francesi hanno ragione di metterci i piedi
+sulla testa.
+
+— Trovo che si ha avuto torto di trattar con loro.
+
+— Ed ora che abbiamo trattato con loro, dobbiamo subire le conseguenze
+della parola data. Tu hai forse ragione; noi consulteremo in questo Sir
+William.
+
+Intanto la flotta francese era entrata in porto, come si entra in un
+porto amico, ed aveva gettato l’áncora.
+
+Un’ora dopo sapemmo che era avvenuto tutto ciò che il capitano
+Caracciolo aveva predetto: appena era stata al largo, la flotta
+francese era stata battuta da una tempesta orribile, sette navi
+sopra undici, avevano sofferto grandi avarie. L’ammiraglio Latouche
+Treville col suo trattato in mano, che gli accordava i vantaggi
+concessi alle nazioni più favorite, venne a chiedere di riparare i suoi
+legni avariati, a rinnovare le sue provvigioni di acqua dolce, ed a
+comunicare col porto per comperare viveri, cordami e tele.
+
+Tutte queste dimande furono accordate.
+
+Vi fu di più: nella premura che aveva il governo napolitano di
+allontanare quegli ospiti pericolosi, si affrettò di fornire
+all’ammiraglio e operai, e materiali, e viveri; e da un condotto
+provvisorio si fecero arrivare fino alla punta del molo le acque del
+Carmignano, le più limpide e più salubri di Napoli.
+
+In quanto alla regina per non avere continuamente sotto gli occhi
+quelle uniformi odiate e quelle bandiere detestate, si ritirò a
+Caserta, benchè si fosse nel maggior rigore dell’inverno, vale a dire
+nel mese di gennaio, e mi condusse seco.
+
+
+
+
+XI.
+
+
+Mentre noi eravamo a Caserta, tutte le predizioni della regina si
+realizzavano a Napoli. Sia che Latouche Treville avesse avuto bisogno
+veramente di riparare le sue navi, sia che questa riparazione fosse
+una finta e che seguisse le istruzioni secrete della repubblica,
+che erano di spingere tutti i popoli, coi quali essa si mettesse in
+contatto, nella via della rivoluzione, l’ammiraglio approfittò della
+sua presenza nella capitale del regno delle Due Sicilie per impegnare
+i patrioti napoletani a organizzarsi in società secrete ed a preparare
+per l’Italia meridionale il trionfo dei principii che regnavano allora
+sulla Francia. Ogni giorno i suoi officiali, e si sa che gli officiali
+dalla marina francese sono in generale uomini distinti ed istruiti,
+ogni giorno i suoi officiali scendevano a terra, si spandevano nella
+popolazione, vi facevano proseliti, e gittavano in tutte quelle giovani
+teste la semenza della rivoluzione, che, qualche anno dopo, doveva far
+scorrere tanto sangue. La vigilia del giorno, in cui la flotta doveva
+levar l’ancora, vi fu un gran pranzo dato dai giovani agli officiali.
+Vi si cantarono canzoni rivoluzionarie, ed, in mezzo a queste, la
+Marsigliese, appena composta da Rouget de l’Isle, e che, scoppiando il
+10 agosto, aveva fatto una immortalità così terribile al suo autore.
+Venne innalzato il berretto rosso, e si giurò di avere anche a Napoli
+una coccarda tricolore, che si sostituirebbe alla coccarda bianca
+dei Borboni. Per di più, tutti coloro che avevano assistito al pranzo
+adottarono la moda francese inaugurata da Talma nella tragedia di Tito.
+Fecero tagliare i loro capegli, rinnegarono la polvere, e battezzarono
+col nome di _Codini_, cioè di porta coda, coloro che persistevano nella
+fedeltà all’antica moda.
+
+Durante tutto questo tempo, la regina, senza farmi alcuna confidenza,
+mi parve preoccupata da qualche opera scura. Sovente, mentre eravamo
+insieme, alcuno veniva a parlarle a bassa voce ed a dirle che era
+domandata. Essa si levava tosto senza interrogare, e come conoscesse
+già la causa di questo incommodo. Poi un quarto d’ora, mezz’ora, un’ora
+dopo, essa ritornava e mi stringeva la mano dicendomi: _Tutto va bene_.
+
+Un giorno che la regina era in una di queste conferenze secrete,
+io discesi in giardino e ci vidi un uomo vestito di nero che m’era
+sconosciuto.
+
+Senza sapere che quest’uomo acquisterebbe più tardi una così terribile
+rinomanza, non potei astenermi dall’osservarlo.
+
+Era piuttosto grande che piccolo, portava la testa chinata sul petto,
+quantunque il suo sguardo scuro e concentrato si fissasse davanti da
+lui all’altezza d’un uomo; ma questo sguardo, era facile accorgersene,
+doveva spesso guardare senza vedere. Il viso era color cenere,
+l’andatura irregolare, come quella degli animali feroci od inquieti;
+talora lenta e talora rapida. Passò vicino a me e tuttavia non parve
+mi vedesse. Parlava tra sè, ed io intesi queste parole che scappavano
+dalla sua bocca come rotte fra i denti.
+
+— La tortura, mi bisogna la tortura. Senza la tortura che cosa vogliono
+ch’io faccia? Essi non confesseranno mai.
+
+Quest’uomo mi fece paura.
+
+Lo seguii cogli occhi, e vennero a cercarlo da parte della regina.
+
+Mi assisi sopra una banca, le mie gambe tremavano.
+
+Ben presto vidi apparire la regina alla porta del giardino; essa
+guardossi intorno; mi cercava, ed io mi levai e le andai incontro.
+
+— Buon Dio, cara regina, le domandai, chi è quell’uomo che ho
+incontrato nel giardino e che masticava così triste parole?
+
+— Quale? chiese la regina.
+
+— Colui che vostra Maestà ha mandato a cercare.
+
+— Ah! disse la regina, ridendo, tu l’hai veduto. È il mio segùgio; io,
+come il re, fui presa dalla passione per la caccia, voglio, come lui
+avere la mia muta, e da qui a poco noi potremo cacciare i giacobini. È
+un animale assai pericoloso, ma solo allora che gli si lascia prendere
+vantaggio sui cacciatori.
+
+— Ma, infine, signora, quest’uomo?
+
+— Ebbene! quest’uomo....
+
+— Quest’uomo è dunque il carnefice?
+
+— Niente affatto, ma sarà il suo provveditore, così spero bene.
+
+Poi stendendo il braccio dalla parte della Francia:
+
+— Oh! mia sorella, mia povera sorella, gridò, essi tengono te ma io
+tengo loro, sii tranquilla. Poichè tutti gli uomini sono fratelli, i
+fratelli di Napoli pagherano pei fratelli di Parigi.
+
+Io restai muta. Comprendeva l’odio della regina per la rivoluzione, ma
+tanta energia mi spaventava in una donna; è vero che questa donna era
+figlia del re Maria Teresa.
+
+Camminava silenziosa, appoggiata al braccio della regina: questo
+braccio, ratratto per una contrazione nervosa, mi pareva avere la forza
+di un braccio d’uomo.
+
+— Che vuoi, mia povera Emma, dissemi la regina, dopo un momento,
+durante il quale, essa aveva camminato con un passo fermo e rapido,
+bisogna prendere la tua parte. Tu hai creduto venire in un paese di
+delizie, tu avevi inteso dire che l’aria della Baia era sì voluttuosa,
+che deflorava le vergini; che l’aria di Posilippo era sì dolce che
+i rosai vi fiorivano due volte; che l’aria di Sorrento era così
+imbalsamata che si riconosceva una Sorrentina al profumo che fuggiva
+dalla sua chioma. Tu credevi che qui la vita scorresse come nell’antica
+Sibari in mezzo ai balli ed alle feste, che si dormisse sopra letti
+di verzura, che si camminasse sopra tappeti di fiori. Si dimenticarono
+di dirti che ci aveva, in mezzo a tutto ciò, una montagna che portava
+l’inferno nei suoi visceri, che sembra sorridere come tutto il resto
+della creazione, e che, di subito, crollava le case come castelli
+di carta, copriva Ercolano e Pompei di cenere, e faceva rinculare la
+marina spaventata dalla spiaggia di Resina a Rocca di Capri; obliarono
+di dirtele, queste cose, ma io te le dico, io.
+
+La guardai atterrita.
+
+— Noi cominciamo una lotta, nella quale possiamo esser vinti,
+quantunque abbiamo ottanta probabilità sopra cento di essere vincitori,
+ma bisognerà combattere, e la battaglia sarà aspra. O figlia di fresche
+praterie e di verdi ajole, ti senti tu troppo debole per montare sul
+mio carro di battaglia? Allora abbandona la tua regina ritorna nel tuo
+paese di Galles, e risali al tuo nido, come ruscello trasparente, che,
+per paura di meschiarsi ai torbidi flutti del mare, risale verso la
+sorgente.
+
+— Oh! no, no, gridai gettandole le mie due braccia al collo, io vi
+amo troppo per abbandonarvi nel momento in cui voi stessa mi dite di
+correre un pericolo. Io sono debole, ma voi siete forte, forte per
+voi e per me; voi mi sosterrete se io affievolisco, mi rialzerete se
+cado. Io non sono entrata abbastanza dentro ai secreti della politica
+per sapere chi ha ragione in questa grande questione dei popoli contra
+ai re; ma se voi avete torto, mia cara regina, io voglio aver torto
+con voi, e se il Vesuvio o la rivoluzione scoppia su Napoli, io voglio
+essere bruciata dalla stessa lava o soffocata dalla stessa cenere, che
+voi.
+
+La regina mi cinse col suo braccio e mi serrò contro il suo cuore.
+
+— Alla buon’ora, disse ella, mi sembrava da qualche tempo averti a metà
+perduta, ma ecco che io ti ritrovo. Io mi attristava già di sentirmi
+sola; oh, io non avrei segreti per te! Sì io farò un’opera truce come
+le Eumenidi, io spingo serpenti nelle tenebre. Con oro e fiaschi di
+vino si fa tutto ciò che si vuole qui. Quest’uomo che tu hai veduto,
+e che ti ha tanto spaventata, è una delle mie vipere. Egli si chiama
+Vanni, gli altri due si chiamano Guidobaldi e Castelcicala; l’ultimo è
+principe, era nostro ambasciatore a Londra. Io gli proposi di ritornare
+per essere il capo delle mie spie, il presidente della mia Giunta di
+Stato; egli ha accettato. Oh! io darò tali ricompense ai denunciatori,
+che farò, come nella antica Roma, dello spionaggio uno stato onorevole,
+e, se non onorevole, invidiato almeno.
+
+— Allora, io ripresi, mi spiego perchè quest’uomo parlasse di torture,
+e dicesse che senza la tortura essi non confesserebbero.
+
+— Già, la tortura è la sua idea fissa, e secondo il suo modo di
+vedere, egli ha ragione. Quest’uomo ha ambizione; quando gli altri
+si contentano di dire _Nostro Re_, egli dice, _Mio Re_, come se il
+re fosse soltanto per lui, e come se egli solo fosse incaricato
+di guardarlo. Ora i denunciati non mancheranno, non mancheranno
+i prevenuti, ma, forse mancheranno i colpevoli, poichè per certi
+spiriti ostinati, non vi sono altri rei conosciuti, che coloro i quali
+confessano il loro delitto; e qui nessuno confessa. Ebbene! Vanni
+pretende che coll’aiuto di certi arnesi da lui inventati, posto che gli
+si permetta di usarne, farà parlare le pietre. Io gli dissi, che per
+parte mia, non mi vi opporrei affatto, e che la verità era cosa tanto
+preziosa, che tutti i mezzi erano buoni per giungere a lei. Pertanto
+vi ha una difficoltà. Pare che ciò non sia per nulla secondo la legge;
+ma nemmeno i giacobini non sono nella legge; il _Giacobinismo_ non è
+un reato preveduto, non si poteva dunque fare una legge contro di lui,
+e poichè egli è fuori della legge, è lecito servirsi, per reprimerlo,
+di mezzi fuori della legge. Capirai bene che non sono tanto abile
+avvocatessa per sapere tutto ciò; la mia vipera, Vanni mi ha fischiato
+questo argomento: egli citò Cicerone, che strangolò Lentulo e Cetego,
+malgrado la legge che proibiva di attentare alla vita dei cittadini
+romani. Maestro Vanni è un assai dotto uomo, io lo farò marchese e
+cavaliere dell’ordine costantiniano.
+
+Io guardava la regina con uno sbalordimento, che, lo confesso, non era
+esente da un certo terrore.
+
+S’accorse dell’impressione che faceva sopra di me.
+
+— Sì, diss’ella, capisco, tu trovi che c’è una differenza fra la
+Carolina d’oggi e quella dei primi giorni. Quella metteva la sua
+fantasia a vestirsi dello stesso abito, ad acconciarsi la stessa piuma
+ad avvolgersi nel medesimo sciallo che tu. Quella conosceva il dolore,
+ma non ancora l’odio; se essa si chiudeva sola con te, era per cercare
+le scintille della sua passata felicità nelle ceneri del suo amore, per
+dirti: amai nè amerò più; per dirti: io pure quantunque regina, ebbi un
+cuore. La Carolina di oggi non ha più il tempo di pensare al passato,
+se bisogna combattere per l’avvenire. Che cosa è un amore esiliato in
+Sicilia, verso una sorella imprigionata in Francia, ed un fratello
+che ha i piedi sui gradini del patibolo? Si tratta pur di felicità,
+si tratta pur di poesia, si tratta pur d’amore; si tratta della vita.
+Non ci ha animale, dall’aquila fino alla colomba, che non difenda il
+suo nido, che non combatta per i suoi piccini. Uccidere chi ci vuol
+uccidere, non è vendetta, è l’istinto della conservazione. Se noi pure
+avessimo un Vergnaud, un Péthion, un Robespierre non attenderemmo
+che ci facessero un 20 giugno ed un 10 agosto, noi faremmo loro una
+notte di S. Bartolomeo. I Valois insegnarono ai Borboni che val meglio
+tirare dal Louvre nella via, di quello che lasciar tirare dalla via
+nel Louvre. Mi chiamino signora _Veto_, mi chiamino signora _Poi_,
+mi chiamino ciò che vorranno, ma non mi chiameranno Giovanna Grey, nè
+Maria Stuart.
+
+— Dio ci guardi da una tal disgrazia, disse una voce a due passi da noi.
+
+Ci voltammo di subito, la regina ed io, e ci trovammo in faccia ad un
+uomo, che a certe parti del suo vestito più laiche che religiose, era
+facile riconoscere per un dignitario della chiesa.
+
+Compresi, agli sguardi della regina, ch’essa non conosceva lo
+straniero, che aveva la doppia arditezza di sorprenderci e di unirsi
+alla conversazione.
+
+Ma io lo riconobbi e gridai:
+
+— Monsignore Fabrizio Ruffo!
+
+— Poi che lady Hamilton vuol avere la bontà di riconoscermi, vorrà essa
+aggiungervi quella di presentarmi alla regina, alla quale vengo, del
+resto da parte del re?
+
+Io consultai la regina cogli occhi. Sentendomi nominare il favorito di
+papa Pio VI, col quale la corte di Napoli, l’abbiamo già detto, era in
+migliori rapporti, la sua figura prese un’espressione di benevolenza
+che mi permetteva di soddisfare ai desiderj del nobile prelato.
+
+— Signora, le dissi, permettetemi, seguendo il desiderio che egli ora
+esternò, ch’io abbia l’onore di presentare a Vostra Maestà, monsignore
+Fabrizio Ruffo, tesoriere di Sua Santità.
+
+— Signora, disse il prelato, inchinandosi, nello stesso tempo
+ch’io ringrazio lady Hamilton della sua gentilezza, permettetemi
+di rettificare due piccoli errori che essa commise e che doveva
+commettere. Io non sono più tesoriere e sono cardinale.
+
+— Ve ne faccio i miei complimenti, signore, disse la regina; ma Vostra
+eminenza non mi ha detto che veniva dalla parte del re?
+
+— Lo dissi, signora, e Sua Maestà sarebbe ella stessa venuta a Caserta,
+se non l’avesse impedita una caccia di cinghiali nel bosco di lago
+Fusaro, caccia che le fu impossibile di protrarre.
+
+— Riconosco in ciò il mio augusto sposo, disse la regina sorridendo; ma
+voi non sarete meno il ben venuto, sopra tutto se mi recate una buona
+nuova.
+
+— Ve ne porto almeno una grande, signora; una nuova che potrà avere le
+più gravi conseguenze. L’ambasciatore della repubblica francese a Roma,
+il cittadino Basseville, venne assassinato in una sommossa popolare.
+
+La regina sobbalzò.
+
+— È veramente una grande nuova che voi mi annunciate. E come avvenne la
+cosa?
+
+— Vostra Maestà sa che conducendo l’ambasciatore di Napoli, il
+cittadino Mackau, l’ammiraglio francese aveva nello stesso tempo
+condotto l’ambasciatore di Roma, il cittadino Basseville.
+
+Il cardinale accentuò questa parola _cittadino_, ripetuta due volte, in
+modo che non vi ebbe nulla di disaggradevole all’orecchio della regina,
+grazie all’accento col quale la pronunciò.
+
+Essa lasciò dunque passare questa prima frase senza altra espressione,
+che un sorriso di sprezzo, e facendo segno ch’essa ascoltava.
+
+Il cardinale continuò.
+
+— La nuova aveva fatto gran fracasso e si era sparsa nelle nostre
+campagne. Io non ho bisogno di dirvi, signora, con qual colore i
+nostri degni preti dipingano la repubblica francese alle loro pecore
+della campagna e della città; patteggiare con essa è patteggiare
+coll’inferno. A questa nuova annunciata dai pulpiti, il popolaccio di
+Roma, i barbari del Transtevere, i selvaggi della Sabinia, i bifolchi
+delle paludi Pontine, ciechi e feroci come i loro buffali, s’erano
+riuniti sulla via che l’ambasciatore doveva percorrere. Durante tre
+giorni si aspettò. Tutte le sere i preti ripetevano nei confessionari
+alle donne smarrite, che l’ambasciatore francese veniva nella città
+santa ad innalzare il vessillo di Satana. Le donne bruciavano cere,
+pregavano e urlavano, gli uomini digrignavano i denti ed affilavano i
+loro coltelli.
+
+— Bravo popolo, mormorò la regina.
+
+— In fine l’altro giorno, 13 gennaio, forti grida annunciarono
+l’avvicinarsi della carrozza; tutto il popolo si precipitò dalla parte,
+donde veniva. L’ambasciatore era in gran vestito repubblicano, abito
+azzurro, cintura tricolore annodata sull’abito, cappello a tre corni,
+pennacchio tricolore al cappello. Due amici, vestiti presso a poco
+alla stessa guisa erano nella stessa carrozza. A tal vista le grida
+scoppiarono, essi sembrarono sordi ed indifferenti, e continuarono il
+loro cammino. Le vie ed i cavalli della loro carrozza erano scomparsi;
+la si sarebbe detta una barca solcante flutti d’uomini. Capitarono
+così al palazzo del cardinal Zelada, entrarono e lo strinsero perchè
+riconoscesse i loro poteri. Egli, che aveva istruzioni positive
+dalla Sua Santità, rifiuta e dichiara che per la corte di Roma, la
+repubblica francese non esiste nè esisterà mai. L’ambasciatore saluta
+il cardinale, rimonta in carrozza e, sia per sostenere l’onore della
+Francia, sia per fare appello ai patriotti italiani, piantò un vessillo
+tricolore a fianco del cocchiere. A tal vista, come Vostra Maestà
+comprenderà, le grida raddoppiarono e le pietre cominciarono a piovere.
+Il cocchiere spaventato, spinge i cavalli al galoppo e dirige la
+carrozza nella corte di un banchiere francese. Per disgrazia o fortuna,
+secondo il modo di guardare la cosa, il tempo manca di rinchiudere la
+porta dietro la carrozza, il popolo si precipita, e nella baruffa, in
+fede mia non si sa come ciò sia avvenuto, Sua Eccellenza il cittadino
+Basseville ebbe il ventre aperto da un colpo di rasoio.
+
+— E si conosce l’assassino? chiese vivamente la regina.
+
+— Sì e no, rispose il cardinale. Sua Santità lo conosce, ma il governo
+di Sua Santità non lo conoscerà. Ora, voi comprenderete bene, il
+papa già compromesso per la guerra della Vandea, predicata da’ suoi
+emissari, e compromesso ancor più per la morte dell’ambasciatore
+francese, avrà il bel fare, come fece Pilato, lavarsi le mani del
+sangue di Basseville; ne resterà sempre qualche traccia sulla punta
+delle sue dita. La morte di Basseville è la guerra colla Francia. Io
+vengo, in nome di Sua Santità, a chiedere al re Ferdinando, se è in
+caso di sostenerla, ed in questo caso, sempre da parte di Sua Santità,
+mettere a disposizione del campione della chiesa i pochi talenti che, a
+questo riguardo, mi fornirono la natura e l’educazione.
+
+La regina sorrise:
+
+— Allora Vostra Eminenza appartiene, se non erro, alla Chiesa militante.
+
+— E credetelo, signora, io sono della razza di Lavalette e di
+Richelieu. Nel medio evo avrei portato la corazza e la spada, e fatto
+la guerra ai Turchi od agli Ugonotti. Oggi sono pronto a fare la guerra
+ai Francesi, i quali sono pagani di una specie ben peggiore.
+
+— Ebbene, signor cardinale, disse la regina, noi ci ingegneremo di
+darvi da lavorare: disgraziatamente la cosa non dipende da me sola.
+
+— Lo so, riprese il cardinale, ma... egli mi guardò, ma se la signora
+vuol immischiarsene.
+
+— Io, signor cardinale? e che volete voi che io faccia, Dio buono?
+
+— Eh, signora! Pericle ha fatta la guerra di Sanne, di Megara, del
+Peloponneso per i consigli e l’influenza di Aspasia. Aspasia non
+era più bella di voi, e Pericle non aveva più influenza sugli affari
+della Grecia, che sir William Hamilton, per suo fratello di latte il
+re Giorgio, non ne ha sugli affari dell’Inghilterra, L’Inghilterra
+dichiari la guerra alla Francia e noi siamo salvi.
+
+— Tu l’intendi, disse la regina, il cardinale parla in nome del nostro
+Santo Padre il Papa, ed il nostro Santo Padre il Papa è infallibile.
+
+— Ebbene, sia, mia cara regina, risposi, e farò tutto ciò che
+potrò meglio. Ecco a proposito Pericle, che viene a porsi a nostra
+disposizione.
+
+Di fatti sir William s’avanzava dalla nostra parte; e siccome era l’ora
+del pranzo, rientrammo nel castello; Sua Maestà invitò sir William
+a pranzo, ritenne il cardinale e, pranzando, facemmo i progetti più
+bellicosi del mondo.
+
+Quando penso ora che io fui per qualche cosa, non fosse altro, per
+il valore di un grano di sabbia nella coppa che piegò dalla parte di
+una guerra che durò vent’anni e che non è forse estinta ancora, io mi
+spavento della respondenza che un grano di sabbia può avere davanti a
+Dio.
+
+
+
+
+XII.
+
+
+Il cardinale aveva ragione. L’assassinio di Basseville suscitò
+un’immensa emozione in Francia. La convenzione decretò che una solenne
+vendetta si sarebbe presa di quest’assassinio, e che la Francia
+adottava suo figlio.
+
+Ma questo rumore fu in breve assorbito dal rumore di un assassinio ben
+maggiormente importante: al 27 gennaio si seppe a Napoli che Luigi XVI
+era stato condannato a morte: al 1 febbraio si seppe che la sentenza
+era stata eseguita.
+
+Nel momento in cui la stessa notizia arrivò a Londra, Pitt significò al
+ministro di Francia di uscire entro ventiquatt’ore dall’Inghilterra.
+Spinto da me, debbo dire che non aveva bisogno di questa spinta, sir
+William aveva scritto direttamente tre o quattro lettere al re Giorgio,
+e questi gli aveva risposto con un piccolo viglietto di suo pugno,
+in cui gli diceva che l’Inghilterra, volendo dare tutti i torti alla
+Francia, aspettava che i francesi avessero ucciso il re, ma una volta
+che il re fosse ucciso avrebbe immediatamente incominciato le ostilità
+colla Francia.
+
+Noi ricevemmo a Napoli due lettere nello stesso tempo che ci
+annunziavano l’esecuzione di Luigi XVI avvenuta il 21 gennaio, e il
+rinvio da Londra dell’ambasciatore di Francia. Benchè questa morte
+fosse preveduta, pure fu un colpo terribile per la regina. La lettera
+dell’ambasciatore era sopra carta listata a lutto, e suggellata in
+nero. Scorgendo la lettera, la regina comprese tutto, gettò un grido e
+svenne dicendo: — _Ah! l’hanno ammazzato._
+
+Furono subito dati gli ordini perchè cessassero le feste del carnevale,
+perchè la corte e le autorità vestissero a lutto, e perchè si
+recitassero in tutte le chiese le preghiere dei morti.
+
+Poi Castelcicala, Guidobaldi e Vanni sapevano di poter incominciare
+l’opera per cui erano stati chiamati.
+
+Si fecero degli arresti, e la regina incominciò solamente a sorridere,
+quando seppe che più di trecento giacobini erano stati arrestati.
+
+Poi la regina ritornò padrona del consiglio, non osando nessuno di
+opporsi a risentimenti che si consideravano giustissimi. Il governo
+napolitano seguitando sempre ad essere l’alleato della Francia preparò
+la guerra; l’esercito fu portato a 36,000 uomini, e l’armata navale a
+102 legni d’ogni grandezza.
+
+Il cardinale Ruffo aveva voluto in tutte le circostanze prendere
+un’importanza militare o politica che la conoscenza del suo merito
+gliela faceva desiderare, e alla quale gli davano diritto non solamente
+le raccomandazioni del sovrano Pontefice, ma ancora gli studi fatti
+nell’artiglieria, studi che non saprei precisare nella mia ignoranza
+in tale materia, ma che consistevano, credo, nell’invenzione di un
+nuovo metodo per arroventare le bombe; ma sia che il ministro Acton non
+avesse punto la stessa confidenza del cardinale nei suoi meriti, sia
+invece che temesse per la sua fortuna l’influenza di un uomo superiore,
+sia finalmente che la regina, — ed io, sto per questa ultima opinione
+— che aveva una certa antipatia per il cardinale, abbia neutralizzato
+la buona intenzione del re che lo aveva preso francamente sotto la sua
+protezione, scorsero due o tre mesi, senza che il cardinale prendesse
+una posizione alla corte.
+
+Un giorno mi meravigliai colla regina perchè un uomo di merito come
+il cardinale stesse tanto tempo inoperoso, e non approfittasse della
+grande amicizia che il Sovrano Pontefice aveva per lui per riprendere
+alla corte di Roma la posizione cui gli dava diritto il suo rango di
+primo dignitario della Chiesa; ma la regina mi spiegò allora che il
+cardinale Ruffo aveva portato colle sue dilapidazioni un tale disordine
+nelle finanze pontificie, che Pio VI l’aveva fatto cardinale perchè
+non potesse più essere tesoriere; ora il nuovo porporato, come si dice
+in Italia, non potendo più vivere a Roma colle abitudini di lusso che
+aveva contratte colla rendita di cardinale che era di trentamila lire,
+era stato inviato da Sua Santità al re Ferdinando nella sua qualità di
+suddito napolitano, nella speranza che Pio VI aveva, che l’impiego che
+il cardinale Ruffo occuperebbe alla corte di Napoli, raddoppierebbe la
+sua rendita, e che con sessanta mila lire potrebbe vivere. La regina mi
+confessava allora di essersi opposta che il ministro Acton entrasse in
+questa piccola combinazione finanziaria di raddoppiare la rendita del
+cardinale a spese del Ministero della guerra.
+
+La regina era lungi dal prevedere a quell’epoca i servigi che le
+avrebbe reso sei anni dopo come soldato quel cardinale che essa
+allontanava oggi dalle cose militari.
+
+Ma il re che invece aveva una grande simpatia per Sua Eminenza, sia
+che volesse effettivamente trovare un’occasione per raddoppiargli gli
+stipendi, sia che, come egli faceva sovente, vi aggiungesse il sarcasmo
+alla gentilezza, il re diede al cardinale il posto che meno conveniva,
+diciamolo, ad un uomo di Chiesa.
+
+Egli lo nominò ispettore della sua colonia di S. Leucio.
+
+Ora mi si domanderà senza alcun dubbio che cosa era questa colonia di
+S. Leucio.
+
+La cosa è assai difficile a dirsi, ma non importa; ho già detto tante
+cose difficili, e me ne restano ancora tante da dire, che l’esitazione
+sarebbe ridicola. D’altronde lascerò parlare il re Ferdinando in
+persona e sarà libero allora di scegliere fra la bonarietà, l’ipocrisia
+ed il cinismo, il sentimento che lo portò a rendere conto della sua
+creazione della colonia di S. Leucio, harem campestre, ove egli era
+meno sultano del gran Turco nel suo.
+
+Copio l’originale stesso del re, che la regina Carolina mi diede in uno
+dei suoi giorni di allegria o di disprezzo. È re Ferdinando che parla:
+
+ ORIGINE E PROGRESSO
+ _della popolazione di S. Leucio_.
+
+ «Non essendo certamente l’ultimo del miei desideri quello di
+ ritrovare un luogo ameno e separato dal rumore della corte, in cui
+ avessi potuto impiegare con profitto quelle poche ore di ozio, che
+ mi concedono di volta in volta le cure più serie del mio stato;
+ le delizie di Caserta e la magnifica abitazione incominciata
+ dal mio augusto padre e proseguita da me non traevano seco
+ coll’allontanamento dalla città anche il silenzio e la solitudine,
+ atta alla meditazione od al riposo dello spirito; ma formavano
+ un’altra città in mezzo alla campagna, colle stesse idee del lusso
+ e della magnificenza della capitale. Pensai dunque nella villa
+ medesima di scegliere un luogo più separato, che fosse quasi un
+ romitorio, e trovai il più opportuno essere il sito di S. Leucio.»
+
+Vedremo ora quali erano le idee di re Ferdinando sulla meditazione e
+sul riposo dello spirito.
+
+ «Avendo pertanto nell’anno 1773 fatto murare il bosco, nel
+ recinto del quale eravi la vigna e l’antico casino dei principi
+ di Caserta, chiamato di Belvedere, in un’eminenza feci fabbricare
+ un picciolissimo casino per mio comodo nell’andarvi a caccia. Feci
+ anche accomodare un’antica e mezza diruta casetta, ed altra nuova
+ costruire. Vi posi cinque o sei individui per la custodia del bosco
+ e per aver cura del sopraddetto casinetto, delle vigne, plantazioni
+ e territori in esso recinto incorporati. Tutti questi tali colle
+ loro famiglie furon da me situati nelle sopradette due casette e
+ nell’antico casino di Belvedere, che feci indi riattare. Nell’anno
+ 1776 il salone di detto antico casino fu ridotto a Chiesa, eretta
+ in parrocchia per quegli abitanti accresciuti al numero di altre
+ famiglie diciassette, per cui mi convenne ampliare le abitazioni,
+ come feci anche della mia.»
+
+Il re continua.
+
+ «Ampliato che fu il casino, incominciai ad andarvi ad abitare,
+ e passarvi l’inverno; ma avendo avuto la disgrazia di perdere
+ il mio primogenito, e per questa cagione più non andandoci
+ ad abitare, stimai di quell’abitazione farne altro più utile
+ uso. Gli abitanti sopraccitati, con altre quattordici famiglie
+ aggregatici, giunti essendo al numero di 134, attesa la favorevole
+ prolificazione prodotta dalla bontà dell’aria e dalla tranquillità
+ e pace domestica in cui viveano, e temendo, che tanti fanciulli
+ e fanciulle, che aumentavasi nella giornata, per mancanza di
+ educazione, non divenissero un giorno e formassero una pericolosa
+ società di scostumati e malviventi, pensai di stabilire una casa di
+ educazione pe’ figliuoli dell’uno e dell’altro sesso, servendomi
+ per collocarveli del mio casino; ed incominciai a formarne le
+ regole, ed a ricercar dei soggetti abili ed idonei per tutti gli
+ impieghi a tal uopo neccessari.
+
+ «Dopo di aver messo quasi tutto all’ordine, riflettei che tutte
+ le pene, che mi sarei date, e tutte le spese che mi sarei erogate,
+ sarebbero state inutili; poichè tutta questa gioventù, benchè bene
+ educata, giunta ad una età tale d’avere terminati tutti quegli
+ studi alla di lor condizione adattati, sarebbe rimasta senza far
+ nulla; o almeno applicar volendosi a qualche mestiere, avrebbe
+ dovuto altrove portarsi, per ricercarsi il sostentamento, non
+ essendomi possibile di situarne che pochi al mio servizio nel
+ luogo. Ed in quel caso, come sommamente sensibile sarebbe stato
+ alle rispettive famiglie il separarsene: così anch’io provato avrei
+ una gran pena di vedermi privato di tanta bella gioventù, che come
+ miei proprii figli avea riguardato sempre, ed aveva con tanta pena
+ cresciuti. Rivolsi dunque altrove le mie mire, e pensai di ridurre
+ quella popolazione, che sempre più aumenta, utile allo Stato, utile
+ alle famiglie, ed utile finalmente ad ogni individuo di esse in
+ particolare; e, rendendo in tal maniera felici e contenti tanti
+ poveretti, che, per altro fin dal giorno d’oggi, essendo vissuti
+ nel santo timore di Dio ed in ottima armonia e quiete fra di essi,
+ non mi hanno dato menomo motivo di lagnarmene, godere io di questa
+ soddisfazione in mezzo di essi, e delle loro benedizioni, in quei
+ momenti, che le altre mie cure più interessanti mi permettono di
+ prendere qualche sollievo.»
+
+Come si vede il re Ferdinando aveva finalmente trovato quel silenzio e
+quella solitudine tanto necessaria alla meditazione ed alla calma dello
+spirito.
+
+Arrivato a questo punto inaspettato, il re Ferdinando, mosso da
+riconoscenza per questa bella gioventù che consolava il suo animo,
+determinò di dare a quella colonia così prospera, e che prometteva di
+diventarla di più, le leggi che ricordassero quelle che Saturno e Rea
+avevano dato ai loro popoli nell’età dell’oro.
+
+In conseguenza di che incominciò ad abolire i diritti tirannici dei
+parenti sui loro figli, diritti che spesso impedivano a loro di seguire
+le ispirazioni del loro cuore e gli istinti naturali.
+
+I figli ebbero dunque il diritto di scegliersi e sposarsi senza che i
+parenti vi avessero parte in questo grave affare del matrimonio, in cui
+tante volte non vi prendono parte se non per guastare tutto. Nel giorno
+di Pentecoste di ogni anno, uscendo dalla messa solenne, i giovani
+facevano conoscere a tutto il villaggio la scelta che avevano fatto. Il
+giovane sotto l’atrio della chiesa offriva un mazzo di rose bianche a
+quella che amava; se la fanciulla cui era stato offerto il mazzetto lo
+contraccambiava porgendogli il suo mazzetto di rose di color naturale,
+tutto era finito. I due amanti erano promessi da quel giorno, ed alla
+domenica seguente si sposavano.
+
+Nell’intervallo il re li faceva venire da lui, separatamente s’intende,
+e faceva loro un discorso sui doveri coniugali, e siccome si era
+riservato di dare la dote agli sposi, secondo che la fanciulla aveva
+ascoltato il discorso del re con maggiore o minore compunzione, la dote
+aumentava o diminuiva, si sa bene secondo l’attenzione che prestava la
+fidanzata ad un discorso così importante.
+
+Del resto non giudici, non tribunali; quando nasceva qualche querela
+fra gli individui, tre vecchi eletti dalla colonia pronunziavano le
+loro sentenze, come S. Luigi, sotto una quercia.
+
+Per evitare le follie che il lusso potesse far nascere fra quelle
+persone, le fanciulle della colonia avevano tutta la stessa foggia
+di vestire semplice ma elegante; il re l’aveva fatto disegnare dal
+suo pittore ordinario, ed eccettuate le distinzioni introdotte dal re
+stesso per le brave operaje, nessuno poteva fare qualsiasi variazione
+nel vestire.
+
+Inoltre la coscrizione era abolita pe’ maschi.
+
+Lo si vede, per giungere a questo risultato, il re avrebbe dovuto
+riunire la sapienza di Salomone e la scienza sociale di Idomeneo.
+
+Ebbene, non sapendo che farne del cardinale Ruffo, il reale fondatore
+della colonia di S. Leucio, lo pose al governo del suo stabilimento.
+
+Forse quella non era una piazza per un cardinale; ma gli uomini di
+spirito non sono mai fuori di posto, ed il cardinale Ruffo era un uomo
+di molto spirito.
+
+E la regina, che non ne aveva meno del cardinale, vedeva con sua
+grande soddisfazione prosperare, ingrandirsi il paese e popolarsi
+lo stabilimento di S. Leucio. Se il re aveva studiato Salomone ed
+Idomeneo, essa aveva studiato madama Pompadour, e regnava mentre il re
+si divertiva.
+
+È vero che Napoli non era una cosa piacevole a regnare nell’anno di
+grazia 1793.
+
+Lo vedremo ora ritornando alle cose politiche.
+
+
+
+
+XIII.
+
+
+Ho detto che nella stessa giornata in cui l’Inghilterra aveva appreso
+la decapitazione di Luigi XVI, il governo inglese aveva invitato
+l’ambasciatore di Francia a prendere i suoi passaporti.
+
+Era un insulto che nel suo orgoglio la Francia non poteva sopportare,
+quantunque avesse dichiarato per la prima la guerra all’Austria: nove
+giorni dopo il rinvio del suo ambasciatore, essa dichiarò la guerra
+all’Inghilterra ed all’Olanda.
+
+L’Inghilterra non aspettava che questo passo. Intesi allora sir William
+e la regina a numerare le forze delle due potenze e constatare con
+gioia la superiorità delle forze materiali della Gran Brettagna in
+confronto di quelle della Francia.
+
+La Francia era senza denaro, senz’armi e quasi senz’armata; tutte le
+sue forze consistevano in 66 vascelli di linea e 96 fregate o corvette.
+
+L’Inghilterra era in uno stato finanziario così prospero, che M. Pitt
+diceva che se avesse tanto danaro per rimborsare il debito, invece di
+far ciò, egli getterebbe quel denaro nel Tamigi.
+
+In quanto alle sue forze navali erano di 158 vascelli di linea, di 22
+vascelli da cinquanta cannoni, di 125 fregate e 180 cutters; vale a
+dire che aveva quattro volte circa il numero delle navi che aveva la
+Francia.
+
+Aggiungete a ciò 100 vascelli di guerra che possedeva l’Olanda, e
+vedrete che le due potenze potevano opporre 503 legni a 162.
+
+Questo calcolo fatto e rifatto dieci volte innanzi al re Ferdinando,
+gli diede il coraggio di unirsi all’Inghilterra; ed al 20 luglio 1793,
+senza far significare alla Francia la rottura del suo trattato, il
+governo di Napoli firmò _un trattato segreto_ col governo britannico.
+
+Questo trattato portava che il re di Napoli aggiungeva dodici legni, di
+cui quattro vascelli di linea ed altrettante fregate alla squadra che
+l’Inghilterra inviava nel Mediterraneo, e sei mila uomini alle truppe
+che erano a bordo di quella squadra.
+
+Il re aveva a poco a poco abbandonato la presidenza del consiglio; era
+la regina che assisteva alle deliberazioni, e che le spingeva colla
+rabbia dell’odio. Uomini e navi furono pronte in due mesi, ed una parte
+andò a raggiungere la flotta anglo-spagnuola che incrociava innanzi a
+Tolone.
+
+Da un agente realista che la regina aveva in questa città, noi
+sapevamo tutto ciò che avveniva; Tolone aveva preso parte alla grande
+insurrezione che era scoppiata nel mezzogiorno della Francia contro la
+Convenzione.
+
+La città era divisa in tre parti: i Giacobini, i Realisti
+costituzionali, ed i Realisti puri.
+
+Sapevamo che i realisti costituzionali ed i realisti puri, spaventati
+dalle esecuzioni che avevano incominciato a decimarli, si erano riuniti
+insieme, e si trattava nientemeno che di dare la città agl’Inglesi.
+
+Al 10 settembre si segnalò un vascello inglese che faceva vela verso il
+porto di Napoli, e sembrava venire dalle coste di Francia.
+
+Da alcune settimane, in attesa di notizie importanti, noi non ci
+allontanammo più da Napoli.
+
+La regina fu dunque prevenuta dell’avvenimento, e fece prevenire sir
+William e me. Dico dell’avvenimento, perchè nelle circostanze, in cui
+noi eravamo, l’arrivo di un vascello inglese era un avvenimento.
+
+Ci recammo di fretta a palazzo. Trovai la regina sul terrazzo che
+osservava col cannocchiale il bastimento, che ammainava a poco a poco
+le vele per diminuire di velocità ed entrava nel porto.
+
+Dai segnali si seppe che questo bastimento era l’_Agamennone_, vascello
+di linea di S. M. Britannica, e che veniva da Tolone.
+
+Questo poco che si sapea, voleva dir molto, il re e sir William non
+ebbero la pazienza d’aspettare le notizie che portava, ed andarono ad
+incontrarlo.
+
+Tutti e due s’imbarcarono su di un canotto della Real Marina, e ad onta
+delle leggi sanitarie salirono a bordo.
+
+Appena saliti, i fianchi del vascello rimbombarono con una salva
+d’onore, e l’_Agamennone_ disparve in una nube di fumo.
+
+Dopo mezz’ora il re e sir William ritornarono. Sir William si recò
+direttamente alla ambasciata e mi fece dire di venire a raggiungerlo,
+avendo bisogno di me per aiutarlo a ricevere un ospite inaspettato.
+
+Lasciai che Sua Maestà desse alla regina le notizie di cui era curiosa,
+e pensando che sir William ne era consapevole al pari del re, perchè
+nella conferenza fra il re ed il capitano dell’_Agamennone_, egli aveva
+servito di interprete, presi congedo dalla regina, e salii in carrozza
+ordinando al cocchiere di andare a casa.
+
+Sir William mi aspettava.
+
+— Mia cara Emma, mi disse scorgendomi, vi presenterò un uomo piccolo,
+che non può vantarsi di esser bello, ma che a mio avviso sarà uno dei
+più grandi uomini di guerra che l’Inghilterra abbia avuto.
+
+Mi misi a ridere dell’entusiasmo di sir William.
+
+— Come potete prevederlo? gli chiesi io.
+
+— Dalle poche parole che abbiamo contraccambiato, vi rispondo che
+costui maraviglierà il mondo. Voi sapete che non ho mai voluto
+ricevere in casa mia nessun uffiziale inglese; ebbene per amor mio, vi
+prego di fargli gli onori di casa; date gli ordini di preparargli un
+appartamento, e che non manchi di nulla.
+
+— E quando arriva il vostro futuro grand’uomo, sir William? dimandai.
+
+— Da un momento all’altro pranzeremo insieme col Re, e domani andremo
+tutti insieme a passare la giornata a Portici.
+
+— Mi direte almeno come si chiama il vostro eroe?
+
+— Orazio Nelson, cara amica: non dimenticate questo nome, che sarà
+celebre un giorno.
+
+Non aveva da fare alcuna osservazione, e non ne feci punto.
+
+Il palazzo dell’ambasciata era immenso. Era corsa la voce, qualche
+tempo prima, che il Principe di Galles, quello stesso Principe che vidi
+una sera raggiante di gioventù e d’amore a traverso le finestre aperte
+di miss Arabella, doveva venire a Napoli; a questa notizia sir William
+si era dato premura di preparare un appartamento; il Principe non era
+venuto, e l’appartamento era rimasto tutto in ordine per ricevere
+un Principe. — Credetti che nulla era troppo bello nè troppo buono
+pel futuro grand’uomo di sir William, e destinai l’appartamento del
+Principe di Galles per il capitano Nelson.
+
+Volle il caso che uno del più be’ ritratti che mi fece Romney si
+trovasse in quest’appartamento.
+
+Quando rientrai nella sala, sir William non era più solo: era con
+un uffiziale che portava l’uniforme della marina inglese: appena mi
+videro, si alzarono e mi vennero incontro. Sir William mi presentò il
+capitano Nelson.
+
+Se è permesso di credere ai presentimenti, giurerei qui che, sia
+attrazione istintiva o la potenza della preoccupazione per ciò che
+mi aveva detto sir William, sentii una certa emozione nel rispondere
+alle parole del capitano Nelson. Come lo aveva detto sir William, il
+capitano Nelson era però lontano dell’essere un bell’uomo.
+
+Sono scorsi diciotto anni da quel giorno, eppure lo veggo tale e
+quale si trovava quando mi fu presentato, e la guerra aveagli ancora
+risparmiate le mutilazioni che ha dovuto sopportare.
+
+Era un uomo di trentacinque anni, piccolo di statura, pallido in
+faccia, con occhi azzurri, il naso aquilino che distingue il profilo
+degli uomini di guerra, ed il mento fortemente pronunciato, indizio di
+tenacità spinta fino all’ostinazione; i capelli e la barba erano di un
+biondo fulvo, i capelli erano radi e la barba mal disposta.
+
+Mi baciò la mano con molto imbarazzo, ma abbastanza con disinvoltura.
+Era facile riconoscere in lui l’uomo di mare in tutto il significato
+della parola, e si sarebbe cercato invano in lui il gentleman inglese,
+di cui mi avevano lasciato un ricordo le mie prime conoscenze.
+
+Si conosce già la notizia che egli recava, tale notizia era terribile
+per la Francia: il suo primo porto militare era stato reso agli
+Inglesi.
+
+Ecco in due parole i particolari dell’avvenimento, raccolti dalla bocca
+stessa del capitano Nelson.
+
+Ho già detto ciò che noi sapevamo dei tre diversi partiti ch’esistevano
+a Tolone: giacobini, realisti costituzionali e realisti puri.
+
+Gli ultimi due, domati dai giacobini, si riunirono e risolsero di fare
+una controrivoluzione tostochè l’occasione si presentasse.
+
+Ciò avvenne ben presto. — La costituzione del 1793 era stata stabilita;
+i giacobini l’avevan fatta proclamare a suoni di tamburo e di tromba.
+
+Questa Costituzione, tutta di violenza e bagnata ancora del sangue di
+Luigi XVI, non era stata fatta certamente per conciliare i partiti.
+Un fermento generale destossi nella città in seguito alla sua
+proclamazione; i realisti puri ed i costituzionali si riunirono per
+opporsi alla sua accettazione.
+
+Prevedendo le autorità giacobine ciò che sarebbe avvenuto, fecero
+affiggere un decreto che puniva di morte chiunque osasse proporre
+l’apertura delle sezioni.
+
+Quel decreto produsse un effetto contrario a quello che si supponeva.
+
+Tutti si recarono in folla alle sezioni e fu tale la premura, che le
+porte non si aprirono ma si sfondarono.
+
+La controrivoluzione fu compita in un istante, le carte del club dei
+giacobini furono sequestrate, ed arrestati i principali capi della
+società, e condotti nella stessa prigione donde, per lasciar loro il
+posto, si fecero uscire i realisti.
+
+Il generale conte Maudit che comandava la piazza, e sul quale i
+realisti sapevano con ragione di poter contare, fu una di quelle rare
+autorità civili e militari che restarono al loro posto.
+
+Il patibolo, come le prigioni, dopo aver lavorato pei realisti,
+lavorava pei giacobini; la ghigliottina invece di essere demolita,
+continuò a funzionare, e tagliava la testa dei repubblicani invece di
+decapitare i realisti.
+
+Una di queste esecuzioni fece nascere un tumulto, che quasi fece
+perdere tutto.[3]
+
+Il nuovo tribunale condannò a morte un tal Alessio Lambert, uomo molto
+popolare a Tolone: si formò una congiura per salvarlo; e difatti,
+nel momento che lo conducevano al supplizio, una immensa folla di
+popolo si precipitò sulla forza armata che lo scortava. Il corteggio
+funebre era arrivato in questo momento nella contrada dei Calderai
+che divenne il teatro di un combattimento terribile. Uno degli uomini
+della scorta, vedendo che il popolo trionfava, scaricò a bruciapelo il
+suo fucile sul prigioniero, che cadde ferito gravemente, ma forse non
+mortalmente, poichè la palla gli aveva attraversato il corpo; ma tosto
+le sezioni ripresero il sopravvento, e gli assalitori furono messi in
+fuga. Alessio Lambert seguito alla traccia del sangue come un capriolo
+ferito, ricadde nelle mani dei reazionari che si divisero in due
+partiti; gli uni volevano fosse protratta l’esecuzione, gli altri che
+fosse giustiziato immediatamente. La maggioranza fu per la esecuzione
+immediata; difatti nello stesso giorno Alessio Lambert fu giustiziato.
+
+Tolone fu messa fuori della legge dalla Convenzione, vale a dire che
+ogni patriota aveva diritto di tirare su di un Tolonese come su di un
+cane.
+
+Ma ad onta della sua rivolta, cosa singolare, Tolone aveva conservato
+tutte le forme repubblicane, e la bandiera tricolore sventolava
+sulla città. Era troppo pei giacobini, ma non era abbastanza pei
+realisti. Volgendo gli occhi al mare, questi ultimi videro la crociera
+anglo-ispano-napolitana, che bloccava il porto, e risolsero di
+consegnare Tolone agli Inglesi, e di sfuggire con questo tradimento
+all’anatema della Convenzione nazionale.
+
+Si fecero delle trattative coll’ammiraglio Hood, che non voleva
+decidere nulla senza essere sicuro della cooperazione del generale
+conte Maudit che comandava la piazza, e dell’ammiraglio Tragoff che
+comandava la flotta. Costoro entrarono a parte delle trattative, ma non
+poterono far intender tanto facilmente la ragione al contrammiraglio
+Saint Julien che era un Giacobino marcio. Non era quasi venuto in
+cognizione del progetto, che invece di secondarlo radunò il suo
+equipaggio, lo arringò con veemenza, e fece giurare agli uffiziali ed
+ai marinai di non giammai sopportare che le flotte nemiche entrassero
+nei porto di Tolone. Il contrammiraglio Saint Julien aveva approfittato
+per fare questo discorso repubblicano del momento appunto in cui il
+suo superiore era a terra, vedendo l’unanimità non soltanto del suo
+equipaggio, ma anche di quelli degli altri bastimenti. Il signor di S.
+Julien ne prese il comando, e manovrò in modo di chiudere interamente
+l’approdo verso la rada.
+
+Questa volta senza un colpo disperato i realisti sarebbero stati
+perduti. L’armata del generale Carteau, dopo aver preso Marsiglia, si
+dirigeva su Tolone; il contrammiraglio S. Julien chiudendo la rada,
+impediva loro qualunque ritirata.
+
+Questo colpo disperato fu tentato e riuscì.
+
+I realisti combinarono cogl’Inglesi un trattato nel quale fu stabilito
+che entrando in Tolone, essi avrebbero preso possesso della piazza in
+nome e come alleati di S. M. il re Luigi XVII, povero re fanciullo
+prigioniero nelle carceri del Tempio colla sua madre, che doveva
+ben presto lasciarlo orfano, a cui il calzolaio Simon, al quale era
+affidato, faceva ballare la carmagnola a colpi di cinghia.
+
+In seguito a questo trattato, essi dichiararono la flotta ribelle
+alla volontà generale degli abitanti, e stabilirono che si sarebbe
+impiegato la forza contro di essa; in conseguenza di che si misero
+degli ufficiali realisti a tutti i posti ove trovavansi degli ufficiali
+repubblicani, e particolarmente alla gran torre, le cui batterie si
+ordinava al capo di tener pronte, e di tirare sulla flotta al primo
+segnale. Nel tempo stesso l’ammiraglio Hood attaccherebbe e cercherebbe
+di forzare l’entrata nella rada.
+
+Queste notizie pervennero al contrammiraglio S. Julien, il quale
+rispose che bombarderebbe la città, facendo da tutti i legni il fuoco
+delle sue artiglierie.
+
+La guerra civile stava per iscoppiare, e nessuno avrebbe saputo
+dire come la cosa sarebbe terminata; allorchè la fregata _la Perle_,
+comandata dal luogotenente Van Kempen, si staccò ad un tratto dalla
+flotta e venne a cimentarlo dalla parte della città, l’ammiraglio
+Tragoff approfittò subito dell’occasione. Si fece trasportare sulla
+fregata, ed inalberò la sua bandiera di comando, sapendo quanta era
+la venerazione dei marinai per questo segno: infatti a quella vista
+una parte dei legni abbandonò il contrammiraglio S. Julien, il quale,
+rimasto solamente con sette navi, risolse di passare in mezzo alla
+squadra inglese, risoluzione che egli eseguì con vera fortuna. Ma
+allora Tolone restò senza difensori, ed i realisti, diventati padroni,
+vi introdussero gl’Inglesi.
+
+Ho curato molto i particolari di quest’avvenimento, sebbene non
+sembrassero appartenere alle memorie di una donna per due ragioni; la
+prima perchè hanno avuto, per la impressione prodotta sull’animo della
+regina, una grande influenza sugli avvenimenti sui quali ho preso più
+tardi una parte troppo attiva; la seconda, perchè la mia intimità colla
+Corte di Napoli mi ha messo in posizione di conoscere dei particolari,
+ignorati anche dagli stessi storici che hanno scritto in quella epoca.
+
+
+
+
+XIV.
+
+
+Poco prima dell’arrivo del capitano Nelson a Napoli, andai dalla regina
+forse prima dell’ora consueta: mi rispose, con mio grande stupore,
+che la regina si era ritirata ed aveva proibito di lasciar entrare
+chicchessia senza suo permesso.
+
+Mi disponeva ad andarmene, sapendo che vi era sempre eccezione per me,
+e maravigliata perchè questa eccezione non fosse mantenuta in quel
+giorno come negli altri, quando intesi chiamare nella stanza della
+regina.
+
+Si accorse al rumore del campanello, e dalla porta si dimandava: — Che
+vuole Vostra Maestà?
+
+— Chiamatemi Luigi Custode, rispose la regina.
+
+Volendo sapere subito perchè anch’io era stata consegnata alla porta
+del suo appartamento al pari degli altri:
+
+— Sono qui Maestà, diss’io.
+
+— Emma! esclamò la regina, ed aprendo interamente la porta: veggo bene
+che sei là, disse ridendo, e perchè vi sei?
+
+— Ma, risposi, perchè Vostra Maestà ha interdetto l’ingresso a
+_chicchessia_.
+
+— Ma tu sei forse compresa nel _chicchessia_? tu Emma, vale a dire, la
+mia amica, la sola donna per cui non abbia segreti! vuoi dunque venire?
+e mi chiamò con un segno di testa e colla voce.
+
+Io la seguii.
+
+Nella camera da letto, su di un vasto canapè situato rimpetto a lei vi
+era una quantità di carte, che simili ad una cascata, rotolavano dal
+divano sul pavimento.
+
+— Oh! mio Dio! esclamai. Vostra Maestà non sarà condannata, lo spero, a
+leggere tutte queste carte.
+
+— No, ma le ho lette senz’essere condannata.
+
+— Ciò non mi maraviglia allora, perchè Vostra Maestà è pallida e
+abbattuta questa mattina.
+
+— Lo credo, non ho dormito questa notte.
+
+— Che ha dunque fatto Vostra Maestà?
+
+— Ho letto tutte queste carte che tu vedi dalla prima fino all’ultima.
+
+— E con che scopo, mio Dio?
+
+— Guarda a chi sono dirette queste carte.
+
+E mi mostrò un indirizzo di lettera.
+
+— Al cittadino Mackau — ambasciatore della Repubblica francese — Napoli.
+
+Io guardava la regina.
+
+— Come! le chiesi con istupore, il cittadino Mackau comunica a V. M. le
+lettere che riceve dal suo governo!
+
+— Che ingenuità primitiva! disse la regina. In questo momento s’intese
+una voce dalla porta che diceva:
+
+— Ecco l’uomo che V. M. ha fatto chiamare.
+
+La regina andò in persona alla porta, girò la chiave con cui aveva
+chiusa la porta ed aperse.
+
+Apparve un uomo che poteva appartenere alla classe dei domestici, il
+quale, scorgendo la regina, fece un inchino fino a terra.
+
+— Siete ben sicuro, gli disse, che qui vi sono tutte le carte
+dell’ambasciata francese?
+
+— Tutte senza eccezione, Maestà; fin quelle che erano nel cassetto
+dell’ambasciatore.
+
+— Non menti, eh?
+
+— Vostra Maestà lo vedrà alle grida che farà l’ambasciatore, quando si
+accorgerà di essere stato rubato.
+
+— Ti ho fatto promettere due mila ducati per questo furto.
+
+— Sì, Maestà, ne ho già ricevuto mille in conto.
+
+— Benchè le carte non siano tali quali io sperava, ecco gli altri mille.
+
+— Grazie, Maestà; ma non è tutto quello che mi venne promesso.
+
+— Che ti hanno promesso ancora?
+
+— Siccome sono io solo che entro nel gabinetto del cittadino
+ambasciatore, i sospetti cadranno su di me pel primo e sarò certamente
+arrestato.
+
+— Che t’importa, se i giudici non ti condanneranno?
+
+— Dovrò sempre star qualche mese in prigione.
+
+— Che t’importa se ricevi cento ducati per ogni mese di prigione che
+farai?
+
+— Difatti, ciò è sempre un compenso; in questo caso confido nella bontà
+della regina.
+
+— Lasciati arrestare, nega sfrontatamente ogni prova che si accumulerà
+contro di te, non comprometterci senza alcun pretesto e sta tranquillo.
+
+— Il ladro, — perchè, si è veduto, era bene un ladro, — mise la sua
+borsa in tasca.
+
+— Come! disse la regina, non li conti nemmeno?
+
+— Oh! Dopo vostra Maestà...
+
+— Va bene, sarai ricompensato della tua confidenza, vattene.
+
+L’uomo fece di nuovo un inchino fino a terra ed uscì.
+
+— Ebbene? mi dimandò la regina, comprendi ora?
+
+— No, perchè non posso persuadermi che V. M. abbia fatto prendere le
+carte dell’ambasciatore francese da quest’uomo.
+
+— È però la più semplice e pura verità.
+
+Confesso che ne rimasi spaventata; mi pareva che un furto stato
+eseguito per ordine di una regina fosse sempre un furto.
+
+La regina indovinò il mio pensiero.
+
+— Io credeva di trovare in queste carte delle prove di connivenza fra
+i giacobini di Napoli con quelli di Parigi, disse ella, ma mi sono
+ingannata; però vi ho trovato altre cose non meno importanti.
+
+— Che cosa ha dunque trovato Vostra Maestà?
+
+— Aspetta, mi disse, mi pare di riconoscere il passo del re; sì, è lui;
+che viene a fare da me a quest’ora?
+
+In quel momento si udì a battere assai rozzamente alla porta della
+regina.
+
+— Quando ti diceva che era lui, disse, cercando di nascondere le carte
+sotto di lei e sotto le pieghe del suo abito.
+
+Il re aveva un’espressione d’inquietudine.
+
+— Ah! mio Dio! disse la regina ridendo, che avete, signore, che cosa
+avete con quella faccia spaventata?
+
+— Voi non sapete che cosa è avvenuto questa notte?
+
+— No, ma quando me l’avrete detto lo saprò.
+
+— Lasciatemi prima da cavaliere galante baciare la mano a milady, e
+chiederle notizie di sir William.
+
+Porsi la mano al re, che come egli disse baciò galantemente.
+
+— Sir William sta a meraviglia, gli risposi, e sarà felicissimo del
+ricordo di Sua Maestà.
+
+— Ora, disse la regina, che avete fatto i vostri doveri, ditemi questa
+cosa così terribile che è avvenuta questa notte.
+
+— Ebbene, questa notte hanno involato le carte dell’ambasciata francese.
+
+— Oh!
+
+— Questa mattina il cancelliere è venuto da parte del cittadino Mackau,
+per portare querela al generale Acton.
+
+— Veramente!
+
+— E la querela è scritta in modo, che pare che si sospetti che qualcuno
+della corte di Napoli abbia fatto il colpo.
+
+— Allora è più intelligente di quanto credeva.
+
+— Chi?
+
+— Il cittadino Mackau.
+
+— Come, signora, voi avete cognizione di questo furto?
+
+— Ne ho inteso a parlare, sì.
+
+— E sapete dove sono le carte?
+
+— Press’a poco.
+
+— Ma dove sono dunque?
+
+— Volete saperlo?
+
+— Senza dubbio, non foss’altro che per rispondere a’ reclami del
+cittadino ambasciatore.
+
+— Ebbene, eccole, disse la regina alzandosi; scoprendo le carte, sulle
+quali era seduta, e quelle che copriva col suo abito.
+
+— Mio Dio! disse il re facendosi pallido.
+
+— Emma, Emma, disse la regina ridendo, porgete un seggiolone a Sua
+Maestà, egli si sente male.
+
+Mi aveva preso come alla regina una tal volontà di ridere, e porsi un
+seggiolone al re in cui si lasciò cadere di botto.
+
+— Ma, signora, disse il re, si saprà che siamo noi che abbiamo
+sottratto le carte, e la sottrazione di queste carte è la guerra colla
+Francia.
+
+— Prima di tutto, disse la regina, non siamo noi che abbiamo sottratto
+queste carte, sono io che le ho sottratte, e poi non si saprà mai che
+sono stata io, e poi avremo egualmente anche senza di ciò la guerra
+colla Francia. La sottrazione delle carte non muta la questione.
+
+— E perchè avremmo avuto la guerra colla Francia?
+
+— Semplicemente perchè il cittadino Mackau ha degli occhi, che ha
+veduto i nostri armamenti, che ha numerato gli uomini e le navi che
+noi abbiamo inviato a Tolone, che la Francia è prevenuta di tutto ed
+a quest’ora essa non ignora che abbiamo a Tolone quattromila uomini e
+quattro vascelli.
+
+— Non importa, noi non possiamo rifiutare all’ambasciatore la
+soddisfazione che dimanda.
+
+— E quale soddisfazione dimanda?
+
+— La procedura del furto, nel caso che il ladro fosse un napolitano.
+
+— E dategliela questa soddisfazione.
+
+— Ma se il ladro confessa?
+
+— Non confesserà.
+
+— Se è condannato però?
+
+— Egli non sarà condannato, perchè sarà giudicato da un tribunale
+napolitano.
+
+— E, signora, disse il re, non fidatevi, il movimento del giorno è
+all’indipendenza.
+
+— È ben ciò che voglio reprimere, signore, disse la regina, aggrottando
+le ciglia; se fa bisogno è bene dai tribunali che comincerei.
+
+— Allora ciò spetta a voi.
+
+— È affar mio.
+
+— V’incaricate voi di quest’affare?
+
+— Me ne incarico io.
+
+— Andate dunque e fate a modo vostro; che importa a me di ciò che può
+succedere, purchè mi restino i miei boschi per andare a caccia ed il
+golfo per pescare?
+
+— E San Leucio per riposarvi, soggiunse la regina con un sorriso
+sdegnoso.
+
+— È forse Vostra Maestà chi mi farebbe l’onore di inquietarsi per San
+Leucio? chiese il re.
+
+— E perchè inquietarmi di San Leucio, dal momento che questa
+interessante colonia ha per capo un uomo del merito del cardinale
+Ruffo? Se egli fosse tesoriere invece di essere ispettore non avrei
+forse la stessa tranquillità.
+
+— Siete in collera con questo povero cardinale; vi assicuro però che è
+un uomo che ci è divotissimo.
+
+— Che vi è divotissimo, volete dire.
+
+— Eh! Dio buono! disse ridendo il re, noi non facciamo _uno?_
+
+— Oh! no, signore, e me ne vanto.
+
+— Voi mi trattate molto male questa mattina, signora.
+
+— Vi tratto forse alla sera meglio del mattino?
+
+— Che volete che ne pensi di me Lady Hamilton?
+
+— Le opinioni di Lady Hamilton sono modellate sulle mie.
+
+— Vale a dire, riprese il re ridendo, che Lady Hamilton mi fa come voi
+l’onore di detestarmi.
+
+— Oh! disse la regina, Vostra Maestà sa bene che è un altro sentimento
+che quello dell’odio che ho per essa.
+
+— Andiamo, vedo bene che questa mattina non avrò quest’ultimo per voi.
+
+— Siete venuto per questo?
+
+— No, signora, io era venuto per vedervi e per dirvi la notizia del
+mattino.
+
+— Ebbene, io di ricambio vi dirò quelle del giorno. Abbiamo deciso il
+signor Acton ed io, che due vascelli e tre mila uomini di rinforzo
+sarebbero inviati alla flotta anglo-ispana, comandati dai generali
+De-Gambs e Pignatelli. Vi lascio l’onore dell’iniziativa, se volete
+prenderlo oggi al Consiglio. Sollecitate solamente il loro invio; il
+capitano Nelson reclama a tutta possa questo rinforzo.
+
+— Mediante quest’attività ritornerò in grazia presso di voi?
+
+— Voi non ne siete mai uscito, signore, disse la regina con un sorriso
+mezzo grazioso e mezzo sarcastico.
+
+Il re avvicinò ad essa, le prese la mano e la baciò, mentr’essa lo
+guardava con una espressione indescrivibile.
+
+— Allora, signora, voi siete _decisamente decisa_ per la guerra?
+
+— Decisamente decisa, signore, e tanto più decisamente decisa che noi
+non possiamo fare altrimenti.
+
+— Andiamo dunque, signora, sia la guerra, e vedrete che quando sarà
+venuto il momento di tirare la spada dal fodero, farò il mio dovere
+quanto un altro.
+
+— Ciò vi tornerà molto più facile, signore: quando il re Carlo III
+vostro padre lasciò Napoli, egli vi lasciò la spada con cui Filippo V
+conquistò la Spagna, ed egli il regno di Napoli. Però questa spada non
+ha veduto più la luce dopo la battaglia di Velletri, ed in quarantatre
+anni avvengono tante cose fra un fodero ed una lama.
+
+— Certamente, mia cara maestra, disse il re scuotendo la testa, voi
+avete troppo spirito per me e vi lascio il posto.
+
+E dopo averci salutate tutt’e due se ne andò.
+
+— Ora, disse la regina, aspettando che il nostro caro sposo diventi
+un Alessandro od un Cesare, abbruciamo le carte inutili, e conserviamo
+quelle che sono utili da conservarsi.
+
+Ci mettemmo all’opera: debbo dire da parte mia senz’alcuna obbiezione
+che quel carattere deciso della regina mi trascinava nella sua volontà,
+come l’astro trascina il satellite nel suo cammino.
+
+Ciò che ho raccontato ora avvenne otto o dieci giorni prima dell’arrivo
+del capitano Nelson, al quale è d’uopo ritornare.
+
+
+ FINE DEL VOLUME QUARTO.
+
+
+
+
+NOTE:
+
+
+[1] Piccola città rinomata pei suoi piedi di porco.
+
+[2] Toltane qualche eccezione, lady Hamilton parlando nelle sue memorie
+di Nelson, lo chiama semplicemente Mylord.
+
+[3] Non si dimentichi che è Emma Lyonna che parla, e per conseguenza
+parla dal punto di vista del partito realista, poichè altrimenti noi
+avremmo detto: avrebbe salvato tutto.
+
+
+
+
+
+Nota del Trascrittore
+
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
+senza annotazione minimi errori tipografici.
+
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+
+
+
+*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76092 ***
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+</style>
+</head>
+<body>
+<div style='text-align:center'>*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76092 ***</div>
+
+<div class="booktitle">
+<h1>
+MEMORIE DI EMMA LYONNA
+<span class="smaller">VOL. IV.</span>
+</h1>
+</div>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="titlepage">
+<p class="main-t">
+<span class="small">MEMORIE</span><br>
+<span class="xx-small">DI</span><br>
+EMMA LYONNA
+</p>
+
+<p class="pad2 small">
+DI
+</p>
+
+<p class="pad1 x-large">
+ALESSANDRO DUMAS
+</p>
+
+<p class="pad2 small">
+UNICA EDIZIONE AUTORIZZATA IN ITALIA.
+</p>
+
+<p class="pad1">
+Vol. IV.
+</p>
+
+<p class="pad4">
+<span class="large">MILANO</span><br>
+G. DAELLI e C. EDITORI<br>
+<span class="small">MDCCCLXIV.</span>
+</p>
+</div>
+
+<div class="verso">
+<hr class="mid">
+<p>
+Proprietà letteraria — G. DAELLI e C. Editori.
+</p>
+
+<p>
+STEREOTIPIA G. DASSI E C.
+</p>
+
+<p>
+TIP. GUGLIELMINI.
+</p>
+<hr class="mid">
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
+</p>
+
+<p class="title">
+MEMORIE<br>
+DI<br>
+EMMA LYONNA
+</p>
+</div>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span></p>
+
+<h2>I.</h2>
+</div>
+
+<p>
+La regina, come ho già detto, mi aveva chiesto il
+mio abito di raso bianco per farne uno simile; io
+glielo inviai in quella stessa sera.
+</p>
+
+<p>
+Tre giorni dopo, il suo domestico mi prevenne che
+la regina era al palazzo reale, e chiedeva di me, raccomandandomi
+di prendere meco il mio sciallo di
+cascemiro azzurro.
+</p>
+
+<p>
+Non erano dieci minuti appena che era arrivata
+da Caserta, e perchè non la facessi aspettare, mi
+mandò a prendere con una carrozza di Corte.
+</p>
+
+<p>
+Prevenni sir William della mia uscita, e mi recai
+immediatamente dalla regina.
+</p>
+
+<p>
+Gli appartamenti della regina erano situati nella
+parte dal palazzo che sporge verso il mare, e che
+<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
+mette su di un terrazzo coperto di aranci e di
+cedri.
+</p>
+
+<p>
+Trovai Sua Maestà coll’abito nuovo, che si era
+fatto fare sul modello del mio; aveva una sola piuma
+bianca nei capelli, ed il suo scialle azzurro era
+gettato su di una poltrona.
+</p>
+
+<p>
+Volli salutarla colla cerimonia d’uso, ma essa,
+dopo avermi presa per mano, mi abbracciò.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo, presto, presto, disse, alla toletta.
+</p>
+
+<p>
+Da principio non sapeva troppo che significasse
+quell’invito, ma essa mi fece vedere il mio vestito
+posto su di una poltrona, e compresi che la regina
+voleva appagare il capriccio di vederci vestite nella
+stessa guisa.
+</p>
+
+<p>
+Difatti era quella la sua intenzione.
+</p>
+
+<p>
+Le chiesi allora se voleva permettermi di entrare
+in un gabinetto vicino per mutare di abito.
+</p>
+
+<p>
+Ma essa alzò le spalle.
+</p>
+
+<p>
+— A che servono, disse, queste cerimonie fra noi.
+</p>
+
+<p>
+Poi, siccome io sembrava assai confusa:
+</p>
+
+<p>
+— Lasciate fare a me, soggiunse, io sarò la vostra
+cameriera, e vedrete che ne so quanto una
+altra.
+</p>
+
+<p>
+Io era talmente confusa che non sapeva che mi
+facessi; balbettava, tremava; mi punsi le dita cogli
+spilli; cercava di distogliermi dalle mani della regina.
+</p>
+
+<p>
+— Ma essa è pazza, diceva, ma volete dunque lasciarmi
+fare? ve lo comando.
+</p>
+
+<p>
+Poi, per provarmi che l’ordine, benchè pronunziato
+con una voce imperativa, era un nuovo favore,
+mi strinse, nel darmelo, le spalle fra le sue braccia;
+un brivido mi corse per tutto il corpo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era così lontana dall’aspettarmi una tale familiarità
+da parte di una regina, che aveva fama di donna
+la più altiera e più imperiosa del suo regno, che io
+credeva di sognare. Chiesi a me stessa se era veramente
+la regina Carolina, e se io era veramente io,
+vale a dire, essa la figlia dell’Imperatrice Maria Teresa,
+ed io la povera figlia di una fantesca di villaggio.
+</p>
+
+<p>
+Aveva come un offuscamento morale.
+</p>
+
+<p>
+Buono o mal grado dovetti lasciarmi fare; la regina
+mi aiutò a levarmi l’abito che aveva quando
+era venuta, mi mise il vestito di raso bianco, mi
+acconciò sul capo una piuma bianca, e poi avvicinò
+le nostre due teste allo specchio e vi guardò un
+istante.
+</p>
+
+<p>
+Poi con un accento quasi di cattivo umore:
+</p>
+
+<p>
+— Davvero, disse, che io faccio proprio un bel mestiere,
+decisamente. Milady Hamilton, voi siete più
+bella di me.
+</p>
+
+<p>
+Io era affatto confusa, rossa fino agli orecchi, nè
+sapeva dove celarmi.
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà, le risposi, mi permetterà di non
+essere del suo avviso; io sono avvenente forse; ma
+voi, oh! voi sì, che siete veramente bella.
+</p>
+
+<p>
+— Lo trovate voi veramente? e me lo dite senza
+adulazione?
+</p>
+
+<p>
+— Oh! ve lo giuro, esclamai, con tutta la sincerità.
+</p>
+
+<p>
+— Come! disse, gettando uno sguardo sulle sue
+magnifiche spalle; se foste un uomo, vi innamorereste
+di me?
+</p>
+
+<p>
+— Più, ancora, signora, vi adorerei in ginocchio.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
+</p>
+
+<p>
+Carolina scosse la testa, e sorrise con malinconia.
+</p>
+
+<p>
+— Essere amata è già cosa rara, e specialmente
+poi per una regina; non chiediamo l’impossibile
+però....
+</p>
+
+<p>
+E si fermò con un sospiro.
+</p>
+
+<p>
+Io la osservava con un interesse, in cui essa non
+poteva ingannarsi.
+</p>
+
+<p>
+— E però, ripetei dopo di essa.
+</p>
+
+<p>
+La regina mi mise un braccio intorno al collo,
+e mi fece sedere a lei vicino sul sofà.
+</p>
+
+<p>
+— Quante volte siete stata amata? mi disse.
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà mi chiede quante volte ho amato,
+o quante volte sono stata amata?
+</p>
+
+<p>
+— Avete ragione, non è la stessa cosa: io domando
+quante volte siete stata amata.
+</p>
+
+<p>
+— Una volta da una tenera amicizia, ed una volta
+da un amore profondo.
+</p>
+
+<p>
+— E quale di questi due sentimenti vi ha reso più
+completamente felice?
+</p>
+
+<p>
+— La tenera amicizia, io credo.
+</p>
+
+<p>
+— E voi?
+</p>
+
+<p>
+— Io?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, voi; di tutti i vostri adoratori, chi è quello
+che vi ha amato di più?
+</p>
+
+<p>
+Io sorrisi.
+</p>
+
+<p>
+— Debbo rispondere francamente?
+</p>
+
+<p>
+— Con me, sempre.
+</p>
+
+<p>
+— Un terzo che non mi amava.
+</p>
+
+<p>
+La regina fece un movimento di testa, sospirando.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure la è proprio così, disse ella: ecco come
+siamo noi altre donne; anch’io, mia povera Emma,
+<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
+ho sacrificato un amore vero e profondo ad un amore
+finto e ambizioso, e ne porto la pena; ho un marito
+che non mi ama, e vi confesserò che non lo posso
+amare, ed un amante che disprezzo. Vi maravigliate
+che vi dica tutte queste cose con tale franchezza;
+ma che volete, io ho istinto che mi trascina verso
+di voi; d’altronde, si dice tutto pubblicamente a
+Napoli, sicchè il merito della confidenza non è grande,
+e con tutta probabilità voi saprete già da molto
+tempo ciò che oggi vi ripeto io stessa.
+</p>
+
+<p>
+— Quanto mi dice Vostra Maestà non mi è meno
+interessante.
+</p>
+
+<p>
+— La mia Maestà è una triste Maestà in quanto a
+felicità. Ma mettendo il piede sul suolo di Napoli,
+scorgendo l’uomo a cui era destinata, sentii che era
+condannata.
+</p>
+
+<p>
+— Davvero! esclamai; che differenza, mio Dio! fra
+il re e voi.
+</p>
+
+<p>
+— Tu t’incarichi adesso soltanto della mia scusa,
+cara Emma, tu, anima delicata, fine, squisita, figurati
+del mio disinganno. Era giovane, aveva quindici anni
+appena, mi avevano detto che andava a regnare nella
+terra ov’era morto Virgilio, ed era nato il Tasso, che
+doveva sposare un giovane principe, un nipote di
+Luigi XIV, un discendente di Enrico IV. Arrivai per
+così dire coll’Eneide in una mano, e colla Gerusalemme
+liberata nell’altra; il mio fidanzato sarebbe
+egli Eurialo o Tancredi, io sarei ciò che avrebbe voluto,
+Camilla od Erminia; amazzone o pastorella.
+Arrivai con tutte le speranze di un cuore vergine,
+con tutti i sogni di un animo vissuto fra le ballate
+della nostra vecchia Germania; e vidi... lo hai veduto,
+non ho bisogno di farti il suo ritratto, una specie di
+<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
+villano illetterato, che non parla altra lingua che il
+dialetto napolitano: un vero lazzarone del molo che
+mangia maccheroni nel palco reale; un pescatore di
+Mergellina che vende il suo pesce nel linguaggio dei
+marinai di porto, un cacciatore grossolano senza
+poesia, che corre dietro alle contadine, un sultano di
+villaggio che si è fatto un harem di mandriane. Oh!
+ti assicuro! l’illusione non fu lunga. Un giorno credetti
+che ancora poteva essere felice; vedi, io aveva
+incontrato sul mio cammino chi aveva tutte le qualità
+che a lui mancavano, giovine, bello, elegante,
+spiritoso; e oltre a tutto ciò anche principe, cosa che
+non gli stava anche male.
+</p>
+
+<p>
+— Il principe di Caramanico, pronunziai, senz’accorgermi
+della inconvenienza della mia interruzione.
+</p>
+
+<p>
+— Conosci il suo nome? disse la regina.
+</p>
+
+<p>
+Io arrossii.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! non arrossire, mi disse; quello là, una regina
+può confessarlo, mi amava veramente, povero
+Giuseppe, non già perchè era una regina, eh lo so,
+egli mi ama sempre.
+</p>
+
+<p>
+— Ma allora chi impedisce a Vostra Maestà di rivederlo?
+</p>
+
+<p>
+— Si ha cura d’allontanarlo da me.
+</p>
+
+<p>
+— Fatelo ritornare, richiamatelo. Oh se fossi regina
+io ed amassi un uomo, e detestassi un marito,
+nulla al mondo m’impedirebbe di avere vicino a me
+colui che amassi.
+</p>
+
+<p>
+— Fuorchè il timore d’ucciderlo richiamandolo,
+mi disse la regina con una voce mesta.
+</p>
+
+<p>
+Io raccapricciai.
+</p>
+
+<p>
+— E chi potrebbe commettere un simile delitto?
+dimandai io.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Quegli che ha preso il suo posto, e che potrebbe
+temere ch’egli lo riprendesse.
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà ha una tale convinzione, esclamai,
+e si tiene quest’uomo vicino?
+</p>
+
+<p>
+— Che vuoi mai! nelle regioni che noi abitiamo
+ci sono delle insidie politiche, e quando si è presa
+e’ bisogna restar presa, gridare è proibito, tutto un
+popolo vi ascolta e vi dice ridendovi in faccia: — ben
+fatto. — Lamentarsi è pure una grande consolazione,
+ma per rammaricarsi bisogna avere un’amica;
+così, lo vedi senza nemmeno sapere se ho
+un’amica, mi sfogo.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! voi ne avete una, signora, e che vi amerà
+non già perchè siete regina, esclamai, quasi sul
+punto di gettarle le braccia al collo come ad una
+mia eguale.
+</p>
+
+<p>
+Repressi quel movimento.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che si allontanerà da me perchè lo sono,
+disse Carolina con un triste sorriso. Ahimè! mia povera
+Emma, le regioni del trono sono come le sterili
+cime delle alpi; ad una certa altezza non spunta
+più nulla, nè amicizia nè amore.
+</p>
+
+<p>
+— Vedete bene che v’ingannate, signora, perchè
+quest’uomo vi ha amata, e come voi dite, vi ama
+ancora, e perchè infine anch’io....
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene tu?
+</p>
+
+<p>
+— Anch’io incoraggiata di ciò che mi dite, vi confesso
+che pure vi amo.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! l’ho sognato tante volte d’avere un amica,
+ma non ho trovato che delle compiacenti, la San
+Marco e la San Clemente, che continuamente mi
+chiedono favori per loro, e quando non ne chiedono
+per loro, me li chiedono pei loro amanti, e quando
+<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
+non me li dimandano pei loro amanti, me li dimandano
+pei loro mariti. Sono amiche costoro?
+</p>
+
+<p>
+— Io, signora, esclamai, non ho nulla da chiedervi
+per nessuno, nè per me, nè per mio marito; e in
+quanto ad amanti, non ne ho più, ed ho anche una
+grande paura di non averne più.
+</p>
+
+<p>
+— È precisamente perchè tu hai nulla da chiedermi
+nè per te nè per gli altri, disse la regina con
+un sorriso amaro, che non ti darai la cura d’essere
+mia amica.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! sì, sì, esclamai, non potendo più resistere
+all’attrazione che mi spingeva verso di lei, e gettandole
+questa volta le braccia al collo; sì, ve lo
+giuro.
+</p>
+
+<p>
+— Alla buon’ora, ecco un buon moto, disse la regina:
+ebbene voglio ricompensarti mostrandoti ciò
+che io non mostrerei a nessuno, questo ritratto....
+poi, fermandosi, più tardi, mi disse, fra dieci anni
+tu conoscerai che nella vita d’una donna, fosse regina
+o lavandaia, vi ha sempre un amore che lascia
+una traccia più profonda degli altri: questo amore
+è sovente per tutti il primo che passa in realtà, o
+che ritorna colle rimembranze innanzi questo specchio
+che si chiama il cuore. Si crolla tristamente la
+testa e si dice: non è lui; poi a poco a poco lo
+specchio si appanna, e non riflette più nessuno, e
+però quando si guarda oltre la nebbia sparsa sulla
+sua superfice è sempre lui che ritorna là.
+</p>
+
+<p>
+Chinai la testa, il solo uomo che avrei amato, o
+creduto d’amare era sir Harry, e sentiva che nessuno
+di quelli che aveva conosciuto non aveva lasciato
+nel mio cuore quell’orma profonda di cui
+parlava la regina.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
+</p>
+
+<p>
+Era dunque destinata a non amare più, o non
+aveva ancora provato il mio vero amore!
+</p>
+
+<p>
+La regina andò al suo stipo, capo d’opera di Boule,
+magnifico regalo di Luigi XVI, aperse un cassettino
+segreto, e mi si avvicinò con una piccola cassetta.
+</p>
+
+<p>
+Questa cassetta racchiudeva un medaglione nel
+suo astuccio, un pacco di lettere, dei fiori, e delle
+foglie secche.
+</p>
+
+<p>
+Io sorrisi. Pensava a questa regina altiera, potente,
+assoluta, a questa donna che si accusava di avere
+un cuore di bronzo, o piuttosto, ciò che era ben
+peggio, di non averne del tutto, e che come una
+semplice donna, come una collegiale che piange i
+suoi ultimi giorni di vacanza, come una monaca
+che rimpiange la sua libertà, mi mostrava fiori, foglie
+secche, lettere ed un ritratto.
+</p>
+
+<p>
+Lo scettro può infrangere la mano; la corona può
+bruciare la fronte della regina; ma vi ha un angolo
+del cuore dove la donna resta sempre donna.
+</p>
+
+<p>
+Io sorrisi a questa nuova prova della nostra forza,
+o della nostra debolezza, come volete.
+</p>
+
+<p>
+— Tu ridi, mi disse la regina, e trovi che sono
+pazza: ebbene ridi ancor più forte se vuoi; una porzione
+del mio cuore è dove si trova, l’altra è con queste
+lettere, con questi fiori secchi, con questo ritratto.
+Spesso dopo aver sopportato di volta in volta un marito
+che odio ed un amante che disprezzo, mi rinchiudo
+sola in questa camera, prendo dallo stipo la mia
+cara cassetta, l’apro e mi dico: questa foglia d’alloro
+l’abbiamo colta una sera presso la tomba di
+Virgilio. La luna che sorgeva splendida dietro il
+monte sant’Angelo gettava larghe ombre sopra
+Posilippo; eravamo tutti e due perduti in uno di
+<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
+quegli angoli di tenebre, e come separati dal mondo
+dei viventi che chiassava al disotto di noi. Suonavano
+le undici ore al convento di sant’Antonio. Egli
+era ai miei ginocchi, come un pastore di Teocrito o
+di Gessner, e mi supplicava; ci eravamo detto che
+ci amavamo; ma io non gli aveva ancor accordato
+nulla, fuorchè la verginità del mio cuore; all’ultima
+squilla dell’undecima ora, io colsi questa foglia;
+l’appoggiai alle mie labbra, ed abbassai la mia testa
+vicino a lui; egli pose la sua bocca sull’altra pagina
+della foglia, che separava soltanto col suo spessore
+le sue labbra dalle mie. Ad un tratto tirai vivamente
+la foglia. Le nostre labbra si toccarono; egli
+mise un grido, come se gli fosse entrato nel cuore
+un ferro rovente; lo vidi impallidire, chiudere gli
+occhi e cadere: io lo ritenni fra le mie braccia e me
+lo strinsi al cuore.
+</p>
+
+<p>
+Era una bella sera di maggio, il sette; il mare
+splendeva come un lago d’argento fuso, Giove sorgeva
+al disopra del Vesuvio, rosso come se uscisse
+dal cratere. Ah! povera foglia secca! sono già quattordici
+anni da che sei colta, e vedi però che io non
+ho dimenticato nulla di quella sera di felicità, nè
+di quella notte di delirio che la seguì. Ognuna di
+queste piante e di questi fiori segna un grado dei
+nostri amori, ed ha la sua storia come questa foglia
+di alloro; con questa io potrei ricomporre per intero
+il poema della mia felicità e della mia gioventù.
+Questo ramo di erica era sul mio seno in una notte
+di follia. Il re aveva un reggimento privilegiato che
+chiamava suoi Liparioti, perchè tutti quelli che lo
+componevano o quasi tutti almeno, erano delle isole di
+Lipari. Giuseppe era capitano in questo reggimento.
+<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
+In quell’epoca, sorvegliata com’era dal vecchio
+Tannucci, che io detestava quanto egli mi odiava,
+noi non potevamo vederci se non in mezzo a mille
+pericoli: io feci venire al re l’idea di dare una festa
+al suo reggimento. Fu convenuto che ci saremmo
+vestiti il re da oste ed io da cantiniera, e che avremmo
+servito gli ufficiali del reggimento. Si piantarono
+due tende immense, l’una a cui presiedeva il re in
+beretta bianca col grembiale di cucina annodato
+alla cintura, ed il coltello al fianco; ed aveva per
+garzoni dell’osteria i principali signori della sua
+corte. Io vestita come le donne di Procida, il fazzoletto
+rosso annodato di dietro, il corsetto ricamato
+in oro, che mi stringeva alla vita, la gonnella
+corta di scarlatto che lasciava vedere parte
+delle gambe; aveva per fantesche le dodici principali
+dame della corte. Caramanico venne a sedersi
+ad uno dei miei tavoli, ed io occupandomi degli
+altri poteva occuparmi di lui. Oh! con quale felicità
+io era la sua fantesca. Quando beveva alla
+salute della regina, io sapeva che era a quella di
+Maria Carolina, e non a quella della regina che beveva.
+Io passava vicino a lui, la mia gonnella accarezzava
+i suoi ginocchi, il mio braccio le sue spalle,
+io passava e ripassava continuamente; aveva sempre
+da fare in quello stretto passaggio che egli mi rendeva
+il più stretto possibile. La musica diede il segnale
+della danza, e come uno dei principali uffiziali
+del reggimento aveva diritto di invitarmi: noi
+ballammo insieme tre volte.
+</p>
+
+<p>
+Egli aveva veduto il mazzettino di fiori che io
+aveva alla cintura; approfittò di un intervallo, in cui
+non danzava, per comprarne un altro simile e me
+<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
+lo diede, io gli diedi il mio. Eccolo qui il suo, è un’erica
+contornata di garofani. Vuoi vedere la lettera
+che mi scrisse al giorno dopo? eccola, prendila.
+</p>
+
+<p>
+Presi la lettera dalle mani convulse della regina e
+lessi:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Oh! mia adorata Carolina, eccomi dunque ricaduto
+dal cielo in questo deserto che si chiama la
+terra, quando tu non vi sei; è un sogno od una
+realtà? Ebe o Venere non so quale, poichè ambedue
+son bionde, giovani e belle, mi hanno presentato
+l’ambrosia, mi hanno versato il nettare: Ah! ho conosciuto
+la divina bevanda che per tutta la nostra
+ultima notte ho bevuto sulle tue labbra, ben più
+inebbriante di quella che mi versasti ieri: non pensare
+che ad una cosa, mia cara Carolina, solamente
+pensa col tuo spirito, colla tua anima, col tuo cuore,
+con tutto ciò che Dio ha messo in te di amore,
+pensa a darmi una notte, una di quelle belle notti
+stellate di baci, che restano nella mia memoria mille
+volte più brillanti dei miei giorni.
+</p>
+
+<p>
+«Ahimè! perchè sei tu la regina, e non sei semplicemente
+e realmente una di quelle belle fanciulle
+dell’isola greca, di cui portavi ieri il vestito? allora
+non vi sarebbe più palazzo custodito dalle sentinelle,
+corridoi custoditi dalle dame d’onore, camere
+custodite da un re, ma ci sarebbe una barca, col
+mare sotto i nostri piedi, il cielo al di sopra del
+nostro capo, un promontorio dal dolce nome che si
+chiama Miseno, un golfo di rimembranze amorose
+che si chiamerebbe Baia, una foresta d’aranci ove
+noi ci perderemmo per uscirne il più tardi possibile
+e che si chiamerebbe Sorrento: e la vita con te, la
+libertà con te, la sventura con te, la morte con te,
+<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
+ma nulla senza di te, nemmeno la gloria, nemmeno
+la felicità, nemmeno un posto alla destra di Dio.
+</p>
+
+<p class="indr">
+«Il tuo <span class="smcap">Giuseppe</span>.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Lasciai cadere la lettera sospirando.
+</p>
+
+<p>
+— Credi tu che mi amasse? dimandò la regina,
+mentre la raccoglieva e l’appoggiava sulle sue labbra.
+</p>
+
+<p>
+Io non risposi.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, comprendo, disse, tu chiedi a te stessa, non
+osando di dimandarlo a me, come amando un tale
+uomo abbia potuto acconsentire di allontanarlo da
+me; tu ti domandi come avendolo amato, ho potuto
+amarne un altro; io non ho amato un altro, io sono
+stata la favorita d’un altro, ecco tutto; che vuoi?
+Cleopatra dopo essere stata l’amante del divino Cesare,
+che aveva messo la sua statua d’oro in Campidoglio,
+è stata la ganza del beone Antonio. Non
+parliamone più; è la mia macchia. Vuoi vedere il suo
+ritratto?
+</p>
+
+<p>
+Aperse con violenza quasi collerica lo astuccio,
+e mi pose sotto gli occhi una bella miniatura.
+</p>
+
+<p>
+Era il ritratto d’un uomo dell’età di vent’otto
+ai trent’anni, dalla fisionomia più tosto severa che
+tenera, con bei capelli neri, begli occhi neri, un incarnato
+pallido.
+</p>
+
+<p>
+Portava l’uniforme di capitano dei Liparioti; era
+stato incominciato il giorno seguente a quello ricordato
+col ramoscello d’erica, glorificato dalla lettera,
+e dato alla regina in quella notte chiesta con
+tanta istanza.
+</p>
+
+<p>
+In questo momento si bussò alla porta.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Chi è? dimandò la regina, componendosi come
+se avesse temuto che uno sguardo profano le macchiasse
+i fiori, le lettere ed il ritratto nella cassetta.
+</p>
+
+<p>
+— Io, signora, rispose una voce d’uomo.
+</p>
+
+<p>
+Le sopraciglia della regina si contrassero, e diedero
+al suo bel volto una espressione incredibile di
+durezza.
+</p>
+
+<p>
+— Aveva detto che io non c’era per nessuno, rispose
+la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Nemmeno per me? chiese la voce.
+</p>
+
+<p>
+— Quando dico per nessuno, replicò duramente la
+regina, non vi è eccezione per nessuno.
+</p>
+
+<p>
+— Aveva delle notizie politiche importanti da comunicare
+a Vostra Maestà.
+</p>
+
+<p>
+— Comunicatele al re, gli do per oggi i miei pieni
+poteri.
+</p>
+
+<p>
+— Però quando Vostra Maestà saprà...
+</p>
+
+<p>
+— Non voglio saper niente per oggi, disse la regina
+impazientita, e battendo i piedi.
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà è con Lady Hamilton?
+</p>
+
+<p>
+— Credo che m’interroghiate, disse Carolina.
+</p>
+
+<p>
+— No, signora, ma sir William è venuto per prevenire
+milady, che avendo, come io, ricevute le stesse
+notizie, partiva per Caserta.
+</p>
+
+<p>
+— Egli sa che Milady è qui?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Maestà.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, che vada a Caserta.
+</p>
+
+<p>
+— Allora parto con lui, continuò la voce.
+</p>
+
+<p>
+— Partite, signore.
+</p>
+
+<p>
+S’intese il rumore dei passi che si allontanavano.
+</p>
+
+<p>
+— Egli era per disturbarmi la mia giornata, disse
+la regina.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Però signora, avventurai, se le notizie che vi
+porta sono tanto importanti quanto lo dice...?
+</p>
+
+<p>
+— Oggi che tengo con una mano il suo ritratto,
+e coll’altra stringo un’amica sul mio cuore, rispose
+Carolina, darei il mio trono per un carlino, a più
+forte ragione quello degli altri.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span></p>
+
+<h2>II.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Si comprende che fra me e la regina si era parlato
+del principe Giuseppe Caramanico, allora vice re di
+Sicilia.
+</p>
+
+<p>
+Egli era ministro del re ed amante della regina
+quando propose, nello scopo di creare una marina
+a Napoli, di chiamare dalla Toscana il capitano di
+fregata Giovanni Acton.
+</p>
+
+<p>
+Perchè quest’uomo quasi ignoto, e che non aveva
+nessuna attitudine superiore, fu scelto dal principe
+Caramanico, che era un’intelligenza di primo
+ordine?
+</p>
+
+<p>
+Tutto è fortuna e sventura a questo mondo. Nato
+a Besançon, da una famiglia irlandese, Giovanni
+Acton entrò nella marina francese, ove sopportò
+<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
+delle umiliazioni, che si dissero meritate, e lasciò
+la Francia, serbando contro di essa un livore, che
+poi diventò un odio accanito.
+</p>
+
+<p>
+Egli fece partecipare a questo livore la regina Carolina,
+prima che avesse avuto i motivi troppo legittimi
+della morte di Luigi XVI e di Maria Antonietta.
+Si avrà un’idea di quest’odio di Acton contro
+la Francia da questo solo fatto: durante una carestia,
+in cui a Napoli si moriva letteralmente di fame, egli
+fece rifiutare, perchè veniva dalla Francia, un’imbarcazione
+di grano inviata da Luigi XVI.
+</p>
+
+<p>
+Durante una spedizione contro i barbareschi, in
+cui egli comandava una fregata, fu il solo che spiegò
+una certa intelligenza: costeggiando la spiaggia
+aveva potuto sostenere le truppe in uno sbarco,
+aiutarle nel loro rimbarco; la voce di questo fatto
+era venuta fino alle orecchie del principe di Caramanico,
+il quale, compreso della gloria di un trono
+sul quale era assisa la donna che adorava, aveva
+proposto Acton al re; un segno di testa della regina
+l’aveva fatto accettare.
+</p>
+
+<p>
+Ma come il Principe così pieno di lealtà, di eleganza
+e di devozione, fu rimpiazzato da un semplice
+uffiziale irlandese, brutale, mediocre, senza gioventù
+e senza bellezza, è uno di quei misteri che compie
+soltanto l’amore od il capriccio, ma che l’intelligenza
+non spiega mai.
+</p>
+
+<p>
+Il fatto inesplicabile avvenne pertanto. Giovanni
+Acton succedette al principe di Caramanico, che fu
+inviato o piuttosto esiliato a Londra col titolo di
+ambasciatore, e che dopo due o tre anni ritornò in
+Sicilia con quello di vicerè.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
+</p>
+
+<p>
+Egli si trovava a Palermo quando la regina mi fece
+la confidenza di quanto ho riportato.
+</p>
+
+<p>
+Si vede che il signor Giovanni Acton non aveva
+indovinato il tempo di venire in quel momento a
+battere alla porta della regina.
+</p>
+
+<p>
+Però, come se questa interruzione avesse bastato
+a mutare il corso delle sue idee, chiuse la piccola
+cassetta, la ripose nel tiratoio, e alzò la tavoletta
+dello stipo che lo dissimulava. Si fermò davanti ad
+uno specchio, si aggiustò leggermente l’acconciatura,
+e con un accento d’indifferenza e di leggerezza
+affettata:
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo a passeggiare, disse, tirando con violenza
+il cordone del campanello.
+</p>
+
+<p>
+Un momento dopo si udì a toccare alla porta.
+</p>
+
+<p>
+— Entrate, disse la regina, gettandosi il suo sciallo
+sulle spalle.
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà, dimentica che ha chiuso la porta
+di dentro.
+</p>
+
+<p>
+— È vero; aprite Emma.
+</p>
+
+<p>
+Io apersi.
+</p>
+
+<p>
+La regina si diede uno sguardo sulle spalle.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! sei tu, San Marco, disse: questa sera ceneremo
+fra noi donne, tu, la San Clemente, Emma
+ed io; s’illuminerà il gabinetto rosa e la sala piccola;
+si preveranno i nostri abituati Rocca Romana,
+il vecchio Gatti, Moliterno, Pignatello, ma non voglio
+dei noiosi e sermonatori, nessun diplomatico.
+Termoli se viene sarà il ben venuto.
+</p>
+
+<p>
+Bisogna invitarlo? chiese la marchesa di San
+Marco.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! no, no; lasciamo qualche cosa all’avventura.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
+</p>
+
+<p>
+Poi volgendosi a me:
+</p>
+
+<p>
+— È il figlio di San Nicandro, disse, di quell’idiota
+che ha fatto l’educazione del re. Ha tale vergogna
+pel modo con cui è riescito suo padre, che ha preso
+il nome di Termoli, uno del suoi feudi. È da uomo
+di spirito. Così ho deciso che la colpa dei padri non
+ricadrebbe sui figli, e gli ho perdonato. Ma Lemberg
+senza alcun pretesto, non voglio sapienti. In tutti
+i paesi del mondo i dotti sono noiosi; in Italia poi
+sono insopportabili. Hai ben compreso, San Marco?
+disse volgendosi a lei, in tutto dieci o dodici persone
+al più, <i>dei miei</i>; poi conducendomi per lo scalone:
+</p>
+
+<p>
+— Vi sono <i>i miei e quelli del re</i>, è vero che quelli
+là non sono molti.
+</p>
+
+<p>
+Scendemmo, un calesse a due cavalli ci attendeva
+in corte, senz’altra distinzione che un F ed un B
+con sovrapposta una corona chiusa; il cocchiere era
+in piccola livrea.
+</p>
+
+<p>
+La regina ed io eravamo esattamente l’una come
+l’altra; una veste di raso bianco, una piuma bianca
+nei capelli ed uno sciallo azzurro, componevano
+tutta la nostra toletta; la sola differenza fra noi era
+che la regina aveva i capelli biondi, ed io castagni
+oscuri.
+</p>
+
+<p>
+Uscimmo dal palazzo, volgemmo verso la discesa
+del Gigante e Santa Lucia, passammo dinanzi al
+piccolo palazzo del Chiatamore, casina di delizie del
+re; poi scendemmo alla riviera di Chiaja e seguimmo
+la piaggia di Mergellina, fino alle rovine che il popolo,
+che fa sempre una popolarità delle grandi lascivie,
+o dei grandi delitti, chiama palazzo della regina
+Giovanna, e che è in realtà il palazzo di Anna
+<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
+Caraffa, che il duca di Medina Coeli suo consorte,
+richiamato in Ispagna dopo la caduta del gran duca
+Olivarez, lasciò ancor incompiuto e che al giorno
+d’oggi è ancora come l’ha lasciato. Per arrivare là
+dovemmo passare davanti ad una casa di mediocre
+apparenza che in quell’epoca non aveva numero, — le
+case di Napoli non furono numerate che cinque
+o sei anni dopo per facilitare le perquisizioni domiciliari, — e
+passando innanzi a quella casa, la regina
+stese il braccio, dicendo:
+</p>
+
+<p>
+— Vedi tu quella casa?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Maestà, risposi.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, è la casa di pesca del mio augusto
+consorte, è là su quella spiaggia ch’egli vende il
+pesce che ha preso, con un linguaggio che non la
+cede in nulla a quello dei lazzaroni suoi amici: non
+hai mai veduto questo spettacolo così curioso?
+</p>
+
+<p>
+— No, Maestà, nè desidero di vederlo.
+</p>
+
+<p>
+— Hai torto, ciò ti darebbe probabilmente della
+maestà reale un’idea tutta diversa di quella che hai.
+</p>
+
+<p>
+E si gettò in fondo alla carrozza con un movimento
+d’impazienza e di sdegno, che aveva particolarmente
+quando parlava di suo marito.
+</p>
+
+<p>
+Era l’ora della passeggiata; vi era un’enorme affluenza
+di carrozze, che secondo l’abitudine andavano
+fino all’estremità di Mergellina, ritornavano
+per la riviera di Chiaja, rimontavano per la via di
+Chiaja fino alla Chiesa di S. Ferdinando, seguivano
+la strada Toledo fino al Mercatello, e poi ritornavano
+come se fossero state obbligate al medesimo cammino.
+Difatti non vi è che una sola passeggiata a
+Napoli, che si possa chiamare tale, un pavimento
+polveroso ed una strada che, riscaldata a cinquanta
+<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
+gradi durante la giornata, resta a trenta nella sera.
+</p>
+
+<p>
+Durante questa passeggiata, il calesse reale fu
+l’oggetto della curiosità pubblica. Io era ancor poco
+conosciuta a Napoli, di modo che gli onori fatti ad
+una persona straniera, ad una faccia nuova, erano
+uno stupore per ciascuno: alcune dame della corte
+poi, alzandosi, come mosse da una scossa elettrica,
+esclamavano le une: — «Lady Hamilton!» — le
+altre: — «l’ambasciatrice d’Inghilterra!» — Due o
+tre pronunziarono semplicemente — «Emma Lyonna» — cosa
+che mi provava che sventuratamente
+era conosciuta anche sotto questo nome.
+</p>
+
+<p>
+Incontrammo il mio vecchio adoratore, il vescovo
+di Derry. Vedendomi nella carrozza reale, il suo viso
+si rischiarò di un raggio di gioia, ma non mi parve
+punto maravigliato. Mi avesse veduto alla destra di
+Giunone od alla sinistra di Minerva, egli avrebbe
+trovato che era appena al mio posto.
+</p>
+
+<p>
+E a tutte queste esclamazioni, a tutte queste maraviglie
+la regina sorrideva col suo sorriso altiero,
+che sembrava dire:
+</p>
+
+<p>
+— E perchè no, se mi piace così?
+</p>
+
+<p>
+Rientrammo a sera.
+</p>
+
+<p>
+Presso la sala di pranzo illuminata a giorno, ove
+la mensa era stata preparata per la nostra piccola
+brigata collo stesso lusso come se vi fosse stata
+gala, vi era il piccolo gabinetto rosa di cui aveva
+parlato la regina. Questo misterioso recesso era illuminato
+da una sola lampada di alabastro, che
+spargeva la sua luce appannata sui mobili e sui
+tappeti. Le finestre mettevano sul terrazzo, ed a
+traverso le fronde degli aranceti si vedeva scintillare
+il mare arrubinato dal fuoco del sole cadente.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
+</p>
+
+<p>
+La regina, entrando, non fece che attraversare la
+sala da pranzo, e mi condusse al gabinetto.
+</p>
+
+<p>
+Non so se la regina della voluttà, Venere, Astarte
+in persona, sia a Gnido, a Pafo, a Citera, al tempo
+in cui era amata da Adone, adorata da Pericle e da
+Alcibiade, abbia inventato qualche cosa di più soave,
+di più profumato di questo grazioso nido di colomba,
+ove la brezza del mare vi giunge per mezzo alle
+fronde fiorite degli aranceti; evidentemente quel gabinetto
+che sembrava fatto di madreperla, di perle
+e di foglie di rosa, non aveva eco che per le dolci
+parole, e i gemiti del cuore. E respirando quelle emanazioni
+profumate si sentiva come in preda alla più
+voluttuosa corrente magnetica della natura. Appena
+vi entrai provai una strana emozione, come se un
+dolce incanto, addormentato nel mio cuore, mi si
+risvegliasse ad un tratto. Era un incanto simile a
+quello che aveva provato in quella notte, in cui sir
+Harry si era avvicinato al mio letto, per prendere
+il posto del suo amico sir John; tutti i sentimenti
+di misterioso languore assopiti nel mio cuore, dopo
+il mio matrimonio con sir William, e che io aveva
+creduto morto e seppellito, cominciavano a scuotersi
+ed a palpitare di nuovo. Le mie labbra inaridirono,
+come sotto un soffio ardente, i miei occhi rimasero
+semiaperti, il mio petto era ansante, e caddi quasi
+coricata sui cuscini, mormorando:
+</p>
+
+<p>
+— Oh! come non poter amare qui!
+</p>
+
+<p>
+— E chi t’impedisce di amare? chiese la regina.
+Sei tu in età da non poter più amare?
+</p>
+
+<p>
+— No, risposi. — Ma chi amare?
+</p>
+
+<p>
+— Ah sì! rispose la regina. <i>Qui sta il punto</i>, come
+dice il tuo poeta: chi amare? è ciò che dimandava
+<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
+Saffo all’amore prima di vedere Faone; essa vide
+Faone, e scontò colla vita lo sguardo che gettò sul
+giovane lesba. Povera Emma, soggiunse la regina
+a mezza voce. Tu hai ragione; chi amare? perchè
+l’amore degli uomini è fatale, e le vere amicizie, credimi,
+sono le amicizie di donne.
+</p>
+
+<p>
+Mi sollevai a stento, e la guardai con stupore.
+</p>
+
+<p>
+— Vedi la mia povera sorella Maria Antonietta, mi
+disse: per sette anni è stata la sposa di suo marito
+senza essere sua moglie; ebbene, questi sette anni
+sono stati i più felici della sua vita. È vero che ha
+avuto la fortuna di avere due amiche come io vorrei
+trovarne una: la principessa di Lamballe e madama
+di Polignac. Ebbene, ti mostrerò le lettere che
+mi scrisse in data di quell’epoca; e si scorge che
+non ebbe mai una nube in cuore; sono le Dellon,
+le Coigny, le Ferrer, che hanno sollevato la tempesta
+intorno a lei. Lamballe e Polignac! Erano il bel
+tempo, il sereno, erano il sole. Vuoi tu essere per
+me, Emma, disse la regina cingendomi del suo braccio,
+ciò che le due tenere amiche sono state per mia
+sorella Maria Antonietta?
+</p>
+
+<p>
+— Oh! sì, esclamai con tutta l’ingenuità della mia
+anima; oh! sì, lo voglio, e con tutto il cuore.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, esclamò la regina, appoggiando con un
+movimento rapido e veemente le sue labbra sulle
+mie.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! io sento che ti amerò, vedi più ancora di
+quant’altri ho amato.
+</p>
+
+<p>
+Misi un debole grido; io non mi aspettava queste
+carezze quasi virili; mi parve che le forze mi mancassero,
+che una nube mi oscurasse la vista, quasi
+<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
+quasi sveniva; mi sollevai a stento, respingendo
+dolcemente la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! sospirai, che ho io dunque che mi sembra
+di soffocare?
+</p>
+
+<p>
+— Non v’ha nulla da maravigliarsi in ciò, disse la
+regina alzandosi alla sua volta, e sostenendomi pel
+braccio; è questo caldo di luglio, i nostri abiti di
+raso, ed i busti di balena. Ma, cara amica, noi abbiamo
+ancora qualche minuto prima di cena; spogliamoci
+di questi abiti pesanti, e mettiamo dei semplici
+accappatoi: questa sera noi non riceviamo che
+delle amiche, e tu civettina non hai bisogno di toletta
+per sembrare più bella.
+</p>
+
+<p>
+— È inutile che te lo dica, lo sai, ad un’ora di mattina
+quando se ne anderanno, noi troveremo pronto
+il nostro bagno, e tu ritornerai a casa fresca, come
+se fossi venuta uscendo da quelle belle onde azzurre
+che vedi a scintillare laggiù.
+</p>
+
+<p>
+E dicendo queste parole la regina stessa sciolse i
+ganci del mio abito, ed i lacci del mio corsetto;
+abito e corsetto caddero a terra.
+</p>
+
+<p>
+Respirai, e mandai un sospiro di consolazione.
+</p>
+
+<p>
+— Davvero, disse la regina, quando si è ben fatta
+come te, cara Emma, è un peccato di non vestirsi
+in una foggia diversa di quella di Aspasia, — aspettate,
+e poi vi aggiusteremo la vostra tunica, mia
+bella greca; non fate la civetta, almeno, questa sera
+con Rocca Romana o Moliterno; io ne sarei gelosa
+da morirne.
+</p>
+
+<p>
+— L’uno di questi due signori, chiesi sorridendo
+ha forse l’onore di essere guardato con interesse da
+Vostra Maestà?
+</p>
+
+<p>
+— Non ho detto che sarei gelosa di essi, scioccherella,
+<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
+disse la regina; ho detto che sarei gelosa di te;
+guarda la toletta di notte preparata per me, là sulla
+poltrona presso il mio letto....
+</p>
+
+<p>
+E dicendo queste parole, aperse una porta, che
+metteva nella camera da letto.
+</p>
+
+<p>
+— Prendila, mi disse, io chiamo perchè me se ne
+porti un’altra.
+</p>
+
+<p>
+— Eguale?
+</p>
+
+<p>
+— Senza dubbio, eguale; non ci siamo intese che
+siamo due sorelle, e più ancora due amiche?
+</p>
+
+<p>
+Essa tirò il campanello.
+</p>
+
+<p>
+Entrai nella camera da letto per fare contrasto
+col gabinetto illuminato, come ho detto, da una
+lampada d’alabastro; la camera da letto era rischiarata
+da una lampada di vetro rosa di Boemia, ciò
+che faceva un grazioso contrasto. Era tutta a tende
+di taffetà bianco, e la luce, che passava dal cristallo
+incarnato, dava alla stoffa un riflesso rosa; due porte
+agli angoli mettevano l’una ad un gabinetto di toletta,
+l’altra in una sala di bagno, che in tutta la
+sua estensione non era che un’immensa vasca di
+marmo bianco, circondata da gradini coperti da
+stuoie così fine che i loro disegni sembravano ricami;
+in ciascun angolo vi erano dei cuscini di seta.
+</p>
+
+<p>
+Questa sala era tutta dipinta alla maniera di Pompei,
+colle famose danzatrici di Capri che volteggiavano
+sulle pareti.
+</p>
+
+<p>
+In tutto ciò vi era qualche cosa del magico palazzo
+d’Armida cantato dal Tasso.
+</p>
+
+<p>
+Da un’ora io era entrata nel mondo degli incantesimi.
+</p>
+
+<p>
+Vi era così grande distanza fra questo gabinetto,
+questa camera da letto e questa sala da bagno, e
+<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
+la camera azzurra predetta da Dick, quanto da questa
+camera azzurra alla stamberga che abitava in
+casa di Mistress Davyson.
+</p>
+
+<p>
+La toletta di notte della regina si componeva di
+una specie di tunica di battista guarnita di valencienne
+al collo, allo sparato ed all’estremità delle
+maniche; un cordone di seta rosa era destinato a
+serrarla alla vita; un paio di pantofole di raso rosa
+completavano questo <i>negligè</i>.
+</p>
+
+<p>
+Appena l’aveva indossata, vidi entrare la regina
+vestita nello stesso modo.
+</p>
+
+<p>
+Mi guardò un istante, e poi con un sorriso grazioso:
+</p>
+
+<p>
+— Ho ben volontà, disse, di fare per te ciò che
+mia sorella Maria Antonietta ha fatto per la piccola
+principessa di Lamballe, vale a dire di creare alla
+corte la carica della <i>Dama di letto</i>, ciò farà che noi
+non ci lasceremo nè giorno nè notte. — È vero che
+lo avrò una forte querela con sir William.
+</p>
+
+<p>
+Mi misi a ridere.
+</p>
+
+<p>
+— Non so se Vostra Maestà avrà querela con lui;
+ma ciò che so è che questa carica di Dama di letto
+che Vostra Maestà intende di creare al palazzo reale
+non esiste all’ambasciata d’Inghilterra, o esiste così
+poco che non vale la pena di parlarne.
+</p>
+
+<p>
+— Eccomi assicurata per una parte; ma io temo
+per l’altra.
+</p>
+
+<p>
+— E di che, mio Dio, domandai io.
+</p>
+
+<p>
+— Quando il re ti vedrà così bella, s’innamorerà
+di te.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! mio Dio! che mi dice mai Vostra Maestà!
+</p>
+
+<p>
+— Mi permetti tu di difenderti contro di lui?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Ne supplico Vostra Maestà; ma credo che basterò
+a difendermi da me sola.
+</p>
+
+<p>
+— Vuoi che t’insegni un bel modo? profumati con
+quell’essenza che meglio crederai, poco importa quale,
+ogni volta che tu verrai alla corte; egli è come suo
+avo Enrico IV col quale io credo abbia quella sola
+somiglianza; detesta i profumi; io invece li adoro. — Ora
+guardami — vediamo — davvero tu sei graziosa,
+dieci volte più bella che in gran toletta, soltanto
+lasciami acconciare qualche cosa nei tuoi capelli.
+</p>
+
+<p>
+La regina aperse uno scrigno che era situato
+sulla toletta, ne trasse un filo di perle, che poteva
+servire tanto da collana che di ornamento di testa,
+di tratto in tratto le perle erano separate da grossi
+diamanti; poi, come disse la regina, me l’acconciò
+nei capelli.
+</p>
+
+<p>
+Sembrava che Carolina avesse abdicato ad ogni
+civetteria personale per farmi bella anche a sue
+spese; non si poteva dire una donna che adorna
+un’altra, ma si sarebbe detto un amante che adorna
+la sua bella.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! disse ella, la San Marco e la San Clemente ne
+morranno di gelosia. Ci capita un inglese, invece di essere
+di quelle inglesi, con de’ capelli biondi di stoppa,
+degli occhi azzurri di maiolica e dei denti lunghi,
+ci viene invece dal paese delle sentimentali <i>mistress</i>
+una specie di Cleopatra, coi capelli castagni, cogli
+occhi di non so qual colore, e poi con una pelle!...
+ma di che cosa è fatta la vostra pelle, mia bella
+amica? C’è dell’armellino e del cigno. Davvero sono
+spiacente di aver detto a tutta questa gente di venire,
+noi saremmo state sole, ci saremmo messe nel
+bagno, ci saremmo fatte servire da pranzo nel bagno;
+<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
+ho quasi volontà di chiudere la mia porta; ma
+no..... le riceverò, tu sarai cara come una gatta,
+n’è vero? si dice che tu sei un’attrice meravigliosa
+ed una danzatrice inebbriante.
+</p>
+
+<p>
+Arrossii.
+</p>
+
+<p>
+— È sir William che dice ciò.
+</p>
+
+<p>
+— Tu declamerai dei versi, canterai, dirai tutto
+ciò che vorrai per renderli pazzi, e li rimanderemo
+a casa storditi, maravigliati; dimani per tutta Napoli
+non si parlerà che di te; e quando mi parleranno
+di Lady Hamilton, dirò: sì, è la mia amica,
+è la mia Emma, che è mia e di nessun altro; e
+gli uomini saranno tutti gelosi di me, e le donne
+mi detesteranno ancora più; ce la voglio fare a
+tutte queste napolitane che fanno all’amore come
+qualsiasi femmina e che bisogna adoperare lo staffile
+per farle andare al bagno. Se fossi obbligata di
+abbracciarne una, io dimanderei una commutazione
+di pena o in Castel Sant’Elmo od in Castel Nuovo,
+mentre, te, oh! te, ti mangerei tutta viva.
+</p>
+
+<p>
+E scoprendomi la spalla cominciò con un morso
+che finì con un bacio.
+</p>
+
+<p>
+In questo momento la porta del gabinetto si aperse
+ed udimmo queste parole:
+</p>
+
+<p>
+— Maestà, è servita.
+</p>
+
+<p>
+— Vieni, disse la regina.
+</p>
+
+<p>
+Entrammo nella sala da pranzo.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span></p>
+
+<h2>III.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Le dame della regina, quelle che passavano per le
+sue due amiche, e non erano che le sue confidenti,
+cioè la San Marco e la baronessa di San Clemente,
+erano in gran toeletta di corte, il che faceva un gran
+contrasto con noi; erano acconciate colla cipria, avevano
+fiori nei capelli, il rossetto ed i nei sulle guance,
+busti stretti in molle d’acciaio: per la prima volta
+m’accorsi di questo lato ridicolo degli abiti di gran
+gala. Avevano la figura di due maschere.
+</p>
+
+<p>
+Eppure erano tutte due belle, la marchesa di San
+Marco specialmente; ma era la bellezza senza grazia,
+senza flessibilità, senza vezzi.
+</p>
+
+<p>
+La regina invece, quantunque già un po’ ingrossata
+dai suoi trentasei anni, era cara.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
+</p>
+
+<p>
+Si sarebbe detto che sotto il colpo di una notizia
+spiacevole, che ignorava ancora, ma che immancabilmente
+avrebbe saputo il giorno dopo, si era affrettata
+di rapire al tempo ed agli avvenimenti della
+politica qualche ora felice.
+</p>
+
+<p>
+Essa fu amabile per quelle dame, ma adorabile per
+me; mi aveva fatta sedere vicino a lei, e durante la
+cena mi servì di sua mano.
+</p>
+
+<p>
+Solita a bere soltanto dell’acqua, o ad arrossarla
+appena con qualche vino di Francia, dovetti, per
+cedere alle istanze della regina, assaggiare di volta
+in volta quei vini verticinosi di Sicilia e di Ungheria.
+Mi pareva che quei vini mutassero in fiamme
+il sangue che scorreva nelle mie vene.
+</p>
+
+<p>
+Prima della fine del pranzo, o piuttosto della cena
+ci si annunziò che qualche persona, cui la regina
+aveva autorizzato di farle visita, era arrivata ed
+aspettava nel salone.
+</p>
+
+<p>
+La regina fece aprire le porte, si appoggiò al mio
+braccio, e fece la sua entrata.
+</p>
+
+<p>
+Dissi già come in quella sera la regina fosse più
+bella del solito; sembrava felice; la sua fronte era
+calma, un sorriso benevolo le scorrea sulle labbra
+quasi sempre sdegnose.
+</p>
+
+<p>
+In vederla si alzò un mormorio d’ammirazione, che
+finì con degli applausi.
+</p>
+
+<p>
+Essa diede la mano da baciare a Rocca Romana
+ed a Moliterno.
+</p>
+
+<p>
+Rocca Romana, che incominciava allora la sua vita
+di avventure, che fecero di lui il Richelieu di Napoli,
+era ancor giovanissimo, quasi un fanciullo, nè era al
+di sotto della sua riputazione, vale a dire, che era
+mirabilmente bello, e di una eleganza perfetta.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
+</p>
+
+<p>
+Si scorgeva in lui l’uomo nato nell’aristocrazia la
+più pura, e destinato a vivere alla Corte.
+</p>
+
+<p>
+Moliterno era maggiore di età e meno bello di lui.
+Il suo volto era più severo e più maschile, e qualche
+anno dopo, nel 1796, in Tirolo, un colpo di sciabola
+ricevuto a traverso la faccia, e che gli tolse un
+occhio, dava alla sua fisonomia un aspetto ancora
+più tetro.
+</p>
+
+<p>
+In quanto al dottor Gatti, credo di averne già parlato;
+era un cortigiano dalla schiena flessibile, che,
+in grazia del suo titolo di medico, andava dovunque
+non già per esercitarvi l’arte, ma per fare degli
+intrighi. La regina aveva per lui una mediocre
+tenerezza, e però gli concedeva una certa influenza.
+</p>
+
+<p>
+Il principe Pignatelli, che acquistò poscia una
+grande celebrità come vicario generale del regno,
+quando la famiglia reale abbandonò Napoli e fuggì
+in Sicilia, era allora un uomo dai 32 ai 34 anni. Senz’avere
+un tratto rimarchevole, sia nel carattere, sia
+nella fisonomia, era uno di que’ ministri compiacenti
+e senza resistenza come i cattivi genii del popolo
+posti a fianco del re nei giorni delle rivoluzioni
+per eseguire troppo esattamente gli ordini che lor
+danno i re.
+</p>
+
+<p>
+Vedendo la regina così serena, tutte le fisonomie
+si misero all’unisono colla sua.
+</p>
+
+<p>
+La regina mi presentò successivamente i sette od
+otto intimi del palazzo reale, che erano venuti dietro
+il suo invito, e di cui ho accennato i principali.
+</p>
+
+<p>
+In quel tempo la corte delle Due Sicilie era ben
+lontana dall’aver preso quella tinta oscura che poscia
+ebbe sempre. Furono gli atti sanguinosi della rivoluzione
+francese che reagirono su questa corte,
+<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
+e resero Ferdinando crudele, e Carolina vendicatrice.
+</p>
+
+<p>
+A contare dal 21 gennaio e dal 16 ottobre 1793, gli
+spettri decapitati di Luigi XIV e di Maria Antonietta
+non abbandonarono più il letto reale.
+</p>
+
+<p>
+Ma allora, cioè nel mese di luglio 1789, la rivoluzione
+francese era ancora all’orizzonte come un fantasima
+inoffensivo, come una nebbia del mattino:
+era a cominciare dal giorno seguente che essa doveva
+gettare le sue prime ombre sulla fronte di Carolina.
+</p>
+
+<p>
+La regina, come tutti i Tedeschi, amava molto la
+musica, di modo che vi era nella sala ogni sorta d’istrumenti,
+di cui i principali erano un cembalo ed
+un’arpa. La regina mi dimandò se io suonava l’uno
+o l’altro di quegli strumenti; io li suonava ambedue.
+</p>
+
+<p>
+Presi l’arpa. Era evidente che quel momento della
+mia produzione sarebbe stato il più solenne della
+mia vita.
+</p>
+
+<p>
+Qualche mese prima erasi scoperto ad Ercolano
+un manoscritto che conteneva dei versi di Alceo e
+di Saffo.
+</p>
+
+<p>
+Questi canti erano stati tradotti in lingua italiana
+dal marchese di Gargallo, e messi in musica da Cimarosa.
+</p>
+
+<p>
+Mi sciolsi i capelli, e me li gettai con un movimento
+di testa sulle spalle: essi erano spessi, lunghissimi,
+e non avendo mai messo la polvere di cipria,
+erano finissimi e delicati, e cadevano ondeggiando
+fin oltre il fianco. Cercai di dare, — si conosce
+la mia valentia nella mimica, — cercai di dare
+al mio volto l’aria dell’ispirazione della poetessa antica;
+<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
+e dopo un preludio, durante il quale scoppiarono
+applausi, cantai questi versi, sopra un semplice
+accompagnamento.
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Figlia di Giove — Venere immortale,</p>
+<p class="i02"> Tu reina del mondo che governi,</p>
+<p class="i02"> Oh! ti commova ai seggi tuoi superni</p>
+<p class="i09"> L’angoscia mia fatale.</p>
+<p class="i01">Deh! non esser crudel! guarda le amare</p>
+<p class="i02"> Ferite del mio cuor — guarda, o reina,</p>
+<p class="i02"> Bella diva d’amor, perla divina</p>
+<p class="i09"> Dischiusa in seno al mare.</p>
+<p class="i01">Ben altre volte ai cupidi sospiri</p>
+<p class="i02"> Ratta accorresti ai lai di questo cuore</p>
+<p class="i02"> Dall’eterea magion, madre d’Amore</p>
+<p class="i09"> Conscia de’ suoi raggiri;</p>
+<p class="i01">Come ti vidi per l’azzurro campo</p>
+<p class="i02"> Del ciel movendo al suon de la mia voce</p>
+<p class="i02"> Sulle penne dei passeri veloce</p>
+<p class="i09"> Rapida al par del lampo;</p>
+<p class="i01">Così parmi vederti, in mezzo all’etra</p>
+<p class="i02"> Che trepido susurra all’irruente</p>
+<p class="i02"> Fuga del carro, e all’armonia fremente</p>
+<p class="i09"> Dell’ascoltata cetra.</p>
+<p class="i01">E giunto al margo dell’equorea mole</p>
+<p class="i02"> Al sorriso del labbro tuo vermiglio</p>
+<p class="i02"> Disparve il pianto che piovea dal ciglio</p>
+<p class="i09"> Come rugiada al sole.</p>
+<p class="i01">E mi dicesti: E perchè tu mi chiami?</p>
+<p class="i02"> Qual ignoto disio t’accende il cuore?</p>
+<p class="i02"> Qual è il mortal che ti rifiuta amore</p>
+<p class="i09"> E tu sospiri e brami?</p>
+<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span></p>
+<p class="i01">Sventura a lui, che ti spregiò con vane</p>
+<p class="i02"> Derision l’amor ch’oggi ricusa</p>
+<p class="i02"> Dimane il chiederà; ma la tua musa</p>
+<p class="i09"> Lo spregerà dimane.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Non ho bisogno di ricordare ai miei lettori a qual
+grado di perfezione io fossi giunta in questa specie
+di rappresentazioni in parte cantate ed in parte mimiche.
+Fin dalla prima strofa mi era completamente
+identificata col mio personaggio, e per conseguenza
+impossessata dello spirito dei miei uditori. Se non
+mi interruppero ad ogni strofa gli applausi, fu perchè
+si temeva di perdere una nota della mia voce e
+una vibrazione delle corde; ma quando all’ultimo
+verso dell’ultima strofa, cadendo in ginocchio, cogli
+occhi rivolti al cielo, feci questa invocazione alla
+Dea:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Deh! vieni, o dea pietosa, e mi soccorri</p>
+<p class="i02"> È l’infelice Saffo, che sospira</p>
+<p class="i02"> Per lo diserto amor, piange e delira:</p>
+<p class="i09"> Oh! vieni, o Dea, accorri!</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Non vi fu che una acclamazione in cui si poteva
+riconoscere uno stupore pari all’ammirazione.
+</p>
+
+<p>
+Era evidente che produssi un effetto nuovo, una
+emozione sconosciuta, qualche cosa di completamente
+nuovo ed interamente inaspettato.
+</p>
+
+<p>
+La regina mi sollevò, mi strinse contro il suo cuore
+e mi abbracciò.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! bis, bis! esclamò, un’altra volta, Emma, ti
+prego.
+</p>
+
+<p>
+Ma io scossi la testa.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Maestà, le dissi, io debbo la mia riuscita ad una
+sorpresa; dal momento che non vi sarebbe più da
+produrre una sorpresa, non otterrei più nessun effetto.
+Non esigete mai da me che io ripeta. Ma se
+lo volete tenterò piuttosto qualche altra cosa.
+</p>
+
+<p>
+— Tutto quello che vuoi; ma presto, presto, presto.
+Abbiamo premura di applaudirti. Avete mai veduto
+una cosa simile, Gatti, avete mai veduto una
+cosa simile, Rocca Romana?
+</p>
+
+<p>
+La risposta, s’intende bene, fu unanime.
+</p>
+
+<p>
+Allora tutti si unirono alla regina per chiedermi
+un’altra cosa.
+</p>
+
+<p>
+Era sicura dell’effetto che produrrei nella scena
+della pazzia di Ofelia nell’Amleto.
+</p>
+
+<p>
+Chiesi alla regina un velo e dei fiori.
+</p>
+
+<p>
+— Vieni nella mia camera, disse la regina, e sceglierai
+fra tutti i veli quello che meglio t’aggrada;
+in quanto ai fiori, ne troverai finchè ne vuoi sul
+terrazzo.
+</p>
+
+<p>
+Entrammo io e la regina nella sua stanza da letto,
+presi un velo semplice, poi andammo sul terrazzo,
+e la regina mettendosi a mia disposizione, dicevami; — vuoi
+dei gerani, vuoi questo ramo d’arancio,
+questo fiore di alloro rosa?
+</p>
+
+<p>
+Non era ciò che mi abbisognava. Questi fiori della
+civiltà e dell’aristocrazia facevano un controsenso
+colla pazzia semplice e selvaggia di Ofelia; ci volevano
+dei papaveri, dei fiori campestri, dell’avena
+selvatica, per seguire il sesto shakespeariano, del
+rosmarino da siepe, che so io: — i fiori che mi si
+offrivano erano corone reali, buoni per la figlia di
+Maria Teresa, e non per la figlia di Polonio; ma cominciai
+<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
+a non far più la difficile, e a prendere dei
+diamanti e delle perle quando non v’era altro.
+</p>
+
+<p>
+La regina voleva rimanere per aiutarmi nella mia
+toletta; ma era specialmente sopra di lei ch’io voleva
+fare impressione. Io la mandai via senza pietà dalla
+camera.
+</p>
+
+<p>
+Voleva produrre lo stesso effetto su di lei come
+sul rimanente dei miei spettatori; in quella sera voleva
+essere più che mai la vera Ofelia del poeta di
+Elisabetta. Ma, grazie alla mia abilità in questa
+sorta di rapidi mutamenti, non appena la regina era
+rientrata nella sala, e si era seduta nella sua poltrona,
+la porta della camera da letto si riaperse, ed
+apparvi nel vano dall’imposta, pallida, cogli occhi
+incantati, e le labbra convulse dalla pazzia.
+</p>
+
+<p>
+Se i miei spettatori, questi discendenti degli Ateniesi,
+erano poco famigliari colla poesia della musa
+di Lesbo, tanto più erano stranieri al canti del poeta
+di Stratford. Del resto nessuno del miei uditori comprendeva
+abbastanza l’inglese per gustare Shakespeare;
+non fu per essi che una semplice scena
+mimica.
+</p>
+
+<p>
+Ma ciò che m’importava, ciò che voleva, era di
+raggiungere il sublime della mimica.
+</p>
+
+<p>
+Debbo dire che mai, io credo, anche nelle mie più
+complete ispirazioni, non raggiunsi l’altezza cui mi
+elevai in quella sera. Io era veramente l’ingenua
+Valentina d’Amleto, la figlia disperata di Polonio,
+la sorella insensata di Laerte. Da molto tempo non
+aveva più ripassato a memoria quello squarcio, ma
+supplii a tutto; la convinzione che non si sarebbero
+accorti delle lacune mi sosteneva, anzi m’innalzava
+maggiormente; io era insieme e poeta e attrice, improvvisava
+<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
+dove non sapeva un verso; Shakespeare
+istesso sarebbe stato contento di me.
+</p>
+
+<p>
+Non cercherò di esprimere lo stupore dei miei uditori:
+era la prima volta, secondo tutta la probabilità,
+che la poesia del nord appariva agli spettatori pallida
+colle chiome sparse, e lamentando i suoi dolori;
+soltanto la regina vi trovava qualche cosa dei poeti
+della sua terra nebulosa.
+</p>
+
+<p>
+Alla prima parlata, tutti credettero che fosse finito,
+e vollero avvicinarsi per felicitarmi; ma io che
+sapeva che nella seconda scena mi sarei aspettata
+il mio più grave trionfo, mi fermai sulla soglia della
+porta della camera da letto, stesi il braccio; e come
+se fosse Lady Hamlet o Maria Carolina, dissi solamente
+questa parola:
+</p>
+
+<p>
+— Aspettate!
+</p>
+
+<p>
+E ognuno ritornò silenzioso ed ansante alla sua
+sedia.
+</p>
+
+<p>
+Cinque minuti dopo mi presentai con un velo nero
+invece del bianco; aveva i capelli cosparsi di fiori
+rossi di geranio, e di qualche spiga che trovai in
+un’acconciatura della regina; inoltre aveva utilizzato
+quella specie di fiamma sensuale, di cui ardeva.
+I miei occhi scintillavano come accesi dall’ardore
+febbrile, il loro splendore contrastava colla pallidezza
+del mio volto.
+</p>
+
+<p>
+La regina si alzò, e mi venne incontro per dimandarmi
+se mi sentiva male.
+</p>
+
+<p>
+Ma io sorridendo, in parte per rassicurarla, in
+parte perchè era indicato che doveva sorridere, incominciai
+la mia scena della pazzia, facendole un
+inchino e dicendole:
+</p>
+
+<p>
+— Buon dì, principe.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
+</p>
+
+<p>
+Poi ad un tratto mutando di fisionomia e d’intonazione,
+con note angosciose, cominciai il pietoso lamento:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">»Sulla scoperta bara lo recano....</p>
+<p class="i01">»Ah! più non è, no, più non è;</p>
+<p class="i01">»Sulla sua fossa cade una lagrima...</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Allora dopo una pausa d’un istante, in cui il mio
+volto si compose dall’espressione più dolorosa fino
+al sorriso, pronunziai con allegrezza queste sole parole:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Oh! mio tortore, addio.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Poi con un accento disperato ricaddi nel più profondo
+dolore per mormorare:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">»A me scenda, venga a me.</p>
+<p class="i01">»Ahi! ahimè! tre volte ahimè!</p>
+</div></div>
+
+<p>
+È nota nell’arte questa scena impareggiabile,
+tanto essa sembra strappata alla natura; questa
+scena che poi si tentò d’imitare su tutti i teatri ed
+in tutte le lingue, ed in cui Ofelia strappandosi i
+fiori dai capelli e dal seno, di cui gli uni hanno il
+loro pregio, prendendoli pel suo amante, dicevagli:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">»Dolce amico a me pensa: ecco pensieri.</p>
+<p class="i01">»To’ il rosmarino il fiore dei ricordi.</p>
+<p class="i01">»Riunirci saprà col suo profumo.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Poi volgendosi verso la regina le porge gli altri,
+accompagnando ciascun fiore da uno di quei versi
+che bisognerebbe lasciare nel loro linguaggio primitivo,
+<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
+per non togliere nulla della loro grazia e
+della loro malinconia.
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">»Partiam fra noi signora questa ruta</p>
+<p class="i01">»Per voi di grazia, erba per me di pianto.</p>
+<p class="i01">»Or eccovi finocchio, anco prendete</p>
+<p class="i01">»Candide pratelline; violette</p>
+<p class="i01">»Pur vorrei darvi, ma tutte appassiro</p>
+<p class="i01">»Tristi, tristi, allorchè mio padre è morto,</p>
+<p class="i01">»Morto, vanno dicendo santamente.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+In questo momento, ricondotta alla crudele sventura
+che la colpisce, assorta interamente nel dolore,
+Ofelia non offre più a nessuno i suoi fiori; quelli
+che le rimangono sono per la tomba di suo padre,
+li sparge sul suo velo disteso, divenuto per essa
+un lenzuolo funebre, poi come se qualche idea non
+potesse concepirsi intiera nel suo cervello, è allora
+che canta questi versi, e quest’aria così ingenua, che
+si crederebbe di udire l’eco d’una veglia di villaggio.
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">»Il caro e buon Roberto</p>
+<p class="i01">»È tutto il mio tesor.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Ma poi, imbizzarendo di nuovo il suo pensiero, ritorna
+alla causa della sua pazzia, alla morte di suo
+padre; e lascia sfuggire dal fondo del suo cuore
+questo lamento:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">»Siccome neve candido il crin</p>
+<p class="i01">»Nella dolcezza è pari al lin</p>
+<p class="i01">»Vidi il nero drappello</p>
+<p class="i01">»Oh! Dio protegge il morto e l’orfanello.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il grande poeta ha sentito che giunti là gli spettatori
+non potrebbero resistere più a lungo, e che
+anche Ofelia più non le rimane che di morire, parte
+dicendo:
+</p>
+
+<p>
+— Il cielo sia con voi!
+</p>
+
+<p>
+Ultimo voto di quell’angelo che, incontrando il
+fiume sul suo cammino, si affogherà cogliendo fiori.
+</p>
+
+<p>
+Si comprende, volendo ottenere dell’effetto, quale
+effetto produssi. Nell’uscire fui accompagnata da
+un grido che sfuggiva da tutti i petti, e dal rumore
+dei singhiozzi mischiati agli applausi che mi seguirono
+nella mia camera.
+</p>
+
+<p>
+La regina mi corse dietro e mi strinse fra le braccia
+più colla rabbia d’una pantera, che coll’amicizia di
+una donna.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! com’eri bella! esclamò, divorandomi cogli
+occhi e colla bocca; ma abbracciami dunque e dimmi
+che tu mi ami, e che non amerai altri che me.
+</p>
+
+<p>
+Poi udendo dei passi che si avvicinavano nella
+camera:
+</p>
+
+<p>
+— Chi è là, gridò con un accento incredibile di
+gelosia, e come se avesse voluto difendermi da chicchessia
+si avvicinasse a me.
+</p>
+
+<p>
+La persona che si avvicinava, e che era la San
+Marco o la San Clemente, ritornò nella sala, o piuttosto
+non fece un passo di più verso la camera.
+</p>
+
+<p>
+La regina stette un momento pensosa; poi ad un
+tratto:
+</p>
+
+<p>
+— Resta qui, mi disse, e non entrare nella sala.
+</p>
+
+<p>
+Io non chiedeva di meglio, era affranta.
+</p>
+
+<p>
+Mi lasciai cadere su di una poltrona, quando la
+regina rientrò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
+</p>
+
+<p>
+— La nostra inglese, per la maggior gloria del suo
+posto, e pel maggiore nostro divertimento ha fatto
+quanto le era possibile, di maniera che è nientemeno
+che mezza morta di fatica, vi domando grazia per
+lei. Buona sera, e buona notte signori.
+</p>
+
+<p>
+— È almeno permesso di applaudirla? chiese Rocca
+Romana.
+</p>
+
+<p>
+— Finchè volete, disse la regina; e non applaudirete
+mai abbastanza; confessate che è una cosa meravigliosa.
+</p>
+
+<p>
+Vi fu un coro di applausi e di lodi, poi si intesero
+le voci e gli applausi a diminuire; la regina ringraziò
+le sue dame d’onore, che le offrivano i loro
+servigi, e chiuse la porta dietro di sè.
+</p>
+
+<p>
+Quando la regina si rivolse verso di me, mi vide
+che sollevava la tenda di seta della porta.
+</p>
+
+<p>
+— Ma vieni dunque, sirena, vieni Circe, vieni dunque
+Armida, mi disse, e gettandomi le braccia al
+collo mi trascinò verso il canapè.
+</p>
+
+<p>
+Noi cademmo abbracciate insieme presso l’arpa,
+e la regina mi disse:
+</p>
+
+<p>
+— Tu hai cantato le strofe di Saffo che cominciano
+con questo verso:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">«Figlia di Giove — Venere immortale.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Non erano però quelle che bisognava cantarmi,
+erano queste che cominciano così:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Lo veggo! è lui, che assiso a te d’accanto.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+— Io non poteva cantarvele, cara regina, le dissi,
+non le sapeva.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene le so io, replicò essa, le canto io, e
+mezza coricata sul tappeto, ai miei piedi, coll’occhio
+ardente, febbrile, le narici dilatate, la bocca fremente
+<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
+di voluttà, faceva vibrare le corde dell’arpa
+con una specie di delirio, e cantò con una amabile
+voce di contralto e con una passione incredibile
+questi versi:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">Lo veggo è lui! che assiso a te d’accanto</p>
+<p class="i02"> S’inebbria al suon che dal tuo labbro uscìo;</p>
+<p class="i02"> Oh rabbia! è lui, che ti sorride intanto</p>
+<p class="i10"> Bello siccome un Dio.</p>
+<p class="i01">Quando lo veggo! ammutolir l’accento,</p>
+<p class="i02"> Tremar le labbra, ed al mio cor simile</p>
+<p class="i02"> Arder le tempie, e nel furor febbrile</p>
+<p class="i10"> Bruciar, gelar mi sento.</p>
+<p class="i01">E come appena si sorregge il fiore</p>
+<p class="i02"> Che i delicati petali riarse</p>
+<p class="i02"> L’etra infocato, e sulle fronde sparse</p>
+<p class="i10"> Al sol si strugge e muore;</p>
+<p class="i01">Languida anch’io più dell’arso fiore,</p>
+<p class="i02"> Impallidisco, tremo, ed il respiro</p>
+<p class="i02"> Fuggendomi dal cor, sento che spiro,</p>
+<p class="i10"> Senza morir d’amore.</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Nel momento che l’ultimo verso si spegneva sul
+labbro della regina, nel momento in cui l’ultimo
+suono dell’arpa moriva nell’aria, si udì toccare
+leggermente alla porta.
+</p>
+
+<p>
+— Che si vuole ancora? dimandò la regina con impazienza,
+e levandosi su di un ginocchio.
+</p>
+
+<p>
+— I domestici e la carrozza di Lady Hamilton, rispose
+una voce.
+</p>
+
+<p>
+— Che ritornino al palazzo dell’ambasciatore, disse
+<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
+la regina, non si ha bisogno di loro qui. Lady Hamilton
+resta qui con me.
+</p>
+
+<p>
+Poi trascinandomi e portandomi quasi verso la
+sala del bagno:
+</p>
+
+<p>
+— Vieni, disse, vieni. Sir Hamilton è a Caserta, non
+ritornerà che dimani.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span></p>
+
+<h2>IV.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Questa novella, che dalla vigilia stava sospesa
+sulla testa della regina, era la presa della Bastiglia.
+</p>
+
+<p>
+Era certo l’ultima nuova che si poteva aspettarsi.
+</p>
+
+<p>
+Valeva presso a poco come se alcuno fosse venuto
+ad annunciare alla regina ch’era stato preso il castello
+di S. Elmo.
+</p>
+
+<p>
+Siccome la regina Maria Antonietta prevedeva la
+necessità nella quale versava, di conferire colla regina
+sua sorella di cose secrete, mentre le comunicava
+soltanto vaghi timori, le mandava una cifra
+onde tenere corrispondenza con lei.
+</p>
+
+<p>
+Questa novella, quantunque non si conoscesse altro
+messaggiero che quello, il quale l’aveva portata,
+<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
+e quantunque lo si fosse ritenuto e chiuso nel palazzo,
+questa novella si era sparsa in Napoli, e ci
+aveva prodotto una singolare sensazione.
+</p>
+
+<p>
+Allorquando alcuni anni prima la franca-massoneria
+in Francia, gli illuminati in Germania, gli
+swedenborgisti in Svezia cominciarono a formare
+società secrete, — la franca-massoneria aveva
+fatto, a quest’epoca, qualche progresso in Italia e
+sopra tutto nell’Italia meridionale; non essendosi la
+corte di Napoli ancor guasta colla Francia, per farsi
+la satellite dell’Austria.
+</p>
+
+<p>
+Questa invasione massonica ebbe luogo in sul principio
+degli amori della regina col principe Caramanico,
+e la regina che cercava tutte le occasioni di
+trovarsi col suo amante, l’avea spinto a farsi ricevere
+massone, ciò che egli fece senza esitare, e profittando
+della legge che permetteva di fondare logge
+di donne, erasi dichiarato venerabile di una loggia,
+nella quale alcune dame napoletane si erano fatte
+ricevere. Quanto al re aveva sempre respinta la
+propria ammissione a cagione delle prove fisiche e
+morali, alle quali non voleva sottomettersi, non essendo
+sicuro di trionfarne.
+</p>
+
+<p>
+In seguito, come la regina s’era fatta, poco a poco,
+più libera e come gli amanti avevano potuto vedersi
+quanto volevano alla morte del ministro Tannucci,
+lasciarono riunirsi le logge massoniche, e lavorare
+nella loro opera, che era, si ricorderà bene, a quest’epoca
+una vasta cospirazione contro la potestà
+reale.
+</p>
+
+<p>
+A quel tempo parecchi uomini rimarchevoli erano
+comparsi, ed avevano fatta scuola in Italia e particolarmente
+nell’Italia meridionale. Erano gli eredi
+<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
+di Vico, di Genovesi, di Beccaria, di Filangieri, di
+Pagano, di Cirillo, di Conforti e di tutti coloro, infine,
+che professavano gli stessi principi, cioè il
+progresso, che camminava a traverso il mondo al
+lume della filosofia, che in Francia erasi mutato in
+incendio.
+</p>
+
+<p>
+Tutti coloro che nell’Italia meridionale avevano
+l’occhio fissato sulla Francia, consci già che da Parigi
+verrebbe il movimento, sobbalzarono di gioia
+alla novella che la Bastiglia era stata presa.
+</p>
+
+<p>
+È manifesto che la corte di Napoli ebbe a provare
+una sensazione affatto contraria. Presa la Bastiglia
+e presa senza assedio, in un giorno, in tre ore, da
+un popolo ieri disarmato, oggi in possesso di trenta
+mila fucili; la coccarda bianca, questo emblema
+della monarchia dei Gigli, cangiata in coccarda tricolore,
+emblema della rivoluzione; Luigi XVI che
+adottava questo simbolo, mettendolo egli stesso
+sul suo cappello, e con quello ritornando da Versailles;
+tutto ciò aveva dell’inaudito, dell’inaspettato,
+dell’incredibile, che doveva colpire, e colpì, di
+stupore la corte di Napoli.
+</p>
+
+<p>
+Le relazioni politiche, a cagione dell’odio del ministro
+Acton per la Francia, e dell’influenza che
+egli aveva presa nel consiglio, erano divenute fredde
+e contegnose fra i due regni, ma le relazioni di famiglia
+fra Maria Carolina e sua sorella, erano restate
+più tenere che mai, e raramente passavano
+quindici giorni senza uno scambio di lettere, nelle
+quali le due arciduchesse senza segreti, una per
+l’altra, si raccontavano le loro gioie, i loro dolori,
+e sopra tutto i loro inganni coniugali.
+</p>
+
+<p>
+Sia che il ministro Acton, nella sua previdenza
+<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
+d’odio, indovinasse gli avvenimenti che stavano per
+accadere in Francia, sia che non cedesse che a questo
+sentimento di vendetta, ond’era colmo il suo
+cuore, più che non calmasse esagerò i terrori del
+re Ferdinando, e gli fece prevedere il caso di un intervento
+armato che avrebbe avuto luogo, nel quale
+Napoli avrebbe a sostenere una parte ed a compiere
+una missione.
+</p>
+
+<p>
+Incontrò a questo proposito un potente aiuto in
+sir William, che spingeva fino al fanatismo il suo
+amore per suo fratello di latte Giorgio, e per l’Inghilterra,
+sua patria. Quanto a me estranea a tutte
+le quistioni politiche e ignorantissima dei diritti
+dei popoli e del potere dei re, doveva naturalmente
+subire influenza e seguire ciecamente l’impulso che
+mi si darebbe, sopra tutto se questo impulso venisse
+da un uomo come sir William, in cui ciascuno riconosceva
+una non comune intelligenza, e da una
+donna come Maria Carolina, che, dal momento che
+la vidi, esercitò sopra di me un grande impero.
+</p>
+
+<p>
+A cominciare da questo momento entrai negli
+odii e nelle simpatie della gente che mi circondava,
+senza ragionare su questi odii e su queste simpatie
+che divennero in me piuttosto sentimenti istintivi,
+che sommessi ad una regola o ad un calcolo
+qualunque.
+</p>
+
+<p>
+Si capirà, del resto, come questi sentimenti non
+abbiano fatto che aumentarsi nelle persone, delle
+quali io era il riflesso dapprima, e di cui, disgraziatamente,
+finii col diventare l’agente.
+</p>
+
+<p>
+Le nuove di Francia non si arrestarono alla presa
+della Bastiglia ed al mutamento di coccarda; si seppero
+in seguito i disordini accaduti al banchetto
+<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
+delle guardie del corpo, in cui la coccarda nazionale
+era stata calpestata e la coccarda nera innalzata;
+e le giornate del 5 e 6 ottobre, durante le quali
+il palazzo di Versailles era stato invaso, uccise due
+guardie del corpo, ed il re e la regina ricondotti per
+forza a Parigi.
+</p>
+
+<p>
+Quest’ultima nuova rese tristissima la regina Maria
+Carolina: essa mi aveva mostrata una lettera di
+sua sorella Maria Antonietta, nella quale costei la
+metteva a parte di un progetto, che aveva per iscopo
+o la fuga di Francia, o la ripresa di tutto il potere
+perduto dal re, dopo il mese di luglio.
+</p>
+
+<p>
+Tale progetto doveva mettere in fuoco l’Europa, e
+per ciò appunto piaceva assai allo spirito di Maria
+Carolina, che, scendendo a battaglia contro la rivoluzione,
+entrava nel suo vero elemento.
+</p>
+
+<p>
+Ecco qual era questo progetto. Dalla sua esposizione
+in poche linee si vedrà che era la prima idea
+della fuga di Varennes.
+</p>
+
+<p>
+Si doveva attirare e riunire intorno a Versailles
+nove mila uomini; da ciò che si chiamava la casa
+del re, due terzi di questi nove mila uomini appartenevano
+alla nobiltà e per conseguenza erano gente
+divota. Quindi era mestieri impadronirsi di Mantargis,
+città posta a venti leghe di Parigi, press’a poco,
+e nella quale comandava il barone di Viomesnil,
+comandante di guerra di Lafayette in America, che,
+per gelosia contro Lafayette divenuto costituzionale,
+s’era fatto reazionario.
+</p>
+
+<p>
+Dieciotto reggimenti scelti fra i carabinieri ed i
+dragoni, vale a dire fra le due armi più realiste,
+taglierebbero le strade e arresterebbero ogni carico
+di viveri diretto a Parigi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il re e la regina si ritirerebbero a Montargis, e di
+là provvederebbero a ciò che si doveva fare; probabilmente
+affamerebbero Parigi, il quale, una volta
+affamato, sarebbe costretto a passare per dove si
+sarebbe voluto.
+</p>
+
+<p>
+Il danaro non mancherebbe; oltre quello che il re
+potrebbe portar via da Parigi, si contava sui doni
+volontari; un solo procuratore dei Benedettini aveva
+offerto cento mila scudi.
+</p>
+
+<p>
+Maria Carolina aveva esclamato:
+</p>
+
+<p>
+— Io darò un milione, dovessi vendere i miei diamanti.
+</p>
+
+<p>
+Dopo questo dono reale, io aveva umilmente offerto
+cinquanta mila lire, in nome di sir William e
+mio, che erano stati accettati.
+</p>
+
+<p>
+Ma i giorni 5 e 6 ottobre avevano reso impossibile
+l’esecuzione di questo progetto.
+</p>
+
+<p>
+Pertanto la regina Maria Carolina ne risentì un
+crudele dolore.
+</p>
+
+<p>
+Dapprima queste nuove reagivano sulla regina di
+Napoli; essa aveva come un presentimento che un
+giorno, essa medesima in circostanze simili a quelle
+nelle quali si trovava sua sorella, sarebbe obbligata
+od a fuggirsi o a curvare, come lei, la sua testa sotto
+la volontà popolare.
+</p>
+
+<p>
+Pensava che questa fosse l’ora di stringere i legami
+di famiglia con l’Austria, e per mezzo di questa
+unione offrire a sua sorella Maria Antonietta
+sempre più impopolare in Francia, il solo punto
+d’appoggio che potesse invocare contro il suo popolo,
+la famiglia.
+</p>
+
+<p>
+La Regina aveva una tal bontà per me, ed io le
+era divenuta tanto inseparabile, che, non solo essa
+<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
+mi metteva a parte di tutti gli avvenimenti, dei
+quali, del resto, sarei stata istruita da Sir William;
+ma mi consultava anche sopra ogni cosa.
+</p>
+
+<p>
+La regina aveva due giovani principesse in età
+da essere maritate; fu dunque convenuto fra la
+Corte di Napoli e quella d’Austria, che esse sposerebbero
+i due arciduchi Francesco e Ferdinando,
+mentre da un’altra parte il principe ereditario Francesco
+di Napoli, duca di Calabria, che allora aveva
+appena tredici anni, impalmerebbe, quando fosse in
+età da prender moglie, la giovane arciduchessa Maria
+Clementina, che aveva due anni meno di lui.
+</p>
+
+<p>
+Per sua parte Maria Antonietta corrispondeva attivamente
+con suo fratello Giuseppe II col mezzo
+de’ suoi consiglieri, che tutti per disgrazia, erano
+austriaci. Questi consiglieri erano l’abate Vermond
+ed il conte di Bretéuil; l’ambasciatore d’Austria a
+Parigi, il signor conte Mercy d’Argenteau riceveva
+le lettere da Vienna, e spediva colà le lettere di
+Parigi.
+</p>
+
+<p>
+Il 20 febbraio 1790, l’imperatore di Germania Giuseppe
+II morì, e qualche giorno dopo la regina seppe
+questa morte, che da lungo tempo era aspettata.
+L’imperatore moriva tisico, disperato d’aver regnato
+senza gloria, dopo il regno glorioso di Maria Teresa,
+ed intravedendo dal suo letto di morte le sciagure
+che minacciavano la sua famiglia.
+</p>
+
+<p>
+Ascese il trono il gran duca di Toscana, Leopoldo.
+Avea nomea di profondo filosofo e di grande riformatore;
+e la regina Carolina temeva che la filosofia
+di suo fratello non andasse fino a lasciar compiere
+gli avvenimenti che si svolgevano in Francia.
+</p>
+
+<p>
+Questa considerazione determinò la regina Carolina
+<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
+ed il re Ferdinando a fare un viaggio a Vienna;
+lo scopo apparente era di prendere col novello imperatore,
+che amava molto sua sorella Maria Carolina,
+le disposizioni per i matrimoni di famiglia; lo
+scopo reale era di studiare i mezzi per salvare Maria
+Antonietta, sia aiutandola a fuggire, sia operando
+una reazione in Francia, sia tentando mediante coalizione,
+un intervento a mano armata.
+</p>
+
+<p>
+La Regina non poteva decidersi ad abbandonarmi;
+io era la sola persona, diceva essa, che rimpiangesse
+a Napoli. Mi fece promettere che le avrei scritto tre
+volte per settimana.
+</p>
+
+<p>
+Avevo offerto alla regina di accompagnarla, ed
+essa aveva accettato con riconoscenza, ma la mia
+presenza alla Corte dì Vienna, come moglie dell’ambasciatore
+d’Inghilterra, nel momento in cui si tramava
+a questa medesima Corte una coalizione contro
+la Francia, parve troppo significante a Sir William.
+</p>
+
+<p>
+Egli espose le sue ragioni alla regina che le trovò
+giuste e che fu la prima a dirmi di restare.
+</p>
+
+<p>
+Mi lasciò con una vera disperazione, alcuni giorni
+dopo la morte di suo fratello. Mi fece giurare di non
+vedere, durante la sua assenza, altri che il mio vecchio
+adoratore il conte di Bristol, al quale mi consegnò,
+dicendogli di serbarle il suo tesoro. Fece fare
+un ritratto di me e mi diede il suo, e come prova
+suprema di confidenza e di amicizia, mi pregò di
+custodirle la sua cassetta.
+</p>
+
+<p>
+In fine partì.
+</p>
+
+<p>
+In ogni luogo, in cui per via si fermò, mi scrisse.
+Appena giunta a Vienna mi mandò una sua lettera,
+e durante tutto il tempo che soggiornò colà, ne
+<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
+ebbi una ogni settimana. Mi raccontava le feste dell’incoronazione
+alle quali assisteva, tanto a Vienna
+che a Pesth, poichè come re di Ungheria, l’Imperatore
+doveva non solo ricevere la corona imperiale
+a Vienna, ma eziandio la corona reale a Pesth. Quanto
+alle faccende politiche, cioè alle misure da prendersi
+per salvare Maria Antonietta, o fare una coalizione
+d’Europa contro la Francia, un solo verso di post
+scriptum vi faceva allusione, e non conteneva che
+queste tre parole: Tutto va bene.
+</p>
+
+<p>
+Di fatto fu in questo viaggio che Carolina, di conserva
+con suo fratello, preparò la fuga di Varennes,
+e fece decidere che un’armata sarebbe pronta a sostenere
+il re e la regina di Francia, come avessero
+varcato il confine.
+</p>
+
+<p>
+Il re Ferdinando, al suo ritorno a Napoli, porrebbe
+la sua armata in istato di agire unitamente all’armata
+austriaca.
+</p>
+
+<p>
+Finalmente, verso i primi di aprile, ricevetti una
+lettera della regina, che mi annunciava il suo ritorno,
+solo, obbligata a passare di Roma a fine di regolare
+qualche bisogna politica col papa Pio VI, vi si tratterrebbe
+una settimana, ma, non appena giunta, mi
+darebbe sue notizie.
+</p>
+
+<p>
+Infatti appena arrivata a Roma mi scrisse: essere
+sparita, davanti il comune pericolo, la freddezza, che
+aveva per qualche anno separata la corte di Roma
+da quella di Napoli, e che aveva avuto per causa il
+rifiuto da parte del re Ferdinando o piuttosto del
+vecchio ministro Tannucci di pagare il tributo dell’<i>Hacquenée</i>.
+</p>
+
+<p>
+Si stabilì fra i due sovrani che il tributo dell’<i>Hacquenée</i>
+sarebbe abolito, ma che solamente all’epoca
+<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
+della loro incoronazione, i sovrani di Napoli,
+in segno della loro devozione agli apostoli S. Pietro
+e S. Paolo, offrirebbero una grossa somma di danaro
+al S. Padre.
+</p>
+
+<p>
+Nella lettera che mi annunciava la sua partenza
+di Roma, la regina mi diceva il giorno e l’ora del
+suo arrivo a Caserta, ove m’invitò a venire prima
+di lei e ad aspettarla acciò ci rivedessimo più presto
+e soprattutto più intimamente. Io sola era avvertita
+dal suo ritorno, le sue donne e gli stessi
+suoi figli non dovevano raggiungerla che l’indomani.
+</p>
+
+<p>
+Il re continuerebbe il suo viaggio fino a Napoli e,
+mentre la regina si riposerebbe a Caserta, terrebbe
+consiglio col cavaliere Acton e sir William, per il
+quale la corte di Napoli non aveva secreti.
+</p>
+
+<p>
+Per dar prova da parte mia di una impazienza
+eguale a quella di cui era l’oggetto, aveva avanzata
+di molto l’ora dell’arrivo della regina e, quando
+si scorse la sua carrozza sulla via di Capua, potei
+salutarla di lontano, agitando la mia pezzuola. La
+regina mi vide, uscì a metà della carrozza, ed agitò
+la sua per rispondermi. La carrozza raddoppiò allora
+di celerità, e non ebbi che il tempo di discendere
+la gran gradinata per ricevere Sua Maestà nelle
+mie braccia.
+</p>
+
+<p>
+Com’era convenuto, il re continuò il suo cammino,
+e restammo sole, la regina ed io.
+</p>
+
+<p>
+Per le precauzioni prese da Sua Maestà noi potemmo
+stare insieme ventiquattr’ore.
+</p>
+
+<p>
+Maria Carolina era giuliva; oltre la felicità che diceva
+di provare nel rivedermi, arrivava anche coll’assicurazione
+dell’imperatore Leopoldo, che si sarebbe
+<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
+formata, contro quella Francia che tanto
+odiava, una coalizione, in cui si sperava di attirare
+anche la Prussia. Durante il suo soggiorno a Vienna
+aveva ricevuto le visite degli emigrati, i quali tutti
+aveanle rappresentato la Francia come dilaniata da
+mille fazioni diverse, e che supplicava ad alta voce
+l’aiuto straniero. Secondo essi dalla frontiera a Parigi
+non sarebbe che una passeggiata, che non avrebbe
+nemmeno il merito del pericolo; in quanto
+a Luigi XVI ed a Maria Antonietta era già tutto
+stabilito per la fuga. Al 12 di giugno essi lascerebbero
+Parigi, e per la strada di Chalons, di Verdun
+e di Montmidi arriverebbero al confine, ove li aspetterebbe
+il re Gustavo di Svezia, che si sarebbe immediatamente
+messo alla testa di un esercito destinato
+a marciare su Parigi.
+</p>
+
+<p>
+Ciò che allora doveva fare la regina, era di attirare
+nella coalizione, tutti i piccoli Principi d’Italia
+ed il re di Spagna: cosa che si considerava come
+molto facile, essendo il re Carlo IV fratello del re
+Ferdinando.
+</p>
+
+<p>
+Essa non dubitava punto di riuscire in questa
+duplice operazione politica, e pregustava già la doppia
+gioia della vendetta soddisfatta, e dell’orgoglio
+vendicato.
+</p>
+
+<p>
+Non so se la regina aveva tanto piacere a discendere
+sino a me, quant’io era in delirio di salire sino
+a lei; parmi però che nelle amicizie regali che vogliono
+dimenticare la maestà del trono, vi sia una
+singolare attrazione per tutto ciò che queste amicizie
+parlano non soltanto al cuore, ma anche a
+tutte le fibre orgogliose, che nella donna specialmente
+corrispondono alle ambizioni più segrete dell’anima;
+<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
+io non ho provato mai per nessun’altra
+donna questo sentimento profondo e devoto che io
+nutriva per la regina, pel solo motivo che era regina,
+che si chiamava Maria Carolina, che era figlia
+di Maria Teresa, mentre che io, che era mai, io vicino
+a lei, dimenticando anche di essere Emma
+Lyonna per ricordarmi soltanto che era Lady Hamilton?
+Qual maraviglia dunque se la gioia del favore
+regale mi abbia trascinata a sì grandi colpe,
+forse dovrei dire a sì grandi delitti? Ahimè! io sono
+figlia della superbia.
+</p>
+
+<p>
+Mentre eravamo io e la regina a Caserta, il re
+riuniva il consiglio, ed il giorno dopo del suo arrivo
+si sarebbe deciso non soltanto di prepararsi
+alla guerra, ma anche di sorvegliare scrupolosamente
+questo spirito rivoluzionarlo, che sembrava
+svilupparsi a Napoli, e che poteva far nascere gli
+stessi disordini come in Francia.
+</p>
+
+<p>
+Gravissima e pericolosissima decisione era quella
+di far la guerra alla Francia, e ciò per due ragioni;
+nè il re di Napoli nè il popolo napolitano erano
+guerrieri.
+</p>
+
+<p>
+Le inclinazioni guerriere del re eransi fino allora
+limitate ad una passione smodata per la caccia, e se
+qualche volta, per avventura, aveva mutato di scopo
+rivolgendo la bocca del suo fucile dai cervi, dai daini
+o dai cignali, suo punto di mira abituale, per prendere
+di mira l’uomo, selvaggiume più pericoloso,
+aveva avuto la precauzione di diminuire il pericolo
+che poteva nascere, tirando a qualche povero sgraziato
+di contadino, di cui si divertiva, per far prova
+di bravura, a forargli il cappello a palla; ma dopo
+che in uno di questi divertimenti invece di colpire
+<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
+soltanto il cappello, avevagli fracassato anche il
+cranio e ucciso l’infelice che aveva avuto l’onore e
+la disgrazia di servirgli di bersaglio, aveva rinunciato
+a questa sorta di divertimento.
+</p>
+
+<p>
+In quanto al popolo napolitano, toltone qualche
+sommossa, di cui la più lunga, quella di Masaniello,
+aveva durato quattordici giorni, era sempre
+stato, quantunque coraggioso nelle lotte individuali,
+assai mediocre amatore delle battaglie campali; i
+sette milioni d’uomini che lo componevano in quest’epoca,
+non erano mai stati esercitati alle armi,
+e dopo la battaglia di Bitonto e di Velletri, battaglia
+a cui non avevano preso parte, perchè fu combattuta
+fra gli Austriaci e gli Spagnuoli, Napoli non
+aveva mai udito il fragore del cannone; l’ultima
+battaglia, quella di Velletri, era avvenuta dai quarantasette
+ai quarantott’anni addietro. L’eco stesso
+del cannone aveva avuto tempo di dileguarsi, e la
+generazione attuale si componeva dei nipoti di
+quelli non già che avevano combattuto, ma che avevano
+veduto a combattere.
+</p>
+
+<p>
+Non era adunque senza ragione che la regina sospettava
+che i principj proclamati nel 1789 in Francia
+avessero avuto eco a Napoli. Tutto il mezzo ceto,
+composto particolarmente di avvocati, di medici, di
+artisti, di giuristi, era imbevuto di questi principii.
+La gioventù poi che aveva divorato avidamente i
+libri di Voltaire, le opere di Rousseau, le pubblicazioni
+dei filosofi, quelle degli enciclopedisti, e che
+vedeva questi stessi libri autorizzati per un momento,
+poi severamente proibiti e perseguitati con
+accanimento, la gioventù s’interrogava con quale
+<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
+diritto quando un popolo vicino camminava nella
+la luce, si volesse mantenerla nelle tenebre.
+</p>
+
+<p>
+È vero che in opposizione a questa minoranza progressista,
+liberale, illuminata, si offriva per ausiliare
+al partito realista una nobiltà che non aveva altra
+gloria ed altra speranza che le cariche di corte ed
+i favori del re; un clero ignorante e corrotto, che
+vedeva nel trionfo del principi francesi la caduta
+della loro potenza, e la perdita della sua fortuna;
+finalmente un popolo fanatico sinceramente attaccato
+a Ferdinando, non già perchè Ferdinando fosse
+il suo re per diritto ereditario, ma perchè questo re
+familiare e liberale nel loro modo di vedere, aveva
+per esso, col suo linguaggio volgare, per le sue occupazioni
+comuni e pei suoi bassi istinti, una rassomiglianza
+che faceva del figlio di Carlo III, non
+già quello che avrebbe dovuto essere, vale a dire il
+primo gentiluomo del regno, ma il capo dei lazzaroni
+del Molo.
+</p>
+
+<p>
+Bisogna rendere questa giustizia al re Ferdinando,
+che egli faceva tutti questi preparativi di guerra
+ai quali lo spingevano la regina, il cavaliere Acton
+e sir William, senza nutrire una grande illusione sui
+trionfi ai quali volevasi serbato quest’esercito che
+organizzava; nè era bene ritirarsi una volta che Ferdinando
+si era deciso ad entrare nella gran lotta che
+si preparava; in una cosa però egli era ben fermo,
+quella cioè di non arrischiare imprudentemente la
+sua vita.
+</p>
+
+<p>
+Intanto il tempo stringeva, e si avvicinava il 12
+giugno, epoca fissata per la fuga del re; la regina
+mi parlava tutti i giorni di questo tentativo disperato;
+sua sorella, suo cognato ed essa medesima
+<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
+non si dissimulavano che avrebbero giuocato vita
+per vita sopra questa carta.
+</p>
+
+<p>
+La regina, senza dire per qual fine, ordinò pel 12
+giugno delle preghiere in tutte le chiese.
+</p>
+
+<p>
+Quella strana natura riuniva i due estremi, era
+insieme e superstiziosa e spirito forte, e gl’istinti
+devoti lottavano in lei coll’educazione filosofica.
+</p>
+
+<p>
+Il 12 giugno arrivò; la regina passò quasi tutta la
+giornata in ginocchio nella cappella del palazzo, non
+permettendomi di accompagnarla, per la paura che
+come eretica non le portassi sventura: mi mandò a
+cercare alla sera, mi ritenne tutta la notte con lei,
+e passando gran parte di quella notte a seguire su
+di una carta geografica questa fuga che tanto la
+preoccupava, diceva: — a quest’ora lasceranno la
+Tuilerie, in quest’ora dovranno essere a Bondy, in
+quest’ora devono essere a Meaux, a quest’ora a
+Montmirail.
+</p>
+
+<p>
+Non si coricò che a cinque ore e non si addormentò
+che alle otto.
+</p>
+
+<p>
+Alla sera arrivò un corriere di Francia che portava
+una lettera; questa lettera era di Maria Antonietta.
+Io era vicino a lei quando arrivò quella lettera; essa
+non permise che la lasciassi, aperse la lettera con
+mano tremante, e alla prima riga esclamò con impazienza:
+</p>
+
+<p>
+— Sai, Emma, non sono partiti il 12.
+</p>
+
+<p>
+E prendendo il suo fazzoletto si asciugò la fronte,
+poi continuando a parlare, leggendo:
+</p>
+
+<p>
+— Madama di Rochereuil, amante di un aiutante
+di campo di Lafayette, era di servizio dal Delfino fino
+al 13 di sera; si temeva una denuncia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È prudenza, mormorò, ma sarebbe stato meglio
+pensarci prima.
+</p>
+
+<p>
+Lesse di nuovo qualche linea:
+</p>
+
+<p>
+— La partenza è portata al 18, disse, ancora otto
+giorni d’angoscia....
+</p>
+
+<p>
+E gualcì la lettera fra le mani; ma invece di gettarla
+via se la mise in seno gualcita com’era.
+</p>
+
+<p>
+— Chi è il corriere che ha portato questa lettera?
+dimandò essa.
+</p>
+
+<p>
+— Quello che Vostra Maestà ha inviato, saranno
+tre settimane, alla regina di Francia.
+</p>
+
+<p>
+— Ferrari! esclamò essa.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Ferrari, Maestà.
+</p>
+
+<p>
+Allora fatelo salire; senza dubbio avrà qualche
+cosa da dirmi a voce.
+</p>
+
+<p>
+— Difatti ha raccomandato di non dimenticare il
+suo nome a Sua Maestà.
+</p>
+
+<p>
+Un momento dopo Ferrari entrò.
+</p>
+
+<p>
+Era un uomo dai ventotto ai trent’anni, e serviva
+già da otto o dieci anni a palazzo; vigorosissimo ed
+eccellente equitatore, faceva, senza riposarsi, dei
+tratti di cento, duecento miglia; era egli che al ritorno
+dal viaggio di Vienna precorse alla carrozza
+reale per far preparare i cavalli; Maria Carolina
+l’aveva raccomandato a sua sorella come uomo di
+cui poteva interamente fidarsi.
+</p>
+
+<p>
+Quantunque la regina di Francia fosse ben sorvegliata
+da Lafayette e dal suo Stato Maggiore, era
+riescita a far entrare Ferrari alla Tuilerie, e gli si
+erano dati tutti i particolari sul modo di cui si contava
+per ingannare la sorveglianza del generale della
+guardia nazionale.
+</p>
+
+<p>
+Per avere un’idea della difficoltà che presentava
+<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
+la fuga, bisogna sapere prima come era sorvegliata
+la famiglia reale.
+</p>
+
+<p>
+Lafayette, rispondendo di essa vita per vita
+aveva prese tutte le sue precauzioni.
+</p>
+
+<p>
+Seicento guardie nazionali prese dalle differenti
+sezioni montavano giorno e notte la guardia alla
+Tuilerie.
+</p>
+
+<p>
+Due guardie a cavallo stavano costantemente innanzi
+alla porta esterna.
+</p>
+
+<p>
+Vi erano sentinelle a tutte le porte del giardino,
+e la banchina del fiume era guardata da sentinelle
+a cento passi l’una dall’altra.
+</p>
+
+<p>
+Internamente le precauzioni non erano meno
+grandi. V’erano sentinelle fin sulle porte che mettevano
+al gabinetto del re e della regina, fino in un
+piccolo corridoio oscuro, al quale facevano capo le
+scale interne destinate ai servizî della famiglia reale.
+</p>
+
+<p>
+Il re e la regina non avevano guardie del corpo,
+non uscivano che sotto la scorta di due o tre uffiziali
+della guardia nazionale.
+</p>
+
+<p>
+In mezzo a tutte queste difficoltà, ecco ciò che il
+re e la regina avevano immaginato.
+</p>
+
+<p>
+La prima dama del Delfino, quella di cui si diffidava
+perchè era l’amante dell’aiutante di campo
+del generale Lafayette, terminava il suo servizio nel
+giorno 12, come lo diceva nella sua lettera Maria
+Antonietta.
+</p>
+
+<p>
+La piccola camera che essa occupava alla Tuilerie
+doveva restare vacante.
+</p>
+
+<p>
+Questa piccola camera metteva in un appartamento
+vuoto da sei mesi; quest’appartamento era quello
+del signor Villequier primo gentiluomo di camera,
+ed era vuoto perchè il signor Villequier aveva emigrato:
+<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
+quest’appartamento situato a pian terreno
+aveva due uscite, una sulla corte dei principi, l’altra
+sulla via regia.
+</p>
+
+<p>
+La regina direbbe che trovandosi troppo stretta
+teneva per sua figlia madama Reale la camera di
+madama di Rochereuil, che restava vuota per la fine
+del servizio di costei.
+</p>
+
+<p>
+In quanto all’appartamento del signor Villequier,
+il re, fabbro egregio, avrebbe fabbricato una chiave
+per entrarvi. Per quanto le sentinelle fossero numerose,
+erasi dimenticato di metterne una alla porta
+di quell’appartamento; d’altronde verso le ore undici
+della sera, le sentinelle della corte erano abituate,
+perchè a quell’ora terminavano i servizî a
+palazzo, a vedere uscire molte persone insieme.
+</p>
+
+<p>
+Si poteva quindi tentare un’uscita in mezzo a tutta
+quella gente senza essere riconosciuti.
+</p>
+
+<p>
+Una volta fuori della Tuilerie, uno Svedese devoto
+alla regina, il signor de Fersen, s’incaricava del
+resto. Egli aspetterebbe vestito da cocchiere da <i>fiacre</i>
+sull’angolo della strada de l’Echelle, e condurrebbe
+i fuggitivi alla barriera di Clichy, ove una berlina
+da viaggio comandata da lui aspettava, pronta per
+partire, in casa di un suo amico il signor Crawfort.
+</p>
+
+<p>
+Il re uscirebbe vestito da intendente, vale a dire
+con un abito grigio, farsetto di raso, calzoni grigi,
+calze grige, e scarpe colle fibbie ed un piccolo cappello
+a tre punte.
+</p>
+
+<p>
+Un cameriere del re, per nome Huc, della stessa
+corporatura del re, e di cui il re ne studiava l’andatura,
+usciva da due o tre giorni e continuava ad
+uscire fino alla sera dell’evasione, perchè si abituassero
+a veder passare quell’uomo vestito di grigio.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il Delfino era vestito da ragazzina.
+</p>
+
+<p>
+La regina, madama Elisabetta, e madama Reale,
+sortirebbero insieme alle altre donne di servizio, e
+si sperava almeno di passare nel numero senza essere
+scorte.
+</p>
+
+<p>
+Bisognava avere passaporti per tutti: il signor de
+Fersen erasi incaricato dell’affare; una sua amica,
+madama de Korff, doveva lasciar Parigi, aveva un
+passaporto per sè, i suoi due figli, un domestico e
+due cameriere, essa diede il passaporto al signor de
+Fersen che lo diede alla regina.
+</p>
+
+<p>
+Tutto questo per uscir da Parigi.
+</p>
+
+<p>
+Il signor de Bouillé, uomo di mente e di energia,
+sul quale il re poteva contare, aveva sotto il comando
+tutte le truppe della Lorena, dell’Alsazia,
+della Franca Contea e della Sciampagna. Egli era
+incaricato di far esplorare la strada da Chalons a
+Montmirail e che passava per Varenne.
+</p>
+
+<p>
+La truppa scaglionata su questa strada e comandata
+da uffiziali devoti, aspettava l’arrivo del re e
+gli servirebbe di scorta.
+</p>
+
+<p>
+Un milione di assegnati era stato mandato al signor
+di Bouillé per far fronte a tutte le spese.
+</p>
+
+<p>
+Ecco come erano le cose, quando alla sera del 13
+giugno Ferrari ritornò a Napoli; aveva impiegato
+nove giorni a percorrere la via, e per conseguenza
+era partito il quattro.
+</p>
+
+<p>
+La regina Maria Carolina diede duecento ducati a
+Ferrari, gli ordinò di andare a riposarsi, e di tenersi
+pronto a tutti gli eventi. Ferrari rispose a Sua
+Maestà che ventiquattr’ore gli sarebbero sufficienti,
+e che anche prima essa potrebbe disporre
+di lui.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span></p>
+
+<h2>V.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Durante tutti questi giorni d’inquietudine, che seguirono
+l’arrivo del corriere la regina volle che restassi
+con lei; con tutti gli altri era impaziente, brutale,
+violenta, e per me soltanto era cara e buona,
+perchè a me sola confidava i suoi timori e le sue
+speranze.
+</p>
+
+<p>
+Il corriere dell’ambasciata arrivava tutte le settimane,
+il 16 era il giorno del suo arrivo. Alla sera
+mentre passeggiavamo la regina ed io nel vecchio
+parco dei duchi di Caserta, un segretario del ministro
+degli affari esteri ci fu condotto da un usciere
+di palazzo; la regina vide da lontano che teneva
+una lettera in mano, si alzò dal sedile ove eravamo
+e gli andò incontro rapidamente.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il giovane fece un inchino e le porse la lettera.
+</p>
+
+<p>
+La regina l’aperse di fretta, la lesse, fece un segno
+d’impazienza e la passò a me.
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà ha degli ordini da dare? chiese
+quel giovine.
+</p>
+
+<p>
+— No, signore, disse la regina, anzi debbo farvi
+dei ringraziamenti.
+</p>
+
+<p>
+Il giovane fece un inchino, e ritirandosi chiese che
+l’usciere fosse autorizzato, a dargli una ricevuta
+della lettera, ed a certificare che era stata data personalmente
+alla regina.
+</p>
+
+<p>
+L’usciere ricevette l’ordine di fare quanto gli venne
+richiesto, e si ritirarono ambidue.
+</p>
+
+<p>
+La regina mettendomi il suo braccio al collo, e
+leggendo dietro le mie spalle:
+</p>
+
+<p>
+— Comprendi? mi disse.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, risposi, perfettamente.
+</p>
+
+<p>
+Ed io lessi a voce alta.
+</p>
+
+<p>
+«La caccia si farà il giorno 21, si partirà a mezzanotte
+per arrivare al convegno per l’alba. Questo
+ritardo è stato cagionato da una lettera di credito
+pagabile il giorno 20».
+</p>
+
+<p>
+La lettera non era firmata; ma la regina riconobbe
+la scrittura di sua sorella Maria Antonietta.
+</p>
+
+<p>
+— Come! Vostra Maestà non comprende? dimandai
+io.
+</p>
+
+<p>
+— Sicuro, disse la regina, non si partirà che alla
+mezzanotte del 20 invece di partire il 18, perchè è
+alla mattina del 20 che il re riscuote il suo trimestre
+di lista civile.
+</p>
+
+<p>
+— Ed a quanto ammonta questo trimestre? dimandai.
+</p>
+
+<p>
+— A sei milioni.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Capperi, ne vale ben la pena, dissi io sorridendo.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, rispose la regina; ma un ritardo di due
+giorni ancora; chi sa cosa può nascere in questi
+due giorni.
+</p>
+
+<p>
+Poi scuotendo la testa.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! non so che ne avverrà, mia povera Emma,
+mi disse, ma ho dei tristi presentimenti.
+</p>
+
+<p>
+Bisogna notare che la regina teneva segreti i suoi
+dispiaceri, e non li confidava che a me; e mai una
+parola nè al re nè al ministro.
+</p>
+
+<p>
+I giorni passavano, la regina non andava a Napoli,
+e non lasciava Caserta ed io pure non la lasciava.
+Sir William, pel quale non avevamo segreti, e che
+conosceva le sue inquietudini, m’invitava egli stesso
+pel primo a tenerle una fedele compagnia.
+</p>
+
+<p>
+Durante la giornata del 20, essa non potè stare
+nè seduta, nè in piedi; si sarebbe detto che a forza
+di fatiche fisiche cercava di scacciare le preoccupazioni
+dell’animo, e dopo la mezzanotte la sua agitazione
+aumentò ancora.
+</p>
+
+<p>
+Ebbe un istante l’idea di rimandare Ferrari a Parigi,
+ma comprese che, per quanto solerte fosse stato,
+sarebbe ritornato il giorno dopo o l’altro ancora
+dopo la partenza della famiglia reale, e ritenne Ferrari
+per un’occasione di urgenza.
+</p>
+
+<p>
+Essa sperava che al momento della partenza, il
+re o la regina le avrebbero mandato un corriere
+per comunicarle la loro partenza; in tal caso questo
+corriere era aspettato pel 29.
+</p>
+
+<p>
+Tutta la giornata del 29, quella del 30 e la mattina
+del 1 agosto, scorsero senza notizie; ma al 1
+<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
+agosto verso le undici sir William arrivò in persona
+e mi fece chiamare.
+</p>
+
+<p>
+La regina, cui ogni cosa era un soggetto di inquietudine,
+mi fece segno di scendere.
+</p>
+
+<p>
+Sir William mi aspettava in una piccola sala a
+pian terreno, e ad un tratto conobbi dalla sua fisonomia
+che egli portava una cattiva notizia.
+</p>
+
+<p>
+— Che c’è? gli chiesi io in inglese.
+</p>
+
+<p>
+— Il re e la regina sono stati arrestati in una
+città che si chiama Varenne, mi rispose sir William,
+e a quest’ora debbono essere stati ricondotti
+a Parigi.
+</p>
+
+<p>
+— Che dite mai, sir William?
+</p>
+
+<p>
+Mi rivolsi, la regina impaziente, e sospettando
+qualche disgrazia, era in piedi presso la porta; essa
+mi aveva seguito, e aveva inteso senza ben comprendere
+la frase di sir William; ma dal tuono di
+voce, con cui la pronunziava, aveva indovinato che
+non ci annunziava nulla di buono.
+</p>
+
+<p>
+Essa ce ne fece dimanda in francese.
+</p>
+
+<p>
+— Signora, rispose sir William, io annunciava una
+grande sventura a Milady.
+</p>
+
+<p>
+— Mia sorella è stata assassinata! esclamò la regina.
+</p>
+
+<p>
+— No, signora, Dio non ha permesso un simile delitto;
+vostra sorella vive; ma è stata arrestata nella
+sua fuga e ricondotta prigioniera a Parigi.
+</p>
+
+<p>
+— Prigioniera! mia sorella! e si è osato portare
+la mano su di una persona reale!
+</p>
+
+<p>
+— La vostra prima idea, signora, era bene stata
+quella che fosse assassinata.
+</p>
+
+<p>
+— Comprendo che si possa assassinare una regina,
+<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
+per questo non ci vuole che un fanatico od un pazzo;
+ma per arrestarla si richiede una ribellione aperta,
+una sollevazione popolare, una rivoluzione insomma.
+</p>
+
+<p>
+— E come chiamerà altrimenti Vostra Maestà gli
+avvenimenti che succedono in Francia, se non una
+rivoluzione?
+</p>
+
+<p>
+— Spero almeno che se la regina è prigioniera,
+lo sarà nel suo palazzo.
+</p>
+
+<p>
+— Non ne sappiamo ancor nulla, signora, se non che
+a quaranta o cinquanta leghe da Parigi, in una piccola
+città che si chiama Varenne, le Loro Maestà il
+re e la regina di Francia sono state arrestate; m’è
+stato inviato un corriere dall’ambasciatore d’Inghilterra,
+latore di un dispaccio, che non ne dice di
+più; dalla partenza del corriere il re e la regina
+erano già stati condotti a Chalons, e tre rappresentanti
+del popolo partivano da Parigi per andare
+loro incontro e proteggerli.
+</p>
+
+<p>
+— Proteggerli! esclamò Maria Carolina, tre avvocati
+probabilmente, che proteggono il re e la regina
+di Francia! è curioso! Posso vedere il corriere?
+</p>
+
+<p>
+— L’ho condotto con me, pensando che Vostra
+Maestà deciderebbe forse d’interrogarlo.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, fatelo venire; Emma tu mi vorrai ben
+servire da interprete non è vero?
+</p>
+
+<p>
+— Credo che parli francese, rispose sir William.
+</p>
+
+<p>
+— Tanto meglio, disse la regina.
+</p>
+
+<p>
+Cinque minuti dopo il corriere era alla sua presenza.
+</p>
+
+<p>
+Ma il corriere non sapeva soltanto che quello che
+aveva inteso a dire per le strade: gli avevano raccontato
+che quando si erano accorti della fuga del
+<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
+re, si voleva ammazzare Lafayette, che si accusava
+di aver favorito questa fuga; ciò che poi aveva veduto
+personalmente era che i parigini ne erano su
+tutte le furie; ciò che poteva affermare era che il
+re aveva tutto a temere al suo ritorno a Parigi, se
+le più grandi precauzioni non si fossero prese per
+la sua sicurezza.
+</p>
+
+<p>
+Tutto ad un tratto, mentre si davano tutti questi
+dettagli alla regina, egli si ricordò che udendo a
+gridare per le vie: <i>Arresto del re, Luigi XVI</i>; avea
+comprato il giornale ov’era raccontato quest’arresto.
+</p>
+
+<p>
+La regina tese avidamente la mano, il corriere
+frugò nelle tasche, e finì col tirare da una di esse
+un foglio delle rivoluzioni di Francia e di Bramante
+di Cammillo Desmoulins.
+</p>
+
+<p>
+La regina percorse rapidamente il giornale, poi
+spiegazzandolo nelle sue mani convulse, con una
+espressione di rabbia impossibile a descrivere:
+</p>
+
+<p>
+— Miserabili! esclamò, meglio sarebbe che l’uccidessero,
+dieci, cento, mille volte, anzichè insultarla
+così!
+</p>
+
+<p>
+Le tolsi il giornale di mano, che voleva restituire
+al messaggiero.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! leggilo, disse: voglio che anche tu vegga
+come questi infami di francesi trattano il loro re.
+</p>
+
+<p>
+I miei occhi caddero su questo periodo:
+</p>
+
+<p>
+«Da che muovono i grandi avvenimenti? A S. Menehould,<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a>
+questo nome ricorda al nostro Sancho
+Pança, «coronato i famosi piedi di porco!» Non
+<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
+sarà mai detto che egli sia passato da San Menehould,
+senza aver mangiato sul luogo i piedi del
+majale. E’ non si ricorda più il proverbio <i>plures occidet
+gula quam gladius</i>. Il tempo per preparare questa
+refezione gli riuscì fatale.»
+</p>
+
+<p>
+— Simili ingiurie non meritano che il disprezzo,
+dissi.
+</p>
+
+<p>
+Ma essa senza ascoltarmi:
+</p>
+
+<p>
+— Vedendo trattare così un loro fratello, esclamò,
+tutti i re non si alzano e non fanno voto di volgere
+su Parigi, e non lasciar pietra sopra pietra in
+quella città maledetta! Oh! re, famiglia di vili, non
+vedete voi dunque che la vostra causa si discute là?
+Sir William!
+</p>
+
+<p>
+— Signora, disse sir William facendo un inchino.
+</p>
+
+<p>
+— Ritornate subito a Napoli?
+</p>
+
+<p>
+— Se Vostra Maestà lo desidera.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, lo desidero: e potete darmi un posto nella
+vostra carrozza?
+</p>
+
+<p>
+— Sarà un grande onore per me, signora.
+</p>
+
+<p>
+— No, no, anzi meglio... partite e noi vi seguiremo
+in un quarto d’ora, andate a palazzo e dite, vi prego,
+in mio nome al re di radunare il consiglio. Voglio
+parlare a tutti quegli uomini; non veggo tutti questi
+preparativi di guerra, e però siamo entrati in trattative
+con nostro fratello Leopoldo, sarebbe una
+vergogna che egli fosse pronto e noi no; andate sir
+William, andate, e cercate di sapere se possiamo
+contare sull’Inghilterra.
+</p>
+
+<p>
+In generale quando la regina parlava così aveva
+un tale potere di voce, e una tale dignità nel suo
+gesto, una tale maestà nelle sue parole, che quelli
+<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
+che l’ascoltavano non potevano più che obbedirla.
+</p>
+
+<p>
+Sir William si limitò a salutarla, salì in carrozza,
+e gridò al cocchiere: al palazzo reale, e di carriera.
+</p>
+
+<p>
+Circa un quarto d’ora dopo, come aveva detto la
+regina, ci mettemmo noi pure in carrozza e lo seguimmo.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span></p>
+
+<h2>VI.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Quantunque la regina avesse fatta al suo cocchiere
+la stessa raccomandazione che sir William al suo,
+questi nullameno arrivò venti minuti prima di noi,
+possedendo i migliori cavalli di Napoli, senza eccettuarne
+quelli del re.
+</p>
+
+<p>
+Ne risultò che, entrando nel palazzo, la regina
+trovò il consiglio riunito, il ministro Acton aveva
+da parte sua ricevuta la notizia dell’arresto del re
+di Francia, ed aveva pensato che la cosa valesse la
+pena di un Consiglio.
+</p>
+
+<p>
+Siccome io non seguii la regina, e la carrozza dopo
+averla deposta al palazzo mi condusse all’Ambasciata,
+non seppi che da lei, quanto era passato.
+</p>
+
+<p>
+Il re aveva preso posto di assai malo umore, dichiarando
+<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
+alla bella prima che aveva affari ben altrimenti
+importanti che quelli, i quali occupavano
+il Consiglio, e prevenendo i ministri ch’egli non
+resterebbe fino alla fine; ma quando scorse la regina
+fu ben peggio, pensò tosto di scaricare sopra
+lei la presidenza del Consiglio, ed avvicinandolesi,
+chiamandola cara maestra, le fece ogni maniera di
+gentilezze, ciò che non accadeva tranne nei momenti
+di supremo buon umore. Di tratto, nel punto in cui
+la discussione era più animata, si udì picchiare alla
+porta senza alcun riguardo.
+</p>
+
+<p>
+La regina dimandò con impazienza, chi mai avesse
+l’audacia di battere con tale familiarità alla porta
+del Consiglio, ma il re fece un segno.
+</p>
+
+<p>
+— Cara maestra, diss’egli, non turbarti; è per me,
+so di che cosa si tratta. E uscì.
+</p>
+
+<p>
+La regina allungò la testa, e per la fessura della
+porta vide un bracchiere che attendeva il re.
+</p>
+
+<p>
+Quasi subito la porta si riaperse.
+</p>
+
+<p>
+— Io non posso rimanere, ho da fare. Sostituiscimi,
+cara Carolina, come sempre; quanto farai sarà
+ben fatto.
+</p>
+
+<p>
+E salutando la regina ed i ministri con un gesto
+della mano, rinchiuse le porte e si udirono i passi,
+che rapidamente si allontanavano.
+</p>
+
+<p>
+La regina era avvezza a questo modo d’agire del
+re, e per solito poco se ne inquietava; ma questa
+volta le circostanze le parevano abbastanza gravi,
+perchè il re, malgrado la sua astensione dagli affari,
+dovesse restare al Consiglio fino alla fine, dappoichè
+fosse un po’ la sua causa che si discuteva.
+</p>
+
+<p>
+A mezzo il Consiglio, venne portata alla regina
+una lettera appena allora giunta da Vienna. Era di
+<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
+suo fratello Leopoldo, e le annunciava novelle della
+più alta importanza.
+</p>
+
+<p>
+L’imperatore le scriveva che nel mese seguente,
+verso il 20 di agosto, avrebbe un ritrovo a Pilnitz
+col re di Prussia Federico Guglielmo, secondo ogni
+probabilità, risulterebbe da questa conferenza una
+dichiarazione di guerra alla Francia.
+</p>
+
+<p>
+Pregava suo cognato Ferdinando di tenersi pronto
+per questo caso, e fornire il contingente che egli
+stesso s’era imposto nel suo viaggio a Vienna. L’imperatore
+ignorava ancora l’arresto di Varennes, o
+piuttosto doveva conoscerlo a quell’ora, essendo più
+rapide le comunicazioni fra Parigi e Vienna, che fra
+Parigi e Napoli: ma la sua lettera, datata il 23 di
+luglio, era stata scritta tre o quattro giorni prima
+che avesse potuto sapere la trista nuova.
+</p>
+
+<p>
+Fu una fortuna per la regina, che suo marito le
+avesse addossata la presidenza, poichè il re, entrato
+al Consiglio ad un’ora e mezza, non avrebbe mai
+consentito di rimanervi fino alle sei.
+</p>
+
+<p>
+La regina ebbe la soddisfazione di sapere, dai dati
+raccolti dal generale Acton, che se le ostilità non
+erano ancora cominciate colla Francia, almeno tutto
+si preparava per l’invasione del territorio francese.
+Trentacinque mila tedeschi si avanzavano verso le
+Fiandre, quindici mila altri verso l’Alsazia; quindici
+mila svizzeri si apparecchiavano a muovere sopra
+Lione, un’armata piemontese minacciava il delfinato,
+e venti mila spagnuoli si tenevano pronti a
+passare la frontiera.
+</p>
+
+<p>
+Il generale Acton, come ministro della marina e
+della guerra, fu incaricato di completare il materiale
+da guerra, di bastimenti, di cannoni, di casse.
+<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
+Egli promise alla regina di organizzare manifatture
+d’armi e fabbriche di polvere, in fine scrisse ai principi
+di Hesse Philipstadt, di Wurtemberg, e di Sassonia,
+offerendo a tutti e tre comandi.
+</p>
+
+<p>
+Questo riguardava l’esterno, ma la regina era risoluta
+di sottomettere l’interno ad una sorveglianza
+che prevenisse ogni avvenimento che, nel principio
+o nello scopo, avesse rapporto con quelli che si
+compivano in Francia. Si decise di numerizzare le
+case della città, che non lo erano, si stabilirono in
+ogni sestiere commissari incaricati esclusivamente
+della polizia politica; finalmente un giovane, che il
+generale Acton credette potere raccomandar alla
+regina, come intraprendente, abile ed ambizioso, ricevette
+il titolo da lungo tempo abolito di <i>Reggente
+del Vicariato.</i>
+</p>
+
+<p>
+Questo giovane era il cavaliere Luigi de’ Medici,
+che una volta salito al potere, non doveva più abbandonarlo.
+</p>
+
+<p>
+La regina non aveva di che lagnarsi; in questo
+solo consiglio erano state combinate faccende, che
+per solito non si ultimavano in dieci riunioni di
+questa sorte.
+</p>
+
+<p>
+Uscendo dal Consiglio la regina s’informò quale
+fosse stato l’affare tanto pressante che aveva allontanato
+il re dal Consiglio, e che cosa volesse da lui
+il bracchiere che s’era permesso di bussare alla
+porta.
+</p>
+
+<p>
+Questo bracchiere veniva ad informarlo, che una
+magnifica passata di beccafichi s’era appena fermata
+a Capodimonte, e come essa era attesa, perchè quella
+fosse l’epoca del passaggio di simili uccelli, il re
+aveva ordinato al suo capo caccia di prevenirlo non
+<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
+appena ci fosse un bel colpo di archibugio da tirare.
+</p>
+
+<p>
+Il capo caccia non aveva mancato, e tale era la
+faccenda importante che aveva impedito al re Ferdinando
+di prender parte alle misure, le quali dovevano,
+così almeno si sperava, contribuire a salvare
+suo cognato Luigi XVI e sua cognata Maria
+Antonietta.
+</p>
+
+<p>
+La regina m’avea detto di trovarmi alle sei precise
+al palazzo; io l’aspettava da una mezz’ora
+quando uscì dal Consiglio. Mi raccontò alzando le
+spalle la storia del re, ma, in fin dei conti, la noncuranza
+di suo marito la rendeva re e regina allo
+stesso tempo, ed il suo dispotismo vi si accomodava
+assai bene.
+</p>
+
+<p>
+Rimontammo in carrozza e partimmo per Caserta.
+</p>
+
+<p>
+Verso la metà del viaggio incontrammo una specie
+di calesse di posta coperto di polvere e che pareva
+aver fatto un lungo viaggio. Riconoscendo la
+livrea reale, una donna uscì con mezza la persona
+e gridò al suo postiglione di fermarsi.
+</p>
+
+<p>
+Era evidente che questa donna, da qualunque parte
+venisse, veniva per la regina.
+</p>
+
+<p>
+La regina fece arrestare la nostra carrozza e
+aspettò.
+</p>
+
+<p>
+La viaggiatrice si precipitò dal calesse ed in un
+momento fu presso a noi.
+</p>
+
+<p>
+— Da parte della regina Maria Antonietta, disse
+colei.
+</p>
+
+<p>
+— Voi venite da parte di mia sorella?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, signora.
+</p>
+
+<p>
+— Avete una sua lettera.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Nel mio portafoglio — di lei stessa. — Vostra
+Maestà conosce la cifra della regina?
+</p>
+
+<p>
+— Perfettamente. Dite al vostro cocchiere che ci
+segua e montate con noi. — Il vostro nome?
+</p>
+
+<p>
+— Il mio nome vi è ignoto, signora, ma credo che
+dicendovi esser io l’Inglesina...
+</p>
+
+<p>
+— Ah! sì, sì. Voi siete addetta alla principessa di
+Lamballe. Salite con noi, salite.
+</p>
+
+<p>
+La giovane rivolse qualche parola al postiglione
+in eccellente italiano, montò con noi, si allogò sul
+davanti, ed il suo calesse ci tenne dietro.
+</p>
+
+<p>
+— Presto, presto! diteci come stanno le cose. In
+qual giorno avete lasciato Parigi?
+</p>
+
+<p>
+— Il ventisei giugno, signora, il domani del ritorno
+della regina.
+</p>
+
+<p>
+— E mia sorella stava bene?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, signora, lasciando da parte le emozioni e la
+fatica di questo viaggio terribile.
+</p>
+
+<p>
+— Qual è la sua situazione alla Tuileries?
+</p>
+
+<p>
+— Prigioniera, signora, e non bisogna dissimularselo,
+essa sarà prigioniera fino al momento che il
+re avrà giurato la costituzione.
+</p>
+
+<p>
+— La giuri dunque, e guadagni terreno, fino che
+noi possiamo giungere in suo soccorso.
+</p>
+
+<p>
+— Ah, signora! È questo soccorso ch’io vengo ad
+affrettare in nome di Sua Maestà.
+</p>
+
+<p>
+— Noi ce ne occupiamo, siate tranquilla.
+</p>
+
+<p>
+Durante questo tempo, la regina dissuggellò la
+lettera di sua sorella, ma ella tentava indarno di
+comprenderne il senso.
+</p>
+
+<p>
+— Non posso leggere senza la cifra sotto gli occhi,
+disse la regina con impazienza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
+</p>
+
+<p>
+— È la parola Lodovico, ripetuta tre volte e seguita
+da un D.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, ma la leggerò a Caserta a testa riposata.
+Ditemi chi vi manda, datemi i particolari del vostro
+viaggio, ripetetemi ciò che si diceva a Parigi al momento
+della vostra partenza.
+</p>
+
+<p>
+— A rischio d’essere schiacciata, volli assicurarmi
+che Sua Maestà era rientrata nel palazzo senza accidenti,
+e siccome l’itinerario degli augusti sovrani
+era tracciato, poichè si sapeva che entrerebbero per
+la barriera dell’Etoile, io mi allogai fin dal mattino
+nel giardino delle Tuileries. Appena rientrata la regina
+doveva andare a renderne istrutta la signora
+principessa di Lamballe, che era con suo padre il
+duca di Penthièvre; devo confessare a Vostra Maestà
+che l’aspetto della popolazione era pieno di minaccia.
+</p>
+
+<p>
+— Contro di chi?
+</p>
+
+<p>
+— Contro il re e la regina, signora.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! francesi maledetti.
+</p>
+
+<p>
+— Avevano bendati gli occhi alla statua del re
+Luigi XV per simboleggiare l’acciecamento della monarchia;
+in fine di piazza in piazza grandi avvisi
+dominavano la folla, portando questa iscrizione:
+</p>
+
+<div class="poem"><div class="stanza">
+<p class="i01">«Chiunque applaudirà il re</p>
+<p class="i05"> Sarà bastonato.</p>
+<p class="i01">Chiunque l’insulterà</p>
+<p class="i05"> Sarà appeso.»</p>
+</div></div>
+
+<p>
+Io mi sentii agghiadare, la regina divenne pallidissima.
+</p>
+
+<p>
+Io le presi le mani.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Oh! giammai, giammai, le dissi: siate dunque
+tranquilla.
+</p>
+
+<p>
+— Se tu sapessi come mi odiano; più forse ancora
+di mia sorella. Ma essa, essa, vediamo, come raggiunse
+il Palazzo.
+</p>
+
+<p>
+— Essa venne in qualche modo portata dai suoi
+due più grandi nemici, il signor di Noailles ed il
+signor di Aiguillon. Di maniera che, quand’ella si
+vide nelle loro mani, si credette perduta, ma s’ingannava,
+perchè essi erano venuti colà non per perderla,
+ma per salvarla.
+</p>
+
+<p>
+— Ed il re?
+</p>
+
+<p>
+— Il re scese per ultimo, signora. Egli mi parve
+assai calmo: camminava col suo passo ordinario fra
+il signore Barnare e Péthion.
+</p>
+
+<p>
+— E voi allora?
+</p>
+
+<p>
+— Io tornai al palazzo Penthièvre a dare questa
+buona nuova alla principessa di Lamballe, che la
+regina era ritornata al palazzo senza alcun sinistro.
+Nella sera, la signora Campan venne portando
+questa lettera da parte della regina, che ebbi l’onore
+di consegnarvi or ora. Essa pregava, a nome
+della regina Maria Antonietta, Vostra Maestà di
+mandarne copia all’imperatore Leopoldo, al quale
+essa non ebbe il tempo di scrivere. Fu a Meaux, dove
+passò la notte del 23 al 24 nel vescovado, che essa
+trovò modo di scrivere a Vostra Maestà.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! mia povera Maria, mia povera Maria, gridò
+la regina; oh! perchè non è lei invece di questa lettera
+che stringo sul mio cuore? Si salvi, fugga, venga
+a trovarmi! Essa sarà cento volte più felice a Caserta
+ed a Napoli che a Versailles ed a Parigi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
+</p>
+
+<p>
+— S’ella potesse, signora, non mancherebbe certo
+e si reputerebbe felicissima.
+</p>
+
+<p>
+Si pervenne al palazzo di Caserta.
+</p>
+
+<p>
+— Incaricati della nostra cara Inglesina, disse la
+regina volgendosi a me, veglia acciò ch’ella non
+manchi di nulla. Io vado a leggere la lettera della
+mia povera Maria ed a seguire le istruzioni che
+mi dà.
+</p>
+
+<p>
+Un’ora dopo, un corriere partiva per Napoli, invitando
+il generale Acton a venire l’indomani mattina
+a Caserta, e ordinando al corriere dell’Imperatore
+Leopoldo di non partire senza venir a prendere i
+dispacci della regina.
+</p>
+
+<p>
+— Continuate, diss’ella.
+</p>
+
+<p>
+— Vidi venir di lontano la carrozza reale, essa era
+protetta dai granatieri, dei quali gli alti berretti di
+pelo nascondevano le portiere. Due granatieri stavano
+sullo sgabello della parte anteriore della carrozza,
+ed erano incaricati di proteggere le tre guardie
+del corpo, che, rimaste fedeli al re, l’avevano accompagnato
+nella sua fuga rifiutando di scappare a
+Meaux, come aveva loro proposto Barnave, fermi
+di seguire fino all’ultimo la fortuna del re.
+</p>
+
+<p>
+— Sapete voi il nome di questa brava gente? chiese
+la regina.
+</p>
+
+<p>
+— I signori di Maustier, di Malden e Valery.
+</p>
+
+<p>
+La regina notò i tre nomi sul suo portafogli.
+</p>
+
+<p>
+— Avanti, avanti, continuò scrivendo.
+</p>
+
+<p>
+— Il signor di Lafayette con tutto il suo stato
+maggiore aspettava la carrozza alla inferriata delle
+Tuileries. Quando la regina lo scorse gridò a lui:
+«Signor di Lafayette, salvate le tre guardie, esse
+non fecero che obbedire al re;» ma per questa semplice
+<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
+obbedienza correvano maggior pericolo che
+tutti gli altri.
+</p>
+
+<p>
+Una siepe di guardie nazionali si stendeva dalla
+inferriata del ponte all’ingiro fino ai gradini che
+conducevano al palazzo. A questi gradini bisognava
+discendere, e là stava il pericolo.
+</p>
+
+<p>
+L’assemblea aveva mandato venti deputati ed essi
+aspettavano a questi gradini.
+</p>
+
+<p>
+Il signore di Lafayette scese di cavallo, fece fare
+dal terrazzo alla porta del giardino una vera via di
+ferro coi fucili e le baionette della guardia nazionale.
+</p>
+
+<p>
+I due figli, madama Reale e il Delfino uscirono i
+primi e guadagnarono il palazzo senza ostacoli.
+</p>
+
+<p>
+Dopo venne la volta delle guardie del corpo. Si
+era giurato di non lasciarle rientrar vive nel palazzo;
+era stata sparsa la voce che fossero stati
+loro a calpestare la coccarda tricolore il 2 ottobre.
+Al momento dunque in cui discesero della carrozza,
+vi fu un istante di lotta terribile; le sciabole, le daghe
+degli assassini si facevano strada fra le guardie
+nazionali. I signori di Valery e di Malden furono
+feriti.
+</p>
+
+<p>
+La regina asciugò colla sua pezzuola la fronte coperta di sudore.
+</p>
+
+<p>
+— Oh, diss’ella, quando penso che noi siamo forse
+destinate a vedere simili orrori. Oh! no, no, continuò
+serrando i denti; io prima li sterminerò tutti.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span></p>
+
+<h2>VII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+La storia della nostra <i>Inglesina</i> che continuerò a
+chiamare con questo nome, essendoci stata fatta da
+lei la raccomandazione di non pronunziare il suo
+vero nome, è semplicissima.
+</p>
+
+<p>
+Il duca di Norfolk e lady Mary Duncan avevano
+conosciuto la sua famiglia e l’avevano collocata nel
+convento irlandese della via di <i>Bac</i>, ove prendeva
+delle lezioni da Sacchini maestro di musica della
+regina. Maravigliato dei progressi della sua alunna,
+ed avendola altresì intesa a parlare con grande purezza
+italiano e tedesco, l’autore dell’Edipo a Colono
+fece tanti elogi di questa giovinetta a Maria Antonietta,
+che desiderò di vederla. La principessa di
+Lamballe offerse allora alla regina di trovarsi incognita
+<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
+al momento in cui Sacchini dava la sua lezione,
+vi andò di fatti: e recatasi alla Tuilerie assicurò
+a Maria Antonietta che gli elogi dell’illustre
+maestro non erano punto esagerati. Due giorni dopo
+l’Inglesina fu accolta dalla regina, che calcolando
+i servizj che in gravi circostanze in cui si trovava
+poteva renderle una donna che parlava ad un tempo
+italiano, inglese e tedesco, si affezionò la giovinetta
+più colla dolcezza dei modi che per la speranza di
+ricompense, poichè a quell’epoca la regina non
+avrebbe nemmeno osato di promettere per tema di
+non poter mantenere.
+</p>
+
+<p>
+L’Inglesina ci raccontò come aveva ricevuto dalla
+regina di Francia la missione che ora compiva
+presso la regina di Napoli. Era partita dalla Francia
+con due lettere; una per Maria Carolina e che le
+aveva già consegnata, l’altra per la duchessa di
+Parma: trovandosi questa città sulla via di Napoli,
+la lettera per la duchessa doveva essere consegnata
+per la prima.
+</p>
+
+<p>
+L’Inglesina arrivando a Parma, aveva saputo che
+la duchessa era a Colorno, in villa.
+</p>
+
+<p>
+Essa partì per Colorno, e arrivò nel momento in
+cui la duchessa stava per uscire a cavallo; fece un
+segno al domestico che si avvicinò alla sua carrozza,
+e lo pregò di avvertire la duchessa del suo
+arrivo; il domestico andò dalla duchessa e le annunziò
+che una giovine donna arrivata da Parigi
+chiedeva di parlarle, per darle una lettera che non
+poteva consegnare che personalmente alla duchessa.
+</p>
+
+<p>
+L’Inglesina seguendo collo sguardo il domestico
+che era diventato suo intermediario, aveva veduto
+che a quelle parole «una giovane arrivata da Parigi»
+<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
+la duchessa aveva fatto un moto involontario di
+sorpresa, e si era turbata; ma non appena si accorse
+della sua presenza, la duchessa ripetè in lingua tedesca,
+per non essere intesa nè dai Francesi nè dagli
+Italiani che erano con lei, ciò che le aveva fatto
+dire dal domestico, vale a dire che era incaricata
+dalla regina Maria Antonietta di portare una lettera,
+che non poteva consegnare che a lei sola.
+</p>
+
+<p>
+La duchessa aveva tosto invitata l’Inglesina a
+scendere di carrozza, la fece entrare a palazzo, la
+seguì e lesse la lettera, mentre la messaggiera
+prendeva qualche rinfresco.
+</p>
+
+<p>
+Appena ebbe letta la prima riga, esclamò in lingua
+italiana:
+</p>
+
+<p>
+— Mio Dio! tutto è perduto, è troppo tardi!
+</p>
+
+<p>
+E continuando a leggere lasciava sfuggire queste
+esclamazioni:
+</p>
+
+<p>
+— È inutile! assolutamente inutile! sono perduti!
+</p>
+
+<p>
+Poi rivolgendosi verso l’Inglesina, soggiunse:
+</p>
+
+<p>
+— Mi duole che non possiate trattenervi e prendere
+un po’ di riposo; se tornerete a Parma, sarò
+felice di vedervi.
+</p>
+
+<p>
+Poi prese un fazzoletto ed asciugata una lagrima,
+disse:
+</p>
+
+<p>
+— Le circostanze sono tali al giorno d’oggi che
+rispondere a questa lettera sarebbe un esporre me,
+mia sorella, e voi stessa.
+</p>
+
+<p>
+Dopo di che rimontò a cavallo, augurò il buon
+viaggio all’Inglesina, e partì al galoppo.
+</p>
+
+<p>
+L’Inglesina aveva continuato il suo viaggio trovando
+la duchessa di Parma un po’ fredda rispetto
+ai pericoli in cui trovava sua sorella; ma avendo
+<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
+premura d’arrivare a Napoli, si era posta di nuovo
+in viaggio senza riposarsi.
+</p>
+
+<p>
+Dopo le delusioni venne la catastrofe. L’Inglesina
+viaggiava, come ho detto, in vettura di posta con
+un domestico sulla cassettina; questo domestico
+aveva sotto i piedi una cassetta ove la viaggiatrice
+aveva rinchiuso gli oggetti più preziosi e il
+denaro: volendo arrivare a Roma di giorno, essa
+l’aveva mandato per corriere a comandare i cavalli,
+e non trovandosi nessuno a custodire la
+cassetta, le fu involata fra Aqua-pendente e Monte
+Roso, di modo che la povera fanciulla, arrivando a
+Roma, si accorse che rimaneva abbastanza denaro
+per pagare la posta, ma non un soldo per continuare
+il suo viaggio a Napoli. Fortunatamente aveva
+una lettera di raccomandazione per la duchessa
+De-Paoli che abitava a Fontana di Trevi. Il giorno
+dopo del suo arrivo andò dalla duchessa e le consegnò
+la lettera raccontandole le sue sventure.
+</p>
+
+<p>
+La duchessa le prestò un centinaio di ducati per
+continuare il viaggio; una volta a Napoli sapeva
+bene che non aveva bisogno di nulla.
+</p>
+
+<p>
+La duchessa inoltre le aveva dato una lettera di
+raccomandazione, propriamente per.... per Sir
+William, e non conoscendo chi fossi, l’Inglesina mi
+chiese se conosceva l’ambasciatore d’Inghilterra,
+se era un uomo cortese, e se io poteva raccomandarla
+a lui. Per tutta risposta e con grande stupore
+dell’Inglesina, apersi la lettera diretta a sir
+William. La duchessa De-Paoli pregava sir William,
+di ordinare tutte le ricerche necessarie perchè
+la povera Inglesina ritrovasse la sua cassetta.
+Non sapendo se avrei veduto sir William prima
+<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
+della partenza del corriere dell’Imperatore che passava
+per Roma, e che doveva porsi in viaggio
+per la mattina seguente, presi la penna e scrissi al
+console inglese a Roma, per raccomandargli d’insistere
+presso tutte le autorità perchè fossero attivate
+tutte le indagini, non già come si fa d’ordinario,
+ma sul serio: gl’indicai i due postiglioni come
+quelli che bisognava arrestare pei primi: l’Inglesina
+mi aveva detto che quei due le erano stati indicati
+come ladri di professione. Terminata la lettera
+la diedi a leggere all’Inglesina, che comprese
+tutto il mistero della mia indiscrezione, vedendo la
+mia lettera firmata, Lady Hamilton. Nello stesso
+tempo mi tolsi dal dito un bel brillante, pregandola
+di accettarlo in ricordo del modo originale con cui
+avevamo fatto conoscenza.
+</p>
+
+<p>
+Eravamo ancor insieme quando la regina entrò
+ed ebbe la bontà d’informarsi dall’Inglesina se mi
+fossi presa cura di lei; l’Inglesina rispose prendendomi
+vivamente la mano e baciandola prima che
+avessi avuto il tempo di oppormi.
+</p>
+
+<p>
+La regina l’interrogò ancora, ed in modo che provava
+di mostrare un interesse ben diverso da quello
+della duchessa di Parma, riguardo agli avvenimenti
+di Francia ed ai pericoli in cui si trovava sua sorella;
+poi vedendo che la povera Inglesina, malgrado
+tutto il rispetto che le ispirava la presenza
+di Sua Maestà, dormiva in piedi, la mandò a riposarsi;
+ma alla porta si urtò quasi col generale Acton,
+il quale chiamato soltanto pel giorno seguente,
+sapendo che si trattava di un messaggiero o piuttosto
+di una messaggiera che giungeva dalla Francia,
+<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
+accorse per far prova di zelo e per mettersi a
+disposizione della regina.
+</p>
+
+<p>
+— Perdono, signora, disse il generale, mi voleva
+far annunziare quando la signorina aperse la porta
+e mi trovai in faccia a Vostra Maestà.
+</p>
+
+<p>
+— Venite, generale, disse la regina, non c’è bisogno
+di etichetta in momenti come questi: sapete
+che cosa è accaduto? sapete che mia sorella e suo
+marito sono prigionieri alla Tuilerie? Luigi XVI si
+trova nella stessa precisa condizione di Carlo II
+d’Inghilterra, e lo decapiteranno come lui, e la mia
+povera sorella l’assassineranno.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! signora, disse il generale, credete che si
+esagera.
+</p>
+
+<p>
+— Venite, Inglesina, venite, esclamò la regina, e
+ditegli come vanno le cose; mi fanno venir la rabbia
+con quel loro sangue freddo: aspetteranno che
+il re Luigi XVI abbia tagliata la testa per decidersi
+a snudare la spada per lui.
+</p>
+
+<p>
+— Quand’è che avete lasciato Parigi? chiese il
+generale.
+</p>
+
+<p>
+— Eh! mio Dio! Signore, disse la regina, quando
+tutto era perduto.
+</p>
+
+<p>
+— Di grazia lasciate parlare la signorina, disse il
+generale, e vedrete che non è perduto tutto; abbiate
+un po’ di pazienza.
+</p>
+
+<p>
+— Pazienza! disse la regina; dopo la presa di Bastiglia,
+vale a dire da due anni, non sento dire altra
+cosa.
+</p>
+
+<p>
+Poi lasciandosi cadere su di una poltrona, e rivolgendosi
+all’Inglesina che si era rianimata dietro
+questa emozione della regina:
+</p>
+
+<p>
+— Raccontategli tutto, disse, e quando saprà ciò
+<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
+che so io, vedremo se oserà ancora dire: — pazienza.
+</p>
+
+<p>
+Mano mano che l’Inglesina parlava, la regina faceva
+dei movimenti di testa, ripetendo: ebbene? ebbene?
+ebbene? — e quando ebbe finito:
+</p>
+
+<p>
+— Ho ricevuto una lettera da mio fratello l’Imperatore,
+disse: egli mi avvisa che al 27 d’agosto deve
+avere una conferenza a Pilnitz col re Federico Guglielmo.
+Scrivetegli in nome del re Ferdinando, che
+noi da questo momento aderiamo a quanto sarà per
+fare, e che può contare su venticinque mila uomini
+e venticinque milioni.
+</p>
+
+<p>
+Il generale sorrise.
+</p>
+
+<p>
+— Per gli uomini forse, disse egli, ma pel denaro
+è tutt’altra cosa, le casse sono a secco, e voi lo sapete,
+Signora.
+</p>
+
+<p>
+— Si riempiranno, dovessi vendere perciò i diamanti
+della corona; d’altronde se voi non gli scrivete
+ciò in nome di Ferdinando, gli scriverò io nel
+mio, anzi gli debbo già avere scritto, ecco qui la
+lettera.
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà sa, disse facendo in un inchino
+il generale Acton, che io non sono mai d’altro avviso
+che del vostro; ma farò osservare a Vostra
+Maestà che la signorina, — accennando all’Inglesina, — ha
+l’aspetto di essere ammalata, tanto è
+spossata.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! lo sono meno pel viaggio che pel dispiacere,
+rispose l’Inglesina, pensando alle sventure che
+minacciano gl’illustri personaggi che ho lasciato da
+sì poco tempo.
+</p>
+
+<p>
+— Non importa, disse la regina, andate nella vostra
+<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
+camera, mettetevi a letto e dormite ventiquattr’ore
+se potete.
+</p>
+
+<p>
+Difatti la povera Inglesina era più ammalata di
+quello che non credeva ella stessa, o di quello che
+non voleva confessare: nella notte fu presa da una
+febbre violenta, e fu obbligata di stare a letto per
+otto giorni.
+</p>
+
+<p>
+Durante quella settimana la regina non mancò un
+sol giorno di farle visita nella sua camera, e di chiedere
+le sue notizie.
+</p>
+
+<p>
+È inutile dire che malgrado tutte le ricerche che
+noi facemmo fare, sir William ed io, la cassetta dell’Inglesina
+non si ritrovò. Ci fu detto solamente
+che uno dei due postiglioni era un figlioccio di un
+cardinale, cosa che gli permetteva di accoppiare
+il mestiere di ladro con quello di postiglione.
+</p>
+
+<p>
+Dopo otto giorni di riposo, e perfettamente guarita,
+l’Inglesina ripartì per la Francia, con una lettera
+in cifre della regina di Napoli per la regina
+Maria Antonietta.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno 27 di agosto, l’imperatore Leopoldo
+ebbe a Pilnitz col re Federico Guglielmo la conferenza
+promessa. I due testimonii che vi assistevano
+bastavano solo per indicarne lo scopo; uno era il
+signor de Bouillé, che aveva dianzi dato al re una
+prova così grande di devozione a Varenne, cercando
+fino all’ultimo momento di toglierlo dalle mani del
+popolo; l’altro era il signor Calonne, quel bel ministro
+della guerra inventato da madame di Staël
+che ebbe per un istante la speranza di far passare
+il suo genio in quella testa sventata: mistero che
+i discorsi della corte avevano reso molto trasparente,
+avviluppando la nascita di questo bel gentiluomo,
+<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
+che era nientemeno, dicevasi, che il frutto
+d’incesto fra Luigi XV e madama Adelaide, che allora
+era a Roma, e che due anni dopo ei doveva vedere
+colle due sorelle a Palermo.
+</p>
+
+<p>
+Intanto le notizie di Francia si fecero migliori:
+l’assemblea nazionale aveva terminato l’atto costituzionale,
+che fu poi conosciuto più tardi, sotto il
+nome di costituzione del 91: il giorno 14 settembre
+il re si era recato alla costituente, ed aveva prestato
+il giuramento alla costituzione, promettendo
+di mantenerla con tutti i poteri che gli erano delegati.
+</p>
+
+<p>
+Subito dopo, come se l’assemblea non avesse atteso
+che quest’atto solenne per riconciliare la nazione
+col re, si restituì a Luigi XVI la facoltà di
+dare tutti gli ordini che credesse convenienti per la
+sicurezza e la dignità della sua persona, si levarono
+i suggelli dagli appartamenti, e tanto il giardino
+quanto il palazzo della Tuilerie furono aperti al
+pubblico.
+</p>
+
+<p>
+Ma i preparativi di guerra non proseguivano meno
+in attività da parte del re di Prussia, dell’imperatore
+Leopoldo e del re Ferdinando, quando ad un tratto
+tre notizie delle più inaspettate si succedettero alla
+Corte di Napoli, cioè che l’imperatore Leopoldo era
+morto al 1 di marzo, che Gustavo III di Svezia era
+stato assassinato il 16 dello stesso mese, e finalmente
+che la Francia aveva dichiarato la guerra
+a Francesco I re di Ungheria e di Boemia il 20
+aprile.
+</p>
+
+<p>
+Non saprei dire se nello stato d’animo della regina,
+la morte di suo fratello Leopoldo le fosse stata
+molto spiacente; malgrado il trattato di Pilnitz,
+<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
+malgrado i preparativi esterni di guerra, si diceva
+in segreto che vi era accordo fra il ministro francese
+Delessare ed il gabinetto di Vienna per mantenere
+la pace: nella sua qualità di filosofo, Leopoldo
+non amava la guerra, e d’altra parte non era
+pronto a farla.
+</p>
+
+<p>
+L’imperatore Francesco I, nipote della regina che
+succedeva a suo padre, caratterizzava invece perfettamente
+la controrivoluzione, ed era l’uomo fatto
+per Maria Carolina.
+</p>
+
+<p>
+Era un tedesco nato a Firenze, e per conseguenza
+falso italiano e falso tedesco, ma partecipe delle due
+nature: la regina di Napoli credeva di poter prendere
+una facile influenza su quella mente limitata
+e su quel carattere debole e violento. Quando lo
+vidi dieci anni dopo, era un uomo ancor giovane, e
+supponendo tuttavia che fosse un uomo non una
+statua, camminava stecchito come sulle molle, simile
+allo spettro di Banco. Aveva un viso o piuttosto
+la maschera fresca e rosa, e di una fissità
+spaventosa. Sir William diceva di lui:
+</p>
+
+<p>
+Ecco un uomo che non avrà mai dei rimorsi;
+costui commette dei delitti con coscienza.
+</p>
+
+<p>
+La controrivoluzione aveva dunque guadagnato
+tutto colla morte di Leopoldo, poichè ad un imperatore
+filosofo, succedeva un imperatore bacchettone
+ed ipocrita, e la prova non tardò guari a mostrarsi
+con grande soddisfazione di Maria Carolina. Subito
+dopo la morte dell’imperatore Leopoldo, l’ambasciatore
+di Francia a Vienna, signor di Noaille, fu quasi
+prigioniero nel suo palazzo. In quanto alla Prussia
+se ne stava sicura; era sotto la sua protezione che
+gli emigrati si davano faccende, ed in una udienza
+<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
+pubblica il re Federico Guglielmo avea voltato le
+spalle al signor di Segur ambasciatore di Luigi XVI
+o piuttosto dell’assemblea nazionale, ed avea chiesto
+ad alta voce all’inviato di Coblenza, vale a dire dei
+principi, come stava il conte d’Artois.
+</p>
+
+<p>
+In quanto all’assassinio di Gustavo, era certamente
+un gran delitto, ma non era una grande
+sventura per la causa del re; però, benchè a torto
+si fosse creduto da principio che egli fosse stato
+assassinato dai rivoluzionari, cosa falsissima, lo si
+metteva a carico dei nostri nemici. È vero che lo
+si designava come il futuro generale in capo della
+rivoluzione; ma questo generale in capo era forse
+assai terribile? d’altronde lo si notava come uno
+che odiava la Francia, come un amante che odia
+l’amante infedele, e la sua grande preoccupazione,
+morendo, era di sapere cosa direbbe la Francia
+della sua morte.
+</p>
+
+<p>
+— Che ne diranno, Brissot? mormorò spirando.
+</p>
+
+<p>
+In quanto alla dichiarazione di guerra della Francia
+all’Austria, siccome era evidente che non era il
+re che dichiarava questa guerra, ma il ministro girondino,
+e che d’altronde non era dichiarata che
+dietro un ultimatum dell’imperatore Francesco, impossibile
+ad accettarsi dalla Francia, e siccome questa
+guerra soddisfaceva ai desiderj della regina,
+questa notizia fu ricevuta più come buona, anzichè
+come cattiva.
+</p>
+
+<p>
+Il doppio lutto che si portò a Napoli per la morte
+dell’imperatore e per l’assassinio del re di Svezia,
+fu dunque a mio avviso, più un lutto di corte che
+di cuore.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span></p>
+
+<h2>VIII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Quando passai per la Germania ritornando con
+sir William e lord Nelson, vale a dire nel 1801, vidi
+in esilio chi nel 1792 aveva fatto prendere a Luigi XVI
+la risoluzione di fare la guerra all’Austria; costui
+era Carlo Francesco Dumoriez, che per nostra sventura
+salvò la Francia a Valmy ed a Jemapes. Ne
+aveva tanto udito a parlare alla corte di Napoli, che
+lo osservai colla più grande attenzione, e non perdetti
+nemmeno una parola della conversazione che
+ebbe con mylord<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>: quando toccherò di quell’epoca
+della mia vita, dirò l’effetto che egli mi produsse.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
+</p>
+
+<p>
+Abbiamo detto che dopo il giuramento della costituzione
+si era formata una specie di pace fra
+l’assemblea, rappresentante la nazione ed il re, rappresentante
+il diritto divino, ma trascinato suo malgrado,
+e malgrado la regina, a farsi il campione dei
+principii rivoluzionari dell’89; avremmo dovuto dire
+una tregua: alla prima occasione questa tregua si
+ruppe. Quest’occasione fu il rinvio de’ ministri che
+gli avevano fatto dichiarare la guerra.
+</p>
+
+<p>
+Sapemmo poi verso la fine di giugno da una lettera
+stessa della regina Maria Antonietta l’invasione
+della Tuilerie dai sobborghi S. Antonio e S. Marcello
+diretti dal famoso Santerre, che aveva cominciato
+come Cromwell coll’essere birraio; ma privo dell’ingegno
+del protettore, si fermò ad un terzo del cammino
+che percorse il deputato dell’università di Cambridge;
+questa lettera era il penultimo grido della
+sua disperazione. Noi non ne udimmo l’ultimo che
+mandò il 10 agosto. Fino dal 1 luglio 1792 la regina
+non ebbe più che indirettamente notizie di sua sorella,
+e non si vedea altrimenti cosa succedeva in
+Francia, che come quando si vede ad intervalli al
+bagliore dei lampi di una tempesta.
+</p>
+
+<p>
+La lettera della regina Antonietta era lunga, e spiegava
+a sua sorella come suo marito avesse acconsentito
+alla guerra coll’Austria, ed era venuto a proporla
+pel primo all’assemblea nazionale.
+</p>
+
+<p>
+Maria Carolina s’immaginava bene che suo cognato
+avesse fatto quel passo suo malgrado, ma
+ignorava la situazione precisa in cui egli si trovava;
+la lettera di sua sorella gliela poneva con tutta
+chiarezza.
+</p>
+
+<p>
+Il re accusato dai Giacobini e specialmente da
+<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
+Robespierre di volere la guerra, non la desiderava
+meno di Robespierre, che temeva di vedersi perdere
+la sua cattiva ed odiosa personalità in mezzo ai frastuoni
+delle battaglie.
+</p>
+
+<p>
+Difatti il re aveva tutto da perdere con una guerra,
+e la regina lo spiegava benissimo; una vittoria
+di Lafayette o di qualunque altro generale non ristorava
+il trono che per metterlo sotto tutela: d’altra
+parte una disfatta avrebbe inasprito Parigi; vi
+sarebbe sommossa per le vie, e dalle vie sarebbe
+giunta fino alla Tuilerie, ove non era ancora penetrata,
+perchè il re sarebbe accusato di aver preparato
+questa disfatta, o almeno di esserne contento.
+Finalmente se, contro ogni probabilità, il re non sparisse
+in mezzo alla tempesta, se il diritto divino dei re
+trionfasse, a vantaggio di chi trionferebbe? — a vantaggio
+di Monsieur fratello del re e dell’emigrazione,
+perchè Monsieur non nascondeva i suoi progetti;
+Monsieur voleva l’abdicazione di Luigi XVI e la reggenza
+fino alla maggiorità del Delfino.
+</p>
+
+<p>
+Particolarmente la regina avea tutto a temere; e
+benchè il suo carattere energico, che aveva molti
+lati somiglianti a quello di Maria Carolina, la portasse
+ad affrontare il pericolo, non si dissimulava di
+non avere amici nè a Parigi nè all’estero; a Parigi
+era stata chiamata madama <i>Poi</i> o madama <i>Veto</i>, e
+aveva nemico il popolo intiero; a Coblenza era stata
+oltraggiata, ed aveva per nemico mortale Monsieur
+e l’antico ministro Calonne, che, dopo essere stato
+suo servitore, la prese in odio e dirigeva il conte
+d’Artois, altre volte benevolo verso di lei, e che poi
+passò nel campo dei suoi avversari.
+</p>
+
+<p>
+Anche la Francia vittoriosa era probabilmente per
+<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
+Maria Antonietta una decadenza: i principi vincitori,
+peggio, era il ripudio od un convento. La guerra
+era stata dichiarata all’Austria dal re di Francia
+il 20 aprile: al 28 avvennero a Quievram i primi
+scontri; i rivoluzionari erano stati battuti ed avevano
+massacrato in un granaio il generale Teobaldo
+Dillon fratello del bello Arturo Dillon, che aveva
+fama di essere stato il primo amante di Maria Antonietta;
+e l’odio contro la povera regina di Francia
+era così grande, che i soldati, confondendo Teobaldo
+con Arturo, l’uccisero per odio di suo fratello
+accusandolo di tradimento.
+</p>
+
+<p>
+L’altro fu più infelice ancora, morì nel 94 sul patibolo.
+</p>
+
+<p>
+Sventuratamente i Prussiani non seppero approfittare
+di questa prima vittoria; avevano una grande
+confidenza in ciò che diceva il duca di Brunswik,
+il quale ad una lettera della regina che gli raccomandava
+suo cognato e sua sorella, rispondeva:
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà si assicuri, che non è una guerra
+quella che andiamo a fare, è una passeggiata militare.
+Le nostre fermate sono già stabilite prima, e
+pel 15 settembre saremo a Parigi. E di fatti il 23 agosto il
+generale Clairfight prendeva Longoy dopo un bombardamento
+di 24 ore; al 2 settembre il re di Prussia
+in persona prendeva Verdun, e si metteva in
+marcia su Parigi.
+</p>
+
+<p>
+Ma prima di queste notizie un poco rassicuranti
+ci erano giunte delle notizie disastrose.
+</p>
+
+<p>
+Al 10 agosto la Tuilerie era stata presa di assalto,
+e al 13 il re e la regina erano stati condotti al Tempio.
+Poi arrivò la notizia del massacro dei prigionieri:
+al primo momento si annunziò alla regina che tutti
+<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
+i prigionieri erano stati massacrati, che non vi era
+stata eccezione per nessuno, e che il re e la regina
+erano periti insieme agli altri; la regina Maria Carolina
+credette di diventar pazza di rabbia e di dolore.
+</p>
+
+<p>
+Ma si ricevette subito una lettera del signor di
+Bretéuil agente di Luigi XVI, ed un’altra del signor
+Mercy d’Argenteau, che rassicuravano su questo
+punto la regina di Napoli, che il re e la regina di
+Francia vivevano; ma si trattava di fare il processo
+al re.
+</p>
+
+<p>
+Il signor Mercy d’Argenteau annunziava inoltre
+in una proscritta che la Vandea si era sollevata, cosicchè
+i repubblicani avevano in faccia la spada degli
+stranieri, e alle reni il pugnale dei realisti.
+</p>
+
+<p>
+Nello stesso tempo apprendemmo la vittoria di
+Valmy, la proclamazione della repubblica, l’accusa
+del re, e la pace probabile colla Prussia. La passeggiata
+militare di S. M. il re Federico Guglielmo non
+era ancora giunta alla foresta dell’Argonne, e si
+era fermata al campo della Luna.
+</p>
+
+<p>
+Fu allora che la regina risolse di far entrare in
+linea il governo napolitano.
+</p>
+
+<p>
+Il primo segno d’ostilità che diede il re Ferdinando
+alla nuova repubblica, fu di rifiutare di riconoscerla
+nella persona del suo ambasciatore il
+cittadino Mackau, e di far fare lo stesso rifiuto a Costantinopoli
+al cittadino Semonville.
+</p>
+
+<p>
+Poi la regina fece redigere dal generale Acton
+una lettera che comunicò ai governi di Venezia e
+di Sardegna.
+</p>
+
+<p>
+Quella nota portava l’invito di formare una lega
+italiana, ed era redatta in questi termini:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
+</p>
+
+<p>
+«Qualunque sia la fortuna delle armi tedesche
+sul Reno, all’Italia importa di avere sulle Alpi delle
+forze che servano di baluardo, e di impedimento
+ai Francesi, o vinti in altra parte, fare una diversione
+disperata, o vincitori, di vendicarsi continuando
+le loro conquiste, ed inquietando i governi
+italiani. Se il regno di Napoli, la Sardegna
+e Venezia si collegassero in questo scopo, il
+Sovrano Pontefice si unirebbe alla santa causa,
+i piccoli stati intermediarii seguirebbero buono o
+malgrado il movimento generale, e ne risulterebbe
+una massa di forza capace di difendere l’Italia e
+darle peso ed influenza nelle guerre e nei consigli
+d’Europa. L’oggetto di questa nota era di proporre
+una confederazione, in cui il re delle Due Sicilie
+prenderebbe la più grande responsabilità, quantunque
+fosse l’ultimo cui potessero colpire le armi francesi,
+ma crede di dover ricordare ai principi italiani
+che la speranza di sfuggire isolatamente al
+pericolo d’un’invasione, è sempre stata la ruina d’Italia.»
+</p>
+
+<p>
+Si era ricevuta la risposta della Sardegna che accettava,
+e si stava per ricevere quella di Venezia,
+quando il 16 dicembre, mentre i ministri erano in
+consiglio con sir William, ed io aveva fatto colezione
+con la regina, che stava in piedi alla finestra,
+battendo con distrazione le dita sui vetri, essa mi
+chiamò ad un tratto, ed indicandomi il mare coperto
+di navi nell’intervallo fra la punta di Posilippo
+e Capri:
+</p>
+
+<p>
+— Che cos’è? mi dimandò essa.
+</p>
+
+<p>
+Ed io che non ne sapeva nulla al par di lei, me
+ne stava guardando.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
+</p>
+
+<p>
+Ma quando la squadra fu in vista di Napoli, inalberò
+le sue bandiere, ed ai loro tre colori, così odiati
+a Napoli, si riconobbe una flotta francese.
+</p>
+
+<p>
+In quel momento udimmo del passi precipitosi
+nella camera precedente, la porta si aperse con violenza,
+ed il re apparve pallido ed assai agitato, e
+lasciandosi cadere su di una poltrona, indicando
+col dito le navi che si avanzavano a gonfie vele:
+</p>
+
+<p>
+— Ecco, signora, disse volgendosi alla regina, è
+affare vostro.
+</p>
+
+<p>
+La regina anch’essa diventò pallida, ma di collera;
+il suo labbro inferiore, il labbro austriaco, s’allungava
+sdegnosamente, e colle sopracciglia aggrottate
+guardava in faccia suo marito.
+</p>
+
+<p>
+— Vogliate farmi la grazia di spiegarvi, disse, perchè
+non vi comprendo.
+</p>
+
+<p>
+— Per Dio, disse il re, però è ben facile a comprendersi.
+Voi mi avete fatto rifiutare di ricevere il
+signor Magoh, — il re nel suo dialetto napoletano
+storpiava volontariamente od involontariamente il
+nome dell’ambasciatore della repubblica francese; — voi
+mi avete fatto scrivere al mio buon amico il
+Gran Turco, che non ho mai veduto, ed i cui Bey
+di Tunisi, di Marocco e di Tripoli, rapiscono i miei
+sudditi per farli remare sulle loro galere; mi avete
+fatto scrivere al mio amico, il Gran Turco, perchè
+facesse egualmente col signor di Semonville, ed egli
+ha avuto la delicatezza di dire di no; mi avete messo
+alla testa di una confederazione di principi italiani,
+di cui la metà mi lasceranno in mezzo ai pericoli,
+per fare una coalizione contro la Francia, ed ecco
+là la Francia che se ne adonta, e che manda una
+<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
+flotta per fare, Dio lo sa.... per bombardare Napoli,
+forse.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, e poi? chiese la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Come poi? dopo che Napoli sarà bombardata!
+</p>
+
+<p>
+— Napoli sarà bombardata se non si difende.
+</p>
+
+<p>
+— Al contrario, signora, sarà bombardata se si
+difende.
+</p>
+
+<p>
+— E allora voi lascerete entrare i Francesi in porto
+senza tirare un colpo di cannone?
+</p>
+
+<p>
+— Credo bene: prima di tutto la polvere che si
+fabbrica a Napoli val niente, perchè contiene dieci
+volte più carbone che nitro; se andassi a caccia
+colla polvere di Napoli, non prenderei che la terza
+parte dei miei colpi, per cui faccio venire la mia
+polvere dall’Inghilterra.
+</p>
+
+<p>
+— Cosicchè voi avete ordinato?
+</p>
+
+<p>
+— Che si vada incontro alla nave ammiraglia, per
+ricordare al comandante della flotta, che un antico
+trattato non permette l’entrata nel porto che a soli
+sei legni di guerra francesi.
+</p>
+
+<p>
+— Eh! là! esclamò la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Aspettate dunque; ma per dirgli, continuò il
+re, che una volta non fa usanza, ma che lo prego
+solamente, prima che nessun uffiziale della flotta
+scenda a terra, di farmi dire quale sia la felice circostanza
+che mi procura l’onore della sua visita.
+</p>
+
+<p>
+— L’intendi, Emma, disse la regina con impazienza,
+e battendo i piedi.
+</p>
+
+<p>
+— Il re fece sembiante di non vedere e di non intendere.
+</p>
+
+<p>
+— Guardate, disse il re, ecco il capitano Francesco
+Caracciolo, che va nella lancia reale a compire
+la mia commissione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Vi ammiro, disse la regina scherzando, voi mandate
+un principe a dei repubblicani.
+</p>
+
+<p>
+— Signora, siccome presumo che la repubblica
+francese m’invia ciò che ha di meglio, così anch’io
+le invio ciò che ho di meglio.
+</p>
+
+<p>
+— Ecco, li vedete, quei birbanti di Francesi non
+hanno paura di niente, questi diavoli di Giacobini;
+ecco il vascello ammiraglio che getta l’áncora a
+mezza portata di cannone dal Castel dell’Uovo; — bisogna
+che sappiano che noi abbiamo la polvere
+cattiva, senza di che non si esporrebbero a farsi calare
+a picco.
+</p>
+
+<p>
+— Ahimè, mormorò la regina, non sanno questo,
+ma probabilmente sapranno oltre cose.
+</p>
+
+<p>
+— Che io sono incapace di approfittare della loro
+imprudenza, disse il re, con un certo tuono finto che
+aveva talvolta, e da cui non si poteva indovinare se
+scherzava o se parlava sul serio, se lanciava un frizzo
+spiritoso, o se diceva una bestialità. — Hanno ragione
+questi cari <i>sans culotte</i>, già, già. Ecco tutta
+la flotta che si spiega in linea di battaglia, — manovrano
+a maraviglia. E quando si pensa che da
+otto o dieci anni il mio ministro della marina, il signor
+generale Acton, mi mangia otto o dieci milioni
+all’anno, promettendomi una flotta che non veggo
+mai a comparire; con cento milioni dovrei avere una
+flotta tripla di questa; andate dunque al consiglio,
+signora, e fate questa osservazione al signor Giovanni
+Acton; venendo da voi gli farà probabilmente
+più effetto che da me. Perchè infine capirete bene,
+se avessi una flotta tripla di quella là, per quanto
+sia di cattiva qualità la nostra polvere, potremmo
+difenderci, mentre che avendo ora della polvere cattiva, e
+<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
+cinque o sei poveri bastimenti che vanno
+l’uno dietro l’altro, la cosa è impossibile.
+</p>
+
+<p>
+La regina che comprendeva l’intenzione del re, si
+mordeva le labbra fin quasi a sangue per la rabbia;
+il re le diceva nello stesso tempo: hai un marito
+che è un vile, ed un amante che è un ladro.
+</p>
+
+<p>
+— Avete ragione, signore, disse la regina; anderò
+in consiglio e parlerò nel termini che voi dite.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! ne avete tutto il tempo, guardate là Caracciolo
+che sale ora a bordo; vedete dunque come
+ciò lo interessa: — questo buon popolo.... tutta Napoli
+è sulla banchina: — che bella beccheria se si
+battessero, è vero che fuggirebbero tutti.
+</p>
+
+<p>
+— Cinico spietato, mormorò la regina. — L’intendi
+tu! — Credo che se non vi fosse nessuno da burlare,
+burlerebbe sè stesso.
+</p>
+
+<p>
+— Diavolo! esclamò il re, la visita non è stata
+lunga. Ecco Caracciolo che discende nella sua lancia;
+prima di dieci minuti sarà qui. — Fateci l’onore
+di assistere al consiglio, signora; voi sapete di
+averne il diritto dopo aver dato un erede alla corona,
+ed avete anche fatto uscire il Tannucci usando
+di questo diritto. Egli era per la politica francese,
+e voi per la politica austriaca. Oh! se ci fosse egli,
+ci darebbe un buon consiglio.
+</p>
+
+<p>
+Ed il re uscì scuotendo la testa, dicendo:
+</p>
+
+<p>
+— Povero Tannucci.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span></p>
+
+<h2>IX.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Confesso che era rimasta come di sasso. Sapeva
+bene che il re di Napoli era poco curante della sua
+propria dignità, ma non credevo poi che spingesse
+sino a quel punto l’obblio di sè stesso; e stava
+guardando la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Andrete voi, signora? dimandai io.
+</p>
+
+<p>
+— Eh! sicuramente che ci vado, rispose, e ci verrai
+anche tu con me?
+</p>
+
+<p>
+— Ma signora, con qual titolo?
+</p>
+
+<p>
+— Tu ci verrai, disse la regina con impazienza:
+voglio che tu possa raccontare a sir William come
+sono andate le cose, e dirgli qual è l’uomo del re,
+o della regina.
+</p>
+
+<p>
+Non aveva nulla da rispondere, non era un invito
+<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
+che riceveva, ma un ordine: seguii la regina, e cinque
+minuti dopo noi entrammo in consiglio. Questo
+consiglio si componeva del generale Acton, di Carlo
+De Marco, di Ferdinando Corradini, di Saverio Simonetti,
+e del nuovo reggente della Vicaria Luigi
+Medici. Il re presiedeva come di solito questo consiglio,
+ma si sa bene in che modo, venendo e andando.
+Un solo fatto ci darà una idea dell’amore
+del re per questa occupazione: egli aveva proibito
+che sul tavolo, in giro al quale si erano disposti,
+vi fossero penne e calamai, temendo che la <i>smania
+di scrivere</i> non trascinasse qualche membro del consiglio
+a prolungare la seduta.
+</p>
+
+<p>
+Il re aveva ben calcolato il tempo che il capitano
+Caracciolo doveva impiegare per ritornare dalla nave
+ammiraglia francese; non appena la regina aveva
+preso il suo posto in faccia al re, ed io mi era seduta
+in un angolo, la porta si aperse e si annunciò
+il messaggiero.
+</p>
+
+<p>
+Era la prima volta che vedeva l’uomo, alla cui morte
+doveva prender parte sett’anni dopo; era un uomo
+di quarant’anni, cogli occhi neri e di tratti molto
+marcati, aveva qualche cosa di aspro e di dominatore,
+che dimostrava in lui il patrizio d’origine; difatti
+egli era principe o piuttosto <i>dei</i> principi Caracciolo,
+che prese gran parte nelle guerre civili di Napoli,
+di cui uno, Sergiani, amante della regina Giovanna
+II, fu assassinato in Castel Capuano, per vendetta
+dello schiaffo che aveva osato di dare, in un
+momento d’ira, alla sua reale amante.
+</p>
+
+<p>
+Egli entrò, si guardò intorno, e parve sorpreso
+nel vedere due donne, di cui una straniera, assistere
+<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
+al consiglio; salutò profondamente, e stette
+ritto.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene? dimandò Ferdinando con impazienza
+</p>
+
+<p>
+— Il re mi ordina di parlare? chiese Caracciolo.
+</p>
+
+<p>
+— Hai forse bisogno di un ordine, per dare una
+risposta al re?
+</p>
+
+<p>
+— Il re era solo quando mi ha mandato....
+</p>
+
+<p>
+— Sì, disse la regina, e il re non è più solo, ma
+voi dovete conoscere, mi pare, le persone innanzi
+alle quali siete stato ammesso.
+</p>
+
+<p>
+— Ho l’onore di conoscere le Loro Maestà e le
+Loro Eccellenze, rispose Caracciolo con una voce
+ferma; ma non ho l’onore di conoscere la signora.
+</p>
+
+<p>
+— La signora è mia amica intima, disse la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Ciò è un titolo al nostro rispetto, signora, rispose
+il principe facendo un inchino; ma trattandosi
+ora di affari di Stato....
+</p>
+
+<p>
+— Generale, volete ordinare al capitano Caracciolo
+di parlare? disse la regina al ministro Acton; il vostro
+ordine avrà forse su di lui maggior potere dell’invito
+del re e del mio.
+</p>
+
+<p>
+— Vediamo, parla, disse il re.
+</p>
+
+<p>
+— Sire, disse Caracciolo, l’uffiziale che comanda
+la flotta francese è l’ammiraglio Latouche Treville.
+</p>
+
+<p>
+— E che vuol dire con questo ammiraglio Latouche
+Treville? dimandò il re.
+</p>
+
+<p>
+— Un dei migliori marinai della marina francese,
+Sire; è quegli che nel 1781 sostenne insieme al capitano
+Lapeyrouse comandante l’Astrea, ed egli comandante
+dell’Ermione, un combattimento di cinque
+ore contro quattro fregate e due corvette inglesi, e
+malgrado la superiorità del numero ebbe gli onori
+della giornata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
+</p>
+
+<p>
+— E che viene a fare qui?
+</p>
+
+<p>
+— Ha rifiutato di dirmelo, Sire, ma ha detto che
+fra un’ora manderà il suo secondo, per darvi tutte
+le spiegazioni a questo riguardo.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, signori, disse il re, aspettiamo le spiegazioni
+del signor.... scusatemi, m’inganno, del cittadino
+Latouche-Treville.
+</p>
+
+<p>
+— Temo, Maestà, disse il generale Acton, che noi
+siamo minacciati da una scena simile a quella che
+venne a fare innanzi al porto di Napoli l’ammiraglio
+Martin al principio del regno dell’augusto padre
+di Sua Maestà, quando venne in nome dell’Inghilterra
+e dell’Austria a significare al governo che
+dovesse serbare la neutralità nella guerra d’Italia.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì, disse Ferdinando: l’uffiziale incaricato di
+parlare in nome del Commodoro fu anche molto insolente,
+trasse dalla sua tasca l’oriuolo e lo regolò
+colla pendola, ed è lo stesso anche oggi; e diede
+due ore al re per segnare un trattato di neutralità,
+e di spedire l’ordine a Montemar di ritornare nel
+regno colle sue truppe.
+</p>
+
+<p>
+— E che fece il re vostro padre? dimandò la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Per Dio, rispose Ferdinando, fece ciò che esigeva
+l’Inghilterra.
+</p>
+
+<p>
+— Ma perchè a quell’epoca, esclamò Caracciolo
+senza accorgersi che non era stato interrogato, perchè
+a quell’epoca, Sire, la città era senza difesa,
+senza guarnigione, senza provvigioni, senza difensori,
+perchè la corte non era militare, perchè i ministri
+erano uomini timidi, mentre al giorno d’oggi...
+</p>
+
+<p>
+— Taci, disse il re, non si chiede ora il tuo avviso.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Parlate invece, disse la regina, noi vogliamo
+essere informati....
+</p>
+
+<p>
+Poi volgendosi verso il re.
+</p>
+
+<p>
+— Voi permettete, non è vero, Sire.
+</p>
+
+<p>
+— Voi vedete bene che io permetto tutto, rispose
+Ferdinando, ciò che non impedisce che si faccia la
+mia volontà.
+</p>
+
+<p>
+E si alzò ed uscì.
+</p>
+
+<p>
+— Dicevate, signore, riprese la regina, volgendosi
+a Caracciolo.
+</p>
+
+<p>
+— Mentre al giorno d’oggi....
+</p>
+
+<p>
+— Mentre al giorno d’oggi, riprese il capitano Caracciolo,
+la città è abbondevolmente fornita di cannoni,
+di uomini, di armi e di munizioni; con un
+fuoco ben diretto dal castel dell’Uovo, e dal castel
+Nuovo si terrà la flotta francese fuori della portata
+della bomba.
+</p>
+
+<p>
+— Il re pretende che la polvere non valga nulla,
+disse la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene signora, disse Caracciolo, si anderà all’abbordaggio;
+mi si lasci prendere trecento barche
+nel porto, ed io anderò alla lor testa ad attaccare
+la nave ammiraglia.
+</p>
+
+<p>
+Il re rientrò, ed udendo le ultime parole di Caracciolo,
+alzò le spalle.
+</p>
+
+<p>
+— Chieggo perdono a Vostra Maestà, disse Caracciolo,
+ma i corsari barbereschi ed i corsari maltesi
+non fanno altrimenti?
+</p>
+
+<p>
+— Signore, disse la regina, in nome del cielo date
+ascolto a ciò che dice il capitano, si tratta qui dell’onore
+della vostra corona.
+</p>
+
+<p>
+— Più ancora, signora, disse Caracciolo, rivolgendosi
+alla regina, che egli vedeva venire dalla sua
+<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
+parte, noi siamo in una stagione in cui il porto di
+Napoli non si può tenere: dalle cognizioni che ho
+del nostro clima, continuò il principe interrogando
+il cielo cogli occhi, mi farei mallevadore, che non
+scorreranno ventiquattr’ore, senza che qualche colpo
+di vento non obblighi la flotta francese a prendere
+il largo. S. E. il signor ministro della guerra,
+che è della marina, può affermare che dico la verità.
+</p>
+
+<p>
+— Rispondete, generale, disse la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Difatti, disse il ministro, vi ha molto del vero
+in ciò che dice il signor Caracciolo; ma ora siamo
+presi alle strette.
+</p>
+
+<p>
+— No, generale, rispose il capitano, perchè alla
+vista della prima vela, ho già tutto disposto sulla
+mia corvetta, come se fossi sicuro che quella vela
+fosse nemica, e sono sicuro che i miei colleghi di
+stazione nel porto hanno fatto altrettanto.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, Sire, chiese la regina a Ferdinando, che
+tenendosi un ginocchio sull’altro agitava la gamba,
+che ne dite voi?
+</p>
+
+<p>
+— Lo vedete, signora, replicò il re, non dico nulla.
+</p>
+
+<p>
+— E che fate allora?
+</p>
+
+<p>
+— Aspetto.
+</p>
+
+<p>
+Nel momento in cui il re pronunziava questa parola,
+s’intese un primo colpo di cannone, poi un
+altro.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! esclamò la regina alzandosi e correndo alla
+finestra, mi sembra che il castel dell’Uovo abbia
+fatto fuoco.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, o signora, disse Caracciolo, ma a polvere;
+il forte dell’Uovo saluta l’inviato del signor Latouche
+Treville; ecco là che gli risponde il castel Nuovo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
+</p>
+
+<p>
+Difatti i colpi si succedevano con una regolarità,
+e si poterono contare i ventun colpi, che sono il
+saluto usuale fra le potenze amiche.
+</p>
+
+<p>
+— Non ho più nulla da far qui, signora, disse Caracciolo,
+volgendosi alla regina. Vostra Maestà vuol
+permettere che mi ritiri? Fate pure, disse la regina:
+ed anch’io mi ritiro nello stesso tempo di voi: vieni,
+Emma.
+</p>
+
+<p>
+La regina mi fece un segno, ed io obbedii: Caracciolo
+si ritirò per lasciarci passare, salutò profondamente
+e rispettosamente la regina, ma stette
+ritto al mio passaggio, con uno sguardo così sdegnoso,
+che il rossore della vergogna mi salì fino
+alla fronte.
+</p>
+
+<p>
+Era il secondo insulto che mi faceva in quel
+giorno.
+</p>
+
+<p>
+La regina camminava lestamente e senza rivolgersi
+nemmeno per vedere se io la seguiva; arrivata
+alla porta della sua camera, vi entrò di furia,
+si lasciò cadere su di un canapè, e mettendosi le
+mani nei capelli:
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, disse, l’hai tu veduto? mio cognato
+Luigi XVI è un leone in paragone di quest’uomo:
+oh! quante vergogne ci restano ancora da sopportare,
+mia povera Emma, se il tuo governo non viene
+punto in nostro soccorso.
+</p>
+
+<p>
+— Signora, risposi, io non sono che una povera
+donna, assai straniera alla politica, ma mi sembra
+che in ciò vi sia tanta colpa nei ministri come
+nel re.
+</p>
+
+<p>
+— Che vuoi tu? tutti questi uomini non sono dei
+ministri, sono servitori; ah! mio povero Giuseppe,
+se tu eri là, non avresti lasciato insultare la tua
+<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
+regina. Senti, senti, le salve che ricominciano. La
+repubblica prende possesso della terra di Napoli:
+davvero che quel Caracciolo è un’anima vigorosa.
+</p>
+
+<p>
+— Che Vostra Maestà mi permetta di avere per
+lui tutta l’ammirazione, ma non me ne chiegga per
+la simpatia; egli non si è mostrato per nulla gentile
+verso di me.
+</p>
+
+<p>
+— Che vuoi tu, questi napolitani sono così bassi
+come i lazzaroni, ed orgogliosi come i baroni dell’impero:
+questi Caracciolo pretendono di risalire
+fino agli imperatori greci, sono altieri, ma almeno
+sono valorosi; l’hai tu veduto là: se gli si fosse
+detto di andare ad attaccare colla sua Minerva la
+nave ammiraglia, egli vi sarebbe andato come ad
+una festa: mi piacciono più gli uomini di quella
+tempra, che quelle canne che si piegano ad ogni
+soffio.
+</p>
+
+<p>
+La regina si avvicinò alla finestra.
+</p>
+
+<p>
+— Non avresti tu avuto il piacere, disse, a vedere
+un bel combattimento? Guarda con quale insolenza
+fanno sventolare la loro bandiera rivoluzionaria.
+Prendete questi colori, Sire, ha detto Lafayette nel
+dare la sua coccarda al re, essi faranno il giro del
+mondo. Spero bene che l’Inghilterra non permetterà
+che si compia questa predizione orgogliosa.
+Ma quando penso che vi è nell’altra parte di questo
+palazzo un francese, che viene a dettarci la legge
+in nome di un governo che tiene mia sorella in prigione,
+e che forse taglierà la testa a mio cognato,
+davvero io ne divento pazza per la rabbia.
+</p>
+
+<p>
+In questo momento si sentì toccare alla porta.
+</p>
+
+<p>
+Un usciere annunziò sir William Hamilton.
+</p>
+
+<p>
+— Entri, entri, disse la regina.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
+</p>
+
+<p>
+Poi porgendogli la mano:
+</p>
+
+<p>
+— Oh! arrivate in punto, gli disse, sapete ciò che
+succede?
+</p>
+
+<p>
+— So ciò che si dice, ecco tutto; ma Vostra Maestà
+mi permetta d’informarmi prima dello stato della
+sua salute.
+</p>
+
+<p>
+— Non si tratta già della mia salute, ma è della
+salute del regno che si è in pena; siamo molto ammalati,
+mio caro Hamilton, e se M. Pitt non viene
+ad aiutarci, temo che come hanno fatto il 20 giugno
+a mio cognato Luigi XVI, ci si metterà il berretto
+rosso fino alle orecchie.
+</p>
+
+<p>
+— M. Pitt, signora, disse sir William, verrà in
+aiuto a Vostra Maestà, non ne dubitate; ma ha un
+sistema che non saprei approvare, perchè è contrario
+ai desiderj di Vostra Maestà. M. Pitt è un
+Whig divenuto tory, non dimenticatelo. Egli vuole
+che la Francia si metta da sè stessa al bando delle
+nazioni.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, vale a dire, che invece di salvare Luigi XVI,
+ciò che avrebbe fatto riunendosi alla coalizione, egli
+lo vendicherà quando i francesi gli avranno tagliato
+la testa; del resto io sono bene esigente di volere
+che un ministro di una nazione che ha decapitato
+Carlo I, se la prenda a male perchè una nazione vicina
+vuole imitare il suo esempio. Oh! se odiasse i
+francesi come me!
+</p>
+
+<p>
+— Dirò a Vostra Maestà una cosa che le sembrerà
+impossibile, e che però è vera. M. Pitt odia i francesi
+più di V. M.
+</p>
+
+<p>
+— Più di me?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, signora.
+</p>
+
+<p>
+— Ci scommetterei.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Oh! la scommessa è accettata da molto tempo,
+credetemi. Io conosco il padre di lord Chatane. Ho
+conosciuto il figlio, l’ho veduto fanciullo; egli è
+nato furioso, ammalato di una violenza innata; è
+una creatura trista, amara, aspra, accanita, contro
+tutto; al giorno d’oggi l’ha colla ruina della rivoluzione;
+ma sta aspettando il momento opportuno,
+Fox e Sheridan ai quali ho scritto, hanno fatto quant’era
+possibile per far sì che il governo intervenisse
+presso la convenzione; egli non l’ha voluto. È triste
+di doverlo dire, a Vostra Maestà specialmente,
+ma egli specula sull’orrore che l’avvenimento produrrà
+in Europa. M. Pitt ha riso due volte nella sua
+vita, signora, e due volte è disceso sino al punto
+di scherzare. La prima volta che ha riso, è stato
+quando ha udito la rivolta di S. Domingo, che i negri
+bruciavano tutto e scannavano tutti. Egli ha
+riso, ed ha detto: «I francesi potranno ora prendere
+il loro caffè alla caramella». La seconda volta
+che ha riso, è stato quando, or son quindici giorni,
+Fox e Sheridan spinti da me, gli hanno fatto osservare
+che se non interveniva, i francesi potrebbero
+spingere la follia sino ad uccidere il loro re; egli
+rise e disse. «In questo caso vi sarà un vuoto nella
+carta d’Europa».
+</p>
+
+<p>
+— Ma è un mostro questo vostro Pitt, esclamò la
+regina.
+</p>
+
+<p>
+— Io non ho nessuna opinione intorno a Pitt, di
+cui, o signora, ho l’onore di essere l’ambasciatore,
+disse ridendo sir William; ma so che ha avuto il
+talento di farsi adorare dalle tre Inghilterre.
+</p>
+
+<p>
+— Come chiamate voi queste tre Inghilterre, sir
+William, l’Inghilterra, l’Irlanda e la Svezia?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Oh! no, dalla vecchia Inghilterra, dall’Inghilterra
+feudale che dopo l’89 moriva di paura, credendo
+ad ogni bastimento che veniva dalla Francia
+di vedere sbarcare i diritti dell’uomo; dall’Inghilterra
+mercante, seduta sul mare come suo feudo, ed alla
+quale egli ha promesso la distruzione della marina
+francese; infine dall’Inghilterra oziosa, speculatrice
+e aggiotatrice. La Francia suddivide le proprietà fondiarie,
+gl’Inglesi suddividono le loro rendite. Ogni
+inglese ha il suo coupon, ed ogni mattina calcola
+quanto ha guadagnato nella notte, mentre la Francia
+s’invia al fallimento coll’emissione di due miliardi
+di assegnati. Quando il nostro 5 per cento, che era
+a 92 salì a 120, Pitt fu un grand’uomo; quando il 4
+che era a 75 andò a 105, Pitt fu un eroe; ora finalmente
+che il 3 il quale era a 57 è a 97, Pitt è un
+Dio....
+</p>
+
+<p>
+— Tristo Dio.
+</p>
+
+<p>
+— Ahimè! voi lo sapete, signora, gli uomini diventano
+Dei secondo i loro amori ed i loro odii;
+gl’Indiani adorano una vacca, i Mongoli un lama, i
+Siamesi un elefante bianco; lasciateci dunque adorare
+il vitello d’oro, e la nostra religione è ancora
+la più sparsa.
+</p>
+
+<p>
+In questo momento si udì a tuonare il cannone
+di nuovo, annunziando che il messaggiero del signor
+Latouche Treville ritornava nella lancia ammiraglia,
+e si venne a prevenire sir William che il
+re lo pregava di andare da lui.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span></p>
+
+<h2>X.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Dopo le disposizioni del re e quelle del consiglio,
+si potè prevedere che l’inviato del signor Latouche
+Treville non avrebbe trovato molta difficoltà nel
+successo delle trattative: difatti il re era disposto
+ad accordare alla Francia quanto gli avrebbe chiesto,
+pronto però a mancare di parola, od a tradirla, quando
+l’Inghilterra si sarebbe decisa a parteggiare con
+esso.
+</p>
+
+<p>
+Il re aveva dunque dichiarato in seduta, a voce
+come in iscritto, che egli era pronto a ricevere il
+cittadino Mackau, ed a trattarlo come un ambasciatore
+di una potenza amica; aveva promesso di serbare
+la più stretta neutralità nelle guerre di Francia
+coll’Europa; finalmente aveva promesso di richiamare
+<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
+da Costantinopoli il suo ambasciatore che era
+stato causa per cui Semonville non era stato subito
+ricevuto; vale a dire che aveva ceduto su tutti
+i punti, ed aveva date tutte le soddisfazioni alla
+Francia.
+</p>
+
+<p>
+Cosicchè nella stessa sera vedemmo far vela la flotta
+francese, allontanarsi e perdersi nel crepuscolo, ed
+al giorno dopo non si vide più nemmeno una vela.
+</p>
+
+<p>
+Ma prima di partire l’ammiraglio Latouche Treville
+aveva sbarcato l’ambasciatore di Francia, che
+era accompagnato dall’ambasciatore di Roma, il cittadino
+Basseville.
+</p>
+
+<p>
+Come aveva osservato il re, la folla attonita allo
+spettacolo di una flotta francese, che manovrava a
+piene vele nel golfo, era immensa su tutti i punti
+del vasto anfiteatro; ma si era stipata più densa e
+più tumultuosa là dove era sbarcato l’inviato dell’ammiraglio
+francese.
+</p>
+
+<p>
+La bandiera tricolore che ornava la poppa del vascello
+ammiraglio, sventolando così vicina alla terra
+napolitana, aveva svegliato delle emozioni assai differenti.
+I lazzaroni la guardavano con una specie
+d’idiotismo odioso; ma tutti quelli che appartenevano
+alla gioventù istruita di Napoli, e le persone
+che professavano arti liberali, qualunque fosse la
+loro età, sentivansi battere il cuore a questo segno
+visibile di una rivoluzione, colla quale il partito avanzato
+sperava un giorno di associarsi. Si riportarono
+tutti questi particolari alla regina, assicurandola
+in pari tempo che un gruppo di giovani, fra i
+quali si trovava un certo Emanuele De Deo, non
+avevano saputo contenere il loro entusiasmo, ed al
+momento in cui l’inviato dell’ammiraglio era passato
+<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
+in mezzo a loro col suo abito alla repubblicana,
+avevano gridato:
+</p>
+
+<p>
+— Viva la Francia.
+</p>
+
+<p>
+Alla sera ritornando all’ambasciata inglese, posta
+sull’angolo della riviera e sulla strada di Chiaja,
+vidi dei gruppi nella via di Chiatamone; questi
+gruppi eransi riuniti alla vista della bandiera tricolore
+francese che sventolava da un balcone della
+casa, ove abitava il cittadino Mackau.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno seguente, verso mezzogiorno scorso, avvenne
+ciò che aveva predetto il capitano Caracciolo:
+i venti spiravano da sud-ovest, e scoppiò una terribile
+tempesta. Se Napoli avesse resistito solamente
+ventiquattr’ore, la flotta francese sarebbe stata obbligata,
+o di prendere il largo e per conseguenza di
+fuggire, oppure era perduta, dal primo fino all’ultimo
+legno.
+</p>
+
+<p>
+A quella vista, che le dava completamente ragione,
+la regina non potè più contenersi, e rimproverò al
+re la sua viltà, rimprovero a cui Ferdinando era
+poco sensibile; invece di felicitarsi di questa tempesta,
+che poteva, senza bisogno che vi partecipasse
+il cannone napolitano, cagionare una terribile avaria
+alla flotta dell’ammiraglio francese, egli deplorava
+una partita di caccia che fu protratta al giorno seguente,
+nella foresta di Persano, ed alla quale era obbligato
+di rinunziare. Per altro egli aveva un poco
+rassicurata la regina, facendole una teoria sul modo
+di considerare la fede dei trattati, e si era positivamente
+combinato con sir William di voltar faccia
+alla Francia tosto che gl’inglesi si sarebbero uniti
+alla coalizione. M. Pitt non avrebbe che a fargli un
+<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
+segno, e uomini e navi sarebbero a disposizione
+dell’Inghilterra.
+</p>
+
+<p>
+Al 20 dicembre, vale a dire quattro giorni dopo
+la partenza della flotta, fui svegliata da un gran
+rumore: una folla di gente scendeva con rumore
+dal ponte di Chiaja, e si spargeva nei giardini della
+villa.
+</p>
+
+<p>
+Tirai il campanello, e chiesi quale avvenimento
+dava motivo a questo rumore; mi si rispose, che
+era la flotta francese che ritornava nel porto.
+</p>
+
+<p>
+Mi alzai e mi vestii di fretta, pensando che la regina
+mi avrebbe mandato a chiamare: difatti non
+aveva quasi terminato di acconciarmi, che ricevetti
+un suo viglietto che mi invitava di andare a palazzo;
+quasi nello stesso momento entrò sir William,
+che aveva ricevuto lo stesso invito dal re, e si offriva
+ad accompagnarmi.
+</p>
+
+<p>
+Salimmo in vettura, ed ordinammo al cocchiere
+di andare dalla parte di santa Lucia.
+</p>
+
+<p>
+Appena arrivati sulla banchina, vedemmo tutta la
+flotta che rientrava nel porto, ma non già nell’ordine
+ammirevole con cui si era presentata la prima
+volta, ma come uno stormo di uccelli marini spaventati,
+che battevano l’ali alla meglio, per trovare
+un rifugio.
+</p>
+
+<p>
+Arrivammo a palazzo, ove si era radunato di fretta
+il consiglio, e nel salire lo scalone incontrammo lo
+stesso capitano Caracciolo, che si era stimato opportuno
+di chiamarlo, quantunque la prima volta
+fosse stato di opinione diversa da quella del re.
+</p>
+
+<p>
+Sir William mi lasciò alla porta della regina, e si
+recò alla sala del consiglio.
+</p>
+
+<p>
+Entrando nella camera della regina le raccontai
+<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
+l’incontro che aveva fatto sullo scalone, ed essa
+tirò subito il campanello.
+</p>
+
+<p>
+— Si preghi il capitano Caracciolo di venire da
+me, prima ch’ei vada al consiglio, debbo parlargli.
+</p>
+
+<p>
+Poi tirandomi a lei:
+</p>
+
+<p>
+— Comprendi tu qualche cosa di ciò che succede?
+Noi ci credevamo liberati da questa flotta francese! — Che
+vuole dunque da noi questo ammiraglio Latouche
+Treville colle sue bandiere e colle sue coccarde
+tricolori? Viene forse qui a fare la propaganda
+repubblicana per mettere anche noi in rivoluzione?
+Oh! Se ne guardi bene, noi siamo prevenuti:
+non ci avranno così a buon mercato come
+Luigi XVI e Maria Antonietta! In quanto a me, lo
+dichiaro, sarò senza pietà.
+</p>
+
+<p>
+Non aveva ancora avuto il tempo di rispondere
+che la porta si aperse, e si annunziò il capitano
+Francesco Caracciolo.
+</p>
+
+<p>
+— Venite, venite, signore, disse la regina; voi siete
+stato il solo che l’altro giorno fosse del mio avviso.
+</p>
+
+<p>
+Caracciolo fece un inchino.
+</p>
+
+<p>
+— È un grande onore per me, disse egli, perchè
+l’altro giorno Vostra Maestà parlava in nome dell’onore
+napolitano.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, vediamo, diteci francamente che cosa
+è che succede adesso.
+</p>
+
+<p>
+— Ciò che aveva predetto, signora; la flotta francese
+è stata battuta e dispersa dalla tempesta; se
+avessimo tenuto fermo soltanto ventiquattr’ore, noi
+saremmo padroni della situazione.
+</p>
+
+<p>
+— Non possiamo ora diventarlo?
+</p>
+
+<p>
+— Come! signora?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
+</p>
+
+<p>
+— A vostro avviso la flotta francese entra in Napoli
+perchè è in pericolo.
+</p>
+
+<p>
+— Per quanto possa giudicare, disse Caracciolo,
+osservando verso il mare, non vi è un legno che non
+abbia sofferto avaria.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, se si approfittasse della situazione, se
+si tentasse oggi ciò che non si è osato far l’altro
+giorno, sareste voi pronto ad attaccare la nave ammiraglia
+colla vostra corvetta?
+</p>
+
+<p>
+— Impossibile, signora.
+</p>
+
+<p>
+— Come! impossibile!
+</p>
+
+<p>
+— L’altro giorno proponeva di attaccare il nemico.
+</p>
+
+<p>
+— Poi....
+</p>
+
+<p>
+— Oggi questo nemico è diventato nostro alleato.
+</p>
+
+<p>
+— Nostro alleato!
+</p>
+
+<p>
+— Senza dubbio, si sono scambiate delle promesse,
+signora, e si è firmato un trattato. L’ammiraglio
+Latouche Treville veniva ad imporre delle condizioni
+ad una nazione nemica, oggi viene a chiedere
+soccorso ad un degno alleato; l’altro giorno era un
+dovere combatterlo, attaccarlo oggi sarebbe un tradimento.
+</p>
+
+<p>
+— Ma però se voi ne riceveste l’ordine dal re....
+</p>
+
+<p>
+— D’attaccare?
+</p>
+
+<p>
+— Sì.
+</p>
+
+<p>
+— Spero, signora, che il re non mi darà un ordine
+simile.
+</p>
+
+<p>
+— Ma infine se ve lo desse?
+</p>
+
+<p>
+— Avrei il dispiacere di presentare la mia dimissione.
+</p>
+
+<p>
+— L’intendi tu, Emma? disse la regina volgendosi
+<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
+dalla mia parte: giudicate da lui gli altri, ecco
+come ci sono divoti.
+</p>
+
+<p>
+Poi a Caracciolo:
+</p>
+
+<p>
+— Va bene, signore, ho saputo da voi ciò che voleva
+sapere; io non vi trattengo più.
+</p>
+
+<p>
+Caracciolo fece un inchino ed uscì.
+</p>
+
+<p>
+— Ora tutto viene in chiaro, continuò la regina,
+la flotta ritorna dopo aver fatto avaria, e viene a rifugiarsi
+a Napoli, perchè no? Napoli, come l’ha
+detto il <i>cittadino</i> Caracciolo, facendo spiccare la parola
+<i>cittadino</i>, Napoli non è alleato di questa repubblica
+francese che viene a dichiarare la guerra ai
+re, e che va a tagliare la testa a mio cognato?
+</p>
+
+<p>
+Io mi stetti silenziosa.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, dimandò la regina, tu non mi rispondi?
+non hai nulla a dirmi?
+</p>
+
+<p>
+— Crederei di offendere la regina, dicendole francamente
+la mia opinione.
+</p>
+
+<p>
+— Offendermi? sei ben buona; in che mi potresti
+offendere tu?
+</p>
+
+<p>
+— Ma mettendomi dell’opinione di quell’uomo....
+</p>
+
+<p>
+— Di quale?
+</p>
+
+<p>
+— Del principe Caracciolo, e Dio sa che non ho
+punto simpatia per lui.
+</p>
+
+<p>
+— Allora tu trovi che i francesi hanno ragione di
+metterci i piedi sulla testa.
+</p>
+
+<p>
+— Trovo che si ha avuto torto di trattar con loro.
+</p>
+
+<p>
+— Ed ora che abbiamo trattato con loro, dobbiamo
+subire le conseguenze della parola data. Tu hai forse
+ragione; noi consulteremo in questo Sir William.
+</p>
+
+<p>
+Intanto la flotta francese era entrata in porto,
+come si entra in un porto amico, ed aveva gettato
+l’áncora.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
+</p>
+
+<p>
+Un’ora dopo sapemmo che era avvenuto tutto
+ciò che il capitano Caracciolo aveva predetto: appena
+era stata al largo, la flotta francese era stata
+battuta da una tempesta orribile, sette navi sopra
+undici, avevano sofferto grandi avarie. L’ammiraglio
+Latouche Treville col suo trattato in mano, che gli
+accordava i vantaggi concessi alle nazioni più favorite,
+venne a chiedere di riparare i suoi legni avariati,
+a rinnovare le sue provvigioni di acqua dolce,
+ed a comunicare col porto per comperare viveri, cordami
+e tele.
+</p>
+
+<p>
+Tutte queste dimande furono accordate.
+</p>
+
+<p>
+Vi fu di più: nella premura che aveva il governo
+napolitano di allontanare quegli ospiti pericolosi,
+si affrettò di fornire all’ammiraglio e operai, e materiali,
+e viveri; e da un condotto provvisorio si fecero
+arrivare fino alla punta del molo le acque del
+Carmignano, le più limpide e più salubri di Napoli.
+</p>
+
+<p>
+In quanto alla regina per non avere continuamente
+sotto gli occhi quelle uniformi odiate e quelle bandiere
+detestate, si ritirò a Caserta, benchè si fosse
+nel maggior rigore dell’inverno, vale a dire nel mese
+di gennaio, e mi condusse seco.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span></p>
+
+<h2>XI.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Mentre noi eravamo a Caserta, tutte le predizioni
+della regina si realizzavano a Napoli. Sia che Latouche
+Treville avesse avuto bisogno veramente di
+riparare le sue navi, sia che questa riparazione fosse
+una finta e che seguisse le istruzioni secrete della
+repubblica, che erano di spingere tutti i popoli, coi
+quali essa si mettesse in contatto, nella via della
+rivoluzione, l’ammiraglio approfittò della sua presenza
+nella capitale del regno delle Due Sicilie per
+impegnare i patrioti napoletani a organizzarsi in società
+secrete ed a preparare per l’Italia meridionale
+il trionfo dei principii che regnavano allora sulla
+Francia. Ogni giorno i suoi officiali, e si sa che gli
+officiali dalla marina francese sono in generale uomini
+<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
+distinti ed istruiti, ogni giorno i suoi officiali
+scendevano a terra, si spandevano nella popolazione,
+vi facevano proseliti, e gittavano in tutte quelle giovani
+teste la semenza della rivoluzione, che, qualche
+anno dopo, doveva far scorrere tanto sangue. La
+vigilia del giorno, in cui la flotta doveva levar l’ancora,
+vi fu un gran pranzo dato dai giovani agli
+officiali. Vi si cantarono canzoni rivoluzionarie, ed,
+in mezzo a queste, la Marsigliese, appena composta
+da Rouget de l’Isle, e che, scoppiando il 10 agosto,
+aveva fatto una immortalità così terribile al suo
+autore. Venne innalzato il berretto rosso, e si giurò
+di avere anche a Napoli una coccarda tricolore, che
+si sostituirebbe alla coccarda bianca dei Borboni.
+Per di più, tutti coloro che avevano assistito al
+pranzo adottarono la moda francese inaugurata da
+Talma nella tragedia di Tito. Fecero tagliare i loro
+capegli, rinnegarono la polvere, e battezzarono col
+nome di <i>Codini</i>, cioè di porta coda, coloro che persistevano
+nella fedeltà all’antica moda.
+</p>
+
+<p>
+Durante tutto questo tempo, la regina, senza farmi
+alcuna confidenza, mi parve preoccupata da qualche
+opera scura. Sovente, mentre eravamo insieme, alcuno
+veniva a parlarle a bassa voce ed a dirle che
+era domandata. Essa si levava tosto senza interrogare,
+e come conoscesse già la causa di questo incommodo.
+Poi un quarto d’ora, mezz’ora, un’ora
+dopo, essa ritornava e mi stringeva la mano dicendomi:
+<i>Tutto va bene</i>.
+</p>
+
+<p>
+Un giorno che la regina era in una di queste conferenze
+secrete, io discesi in giardino e ci vidi un
+uomo vestito di nero che m’era sconosciuto.
+</p>
+
+<p>
+Senza sapere che quest’uomo acquisterebbe più
+<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
+tardi una così terribile rinomanza, non potei astenermi
+dall’osservarlo.
+</p>
+
+<p>
+Era piuttosto grande che piccolo, portava la testa
+chinata sul petto, quantunque il suo sguardo scuro
+e concentrato si fissasse davanti da lui all’altezza
+d’un uomo; ma questo sguardo, era facile accorgersene,
+doveva spesso guardare senza vedere. Il viso
+era color cenere, l’andatura irregolare, come quella
+degli animali feroci od inquieti; talora lenta e talora
+rapida. Passò vicino a me e tuttavia non parve mi
+vedesse. Parlava tra sè, ed io intesi queste parole
+che scappavano dalla sua bocca come rotte fra i
+denti.
+</p>
+
+<p>
+— La tortura, mi bisogna la tortura. Senza la tortura
+che cosa vogliono ch’io faccia? Essi non confesseranno
+mai.
+</p>
+
+<p>
+Quest’uomo mi fece paura.
+</p>
+
+<p>
+Lo seguii cogli occhi, e vennero a cercarlo da parte
+della regina.
+</p>
+
+<p>
+Mi assisi sopra una banca, le mie gambe tremavano.
+</p>
+
+<p>
+Ben presto vidi apparire la regina alla porta del
+giardino; essa guardossi intorno; mi cercava, ed io
+mi levai e le andai incontro.
+</p>
+
+<p>
+— Buon Dio, cara regina, le domandai, chi è quell’uomo
+che ho incontrato nel giardino e che masticava
+così triste parole?
+</p>
+
+<p>
+— Quale? chiese la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Colui che vostra Maestà ha mandato a cercare.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! disse la regina, ridendo, tu l’hai veduto.
+È il mio segùgio; io, come il re, fui presa dalla passione
+per la caccia, voglio, come lui avere la mia
+<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
+muta, e da qui a poco noi potremo cacciare i giacobini.
+È un animale assai pericoloso, ma solo allora
+che gli si lascia prendere vantaggio sui cacciatori.
+</p>
+
+<p>
+— Ma, infine, signora, quest’uomo?
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene! quest’uomo....
+</p>
+
+<p>
+— Quest’uomo è dunque il carnefice?
+</p>
+
+<p>
+— Niente affatto, ma sarà il suo provveditore, così
+spero bene.
+</p>
+
+<p>
+Poi stendendo il braccio dalla parte della Francia:
+</p>
+
+<p>
+— Oh! mia sorella, mia povera sorella, gridò, essi
+tengono te ma io tengo loro, sii tranquilla. Poichè
+tutti gli uomini sono fratelli, i fratelli di Napoli pagherano
+pei fratelli di Parigi.
+</p>
+
+<p>
+Io restai muta. Comprendeva l’odio della regina
+per la rivoluzione, ma tanta energia mi spaventava
+in una donna; è vero che questa donna era figlia
+del re Maria Teresa.
+</p>
+
+<p>
+Camminava silenziosa, appoggiata al braccio della
+regina: questo braccio, ratratto per una contrazione
+nervosa, mi pareva avere la forza di un braccio
+d’uomo.
+</p>
+
+<p>
+— Che vuoi, mia povera Emma, dissemi la regina,
+dopo un momento, durante il quale, essa aveva
+camminato con un passo fermo e rapido, bisogna
+prendere la tua parte. Tu hai creduto venire in un
+paese di delizie, tu avevi inteso dire che l’aria della
+Baia era sì voluttuosa, che deflorava le vergini; che
+l’aria di Posilippo era sì dolce che i rosai vi fiorivano
+due volte; che l’aria di Sorrento era così imbalsamata
+che si riconosceva una Sorrentina al profumo
+che fuggiva dalla sua chioma. Tu credevi che
+qui la vita scorresse come nell’antica Sibari in mezzo
+<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
+ai balli ed alle feste, che si dormisse sopra letti di
+verzura, che si camminasse sopra tappeti di fiori.
+Si dimenticarono di dirti che ci aveva, in mezzo a
+tutto ciò, una montagna che portava l’inferno nei
+suoi visceri, che sembra sorridere come tutto il resto
+della creazione, e che, di subito, crollava le case
+come castelli di carta, copriva Ercolano e Pompei
+di cenere, e faceva rinculare la marina spaventata
+dalla spiaggia di Resina a Rocca di Capri; obliarono
+di dirtele, queste cose, ma io te le dico, io.
+</p>
+
+<p>
+La guardai atterrita.
+</p>
+
+<p>
+— Noi cominciamo una lotta, nella quale possiamo
+esser vinti, quantunque abbiamo ottanta probabilità
+sopra cento di essere vincitori, ma bisognerà
+combattere, e la battaglia sarà aspra. O figlia di fresche
+praterie e di verdi ajole, ti senti tu troppo debole
+per montare sul mio carro di battaglia? Allora
+abbandona la tua regina ritorna nel tuo paese di
+Galles, e risali al tuo nido, come ruscello trasparente,
+che, per paura di meschiarsi ai torbidi flutti
+del mare, risale verso la sorgente.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! no, no, gridai gettandole le mie due braccia
+al collo, io vi amo troppo per abbandonarvi nel
+momento in cui voi stessa mi dite di correre un pericolo.
+Io sono debole, ma voi siete forte, forte per
+voi e per me; voi mi sosterrete se io affievolisco,
+mi rialzerete se cado. Io non sono entrata abbastanza
+dentro ai secreti della politica per sapere
+chi ha ragione in questa grande questione dei popoli
+contra ai re; ma se voi avete torto, mia cara
+regina, io voglio aver torto con voi, e se il Vesuvio
+o la rivoluzione scoppia su Napoli, io voglio essere
+<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
+bruciata dalla stessa lava o soffocata dalla stessa
+cenere, che voi.
+</p>
+
+<p>
+La regina mi cinse col suo braccio e mi serrò contro
+il suo cuore.
+</p>
+
+<p>
+— Alla buon’ora, disse ella, mi sembrava da qualche
+tempo averti a metà perduta, ma ecco che io ti
+ritrovo. Io mi attristava già di sentirmi sola; oh, io
+non avrei segreti per te! Sì io farò un’opera truce
+come le Eumenidi, io spingo serpenti nelle tenebre.
+Con oro e fiaschi di vino si fa tutto ciò che si vuole
+qui. Quest’uomo che tu hai veduto, e che ti ha tanto
+spaventata, è una delle mie vipere. Egli si chiama
+Vanni, gli altri due si chiamano Guidobaldi e Castelcicala;
+l’ultimo è principe, era nostro ambasciatore
+a Londra. Io gli proposi di ritornare per essere
+il capo delle mie spie, il presidente della mia Giunta
+di Stato; egli ha accettato. Oh! io darò tali ricompense
+ai denunciatori, che farò, come nella antica
+Roma, dello spionaggio uno stato onorevole, e, se
+non onorevole, invidiato almeno.
+</p>
+
+<p>
+— Allora, io ripresi, mi spiego perchè quest’uomo
+parlasse di torture, e dicesse che senza la tortura
+essi non confesserebbero.
+</p>
+
+<p>
+— Già, la tortura è la sua idea fissa, e secondo
+il suo modo di vedere, egli ha ragione. Quest’uomo
+ha ambizione; quando gli altri si contentano di dire
+<i>Nostro Re</i>, egli dice, <i>Mio Re</i>, come se il re fosse soltanto
+per lui, e come se egli solo fosse incaricato
+di guardarlo. Ora i denunciati non mancheranno,
+non mancheranno i prevenuti, ma, forse mancheranno
+i colpevoli, poichè per certi spiriti ostinati,
+non vi sono altri rei conosciuti, che coloro i quali
+confessano il loro delitto; e qui nessuno confessa.
+<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
+Ebbene! Vanni pretende che coll’aiuto di certi arnesi
+da lui inventati, posto che gli si permetta di
+usarne, farà parlare le pietre. Io gli dissi, che per
+parte mia, non mi vi opporrei affatto, e che la verità
+era cosa tanto preziosa, che tutti i mezzi erano
+buoni per giungere a lei. Pertanto vi ha una difficoltà.
+Pare che ciò non sia per nulla secondo la legge;
+ma nemmeno i giacobini non sono nella legge;
+il <i>Giacobinismo</i> non è un reato preveduto, non si poteva
+dunque fare una legge contro di lui, e poichè
+egli è fuori della legge, è lecito servirsi, per reprimerlo,
+di mezzi fuori della legge. Capirai bene che
+non sono tanto abile avvocatessa per sapere tutto
+ciò; la mia vipera, Vanni mi ha fischiato questo argomento:
+egli citò Cicerone, che strangolò Lentulo
+e Cetego, malgrado la legge che proibiva di attentare
+alla vita dei cittadini romani. Maestro Vanni
+è un assai dotto uomo, io lo farò marchese e cavaliere
+dell’ordine costantiniano.
+</p>
+
+<p>
+Io guardava la regina con uno sbalordimento, che,
+lo confesso, non era esente da un certo terrore.
+</p>
+
+<p>
+S’accorse dell’impressione che faceva sopra di me.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, diss’ella, capisco, tu trovi che c’è una differenza
+fra la Carolina d’oggi e quella dei primi
+giorni. Quella metteva la sua fantasia a vestirsi
+dello stesso abito, ad acconciarsi la stessa piuma
+ad avvolgersi nel medesimo sciallo che tu. Quella
+conosceva il dolore, ma non ancora l’odio; se essa
+si chiudeva sola con te, era per cercare le scintille
+della sua passata felicità nelle ceneri del suo amore,
+per dirti: amai nè amerò più; per dirti: io pure
+quantunque regina, ebbi un cuore. La Carolina di
+oggi non ha più il tempo di pensare al passato, se
+<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
+bisogna combattere per l’avvenire. Che cosa è un
+amore esiliato in Sicilia, verso una sorella imprigionata
+in Francia, ed un fratello che ha i piedi sui
+gradini del patibolo? Si tratta pur di felicità, si
+tratta pur di poesia, si tratta pur d’amore; si tratta
+della vita. Non ci ha animale, dall’aquila fino alla
+colomba, che non difenda il suo nido, che non combatta
+per i suoi piccini. Uccidere chi ci vuol uccidere,
+non è vendetta, è l’istinto della conservazione.
+Se noi pure avessimo un Vergnaud, un Péthion, un
+Robespierre non attenderemmo che ci facessero un
+20 giugno ed un 10 agosto, noi faremmo loro una
+notte di S. Bartolomeo. I Valois insegnarono ai Borboni
+che val meglio tirare dal Louvre nella via, di
+quello che lasciar tirare dalla via nel Louvre. Mi
+chiamino signora <i>Veto</i>, mi chiamino signora <i>Poi</i>, mi
+chiamino ciò che vorranno, ma non mi chiameranno
+Giovanna Grey, nè Maria Stuart.
+</p>
+
+<p>
+— Dio ci guardi da una tal disgrazia, disse una
+voce a due passi da noi.
+</p>
+
+<p>
+Ci voltammo di subito, la regina ed io, e ci trovammo
+in faccia ad un uomo, che a certe parti del
+suo vestito più laiche che religiose, era facile riconoscere
+per un dignitario della chiesa.
+</p>
+
+<p>
+Compresi, agli sguardi della regina, ch’essa non
+conosceva lo straniero, che aveva la doppia arditezza
+di sorprenderci e di unirsi alla conversazione.
+</p>
+
+<p>
+Ma io lo riconobbi e gridai:
+</p>
+
+<p>
+— Monsignore Fabrizio Ruffo!
+</p>
+
+<p>
+— Poi che lady Hamilton vuol avere la bontà di
+riconoscermi, vorrà essa aggiungervi quella di presentarmi
+alla regina, alla quale vengo, del resto da
+parte del re?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
+</p>
+
+<p>
+Io consultai la regina cogli occhi. Sentendomi nominare
+il favorito di papa Pio VI, col quale la corte
+di Napoli, l’abbiamo già detto, era in migliori rapporti,
+la sua figura prese un’espressione di benevolenza
+che mi permetteva di soddisfare ai desiderj
+del nobile prelato.
+</p>
+
+<p>
+— Signora, le dissi, permettetemi, seguendo il desiderio
+che egli ora esternò, ch’io abbia l’onore di
+presentare a Vostra Maestà, monsignore Fabrizio
+Ruffo, tesoriere di Sua Santità.
+</p>
+
+<p>
+— Signora, disse il prelato, inchinandosi, nello
+stesso tempo ch’io ringrazio lady Hamilton della
+sua gentilezza, permettetemi di rettificare due piccoli
+errori che essa commise e che doveva commettere.
+Io non sono più tesoriere e sono cardinale.
+</p>
+
+<p>
+— Ve ne faccio i miei complimenti, signore, disse
+la regina; ma Vostra eminenza non mi ha detto che
+veniva dalla parte del re?
+</p>
+
+<p>
+— Lo dissi, signora, e Sua Maestà sarebbe ella
+stessa venuta a Caserta, se non l’avesse impedita
+una caccia di cinghiali nel bosco di lago Fusaro,
+caccia che le fu impossibile di protrarre.
+</p>
+
+<p>
+— Riconosco in ciò il mio augusto sposo, disse la
+regina sorridendo; ma voi non sarete meno il ben
+venuto, sopra tutto se mi recate una buona nuova.
+</p>
+
+<p>
+— Ve ne porto almeno una grande, signora; una
+nuova che potrà avere le più gravi conseguenze.
+L’ambasciatore della repubblica francese a Roma,
+il cittadino Basseville, venne assassinato in una sommossa
+popolare.
+</p>
+
+<p>
+La regina sobbalzò.
+</p>
+
+<p>
+— È veramente una grande nuova che voi mi annunciate.
+E come avvenne la cosa?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà sa che conducendo l’ambasciatore
+di Napoli, il cittadino Mackau, l’ammiraglio
+francese aveva nello stesso tempo condotto l’ambasciatore
+di Roma, il cittadino Basseville.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale accentuò questa parola <i>cittadino</i>, ripetuta
+due volte, in modo che non vi ebbe nulla di
+disaggradevole all’orecchio della regina, grazie all’accento
+col quale la pronunciò.
+</p>
+
+<p>
+Essa lasciò dunque passare questa prima frase
+senza altra espressione, che un sorriso di sprezzo, e
+facendo segno ch’essa ascoltava.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale continuò.
+</p>
+
+<p>
+— La nuova aveva fatto gran fracasso e si era sparsa
+nelle nostre campagne. Io non ho bisogno di dirvi, signora,
+con qual colore i nostri degni preti dipingano
+la repubblica francese alle loro pecore della campagna
+e della città; patteggiare con essa è patteggiare coll’inferno.
+A questa nuova annunciata dai pulpiti, il popolaccio
+di Roma, i barbari del Transtevere, i selvaggi
+della Sabinia, i bifolchi delle paludi Pontine,
+ciechi e feroci come i loro buffali, s’erano riuniti
+sulla via che l’ambasciatore doveva percorrere. Durante
+tre giorni si aspettò. Tutte le sere i preti ripetevano
+nei confessionari alle donne smarrite, che
+l’ambasciatore francese veniva nella città santa ad
+innalzare il vessillo di Satana. Le donne bruciavano
+cere, pregavano e urlavano, gli uomini digrignavano
+i denti ed affilavano i loro coltelli.
+</p>
+
+<p>
+— Bravo popolo, mormorò la regina.
+</p>
+
+<p>
+— In fine l’altro giorno, 13 gennaio, forti grida
+annunciarono l’avvicinarsi della carrozza; tutto il
+popolo si precipitò dalla parte, donde veniva. L’ambasciatore
+era in gran vestito repubblicano, abito
+<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
+azzurro, cintura tricolore annodata sull’abito, cappello
+a tre corni, pennacchio tricolore al cappello.
+Due amici, vestiti presso a poco alla stessa guisa
+erano nella stessa carrozza. A tal vista le grida scoppiarono,
+essi sembrarono sordi ed indifferenti, e continuarono
+il loro cammino. Le vie ed i cavalli della
+loro carrozza erano scomparsi; la si sarebbe detta
+una barca solcante flutti d’uomini. Capitarono così
+al palazzo del cardinal Zelada, entrarono e lo strinsero
+perchè riconoscesse i loro poteri. Egli, che aveva
+istruzioni positive dalla Sua Santità, rifiuta e dichiara
+che per la corte di Roma, la repubblica francese non
+esiste nè esisterà mai. L’ambasciatore saluta il cardinale,
+rimonta in carrozza e, sia per sostenere l’onore
+della Francia, sia per fare appello ai patriotti
+italiani, piantò un vessillo tricolore a fianco del cocchiere.
+A tal vista, come Vostra Maestà comprenderà,
+le grida raddoppiarono e le pietre cominciarono
+a piovere. Il cocchiere spaventato, spinge i cavalli
+al galoppo e dirige la carrozza nella corte di
+un banchiere francese. Per disgrazia o fortuna, secondo
+il modo di guardare la cosa, il tempo manca
+di rinchiudere la porta dietro la carrozza, il popolo si
+precipita, e nella baruffa, in fede mia non si sa come
+ciò sia avvenuto, Sua Eccellenza il cittadino Basseville
+ebbe il ventre aperto da un colpo di rasoio.
+</p>
+
+<p>
+— E si conosce l’assassino? chiese vivamente la
+regina.
+</p>
+
+<p>
+— Sì e no, rispose il cardinale. Sua Santità lo conosce,
+ma il governo di Sua Santità non lo conoscerà.
+Ora, voi comprenderete bene, il papa già
+compromesso per la guerra della Vandea, predicata
+da’ suoi emissari, e compromesso ancor più per la
+<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
+morte dell’ambasciatore francese, avrà il bel fare,
+come fece Pilato, lavarsi le mani del sangue di Basseville;
+ne resterà sempre qualche traccia sulla
+punta delle sue dita. La morte di Basseville è la
+guerra colla Francia. Io vengo, in nome di Sua Santità,
+a chiedere al re Ferdinando, se è in caso di
+sostenerla, ed in questo caso, sempre da parte di
+Sua Santità, mettere a disposizione del campione
+della chiesa i pochi talenti che, a questo riguardo,
+mi fornirono la natura e l’educazione.
+</p>
+
+<p>
+La regina sorrise:
+</p>
+
+<p>
+— Allora Vostra Eminenza appartiene, se non erro,
+alla Chiesa militante.
+</p>
+
+<p>
+— E credetelo, signora, io sono della razza di Lavalette
+e di Richelieu. Nel medio evo avrei portato
+la corazza e la spada, e fatto la guerra ai Turchi od
+agli Ugonotti. Oggi sono pronto a fare la guerra ai
+Francesi, i quali sono pagani di una specie ben peggiore.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, signor cardinale, disse la regina, noi
+ci ingegneremo di darvi da lavorare: disgraziatamente
+la cosa non dipende da me sola.
+</p>
+
+<p>
+— Lo so, riprese il cardinale, ma... egli mi guardò,
+ma se la signora vuol immischiarsene.
+</p>
+
+<p>
+— Io, signor cardinale? e che volete voi che io
+faccia, Dio buono?
+</p>
+
+<p>
+— Eh, signora! Pericle ha fatta la guerra di Sanne,
+di Megara, del Peloponneso per i consigli e l’influenza
+di Aspasia. Aspasia non era più bella di voi, e Pericle
+non aveva più influenza sugli affari della Grecia,
+che sir William Hamilton, per suo fratello di latte
+il re Giorgio, non ne ha sugli affari dell’Inghilterra,
+<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
+L’Inghilterra dichiari la guerra alla Francia e noi
+siamo salvi.
+</p>
+
+<p>
+— Tu l’intendi, disse la regina, il cardinale parla
+in nome del nostro Santo Padre il Papa, ed il nostro
+Santo Padre il Papa è infallibile.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, sia, mia cara regina, risposi, e farò
+tutto ciò che potrò meglio. Ecco a proposito Pericle,
+che viene a porsi a nostra disposizione.
+</p>
+
+<p>
+Di fatti sir William s’avanzava dalla nostra parte;
+e siccome era l’ora del pranzo, rientrammo nel castello;
+Sua Maestà invitò sir William a pranzo, ritenne
+il cardinale e, pranzando, facemmo i progetti
+più bellicosi del mondo.
+</p>
+
+<p>
+Quando penso ora che io fui per qualche cosa,
+non fosse altro, per il valore di un grano di sabbia
+nella coppa che piegò dalla parte di una guerra che
+durò vent’anni e che non è forse estinta ancora, io
+mi spavento della respondenza che un grano di
+sabbia può avere davanti a Dio.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span></p>
+
+<h2>XII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Il cardinale aveva ragione. L’assassinio di Basseville
+suscitò un’immensa emozione in Francia. La
+convenzione decretò che una solenne vendetta si
+sarebbe presa di quest’assassinio, e che la Francia
+adottava suo figlio.
+</p>
+
+<p>
+Ma questo rumore fu in breve assorbito dal rumore
+di un assassinio ben maggiormente importante:
+al 27 gennaio si seppe a Napoli che Luigi XVI era
+stato condannato a morte: al 1 febbraio si seppe che
+la sentenza era stata eseguita.
+</p>
+
+<p>
+Nel momento in cui la stessa notizia arrivò a Londra,
+Pitt significò al ministro di Francia di uscire
+entro ventiquatt’ore dall’Inghilterra. Spinto da me,
+debbo dire che non aveva bisogno di questa spinta,
+<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
+sir William aveva scritto direttamente tre o quattro
+lettere al re Giorgio, e questi gli aveva risposto
+con un piccolo viglietto di suo pugno, in cui gli diceva
+che l’Inghilterra, volendo dare tutti i torti alla
+Francia, aspettava che i francesi avessero ucciso il
+re, ma una volta che il re fosse ucciso avrebbe immediatamente
+incominciato le ostilità colla Francia.
+</p>
+
+<p>
+Noi ricevemmo a Napoli due lettere nello stesso
+tempo che ci annunziavano l’esecuzione di Luigi XVI
+avvenuta il 21 gennaio, e il rinvio da Londra dell’ambasciatore
+di Francia. Benchè questa morte
+fosse preveduta, pure fu un colpo terribile per la
+regina. La lettera dell’ambasciatore era sopra carta
+listata a lutto, e suggellata in nero. Scorgendo la
+lettera, la regina comprese tutto, gettò un grido e
+svenne dicendo: — <i>Ah! l’hanno ammazzato.</i>
+</p>
+
+<p>
+Furono subito dati gli ordini perchè cessassero
+le feste del carnevale, perchè la corte e le autorità
+vestissero a lutto, e perchè si recitassero in tutte
+le chiese le preghiere dei morti.
+</p>
+
+<p>
+Poi Castelcicala, Guidobaldi e Vanni sapevano di
+poter incominciare l’opera per cui erano stati chiamati.
+</p>
+
+<p>
+Si fecero degli arresti, e la regina incominciò solamente
+a sorridere, quando seppe che più di trecento
+giacobini erano stati arrestati.
+</p>
+
+<p>
+Poi la regina ritornò padrona del consiglio, non
+osando nessuno di opporsi a risentimenti che si consideravano
+giustissimi. Il governo napolitano seguitando
+sempre ad essere l’alleato della Francia preparò
+la guerra; l’esercito fu portato a 36,000 uomini,
+e l’armata navale a 102 legni d’ogni grandezza.
+</p>
+
+<p>
+Il cardinale Ruffo aveva voluto in tutte le circostanze
+<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
+prendere un’importanza militare o politica che la conoscenza
+del suo merito gliela faceva desiderare, e
+alla quale gli davano diritto non solamente le raccomandazioni
+del sovrano Pontefice, ma ancora gli
+studi fatti nell’artiglieria, studi che non saprei precisare
+nella mia ignoranza in tale materia, ma che
+consistevano, credo, nell’invenzione di un nuovo metodo
+per arroventare le bombe; ma sia che il ministro
+Acton non avesse punto la stessa confidenza
+del cardinale nei suoi meriti, sia invece che temesse
+per la sua fortuna l’influenza di un uomo superiore,
+sia finalmente che la regina, — ed io, sto per questa
+ultima opinione — che aveva una certa antipatia per
+il cardinale, abbia neutralizzato la buona intenzione
+del re che lo aveva preso francamente sotto la sua
+protezione, scorsero due o tre mesi, senza che il
+cardinale prendesse una posizione alla corte.
+</p>
+
+<p>
+Un giorno mi meravigliai colla regina perchè un
+uomo di merito come il cardinale stesse tanto tempo
+inoperoso, e non approfittasse della grande amicizia
+che il Sovrano Pontefice aveva per lui per riprendere
+alla corte di Roma la posizione cui gli dava diritto
+il suo rango di primo dignitario della Chiesa;
+ma la regina mi spiegò allora che il cardinale Ruffo
+aveva portato colle sue dilapidazioni un tale disordine
+nelle finanze pontificie, che Pio VI l’aveva
+fatto cardinale perchè non potesse più essere tesoriere;
+ora il nuovo porporato, come si dice in Italia,
+non potendo più vivere a Roma colle abitudini di
+lusso che aveva contratte colla rendita di cardinale
+che era di trentamila lire, era stato inviato da Sua
+Santità al re Ferdinando nella sua qualità di suddito
+<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
+napolitano, nella speranza che Pio VI aveva, che
+l’impiego che il cardinale Ruffo occuperebbe alla
+corte di Napoli, raddoppierebbe la sua rendita, e
+che con sessanta mila lire potrebbe vivere. La regina
+mi confessava allora di essersi opposta che il
+ministro Acton entrasse in questa piccola combinazione
+finanziaria di raddoppiare la rendita del cardinale
+a spese del Ministero della guerra.
+</p>
+
+<p>
+La regina era lungi dal prevedere a quell’epoca i
+servigi che le avrebbe reso sei anni dopo come soldato
+quel cardinale che essa allontanava oggi dalle
+cose militari.
+</p>
+
+<p>
+Ma il re che invece aveva una grande simpatia
+per Sua Eminenza, sia che volesse effettivamente
+trovare un’occasione per raddoppiargli gli stipendi,
+sia che, come egli faceva sovente, vi aggiungesse
+il sarcasmo alla gentilezza, il re diede al cardinale
+il posto che meno conveniva, diciamolo, ad un uomo
+di Chiesa.
+</p>
+
+<p>
+Egli lo nominò ispettore della sua colonia di S.
+Leucio.
+</p>
+
+<p>
+Ora mi si domanderà senza alcun dubbio che cosa
+era questa colonia di S. Leucio.
+</p>
+
+<p>
+La cosa è assai difficile a dirsi, ma non importa;
+ho già detto tante cose difficili, e me ne restano
+ancora tante da dire, che l’esitazione sarebbe ridicola.
+D’altronde lascerò parlare il re Ferdinando in
+persona e sarà libero allora di scegliere fra la bonarietà,
+l’ipocrisia ed il cinismo, il sentimento che
+lo portò a rendere conto della sua creazione della
+colonia di S. Leucio, harem campestre, ove egli era
+meno sultano del gran Turco nel suo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
+</p>
+
+<p>
+Copio l’originale stesso del re, che la regina Carolina
+mi diede in uno dei suoi giorni di allegria o
+di disprezzo. È re Ferdinando che parla:
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p class="center">
+ORIGINE E PROGRESSO<br>
+<i>della popolazione di S. Leucio</i>.
+</p>
+
+<p>
+«Non essendo certamente l’ultimo del miei desideri
+quello di ritrovare un luogo ameno e separato
+dal rumore della corte, in cui avessi potuto impiegare
+con profitto quelle poche ore di ozio, che mi
+concedono di volta in volta le cure più serie del
+mio stato; le delizie di Caserta e la magnifica abitazione
+incominciata dal mio augusto padre e proseguita
+da me non traevano seco coll’allontanamento
+dalla città anche il silenzio e la solitudine,
+atta alla meditazione od al riposo dello spirito; ma
+formavano un’altra città in mezzo alla campagna,
+colle stesse idee del lusso e della magnificenza della
+capitale. Pensai dunque nella villa medesima di scegliere
+un luogo più separato, che fosse quasi un
+romitorio, e trovai il più opportuno essere il sito di
+S. Leucio.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Vedremo ora quali erano le idee di re Ferdinando
+sulla meditazione e sul riposo dello spirito.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Avendo pertanto nell’anno 1773 fatto murare il
+bosco, nel recinto del quale eravi la vigna e l’antico
+casino dei principi di Caserta, chiamato di Belvedere,
+in un’eminenza feci fabbricare un picciolissimo
+casino per mio comodo nell’andarvi a caccia.
+Feci anche accomodare un’antica e mezza diruta
+casetta, ed altra nuova costruire. Vi posi cinque o
+<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
+sei individui per la custodia del bosco e per aver
+cura del sopraddetto casinetto, delle vigne, plantazioni
+e territori in esso recinto incorporati. Tutti
+questi tali colle loro famiglie furon da me situati
+nelle sopradette due casette e nell’antico casino di
+Belvedere, che feci indi riattare. Nell’anno 1776 il
+salone di detto antico casino fu ridotto a Chiesa,
+eretta in parrocchia per quegli abitanti accresciuti
+al numero di altre famiglie diciassette, per cui mi
+convenne ampliare le abitazioni, come feci anche
+della mia.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Il re continua.
+</p>
+
+<div class="blockquote">
+<p>
+«Ampliato che fu il casino, incominciai ad andarvi
+ad abitare, e passarvi l’inverno; ma avendo avuto
+la disgrazia di perdere il mio primogenito, e per
+questa cagione più non andandoci ad abitare, stimai
+di quell’abitazione farne altro più utile uso. Gli abitanti
+sopraccitati, con altre quattordici famiglie aggregatici,
+giunti essendo al numero di 134, attesa la
+favorevole prolificazione prodotta dalla bontà dell’aria
+e dalla tranquillità e pace domestica in cui
+viveano, e temendo, che tanti fanciulli e fanciulle,
+che aumentavasi nella giornata, per mancanza
+di educazione, non divenissero un giorno e formassero
+una pericolosa società di scostumati e malviventi,
+pensai di stabilire una casa di educazione
+pe’ figliuoli dell’uno e dell’altro sesso, servendomi
+per collocarveli del mio casino; ed incominciai a
+formarne le regole, ed a ricercar dei soggetti abili
+ed idonei per tutti gli impieghi a tal uopo neccessari.
+</p>
+
+<p>
+«Dopo di aver messo quasi tutto all’ordine, riflettei
+che tutte le pene, che mi sarei date, e tutte
+<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
+le spese che mi sarei erogate, sarebbero state inutili;
+poichè tutta questa gioventù, benchè bene educata,
+giunta ad una età tale d’avere terminati tutti
+quegli studi alla di lor condizione adattati, sarebbe
+rimasta senza far nulla; o almeno applicar volendosi
+a qualche mestiere, avrebbe dovuto altrove
+portarsi, per ricercarsi il sostentamento, non essendomi
+possibile di situarne che pochi al mio servizio
+nel luogo. Ed in quel caso, come sommamente sensibile
+sarebbe stato alle rispettive famiglie il separarsene:
+così anch’io provato avrei una gran pena
+di vedermi privato di tanta bella gioventù, che
+come miei proprii figli avea riguardato sempre, ed
+aveva con tanta pena cresciuti. Rivolsi dunque altrove
+le mie mire, e pensai di ridurre quella popolazione,
+che sempre più aumenta, utile allo Stato,
+utile alle famiglie, ed utile finalmente ad ogni individuo
+di esse in particolare; e, rendendo in tal maniera
+felici e contenti tanti poveretti, che, per altro
+fin dal giorno d’oggi, essendo vissuti nel santo timore
+di Dio ed in ottima armonia e quiete fra di
+essi, non mi hanno dato menomo motivo di lagnarmene,
+godere io di questa soddisfazione in mezzo di
+essi, e delle loro benedizioni, in quei momenti, che
+le altre mie cure più interessanti mi permettono di
+prendere qualche sollievo.»
+</p>
+</div>
+
+<p>
+Come si vede il re Ferdinando aveva finalmente
+trovato quel silenzio e quella solitudine tanto necessaria
+alla meditazione ed alla calma dello spirito.
+</p>
+
+<p>
+Arrivato a questo punto inaspettato, il re Ferdinando,
+mosso da riconoscenza per questa bella gioventù
+che consolava il suo animo, determinò di dare
+a quella colonia così prospera, e che prometteva di
+<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
+diventarla di più, le leggi che ricordassero quelle
+che Saturno e Rea avevano dato ai loro popoli nell’età
+dell’oro.
+</p>
+
+<p>
+In conseguenza di che incominciò ad abolire i diritti
+tirannici dei parenti sui loro figli, diritti che
+spesso impedivano a loro di seguire le ispirazioni
+del loro cuore e gli istinti naturali.
+</p>
+
+<p>
+I figli ebbero dunque il diritto di scegliersi e sposarsi
+senza che i parenti vi avessero parte in questo
+grave affare del matrimonio, in cui tante volte non
+vi prendono parte se non per guastare tutto. Nel
+giorno di Pentecoste di ogni anno, uscendo dalla
+messa solenne, i giovani facevano conoscere a tutto
+il villaggio la scelta che avevano fatto. Il giovane
+sotto l’atrio della chiesa offriva un mazzo di rose
+bianche a quella che amava; se la fanciulla cui era
+stato offerto il mazzetto lo contraccambiava porgendogli
+il suo mazzetto di rose di color naturale,
+tutto era finito. I due amanti erano promessi da quel
+giorno, ed alla domenica seguente si sposavano.
+</p>
+
+<p>
+Nell’intervallo il re li faceva venire da lui, separatamente
+s’intende, e faceva loro un discorso sui
+doveri coniugali, e siccome si era riservato di dare
+la dote agli sposi, secondo che la fanciulla aveva
+ascoltato il discorso del re con maggiore o minore
+compunzione, la dote aumentava o diminuiva, si sa
+bene secondo l’attenzione che prestava la fidanzata
+ad un discorso così importante.
+</p>
+
+<p>
+Del resto non giudici, non tribunali; quando nasceva
+qualche querela fra gli individui, tre vecchi
+eletti dalla colonia pronunziavano le loro sentenze,
+come S. Luigi, sotto una quercia.
+</p>
+
+<p>
+Per evitare le follie che il lusso potesse far nascere
+<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
+fra quelle persone, le fanciulle della colonia
+avevano tutta la stessa foggia di vestire semplice
+ma elegante; il re l’aveva fatto disegnare dal suo
+pittore ordinario, ed eccettuate le distinzioni introdotte
+dal re stesso per le brave operaje, nessuno
+poteva fare qualsiasi variazione nel vestire.
+</p>
+
+<p>
+Inoltre la coscrizione era abolita pe’ maschi.
+</p>
+
+<p>
+Lo si vede, per giungere a questo risultato, il re
+avrebbe dovuto riunire la sapienza di Salomone e
+la scienza sociale di Idomeneo.
+</p>
+
+<p>
+Ebbene, non sapendo che farne del cardinale Ruffo,
+il reale fondatore della colonia di S. Leucio, lo pose
+al governo del suo stabilimento.
+</p>
+
+<p>
+Forse quella non era una piazza per un cardinale;
+ma gli uomini di spirito non sono mai fuori di posto,
+ed il cardinale Ruffo era un uomo di molto spirito.
+</p>
+
+<p>
+E la regina, che non ne aveva meno del cardinale,
+vedeva con sua grande soddisfazione prosperare, ingrandirsi
+il paese e popolarsi lo stabilimento di S.
+Leucio. Se il re aveva studiato Salomone ed Idomeneo,
+essa aveva studiato madama Pompadour, e regnava
+mentre il re si divertiva.
+</p>
+
+<p>
+È vero che Napoli non era una cosa piacevole a
+regnare nell’anno di grazia 1793.
+</p>
+
+<p>
+Lo vedremo ora ritornando alle cose politiche.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span></p>
+
+<h2>XIII.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Ho detto che nella stessa giornata in cui l’Inghilterra
+aveva appreso la decapitazione di Luigi XVI,
+il governo inglese aveva invitato l’ambasciatore di
+Francia a prendere i suoi passaporti.
+</p>
+
+<p>
+Era un insulto che nel suo orgoglio la Francia
+non poteva sopportare, quantunque avesse dichiarato
+per la prima la guerra all’Austria: nove giorni
+dopo il rinvio del suo ambasciatore, essa dichiarò
+la guerra all’Inghilterra ed all’Olanda.
+</p>
+
+<p>
+L’Inghilterra non aspettava che questo passo.
+Intesi allora sir William e la regina a numerare le
+forze delle due potenze e constatare con gioia la
+superiorità delle forze materiali della Gran Brettagna
+in confronto di quelle della Francia.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
+</p>
+
+<p>
+La Francia era senza denaro, senz’armi e quasi
+senz’armata; tutte le sue forze consistevano in 66
+vascelli di linea e 96 fregate o corvette.
+</p>
+
+<p>
+L’Inghilterra era in uno stato finanziario così
+prospero, che M. Pitt diceva che se avesse tanto danaro
+per rimborsare il debito, invece di far ciò, egli
+getterebbe quel denaro nel Tamigi.
+</p>
+
+<p>
+In quanto alle sue forze navali erano di 158 vascelli
+di linea, di 22 vascelli da cinquanta cannoni,
+di 125 fregate e 180 cutters; vale a dire che aveva
+quattro volte circa il numero delle navi che aveva
+la Francia.
+</p>
+
+<p>
+Aggiungete a ciò 100 vascelli di guerra che possedeva
+l’Olanda, e vedrete che le due potenze potevano
+opporre 503 legni a 162.
+</p>
+
+<p>
+Questo calcolo fatto e rifatto dieci volte innanzi
+al re Ferdinando, gli diede il coraggio di unirsi
+all’Inghilterra; ed al 20 luglio 1793, senza far significare
+alla Francia la rottura del suo trattato, il governo
+di Napoli firmò <i>un trattato segreto</i> col governo
+britannico.
+</p>
+
+<p>
+Questo trattato portava che il re di Napoli aggiungeva
+dodici legni, di cui quattro vascelli di linea ed
+altrettante fregate alla squadra che l’Inghilterra
+inviava nel Mediterraneo, e sei mila uomini alle
+truppe che erano a bordo di quella squadra.
+</p>
+
+<p>
+Il re aveva a poco a poco abbandonato la presidenza
+del consiglio; era la regina che assisteva alle
+deliberazioni, e che le spingeva colla rabbia dell’odio.
+Uomini e navi furono pronte in due mesi,
+ed una parte andò a raggiungere la flotta anglo-spagnuola
+che incrociava innanzi a Tolone.
+</p>
+
+<p>
+Da un agente realista che la regina aveva in questa
+<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
+città, noi sapevamo tutto ciò che avveniva; Tolone
+aveva preso parte alla grande insurrezione che
+era scoppiata nel mezzogiorno della Francia contro
+la Convenzione.
+</p>
+
+<p>
+La città era divisa in tre parti: i Giacobini, i Realisti
+costituzionali, ed i Realisti puri.
+</p>
+
+<p>
+Sapevamo che i realisti costituzionali ed i realisti
+puri, spaventati dalle esecuzioni che avevano incominciato
+a decimarli, si erano riuniti insieme, e si
+trattava nientemeno che di dare la città agl’Inglesi.
+</p>
+
+<p>
+Al 10 settembre si segnalò un vascello inglese che
+faceva vela verso il porto di Napoli, e sembrava venire
+dalle coste di Francia.
+</p>
+
+<p>
+Da alcune settimane, in attesa di notizie importanti,
+noi non ci allontanammo più da Napoli.
+</p>
+
+<p>
+La regina fu dunque prevenuta dell’avvenimento,
+e fece prevenire sir William e me. Dico dell’avvenimento,
+perchè nelle circostanze, in cui noi eravamo,
+l’arrivo di un vascello inglese era un avvenimento.
+</p>
+
+<p>
+Ci recammo di fretta a palazzo. Trovai la regina
+sul terrazzo che osservava col cannocchiale il bastimento,
+che ammainava a poco a poco le vele per
+diminuire di velocità ed entrava nel porto.
+</p>
+
+<p>
+Dai segnali si seppe che questo bastimento era
+l’<i>Agamennone</i>, vascello di linea di S. M. Britannica,
+e che veniva da Tolone.
+</p>
+
+<p>
+Questo poco che si sapea, voleva dir molto, il re
+e sir William non ebbero la pazienza d’aspettare le
+notizie che portava, ed andarono ad incontrarlo.
+</p>
+
+<p>
+Tutti e due s’imbarcarono su di un canotto della
+Real Marina, e ad onta delle leggi sanitarie salirono
+a bordo.
+</p>
+
+<p>
+Appena saliti, i fianchi del vascello rimbombarono
+<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
+con una salva d’onore, e l’<i>Agamennone</i> disparve in
+una nube di fumo.
+</p>
+
+<p>
+Dopo mezz’ora il re e sir William ritornarono. Sir
+William si recò direttamente alla ambasciata e mi
+fece dire di venire a raggiungerlo, avendo bisogno
+di me per aiutarlo a ricevere un ospite inaspettato.
+</p>
+
+<p>
+Lasciai che Sua Maestà desse alla regina le notizie
+di cui era curiosa, e pensando che sir William
+ne era consapevole al pari del re, perchè nella conferenza
+fra il re ed il capitano dell’<i>Agamennone</i>, egli
+aveva servito di interprete, presi congedo dalla regina,
+e salii in carrozza ordinando al cocchiere di
+andare a casa.
+</p>
+
+<p>
+Sir William mi aspettava.
+</p>
+
+<p>
+— Mia cara Emma, mi disse scorgendomi, vi presenterò
+un uomo piccolo, che non può vantarsi di
+esser bello, ma che a mio avviso sarà uno dei più
+grandi uomini di guerra che l’Inghilterra abbia
+avuto.
+</p>
+
+<p>
+Mi misi a ridere dell’entusiasmo di sir William.
+</p>
+
+<p>
+— Come potete prevederlo? gli chiesi io.
+</p>
+
+<p>
+— Dalle poche parole che abbiamo contraccambiato,
+vi rispondo che costui maraviglierà il mondo.
+Voi sapete che non ho mai voluto ricevere in casa
+mia nessun uffiziale inglese; ebbene per amor mio,
+vi prego di fargli gli onori di casa; date gli ordini
+di preparargli un appartamento, e che non manchi
+di nulla.
+</p>
+
+<p>
+— E quando arriva il vostro futuro grand’uomo,
+sir William? dimandai.
+</p>
+
+<p>
+— Da un momento all’altro pranzeremo insieme
+col Re, e domani andremo tutti insieme a passare
+la giornata a Portici.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Mi direte almeno come si chiama il vostro eroe?
+</p>
+
+<p>
+— Orazio Nelson, cara amica: non dimenticate
+questo nome, che sarà celebre un giorno.
+</p>
+
+<p>
+Non aveva da fare alcuna osservazione, e non ne
+feci punto.
+</p>
+
+<p>
+Il palazzo dell’ambasciata era immenso. Era corsa
+la voce, qualche tempo prima, che il Principe di
+Galles, quello stesso Principe che vidi una sera raggiante
+di gioventù e d’amore a traverso le finestre
+aperte di miss Arabella, doveva venire a Napoli; a
+questa notizia sir William si era dato premura di
+preparare un appartamento; il Principe non era venuto,
+e l’appartamento era rimasto tutto in ordine
+per ricevere un Principe. — Credetti che nulla era
+troppo bello nè troppo buono pel futuro grand’uomo
+di sir William, e destinai l’appartamento del Principe
+di Galles per il capitano Nelson.
+</p>
+
+<p>
+Volle il caso che uno del più be’ ritratti che mi
+fece Romney si trovasse in quest’appartamento.
+</p>
+
+<p>
+Quando rientrai nella sala, sir William non era più
+solo: era con un uffiziale che portava l’uniforme
+della marina inglese: appena mi videro, si alzarono
+e mi vennero incontro. Sir William mi presentò il
+capitano Nelson.
+</p>
+
+<p>
+Se è permesso di credere ai presentimenti, giurerei
+qui che, sia attrazione istintiva o la potenza della
+preoccupazione per ciò che mi aveva detto sir William,
+sentii una certa emozione nel rispondere alle
+parole del capitano Nelson. Come lo aveva detto sir
+William, il capitano Nelson era però lontano dell’essere
+un bell’uomo.
+</p>
+
+<p>
+Sono scorsi diciotto anni da quel giorno, eppure
+lo veggo tale e quale si trovava quando mi fu presentato,
+<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
+e la guerra aveagli ancora risparmiate le
+mutilazioni che ha dovuto sopportare.
+</p>
+
+<p>
+Era un uomo di trentacinque anni, piccolo di statura,
+pallido in faccia, con occhi azzurri, il naso aquilino
+che distingue il profilo degli uomini di guerra,
+ed il mento fortemente pronunciato, indizio di tenacità
+spinta fino all’ostinazione; i capelli e la barba
+erano di un biondo fulvo, i capelli erano radi e la
+barba mal disposta.
+</p>
+
+<p>
+Mi baciò la mano con molto imbarazzo, ma abbastanza
+con disinvoltura. Era facile riconoscere in
+lui l’uomo di mare in tutto il significato della parola,
+e si sarebbe cercato invano in lui il gentleman
+inglese, di cui mi avevano lasciato un ricordo le mie
+prime conoscenze.
+</p>
+
+<p>
+Si conosce già la notizia che egli recava, tale notizia
+era terribile per la Francia: il suo primo porto
+militare era stato reso agli Inglesi.
+</p>
+
+<p>
+Ecco in due parole i particolari dell’avvenimento,
+raccolti dalla bocca stessa del capitano Nelson.
+</p>
+
+<p>
+Ho già detto ciò che noi sapevamo dei tre diversi
+partiti ch’esistevano a Tolone: giacobini, realisti
+costituzionali e realisti puri.
+</p>
+
+<p>
+Gli ultimi due, domati dai giacobini, si riunirono
+e risolsero di fare una controrivoluzione tostochè
+l’occasione si presentasse.
+</p>
+
+<p>
+Ciò avvenne ben presto. — La costituzione del
+1793 era stata stabilita; i giacobini l’avevan fatta
+proclamare a suoni di tamburo e di tromba.
+</p>
+
+<p>
+Questa Costituzione, tutta di violenza e bagnata
+ancora del sangue di Luigi XVI, non era stata fatta
+certamente per conciliare i partiti. Un fermento generale
+destossi nella città in seguito alla sua proclamazione;
+<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
+i realisti puri ed i costituzionali si riunirono
+per opporsi alla sua accettazione.
+</p>
+
+<p>
+Prevedendo le autorità giacobine ciò che sarebbe
+avvenuto, fecero affiggere un decreto che puniva di
+morte chiunque osasse proporre l’apertura delle sezioni.
+</p>
+
+<p>
+Quel decreto produsse un effetto contrario a quello
+che si supponeva.
+</p>
+
+<p>
+Tutti si recarono in folla alle sezioni e fu tale la
+premura, che le porte non si aprirono ma si sfondarono.
+</p>
+
+<p>
+La controrivoluzione fu compita in un istante, le
+carte del club dei giacobini furono sequestrate, ed
+arrestati i principali capi della società, e condotti
+nella stessa prigione donde, per lasciar loro il posto,
+si fecero uscire i realisti.
+</p>
+
+<p>
+Il generale conte Maudit che comandava la piazza,
+e sul quale i realisti sapevano con ragione di poter
+contare, fu una di quelle rare autorità civili e militari
+che restarono al loro posto.
+</p>
+
+<p>
+Il patibolo, come le prigioni, dopo aver lavorato
+pei realisti, lavorava pei giacobini; la ghigliottina
+invece di essere demolita, continuò a funzionare, e
+tagliava la testa dei repubblicani invece di decapitare
+i realisti.
+</p>
+
+<p>
+Una di queste esecuzioni fece nascere un tumulto,
+che quasi fece perdere tutto.<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a>
+</p>
+
+<p>
+Il nuovo tribunale condannò a morte un tal Alessio
+Lambert, uomo molto popolare a Tolone: si formò
+<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
+una congiura per salvarlo; e difatti, nel momento
+che lo conducevano al supplizio, una immensa folla
+di popolo si precipitò sulla forza armata che lo scortava.
+Il corteggio funebre era arrivato in questo momento
+nella contrada dei Calderai che divenne il
+teatro di un combattimento terribile. Uno degli uomini
+della scorta, vedendo che il popolo trionfava,
+scaricò a bruciapelo il suo fucile sul prigioniero, che
+cadde ferito gravemente, ma forse non mortalmente,
+poichè la palla gli aveva attraversato il corpo; ma
+tosto le sezioni ripresero il sopravvento, e gli assalitori
+furono messi in fuga. Alessio Lambert seguito
+alla traccia del sangue come un capriolo ferito, ricadde
+nelle mani dei reazionari che si divisero in due
+partiti; gli uni volevano fosse protratta l’esecuzione,
+gli altri che fosse giustiziato immediatamente. La
+maggioranza fu per la esecuzione immediata; difatti
+nello stesso giorno Alessio Lambert fu giustiziato.
+</p>
+
+<p>
+Tolone fu messa fuori della legge dalla Convenzione,
+vale a dire che ogni patriota aveva diritto di
+tirare su di un Tolonese come su di un cane.
+</p>
+
+<p>
+Ma ad onta della sua rivolta, cosa singolare, Tolone
+aveva conservato tutte le forme repubblicane,
+e la bandiera tricolore sventolava sulla città. Era
+troppo pei giacobini, ma non era abbastanza pei
+realisti. Volgendo gli occhi al mare, questi ultimi
+videro la crociera anglo-ispano-napolitana, che bloccava
+il porto, e risolsero di consegnare Tolone agli
+Inglesi, e di sfuggire con questo tradimento all’anatema
+della Convenzione nazionale.
+</p>
+
+<p>
+Si fecero delle trattative coll’ammiraglio Hood,
+che non voleva decidere nulla senza essere sicuro
+della cooperazione del generale conte Maudit che
+<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
+comandava la piazza, e dell’ammiraglio Tragoff che
+comandava la flotta. Costoro entrarono a parte delle
+trattative, ma non poterono far intender tanto facilmente
+la ragione al contrammiraglio Saint Julien
+che era un Giacobino marcio. Non era quasi venuto
+in cognizione del progetto, che invece di secondarlo
+radunò il suo equipaggio, lo arringò con veemenza,
+e fece giurare agli uffiziali ed ai marinai di non
+giammai sopportare che le flotte nemiche entrassero
+nei porto di Tolone. Il contrammiraglio Saint Julien
+aveva approfittato per fare questo discorso repubblicano
+del momento appunto in cui il suo superiore era
+a terra, vedendo l’unanimità non soltanto del suo
+equipaggio, ma anche di quelli degli altri bastimenti.
+Il signor di S. Julien ne prese il comando, e manovrò
+in modo di chiudere interamente l’approdo verso la
+rada.
+</p>
+
+<p>
+Questa volta senza un colpo disperato i realisti
+sarebbero stati perduti. L’armata del generale Carteau,
+dopo aver preso Marsiglia, si dirigeva su Tolone;
+il contrammiraglio S. Julien chiudendo la rada, impediva
+loro qualunque ritirata.
+</p>
+
+<p>
+Questo colpo disperato fu tentato e riuscì.
+</p>
+
+<p>
+I realisti combinarono cogl’Inglesi un trattato nel
+quale fu stabilito che entrando in Tolone, essi avrebbero
+preso possesso della piazza in nome e come
+alleati di S. M. il re Luigi XVII, povero re fanciullo
+prigioniero nelle carceri del Tempio colla sua madre,
+che doveva ben presto lasciarlo orfano, a cui il calzolaio
+Simon, al quale era affidato, faceva ballare la
+carmagnola a colpi di cinghia.
+</p>
+
+<p>
+In seguito a questo trattato, essi dichiararono la
+flotta ribelle alla volontà generale degli abitanti, e
+<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
+stabilirono che si sarebbe impiegato la forza contro
+di essa; in conseguenza di che si misero degli ufficiali
+realisti a tutti i posti ove trovavansi degli ufficiali
+repubblicani, e particolarmente alla gran torre,
+le cui batterie si ordinava al capo di tener pronte, e
+di tirare sulla flotta al primo segnale. Nel tempo
+stesso l’ammiraglio Hood attaccherebbe e cercherebbe
+di forzare l’entrata nella rada.
+</p>
+
+<p>
+Queste notizie pervennero al contrammiraglio S.
+Julien, il quale rispose che bombarderebbe la città,
+facendo da tutti i legni il fuoco delle sue artiglierie.
+</p>
+
+<p>
+La guerra civile stava per iscoppiare, e nessuno
+avrebbe saputo dire come la cosa sarebbe terminata;
+allorchè la fregata <i>la Perle</i>, comandata dal
+luogotenente Van Kempen, si staccò ad un tratto
+dalla flotta e venne a cimentarlo dalla parte della
+città, l’ammiraglio Tragoff approfittò subito dell’occasione.
+Si fece trasportare sulla fregata, ed
+inalberò la sua bandiera di comando, sapendo quanta
+era la venerazione dei marinai per questo segno:
+infatti a quella vista una parte dei legni abbandonò
+il contrammiraglio S. Julien, il quale, rimasto solamente
+con sette navi, risolse di passare in mezzo
+alla squadra inglese, risoluzione che egli eseguì con
+vera fortuna. Ma allora Tolone restò senza difensori,
+ed i realisti, diventati padroni, vi introdussero gl’Inglesi.
+</p>
+
+<p>
+Ho curato molto i particolari di quest’avvenimento,
+sebbene non sembrassero appartenere alle memorie
+di una donna per due ragioni; la prima perchè hanno
+avuto, per la impressione prodotta sull’animo della
+regina, una grande influenza sugli avvenimenti sui
+<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
+quali ho preso più tardi una parte troppo attiva; la
+seconda, perchè la mia intimità colla Corte di Napoli
+mi ha messo in posizione di conoscere dei particolari,
+ignorati anche dagli stessi storici che hanno
+scritto in quella epoca.
+</p>
+
+<div class="chapter">
+<p><span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span></p>
+
+<h2>XIV.</h2>
+</div>
+
+<p>
+Poco prima dell’arrivo del capitano Nelson a Napoli,
+andai dalla regina forse prima dell’ora consueta:
+mi rispose, con mio grande stupore, che la
+regina si era ritirata ed aveva proibito di lasciar
+entrare chicchessia senza suo permesso.
+</p>
+
+<p>
+Mi disponeva ad andarmene, sapendo che vi era
+sempre eccezione per me, e maravigliata perchè questa
+eccezione non fosse mantenuta in quel giorno
+come negli altri, quando intesi chiamare nella stanza
+della regina.
+</p>
+
+<p>
+Si accorse al rumore del campanello, e dalla porta
+si dimandava: — Che vuole Vostra Maestà?
+</p>
+
+<p>
+— Chiamatemi Luigi Custode, rispose la regina.
+</p>
+
+<p>
+Volendo sapere subito perchè anch’io era stata
+<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
+consegnata alla porta del suo appartamento al pari
+degli altri:
+</p>
+
+<p>
+— Sono qui Maestà, diss’io.
+</p>
+
+<p>
+— Emma! esclamò la regina, ed aprendo interamente
+la porta: veggo bene che sei là, disse ridendo,
+e perchè vi sei?
+</p>
+
+<p>
+— Ma, risposi, perchè Vostra Maestà ha interdetto
+l’ingresso a <i>chicchessia</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Ma tu sei forse compresa nel <i>chicchessia</i>? tu
+Emma, vale a dire, la mia amica, la sola donna per
+cui non abbia segreti! vuoi dunque venire? e mi
+chiamò con un segno di testa e colla voce.
+</p>
+
+<p>
+Io la seguii.
+</p>
+
+<p>
+Nella camera da letto, su di un vasto canapè situato
+rimpetto a lei vi era una quantità di carte,
+che simili ad una cascata, rotolavano dal divano sul
+pavimento.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! mio Dio! esclamai. Vostra Maestà non sarà
+condannata, lo spero, a leggere tutte queste carte.
+</p>
+
+<p>
+— No, ma le ho lette senz’essere condannata.
+</p>
+
+<p>
+— Ciò non mi maraviglia allora, perchè Vostra
+Maestà è pallida e abbattuta questa mattina.
+</p>
+
+<p>
+— Lo credo, non ho dormito questa notte.
+</p>
+
+<p>
+— Che ha dunque fatto Vostra Maestà?
+</p>
+
+<p>
+— Ho letto tutte queste carte che tu vedi dalla
+prima fino all’ultima.
+</p>
+
+<p>
+— E con che scopo, mio Dio?
+</p>
+
+<p>
+— Guarda a chi sono dirette queste carte.
+</p>
+
+<p>
+E mi mostrò un indirizzo di lettera.
+</p>
+
+<p>
+— Al cittadino Mackau — ambasciatore della Repubblica
+francese — Napoli.
+</p>
+
+<p>
+Io guardava la regina.
+</p>
+
+<p>
+— Come! le chiesi con istupore, il cittadino Mackau
+<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
+comunica a V. M. le lettere che riceve dal suo
+governo!
+</p>
+
+<p>
+— Che ingenuità primitiva! disse la regina. In
+questo momento s’intese una voce dalla porta che
+diceva:
+</p>
+
+<p>
+— Ecco l’uomo che V. M. ha fatto chiamare.
+</p>
+
+<p>
+La regina andò in persona alla porta, girò la
+chiave con cui aveva chiusa la porta ed aperse.
+</p>
+
+<p>
+Apparve un uomo che poteva appartenere alla
+classe dei domestici, il quale, scorgendo la regina,
+fece un inchino fino a terra.
+</p>
+
+<p>
+— Siete ben sicuro, gli disse, che qui vi sono tutte
+le carte dell’ambasciata francese?
+</p>
+
+<p>
+— Tutte senza eccezione, Maestà; fin quelle che
+erano nel cassetto dell’ambasciatore.
+</p>
+
+<p>
+— Non menti, eh?
+</p>
+
+<p>
+— Vostra Maestà lo vedrà alle grida che farà
+l’ambasciatore, quando si accorgerà di essere stato
+rubato.
+</p>
+
+<p>
+— Ti ho fatto promettere due mila ducati per
+questo furto.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, Maestà, ne ho già ricevuto mille in conto.
+</p>
+
+<p>
+— Benchè le carte non siano tali quali io sperava,
+ecco gli altri mille.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, Maestà; ma non è tutto quello che mi
+venne promesso.
+</p>
+
+<p>
+— Che ti hanno promesso ancora?
+</p>
+
+<p>
+— Siccome sono io solo che entro nel gabinetto
+del cittadino ambasciatore, i sospetti cadranno su
+di me pel primo e sarò certamente arrestato.
+</p>
+
+<p>
+— Che t’importa, se i giudici non ti condanneranno?
+</p>
+
+<p>
+— Dovrò sempre star qualche mese in prigione.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Che t’importa se ricevi cento ducati per ogni
+mese di prigione che farai?
+</p>
+
+<p>
+— Difatti, ciò è sempre un compenso; in questo
+caso confido nella bontà della regina.
+</p>
+
+<p>
+— Lasciati arrestare, nega sfrontatamente ogni
+prova che si accumulerà contro di te, non comprometterci
+senza alcun pretesto e sta tranquillo.
+</p>
+
+<p>
+— Il ladro, — perchè, si è veduto, era bene un
+ladro, — mise la sua borsa in tasca.
+</p>
+
+<p>
+— Come! disse la regina, non li conti nemmeno?
+</p>
+
+<p>
+— Oh! Dopo vostra Maestà...
+</p>
+
+<p>
+— Va bene, sarai ricompensato della tua confidenza,
+vattene.
+</p>
+
+<p>
+L’uomo fece di nuovo un inchino fino a terra ed
+uscì.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene? mi dimandò la regina, comprendi ora?
+</p>
+
+<p>
+— No, perchè non posso persuadermi che V. M.
+abbia fatto prendere le carte dell’ambasciatore francese
+da quest’uomo.
+</p>
+
+<p>
+— È però la più semplice e pura verità.
+</p>
+
+<p>
+Confesso che ne rimasi spaventata; mi pareva
+che un furto stato eseguito per ordine di una regina
+fosse sempre un furto.
+</p>
+
+<p>
+La regina indovinò il mio pensiero.
+</p>
+
+<p>
+— Io credeva di trovare in queste carte delle prove
+di connivenza fra i giacobini di Napoli con quelli
+di Parigi, disse ella, ma mi sono ingannata; però
+vi ho trovato altre cose non meno importanti.
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa ha dunque trovato Vostra Maestà?
+</p>
+
+<p>
+— Aspetta, mi disse, mi pare di riconoscere il
+passo del re; sì, è lui; che viene a fare da me a
+quest’ora?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
+</p>
+
+<p>
+In quel momento si udì a battere assai rozzamente
+alla porta della regina.
+</p>
+
+<p>
+— Quando ti diceva che era lui, disse, cercando
+di nascondere le carte sotto di lei e sotto le pieghe
+del suo abito.
+</p>
+
+<p>
+Il re aveva un’espressione d’inquietudine.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! mio Dio! disse la regina ridendo, che
+avete, signore, che cosa avete con quella faccia
+spaventata?
+</p>
+
+<p>
+— Voi non sapete che cosa è avvenuto questa
+notte?
+</p>
+
+<p>
+— No, ma quando me l’avrete detto lo saprò.
+</p>
+
+<p>
+— Lasciatemi prima da cavaliere galante baciare
+la mano a milady, e chiederle notizie di sir William.
+</p>
+
+<p>
+Porsi la mano al re, che come egli disse baciò galantemente.
+</p>
+
+<p>
+— Sir William sta a meraviglia, gli risposi, e sarà
+felicissimo del ricordo di Sua Maestà.
+</p>
+
+<p>
+— Ora, disse la regina, che avete fatto i vostri
+doveri, ditemi questa cosa così terribile che è avvenuta
+questa notte.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, questa notte hanno involato le carte
+dell’ambasciata francese.
+</p>
+
+<p>
+— Oh!
+</p>
+
+<p>
+— Questa mattina il cancelliere è venuto da parte
+del cittadino Mackau, per portare querela al generale
+Acton.
+</p>
+
+<p>
+— Veramente!
+</p>
+
+<p>
+— E la querela è scritta in modo, che pare che si
+sospetti che qualcuno della corte di Napoli abbia
+fatto il colpo.
+</p>
+
+<p>
+— Allora è più intelligente di quanto credeva.
+</p>
+
+<p>
+— Chi?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Il cittadino Mackau.
+</p>
+
+<p>
+— Come, signora, voi avete cognizione di questo
+furto?
+</p>
+
+<p>
+— Ne ho inteso a parlare, sì.
+</p>
+
+<p>
+— E sapete dove sono le carte?
+</p>
+
+<p>
+— Press’a poco.
+</p>
+
+<p>
+— Ma dove sono dunque?
+</p>
+
+<p>
+— Volete saperlo?
+</p>
+
+<p>
+— Senza dubbio, non foss’altro che per rispondere
+a’ reclami del cittadino ambasciatore.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, eccole, disse la regina alzandosi; scoprendo
+le carte, sulle quali era seduta, e quelle che
+copriva col suo abito.
+</p>
+
+<p>
+— Mio Dio! disse il re facendosi pallido.
+</p>
+
+<p>
+— Emma, Emma, disse la regina ridendo, porgete
+un seggiolone a Sua Maestà, egli si sente male.
+</p>
+
+<p>
+Mi aveva preso come alla regina una tal volontà
+di ridere, e porsi un seggiolone al re in cui si lasciò
+cadere di botto.
+</p>
+
+<p>
+— Ma, signora, disse il re, si saprà che siamo noi
+che abbiamo sottratto le carte, e la sottrazione di
+queste carte è la guerra colla Francia.
+</p>
+
+<p>
+— Prima di tutto, disse la regina, non siamo noi
+che abbiamo sottratto queste carte, sono io che le ho
+sottratte, e poi non si saprà mai che sono stata io,
+e poi avremo egualmente anche senza di ciò la
+guerra colla Francia. La sottrazione delle carte non
+muta la questione.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè avremmo avuto la guerra colla Francia?
+</p>
+
+<p>
+— Semplicemente perchè il cittadino Mackau ha
+degli occhi, che ha veduto i nostri armamenti, che
+ha numerato gli uomini e le navi che noi abbiamo
+<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
+inviato a Tolone, che la Francia è prevenuta di tutto
+ed a quest’ora essa non ignora che abbiamo a Tolone
+quattromila uomini e quattro vascelli.
+</p>
+
+<p>
+— Non importa, noi non possiamo rifiutare all’ambasciatore
+la soddisfazione che dimanda.
+</p>
+
+<p>
+— E quale soddisfazione dimanda?
+</p>
+
+<p>
+— La procedura del furto, nel caso che il ladro
+fosse un napolitano.
+</p>
+
+<p>
+— E dategliela questa soddisfazione.
+</p>
+
+<p>
+— Ma se il ladro confessa?
+</p>
+
+<p>
+— Non confesserà.
+</p>
+
+<p>
+— Se è condannato però?
+</p>
+
+<p>
+— Egli non sarà condannato, perchè sarà giudicato
+da un tribunale napolitano.
+</p>
+
+<p>
+— E, signora, disse il re, non fidatevi, il movimento
+del giorno è all’indipendenza.
+</p>
+
+<p>
+— È ben ciò che voglio reprimere, signore, disse
+la regina, aggrottando le ciglia; se fa bisogno è
+bene dai tribunali che comincerei.
+</p>
+
+<p>
+— Allora ciò spetta a voi.
+</p>
+
+<p>
+— È affar mio.
+</p>
+
+<p>
+— V’incaricate voi di quest’affare?
+</p>
+
+<p>
+— Me ne incarico io.
+</p>
+
+<p>
+— Andate dunque e fate a modo vostro; che importa a
+me di ciò che può succedere, purchè mi restino
+i miei boschi per andare a caccia ed il golfo
+per pescare?
+</p>
+
+<p>
+— E San Leucio per riposarvi, soggiunse la regina
+con un sorriso sdegnoso.
+</p>
+
+<p>
+— È forse Vostra Maestà chi mi farebbe l’onore
+di inquietarsi per San Leucio? chiese il re.
+</p>
+
+<p>
+— E perchè inquietarmi di San Leucio, dal momento
+che questa interessante colonia ha per capo
+<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
+un uomo del merito del cardinale Ruffo? Se egli
+fosse tesoriere invece di essere ispettore non avrei
+forse la stessa tranquillità.
+</p>
+
+<p>
+— Siete in collera con questo povero cardinale;
+vi assicuro però che è un uomo che ci è divotissimo.
+</p>
+
+<p>
+— Che vi è divotissimo, volete dire.
+</p>
+
+<p>
+— Eh! Dio buono! disse ridendo il re, noi non facciamo
+<i>uno?</i>
+</p>
+
+<p>
+— Oh! no, signore, e me ne vanto.
+</p>
+
+<p>
+— Voi mi trattate molto male questa mattina, signora.
+</p>
+
+<p>
+— Vi tratto forse alla sera meglio del mattino?
+</p>
+
+<p>
+— Che volete che ne pensi di me Lady Hamilton?
+</p>
+
+<p>
+— Le opinioni di Lady Hamilton sono modellate
+sulle mie.
+</p>
+
+<p>
+— Vale a dire, riprese il re ridendo, che Lady Hamilton
+mi fa come voi l’onore di detestarmi.
+</p>
+
+<p>
+— Oh! disse la regina, Vostra Maestà sa bene che
+è un altro sentimento che quello dell’odio che ho
+per essa.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo, vedo bene che questa mattina non
+avrò quest’ultimo per voi.
+</p>
+
+<p>
+— Siete venuto per questo?
+</p>
+
+<p>
+— No, signora, io era venuto per vedervi e per
+dirvi la notizia del mattino.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, io di ricambio vi dirò quelle del giorno.
+Abbiamo deciso il signor Acton ed io, che due vascelli
+e tre mila uomini di rinforzo sarebbero inviati
+alla flotta anglo-ispana, comandati dai generali De-Gambs
+e Pignatelli. Vi lascio l’onore dell’iniziativa,
+se volete prenderlo oggi al Consiglio. Sollecitate solamente
+il loro invio; il capitano Nelson reclama a
+tutta possa questo rinforzo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
+</p>
+
+<p>
+— Mediante quest’attività ritornerò in grazia presso
+di voi?
+</p>
+
+<p>
+— Voi non ne siete mai uscito, signore, disse la
+regina con un sorriso mezzo grazioso e mezzo sarcastico.
+</p>
+
+<p>
+Il re avvicinò ad essa, le prese la mano e la baciò,
+mentr’essa lo guardava con una espressione indescrivibile.
+</p>
+
+<p>
+— Allora, signora, voi siete <i>decisamente decisa</i> per
+la guerra?
+</p>
+
+<p>
+— Decisamente decisa, signore, e tanto più decisamente
+decisa che noi non possiamo fare altrimenti.
+</p>
+
+<p>
+— Andiamo dunque, signora, sia la guerra, e vedrete
+che quando sarà venuto il momento di tirare la
+spada dal fodero, farò il mio dovere quanto un altro.
+</p>
+
+<p>
+— Ciò vi tornerà molto più facile, signore: quando
+il re Carlo III vostro padre lasciò Napoli, egli vi
+lasciò la spada con cui Filippo V conquistò la Spagna,
+ed egli il regno di Napoli. Però questa spada
+non ha veduto più la luce dopo la battaglia di Velletri,
+ed in quarantatre anni avvengono tante cose
+fra un fodero ed una lama.
+</p>
+
+<p>
+— Certamente, mia cara maestra, disse il re scuotendo
+la testa, voi avete troppo spirito per me e vi
+lascio il posto.
+</p>
+
+<p>
+E dopo averci salutate tutt’e due se ne andò.
+</p>
+
+<p>
+— Ora, disse la regina, aspettando che il nostro
+caro sposo diventi un Alessandro od un Cesare, abbruciamo
+le carte inutili, e conserviamo quelle che
+sono utili da conservarsi.
+</p>
+
+<p>
+Ci mettemmo all’opera: debbo dire da parte mia
+senz’alcuna obbiezione che quel carattere deciso
+<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
+della regina mi trascinava nella sua volontà, come
+l’astro trascina il satellite nel suo cammino.
+</p>
+
+<p>
+Ciò che ho raccontato ora avvenne otto o dieci
+giorni prima dell’arrivo del capitano Nelson, al quale
+è d’uopo ritornare.
+</p>
+
+<p class="pad2 center large">
+FINE DEL VOLUME QUARTO.
+</p>
+
+<hr class="silver">
+
+<div class="footnotes">
+
+<h2>
+NOTE:
+</h2>
+
+<div class="footnote" id="note1">
+<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&#160;&#160;</span>Piccola città rinomata pei suoi piedi di porco.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note2">
+<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&#160;&#160;</span>Toltane qualche eccezione, lady Hamilton parlando nelle
+sue memorie di Nelson, lo chiama semplicemente Mylord.</p>
+</div>
+
+<div class="footnote" id="note3">
+<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&#160;&#160;</span>Non si dimentichi che è Emma Lyonna che parla, e per
+conseguenza parla dal punto di vista del partito realista, poichè
+altrimenti noi avremmo detto: avrebbe salvato tutto.</p>
+</div>
+</div>
+
+<div class="tnote">
+<p class="tntitle">
+Nota del Trascrittore
+</p>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
+minimi errori tipografici.
+</p>
+
+<p>
+Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
+</p>
+</div>
+
+<div style='text-align:center'>*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK 76092 ***</div>
+</body>
+</html>
+
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