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authorRoger Frank <rfrank@pglaf.org>2025-10-14 20:13:39 -0700
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+The Project Gutenberg EBook of Gioia!, by Annie Vivanti
+
+This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with
+almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or
+re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included
+with this eBook or online at www.gutenberg.org/license
+
+
+Title: Gioia!
+
+Author: Annie Vivanti
+
+Release Date: May 25, 2012 [EBook #39793]
+
+Language: Italian
+
+Character set encoding: ISO-8859-1
+
+*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK GIOIA! ***
+
+
+
+
+Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara
+Magni and the Online Distributed Proofreading Team at
+http://www.pgdp.net (This book was produced from scanned
+images of public domain material from the Google Print
+project.)
+
+
+
+
+
+
+ ANNIE VIVANTI
+
+
+ GIOIA!
+
+ NOVELLE
+
+
+
+ FIRENZE
+ R. BEMPORAD & F.º--EDITORI
+ MCMXXI
+
+PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
+
+per tutti i paesi compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda.
+
+_Copyright 1921 by A. Vivanti Chartres._
+
+
+1921--Tip. Carpigiani & Zipoli--Firenze--Via Ricasoli, 63.
+
+
+
+
+I.
+
+Gioia!
+
+(Idillio in sei mesi)
+
+
+GENNAIO
+
+ LUI
+
+ (Ciò che pensa)
+
+ L'anima mia è triste fino alla morte.
+
+ (Ciò che scrive)
+
+ _Gentile signora_,
+
+ _Antonino Melzi mi ha detto ch'Ella, illustre
+ poetessa, s'interessa alla mia arte e che alla
+ Promotrice, degnandosi di ammirare l'opera mia,_
+ «Il Sacrificio», _ha espresso il desiderio di
+ conoscermi._
+
+ _Ne sarò invero onorato e felice._
+
+ _A. Galeazzi._
+
+ LEI
+
+ (Ciò che pensa)
+
+ La mia anima naviga in un mare di letizia. Rescia
+ mi ha mandato il vestito: charmeuse verde-Nilo
+ con bordo di velvet vieux-rose. Lidia e la
+ Delvago che vennero a trovarmi erano verdi
+ d'invidia. La vita è buona a viversi.
+
+ .... Bisogna ch'io scriva a quell'oscuro scultore
+ romano. Che noia! Perchè ho detto che volevo
+ conoscerlo?
+
+ Melzi e Flavia dicono che è un grave austero
+ melanconico genio. In altre parole vorrà dire che
+ è noioso come la pioggia.
+
+ Insomma, intoniamo la corrispondenza alla sua
+ austerità.
+
+ (Ciò che scrive)
+
+ _Egregio signore_,
+
+ _Grazie. Antonino Melzi e anche la mia cara amica
+ Flavia non cessano dall'esaltare Lei e il Suo
+ grande ingegno._
+
+ _Venga dunque a trovarmi. Parleremo delle
+ sofferenze profonde e sublimi che l'Arte infligge
+ a chi la segue e serve...._
+
+ _Viviana Allori._
+
+ (LUI)
+
+ Com'è vuota la mia vita! Com'è grigia e meschina
+ e solitaria.
+
+ «Hai la tua Arte», mi dice Melzi.--«Hai la
+ gioventù», mi dice mia madre.--«Hai il genio e
+ la speranza», mi dice mio fratello che è
+ invalido e misantropo.
+
+ Io sento di non aver nulla. Nè genio, nè
+ gioventù, nè speranza. Vivo solo, rintanato come
+ una fiera; selvaggio e scontroso nel mio studio
+ tra questi esseri gelidi e immoti di creta e di
+ marmo foggiati da me. Talvolta li guardo--sono
+ tutti nell'atteggiamento della sofferenza!--e mi
+ chiedo:
+
+ «Perchè vi ho creati?».
+
+ Forse Iddio così guarda noi, e si fa la stessa
+ domanda.
+
+ _Gentile signora_,
+
+ _Con lieto animo ricevo e accetto il lusinghiero
+ invito._
+
+ _A. Galeazzi._
+
+ (LEI)
+
+ Claudio mi ha fatto una scena di gelosia che ha
+ durato quattro ore. Ciò mi rialza il morale.
+
+ Oggi con lui e qualche amica, da Baratti, nella
+ «princesse» di Rescia mi sentivo veramente
+ «_Au-dessus de la mélée_». A proposito, che libro
+ sarà quello? L'avrà scritto certo una donna con
+ un vestito nuovo, un amante geloso e un cappello
+ che le stava bene.
+
+ _Egregio signore_,
+
+ _Sono desolata di aver mancato oggi la Sua
+ visita. Una Lettura di Dante e una conferenza
+ sull'_«Evoluzione del Concetto dell'Immortalità
+ dell'Anima, da Platone a Porfirio», _m'hanno
+ presa tutta la giornata._
+
+ _Mi permette di venire al Suo studio? Domani,
+ verso le quattro?_
+
+ _Entrerò trepida e riverente in quel tempio sacro
+ alla Sua nobilissima Arte._
+
+ _Viviana Allori._
+
+ (LUI)
+
+ Il tedio della vita è su di me come un mantello
+ di piombo. Lo _spleen_ mi sommerge e mi
+ annienta.
+
+ Domani verrà a trovarmi quella lugubre letterata
+ di cui non ho letto che le gravi e rimbombanti
+ epìstole.
+
+ Ahimè! Non conosco che gente plumbea, non penso
+ che pensieri tenebrosi, non compongo che
+ monumenti funerari. Il mio studio e la mia anima
+ sono dei cimiteri. Dei cimiteri in cui nessuno è
+ morto; perchè nessuno vi è stato vivo mai.
+
+ _Mi farò una festa, gentilissima signora, di
+ accoglierla qui domani nel mio studio, pur
+ temendo che ella abbia a provare un disinganno
+ riguardo alla mia arte, la quale.... ecc. ecc.
+ ecc._
+
+ (LEI)
+
+ Claudio mi conduce a Montecarlo in automobile.
+ Dice che ha un sistema. Gliel'ha dato un
+ professore di matematica. È infallibile. Si gioca
+ sulle dozzine e le colonne. Partiamo subito.
+
+ Bisogna avvertire lo scultore....
+
+ _Egregio signore_,
+
+ _No. Non posso venire oggi al Suo studio._
+
+ _Non mi trovo spiritualmente preparata alla
+ grande impressione d'arte che--lo sento--mi verrà
+ da Lei. Vorrei per qualche giorno chiudermi nel
+ raccoglimento...._
+
+ _Sono strana? No. Sono poeta; e sono donna.
+ Questa duplice sensibilità mi rende quasi timida
+ davanti alle grandi emozioni spirituali.... ecc.
+ ecc._
+
+ (LUI)
+
+ Son contento--se qualcosa può rendermi tale--che
+ oggi non venga la trasecolante poetessa. Già
+ troppo sono depresso.
+
+ La sua grandiosità di sentimenti mi opprime.
+
+ _Signora,_
+
+ _Quella trepidanza spirituale di fronte alle mie
+ povere opere, che le vieta di venire oggi da me,
+ troppo mi onora.... e mi addolora._
+
+ _Invero Ella sente squisitamente l'eccelsa
+ tortura di spirito che.... ecc. ecc._
+
+ _Attendo dunque ch'Ella mi dica: Verrò!_
+
+ _A. Galeazzi._
+
+ (LEI)
+
+ Idiota il sistema di Claudio e del suo professore
+ di matematica. Dovevo immaginarmelo! Una
+ progressione pazzesca sulla dozzina che non esce;
+ mentre tutti sanno che bisogna giocare sulle
+ dozzine che escono. Risultato: Claudio--che già è
+ più decorativo che utile--completamente spiantato
+ per un mese; mentre io ho sacrificato tutta la
+ prima edizione di «Parossismi» alle fisime sue e
+ del suo maniaco professore di matematica.
+
+ _Egregio signore_,
+
+ _Di ritorno da un breve e triste viaggio in
+ Riviera dove le tonanti onde si accordavano col
+ mio agitato e tumultuoso cuore, trovo il Suo
+ gentile biglietto._
+
+ _Sì, sì! verrò senza fallo. Domani? Alle
+ quattro?_
+
+ _Viviana Allori._
+
+ (LUI)
+
+ È stata qui la scrittrice. È diversa da quanto
+ m'aspettavo. Molto diversa.
+
+ Partendo, ha dimenticato qui la borsetta e un
+ libro.
+
+ Per distrazione, più che per indiscrezione, ho
+ aperto entrambi: la borsetta conteneva uno
+ specchietto, della cipria, del profumo e il
+ biglietto di visita di un tenente di cavalleria
+ con alcune parole che non mi permisi di leggere.
+ Il libro s'intitolava: «_Pour lire au bain_», di
+ Catulle Mendès.
+
+ Già; è una donna diversa da quello che
+ m'aspettavo.
+
+ _Illustre signora_,
+
+ _Fu per me un grande onore accoglierla nel mio
+ umile studio che echeggia ancora del trillante
+ riso ch'Ella ebbe davanti alle mie tragiche
+ figurazioni. Queste dunque non furono create
+ invano se hanno potuto divertirla._
+
+ _Le rimando ciò ch'Ella scordò e La saluto
+ devotamente._
+
+ _Galeazzi._
+
+ (LEI)
+
+ Fui nello studio dello scultore. Ha dei
+ bellissimi occhi. Si gelava.
+
+ _Illustre artista_,
+
+ _Il senso di quasi religiosa esitazione col quale
+ varcai la soglia del Suo studio era invero
+ giustificato. Io sono completamente sous le
+ charme!_
+
+ _Le ginocchia mi si piegano davanti al mistero
+ del Genio._
+
+ _Mi sembra che le Sue statue mi afferrino colle
+ mani di marmo il cuore, e mi atterrino davanti
+ alla divinità dell'arte._
+
+ _Viviana Allori._
+
+ P.S.--_Ricevo in questo istante la borsetta e il
+ libro. Appartengono a una mia amica.... persona
+ un po' frivola e vana._
+
+ _Come mai, come mai ha potuto credere che le
+ sublimi Sue opere:_ «La Rinuncia sostenuta dal
+ Dovere», «La Rassegnazione che sorride al
+ Dolore», «La Coscienza innalzata dal
+ Sacrificio»!... _abbiano potuto suscitare la mia
+ ilarità?_
+
+ _Quel riso è una forma di convulso che mi prende,
+ soprattutto quando sono molto commossa._
+
+ _Più volte, anzi, ho pensato di consultare un
+ neuro-patologo per questa spasmodica
+ ipersensibilità del mio sistema nervoso...._
+
+ _Viviana Allori._
+
+ (LUI)
+
+ Che silenzio! Che freddo!
+
+ Queste stanze mi sembrano più che mai
+ sepolcrali.
+
+ _Grazie, gentile signora, delle parole
+ lusinghiere. Mi è doloroso apprendere ch'Ella
+ soffra di quella lieve forma convulsa che,
+ spero, non sarà nulla di preoccupante._
+
+ _Augurandole pronta guarigione La saluto
+ devotamente._
+
+ _A. Galeazzi._
+
+ (LEI)
+
+ Claudio mi ha condotta in automobile a Lanzo.
+ Abbiamo avuto due _pannes_.
+
+ Pioveva.
+
+ Ritta in mezzo alla strada, col mio cappello
+ Louis-Lewis esposto all'acquazzone, sono stata a
+ guardare Claudio che pompava aria nella grossa
+ gomma moscia e schiacciata. Non aveva con sè il
+ martinetto per rialzare la ruota. I suoi sforzi
+ erano vani.
+
+ Io mi domandavo, guardandolo, come mai ho potuto
+ amarlo; come mai da quasi due anni Claudio
+ rappresenti per me l'estasi e lo strazio....
+
+ Dopo circa mezz'ora ha smesso.
+
+ --Perde aria dalla valvola--mi spiegò.
+
+ E a me pareva di sentire che anche il mio amore
+ per lui si sperdeva via, pianamente, lievemente,
+ in un soffio che era tra la risata e il
+ sospiro....
+
+ . . . . . . .
+
+ Ho rivisto lo scultore. Passando con Claudio in
+ automobile ho fatto fermare davanti alla sua
+ porta e l'ho mandato a chiamare.
+
+ È uscito subito dal suo studio a pian terreno, ed
+ è venuto a salutarmi. Ritto sul marciapiede nel
+ sole, senza cappello, colle chiome nere e
+ lucidissime divise nel mezzo, mi ricordava
+ l'amante nel quadro intitolato «_Vertigine_».
+
+ Ho notato che ha degli occhi inverosimili, velati
+ da ciglia lunghe e fini come le frangie di seta
+ nera di uno scialle spagnolo.
+
+ Che meravigliose ciglia!...
+
+ La sua anima deve essere un abisso.
+
+ _Egregio signore_,
+
+ _Venga stasera a trovarmi. Ci sarà gente._
+
+ _Viviana Allori._
+
+ (LUI)
+
+ Se quei briganti del Comitato delle Onoranze non
+ mi pagano «La Rassegnazione che sorride al
+ Dolore» sarò in un bell'impiccio. Da tre mesi
+ dovevano portarselo via. Farabutti!
+
+ _Gentile e illustre signora_,
+
+ _Grazie. Verrò col massimo piacere._
+
+ _A. Galeazzi._
+
+ (LEI)
+
+ Iersera ho avuto molte visite.
+
+ C'era anche Galeazzi. Non ha mai parlato.
+
+ Pareva il giovane Endimione dormiente, prima che
+ Astarte lo baciasse in fronte. Ha una fronte
+ classica, calma, pacata sotto quei capelli neri e
+ lisci divisi nel mezzo. (Come mai hanno potuto un
+ giorno piacermi le teste à la Pompadour dalle
+ chiome ondeggianti e svolazzanti, come quella del
+ banalissimo Claudio?).
+
+ Temo che lo scultore abbia trovato stolta e
+ frivola la nostra conversazione. Ho pur provato a
+ parlargli dell'influenza di Nietzsche
+ sull'evoluzione della moderna mentalità--devono
+ essere questi gli argomenti che lo
+ interessano!--ma subito il tenente Rossi mi ha
+ distratta e mi ha fatto venire il «fou rire».
+
+ Ridevo, ridevo.... e lo scultore mi guardava
+ cogli occhi così gravi e strani che ne rimasi
+ tutta sconcertata. Spero che si sarà ricordato
+ che patisco il convulso.
+
+ (LUI)
+
+ Ho scoperto ciò che manca, ciò che ha sempre
+ mancato, alla mia vita. Il riso. Nessuno ride
+ mai intorno a me. Il riso, che cosa
+ meravigliosa!... C'è della gente che quando ride
+ riempie di luce, di suono e di fragranza il
+ mondo.
+
+ (LEI)
+
+ Si chiama Andrea.
+
+
+FEBBRAIO
+
+ (LUI)
+
+ Ho pensato a una nuova statua, affatto diversa
+ dalle altre opere mie.
+
+ Non mi occorre modella. La farò, così.... dal
+ ricordo: Una donna. Una donna che tra i tragici
+ simboli della vita e il macabro apparato della
+ morte ride! Null'altro.
+
+ La intitolerò «Gioia».
+
+ (LEI)
+
+ Ho rotto definitivamente coll'insoffribile
+ Claudio. Tutto è finito tra noi; egli ha
+ accettato il posto a Budapest; ed io ho scritto
+ un poema intitolato «Addio»! ritmo moderno, come
+ un carro che sballotta per una via sassosa; versi
+ lunghi e corti: bellissimo!
+
+ Lo manderò alla Rivista «Ardente».
+
+ E così dalla mia vita--_exit_ Claudio.
+
+ Che sollievo! Che leggerezza!
+
+ _Mio signore_,
+
+ _Venga a trovarmi questa sera._
+
+ _Sarò sola._
+
+ _Viviana Allori._
+
+ (LUI)
+
+ Ciò che mi rapisce in lei è la sua letizia, la
+ sua trillante esultanza! Sembra vivere in una
+ continua estasi, in una perenne ebbrezza.
+
+ Lavoro alla statuetta «Gioia». Mi pare ch'essa
+ chiuda nel viso ancora misterioso tutti gli
+ splendori e tutte le giocondità.
+
+ _Mia signora_,
+
+ _Grazie. Verrò._
+
+ _Andrea Galeazzi._
+
+ (LEI)
+
+ Ero brutta, so che ero brutta iersera. Alice mi
+ pettina esecrabilmente. Mi fa una testa che pare
+ una «pagnotta Garibaldi».
+
+ La licenzierò.
+
+ Farei bene ad andare in campagna per un mese a
+ curarmi i nervi e la carnagione. Flavia dice che
+ contro i primi soli di Febbraio non c'è di meglio
+ che la crema Hazeline coll'acqua di rose e alcune
+ goccie di tintura di benzoino.
+
+ _Mio signore ed amico_,
+
+ _Lascio la città per qualche tempo. Un nuovo
+ poema mi canta ed urge entro il cervello. Andrò
+ ad ispirarmi nella solitudine e nel silenzio._
+
+ _Venga a salutarmi prima ch'io parta._
+
+ _Se domani, alle cinque, non avesse nulla di
+ meglio a fare...._
+
+ _V. A._
+
+ (LUI)
+
+ Fui da lei oggi alle cinque. Quante cose avrei
+ voluto dirle per impedire o ritardare la sua
+ partenza! Non ho trovato nulla nel mio cuore
+ selvatico, nella mia gola inaridita. Sono
+ rimasto muto, impietrito, a guardare quel riso
+ che le scintillava negli occhi.
+
+ .... Non sapevo che le donne potessero essere
+ delle creature così gaie e delizianti.
+
+ Già, ne ho conosciute ben poche.
+
+ La donna, dunque, è così? Non parla, canta. Non
+ cammina, vola. Non vive, gioisce....
+
+ Mi pare di aver trascorso i miei giorni finora
+ rinchiuso in un sepolcreto di famiglia....
+ d'autunno.... nella nebbia....
+
+ _Signora gentilissima_,
+
+ _Se la Sua partenza, come spero, non sarà
+ imminente mi permetterei di offrirle il modello
+ di una mia nuova statua, intitolata «Gioia» che
+ mi sarebbe caro dedicare a Lei._
+
+ _Confido che Ella ritarderà di qualche giorno il
+ progettato viaggio, e mi professo di Lei
+ devotissimo_
+
+ _A. Galeazzi._
+
+ (LEI)
+
+ «Nella guerra d'amor vince chi fugge, E chi non
+ fugge, strugge.»
+
+ _Amico mio_,
+
+ _È necessario ch'io parta. Il clima di questa
+ città.... ecc. ecc._
+
+ _Le arrida ogni fortuna._
+
+ _Viviana Allori._
+
+ (LUI)
+
+ Mio Dio!... mio Dio!
+
+ _Viviana_,
+
+ _Non partite!_
+
+ _Andrea._
+
+ (LEI)
+
+ _Andrea_,
+
+ _Non parto._
+
+ _Viviana._
+
+
+MARZO
+
+ (LUI)
+
+ _Mia adorata, mia adorata!_
+
+ _Verrai stasera?_
+
+ _Altrimenti verrò io da te._
+
+ _Tuo per la vita e al di là._
+
+ _Andrea._
+
+ (LEI)
+
+ _Mio divino amante_,
+
+ _Ti aspetto._
+
+ _Viviana._
+
+ (LUI)
+
+ _Gioia!... Gioia!..._
+
+ _Non trovo altra parola nel mio cuore._
+
+ _Non trovo altro nome per te._
+
+ _Andrea._
+
+ (LEI)
+
+ _Ti ho negli occhi, nei nervi, nelle vene. Vado
+ tra la gente come in un sogno, estatica e
+ stupefatta, perduta nel ricordo di te...._
+
+ _Viviana._
+
+ (LUI)
+
+ _Viviana_,
+
+ _Mi pare di aggirarmi in un mondo popolato di
+ fantasmi, dove tu sola sei viva._
+
+ _Mentre intorno a me si discorre, si ragiona, si
+ vive, io, trasognato e tremante, sento al mio
+ collo la stretta delle tue mani, sento la
+ fragranza del tuo respiro nella mia gola;
+ m'anniento nella profonda e spaventevole estasi
+ che tu mi dài...._
+
+ (LEI)
+
+ _Andrea_,
+
+ _Sono posseduta da te, anima e corpo, posseduta
+ nel senso biblico della parola--in modo che nulla
+ all'infuori di te può entrare in me o nel mio
+ spirito. Posseduta in un senso quasi innaturale
+ che preclude il corso alla vita stessa; che ferma
+ ogni palpito, che arresta ogni pensiero._
+
+ _Dal momento in cui ti lascio al momento in cui
+ ti ritrovo mi pare di trattenere il respiro._
+
+ _Viviana._
+
+ (LUI)
+
+ _Come ho potuto vivere prima di conoscerti?
+ Prima di respirare l'atmosfera d'ebbrezza,
+ d'esultanza e d'estasi che si sprigiona da te?
+ Ed io credevo che l'amore nella donna fosse una
+ passione fosca e malinconica, tragica e
+ tormentosa!... No! tu, mia divina creatura, sei
+ tutta luce, tutta riso e sorriso e voluttà!_
+
+ (LEI)
+
+ _Ma è possibile, è possibile che tu, così grave e
+ austero, abbia amato in me la mia letizia, la mia
+ insensata, irragionevole giocondità?... Ed io che
+ avrei voluto ammantarmi di solenni e sentimentali
+ parvenze per piacerti!_
+
+ _Potrò dunque finalmente essere sincera con te?
+ Essere quale sono--folle frivola felice?
+ Sorridere e ridere, di tutto e di tutti, col capo
+ appoggiato al tuo cuore?..._
+
+ (LUI)
+
+ _Ridi, ridi, ridi, adorata!_
+
+ _È questa letizia, questa esultanza, questa
+ fresca felicità che più io amo in te._
+
+ _Andrea._
+
+
+APRILE
+
+ (LEI)
+
+ .... Intorno a me c'è musica e folla. Vorrei
+ essere nel silenzio del suo studio, vicino a lui
+ e alle sue sublimi opere d'arte. Beate, ah! beate
+ quelle donne marmoree ch'egli ha creato e che
+ inclinano a lui i volti appassionati ed estatici.
+
+ Anche a me pare d'essere una donna creata da lui,
+ che aspetta d'essere dalla sua mano
+ immortalizzata o distrutta.
+
+ (LUI)
+
+ Novità piacevole e inattesa: il Comitato
+ Regionale ha pagato!
+
+ Vengono oggi a prendere la «Rassegnazione che
+ sorride al Dolore».
+
+ Era tempo!
+
+ (LEI)
+
+ Egli è così bello quando si china su di me e i
+ suoi sguardi di luce filtrano obliqui sotto alle
+ ciglia lunghe, che ne provo un senso quasi di
+ vertigine, un senso di disperata estasi che non
+ so nè descrivere nè spiegare.
+
+ Allora mi assale un affanno, uno struggimento
+ dell'infinito.... o del nulla; come una profonda
+ nostalgia della morte....
+
+ _Mio diletto_,
+
+ _A che ora ti vedrò?_
+
+ _Viviana._
+
+ (LUI)
+
+ Viviana era diversa oggi. Mi pareva meno gaia e
+ scintillante.... Perchè?
+
+ _Amor mio_,
+
+ _Verrò stasera._
+
+ _Andrea._
+
+ (LEI)
+
+ Che cos'è questo struggimento? questa
+ inquietudine? questo affanno?
+
+ Mi pare di non poter ridere più; mi pare di non
+ poter parlar più. La gola mi si stringe come in
+ un perenne singhiozzo.
+
+ Quando gli sono lontana mi sento morire; e quando
+ sono con lui non ho voglia che di abbattermi sul
+ suo petto.... e piangere.
+
+ (LUI)
+
+ È venuto il conte Ilario d'Eril a darmi
+ l'incarico di eseguire una targa. Ha visto il
+ modello di «Gioia» rimasto a mezzo, e l'ha
+ trovato bellissimo.
+
+ Voglio terminarlo.
+
+ «Gioia»! La contemplo, la scruto; assomiglia a
+ Viviana.
+
+ E pure, strano a dirsi, talvolta mi sembra che
+ Viviana alla statuetta non assomigli più.
+
+ _Dolcezza mia_,
+
+ _Mi rimetto al lavoro che tu mi hai ispirato.
+ Così, anche da lontano, sento di essere con te.
+ Ci vedremo domani._
+
+ _Tuo_
+
+ _Andrea._
+
+ (LEI)
+
+ Dunque per tutt'oggi non lo vedrò.
+
+ La giornata primaverile splende e si spegne; io
+ sono qui, sola, triste a struggermi.
+
+ Ed egli è rinchiuso là, tra le sue spaventose e
+ immobili statue, macabre nella loro fissità;
+ terribili e contronatura perchè non mutano e non
+ muoiono in un mondo dove tutto muta e muore.
+
+ Egli è calmo e contento; il suo lavoro lo
+ assorbe, la sua arte lo affascina.
+
+ L'Arte, ah! l'Arte.... che orrore! L'Arte! la
+ nemica della donna, la nemica della felicità!
+
+ Ma se io gli dicessi questo, non mi
+ comprenderebbe.
+
+ _Amor mio_,
+
+ _Fai bene, fai bene a lavorare. L'Arte sarà per
+ te la Donna migliore di tutte. Essa non ti
+ tradirà e non ti scorderà se tu non la scordi e
+ la tradisci._
+
+ _A domani, dunque._
+
+ _Viviana._
+
+ (LUI)
+
+ _Mio tesoro_,
+
+ _Com'è bello ciò che tu dici dell'Arte!_
+
+ _Tu vedi la vita e l'amore diversamente da tutte
+ le altre donne. È per questo, forse, ch'io ti
+ amo così perdutamente._
+
+ _Neppure oggi mi stacco dal mio lavoro. Sei
+ contenta?_
+
+ _Tuo_
+
+ _Andrea._
+
+ (LEI)
+
+ Strano che il cuore dell'uomo e della donna non
+ siano mai, non possano mai essere completamente
+ all'unisono! La loro armonia sembra basata sul
+ contrattempo, come le note sincopate dei
+ «rag-times» o delle Danze Ungheresi di Brahms:
+ quando l'uno è sul «battere», l'altro è sul
+ «levare»; quando l'uno è felice, l'altro soffre;
+ quando l'uno comincia, l'altro termina....
+
+ L'uomo vuole la gioia dell'ora; la donna, non
+ appena ama, vuole il parossismo e il pathos,
+ vuole l'infinito e l'eterno.
+
+ Andrea s'è innamorato di me per la mia
+ spensierata indifferenza, la mia gaia, incurante
+ letizia; e non appena m'innamoro io di lui, ecco
+ svanire la mia gaiezza, spegnersi la mia
+ giocondità ed io non sono più quella che egli ha
+ amato. Sono cupa, fosca, esigente, noiosa, come
+ tutte le donne innamorate. Mi sento l'anima piena
+ di una esasperata ostilità e la bocca piena di
+ parole amare.
+
+ Flavia, a cui mi confido, scrolla le spalle: «Che
+ vuoi! siamo fatte così. L'amore si posa sulla
+ soglia del nostro cuore come una cosa mite,
+ luminosa, alata; ci sembra una farfalla, una
+ colomba, o un'allodola che batterà l'ali....
+ canterà e volerà via. Ma non appena è in noi,
+ ecco che ci accorgiamo di aver chiuso nel nostro
+ cuore una tigre; una tigre che ci rode, ci
+ strazia e ci dilania».
+
+ È vero, è vero! Anch'io sento la tigre
+ accovacciata in me. E pensando ad Andrea mi
+ domando: che cosa posso fare per tormentarlo, per
+ farlo soffrire come soffro io?
+
+ _Mio carissimo_,
+
+ _Poichè oggi tu non vieni, andrò alle corse con
+ Clerici e Giorgio di Vallefuoco. Stasera
+ Silvestri mi conduce a udire le poesie indiane
+ del Tagore. Tu sai che cosa è per me la
+ poesia!..._
+
+ _In ispecie quella indiana._
+
+ _Sempre tua!_
+
+ (LUI)
+
+ La statuetta non mi riesce. Il viso pare velato
+ da non so quale mestizia; sulle labbra non vi è
+ più un riso ma un «rictus», e le occhiaie sono
+ piene d'ombra. Forse, dopo tutto, ci vorrà una
+ modella.
+
+ . . . . . . .
+
+ Viviana fu oggi da me per pochi istanti. Era
+ strana. Mi fissava con uno sguardo di fuoco e un
+ sorriso di gelo. Mi disse che Clerici era di
+ fuori in automobile. D'improvviso mi ha
+ domandato:
+
+ --Per quanto tempo m'amerai?
+
+ Io risi.
+
+ --Hai forse qualcuno che aspetta il suo
+ turno?...
+
+ --Rispondi!--fece lei colle labbra strette.
+
+ Allora le presi le due mani:
+
+ --Per sempre.
+
+ --Uh, che orrore!--esclamò con una risata
+ cinica.--Non voglio. Voglio essere amata per
+ poco tempo.
+
+ --Perchè? perchè?
+
+ --Perchè.... le cose lunghe diventano serpi!--mi
+ disse lei.
+
+ E mi lasciò.
+
+ Più conosco le donne e meno le comprendo.
+
+ (LEI)
+
+ Sincera! Volevo essere sincera con lui. Ma qual'è
+ la donna che può essere sincera con un uomo?
+
+ È nostro destino mentire, mentire sempre. Mentire
+ all'uomo, per non perderlo, quando non lo si
+ ama.... Mentire, mentire mille volte di più, per
+ non perderlo, quando lo si ama!
+
+ Se ad Andrea io svelassi tutto il mio cuore, se
+ gli gridassi sul viso:--Ti amo! Ti amo! Non posso
+ più vivere così.... Portami via, tienimi con te
+ per sempre!... oppure, dammi la morte! Fa ch'io
+ piombi dal tuo abbraccio nel Nulla!--egli mi
+ guarderebbe stupito con quei begli occhi
+ tranquilli e profondi, e penserebbe con un lieve
+ senso di noia e di stanchezza:--Mio Dio! Come è
+ eccessiva ed esaltata questa donna!
+
+ Non è così fatto il cuore degli uomini?
+ L'eccessiva passione, l'esaltazione del
+ desiderio, la dedizione completa, invece di
+ avvincerli li allontana.
+
+ _Mio caro_,
+
+ _Impossibile vederti questa sera. Vado al Regio
+ con Oldofredi a udire il concerto di musica
+ boema. Tu sai quanto adoro la musica.... in
+ ispecie quella boema._
+
+ _Addio._
+
+ _Viviana._
+
+ _A meno che ciò ti dispiaccia?..._
+
+ (LUI)
+
+ Strano questo bisogno che hanno le donne di
+ correre di qua e di là coll'uno e coll'altro....
+
+ Probabilmente se io la pregassi di non andare,
+ mi troverebbe geloso e tirannico e mi
+ prenderebbe in odio.
+
+ _Amor mio_,
+
+ _Nulla di ciò che a te piace può dispiacere a
+ me._
+
+ _Andrea._
+
+ (LEI)
+
+ No. Nel cuore della donna l'amore non è la gioia:
+ è lo strazio, è lo struggimento, è una fosca e
+ frenetica disperazione senza ragione e senza
+ rimedio.
+
+ Non c'era concerto al Regio iersera. Egli avrebbe
+ potuto accertarsene, guardando il giornale.
+ Poteva telefonarmi; accorrere, protestare,
+ pregare; poteva rimproverarmi, ingiuriarmi,
+ insultarmi.
+
+ Niente! Si è rassegnato. Come la sua statua, la
+ sua aborrita e orrenda statua: «la Rassegnazione
+ che sorride al Dolore».
+
+ Io odio la Rassegnazione. Odio la gente che si
+ rassegna. Odio le statue. Odio tutto.
+
+ (LUI)
+
+ Il modello in creta di «Gioia» è terminato. È
+ indubbiamente ciò che di meglio ho fatto finora.
+
+ Melzi mi fa osservare che dico sempre questo di
+ ogni mio lavoro più recente.
+
+ Sarà così.
+
+ Tuttavia «Gioia» mi sembra senza contestazione
+ il mio capolavoro.
+
+ Viviana ne sarà felice.
+
+ (LEI)
+
+ Vorrei morire! morire subito, fulminata ai suoi
+ piedi! Non posso più vivere, non posso più
+ mentire. Non posso più sorridere colla Tigre che
+ mi sbrana e mi dilania. Non penso più che alla
+ morte, al silenzio, alla pace, all'oblio.
+
+ Esco sul balcone e guardo il fiume che scorre
+ calmo e lucente sotto alle mie finestre. Perchè
+ non correrei fuori nel grigio crepuscolo e mi
+ lascerei scivolare giù in quell'argentea
+ profondità? Dopo un breve attimo di terrore, di
+ soffocazione, di disperata lotta, calerei
+ lentamente al fondo, e vi giacerei immobile,
+ calma e placata, colla fronte al cielo.... E le
+ tranquille acque mi scorrerebbero sul viso.
+
+ Oh, dolce giacere immobile e supina sotto quel
+ liquido e mobile frescore! oh, dolce sentire
+ l'acqua scorrere sopra il mio viso!...
+
+ Perchè non morire?... O allora.... dirgli tutto?
+
+ (LUI)
+
+ Ho deciso di concorrere per la Fontana
+ Monumentale di Piazza Solferino.
+
+ (LEI)
+
+ Gli ho detto tutto. Tutto!
+
+ Gli ho detto:--T'amo troppo. Soffro troppo.
+ Voglio lasciarti.
+
+ --Ma perchè soffri? Non t'amo forse? non
+ t'amo?--mi chiedeva lui smarrito.
+
+ --Sì, sì! m'ami!--E gli accarezzavo i capelli,
+ mentre dentro la tigre mi lacerava e mi sbranava.
+
+ Allora egli mi è caduto ai piedi.--Dimmi che cosa
+ debbo fare! Che cosa vuoi che faccia? Io non ti
+ capisco. Non so perchè soffri, non so perchè dici
+ che ti rendo infelice.
+
+ --Non lo so neppur io,--risposi singhiozzando.
+
+ Allora egli mi chiuse tra le braccia come fossi
+ una bambina.--Vuoi che lasciamo tutto? Vuoi venir
+ via con me? Vuoi?... Vuoi che si vada lontano
+ dove nessuno ci conosce a vivere insieme per
+ sempre?
+
+ . . . . . . .
+
+ Mio Dio, mio Dio! Vi ringrazio.
+
+ Partire con lui!... Andare lontano, dove nessuno
+ ci conosce! Vivere insieme!... per sempre!...
+
+ La tigre è morta.
+
+ (LUI)
+
+ «Alea jacta est». Partirò con lei.
+
+ Sarà quel che sarà.
+
+
+MAGGIO
+
+ (LEI)
+
+ Come sono felice! Come sono felice!
+
+ Forse non è tanto il pensiero della fuga con lui,
+ della vita con lui, che mi esalta, ma il fatto
+ _ch'egli lo voglia_.
+
+ Una immensa tranquillità, una pace blanda è scesa
+ sulla mia anima e quasi non riesco a comprendere
+ e a ricordare le turbolenti angoscie dei giorni
+ passati. Perchè soffrivo tanto? Non lo so più.
+
+ Oldofredi, il pittore, è venuto a trovarmi oggi e
+ mi ha guardata stranamente.--Che cosa avete?--mi
+ ha chiesto.--Come siete translucente e
+ raggiante!--Indi ha soggiunto:--E perchè non
+ lavorate? Perchè non scrivete più?... Badate che
+ l'ingegno non è un dono, ma una responsabilità.
+ L'ingegno è un debito da pagare, è un dovere da
+ compiere; non è un fiore da puntarsi nei capelli!
+
+ Io sospirai.--Lo so, lo so; ma che volete? Una
+ donna non può scrivere se non è innamorata. E
+ quando è innamorata.... non può scrivere!
+
+ --Forse è vero,--disse Oldofredi colla sua voce
+ un po' cavernosa.--Ma vi è un momento, momento
+ fugace, effimero, evanescente, tra un amore che
+ sta per tramontare e un amore che sta per
+ nascere, in cui può fiorire il capolavoro. State
+ in attesa, o Viviana! di quel momento fatale e
+ vitale. E non lasciatelo passare invano.
+
+
+ Rimettermi a scrivere? Creare un capolavoro? Ah,
+ lo vorrei!
+
+ È vero.--L'ingegno non è un fiore da puntarsi nei
+ capelli!...
+
+ (LUI)
+
+ Più ci penso e più mi afferra la febbre della
+ partenza, mi appassiona l'idea di lasciare
+ dietro di me il passato, e slanciarmi
+ nell'avvenire. Ciò che da principio mi
+ spaventava, mi pareva una follia quasi
+ colpevole, quasi imperdonabile, mi sembra ora
+ l'unica cosa giusta e grande e felice ch'io
+ abbia concepito mai, ch'io possa realizzare mai.
+
+ E perchè no? Sono un artista, dunque sono
+ libero. Dovunque io vada porto le mie due mani
+ con me; porto con me i miei occhi e la mia
+ anima; e porto con me Viviana, ispirata e
+ ispiratrice.
+
+ Partire! partire con lei! Ricominciare la vita
+ in un paese nuovo, ignoto, vasto, generoso;
+ lavorare, sostenuto dal meraviglioso amore di
+ quella creatura meravigliosa!
+
+ (LEI)
+
+ Partire!... Esiliarsi!... Lasciare l'Italia e
+ tutto ciò che l'Italia rappresenta per me! La
+ luce.... l'incanto.... l'ispirazione!...
+
+ Questo pensiero talvolta mi spaventa.
+
+ (LUI)
+
+ Giro per questa città come un allucinato.... o
+ come un dio: già rimoto, già staccato da tutto e
+ da tutti.
+
+ Come mi sembrano poveri e pietosi quelli che
+ restano qui, in questo ambiente ristretto,
+ sordido, meschino, dove ogni giorno s'incontrano
+ le medesime persone, i medesimi pregiudizi, le
+ medesime piccole amicizie e piccole ostilità.
+ Tra un mese sarò lontano da tutto ciò.
+ Lontano!...
+
+ E tutte le acque dell'Atlantico scorreranno tra
+ me e questi pallidi giorni del passato!
+
+ (LEI)
+
+ Da due giorni non vedo Andrea. Lavora
+ febbrilmente alla sua statua, o corre in qua e in
+ là preparandosi alla partenza.
+
+ Fui stamane nello studio di Oldofredi che s'apre
+ su un grande giardino soleggiato.
+
+ Ne esco ebbra di colori. Donne azzurre e donne
+ arancine, donne drappeggiate e donne ignude,
+ donne sdraiate e donne ritte, donne vaganti per
+ lunghi misteriosi corridoi o danzanti all'aperto
+ sotto cieli verdastri punteggiati di lucciole....
+ Quanta fantasia, quanta stranezza, quanta
+ suggestiva ambiguità in quest'arte!
+
+ Già, l'Arte!... In fondo, come dice Oldofredi,
+ non c'è altro di bello al mondo. L'Arte! figlia
+ del Sogno, sorella dell'Amore!...
+
+ (LUI)
+
+ Oggi ho detto a mia madre e a mio fratello che
+ partivo. La loro disperazione è indescrivibile.
+ Sembrano annientati, terrorizzati.
+
+ --Che cosa faremo?--piangeva mia madre,--io
+ vecchia, lui malato, senza di te?
+
+ Sono fuggito. Mi pareva d'essere un carnefice.
+
+ (LEI)
+
+ Ho voglia di lavorare; di scrivere un nuovo
+ libro.
+
+ Che sia questo il momento fatidico pronosticato
+ da Oldofredi? Ma quale sarebbe «l'amore che
+ tramonta», e quale «l'amore che nasce»?
+
+ .... Pensiamo al capolavoro.
+
+ In un libro ciò che conta soprattutto sono due
+ cose: il titolo--e la fine.
+
+ La fine è subito trovata. _Lui_ la abbandona, e
+ _lei_ muore. (Non è forse freschissimo ma è
+ sempre bello).
+
+ Ma il titolo? È cosa più ardua.
+
+ Inviterò tutti i miei amici per venerdì sera:
+ farò servire il thê à la russe; del caffè
+ fortissimo; del vino di coca, e delle pillole di
+ fosforo. E tutti dovranno aiutarmi a trovare un
+ titolo, un titolo strano, strabiliante, per il
+ mio nuovo libro. Lo dirò anche ad Andrea, sebbene
+ non abbia molta fantasia.
+
+ _Andrea_,
+
+ _Ti aspetto domani sera, senza fallo!_
+
+ _Viviana._
+
+ (LUI)
+
+ Questa sera l'ho udita ridere come nei primi
+ giorni in cui la conoscevo. Veramente non rideva
+ con me. Io andavo da lei credendo di trovarla
+ sola, ma il salotto era pieno di gente.
+
+ Mi accolse festosa salutandomi da lontano colla
+ mano alzata e il sorriso raggiante.
+
+ --Oh.... Andrea Galeazzi! Che piacere!...
+
+ In quell'istante mi parve che tutte le acque
+ dell'Atlantico scorressero tra me e lei.
+
+
+GIUGNO
+
+ (LEI)
+
+ _Carissimo Andrea_,
+
+ _Ma come puoi pensare ch'io voglia rinunciare al
+ nostro progetto? Mi credi dunque incostante e
+ leggera? frivola e senza cuore?_
+
+ _È perfettamente vero che i Laforêt mi hanno
+ invitata a passare l'estate nel loro castello di
+ Revoire. Ma non per un istante ho pensato ad
+ accettare l'invito._
+
+ _Il mio pensiero è con te; lo sai._
+
+ _Viviana._
+
+ P. S. _Mi pare che di tutti i titoli suggeriti
+ l'altra sera, «Narciso» è quello che mi piace di
+ più. Anche «Pervertimenti» non sarebbe male...._
+
+ _Tu, che ne dici?_
+
+ _Oldofredi mi ha promesso le illustrazioni._
+
+ (LUI)
+
+ La statua è finita.
+
+ Tutto è pronto.
+
+ Agli amici più intimi ho già detto addio.
+
+ Il mio cuore è in tumulto.
+
+ (LEI)
+
+ _Perdonami, Andrea! Perdonami!_
+
+ _Non parto. No. Non posso partire con te. Sarebbe
+ la peggiore delle follie, sarebbe la più atroce
+ delle crudeltà._
+
+ _Pensa, pensa quanto saremmo infelici._
+
+ _Sì: dopo un anno, dopo due anni--forse anche
+ prima--pensa quanto soffriremmo tu ed io. Tu più
+ di me!... O io più di te!... Non lo so._
+
+ _So che verrebbe presto tra noi l'ora atroce del
+ rimpianto e dei rimproveri._
+
+ _Oggi ci sembra che l'esistenza intera non
+ basterebbe alla nostra sete d'amore. Oggi, che
+ tutto ci separa, che non possiamo mai saziarci
+ l'uno dell'altro, mai guardarci abbastanza, mai
+ parlarci abbastanza, ecco, ci irrompono dal
+ cuore, ci fioriscono sulle labbra le grandi
+ parole enfatiche di tutti gli amanti: la
+ Lontananza!... l'Isolamento!... l'Eternità!..._
+
+ _Ma quando fossimo isolati, quando fossimo
+ lontano, quando--dissetati e placati--ci
+ trovassimo soli di fronte l'uno all'altra nella
+ perpetua solitudine accoppiata degli amanti che
+ vivono fuori della legge.... credi tu che non ne
+ soffriremmo?_
+
+ _Tu forse non lo credi. Ma io lo so._
+
+ _Quando tu, per amor mio, avessi lasciato dietro
+ di te tutto ciò che ti fu caro, tutto ciò che ha
+ formato fino ad oggi la tua esistenza: tua madre,
+ tuo fratello, i tuoi amici, i tuoi impegni, i
+ tuoi doveri,--ne avresti rammarico e rimpianto._
+
+ _E quanto a me?... Oh, Andrea, io non sono che
+ una piccola anima meschina; sono come tutte le
+ donne--o quasi tutte--che, pur anelando alla
+ vietata gioia vogliono anche la decorosa
+ rispettabilità; che pur non volendo rinunciare al
+ piacere, non intendono derogare dalle
+ convenienze; che vogliono la passione ma non lo
+ scandalo; che vogliono l'abbraccio degli uomini
+ ma anche il saluto delle donne...._
+
+ _Tu mi odierai; tu mi disprezzerai! E avrai
+ ragione._
+
+ _Ebbene, disprezzami, odiami, ma non soffrire.
+ Non voglio, non voglio che tu soffra per me. Non
+ lo valgo, non lo merito._
+
+ _Io ti ho sempre mentito. Io ti scrivevo delle
+ lettere tristi quando ero gioiosa, ti scrivevo
+ delle lettere gioiose quando ero triste; e anche
+ ora, ora che vorrei essere così sincera con te,
+ forse.... non lo sono._
+
+ _Forse la verità è un'altra._
+
+ _Non lo so. So che tu non devi, che tu non devi
+ soffrire per me._
+
+ _Andrea, Andrea! Dimmi che non soffri._
+
+ _Viviana._
+
+ (LUI)
+
+ _Non importa se io soffro. Segui la tua strada._
+
+ _Quanto a me non affliggerti. Anche prima di
+ conoscerti ero triste._
+
+ _Addio._
+
+
+LUGLIO
+
+ (LEI)
+
+ È finito. Finito!
+
+ Quando penso a lui, solo laggiù, nel suo studio
+ tetro e desolato, mi sento morire.
+
+ Perchè l'ho amato? Perchè ho sofferto? Perchè
+ l'ho lasciato?...
+
+ Non so. Non capisco il mio cuore.
+
+ Parto domani per Castel Révoire; con Flavia.
+
+ Viene anche Oldofredi.
+
+ (LUI)
+
+ Quanto vano gioire e vano soffrire! Ecco: torno
+ qual'ero; torno alle mie silenziose creature.
+
+ E di tutto questo turbine di voluttà e
+ d'angoscia, di tutta questa bufera che è passata
+ sul mio cuore, che cosa resta?
+
+ . . . . . . .
+
+ Resta una statua intitolata: «_Gioia_».
+
+
+
+
+II.
+
+Notte di Vigilia
+
+
+Un invito da Bérangère! Dopo un anno di silenzio. Stupita rileggo il
+biglietto postale:
+
+ «Diletta Annie,
+
+ So che sei in Isvizzera. Dove passi il Natale? Perchè non a
+ Montreux, colla tua sempre affezionata amica
+
+ Bérangère?».
+
+Io ripasso mentalmente la lista delle diverse persone con cui ho
+promesso di passare quest'anno il Natale: con Jack a Dublino; con
+Maman a Nervi; con Vivien a Glasgow; con Barbara a Torino; con Silvia
+a Roma; con O'Kelly a Parigi.... Secondo una mia abitudine, nei
+momenti d'incertezza faccio saltare in aria un soldo perchè decida
+della mia sorte: se è testa--Bérangère; se è croce, no.
+
+Il soldo balza, gira e cade. È croce. Dunque è esclusa Bérangère. Ma
+allora, rifletto io, chi prescegliere tra tutti gli altri a cui ho
+promesso?... Ritentiamo la sorte!
+
+Stavolta è testa. Dunque Bérangère.
+
+Ed io le scrivo:
+
+ «Cara Bérangère,
+
+ Aspettami nel pomeriggio della Vigilia.
+
+ Tua Annie»
+
+Chiusa la lettera, mi si affaccia un dubbio: Bérangère Tarnier? Era
+fidanzata un anno fa al conte Lucien de Lussain-Maldé di
+Château-Mirval; poi non ne ho più saputo nulla. Sfumate le nozze? o
+smarrito il _faire-part_?
+
+Mi decido a indirizzare: «Bérangère Tarnier, Montreux»; e il mattino
+del 24 dicembre salgo nel treno Berne-Genève con gente di ogni paese e
+d'ogni colore, politico e fisico. Di fronte a me un grande e magnifico
+Bey egiziano guarda con cupi occhi sfilare il paesaggio da cartolina
+illustrata, sognando certo le sue pianure torride, i suoi deserti
+sabbiosi, la sua gente oppressa dal ferreo pugno britannico....
+Accanto a lui un uomo biondo, ancor giovane, di cui i tragici occhi
+azzurri hanno scandagliato le profondità ultime del dolore; lo
+riconosco: è Von Hindenburg, nipote del chiodato Feld-Maresciallo.
+Presso a lui, rosea e ridente sotto al grande cappello nero, Mary
+Snowden, la propagandista del Labour-party inglese, la bionda Amazzone
+degli operai. Nell'angolo di fronte a me due giapponesi, a cui io mi
+sentirei tentata di dire: «_Anatanohà Taxan Kiri!_» in purissimo
+nippone; ma me ne astengo perchè non so più che cosa voglia dire. Alla
+mia destra, biondo-ricciuta come l'immortale suo fratello, la sorella
+di Paderewski mi saluta con affetto.
+
+E il treno corre....
+
+Qui ci starebbe un po' di descrizione di paesaggio svizzero sotto la
+neve; ma le descrizioni di paesaggio si possono trovare in molti libri
+scritti da altri autori.
+
+Quindi salto subito, come in un viaggio cinematografico, alla stazione
+di Montreux; ed ecco anche Bérangère, sorridente e soave, che dalla
+piattaforma mi saluta sventolando il fazzoletto di seta rossa. (È
+sempre stata un poco socialista, Bérangère!).
+
+--Prenderemo il thè qui nell'Eden Palace,--dice, traendomi verso un
+Grand Hôtel vicino alla stazione.--Dopo, verrai a casa mia.
+
+Quando siamo nell'Hall, installate in due grandi poltrone, le chiedo:
+
+--Parlo con mademoiselle Tarnier o con madame la comtesse de
+Lussain-Maldé?
+
+Ella, senza rispondermi, si slancia in una poetica dissertazione sul
+Natale; sul mistico significato della Vigilia di Natale, del giorno di
+Natale, della notte di Natale.... Indi improvvisamente mi chiede:
+
+--Tu, come hai passato la notte della Vigilia, l'anno scorso?
+
+Io riordino rapidamente i miei pensieri; poi rispondo:--Nascosta in
+una casa di Londra con cinque o sei Sinn Feiners evasi dalle carceri
+irlandesi. E tu?
+
+Bérangère nervosamente gira e rigira entro le mani il suo fazzoletto
+rosso e ne fa qualche cosa che somiglia a un topo, con coda e
+orecchie; poi lo fa saltare da una mano all'altra.
+
+--Io?...--dice, come per guadagnar tempo;--Ah! Io!...--E
+improvvisamente si chiude il viso nelle mani.
+
+Vi è nella sua voce un'espressione che non comprendo. Orrore? Estasi?
+Disperazione? Non so.
+
+--Dimmi,--le ordino, colla tazza di thè in mano, mentre di fuori nel
+crepuscolo....
+
+(Qui leggere due pagine di un altro autore).
+
+
+--Ebbene,--dice Bérangère,--ascolta.
+
+--Ero venuta a passare un mese dalla zia Clotilde qui sopra, a Glion,
+dovendo poi raggiungere per le feste natalizie la famiglia del mio
+fidanzato a Ginevra. La sera della Vigilia vi doveva essere da loro a
+Château-Mirval un pranzo di famiglia seguìto da un grande ricevimento
+per partecipare al mondo che l'erede dei Lussain-Maldé si
+fidanzava.... a me. Da Parigi era annunciato, per l'occasione,
+l'arrivo di parenti milionari che portavano in dono a lui una Peugeot
+40 HP., e a me una collana di perle con sessantotto gemme scelte.
+Tutta la festa doveva rivestire un carattere di grande etichetta e
+solennità.
+
+Fu deciso ch'io lascerei Glion, accompagnata dalla zia, alle due del
+pomeriggio, arrivando a Ginevra verso le quattro. Indi, thè di gala;
+pranzo intimo; ricevimento fastoso.
+
+Il giorno 23 mandammo a Ginevra bauli e valigie; il 24, alle due,
+uscimmo dall'albergo e ci avviammo alla stazione della funicolare per
+scendere a Montreux.
+
+Ed ecco che sulla strada nevosa e ghiacciata mia zia scivola, cade, si
+sloga un piede.
+
+Agitato ritorno tra le braccia del portiere all'Hôtel! affannati
+telefonamenti al dottore di Montreux--assente! a quello di
+Territet--presente ed accorrente. Compresse d'acqua vegeto-minerale.
+Altri telefonamenti ai de Lussain-Maldé, Château-Mirval, Ginevra.
+«Verrò, io sola, col prossimo treno. Arrivederci stasera alle 21,10».
+Disperate proteste dall'altra estremità del telefono. Laceranti gemiti
+dal letto di zia Clotilde. Nuove compresse d'acqua vegeto-minerale.
+Tristi riflessioni: niente thè di gala! niente pranzo intimo! Unico
+conforto: arriverò a tempo per il fastoso ricevimento.
+
+Difatti alle 17,50, avviluppata in fluttuanti veli da viaggio,
+scendevo nella neve e la nebbia alla Funicolare Glion-Montreux; alle
+18 e 20 m'aggiravo quaggiù nella stazione di Montreux con quaranta
+minuti da aspettare. Era buio; faceva freddo; la sala d'aspetto era
+lugubre e deserta. Nessuno viaggiava in questa serata. Pensai al
+pranzo di famiglia--tavola risplendente, visi sorridenti, vini
+spumeggianti, discorsi augurali, ed io, a fianco di Lucien, eroina di
+tutti i festeggiamenti.... Un'irrefrenabile tristezza mi morse il
+cuore e mi riempì gli occhi di lagrime. Ma subito il pensiero di
+arrivare in casa de Lussain cogli occhi gonfi, frenò il mio pianto, e
+decisi di andare nella _Salle de Toilette_ a dare un ultimo ritocco ai
+miei capelli ondulati, un soffio di cipria alle mie guancie....
+Quest'idea mi confortò.
+
+M'avviai per il vasto andito deserto, percorsi un altro lungo
+corridoio ed arrivai davanti all'uscio della «_Toilette pour Dames.
+(Luxe). 50 centimes_». Girai la maniglia ed entrai.
+
+La custode aveva già lo scialle in testa per partire e stava riponendo
+in un armadietto il «luxe», costituito da un pacco di forcelline, una
+scatola di cipria e una saponetta rosa. Parve contrariata dal mio
+arrivo.
+
+--Capirà,--mormorò,--è la Vigilia. I bambini aspettano ch'io vada ad
+accendere l'albero di Natale.
+
+--Non occorre che aspettiate,--diss'io;--lasciatemi il sapone e un
+asciugamano.--E togliendo dalla borsetta (unico mio bagaglio, poichè
+il resto mi aveva preceduta a Ginevra) alcune monete d'argento, gliele
+porsi augurandole buon Natale. Essa ringraziò con effusione; indi,
+salutandomi e raccomandandomi di «badare alla porta», uscì.
+
+Io udii risuonare a lungo i suoi passi per l'andito sonoro.
+
+Chiusi con cura la porta ch'essa aveva lasciata semi-aperta e mi
+dedicai alla mia toilette. Non fu spiacevole occupazione; m'incipriai;
+mi lucidai le unghie; constatai che i miei occhi non erano per niente
+gonfi; appena un leggero arrossamento delle palpebre tendeva a
+darmi--colla mia carnagione bianca e i miei capelli color
+rame--un'aria un poco tizianesca. Pensai con soddisfazione alla mia
+entrata nel gran salone di Château-Mirval, all'effetto che produrrei
+sui parenti milionari, al primo sguardo di Lucien.... Indi mi disposi
+a tornare sul _quai_ ad aspettare il treno.
+
+Richiusi la borsetta, gettai un ultimo sguardo nello specchio e
+m'avviai alla porta.
+
+Afferrai la maniglia. Non girò. Spinsi la porta--non cedette. Tirai la
+porta--non si mosse. Tentai di scuoterla--era rigida, solida,
+incrollabile. Mi guardai d'intorno in cerca d'una finestra. Non ve
+n'era.
+
+Allora chiamai. Chiamai: «Custode!... Facchino!... Portiere!...»
+Nessuno rispose; nessuno venne. Tutti erano a casa a fare il pranzo
+della Vigilia. Tutti erano intorno agli alberi di Natale accesi; ed io
+ero qui rinchiusa nella «Toilette pour Dames, luxe, 50 centimes».
+
+Udii da lontano un fischio, seguìto quasi subito dal fragore del treno
+che entrava nella stazione. La disperazione mi colse; poi rinacque la
+speranza: qualcuno sarebbe venuto; qualche «dama» che per 50
+centesimi....
+
+Nulla. Nessuno venne. Urlai, strillai, diedi dei calci nella porta e
+nel muro, corsi in su e in giù, aprii e richiusi una porticina in
+fondo su cui spiccavano due lettere maiuscole dell'alfabeto
+inglese....
+
+Un altro fischio, un rintocco di campana, un rullìo: il treno usciva
+dalla stazione--andava a Ginevra senza di me! La festa del
+fidanzamento avrebbe luogo senza la fidanzata.
+
+Colla calma della completa stupefazione sedetti sull'unica
+seggiola--quella della custode--e cercai di riordinare i miei pensieri
+sconvolti. Non c'era più treno per Ginevra fino alle 2 del mattino.
+Viceversa c'era un treno proveniente da Ginevra alle 23,28. Pensai:
+Lucien prenderà quel treno e verrà a cercarmi. Chiederà, cercherà;
+interrogherà il bigliettario, il capostazione.... Il bigliettario non
+mi aveva veduta, poichè avevo preso il biglietto direttamente da
+Glion; ma il capostazione, sì. Durante quei pochi minuti in cui avevo
+girato per la stazione prima di venir qui, l'avevo scorto col suo
+berretto rosso; ed anch'egli mi aveva veduta. Era un capostazione
+giovane, con baffetti biondi.... e se li era arricciati, guardandomi.
+Sì, sì! il capostazione direbbe a Lucien d'avermi veduta; mi
+cercherebbero, mi troverebbero, mi salverebbero!
+
+Ma erano le 19,10. Come far passare le ore fino alle 23,28? Non avevo
+altra occupazione che di lucidarmi le unghie; non avevo altro da
+guardare che il lavabo di marmo, la saponetta rosa, l'asciugamano e la
+tavola; non avevo altro da leggere che le due lettere maiuscole sulla
+porticina in fondo.
+
+Mi chiusi nei miei pensieri. Pensai a Lucien, al mio avvenire con
+lui.... pensai al pranzo di famiglia.... agli alberi di Natale accesi
+per il mondo....
+
+E lentamente--oh! come lentamente!--le ore passarono. Ogni tanto
+emettevo qualche strillo per il caso che qualcuno potesse udire. Ma la
+mia voce in quel silenzio mi gelava il sangue. Cominciai ad aver
+paura, a guardarmi attorno; mi pareva di veder muovere delle ombre
+negli angoli della stanza.
+
+Allora provai a dire tutte le preghiere che sapevo; poi tutte le
+poesie che ricordavo. Cominciai con «_Napoléon écolier_».
+
+ «À genoux, à genoux au milieu de la classe,
+ L'enfant mutin,
+ Dont l'esprit est de feu pour l'algèbre, et de glace
+ Pour le latin!...».
+
+Ma il terrore mi riprese, mi agghiacciò. Il cuore mi batteva così
+forte che pensai: «Adesso morirò di sincope. Mi troveranno domani,
+giorno di Natale, seduta qui, morta--tragica e ridicola in questa
+esecrabile «Toilette».
+
+Le 22. Le 22 e un quarto. Le 22 e mezzo. Le 23. A momenti sarebbe
+arrivato il treno da Ginevra.... e Lucien! Questo pensiero mi agitò
+tanto che mi misi a gridare e non smisi più; gridai, gridai frenetica
+e forsennata, e i corridoi vuoti echeggiarono dei miei urli stridenti.
+
+Un passo! Sì, era un passo. Smisi di strillare un attimo per
+ascoltarlo, poi ripresi più forte. Il passo si fermò; indi riprese,
+affrettandosi, avvicinandosi: e una voce chiamò:
+
+--Allò! allò! Dove siete?
+
+--Qui! qui! qui!--e lo stridìo della mia voce si ripercuoteva in tutti
+gli angoli.
+
+--Ma dove?
+
+--Qui! _Toilette pour Dames! Luxe! Cinquante centimes!_--ululai. E
+caddi, quasi svenuta, sulla seggiola.
+
+Dopo molto lavorìo colla maniglia la porta si aprì, e il mio salvatore
+apparve sulla soglia. Era il capostazione.
+
+Mi guardò stupefatto.--_Mais qu'est-ce qui arrive?_
+
+--_Qu'est-ce qui arrive? Qu'est-ce qui arrive?_--feci io, balzandogli
+incontro come una Furia.--_Arrive_ che io dovevo essere a Ginevra per
+il mio pranzo di fidanzamento e che sono qui, da quattro ore, a
+strillare, a soffocare, a spasimare....
+
+--Oh! che disastro!--esclamò il capostazione; ma mi parve di scorgere
+sotto ai suoi baffi biondi tremolare un sorriso represso. Questo
+m'infuriò.
+
+--È iniquo--gridai,--è infame. Farò un processo, a voi, alla
+Compagnia, alla Direzione, alla Federazione. Sì, vi processerò; perchè
+non avete il diritto di rinchiudere una creatura in questo posto
+immondo la notte della Vigilia di Natale....
+
+E il mio pianto sgorgò.
+
+--Creda, sono desolato,--diss'egli;--ma non capisco....--e tenendo la
+porta aperta girò due o tre volte la maniglia e poi la chiave ch'era
+al di fuori.--La serratura funziona perfettamente.
+
+--Già--esclamai sarcastica.--Perfettamente! Difatti....--E con un riso
+di scherno gli volsi le spalle.
+
+--Ma sì; funziona perfettamente,--disse lui calmo e cortese.--Guardi
+lei stessa.
+
+--Non è vero, non è vero!--gridai, e afferrando la porta la chiusi con
+violenza.--Non funziona affatto!--E gli mostrai, tentando di riaprire,
+che la maniglia non girava.
+
+Un poco impressionato, egli l'afferrò a sua volta. La mosse, la
+scosse; spinse la porta, tirò la porta. Niente. Solida, ferma,
+incrollabile, quell'uscio resisteva ad ogni sforzo. Egli si volse e mi
+guardò.
+
+--Siete pazza?--disse, e i suoi occhi mandavano lampi,--ci avete
+chiusi dentro!
+
+Io fremetti di sdegno.--Uscite,--gli dissi, con gesto di
+comando.--Uscite subito di qui. Lasciatemi sola.
+
+--Magari!--rispose lui, sgarbato.--Siete voi che me ne avete impedito.
+
+Il mio furore non ebbe limiti.--Andate via!--strillai; e poi, come
+quello mi guardava con occhi saettanti, mi misi a urlare di
+nuovo:--Aiuto! Aiuto!... Ah! ah! ah!...
+
+Egli non badò più a me. Chino accanto all'uscio, esaminava la
+serratura; quindi, subitamente risoluto, cominciò a dare delle potenti
+spallate nel legno. (Mi passò per la mente che se Lucien, colle sue
+esili ed aristocratiche spalle, avesse tentato un'impresa simile,
+avrebbe dovuto poi stare otto giorni in letto).
+
+Ma la porta resisteva. Il capostazione si guardò intorno; indi,
+buttando per terra il berretto rosso che finora aveva tenuto in testa,
+afferrò il tavolino, lo alzò in aria brandendolo per le gambe, e, con
+quanta forza aveva, lo scaraventò contro la porta.
+
+Il tavolino andò a pezzi; ma la porta non crollò. Una lunga striscia
+bianca sulla vernice scura del legno rimase, unico testimonio
+dell'inutile violenza.
+
+Il mio compagno di prigionìa allora si appoggiò al muro, e colle mani
+in tasca guardò la porta. Gettò un'occhiata verso il piccolo uscio in
+fondo alla stanza, ma di sopra a quella tramezza si scorgeva la
+continuazione della parete a indicare che di là non v'era uscita.
+
+I suoi occhi tornarono, irosi, alla porta screpolata, e a me. Io m'ero
+accasciata su quell'unica seggiola che pareva un isolotto in un mare
+di desolazione; ai miei piedi giacevano i rottami del tavolino. Avevo
+cessato di gridare; la violenza di lui m'aveva intimidita e calmata.
+
+Forse il mio atteggiamento di mansueta disperazione lo commosse,
+perchè disse con voce abbastanza umana:
+
+--Mi dispiace per lei. Comprendo quanto sia penosa la sua situazione;
+e quanto la mia presenza l'aggravi.
+
+Chinai il capo senza rispondere. Veramente, io non la pensavo così. La
+presenza di un essere umano, chiunque fosse, m'era di conforto; se non
+altro mi impediva di aver paura, quella paura frenetica e sragionata
+che mi assale talvolta nella notte e nella solitudine. Forse avrei
+dovuto aver paura anche di quest'uomo, di quest'estraneo col quale ero
+qui rinchiusa, lontana da ogni soccorso; ma a dir vero egli non
+m'ispirava alcun senso di terrore. Era molto giovane e molto biondo. I
+capelli, scompigliati dai suoi gesti violenti, gli cadevano in ciocche
+soleggiate sulla fronte; erano bionde le ciglia aggrottate, e biondi i
+brevi baffi sopra la bocca risoluta. Aveva il mento quadro, indicante
+fermezza di carattere, ma una fossetta profondamente incavata ne
+attenuava la durezza. (Pensai al mento alquanto fuggente di Lucien, e
+mi dissi ch'egli certo doveva essere di carattere assai più malleabile
+ed arrendevole di costui. Infatti sapevo Lucien anche troppo
+suscettibile alle influenze femminili!...).
+
+Lo sconosciuto stava ritto, immobile, addossato al muro colle braccia
+conserte. Io alzai gli occhi al suo viso fosco e chiesi, tremante:--E
+adesso?
+
+--Adesso,--disse lui,--arriverà il diretto di Ginevra ed io non sarò
+al mio posto.
+
+--Allora la cercheranno!--esclamai subitamente sollevata.
+
+--Sì, mi cercheranno!--ribattè lui con un sorriso ironico,--ma non
+qui.
+
+--Cercheranno anche me,--dissi con un piccolo singhiozzo, pensando a
+Lucien.
+
+--Chi? Chi la cercherà?
+
+--Il mio fidanzato,--risposi, chinando il capo. Avevo ancora il
+cappello da viaggio e il velo grigio in testa, e ne ero tutta
+avviluppata come da una nube malinconica.--Non vedendomi arrivare
+alle nove a Ginevra, avrà preso il primo treno per venirmi a cercare.
+
+--E qui, non trovandola,--fece il giovane, sempre con lieve aria di
+motteggio,--vorrà subito interrogare il capostazione. Irreperibile
+anche quello! Sarà una bella situazione,--soggiunse con un'amara
+risata,--quando portieri, facchini e fidanzato apriranno la porta e ci
+troveranno qui.
+
+Io trasalii. A questo non avevo pensato.--Mio Dio!--esclamai,--e il
+conte Lucien è un vero Otello!
+
+Il giovane, a queste parole, dètte in un'improvvisa risata, e continuò
+a ridere e ridere, col viso all'indietro e la testa appoggiata al
+muro.
+
+Rise tanto ch'io fui molto offesa. Mi alzai con dignità; avrei voluto
+uscire, con tranquilla alterezza, dalla presenza di quello stolto
+giovinetto ridacchiante.... ma dove andare? Non c'era che da avviarmi
+altezzosa verso la porta colle due iniziali....
+
+In quel momento ecco da lontano il brontolìo, il rullìo, il fischio
+del treno da Ginevra. Il capostazione smise di ridere e mormorò tra i
+denti un'amara esclamazione.
+
+Con clamore e clangore, con stridìo e cigolìo il treno entrò nella
+stazione e si fermò, con un lungo sospiro stridulo in scala
+discendente.
+
+Restammo entrambi silenziosi, immobili, ascoltando. Non altro rumore
+ci giungeva traverso le mura massicce della stazione--non voci, non
+passi--nulla eccetto il profondo, asmatico respiro del treno. Allora
+il capostazione alzò le mani alla bocca e con due dita, allargando le
+labbra, emise un lungo e potente sibilo. Lo ripetè tre o quattro
+volte. Nulla! Aspettammo irrigiditi una risposta, un suono. Nulla.
+
+Allora io mi rimisi a gridare con quanta voce avevo (e mi pareva
+fievole e poca) e non sapendo che cos'altro gridare, gridai
+alternatamente: «Aiuto!» e «Lucien!...» A mia grande mortificazione
+vidi che quell'uomo se ne divertiva; anzi non gli riusciva più di
+emettere il suo fischio perchè le labbra gli tremavano nel riso.
+
+Un rintocco di campana e il treno, sibilante e rantolante, si mosse.
+Ben presto il pulsante battito si fece più ritmico, più rapido, più
+lontano.... e il silenzio ricadde.
+
+Restammo per un gran pezzo immobili, impietriti.
+
+--E adesso?--diss'io di nuovo.
+
+L'altro non rispose.
+
+--Quanto tempo dovremo restar qui?
+
+--Fino alle sette del mattino, quando la custode verrà ad aprire.
+
+--Misericordia!--esclamai, e chinando il capo tra le mani, piansi.
+
+--Farebbe meglio a togliersi il cappello e cercar di dormire,--disse
+lui.
+
+Obbediente e piangente tolsi il cappello e il velo, e quando li ebbi
+tolti non sapevo dove metterli; se sul lavabo o per terra. Mi decisi
+per il lavabo: e, deponendoli, gettai uno sguardo nello specchio.
+
+Mi vidi una piccola faccia smunta e gli occhi spiritati e gli ondulati
+capelli in disordine. Tuttavia non ero bruttissima. Già.... se avevo
+potuto piacere al conte Lucien de Lussain-Maldé, così difficile a
+contentare.... Nello specchio incontrai lo sguardo del capostazione;
+arrossii, e tornai a sedermi.
+
+ . . . . . . .
+
+Come passarono le ore? Non lo so.
+
+Ogni tanto guardavo l'orologio, e, dopo due o tre ore, quando lo
+riguardavo erano passati dieci minuti! Pensai alla zia Clotilde e al
+suo piede; pensai a Lucien, che certo s'aggirava, frenetico e
+disperato, pei corridoi della stazione....
+
+Invece no. Seppi poi che in quel frattempo egli (arrivato difatti col
+treno delle ventitrè) adesso saliva nella nebbia e nella neve da
+Montreux a Glion; saliva a piedi perchè a quell'ora non c'era più
+funicolare; e lo accompagnavano--fiutando l'articolo sensazionale--un
+redattore del _Journal de Genève_ e due altri cronisti che i de
+Lussain avevano invitato per render conto della festa. La strada è
+lunga, ripida, scurissima; e i tre salivano cupi, tragici, gelati,
+sdrucciolando nella neve e nel fango, coi colletti rivoltati fino al
+naso.... salivano verso la dormente zia Clotilde per svegliarla di
+soprassalto e gettarla nel pànico e nella disperazione....
+
+E il capostazione ed io, rinchiusi nella «toilette de luxe», ci
+guardavamo inebetiti ascoltando da lungi un suono festoso di
+campane....
+
+
+
+Bérangère tacque.
+
+--Ebbene?--chiesi io.
+
+--Ebbene?--fece Bérangère, e colle dita irrequiete tornò a far saltare
+il topo rosso dall'una mano all'altra.
+
+--Come andò a finire? Come passaste la notte?
+
+--Ma, non so,--fece Bérangère;--faceva un gran freddo.... camminammo
+in su e in giù.... Poi ci parlammo. Io gli narrai di Lucien, ed egli
+mi parlò di suo padre, un vecchio dottore di La Chaux-de-Fonds e di
+una sorella «bionda come una lampada accesa». Mi piacque il paragone:
+e pensai, guardandolo, che anch'egli era biondo come una lampada
+accesa. Le sue chiome flave parevano mandar luce.
+
+Poi parlammo di letteratura e di musica. Egli era stato in Ispagna e
+in Germania prima della guerra; aveva letto «_Also sprach
+Zarathustra_», e gli piacevano le sinfonie di Mahler.
+
+Io gli recitai «À genoux, à genoux au milieu de la classe»; e poi
+egli, seduto sul lavabo, mi cantò dei brani d'opera.
+
+Stava appunto cantandomi il _Leitmotif_ delle Figlie del Reno,
+allorchè uno strepito alla porta ci fece voltare. Era la custode,
+esterrefatta, che dalla soglia ci contemplava.
+
+Ma come! Erano già le sette del mattino?...
+
+
+E di nuovo Bérangère tacque.
+
+--Ebbene?--diss'io.
+
+--Ebbene; quando, dopo aver calmato e consolato la zia Clotilde, mi
+presentai nel pomeriggio al Château-Mirval, la contessa mi accolse con
+gelida cortesia; disse che suo figlio era sofferente, ma che,
+probabilmente, quando stava meglio, mi avrebbe scritto....
+
+Indi mi porse, con gesto regale, alcuni giornali: la _Gazette de
+Lausanne_, le _Journal de Genève_ e _La Suisse_.
+
+Il primo narrava in forma serio-comica «_L'Avventura di una
+Fidanzata_». Il secondo, più faceto, intitolava il suo articolo:
+«_Fortunato Capostazione!_». Il terzo, oh! il terzo!...
+
+In cima alla colonna spiccavano a grandi caratteri queste parole:
+«_IDILLIO DI NATALE IN UN...._» .... e qui le due iniziali che sai!
+
+
+Non ho più veduto Lucien.
+
+.... Basta! Sono molto felice. La zia Clotilde mi regalò per le nozze
+una collana di perle di ottantasei gemme scelte; una meraviglia!
+Quanto alla Peugeot, non saprei cosa farmene. Capirai, abbiamo tutti i
+viaggi gratuiti!...
+
+--E infine,--soggiunse Bérangère, disfacendo il topo e facendosi vento
+al viso roseo col fazzoletto rosso;--aspetto tra poco l'arrivo di
+qualcuno.... di qualcuno.... che forse sarà anche lui «biondo come una
+lampada accesa!».
+
+
+
+
+III.
+
+Tenebroso amore
+
+
+PARTE PRIMA
+
+L'Amico--quell'«amico» che troviamo sempre nelle novelle e nei drammi,
+il modesto e mansueto amico che non vive di vita propria ma esiste
+soltanto per accompagnare con brevi commenti ed esclamazioni i
+discorsi del protagonista--quell'amico (utilissimo anche in questo
+racconto) disse, come dice sempre:
+
+--Ma.... _ella_ ti ama!
+
+--Sì; ella mi ama,--disse cupamente Manlio.
+
+--E non ti tradisce.
+
+--No,--disse Manlio, con un profondo sospiro;--non mi tradisce.
+
+
+(Da quel sospiro che cosa deduce l'intelligente lettore?
+
+Deduce: _a_) che Manlio parla di sua moglie.
+
+_b_) che questa moglie è probabilmente grassa e sulla quarantina.
+
+_c_) che Manlio ha un cuore modernamente irrequieto e infedele).
+
+
+--Io non so di che cosa ti lagni,--disse l'amico.--Sei un uomo
+arrivato; sei un poeta stampato. Hai girato il mondo; ti sei
+divertito; ne hai fatto di tutti i colori....
+
+--Ah no!--gridò Manlio--no! Non è vero. Non ne ho fatto «di tutti i
+colori»....--E sprofondando le mani nelle tasche soggiunse, crollando
+il capo:--Ed è questo, questo appunto che mi affligge.
+
+L'amico (di cui la missione è di raccontare diffusamente al
+protagonista ciò che questi sa assai meglio di lui) enumerò la serie
+di brillanti conquiste fatte dal fortunato Manlio:
+
+--La Tortola.... la Vannucci.... Carlottina.... Vilfrida.... Cicì....
+la Soresina....
+
+--Sì!... sì!... sì!...--gemette Manlio.--Ma quelle.... erano tutte
+dello stesso colore.
+
+L'amico si stupì.--Che cosa vuoi dire?
+
+--Voglio dire,--e Manlio appoggiò il capo sulla spalliera della
+poltrona guardando con aria ipocondriaca il soffitto,--voglio dire che
+quelle donne non erano di tutti i colori. Erano tutte più o meno
+bianche; chi un po' più chiara, chi un po' più scura; chi d'un bianco
+latteo, chi d'un bianco niveo, chi d'un bianco d'avorio.... Ora tutto
+quel biancore mi è venuto a nausea. Il mio cuore e i miei nervi
+reclamano delle tinte più forti e fosche, del pimento più carico e più
+caldo.... I miei sensi reclamano.... un tenebroso amore!--E Manlio si
+passò una mano fine e «psichica» (come l'aveva un giorno definita una
+Americana dilettante di chiromanzia) si passò dunque la mano psichica
+sulle lunghe chiome ondulate che portava spazzolate indietro dalla
+fronte e gonfie in cima al capo, à la Pompadour.
+
+L'amico--che aveva i capelli semplicemente castani e tagliati a
+spazzola--crollò la testa.
+
+--Manlio, tu leggi troppa letteratura psico-analitica,--disse.--Queste
+inquietudini intellettuali morbose, questa ricerca di stranezze,
+diremo così _cromatiche_, le ho trovate già nei libri di....--(ed
+enumerò vari autori moderni a cui io qui non desidero fare della
+réclame).
+
+--Ti sbagli,--rispose Manlio.--Questa mia brama, questo mio
+struggimento ha una tutt'altra origine. Tu sai che quando ero in Libia
+le donne indigene, per me.... posso dire che non esistevano. Le avevo
+in orrore colle loro forme nere e le loro chiome lanose.... Ebbene,
+strano a dirsi, partendo, quasi non ero ancora a bordo che già provavo
+come un senso di rammarico.... che so io!, di rimpianto; come se
+avessi mancato qualche cosa, come se fossi passato accanto a un fiore
+senza coglierlo, a una sensazione senza provarla.... Allora quando
+l'altra sera il maggiore Hubert Elia mi lesse certi suoi bellissimi
+versi intitolati: «La Migiurtina»....
+
+--Ah! vedi che c'entra la letteratura!--esclamò l'amico.
+
+--.... questo rimpianto, questo desiderio retrospettivo, si acuì fino
+alla sofferenza.
+
+ «Chi t'ha foggiato in questa forma pura
+ Di bronzo antico, figlia del deserto?
+ Quale artefice l'agile cintura
+ Ti assottigliò con lo scalpello esperto?...»
+
+citò Manlio, fervido e fremente.
+
+--Ah sì, sì! bellissimo,--mormorò l'amico, che non amava la poesia.
+
+ «Ma tu sei tutta caldo bronzo aurato....».
+
+--Di chi parli?--interruppe l'amico.
+
+--Ti dirò. Questa specie di nostalgìa vaga, questo desiderio
+fluttuante e indefinito, da ieri si è fissato su un essere vivo e
+tangibile, ha preso forma materiale e umana....
+
+--La forma di chi?--chiese l'amico.
+
+--Stasera vedrai!--pronunciò Manlio misteriosamente (anche per
+mantenere tesa l'attenzione del lettore).--Vieni con me all'Alhambra.
+Trovati sulla porta alle nove precise.
+
+E l'amico, il quale, s'intende, non ha mai nulla da fare per conto
+suo, accettò.
+
+
+PARTE TERZA
+
+(Il lettore dirà:--Il tipografo ha sbagliato. Qui doveva esserci la
+«Parte Seconda» non la terza.
+
+Invece no. Poichè la letteratura d'oggi esige qualcosa d'inatteso e
+d'originale, io ho escogitato questo modo di stupire il lettore.
+
+_L'inversione!_ Fargli leggere prima la fine della mia opera--Parte
+Terza--e poi la continuazione--Parte Seconda. Basta questo
+semplicissimo mezzo per generare nella sua mente quella confusione
+necessaria a convincerlo che si trova di fronte a un capolavoro.
+
+Dunque ecco la fine del mio racconto).
+
+
+Dopo questo trasecolante avvenimento.... (il lettore non sa di quale
+avvenimento si tratti, ma appunto in questo sta l'interessante) si
+sparse per la città sul conto di Manlio una dicerìa macabra e
+misteriosa.
+
+Donde nacque?... Chi l'originò?... Mistero. Ma il nefando sospetto
+serpeggiò, subdolo, da casa a casa, da ristorante a caffè, da strada a
+piazza. E un giorno tutti lo sapevano, tutti lo dicevano. Manlio De
+Luca aveva ucciso sua moglie!
+
+--Ma perchè, perchè l'avrebbe egli uccisa?--gridava l'amico (di cui
+oggi la missione era di saperne meno di tutti gli altri), perchè?--E
+battendo coi pugni sul tavolino di marmo del Caffè più frequentato,
+urlava:--Perchè?
+
+--Perchè Manlio è un poeta, e quindi un degenerato,--diceva l'uno.
+
+--Ma se voi stessi,--ribattè l'amico,--ma se voi tutti avete sempre
+detto di Manlio che non era che un mezzo poeta. Quindi non poteva
+essere che un mezzo degenerato. E per uccidere la moglie bisogna
+essere un degenerato completo.
+
+Su questo punto si fu d'accordo. Ma un altro suggerì:
+
+--L'avrà uccisa perchè aveva quarant'anni ed era grassa.
+
+--Ma lui ne ha quarantotto!--gridò sdegnato l'amico.--E se la signora
+Clotilde era grassa, non era più facile farle fare la cura Guelpa
+(Digiuno e Purga, Quintieri L. 3.50) che ammazzarla?
+
+Vi fu un breve silenzio. Poi qualcuno disse:
+
+--L'avrà uccisa perchè ella lo amava troppo.
+
+--Mio Dio!--fece l'amico, abbassando le palpebre e inarcando le
+sopracciglia,--se dovessimo uccidere tutte le donne che ci amano
+troppo!...
+
+--Eh.... già!--sospirarono tutti. E tutti abbassarono gli occhi e
+inarcarono le sopracciglia con un'aria di rassegnazione e di lieve
+stanchezza. E chi aveva i baffi se li arricciò.
+
+--Non ha ucciso! No! Non ha ucciso!--gridò l'amico, alzandosi in piedi
+pallido e fremente.
+
+E poichè tutti lo guardavano, egli per non diminuire l'effetto di quel
+momento drammatico, si calcò in testa il cappello, e cupo, a lunghi
+passi, colle spalle curve, lasciò il Caffè, dimenticando di pagare la
+consumazione.
+
+
+E Manlio? Aveva egli davvero ucciso sua moglie? E se non l'aveva
+uccisa dove la teneva?
+
+Da oltre due mesi nessuno aveva più veduto la signora Clotilde. È vero
+che la sua suocera, e anche qualcuna tra le sue amiche più intime,
+avevano ricevuto qualche biglietto da lei, o che almeno parevano
+scritti dalla sua mano. In queste brevi comunicazioni ella diceva:
+
+«_Non state in pensiero per me.... Sto bene.... Mi rivedrete un
+giorno...._».
+
+Ma questi oscuri messaggi non facevano che accrescere vieppiù i
+sospetti.
+
+E intorno a Manlio, divenuto cupo, evasivo, impenetrabile, si addensò
+la fosca nube del sospetto.
+
+
+E qui possiamo tornare indietro alla
+
+
+PARTE SECONDA
+
+La signora Clotilde non aveva un «Amico». Non aveva neppure un'amica a
+cui si sentisse disposta a confidare i suoi intimi pensieri.
+
+--Io conosco le donne. Sono vipere, tutte quante!--diceva a sè stessa.
+E si rassegnava quindi durante le frequenti assenze di suo marito a
+dare alle sue considerazioni e ai suoi sentimenti una forma di
+semplice soliloquio.
+
+Nel giorno stesso in cui suo marito recitava all'amico la poesia del
+maggiore Elia, ella--facendo in camera sua un po' di ginnastica
+svedese secondo le prescrizioni di un Manuale intitolato «_Igiene e
+Bellezza Muliebre_»,--così rifletteva:
+
+--Ho notato che Manlio.... (la signora Clotilde si alzò sulla punta
+de' piedi, allargando lentamente le braccia e respirando
+profondamente) _uno_.... era alquanto.... _due_.... eccitato
+iersera.... _tre_. Non so precisamente.... _quattro_.... se era per
+quella canzonettista belga.... _cinque_..... oppure per una di
+quelle.... _sei_.... spudorate femmine seminude... _sette_.... nei
+tableaux vivants.... _otto_.
+
+La signora Clotilde abbassò le braccia e le calcagna e tornò in
+posizione di «riposo».
+
+--Già non avrei dovuto permettergli di condurmi in un
+Café-Chantant,--riflette.--Viceversa, se non mi ci lasciavo
+condurre.... (la signora mise le mani sui fianchi, coi pollici in
+avanti e i gomiti bene all'indietro).... probabilmente ci andava da
+solo. E visto che era l'anniversario del nostro matrimonio....
+_Uno_.... (la signora chinò il busto in avanti e roteò lentamente otto
+volte da destra a sinistra).... questo mi sarebbe spiaciuto. _Due_....
+_tre_.... _quattro_.... Tutta notte è stato.... _cinque_....
+inquieto.... _sei_.... e mormorava in sogno.... _sette_.... delle
+parole strane.... _otto_.--(Si raddrizzò).--«Sed Formosa!» L'ho
+sentito chiaramente pronunciare più volte quelle due parole: «Sed
+Formosa». Vediamo! L'epiteto «formosa» potrebbe applicarsi a me. Ma
+«Sed?» Che cosa mai vorrà dire «Sed»?
+
+La signora tornò a chinarsi in avanti e riprese il suo esercizio
+girando lentamente il busto otto volte da sinistra a destra.
+
+Quindi si sdraiò per terra rigida e supina.
+
+--Forse era quel Tokay che bevemmo a pranzo al Savini. _U-no_....--(la
+signora sollevò lentamente i piedi in aria)--_du-e_....--(li
+riabbassò).--Io non ne presi che mezzo bicchiere.... _U-no_.... e
+subito sentii un non so che.... _du-e_.... come uno stordimento....
+_U-no_. E lui bevette tutto il resto.... _du-e_.... Sì, sì. Era
+probabilmente.... _U-no_.... il Tokay.... _du-e_.
+
+Finiti gli esercizi la signora Clotilde, sempre seguendo il Manuale
+d'Igiene, si fece una frizione di Acqua di Colonia, si spalmò sulla
+faccia del bianco d'uovo sbattuto, e si sdraiò sul letto per venti
+minuti cogli occhi chiusi.
+
+«_Rilassate completamente i muscoli e la mente_», diceva il Manuale;
+ma ahimè! se alla signora Clotilde riusciva di rilassare i suoi
+muscoli, il suo cervello rimaneva teso nello sforzo di sciogliere
+l'enigma dell'agitazione di suo marito.
+
+--L'anniversario delle nostre nozze, l'anno prossimo lo festeggeremo
+in casa,--si prefisse ella. Ma questa saggia risoluzione non bastò a
+tranquillizzarla sul conto del festeggiamento di ieri.
+
+Ella ben conosceva il suo Manlio; le erano note le sue placide
+abitudini giornaliere e notturne. Il suo calmo e ritmico russare che
+dalle undici di sera alle sette del mattino accompagnava i loro sonni
+coniugali (e che talvolta negli anni trascorsi l'aveva stizzita ed
+irritata) era divenuto ormai per lei quasi una musica piacevole e
+tranquillizzante, un simbolo di sicurezza maritale.
+
+Già qualche altra volta, quando questa sonora _berçeuse_ si era per un
+breve intervallo interrotta, la signora Clotilde vigile e all'erta si
+era guardata d'intorno. La prima volta--ben se lo ricordava!--si
+trovavano con certe sue cuginette ai bagni di mare ad Alassio. Allora,
+senza indugio, aveva deciso che si andrebbe a finire le vacanze in
+alta montagna. La seconda volta ella non aveva fatto altro che
+licenziare una cameriera bionda e petulante.... ed ecco che la
+notturna musica da camera, col suo timbro tra il bombardone e il
+fagotto, aveva ripreso il misurato ritmo abituale.
+
+Ora, anco una volta, era interrotta; la _berçeuse_ era divenuta
+spasmodica e sincopata come un «bunny-hug» americano. Manlio per tutta
+la notte si era rigirato inquieto e febbrile nel letto, destandosi di
+soprassalto, con una scossa, da brevi sogni agitati.
+
+Nel buio, al suo fianco, sua moglie silenziosa ascoltava e notava quei
+rotti sospiri, e si diceva:
+
+--Clotilde!... in guardia!
+
+Ora, di giorno, coi muscoli rilassati, cogli occhi chiusi e il bianco
+d'uovo sulla faccia, ella passava in severa rivista i ricordi della
+serata precedente, come un colonnello farebbe allineare davanti a sè i
+soldati tra cui volesse ravvisare un delinquente.
+
+Ripassò mentalmente l'intero programma della serata.
+
+I primi due numeri--causa il pranzo e il Tokay--non li avevano veduti;
+dunque si potevano escludere. Erano entrati nel loro palchetto a metà
+del terzo numero: «_The Jolly Japs_», una compagnia di equilibristi
+giapponesi; Manlio non li aveva neppure guardati; anche quelli erano
+dunque esclusi.
+
+Il numero 4 era un baritono francese. Escluso.
+
+Numero 5: «_La blonde Aglaé_», danzatrice. Manlio l'aveva guardata;
+aveva detto:--«Che rana!--e ritiratosi in fondo al palco aveva
+schiacciato un sonnellino. Esclusa.
+
+Numeri 6, 7 ed 8, esclusi, perchè Manlio dormiva.
+
+Numero 9: Canzonettista Belga. Manlio s'era svegliato di soprassalto,
+s'era affacciato all'orlo del palco; poi, ritraendosi, aveva acceso un
+sigaro. Poteva essere lei?... Mah!
+
+Numero 10: Prestidigitatore Chinese. Escluso.
+
+Numero 11: Cani ammaestrati. Esclusi.
+
+Numero 12: Quadri Viventi Allegorici della Guerra Mondiale.
+Primo Quadro: «_Gli Alleati affrontano la Tigre Germanica_».
+Niente.--Secondo Quadro: «La piccola Martire» (il Belgio).
+Niente.--«_Il Sorriso della Vittoria_». Ah!... Vediamo. La Vittoria
+era tutta chiusa in un'armatura d'acciaio, e invero di lei non si
+vedeva, sotto l'elmetto rilucente, che il sorriso. Ora è difficile che
+un sorriso per quanto radioso, basti da solo a turbare.... No. Escluso
+anche il Sorriso della Vittoria.--«_La Liberazione della Colonia
+Germanica Sud Africana_». Esclu.... Alto-là!
+
+Della Colonia Germanica Sud Africana, rappresentata da una giovane
+negra che tendeva le braccia incatenate verso un gruppo di soldati
+alleati, non si vedeva il sorriso.... ma si vedeva quasi tutto il
+resto. Quelle braccia tese all'altezza del volto le celavano i
+lineamenti ma concedevano interamente allo sguardo del pubblico il
+corpo, quasi nudo, di un bel color mogano scuro. La linea di quel
+corpo, appena interrotta da una sciarpa rossa legata intorno ai
+fianchi, era perfetta; poteva anche dirsi conturbevole.... La signora
+Clotilde aveva creduto udire dietro di sè un piccolo fischio sommesso
+in scala discendente.... e s'era voltata di scatto.--Manlio? Cos'hai
+detto?--Ma Manlio non aveva detto niente. Allora la signora, china in
+avanti e movendo i piedi irrequieti, aveva esclamato:--Guarda un po'
+se vedi dove è andato a finire il mio sgabellino....--E Manlio per
+tutto il tempo che aveva durato la Liberazione della Colonia Sud
+Africana era rimasto a brancolare per terra in cerca dello sgabello
+(ch'era poi sotto la sedia della signora Clotilde). Quando si rialzò,
+una bianca e grassa «_Pace Imperante sul Mondo_», reggendo una colomba
+imbalsamata aveva sostituita la Colonia Sud Africana che,
+probabilmente, era andata a rivestire di etiopici drappeggi le sue
+belle membra crepuscolari....
+
+La signora Clotilde balzò dal letto. Che si chiamasse Sed Formosa
+quella femmina nera?
+
+Ritrovò sul tavolo da toilette il programma. (Aprendolo notò che oggi
+vi era una matinée all'Alhambra). No. La negra non si chiamava Sed
+Formosa; si chiamava Alabama Loo.
+
+--Del resto,--riflettè la signora Clotilde mettendosi le calze
+(ch'erano di seta fino ai ginocchi, e di cotone più in su)--quella
+donna non era affatto formosa. Lo sono assai più io.
+
+Ciò che noi, pudichi lettori, ci asterremo dal constatare o
+contrastare.
+
+La signora Clotilde scese mezz'ora dopo, e cercò suo marito nello
+studio. Non c'era. Sulla scrivania giaceva un libro aperto e la
+signora Clotilde si chinò a guardarlo. Commossa e stupita constatò
+ch'era la Bibbia: un'edizione bilingue, in latino a sinistra, in
+italiano a destra. Era aperta al Cantico dei Cantici.
+
+Ed ecco che una parola nella colonna latina balzò, tonda come un molle
+pugno, agli occhi della signora Clotilde!
+
+--_Formosa!_--Sì, sì.... ed era preceduta dalla paroletta: _Sed._ Lo
+sguardo di falco della signora viaggiò a ritroso e trovò la parola
+«_sum_», preceduta a sua volta dalla parola «_Nigra_».
+
+«Nigra sum sed formosa». Che cosa voleva dire? Guardò la colonna a
+destra e ne trovò la traduzione: «Non ti dispiaccia, amato mio....
+ecc. _Nera io sono ma bella!_».
+
+Un grido sfuggì alle labbra della signora Clotilde. Manlio!...
+Dov'era?
+
+L'intuizione la illuminò come una folgore: Manlio era andato alla
+matinée!
+
+
+
+Le intuizioni non sono sempre esatte. Manlio non era alla matinée. La
+signora Clotilde, in agguato dietro una colonna nell'atrio
+dell'Alhambra, dovette convincersene vedendo vuotare la sala, e la
+folla che le passava dinanzi riversarsi sul Corso.
+
+Ma subito un'altra intuizione la illuminò, mozzandole il respiro e
+facendole mancare i ginocchi. Manlio era colla negra! Era nel camerino
+della negra!... Ebbene--ci andrebbe anche lei.
+
+ . . . . . . .
+
+.... La fecero aspettare parecchio in corridoio. Miss Alabama Loo non
+poteva riceverla. Stava svestendosi.
+
+--Ma che svestendosi!--esclamò sdegnata la signora Clotilde.--Se era
+già svestita!
+
+Dopo un quarto d'ora ribattè alla porta. Ancora no.... Miss Alabama si
+vestiva.
+
+Tremando e ansando la signora Clotilde aspettò, dicendosi:--S'egli
+esce di lì deve passare di qui. S'egli non esce, entro io. E guarderò
+negli armadi!...
+
+--Entri pure, signora--disse una donna affacciandosi alla porta. E la
+signora Clotilde entrò.
+
+Vide subito che non vi erano armadi. Vide anche che non vi era Manlio.
+E vide infine che non vi era neppure la negra.
+
+Una signorina bionda, alta e sottile, stava incipriandosi davanti allo
+specchio. Fremente la signora Clotilde si guardò intorno.
+
+--Dov'è?... Dove sono?...--chiese con voce rauca e tremante.
+
+--Dove sono chi?--domandò con amabile sorpresa la signorina.
+
+--La negra.... e mio marito.
+
+La giovane si fermò impietrita col piumino della cipria in mano. Che
+fosse pazza questa povera signora?
+
+--Suo marito, non so. La negra.... sono io.
+
+.... La signora Clotilde ebbe un breve accesso convulso, e fu
+premurosamente assistita dalla signorina e dalla cameriera. Riavutasi
+alquanto, spiegò le sue angoscie e i suoi sospetti alle due, che
+ridevano sgangheratamente.
+
+La Colonia Sud Africana non era affatto bella, e la signora Clotilde
+si trovò quasi a desiderare che Manlio fosse qui a vederla. E poi non
+era neanche «nigra-sum», si disse la signora con sarcastico
+compiacimento.
+
+Era una buona e semplice creatura contenta di parlare di sè e di
+rivelare alla elegante visitatrice tutti i segreti della sua toilette:
+una parrucca di lana nera, una bottiglia di liquido bruno, un vasetto
+di vasellina color caffè....
+
+--Ma non sarebbe più semplice mettere una maglia scura, invece
+d'impiastricciarsi tutta a quel modo?--chiese la signora Clotilde.
+
+--Magari!--esclamò la signorina.--Ma la Direzione non permette. Il
+pubblico se ne accorgerebbe subito.
+
+--E non è difficile levare tutto quel colore?
+
+--No, no; affatto. Con questa lozione--e la signorina additò una
+grande bottiglia quasi piena di un liquido incolore, chiaro come
+l'acqua,--si toglie tutto. È un preparato americano, meraviglioso!
+Guardi come lascia la pelle bianca e levigata.--E stese alla signora
+Clotilde una mano bianca e un braccio fine e candido.--Appena appena
+se le unghie restano un pochino scolorite....
+
+In quel momento si battè alla porta.
+
+La signora Clotilde sussultò.
+
+--_Manlio!..._
+
+Ma non era Manlio. Era un telegramma urgente. La signorina l'aprì, lo
+lesse e diede uno strillo d'esultanza:
+
+--Parigi, Parigi! Sono scritturata a Parigi!...--E nella sua gioia
+abbracciò la cameriera. E quasi quasi avrebbe abbracciato anche la
+signora Clotilde se avesse osato.--Mi ha portato fortuna, mi ha
+portato fortuna!--esclamava stringendole le grassocce mani inguantate.
+Ma d'un tratto si fece seria e guardò di nuovo il telegramma.--Si va
+in scena il primo del mese. E oggi è già l'ultimo. Cielo! Per arrivare
+a tempo dovrò partire stasera col diretto delle nove.
+
+--Ma è impossibile!--esclamò la cameriera, molto agitata
+anch'essa;--poichè qui andiamo in scena alle nove e quaranta....--La
+cameriera non andava affatto in scena, ma quando si alludeva alle
+funzioni artistiche della sua padrona parlava sempre al plurale.
+
+--E che importa? Credi ch'io voglia perdere la scrittura di Parigi per
+un'ultima rappresentazione qui? Vuoi dire che per questa sera troverò
+una sostituta; oppure si ometterà il quadro, e pagherò la penale. Sì,
+sì! Che cosa importa?... Pagherò la penale.
+
+La signora Clotilde ebbe un lampo d'ispirazione. Drammatica e maestosa
+mosse un passo avanti.
+
+--Voi non pagherete la penale. Vi sostituirò io!
+
+Un momento di silenzio esterrefatto seguì questa dichiarazione; ma la
+signora Clotilde, a testa alta, nell'atteggiamento ispirato e solenne
+di Martire Cristiana entrante nell'Arena, ripetè:
+
+--Vi sostituirò io. Io, Clotilde de Luca, nata Arpiggiani, di eminente
+famiglia bolognese, figlia di avvocato e nipote di sottoprefetto,
+comparirò stasera sul palcoscenico dell'Alhambra vestita unicamente di
+tintura marrone, di una sciarpa rossa, e di una parrucca di lana!
+Ah!... Ma questo sacrificio ch'io compio, questa immolazione dei miei
+più sacri istinti e delle più eccelse tradizioni della mia famiglia,
+avrà la sua ricompensa! Allorchè mio marito questa sera tornerà al suo
+focolare, tutto fremente della sua illecita passione, io gli andrò
+incontro colle braccia aperte, col sorriso sulle labbra: «Manlio!
+Colei che tu credi d'amare, colei che ti conturba i placidi sonni....
+la «Nigra sum sed formosa», _sono io!..._ Io che t'amo, e ti
+perdono!».
+
+Questa prova generale di una scena così commovente turbò la
+protagonista stessa a tal punto che scoppiò in lagrime, e di nuovo
+toccò alla buona Alabama Loo e alla fida cameriera di calmarla. A dir
+vero, parevano anch'esse in preda a un accesso di commozione convulsa;
+erano rosse in faccia e ogni tanto si coprivano la bocca colle mani.
+Riavutesi tutte e tre, la cameriera, ancora colle lagrime agli occhi,
+interrogò la sua padrona:--Che cosa ne dice?
+
+La signorina sfiorò cogli occhi la persona breve e tondeggiante della
+signora Clotilde.--Dico ch'è un'idea magnifica!
+
+--Ma,--fece in uno scoppio la cameriera,--il direttore non consentirà
+mai!
+
+--Ma che!--esclamò Miss Alabama.--Non ha bisogno di saperlo.
+
+--Già!... che non se ne accorgerà!--strillò la cameriera, dimenandosi
+convulsa.
+
+--Se ne accorgerà troppo tardi,--singhiozzò Miss Alabama, coprendosi
+il viso.--Noi saremo già in treno.... lontane.... Del resto, a lui
+importerà poco, visto che è l'ultima sera dei Quadri Allegorici....
+
+Furono impartite accuratamente alla signora Clotilde le istruzioni
+necessarie per l'uso del liquido bruno, della vasellina marrone, della
+cipria color caffè; e della lozione americana decolorante. Si fecero
+delle prove, che riuscirono perfette, sulla faccia della cameriera e
+sulle braccia di Miss Alabama. E poi anche sulle mani della signora
+Clotilde.
+
+La signora Clotilde ringraziò Miss Alabama, Miss Alabama ringraziò la
+signora Clotilde.
+
+Si lasciarono con un abbraccio.
+
+ . . . . . . .
+
+--Chi m'avesse detto che avrei baciato Alabama Loo!...--riflette la
+signora Clotilde andando a casa in carrozzella.
+
+
+Quella sera Manlio, tornando a casa verso le sette, trovò sua moglie
+incappellata e ammantellata, pronta ad uscire.
+
+--Pranzo in casa di mia nipote (la figlia del sottoprefetto!)--spiegò
+la signora ad occhi bassi, mettendosi i guanti.--Capirai, non potevo
+rifiutare.... Non aspettarmi prima delle undici.
+
+--Oh, guarda un po',--fece Manlio,--come capita bene! Io per l'appunto
+stasera devo uscire....
+
+--Ah, devi uscire?--fece ella, subdola, sogguardandolo.
+
+--Ho da trattare un affare,--rispose disinvolto Manlio.
+
+Un lampo passò negli occhi della signora Clotilde.--Te lo tratterò io
+l'affare,--disse tra sè e sè.
+
+E uscì.
+
+Manlio pranzò solo, con placido godimento, poggiando alla caraffa
+dell'acqua il giornale della sera.
+
+Alle nove si trovò davanti alla porta dell'Alhambra dove l'amico, come
+d'accordo, l'aspettava.
+
+ . . . . . . .
+
+La Colonia Sud Africana ebbe quella sera un grande successo d'ilarità
+e d'applausi; e nella Direzione del teatro si decise, seduta stante,
+di continuare la serie dei Quadri Viventi, sostituendo però ai _Quadri
+Viventi Allegorici_ una serie di _Quadri Viventi Umoristici_--visto
+che il pubblico pareva dilettarsi ancor più al comico che
+all'estetico.
+
+Ma nella sala, Manlio, sprofondato nella sua poltrona accanto
+all'amico, esclamava sbigottito:
+
+--Misericordia!... Che orrore!... Che orrore!...--E si batteva coi
+pugni la fronte.--Ma cosa avevo io iersera?... Le traveggole?... O
+allora che cosa diavolo m'avevano messo in quel Tokay?...
+
+
+PARTE QUARTA
+
+La signora Clotilde, intontita dal successo e dall'abbaglio dei lumi
+della ribalta, ritornò barcollante verso il suo camerino. Percorse coi
+neri piedi scalzi il dedalo degli stretti corridoi, aprendo molte
+porte che non erano la sua, e gli artisti--chi più o meno vestito, chi
+più o meno spogliato--salutarono con urli di protesta o con strilli
+d'ilarità la sua breve apparizione sulla loro soglia. Finalmente aprì
+una porta--N. 12--che era la sua: ma si ritrasse ella stessa con un
+grido, vedendosi confrontata da una fosca e spaventosa apparizione....
+Poi s'avvide che era la psiche che le rimandava la sua propria
+imagine.... e sorrise.
+
+Ma il sorriso bianco in quella faccia color cioccolata le fece una
+penosa impressione, e si affrettò a volgere le nere spalle allo
+specchio. Si tolse di testa la parrucca di lana nera che le dava un
+caldo insopportabile; indi, seguendo appuntino le istruzioni di Miss
+Alabama, si dedicò alla delicata impresa del «_démaquillage_».
+
+Prese un grosso batuffolo di ovatta e vi versò qualche goccia di
+liquido trasparente. Anzichè cominciare dal viso, volle, per prudenza,
+provarselo prima su una gamba.... la sinistra....
+
+Benissimo!... Constatò con gioia che, dovunque passava il batuffolo
+bagnato, il magnifico colore nocciola scuro spariva subito, lasciando
+trasparire a strisce la naturale tinta carnicina. Quando il cotone fu
+tutto nero e la gamba tutta bianca, la signora Clotilde gettò in un
+angolo il batuffolo usato e ne prese uno nuovo. Aveva appena afferrato
+la bottiglia del liquido, quando udì battere alla porta.
+
+--No!--strillò la signora Clotilde,--no!
+
+Ma la porta ciononostante si aprì, e un signore col cappello in testa
+entrò con passo risoluto. Era il Direttore in persona che veniva a
+chiedere spiegazioni alla ignota sostituta di una delle sue artiste.
+
+Con un urlo la infelice signora Clotilde, ricordando di essere nipote
+di un sottoprefetto, volle nascondere a quell'intruso le sue
+bicromatiche forme. Fece un balzo all'indietro, vacillò, scivolò....,
+la bottiglia--la preziosa bottiglia del liquido Americano!--le cadde
+dalle mani e andò a frantumarsi in mille pezzi in un angolo sotto lo
+specchio.
+
+Allora una sequela di frenetici strilli riempì di stridore il camerino
+e i corridoi. Il Direttore, non comprendendo la gravità del disastro,
+si turò le orecchie colle mani:
+
+--Ma cos'hai da strillare, cretina? Credi forse che mi commuova la
+vista delle tue gambe.... Per me, oramai, gamba più, gamba meno....
+
+ . . . . . . .
+
+L'intera Compagnia si radunò intorno al camerino N. 12, con consigli e
+suggerimenti. La signora Clotilde, avviluppata in un ampio accappatoio
+prestatole dal baritono, tremava e piangeva in un angolo, presentando
+invero lo spettacolo della più.... nera disperazione.
+
+Tutti offrivano consigli, unguenti, vasetti, bottigliette. Si provò a
+strofinarla colla vasellina, colla lanolina, colla benzina, col sapone
+al pomice, col sale e il limone.... I Giapponesi suggerirono una
+mistura d'alcool e di latte caldo. Il padrone dei cani ammaestrati
+suggerì la terebentina collo spirito canforato. Nulla valse....
+
+La signora Clotilde fu portata a casa in carrozza, accompagnata dalla
+canzonettista Belga che aveva buon cuore, e dalla Pace Imperante sul
+Mondo che aveva voglia di ridere.
+
+
+Si telegrafò a tutti i Cafè-Chantants di Parigi, chiedendo nuove di
+Alabama Loo. Invano. Certo ella aveva cambiato nome e colore.
+
+Si fecero richieste in tutte le farmacie americane, si telegrafò a
+New-York, a Washington e a Chicago. Invano.
+
+ . . . . . . .
+
+Lugubre, truce, colla sua faccia nera e la sua gamba bianca, la
+signora Clotilde, chiusa in due camere, aspetta fosca e depressa la
+lenta azione del tempo.
+
+E infatti, adagio, a poco a poco, col passare dei mesi, la tinta va
+lievemente rischiarandosi. Dal caffè moka scuro ha preso qua e là una
+tinta khaki.... e si spera che forse, tra un anno o due anni....
+
+ . . . . . . .
+
+
+Una profonda malinconia incombe sulla casa, interrotta a rari
+intervalli da improvvisi e pazzeschi scoppi di risa.... È l'Amico
+(l'unico ammesso in quella tragica dimora) che tratto tratto non sa
+frenare la sua crudele, spasmodica ilarità.
+
+E contemplando Manlio,--sprofondato nella sua disperazione, sfuggito
+dai suoi simili, temuto dalle donne, sospettato d'uxoricidio--egli
+talvolta mormora sommesso:
+
+--L'hai voluto!... L'hai voluto un tenebroso amore!
+
+
+
+
+IV.
+
+Fata luminosa
+
+
+La Fata Luminosa sono io.
+
+Questa dichiarazione può sembrare mancante di modestia. Infatti,
+scrivendolo, arrossisco.
+
+Tuttavia, trattandosi di narrare una storia che ha la sua brava
+morale, la racconto tale e qual'è.
+
+E forse a Lola farà piacere.
+
+
+Incontrai Lola in montagna. L'estate era stata torrida, ma io,
+occupata a scrivere degli articoli illustranti la barbarie della
+perfida Albion, non me ne ero accorta. Un giorno alzando gli occhi per
+caso al calendario m'avvidi che l'estate era già lontana. Ed io non
+ero stata in campagna! Non ero stata, come ogni anno, a 1000 o 2000
+metri d'altitudine!
+
+--Dov'è la più vicina montagna?--chiesi a chi mi stava accanto,
+mettendomi in fretta il cappello.
+
+--Macugnaga,--mi fu risposto.
+
+--Avanti. Vado a Macugnaga. Addio a tutti.
+
+Invano si protestò che Macugnaga in ottobre sarebbe vuota, che a
+Macugnaga sarei gelata....
+
+Partii.
+
+Il sole d'ottobre--il più bel sole dell'anno--raggiava in un cielo di
+lapislazzuli quando arrivai lassù, e i ghiacciai del Monte Rosa
+fumigavano abbaglianti e le valanghe balzavano e rotolavano tonando,
+come per un foot-ball di giganti.
+
+E Macugnaga era vuota.
+
+Meglio così. Tutta questa gloria di sole e di neve era per me, per me
+sola.
+
+Ma facevo i conti senza l'oste: l'oste di Macugnaga chiudeva i suoi
+alberghi, e se non volevo dormire nelle pinete o sul ghiacciaio,
+dovevo scendere con lui al piano.
+
+Scesi; ma il meno possibile. Mi fermai a mezza montagna, a
+Ceppo--ridente villaggetto che si posa come una driade montana, con un
+piede sul pendìo e l'altro nel torrente--e presi alloggio nel piccolo
+Hôtel des Alpes, presso la signora Maria. (Signora Maria! se voi
+leggerete questo racconto, sentitevi nel cuore il mio saluto).
+
+E a Ceppo conobbi Lola. Passando un meriggio accanto alla scuola, la
+vidi, circondata dai suoi venti o trenta bambini, che tutti le
+strillavano qualche cosa. Lei non rispondeva. Teneva fissi su me gli
+occhi, occhi immensi, neri, ardenti.
+
+Le dissi qualcosa; ella si fece rossa e poi pallida e mormorò il mio
+nome. Mi parve lusinghiera, sebbene esagerata, la sua commozione.
+
+Nel pomeriggio venne a trovarmi. Mi portò molti fiori. Era magra,
+esaltata, febbrile.
+
+E nel villaggio mi dissero:--Ah, la maestrina? Poveretta! va consunta.
+
+Anche lei me lo disse un giorno, ansando un poco:--Vado consunta.--E
+nella sua voce vi era insieme una grande paura e un certo romantico
+compiacimento.--L'hanno detto tutti; anche i dottori di Milano; e il
+dottore di qui, che mi fa delle iniezioni. È tutto inutile! Vado
+consunta.
+
+Io ne ebbi grande dolore e pietà. Quando salivo correndo per la
+montagna, al sole e al vento, pensavo a lei, e mi dicevo:--Povera
+Lola, che non può!...--Perdendomi nei boschi d'abeti, arrampicandomi
+per l'arida morena, traversando il torrente e scivolando sui sassi
+levigati e bagnandomi fino alle ginocchia nella gelida acqua,
+arrivando infine alla croce sul ghiacciaio e guardandomi intorno, col
+mondo ai miei piedi e soltanto il cielo sopra di me, pensavo:--Povera
+Lola!... povera Lola che non deve muoversi, che non deve stancarsi....
+
+E ad ogni cappelletta, ad ogni crocifisso sull'orlo delle vie alpestri
+mi fermavo a dire una piccola preghiera perchè Lola guarisse; ad ogni
+Madonnina ammantata d'azzurro, impallidita dal sole e dalle pioggie,
+sussurravo piano:--Oh Madonnina, fate guarire Lola.
+
+Ma in fondo al cuore sapevo che Lola non poteva guarire.
+
+Lola si aggrappò a me con un affetto febbrile e appassionato. Ad ogni
+passo la incontravo, ferma a guardarmi con quegli occhi troppo
+lucenti. Le bambine della scuola avevano tutti i momenti ricreazione
+perchè la maestra doveva uscire; lieve e lenta passava davanti alla
+bianca porta e sotto alle verdi finestre dell'Hôtel des Alpes.
+
+Allora, un giorno, l'invitai ad entrare.
+
+Poi l'invitai a rimanere; ed ella passò i suoi pomeriggi sdraiata sul
+divano a guardarmi scrivere; talvolta, in pieno sole, uscivamo
+entrambe sul terrazzo. Non permettevo che mi parlasse. Era l'ora in
+cui le veniva la febbre; aveva le guance infocate, le mani brucianti:
+e i brevi capelli neri le si arricciavano sulla fronte sudata.
+
+Sempre, quando arrivava e quando partiva, io la baciavo. Ed ogni volta
+che la baciavo, lei mi diceva:
+
+--Grazie!
+
+
+Venne il novembre, e il sole si ritirò da Ceppo; si ritirò con garbo,
+un poco ogni giorno, allontanandosi gradatamente dal villaggio come un
+amante infedele che medita un tradimento.
+
+--Ora per tutto l'inverno il sole in paese non verrà più,--disse la
+signora Maria.--Tornerà in aprile. E spero che allora,--soggiunse,
+china ad aiutarmi a chiudere la valigia,--tornerà anche Lei!
+
+--Anch'io lo spero,--dissi con un sospiro, pensando come di rado mi
+sono concessi i ritorni.
+
+Tutto il villaggio si radunò davanti alla Posta per salutarmi alla
+partenza; soltanto Lola non c'era.
+
+Io avevo prescelto di fare a piedi i dieci o dodici chilometri di via
+maestra che scendono allegramente a valle tra rocce e abeti; e alcuni
+dei miei nuovi amici mi accompagnarono per un tratto di strada. Ma già
+tutti se n'erano tornati indietro al villaggio allorchè, a uno svolto,
+vidi Lola seduta su un tronco d'albero ad aspettarmi. Aveva le braccia
+piene di fiori e gli occhi pieni di lagrime. (Non mi piacciono nè le
+lagrime quando sono per me, nè i fiori quando sono colti).
+
+--Non dovevate venire così lontano,--la sgridai.--Come farete ora a
+tornar su?
+
+Tremava tutta.--Addio, addio! Non La scorderò mai,--disse.--Ella è
+stata per me.... una fata luminosa!
+
+--Che esagerata!--risi, baciandola.
+
+E lei subito mormorò il suo solito--Grazie!
+
+--Addio, Lola. Andate a casa. Badate di far giudizio. E mangiate molte
+uova.
+
+--Addio, Fata Luminosa,--singhiozzò lei.
+
+E la lasciai così--sola, in mezzo alla strada maestra; piccola e scura
+sullo sfondo del Monte Rosa, col suo male e la sua malinconia. Ricordo
+che dopo qualche chilometro--e i fiori ciondolavano le teste di qua e
+di là, stanchi d'essere portati come io di portarli--passai davanti a
+una piccola cappella. Mi fermai a guardare. Dentro, una Madonnina
+sorrideva in atteggiamento assai mite, quasi le rincrescesse d'aver
+messo per errore il piede sulla testa del serpente. Sette stelle le
+incoronavano il capo.
+
+Le posi sul davanzale i fiori.--O Madonnina dalle Sette
+Stelle!--pregai.--Fate guarire Lola.
+
+E ripresi la via.
+
+ . . . . . . .
+
+Il destino mi trasse lontano, e Lola era già da un pezzo scordata,
+quando mi giunse a Parigi (rispeditomi dal mio indirizzo «stabile» di
+Milano, dove non mi trovo mai) una cartolina. Era scritta in una
+grande calligrafia chiara e infantile; e diceva:
+
+«_Fata Luminosa!!... Noi siamo ventinove bambine che le vogliamo bene.
+La nostra maestra ci parla sempre di lei. Andremo questa primavera a
+cercare le viole nei boschi per lei_»!
+
+Sorrisi. Come era sentimentale e romantica Lola!... Con una cartolina
+ringraziai collettivamente le ventinove bambine; che a loro volta mi
+risposero con un'altra cartolina. Nella stessa calligrafia grande e
+tonda cominciava anche quella, al solito:
+
+«_Fata Luminosa!_».
+
+(Mi sembrò che il portiere dell'albergo presentandomela avesse un
+piccolo sorriso).
+
+E in primavera mi giunsero le viole. Ogni otto giorni arrivavano delle
+scatolette di cartone schiacciate, piene di muschio--talvolta ancor
+umido--su cui posavano pallide ed avvizzite delle violette boschive.
+Mi seguivano da Milano a Roma, da Roma a Genova, da Genova a
+Montecarlo, da Montecarlo a Parigi.... Un giorno di nebbia nera a
+Londra, al mio ritorno da un tragico viaggio in Irlanda, ecco sul mio
+tavolo il solito pacchettino sgangherato, con dentro i cadaverini di
+viole mammole. Tutta una piccola primavera morta!
+
+Le gettai via con impazienza.
+
+Ma nel cuore me ne rimase, lene e lieve, il profumo.
+
+Alfine la mia felice ventura mi ricondusse in Italia. Ed ecco che un
+giorno mi venne annunciata una visita. Sospirai, ed entrai nel
+salotto.
+
+In un angolo sedeva una figuretta, una figuretta esile sotto un grande
+cappello di feltro. Si alzò e mosse con passo trepido verso di me.
+
+--Fata Luminosa! Non mi riconosce?
+
+Era Lola. Una Lola rosata, abbronzata, ingrassata.
+
+--Ma Lola! Come state? Ma state meglio, molto meglio!
+
+--Sono guarita,--disse Lola.--Peso quarantanove chili.--Per Lola è
+l'obesità, poichè a Ceppo ne pesava trentasette.--E lo devo alla Fata
+Luminosa.
+
+--Silenzio! Non siate sempre così esagerata,--dissi severamente. E
+l'abbracciai.
+
+Notai che stavolta non mi disse grazie.
+
+--Sono guarita,--disse;--e lo devo a Lei che mi ha incuorata e
+consolata; a Lei che non aveva paura di baciarmi; a Lei che....
+
+--Lo dovete alle uova. E alle iniezioni del dottore.--E in cuor mio
+soggiunsi:--E alla Madonnina delle Sette Stelle.
+
+
+Lola chiese ed ottenne una licenza di due mesi dalla sua scuola. E
+quei due mesi li passò con me.
+
+Parlandomi, o parlando di me, essa mi chiamava invariabilmente: «Fata
+Luminosa». Non ci fu verso di farla smettere. E--devo confessarlo?--da
+principio questo nomignolo mi lusingava deliziosamente. Quando per la
+casa mi udivo chiamare così, accorrevo lieta e sorridente. E a poco a
+poco anche gli altri in casa--un po' per ridere di Lola, un po' per
+prendersi gioco di me--cominciarono tutti a chiamarmi con
+quell'appellativo.
+
+.... Ebbene, se io dovessi dire quale martirio, quali sacrifici
+m'impone oggi quel nome, non mi si crederebbe.
+
+Vengono dei momenti nella vita, dei momenti nella giornata in cui non
+si è, nè si vuol essere, una fata luminosa. Quando si ha molto da
+fare, quando si ha fretta, quando le cose non vanno pel loro verso,
+quando si è nervosi e contrariati, allora è odioso, è insopportabile
+sentirsi dare della fata luminosa.
+
+«Fata Luminosa!». Con queste due esecrabili parole Lola mi ha
+amareggiata l'esistenza. Un tempo io facevo press'a poco ciò che mi
+garbava. Al mattino mi alzavo quando mi pareva; mi vestivo come mi
+piaceva; quando aveva voglia di ridere, ridevo; quando avevo voglia di
+far bronci, li facevo. Ora non più.
+
+Ora, all'alba, prima ancora ch'io abbia aperto gli occhi, mentre lo
+spirito è voluttuosamente inabissato nelle lontane, vellutate
+profondità del sonno, odo al mio capezzale un saluto alacre e festoso:
+
+--Ben svegliata, Fata Luminosa!
+
+Allora mi tocca aprire gli occhi e abbozzare un sorriso il più
+possibile luminoso; mi tocca rispondere a tono--non con un
+inarticolato brontolìo, ma giuliva come risponderebbe una fata desta
+all'aurora:
+
+--Ah! buon giorno! buon giorno!...
+
+Alzata di malavoglia nel grigiore mattutino, infreddolita e lugubre,
+penso di indossare una certa vestaglia di flanella regalatami da mia
+suocera (che disprezza le apparenze) e infilare i piedi in un paio di
+pantofole paleontologiche, ma che serbano i resti d'una fodera di
+pelliccia. Così, appuntate le chiome _à la sans-façon_, apro la mia
+porta per dire che mi si porti il caffè-latte. Lo prenderò, sola, con
+un certo «confort», leggiucchiando il giornale.
+
+Ma ecco le voci dei familiari che da lungi mi salutano:--Ti
+aspettiamo, fata!--E il trillante soprano di Lola che esclama:
+
+--Ah! ora viene la fata!... la Fata Luminosa!
+
+Richiudo la porta. Getto uno sguardo nello specchio e mi convinco che,
+lungi dal sembrare una fata, somiglio piuttosto (come direbbe la mia
+toscana amica, Pia) a «Quella che diede la via ai fulmini!...»
+
+Con ira getto lungi da me la vestaglia di flanella, scaglio una dietro
+all'altra, fuori dei piedi! le pantofole colla pelliccia; mi vesto, mi
+calzo, mi profumo.... e mi presento con un sorriso estatico alla
+soglia della sala da pranzo.
+
+--Ah! eccola la fata! La Fata Luminosa!
+
+
+La morale? Sì, al principio di questo racconto vi ho promesso una
+morale.
+
+Eccola. Se tu, caro amico sconosciuto che mi leggi, hai la fortuna di
+avere nella tua casa una donna--sia essa moglie o sorella, suocera o
+cognata, zia o nipote; sia essa allegra o arcigna, indulgente o
+rigida, angelo o megera--tu prenderai l'abitudine di dirle, e lo dirai
+tutti i giorni, incessantemente:
+
+--Ah, Clelia! (o Sofia, o Luisa, o come del caso), tu sei invero una
+fata luminosa!
+
+Basta questo semplice mezzo perchè la tua casa divenga un paradiso.
+
+Quando la vedi un poco torva, un poco severa, quando la senti litigare
+coi fornitori, gridare colla cameriera, dare gli otto giorni alla
+cuoca, assestare qualche scappellotto ai bambini strillanti....
+presto, prima che venga il tuo turno, hop-là! senza por tempo in
+mezzo, apri la porta e chiama con voce soave:
+
+--Sei tu, mia Fata Luminosa?
+
+Ella ti dirà:--Sì. Sono io.--(Perchè non può dirti:--No, non sono
+io!).
+
+E nove volte su dieci la bufera si dileguerà.
+
+
+Ma questo non è tutto. Nove volte su dieci quell'appellativo la
+indurrà non soltanto a comporsi un'espressione intonata all'epiteto;
+ma inclinerà anche la sua anima alla blandizia.
+
+A poco a poco, ella prenderà la consuetudine--direi quasi il vizio--di
+essere adorabile e adorata, di effondere intorno a sè luce e letizia,
+di sentirsi il sorriso sempre presso alle labbra, la carezza sempre
+dentro alla mano, e la bocca sempre «di perle piena e di rose e di
+dolci parole».
+
+.... Così, quasi per incanto, pronunciando queste due parole
+evocatrici di raggi e di lucentezze, ecco che il mondo intorno a noi
+si riempirà tutto di fate luminose.
+
+
+
+
+V.
+
+Quella che Landru non uccise
+
+
+ Parigi, 26 Novembre.
+
+.... Uscivo questo pomeriggio dalla Direzione del _Matin_, dove ero
+andata a salutare l'amabile De Jouvenelle e la sfolgorante Colette,
+allorchè il vecchio usciere--un sorridente cerbero che conosco--mi
+fermò, e additandomi una donna che in quel punto scendeva le scale
+uscendo dagli uffici di redazione, susurrò misterioso:--Sa chi è
+quella signora?
+
+Io non lo sapevo; ed egli, abbassando ancor più la voce, mi informò:
+
+--È quella.... che Landru non uccise!
+
+--Landru!--Subito mi si affacciò alla niente la imagine del terribile
+uomo supposto uccisore di almeno dieci donne. Tratto in arresto per
+una frivola mancanza (faceva un breve viaggio senza biglietto) ecco
+che venne alla luce la più mostruosa serie di delitti che sia mai
+stata attribuita ad un essere umano. Una donna che era partita con lui
+non era più tornata; una seconda donna ch'egli aveva condotto nella
+sua villa a Gambais, non aveva più dato nuove di sè; una terza donna
+ch'egli aveva promesso di sposare era sparita.... E così via. Il
+_Matin_ pubblicò il suo ritratto, e da ogni parte di Parigi affluirono
+alla redazione di quel giornale e all'ufficio della _Sûreté_ lettere,
+telegrammi, ricerche di parenti d'altre donne che, partite col
+sorridente Barbableu, non erano mai più ritornate.
+
+Gli abitanti del villaggetto di Gambais (a un'ora da Parigi) lo
+vedevano arrivare ogni poche settimane sempre con una compagna nuova
+ch'egli installava con affettuose premure nella solitaria villa. E per
+alcuni giorni i passanti scorgevano quella donna, ignara e lieta,
+aggirarsi nel giardino, cogliendo fiori o seduta all'ombra degli alti
+alberi secolari.
+
+Per ben dieci volte Landru aveva fatto il viaggio da Parigi a Gambais
+in lieta compagnia, prendendo--particolare trasecolante!--un biglietto
+d'andata e ritorno per sè, e un biglietto di sola andata per la sua
+compagna! Quelle giovani donne erano tutte eleganti; molte portavano
+ricche vesti e preziosi gioielli.... Poi da un giorno all'altro, non
+si vedevano più.
+
+Ciò che si vedeva era, al calar della notte, delle nuvole di fumo
+denso e giallastro uscire dai camini della villa; un fumo così acre e
+fetido che i contadini passando esclamavano tra loro:--Ma che orrenda
+cucina si fa mai in quella casa!--(Orrenda cucina, invero!)
+
+Ciò che si vedeva--o qualcuno almeno dice di averlo veduto--era una
+misteriosa automobile chiusa, che nelle notturne ore s'avviava dalla
+villa verso lo Stagno delle Brughiere--un'acqua viscida e profonda
+sull'orlo di un bosco vicino....
+
+--_Quella che Landru non uccise!_...--Non stetti ad ascoltare di più;
+scesi rapida dietro la snella figura che già spariva allo svolto della
+scalinata. Volevo vederla, questa donna scampata da una morte così
+atroce; volevo vedere se il suo viso portava le traccie del passato
+terrore.
+
+Giunsi quasi contemporaneamente a lei nel grande vestibolo, ed ella,
+uscendo, si volse a tenere con atto cortese la porta aperta dietro di
+sè.
+
+Pioveva; sul boulevard Montmartre passavano frettolosi i viandanti
+sotto gli sgocciolanti ombrelli; in mezzo alla via correvano veloci le
+carrozze tutte occupate.
+
+La mia automobile stazionava vicino al marciapiede.
+
+Mi volsi e guardai quella donna che, senza ombrello, ferma sullo
+scalino del Matin pareva incerta se avviarsi o no; non era bella, ma
+aveva un viso estremamente interessante e due grandi occhi scuri,
+mobilissimi. Seguendo l'impulso del momento io le rivolsi la parola.
+
+--Vuole ch'io la conduca.... _quelque part_?
+
+Ella mi guardò un po' stupita e non rispose subito. Indi chiese
+repentina:--Lei appartiene alla redazione del _Matin_?
+
+--Sono scrittrice,--risposi evasivamente.
+
+--Ah!--vi fu un attimo di pausa.--E.... sa chi sono io?
+
+Allora, guardandola fisso, io ripetei la frase dell'usciere.
+
+La donna si volse di scatto e un'espressione indefinibile le passò sul
+volto. Era come un _tic_ nervoso che per un attimo le sconvolse i
+lineamenti.
+
+--Ah!...--fece di nuovo. E tacque.
+
+In me la smania dell'esplorazione psicologica era nata, e s'agitava.
+
+--Venga a prendere il thé con me al Grand Hôtel,--dissi, seguendo
+l'impulso irrefrenabile dello scrittore davanti ad un'anima nuova, ad
+un'esperienza nuova.
+
+--Che strana idea!--esclamò lei, e rise. Aveva un sorriso bellissimo;
+ma non era un sorriso consenziente; anzi, vidi i suoi occhi vagare
+inquieti per il boulevard, come s'ella meditasse la fuga..
+
+D'improvviso mi balzò nel ricordo un consiglio datomi un giorno a Roma
+da un eminente personaggio diplomatico: «Se mai volete ottenere
+qualche cosa da qualcuno», mi aveva detto lui, «ricordatevi di
+guardarlo fissamente in mezzo agli occhi: proprio tra le due
+sopracciglia! Quindi esprimete lentamente e con ferma volontà il
+vostro desiderio. Vedrete che nove volte su dieci riuscirete nel
+vostro intento».
+
+Allora io, ferma su quel _trottoir_ parigino, incurante dei passanti,
+fissai con intensità ipnotizzante quella sconosciuta; la fissai nel
+centro della fronte tra le due sopracciglia nere, e ripetei il mio
+invito.
+
+Ella ebbe uno strano gesto delle spalle, un istante d'esitazione....
+Indi accettò.
+
+Il _foyer_ del Grand Hôtel era pieno di una folla cosmopolita,
+profumata e mormorante. L'orchestra suonava dei languidi «Hesitations»
+e dei sussultanti «Shimmy-shakes». Trovammo una tavola appartata in mi
+angolo, tra fronde e fiori; e ci venne servito il thé.
+
+--Volete aprirmi per un istante la vostra anima?--diss'io.
+
+La donna volse su me i suoi occhi un poco spiritati. Aspettava.
+
+Ed io l'interrogai.
+
+--Foste amata da.... quell'uomo?
+
+Ella chinò il capo in segno di affermazione.
+
+--Che cosa vi siete detta quando scopriste che era un assassino?
+
+Un attimo di silenzio. Indi ella disse lentamente,
+deliberatamente:--Io lo sapevo già.
+
+--Lo sapevate!... Quando?
+
+--Prima di andare da lui. Mademoiselle Marchadier, quella
+ch'egli....--la voce cadde d'un semitono....--ch'egli strozzò e
+bruciò, era una mia amica.
+
+--Voi sapevate.... sapevate ch'egli l'aveva uccisa?
+
+--Lo immaginavo. Essa mi aveva fatto delle confidenze molto strane.
+Poi era sparita. Nessuno aveva più saputo nulla di lei.
+
+--Ma allora....--E mi mancò la voce per continuare.
+
+Gli occhi spiritati si fissarono su me con una espressione
+stranissima.--Già. Allora sono andata lo stesso da lui.
+
+--Ma voi.... siete dunque un'isterica? siete una pazza?--esclamai.
+
+--Può darsi.--E la sconosciuta si strinse nelle sottili spalle.--Siamo
+tutte un poco squilibrate, noi donne oggigiorno. Non trovate?
+
+Io non rispondo. Contemplo smarrita e stupefatta questa enigmatica
+creatura; e guardandola negli occhi mi pare di guardare nelle torbide
+acque di quello Stagno delle Brughiere che nasconde tanti orrendi
+misteri.
+
+L'orchestra frattanto intona un malinconico valzer e la mia vicina si
+volge subitamente a me.
+
+--Volete proprio guardare nella mia anima? Ebbene....
+
+Colle labbra pallide e le mani strette convulsivamente in grembo essa
+mi fa il seguente racconto:
+
+
+--Sappiate che io ho sempre avuto orrore di tutto ciò che è consueto,
+usuale, _terre-à-terre_.
+
+Il mio sogno era di vivere una vita stravagante e fuori del comune.
+Sognavo delle avventure fantastiche, degli amori bizzarri.
+
+Invece parve che la mia esistenza dovesse scorrere sulle grige linee
+della più tediosa convenzionalità. Mio padre era notaio in un piccolo
+villaggio, ed io, la maggiore di quattro sorelle, avevo, a quanto
+pare, un certo talento per la musica. Fatto sta che quando ebbi sette
+anni mia madre cominciò ad insegnarmi il pianoforte. Si principiò col
+Diabelli; poi venne lo Czerny; poi il Cramer; poi le mazurke di
+Chopin.... Alla terza mazurka mia madre morì.
+
+La maggiore delle mie tre sorelline aveva allora otto anni; e mio
+padre volle ch'io le insegnassi la musica. Così ricominciai da capo
+col Diabelli, col Cramer, collo Czerny.... Quando fummo alle mazurke
+di Chopin, mia sorella sposò il farmacista del paese.
+
+Le altre due sorelle avevano allora nove e dieci anni; ed ecco che si
+dovette ricominciare anche con loro il Diabelli, il Cramer....
+
+Stavolta, arrivate allo Czerny io scappai di casa col figlio del
+sindaco, e venni a Parigi.
+
+E qui speravo che cominciasse per me la vita strana e avventurosa che
+avevo tanto sognato. Ma quasi subito il figlio del sindaco mi lasciò,
+ed io, per poter sussistere, dovetti cercare delle altre bambine che
+volessero imparare il Diabelli, il Cramer, lo Czerny e il Chopin.
+
+Disgustata della vita sognai di morire. La morte almeno me la potevo
+scegliere e foggiare a piacer mio.
+
+--Ah, vivaddio!--dissi un giorno alla mia amica, Céline
+Marchadier;--la vita è quella che è. Ma la morte è quella che noi
+vogliamo. Io voglio trovare pel grigio dramma della mia vita un finale
+inedito!
+
+Ella rideva; e mi rimproverava d'essere romantica ed esaltata. Aveva
+una piccola anima borghese, Céline. E colla sua piccola dote borghese
+s'apprestava a trovare una calma felicità nel matrimonio.
+
+Aveva infatti incontrato il fidanzato dei suoi sogni: una onesta
+persona, con modi corretti, con barba rassicurante, con villa in
+campagna.... Landru!
+
+Céline partì un giorno per la villa di Gambais col suo fidanzato; mi
+disse che sarebbe ritornata la settimana seguente.
+
+Non la vidi mai più.
+
+Ricevetti da lei una strana lettera:
+
+«Questa villa», diceva essa, «è lugubre. La parete della mia camera,
+accanto al mio letto, è tutta chiazzata di macchie scure.... Il
+giardino mi fa orrore. Figurati che in un angolo, sotto a delle foglie
+secche, ho visto due cani e un gatto morti; avevano tutt'e tre intorno
+al collo uno spago, quello spago impeciato che adoperano i
+calzolai.... Ce n'è molto in questa casa di quello spago....».
+
+Una seconda lettera, datata il giorno seguente, diceva:
+
+«Credo che quest'uomo sia un maniaco! Tutto il giorno mi ha fatto
+raccogliere delle foglie secche e portarle nella cucina.... Domani
+torno a Parigi».
+
+E un terzo messaggio mi giunse da lei; era una cartolina tutta
+sgualcita ch'io stessa le avevo scritto: ella aveva cancellato a
+matita l'indirizzo e riscritto il mio; le parole erano quasi
+illeggibili. La carta era infangata come se fosse stata gettata sulla
+strada, e poi raccolta da qualcuno e impostata. Diceva:
+
+«Vieni, vieni subito! È pazzo. Sta accendendo un gran fuoco.... Ho
+paura».
+
+Immediatamente, con una mia vicina e suo figlio, partii per Gambais.
+Trovammo la villa chiusa e silenziosa. Nel villaggio nessuno sapeva
+nulla.
+
+L'indomani e l'indomani ancora, tornai sola a Gambais, ma il cancello
+del giardino era sempre chiuso.
+
+Una terza volta, in un grigio pomeriggio di marzo, feci da sola quel
+viaggio; e già me ne tornavo via, scoraggiata e depressa, allorchè
+sulla strada solitaria che conduce alla stazione mi trovai
+d'improvviso faccia a faccia con un uomo. Era lui!
+
+Lo riconobbi subito. Era tal quale Céline me lo aveva descritto.
+
+Mi fermai, come paralizzata; senza respiro. Quell'uomo mi guardò in
+faccia--non so dire l'impressione di ribrezzo e insieme d'orribile
+attrazione che provai. Rimasi ferma a guardarlo, e un gran freddo mi
+correva come una serpe viva per la schiena.
+
+--Buona sera,--disse lui.--Cercate qualcuno?
+
+Aveva una voce stranamente morbida e bassa.
+
+--Sì,--balbettai;--cercavo.... volevo.... delle notizie di Céline
+Marchadier.
+
+Vi fu un attimo di silenzio. Poi quell'uomo si avvicinò di un passo.
+
+--Io posso darvene,--disse,--se volete entrare nella mia villa....
+
+Io volevo gridare, volevo fuggire. Già mi vedevo correre urlando per
+quella strada solitaria, inseguita da questo spaventevole uomo, pazzo
+ed assassino.... Ma egli mi teneva ferma, come catalettica, sotto il
+suo sguardo, e non potevo parlare, non potevo muovermi.
+
+D'improvviso mise una mano sul mio braccio. Come una sonnambula io lo
+seguii.
+
+ . . . . . . .
+
+Non vi dirò ciò che provai quando fui chiusa in quella casa con lui.
+Quando ridomandai di Céline, egli disse:--Prima mangiamo!
+
+E mi preparò egli stesso una cena:--Da studenti!...--diceva lui
+ridendo.
+
+--Le piacciono queste avventure, signorina?
+
+Ed io, tra me e me, pensavo:
+
+--Quando mi ucciderà? E come?... Mi salterà al collo improvvisamente e
+mi strangolerà? Oppure in questo vino che mi offre avrà già messo un
+narcotico o un veleno?...
+
+Egli frattanto mi parlava, mi parlava di cose indifferenti.
+
+Ed io lo guardavo.... lo guardavo. Guardavo le sue mani scure e
+nervose.... e me le figuravo intorno al sottile collo di Céline....
+
+Ed ecco ch'egli si mise a parlare di lei; disse ch'era partita per
+l'America....
+
+A quelle parole io fui presa come da una crisi isterica e scoppiai in
+una risata, una risata convulsa, frenetica, rotta da singulti. Landru
+mi guardava con aria stupefatta.
+
+A un tratto si alzò, andò nella stanza attigua ch'era la cucina, e
+tornò portando un bicchierino di liquore.
+
+--Bevete,--comandò.
+
+Io ridevo ancora; mi battevano i denti; ero tutta scossa da un tremito
+violento. Gli presi di mano il bicchiere, e d'improvviso, guardandolo
+negli occhi, domandai:
+
+--È veleno?
+
+Egli trasalì; vidi lampeggiare nei suoi occhi la sorpresa ed il
+furore.
+
+--Oppure...--continuai singhiozzando e ridendo,--oppure mi
+strozzerete? Sì!... sì!... mi strozzerete colla cordellina impeciata,
+come strozzaste i due cani e il gatto?...
+
+Egli fece un balzo in avanti e mi afferrò le braccia; il suo terribile
+viso era vicino, vicino al mio.... Sentii che la mia ultima ora era
+venuta. Mi balenò il pensiero che era questa la morte, la morte
+strana, la morte trasecolante che avevo desiderato....
+
+E glielo dissi! Gli gridai sulla faccia--forse con un senso istintivo
+che questo solo mi poteva salvare--la mia voglia di morire.... di
+morire sgozzata da lui che sapevo assassino!
+
+--Uccidetemi! uccidetemi!... ho bisogno di morire così! Mettetemi le
+mani alla gola.... e stringete! Stringete! Cacciatemi le unghie nelle
+carni....
+
+E rantolavo di voluttà.
+
+Egli indietreggiava da me con gli occhi sbarrati.
+
+--Che donna! Che donna!--esclamò.--Mio Dio! che donna!...
+
+Sentii ch'ero salva. Sentii che in quell'uomo mostruoso sorgeva per me
+qualche cosa che somigliava alla passione....
+
+
+Fuori era già notte; e pioveva. Si udiva lo scroscio della pioggia nel
+giardino, e il vento correva mugolando intorno all'ampia casa....
+mentre quell'essere nefando mi svelava gli abissi della sua anima
+demoniaca.
+
+Parlava piano, chino in avanti, accarezzandosi la barba colle mani
+scure e sottili.
+
+--Tu mi hai capito, tu sola!--sussurrava.--Tu sai che gli altri uomini
+quando vedono una donna si domandano: «Come sarà quella donna
+nell'amore?» Ebbene, io no! Io, quando vedo una donna, mi domando:
+«Come sarà quella donna.... nella morte?» Si dibatterà come una furia,
+con urli orrendi che bisognerà soffocare? O si torcerà con piccoli
+gemiti e strilli, come un cagnolino che si tortura?... Il bisogno di
+veder morire le donne che mi piacciono è in me come una frenesìa, come
+un parossismo di desiderio....
+
+ . . . . . . .
+
+La narratrice interruppe l'orrendo racconto e si coprì il volto.
+L'orchestra del Grand Hôtel sospirava «_Shadows_».
+
+Io balzai in piedi.
+
+--Basta!--gridai.--Non voglio saper altro. Non mi dite di più!
+
+Allora la sconosciuta si alzò; era terrea in volto, ma sorrideva.
+
+--Non avete i nervi forti,--disse.
+
+E, sempre con quel sorriso ambiguo, mi salutò e uscì dall'albergo.
+
+ . . . . . . .
+
+Passata la prima emozione di questo incontro, io ora mi domando: ho
+forse guardato per un istante nei più profondi abissi della
+mostruosità umana?...
+
+Oppure quella donna che veniva dalla redazione del _Matin_, non
+sarebbe essa forse una mia collega e rivale.... fabbricatrice di
+favole?
+
+Non lo so. Forse non lo saprò mai.
+
+Ignoro tutto di lei, persino il suo nome.
+
+
+
+
+VI.
+
+«Galeotti....»
+
+
+I.
+
+....--Poi mi prende come un capogiro e debbo aggrapparmi a qualche
+cosa per non cadere. Talvolta ho delle palpitazioni che mi par di
+soffocare. E altre volte il cuore mi si ferma d'un tratto, salta un
+battito.... senti! anche adesso....
+
+E Vilia stese un polso sottile verso la sua amica, che glielo prese
+tra le dita inguantate.--Sentirai; ogni dieci o dodici battiti ne
+salta uno: c'è un attimo di arresto che mi toglie il respiro.
+
+--Uno, due, tre, quattro, cinque....--contò l'amica.--Ah, ecco! Ho
+sentito come un'intermittenza....
+
+--Poi ho mille altri guai. Qualche volta ho dei ronzii nelle orecchie,
+come una nota di contrabbasso che s'interrompe e riprende. E anche la
+vista mi fa degli scherzi. Vedo sempre come un moscerino nero che mi
+balla davanti agli occhi....
+
+--Mio Dio! e che cosa prendi per tutti questi mali?
+
+--Ma.... non so.--sospirò Vilia, incerta.--Il dottore ha suggerito una
+cura di Jodarsol e poi un soggiorno in alta montagna.
+
+Un breve silenzio regnò nel tepido salotto, e dalla larga pianta
+d'azalea in mezzo alla tavola caddero alcuni petali sul tappeto di
+velluto cremisi.
+
+--Cara mia,--disse Claudia, togliendosi di tasca un porta-sigarette
+d'oro fregiato di uno stemma di marchese,--secondo me, tu hai bisogno
+di tutt'altro.
+
+--Non credi a quella cura?--chiese Vilia un poco inquieta.
+
+Claudia scelse una sigaretta, la battè lievemente sull'astuccio,
+l'accese e soffiò verso il soffitto una lunga boccata di fumo.
+
+--Sì, sì; puoi andare in montagna e prendere il Jodarsol,--disse
+Claudia.--Ma faresti bene a prendere anche un amante.
+
+--Che cosa dici?--esclamò Vilia, trasalendo.
+
+--Hai pur sentito,--dichiarò l'amica.
+
+--Un amante! Ma che idea! Ma perchè?
+
+--Dolce mia,--disse Claudia poggiando all'indietro la graziosa testa
+nella toque verde di rue de la Paix;--perchè fa bene ai nervi, fa bene
+alla carnagione, fa bene al carattere; bisogna prenderlo come si
+prende un tonico. Che vuoi, a una certa età come si farebbe una cura
+iodica, si fa la cura dell'amore.
+
+--Che cinismo!--esclamò Vilia coprendosi il volto colle mani.--Sei
+veramente una persona immorale e orribile.
+
+--No, no,--disse Claudia,--io sono una persona semplice e sincera. E
+se ti guardi d'intorno dirai che ho ragione. Guarda le donne poco
+amate, come inaridiscono!--E Claudia incrociò le ginocchia e fece
+dondolare in aria un sottile piede ben calzato.
+
+--Dici delle cose orribili!--esclamò Vilia, fissando la sua amica con
+occhi turbati.
+
+--Tu, tu inaridisci e t'ammali,--proseguì Claudia,--semplicemente
+perchè sei poco amata.
+
+--Ma non è vero! Mio marito....
+
+Claudia la interruppe alzando una mano sottile, colle lunghe dita
+tutte unite, nel gesto solenne di un antico idolo indiano.--Non
+parlarmi di tuo marito. Mi dirai che ti adora. Lo so. Ma ciò entra in
+un tutt'altro ordine di idee. Non parlo di affetti familiari.
+
+--Ti accerto che Gino....
+
+Claudia rifece il gesto di vecchio Budda.
+
+--Da quanti anni sei sposata? La tua Luciana ha dieci anni, se non
+erro.
+
+--Ne ha undici. Da tredici anni Gino fa di me la più felice delle
+donne,--disse Vilia risentita e stringendo le labbra un poco pallide.
+
+--Lo so, lo so,--rispose Claudia,--so che Gino è un angelo, ma ciò non
+cambia le eterne leggi della natura. Fisiologicamente, l'amore, nel
+senso specifico della parola, non può durare più di quattro anni.
+Dunque tu da nove anni fai una vita incompleta ed anormale.
+
+--Ma che eresie, che sciocchezze dici?
+
+--Non sono sciocchezze; me lo ha detto un dottore, un neuropatologo,
+uno che ha studiato a Parigi, in Germania, in Olanda; uno che sa
+tutto. Mi ha anche condotta nel suo laboratorio e mi ha fatto vedere
+dei cervelli conservati nello spirito.... Ebbene, egli mi ha
+assicurato che, dopo quattro anni, le cellule nervose.... il
+neurolemma....
+
+E Claudia fece una lunga dissertazione scientifico-realistica.
+
+Ma Vilia non ascoltava. Guardava con occhi trasognati l'azalea che
+lasciava cadere silenziosamente di quando in quando i suoi pètali
+rosati.
+
+--Del resto,--concluse Claudia--non hai che da osservare intorno a te.
+Guarda la Miriam Voli: ha trentadue anni e ne dimostra cinquanta.
+Guarda la Gina Del Bosco: ne ha anche meno ed è avara, arcigna e
+bigotta. Guarda Carlotta Allegri: è più giovane di noi, ed è
+completamente mummificata. Tutte donne irreprensibili ed infelici. E
+guarda te! Sì, sì! Va! va a guardarti nello specchio. Guarda che
+faccia hai! Hai quella faccia noiosa che hanno le donne che non sono
+innamorate.
+
+Vilia rise. Si era alzata ed era andata a guardarsi nello specchio
+sopra il caminetto. Claudia la seguì e le cinse le spalle col braccio.
+
+--Vedi se ho ragione? Arida sei; arida. Hai gli occhi morti, hai la
+pelle morta, hai i capelli morti; sei tutta senza vita e senza
+elettricità. Se vai avanti così, tra cinque anni sarai un rudere.
+
+Vilia rise ancora, ma senza soverchia gaiezza.
+
+--E guarda me, invece,--continuò Claudia;--ho la faccia noiosa io?
+Guarda i miei capelli! Quando li spazzolo crepitano e mandano
+scintille. Ogni filo è una pila di elettricità. E guarda i miei
+occhi!... e la mia bocca, com'è vivida. Ebbene, credimi; se non era
+Renzo Galimberti, a quest'ora ero incartapecorita anch'io. Renzo
+rappresenta per me un vero _Institut de Beauté_.
+
+--Renzo Galimberti?--Vilia la fissò stupefatta.--Ma scusa!...
+credevo.... credevamo tutti che il conte Arsieri....
+
+--L'anno scorso,--disse Claudia con gravità,--compievano i quattro
+anni da che Giulio Arsieri era il mio amante. Quindi ho dovuto
+lasciarlo.
+
+--Ma perchè? Se ti era così devoto! E col legame della vostra
+musica....
+
+--Te l'ho detto il perchè. La teoria del mio dottore. Erano passati i
+quattro anni; quindi l'azione.... terapeutica del nostro amore era
+cessata; e Giulio, come rimedio, come tonico, come antisclerotico, non
+serviva più.
+
+--Tu sei un mostro!--disse Vilia.
+
+L'altra rise e si alzò. Vilia l'accompagnò alla porta.
+
+Sul limitare Claudia si volse; prese tra le due mani il viso sottile
+dell'amica e la guardò negli occhi:
+
+--Non odiarmi, piccola Vilia; non odiarmi.
+
+--Non ti odierò,--disse Vilia,--ma voglio scordare ciò che hai detto.
+
+--Va bene,--rispose Claudia.--Ma fa che io non ti veda sfiorire ed
+intristire.
+
+E con un bacio la lasciò.
+
+
+II.
+
+--Sfiorire ed intristire....--Le due melanconiche parole
+ossessionarono Vilia per parecchi giorni. Ogni volta che si guardava
+nello specchio diceva a sè stessa:--Tu sfiorisci ed intristisci.--Poi
+i doveri della vita quotidiana la chiamavano, la distraevano; doveva
+ordinare il pranzo per Gino, riordinare la casa per Gino, mettere
+ordine nelle carte di Gino; doveva sorvegliare i compiti di Luciana,
+condurre a passeggio Luciana; ed ecco che quando andava a passeggio si
+accorgeva di non essere nè sfiorita, nè intristita. Tutti la
+guardavano; gli occhi degli uomini si fermavano su di lei insolenti ed
+insistenti, e le donne la fissavano, la studiavano, la analizzavano
+colla disapprovazione più lusinghiera.
+
+La cura di Jodarsol consigliatale dal suo dottore--la cura derisa da
+Claudia--fece miracoli; Vilia non soffriva più nè di palpitazioni, nè
+di aritmie, nè di vertigini. E la vita le parve buona a viversi.
+
+Claudia era andata in Sicilia con suo marito, e Vilia fu contenta di
+non vederla più.
+
+Un giorno, in Villa Borghese, incontrò Renzo Galimberti; lo vide
+appoggiato alla ringhiera del galoppatoio intento a guardare delle
+amazzoni che passavano al piccolo trotto. Vilia sentì una improvvisa
+voglia di ridere al pensiero che Claudia l'aveva chiamato un «Institut
+de Beauté».
+
+Il giovane Galimberti la scorse e la salutò; poi, vedendola così rosea
+e ridente, si avvicinò premuroso e offerse di accompagnarla.
+
+Si parlò di cavalli, di società, di danze moderne; egli disse che
+sarebbe andato l'indomani a un concerto al Grand Hôtel. Poi si parlò
+di Claudia; e Vilia rise, e Galimberti sorrise.
+
+Luciana camminava davanti a loro, composta e snella, a braccetto di
+una sua piccola amica. Galimberti osservò che la bimba aveva dei
+meravigliosi capelli--erano infatti lunghi, rossi e ricciuti--e
+soggiunse rivolto a Vilia:
+
+--Ecco una personcina che tra pochi anni le darà assai da pensare!....
+
+Vilia si sentì seccata da quell'osservazione senza sapere perchè. E
+dopo un istante lo congedò. Egli, alto e ritto, a capo scoperto nel
+sole, tenne un momento stretta la sua mano.
+
+--Verrebbe con me al _lunch_ domani all'Excelsior?
+
+Vilia scosse il capo.
+
+--Ad ogni modo.... io ci sarò,--disse l'Institut de Beauté, con uno
+sguardo significativo.
+
+Vilia chiamò a sè Luciana, salutò e tornò a casa.
+
+Guardandosi nello specchio, mentre toglieva il cappello, si trovò
+bella. E per tutto il resto del pomeriggio si fece del massaggio alla
+faccia e si aggiustò le mani e le unghie. Alle sette fece una toilette
+ricercata, indossando una veste gialla e nera che non metteva quasi
+mai. (--Sembri un _affiche_ di qualche marca di Champagne,--le aveva
+detto suo marito la prima volta che gliel'aveva veduta, soggiungendo
+in francese perchè Luciana non capisse:--_Tu es très troublante et
+émoustillante!_).
+
+Ma Gino quella sera non tornò a casa. Telefonò dallo studio che doveva
+andare in casa Ricci ad incontrare un deputato che forse si sarebbe
+interessato al Credito Fondiario, e ch'ella non lo aspettasse a
+pranzo.
+
+Vilia, vestita di giallo e nero, pranzò sola con Luciana, la quale
+fece molti capricci e pianse e dovette essere mandata a letto prima
+delle frutta.
+
+Vilia girellò un poco per sala e salotto, suonò un poco il pianoforte,
+lesse un poco il _Giornale d'Italia_, poi fece i conti colla cuoca, si
+tolse la veste gialla e nera e si coricò. Disse a sè stessa che la
+vita era una vacua e noiosa istituzione; e nella notte ebbe nuovamente
+dei ronzii nelle orecchie e delle palpitazioni di cuore.
+
+Da parte sua Gino si seccò molto col suo deputato che non s'interessò
+affatto al Credito Fondiario; la cucina di casa Ricci essendo
+detestabile--il vecchio Ricci era stato in Inghilterra e voleva sempre
+le salse al _curry_ indiano--Gino mangiò poco, digerì meno, e tornò a
+casa di cupo umore. Andò da Vilia per farsi consolare e la trovò
+sveglia, ma fredda e sarcastica; e per di più assolutamente scettica
+riguardo alla storia del deputato.
+
+--Ma fammi il piacere.... ma che deputato! non parlarmi di deputati.
+
+--E di che cosa devo parlarti?--brontolò Gino, togliendosi la
+cravatta.--Del curry indiano?
+
+Vilia voltò le spalle e si sprofondò nei cuscini.
+
+--Io conosco la signora Ricci; è un'isterica che ti vuole nella sua
+collezione. E tu te ne compiaci, la incoraggi, la lusinghi....
+
+Il curry indiano è cattivo consigliere. Gino uscì dalla camera
+sbattendo l'uscio e andò a dormire nella stanza degli ospiti accanto
+alla sala da bagno. Lasciò aperte le imposte e si coricò.
+
+Dalla finestra circondata d'edera entrò lungo la notte un avventuroso
+insetto, che porta il nome imponente di «formica punzaiola». Questo
+girò nel buio lungo la parete, soffermandosi, voltando la testa in qua
+e in là, aprendo e chiudendo le piccole forbici maligne; girò nello
+spiraglio della porta socchiusa che metteva alla sala da bagno, e,
+continuando la sua peregrinazione, avvertì che la parete di mattonelle
+di maiolica offriva ai suoi passi una sgradevole superficie lucida e
+bianca; affrettò il passo, tastando colle pinze frementi le mattonelle
+fredde, e scese correndo verso un rifugio più grato. Lo trovò in una
+spugna, piacevolmente soffice, un poco umida, piena di ombrosi
+corridoi; e penetrandovi frettolosamente, inconscia arbitra di due
+destini, vi si annidò.
+
+
+L'indomani mattina Vilia si svegliò presto, ma non aprì subito gli
+occhi. Collo spirito ancora sommerso nel dormiveglia, tentava di
+ritardare l'ora del ritorno alla cruda vita mattutina, riluttante a
+lasciare le vaghe luminosità dei sogni per rientrare nell'aspra e
+materiale realtà giornaliera. Con senso fastidioso udiva battere un
+tappeto nel cortile, udiva nell'appartamento sopra al suo
+l'andirivieni di passi e lo smuovere di mobiglio. Indefinitamente,
+nebulosamente sentiva che era meglio dormire che svegliarsi; nello
+sfondo del suo pensiero ancora assopito vi era come un senso
+premonitore di cose disaggradevoli che l'attendevano sulla porta del
+giorno.
+
+Il battito del tappeto continuò, irritante, insistente; e,
+nell'appartamento vicino la figlia dell'ingegnere fece i due soliti
+accordi al pianoforte, preludianti alle solite scale.
+
+Vilia sospirò e aprì gli occhi. Era sveglia.
+
+Che c'era di sgradevole a ricordarsi? Ah sì! Gino. Gino non era
+tornato a pranzo iersera. E, tornato, era stato antipatico e scortese.
+La Ricci.... già, la Ricci. E lei, Vilia, aveva passato il pomeriggio
+stupidamente a lucidarsi le unghie, ad aggiustarsi la faccia e ad
+arricciarsi i capelli, e poi aveva passato la serata stupidamente
+sola. Dunque, dalle quattro del pomeriggio alla mezzanotte quando
+s'era addormentata, otto ore gettate via; buttate nel vuoto,
+sprofondate nell'abisso. Otto ore non vissute e che non tornerebbero
+mai più. Che spreco, che sciupìo! Alla sua età non doveva permettersi
+di questi lussi. Alla sua età ogni ora della vita dovrebbe contare;
+non si poteva gettar via così il terzo d'una giornata....
+
+_Alla sua età!_ Odiose parole. Le pareva di non avere ancora
+incominciato a vivere, e già doveva dire di sè--perchè, tanto, gli
+altri lo avrebbero detto--«alla mia età non si fa questo.... non si fa
+quello».
+
+Col subitaneo istinto di chi annega e stende la mano a un'asse di
+salvezza, il suo pensiero corse a Gino. Gino era buono; Gino l'amava;
+Gino l'avrebbe sempre amata. La Ricci non lo interessava affatto; la
+Ricci non serviva che di pretesto a Vilia per qualche rara
+rappresaglia, quando, ogni tanto, sentiva il bisogno di tempestare un
+pochino, di fare qualche piccolo litigio.
+
+Vilia si alzò rapida e si vestì.
+
+
+Gino che aveva dormito male nel letto non suo, e a cui bruciava ancora
+il ricordo del deputato, del curry e dell'ingiustizia di Vilia, si
+alzò anche più tardi ed entrò frettoloso e rabbioso nella sala da
+bagno. Trovò il bagno preparato, la stufa a gas accesa, la bottiglia
+dell'acqua di Colonia a portata di mano, e subito il suo rancore cadde
+e si spense. Vilia si era pentita, aveva fatto onorevole ammenda;
+Vilia era un angelo, la Ricci era una bestia, la Ricci che gli serviva
+un curry indiano e un deputato ancora più indiano--puh!
+
+Gino con un colpo del piede gettò lontane le pantofole come se fossero
+state la signora Ricci, scagliò via il pygiama come se fosse il
+deputato, e risolvette che dopo il bagno sarebbe andato a baciare le
+mani a Vilia e dirle che l'adorava.
+
+Come al solito, prima di entrare nel bagno afferrò la spugna, la tuffò
+nell'acqua e se l'applicò sulla faccia. Subito sentì correre sulla
+guancia una cosa, e si sbattè la mano sul viso; la cosa gli corse nei
+baffi e sull'altra guancia. Che cos'era? Gino si guardò nello
+specchio. Era una «forbice», era una formica punzaiola uscita dalla
+spugna!
+
+--Porcheria!--urlò Gino, gettando da sè la spugna e sbattendosi dal
+collo la bestia che gli correva verso l'orecchio. Gino sentì la sua
+pelle nuda incapponirsi. Non solo schifo aveva, aveva anche paura! Una
+vecchia domestica gli aveva detto, anni fa, che quelle bestie
+entravano nelle orecchie e facevano impazzire la gente. Egli non aveva
+mai dimenticato quella disgustosa storia.
+
+L'immondo insetto dov'era? Era sparito! Ma dov'era? Gino si cacciò le
+dita nelle orecchie, e pestò i piedi nudi profferendo molte bestemmie.
+Suonò per la cameriera e le gridò traverso la porta chiusa:
+
+--Questa casa è una porcheria. Le spugne piene d'insetti!... È una
+vergogna.
+
+Non fece il bagno, non baciò le mani a Vilia, non entrò neanche nella
+sala da pranzo dov'ella con Luciana l'attendevano per prendere il
+caffè. Uscì sbattendo l'uscio di casa e prese un esecrabile caffè in
+un bar.
+
+A mezzogiorno tornò a casa, ammansito e compunto. Vilia non c'era.
+
+Non c'era che Luciana, lagrimosa e spettinata. La mamma era uscita
+alle undici dicendo che non sarebbe tornata fino a sera.
+
+
+La formica pinzatola, avendo compito la sua missione, passò una
+giornata febbrile sotto al bagno, e la notte tornò fuori nell'edera;
+dove, quando fu giunta la sua ora, un passerotto la mangiò.
+
+
+
+
+VII.
+
+Lezioni di Felicità
+
+
+Il Destino sonnecchiava, stanco dopo le fatiche d'una giornata
+occupatissima. Aveva rovesciato le sorti di ventisette nazioni; aveva
+gettato nelle fauci spalancate della Morte qualche milione d'uomini e
+ne aveva messo al mondo altrettanti; aveva spezzato molti cuori teneri
+e ferrei; aveva fatto dei milionari e dei mendicanti; aveva sparso per
+l'orbe terracqueo gioie e sventure, ed ora si sentiva in diritto di
+riposare.
+
+Ma, appena assopito, si udì invocare a grandi grida, e, brontolando
+come un vecchio medico condotto un po' rimbambito, si alzò, mise le
+pantofole e si affacciò a vedere chi lo chiamava.
+
+Era tutta una folla--c'era mezzo il mondo. Allora, sospirando e
+soffiando, il Destino si rimise in giro, coi suoi occhiali da orbo sul
+naso e la sua vecchia scorta di rimedi in tasca.
+
+La sua prima visita fu per una donna che piangeva, e la sua voce era
+più forte di tutte le voci.--Cosa volete?--chiese il Destino.
+
+--Mio figlio!... Fatelo tornare. Fate che non sia morto!...
+Rendetemelo, e non vi chiederò mai altro.
+
+--Sta bene,--disse il Destino. E, scostandosi sul limitare per lasciar
+entrare un soldato, se ne andò piegando il capo sotto un turbine di
+benedizioni.
+
+La seconda visita fu ad una giovinetta.
+
+--Fammi sposare Gigi!--gridò lei, aggrappandosi convulsa al manto
+lacero del Destino.--Se non sposo Gigi, muoio!...
+
+--Prenditi il tuo Gigi e non seccarmi più.
+
+--Mai! Mai! Te lo giuro. Non ti chiederò mai altro!
+
+.... Poi c'erano delle donne senza figli che ne volevano, e delle
+donne incinte che non ne volevano; e dei malati che volevano la
+salute; e dei poveri che volevano l'agiatezza; e dei poeti che
+volevano la gloria.... E tutti giuravano che non volevano altro; che
+se il Destino stavolta li accontentava, non avrebbero mai chiesto
+altro favore.
+
+E il Destino li accontentò.
+
+
+Ma ecco che appena fu tornato a casa--e non era passato per i mortali
+un anno e pel Destino un'ora--che già tutti quelli ch'egli aveva
+assistito erano a battere alla sua porta, chiamandolo a gran voce.
+
+--Ma cos'avete tutti quanti?--brontolò il Destino affacciandosi;--non
+avevate promesso...?
+
+--Sì,--strillò la vecchia,--ma c'è mio figlio che mi vuol portare in
+casa una nuora senza cuore e senza dote.
+
+E la giovane piangeva:--C'è Gigi che mi tradisce....
+
+E le donne che avevano voluto dei bambini erano piene d'ansie e
+d'angoscie; e le donne rimaste sterili erano piene di rimpianti e di
+struggimenti; e gli ammalati che avevano ricuperato la salute ora
+volevano l'amore; e i poeti che avevano la gloria volevano anche dei
+denari....
+
+Allora il Destino gridò--Basta! avevate promesso di non chiedere più
+niente, e non vi dò più niente.
+
+Chiuse la finestra e tornò a dormire.
+
+
+Morale: Bisogna guardarsi dal fare delle promesse al Destino; poichè
+non accade mai che, ottenuta una cosa, non se ne voglia un'altra.
+
+Oppure--morale alternativa--: Se avete ottenuto una grazia,
+accontentatevi di quella, e fatela durare il più possibile. Perchè non
+sempre ve ne sarà concessa un'altra.
+
+ . . . . . . .
+
+Questo io pensavo, la sera di San Silvestro, mentre legavo i ricordi
+del passato alle speranze dell'avvenire, come un mazzo di fiori da
+offrire ai Fati sulla soglia di un anno nuovo.
+
+E tra i ricordi ne sorgeva uno, della mia lontana infanzia.
+
+Eravamo un gruppo di bambini nel giardino di _Park House_ a Norwood; e
+ciascuno diceva ciò che avrebbe desiderato essere quando sarebbe
+grande.
+
+--Io sarò pittore,--disse Arnaldo, il maggiore di noi sette.--Ed io
+cavallerizzo,--dichiarò Ferruccio.--Io palombaro,--disse Anselmo.--Io
+sarò capo di una tribù di pellirossi,--disse Eva, ch'era fantasiosa e
+selvaggia. E rivolta a me ch'ero la più piccola, e tacevo:--E tu,
+Annie, cosa vuoi essere?
+
+--Felice,--diss'io.
+
+Tutti tacquero un momento, riflettendo. Poi il futuro cavallerizzo
+disse:--Che sciocchina! La felicità non è.... una professione.
+
+Allora io, mortificata, dissi subito che volevo essere padrona di una
+pasticceria; e questo mi riabilitò agli occhi dei miei fratelli.
+
+Ma un po' più tardi chiesi ad Anselmo:--Che cos'è una «professione»?
+
+--Una professione....--spiegò lui, con pittoresca ambiguità,--è quello
+che s'impara ad essere.
+
+Ed a me stessa io posi la domanda:--E non si può imparare ad essere
+felici?
+
+ *
+ * *
+
+Oggi più che mai sono convinta che si può. Sono anzi dell'opinione che
+bisognerebbe istituire dei corsi di lezioni speciali per insegnare
+alla gente--soprattutto alle donne!--come si fa ad essere felici.
+
+Siamo tutti d'accordo nell'ammettere che una vita, una giornata,
+un'ora in cui non si è stati felici (o, ciò che è sinonimo, in cui non
+si è reso altri felici), sono un'ora, una giornata, una vita perdute.
+
+Ma la felicità non è cosa semplice ed elementare. La felicità è
+un'arte difficile e complessa; per possederla occorre un'educazione
+speciale; per apprezzarla ci vuole coltura, esperienza e raffinatezza.
+
+Naturalmente, il concetto della felicità è assai diverso secondo le
+persone e i temperamenti. Quello che rende felice me, per esempio,
+lascerebbe perfettamente indifferente la mia amica Dora; mentre ciò
+che rende felice Dora....
+
+E qui apro una parentesi. La felicità di Dora è una cosa così strana
+che sento di doverla raccontare.
+
+Essa mi venne a trovare ieri, raggiante, trasfigurata. Prima di
+salutarmi corse allo specchio e si guardò lungamente, facendo molte
+smorfie colla bocca e movendo il capo in su e in giù come un idolo
+chinese un po' pingue.
+
+--Cos'hai?--le chiesi attonita.
+
+--Tu vedi in me,--diss'ella,--una donna felice!
+
+--Che cos'accade? Sei divorziata? Tua figlia si sposa?
+
+--Ma che!--esclama lei.--Figurati che ho trovato il modo di far
+sparire il doppio mento. È una americana che me l'ha insegnato. È un
+metodo miracoloso e semplicissimo!... Tre volte al giorno ti metti
+ritta e pieghi il collo all'indietro, forzando tutti i muscoli; poi
+giri il capo lentamente da destra a sinistra, e viceversa,
+sessantaquattro volte. Poi pizzichi fortemente ottanta volte la carne
+sotto al mento; e, dopo un grande lavacro con acqua gelata contenente
+venticinque goccie di benzoino, spalmi la pelle colla crema hazeline;
+poi percuoti il collo colla punta delle dita articolando in gola--ma
+senza proferirla--dodici volte la vocale _a_; indi....
+
+--_Stop!_--esclamo io--mi dirai il resto un'altra volta.
+
+--L'americana mi garantisce--dice Dora, sedendosi con aria di
+tranquilla soddisfazione,--che con questo sistema, tra sei mesi avrò a
+sostegno del mio capo una perfetta colonna d'alabastro.
+
+Io rido. Ma ella seguita con gravità:
+
+--Ti assicuro che tale certezza ha portato nella mia vita un nuovo
+senso di felicità. Questo doppio mento mi amareggiava l'esistenza.
+
+--Ma dimmi,--le osservo,--e quei dieci anni, o quei ven....
+
+--Non fare dell'aritmetica,--mi interrompe essa.
+
+--Ebbene, durante tutto quel tempo in cui non avevi il doppio mento,
+sei stata sempre felice?
+
+--Ma no: non ci pensavo,--dice lei.
+
+Ecco, ecco l'errore! È questo. _Non ci si pensa._ Nelle mie Lezioni di
+Felicità s'imparerebbe a pensare, a pensare a tutto ciò che di buono
+si ha, a tutto ciò che di sgradevole si potrebbe avere, e a
+rallegrarsi del contrasto.
+
+Ma Dora continua:--Quando penso che a ventotto o ventinove anni ero
+così magra e carina....--S'interrompe con un sospiro.--Com'è
+detestabile ogni mattina davanti allo specchio constatare che si hanno
+quei dieci anni di più....
+
+--Ma io, tutti i giorni, constato che ne ho dieci di meno!--esclamo,
+lieta.--Vado allo specchio e mi dico:--Che gioia essere quale sono
+oggi! Tra dieci anni, avrò dieci anni di più. Ma oggi.... _non li ho_.
+
+--Già,--dice Dora,--ma tra dieci anni....
+
+--Tra dieci anni potrò dire la stessa cosa.
+
+Dora mi fissa pensierosa.--È un'idea,--dice lei.
+
+--Tutto, vedi, dipende dal nostro atteggiamento mentale di fronte alle
+cose. Prova,--continuo, sentendomi saggia come il mago Alfesibeo,--a
+guardare la vita sempre da un punto di vista di gratitudine e di
+letizia. Aprire gli occhi al mattino e dirsi: «Che gioia _aprire gli
+occhi_!... Vi è, ahimè! chi non li apre più». Alzarsi, traversare la
+camera e spalancare la finestra: «Che beatitudine poter salutare,
+ritta in piedi, la nuova giornata!...» Ascoltare, se sei in campagna,
+il grido degli uccelli; udire, se sei in città, battere i tappeti nel
+cortile pensando con giubilo: «Quale privilegio, udire questi suoni!
+Vi è chi vive in un eterno e terribile silenzio!...» E così di seguito
+per ogni cosa che si fa. Credimi, quando non esiste una vera e seria
+ragione di affliggersi, è un delitto il malcontento, un crimine il
+malumore....
+
+Strano a dirsi, si è sempre inclini a credere che i felici.... sono
+gli altri.
+
+Per i bambini sono felici i grandi. Per i grandi sono felici i
+bambini. Quest'ultima asserzione, pur così abituale, è falsa anch'essa
+come la prima. I bambini non sono felici perchè non sanno di esserlo.
+E, prima condizione della vera felicità, è la consapevolezza.
+
+Quindi nelle mie Lezioni di Felicità si farebbe un elenco di tutte le
+cose buone, belle--o anche solo normali--che si posseggono, con
+relativo atto di grazia per ognuna di esse.
+
+Si insegnerebbe ai bambini che il fatto di avere due occhi che vedono,
+due orecchie che odono, due piedi che camminano, sono altrettante
+fonti di felicità. Imparerebbero a rallegrarsi di tutto: C'è il
+sole--che gioia! Piove--che bellezza! Tira vento--che allegria! Fa
+caldo--che gusto! Fa freddo--che piacere!
+
+Nel mio corso per gli adulti vi saranno altri esercizi: Sono
+innamorata--quale estasi! Non sono innamorata--che tranquillità!... Ho
+tanta gente d'intorno--che divertimento! Sono tutta sola--che pace!...
+Sono giovane--che giubilo! Sono vecchia--che riposo!... E così via.
+
+E tutti i frequentatori dei corsi, i grandi come i piccoli, dovranno
+tutti i giorni e a tutte le ore dire a sè stessi e agli altri:--Io
+sono felice!--Solo così sapranno di esserlo; e solo sapendo di esserlo
+lo saranno.
+
+Si dirà che questa è una specie di felicità.... forzosa. Ma non c'è
+come farsi delle abitudini! E, come ci si esercita negli sports, o
+nelle lingue estere, così si può esercitarsi alla gratitudine e alla
+letizia, e formare un'abitudine preziosa: _l'abitudine della
+felicità._
+
+Le lezioni si dividerebbero in corsi speciali. Le lezioni sulla
+«Felicità nell'Amore», per esempio, sarebbero senza dubbio assai
+apprezzate e frequentate....
+
+Espongo queste teorie a Dora, che le ascolta con scettico sorriso. Ma
+a questo punto m'interrompe:
+
+--Tu affermi delle cose insensate,--dice.--La felicità nell'amore è
+una contraddizione in termini. L'amore, lo sanno tutti, è sinonimo di
+sofferenza.
+
+--Chi non ama,--sentenzio io--non può essere felice.
+
+--E chi ama,--ribatte Dora--non può essere che infelice.
+
+Ma io non mi lascio turbare da questi cavilli.--Le classi di Felicità
+nell'Amore,--continuo imperterrita,--saranno le più ardue, ma saranno
+anche tra le più utili. Le allieve di questo corso si divideranno in
+due categorie: quella delle «Amate» e quella delle «Amatrici». La
+grande maggioranza delle donne appartiene senza dubbio a quest'ultima
+categoria; ma vi sono donne che, per caso fortuito o per qualità
+intrinseche, appartengono alla prima.
+
+--È vero,--dice Dora con un sospiro.
+
+--Strano a dirsi, quasi tutte le «Amatrici» preferirebbero appartenere
+alla categoria delle «Amate....» ed hanno torto.
+
+--Hanno torto?--esclama Dora.--Perchè?
+
+--Mia cara, la felicità della donna più amata che amante, è apparente
+più che reale. Non è forse più felice l'artista che il suo modello?
+Non dovremmo noi preferire all'inerzia passiva dell'ispirare una
+passione, lo struggimento divino del risentirla?
+
+--Mah!...--dice Dora stringendosi nelle spalle.
+
+--Eppure, troviamo che le «Amatrici», le donne nate col fuoco sacro
+della passionalità nel cuore, guardano con invidia, invece che con
+pietà, le fredde e passive loro sorelle--le «Amate»--che come
+statuette d'amianto, s'ergono illese tra le fiamme dell'amore altrui,
+insensibili alle passioni ch'esse ispirano senza condividerle....
+Perchè, bada bene, non appena le condividono, ecco che passano anche
+esse nell'altra categoria, quella delle «Amatrici....» e allora devono
+seguire un corso di lezioni del tutto diverso....
+
+--Comincio a confondermi,--dice Dora, fissandomi con occhi alquanto
+vacui.--Lìmitati a spiegarmi il tuo «corso di Felicità per le
+Amatrici».--(E noto che Dora arrossisce).
+
+--Questo,--sentenzio io,--si suddividerà in tre classi: _la felicità
+cinica; la felicità magnanima; e la felicità assoluta._ Alle allieve
+che prescelgono la «felicità cinica» si insegnano vari precetti, utili
+ad evitare gli amori sfortunati. Per esempio: La donna, nella
+relazione amorosa, sia sempre l'ultima a cominciare e la prima a
+finire; cioè, non s'innamori mai lei per la prima, nè si disinnamori
+lei per l'ultima.--(Vedo le labbra di Dora che si muovono ripetendo
+sottovoce questo saggio ammonimento).--Secondo precetto: «Non correre
+mai appresso a un uomo nè a un tram, perchè ce n'è sempre un altro che
+segue....». E così via.
+
+--Cinico davvero,--dice Dora.--Passiamo all'altra classe.
+
+--_La felicità magnanima_? In questa classe impareremo a trovare in
+noi stesse tutta quella gioia che, erroneamente e illogicamente,
+abbiamo l'abitudine di esigere che altri ci diano. Una volta convinte
+che ogni gioia deriva da ciò che _noi sentiamo_, e non da ciò che gli
+altri sentono per noi, si arriva a non preoccuparsi se, o no, il
+nostro amore è contraccambiato. È una forma, questa, di superiore e
+sagace egoismo.--Io sono brutta? Che importa! Purchè colui ch'io amo
+sia bello.--Io non gli piaccio? Che importa! Pur ch'egli piaccia a
+me!--Egli mi è lontano? Ma io lo tengo chiuso nei miei pensieri dove
+lo trovo quando voglio.--Si noti che queste teorie, esposte con tutta
+franchezza all'oggetto amato, hanno un altro vantaggio. L'uomo, lo
+sappiamo, è assai vano. Quindi non accadrà mai che, di fronte a un
+simile atteggiamento, l'idolo mascolino non finisca col commuoversi.
+Egli si dirà che questa donna che l'ama senza scene, senza pianti,
+senza rimproveri, senza esigenze, che gli parla sempre di lui,
+approvando tutto ciò ch'egli fa, ammirando tutto ciò ch'egli dice, in
+fondo lo interessa più di un'altra. Egli si abituerà a mirarsi in lei
+come in uno specchio--uno specchio alquanto adulatore--e così avverrà
+che un giorno l'«Amatrice magnanima» si troverà d'un tratto promossa
+nella categoria delle «Amate»!
+
+--Oh, guarda un po',--mormora Dora, impressionata.--Hai forse ragione.
+
+--Ed ora veniamo alla terza classe: la _felicità assoluta_. Qui si
+avrà l'insegnamento più prezioso di tutti; qui si insegnerà alla donna
+ad amare unicamente ciò che ha. Amica mia, quando noi avremo imparato
+a dirci che la cosa, o l'essere, che possediamo è l'unico che
+desideriamo, quando saremo convinte che ciò che ci appartiene, per il
+solo fatto che _è nostro_ è l'unico degno del nostro amore--ecco che
+avremo trovato invero il segreto della felicità!
+
+--Va bene,--ribattè Dora, dopo un attimo di silenzio,--ma se questa
+cosa, se questo essere, che oggi è nostro.... domani ci sfuggisse....
+
+--Ah!--rispondo io,--appena ci sfugge, non è più nostro; quindi,
+automaticamente, cessiamo di amarlo. E cessando di amarlo cessiamo--o
+evitiamo--di soffrire. Del resto, ciò che è nostro bisogna saperlo
+tenere. E lo si tiene appunto colla felicità. Colla felicità _nostra_!
+Poichè non è che la donna felice che può rendere felici gli altri.
+Credimi; la Malinconica, la Rassegnata, la Sacrificata, nella vita
+quotidiana, è un tribolo a sè stessa e un tormento agli altri.
+
+Dora ride e mi abbraccia.
+
+
+
+Da quel giorno Dora ed io cogliamo la gioia a piene mani dovunque la
+troviamo; ed è sorprendente in quanti e quali angoli vicini e remoti
+la troviamo, per quanti sentieri romiti e battuti essa sboccia e
+fiorisce!
+
+Volgi il capo, sconosciuta amica mia che leggi, e vedrai che tu pure
+già ne hai piena la casa, il giardino e il cuore....
+
+
+
+
+VIII.
+
+«L'Apollinea Fiera»
+
+(RICORDI DI CARDUCCI)
+
+
+Carducci mi disse:
+
+--Vuoi parlare colla Regina?
+
+--Sì, caro Orco,--diss'io, molto contenta.
+
+--Allora, aspetta qui. Vado a dirglielo.
+
+E Carducci si avviò per la salita ripida e verde sopra a Gressoney la
+Trinité, verso un gruppo di ufficiali, brillanti nel sole in cima
+all'altura.
+
+In mezzo a loro un fluttuante velo cerulo, un bagliore di chiome
+dorate: era Margherita che passava in rivista le sue truppe alpine.
+Vestiva il pittoresco costume Gressonese: breve gonna scarlatta e
+corsetto di velluto nero; intorno al capo un gran velo celeste.
+
+--Un momento! un momento!--Corsi dietro a Carducci che si fermò.--E
+alla Regina che cosa dovrò dire?
+
+--Non tocca a te dire; sarà lei che ti parlerà. E tu, bada di
+rispondere assennata e di non farmi sfigurare.
+
+Carducci riprese la via; ma fatti pochi passi si fermò di nuovo e si
+volse a me.--Spero che frattanto non andrai a vagabondare pei boschi
+secondo il tuo solito,--ammonì severo.--Hai capito? Stai lì, fin che
+ti chiamo.
+
+--Starò qui,--diss'io. E rimasi ferma, col cuore un poco agitato;
+mentre vedevo allontanarsi la breve, poderosa figura col suo bastone
+ferrato e il gran cappello di feltro grigio alla Buffalo Bill.
+
+Subitamente un pànico mi colse. Più lo vedevo avvicinarsi al
+risplendente gruppo in cima al colle e più cresceva la mia
+trepidazione. Pareva che la salita la facessi io; mi mancava il
+respiro e mi batteva rapidissimo il cuore. Laggiù a sinistra la
+foresta d'abeti oscura e silenziosa m'invitava alla fuga.
+
+Allora ricordai la poesia inglese «Casabianca», che narra del mozzo
+sul bastimento incendiato a cui il padre dice: «Rimani qui finch'io
+torno».
+
+ «The boy stood on the burning deck
+ Whence all but he had fled....»
+
+Invano i marinai dalla scialuppa gli gridano: «Vieni! Salvati!» Al
+fanciullo fu detto: «Rimani»; ed egli non si muove.--Il padre non
+torna perchè le fiamme l'hanno divorato. Ed egli non si muove e le
+fiamme divorano anche lui.
+
+Avevo sempre di queste immaginazioni epico-romantiche nella mente; mi
+figuravo di essere l'eroina di grandiose ineffabili avventure anche
+nelle circostanze più semplici e negli avvenimenti più comuni della
+vita.
+
+Questo certo non era un avvenimento comune. Parlare con una regina!
+Parlare con _quella_ regina, che pareva uscita fuori--per un istante
+solo, in punta de' piedi!--da un meraviglioso racconto delle fate, nel
+fluttuante velo celeste, sullo sfondo abbagliante delle Alpi nevose e
+del cielo....
+
+Vidi il gruppo dividersi per lasciare il passo al poeta. Poi si
+richiuse ondeggiando intorno alle due figure centrali.
+
+Quasi subito il gruppo nuovamente si aperse; una figura si staccò
+dalle altre e scese verso di me. Non era Carducci. Era un
+ufficiale--un colonnello di artiglieria--risplendente e magnifico. E a
+me, cui sempre danzavano nella testa i versi, balzò subito in mente la
+canzone puerile e deliziosa di Giovanni Rizzi che avevo imparato non
+molto tempo prima, a scuola.
+
+ «C'era una volta un cavalier cortese
+ Colto, leale e pieno di valor,
+ Combattuto egli avea pel suo paese
+ Ed era detto il Colonnello d'or!
+ Chè d'or gli sproni avea, d'oro il caschetto
+ E, sopra tutto, il cor.»
+
+Il Colonnello d'or si fermò davanti a me, presentandosi in un fiero e
+cavalleresco saluto.
+
+--Allason,--disse.
+
+Io risposi inclinando il capo.
+
+--Sua Maestà m'incarica di condurla presso di lei.
+
+--Grazie,--mormorai tremante; e al suo fianco ascesi il verde e ripido
+pendìo.
+
+ . . . . . . .
+
+O Colonnello d'or!... Ti ho riveduto poco tempo fa per la prima volta
+dopo quel giorno; non eri più Colonnello; in grige chiome portavi la
+divisa di Tenente Generale.
+
+Accanto a te le tue due figlie sorridevano.
+
+Col fiero e cavalleresco saluto militare, ti ripresentasti a
+me:--Allason.--E subito mi riparlasti di quel lontano giorno
+radioso....--Gressoney.... la Regina.... si ricorda?...
+
+Sì, sì; ricordavo.
+
+Ed ecco che ieri ti ho riveduto ancora. Ieri! Eri steso, fermo e
+immoto, sul tuo letto. E non salutavi più nessuno. Se anche la tua
+Regina, che tanto amavi, fosse entrata nella tua camera, tu non ti
+saresti alzato, non ti saresti mosso per renderle omaggio o per
+offrirle uno solo di tutti quei fiori che ti circondavano in fasci
+profumati.
+
+Accanto a te le tue due figlie piangevano.
+
+Ma! oh miracolo! tu, uscendo dal tempo, ne avevi trionfato. I grigi
+pesanti anni tra quel lontano giorno luminoso ed oggi erano svaniti,
+erano caduti da te come un logoro mantello da trincea, e tu uscivi
+fuori nella morte, bello e baldo nella superba divisa, colle medaglie
+sul petto e la sciabola vicina alla mano.... Guardandoti, mi balzarono
+ancora nella mente i vecchi versi da tanti anni scordati:
+
+ «C'era una volta un cavalier cortese
+ Colto, leale e pieno di valor....»
+
+ . . . . . . .
+
+«Nell'adamàntina luce del serto» la Regina mi aspettava. Accanto a lei
+ritto e immobile stava Carducci; mi pareva di scorgere nel suo sguardo
+rivolto a me una certa trepidanza e preoccupazione. Anche gli
+ufficiali in cerchio guardavano tacendo.
+
+Il mio spavento crebbe. (Oh silenziosa selva di abeti!).
+
+Ma la sovrana mi tendeva sorridendo la mano e davanti a quel sorriso
+la mia timidezza svanì. Mi parlò. Subito mi parve d'essere sola al
+mondo con lei. Virtù veramente regale, ella dava, parlando,
+l'impressione che tutto di me le fosse noto e che nulla all'infuori di
+me la interessasse.
+
+.... Quel meriggio alla table-d'hôte del Miravalle (io sedevo tra
+Carducci e Piero Giacosa) si parlò molto della regale udienza. Cioè io
+parlai poco e Carducci non parlò affatto. (Già, egli era «d'indole
+orsina» e amava di tacere quando non aveva nulla d'importante a dire).
+Ma Piero Giacosa raccontava molte cose; e, passando dagli eventi del
+mattino ad apprezzamenti generali sull'augusta dama, osservò:
+
+--Sì; Margherita è veramente regale. Ma è anche.... veramente donna.
+
+--Perchè? Come mai?--chiesero le molte signore presenti.
+
+Il professor Piero si volse a me.
+
+--Quando per la prima volta le parlai di voi e delle vostre poesie,
+Sua Maestà m'interruppe subito colla domanda tutta femminile: «Ma....
+è bella?»
+
+In coro io colle altre signore chiedemmo:
+
+--E che cosa rispondeste?
+
+Confesso che attesi non senza trepidanza la risposta.
+
+--Risposi,--e Giacosa si volse a me con un affabile sorriso:--«Bella?
+È.... peggio, Maestà».
+
+--Peggio? Perchè?--chiesero le signore.
+
+--Peggio? Che cosa vuol dire?--chiesi io, non poco mortificata.
+
+Giacosa mi guardò di nuovo con quel sorriso.
+
+--Non ve ne lagnate. Era una risposta lusinghiera,--disse.
+
+E sorrisi anch'io assai riconfortata.
+
+--Era una risposta scorretta,--tuonò Carducci d'improvviso.--Ella non
+aveva alcun diritto di fare simili apprezzamenti.
+
+Tacemmo tutti, mortificati e compunti. Io non sapevo cosa fare del mio
+sorriso. Fortuna volle che i camerieri entrassero nella sala portando
+maestosamente, nel nostro silenzio, dei polli arrosto, supini in
+un'insalata smeraldina.
+
+Contemplando il piatto che il cameriere mi porgeva con benigno
+sussiego, sentenziai con voce alta e melliflua:
+
+ «Del pollo il vol, e del tacchino il passo.»
+
+E presi un'ala di pollo.
+
+Carducci si volse di scatto con fosco cipiglio.
+
+--Eh? Cosa? Cos'hai detto?
+
+Io ripetei la sagace sentenza.
+
+--È una poesia,--spiegai,--e significa che bisogna prendere l'ala del
+pollo e la gamba del....
+
+Carducci m'interruppe sdegnato:--Ma che poesia!--esclamò, crollando le
+spalle con ira ed impazienza.
+
+Qualcuno rise (probabilmente ero io!) e il temporale si dileguò.
+
+Non fu quella l'unica volta che Carducci si adirò con Piero Giacosa, a
+cui tuttavia era legato da viva amicizia. Giacosa era spiritoso e
+brillante e amava gli scherzi. A Carducci gli scherzi non piacevano. O
+allora dovevano essere degli scherzi assolutamente puerili e semplici.
+Le parole ambigue e le frasi a doppio senso gli erano odiose e lo
+incollerivano subito.
+
+Già, egli sorrideva poco. E non rideva mai.
+
+In quello stesso pomeriggio venne nel giardino del Miravalle il
+conducente Ciocca da Pianazzo; teneva per le redini un cavallo da
+sella per una delle tre signore Serra-Zanetti che abitavano l'albergo.
+Ma poichè il tempo si guastava, la signora non volle uscire e il buon
+Ciocca se ne tornava via col suo cavallo allorchè, uscendo
+dall'albergo con Carducci per andare a pranzo alla «Cascata», io lo
+vidi.
+
+--Lascia stare quel cavallo,--mi disse subito Carducci scorgendolo da
+lontano; poichè io avevo l'abitudine di accarezzare il muso ad ogni
+cavallo che vedevo. Anche in città, egli s'irritava molto a vedermi
+andare con mano tesa verso tutti i cavalli di «brum»; e sempre,
+avvistando qualche malinconico ronzino fermo accanto al marciapiede
+colla testa bassa e un ginocchio ripiegato, Carducci esclamava da
+lontano:--Lascia stare quel cavallo.
+
+
+Ma era impossibile lasciar stare il cavallo di Ciocca, fermo nel
+giardino a portata di mano, che aveva un naso marrone, lungo e
+aristocratico, un ciuffo tagliato a frangetta e una stella bianca in
+mezzo alla fronte.
+
+Poichè si andava verso Pianazzo, Ciocca mi offerse di montare ed io
+con entusiasmo accettai.
+
+Ma nè lui, nè Carducci sapevano farmi montare in sella; e stavo per
+l'appunto ignominiosamente tentando di arrampicarmici coll'aiuto di
+una sedia portata da un cameriere, allorchè apparve Giacosa, che
+accorse e con pronta destrezza mi issò in arcione.
+
+--Che strana sella,--osservai, quand'ebbi il piede nella staffa e le
+redini incrociate all'inglese sulle dita.--Mi pare che vi sia un corno
+di troppo.
+
+Giacosa rise.--Paese che vai.... corna che trovi,--disse. E si volse a
+Carducci con un sorriso.
+
+Ma «l'Orco» aveva subito assunto la sua fisonomia dei momenti foschi.
+Con occhi lampeggianti e feroci squadrava il professore.
+
+--Come sarebbe a dire?--domandò con voce fremente.
+
+--Sarebbe a dire niente,--rispose l'affabile Piero.
+
+Quella serenità parve incollerire ancor più Carducci. Lo vidi
+stringere le mascelle e chiudere i pugni.
+
+--Misericordia!...--pensai,--bisogna intervenire!--E dall'alto del mio
+cavallo (ricordando il successo della mattinata) sentenziai:--«Del
+pollo il vol....»
+
+Ma non essendovi alcun pollo la frase mancò totalmente il suo effetto
+e la collera di Carducci non si placò.
+
+Giacosa ebbe il cortese pensiero di allontanarsi rapidamente, ed io
+cercai con furtivi calci di far impennare il cavallo di Ciocca onde
+creare una diversione.
+
+Ma il cavallo non era di quelli che s'impennano. Era un cavallo
+pensieroso e circospetto che ogni momento si fermava a scacciare con
+un calcio languido qualche mosca che lo disturbava.
+
+--Aspettate, Ciocca,--dissi,--questo cavallo vuol sedersi a guardare
+la vista. Preferisco scendere.
+
+--No, no!--esclamò Ciocca, afferrando la redine e trascinando il
+letargico quadrupede per la via maestra.--Stia pur su. Non abbia
+paura!
+
+Paura, io, che montavo come un fantino!...
+
+Così, scortata da un lato da Carducci e dall'altro da Ciocca che mi
+teneva le redini, proseguimmo nel sole del tramonto; e in cuor mio
+pregai che nessuno c'incontrasse. Ma per fatalità tutti i villeggianti
+di Gressoney, di Saint-Jean e della Trinité parevano essersi dati
+convegno in quell'ora su quella strada. C'era il dottor Ry, c'era il
+professor Vivante, c'era il giovane Dezza, c'erano tutte le signore e
+le signorine della vallata. La mia vergogna era grande.--Se mi vede
+anche la Regina, muoio,--pensai.
+
+Ma la Regina non uscì dalla luminosa Villa Peccoz e, come il cavallo
+volle, si arrivò all'Albergo della Cascata.
+
+Umiliatissima mi lasciai scivolare dalla sella e misi piede a terra.
+
+--Tu monti molto bene,--disse Carducci, che aveva scordato le sue
+ire.--Guardandoti, pensavo alle Valchirie.
+
+
+Allora, per fargli piacere quasi ogni giorno Ciocca portò all'albergo
+uno dei suoi alti ed asimmetrici bucefali ed io salivo in sella e
+uscivo per sentieri e praterie, mentre Carducci camminava accanto
+senza parlarmi e senza guardarmi, mormorando tra sè e sè, gesticolando
+un poco, pensando o componendo.
+
+ «Bionde Valchirie, a voi diletta sferzar de' cavalli,
+ Sovra i nembi natando, l'erte criniere al cielo....»
+
+ . . . . . . .
+
+Sull'altipiano della Trinité una sera si fermò a guardare le
+cascatelle che tutt'intorno dall'alto delle rocce scaturivano
+scintillanti, incendiate dallo splendore del tramonto.
+
+--Guarda l'oro sull'acqua,--mi disse.
+
+Obbedii.--Non è acqua,--osservai (a Carducci dicevo tutte le
+fanciullaggini che mi venivano in mente).--Lassù in alto stanno
+sdraiate supine le fate, e lasciano pendere lungo le rocce i loro
+capelli sciolti.
+
+--Sarà così,--disse Carducci contemplando le cascate increspate e
+rutilanti e facendosi schermo agli occhi colla mano.--Sarà
+precisamente così. Lo dirò anch'io.
+
+E difatti lo disse più tardi in una lettera a me. Quella lettera è
+ristampata nelle sue Opere col titolo «Elegìa del Monte Spluga».
+
+
+L'estate finì; e Carducci doveva ritornare a Bologna. Ma io volli
+rimanere a vagabondare pei monti, nel freddo e nelle bufere.
+
+Lo vedo ancora alla partenza, seduto in carrozza--e Ciocca già a
+cassetta--guardarmi con quegli occhi vividi e sempre un poco
+corrucciati sotto l'ombra del grande feltro.
+
+--Addio,--mi dice, alzando il cappello e scoprendo le grige chiome.
+
+--Addio, caro Orco.--E soggiungo:--Vi ringrazio di essere stato così
+paziente e buono con me.
+
+--Va, bene,--dice lui. E ripete--Addio.--Poi volge lo sguardo in giro
+sulla spianata dove tutto è gelido e scintillante, sugli abeti già
+incappucciati di bianco e sull'immensa cerchia di cime algide nel
+cielo freddo. Certo, io gli appaio solinga e sperduta in tutto quel
+grandioso biancheggiare, poichè d'improvviso, rivolto ai monti e al
+cielo, e stendendo la mano come se volesse additarmi a loro, grida:
+
+--Ecco la piccola Annie che se ne va tutta sola, per il mondo pieno di
+neve!
+
+Ciocca fa turbinare la frusta in un gran gesto che a Carducci piace, e
+i cavalli partono al galoppo verso la valle.
+
+Io resto sola nel mondo pieno di neve. Ma mi sembra che Carducci mi
+abbia raccomandata alla cura dei giganti montani, e mi par di sentire
+che essi si chiudano amici e protettori intorno a me.
+
+
+Quando sotto alle nevi le capanne spariscono, piegano i pini, si
+spezzano i fili telegrafici e sui «Pass» non si passa più, io, in una
+slitta aperta--ritta, rigida e gelata accanto a due guide e un
+pecoraio--scendo alla valle.
+
+A Pont-Saint-Martin il proprietario dell'«Albergo Posta» mi accoglie
+stupefatto, e corre a prepararmi un thè di tiglio fumante col kirsch.
+Sua moglie mi sveste degli abiti irrigiditi e gelidi, e appena sono a
+letto riappare con una boccia d'acqua calda in una mano e una grande
+fetta di lardo nell'altra.
+
+--Questo per i piedi e questo per lo stomaco,--dichiara risoluta.
+
+Inorridisco.
+
+--Ma è impossibile ch'io mangi quella roba!--dico coi denti stretti,
+contemplando la fetta di grasso che le penzola bianco e lucido dalla
+mano.
+
+--Ma che mangiare!--esclama lei, ridendo; e, maternamente, me lo
+applica sul petto.--Non vorrà mica morire di polmonite!
+
+Il tiglio, il kirsch, la boccia e il lardo esplicano i loro benefici
+effetti e al mattino mi sveglio gaia e affamata.
+
+Prendo il treno per Milano, dove fa molto più freddo che a duemila
+metri d'altitudine, e dove--non più difesa dai miei giganti amici--il
+Naviglio mi getta al collo il suo abbraccio di grigia umidità.
+
+Mi ammalo; ho la febbre, la tosse. Invoco il tiglio e il lardo;
+invano! Il dottore mi prescrive altri rimedi.
+
+Al mio capezzale siede una dolce amica mia e di mia madre: Emilia
+Luzzatto. Sono stata a scuola coll'unica sua figlia, Evelina--rapita
+dalla tisi nello sbocciare dell'adolescenza--ed ella mi adora.
+
+--Signora Emilia.... vieni qui!... (l'abitudine mi fa rispettosa, la
+malattia mi permette la familiarità). Senti.... se devo morire....
+
+M'accorgo con un piccolo tremito che ella nè protesta nè ride, come
+avrei sperato. Dice:--Ebbene?--e le lagrime le scendono dagli occhi.
+
+--Se devo morire.... avverti....
+
+--Chi?
+
+Chi? Me lo domando anch'io. Papa è a Yokohama con la sposa nuova che
+ancora non ho potuto imparare a chiamare mamma. I miei fratelli?
+Arnaldo è a Tokio, Ferruccio a Nuova York; Anselmo a Buenos Ayres;
+Louise a Kew; Eva a Petermaritzburg. La più vicina è la mia mamma....
+che dorme nel piccolo cimitero protestante di Milano.
+
+Allora dico:
+
+--Avverti Carducci.
+
+Ed ella lo avverte.
+
+Carducci arriva, più fosco e accigliato che mai. Mi guarda un pezzo,
+senza parlare, poi dice:
+
+--Guarisci; e ti farò un regalo.
+
+--Che regalo?--mormoro io.
+
+--Vedremo,--risponde. E se ne va. Sparisce. Sparisce anche la signora
+Luzzatto.... Sparisce tutto.
+
+Non perchè io muoia; ma perchè dormo. Dormo per quattordici ore e mi
+sveglio senza febbre.
+
+--Che regalo?--dico appena apro gli occhi, a Carducci che è riapparso;
+e accanto a lui sta la signora Emilia tutta ridente.
+
+Carducci ripete:--Vedremo. Adesso pensa a guarire.
+
+
+Pensai a guarire. Carducci tornò via tranquillizzato e ritornò a
+trovarmi qualche mese più tardi.
+
+Andai alla Stazione Centrale ad incontrarlo. Molta gente lo conosceva
+e lo salutava. Come ero solita, gli diedi due grandi baci, uno di qua
+uno di là sulle guancie, ed egli li subì col suo abituale cipiglio; io
+mi appesi al suo braccio e uscimmo dalla stazione a cercare una
+carrozzella.
+
+Ma prima di salirvi Carducci a un tratto si volse a me con
+severità:--Mi farai il piacere,--disse,--di non baciarmi sempre nelle
+stazioni:
+
+Io rimasi sorpresa e mortificata.
+
+--Ma altrove non vi bacio!... Non vi bacio che quando partite e quando
+arrivate,--esclamai.
+
+Carducci crollò il capo.--Appunto. Non è necessario,--disse
+seccamente.
+
+--Ma sì che è necessario! Vi bacio quando arrivate per la gioia di
+vedervi, e alla partenza per il dolore di lasciarvi.
+
+Carducci scosse di nuovo rabbiosamente il capo, e fece il suo gesto
+abituale d'impazienza battendosi un dito sul labbro per farmi tacere.
+Se non era che il vetturino ci guardava credo che avrei pianto.
+
+Salimmo in carrozza per andare al suo albergo; io ero molto
+mortificata e non parlai.
+
+--Sei guarita?--diss'egli dopo un poco.
+
+--Sì,--mormorai.
+
+--Ti ho promesso un regalo.
+
+--Ma allora ero ammalata.
+
+--Io non prometto per promettere,--disse Carducci iroso.--Ti ho
+promesso un regalo e lo avrai.
+
+--Che regalo?--feci flebilmente.
+
+--Ho pensato che ti darei un cavallo.
+
+Un cavallo! Io subito ebbi l'impulso di gettargli le braccia al collo,
+ma memore dei suoi divieti me ne astenni. Gli afferrai la mano.
+
+--Quando?
+
+--Subito,--disse lui.
+
+Subito!... Mi sentii mancare.
+
+--E dove si compera un cavallo?
+
+--Non lo so,--disse Carducci.--Domanderemo al cameriere del Savini.
+Tanto, bisogna far colazione.
+
+Fermò la carrozza all'Albergo Àncora dove sempre alloggiava e vi
+lasciò le valigie; indi proseguimmo fino alla Galleria.
+
+Al Savini il cameriere, il maître d'Hôtel e il direttore ci dissero
+che i cavalli si comperavano al Tattersall. Anzi, mandarono subito ad
+avvisare il proprietario, cavalier Rossi, che ci saremmo andati.
+
+A tavola mi colse un dubbio.
+
+--Ma siete abbastanza ricco, caro Orco, per comprar cavalli. Avete
+denari che bastino?
+
+--Sì. Ne ho molti,--disse Carducci.--Ho venduto ieri un libro a
+Zanichelli.
+
+--Che libro?
+
+--Non importa. Tanto tu non lo leggi. È una nuova edizione d'antiche
+cose; e lo Zanichelli me lo ha pagato moltissimo.--Carducci pose la
+mano sulla tasca della giacca.--Me lo ha pagato tremila lire.
+
+--Tremila lire!--Io rimasi sbalordita davanti ad una simile
+cifra.--Tremila lire!...
+
+Passata la prima meraviglia, osservai:--Dunque, in fondo.... conviene
+anche molto, di essere poeti.
+
+Carducci sorrise.--Sì, sì. Conviene. E adesso taci un po'.
+
+Ma io non potevo tacere, e dopo un istante ricominciai.
+
+--Forse non vi dispiacerebbe se parlassimo un poco.... del colore e
+della forma....
+
+--«_Del Colore e della Forma?_»--fece Carducci aggrottando le
+ciglia.--Non conosco. Di chi è? Sarà qualche pedanteria.
+
+--Di chi è?... che cosa?
+
+--Questo libro che tu dici.
+
+--Ma no! ma no! Del colore e della forma del cavallo!
+
+--Già,--brontolò Carducci, crollando le spalle,--mi pareva
+impossibile.... Basta. Adesso lasciami mangiare in pace.
+
+Sulla forma convenne con me: il cavallo doveva essere grande. Grande e
+grosso, dicevo io; grande e magro, diceva lui. Ma sugli altri
+particolari non fummo d'accordo. Io lo volevo bianco colla coda mozza.
+Carducci lo voleva nero colla coda lunga.
+
+--Ma, caro Orco....
+
+--Basta;--fece Carducci,--ti ho detto di lasciarmi mangiare in pace.
+
+Ma Carducci non doveva mangiare in pace. Un professore di filosofia,
+che faceva colazione a un'altra tavola, lo scorse e venne a parlargli.
+Dopo che ebbero discusso varie cose io riparlai del cavallo; e il
+professore si offrì di venire con noi al Tattersall.
+
+A me parve provvidenziale. Un professore! Ci aiuterebbe nella scelta.
+Tanto più che se ne intendeva, avendo un fratello capitano di
+cavalleria.
+
+Al Tattersall il direttore ci accolse con agitata e premurosa
+affabilità. Era circondato da molti uomini--maestri d'equitazione,
+palafrenieri, garzoni di stalla, che in cerchio ci contemplavano.
+
+Allora davanti a noi passarono i cavalli: passarono cavalli grigi e
+morelli, cavalli bai, cavalli sauri, cavalli pomellati; passarono al
+passo, al trotto, al galoppo destro, al galoppo sinistro, in appoggio
+e caracollo.
+
+Carducci ed io li fissavamo incerti. Ad ogni nuovo cavallo che
+appariva io dicevo:--Voglio questo!
+
+Specialmente mi colpì un magnifico baio con due belle calze bianche
+sulle gambe posteriori.
+
+Ma il professore di filosofia con cipiglio da conoscitore sentenziò:
+
+--«Balzano da due vale quanto un bue».
+
+E questo mi raffreddò.
+
+Indi ne apparve uno tutto bianco, colla coda lunga e la criniera
+increspata come se gli avessero fatto _l'ondulation Marcel_.
+
+--Questo!--esclamammo in coro tutti e tre; ma il cavalier Rossi si
+affrettò a spiegarci che il puledro--un arabo puro sangue--apparteneva
+alla cavallerizza di un Circo Equestre Americano; e lo fece ricondurre
+via.
+
+Ma ecco comparire un altro stallone, un morello altissimo, quasi
+gigantesco: breve coda irrequieta, orecchie mobili, nervose; occhi
+lampeggianti in cui balena nell'angolo il bianco iniettato di caffè.
+
+Entrò con passo danzante, alzando i piedi come se la terra gli facesse
+schifo. Era tutto nero, eccetto due calzerotti bianchi alle gambe
+posteriori e uno alla gamba anteriore.
+
+--È magnifico!--esclamai.
+
+Il professore al mio fianco citò:--«Balzano da tre, cavallo da re!».
+
+--È questo, è questo ch'io voglio,--dissi con fervore a Carducci; e
+anche lui guardava assai ammirato la formidabile bestia.
+
+--Pare il cavallo dell'Apocalisse,--disse il professore.
+
+Il cavalier Rossi vedendo il mio entusiasmo mi chiese se volevo
+provarlo.
+
+Mi prestarono una amazzone, e hop! eccomi in sella, così in alto che
+mi sembrava d'essere in cima a una torre.
+
+Feci dapprima a passo il giro del maneggio: veramente non era a passo,
+ma sempre a quel trottigno saltellante e caracollante; mi pareva che
+facessimo, il cavallo ed io, come nella _Mignon_, la «danza delle
+uova». Poi partimmo al trotto, un trotto molto alto, un po' duro, che
+a scosse e sbalzi mi fece cadere il cappello e spuntare la treccia;
+indi dal piccolo galoppo ci lanciammo al galoppo allungato; e lì
+veramente sentii il cavallo perfetto sotto di me. Pareva alato!
+
+Facemmo alt; e mentre io, ancora in sella, mi riappuntavo le treccie,
+Carducci si avvicinò ad accarezzare il collo lucente del morello.
+
+Anche il Professore si avvicinò, ma guardingo.
+
+--Vedono che mantello?--diceva il direttore,--vedono questa rete
+magnifica di vene?...
+
+Difatti sul collo e sulla spalla del morello fremente si disegnava
+tutto un intrico di delicate venature pulsanti. Il professore le
+esaminò con diffidenza.
+
+--Che non sia un principio d'arteriosclerosi!--mormorò.
+
+Scesi di sella, e dietro richiesta del direttore, provai vari altri
+cavalli. Ma tutti mi parvero meno interessanti della grande bestia
+nera. Allora mentre quattro o cinque dei cavalli venivano condotti a
+passo in giro alla pista, Carducci in mezzo al silenzio domandò:
+
+--Quale di quei cavalli non costa più di tremila lire?
+
+Per un momento tutti tacquero. Poi il direttore si passò due o tre
+volte la mano sui baffi prima di rispondere. Fu per me un momento di
+grande ansia. Finalmente con gesto regale stese la mano.
+
+--Quello lì.
+
+Era il cavallo dell'Apocalisse--era il balzano da tre!
+
+--Glielo lascerò per duemila settecento lire,--disse il magnanimo
+cavaliere.
+
+Carducci mise subito la mano al portafogli; ma il direttore con un
+gesto lo fermò e lo invitò ad entrare nel suo ufficio. Insieme si
+allontanarono.
+
+Io mi volsi tutta agitata a uno stalliere che stava vicino.--Come si
+chiama?--domandai.
+
+--Francesco Impallomèni,--rispose quello.
+
+--.... Ah sì?
+
+Per non offenderlo attesi qualche minuto prima di spiegarmi
+meglio.--E.... il cavallo che nome ha?
+
+--Il morello? Si chiama Rebecca.
+
+--Rebecca! Che orrore! Perchè Rebecca?
+
+Lo stalliere cacciò in fuori il mento e abbassò gli angoli della bocca
+fino a parere una rana.
+
+--Mah!... Lo sa Lei?
+
+--Rebecca?--ripetei desolata, volgendomi al professore.
+
+--Sarà forse Babieca,--disse l'erudito.--Babieca è il nome del celebre
+cavallo del «Cid el Campeador».
+
+--Non mi piace affatto quel nome,--diss'io; e siccome Carducci
+ricompariva (a fianco del cavaliere, tutto sorrisi) io dissi subito
+che volevo cambiar nome al mio cavallo.
+
+---E che nome vuoi dargli?
+
+--Voglio chiamarlo: «O Sauro Destrier della Canzone».
+
+--È troppo lungo--disse Carducci.--E poi non è sauro.
+
+Il professore suggerì molti nomi classici: Pegaso.... Chirone....
+Bellerofonte.... e vidi che Carducci si stancava e s'impazientiva.
+
+Allora tagliai corto.
+
+--Che ne direste, caro Orco, se gli dessimo il vostro nome? Mi pare
+che nello sguardo.... e forse nel carattere.... assomigli un poco a
+voi. Potremmo chiamarlo «Giosuè Cavallo», per distinguerlo da «Giosuè
+Poeta».
+
+Carducci tornò di buon umore.--Sta bene,--disse.--E adesso basta. Io
+devo trovarmi alle quattro col marchese Visconti Venosta a visitare il
+Castello Sforzesco.
+
+E con un breve gesto di saluto se ne andò.
+
+Il professore mi salutò anch'esso frettolosamente, e lo seguì.
+
+E io?... E il cavallo?... Dove l'avrei portato? Che cosa ne avrei
+fatto? Ero ospite in casa della mia cara amica, signora Luzzatto, che
+abitava un piccolo appartamento in via Borgo Spesso. Mi vedevo, io,
+arrivare alla sua porta con quel cavallo!... Spiegai al cavalier Rossi
+la situazione, ed egli fu gentilissimo; si offrì di tenerlo al
+Tattersall finch'io non avessi trovato una scuderia conveniente. Avrei
+semplicemente pagato la pensione. Un'inezia! Dodici lire al giorno.
+
+Dodici lire al giorno! Una specie di formicolìo mi percorse,
+fermandosi soprattutto nelle mie ginocchia.... Dodici lire al giorno!
+
+Mio padre mi mandava un assegno di duecento lire al mese; e ogni
+qualvolta passavo un mese in villeggiatura o all'albergo, per tre mesi
+non avevo più nulla. Allora andavo a rinchiudermi in campagna in casa
+di mio fratello dottore; oppure, come ora, mi rifugiavo dalla signora
+Luzzatto e stavo un po' di tempo con lei.
+
+Corsi subito in via Borgo Spesso. Arrivai pallida e stravolta.
+
+--Che cos'hai?--esclamò con ansia la dolce signora.
+
+--Ho un cavallo!--balbettai.--Un cavallo nero, grandissimo, balzano da
+tre.
+
+--Riposati un poco,--disse la signora Emilia, con dolcezza
+ferma.--Mettiti subito a letto.
+
+E vidi che andava verso l'armadietto delle medicine per cercare il
+termometro clinico.
+
+La convinsi, con qualche difficoltà, che non deliravo. La pregai anzi
+di venire a vedere Giosuè Cavallo; ma ella, che aveva di tutte le
+bestie e in ispecial modo dei cavalli un'invincibile paura, non ne
+volle sapere.
+
+--E che cosa ne farai? Dove lo terrai?
+
+--Non so.... non so,--balbettai smarrita.--Non crede che....
+l'onorevole Riccardo.... forse.... saprebbe dove metterlo?
+
+--Mio marito?
+
+--Sì. Potrebbe anche montarlo qualche volta, se volesse.
+
+La signora Luzzatto alzò gli occhi al cielo.
+
+--Meglio non parlargliene,--disse.
+
+E non gliene parlai.
+
+
+La mia vita fu allora tutta subordinata a Giosuè Cavallo. Volevo stare
+in città? No; dovevo andare in campagna perchè Giosuè Cavallo ci stava
+meglio e costava di meno. Volevo restarmene tranquilla? No; mi toccava
+andare di qua e di là, per monti e valli, al trotto e al galoppo, per
+passeggiare e disciplinare Giosuè Cavallo (che se stava due giorni in
+scuderia diventava una belva). Volevo fare un viaggio a Londra a
+vedere mia sorella? Impossibile lasciare Giosuè Cavallo; e ancora più
+impossibile condurlo con me. Mi affondavo sempre più in difficoltà
+finanziarie per far nutrire, albergare, governare Giosuè Cavallo.
+
+Tutte le mie conoscenze mi consigliavano, chi una cosa chi l'altra.
+
+--Bisogna renderlo. Bisogna venderlo. Bisogna dirlo a Carducci.
+
+Renderlo? Venderlo? Mai!
+
+Dirlo a Carducci? A che pro? Relativamente povero anche lui,--che cosa
+avrebbe potuto fare? E poi egli era così felice di avermi fatto questo
+regalo, che per niente al mondo avrei voluto dargli un simile
+dispiacere. Subito, il giorno seguente alla compera, egli aveva voluto
+vedermi cavalcare all'aperto. Andammo sui bastioni ed io gli passai
+davanti a galoppo molte volte. Egli era raggiante.
+
+--È bello Giosuè Cavallo,--diceva.
+
+--Io vado a Legnano,--soggiunse,--domattina, in carrozza col prefetto.
+Potrai venire anche tu; a cavallo.
+
+Così feci. Nell'amazzone presa a prestito dal Tattersall, issata a
+sommo di Giosuè Cavallo negro-splendente al sole, trottai e galoppai
+ora davanti, ora dietro, ora a fianco della carrozza, a grande
+soddisfazione di Carducci e divertimento del prefetto.
+
+La strada era lunga--trenta chilometri!--ed era dura al trotto rigido
+del morello; dopo un'ora circa io sentivo già ogni singola vertebra
+della mia spina dorsale, e avevo il torcicollo e un crampo
+indescrivibile nel braccio sinistro. Giosuè Cavallo non andava mai al
+passo. Neppure per un istante cessò dal suo trotto rigido e
+sobbalzante se non per mettersi a quel caracollante trottigno, quasi
+un passo di danza, così bello a vedersi e così estenuante per chi è
+forzato ad eseguirlo.
+
+Ma dalla carrozza Carducci mi guardava con un sorriso pacato e
+soddisfatto; e chiudendo i denti sul labbro repressi le mie
+sofferenze.
+
+Nulla ricordo del breve soggiorno a Legnano; certo all'indomani
+mattina stavo abbastanza bene per escogitare delle sciocchezze; così,
+allorchè Carducci e il prefetto furono scesi nel vestibolo, mi feci
+portare dal cameriere della legna in fascina, e rompendola a pezzetti
+ne riempii la valigia di Carducci. Accadde poi che, a metà strada del
+ritorno, volendo egli mostrare al prefetto certi suoi appunti, aprì la
+valigia, e il «ricordo di Legnano» che io gli avevo preparato gli si
+presentò agli occhi.
+
+--Ma come? Ma questa non è la mia valigia! Che cos'è tutta questa
+legna?--esclamò Carducci incollerito.
+
+Allora al galoppo precedetti sempre di gran tratto la carrozza, e
+voltandomi scorgevo Carducci feroce che, aiutato dal prefetto, buttava
+via i pezzetti di legno sparsi tutt'all'intorno.
+
+--Se tu mi fai ancora di codeste stoltezze,--gridò Carducci appena fui
+a portata della sua voce,--bada bene che ti porto via il cavallo.--Ma
+la sua ira non mi impressionò troppo. Visto che per lo più quelli che
+lo avvicinavano--intimiditi dal suo cipiglio o dalla sua
+grandezza--mantenevano intorno a lui un'atmosfera di gravità e
+soggezione assai noiosa, credo che, in fondo, le mie monellerie lo
+riposassero da tanta grigia solennità. Quanto alla minacciata
+punizione di portarmi via Giosuè Cavallo, certo nulla lo avrebbe più
+stupito, o addolorato, che se io gli avessi detto:--Sì, sì!
+Portatemelo via; esso rappresenta per me sotto ogni rapporto una
+_bestia nera!_
+
+Me ne guardai bene. Ed egli ripartì per Bologna convinto di avermi
+fatto il più meraviglioso dei doni; soddisfatto di sè, di me e di
+Giosuè Cavallo; felice di aver speso così bene--lui, che non era nè
+ricco nè prodigo--una così importante somma.
+
+
+Dopo tre mesi Giosuè Cavallo mi aveva completamente rovinata. Per lui
+mi arrabattavo in una continua ricerca di denaro; per lui mi guastai
+coi miei parenti più cari a cui chiedevo costantemente denari in
+prestito; per lui annunciai sulle quarte pagine dei giornali che davo
+lezioni d'inglese, tedesco, francese, italiano, di pianoforte,
+chitarra e canto. Il suo baldo passo caracollante mi conduceva,
+smarrita, dai neri abissi della disperazione alle verdi vette del
+monte di Pietà.
+
+E per lui io nutrivo quel sentimento complesso fatto di passione e
+d'ira, di angoscia, d'amore e d'esecrazione che si prova per chi ci
+costa molto dolore, molte umiliazioni e molti denari.
+
+Egli prosperava, superbo, prepotente, lucente, facendo i passi sempre
+più alti, sempre più sdegnoso di toccare la terra. Ed io lo guardavo,
+spaurita e rapita, e sognavo di balzargli in arcione un giorno e via!
+a carriera, traverso monti, valli e frontiere, fino a giungere ad una
+certa rupe gigantesca che sovrasta la Via Mala--da Carducci amata e
+cantata--ed ivi precipitarmi con lui nella voragine....
+
+ «Dammi dunque, apollinea, fiera, l'alato dorso
+ Ecco, tutte le redini io ti libero al corso....
+ O indòmito destrier,
+ Voliam, sin che la folgore di Giove tra la rotta
+ Nube ci arda e purifichi, o che il torrente inghiotta
+ Cavallo e cavalier.»
+
+Perchè non lo feci! Sarebbe stato un gesto degno di lui e di chi me
+l'aveva dato. Forse non ero degna io di una fine così gloriosa.
+Disertai. Come quegli amanti che dicono: «Moriamo insieme», e poi al
+supremo passo l'uno vilmente si ritrae, così io lanciai solo nella
+morte Giosuè Cavallo invece di balzare grandiosamente nel buio con
+lui.
+
+Volli che morisse? Non lo so; nè voglio oggi ricordare la folle
+catastrofe che lo spezzò, e che portò me pure vicino alla morte. In
+ciò ch'io feci ebbi coraggio e viltà.
+
+Ma la viltà maggiore fu che non osai dirlo a Carducci.
+
+Sapevo che gli avrei dato un vero e grande dolore. Egli mi scriveva
+ora--più sovente del solito--per domandarmi notizie di Giosuè Cavallo.
+
+«Mi piace pensare che è tua quell'apollinea fiera. Mi piace pensare
+che ho potuto farti un dono così bello. In cima alla mia mente sta
+l'imagine tua e sua, lanciati al galoppo, ondeggianti la nera criniera
+e le tue lunghe chiome al vento.... Così, o Loreley pellegrina, sei
+volata fuor della veduta mia».
+
+Io aborro ed esecro la menzogna. Tutto mi sembra comprensibile e
+perdonabile all'infuori dell'inganno. Ebbene, io allora--credo di
+poter dire che questa fu l'unica volta!--ho mentito e ingannato. Alle
+sue domande rispondevo brevemente, evasivamente, ma non avevo il
+coraggio di dirgli la verità.
+
+Un giorno mi annunciò prossima una sua visita.
+
+Tremai. Scrissi che dovevo recarmi subito a Napoli. Mi pareva assai
+lontano.
+
+Ma Carducci ne fu contento.
+
+«Via, dunque, bionda di cavalli agitatrice, a riva più cortese!».
+
+Anch'egli sarebbe venuto tra breve per un sol giorno laggiù, onde
+salutare una regale Amica, e vedermi passare, sull'azzurro sfondo del
+Mediterraneo, lanciata a volo «sulla fiera gentil».
+
+Allora, giunta a Napoli confidai la mia angoscia a un poeta--Arturo
+Colautti--che era venuto a trovarmi. Lo pregai di andare incontro a
+Carducci e dirgli subito la verità.
+
+Non volle; non osò.
+
+Un ufficiale ch'era con lui mi disse:
+
+--Perchè dargli quel dispiacere? Troveremo un cavallo che per un'ora
+personifichi il tenebroso corsiero da lui regalato.
+
+Allora fu per tutta Napoli un febbrile cercare di cavalli neri. (Se ne
+ricorderà forse ancora quell'ufficiale--Maggiotto, allora capitano dei
+bersaglieri; oggi solennemente installato nel Ministero della Guerra.
+E il marchese Lillo Catalano.... e il conte Bruno Torri....). Davanti
+al balcone della casa in strada Caracciolo dove io avevo preso
+alloggio, fu uno sfilare di foschi corridori: di morelli grandi e
+grossi, di morelli lunghi e magri; di morelli ombrosi e morelli
+generosi, di morelli con balza e senza balza.... Ma nessuno--ah!
+nessuno--che assomigliasse a quello donatomi dal poeta.
+
+La scelta cadde finalmente su di uno portatomi da Maggiotto.
+
+Il cavallo si chiamava «Ras Alula»; era nero, era grande, era balzano
+da tre. Ma qui la somiglianza cessava. Ras Alula era un mite, era un
+remissivo, un rinunciatario, un vinto della vita. Per quanto io lo
+molestassi con morso, scudiscio e tacco per animarlo, per farlo
+inalberare come soleva il mio nobile corsiero, Ras Alula scoteva la
+testa placidamente, partiva a un piccolo trotto, e se a furia di
+strappi e strapponi, di frusta e sperone riuscivo a farlo galoppare,
+si dimenava nel molle movimento d'una sedia a dondolo, con pendula
+coda e testa ciondolante.
+
+Io ero disperata.
+
+--Non si sgomenti,--disse Maggiotto, lisciandosi la barba nera e
+fissando lo sguardo, più focoso assai che non quello del suo cavallo,
+sul mite e gigantesco Ras Alula.--Ci penso io.
+
+E ci pensò. Appena annunciato l'arrivo di Carducci alla Villa, io che
+aspettavo, già troneggiante sul titanico e quiescente Ras nel cortile
+di via Caracciolo, vidi arrivare di corsa Maggiotto col suo
+attendente. Maggiotto afferrò la redine, mentre il soldato passava
+dietro la groppa del cavallo.
+
+Sentii un improvviso fremito percorrere la bestia, che nitrì, e tirò
+un violento calcio.
+
+--Ma che cosa gli fate?--gridai.
+
+--Niente, niente,--rise Maggiotto;--un po' di zenzero sotto la
+coda!--E abbandonò la redine mentre il soldato balzava indietro.
+
+L'effetto dello zenzero fu magico. Ras Alula si impennò, fremente,
+annaspando l'aria, rizzandosi quasi volesse rovesciarsi all'indietro.
+Cedetti le redini e con una scudisciata sulla testa lo richiamai;
+allora, tuffando il capo, partì forsennato, battendo scintille dai
+ciottoli del cortile, scivolando sul selciato, lanciandosi a carriera
+per la passeggiata di Chiaia.
+
+Così, a volo, passai davanti a Carducci, che tra un gruppo d'altre
+persone, era fermo all'angolo della Villa ad aspettarmi; ebbi solo per
+un attimo la visione della sua faccia alzata a guardarmi--e odiai Ras
+Alula, e Maggiotto, e la vita.... e più di tutto odiai me stessa, che
+recitavo questa vile, questa ignobile menzogna. Con frusta e sprone
+aizzai la bestia già frenetica che come una folgore infilò la strada
+lungo la marina.
+
+Ed ecco a un tratto, ancora lontano davanti a noi, un brillìo
+d'argento e di rosso vivido--era la carrozza reale, era Margherita
+preceduta dai suoi staffieri, che faceva con regale dignità la sua
+consueta passeggiata a mare.
+
+Allora con quanta forza avevo tirai le redini: bisognava rallentare la
+corsa, per non raggiungerla, sopratutto--imperdonabile violazione
+d'etichetta!--per non oltrepassarla.
+
+Ras Alula non obbedì, non sentì; aveva il morso tra i denti e andava
+come il vento, pazzo, cieco, frenetico. Invano con strappi alternati
+tirai e cedetti le redini, invano strappai a destra e poi a sinistra,
+segandogli la bocca.... la bestia in furore continuò la sua corsa! Fu
+miracolo se, con uno sforzo che quasi mi slogò i polsi, riuscii a
+farlo deviare quanto era necessario per non andarci a fracassare
+contro l'equipaggio reale.
+
+In un fulmine passammo dinanzi alla Regina: ella deve aver visto, come
+un lampo nero e villano, comparire e sparire le mie esili spalle e la
+coda sbandierante dell'insano Ras Alula....
+
+Allora più che mai sentii di aborrire tutto e tutti e avrei voluto
+lanciarmi dalla sella a capofitto nel mare.
+
+Quando fummo all'altezza della chiesa di San Ferdinando, Ras Alula
+subitamente si calmò: sulla via traversa fece due o tre scivoloni,
+salì sul marciapiede come se volesse entrare nella chiesa.... e si
+fermò ansimante, coperto di schiuma.
+
+ . . . . . . .
+
+Allorchè trovai finalmente il coraggio di scrivere a Carducci che
+Giosuè Cavallo non era più mio.... che non era più di nessuno.... egli
+non rispose. Nè so che cosa abbia pensato.
+
+I casi della vita mi trassero lontano. Quando, dopo molti anni, rividi
+Carducci nè io osai rammentarglielo nè lui me ne parlò.
+
+ . . . . . . .
+
+Oggi nella Villa di Napoli, al posto dove in quel giorno vidi alzato
+verso di me il suo viso fiero, c'è un rigido busto di marmo che porta
+il suo nome.
+
+E che non gli assomiglia.
+
+
+
+
+OPERE DI ANNIE VIVANTI
+
+ _Naja Tripudians._--Romanzo. (Bemporad--2ª edizione, 1921) L. 6,50
+
+ _Lirica._ (Bemporad, 1921) »  6,--
+
+ _I Divoratori._--Romanzo. (Bemporad) » 10,--
+
+
+ _Circe._ L. 7,--
+
+ _L'invasore._--Dramma »  6,50
+
+ _Vae Victis!_--Romanzo »  6,50
+
+ _«Zingaresca.»_ »  7,--
+
+ _Le bocche inutili._--Dramma »  6,--
+
+ _Marion._--Romanzo »  7,50
+
+
+GIUDIZI DELLA STAMPA SU «=NAJA TRIPUDIANS=»
+
+ =Corriere della Sera= (_Ettore Janni_).
+
+ Ed ecco ora il romanzo che avvince e fa rabbrividire, l'opera
+ d'arte che spicca il volo dalla realtà ed è fantasia, _Naja
+ Tripudians_ di ANNIE VIVANTI. L'idillico e il tragico vi fanno
+ un violento contrasto.... ma l'idillio è come una maschera
+ lieve che cade e scopre il volto dell'orrore.
+
+ La catastrofe è presentata con una potenza a cui non si
+ resiste. Singolare nella sua sobrietà formidabile è la chiusa.
+
+ Un romanzo che non si confonde con gli altri: la voce che
+ canta più alta e più sicura sulle mediocri orchestre e sui
+ cori sguaiati.
+
+
+ =Il Secolo= (_Paolo De Giovanni_).
+
+ .... Un fiume di delicata poesia.
+
+
+ =Giornale d'Italia= (_Diego Angeli_).
+
+ .... E in queste parole è tutta la morale e tutta la
+ spiegazione del bello e crudele romanzo che ANNIE VIVANTI
+ pubblica in questi giorni pei tipi del Bemporad di Firenze.
+ Bello e crudele e sotto un certo punto di vista altamente
+ morale nella sua immoralità.... Quest'ultimo capitolo ha la
+ durata di poche ore,... capitolo terribile, dove la
+ descrizione di quella società equivoca è descritta con grande
+ sapienza e dove tutti i vizi--dall'omosessualità alla
+ cocainomania, dall'ubriachezza dei liquori forti allo stupore
+ dell'oppio, dalle sottili dissertazioni sul godimento e sul
+ desiderio, alla rivelazione brutale della voluttà--sono
+ trattati con mano maestra.
+
+ .... E Annie Vivanti è un'artista e il suo romanzo è tanto più
+ pericoloso in quanto che è più bello.
+
+
+ =Idea Nazionale= (_Umberto Fracchia_).
+
+ _Naja Tripudians_ si legge con foga. Ecco stabilita la
+ superiorità di questo romanzo femminile su tanti romanzi
+ maschili che sono terribilmente noiosi....
+
+
+ =Il Marzocco= (_Luigi Tonelli_).
+
+ .... Qui abbiamo una scrittrice nel vero senso della parola,
+ che concepisce con potenza d'intelletto, e s'esprime con una
+ sicurezza ed efficacia mirabili. In _Naja Tripudians_
+ riconosciamo l'autrice sorprendente de _I divoratori_, fosca
+ di _Circe_, violenta e smagliante di _Vae Victis:_ la
+ creatrice d'immagini sfolgoranti, la coniatrice di frasi
+ sintetiche e potenti, la calcolatrice sapiente d'effetti
+ irresistibili.
+
+ È impossibile resistere al fascino di questa scrittrice
+ interessante che quando pare abbandoni, ti riprende di colpo,
+ e t'inchioda allo scrittoio, finchè hai letto l'ultima
+ pagina.... che ti lascia scosso e turbato fin nell'intimo
+ dell'anima.
+
+
+ =Il Tempo= (_Nicola Moscardelli_).
+
+ Qui tutto è logico, naturale, musicale: il racconto precipita
+ verso la conclusione fatale, così, come quella notte
+ precipitava verso l'alba. Con quale modestia di mezzi è
+ descritta l'aria in cui vive la mondana!
+
+ Come leggermente si insinuano nell'anima delle due colombe i
+ profumi e gli stordimenti emanati da quel mondo nuovo....
+ accennando appena un particolare, come una piccola fiammella
+ che s'apre e chiude improvvisa, come se una musica sonnolenta
+ impregnasse di sè tutta l'aria, scivolando, le immagini si
+ precisano, emergono, si realizzano.
+
+ L'impressione che dà il libro è profonda e profondamente
+ morale: è l'orrore del male, la nausea per il vizio, il
+ ribrezzo per la impurità scandalosa delle città cosidette
+ morali.
+
+
+ =Nuova Antologia.=
+
+ Tutto il romanzo è un potente contrasto tra l'innocenza più
+ pura e la depravazione più abbietta. A pagine fresche come un
+ riso di puerizia, seguono pagine torbide di una drammaticità
+ che turba e commuove.
+
+
+ =L'Italia che scrive= (_Fernando Palazzi_).
+
+ Qui veramente Annie Vivanti s'è abbandonata a sè stessa, ha
+ svelato sè stessa. Forse non s'è neppure accorta di fare
+ dell'arte, perchè in fondo non ha fatto altro che confidarci
+ l'anima sua. Io non conosco Annie Vivanti, se non da un verso
+ del Carducci.... ma noi conosciamo adesso la vera fisionomia
+ dell'anima sua, che è bionda, romantica, timida, ingenua,
+ sentimentale, fanciulla.
+
+ Si è discusso se _Naja Tripudians_ sia o no il capolavoro di
+ Annie Vivanti. Io capisco benissimo come altri possa preferire
+ _I divoratori_ o _Vae Victis_, romanzi assai più forti. Io
+ preferisco _Naja Tripudians_, specialmente per la dolcezza.
+
+
+ =Tutto= (_Cesare Sobrero_).
+
+ Ecco un nuovo libro casto ed orribile ad un tempo.... Casto
+ poichè la scrittrice riproduce le impudicizie col ferro
+ rovente di una nausea profonda, di una desolazione accorata.
+ Orribile, poichè la degenerazione psichica, e non psichica
+ soltanto, vi è riprodotta colla precisione di altrettanti casi
+ clinici.... Ricercando i gradi di parentela che possono
+ esistere fra _Naja Tripudians_ e le opere di altri artisti,
+ viene fatto di pensare che Annie Vivanti abbia invocato,
+ compiendo la sua nobile fatica, due grandi ombre: Victor Hugo
+ ed Octave Mirbeau. Victorughiana è la concezione del libro per
+ il senso profondo dei contrasti, per la tragicità del
+ contenuto umano. La seconda parte del volume, cioè le pagine
+ vigorosamente realistiche ricordano invece le acri,
+ inesorabili pitture del Mirbeau.
+
+ .... Raramente in un libro, evocazione fu più dolorosa,
+ pittura più straziante, lettura più struggente di questa
+ orribile profanazione impunita.
+
+
+ =I libri del giorno.=
+
+ .... Qui veramente la forza del libro sta nella poesia della
+ forma, nella efficace evocazione degli ambienti, nella leggera
+ e quasi trasparente musicalità dei periodi. Il libro
+ incomincia con capitoli di una delicatezza e di una grazia
+ squisitamente femminili.... qualche cosa che fa pensare alla
+ freschissima «Primavera» del Grieg.
+
+ .... Ma a un punto la tinta rosea del romanzo viene interrotta
+ improvvisamente da qualcosa di oscuro e misterioso.... Le
+ pagine si fanno inquiete; a quel profumo di innocenza che
+ aveva fin qui accompagnato il racconto si mescola uno strano e
+ tentante odor di peccato.
+
+ .... Corre per tutte le frasi come un misterioso brivido, un
+ serpeggiare di febbre.
+
+ Aprire il romanzo e leggerlo è come entrare in una serra dove
+ tra i più semplici e delicati mughetti, alcuni strani fiori
+ effondono un loro acuto e perverso profumo. Non si ha il tempo
+ e forse nemmeno il coraggio di avvicinarli, tanto quel profumo
+ ci prende, ci stordisce, ci travolge. Esciremo dalla serra,
+ opporremo gli occhi e la fronte ai rudi baci del vento, ma il
+ ricordo di quei terribili fiori resterà a lungo entro di noi,
+ come di un sogno bello e perverso....
+
+
+ =Il Giorno= (_Carlo de Flaviis_).
+
+ Pagine belle e tristissime: due piccoli mondi; scolpito, il
+ primo, con una perfezione d'arte impeccabile, descritto il
+ secondo, con una verità a volte piena di impudica baldanza a
+ volte piena di titubante sgomento.
+
+
+ =La Chiosa.=
+
+ Tutta Annie Vivanti è qui: con le sue mani cariche di poesia
+ ch'ella profonde in così bizzarro modo: qua, là, dovunque un
+ dettaglio svegli la sua vibratilità, soffermi la sua
+ commozione, desti la sua sensibilità.
+
+ Non ci soffermeremo a evocare le bellissime tra le molte belle
+ pagine del romanzo. Al pari di tutti i libri della Vivanti
+ esso afferra alle prime pagine e non lascia più.
+
+ L'interesse che suscita vi è graduato così che
+ dall'incantesimo di una dolcezza piana e serena si passa a
+ poco a poco per tutti gli stadi dell'ansia e della
+ trepidazione fino a raggiungere l'angoscia piena d'orrore che
+ strugge l'anima alla fine del racconto e del libro. Si esce da
+ questa lettura sotto il peso di un incubo.
+
+ Poesia! questo è il segreto di Annie Vivanti. Il segreto della
+ sua malìa e della sua arte; dei suoi occhi ancora pieni di
+ stellante azzurro e dei suoi libri sempre saturi di
+ freschezza; della sua giovinezza sempre intatta e delle sue
+ pagine sempre avvincenti.
+
+
+ =La Donna= (_Nicola Moscardelli_).
+
+ Il libro si chiude con un senso di soffocazione.
+
+ Sebbene sia composto con un'arte squisita, nulla rivela in
+ esso l'artefizio, nel quale era così facile cadere.... Non c'è
+ nulla da aggiungere, e nulla da togliere.
+
+
+ =Don Marzio.=
+
+ Squisitezze psicologiche, gioielli d'osservazione, un profumo
+ di grazia inarrivabile....
+
+ =Gazzetta di Messina= (_G. Gigans_).
+
+ Colei che seppe costruire coll'aiuto del suo potentissimo
+ genio un'affascinante, vicenda--_I divoratori_--; colei che
+ seppe nel poema vibrante di verità accomunare la fede al
+ dolore--_Vae Victis_--.... ci regala quest'opera semplice e
+ possente.
+
+ La Vivanti quando vuole appassionare il lettore, sceglie un
+ argomento semplicissimo, un argomento di vita vera.
+
+ Questa la sua arte. La semplice verità.
+
+
+ =La Scuola= (_Antonio de Filippis_).
+
+ Il poeta è vate. Gli basta uno sguardo, ed egli intravede il
+ futuro.--Carducci, da profeta, intravide il genio di Annie
+ Vivanti e disse: «_canta!_».
+
+ .... Annie dimostrò il suo vero temperamento di artista col
+ romanzo. Nel romanzo appare grande, perchè originale, strana,
+ ardita, ma sempre vera. Tutta la vita di Annie è una battaglia
+ contro la ipocrisia.... E con _Naja Tripudians_ ella compie
+ una lotta ancor più potente.
+
+ Storia triste che risalta sulla tavolozza di un Rembrandt!
+
+
+ =Il Pungolo= (_Giuseppe Scaglione_).
+
+ La poetessa squisita di «Lirica» la narratrice intensamente
+ drammatica dei casi pietosi e terribili di Maria Tarnowska,
+ l'autrice di «Zingaresca» di «Vae Victis» di «Bocche Inutili»
+ ha creato ancora un'opera di grande bellezza artistica e di
+ appassionata, travolgente poesia. Sopratutto da questo ultimo
+ libro bisogna veramente riconoscere ad Annie Vivanti, una
+ grande forza di pensiero e di forma; di pensiero ricco,
+ elevato, profondo, di stile deciso, rapido, serrato, in alcuni
+ momenti quasi convulso.
+
+ Ella non soffre infingimenti e contraffazioni del pensiero e
+ della forma. Ribellandosi a falsare la propria natura
+ impetuosa e serena, e la natura delle cose e degli uomini,
+ porta nei suoi libri una veemenza ed un pathos, una sincerità
+ di vita che incatena l'attenzione del lettore di pagina in
+ pagina e di libro in libro, con un continuo crescendo.
+
+ I suoi libri sono morali, non di una morale stentata, arcigna
+ e cattedratica, ma libera e spontanea.
+
+ Con quale signorilità e sicurezza d'intuito, con quale potenza
+ di analisi e semplicità di espressione è narrato questo
+ documento umano così tragico e così patetico!...
+
+
+ =Il Pungolo= (_Rodolfo Guido de Marsico_).
+
+ .... Questa la vicenda di «Naja Tripudians». Vicenda terribile
+ che martoria lo spirito, che esaspera, che accende una
+ ribellione, che ci fa bestemmiare la vita!
+
+ E più terribile è il romanzo perchè scritto da una artista.
+ Annie Vivanti ha adoperato i colori più delicati, le sfumature
+ più evanescenti, perchè più fosca noi sentissimo la tragedia
+ che quella luce distruggerà.
+
+
+ =Don Quichotte= (_Parigi_).
+
+ .... Madame Vivanti y confirme une fois de plus son grand
+ talent. Les derniers chapitres constituent un morceau de haute
+ littérature horrifique.
+
+
+GIUDIZI DELLA STAMPA INGLESE SU «=I DIVORATORI=»
+
+ =Herald.=
+
+ Qui ci troviamo davanti a quella rara cosa--un'opera di genio.
+
+
+ =Telegraph.=
+
+ Questo meraviglioso libro è un'opera di bellezza creata da chi
+ possiede il più grande dono dello scrittore--lo stile.
+
+
+
+
+
+Nota del Trascrittore
+
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come
+le grafie alternative (thè/thé/thê, Revoire/Révoire e simili),
+correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.
+
+
+
+
+
+End of the Project Gutenberg EBook of Gioia!, by Annie Vivanti
+
+*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK GIOIA! ***
+
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+
+Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara
+Magni and the Online Distributed Proofreading Team at
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+
+Updated editions will replace the previous one--the old editions
+will be renamed.
+
+Creating the works from public domain print editions means that no
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+things that you can do with most Project Gutenberg-tm electronic works
+even without complying with the full terms of this agreement. See
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+Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this agreement
+and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm electronic
+works. See paragraph 1.E below.
+
+1.C. The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the Foundation"
+or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection of Project
+Gutenberg-tm electronic works. Nearly all the individual works in the
+collection are in the public domain in the United States. If an
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+ Gioia!, di Annie Vivanti
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+<pre>
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+The Project Gutenberg EBook of Gioia!, by Annie Vivanti
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+This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with
+almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or
+re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included
+with this eBook or online at www.gutenberg.org/license
+
+
+Title: Gioia!
+
+Author: Annie Vivanti
+
+Release Date: May 25, 2012 [EBook #39793]
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+Language: Italian
+
+Character set encoding: UTF-8
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+*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK GIOIA! ***
+
+
+
+
+Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara
+Magni and the Online Distributed Proofreading Team at
+http://www.pgdp.net (This book was produced from scanned
+images of public domain material from the Google Print
+project.)
+
+
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+
+<div class="figcenter">
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+</div>
+
+<hr />
+
+<div class="titlepage">
+<p class="larger">
+ANNIE VIVANTI
+</p>
+
+<h1>GIOIA!</h1>
+
+<p>
+NOVELLE
+</p>
+
+<p class="pad8">
+<span class="small">FIRENZE</span><br />
+<span class="larger">R. BEMPORAD &amp; F.º — EDITORI</span><br />
+<span class="small">MCMXXI</span>
+</p></div>
+
+<hr />
+
+<div class="titlepage"><p>
+PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
+</p>
+
+<p>
+per tutti i paesi compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda.
+</p>
+
+<hr class="minor" />
+
+<p class="pad2">
+<i>Copyright 1921 by A. Vivanti Chartres.</i>
+</p>
+
+<p class="pad4 small">
+1921 — Tip. Carpigiani &amp; Zipoli — Firenze — Via Ricasoli, 63.
+</p></div>
+
+<hr />
+
+<h2>INDICE</h2>
+
+<div class="center">
+<p>I. Gioia! (Idillio in sei mesi)  pag. <a href="#GIOIA">1</a>
+</p>
+
+<p>
+II. Notte di Vigilia  <a href="#VIGILIA">47</a>
+</p>
+
+<p>
+III. Tenebroso amore  <a href="#TENEBROSO_AMORE">67</a>
+</p>
+
+<p>
+IV. Fata luminosa  <a href="#FATA_LUMINOSA">93</a>
+</p>
+
+<p>
+V. Quella che Landru non uccise  <a href="#LANDRU">105</a>
+</p>
+
+<p>
+VI. «Galeotti....»  <a href="#GALEOTTI">121</a>
+</p>
+
+<p>
+VII. Lezioni di Felicità  <a href="#LEZIONI">135</a>
+</p>
+
+<p>
+VIII. «L'Apollinea Fiera» (Ricordi di Carducci)  <a href="#FIERA">149</a>
+</p></div>
+
+<hr />
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_1" id="Page_1"></a>[1]</span>
+</p>
+
+<h2><a name="GIOIA" id="GIOIA"></a>I.<br />
+Gioia!<br />
+(Idillio in sei mesi)</h2>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_3" id="Page_3"></a>[3]</span>
+</p>
+
+<p class="center">
+GENNAIO
+</p>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+LUI
+</p>
+
+<p class="center">
+(Ciò che pensa)
+</p>
+
+<p>
+L'anima mia è triste fino alla morte.
+</p>
+
+<p class="center">
+(Ciò che scrive)
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Gentile signora</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Antonino Melzi mi ha detto ch'Ella,
+illustre poetessa, s'interessa alla mia
+arte e che alla Promotrice, degnandosi
+di ammirare l'opera mia,</i> «Il Sacrificio»,
+<i>ha espresso il desiderio di conoscermi.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Ne sarò invero onorato e felice.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>A. Galeazzi.</i>
+</p>
+</div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_4" id="Page_4"></a>[4]</span>
+</p>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+LEI
+</p>
+
+<p class="center">
+(Ciò che pensa)
+</p>
+
+<p>
+La mia anima naviga in un mare di
+letizia. Rescia mi ha mandato il vestito:
+charmeuse verde-Nilo con bordo di velvet
+vieux-rose. Lidia e la Delvago che vennero
+a trovarmi erano verdi d'invidia.
+La vita è buona a viversi.
+</p>
+
+<p>
+.... Bisogna ch'io scriva a quell'oscuro
+scultore romano. Che noia! Perchè ho
+detto che volevo conoscerlo?
+</p>
+
+<p>
+Melzi e Flavia dicono che è un grave
+austero melanconico genio. In altre parole
+vorrà dire che è noioso come la
+pioggia.
+</p>
+
+<p>
+Insomma, intoniamo la corrispondenza
+alla sua austerità.
+</p>
+
+<p class="center">
+(Ciò che scrive)
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Egregio signore</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Grazie. Antonino Melzi e anche la
+mia cara amica Flavia non cessano
+dall'esaltare Lei e il Suo grande ingegno.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Venga dunque a trovarmi. Parleremo
+delle sofferenze profonde e sublimi che
+l'Arte infligge a chi la segue e serve....</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana Allori.</i>
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_5" id="Page_5"></a>[5]</span>
+</p>
+
+<div class="lui"><p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Com'è vuota la mia vita! Com'è
+grigia e meschina e solitaria.
+</p>
+
+<p>
+«Hai la tua Arte», mi dice Melzi. — «Hai
+la gioventù», mi dice mia madre. — «Hai
+il genio e la speranza»,
+mi dice mio fratello che è invalido e
+misantropo.
+</p>
+
+<p>
+Io sento di non aver nulla. Nè genio,
+nè gioventù, nè speranza. Vivo solo,
+rintanato come una fiera; selvaggio e
+scontroso nel mio studio tra questi esseri
+gelidi e immoti di creta e di marmo
+foggiati da me. Talvolta li guardo — sono
+tutti nell'atteggiamento della sofferenza! — e
+mi chiedo:
+</p>
+
+<p>
+«Perchè vi ho creati?».
+</p>
+
+<p>
+Forse Iddio così guarda noi, e si fa
+la stessa domanda.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Gentile signora</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Con lieto animo ricevo e accetto il
+lusinghiero invito.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>A. Galeazzi.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei"><p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Claudio mi ha fatto una scena di
+gelosia che ha durato quattro ore. Ciò
+mi rialza il morale.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_6" id="Page_6"></a>[6]</span>
+Oggi con lui e qualche amica, da
+Baratti, nella «princesse» di Rescia
+mi sentivo veramente «<i>Au-dessus de la
+mélée</i>». A proposito, che libro sarà
+quello? L'avrà scritto certo una donna
+con un vestito nuovo, un amante geloso
+e un cappello che le stava bene.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Egregio signore</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Sono desolata di aver mancato oggi
+la Sua visita. Una Lettura di Dante
+e una conferenza sull'</i>«Evoluzione del
+Concetto dell'Immortalità dell'Anima,
+da Platone a Porfirio», <i>m'hanno presa
+tutta la giornata.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Mi permette di venire al Suo studio?
+Domani, verso le quattro?</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Entrerò trepida e riverente in quel
+tempio sacro alla Sua nobilissima Arte.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana Allori.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Il tedio della vita è su di me come
+un mantello di piombo. Lo <i>spleen</i> mi
+sommerge e mi annienta.
+</p>
+
+<p>
+Domani verrà a trovarmi quella lugubre
+letterata di cui non ho letto che
+le gravi e rimbombanti epìstole.
+</p>
+
+<p>
+Ahimè! Non conosco che gente plumbea,
+non penso che pensieri tenebrosi,
+<span class="pagenum"><a name="Page_7" id="Page_7"></a>[7]</span>
+non compongo che monumenti funerari.
+Il mio studio e la mia anima sono dei
+cimiteri. Dei cimiteri in cui nessuno
+è morto; perchè nessuno vi è stato vivo
+mai.
+</p>
+
+<p class="pad1">
+<i>Mi farò una festa, gentilissima signora,
+di accoglierla qui domani nel
+mio studio, pur temendo che ella abbia
+a provare un disinganno riguardo alla
+mia arte, la quale.... ecc. ecc. ecc.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei"><p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Claudio mi conduce a Montecarlo in
+automobile. Dice che ha un sistema.
+Gliel'ha dato un professore di matematica.
+È infallibile. Si gioca sulle
+dozzine e le colonne. Partiamo subito.
+</p>
+
+<p>
+Bisogna avvertire lo scultore....
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Egregio signore</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>No. Non posso venire oggi al Suo
+studio.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Non mi trovo spiritualmente preparata
+alla grande impressione d'arte che — lo
+sento — mi verrà da Lei. Vorrei
+per qualche giorno chiudermi nel raccoglimento....</i>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_8" id="Page_8"></a>[8]</span>
+<i>Sono strana? No. Sono poeta; e sono
+donna. Questa duplice sensibilità mi
+rende quasi timida davanti alle grandi
+emozioni spirituali.... ecc. ecc.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Son contento — se qualcosa può rendermi
+tale — che oggi non venga la
+trasecolante poetessa. Già troppo sono
+depresso.
+</p>
+
+<p>
+La sua grandiosità di sentimenti mi
+opprime.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Signora,</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Quella trepidanza spirituale di fronte
+alle mie povere opere, che le vieta di
+venire oggi da me, troppo mi onora....
+e mi addolora.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Invero Ella sente squisitamente l'eccelsa
+tortura di spirito che.... ecc. ecc.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Attendo dunque ch'Ella mi dica:
+Verrò!</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>A. Galeazzi.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Idiota il sistema di Claudio e del
+suo professore di matematica. Dovevo
+immaginarmelo! Una progressione pazzesca
+<span class="pagenum"><a name="Page_9" id="Page_9"></a>[9]</span>
+sulla dozzina che non esce; mentre
+tutti sanno che bisogna giocare
+sulle dozzine che escono. Risultato:
+Claudio — che già è più decorativo che
+utile — completamente spiantato per
+un mese; mentre io ho sacrificato tutta
+la prima edizione di «Parossismi» alle
+fisime sue e del suo maniaco professore
+di matematica.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Egregio signore</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Di ritorno da un breve e triste viaggio
+in Riviera dove le tonanti onde si
+accordavano col mio agitato e tumultuoso
+cuore, trovo il Suo gentile biglietto.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Sì, sì! verrò senza fallo. Domani?
+Alle quattro?</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana Allori.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+È stata qui la scrittrice. È diversa da
+quanto m'aspettavo. Molto diversa.
+</p>
+
+<p>
+Partendo, ha dimenticato qui la borsetta
+e un libro.
+</p>
+
+<p>
+Per distrazione, più che per indiscrezione,
+ho aperto entrambi: la borsetta
+conteneva uno specchietto, della cipria,
+del profumo e il biglietto di visita di
+<span class="pagenum"><a name="Page_10" id="Page_10"></a>[10]</span>
+un tenente di cavalleria con alcune parole
+che non mi permisi di leggere. Il
+libro s'intitolava: «<i>Pour lire au bain</i>»,
+di Catulle Mendès.
+</p>
+
+<p>
+Già; è una donna diversa da quello
+che m'aspettavo.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Illustre signora</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Fu per me un grande onore accoglierla
+nel mio umile studio che echeggia
+ancora del trillante riso ch'Ella
+ebbe davanti alle mie tragiche figurazioni.
+Queste dunque non furono create
+invano se hanno potuto divertirla.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Le rimando ciò ch'Ella scordò e La
+saluto devotamente.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Galeazzi.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Fui nello studio dello scultore.
+Ha dei bellissimi occhi.
+Si gelava.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Illustre artista</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Il senso di quasi religiosa esitazione
+col quale varcai la soglia del Suo studio
+era invero giustificato. Io sono completamente
+sous le charme!</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Le ginocchia mi si piegano davanti
+al mistero del Genio.</i>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_11" id="Page_11"></a>[11]</span>
+<i>Mi sembra che le Sue statue mi afferrino
+colle mani di marmo il cuore,
+e mi atterrino davanti alla divinità dell'arte.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana Allori.</i>
+</p>
+
+<p>
+P.S. — <i>Ricevo in questo istante
+la borsetta e il libro. Appartengono a
+una mia amica.... persona un po' frivola
+e vana.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Come mai, come mai ha potuto credere
+che le sublimi Sue opere:</i> «La
+Rinuncia sostenuta dal Dovere», «La
+Rassegnazione che sorride al Dolore»,
+«La Coscienza innalzata dal Sacrificio»!...
+<i>abbiano potuto suscitare la mia
+ilarità?</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Quel riso è una forma di convulso
+che mi prende, soprattutto quando sono
+molto commossa.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Più volte, anzi, ho pensato di consultare
+un neuro-patologo per questa
+spasmodica ipersensibilità del mio sistema
+nervoso....</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana Allori.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Che silenzio! Che freddo!
+</p>
+
+<p>
+Queste stanze mi sembrano più che
+mai sepolcrali.
+</p>
+
+<p class="pad1">
+<span class="pagenum"><a name="Page_12" id="Page_12"></a>[12]</span>
+<i>Grazie, gentile signora, delle parole
+lusinghiere. Mi è doloroso apprendere
+ch'Ella soffra di quella lieve forma convulsa
+che, spero, non sarà nulla di preoccupante.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Augurandole pronta guarigione La
+saluto devotamente.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>A. Galeazzi.</i>
+</p>
+</div>
+
+<div class="lei"><p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Claudio mi ha condotta in automobile
+a Lanzo. Abbiamo avuto due
+<i>pannes</i>.
+</p>
+
+<p>
+Pioveva.
+</p>
+
+<p>
+Ritta in mezzo alla strada, col mio
+cappello Louis-Lewis esposto all'acquazzone,
+sono stata a guardare Claudio
+che pompava aria nella grossa
+gomma moscia e schiacciata. Non aveva
+con sè il martinetto per rialzare la
+ruota. I suoi sforzi erano vani.
+</p>
+
+<p>
+Io mi domandavo, guardandolo, come
+mai ho potuto amarlo; come mai da
+quasi due anni Claudio rappresenti
+per me l'estasi e lo strazio....
+</p>
+
+<p>
+Dopo circa mezz'ora ha smesso.
+</p>
+
+<p>
+— Perde aria dalla valvola — mi
+spiegò.
+</p>
+
+<p>
+E a me pareva di sentire che anche
+il mio amore per lui si sperdeva via,
+<span class="pagenum"><a name="Page_13" id="Page_13"></a>[13]</span>
+pianamente, lievemente, in un soffio che
+era tra la risata e il sospiro....
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Ho rivisto lo scultore. Passando con
+Claudio in automobile ho fatto fermare
+davanti alla sua porta e l'ho mandato
+a chiamare.
+</p>
+
+<p>
+È uscito subito dal suo studio a pian
+terreno, ed è venuto a salutarmi. Ritto
+sul marciapiede nel sole, senza cappello,
+colle chiome nere e lucidissime
+divise nel mezzo, mi ricordava l'amante
+nel quadro intitolato «<i>Vertigine</i>».
+</p>
+
+<p>
+Ho notato che ha degli occhi inverosimili,
+velati da ciglia lunghe e fini
+come le frangie di seta nera di uno
+scialle spagnolo.
+</p>
+
+<p>
+Che meravigliose ciglia!...
+</p>
+
+<p>
+La sua anima deve essere un abisso.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Egregio signore</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Venga stasera a trovarmi. Ci sarà
+gente.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana Allori.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Se quei briganti del Comitato delle
+Onoranze non mi pagano «La Rassegnazione
+che sorride al Dolore» sarò
+<span class="pagenum"><a name="Page_14" id="Page_14"></a>[14]</span>
+in un bell'impiccio. Da tre mesi dovevano
+portarselo via. Farabutti!
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Gentile e illustre signora</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Grazie. Verrò col massimo piacere.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>A. Galeazzi.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Iersera ho avuto molte visite.
+</p>
+
+<p>
+C'era anche Galeazzi. Non ha mai
+parlato.
+</p>
+
+<p>
+Pareva il giovane Endimione dormiente,
+prima che Astarte lo baciasse
+in fronte. Ha una fronte classica,
+calma, pacata sotto quei capelli neri e
+lisci divisi nel mezzo. (Come mai hanno
+potuto un giorno piacermi le teste à la
+Pompadour dalle chiome ondeggianti e
+svolazzanti, come quella del banalissimo
+Claudio?).
+</p>
+
+<p>
+Temo che lo scultore abbia trovato
+stolta e frivola la nostra conversazione.
+Ho pur provato a parlargli dell'influenza
+di Nietzsche sull'evoluzione
+della moderna mentalità — devono essere
+questi gli argomenti che lo interessano! — ma
+subito il tenente Rossi
+mi ha distratta e mi ha fatto venire
+il «fou rire».
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_15" id="Page_15"></a>[15]</span>
+Ridevo, ridevo.... e lo scultore mi
+guardava cogli occhi così gravi e strani
+che ne rimasi tutta sconcertata. Spero
+che si sarà ricordato che patisco il convulso.
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Ho scoperto ciò che manca, ciò che
+ha sempre mancato, alla mia vita. Il
+riso. Nessuno ride mai intorno a me.
+Il riso, che cosa meravigliosa!... C'è
+della gente che quando ride riempie di
+luce, di suono e di fragranza il mondo.
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Si chiama Andrea.
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_16" id="Page_16"></a>[16]</span>
+</p>
+
+<p class="center pad2">
+FEBBRAIO
+</p>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Ho pensato a una nuova statua, affatto
+diversa dalle altre opere mie.
+</p>
+
+<p>
+Non mi occorre modella. La farò,
+così.... dal ricordo: Una donna. Una
+donna che tra i tragici simboli della
+vita e il macabro apparato della morte
+ride! Null'altro.
+</p>
+
+<p>
+La intitolerò «Gioia».
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Ho rotto definitivamente coll'insoffribile
+Claudio. Tutto è finito tra noi;
+egli ha accettato il posto a Budapest;
+ed io ho scritto un poema intitolato
+«Addio»! ritmo moderno, come un
+carro che sballotta per una via sassosa;
+versi lunghi e corti: bellissimo!
+</p>
+
+<p>
+Lo manderò alla Rivista «Ardente».
+</p>
+
+<p>
+E così dalla mia vita — <i>exit</i> Claudio.
+</p>
+
+<p>
+Che sollievo! Che leggerezza!
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<span class="pagenum"><a name="Page_17" id="Page_17"></a>[17]</span>
+<i>Mio signore</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Venga a trovarmi questa sera.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Sarò sola.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana Allori.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Ciò che mi rapisce in lei è la sua letizia,
+la sua trillante esultanza! Sembra
+vivere in una continua estasi, in
+una perenne ebbrezza.
+</p>
+
+<p>
+Lavoro alla statuetta «Gioia». Mi
+pare ch'essa chiuda nel viso ancora misterioso
+tutti gli splendori e tutte le
+giocondità.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Mia signora</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Grazie. Verrò.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Andrea Galeazzi.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Ero brutta, so che ero brutta iersera.
+Alice mi pettina esecrabilmente.
+Mi fa una testa che pare una «pagnotta
+Garibaldi».
+</p>
+
+<p>
+La licenzierò.
+</p>
+
+<p>
+Farei bene ad andare in campagna
+per un mese a curarmi i nervi e la
+carnagione. Flavia dice che contro i
+<span class="pagenum"><a name="Page_18" id="Page_18"></a>[18]</span>
+primi soli di Febbraio non c'è di meglio
+che la crema Hazeline coll'acqua di
+rose e alcune goccie di tintura di benzoino.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Mio signore ed amico</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Lascio la città per qualche tempo.
+Un nuovo poema mi canta ed urge entro
+il cervello. Andrò ad ispirarmi nella
+solitudine e nel silenzio.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Venga a salutarmi prima ch'io
+parta.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Se domani, alle cinque, non avesse
+nulla di meglio a fare....</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>V. A.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Fui da lei oggi alle cinque. Quante
+cose avrei voluto dirle per impedire o
+ritardare la sua partenza! Non ho trovato
+nulla nel mio cuore selvatico, nella
+mia gola inaridita. Sono rimasto muto,
+impietrito, a guardare quel riso che le
+scintillava negli occhi.
+</p>
+
+<p>
+.... Non sapevo che le donne potessero
+essere delle creature così gaie e
+delizianti.
+</p>
+
+<p>
+Già, ne ho conosciute ben poche.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_19" id="Page_19"></a>[19]</span>
+La donna, dunque, è così? Non parla,
+canta. Non cammina, vola. Non vive,
+gioisce....
+</p>
+
+<p>
+Mi pare di aver trascorso i miei
+giorni finora rinchiuso in un sepolcreto
+di famiglia.... d'autunno.... nella
+nebbia....
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Signora gentilissima</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Se la Sua partenza, come spero, non
+sarà imminente mi permetterei di offrirle
+il modello di una mia nuova statua,
+intitolata «Gioia» che mi sarebbe
+caro dedicare a Lei.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Confido che Ella ritarderà di qualche
+giorno il progettato viaggio, e mi professo
+di Lei devotissimo</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>A. Galeazzi.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+«Nella guerra d'amor vince chi fugge,
+E chi non fugge, strugge.»
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Amico mio</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>È necessario ch'io parta. Il clima di
+questa città.... ecc. ecc.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Le arrida ogni fortuna.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana Allori.</i>
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_20" id="Page_20"></a>[20]</span>
+</p>
+
+<div class="lui"><p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Mio Dio!... mio Dio!
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Viviana</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Non partite!</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Andrea.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Andrea</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Non parto.</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Viviana.</i>
+</p>
+</div>
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_21" id="Page_21"></a>[21]</span>
+</p>
+
+<p class="center pad2">
+MARZO
+</p>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Mia adorata, mia adorata!</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Verrai stasera?</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Altrimenti verrò io da te.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Tuo per la vita e al di là.</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Andrea.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Mio divino amante</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Ti aspetto.</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Viviana.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Gioia!... Gioia!...</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Non trovo altra parola nel mio cuore.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Non trovo altro nome per te.</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Andrea.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+<i>Ti ho negli occhi, nei nervi, nelle
+vene. Vado tra la gente come in un
+sogno, estatica e stupefatta, perduta
+nel ricordo di te....</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana.</i>
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_22" id="Page_22"></a>[22]</span>
+</p>
+
+<div class="lui"><p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Viviana</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Mi pare di aggirarmi in un mondo
+popolato di fantasmi, dove tu sola sei
+viva.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Mentre intorno a me si discorre, si
+ragiona, si vive, io, trasognato e tremante,
+sento al mio collo la stretta
+delle tue mani, sento la fragranza del
+tuo respiro nella mia gola; m'anniento
+nella profonda e spaventevole estasi che
+tu mi dài....</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Andrea</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Sono posseduta da te, anima e corpo,
+posseduta nel senso biblico della parola — in
+modo che nulla all'infuori
+di te può entrare in me o nel mio spirito.
+Posseduta in un senso quasi innaturale
+che preclude il corso alla vita
+stessa; che ferma ogni palpito, che arresta
+ogni pensiero.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Dal momento in cui ti lascio al momento
+in cui ti ritrovo mi pare di trattenere
+il respiro.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana.</i>
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_23" id="Page_23"></a>[23]</span>
+</p>
+
+<div class="lui"><p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+<i>Come ho potuto vivere prima di conoscerti?
+Prima di respirare l'atmosfera
+d'ebbrezza, d'esultanza e d'estasi che si
+sprigiona da te? Ed io credevo che
+l'amore nella donna fosse una passione
+fosca e malinconica, tragica e tormentosa!...
+No! tu, mia divina creatura,
+sei tutta luce, tutta riso e sorriso e
+voluttà!</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+<i>Ma è possibile, è possibile che tu,
+così grave e austero, abbia amato in
+me la mia letizia, la mia insensata, irragionevole
+giocondità?... Ed io che
+avrei voluto ammantarmi di solenni e
+sentimentali parvenze per piacerti!</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Potrò dunque finalmente essere sincera
+con te? Essere quale sono — folle
+frivola felice? Sorridere e ridere, di
+tutto e di tutti, col capo appoggiato al
+tuo cuore?...</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+<i>Ridi, ridi, ridi, adorata!</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>È questa letizia, questa esultanza,
+questa fresca felicità che più io amo
+in te.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Andrea.</i>
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_24" id="Page_24"></a>[24]</span>
+</p>
+
+<p class="center pad2">
+APRILE
+</p>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+.... Intorno a me c'è musica e folla.
+Vorrei essere nel silenzio del suo studio,
+vicino a lui e alle sue sublimi opere
+d'arte. Beate, ah! beate quelle donne
+marmoree ch'egli ha creato e che inclinano
+a lui i volti appassionati ed
+estatici.
+</p>
+
+<p>
+Anche a me pare d'essere una donna
+creata da lui, che aspetta d'essere dalla
+sua mano immortalizzata o distrutta.
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Novità piacevole e inattesa: il Comitato
+Regionale ha pagato!
+</p>
+
+<p>
+Vengono oggi a prendere la «Rassegnazione
+che sorride al Dolore».
+</p>
+
+<p>
+Era tempo!
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Egli è così bello quando si china su
+di me e i suoi sguardi di luce filtrano
+obliqui sotto alle ciglia lunghe, che ne
+<span class="pagenum"><a name="Page_25" id="Page_25"></a>[25]</span>
+provo un senso quasi di vertigine, un
+senso di disperata estasi che non so
+nè descrivere nè spiegare.
+</p>
+
+<p>
+Allora mi assale un affanno, uno
+struggimento dell'infinito.... o del nulla;
+come una profonda nostalgia della
+morte....
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Mio diletto</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>A che ora ti vedrò?</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Viviana.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Viviana era diversa oggi. Mi pareva
+meno gaia e scintillante.... Perchè?
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Amor mio</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Verrò stasera.</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Andrea.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Che cos'è questo struggimento? questa
+inquietudine? questo affanno?
+</p>
+
+<p>
+Mi pare di non poter ridere più; mi
+pare di non poter parlar più. La gola
+mi si stringe come in un perenne singhiozzo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_26" id="Page_26"></a>[26]</span>
+Quando gli sono lontana mi sento
+morire; e quando sono con lui non ho
+voglia che di abbattermi sul suo petto....
+e piangere.
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+È venuto il conte Ilario d'Eril a
+darmi l'incarico di eseguire una targa.
+Ha visto il modello di «Gioia» rimasto
+a mezzo, e l'ha trovato bellissimo.
+</p>
+
+<p>
+Voglio terminarlo.
+</p>
+
+<p>
+«Gioia»! La contemplo, la scruto;
+assomiglia a Viviana.
+</p>
+
+<p>
+E pure, strano a dirsi, talvolta mi
+sembra che Viviana alla statuetta non
+assomigli più.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Dolcezza mia</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Mi rimetto al lavoro che tu mi hai
+ispirato. Così, anche da lontano, sento
+di essere con te. Ci vedremo domani.</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Tuo</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Andrea.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Dunque per tutt'oggi non lo vedrò.
+</p>
+
+<p>
+La giornata primaverile splende e si
+spegne; io sono qui, sola, triste a
+struggermi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_27" id="Page_27"></a>[27]</span>
+Ed egli è rinchiuso là, tra le sue
+spaventose e immobili statue, macabre
+nella loro fissità; terribili e contronatura
+perchè non mutano e non muoiono
+in un mondo dove tutto muta e
+muore.
+</p>
+
+<p>
+Egli è calmo e contento; il suo lavoro
+lo assorbe, la sua arte lo affascina.
+</p>
+
+<p>
+L'Arte, ah! l'Arte.... che orrore!
+L'Arte! la nemica della donna, la nemica
+della felicità!
+</p>
+
+<p>
+Ma se io gli dicessi questo, non mi
+comprenderebbe.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Amor mio</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Fai bene, fai bene a lavorare. L'Arte
+sarà per te la Donna migliore di tutte.
+Essa non ti tradirà e non ti scorderà
+se tu non la scordi e la tradisci.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>A domani, dunque.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Mio tesoro</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Com'è bello ciò che tu dici dell'Arte!</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Tu vedi la vita e l'amore diversamente
+da tutte le altre donne. È per
+questo, forse, ch'io ti amo così perdutamente.</i>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_28" id="Page_28"></a>[28]</span>
+<i>Neppure oggi mi stacco dal mio lavoro.
+Sei contenta?</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Tuo</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Andrea.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Strano che il cuore dell'uomo e della
+donna non siano mai, non possano mai
+essere completamente all'unisono! La
+loro armonia sembra basata sul contrattempo,
+come le note sincopate dei
+«rag-times» o delle Danze Ungheresi
+di Brahms: quando l'uno è sul «battere»,
+l'altro è sul «levare»; quando
+l'uno è felice, l'altro soffre; quando
+l'uno comincia, l'altro termina....
+</p>
+
+<p>
+L'uomo vuole la gioia dell'ora; la
+donna, non appena ama, vuole il parossismo
+e il pathos, vuole l'infinito e
+l'eterno.
+</p>
+
+<p>
+Andrea s'è innamorato di me per la
+mia spensierata indifferenza, la mia
+gaia, incurante letizia; e non appena
+m'innamoro io di lui, ecco svanire la
+mia gaiezza, spegnersi la mia giocondità
+ed io non sono più quella che egli
+ha amato. Sono cupa, fosca, esigente,
+noiosa, come tutte le donne innamorate.
+Mi sento l'anima piena di una
+esasperata ostilità e la bocca piena di
+parole amare.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_29" id="Page_29"></a>[29]</span>
+Flavia, a cui mi confido, scrolla le
+spalle: «Che vuoi! siamo fatte così.
+L'amore si posa sulla soglia del nostro
+cuore come una cosa mite, luminosa,
+alata; ci sembra una farfalla,
+una colomba, o un'allodola che batterà
+l'ali.... canterà e volerà via. Ma non
+appena è in noi, ecco che ci accorgiamo
+di aver chiuso nel nostro cuore una
+tigre; una tigre che ci rode, ci strazia
+e ci dilania».
+</p>
+
+<p>
+È vero, è vero! Anch'io sento la tigre
+accovacciata in me. E pensando ad
+Andrea mi domando: che cosa posso
+fare per tormentarlo, per farlo soffrire
+come soffro io?
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Mio carissimo</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Poichè oggi tu non vieni, andrò alle
+corse con Clerici e Giorgio di Vallefuoco.
+Stasera Silvestri mi conduce a
+udire le poesie indiane del Tagore. Tu
+sai che cosa è per me la poesia!...</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>In ispecie quella indiana.</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Sempre tua!</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+La statuetta non mi riesce. Il viso
+pare velato da non so quale mestizia;
+sulle labbra non vi è più un riso ma
+<span class="pagenum"><a name="Page_30" id="Page_30"></a>[30]</span>
+un «rictus», e le occhiaie sono piene
+d'ombra. Forse, dopo tutto, ci vorrà
+una modella.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Viviana fu oggi da me per pochi
+istanti. Era strana. Mi fissava con uno
+sguardo di fuoco e un sorriso di gelo.
+Mi disse che Clerici era di fuori in automobile.
+D'improvviso mi ha domandato:
+</p>
+
+<p>
+— Per quanto tempo m'amerai?
+</p>
+
+<p>
+Io risi.
+</p>
+
+<p>
+— Hai forse qualcuno che aspetta il
+suo turno?...
+</p>
+
+<p>
+— Rispondi! — fece lei colle labbra
+strette.
+</p>
+
+<p>
+Allora le presi le due mani:
+</p>
+
+<p>
+— Per sempre.
+</p>
+
+<p>
+— Uh, che orrore! — esclamò con
+una risata cinica. — Non voglio. Voglio
+essere amata per poco tempo.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè? perchè?
+</p>
+
+<p>
+— Perchè.... le cose lunghe diventano
+serpi! — mi disse lei.
+</p>
+
+<p>
+E mi lasciò.
+</p>
+
+<p>
+Più conosco le donne e meno le comprendo.
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_31" id="Page_31"></a>[31]</span>
+</p>
+
+<div class="lei"><p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Sincera! Volevo essere sincera con
+lui. Ma qual'è la donna che può essere
+sincera con un uomo?
+</p>
+
+<p>
+È nostro destino mentire, mentire
+sempre. Mentire all'uomo, per non
+perderlo, quando non lo si ama.... Mentire,
+mentire mille volte di più, per
+non perderlo, quando lo si ama!
+</p>
+
+<p>
+Se ad Andrea io svelassi tutto il mio
+cuore, se gli gridassi sul viso: — Ti
+amo! Ti amo! Non posso più vivere
+così.... Portami via, tienimi con te per
+sempre!... oppure, dammi la morte!
+Fa ch'io piombi dal tuo abbraccio nel
+Nulla! — egli mi guarderebbe stupito
+con quei begli occhi tranquilli e
+profondi, e penserebbe con un lieve
+senso di noia e di stanchezza: — Mio
+Dio! Come è eccessiva ed esaltata questa
+donna!
+</p>
+
+<p>
+Non è così fatto il cuore degli uomini?
+L'eccessiva passione, l'esaltazione
+del desiderio, la dedizione completa,
+invece di avvincerli li allontana.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Mio caro</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Impossibile vederti questa sera. Vado
+al Regio con Oldofredi a udire il concerto
+di musica boema. Tu sai quanto
+<span class="pagenum"><a name="Page_32" id="Page_32"></a>[32]</span>
+adoro la musica.... in ispecie quella
+boema.</i>
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Addio.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>A meno che ciò ti dispiaccia?...</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Strano questo bisogno che hanno le
+donne di correre di qua e di là coll'uno
+e coll'altro....
+</p>
+
+<p>
+Probabilmente se io la pregassi di
+non andare, mi troverebbe geloso e tirannico
+e mi prenderebbe in odio.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Amor mio</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Nulla di ciò che a te piace può dispiacere
+a me.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Andrea.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+No. Nel cuore della donna l'amore
+non è la gioia: è lo strazio, è lo struggimento,
+è una fosca e frenetica disperazione
+senza ragione e senza rimedio.
+</p>
+
+<p>
+Non c'era concerto al Regio iersera.
+Egli avrebbe potuto accertarsene, guardando
+il giornale. Poteva telefonarmi;
+<span class="pagenum"><a name="Page_33" id="Page_33"></a>[33]</span>
+accorrere, protestare, pregare; poteva
+rimproverarmi, ingiuriarmi, insultarmi.
+</p>
+
+<p>
+Niente! Si è rassegnato. Come la sua
+statua, la sua aborrita e orrenda statua:
+«la Rassegnazione che sorride al
+Dolore».
+</p>
+
+<p>
+Io odio la Rassegnazione. Odio la
+gente che si rassegna. Odio le statue.
+Odio tutto.
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Il modello in creta di «Gioia» è terminato.
+È indubbiamente ciò che di
+meglio ho fatto finora.
+</p>
+
+<p>
+Melzi mi fa osservare che dico sempre
+questo di ogni mio lavoro più recente.
+</p>
+
+<p>
+Sarà così.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia «Gioia» mi sembra senza
+contestazione il mio capolavoro.
+</p>
+
+<p>
+Viviana ne sarà felice.
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Vorrei morire! morire subito, fulminata
+ai suoi piedi! Non posso più vivere,
+non posso più mentire. Non posso
+più sorridere colla Tigre che mi sbrana
+e mi dilania. Non penso più che alla
+morte, al silenzio, alla pace, all'oblio.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_34" id="Page_34"></a>[34]</span>
+Esco sul balcone e guardo il fiume
+che scorre calmo e lucente sotto alle
+mie finestre. Perchè non correrei fuori
+nel grigio crepuscolo e mi lascerei scivolare
+giù in quell'argentea profondità?
+Dopo un breve attimo di terrore,
+di soffocazione, di disperata lotta, calerei
+lentamente al fondo, e vi giacerei
+immobile, calma e placata, colla fronte
+al cielo.... E le tranquille acque mi
+scorrerebbero sul viso.
+</p>
+
+<p>
+Oh, dolce giacere immobile e supina
+sotto quel liquido e mobile frescore!
+oh, dolce sentire l'acqua scorrere sopra
+il mio viso!...
+</p>
+
+<p>
+Perchè non morire?... O allora....
+dirgli tutto?
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Ho deciso di concorrere per la Fontana
+Monumentale di Piazza Solferino.
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Gli ho detto tutto. Tutto!
+</p>
+
+<p>
+Gli ho detto: — T'amo troppo. Soffro
+troppo. Voglio lasciarti.
+</p>
+
+<p>
+— Ma perchè soffri? Non t'amo forse?
+non t'amo? — mi chiedeva lui smarrito.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_35" id="Page_35"></a>[35]</span>
+— Sì, sì! m'ami! — E gli accarezzavo
+i capelli, mentre dentro la tigre
+mi lacerava e mi sbranava.
+</p>
+
+<p>
+Allora egli mi è caduto ai piedi. — Dimmi
+che cosa debbo fare! Che cosa
+vuoi che faccia? Io non ti capisco. Non
+so perchè soffri, non so perchè dici che
+ti rendo infelice.
+</p>
+
+<p>
+— Non lo so neppur io, — risposi
+singhiozzando.
+</p>
+
+<p>
+Allora egli mi chiuse tra le braccia
+come fossi una bambina. — Vuoi che
+lasciamo tutto? Vuoi venir via con me?
+Vuoi?... Vuoi che si vada lontano dove
+nessuno ci conosce a vivere insieme per
+sempre?
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Mio Dio, mio Dio! Vi ringrazio.
+</p>
+
+<p>
+Partire con lui!... Andare lontano,
+dove nessuno ci conosce! Vivere insieme!...
+per sempre!...
+</p>
+
+<p>
+La tigre è morta.
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+«Alea jacta est». Partirò con lei.
+</p>
+
+<p>
+Sarà quel che sarà.
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_36" id="Page_36"></a>[36]</span>
+</p>
+
+<p class="center pad2">
+MAGGIO
+</p>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Come sono felice! Come sono felice!
+</p>
+
+<p>
+Forse non è tanto il pensiero della
+fuga con lui, della vita con lui, che
+mi esalta, ma il fatto <i>ch'egli lo voglia</i>.
+</p>
+
+<p>
+Una immensa tranquillità, una pace
+blanda è scesa sulla mia anima e quasi
+non riesco a comprendere e a ricordare
+le turbolenti angoscie dei giorni passati.
+Perchè soffrivo tanto? Non lo
+so più.
+</p>
+
+<p>
+Oldofredi, il pittore, è venuto a trovarmi
+oggi e mi ha guardata stranamente. — Che
+cosa avete? — mi ha
+chiesto. — Come siete translucente e
+raggiante! — Indi ha soggiunto: — E
+perchè non lavorate? Perchè non scrivete
+più?... Badate che l'ingegno non
+è un dono, ma una responsabilità.
+L'ingegno è un debito da pagare, è un
+dovere da compiere; non è un fiore da
+puntarsi nei capelli!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_37" id="Page_37"></a>[37]</span>
+Io sospirai. — Lo so, lo so; ma che
+volete? Una donna non può scrivere se
+non è innamorata. E quando è innamorata....
+non può scrivere!
+</p>
+
+<p>
+— Forse è vero, — disse Oldofredi
+colla sua voce un po' cavernosa. — Ma
+vi è un momento, momento fugace, effimero,
+evanescente, tra un amore che
+sta per tramontare e un amore che sta
+per nascere, in cui può fiorire il capolavoro.
+State in attesa, o Viviana! di
+quel momento fatale e vitale. E non
+lasciatelo passare invano.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Rimettermi a scrivere? Creare un
+capolavoro? Ah, lo vorrei!
+</p>
+
+<p>
+È vero. — L'ingegno non è un fiore
+da puntarsi nei capelli!...
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Più ci penso e più mi afferra la febbre
+della partenza, mi appassiona
+l'idea di lasciare dietro di me il passato,
+e slanciarmi nell'avvenire. Ciò
+che da principio mi spaventava, mi pareva
+una follia quasi colpevole, quasi
+imperdonabile, mi sembra ora l'unica
+cosa giusta e grande e felice ch'io
+abbia concepito mai, ch'io possa realizzare
+mai.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_38" id="Page_38"></a>[38]</span>
+E perchè no? Sono un artista, dunque
+sono libero. Dovunque io vada
+porto le mie due mani con me; porto
+con me i miei occhi e la mia anima; e
+porto con me Viviana, ispirata e ispiratrice.
+</p>
+
+<p>
+Partire! partire con lei! Ricominciare
+la vita in un paese nuovo, ignoto,
+vasto, generoso; lavorare, sostenuto dal
+meraviglioso amore di quella creatura
+meravigliosa!
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Partire!... Esiliarsi!... Lasciare l'Italia
+e tutto ciò che l'Italia rappresenta
+per me! La luce.... l'incanto....
+l'ispirazione!...
+</p>
+
+<p>
+Questo pensiero talvolta mi spaventa.
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Giro per questa città come un allucinato....
+o come un dio: già rimoto,
+già staccato da tutto e da tutti.
+</p>
+
+<p>
+Come mi sembrano poveri e pietosi
+quelli che restano qui, in questo ambiente
+ristretto, sordido, meschino,
+dove ogni giorno s'incontrano le medesime
+<span class="pagenum"><a name="Page_39" id="Page_39"></a>[39]</span>
+persone, i medesimi pregiudizi,
+le medesime piccole amicizie e piccole
+ostilità. Tra un mese sarò lontano da
+tutto ciò. Lontano!...
+</p>
+
+<p>
+E tutte le acque dell'Atlantico scorreranno
+tra me e questi pallidi giorni
+del passato!
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Da due giorni non vedo Andrea. Lavora
+febbrilmente alla sua statua, o
+corre in qua e in là preparandosi alla
+partenza.
+</p>
+
+<p>
+Fui stamane nello studio di Oldofredi
+che s'apre su un grande giardino soleggiato.
+</p>
+
+<p>
+Ne esco ebbra di colori. Donne azzurre
+e donne arancine, donne drappeggiate
+e donne ignude, donne sdraiate e
+donne ritte, donne vaganti per lunghi
+misteriosi corridoi o danzanti all'aperto
+sotto cieli verdastri punteggiati di lucciole....
+Quanta fantasia, quanta stranezza,
+quanta suggestiva ambiguità in
+quest'arte!
+</p>
+
+<p>
+Già, l'Arte!... In fondo, come dice
+Oldofredi, non c'è altro di bello al
+mondo. L'Arte! figlia del Sogno, sorella
+dell'Amore!...
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_40" id="Page_40"></a>[40]</span>
+</p>
+
+<div class="lui"><p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Oggi ho detto a mia madre e a mio
+fratello che partivo. La loro disperazione
+è indescrivibile. Sembrano annientati,
+terrorizzati.
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa faremo? — piangeva mia
+madre, — io vecchia, lui malato, senza
+di te?
+</p>
+
+<p>
+Sono fuggito. Mi pareva d'essere un
+carnefice.
+</p></div>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+Ho voglia di lavorare; di scrivere un
+nuovo libro.
+</p>
+
+<p>
+Che sia questo il momento fatidico
+pronosticato da Oldofredi? Ma quale
+sarebbe «l'amore che tramonta», e
+quale «l'amore che nasce»?
+</p>
+
+<p>
+.... Pensiamo al capolavoro.
+</p>
+
+<p>
+In un libro ciò che conta soprattutto
+sono due cose: il titolo — e la fine.
+</p>
+
+<p>
+La fine è subito trovata. <i>Lui</i> la abbandona,
+e <i>lei</i> muore. (Non è forse freschissimo
+ma è sempre bello).
+</p>
+
+<p>
+Ma il titolo? È cosa più ardua.
+</p>
+
+<p>
+Inviterò tutti i miei amici per venerdì
+sera: farò servire il thê à la
+russe; del caffè fortissimo; del vino di
+coca, e delle pillole di fosforo. E tutti
+<span class="pagenum"><a name="Page_41" id="Page_41"></a>[41]</span>
+dovranno aiutarmi a trovare un titolo,
+un titolo strano, strabiliante, per il mio
+nuovo libro. Lo dirò anche ad Andrea,
+sebbene non abbia molta fantasia.
+</p>
+
+<p class="indl pad1">
+<i>Andrea</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Ti aspetto domani sera, senza fallo!</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Questa sera l'ho udita ridere come
+nei primi giorni in cui la conoscevo.
+Veramente non rideva con me. Io andavo
+da lei credendo di trovarla sola,
+ma il salotto era pieno di gente.
+</p>
+
+<p>
+Mi accolse festosa salutandomi da
+lontano colla mano alzata e il sorriso
+raggiante.
+</p>
+
+<p>
+— Oh.... Andrea Galeazzi! Che piacere!...
+</p>
+
+<p>
+In quell'istante mi parve che tutte
+le acque dell'Atlantico scorressero tra
+me e lei.
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_42" id="Page_42"></a>[42]</span>
+</p>
+
+<p class="center pad2">
+GIUGNO
+</p>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Carissimo Andrea</i>,
+</p>
+
+<p>
+<i>Ma come puoi pensare ch'io voglia
+rinunciare al nostro progetto? Mi credi
+dunque incostante e leggera? frivola e
+senza cuore?</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>È perfettamente vero che i Laforêt
+mi hanno invitata a passare l'estate
+nel loro castello di Revoire. Ma non
+per un istante ho pensato ad accettare
+l'invito.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Il mio pensiero è con te; lo sai.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana.</i>
+</p>
+
+<p>
+P. S. <i>Mi pare che di tutti i titoli
+suggeriti l'altra sera, «Narciso» è
+quello che mi piace di più. Anche «Pervertimenti»
+non sarebbe male....</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Tu, che ne dici?</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Oldofredi mi ha promesso le illustrazioni.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+La statua è finita.
+</p>
+
+<p>
+Tutto è pronto.
+</p>
+
+<p>
+Agli amici più intimi ho già detto
+addio.
+</p>
+
+<p>
+Il mio cuore è in tumulto.
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_43" id="Page_43"></a>[43]</span>
+</p>
+
+<div class="lei"><p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p class="indl">
+<i>Perdonami, Andrea! Perdonami!</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Non parto. No. Non posso partire
+con te. Sarebbe la peggiore delle follie,
+sarebbe la più atroce delle crudeltà.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Pensa, pensa quanto saremmo infelici.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Sì: dopo un anno, dopo due anni — forse
+anche prima — pensa quanto soffriremmo
+tu ed io. Tu più di me!...
+O io più di te!... Non lo so.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>So che verrebbe presto tra noi l'ora
+atroce del rimpianto e dei rimproveri.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Oggi ci sembra che l'esistenza intera
+non basterebbe alla nostra sete d'amore.
+Oggi, che tutto ci separa, che non possiamo
+mai saziarci l'uno dell'altro, mai
+guardarci abbastanza, mai parlarci abbastanza,
+ecco, ci irrompono dal cuore,
+ci fioriscono sulle labbra le grandi parole
+enfatiche di tutti gli amanti: la
+Lontananza!... l'Isolamento!... l'Eternità!...</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Ma quando fossimo isolati, quando
+fossimo lontano, quando — dissetati e
+placati — ci trovassimo soli di fronte
+l'uno all'altra nella perpetua solitudine
+accoppiata degli amanti che vivono
+fuori della legge.... credi tu che non ne
+soffriremmo?</i>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_44" id="Page_44"></a>[44]</span>
+<i>Tu forse non lo credi. Ma io lo so.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Quando tu, per amor mio, avessi lasciato
+dietro di te tutto ciò che ti fu
+caro, tutto ciò che ha formato fino ad
+oggi la tua esistenza: tua madre, tuo
+fratello, i tuoi amici, i tuoi impegni, i
+tuoi doveri, — ne avresti rammarico
+e rimpianto.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>E quanto a me?... Oh, Andrea, io
+non sono che una piccola anima meschina;
+sono come tutte le donne — o
+quasi tutte — che, pur anelando
+alla vietata gioia vogliono anche la decorosa
+rispettabilità; che pur non volendo
+rinunciare al piacere, non intendono
+derogare dalle convenienze; che
+vogliono la passione ma non lo scandalo;
+che vogliono l'abbraccio degli uomini
+ma anche il saluto delle donne....</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Tu mi odierai; tu mi disprezzerai! E
+avrai ragione.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Ebbene, disprezzami, odiami, ma non
+soffrire. Non voglio, non voglio che tu
+soffra per me. Non lo valgo, non lo
+merito.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Io ti ho sempre mentito. Io ti scrivevo
+delle lettere tristi quando ero
+gioiosa, ti scrivevo delle lettere gioiose
+quando ero triste; e anche ora, ora
+che vorrei essere così sincera con te,
+forse.... non lo sono.</i>
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_45" id="Page_45"></a>[45]</span>
+<i>Forse la verità è un'altra.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Non lo so. So che tu non devi, che
+tu non devi soffrire per me.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Andrea, Andrea! Dimmi che non
+soffri.</i>
+</p>
+
+<p class="indr">
+<i>Viviana.</i>
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p class="pad1">
+<i>Non importa se io soffro. Segui la
+tua strada.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Quanto a me non affliggerti. Anche
+prima di conoscerti ero triste.</i>
+</p>
+
+<p>
+<i>Addio.</i>
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_46" id="Page_46"></a>[46]</span>
+</p>
+
+<p class="center pad2">
+LUGLIO
+</p>
+
+<div class="lei">
+<p class="center">
+(LEI)
+</p>
+
+<p>
+È finito. Finito!
+</p>
+
+<p>
+Quando penso a lui, solo laggiù, nel
+suo studio tetro e desolato, mi sento
+morire.
+</p>
+
+<p>
+Perchè l'ho amato? Perchè ho sofferto?
+Perchè l'ho lasciato?...
+</p>
+
+<p>
+Non so. Non capisco il mio cuore.
+</p>
+
+<p>
+Parto domani per Castel Révoire; con
+Flavia.
+</p>
+
+<p>
+Viene anche Oldofredi.
+</p></div>
+
+<div class="lui">
+<p class="center">
+(LUI)
+</p>
+
+<p>
+Quanto vano gioire e vano soffrire!
+Ecco: torno qual'ero; torno alle mie
+silenziose creature.
+</p>
+
+<p>
+E di tutto questo turbine di voluttà
+e d'angoscia, di tutta questa bufera che
+è passata sul mio cuore, che cosa resta?
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Resta una statua intitolata: «<i>Gioia</i>».
+</p></div>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_47" id="Page_47"></a>[47]</span>
+</p>
+
+<h2><a name="VIGILIA" id="VIGILIA"></a>II.<br />
+Notte di Vigilia</h2>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_49" id="Page_49"></a>[49]</span>
+</p>
+
+<p>
+Un invito da Bérangère! Dopo un anno di silenzio.
+Stupita rileggo il biglietto postale:
+</p>
+
+<div class="blockquote"><p class="indl">
+«Diletta Annie,
+</p>
+
+<p>
+So che sei in Isvizzera. Dove passi il Natale?
+Perchè non a Montreux, colla tua sempre affezionata
+amica
+</p>
+
+<p class="indr">
+Bérangère?».
+</p></div>
+
+<p>
+Io ripasso mentalmente la lista delle diverse persone
+con cui ho promesso di passare quest'anno il
+Natale: con Jack a Dublino; con Maman a Nervi;
+con Vivien a Glasgow; con Barbara a Torino; con
+Silvia a Roma; con O'Kelly a Parigi.... Secondo
+una mia abitudine, nei momenti d'incertezza faccio
+saltare in aria un soldo perchè decida della mia
+sorte: se è testa — Bérangère; se è croce, no.
+</p>
+
+<p>
+Il soldo balza, gira e cade. È croce. Dunque è
+esclusa Bérangère. Ma allora, rifletto io, chi prescegliere
+tra tutti gli altri a cui ho promesso?... Ritentiamo
+la sorte!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_50" id="Page_50"></a>[50]</span>
+Stavolta è testa. Dunque Bérangère.
+</p>
+
+<p>
+Ed io le scrivo:
+</p>
+
+<div class="blockquote"><p class="indl">
+«Cara Bérangère,
+</p>
+
+<p>
+Aspettami nel pomeriggio della Vigilia.
+</p>
+
+<p class="indr">
+Tua Annie»
+</p></div>
+
+<p>
+Chiusa la lettera, mi si affaccia un dubbio: Bérangère
+Tarnier? Era fidanzata un anno fa al conte
+Lucien de Lussain-Maldé di Château-Mirval; poi non
+ne ho più saputo nulla. Sfumate le nozze? o smarrito
+il <i>faire-part</i>?
+</p>
+
+<p>
+Mi decido a indirizzare: «Bérangère Tarnier, Montreux»;
+e il mattino del 24 dicembre salgo nel treno
+Berne-Genève con gente di ogni paese e d'ogni colore,
+politico e fisico. Di fronte a me un grande e
+magnifico Bey egiziano guarda con cupi occhi sfilare
+il paesaggio da cartolina illustrata, sognando
+certo le sue pianure torride, i suoi deserti sabbiosi,
+la sua gente oppressa dal ferreo pugno britannico....
+Accanto a lui un uomo biondo, ancor giovane, di cui
+i tragici occhi azzurri hanno scandagliato le profondità
+ultime del dolore; lo riconosco: è Von Hindenburg,
+nipote del chiodato Feld-Maresciallo.
+Presso a lui, rosea e ridente sotto al grande cappello
+nero, Mary Snowden, la propagandista del Labour-party
+inglese, la bionda Amazzone degli operai. Nell'angolo
+di fronte a me due giapponesi, a cui io mi
+sentirei tentata di dire: «<i>Anatanohà Taxan Kiri!</i>»
+in purissimo nippone; ma me ne astengo perchè non
+<span class="pagenum"><a name="Page_51" id="Page_51"></a>[51]</span>
+so più che cosa voglia dire. Alla mia destra, biondo-ricciuta
+come l'immortale suo fratello, la sorella di
+Paderewski mi saluta con affetto.
+</p>
+
+<p>
+E il treno corre....
+</p>
+
+<p>
+Qui ci starebbe un po' di descrizione di paesaggio
+svizzero sotto la neve; ma le descrizioni di paesaggio
+si possono trovare in molti libri scritti da altri
+autori.
+</p>
+
+<p>
+Quindi salto subito, come in un viaggio cinematografico,
+alla stazione di Montreux; ed ecco anche
+Bérangère, sorridente e soave, che dalla piattaforma
+mi saluta sventolando il fazzoletto di seta
+rossa. (È sempre stata un poco socialista, Bérangère!).
+</p>
+
+<p>
+— Prenderemo il thè qui nell'Eden Palace, — dice,
+traendomi verso un Grand Hôtel vicino alla
+stazione. — Dopo, verrai a casa mia.
+</p>
+
+<p>
+Quando siamo nell'Hall, installate in due grandi
+poltrone, le chiedo:
+</p>
+
+<p>
+— Parlo con mademoiselle Tarnier o con madame
+la comtesse de Lussain-Maldé?
+</p>
+
+<p>
+Ella, senza rispondermi, si slancia in una poetica
+dissertazione sul Natale; sul mistico significato della
+Vigilia di Natale, del giorno di Natale, della notte
+di Natale.... Indi improvvisamente mi chiede:
+</p>
+
+<p>
+— Tu, come hai passato la notte della Vigilia,
+l'anno scorso?
+</p>
+
+<p>
+Io riordino rapidamente i miei pensieri; poi rispondo: — Nascosta
+in una casa di Londra con cinque
+o sei Sinn Feiners evasi dalle carceri irlandesi.
+E tu?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_52" id="Page_52"></a>[52]</span>
+Bérangère nervosamente gira e rigira entro le mani
+il suo fazzoletto rosso e ne fa qualche cosa che somiglia
+a un topo, con coda e orecchie; poi lo fa saltare
+da una mano all'altra.
+</p>
+
+<p>
+— Io?... — dice, come per guadagnar tempo; — Ah!
+Io!... — E improvvisamente si chiude il viso
+nelle mani.
+</p>
+
+<p>
+Vi è nella sua voce un'espressione che non comprendo.
+Orrore? Estasi? Disperazione? Non so.
+</p>
+
+<p>
+— Dimmi, — le ordino, colla tazza di thè in
+mano, mentre di fuori nel crepuscolo....
+</p>
+
+<p>
+(Qui leggere due pagine di un altro autore).
+</p>
+
+<p class="pad2">
+— Ebbene, — dice Bérangère, — ascolta.
+</p>
+
+<p>
+— Ero venuta a passare un mese dalla zia Clotilde
+qui sopra, a Glion, dovendo poi raggiungere per le
+feste natalizie la famiglia del mio fidanzato a Ginevra.
+La sera della Vigilia vi doveva essere da loro a
+Château-Mirval un pranzo di famiglia seguìto da un
+grande ricevimento per partecipare al mondo che
+l'erede dei Lussain-Maldé si fidanzava.... a me. Da
+Parigi era annunciato, per l'occasione, l'arrivo di
+parenti milionari che portavano in dono a lui una
+Peugeot 40 HP., e a me una collana di perle con
+sessantotto gemme scelte. Tutta la festa doveva rivestire
+un carattere di grande etichetta e solennità.
+</p>
+
+<p>
+Fu deciso ch'io lascerei Glion, accompagnata dalla
+zia, alle due del pomeriggio, arrivando a Ginevra
+verso le quattro. Indi, thè di gala; pranzo intimo;
+ricevimento fastoso.
+</p>
+
+<p>
+Il giorno 23 mandammo a Ginevra bauli e valigie;
+<span class="pagenum"><a name="Page_53" id="Page_53"></a>[53]</span>
+il 24, alle due, uscimmo dall'albergo e ci avviammo
+alla stazione della funicolare per scendere a Montreux.
+</p>
+
+<p>
+Ed ecco che sulla strada nevosa e ghiacciata mia
+zia scivola, cade, si sloga un piede.
+</p>
+
+<p>
+Agitato ritorno tra le braccia del portiere all'Hôtel!
+affannati telefonamenti al dottore di Montreux — assente!
+a quello di Territet — presente ed
+accorrente. Compresse d'acqua vegeto-minerale. Altri
+telefonamenti ai de Lussain-Maldé, Château-Mirval,
+Ginevra. «Verrò, io sola, col prossimo treno.
+Arrivederci stasera alle 21,10». Disperate proteste
+dall'altra estremità del telefono. Laceranti gemiti
+dal letto di zia Clotilde. Nuove compresse d'acqua
+vegeto-minerale. Tristi riflessioni: niente thè di
+gala! niente pranzo intimo! Unico conforto: arriverò
+a tempo per il fastoso ricevimento.
+</p>
+
+<p>
+Difatti alle 17,50, avviluppata in fluttuanti veli da
+viaggio, scendevo nella neve e la nebbia alla Funicolare
+Glion-Montreux; alle 18 e 20 m'aggiravo quaggiù
+nella stazione di Montreux con quaranta minuti da
+aspettare. Era buio; faceva freddo; la sala d'aspetto
+era lugubre e deserta. Nessuno viaggiava in questa
+serata. Pensai al pranzo di famiglia — tavola risplendente,
+visi sorridenti, vini spumeggianti, discorsi
+augurali, ed io, a fianco di Lucien, eroina di
+tutti i festeggiamenti.... Un'irrefrenabile tristezza
+mi morse il cuore e mi riempì gli occhi di lagrime.
+Ma subito il pensiero di arrivare in casa de Lussain
+cogli occhi gonfi, frenò il mio pianto, e decisi di andare
+nella <i>Salle de Toilette</i> a dare un ultimo ritocco
+<span class="pagenum"><a name="Page_54" id="Page_54"></a>[54]</span>
+ai miei capelli ondulati, un soffio di cipria alle
+mie guancie.... Quest'idea mi confortò.
+</p>
+
+<p>
+M'avviai per il vasto andito deserto, percorsi un
+altro lungo corridoio ed arrivai davanti all'uscio
+della «<i>Toilette pour Dames. (Luxe). 50 centimes</i>».
+Girai la maniglia ed entrai.
+</p>
+
+<p>
+La custode aveva già lo scialle in testa per partire
+e stava riponendo in un armadietto il «luxe», costituito
+da un pacco di forcelline, una scatola di
+cipria e una saponetta rosa. Parve contrariata dal
+mio arrivo.
+</p>
+
+<p>
+— Capirà, — mormorò, — è la Vigilia. I bambini
+aspettano ch'io vada ad accendere l'albero di
+Natale.
+</p>
+
+<p>
+— Non occorre che aspettiate, — diss'io; — lasciatemi
+il sapone e un asciugamano. — E togliendo
+dalla borsetta (unico mio bagaglio, poichè il resto
+mi aveva preceduta a Ginevra) alcune monete d'argento,
+gliele porsi augurandole buon Natale. Essa
+ringraziò con effusione; indi, salutandomi e raccomandandomi
+di «badare alla porta», uscì.
+</p>
+
+<p>
+Io udii risuonare a lungo i suoi passi per l'andito
+sonoro.
+</p>
+
+<p>
+Chiusi con cura la porta ch'essa aveva lasciata
+semi-aperta e mi dedicai alla mia toilette. Non fu
+spiacevole occupazione; m'incipriai; mi lucidai le
+unghie; constatai che i miei occhi non erano per
+niente gonfi; appena un leggero arrossamento delle
+palpebre tendeva a darmi — colla mia carnagione
+bianca e i miei capelli color rame — un'aria un
+<span class="pagenum"><a name="Page_55" id="Page_55"></a>[55]</span>
+poco tizianesca. Pensai con soddisfazione alla mia
+entrata nel gran salone di Château-Mirval, all'effetto
+che produrrei sui parenti milionari, al primo
+sguardo di Lucien.... Indi mi disposi a tornare sul
+<i>quai</i> ad aspettare il treno.
+</p>
+
+<p>
+Richiusi la borsetta, gettai un ultimo sguardo nello
+specchio e m'avviai alla porta.
+</p>
+
+<p>
+Afferrai la maniglia. Non girò. Spinsi la porta — non
+cedette. Tirai la porta — non si mosse. Tentai
+di scuoterla — era rigida, solida, incrollabile. Mi
+guardai d'intorno in cerca d'una finestra. Non ve
+n'era.
+</p>
+
+<p>
+Allora chiamai. Chiamai: «Custode!... Facchino!...
+Portiere!...» Nessuno rispose; nessuno venne.
+Tutti erano a casa a fare il pranzo della Vigilia.
+Tutti erano intorno agli alberi di Natale accesi; ed
+io ero qui rinchiusa nella «Toilette pour Dames,
+luxe, 50 centimes».
+</p>
+
+<p>
+Udii da lontano un fischio, seguìto quasi subito dal
+fragore del treno che entrava nella stazione. La disperazione
+mi colse; poi rinacque la speranza: qualcuno
+sarebbe venuto; qualche «dama» che per 50
+centesimi....
+</p>
+
+<p>
+Nulla. Nessuno venne. Urlai, strillai, diedi dei
+calci nella porta e nel muro, corsi in su e in giù,
+aprii e richiusi una porticina in fondo su cui spiccavano
+due lettere maiuscole dell'alfabeto inglese....
+</p>
+
+<p>
+Un altro fischio, un rintocco di campana, un rullìo:
+il treno usciva dalla stazione — andava a Ginevra
+senza di me! La festa del fidanzamento avrebbe
+luogo senza la fidanzata.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_56" id="Page_56"></a>[56]</span>
+Colla calma della completa stupefazione sedetti
+sull'unica seggiola — quella della custode — e cercai
+di riordinare i miei pensieri sconvolti. Non c'era
+più treno per Ginevra fino alle 2 del mattino. Viceversa
+c'era un treno proveniente da Ginevra alle
+23,28. Pensai: Lucien prenderà quel treno e verrà a
+cercarmi. Chiederà, cercherà; interrogherà il bigliettario,
+il capostazione.... Il bigliettario non mi
+aveva veduta, poichè avevo preso il biglietto direttamente
+da Glion; ma il capostazione, sì. Durante
+quei pochi minuti in cui avevo girato per la stazione
+prima di venir qui, l'avevo scorto col suo berretto
+rosso; ed anch'egli mi aveva veduta. Era un capostazione
+giovane, con baffetti biondi.... e se li era arricciati,
+guardandomi. Sì, sì! il capostazione direbbe
+a Lucien d'avermi veduta; mi cercherebbero, mi
+troverebbero, mi salverebbero!
+</p>
+
+<p>
+Ma erano le 19,10. Come far passare le ore fino
+alle 23,28? Non avevo altra occupazione che di lucidarmi
+le unghie; non avevo altro da guardare che
+il lavabo di marmo, la saponetta rosa, l'asciugamano
+e la tavola; non avevo altro da leggere che le
+due lettere maiuscole sulla porticina in fondo.
+</p>
+
+<p>
+Mi chiusi nei miei pensieri. Pensai a Lucien, al
+mio avvenire con lui.... pensai al pranzo di famiglia....
+agli alberi di Natale accesi per il mondo....
+</p>
+
+<p>
+E lentamente — oh! come lentamente! — le ore
+passarono. Ogni tanto emettevo qualche strillo per
+il caso che qualcuno potesse udire. Ma la mia voce
+in quel silenzio mi gelava il sangue. Cominciai ad
+<span class="pagenum"><a name="Page_57" id="Page_57"></a>[57]</span>
+aver paura, a guardarmi attorno; mi pareva di veder
+muovere delle ombre negli angoli della stanza.
+</p>
+
+<p>
+Allora provai a dire tutte le preghiere che sapevo;
+poi tutte le poesie che ricordavo. Cominciai con
+«<i>Napoléon écolier</i>».
+</p>
+
+<div class="poem">
+<p>
+«À genoux, à genoux au milieu de la classe,
+</p>
+<p>
+L'enfant mutin,
+</p>
+<p>
+Dont l'esprit est de feu pour l'algèbre, et de glace
+</p>
+<p>
+Pour le latin!...».
+</p></div>
+
+<p>
+Ma il terrore mi riprese, mi agghiacciò. Il cuore
+mi batteva così forte che pensai: «Adesso morirò di
+sincope. Mi troveranno domani, giorno di Natale,
+seduta qui, morta — tragica e ridicola in questa esecrabile
+«Toilette».
+</p>
+
+<p>
+Le 22. Le 22 e un quarto. Le 22 e mezzo. Le 23.
+A momenti sarebbe arrivato il treno da Ginevra....
+e Lucien! Questo pensiero mi agitò tanto che mi misi
+a gridare e non smisi più; gridai, gridai frenetica e
+forsennata, e i corridoi vuoti echeggiarono dei miei
+urli stridenti.
+</p>
+
+<p>
+Un passo! Sì, era un passo. Smisi di strillare un
+attimo per ascoltarlo, poi ripresi più forte. Il passo
+si fermò; indi riprese, affrettandosi, avvicinandosi:
+e una voce chiamò:
+</p>
+
+<p>
+— Allò! allò! Dove siete?
+</p>
+
+<p>
+— Qui! qui! qui! — e lo stridìo della mia voce si
+ripercuoteva in tutti gli angoli.
+</p>
+
+<p>
+— Ma dove?
+</p>
+
+<p>
+— Qui! <i>Toilette pour Dames! Luxe! Cinquante
+<span class="pagenum"><a name="Page_58" id="Page_58"></a>[58]</span>
+centimes!</i> — ululai. E caddi, quasi svenuta, sulla
+seggiola.
+</p>
+
+<p>
+Dopo molto lavorìo colla maniglia la porta si aprì,
+e il mio salvatore apparve sulla soglia. Era il capostazione.
+</p>
+
+<p>
+Mi guardò stupefatto. — <i>Mais qu'est-ce qui arrive?</i>
+</p>
+
+<p>
+— <i>Qu'est-ce qui arrive? Qu'est-ce qui arrive?</i> — feci
+io, balzandogli incontro come una Furia. — <i>Arrive</i>
+che io dovevo essere a Ginevra per il mio pranzo
+di fidanzamento e che sono qui, da quattro ore, a
+strillare, a soffocare, a spasimare....
+</p>
+
+<p>
+— Oh! che disastro! — esclamò il capostazione;
+ma mi parve di scorgere sotto ai suoi baffi biondi
+tremolare un sorriso represso. Questo m'infuriò.
+</p>
+
+<p>
+— È iniquo — gridai, — è infame. Farò un processo,
+a voi, alla Compagnia, alla Direzione, alla
+Federazione. Sì, vi processerò; perchè non avete il
+diritto di rinchiudere una creatura in questo posto
+immondo la notte della Vigilia di Natale....
+</p>
+
+<p>
+E il mio pianto sgorgò.
+</p>
+
+<p>
+— Creda, sono desolato, — diss'egli; — ma non
+capisco.... — e tenendo la porta aperta girò due o
+tre volte la maniglia e poi la chiave ch'era al di
+fuori. — La serratura funziona perfettamente.
+</p>
+
+<p>
+— Già — esclamai sarcastica. — Perfettamente!
+Difatti.... — E con un riso di scherno gli volsi le
+spalle.
+</p>
+
+<p>
+— Ma sì; funziona perfettamente, — disse lui
+calmo e cortese. — Guardi lei stessa.
+</p>
+
+<p>
+— Non è vero, non è vero! — gridai, e afferrando
+<span class="pagenum"><a name="Page_59" id="Page_59"></a>[59]</span>
+la porta la chiusi con violenza. — Non funziona affatto! — E
+gli mostrai, tentando di riaprire, che la
+maniglia non girava.
+</p>
+
+<p>
+Un poco impressionato, egli l'afferrò a sua volta.
+La mosse, la scosse; spinse la porta, tirò la porta.
+Niente. Solida, ferma, incrollabile, quell'uscio resisteva
+ad ogni sforzo. Egli si volse e mi guardò.
+</p>
+
+<p>
+— Siete pazza? — disse, e i suoi occhi mandavano
+lampi, — ci avete chiusi dentro!
+</p>
+
+<p>
+Io fremetti di sdegno. — Uscite, — gli dissi, con
+gesto di comando. — Uscite subito di qui. Lasciatemi
+sola.
+</p>
+
+<p>
+— Magari! — rispose lui, sgarbato. — Siete voi
+che me ne avete impedito.
+</p>
+
+<p>
+Il mio furore non ebbe limiti. — Andate via! — strillai;
+e poi, come quello mi guardava con occhi
+saettanti, mi misi a urlare di nuovo: — Aiuto!
+Aiuto!... Ah! ah! ah!...
+</p>
+
+<p>
+Egli non badò più a me. Chino accanto all'uscio,
+esaminava la serratura; quindi, subitamente risoluto,
+cominciò a dare delle potenti spallate nel legno.
+(Mi passò per la mente che se Lucien, colle sue
+esili ed aristocratiche spalle, avesse tentato un'impresa
+simile, avrebbe dovuto poi stare otto giorni
+in letto).
+</p>
+
+<p>
+Ma la porta resisteva. Il capostazione si guardò
+intorno; indi, buttando per terra il berretto rosso che
+finora aveva tenuto in testa, afferrò il tavolino, lo
+alzò in aria brandendolo per le gambe, e, con quanta
+forza aveva, lo scaraventò contro la porta.
+</p>
+
+<p>
+Il tavolino andò a pezzi; ma la porta non crollò.
+<span class="pagenum"><a name="Page_60" id="Page_60"></a>[60]</span>
+Una lunga striscia bianca sulla vernice scura del legno
+rimase, unico testimonio dell'inutile violenza.
+</p>
+
+<p>
+Il mio compagno di prigionìa allora si appoggiò
+al muro, e colle mani in tasca guardò la porta. Gettò
+un'occhiata verso il piccolo uscio in fondo alla
+stanza, ma di sopra a quella tramezza si scorgeva
+la continuazione della parete a indicare che di là non
+v'era uscita.
+</p>
+
+<p>
+I suoi occhi tornarono, irosi, alla porta screpolata,
+e a me. Io m'ero accasciata su quell'unica seggiola
+che pareva un isolotto in un mare di desolazione;
+ai miei piedi giacevano i rottami del tavolino.
+Avevo cessato di gridare; la violenza di lui m'aveva
+intimidita e calmata.
+</p>
+
+<p>
+Forse il mio atteggiamento di mansueta disperazione
+lo commosse, perchè disse con voce abbastanza
+umana:
+</p>
+
+<p>
+— Mi dispiace per lei. Comprendo quanto sia penosa
+la sua situazione; e quanto la mia presenza
+l'aggravi.
+</p>
+
+<p>
+Chinai il capo senza rispondere. Veramente, io
+non la pensavo così. La presenza di un essere umano,
+chiunque fosse, m'era di conforto; se non altro mi
+impediva di aver paura, quella paura frenetica e
+sragionata che mi assale talvolta nella notte e nella
+solitudine. Forse avrei dovuto aver paura anche di
+quest'uomo, di quest'estraneo col quale ero qui rinchiusa,
+lontana da ogni soccorso; ma a dir vero egli
+non m'ispirava alcun senso di terrore. Era molto
+giovane e molto biondo. I capelli, scompigliati dai
+suoi gesti violenti, gli cadevano in ciocche soleggiate
+<span class="pagenum"><a name="Page_61" id="Page_61"></a>[61]</span>
+sulla fronte; erano bionde le ciglia aggrottate, e
+biondi i brevi baffi sopra la bocca risoluta. Aveva il
+mento quadro, indicante fermezza di carattere, ma
+una fossetta profondamente incavata ne attenuava
+la durezza. (Pensai al mento alquanto fuggente di
+Lucien, e mi dissi ch'egli certo doveva essere di carattere
+assai più malleabile ed arrendevole di costui.
+Infatti sapevo Lucien anche troppo suscettibile alle
+influenze femminili!...).
+</p>
+
+<p>
+Lo sconosciuto stava ritto, immobile, addossato al
+muro colle braccia conserte. Io alzai gli occhi al suo
+viso fosco e chiesi, tremante: — E adesso?
+</p>
+
+<p>
+— Adesso, — disse lui, — arriverà il diretto di
+Ginevra ed io non sarò al mio posto.
+</p>
+
+<p>
+— Allora la cercheranno! — esclamai subitamente
+sollevata.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, mi cercheranno! — ribattè lui con un sorriso
+ironico, — ma non qui.
+</p>
+
+<p>
+— Cercheranno anche me, — dissi con un piccolo
+singhiozzo, pensando a Lucien.
+</p>
+
+<p>
+— Chi? Chi la cercherà?
+</p>
+
+<p>
+— Il mio fidanzato, — risposi, chinando il capo.
+Avevo ancora il cappello da viaggio e il velo grigio
+in testa, e ne ero tutta avviluppata come da una
+nube malinconica. — Non vedendomi arrivare alle
+nove a Ginevra, avrà preso il primo treno per venirmi
+a cercare.
+</p>
+
+<p>
+— E qui, non trovandola, — fece il giovane, sempre
+con lieve aria di motteggio, — vorrà subito interrogare
+il capostazione. Irreperibile anche quello!
+Sarà una bella situazione, — soggiunse con un'amara
+<span class="pagenum"><a name="Page_62" id="Page_62"></a>[62]</span>
+risata, — quando portieri, facchini e fidanzato apriranno
+la porta e ci troveranno qui.
+</p>
+
+<p>
+Io trasalii. A questo non avevo pensato. — Mio
+Dio! — esclamai, — e il conte Lucien è un vero
+Otello!
+</p>
+
+<p>
+Il giovane, a queste parole, dètte in un'improvvisa
+risata, e continuò a ridere e ridere, col viso
+all'indietro e la testa appoggiata al muro.
+</p>
+
+<p>
+Rise tanto ch'io fui molto offesa. Mi alzai con dignità;
+avrei voluto uscire, con tranquilla alterezza,
+dalla presenza di quello stolto giovinetto ridacchiante....
+ma dove andare? Non c'era che da avviarmi
+altezzosa verso la porta colle due iniziali....
+</p>
+
+<p>
+In quel momento ecco da lontano il brontolìo, il
+rullìo, il fischio del treno da Ginevra. Il capostazione
+smise di ridere e mormorò tra i denti un'amara
+esclamazione.
+</p>
+
+<p>
+Con clamore e clangore, con stridìo e cigolìo il
+treno entrò nella stazione e si fermò, con un lungo
+sospiro stridulo in scala discendente.
+</p>
+
+<p>
+Restammo entrambi silenziosi, immobili, ascoltando.
+Non altro rumore ci giungeva traverso le
+mura massicce della stazione — non voci, non
+passi — nulla eccetto il profondo, asmatico respiro
+del treno. Allora il capostazione alzò le mani alla
+bocca e con due dita, allargando le labbra, emise
+un lungo e potente sibilo. Lo ripetè tre o quattro
+volte. Nulla! Aspettammo irrigiditi una risposta,
+un suono. Nulla.
+</p>
+
+<p>
+Allora io mi rimisi a gridare con quanta voce
+avevo (e mi pareva fievole e poca) e non sapendo
+<span class="pagenum"><a name="Page_63" id="Page_63"></a>[63]</span>
+che cos'altro gridare, gridai alternatamente:
+«Aiuto!» e «Lucien!...» A mia grande mortificazione
+vidi che quell'uomo se ne divertiva; anzi
+non gli riusciva più di emettere il suo fischio perchè
+le labbra gli tremavano nel riso.
+</p>
+
+<p>
+Un rintocco di campana e il treno, sibilante e rantolante,
+si mosse. Ben presto il pulsante battito si
+fece più ritmico, più rapido, più lontano.... e il silenzio
+ricadde.
+</p>
+
+<p>
+Restammo per un gran pezzo immobili, impietriti.
+</p>
+
+<p>
+— E adesso? — diss'io di nuovo.
+</p>
+
+<p>
+L'altro non rispose.
+</p>
+
+<p>
+— Quanto tempo dovremo restar qui?
+</p>
+
+<p>
+— Fino alle sette del mattino, quando la custode
+verrà ad aprire.
+</p>
+
+<p>
+— Misericordia! — esclamai, e chinando il capo
+tra le mani, piansi.
+</p>
+
+<p>
+— Farebbe meglio a togliersi il cappello e cercar
+di dormire, — disse lui.
+</p>
+
+<p>
+Obbediente e piangente tolsi il cappello e il velo,
+e quando li ebbi tolti non sapevo dove metterli; se
+sul lavabo o per terra. Mi decisi per il lavabo: e,
+deponendoli, gettai uno sguardo nello specchio.
+</p>
+
+<p>
+Mi vidi una piccola faccia smunta e gli occhi spiritati
+e gli ondulati capelli in disordine. Tuttavia
+non ero bruttissima. Già.... se avevo potuto piacere
+al conte Lucien de Lussain-Maldé, così difficile a
+contentare.... Nello specchio incontrai lo sguardo del
+capostazione; arrossii, e tornai a sedermi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_64" id="Page_64"></a>[64]</span>
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Come passarono le ore? Non lo so.
+</p>
+
+<p>
+Ogni tanto guardavo l'orologio, e, dopo due o tre
+ore, quando lo riguardavo erano passati dieci minuti!
+Pensai alla zia Clotilde e al suo piede; pensai
+a Lucien, che certo s'aggirava, frenetico e disperato,
+pei corridoi della stazione....
+</p>
+
+<p>
+Invece no. Seppi poi che in quel frattempo egli
+(arrivato difatti col treno delle ventitrè) adesso saliva
+nella nebbia e nella neve da Montreux a Glion;
+saliva a piedi perchè a quell'ora non c'era più funicolare;
+e lo accompagnavano — fiutando l'articolo
+sensazionale — un redattore del <i>Journal de Genève</i>
+e due altri cronisti che i de Lussain avevano invitato
+per render conto della festa. La strada è lunga,
+ripida, scurissima; e i tre salivano cupi, tragici,
+gelati, sdrucciolando nella neve e nel fango, coi colletti
+rivoltati fino al naso.... salivano verso la dormente
+zia Clotilde per svegliarla di soprassalto e
+gettarla nel pànico e nella disperazione....
+</p>
+
+<p>
+E il capostazione ed io, rinchiusi nella «toilette
+de luxe», ci guardavamo inebetiti ascoltando da
+lungi un suono festoso di campane....
+</p>
+
+<p class="pad4">
+Bérangère tacque.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene? — chiesi io.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene? — fece Bérangère, e colle dita irrequiete
+tornò a far saltare il topo rosso dall'una mano
+all'altra.
+</p>
+
+<p>
+— Come andò a finire? Come passaste la notte?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_65" id="Page_65"></a>[65]</span>
+— Ma, non so, — fece Bérangère; — faceva un
+gran freddo.... camminammo in su e in giù.... Poi
+ci parlammo. Io gli narrai di Lucien, ed egli mi
+parlò di suo padre, un vecchio dottore di La Chaux-de-Fonds
+e di una sorella «bionda come una lampada
+accesa». Mi piacque il paragone: e pensai,
+guardandolo, che anch'egli era biondo come una lampada
+accesa. Le sue chiome flave parevano mandar
+luce.
+</p>
+
+<p>
+Poi parlammo di letteratura e di musica. Egli era
+stato in Ispagna e in Germania prima della guerra;
+aveva letto «<i>Also sprach Zarathustra</i>», e gli piacevano
+le sinfonie di Mahler.
+</p>
+
+<p>
+Io gli recitai «À genoux, à genoux au milieu
+de la classe»; e poi egli, seduto sul lavabo, mi
+cantò dei brani d'opera.
+</p>
+
+<p>
+Stava appunto cantandomi il <i>Leitmotif</i> delle Figlie
+del Reno, allorchè uno strepito alla porta ci fece
+voltare. Era la custode, esterrefatta, che dalla soglia
+ci contemplava.
+</p>
+
+<p>
+Ma come! Erano già le sette del mattino?...
+</p>
+
+<p class="pad2">
+E di nuovo Bérangère tacque.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene? — diss'io.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene; quando, dopo aver calmato e consolato
+la zia Clotilde, mi presentai nel pomeriggio al Château-Mirval,
+la contessa mi accolse con gelida cortesia;
+disse che suo figlio era sofferente, ma che,
+probabilmente, quando stava meglio, mi avrebbe
+scritto....
+</p>
+
+<p>
+Indi mi porse, con gesto regale, alcuni giornali:
+<span class="pagenum"><a name="Page_66" id="Page_66"></a>[66]</span>
+la <i>Gazette de Lausanne</i>, le <i>Journal de Genève</i> e <i>La
+Suisse</i>.
+</p>
+
+<p>
+Il primo narrava in forma serio-comica «<i>L'Avventura
+di una Fidanzata</i>». Il secondo, più faceto,
+intitolava il suo articolo: «<i>Fortunato Capostazione!</i>».
+Il terzo, oh! il terzo!...
+</p>
+
+<p>
+In cima alla colonna spiccavano a grandi caratteri
+queste parole: «<i>IDILLIO DI NATALE IN UN....</i>»
+.... e qui le due iniziali che sai!
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Non ho più veduto Lucien.
+</p>
+
+<p>
+.... Basta! Sono molto felice. La zia Clotilde mi
+regalò per le nozze una collana di perle di ottantasei
+gemme scelte; una meraviglia! Quanto alla Peugeot,
+non saprei cosa farmene. Capirai, abbiamo tutti i
+viaggi gratuiti!...
+</p>
+
+<p>
+— E infine, — soggiunse Bérangère, disfacendo
+il topo e facendosi vento al viso roseo col fazzoletto
+rosso; — aspetto tra poco l'arrivo di qualcuno....
+di qualcuno.... che forse sarà anche lui «biondo
+come una lampada accesa!».
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_67" id="Page_67"></a>[67]</span>
+</p>
+
+<h2><a name="TENEBROSO_AMORE" id="TENEBROSO_AMORE"></a>III.<br />
+Tenebroso amore</h2>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_69" id="Page_69"></a>[69]</span>
+</p>
+
+<h3>PARTE PRIMA</h3>
+
+<p>
+L'Amico — quell'«amico» che troviamo sempre
+nelle novelle e nei drammi, il modesto e mansueto
+amico che non vive di vita propria ma esiste soltanto
+per accompagnare con brevi commenti ed esclamazioni
+i discorsi del protagonista — quell'amico
+(utilissimo anche in questo racconto) disse, come dice
+sempre:
+</p>
+
+<p>
+— Ma.... <i>ella</i> ti ama!
+</p>
+
+<p>
+— Sì; ella mi ama, — disse cupamente Manlio.
+</p>
+
+<p>
+— E non ti tradisce.
+</p>
+
+<p>
+— No, — disse Manlio, con un profondo sospiro; — non
+mi tradisce.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+(Da quel sospiro che cosa deduce l'intelligente
+lettore?
+</p>
+
+<p>
+Deduce: <i>a</i>) che Manlio parla di sua moglie.
+</p>
+
+<p>
+<i>b</i>) che questa moglie è probabilmente grassa e
+sulla quarantina.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_70" id="Page_70"></a>[70]</span>
+<i>c</i>) che Manlio ha un cuore modernamente irrequieto
+e infedele).
+</p>
+
+<p class="pad2">
+— Io non so di che cosa ti lagni, — disse l'amico. — Sei
+un uomo arrivato; sei un poeta stampato.
+Hai girato il mondo; ti sei divertito; ne hai fatto
+di tutti i colori....
+</p>
+
+<p>
+— Ah no! — gridò Manlio — no! Non è vero.
+Non ne ho fatto «di tutti i colori».... — E sprofondando
+le mani nelle tasche soggiunse, crollando
+il capo: — Ed è questo, questo appunto che mi
+affligge.
+</p>
+
+<p>
+L'amico (di cui la missione è di raccontare diffusamente
+al protagonista ciò che questi sa assai meglio
+di lui) enumerò la serie di brillanti conquiste
+fatte dal fortunato Manlio:
+</p>
+
+<p>
+— La Tortola.... la Vannucci.... Carlottina.... Vilfrida....
+Cicì.... la Soresina....
+</p>
+
+<p>
+— Sì!... sì!... sì!... — gemette Manlio. — Ma
+quelle.... erano tutte dello stesso colore.
+</p>
+
+<p>
+L'amico si stupì. — Che cosa vuoi dire?
+</p>
+
+<p>
+— Voglio dire, — e Manlio appoggiò il capo sulla
+spalliera della poltrona guardando con aria ipocondriaca
+il soffitto, — voglio dire che quelle donne non
+erano di tutti i colori. Erano tutte più o meno bianche;
+chi un po' più chiara, chi un po' più scura; chi
+d'un bianco latteo, chi d'un bianco niveo, chi d'un
+bianco d'avorio.... Ora tutto quel biancore mi è venuto
+a nausea. Il mio cuore e i miei nervi reclamano
+delle tinte più forti e fosche, del pimento più carico
+e più caldo.... I miei sensi reclamano.... un tenebroso
+<span class="pagenum"><a name="Page_71" id="Page_71"></a>[71]</span>
+amore! — E Manlio si passò una mano fine
+e «psichica» (come l'aveva un giorno definita una
+Americana dilettante di chiromanzia) si passò dunque
+la mano psichica sulle lunghe chiome ondulate
+che portava spazzolate indietro dalla fronte e gonfie
+in cima al capo, à la Pompadour.
+</p>
+
+<p>
+L'amico — che aveva i capelli semplicemente castani
+e tagliati a spazzola — crollò la testa.
+</p>
+
+<p>
+— Manlio, tu leggi troppa letteratura psico-analitica, — disse. — Queste
+inquietudini intellettuali
+morbose, questa ricerca di stranezze, diremo così
+<i>cromatiche</i>, le ho trovate già nei libri di.... — (ed
+enumerò vari autori moderni a cui io qui non desidero
+fare della réclame).
+</p>
+
+<p>
+— Ti sbagli, — rispose Manlio. — Questa mia
+brama, questo mio struggimento ha una tutt'altra
+origine. Tu sai che quando ero in Libia le donne
+indigene, per me.... posso dire che non esistevano.
+Le avevo in orrore colle loro forme nere e le loro
+chiome lanose.... Ebbene, strano a dirsi, partendo,
+quasi non ero ancora a bordo che già provavo come
+un senso di rammarico.... che so io!, di rimpianto;
+come se avessi mancato qualche cosa, come se fossi
+passato accanto a un fiore senza coglierlo, a una
+sensazione senza provarla.... Allora quando l'altra
+sera il maggiore Hubert Elia mi lesse certi suoi bellissimi
+versi intitolati: «La Migiurtina»....
+</p>
+
+<p>
+— Ah! vedi che c'entra la letteratura! — esclamò
+l'amico.
+</p>
+
+<p>
+— .... questo rimpianto, questo desiderio retrospettivo,
+si acuì fino alla sofferenza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_72" id="Page_72"></a>[72]</span>
+</p>
+
+<div class="poem">
+<p>
+«Chi t'ha foggiato in questa forma pura
+</p>
+<p>
+Di bronzo antico, figlia del deserto?
+</p>
+<p>
+Quale artefice l'agile cintura
+</p>
+<p>
+Ti assottigliò con lo scalpello esperto?...»
+</p>
+
+</div>
+
+<p>
+citò Manlio, fervido e fremente.
+</p>
+
+<p>
+— Ah sì, sì! bellissimo, — mormorò l'amico, che
+non amava la poesia.
+</p>
+
+<div class="poem">
+<p>
+«Ma tu sei tutta caldo bronzo aurato....».
+</p></div>
+
+<p>
+— Di chi parli? — interruppe l'amico.
+</p>
+
+<p>
+— Ti dirò. Questa specie di nostalgìa vaga, questo
+desiderio fluttuante e indefinito, da ieri si è fissato
+su un essere vivo e tangibile, ha preso forma
+materiale e umana....
+</p>
+
+<p>
+— La forma di chi? — chiese l'amico.
+</p>
+
+<p>
+— Stasera vedrai! — pronunciò Manlio misteriosamente
+(anche per mantenere tesa l'attenzione del
+lettore). — Vieni con me all'Alhambra. Trovati sulla
+porta alle nove precise.
+</p>
+
+<p>
+E l'amico, il quale, s'intende, non ha mai nulla
+da fare per conto suo, accettò.
+</p>
+
+<h3>PARTE TERZA</h3>
+
+<p>
+(Il lettore dirà: — Il tipografo ha sbagliato. Qui
+doveva esserci la «Parte Seconda» non la terza.
+</p>
+
+<p>
+Invece no. Poichè la letteratura d'oggi esige qualcosa
+d'inatteso e d'originale, io ho escogitato questo
+modo di stupire il lettore.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_73" id="Page_73"></a>[73]</span>
+<i>L'inversione!</i> Fargli leggere prima la fine della
+mia opera — Parte Terza — e poi la continuazione — Parte
+Seconda. Basta questo semplicissimo mezzo
+per generare nella sua mente quella confusione necessaria
+a convincerlo che si trova di fronte a un
+capolavoro.
+</p>
+
+<p>
+Dunque ecco la fine del mio racconto).
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Dopo questo trasecolante avvenimento.... (il lettore
+non sa di quale avvenimento si tratti, ma appunto
+in questo sta l'interessante) si sparse per la
+città sul conto di Manlio una dicerìa macabra e misteriosa.
+</p>
+
+<p>
+Donde nacque?... Chi l'originò?... Mistero. Ma il
+nefando sospetto serpeggiò, subdolo, da casa a casa,
+da ristorante a caffè, da strada a piazza. E un
+giorno tutti lo sapevano, tutti lo dicevano. Manlio
+De Luca aveva ucciso sua moglie!
+</p>
+
+<p>
+— Ma perchè, perchè l'avrebbe egli uccisa? — gridava
+l'amico (di cui oggi la missione era di saperne
+meno di tutti gli altri), perchè? — E battendo coi
+pugni sul tavolino di marmo del Caffè più frequentato,
+urlava: — Perchè?
+</p>
+
+<p>
+— Perchè Manlio è un poeta, e quindi un degenerato, — diceva
+l'uno.
+</p>
+
+<p>
+— Ma se voi stessi, — ribattè l'amico, — ma se
+voi tutti avete sempre detto di Manlio che non era
+che un mezzo poeta. Quindi non poteva essere che
+un mezzo degenerato. E per uccidere la moglie bisogna
+essere un degenerato completo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_74" id="Page_74"></a>[74]</span>
+Su questo punto si fu d'accordo. Ma un altro
+suggerì:
+</p>
+
+<p>
+— L'avrà uccisa perchè aveva quarant'anni ed era
+grassa.
+</p>
+
+<p>
+— Ma lui ne ha quarantotto! — gridò sdegnato
+l'amico. — E se la signora Clotilde era grassa, non
+era più facile farle fare la cura Guelpa (Digiuno e
+Purga, Quintieri L. 3.50) che ammazzarla?
+</p>
+
+<p>
+Vi fu un breve silenzio. Poi qualcuno disse:
+</p>
+
+<p>
+— L'avrà uccisa perchè ella lo amava troppo.
+</p>
+
+<p>
+— Mio Dio! — fece l'amico, abbassando le palpebre
+e inarcando le sopracciglia, — se dovessimo uccidere
+tutte le donne che ci amano troppo!...
+</p>
+
+<p>
+— Eh.... già! — sospirarono tutti. E tutti abbassarono
+gli occhi e inarcarono le sopracciglia con
+un'aria di rassegnazione e di lieve stanchezza. E chi
+aveva i baffi se li arricciò.
+</p>
+
+<p>
+— Non ha ucciso! No! Non ha ucciso! — gridò
+l'amico, alzandosi in piedi pallido e fremente.
+</p>
+
+<p>
+E poichè tutti lo guardavano, egli per non diminuire
+l'effetto di quel momento drammatico, si calcò
+in testa il cappello, e cupo, a lunghi passi, colle
+spalle curve, lasciò il Caffè, dimenticando di pagare
+la consumazione.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+E Manlio? Aveva egli davvero ucciso sua moglie?
+E se non l'aveva uccisa dove la teneva?
+</p>
+
+<p>
+Da oltre due mesi nessuno aveva più veduto la signora
+Clotilde. È vero che la sua suocera, e anche
+qualcuna tra le sue amiche più intime, avevano ricevuto
+<span class="pagenum"><a name="Page_75" id="Page_75"></a>[75]</span>
+qualche biglietto da lei, o che almeno parevano
+scritti dalla sua mano. In queste brevi comunicazioni
+ella diceva:
+</p>
+
+<p>
+«<i>Non state in pensiero per me.... Sto bene....
+Mi rivedrete un giorno....</i>».
+</p>
+
+<p>
+Ma questi oscuri messaggi non facevano che accrescere
+vieppiù i sospetti.
+</p>
+
+<p>
+E intorno a Manlio, divenuto cupo, evasivo, impenetrabile,
+si addensò la fosca nube del sospetto.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+E qui possiamo tornare indietro alla
+</p>
+
+<h3>PARTE SECONDA</h3>
+
+<p>
+La signora Clotilde non aveva un «Amico». Non
+aveva neppure un'amica a cui si sentisse disposta
+a confidare i suoi intimi pensieri.
+</p>
+
+<p>
+— Io conosco le donne. Sono vipere, tutte quante! — diceva
+a sè stessa. E si rassegnava quindi
+durante le frequenti assenze di suo marito a dare
+alle sue considerazioni e ai suoi sentimenti una
+forma di semplice soliloquio.
+</p>
+
+<p>
+Nel giorno stesso in cui suo marito recitava all'amico
+la poesia del maggiore Elia, ella — facendo
+in camera sua un po' di ginnastica svedese secondo
+le prescrizioni di un Manuale intitolato «<i>Igiene e
+Bellezza Muliebre</i>», — così rifletteva:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_76" id="Page_76"></a>[76]</span>
+— Ho notato che Manlio.... (la signora Clotilde
+si alzò sulla punta de' piedi, allargando lentamente
+le braccia e respirando profondamente) <i>uno</i>.... era
+alquanto.... <i>due</i>.... eccitato iersera.... <i>tre</i>. Non so
+precisamente.... <i>quattro</i>.... se era per quella canzonettista
+belga.... <i>cinque</i>..... oppure per una di quelle....
+<i>sei</i>.... spudorate femmine seminude... <i>sette</i>....
+nei tableaux vivants.... <i>otto</i>.
+</p>
+
+<p>
+La signora Clotilde abbassò le braccia e le calcagna
+e tornò in posizione di «riposo».
+</p>
+
+<p>
+— Già non avrei dovuto permettergli di condurmi
+in un Café-Chantant, — riflette. — Viceversa, se
+non mi ci lasciavo condurre.... (la signora mise le
+mani sui fianchi, coi pollici in avanti e i gomiti bene
+all'indietro).... probabilmente ci andava da solo.
+E visto che era l'anniversario del nostro matrimonio....
+<i>Uno</i>.... (la signora chinò il busto in avanti e
+roteò lentamente otto volte da destra a sinistra)....
+questo mi sarebbe spiaciuto. <i>Due</i>.... <i>tre</i>.... <i>quattro</i>....
+Tutta notte è stato.... <i>cinque</i>.... inquieto.... <i>sei</i>....
+e mormorava in sogno.... <i>sette</i>.... delle parole
+strane.... <i>otto</i>. — (Si raddrizzò). — «Sed Formosa!»
+L'ho sentito chiaramente pronunciare più volte
+quelle due parole: «Sed Formosa». Vediamo! L'epiteto
+«formosa» potrebbe applicarsi a me. Ma «Sed?»
+Che cosa mai vorrà dire «Sed»?
+</p>
+
+<p>
+La signora tornò a chinarsi in avanti e riprese il
+suo esercizio girando lentamente il busto otto volte
+da sinistra a destra.
+</p>
+
+<p>
+Quindi si sdraiò per terra rigida e supina.
+</p>
+
+<p>
+— Forse era quel Tokay che bevemmo a pranzo
+<span class="pagenum"><a name="Page_77" id="Page_77"></a>[77]</span>
+al Savini. <i>U-no</i>.... — (la signora sollevò lentamente
+i piedi in aria) — <i>du-e</i>.... — (li riabbassò). — Io
+non ne presi che mezzo bicchiere.... <i>U-no</i>.... e subito
+sentii un non so che.... <i>du-e</i>.... come uno stordimento....
+<i>U-no</i>. E lui bevette tutto il resto.... <i>du-e</i>....
+Sì, sì. Era probabilmente.... <i>U-no</i>.... il Tokay....
+<i>du-e</i>.
+</p>
+
+<p>
+Finiti gli esercizi la signora Clotilde, sempre seguendo
+il Manuale d'Igiene, si fece una frizione di
+Acqua di Colonia, si spalmò sulla faccia del bianco
+d'uovo sbattuto, e si sdraiò sul letto per venti minuti
+cogli occhi chiusi.
+</p>
+
+<p>
+«<i>Rilassate completamente i muscoli e la mente</i>»,
+diceva il Manuale; ma ahimè! se alla signora
+Clotilde riusciva di rilassare i suoi muscoli, il suo
+cervello rimaneva teso nello sforzo di sciogliere
+l'enigma dell'agitazione di suo marito.
+</p>
+
+<p>
+— L'anniversario delle nostre nozze, l'anno prossimo
+lo festeggeremo in casa, — si prefisse ella. Ma
+questa saggia risoluzione non bastò a tranquillizzarla
+sul conto del festeggiamento di ieri.
+</p>
+
+<p>
+Ella ben conosceva il suo Manlio; le erano note
+le sue placide abitudini giornaliere e notturne. Il
+suo calmo e ritmico russare che dalle undici di sera
+alle sette del mattino accompagnava i loro sonni
+coniugali (e che talvolta negli anni trascorsi l'aveva
+stizzita ed irritata) era divenuto ormai per lei quasi
+una musica piacevole e tranquillizzante, un simbolo
+di sicurezza maritale.
+</p>
+
+<p>
+Già qualche altra volta, quando questa sonora
+<i>berçeuse</i> si era per un breve intervallo interrotta,
+<span class="pagenum"><a name="Page_78" id="Page_78"></a>[78]</span>
+la signora Clotilde vigile e all'erta si era guardata
+d'intorno. La prima volta — ben se lo ricordava! — si
+trovavano con certe sue cuginette ai bagni di
+mare ad Alassio. Allora, senza indugio, aveva deciso
+che si andrebbe a finire le vacanze in alta montagna.
+La seconda volta ella non aveva fatto altro
+che licenziare una cameriera bionda e petulante....
+ed ecco che la notturna musica da camera, col suo
+timbro tra il bombardone e il fagotto, aveva ripreso
+il misurato ritmo abituale.
+</p>
+
+<p>
+Ora, anco una volta, era interrotta; la <i>berçeuse</i>
+era divenuta spasmodica e sincopata come un «bunny-hug»
+americano. Manlio per tutta la notte si era
+rigirato inquieto e febbrile nel letto, destandosi di
+soprassalto, con una scossa, da brevi sogni agitati.
+</p>
+
+<p>
+Nel buio, al suo fianco, sua moglie silenziosa ascoltava
+e notava quei rotti sospiri, e si diceva:
+</p>
+
+<p>
+— Clotilde!... in guardia!
+</p>
+
+<p>
+Ora, di giorno, coi muscoli rilassati, cogli occhi
+chiusi e il bianco d'uovo sulla faccia, ella passava in
+severa rivista i ricordi della serata precedente, come
+un colonnello farebbe allineare davanti a sè i soldati
+tra cui volesse ravvisare un delinquente.
+</p>
+
+<p>
+Ripassò mentalmente l'intero programma della
+serata.
+</p>
+
+<p>
+I primi due numeri — causa il pranzo e il Tokay — non
+li avevano veduti; dunque si potevano escludere.
+Erano entrati nel loro palchetto a metà del
+terzo numero: «<i>The Jolly Japs</i>», una compagnia
+di equilibristi giapponesi; Manlio non li aveva neppure
+guardati; anche quelli erano dunque esclusi.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_79" id="Page_79"></a>[79]</span>
+Il numero 4 era un baritono francese. Escluso.
+</p>
+
+<p>
+Numero 5: «<i>La blonde Aglaé</i>», danzatrice. Manlio
+l'aveva guardata; aveva detto: — «Che rana! — e
+ritiratosi in fondo al palco aveva schiacciato un
+sonnellino. Esclusa.
+</p>
+
+<p>
+Numeri 6, 7 ed 8, esclusi, perchè Manlio dormiva.
+</p>
+
+<p>
+Numero 9: Canzonettista Belga. Manlio s'era svegliato
+di soprassalto, s'era affacciato all'orlo del
+palco; poi, ritraendosi, aveva acceso un sigaro. Poteva
+essere lei?... Mah!
+</p>
+
+<p>
+Numero 10: Prestidigitatore Chinese. Escluso.
+</p>
+
+<p>
+Numero 11: Cani ammaestrati. Esclusi.
+</p>
+
+<p>
+Numero 12: Quadri Viventi Allegorici della Guerra
+Mondiale. Primo Quadro: «<i>Gli Alleati affrontano la
+Tigre Germanica</i>». Niente. — Secondo Quadro: «La
+piccola Martire» (il Belgio). Niente. — «<i>Il Sorriso
+della Vittoria</i>». Ah!... Vediamo. La Vittoria era
+tutta chiusa in un'armatura d'acciaio, e invero di lei
+non si vedeva, sotto l'elmetto rilucente, che il sorriso.
+Ora è difficile che un sorriso per quanto radioso,
+basti da solo a turbare.... No. Escluso anche
+il Sorriso della Vittoria. — «<i>La Liberazione della
+Colonia Germanica Sud Africana</i>». Esclu.... Alto-là!
+</p>
+
+<p>
+Della Colonia Germanica Sud Africana, rappresentata
+da una giovane negra che tendeva le braccia
+incatenate verso un gruppo di soldati alleati, non
+si vedeva il sorriso.... ma si vedeva quasi tutto il
+resto. Quelle braccia tese all'altezza del volto le
+celavano i lineamenti ma concedevano interamente
+allo sguardo del pubblico il corpo, quasi nudo, di
+un bel color mogano scuro. La linea di quel corpo,
+<span class="pagenum"><a name="Page_80" id="Page_80"></a>[80]</span>
+appena interrotta da una sciarpa rossa legata intorno
+ai fianchi, era perfetta; poteva anche dirsi
+conturbevole.... La signora Clotilde aveva creduto
+udire dietro di sè un piccolo fischio sommesso in
+scala discendente.... e s'era voltata di scatto. — Manlio?
+Cos'hai detto? — Ma Manlio non aveva detto
+niente. Allora la signora, china in avanti e movendo
+i piedi irrequieti, aveva esclamato: — Guarda
+un po' se vedi dove è andato a finire il mio sgabellino.... — E
+Manlio per tutto il tempo che aveva
+durato la Liberazione della Colonia Sud Africana era
+rimasto a brancolare per terra in cerca dello sgabello
+(ch'era poi sotto la sedia della signora Clotilde).
+Quando si rialzò, una bianca e grassa «<i>Pace
+Imperante sul Mondo</i>», reggendo una colomba imbalsamata
+aveva sostituita la Colonia Sud Africana
+che, probabilmente, era andata a rivestire di etiopici
+drappeggi le sue belle membra crepuscolari....
+</p>
+
+<p>
+La signora Clotilde balzò dal letto. Che si chiamasse
+Sed Formosa quella femmina nera?
+</p>
+
+<p>
+Ritrovò sul tavolo da toilette il programma.
+(Aprendolo notò che oggi vi era una matinée all'Alhambra).
+No. La negra non si chiamava Sed Formosa;
+si chiamava Alabama Loo.
+</p>
+
+<p>
+— Del resto, — riflettè la signora Clotilde mettendosi
+le calze (ch'erano di seta fino ai ginocchi, e
+di cotone più in su) — quella donna non era affatto
+formosa. Lo sono assai più io.
+</p>
+
+<p>
+Ciò che noi, pudichi lettori, ci asterremo dal constatare
+o contrastare.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_81" id="Page_81"></a>[81]</span>
+La signora Clotilde scese mezz'ora dopo, e cercò
+suo marito nello studio. Non c'era. Sulla scrivania
+giaceva un libro aperto e la signora Clotilde si chinò
+a guardarlo. Commossa e stupita constatò ch'era la
+Bibbia: un'edizione bilingue, in latino a sinistra, in
+italiano a destra. Era aperta al Cantico dei Cantici.
+</p>
+
+<p>
+Ed ecco che una parola nella colonna latina balzò,
+tonda come un molle pugno, agli occhi della signora
+Clotilde!
+</p>
+
+<p>
+— <i>Formosa!</i> — Sì, sì.... ed era preceduta dalla
+paroletta: <i>Sed.</i> Lo sguardo di falco della signora
+viaggiò a ritroso e trovò la parola «<i>sum</i>», preceduta
+a sua volta dalla parola «<i>Nigra</i>».
+</p>
+
+<p>
+«Nigra sum sed formosa». Che cosa voleva dire?
+Guardò la colonna a destra e ne trovò la traduzione:
+«Non ti dispiaccia, amato mio.... ecc. <i>Nera
+io sono ma bella!</i>».
+</p>
+
+<p>
+Un grido sfuggì alle labbra della signora Clotilde.
+Manlio!... Dov'era?
+</p>
+
+<p>
+L'intuizione la illuminò come una folgore: Manlio
+era andato alla matinée!
+</p>
+
+<p class="pad4">
+Le intuizioni non sono sempre esatte. Manlio non
+era alla matinée. La signora Clotilde, in agguato
+dietro una colonna nell'atrio dell'Alhambra, dovette
+convincersene vedendo vuotare la sala, e la folla che
+le passava dinanzi riversarsi sul Corso.
+</p>
+
+<p>
+Ma subito un'altra intuizione la illuminò, mozzandole
+il respiro e facendole mancare i ginocchi. Manlio
+<span class="pagenum"><a name="Page_82" id="Page_82"></a>[82]</span>
+era colla negra! Era nel camerino della negra!...
+Ebbene — ci andrebbe anche lei.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+.... La fecero aspettare parecchio in corridoio. Miss
+Alabama Loo non poteva riceverla. Stava svestendosi.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che svestendosi! — esclamò sdegnata la signora
+Clotilde. — Se era già svestita!
+</p>
+
+<p>
+Dopo un quarto d'ora ribattè alla porta. Ancora
+no.... Miss Alabama si vestiva.
+</p>
+
+<p>
+Tremando e ansando la signora Clotilde aspettò,
+dicendosi: — S'egli esce di lì deve passare di qui.
+S'egli non esce, entro io. E guarderò negli armadi!...
+</p>
+
+<p>
+— Entri pure, signora — disse una donna affacciandosi
+alla porta. E la signora Clotilde entrò.
+</p>
+
+<p>
+Vide subito che non vi erano armadi. Vide anche
+che non vi era Manlio. E vide infine che non vi era
+neppure la negra.
+</p>
+
+<p>
+Una signorina bionda, alta e sottile, stava incipriandosi
+davanti allo specchio. Fremente la signora
+Clotilde si guardò intorno.
+</p>
+
+<p>
+— Dov'è?... Dove sono?... — chiese con voce
+rauca e tremante.
+</p>
+
+<p>
+— Dove sono chi? — domandò con amabile sorpresa
+la signorina.
+</p>
+
+<p>
+— La negra.... e mio marito.
+</p>
+
+<p>
+La giovane si fermò impietrita col piumino della
+cipria in mano. Che fosse pazza questa povera signora?
+</p>
+
+<p>
+— Suo marito, non so. La negra.... sono io.
+</p>
+
+<p>
+.... La signora Clotilde ebbe un breve accesso convulso,
+<span class="pagenum"><a name="Page_83" id="Page_83"></a>[83]</span>
+e fu premurosamente assistita dalla signorina
+e dalla cameriera. Riavutasi alquanto, spiegò le sue
+angoscie e i suoi sospetti alle due, che ridevano
+sgangheratamente.
+</p>
+
+<p>
+La Colonia Sud Africana non era affatto bella,
+e la signora Clotilde si trovò quasi a desiderare
+che Manlio fosse qui a vederla. E poi non era neanche
+«nigra-sum», si disse la signora con sarcastico
+compiacimento.
+</p>
+
+<p>
+Era una buona e semplice creatura contenta di
+parlare di sè e di rivelare alla elegante visitatrice
+tutti i segreti della sua toilette: una parrucca di
+lana nera, una bottiglia di liquido bruno, un vasetto
+di vasellina color caffè....
+</p>
+
+<p>
+— Ma non sarebbe più semplice mettere una maglia
+scura, invece d'impiastricciarsi tutta a quel
+modo? — chiese la signora Clotilde.
+</p>
+
+<p>
+— Magari! — esclamò la signorina. — Ma la Direzione
+non permette. Il pubblico se ne accorgerebbe
+subito.
+</p>
+
+<p>
+— E non è difficile levare tutto quel colore?
+</p>
+
+<p>
+— No, no; affatto. Con questa lozione — e la
+signorina additò una grande bottiglia quasi piena di
+un liquido incolore, chiaro come l'acqua, — si toglie
+tutto. È un preparato americano, meraviglioso!
+Guardi come lascia la pelle bianca e levigata. — E
+stese alla signora Clotilde una mano bianca e un
+braccio fine e candido. — Appena appena se le unghie
+restano un pochino scolorite....
+</p>
+
+<p>
+In quel momento si battè alla porta.
+</p>
+
+<p>
+La signora Clotilde sussultò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_84" id="Page_84"></a>[84]</span>
+— <i>Manlio!...</i>
+</p>
+
+<p>
+Ma non era Manlio. Era un telegramma urgente.
+La signorina l'aprì, lo lesse e diede uno strillo
+d'esultanza:
+</p>
+
+<p>
+— Parigi, Parigi! Sono scritturata a Parigi!... — E
+nella sua gioia abbracciò la cameriera. E quasi
+quasi avrebbe abbracciato anche la signora Clotilde
+se avesse osato. — Mi ha portato fortuna, mi ha portato
+fortuna! — esclamava stringendole le grassocce
+mani inguantate. Ma d'un tratto si fece seria e
+guardò di nuovo il telegramma. — Si va in scena il
+primo del mese. E oggi è già l'ultimo. Cielo! Per
+arrivare a tempo dovrò partire stasera col diretto
+delle nove.
+</p>
+
+<p>
+— Ma è impossibile! — esclamò la cameriera,
+molto agitata anch'essa; — poichè qui andiamo in
+scena alle nove e quaranta.... — La cameriera non
+andava affatto in scena, ma quando si alludeva alle
+funzioni artistiche della sua padrona parlava sempre
+al plurale.
+</p>
+
+<p>
+— E che importa? Credi ch'io voglia perdere la
+scrittura di Parigi per un'ultima rappresentazione
+qui? Vuoi dire che per questa sera troverò una sostituta;
+oppure si ometterà il quadro, e pagherò la
+penale. Sì, sì! Che cosa importa?... Pagherò la penale.
+</p>
+
+<p>
+La signora Clotilde ebbe un lampo d'ispirazione.
+Drammatica e maestosa mosse un passo avanti.
+</p>
+
+<p>
+— Voi non pagherete la penale. Vi sostituirò io!
+</p>
+
+<p>
+Un momento di silenzio esterrefatto seguì questa
+dichiarazione; ma la signora Clotilde, a testa alta,
+<span class="pagenum"><a name="Page_85" id="Page_85"></a>[85]</span>
+nell'atteggiamento ispirato e solenne di Martire Cristiana
+entrante nell'Arena, ripetè:
+</p>
+
+<p>
+— Vi sostituirò io. Io, Clotilde de Luca, nata Arpiggiani,
+di eminente famiglia bolognese, figlia di avvocato
+e nipote di sottoprefetto, comparirò stasera
+sul palcoscenico dell'Alhambra vestita unicamente
+di tintura marrone, di una sciarpa rossa, e di una
+parrucca di lana! Ah!... Ma questo sacrificio ch'io
+compio, questa immolazione dei miei più sacri istinti
+e delle più eccelse tradizioni della mia famiglia, avrà
+la sua ricompensa! Allorchè mio marito questa sera
+tornerà al suo focolare, tutto fremente della sua illecita
+passione, io gli andrò incontro colle braccia
+aperte, col sorriso sulle labbra: «Manlio! Colei che
+tu credi d'amare, colei che ti conturba i placidi
+sonni.... la «Nigra sum sed formosa», <i>sono io!...</i>
+Io che t'amo, e ti perdono!».
+</p>
+
+<p>
+Questa prova generale di una scena così commovente
+turbò la protagonista stessa a tal punto che
+scoppiò in lagrime, e di nuovo toccò alla buona Alabama
+Loo e alla fida cameriera di calmarla. A dir
+vero, parevano anch'esse in preda a un accesso di
+commozione convulsa; erano rosse in faccia e ogni
+tanto si coprivano la bocca colle mani. Riavutesi
+tutte e tre, la cameriera, ancora colle lagrime agli
+occhi, interrogò la sua padrona: — Che cosa ne
+dice?
+</p>
+
+<p>
+La signorina sfiorò cogli occhi la persona breve
+e tondeggiante della signora Clotilde. — Dico ch'è
+un'idea magnifica!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_86" id="Page_86"></a>[86]</span>
+— Ma, — fece in uno scoppio la cameriera, — il
+direttore non consentirà mai!
+</p>
+
+<p>
+— Ma che! — esclamò Miss Alabama. — Non ha
+bisogno di saperlo.
+</p>
+
+<p>
+— Già!... che non se ne accorgerà! — strillò la
+cameriera, dimenandosi convulsa.
+</p>
+
+<p>
+— Se ne accorgerà troppo tardi, — singhiozzò
+Miss Alabama, coprendosi il viso. — Noi saremo già
+in treno.... lontane.... Del resto, a lui importerà
+poco, visto che è l'ultima sera dei Quadri Allegorici....
+</p>
+
+<p>
+Furono impartite accuratamente alla signora Clotilde
+le istruzioni necessarie per l'uso del liquido
+bruno, della vasellina marrone, della cipria color
+caffè; e della lozione americana decolorante. Si fecero
+delle prove, che riuscirono perfette, sulla faccia
+della cameriera e sulle braccia di Miss Alabama.
+E poi anche sulle mani della signora Clotilde.
+</p>
+
+<p>
+La signora Clotilde ringraziò Miss Alabama, Miss
+Alabama ringraziò la signora Clotilde.
+</p>
+
+<p>
+Si lasciarono con un abbraccio.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+— Chi m'avesse detto che avrei baciato Alabama
+Loo!... — riflette la signora Clotilde andando a casa
+in carrozzella.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Quella sera Manlio, tornando a casa verso le sette,
+trovò sua moglie incappellata e ammantellata, pronta
+ad uscire.
+</p>
+
+<p>
+— Pranzo in casa di mia nipote (la figlia del sottoprefetto!) — spiegò
+la signora ad occhi bassi, mettendosi
+<span class="pagenum"><a name="Page_87" id="Page_87"></a>[87]</span>
+i guanti. — Capirai, non potevo rifiutare....
+Non aspettarmi prima delle undici.
+</p>
+
+<p>
+— Oh, guarda un po', — fece Manlio, — come
+capita bene! Io per l'appunto stasera devo uscire....
+</p>
+
+<p>
+— Ah, devi uscire? — fece ella, subdola, sogguardandolo.
+</p>
+
+<p>
+— Ho da trattare un affare, — rispose disinvolto
+Manlio.
+</p>
+
+<p>
+Un lampo passò negli occhi della signora Clotilde. — Te
+lo tratterò io l'affare, — disse tra sè e sè.
+</p>
+
+<p>
+E uscì.
+</p>
+
+<p>
+Manlio pranzò solo, con placido godimento, poggiando
+alla caraffa dell'acqua il giornale della sera.
+</p>
+
+<p>
+Alle nove si trovò davanti alla porta dell'Alhambra
+dove l'amico, come d'accordo, l'aspettava.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+La Colonia Sud Africana ebbe quella sera un
+grande successo d'ilarità e d'applausi; e nella Direzione
+del teatro si decise, seduta stante, di continuare
+la serie dei Quadri Viventi, sostituendo
+però ai <i>Quadri Viventi Allegorici</i> una serie di <i>Quadri
+Viventi Umoristici</i> — visto che il pubblico pareva
+dilettarsi ancor più al comico che all'estetico.
+</p>
+
+<p>
+Ma nella sala, Manlio, sprofondato nella sua poltrona
+accanto all'amico, esclamava sbigottito:
+</p>
+
+<p>
+— Misericordia!... Che orrore!... Che orrore!... — E
+si batteva coi pugni la fronte. — Ma cosa avevo
+io iersera?... Le traveggole?... O allora che cosa diavolo
+m'avevano messo in quel Tokay?...
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_88" id="Page_88"></a>[88]</span>
+</p>
+
+<h3>PARTE QUARTA</h3>
+
+<p>
+La signora Clotilde, intontita dal successo e dall'abbaglio
+dei lumi della ribalta, ritornò barcollante
+verso il suo camerino. Percorse coi neri piedi scalzi
+il dedalo degli stretti corridoi, aprendo molte porte
+che non erano la sua, e gli artisti — chi più o meno
+vestito, chi più o meno spogliato — salutarono con
+urli di protesta o con strilli d'ilarità la sua breve
+apparizione sulla loro soglia. Finalmente aprì una
+porta — N. 12 — che era la sua: ma si ritrasse ella
+stessa con un grido, vedendosi confrontata da una
+fosca e spaventosa apparizione.... Poi s'avvide che
+era la psiche che le rimandava la sua propria imagine....
+e sorrise.
+</p>
+
+<p>
+Ma il sorriso bianco in quella faccia color cioccolata
+le fece una penosa impressione, e si affrettò a
+volgere le nere spalle allo specchio. Si tolse di testa
+la parrucca di lana nera che le dava un caldo insopportabile;
+indi, seguendo appuntino le istruzioni di
+Miss Alabama, si dedicò alla delicata impresa del
+«<i>démaquillage</i>».
+</p>
+
+<p>
+Prese un grosso batuffolo di ovatta e vi versò qualche
+goccia di liquido trasparente. Anzichè cominciare
+dal viso, volle, per prudenza, provarselo prima
+su una gamba.... la sinistra....
+</p>
+
+<p>
+Benissimo!... Constatò con gioia che, dovunque
+passava il batuffolo bagnato, il magnifico colore nocciola
+scuro spariva subito, lasciando trasparire a
+<span class="pagenum"><a name="Page_89" id="Page_89"></a>[89]</span>
+strisce la naturale tinta carnicina. Quando il cotone
+fu tutto nero e la gamba tutta bianca, la signora
+Clotilde gettò in un angolo il batuffolo usato
+e ne prese uno nuovo. Aveva appena afferrato la
+bottiglia del liquido, quando udì battere alla porta.
+</p>
+
+<p>
+— No! — strillò la signora Clotilde, — no!
+</p>
+
+<p>
+Ma la porta ciononostante si aprì, e un signore col
+cappello in testa entrò con passo risoluto. Era il
+Direttore in persona che veniva a chiedere spiegazioni
+alla ignota sostituta di una delle sue artiste.
+</p>
+
+<p>
+Con un urlo la infelice signora Clotilde, ricordando
+di essere nipote di un sottoprefetto, volle nascondere
+a quell'intruso le sue bicromatiche forme.
+Fece un balzo all'indietro, vacillò, scivolò...., la bottiglia — la
+preziosa bottiglia del liquido Americano! — le
+cadde dalle mani e andò a frantumarsi in mille
+pezzi in un angolo sotto lo specchio.
+</p>
+
+<p>
+Allora una sequela di frenetici strilli riempì di
+stridore il camerino e i corridoi. Il Direttore, non
+comprendendo la gravità del disastro, si turò le orecchie
+colle mani:
+</p>
+
+<p>
+— Ma cos'hai da strillare, cretina? Credi forse
+che mi commuova la vista delle tue gambe.... Per
+me, oramai, gamba più, gamba meno....
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+L'intera Compagnia si radunò intorno al camerino
+N. 12, con consigli e suggerimenti. La signora Clotilde,
+avviluppata in un ampio accappatoio prestatole
+dal baritono, tremava e piangeva in un angolo,
+<span class="pagenum"><a name="Page_90" id="Page_90"></a>[90]</span>
+presentando invero lo spettacolo della più.... nera
+disperazione.
+</p>
+
+<p>
+Tutti offrivano consigli, unguenti, vasetti, bottigliette.
+Si provò a strofinarla colla vasellina, colla
+lanolina, colla benzina, col sapone al pomice, col
+sale e il limone.... I Giapponesi suggerirono una mistura
+d'alcool e di latte caldo. Il padrone dei cani
+ammaestrati suggerì la terebentina collo spirito canforato.
+Nulla valse....
+</p>
+
+<p>
+La signora Clotilde fu portata a casa in carrozza,
+accompagnata dalla canzonettista Belga che aveva
+buon cuore, e dalla Pace Imperante sul Mondo che
+aveva voglia di ridere.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Si telegrafò a tutti i Cafè-Chantants di Parigi,
+chiedendo nuove di Alabama Loo. Invano. Certo ella
+aveva cambiato nome e colore.
+</p>
+
+<p>
+Si fecero richieste in tutte le farmacie americane,
+si telegrafò a New-York, a Washington e a Chicago.
+Invano.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Lugubre, truce, colla sua faccia nera e la sua
+gamba bianca, la signora Clotilde, chiusa in due camere,
+aspetta fosca e depressa la lenta azione del
+tempo.
+</p>
+
+<p>
+E infatti, adagio, a poco a poco, col passare dei
+mesi, la tinta va lievemente rischiarandosi. Dal
+caffè moka scuro ha preso qua e là una tinta khaki....
+e si spera che forse, tra un anno o due anni....
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_91" id="Page_91"></a>[91]</span>
+Una profonda malinconia incombe sulla casa, interrotta
+a rari intervalli da improvvisi e pazzeschi
+scoppi di risa.... È l'Amico (l'unico ammesso in
+quella tragica dimora) che tratto tratto non sa frenare
+la sua crudele, spasmodica ilarità.
+</p>
+
+<p>
+E contemplando Manlio, — sprofondato nella sua
+disperazione, sfuggito dai suoi simili, temuto dalle
+donne, sospettato d'uxoricidio — egli talvolta mormora
+sommesso:
+</p>
+
+<p>
+— L'hai voluto!... L'hai voluto un tenebroso
+amore!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_93" id="Page_93"></a>[93]</span>
+</p>
+
+<h2><a name="FATA_LUMINOSA" id="FATA_LUMINOSA"></a>IV.<br />
+Fata luminosa</h2>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_95" id="Page_95"></a>[95]</span>
+</p>
+
+<p>
+La Fata Luminosa sono io.
+</p>
+
+<p>
+Questa dichiarazione può sembrare mancante di
+modestia. Infatti, scrivendolo, arrossisco.
+</p>
+
+<p>
+Tuttavia, trattandosi di narrare una storia che ha
+la sua brava morale, la racconto tale e qual'è.
+</p>
+
+<p>
+E forse a Lola farà piacere.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Incontrai Lola in montagna. L'estate era stata
+torrida, ma io, occupata a scrivere degli articoli
+illustranti la barbarie della perfida Albion, non me
+ne ero accorta. Un giorno alzando gli occhi per caso
+al calendario m'avvidi che l'estate era già lontana.
+Ed io non ero stata in campagna! Non ero stata,
+come ogni anno, a 1000 o 2000 metri d'altitudine!
+</p>
+
+<p>
+— Dov'è la più vicina montagna? — chiesi a
+chi mi stava accanto, mettendomi in fretta il cappello.
+</p>
+
+<p>
+— Macugnaga, — mi fu risposto.
+</p>
+
+<p>
+— Avanti. Vado a Macugnaga. Addio a tutti.
+</p>
+
+<p>
+Invano si protestò che Macugnaga in ottobre sarebbe
+vuota, che a Macugnaga sarei gelata....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_96" id="Page_96"></a>[96]</span>
+Partii.
+</p>
+
+<p>
+Il sole d'ottobre — il più bel sole dell'anno — raggiava
+in un cielo di lapislazzuli quando arrivai
+lassù, e i ghiacciai del Monte Rosa fumigavano abbaglianti
+e le valanghe balzavano e rotolavano tonando,
+come per un foot-ball di giganti.
+</p>
+
+<p>
+E Macugnaga era vuota.
+</p>
+
+<p>
+Meglio così. Tutta questa gloria di sole e di neve
+era per me, per me sola.
+</p>
+
+<p>
+Ma facevo i conti senza l'oste: l'oste di Macugnaga
+chiudeva i suoi alberghi, e se non volevo dormire
+nelle pinete o sul ghiacciaio, dovevo scendere con
+lui al piano.
+</p>
+
+<p>
+Scesi; ma il meno possibile. Mi fermai a mezza
+montagna, a Ceppo — ridente villaggetto che si posa
+come una driade montana, con un piede sul pendìo e
+l'altro nel torrente — e presi alloggio nel piccolo
+Hôtel des Alpes, presso la signora Maria. (Signora
+Maria! se voi leggerete questo racconto, sentitevi
+nel cuore il mio saluto).
+</p>
+
+<p>
+E a Ceppo conobbi Lola. Passando un meriggio
+accanto alla scuola, la vidi, circondata dai suoi venti
+o trenta bambini, che tutti le strillavano qualche
+cosa. Lei non rispondeva. Teneva fissi su me gli
+occhi, occhi immensi, neri, ardenti.
+</p>
+
+<p>
+Le dissi qualcosa; ella si fece rossa e poi pallida
+e mormorò il mio nome. Mi parve lusinghiera, sebbene
+esagerata, la sua commozione.
+</p>
+
+<p>
+Nel pomeriggio venne a trovarmi. Mi portò molti
+fiori. Era magra, esaltata, febbrile.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_97" id="Page_97"></a>[97]</span>
+E nel villaggio mi dissero: — Ah, la maestrina?
+Poveretta! va consunta.
+</p>
+
+<p>
+Anche lei me lo disse un giorno, ansando un poco: — Vado
+consunta. — E nella sua voce vi era insieme
+una grande paura e un certo romantico compiacimento. — L'hanno
+detto tutti; anche i dottori
+di Milano; e il dottore di qui, che mi fa delle iniezioni.
+È tutto inutile! Vado consunta.
+</p>
+
+<p>
+Io ne ebbi grande dolore e pietà. Quando salivo
+correndo per la montagna, al sole e al vento, pensavo
+a lei, e mi dicevo: — Povera Lola, che non
+può!... — Perdendomi nei boschi d'abeti, arrampicandomi
+per l'arida morena, traversando il torrente
+e scivolando sui sassi levigati e bagnandomi fino
+alle ginocchia nella gelida acqua, arrivando infine
+alla croce sul ghiacciaio e guardandomi intorno, col
+mondo ai miei piedi e soltanto il cielo sopra di me,
+pensavo: — Povera Lola!... povera Lola che non
+deve muoversi, che non deve stancarsi....
+</p>
+
+<p>
+E ad ogni cappelletta, ad ogni crocifisso sull'orlo
+delle vie alpestri mi fermavo a dire una piccola preghiera
+perchè Lola guarisse; ad ogni Madonnina
+ammantata d'azzurro, impallidita dal sole e dalle
+pioggie, sussurravo piano: — Oh Madonnina, fate
+guarire Lola.
+</p>
+
+<p>
+Ma in fondo al cuore sapevo che Lola non poteva
+guarire.
+</p>
+
+<p>
+Lola si aggrappò a me con un affetto febbrile e
+appassionato. Ad ogni passo la incontravo, ferma a
+guardarmi con quegli occhi troppo lucenti. Le bambine
+<span class="pagenum"><a name="Page_98" id="Page_98"></a>[98]</span>
+della scuola avevano tutti i momenti ricreazione
+perchè la maestra doveva uscire; lieve e lenta passava
+davanti alla bianca porta e sotto alle verdi finestre
+dell'Hôtel des Alpes.
+</p>
+
+<p>
+Allora, un giorno, l'invitai ad entrare.
+</p>
+
+<p>
+Poi l'invitai a rimanere; ed ella passò i suoi pomeriggi
+sdraiata sul divano a guardarmi scrivere;
+talvolta, in pieno sole, uscivamo entrambe sul terrazzo.
+Non permettevo che mi parlasse. Era l'ora in
+cui le veniva la febbre; aveva le guance infocate,
+le mani brucianti: e i brevi capelli neri le si arricciavano
+sulla fronte sudata.
+</p>
+
+<p>
+Sempre, quando arrivava e quando partiva, io la
+baciavo. Ed ogni volta che la baciavo, lei mi diceva:
+</p>
+
+<p>
+— Grazie!
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Venne il novembre, e il sole si ritirò da Ceppo;
+si ritirò con garbo, un poco ogni giorno, allontanandosi
+gradatamente dal villaggio come un amante infedele
+che medita un tradimento.
+</p>
+
+<p>
+— Ora per tutto l'inverno il sole in paese non
+verrà più, — disse la signora Maria. — Tornerà
+in aprile. E spero che allora, — soggiunse, china ad
+aiutarmi a chiudere la valigia, — tornerà anche Lei!
+</p>
+
+<p>
+— Anch'io lo spero, — dissi con un sospiro, pensando
+come di rado mi sono concessi i ritorni.
+</p>
+
+<p>
+Tutto il villaggio si radunò davanti alla Posta per
+salutarmi alla partenza; soltanto Lola non c'era.
+</p>
+
+<p>
+Io avevo prescelto di fare a piedi i dieci o dodici
+chilometri di via maestra che scendono allegramente
+a valle tra rocce e abeti; e alcuni dei miei nuovi
+<span class="pagenum"><a name="Page_99" id="Page_99"></a>[99]</span>
+amici mi accompagnarono per un tratto di strada.
+Ma già tutti se n'erano tornati indietro al villaggio
+allorchè, a uno svolto, vidi Lola seduta su un tronco
+d'albero ad aspettarmi. Aveva le braccia piene di
+fiori e gli occhi pieni di lagrime. (Non mi piacciono
+nè le lagrime quando sono per me, nè i fiori quando
+sono colti).
+</p>
+
+<p>
+— Non dovevate venire così lontano, — la sgridai. — Come
+farete ora a tornar su?
+</p>
+
+<p>
+Tremava tutta. — Addio, addio! Non La scorderò
+mai, — disse. — Ella è stata per me.... una fata
+luminosa!
+</p>
+
+<p>
+— Che esagerata! — risi, baciandola.
+</p>
+
+<p>
+E lei subito mormorò il suo solito — Grazie!
+</p>
+
+<p>
+— Addio, Lola. Andate a casa. Badate di far
+giudizio. E mangiate molte uova.
+</p>
+
+<p>
+— Addio, Fata Luminosa, — singhiozzò lei.
+</p>
+
+<p>
+E la lasciai così — sola, in mezzo alla strada
+maestra; piccola e scura sullo sfondo del Monte
+Rosa, col suo male e la sua malinconia. Ricordo che
+dopo qualche chilometro — e i fiori ciondolavano le
+teste di qua e di là, stanchi d'essere portati come io
+di portarli — passai davanti a una piccola cappella.
+Mi fermai a guardare. Dentro, una Madonnina sorrideva
+in atteggiamento assai mite, quasi le rincrescesse
+d'aver messo per errore il piede sulla testa del
+serpente. Sette stelle le incoronavano il capo.
+</p>
+
+<p>
+Le posi sul davanzale i fiori. — O Madonnina dalle
+Sette Stelle! — pregai. — Fate guarire Lola.
+</p>
+
+<p>
+E ripresi la via.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_100" id="Page_100"></a>[100]</span>
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Il destino mi trasse lontano, e Lola era già da un
+pezzo scordata, quando mi giunse a Parigi (rispeditomi
+dal mio indirizzo «stabile» di Milano, dove non
+mi trovo mai) una cartolina. Era scritta in una
+grande calligrafia chiara e infantile; e diceva:
+</p>
+
+<p>
+«<i>Fata Luminosa!!... Noi siamo ventinove bambine
+che le vogliamo bene. La nostra maestra ci parla
+sempre di lei. Andremo questa primavera a cercare
+le viole nei boschi per lei</i>»!
+</p>
+
+<p>
+Sorrisi. Come era sentimentale e romantica Lola!...
+Con una cartolina ringraziai collettivamente le ventinove
+bambine; che a loro volta mi risposero con
+un'altra cartolina. Nella stessa calligrafia grande
+e tonda cominciava anche quella, al solito:
+</p>
+
+<p>
+«<i>Fata Luminosa!</i>».
+</p>
+
+<p>
+(Mi sembrò che il portiere dell'albergo presentandomela
+avesse un piccolo sorriso).
+</p>
+
+<p>
+E in primavera mi giunsero le viole. Ogni otto
+giorni arrivavano delle scatolette di cartone schiacciate,
+piene di muschio — talvolta ancor umido — su
+cui posavano pallide ed avvizzite delle violette
+boschive. Mi seguivano da Milano a Roma, da Roma
+a Genova, da Genova a Montecarlo, da Montecarlo
+a Parigi.... Un giorno di nebbia nera a Londra, al
+mio ritorno da un tragico viaggio in Irlanda, ecco
+sul mio tavolo il solito pacchettino sgangherato, con
+dentro i cadaverini di viole mammole. Tutta una
+piccola primavera morta!
+</p>
+
+<p>
+Le gettai via con impazienza.
+</p>
+
+<p>
+Ma nel cuore me ne rimase, lene e lieve, il profumo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_101" id="Page_101"></a>[101]</span>
+Alfine la mia felice ventura mi ricondusse in Italia.
+Ed ecco che un giorno mi venne annunciata una
+visita. Sospirai, ed entrai nel salotto.
+</p>
+
+<p>
+In un angolo sedeva una figuretta, una figuretta
+esile sotto un grande cappello di feltro. Si alzò e
+mosse con passo trepido verso di me.
+</p>
+
+<p>
+— Fata Luminosa! Non mi riconosce?
+</p>
+
+<p>
+Era Lola. Una Lola rosata, abbronzata, ingrassata.
+</p>
+
+<p>
+— Ma Lola! Come state? Ma state meglio, molto
+meglio!
+</p>
+
+<p>
+— Sono guarita, — disse Lola. — Peso quarantanove
+chili. — Per Lola è l'obesità, poichè a Ceppo
+ne pesava trentasette. — E lo devo alla Fata Luminosa.
+</p>
+
+<p>
+— Silenzio! Non siate sempre così esagerata, — dissi
+severamente. E l'abbracciai.
+</p>
+
+<p>
+Notai che stavolta non mi disse grazie.
+</p>
+
+<p>
+— Sono guarita, — disse; — e lo devo a Lei che
+mi ha incuorata e consolata; a Lei che non aveva
+paura di baciarmi; a Lei che....
+</p>
+
+<p>
+— Lo dovete alle uova. E alle iniezioni del dottore. — E
+in cuor mio soggiunsi: — E alla Madonnina
+delle Sette Stelle.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Lola chiese ed ottenne una licenza di due mesi dalla
+sua scuola. E quei due mesi li passò con me.
+</p>
+
+<p>
+Parlandomi, o parlando di me, essa mi chiamava
+invariabilmente: «Fata Luminosa». Non ci fu verso
+di farla smettere. E — devo confessarlo? — da principio
+questo nomignolo mi lusingava deliziosamente.
+Quando per la casa mi udivo chiamare così, accorrevo
+<span class="pagenum"><a name="Page_102" id="Page_102"></a>[102]</span>
+lieta e sorridente. E a poco a poco anche gli
+altri in casa — un po' per ridere di Lola, un po' per
+prendersi gioco di me — cominciarono tutti a chiamarmi
+con quell'appellativo.
+</p>
+
+<p>
+.... Ebbene, se io dovessi dire quale martirio, quali
+sacrifici m'impone oggi quel nome, non mi si crederebbe.
+</p>
+
+<p>
+Vengono dei momenti nella vita, dei momenti nella
+giornata in cui non si è, nè si vuol essere, una fata
+luminosa. Quando si ha molto da fare, quando si
+ha fretta, quando le cose non vanno pel loro verso,
+quando si è nervosi e contrariati, allora è odioso, è
+insopportabile sentirsi dare della fata luminosa.
+</p>
+
+<p>
+«Fata Luminosa!». Con queste due esecrabili parole
+Lola mi ha amareggiata l'esistenza. Un tempo
+io facevo press'a poco ciò che mi garbava. Al mattino
+mi alzavo quando mi pareva; mi vestivo come
+mi piaceva; quando aveva voglia di ridere, ridevo;
+quando avevo voglia di far bronci, li facevo. Ora
+non più.
+</p>
+
+<p>
+Ora, all'alba, prima ancora ch'io abbia aperto
+gli occhi, mentre lo spirito è voluttuosamente inabissato
+nelle lontane, vellutate profondità del sonno,
+odo al mio capezzale un saluto alacre e festoso:
+</p>
+
+<p>
+— Ben svegliata, Fata Luminosa!
+</p>
+
+<p>
+Allora mi tocca aprire gli occhi e abbozzare un
+sorriso il più possibile luminoso; mi tocca rispondere
+a tono — non con un inarticolato brontolìo, ma giuliva
+come risponderebbe una fata desta all'aurora:
+</p>
+
+<p>
+— Ah! buon giorno! buon giorno!...
+</p>
+
+<p>
+Alzata di malavoglia nel grigiore mattutino, infreddolita
+<span class="pagenum"><a name="Page_103" id="Page_103"></a>[103]</span>
+e lugubre, penso di indossare una certa
+vestaglia di flanella regalatami da mia suocera (che
+disprezza le apparenze) e infilare i piedi in un paio di
+pantofole paleontologiche, ma che serbano i resti
+d'una fodera di pelliccia. Così, appuntate le chiome
+<i>à la sans-façon</i>, apro la mia porta per dire che mi
+si porti il caffè-latte. Lo prenderò, sola, con un
+certo «confort», leggiucchiando il giornale.
+</p>
+
+<p>
+Ma ecco le voci dei familiari che da lungi mi
+salutano: — Ti aspettiamo, fata! — E il trillante
+soprano di Lola che esclama:
+</p>
+
+<p>
+— Ah! ora viene la fata!... la Fata Luminosa!
+</p>
+
+<p>
+Richiudo la porta. Getto uno sguardo nello specchio
+e mi convinco che, lungi dal sembrare una fata,
+somiglio piuttosto (come direbbe la mia toscana
+amica, Pia) a «Quella che diede la via ai fulmini!...»
+</p>
+
+<p>
+Con ira getto lungi da me la vestaglia di flanella,
+scaglio una dietro all'altra, fuori dei piedi! le pantofole
+colla pelliccia; mi vesto, mi calzo, mi profumo....
+e mi presento con un sorriso estatico alla
+soglia della sala da pranzo.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! eccola la fata! La Fata Luminosa!
+</p>
+
+<p class="pad2">
+La morale? Sì, al principio di questo racconto vi
+ho promesso una morale.
+</p>
+
+<p>
+Eccola. Se tu, caro amico sconosciuto che mi leggi,
+hai la fortuna di avere nella tua casa una donna — sia
+essa moglie o sorella, suocera o cognata, zia
+o nipote; sia essa allegra o arcigna, indulgente o
+rigida, angelo o megera — tu prenderai l'abitudine
+di dirle, e lo dirai tutti i giorni, incessantemente:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_104" id="Page_104"></a>[104]</span>
+— Ah, Clelia! (o Sofia, o Luisa, o come del caso),
+tu sei invero una fata luminosa!
+</p>
+
+<p>
+Basta questo semplice mezzo perchè la tua casa
+divenga un paradiso.
+</p>
+
+<p>
+Quando la vedi un poco torva, un poco severa,
+quando la senti litigare coi fornitori, gridare colla
+cameriera, dare gli otto giorni alla cuoca, assestare
+qualche scappellotto ai bambini strillanti.... presto,
+prima che venga il tuo turno, hop-là! senza por
+tempo in mezzo, apri la porta e chiama con voce
+soave:
+</p>
+
+<p>
+— Sei tu, mia Fata Luminosa?
+</p>
+
+<p>
+Ella ti dirà: — Sì. Sono io. — (Perchè non può
+dirti: — No, non sono io!).
+</p>
+
+<p>
+E nove volte su dieci la bufera si dileguerà.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Ma questo non è tutto. Nove volte su dieci quell'appellativo
+la indurrà non soltanto a comporsi
+un'espressione intonata all'epiteto; ma inclinerà
+anche la sua anima alla blandizia.
+</p>
+
+<p>
+A poco a poco, ella prenderà la consuetudine — direi
+quasi il vizio — di essere adorabile e adorata,
+di effondere intorno a sè luce e letizia, di sentirsi il
+sorriso sempre presso alle labbra, la carezza sempre
+dentro alla mano, e la bocca sempre «di perle piena
+e di rose e di dolci parole».
+</p>
+
+<p>
+.... Così, quasi per incanto, pronunciando queste
+due parole evocatrici di raggi e di lucentezze, ecco
+che il mondo intorno a noi si riempirà tutto di fate
+luminose.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_105" id="Page_105"></a>[105]</span>
+</p>
+
+<h2><a name="LANDRU" id="LANDRU"></a>V.<br />
+Quella che Landru non uccise</h2>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_107" id="Page_107"></a>[107]</span>
+</p>
+
+<p class="indr">
+Parigi, 26 Novembre.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+.... Uscivo questo pomeriggio dalla Direzione del
+<i>Matin</i>, dove ero andata a salutare l'amabile De Jouvenelle
+e la sfolgorante Colette, allorchè il vecchio
+usciere — un sorridente cerbero che conosco — mi
+fermò, e additandomi una donna che in quel punto
+scendeva le scale uscendo dagli uffici di redazione,
+susurrò misterioso: — Sa chi è quella signora?
+</p>
+
+<p>
+Io non lo sapevo; ed egli, abbassando ancor più
+la voce, mi informò:
+</p>
+
+<p>
+— È quella.... che Landru non uccise!
+</p>
+
+<p>
+— Landru! — Subito mi si affacciò alla niente la
+imagine del terribile uomo supposto uccisore di almeno
+dieci donne. Tratto in arresto per una frivola
+mancanza (faceva un breve viaggio senza biglietto)
+ecco che venne alla luce la più mostruosa serie di
+delitti che sia mai stata attribuita ad un essere
+umano. Una donna che era partita con lui non era
+più tornata; una seconda donna ch'egli aveva condotto
+nella sua villa a Gambais, non aveva più dato
+<span class="pagenum"><a name="Page_108" id="Page_108"></a>[108]</span>
+nuove di sè; una terza donna ch'egli aveva promesso
+di sposare era sparita.... E così via. Il <i>Matin</i>
+pubblicò il suo ritratto, e da ogni parte di Parigi
+affluirono alla redazione di quel giornale e all'ufficio
+della <i>Sûreté</i> lettere, telegrammi, ricerche di parenti
+d'altre donne che, partite col sorridente Barbableu,
+non erano mai più ritornate.
+</p>
+
+<p>
+Gli abitanti del villaggetto di Gambais (a un'ora
+da Parigi) lo vedevano arrivare ogni poche settimane
+sempre con una compagna nuova ch'egli installava
+con affettuose premure nella solitaria villa. E per
+alcuni giorni i passanti scorgevano quella donna,
+ignara e lieta, aggirarsi nel giardino, cogliendo fiori
+o seduta all'ombra degli alti alberi secolari.
+</p>
+
+<p>
+Per ben dieci volte Landru aveva fatto il viaggio
+da Parigi a Gambais in lieta compagnia, prendendo — particolare
+trasecolante! — un biglietto d'andata
+e ritorno per sè, e un biglietto di sola andata per
+la sua compagna! Quelle giovani donne erano tutte
+eleganti; molte portavano ricche vesti e preziosi
+gioielli.... Poi da un giorno all'altro, non si vedevano
+più.
+</p>
+
+<p>
+Ciò che si vedeva era, al calar della notte, delle
+nuvole di fumo denso e giallastro uscire dai camini
+della villa; un fumo così acre e fetido che i contadini
+passando esclamavano tra loro: — Ma che orrenda
+cucina si fa mai in quella casa! — (Orrenda
+cucina, invero!)
+</p>
+
+<p>
+Ciò che si vedeva — o qualcuno almeno dice di
+averlo veduto — era una misteriosa automobile chiusa,
+che nelle notturne ore s'avviava dalla villa verso
+<span class="pagenum"><a name="Page_109" id="Page_109"></a>[109]</span>
+lo Stagno delle Brughiere — un'acqua viscida e profonda
+sull'orlo di un bosco vicino....
+</p>
+
+<p>
+— <i>Quella che Landru non uccise!</i>... — Non stetti
+ad ascoltare di più; scesi rapida dietro la snella
+figura che già spariva allo svolto della scalinata.
+Volevo vederla, questa donna scampata da una morte
+così atroce; volevo vedere se il suo viso portava
+le traccie del passato terrore.
+</p>
+
+<p>
+Giunsi quasi contemporaneamente a lei nel grande
+vestibolo, ed ella, uscendo, si volse a tenere con atto
+cortese la porta aperta dietro di sè.
+</p>
+
+<p>
+Pioveva; sul boulevard Montmartre passavano frettolosi
+i viandanti sotto gli sgocciolanti ombrelli; in
+mezzo alla via correvano veloci le carrozze tutte occupate.
+</p>
+
+<p>
+La mia automobile stazionava vicino al marciapiede.
+</p>
+
+<p>
+Mi volsi e guardai quella donna che, senza ombrello,
+ferma sullo scalino del Matin pareva incerta
+se avviarsi o no; non era bella, ma aveva un viso
+estremamente interessante e due grandi occhi scuri,
+mobilissimi. Seguendo l'impulso del momento io le
+rivolsi la parola.
+</p>
+
+<p>
+— Vuole ch'io la conduca.... <i>quelque part</i>?
+</p>
+
+<p>
+Ella mi guardò un po' stupita e non rispose subito.
+Indi chiese repentina: — Lei appartiene alla
+redazione del <i>Matin</i>?
+</p>
+
+<p>
+— Sono scrittrice, — risposi evasivamente.
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — vi fu un attimo di pausa. — E.... sa chi
+sono io?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_110" id="Page_110"></a>[110]</span>
+Allora, guardandola fisso, io ripetei la frase dell'usciere.
+</p>
+
+<p>
+La donna si volse di scatto e un'espressione indefinibile
+le passò sul volto. Era come un <i>tic</i> nervoso
+che per un attimo le sconvolse i lineamenti.
+</p>
+
+<p>
+— Ah!... — fece di nuovo. E tacque.
+</p>
+
+<p>
+In me la smania dell'esplorazione psicologica era
+nata, e s'agitava.
+</p>
+
+<p>
+— Venga a prendere il thé con me al Grand Hôtel, — dissi,
+seguendo l'impulso irrefrenabile dello scrittore
+davanti ad un'anima nuova, ad un'esperienza
+nuova.
+</p>
+
+<p>
+— Che strana idea! — esclamò lei, e rise. Aveva
+un sorriso bellissimo; ma non era un sorriso consenziente;
+anzi, vidi i suoi occhi vagare inquieti per
+il boulevard, come s'ella meditasse la fuga..
+</p>
+
+<p>
+D'improvviso mi balzò nel ricordo un consiglio datomi
+un giorno a Roma da un eminente personaggio
+diplomatico: «Se mai volete ottenere qualche cosa
+da qualcuno», mi aveva detto lui, «ricordatevi di
+guardarlo fissamente in mezzo agli occhi: proprio
+tra le due sopracciglia! Quindi esprimete lentamente
+e con ferma volontà il vostro desiderio. Vedrete che
+nove volte su dieci riuscirete nel vostro intento».
+</p>
+
+<p>
+Allora io, ferma su quel <i>trottoir</i> parigino, incurante
+dei passanti, fissai con intensità ipnotizzante
+quella sconosciuta; la fissai nel centro della fronte
+tra le due sopracciglia nere, e ripetei il mio invito.
+</p>
+
+<p>
+Ella ebbe uno strano gesto delle spalle, un istante
+d'esitazione.... Indi accettò.
+</p>
+
+<p>
+Il <i>foyer</i> del Grand Hôtel era pieno di una folla
+<span class="pagenum"><a name="Page_111" id="Page_111"></a>[111]</span>
+cosmopolita, profumata e mormorante. L'orchestra
+suonava dei languidi «Hesitations» e dei sussultanti
+«Shimmy-shakes». Trovammo una tavola appartata
+in mi angolo, tra fronde e fiori; e ci venne
+servito il thé.
+</p>
+
+<p>
+— Volete aprirmi per un istante la vostra anima? — diss'io.
+</p>
+
+<p>
+La donna volse su me i suoi occhi un poco spiritati.
+Aspettava.
+</p>
+
+<p>
+Ed io l'interrogai.
+</p>
+
+<p>
+— Foste amata da.... quell'uomo?
+</p>
+
+<p>
+Ella chinò il capo in segno di affermazione.
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa vi siete detta quando scopriste che
+era un assassino?
+</p>
+
+<p>
+Un attimo di silenzio. Indi ella disse lentamente,
+deliberatamente: — Io lo sapevo già.
+</p>
+
+<p>
+— Lo sapevate!... Quando?
+</p>
+
+<p>
+— Prima di andare da lui. Mademoiselle Marchadier,
+quella ch'egli.... — la voce cadde d'un semitono.... — ch'egli
+strozzò e bruciò, era una mia
+amica.
+</p>
+
+<p>
+— Voi sapevate.... sapevate ch'egli l'aveva uccisa?
+</p>
+
+<p>
+— Lo immaginavo. Essa mi aveva fatto delle confidenze
+molto strane. Poi era sparita. Nessuno aveva
+più saputo nulla di lei.
+</p>
+
+<p>
+— Ma allora.... — E mi mancò la voce per continuare.
+</p>
+
+<p>
+Gli occhi spiritati si fissarono su me con una
+espressione stranissima. — Già. Allora sono andata
+lo stesso da lui.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_112" id="Page_112"></a>[112]</span>
+— Ma voi.... siete dunque un'isterica? siete una
+pazza? — esclamai.
+</p>
+
+<p>
+— Può darsi. — E la sconosciuta si strinse nelle
+sottili spalle. — Siamo tutte un poco squilibrate,
+noi donne oggigiorno. Non trovate?
+</p>
+
+<p>
+Io non rispondo. Contemplo smarrita e stupefatta
+questa enigmatica creatura; e guardandola negli occhi
+mi pare di guardare nelle torbide acque di quello
+Stagno delle Brughiere che nasconde tanti orrendi
+misteri.
+</p>
+
+<p>
+L'orchestra frattanto intona un malinconico valzer
+e la mia vicina si volge subitamente a me.
+</p>
+
+<p>
+— Volete proprio guardare nella mia anima? Ebbene....
+</p>
+
+<p>
+Colle labbra pallide e le mani strette convulsivamente
+in grembo essa mi fa il seguente racconto:
+</p>
+
+<p class="pad2">
+— Sappiate che io ho sempre avuto orrore di
+tutto ciò che è consueto, usuale, <i>terre-à-terre</i>.
+</p>
+
+<p>
+Il mio sogno era di vivere una vita stravagante e
+fuori del comune. Sognavo delle avventure fantastiche,
+degli amori bizzarri.
+</p>
+
+<p>
+Invece parve che la mia esistenza dovesse scorrere
+sulle grige linee della più tediosa convenzionalità.
+Mio padre era notaio in un piccolo villaggio, ed
+io, la maggiore di quattro sorelle, avevo, a quanto
+pare, un certo talento per la musica. Fatto sta che
+quando ebbi sette anni mia madre cominciò ad insegnarmi
+il pianoforte. Si principiò col Diabelli; poi
+venne lo Czerny; poi il Cramer; poi le mazurke di
+Chopin.... Alla terza mazurka mia madre morì.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_113" id="Page_113"></a>[113]</span>
+La maggiore delle mie tre sorelline aveva allora
+otto anni; e mio padre volle ch'io le insegnassi la
+musica. Così ricominciai da capo col Diabelli, col
+Cramer, collo Czerny.... Quando fummo alle mazurke
+di Chopin, mia sorella sposò il farmacista del
+paese.
+</p>
+
+<p>
+Le altre due sorelle avevano allora nove e dieci
+anni; ed ecco che si dovette ricominciare anche con
+loro il Diabelli, il Cramer....
+</p>
+
+<p>
+Stavolta, arrivate allo Czerny io scappai di casa
+col figlio del sindaco, e venni a Parigi.
+</p>
+
+<p>
+E qui speravo che cominciasse per me la vita strana
+e avventurosa che avevo tanto sognato. Ma quasi
+subito il figlio del sindaco mi lasciò, ed io, per poter
+sussistere, dovetti cercare delle altre bambine che
+volessero imparare il Diabelli, il Cramer, lo Czerny
+e il Chopin.
+</p>
+
+<p>
+Disgustata della vita sognai di morire. La morte
+almeno me la potevo scegliere e foggiare a piacer mio.
+</p>
+
+<p>
+— Ah, vivaddio! — dissi un giorno alla mia amica,
+Céline Marchadier; — la vita è quella che è. Ma la
+morte è quella che noi vogliamo. Io voglio trovare pel
+grigio dramma della mia vita un finale inedito!
+</p>
+
+<p>
+Ella rideva; e mi rimproverava d'essere romantica
+ed esaltata. Aveva una piccola anima borghese,
+Céline. E colla sua piccola dote borghese s'apprestava
+a trovare una calma felicità nel matrimonio.
+</p>
+
+<p>
+Aveva infatti incontrato il fidanzato dei suoi sogni:
+una onesta persona, con modi corretti, con
+barba rassicurante, con villa in campagna.... Landru!
+</p>
+
+<p>
+Céline partì un giorno per la villa di Gambais
+<span class="pagenum"><a name="Page_114" id="Page_114"></a>[114]</span>
+col suo fidanzato; mi disse che sarebbe ritornata la
+settimana seguente.
+</p>
+
+<p>
+Non la vidi mai più.
+</p>
+
+<p>
+Ricevetti da lei una strana lettera:
+</p>
+
+<p>
+«Questa villa», diceva essa, «è lugubre. La parete
+della mia camera, accanto al mio letto, è tutta chiazzata
+di macchie scure.... Il giardino mi fa orrore.
+Figurati che in un angolo, sotto a delle foglie secche,
+ho visto due cani e un gatto morti; avevano tutt'e
+tre intorno al collo uno spago, quello spago impeciato
+che adoperano i calzolai.... Ce n'è molto in
+questa casa di quello spago....».
+</p>
+
+<p>
+Una seconda lettera, datata il giorno seguente, diceva:
+</p>
+
+<p>
+«Credo che quest'uomo sia un maniaco! Tutto
+il giorno mi ha fatto raccogliere delle foglie secche
+e portarle nella cucina.... Domani torno a Parigi».
+</p>
+
+<p>
+E un terzo messaggio mi giunse da lei; era una
+cartolina tutta sgualcita ch'io stessa le avevo
+scritto: ella aveva cancellato a matita l'indirizzo
+e riscritto il mio; le parole erano quasi illeggibili.
+La carta era infangata come se fosse stata gettata
+sulla strada, e poi raccolta da qualcuno e impostata.
+Diceva:
+</p>
+
+<p>
+«Vieni, vieni subito! È pazzo. Sta accendendo un
+gran fuoco.... Ho paura».
+</p>
+
+<p>
+Immediatamente, con una mia vicina e suo figlio,
+partii per Gambais. Trovammo la villa chiusa e
+silenziosa. Nel villaggio nessuno sapeva nulla.
+</p>
+
+<p>
+L'indomani e l'indomani ancora, tornai sola a
+<span class="pagenum"><a name="Page_115" id="Page_115"></a>[115]</span>
+Gambais, ma il cancello del giardino era sempre
+chiuso.
+</p>
+
+<p>
+Una terza volta, in un grigio pomeriggio di marzo,
+feci da sola quel viaggio; e già me ne tornavo via,
+scoraggiata e depressa, allorchè sulla strada solitaria
+che conduce alla stazione mi trovai d'improvviso
+faccia a faccia con un uomo. Era lui!
+</p>
+
+<p>
+Lo riconobbi subito. Era tal quale Céline me lo
+aveva descritto.
+</p>
+
+<p>
+Mi fermai, come paralizzata; senza respiro. Quell'uomo
+mi guardò in faccia — non so dire l'impressione
+di ribrezzo e insieme d'orribile attrazione
+che provai. Rimasi ferma a guardarlo, e un gran
+freddo mi correva come una serpe viva per la schiena.
+</p>
+
+<p>
+— Buona sera, — disse lui. — Cercate qualcuno?
+</p>
+
+<p>
+Aveva una voce stranamente morbida e bassa.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — balbettai; — cercavo.... volevo.... delle
+notizie di Céline Marchadier.
+</p>
+
+<p>
+Vi fu un attimo di silenzio. Poi quell'uomo si
+avvicinò di un passo.
+</p>
+
+<p>
+— Io posso darvene, — disse, — se volete entrare
+nella mia villa....
+</p>
+
+<p>
+Io volevo gridare, volevo fuggire. Già mi vedevo
+correre urlando per quella strada solitaria, inseguita
+da questo spaventevole uomo, pazzo ed assassino....
+Ma egli mi teneva ferma, come catalettica,
+sotto il suo sguardo, e non potevo parlare, non potevo
+muovermi.
+</p>
+
+<p>
+D'improvviso mise una mano sul mio braccio.
+Come una sonnambula io lo seguii.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_116" id="Page_116"></a>[116]</span>
+Non vi dirò ciò che provai quando fui chiusa in
+quella casa con lui. Quando ridomandai di Céline,
+egli disse: — Prima mangiamo!
+</p>
+
+<p>
+E mi preparò egli stesso una cena: — Da studenti!... — diceva
+lui ridendo.
+</p>
+
+<p>
+— Le piacciono queste avventure, signorina?
+</p>
+
+<p>
+Ed io, tra me e me, pensavo:
+</p>
+
+<p>
+— Quando mi ucciderà? E come?... Mi salterà al
+collo improvvisamente e mi strangolerà? Oppure in
+questo vino che mi offre avrà già messo un narcotico
+o un veleno?...
+</p>
+
+<p>
+Egli frattanto mi parlava, mi parlava di cose indifferenti.
+</p>
+
+<p>
+Ed io lo guardavo.... lo guardavo. Guardavo le
+sue mani scure e nervose.... e me le figuravo intorno
+al sottile collo di Céline....
+</p>
+
+<p>
+Ed ecco ch'egli si mise a parlare di lei; disse
+ch'era partita per l'America....
+</p>
+
+<p>
+A quelle parole io fui presa come da una crisi isterica
+e scoppiai in una risata, una risata convulsa,
+frenetica, rotta da singulti. Landru mi guardava con
+aria stupefatta.
+</p>
+
+<p>
+A un tratto si alzò, andò nella stanza attigua
+ch'era la cucina, e tornò portando un bicchierino di
+liquore.
+</p>
+
+<p>
+— Bevete, — comandò.
+</p>
+
+<p>
+Io ridevo ancora; mi battevano i denti; ero tutta
+scossa da un tremito violento. Gli presi di mano il
+bicchiere, e d'improvviso, guardandolo negli occhi,
+domandai:
+</p>
+
+<p>
+— È veleno?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_117" id="Page_117"></a>[117]</span>
+Egli trasalì; vidi lampeggiare nei suoi occhi la
+sorpresa ed il furore.
+</p>
+
+<p>
+— Oppure... — continuai singhiozzando e ridendo, — oppure
+mi strozzerete? Sì!... sì!... mi strozzerete
+colla cordellina impeciata, come strozzaste i due cani
+e il gatto?...
+</p>
+
+<p>
+Egli fece un balzo in avanti e mi afferrò le braccia;
+il suo terribile viso era vicino, vicino al mio.... Sentii
+che la mia ultima ora era venuta. Mi balenò il pensiero
+che era questa la morte, la morte strana, la
+morte trasecolante che avevo desiderato....
+</p>
+
+<p>
+E glielo dissi! Gli gridai sulla faccia — forse con
+un senso istintivo che questo solo mi poteva salvare — la
+mia voglia di morire.... di morire sgozzata da
+lui che sapevo assassino!
+</p>
+
+<p>
+— Uccidetemi! uccidetemi!... ho bisogno di morire
+così! Mettetemi le mani alla gola.... e stringete!
+Stringete! Cacciatemi le unghie nelle carni....
+</p>
+
+<p>
+E rantolavo di voluttà.
+</p>
+
+<p>
+Egli indietreggiava da me con gli occhi sbarrati.
+</p>
+
+<p>
+— Che donna! Che donna! — esclamò. — Mio
+Dio! che donna!...
+</p>
+
+<p>
+Sentii ch'ero salva. Sentii che in quell'uomo mostruoso
+sorgeva per me qualche cosa che somigliava
+alla passione....
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Fuori era già notte; e pioveva. Si udiva lo scroscio
+della pioggia nel giardino, e il vento correva mugolando
+intorno all'ampia casa.... mentre quell'essere
+nefando mi svelava gli abissi della sua anima demoniaca.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_118" id="Page_118"></a>[118]</span>
+Parlava piano, chino in avanti, accarezzandosi la
+barba colle mani scure e sottili.
+</p>
+
+<p>
+— Tu mi hai capito, tu sola! — sussurrava. — Tu
+sai che gli altri uomini quando vedono una donna
+si domandano: «Come sarà quella donna nell'amore?»
+Ebbene, io no! Io, quando vedo una
+donna, mi domando: «Come sarà quella donna....
+nella morte?» Si dibatterà come una furia, con
+urli orrendi che bisognerà soffocare? O si torcerà
+con piccoli gemiti e strilli, come un cagnolino che
+si tortura?... Il bisogno di veder morire le donne
+che mi piacciono è in me come una frenesìa, come
+un parossismo di desiderio....
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+La narratrice interruppe l'orrendo racconto e si
+coprì il volto. L'orchestra del Grand Hôtel sospirava
+«<i>Shadows</i>».
+</p>
+
+<p>
+Io balzai in piedi.
+</p>
+
+<p>
+— Basta! — gridai. — Non voglio saper altro.
+Non mi dite di più!
+</p>
+
+<p>
+Allora la sconosciuta si alzò; era terrea in volto,
+ma sorrideva.
+</p>
+
+<p>
+— Non avete i nervi forti, — disse.
+</p>
+
+<p>
+E, sempre con quel sorriso ambiguo, mi salutò e
+uscì dall'albergo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_119" id="Page_119"></a>[119]</span>
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Passata la prima emozione di questo incontro, io
+ora mi domando: ho forse guardato per un istante
+nei più profondi abissi della mostruosità umana?...
+</p>
+
+<p>
+Oppure quella donna che veniva dalla redazione
+del <i>Matin</i>, non sarebbe essa forse una mia collega
+e rivale.... fabbricatrice di favole?
+</p>
+
+<p>
+Non lo so. Forse non lo saprò mai.
+</p>
+
+<p>
+Ignoro tutto di lei, persino il suo nome.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_121" id="Page_121"></a>[121]</span>
+</p>
+
+<h2><a name="GALEOTTI" id="GALEOTTI"></a>VI.<br />
+“Galeotti....â€</h2>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_123" id="Page_123"></a>[123]</span>
+</p>
+
+<h3>I.</h3>
+
+<p>
+.... — Poi mi prende come un capogiro e debbo
+aggrapparmi a qualche cosa per non cadere. Talvolta
+ho delle palpitazioni che mi par di soffocare.
+E altre volte il cuore mi si ferma d'un tratto, salta
+un battito.... senti! anche adesso....
+</p>
+
+<p>
+E Vilia stese un polso sottile verso la sua amica,
+che glielo prese tra le dita inguantate. — Sentirai;
+ogni dieci o dodici battiti ne salta uno: c'è un attimo
+di arresto che mi toglie il respiro.
+</p>
+
+<p>
+— Uno, due, tre, quattro, cinque.... — contò
+l'amica. — Ah, ecco! Ho sentito come un'intermittenza....
+</p>
+
+<p>
+— Poi ho mille altri guai. Qualche volta ho dei
+ronzii nelle orecchie, come una nota di contrabbasso
+che s'interrompe e riprende. E anche la vista mi fa
+degli scherzi. Vedo sempre come un moscerino nero
+che mi balla davanti agli occhi....
+</p>
+
+<p>
+— Mio Dio! e che cosa prendi per tutti questi
+mali?
+</p>
+
+<p>
+— Ma.... non so. — sospirò Vilia, incerta. — Il
+<span class="pagenum"><a name="Page_124" id="Page_124"></a>[124]</span>
+dottore ha suggerito una cura di Jodarsol e poi un
+soggiorno in alta montagna.
+</p>
+
+<p>
+Un breve silenzio regnò nel tepido salotto, e dalla
+larga pianta d'azalea in mezzo alla tavola caddero
+alcuni petali sul tappeto di velluto cremisi.
+</p>
+
+<p>
+— Cara mia, — disse Claudia, togliendosi di tasca
+un porta-sigarette d'oro fregiato di uno stemma
+di marchese, — secondo me, tu hai bisogno di tutt'altro.
+</p>
+
+<p>
+— Non credi a quella cura? — chiese Vilia un
+poco inquieta.
+</p>
+
+<p>
+Claudia scelse una sigaretta, la battè lievemente
+sull'astuccio, l'accese e soffiò verso il soffitto una
+lunga boccata di fumo.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, sì; puoi andare in montagna e prendere il
+Jodarsol, — disse Claudia. — Ma faresti bene a
+prendere anche un amante.
+</p>
+
+<p>
+— Che cosa dici? — esclamò Vilia, trasalendo.
+</p>
+
+<p>
+— Hai pur sentito, — dichiarò l'amica.
+</p>
+
+<p>
+— Un amante! Ma che idea! Ma perchè?
+</p>
+
+<p>
+— Dolce mia, — disse Claudia poggiando all'indietro
+la graziosa testa nella toque verde di rue de
+la Paix; — perchè fa bene ai nervi, fa bene alla carnagione,
+fa bene al carattere; bisogna prenderlo
+come si prende un tonico. Che vuoi, a una certa età
+come si farebbe una cura iodica, si fa la cura dell'amore.
+</p>
+
+<p>
+— Che cinismo! — esclamò Vilia coprendosi il
+volto colle mani. — Sei veramente una persona immorale
+e orribile.
+</p>
+
+<p>
+— No, no, — disse Claudia, — io sono una persona
+<span class="pagenum"><a name="Page_125" id="Page_125"></a>[125]</span>
+semplice e sincera. E se ti guardi d'intorno
+dirai che ho ragione. Guarda le donne poco amate,
+come inaridiscono! — E Claudia incrociò le ginocchia
+e fece dondolare in aria un sottile piede ben
+calzato.
+</p>
+
+<p>
+— Dici delle cose orribili! — esclamò Vilia, fissando
+la sua amica con occhi turbati.
+</p>
+
+<p>
+— Tu, tu inaridisci e t'ammali, — proseguì Claudia, — semplicemente
+perchè sei poco amata.
+</p>
+
+<p>
+— Ma non è vero! Mio marito....
+</p>
+
+<p>
+Claudia la interruppe alzando una mano sottile,
+colle lunghe dita tutte unite, nel gesto solenne di
+un antico idolo indiano. — Non parlarmi di tuo
+marito. Mi dirai che ti adora. Lo so. Ma ciò entra
+in un tutt'altro ordine di idee. Non parlo di affetti
+familiari.
+</p>
+
+<p>
+— Ti accerto che Gino....
+</p>
+
+<p>
+Claudia rifece il gesto di vecchio Budda.
+</p>
+
+<p>
+— Da quanti anni sei sposata? La tua Luciana
+ha dieci anni, se non erro.
+</p>
+
+<p>
+— Ne ha undici. Da tredici anni Gino fa di me
+la più felice delle donne, — disse Vilia risentita e
+stringendo le labbra un poco pallide.
+</p>
+
+<p>
+— Lo so, lo so, — rispose Claudia, — so che
+Gino è un angelo, ma ciò non cambia le eterne leggi
+della natura. Fisiologicamente, l'amore, nel senso
+specifico della parola, non può durare più di quattro
+anni. Dunque tu da nove anni fai una vita incompleta
+ed anormale.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che eresie, che sciocchezze dici?
+</p>
+
+<p>
+— Non sono sciocchezze; me lo ha detto un dottore,
+<span class="pagenum"><a name="Page_126" id="Page_126"></a>[126]</span>
+un neuropatologo, uno che ha studiato a Parigi,
+in Germania, in Olanda; uno che sa tutto. Mi
+ha anche condotta nel suo laboratorio e mi ha fatto
+vedere dei cervelli conservati nello spirito.... Ebbene,
+egli mi ha assicurato che, dopo quattro anni,
+le cellule nervose.... il neurolemma....
+</p>
+
+<p>
+E Claudia fece una lunga dissertazione scientifico-realistica.
+</p>
+
+<p>
+Ma Vilia non ascoltava. Guardava con occhi trasognati
+l'azalea che lasciava cadere silenziosamente
+di quando in quando i suoi pètali rosati.
+</p>
+
+<p>
+— Del resto, — concluse Claudia — non hai che
+da osservare intorno a te. Guarda la Miriam Voli:
+ha trentadue anni e ne dimostra cinquanta. Guarda
+la Gina Del Bosco: ne ha anche meno ed è avara, arcigna
+e bigotta. Guarda Carlotta Allegri: è più
+giovane di noi, ed è completamente mummificata.
+Tutte donne irreprensibili ed infelici. E guarda te!
+Sì, sì! Va! va a guardarti nello specchio. Guarda
+che faccia hai! Hai quella faccia noiosa che hanno le
+donne che non sono innamorate.
+</p>
+
+<p>
+Vilia rise. Si era alzata ed era andata a guardarsi
+nello specchio sopra il caminetto. Claudia la seguì
+e le cinse le spalle col braccio.
+</p>
+
+<p>
+— Vedi se ho ragione? Arida sei; arida. Hai gli
+occhi morti, hai la pelle morta, hai i capelli morti;
+sei tutta senza vita e senza elettricità. Se vai avanti
+così, tra cinque anni sarai un rudere.
+</p>
+
+<p>
+Vilia rise ancora, ma senza soverchia gaiezza.
+</p>
+
+<p>
+— E guarda me, invece, — continuò Claudia; — ho
+la faccia noiosa io? Guarda i miei capelli!
+<span class="pagenum"><a name="Page_127" id="Page_127"></a>[127]</span>
+Quando li spazzolo crepitano e mandano scintille.
+Ogni filo è una pila di elettricità. E guarda i miei
+occhi!... e la mia bocca, com'è vivida. Ebbene, credimi;
+se non era Renzo Galimberti, a quest'ora ero
+incartapecorita anch'io. Renzo rappresenta per me
+un vero <i>Institut de Beauté</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Renzo Galimberti? — Vilia la fissò stupefatta. — Ma
+scusa!... credevo.... credevamo tutti che il
+conte Arsieri....
+</p>
+
+<p>
+— L'anno scorso, — disse Claudia con gravità, — compievano
+i quattro anni da che Giulio Arsieri
+era il mio amante. Quindi ho dovuto lasciarlo.
+</p>
+
+<p>
+— Ma perchè? Se ti era così devoto! E col legame
+della vostra musica....
+</p>
+
+<p>
+— Te l'ho detto il perchè. La teoria del mio dottore.
+Erano passati i quattro anni; quindi l'azione....
+terapeutica del nostro amore era cessata; e Giulio,
+come rimedio, come tonico, come antisclerotico, non
+serviva più.
+</p>
+
+<p>
+— Tu sei un mostro! — disse Vilia.
+</p>
+
+<p>
+L'altra rise e si alzò. Vilia l'accompagnò alla
+porta.
+</p>
+
+<p>
+Sul limitare Claudia si volse; prese tra le due
+mani il viso sottile dell'amica e la guardò negli
+occhi:
+</p>
+
+<p>
+— Non odiarmi, piccola Vilia; non odiarmi.
+</p>
+
+<p>
+— Non ti odierò, — disse Vilia, — ma voglio
+scordare ciò che hai detto.
+</p>
+
+<p>
+— Va bene, — rispose Claudia. — Ma fa che io
+non ti veda sfiorire ed intristire.
+</p>
+
+<p>
+E con un bacio la lasciò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_128" id="Page_128"></a>[128]</span>
+</p>
+
+<h3>II.</h3>
+
+<p>
+— Sfiorire ed intristire.... — Le due melanconiche
+parole ossessionarono Vilia per parecchi giorni. Ogni
+volta che si guardava nello specchio diceva a sè
+stessa: — Tu sfiorisci ed intristisci. — Poi i doveri
+della vita quotidiana la chiamavano, la distraevano;
+doveva ordinare il pranzo per Gino, riordinare la
+casa per Gino, mettere ordine nelle carte di Gino;
+doveva sorvegliare i compiti di Luciana, condurre
+a passeggio Luciana; ed ecco che quando andava a
+passeggio si accorgeva di non essere nè sfiorita, nè
+intristita. Tutti la guardavano; gli occhi degli uomini
+si fermavano su di lei insolenti ed insistenti, e
+le donne la fissavano, la studiavano, la analizzavano
+colla disapprovazione più lusinghiera.
+</p>
+
+<p>
+La cura di Jodarsol consigliatale dal suo dottore — la
+cura derisa da Claudia — fece miracoli; Vilia
+non soffriva più nè di palpitazioni, nè di aritmie, nè
+di vertigini. E la vita le parve buona a viversi.
+</p>
+
+<p>
+Claudia era andata in Sicilia con suo marito, e
+Vilia fu contenta di non vederla più.
+</p>
+
+<p>
+Un giorno, in Villa Borghese, incontrò Renzo Galimberti;
+lo vide appoggiato alla ringhiera del galoppatoio
+intento a guardare delle amazzoni che passavano
+al piccolo trotto. Vilia sentì una improvvisa
+voglia di ridere al pensiero che Claudia l'aveva chiamato
+un «Institut de Beauté».
+</p>
+
+<p>
+Il giovane Galimberti la scorse e la salutò; poi,
+<span class="pagenum"><a name="Page_129" id="Page_129"></a>[129]</span>
+vedendola così rosea e ridente, si avvicinò premuroso
+e offerse di accompagnarla.
+</p>
+
+<p>
+Si parlò di cavalli, di società, di danze moderne;
+egli disse che sarebbe andato l'indomani a un concerto
+al Grand Hôtel. Poi si parlò di Claudia; e
+Vilia rise, e Galimberti sorrise.
+</p>
+
+<p>
+Luciana camminava davanti a loro, composta e
+snella, a braccetto di una sua piccola amica. Galimberti
+osservò che la bimba aveva dei meravigliosi capelli — erano
+infatti lunghi, rossi e ricciuti — e
+soggiunse rivolto a Vilia:
+</p>
+
+<p>
+— Ecco una personcina che tra pochi anni le darà
+assai da pensare!....
+</p>
+
+<p>
+Vilia si sentì seccata da quell'osservazione senza
+sapere perchè. E dopo un istante lo congedò. Egli,
+alto e ritto, a capo scoperto nel sole, tenne un momento
+stretta la sua mano.
+</p>
+
+<p>
+— Verrebbe con me al <i>lunch</i> domani all'Excelsior?
+</p>
+
+<p>
+Vilia scosse il capo.
+</p>
+
+<p>
+— Ad ogni modo.... io ci sarò, — disse l'Institut
+de Beauté, con uno sguardo significativo.
+</p>
+
+<p>
+Vilia chiamò a sè Luciana, salutò e tornò a casa.
+</p>
+
+<p>
+Guardandosi nello specchio, mentre toglieva il
+cappello, si trovò bella. E per tutto il resto del pomeriggio
+si fece del massaggio alla faccia e si aggiustò
+le mani e le unghie. Alle sette fece una toilette
+ricercata, indossando una veste gialla e nera che non
+metteva quasi mai. ( — Sembri un <i>affiche</i> di qualche
+marca di Champagne, — le aveva detto suo marito la
+prima volta che gliel'aveva veduta, soggiungendo
+<span class="pagenum"><a name="Page_130" id="Page_130"></a>[130]</span>
+in francese perchè Luciana non capisse: — <i>Tu es
+très troublante et émoustillante!</i>).
+</p>
+
+<p>
+Ma Gino quella sera non tornò a casa. Telefonò
+dallo studio che doveva andare in casa Ricci ad incontrare
+un deputato che forse si sarebbe interessato
+al Credito Fondiario, e ch'ella non lo aspettasse a
+pranzo.
+</p>
+
+<p>
+Vilia, vestita di giallo e nero, pranzò sola con Luciana,
+la quale fece molti capricci e pianse e dovette
+essere mandata a letto prima delle frutta.
+</p>
+
+<p>
+Vilia girellò un poco per sala e salotto, suonò un
+poco il pianoforte, lesse un poco il <i>Giornale d'Italia</i>,
+poi fece i conti colla cuoca, si tolse la veste gialla e
+nera e si coricò. Disse a sè stessa che la vita era
+una vacua e noiosa istituzione; e nella notte ebbe
+nuovamente dei ronzii nelle orecchie e delle palpitazioni
+di cuore.
+</p>
+
+<p>
+Da parte sua Gino si seccò molto col suo deputato
+che non s'interessò affatto al Credito Fondiario; la
+cucina di casa Ricci essendo detestabile — il vecchio
+Ricci era stato in Inghilterra e voleva sempre le
+salse al <i>curry</i> indiano — Gino mangiò poco, digerì
+meno, e tornò a casa di cupo umore. Andò da Vilia
+per farsi consolare e la trovò sveglia, ma fredda e
+sarcastica; e per di più assolutamente scettica riguardo
+alla storia del deputato.
+</p>
+
+<p>
+— Ma fammi il piacere.... ma che deputato! non
+parlarmi di deputati.
+</p>
+
+<p>
+— E di che cosa devo parlarti? — brontolò Gino,
+togliendosi la cravatta. — Del curry indiano?
+</p>
+
+<p>
+Vilia voltò le spalle e si sprofondò nei cuscini.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_131" id="Page_131"></a>[131]</span>
+— Io conosco la signora Ricci; è un'isterica che ti
+vuole nella sua collezione. E tu te ne compiaci, la incoraggi,
+la lusinghi....
+</p>
+
+<p>
+Il curry indiano è cattivo consigliere. Gino uscì
+dalla camera sbattendo l'uscio e andò a dormire nella
+stanza degli ospiti accanto alla sala da bagno. Lasciò
+aperte le imposte e si coricò.
+</p>
+
+<p>
+Dalla finestra circondata d'edera entrò lungo la
+notte un avventuroso insetto, che porta il nome imponente
+di «formica punzaiola». Questo girò nel
+buio lungo la parete, soffermandosi, voltando la
+testa in qua e in là, aprendo e chiudendo le piccole
+forbici maligne; girò nello spiraglio della porta socchiusa
+che metteva alla sala da bagno, e, continuando
+la sua peregrinazione, avvertì che la parete di mattonelle
+di maiolica offriva ai suoi passi una sgradevole
+superficie lucida e bianca; affrettò il passo, tastando
+colle pinze frementi le mattonelle fredde, e scese
+correndo verso un rifugio più grato. Lo trovò in una
+spugna, piacevolmente soffice, un poco umida, piena
+di ombrosi corridoi; e penetrandovi frettolosamente,
+inconscia arbitra di due destini, vi si annidò.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+L'indomani mattina Vilia si svegliò presto, ma
+non aprì subito gli occhi. Collo spirito ancora sommerso
+nel dormiveglia, tentava di ritardare l'ora
+del ritorno alla cruda vita mattutina, riluttante a
+lasciare le vaghe luminosità dei sogni per rientrare
+nell'aspra e materiale realtà giornaliera. Con senso
+fastidioso udiva battere un tappeto nel cortile, udiva
+nell'appartamento sopra al suo l'andirivieni di passi
+<span class="pagenum"><a name="Page_132" id="Page_132"></a>[132]</span>
+e lo smuovere di mobiglio. Indefinitamente, nebulosamente
+sentiva che era meglio dormire che svegliarsi;
+nello sfondo del suo pensiero ancora assopito
+vi era come un senso premonitore di cose disaggradevoli
+che l'attendevano sulla porta del giorno.
+</p>
+
+<p>
+Il battito del tappeto continuò, irritante, insistente;
+e, nell'appartamento vicino la figlia dell'ingegnere
+fece i due soliti accordi al pianoforte, preludianti
+alle solite scale.
+</p>
+
+<p>
+Vilia sospirò e aprì gli occhi. Era sveglia.
+</p>
+
+<p>
+Che c'era di sgradevole a ricordarsi? Ah sì!
+Gino. Gino non era tornato a pranzo iersera. E,
+tornato, era stato antipatico e scortese. La Ricci....
+già, la Ricci. E lei, Vilia, aveva passato il pomeriggio
+stupidamente a lucidarsi le unghie, ad aggiustarsi
+la faccia e ad arricciarsi i capelli, e poi aveva
+passato la serata stupidamente sola. Dunque, dalle
+quattro del pomeriggio alla mezzanotte quando s'era
+addormentata, otto ore gettate via; buttate nel
+vuoto, sprofondate nell'abisso. Otto ore non vissute
+e che non tornerebbero mai più. Che spreco, che
+sciupìo! Alla sua età non doveva permettersi di
+questi lussi. Alla sua età ogni ora della vita dovrebbe
+contare; non si poteva gettar via così il terzo d'una
+giornata....
+</p>
+
+<p>
+<i>Alla sua età!</i> Odiose parole. Le pareva di non avere
+ancora incominciato a vivere, e già doveva dire di
+sè — perchè, tanto, gli altri lo avrebbero detto — «alla
+mia età non si fa questo.... non si fa quello».
+</p>
+
+<p>
+Col subitaneo istinto di chi annega e stende la
+mano a un'asse di salvezza, il suo pensiero corse a
+<span class="pagenum"><a name="Page_133" id="Page_133"></a>[133]</span>
+Gino. Gino era buono; Gino l'amava; Gino l'avrebbe
+sempre amata. La Ricci non lo interessava affatto;
+la Ricci non serviva che di pretesto a Vilia per
+qualche rara rappresaglia, quando, ogni tanto, sentiva
+il bisogno di tempestare un pochino, di fare qualche
+piccolo litigio.
+</p>
+
+<p>
+Vilia si alzò rapida e si vestì.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Gino che aveva dormito male nel letto non suo, e
+a cui bruciava ancora il ricordo del deputato, del
+curry e dell'ingiustizia di Vilia, si alzò anche più
+tardi ed entrò frettoloso e rabbioso nella sala da
+bagno. Trovò il bagno preparato, la stufa a gas accesa,
+la bottiglia dell'acqua di Colonia a portata di
+mano, e subito il suo rancore cadde e si spense. Vilia
+si era pentita, aveva fatto onorevole ammenda;
+Vilia era un angelo, la Ricci era una bestia, la Ricci
+che gli serviva un curry indiano e un deputato ancora
+più indiano — puh!
+</p>
+
+<p>
+Gino con un colpo del piede gettò lontane le pantofole
+come se fossero state la signora Ricci, scagliò
+via il pygiama come se fosse il deputato, e risolvette
+che dopo il bagno sarebbe andato a baciare le mani
+a Vilia e dirle che l'adorava.
+</p>
+
+<p>
+Come al solito, prima di entrare nel bagno afferrò
+la spugna, la tuffò nell'acqua e se l'applicò sulla
+faccia. Subito sentì correre sulla guancia una cosa,
+e si sbattè la mano sul viso; la cosa gli corse nei
+baffi e sull'altra guancia. Che cos'era? Gino si guardò
+nello specchio. Era una «forbice», era una formica
+punzaiola uscita dalla spugna!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_134" id="Page_134"></a>[134]</span>
+— Porcheria! — urlò Gino, gettando da sè la
+spugna e sbattendosi dal collo la bestia che gli correva
+verso l'orecchio. Gino sentì la sua pelle nuda
+incapponirsi. Non solo schifo aveva, aveva anche
+paura! Una vecchia domestica gli aveva detto, anni
+fa, che quelle bestie entravano nelle orecchie e facevano
+impazzire la gente. Egli non aveva mai dimenticato
+quella disgustosa storia.
+</p>
+
+<p>
+L'immondo insetto dov'era? Era sparito! Ma
+dov'era? Gino si cacciò le dita nelle orecchie, e
+pestò i piedi nudi profferendo molte bestemmie.
+Suonò per la cameriera e le gridò traverso la porta
+chiusa:
+</p>
+
+<p>
+— Questa casa è una porcheria. Le spugne piene
+d'insetti!... È una vergogna.
+</p>
+
+<p>
+Non fece il bagno, non baciò le mani a Vilia, non
+entrò neanche nella sala da pranzo dov'ella con Luciana
+l'attendevano per prendere il caffè. Uscì sbattendo
+l'uscio di casa e prese un esecrabile caffè in
+un bar.
+</p>
+
+<p>
+A mezzogiorno tornò a casa, ammansito e compunto.
+Vilia non c'era.
+</p>
+
+<p>
+Non c'era che Luciana, lagrimosa e spettinata. La
+mamma era uscita alle undici dicendo che non sarebbe
+tornata fino a sera.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+La formica pinzatola, avendo compito la sua missione,
+passò una giornata febbrile sotto al bagno, e
+la notte tornò fuori nell'edera; dove, quando fu
+giunta la sua ora, un passerotto la mangiò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_135" id="Page_135"></a>[135]</span>
+</p>
+
+<h2><a name="LEZIONI" id="LEZIONI"></a>VII.<br />
+Lezioni di Felicità</h2>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_137" id="Page_137"></a>[137]</span>
+</p>
+
+<p>
+Il Destino sonnecchiava, stanco dopo le fatiche
+d'una giornata occupatissima. Aveva rovesciato le
+sorti di ventisette nazioni; aveva gettato nelle fauci
+spalancate della Morte qualche milione d'uomini e
+ne aveva messo al mondo altrettanti; aveva spezzato
+molti cuori teneri e ferrei; aveva fatto dei milionari
+e dei mendicanti; aveva sparso per l'orbe terracqueo
+gioie e sventure, ed ora si sentiva in diritto di riposare.
+</p>
+
+<p>
+Ma, appena assopito, si udì invocare a grandi
+grida, e, brontolando come un vecchio medico condotto
+un po' rimbambito, si alzò, mise le pantofole e
+si affacciò a vedere chi lo chiamava.
+</p>
+
+<p>
+Era tutta una folla — c'era mezzo il mondo. Allora,
+sospirando e soffiando, il Destino si rimise in
+giro, coi suoi occhiali da orbo sul naso e la sua vecchia
+scorta di rimedi in tasca.
+</p>
+
+<p>
+La sua prima visita fu per una donna che piangeva,
+e la sua voce era più forte di tutte le voci. — Cosa
+volete? — chiese il Destino.
+</p>
+
+<p>
+— Mio figlio!... Fatelo tornare. Fate che non sia
+morto!... Rendetemelo, e non vi chiederò mai altro.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_138" id="Page_138"></a>[138]</span>
+— Sta bene, — disse il Destino. E, scostandosi
+sul limitare per lasciar entrare un soldato, se ne andò
+piegando il capo sotto un turbine di benedizioni.
+</p>
+
+<p>
+La seconda visita fu ad una giovinetta.
+</p>
+
+<p>
+— Fammi sposare Gigi! — gridò lei, aggrappandosi
+convulsa al manto lacero del Destino. — Se
+non sposo Gigi, muoio!...
+</p>
+
+<p>
+— Prenditi il tuo Gigi e non seccarmi più.
+</p>
+
+<p>
+— Mai! Mai! Te lo giuro. Non ti chiederò mai
+altro!
+</p>
+
+<p>
+.... Poi c'erano delle donne senza figli che ne volevano,
+e delle donne incinte che non ne volevano; e
+dei malati che volevano la salute; e dei poveri che
+volevano l'agiatezza; e dei poeti che volevano la
+gloria.... E tutti giuravano che non volevano altro;
+che se il Destino stavolta li accontentava, non avrebbero
+mai chiesto altro favore.
+</p>
+
+<p>
+E il Destino li accontentò.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Ma ecco che appena fu tornato a casa — e non era
+passato per i mortali un anno e pel Destino un'ora — che
+già tutti quelli ch'egli aveva assistito erano a
+battere alla sua porta, chiamandolo a gran voce.
+</p>
+
+<p>
+— Ma cos'avete tutti quanti? — brontolò il Destino
+affacciandosi; — non avevate promesso...?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — strillò la vecchia, — ma c'è mio figlio
+che mi vuol portare in casa una nuora senza cuore
+e senza dote.
+</p>
+
+<p>
+E la giovane piangeva: — C'è Gigi che mi tradisce....
+</p>
+
+<p>
+E le donne che avevano voluto dei bambini erano
+<span class="pagenum"><a name="Page_139" id="Page_139"></a>[139]</span>
+piene d'ansie e d'angoscie; e le donne rimaste sterili
+erano piene di rimpianti e di struggimenti; e
+gli ammalati che avevano ricuperato la salute ora
+volevano l'amore; e i poeti che avevano la gloria
+volevano anche dei denari....
+</p>
+
+<p>
+Allora il Destino gridò — Basta! avevate promesso
+di non chiedere più niente, e non vi dò più niente.
+</p>
+
+<p>
+Chiuse la finestra e tornò a dormire.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Morale: Bisogna guardarsi dal fare delle promesse
+al Destino; poichè non accade mai che, ottenuta
+una cosa, non se ne voglia un'altra.
+</p>
+
+<p>
+Oppure — morale alternativa — : Se avete ottenuto
+una grazia, accontentatevi di quella, e fatela
+durare il più possibile. Perchè non sempre ve ne sarà
+concessa un'altra.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Questo io pensavo, la sera di San Silvestro, mentre
+legavo i ricordi del passato alle speranze dell'avvenire,
+come un mazzo di fiori da offrire ai Fati sulla
+soglia di un anno nuovo.
+</p>
+
+<p>
+E tra i ricordi ne sorgeva uno, della mia lontana
+infanzia.
+</p>
+
+<p>
+Eravamo un gruppo di bambini nel giardino di
+<i>Park House</i> a Norwood; e ciascuno diceva ciò che
+avrebbe desiderato essere quando sarebbe grande.
+</p>
+
+<p>
+— Io sarò pittore, — disse Arnaldo, il maggiore
+di noi sette. — Ed io cavallerizzo, — dichiarò Ferruccio. — Io
+palombaro, — disse Anselmo. — Io
+sarò capo di una tribù di pellirossi, — disse Eva,
+<span class="pagenum"><a name="Page_140" id="Page_140"></a>[140]</span>
+ch'era fantasiosa e selvaggia. E rivolta a me ch'ero
+la più piccola, e tacevo: — E tu, Annie, cosa vuoi
+essere?
+</p>
+
+<p>
+— Felice, — diss'io.
+</p>
+
+<p>
+Tutti tacquero un momento, riflettendo. Poi il
+futuro cavallerizzo disse: — Che sciocchina! La
+felicità non è.... una professione.
+</p>
+
+<p>
+Allora io, mortificata, dissi subito che volevo essere
+padrona di una pasticceria; e questo mi riabilitò
+agli occhi dei miei fratelli.
+</p>
+
+<p>
+Ma un po' più tardi chiesi ad Anselmo: — Che
+cos'è una «professione»?
+</p>
+
+<p>
+— Una professione.... — spiegò lui, con pittoresca
+ambiguità, — è quello che s'impara ad essere.
+</p>
+
+<p>
+Ed a me stessa io posi la domanda: — E non si
+può imparare ad essere felici?
+</p>
+
+<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p>
+
+<p>
+Oggi più che mai sono convinta che si può. Sono
+anzi dell'opinione che bisognerebbe istituire dei corsi
+di lezioni speciali per insegnare alla gente — soprattutto
+alle donne! — come si fa ad essere felici.
+</p>
+
+<p>
+Siamo tutti d'accordo nell'ammettere che una vita,
+una giornata, un'ora in cui non si è stati felici
+(o, ciò che è sinonimo, in cui non si è reso altri
+felici), sono un'ora, una giornata, una vita perdute.
+</p>
+
+<p>
+Ma la felicità non è cosa semplice ed elementare.
+La felicità è un'arte difficile e complessa; per possederla
+occorre un'educazione speciale; per apprezzarla
+ci vuole coltura, esperienza e raffinatezza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_141" id="Page_141"></a>[141]</span>
+Naturalmente, il concetto della felicità è assai
+diverso secondo le persone e i temperamenti. Quello
+che rende felice me, per esempio, lascerebbe perfettamente
+indifferente la mia amica Dora; mentre
+ciò che rende felice Dora....
+</p>
+
+<p>
+E qui apro una parentesi. La felicità di Dora è
+una cosa così strana che sento di doverla raccontare.
+</p>
+
+<p>
+Essa mi venne a trovare ieri, raggiante, trasfigurata.
+Prima di salutarmi corse allo specchio e si
+guardò lungamente, facendo molte smorfie colla bocca
+e movendo il capo in su e in giù come un idolo chinese
+un po' pingue.
+</p>
+
+<p>
+— Cos'hai? — le chiesi attonita.
+</p>
+
+<p>
+— Tu vedi in me, — diss'ella, — una donna felice!
+</p>
+
+<p>
+— Che cos'accade? Sei divorziata? Tua figlia si
+sposa?
+</p>
+
+<p>
+— Ma che! — esclama lei. — Figurati che ho trovato
+il modo di far sparire il doppio mento. È una
+americana che me l'ha insegnato. È un metodo miracoloso
+e semplicissimo!... Tre volte al giorno ti
+metti ritta e pieghi il collo all'indietro, forzando
+tutti i muscoli; poi giri il capo lentamente da destra
+a sinistra, e viceversa, sessantaquattro volte.
+Poi pizzichi fortemente ottanta volte la carne sotto
+al mento; e, dopo un grande lavacro con acqua gelata
+contenente venticinque goccie di benzoino,
+spalmi la pelle colla crema hazeline; poi percuoti il
+collo colla punta delle dita articolando in gola — ma
+senza proferirla — dodici volte la vocale <i>a</i>; indi....
+</p>
+
+<p>
+— <i>Stop!</i> — esclamo io — mi dirai il resto un'altra
+volta.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_142" id="Page_142"></a>[142]</span>
+— L'americana mi garantisce — dice Dora, sedendosi
+con aria di tranquilla soddisfazione, — che
+con questo sistema, tra sei mesi avrò a sostegno del
+mio capo una perfetta colonna d'alabastro.
+</p>
+
+<p>
+Io rido. Ma ella seguita con gravità:
+</p>
+
+<p>
+— Ti assicuro che tale certezza ha portato nella
+mia vita un nuovo senso di felicità. Questo doppio
+mento mi amareggiava l'esistenza.
+</p>
+
+<p>
+— Ma dimmi, — le osservo, — e quei dieci anni,
+o quei ven....
+</p>
+
+<p>
+— Non fare dell'aritmetica, — mi interrompe
+essa.
+</p>
+
+<p>
+— Ebbene, durante tutto quel tempo in cui non
+avevi il doppio mento, sei stata sempre felice?
+</p>
+
+<p>
+— Ma no: non ci pensavo, — dice lei.
+</p>
+
+<p>
+Ecco, ecco l'errore! È questo. <i>Non ci si pensa.</i>
+Nelle mie Lezioni di Felicità s'imparerebbe a pensare,
+a pensare a tutto ciò che di buono si ha, a
+tutto ciò che di sgradevole si potrebbe avere, e a
+rallegrarsi del contrasto.
+</p>
+
+<p>
+Ma Dora continua: — Quando penso che a ventotto
+o ventinove anni ero così magra e carina.... — S'interrompe
+con un sospiro. — Com'è detestabile
+ogni mattina davanti allo specchio constatare che si
+hanno quei dieci anni di più....
+</p>
+
+<p>
+— Ma io, tutti i giorni, constato che ne ho dieci
+di meno! — esclamo, lieta. — Vado allo specchio
+e mi dico: — Che gioia essere quale sono oggi!
+Tra dieci anni, avrò dieci anni di più. Ma oggi....
+<i>non li ho</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Già, — dice Dora, — ma tra dieci anni....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_143" id="Page_143"></a>[143]</span>
+— Tra dieci anni potrò dire la stessa cosa.
+</p>
+
+<p>
+Dora mi fissa pensierosa. — È un'idea, — dice lei.
+</p>
+
+<p>
+— Tutto, vedi, dipende dal nostro atteggiamento
+mentale di fronte alle cose. Prova, — continuo, sentendomi
+saggia come il mago Alfesibeo, — a guardare
+la vita sempre da un punto di vista di gratitudine
+e di letizia. Aprire gli occhi al mattino e dirsi:
+«Che gioia <i>aprire gli occhi</i>!... Vi è, ahimè! chi non
+li apre più». Alzarsi, traversare la camera e spalancare
+la finestra: «Che beatitudine poter salutare,
+ritta in piedi, la nuova giornata!...» Ascoltare, se
+sei in campagna, il grido degli uccelli; udire, se sei
+in città, battere i tappeti nel cortile pensando con
+giubilo: «Quale privilegio, udire questi suoni! Vi
+è chi vive in un eterno e terribile silenzio!...» E così
+di seguito per ogni cosa che si fa. Credimi, quando
+non esiste una vera e seria ragione di affliggersi, è un
+delitto il malcontento, un crimine il malumore....
+</p>
+
+<p>
+Strano a dirsi, si è sempre inclini a credere che i
+felici.... sono gli altri.
+</p>
+
+<p>
+Per i bambini sono felici i grandi. Per i grandi
+sono felici i bambini. Quest'ultima asserzione, pur
+così abituale, è falsa anch'essa come la prima. I
+bambini non sono felici perchè non sanno di esserlo.
+E, prima condizione della vera felicità, è la
+consapevolezza.
+</p>
+
+<p>
+Quindi nelle mie Lezioni di Felicità si farebbe un
+elenco di tutte le cose buone, belle — o anche solo
+normali — che si posseggono, con relativo atto di
+grazia per ognuna di esse.
+</p>
+
+<p>
+Si insegnerebbe ai bambini che il fatto di avere
+<span class="pagenum"><a name="Page_144" id="Page_144"></a>[144]</span>
+due occhi che vedono, due orecchie che odono, due
+piedi che camminano, sono altrettante fonti di felicità.
+Imparerebbero a rallegrarsi di tutto: C'è il
+sole — che gioia! Piove — che bellezza! Tira vento — che
+allegria! Fa caldo — che gusto! Fa freddo — che
+piacere!
+</p>
+
+<p>
+Nel mio corso per gli adulti vi saranno altri esercizi:
+Sono innamorata — quale estasi! Non sono innamorata — che
+tranquillità!... Ho tanta gente d'intorno — che
+divertimento! Sono tutta sola — che
+pace!... Sono giovane — che giubilo! Sono vecchia — che
+riposo!... E così via.
+</p>
+
+<p>
+E tutti i frequentatori dei corsi, i grandi come i
+piccoli, dovranno tutti i giorni e a tutte le ore dire
+a sè stessi e agli altri: — Io sono felice! — Solo
+così sapranno di esserlo; e solo sapendo di esserlo
+lo saranno.
+</p>
+
+<p>
+Si dirà che questa è una specie di felicità.... forzosa.
+Ma non c'è come farsi delle abitudini! E, come
+ci si esercita negli sports, o nelle lingue estere, così
+si può esercitarsi alla gratitudine e alla letizia, e
+formare un'abitudine preziosa: <i>l'abitudine della felicità.</i>
+</p>
+
+<p>
+Le lezioni si dividerebbero in corsi speciali. Le
+lezioni sulla «Felicità nell'Amore», per esempio,
+sarebbero senza dubbio assai apprezzate e frequentate....
+</p>
+
+<p>
+Espongo queste teorie a Dora, che le ascolta con
+scettico sorriso. Ma a questo punto m'interrompe:
+</p>
+
+<p>
+— Tu affermi delle cose insensate, — dice. — La
+felicità nell'amore è una contraddizione in termini.
+<span class="pagenum"><a name="Page_145" id="Page_145"></a>[145]</span>
+L'amore, lo sanno tutti, è sinonimo di sofferenza.
+</p>
+
+<p>
+— Chi non ama, — sentenzio io — non può essere
+felice.
+</p>
+
+<p>
+— E chi ama, — ribatte Dora — non può essere
+che infelice.
+</p>
+
+<p>
+Ma io non mi lascio turbare da questi cavilli. — Le
+classi di Felicità nell'Amore, — continuo imperterrita, — saranno
+le più ardue, ma saranno anche tra
+le più utili. Le allieve di questo corso si divideranno
+in due categorie: quella delle «Amate» e quella delle
+«Amatrici». La grande maggioranza delle donne appartiene
+senza dubbio a quest'ultima categoria; ma
+vi sono donne che, per caso fortuito o per qualità
+intrinseche, appartengono alla prima.
+</p>
+
+<p>
+— È vero, — dice Dora con un sospiro.
+</p>
+
+<p>
+— Strano a dirsi, quasi tutte le «Amatrici» preferirebbero
+appartenere alla categoria delle «Amate....»
+ed hanno torto.
+</p>
+
+<p>
+— Hanno torto? — esclama Dora. — Perchè?
+</p>
+
+<p>
+— Mia cara, la felicità della donna più amata che
+amante, è apparente più che reale. Non è forse più
+felice l'artista che il suo modello? Non dovremmo
+noi preferire all'inerzia passiva dell'ispirare una
+passione, lo struggimento divino del risentirla?
+</p>
+
+<p>
+— Mah!... — dice Dora stringendosi nelle spalle.
+</p>
+
+<p>
+— Eppure, troviamo che le «Amatrici», le donne
+nate col fuoco sacro della passionalità nel cuore,
+guardano con invidia, invece che con pietà, le fredde
+e passive loro sorelle — le «Amate» — che come
+statuette d'amianto, s'ergono illese tra le fiamme
+<span class="pagenum"><a name="Page_146" id="Page_146"></a>[146]</span>
+dell'amore altrui, insensibili alle passioni ch'esse
+ispirano senza condividerle.... Perchè, bada bene,
+non appena le condividono, ecco che passano anche
+esse nell'altra categoria, quella delle «Amatrici....»
+e allora devono seguire un corso di lezioni del tutto
+diverso....
+</p>
+
+<p>
+— Comincio a confondermi, — dice Dora, fissandomi
+con occhi alquanto vacui. — Lìmitati a spiegarmi
+il tuo «corso di Felicità per le Amatrici». —
+(E noto che Dora arrossisce).
+</p>
+
+<p>
+— Questo, — sentenzio io, — si suddividerà in
+tre classi: <i>la felicità cinica; la felicità magnanima;
+e la felicità assoluta.</i> Alle allieve che prescelgono la
+«felicità cinica» si insegnano vari precetti, utili ad
+evitare gli amori sfortunati. Per esempio: La donna,
+nella relazione amorosa, sia sempre l'ultima a cominciare
+e la prima a finire; cioè, non s'innamori
+mai lei per la prima, nè si disinnamori lei per l'ultima. — (Vedo
+le labbra di Dora che si muovono ripetendo
+sottovoce questo saggio ammonimento). — Secondo
+precetto: «Non correre mai appresso a un
+uomo nè a un tram, perchè ce n'è sempre un altro
+che segue....». E così via.
+</p>
+
+<p>
+— Cinico davvero, — dice Dora. — Passiamo all'altra
+classe.
+</p>
+
+<p>
+— <i>La felicità magnanima</i>? In questa classe impareremo
+a trovare in noi stesse tutta quella gioia
+che, erroneamente e illogicamente, abbiamo l'abitudine
+di esigere che altri ci diano. Una volta convinte
+che ogni gioia deriva da ciò che <i>noi sentiamo</i>,
+e non da ciò che gli altri sentono per noi, si arriva
+<span class="pagenum"><a name="Page_147" id="Page_147"></a>[147]</span>
+a non preoccuparsi se, o no, il nostro amore è
+contraccambiato. È una forma, questa, di superiore
+e sagace egoismo. — Io sono brutta? Che importa!
+Purchè colui ch'io amo sia bello. — Io non gli piaccio?
+Che importa! Pur ch'egli piaccia a me! — Egli
+mi è lontano? Ma io lo tengo chiuso nei miei pensieri
+dove lo trovo quando voglio. — Si noti che queste
+teorie, esposte con tutta franchezza all'oggetto
+amato, hanno un altro vantaggio. L'uomo, lo sappiamo,
+è assai vano. Quindi non accadrà mai che, di
+fronte a un simile atteggiamento, l'idolo mascolino
+non finisca col commuoversi. Egli si dirà che questa
+donna che l'ama senza scene, senza pianti, senza
+rimproveri, senza esigenze, che gli parla sempre di
+lui, approvando tutto ciò ch'egli fa, ammirando tutto
+ciò ch'egli dice, in fondo lo interessa più di un'altra.
+Egli si abituerà a mirarsi in lei come in uno
+specchio — uno specchio alquanto adulatore — e
+così avverrà che un giorno l'«Amatrice magnanima»
+si troverà d'un tratto promossa nella categoria delle
+«Amate»!
+</p>
+
+<p>
+— Oh, guarda un po', — mormora Dora, impressionata. — Hai
+forse ragione.
+</p>
+
+<p>
+— Ed ora veniamo alla terza classe: la <i>felicità assoluta</i>.
+Qui si avrà l'insegnamento più prezioso di
+tutti; qui si insegnerà alla donna ad amare unicamente
+ciò che ha. Amica mia, quando noi avremo imparato
+a dirci che la cosa, o l'essere, che possediamo
+è l'unico che desideriamo, quando saremo convinte
+che ciò che ci appartiene, per il solo fatto che <i>è nostro</i>
+<span class="pagenum"><a name="Page_148" id="Page_148"></a>[148]</span>
+è l'unico degno del nostro amore — ecco che
+avremo trovato invero il segreto della felicità!
+</p>
+
+<p>
+— Va bene, — ribattè Dora, dopo un attimo di
+silenzio, — ma se questa cosa, se questo essere, che
+oggi è nostro.... domani ci sfuggisse....
+</p>
+
+<p>
+— Ah! — rispondo io, — appena ci sfugge, non
+è più nostro; quindi, automaticamente, cessiamo di
+amarlo. E cessando di amarlo cessiamo — o evitiamo — di
+soffrire. Del resto, ciò che è nostro bisogna
+saperlo tenere. E lo si tiene appunto colla felicità.
+Colla felicità <i>nostra</i>! Poichè non è che la
+donna felice che può rendere felici gli altri. Credimi;
+la Malinconica, la Rassegnata, la Sacrificata,
+nella vita quotidiana, è un tribolo a sè stessa e un
+tormento agli altri.
+</p>
+
+<p>
+Dora ride e mi abbraccia.
+</p>
+
+<p class="pad4">
+Da quel giorno Dora ed io cogliamo la gioia a piene
+mani dovunque la troviamo; ed è sorprendente in
+quanti e quali angoli vicini e remoti la troviamo, per
+quanti sentieri romiti e battuti essa sboccia e fiorisce!
+</p>
+
+<p>
+Volgi il capo, sconosciuta amica mia che leggi, e
+vedrai che tu pure già ne hai piena la casa, il giardino
+e il cuore....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_149" id="Page_149"></a>[149]</span>
+</p>
+
+<h2><a name="FIERA" id="FIERA"></a>VIII.<br />
+“L'Apollinea Fieraâ€<br />
+<span class="small">(RICORDI DI CARDUCCI)</span></h2>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_151" id="Page_151"></a>[151]</span>
+</p>
+
+<p>
+Carducci mi disse:
+</p>
+
+<p>
+— Vuoi parlare colla Regina?
+</p>
+
+<p>
+— Sì, caro Orco, — diss'io, molto contenta.
+</p>
+
+<p>
+— Allora, aspetta qui. Vado a dirglielo.
+</p>
+
+<p>
+E Carducci si avviò per la salita ripida e verde
+sopra a Gressoney la Trinité, verso un gruppo di
+ufficiali, brillanti nel sole in cima all'altura.
+</p>
+
+<p>
+In mezzo a loro un fluttuante velo cerulo, un bagliore
+di chiome dorate: era Margherita che passava
+in rivista le sue truppe alpine. Vestiva il pittoresco
+costume Gressonese: breve gonna scarlatta
+e corsetto di velluto nero; intorno al capo un gran
+velo celeste.
+</p>
+
+<p>
+— Un momento! un momento! — Corsi dietro a
+Carducci che si fermò. — E alla Regina che cosa
+dovrò dire?
+</p>
+
+<p>
+— Non tocca a te dire; sarà lei che ti parlerà.
+E tu, bada di rispondere assennata e di non farmi
+sfigurare.
+</p>
+
+<p>
+Carducci riprese la via; ma fatti pochi passi si
+fermò di nuovo e si volse a me. — Spero che frattanto
+<span class="pagenum"><a name="Page_152" id="Page_152"></a>[152]</span>
+non andrai a vagabondare pei boschi secondo
+il tuo solito, — ammonì severo. — Hai capito? Stai
+lì, fin che ti chiamo.
+</p>
+
+<p>
+— Starò qui, — diss'io. E rimasi ferma, col cuore
+un poco agitato; mentre vedevo allontanarsi la breve,
+poderosa figura col suo bastone ferrato e il gran
+cappello di feltro grigio alla Buffalo Bill.
+</p>
+
+<p>
+Subitamente un pànico mi colse. Più lo vedevo avvicinarsi
+al risplendente gruppo in cima al colle e
+più cresceva la mia trepidazione. Pareva che la salita
+la facessi io; mi mancava il respiro e mi batteva
+rapidissimo il cuore. Laggiù a sinistra la foresta
+d'abeti oscura e silenziosa m'invitava alla fuga.
+</p>
+
+<p>
+Allora ricordai la poesia inglese «Casabianca»,
+che narra del mozzo sul bastimento incendiato a cui
+il padre dice: «Rimani qui finch'io torno».
+</p>
+
+<div class="poem"><p>
+«The boy stood on the burning deck
+</p>
+<p>
+Whence all but he had fled....»
+</p></div>
+
+<p>
+Invano i marinai dalla scialuppa gli gridano:
+«Vieni! Salvati!» Al fanciullo fu detto: «Rimani»;
+ed egli non si muove. — Il padre non torna perchè
+le fiamme l'hanno divorato. Ed egli non si muove
+e le fiamme divorano anche lui.
+</p>
+
+<p>
+Avevo sempre di queste immaginazioni epico-romantiche
+nella mente; mi figuravo di essere l'eroina
+di grandiose ineffabili avventure anche nelle circostanze
+più semplici e negli avvenimenti più comuni
+della vita.
+</p>
+
+<p>
+Questo certo non era un avvenimento comune. Parlare
+con una regina! Parlare con <i>quella</i> regina, che
+<span class="pagenum"><a name="Page_153" id="Page_153"></a>[153]</span>
+pareva uscita fuori — per un istante solo, in punta
+de' piedi! — da un meraviglioso racconto delle fate,
+nel fluttuante velo celeste, sullo sfondo abbagliante
+delle Alpi nevose e del cielo....
+</p>
+
+<p>
+Vidi il gruppo dividersi per lasciare il passo al
+poeta. Poi si richiuse ondeggiando intorno alle due
+figure centrali.
+</p>
+
+<p>
+Quasi subito il gruppo nuovamente si aperse; una
+figura si staccò dalle altre e scese verso di me. Non
+era Carducci. Era un ufficiale — un colonnello di
+artiglieria — risplendente e magnifico. E a me, cui
+sempre danzavano nella testa i versi, balzò subito in
+mente la canzone puerile e deliziosa di Giovanni
+Rizzi che avevo imparato non molto tempo prima, a
+scuola.
+</p>
+
+<div class="poem">
+<p>
+«C'era una volta un cavalier cortese
+</p>
+<p>
+Colto, leale e pieno di valor,
+</p>
+<p>
+Combattuto egli avea pel suo paese
+</p>
+<p>
+Ed era detto il Colonnello d'or!
+</p>
+<p>
+Chè d'or gli sproni avea, d'oro il caschetto
+</p>
+<p>
+E, sopra tutto, il cor.»
+</p></div>
+
+<p>
+Il Colonnello d'or si fermò davanti a me, presentandosi
+in un fiero e cavalleresco saluto.
+</p>
+
+<p>
+— Allason, — disse.
+</p>
+
+<p>
+Io risposi inclinando il capo.
+</p>
+
+<p>
+— Sua Maestà m'incarica di condurla presso di lei.
+</p>
+
+<p>
+— Grazie, — mormorai tremante; e al suo fianco
+ascesi il verde e ripido pendìo.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_154" id="Page_154"></a>[154]</span>
+O Colonnello d'or!... Ti ho riveduto poco tempo
+fa per la prima volta dopo quel giorno; non eri più
+Colonnello; in grige chiome portavi la divisa di Tenente
+Generale.
+</p>
+
+<p>
+Accanto a te le tue due figlie sorridevano.
+</p>
+
+<p>
+Col fiero e cavalleresco saluto militare, ti ripresentasti
+a me: — Allason. — E subito mi riparlasti
+di quel lontano giorno radioso.... — Gressoney....
+la Regina.... si ricorda?...
+</p>
+
+<p>
+Sì, sì; ricordavo.
+</p>
+
+<p>
+Ed ecco che ieri ti ho riveduto ancora. Ieri! Eri
+steso, fermo e immoto, sul tuo letto. E non salutavi
+più nessuno. Se anche la tua Regina, che tanto
+amavi, fosse entrata nella tua camera, tu non ti saresti
+alzato, non ti saresti mosso per renderle omaggio
+o per offrirle uno solo di tutti quei fiori che ti
+circondavano in fasci profumati.
+</p>
+
+<p>
+Accanto a te le tue due figlie piangevano.
+</p>
+
+<p>
+Ma! oh miracolo! tu, uscendo dal tempo, ne avevi
+trionfato. I grigi pesanti anni tra quel lontano
+giorno luminoso ed oggi erano svaniti, erano caduti
+da te come un logoro mantello da trincea, e tu uscivi
+fuori nella morte, bello e baldo nella superba divisa,
+colle medaglie sul petto e la sciabola vicina
+alla mano.... Guardandoti, mi balzarono ancora nella
+mente i vecchi versi da tanti anni scordati:
+</p>
+
+<div class="poem"><p>
+«C'era una volta un cavalier cortese
+</p>
+<p>
+Colto, leale e pieno di valor....»
+</p></div>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_155" id="Page_155"></a>[155]</span>
+«Nell'adamàntina luce del serto» la Regina mi
+aspettava. Accanto a lei ritto e immobile stava Carducci;
+mi pareva di scorgere nel suo sguardo rivolto
+a me una certa trepidanza e preoccupazione. Anche
+gli ufficiali in cerchio guardavano tacendo.
+</p>
+
+<p>
+Il mio spavento crebbe. (Oh silenziosa selva di
+abeti!).
+</p>
+
+<p>
+Ma la sovrana mi tendeva sorridendo la mano e
+davanti a quel sorriso la mia timidezza svanì. Mi
+parlò. Subito mi parve d'essere sola al mondo con
+lei. Virtù veramente regale, ella dava, parlando,
+l'impressione che tutto di me le fosse noto e che
+nulla all'infuori di me la interessasse.
+</p>
+
+<p>
+.... Quel meriggio alla table-d'hôte del Miravalle
+(io sedevo tra Carducci e Piero Giacosa) si parlò
+molto della regale udienza. Cioè io parlai poco e
+Carducci non parlò affatto. (Già, egli era «d'indole
+orsina» e amava di tacere quando non aveva
+nulla d'importante a dire). Ma Piero Giacosa raccontava
+molte cose; e, passando dagli eventi del
+mattino ad apprezzamenti generali sull'augusta
+dama, osservò:
+</p>
+
+<p>
+— Sì; Margherita è veramente regale. Ma è anche....
+veramente donna.
+</p>
+
+<p>
+— Perchè? Come mai? — chiesero le molte signore
+presenti.
+</p>
+
+<p>
+Il professor Piero si volse a me.
+</p>
+
+<p>
+— Quando per la prima volta le parlai di voi e
+delle vostre poesie, Sua Maestà m'interruppe subito
+colla domanda tutta femminile: «Ma.... è bella?»
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_156" id="Page_156"></a>[156]</span>
+In coro io colle altre signore chiedemmo:
+</p>
+
+<p>
+— E che cosa rispondeste?
+</p>
+
+<p>
+Confesso che attesi non senza trepidanza la risposta.
+</p>
+
+<p>
+— Risposi, — e Giacosa si volse a me con un
+affabile sorriso: — «Bella? È.... peggio, Maestà».
+</p>
+
+<p>
+— Peggio? Perchè? — chiesero le signore.
+</p>
+
+<p>
+— Peggio? Che cosa vuol dire? — chiesi io, non
+poco mortificata.
+</p>
+
+<p>
+Giacosa mi guardò di nuovo con quel sorriso.
+</p>
+
+<p>
+— Non ve ne lagnate. Era una risposta lusinghiera, — disse.
+</p>
+
+<p>
+E sorrisi anch'io assai riconfortata.
+</p>
+
+<p>
+— Era una risposta scorretta, — tuonò Carducci
+d'improvviso. — Ella non aveva alcun diritto
+di fare simili apprezzamenti.
+</p>
+
+<p>
+Tacemmo tutti, mortificati e compunti. Io non
+sapevo cosa fare del mio sorriso. Fortuna volle
+che i camerieri entrassero nella sala portando maestosamente,
+nel nostro silenzio, dei polli arrosto,
+supini in un'insalata smeraldina.
+</p>
+
+<p>
+Contemplando il piatto che il cameriere mi porgeva
+con benigno sussiego, sentenziai con voce alta
+e melliflua:
+</p>
+
+<div class="poem"><p>
+«Del pollo il vol, e del tacchino il passo.»
+</p></div>
+
+<p>
+E presi un'ala di pollo.
+</p>
+
+<p>
+Carducci si volse di scatto con fosco cipiglio.
+</p>
+
+<p>
+— Eh? Cosa? Cos'hai detto?
+</p>
+
+<p>
+Io ripetei la sagace sentenza.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_157" id="Page_157"></a>[157]</span>
+— È una poesia, — spiegai, — e significa che
+bisogna prendere l'ala del pollo e la gamba del....
+</p>
+
+<p>
+Carducci m'interruppe sdegnato: — Ma che poesia! — esclamò,
+crollando le spalle con ira ed impazienza.
+</p>
+
+<p>
+Qualcuno rise (probabilmente ero io!) e il temporale
+si dileguò.
+</p>
+
+<p>
+Non fu quella l'unica volta che Carducci si adirò
+con Piero Giacosa, a cui tuttavia era legato da viva
+amicizia. Giacosa era spiritoso e brillante e amava
+gli scherzi. A Carducci gli scherzi non piacevano.
+O allora dovevano essere degli scherzi assolutamente
+puerili e semplici. Le parole ambigue e le
+frasi a doppio senso gli erano odiose e lo incollerivano
+subito.
+</p>
+
+<p>
+Già, egli sorrideva poco. E non rideva mai.
+</p>
+
+<p>
+In quello stesso pomeriggio venne nel giardino del
+Miravalle il conducente Ciocca da Pianazzo; teneva
+per le redini un cavallo da sella per una delle
+tre signore Serra-Zanetti che abitavano l'albergo.
+Ma poichè il tempo si guastava, la signora non volle
+uscire e il buon Ciocca se ne tornava via col suo
+cavallo allorchè, uscendo dall'albergo con Carducci
+per andare a pranzo alla «Cascata», io lo vidi.
+</p>
+
+<p>
+— Lascia stare quel cavallo, — mi disse subito
+Carducci scorgendolo da lontano; poichè io avevo
+l'abitudine di accarezzare il muso ad ogni cavallo
+che vedevo. Anche in città, egli s'irritava molto a
+vedermi andare con mano tesa verso tutti i cavalli di
+«brum»; e sempre, avvistando qualche malinconico
+ronzino fermo accanto al marciapiede colla testa
+<span class="pagenum"><a name="Page_158" id="Page_158"></a>[158]</span>
+bassa e un ginocchio ripiegato, Carducci esclamava
+da lontano: — Lascia stare quel cavallo.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Ma era impossibile lasciar stare il cavallo di Ciocca,
+fermo nel giardino a portata di mano, che aveva
+un naso marrone, lungo e aristocratico, un ciuffo
+tagliato a frangetta e una stella bianca in mezzo
+alla fronte.
+</p>
+
+<p>
+Poichè si andava verso Pianazzo, Ciocca mi offerse
+di montare ed io con entusiasmo accettai.
+</p>
+
+<p>
+Ma nè lui, nè Carducci sapevano farmi montare
+in sella; e stavo per l'appunto ignominiosamente tentando
+di arrampicarmici coll'aiuto di una sedia portata
+da un cameriere, allorchè apparve Giacosa, che
+accorse e con pronta destrezza mi issò in arcione.
+</p>
+
+<p>
+— Che strana sella, — osservai, quand'ebbi il
+piede nella staffa e le redini incrociate all'inglese
+sulle dita. — Mi pare che vi sia un corno di troppo.
+</p>
+
+<p>
+Giacosa rise. — Paese che vai.... corna che trovi, — disse.
+E si volse a Carducci con un sorriso.
+</p>
+
+<p>
+Ma «l'Orco» aveva subito assunto la sua fisonomia
+dei momenti foschi. Con occhi lampeggianti e feroci
+squadrava il professore.
+</p>
+
+<p>
+— Come sarebbe a dire? — domandò con voce fremente.
+</p>
+
+<p>
+— Sarebbe a dire niente, — rispose l'affabile
+Piero.
+</p>
+
+<p>
+Quella serenità parve incollerire ancor più Carducci.
+Lo vidi stringere le mascelle e chiudere i
+pugni.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_159" id="Page_159"></a>[159]</span>
+— Misericordia!... — pensai, — bisogna intervenire! — E
+dall'alto del mio cavallo (ricordando il
+successo della mattinata) sentenziai: — «Del pollo
+il vol....»
+</p>
+
+<p>
+Ma non essendovi alcun pollo la frase mancò totalmente
+il suo effetto e la collera di Carducci non
+si placò.
+</p>
+
+<p>
+Giacosa ebbe il cortese pensiero di allontanarsi
+rapidamente, ed io cercai con furtivi calci di far impennare
+il cavallo di Ciocca onde creare una diversione.
+</p>
+
+<p>
+Ma il cavallo non era di quelli che s'impennano.
+Era un cavallo pensieroso e circospetto che
+ogni momento si fermava a scacciare con un calcio
+languido qualche mosca che lo disturbava.
+</p>
+
+<p>
+— Aspettate, Ciocca, — dissi, — questo cavallo
+vuol sedersi a guardare la vista. Preferisco scendere.
+</p>
+
+<p>
+— No, no! — esclamò Ciocca, afferrando la redine
+e trascinando il letargico quadrupede per la via
+maestra. — Stia pur su. Non abbia paura!
+</p>
+
+<p>
+Paura, io, che montavo come un fantino!...
+</p>
+
+<p>
+Così, scortata da un lato da Carducci e dall'altro
+da Ciocca che mi teneva le redini, proseguimmo nel
+sole del tramonto; e in cuor mio pregai che nessuno
+c'incontrasse. Ma per fatalità tutti i villeggianti di
+Gressoney, di Saint-Jean e della Trinité parevano
+essersi dati convegno in quell'ora su quella strada.
+C'era il dottor Ry, c'era il professor Vivante, c'era
+il giovane Dezza, c'erano tutte le signore e le signorine
+<span class="pagenum"><a name="Page_160" id="Page_160"></a>[160]</span>
+della vallata. La mia vergogna era grande. — Se
+mi vede anche la Regina, muoio, — pensai.
+</p>
+
+<p>
+Ma la Regina non uscì dalla luminosa Villa Peccoz
+e, come il cavallo volle, si arrivò all'Albergo
+della Cascata.
+</p>
+
+<p>
+Umiliatissima mi lasciai scivolare dalla sella e
+misi piede a terra.
+</p>
+
+<p>
+— Tu monti molto bene, — disse Carducci, che
+aveva scordato le sue ire. — Guardandoti, pensavo
+alle Valchirie.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Allora, per fargli piacere quasi ogni giorno Ciocca
+portò all'albergo uno dei suoi alti ed asimmetrici
+bucefali ed io salivo in sella e uscivo per sentieri e
+praterie, mentre Carducci camminava accanto senza
+parlarmi e senza guardarmi, mormorando tra sè
+e sè, gesticolando un poco, pensando o componendo.
+</p>
+
+<div class="poem"><p>
+«Bionde Valchirie, a voi diletta sferzar de' cavalli,
+</p>
+<p>
+Sovra i nembi natando, l'erte criniere al cielo....»
+</p></div>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Sull'altipiano della Trinité una sera si fermò a
+guardare le cascatelle che tutt'intorno dall'alto
+delle rocce scaturivano scintillanti, incendiate dallo
+splendore del tramonto.
+</p>
+
+<p>
+— Guarda l'oro sull'acqua, — mi disse.
+</p>
+
+<p>
+Obbedii. — Non è acqua, — osservai (a Carducci
+dicevo tutte le fanciullaggini che mi venivano in
+mente). — Lassù in alto stanno sdraiate supine le
+<span class="pagenum"><a name="Page_161" id="Page_161"></a>[161]</span>
+fate, e lasciano pendere lungo le rocce i loro capelli
+sciolti.
+</p>
+
+<p>
+— Sarà così, — disse Carducci contemplando le
+cascate increspate e rutilanti e facendosi schermo
+agli occhi colla mano. — Sarà precisamente così.
+Lo dirò anch'io.
+</p>
+
+<p>
+E difatti lo disse più tardi in una lettera a me.
+Quella lettera è ristampata nelle sue Opere col titolo
+«Elegìa del Monte Spluga».
+</p>
+
+<p class="pad2">
+L'estate finì; e Carducci doveva ritornare a Bologna.
+Ma io volli rimanere a vagabondare pei monti,
+nel freddo e nelle bufere.
+</p>
+
+<p>
+Lo vedo ancora alla partenza, seduto in carrozza — e
+Ciocca già a cassetta — guardarmi con quegli
+occhi vividi e sempre un poco corrucciati sotto
+l'ombra del grande feltro.
+</p>
+
+<p>
+— Addio, — mi dice, alzando il cappello e scoprendo
+le grige chiome.
+</p>
+
+<p>
+— Addio, caro Orco. — E soggiungo: — Vi ringrazio
+di essere stato così paziente e buono con me.
+</p>
+
+<p>
+— Va, bene, — dice lui. E ripete — Addio. — Poi
+volge lo sguardo in giro sulla spianata dove
+tutto è gelido e scintillante, sugli abeti già incappucciati
+di bianco e sull'immensa cerchia di cime
+algide nel cielo freddo. Certo, io gli appaio solinga
+e sperduta in tutto quel grandioso biancheggiare,
+poichè d'improvviso, rivolto ai monti e al cielo, e
+stendendo la mano come se volesse additarmi a loro,
+grida:
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_162" id="Page_162"></a>[162]</span>
+— Ecco la piccola Annie che se ne va tutta sola,
+per il mondo pieno di neve!
+</p>
+
+<p>
+Ciocca fa turbinare la frusta in un gran gesto
+che a Carducci piace, e i cavalli partono al galoppo
+verso la valle.
+</p>
+
+<p>
+Io resto sola nel mondo pieno di neve. Ma mi
+sembra che Carducci mi abbia raccomandata alla
+cura dei giganti montani, e mi par di sentire che
+essi si chiudano amici e protettori intorno a me.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Quando sotto alle nevi le capanne spariscono, piegano
+i pini, si spezzano i fili telegrafici e sui «Pass»
+non si passa più, io, in una slitta aperta — ritta,
+rigida e gelata accanto a due guide e un pecoraio — scendo
+alla valle.
+</p>
+
+<p>
+A Pont-Saint-Martin il proprietario dell'«Albergo
+Posta» mi accoglie stupefatto, e corre a prepararmi
+un thè di tiglio fumante col kirsch. Sua moglie
+mi sveste degli abiti irrigiditi e gelidi, e appena
+sono a letto riappare con una boccia d'acqua
+calda in una mano e una grande fetta di lardo nell'altra.
+</p>
+
+<p>
+— Questo per i piedi e questo per lo stomaco, — dichiara
+risoluta.
+</p>
+
+<p>
+Inorridisco.
+</p>
+
+<p>
+— Ma è impossibile ch'io mangi quella roba! — dico
+coi denti stretti, contemplando la fetta di grasso
+che le penzola bianco e lucido dalla mano.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che mangiare! — esclama lei, ridendo; e,
+maternamente, me lo applica sul petto. — Non vorrà
+mica morire di polmonite!
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_163" id="Page_163"></a>[163]</span>
+Il tiglio, il kirsch, la boccia e il lardo esplicano i
+loro benefici effetti e al mattino mi sveglio gaia e
+affamata.
+</p>
+
+<p>
+Prendo il treno per Milano, dove fa molto più
+freddo che a duemila metri d'altitudine, e dove — non
+più difesa dai miei giganti amici — il Naviglio
+mi getta al collo il suo abbraccio di grigia umidità.
+</p>
+
+<p>
+Mi ammalo; ho la febbre, la tosse. Invoco il tiglio
+e il lardo; invano! Il dottore mi prescrive altri rimedi.
+</p>
+
+<p>
+Al mio capezzale siede una dolce amica mia e
+di mia madre: Emilia Luzzatto. Sono stata a scuola
+coll'unica sua figlia, Evelina — rapita dalla tisi
+nello sbocciare dell'adolescenza — ed ella mi adora.
+</p>
+
+<p>
+— Signora Emilia.... vieni qui!... (l'abitudine mi
+fa rispettosa, la malattia mi permette la familiarità).
+Senti.... se devo morire....
+</p>
+
+<p>
+M'accorgo con un piccolo tremito che ella nè protesta
+nè ride, come avrei sperato. Dice: — Ebbene? — e
+le lagrime le scendono dagli occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Se devo morire.... avverti....
+</p>
+
+<p>
+— Chi?
+</p>
+
+<p>
+Chi? Me lo domando anch'io. Papa è a Yokohama
+con la sposa nuova che ancora non ho potuto imparare
+a chiamare mamma. I miei fratelli? Arnaldo
+è a Tokio, Ferruccio a Nuova York; Anselmo a
+Buenos Ayres; Louise a Kew; Eva a Petermaritzburg.
+La più vicina è la mia mamma.... che dorme
+nel piccolo cimitero protestante di Milano.
+</p>
+
+<p>
+Allora dico:
+</p>
+
+<p>
+— Avverti Carducci.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_164" id="Page_164"></a>[164]</span>
+Ed ella lo avverte.
+</p>
+
+<p>
+Carducci arriva, più fosco e accigliato che mai.
+Mi guarda un pezzo, senza parlare, poi dice:
+</p>
+
+<p>
+— Guarisci; e ti farò un regalo.
+</p>
+
+<p>
+— Che regalo? — mormoro io.
+</p>
+
+<p>
+— Vedremo, — risponde. E se ne va. Sparisce.
+Sparisce anche la signora Luzzatto.... Sparisce
+tutto.
+</p>
+
+<p>
+Non perchè io muoia; ma perchè dormo. Dormo
+per quattordici ore e mi sveglio senza febbre.
+</p>
+
+<p>
+— Che regalo? — dico appena apro gli occhi, a
+Carducci che è riapparso; e accanto a lui sta la
+signora Emilia tutta ridente.
+</p>
+
+<p>
+Carducci ripete: — Vedremo. Adesso pensa a
+guarire.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Pensai a guarire. Carducci tornò via tranquillizzato
+e ritornò a trovarmi qualche mese più tardi.
+</p>
+
+<p>
+Andai alla Stazione Centrale ad incontrarlo.
+Molta gente lo conosceva e lo salutava. Come ero
+solita, gli diedi due grandi baci, uno di qua uno
+di là sulle guancie, ed egli li subì col suo abituale
+cipiglio; io mi appesi al suo braccio e uscimmo
+dalla stazione a cercare una carrozzella.
+</p>
+
+<p>
+Ma prima di salirvi Carducci a un tratto si volse
+a me con severità: — Mi farai il piacere, — disse, — di
+non baciarmi sempre nelle stazioni:
+</p>
+
+<p>
+Io rimasi sorpresa e mortificata.
+</p>
+
+<p>
+— Ma altrove non vi bacio!... Non vi bacio che
+quando partite e quando arrivate, — esclamai.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_165" id="Page_165"></a>[165]</span>
+Carducci crollò il capo. — Appunto. Non è necessario, — disse
+seccamente.
+</p>
+
+<p>
+— Ma sì che è necessario! Vi bacio quando arrivate
+per la gioia di vedervi, e alla partenza per il
+dolore di lasciarvi.
+</p>
+
+<p>
+Carducci scosse di nuovo rabbiosamente il capo,
+e fece il suo gesto abituale d'impazienza battendosi
+un dito sul labbro per farmi tacere. Se non era che
+il vetturino ci guardava credo che avrei pianto.
+</p>
+
+<p>
+Salimmo in carrozza per andare al suo albergo;
+io ero molto mortificata e non parlai.
+</p>
+
+<p>
+— Sei guarita? — diss'egli dopo un poco.
+</p>
+
+<p>
+— Sì, — mormorai.
+</p>
+
+<p>
+— Ti ho promesso un regalo.
+</p>
+
+<p>
+— Ma allora ero ammalata.
+</p>
+
+<p>
+— Io non prometto per promettere, — disse Carducci
+iroso. — Ti ho promesso un regalo e lo avrai.
+</p>
+
+<p>
+— Che regalo? — feci flebilmente.
+</p>
+
+<p>
+— Ho pensato che ti darei un cavallo.
+</p>
+
+<p>
+Un cavallo! Io subito ebbi l'impulso di gettargli
+le braccia al collo, ma memore dei suoi divieti me
+ne astenni. Gli afferrai la mano.
+</p>
+
+<p>
+— Quando?
+</p>
+
+<p>
+— Subito, — disse lui.
+</p>
+
+<p>
+Subito!... Mi sentii mancare.
+</p>
+
+<p>
+— E dove si compera un cavallo?
+</p>
+
+<p>
+— Non lo so, — disse Carducci. — Domanderemo
+al cameriere del Savini. Tanto, bisogna far colazione.
+</p>
+
+<p>
+Fermò la carrozza all'Albergo Àncora dove sempre
+<span class="pagenum"><a name="Page_166" id="Page_166"></a>[166]</span>
+alloggiava e vi lasciò le valigie; indi proseguimmo
+fino alla Galleria.
+</p>
+
+<p>
+Al Savini il cameriere, il maître d'Hôtel e il direttore
+ci dissero che i cavalli si comperavano al
+Tattersall. Anzi, mandarono subito ad avvisare il
+proprietario, cavalier Rossi, che ci saremmo andati.
+</p>
+
+<p>
+A tavola mi colse un dubbio.
+</p>
+
+<p>
+— Ma siete abbastanza ricco, caro Orco, per comprar
+cavalli. Avete denari che bastino?
+</p>
+
+<p>
+— Sì. Ne ho molti, — disse Carducci. — Ho venduto
+ieri un libro a Zanichelli.
+</p>
+
+<p>
+— Che libro?
+</p>
+
+<p>
+— Non importa. Tanto tu non lo leggi. È una
+nuova edizione d'antiche cose; e lo Zanichelli me
+lo ha pagato moltissimo. — Carducci pose la mano
+sulla tasca della giacca. — Me lo ha pagato tremila
+lire.
+</p>
+
+<p>
+— Tremila lire! — Io rimasi sbalordita davanti
+ad una simile cifra. — Tremila lire!...
+</p>
+
+<p>
+Passata la prima meraviglia, osservai: — Dunque,
+in fondo.... conviene anche molto, di essere
+poeti.
+</p>
+
+<p>
+Carducci sorrise. — Sì, sì. Conviene. E adesso
+taci un po'.
+</p>
+
+<p>
+Ma io non potevo tacere, e dopo un istante ricominciai.
+</p>
+
+<p>
+— Forse non vi dispiacerebbe se parlassimo un
+poco.... del colore e della forma....
+</p>
+
+<p>
+— «<i>Del Colore e della Forma?</i>» — fece Carducci
+aggrottando le ciglia. — Non conosco. Di chi è?
+Sarà qualche pedanteria.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_167" id="Page_167"></a>[167]</span>
+— Di chi è?... che cosa?
+</p>
+
+<p>
+— Questo libro che tu dici.
+</p>
+
+<p>
+— Ma no! ma no! Del colore e della forma del
+cavallo!
+</p>
+
+<p>
+— Già, — brontolò Carducci, crollando le spalle, — mi
+pareva impossibile.... Basta. Adesso lasciami
+mangiare in pace.
+</p>
+
+<p>
+Sulla forma convenne con me: il cavallo doveva
+essere grande. Grande e grosso, dicevo io; grande
+e magro, diceva lui. Ma sugli altri particolari non
+fummo d'accordo. Io lo volevo bianco colla coda
+mozza. Carducci lo voleva nero colla coda lunga.
+</p>
+
+<p>
+— Ma, caro Orco....
+</p>
+
+<p>
+— Basta; — fece Carducci, — ti ho detto di lasciarmi
+mangiare in pace.
+</p>
+
+<p>
+Ma Carducci non doveva mangiare in pace. Un
+professore di filosofia, che faceva colazione a un'altra
+tavola, lo scorse e venne a parlargli. Dopo
+che ebbero discusso varie cose io riparlai del cavallo;
+e il professore si offrì di venire con noi al
+Tattersall.
+</p>
+
+<p>
+A me parve provvidenziale. Un professore! Ci
+aiuterebbe nella scelta. Tanto più che se ne intendeva,
+avendo un fratello capitano di cavalleria.
+</p>
+
+<p>
+Al Tattersall il direttore ci accolse con agitata e
+premurosa affabilità. Era circondato da molti uomini — maestri
+d'equitazione, palafrenieri, garzoni di
+stalla, che in cerchio ci contemplavano.
+</p>
+
+<p>
+Allora davanti a noi passarono i cavalli: passarono
+cavalli grigi e morelli, cavalli bai, cavalli sauri,
+cavalli pomellati; passarono al passo, al trotto,
+<span class="pagenum"><a name="Page_168" id="Page_168"></a>[168]</span>
+al galoppo destro, al galoppo sinistro, in appoggio
+e caracollo.
+</p>
+
+<p>
+Carducci ed io li fissavamo incerti. Ad ogni nuovo
+cavallo che appariva io dicevo: — Voglio questo!
+</p>
+
+<p>
+Specialmente mi colpì un magnifico baio con due
+belle calze bianche sulle gambe posteriori.
+</p>
+
+<p>
+Ma il professore di filosofia con cipiglio da conoscitore
+sentenziò:
+</p>
+
+<p>
+— «Balzano da due vale quanto un bue».
+</p>
+
+<p>
+E questo mi raffreddò.
+</p>
+
+<p>
+Indi ne apparve uno tutto bianco, colla coda lunga
+e la criniera increspata come se gli avessero fatto
+<i>l'ondulation Marcel</i>.
+</p>
+
+<p>
+— Questo! — esclamammo in coro tutti e tre;
+ma il cavalier Rossi si affrettò a spiegarci che il
+puledro — un arabo puro sangue — apparteneva
+alla cavallerizza di un Circo Equestre Americano;
+e lo fece ricondurre via.
+</p>
+
+<p>
+Ma ecco comparire un altro stallone, un morello
+altissimo, quasi gigantesco: breve coda irrequieta,
+orecchie mobili, nervose; occhi lampeggianti in cui
+balena nell'angolo il bianco iniettato di caffè.
+</p>
+
+<p>
+Entrò con passo danzante, alzando i piedi come
+se la terra gli facesse schifo. Era tutto nero, eccetto
+due calzerotti bianchi alle gambe posteriori
+e uno alla gamba anteriore.
+</p>
+
+<p>
+— È magnifico! — esclamai.
+</p>
+
+<p>
+Il professore al mio fianco citò: — «Balzano da
+tre, cavallo da re!».
+</p>
+
+<p>
+— È questo, è questo ch'io voglio, — dissi con
+<span class="pagenum"><a name="Page_169" id="Page_169"></a>[169]</span>
+fervore a Carducci; e anche lui guardava assai ammirato
+la formidabile bestia.
+</p>
+
+<p>
+— Pare il cavallo dell'Apocalisse, — disse il professore.
+</p>
+
+<p>
+Il cavalier Rossi vedendo il mio entusiasmo mi
+chiese se volevo provarlo.
+</p>
+
+<p>
+Mi prestarono una amazzone, e hop! eccomi in
+sella, così in alto che mi sembrava d'essere in cima
+a una torre.
+</p>
+
+<p>
+Feci dapprima a passo il giro del maneggio: veramente
+non era a passo, ma sempre a quel trottigno
+saltellante e caracollante; mi pareva che facessimo,
+il cavallo ed io, come nella <i>Mignon</i>, la «danza
+delle uova». Poi partimmo al trotto, un trotto
+molto alto, un po' duro, che a scosse e sbalzi mi
+fece cadere il cappello e spuntare la treccia; indi
+dal piccolo galoppo ci lanciammo al galoppo allungato;
+e lì veramente sentii il cavallo perfetto sotto
+di me. Pareva alato!
+</p>
+
+<p>
+Facemmo alt; e mentre io, ancora in sella, mi
+riappuntavo le treccie, Carducci si avvicinò ad accarezzare
+il collo lucente del morello.
+</p>
+
+<p>
+Anche il Professore si avvicinò, ma guardingo.
+</p>
+
+<p>
+— Vedono che mantello? — diceva il direttore, — vedono
+questa rete magnifica di vene?...
+</p>
+
+<p>
+Difatti sul collo e sulla spalla del morello fremente
+si disegnava tutto un intrico di delicate
+venature pulsanti. Il professore le esaminò con diffidenza.
+</p>
+
+<p>
+— Che non sia un principio d'arteriosclerosi! — mormorò.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_170" id="Page_170"></a>[170]</span>
+Scesi di sella, e dietro richiesta del direttore,
+provai vari altri cavalli. Ma tutti mi parvero meno
+interessanti della grande bestia nera. Allora mentre
+quattro o cinque dei cavalli venivano condotti a
+passo in giro alla pista, Carducci in mezzo al silenzio
+domandò:
+</p>
+
+<p>
+— Quale di quei cavalli non costa più di tremila
+lire?
+</p>
+
+<p>
+Per un momento tutti tacquero. Poi il direttore
+si passò due o tre volte la mano sui baffi prima di
+rispondere. Fu per me un momento di grande ansia.
+Finalmente con gesto regale stese la mano.
+</p>
+
+<p>
+— Quello lì.
+</p>
+
+<p>
+Era il cavallo dell'Apocalisse — era il balzano
+da tre!
+</p>
+
+<p>
+— Glielo lascerò per duemila settecento lire, — disse
+il magnanimo cavaliere.
+</p>
+
+<p>
+Carducci mise subito la mano al portafogli; ma
+il direttore con un gesto lo fermò e lo invitò ad
+entrare nel suo ufficio. Insieme si allontanarono.
+</p>
+
+<p>
+Io mi volsi tutta agitata a uno stalliere che stava
+vicino. — Come si chiama? — domandai.
+</p>
+
+<p>
+— Francesco Impallomèni, — rispose quello.
+</p>
+
+<p>
+— .... Ah sì?
+</p>
+
+<p>
+Per non offenderlo attesi qualche minuto prima
+di spiegarmi meglio. — E.... il cavallo che nome ha?
+</p>
+
+<p>
+— Il morello? Si chiama Rebecca.
+</p>
+
+<p>
+— Rebecca! Che orrore! Perchè Rebecca?
+</p>
+
+<p>
+Lo stalliere cacciò in fuori il mento e abbassò gli
+angoli della bocca fino a parere una rana.
+</p>
+
+<p>
+— Mah!... Lo sa Lei?
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_171" id="Page_171"></a>[171]</span>
+— Rebecca? — ripetei desolata, volgendomi al
+professore.
+</p>
+
+<p>
+— Sarà forse Babieca, — disse l'erudito. — Babieca
+è il nome del celebre cavallo del «Cid el
+Campeador».
+</p>
+
+<p>
+— Non mi piace affatto quel nome, — diss'io;
+e siccome Carducci ricompariva (a fianco del cavaliere,
+tutto sorrisi) io dissi subito che volevo cambiar
+nome al mio cavallo.
+</p>
+
+<p>
+— -E che nome vuoi dargli?
+</p>
+
+<p>
+— Voglio chiamarlo: «O Sauro Destrier della
+Canzone».
+</p>
+
+<p>
+— È troppo lungo — disse Carducci. — E poi
+non è sauro.
+</p>
+
+<p>
+Il professore suggerì molti nomi classici: Pegaso....
+Chirone.... Bellerofonte.... e vidi che Carducci
+si stancava e s'impazientiva.
+</p>
+
+<p>
+Allora tagliai corto.
+</p>
+
+<p>
+— Che ne direste, caro Orco, se gli dessimo il vostro
+nome? Mi pare che nello sguardo.... e forse nel
+carattere.... assomigli un poco a voi. Potremmo chiamarlo
+«Giosuè Cavallo», per distinguerlo da «Giosuè
+Poeta».
+</p>
+
+<p>
+Carducci tornò di buon umore. — Sta bene, — disse. — E
+adesso basta. Io devo trovarmi alle
+quattro col marchese Visconti Venosta a visitare il
+Castello Sforzesco.
+</p>
+
+<p>
+E con un breve gesto di saluto se ne andò.
+</p>
+
+<p>
+Il professore mi salutò anch'esso frettolosamente,
+e lo seguì.
+</p>
+
+<p>
+E io?... E il cavallo?... Dove l'avrei portato? Che
+<span class="pagenum"><a name="Page_172" id="Page_172"></a>[172]</span>
+cosa ne avrei fatto? Ero ospite in casa della mia
+cara amica, signora Luzzatto, che abitava un piccolo
+appartamento in via Borgo Spesso. Mi vedevo, io,
+arrivare alla sua porta con quel cavallo!... Spiegai
+al cavalier Rossi la situazione, ed egli fu gentilissimo;
+si offrì di tenerlo al Tattersall finch'io non avessi
+trovato una scuderia conveniente. Avrei semplicemente
+pagato la pensione. Un'inezia! Dodici lire
+al giorno.
+</p>
+
+<p>
+Dodici lire al giorno! Una specie di formicolìo
+mi percorse, fermandosi soprattutto nelle mie ginocchia....
+Dodici lire al giorno!
+</p>
+
+<p>
+Mio padre mi mandava un assegno di duecento
+lire al mese; e ogni qualvolta passavo un mese in
+villeggiatura o all'albergo, per tre mesi non avevo
+più nulla. Allora andavo a rinchiudermi in campagna
+in casa di mio fratello dottore; oppure, come
+ora, mi rifugiavo dalla signora Luzzatto e stavo un
+po' di tempo con lei.
+</p>
+
+<p>
+Corsi subito in via Borgo Spesso. Arrivai pallida
+e stravolta.
+</p>
+
+<p>
+— Che cos'hai? — esclamò con ansia la dolce signora.
+</p>
+
+<p>
+— Ho un cavallo! — balbettai. — Un cavallo
+nero, grandissimo, balzano da tre.
+</p>
+
+<p>
+— Riposati un poco, — disse la signora Emilia,
+con dolcezza ferma. — Mettiti subito a letto.
+</p>
+
+<p>
+E vidi che andava verso l'armadietto delle medicine
+per cercare il termometro clinico.
+</p>
+
+<p>
+La convinsi, con qualche difficoltà, che non deliravo.
+La pregai anzi di venire a vedere Giosuè Cavallo;
+<span class="pagenum"><a name="Page_173" id="Page_173"></a>[173]</span>
+ma ella, che aveva di tutte le bestie e in
+ispecial modo dei cavalli un'invincibile paura, non
+ne volle sapere.
+</p>
+
+<p>
+— E che cosa ne farai? Dove lo terrai?
+</p>
+
+<p>
+— Non so.... non so, — balbettai smarrita. — Non
+crede che.... l'onorevole Riccardo.... forse....
+saprebbe dove metterlo?
+</p>
+
+<p>
+— Mio marito?
+</p>
+
+<p>
+— Sì. Potrebbe anche montarlo qualche volta, se
+volesse.
+</p>
+
+<p>
+La signora Luzzatto alzò gli occhi al cielo.
+</p>
+
+<p>
+— Meglio non parlargliene, — disse.
+</p>
+
+<p>
+E non gliene parlai.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+La mia vita fu allora tutta subordinata a Giosuè
+Cavallo. Volevo stare in città? No; dovevo andare
+in campagna perchè Giosuè Cavallo ci stava meglio
+e costava di meno. Volevo restarmene tranquilla?
+No; mi toccava andare di qua e di là, per monti
+e valli, al trotto e al galoppo, per passeggiare e
+disciplinare Giosuè Cavallo (che se stava due giorni
+in scuderia diventava una belva). Volevo fare un
+viaggio a Londra a vedere mia sorella? Impossibile
+lasciare Giosuè Cavallo; e ancora più impossibile
+condurlo con me. Mi affondavo sempre più in difficoltà
+finanziarie per far nutrire, albergare, governare
+Giosuè Cavallo.
+</p>
+
+<p>
+Tutte le mie conoscenze mi consigliavano, chi una
+cosa chi l'altra.
+</p>
+
+<p>
+— Bisogna renderlo. Bisogna venderlo. Bisogna
+dirlo a Carducci.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_174" id="Page_174"></a>[174]</span>
+Renderlo? Venderlo? Mai!
+</p>
+
+<p>
+Dirlo a Carducci? A che pro? Relativamente povero
+anche lui, — che cosa avrebbe potuto fare? E poi
+egli era così felice di avermi fatto questo regalo,
+che per niente al mondo avrei voluto dargli un simile
+dispiacere. Subito, il giorno seguente alla compera,
+egli aveva voluto vedermi cavalcare all'aperto. Andammo
+sui bastioni ed io gli passai davanti a galoppo
+molte volte. Egli era raggiante.
+</p>
+
+<p>
+— È bello Giosuè Cavallo, — diceva.
+</p>
+
+<p>
+— Io vado a Legnano, — soggiunse, — domattina,
+in carrozza col prefetto. Potrai venire anche
+tu; a cavallo.
+</p>
+
+<p>
+Così feci. Nell'amazzone presa a prestito dal
+Tattersall, issata a sommo di Giosuè Cavallo negro-splendente
+al sole, trottai e galoppai ora davanti,
+ora dietro, ora a fianco della carrozza, a
+grande soddisfazione di Carducci e divertimento del
+prefetto.
+</p>
+
+<p>
+La strada era lunga — trenta chilometri! — ed
+era dura al trotto rigido del morello; dopo un'ora
+circa io sentivo già ogni singola vertebra della mia
+spina dorsale, e avevo il torcicollo e un crampo
+indescrivibile nel braccio sinistro. Giosuè Cavallo
+non andava mai al passo. Neppure per un istante
+cessò dal suo trotto rigido e sobbalzante se non per
+mettersi a quel caracollante trottigno, quasi un
+passo di danza, così bello a vedersi e così estenuante
+per chi è forzato ad eseguirlo.
+</p>
+
+<p>
+Ma dalla carrozza Carducci mi guardava con un
+<span class="pagenum"><a name="Page_175" id="Page_175"></a>[175]</span>
+sorriso pacato e soddisfatto; e chiudendo i denti
+sul labbro repressi le mie sofferenze.
+</p>
+
+<p>
+Nulla ricordo del breve soggiorno a Legnano;
+certo all'indomani mattina stavo abbastanza bene
+per escogitare delle sciocchezze; così, allorchè Carducci
+e il prefetto furono scesi nel vestibolo, mi feci
+portare dal cameriere della legna in fascina, e rompendola
+a pezzetti ne riempii la valigia di Carducci.
+Accadde poi che, a metà strada del ritorno, volendo
+egli mostrare al prefetto certi suoi appunti, aprì la
+valigia, e il «ricordo di Legnano» che io gli avevo
+preparato gli si presentò agli occhi.
+</p>
+
+<p>
+— Ma come? Ma questa non è la mia valigia!
+Che cos'è tutta questa legna? — esclamò Carducci
+incollerito.
+</p>
+
+<p>
+Allora al galoppo precedetti sempre di gran tratto
+la carrozza, e voltandomi scorgevo Carducci feroce
+che, aiutato dal prefetto, buttava via i pezzetti di
+legno sparsi tutt'all'intorno.
+</p>
+
+<p>
+— Se tu mi fai ancora di codeste stoltezze, — gridò
+Carducci appena fui a portata della sua voce, — bada
+bene che ti porto via il cavallo. — Ma la
+sua ira non mi impressionò troppo. Visto che per
+lo più quelli che lo avvicinavano — intimiditi dal
+suo cipiglio o dalla sua grandezza — mantenevano
+intorno a lui un'atmosfera di gravità e soggezione
+assai noiosa, credo che, in fondo, le mie monellerie
+lo riposassero da tanta grigia solennità. Quanto
+alla minacciata punizione di portarmi via Giosuè
+Cavallo, certo nulla lo avrebbe più stupito, o addolorato,
+<span class="pagenum"><a name="Page_176" id="Page_176"></a>[176]</span>
+che se io gli avessi detto: — Sì, sì! Portatemelo
+via; esso rappresenta per me sotto ogni
+rapporto una <i>bestia nera!</i>
+</p>
+
+<p>
+Me ne guardai bene. Ed egli ripartì per Bologna
+convinto di avermi fatto il più meraviglioso dei
+doni; soddisfatto di sè, di me e di Giosuè Cavallo;
+felice di aver speso così bene — lui, che non era
+nè ricco nè prodigo — una così importante somma.
+</p>
+
+<p class="pad2">
+Dopo tre mesi Giosuè Cavallo mi aveva completamente
+rovinata. Per lui mi arrabattavo in una
+continua ricerca di denaro; per lui mi guastai coi
+miei parenti più cari a cui chiedevo costantemente
+denari in prestito; per lui annunciai sulle quarte
+pagine dei giornali che davo lezioni d'inglese, tedesco,
+francese, italiano, di pianoforte, chitarra e canto.
+Il suo baldo passo caracollante mi conduceva,
+smarrita, dai neri abissi della disperazione alle
+verdi vette del monte di Pietà.
+</p>
+
+<p>
+E per lui io nutrivo quel sentimento complesso
+fatto di passione e d'ira, di angoscia, d'amore e
+d'esecrazione che si prova per chi ci costa molto
+dolore, molte umiliazioni e molti denari.
+</p>
+
+<p>
+Egli prosperava, superbo, prepotente, lucente, facendo
+i passi sempre più alti, sempre più sdegnoso
+di toccare la terra. Ed io lo guardavo, spaurita e
+rapita, e sognavo di balzargli in arcione un giorno e
+via! a carriera, traverso monti, valli e frontiere,
+fino a giungere ad una certa rupe gigantesca che
+sovrasta la Via Mala — da Carducci amata e cantata — ed
+ivi precipitarmi con lui nella voragine....
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_177" id="Page_177"></a>[177]</span>
+</p>
+
+<div class="poem">
+<p>
+«Dammi dunque, apollinea, fiera, l'alato dorso
+</p>
+<p>
+Ecco, tutte le redini io ti libero al corso....
+</p>
+<p class="i2">
+ O indòmito destrier,
+</p>
+<p>
+Voliam, sin che la folgore di Giove tra la rotta
+</p>
+<p>
+Nube ci arda e purifichi, o che il torrente inghiotta
+</p>
+<p class="i2">
+ Cavallo e cavalier.»
+</p></div>
+
+<p>
+Perchè non lo feci! Sarebbe stato un gesto degno
+di lui e di chi me l'aveva dato. Forse non ero degna
+io di una fine così gloriosa. Disertai. Come
+quegli amanti che dicono: «Moriamo insieme», e
+poi al supremo passo l'uno vilmente si ritrae, così
+io lanciai solo nella morte Giosuè Cavallo invece
+di balzare grandiosamente nel buio con lui.
+</p>
+
+<p>
+Volli che morisse? Non lo so; nè voglio oggi ricordare
+la folle catastrofe che lo spezzò, e che portò
+me pure vicino alla morte. In ciò ch'io feci ebbi
+coraggio e viltà.
+</p>
+
+<p>
+Ma la viltà maggiore fu che non osai dirlo a Carducci.
+</p>
+
+<p>
+Sapevo che gli avrei dato un vero e grande dolore.
+Egli mi scriveva ora — più sovente del solito — per
+domandarmi notizie di Giosuè Cavallo.
+</p>
+
+<p>
+«Mi piace pensare che è tua quell'apollinea
+fiera. Mi piace pensare che ho potuto farti un dono
+così bello. In cima alla mia mente sta l'imagine
+tua e sua, lanciati al galoppo, ondeggianti la nera
+criniera e le tue lunghe chiome al vento.... Così, o
+Loreley pellegrina, sei volata fuor della veduta
+mia».
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_178" id="Page_178"></a>[178]</span>
+Io aborro ed esecro la menzogna. Tutto mi sembra
+comprensibile e perdonabile all'infuori dell'inganno.
+Ebbene, io allora — credo di poter dire che
+questa fu l'unica volta! — ho mentito e ingannato.
+Alle sue domande rispondevo brevemente, evasivamente,
+ma non avevo il coraggio di dirgli la verità.
+</p>
+
+<p>
+Un giorno mi annunciò prossima una sua visita.
+</p>
+
+<p>
+Tremai. Scrissi che dovevo recarmi subito a Napoli.
+Mi pareva assai lontano.
+</p>
+
+<p>
+Ma Carducci ne fu contento.
+</p>
+
+<p>
+«Via, dunque, bionda di cavalli agitatrice, a riva
+più cortese!».
+</p>
+
+<p>
+Anch'egli sarebbe venuto tra breve per un sol
+giorno laggiù, onde salutare una regale Amica, e
+vedermi passare, sull'azzurro sfondo del Mediterraneo,
+lanciata a volo «sulla fiera gentil».
+</p>
+
+<p>
+Allora, giunta a Napoli confidai la mia angoscia
+a un poeta — Arturo Colautti — che era venuto
+a trovarmi. Lo pregai di andare incontro a Carducci
+e dirgli subito la verità.
+</p>
+
+<p>
+Non volle; non osò.
+</p>
+
+<p>
+Un ufficiale ch'era con lui mi disse:
+</p>
+
+<p>
+— Perchè dargli quel dispiacere? Troveremo un
+cavallo che per un'ora personifichi il tenebroso corsiero
+da lui regalato.
+</p>
+
+<p>
+Allora fu per tutta Napoli un febbrile cercare di
+cavalli neri. (Se ne ricorderà forse ancora quell'ufficiale — Maggiotto,
+allora capitano dei bersaglieri;
+oggi solennemente installato nel Ministero della
+Guerra. E il marchese Lillo Catalano.... e il conte
+Bruno Torri....). Davanti al balcone della casa in
+<span class="pagenum"><a name="Page_179" id="Page_179"></a>[179]</span>
+strada Caracciolo dove io avevo preso alloggio, fu
+uno sfilare di foschi corridori: di morelli grandi e
+grossi, di morelli lunghi e magri; di morelli ombrosi
+e morelli generosi, di morelli con balza e senza
+balza.... Ma nessuno — ah! nessuno — che assomigliasse
+a quello donatomi dal poeta.
+</p>
+
+<p>
+La scelta cadde finalmente su di uno portatomi
+da Maggiotto.
+</p>
+
+<p>
+Il cavallo si chiamava «Ras Alula»; era nero,
+era grande, era balzano da tre. Ma qui la somiglianza
+cessava. Ras Alula era un mite, era un
+remissivo, un rinunciatario, un vinto della vita. Per
+quanto io lo molestassi con morso, scudiscio e tacco
+per animarlo, per farlo inalberare come soleva il
+mio nobile corsiero, Ras Alula scoteva la testa placidamente,
+partiva a un piccolo trotto, e se a furia
+di strappi e strapponi, di frusta e sperone riuscivo
+a farlo galoppare, si dimenava nel molle movimento
+d'una sedia a dondolo, con pendula coda e testa
+ciondolante.
+</p>
+
+<p>
+Io ero disperata.
+</p>
+
+<p>
+— Non si sgomenti, — disse Maggiotto, lisciandosi
+la barba nera e fissando lo sguardo, più focoso
+assai che non quello del suo cavallo, sul mite e gigantesco
+Ras Alula. — Ci penso io.
+</p>
+
+<p>
+E ci pensò. Appena annunciato l'arrivo di Carducci
+alla Villa, io che aspettavo, già troneggiante
+sul titanico e quiescente Ras nel cortile di via Caracciolo,
+vidi arrivare di corsa Maggiotto col suo
+attendente. Maggiotto afferrò la redine, mentre il
+soldato passava dietro la groppa del cavallo.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_180" id="Page_180"></a>[180]</span>
+Sentii un improvviso fremito percorrere la bestia,
+che nitrì, e tirò un violento calcio.
+</p>
+
+<p>
+— Ma che cosa gli fate? — gridai.
+</p>
+
+<p>
+— Niente, niente, — rise Maggiotto; — un po' di
+zenzero sotto la coda! — E abbandonò la redine
+mentre il soldato balzava indietro.
+</p>
+
+<p>
+L'effetto dello zenzero fu magico. Ras Alula si
+impennò, fremente, annaspando l'aria, rizzandosi
+quasi volesse rovesciarsi all'indietro. Cedetti le
+redini e con una scudisciata sulla testa lo richiamai;
+allora, tuffando il capo, partì forsennato, battendo
+scintille dai ciottoli del cortile, scivolando
+sul selciato, lanciandosi a carriera per la passeggiata
+di Chiaia.
+</p>
+
+<p>
+Così, a volo, passai davanti a Carducci, che tra
+un gruppo d'altre persone, era fermo all'angolo
+della Villa ad aspettarmi; ebbi solo per un attimo
+la visione della sua faccia alzata a guardarmi — e
+odiai Ras Alula, e Maggiotto, e la vita.... e
+più di tutto odiai me stessa, che recitavo questa
+vile, questa ignobile menzogna. Con frusta e sprone
+aizzai la bestia già frenetica che come una folgore
+infilò la strada lungo la marina.
+</p>
+
+<p>
+Ed ecco a un tratto, ancora lontano davanti a
+noi, un brillìo d'argento e di rosso vivido — era la
+carrozza reale, era Margherita preceduta dai suoi
+staffieri, che faceva con regale dignità la sua consueta
+passeggiata a mare.
+</p>
+
+<p>
+Allora con quanta forza avevo tirai le redini: bisognava
+rallentare la corsa, per non raggiungerla,
+<span class="pagenum"><a name="Page_181" id="Page_181"></a>[181]</span>
+sopratutto — imperdonabile violazione d'etichetta! — per
+non oltrepassarla.
+</p>
+
+<p>
+Ras Alula non obbedì, non sentì; aveva il morso
+tra i denti e andava come il vento, pazzo, cieco,
+frenetico. Invano con strappi alternati tirai e cedetti
+le redini, invano strappai a destra e poi a sinistra,
+segandogli la bocca.... la bestia in furore
+continuò la sua corsa! Fu miracolo se, con uno
+sforzo che quasi mi slogò i polsi, riuscii a farlo
+deviare quanto era necessario per non andarci a fracassare
+contro l'equipaggio reale.
+</p>
+
+<p>
+In un fulmine passammo dinanzi alla Regina:
+ella deve aver visto, come un lampo nero e villano,
+comparire e sparire le mie esili spalle e la coda
+sbandierante dell'insano Ras Alula....
+</p>
+
+<p>
+Allora più che mai sentii di aborrire tutto e tutti
+e avrei voluto lanciarmi dalla sella a capofitto nel
+mare.
+</p>
+
+<p>
+Quando fummo all'altezza della chiesa di San
+Ferdinando, Ras Alula subitamente si calmò: sulla
+via traversa fece due o tre scivoloni, salì sul marciapiede
+come se volesse entrare nella chiesa.... e
+si fermò ansimante, coperto di schiuma.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Allorchè trovai finalmente il coraggio di scrivere
+a Carducci che Giosuè Cavallo non era più mio....
+che non era più di nessuno.... egli non rispose. Nè
+so che cosa abbia pensato.
+</p>
+
+<p>
+<span class="pagenum"><a name="Page_182" id="Page_182"></a>[182]</span>
+I casi della vita mi trassero lontano.
+Quando, dopo molti anni, rividi Carducci nè io
+osai rammentarglielo nè lui me ne parlò.
+</p>
+
+<p class="dots">
+. . . . . . .
+</p>
+
+<p>
+Oggi nella Villa di Napoli, al posto dove in
+quel giorno vidi alzato verso di me il suo viso
+fiero, c'è un rigido busto di marmo che porta il
+suo nome.
+</p>
+
+<p>
+E che non gli assomiglia.
+</p>
+
+<hr />
+
+<div class="boxed">
+<p class="center larger">
+OPERE DI ANNIE VIVANTI
+</p>
+
+<p class="pad2">
+<i>Naja Tripudians.</i> — Romanzo. (Bemporad — 2ª
+edizione, 1921) L. 6,50
+</p>
+
+<p>
+<i>Lirica.</i> (Bemporad, 1921) L. 6, —
+</p>
+
+<p>
+<i>I Divoratori.</i> — Romanzo. (Bemporad) L. 10, —
+</p>
+
+<p class="pad2">
+<i>Circe.</i> L. 7, —
+</p>
+
+<p>
+<i>L'invasore.</i> — Dramma L. 6,50
+</p>
+
+<p>
+<i>Vae Victis!</i> — Romanzo L. 6,50
+</p>
+
+<p>
+<i>«Zingaresca.»</i> L. 7, —
+</p>
+
+<p>
+<i>Le bocche inutili.</i> — Dramma L. 6, —
+</p>
+
+<p>
+<i>Marion.</i> — Romanzo L. 7,50
+</p></div>
+
+<div class="dotbox">
+<p class="center larger">
+GIUDIZI DELLA STAMPA SU «<b>NAJA TRIPUDIANS</b>»
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Corriere della Sera</b> (<i>Ettore Janni</i>).
+</p>
+
+<p>
+Ed ecco ora il romanzo che avvince e fa rabbrividire, l'opera
+d'arte che spicca il volo dalla realtà ed è fantasia,
+<i>Naja Tripudians</i> di <span class="smcap">Annie Vivanti</span>. L'idillico e il tragico
+vi fanno un violento contrasto.... ma l'idillio è come una
+maschera lieve che cade e scopre il volto dell'orrore.
+</p>
+
+<p>
+La catastrofe è presentata con una potenza a cui non si
+resiste. Singolare nella sua sobrietà formidabile è la chiusa.
+</p>
+
+<p>
+Un romanzo che non si confonde con gli altri: la voce che
+canta più alta e più sicura sulle mediocri orchestre e sui
+cori sguaiati.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Il Secolo</b> (<i>Paolo De Giovanni</i>).
+</p>
+
+<p>
+.... Un fiume di delicata poesia.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Giornale d'Italia</b> (<i>Diego Angeli</i>).
+</p>
+
+<p>
+.... E in queste parole è tutta la morale e tutta la spiegazione
+del bello e crudele romanzo che <span class="smcap">Annie Vivanti</span>
+pubblica in questi giorni pei tipi del Bemporad di Firenze.
+Bello e crudele e sotto un certo punto di vista altamente
+morale nella sua immoralità.... Quest'ultimo capitolo ha la
+durata di poche ore,... capitolo terribile, dove la descrizione
+di quella società equivoca è descritta con grande sapienza
+e dove tutti i vizi — dall'omosessualità alla cocainomania,
+dall'ubriachezza dei liquori forti allo stupore dell'oppio,
+dalle sottili dissertazioni sul godimento e sul
+desiderio, alla rivelazione brutale della voluttà — sono trattati
+con mano maestra.
+</p>
+
+<p>
+.... E Annie Vivanti è un'artista e il suo romanzo è tanto
+più pericoloso in quanto che è più bello.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Idea Nazionale</b> (<i>Umberto Fracchia</i>).
+</p>
+
+<p>
+<i>Naja Tripudians</i> si legge con foga. Ecco stabilita la superiorità
+di questo romanzo femminile su tanti romanzi maschili
+che sono terribilmente noiosi....
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Il Marzocco</b> (<i>Luigi Tonelli</i>).
+</p>
+
+<p>
+.... Qui abbiamo una scrittrice nel vero senso della parola,
+che concepisce con potenza d'intelletto, e s'esprime
+con una sicurezza ed efficacia mirabili. In <i>Naja Tripudians</i>
+riconosciamo l'autrice sorprendente de <i>I divoratori</i>, fosca di
+<i>Circe</i>, violenta e smagliante di <i>Vae Victis:</i> la creatrice d'immagini
+sfolgoranti, la coniatrice di frasi sintetiche e potenti,
+la calcolatrice sapiente d'effetti irresistibili.
+</p>
+
+<p>
+È impossibile resistere al fascino di questa scrittrice interessante
+che quando pare abbandoni, ti riprende di colpo,
+e t'inchioda allo scrittoio, finchè hai letto l'ultima pagina....
+che ti lascia scosso e turbato fin nell'intimo dell'anima.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Il Tempo</b> (<i>Nicola Moscardelli</i>).
+</p>
+
+<p>
+Qui tutto è logico, naturale, musicale: il racconto precipita
+verso la conclusione fatale, così, come quella notte precipitava
+verso l'alba. Con quale modestia di mezzi è descritta
+l'aria in cui vive la mondana!
+</p>
+
+<p>
+Come leggermente si insinuano nell'anima delle due colombe
+i profumi e gli stordimenti emanati da quel mondo
+nuovo.... accennando appena un particolare, come una piccola
+fiammella che s'apre e chiude improvvisa, come se una
+musica sonnolenta impregnasse di sè tutta l'aria, scivolando,
+le immagini si precisano, emergono, si realizzano.
+</p>
+
+<p>
+L'impressione che dà il libro è profonda e profondamente
+morale: è l'orrore del male, la nausea per il vizio, il ribrezzo
+per la impurità scandalosa delle città cosidette morali.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Nuova Antologia.</b>
+</p>
+
+<p>
+Tutto il romanzo è un potente contrasto tra l'innocenza
+più pura e la depravazione più abbietta. A pagine fresche
+come un riso di puerizia, seguono pagine torbide di una
+drammaticità che turba e commuove.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>L'Italia che scrive</b> (<i>Fernando Palazzi</i>).
+</p>
+
+<p>
+Qui veramente Annie Vivanti s'è abbandonata a sè stessa,
+ha svelato sè stessa. Forse non s'è neppure accorta di fare
+dell'arte, perchè in fondo non ha fatto altro che confidarci
+l'anima sua. Io non conosco Annie Vivanti, se non da un
+verso del Carducci.... ma noi conosciamo adesso la vera fisionomia
+dell'anima sua, che è bionda, romantica, timida,
+ingenua, sentimentale, fanciulla.
+</p>
+
+<p>
+Si è discusso se <i>Naja Tripudians</i> sia o no il capolavoro di
+Annie Vivanti. Io capisco benissimo come altri possa preferire
+<i>I divoratori</i> o <i>Vae Victis</i>, romanzi assai più forti. Io
+preferisco <i>Naja Tripudians</i>, specialmente per la dolcezza.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Tutto</b> (<i>Cesare Sobrero</i>).
+</p>
+
+<p>
+Ecco un nuovo libro casto ed orribile ad un tempo.... Casto
+poichè la scrittrice riproduce le impudicizie col ferro rovente
+di una nausea profonda, di una desolazione accorata.
+Orribile, poichè la degenerazione psichica, e non psichica
+soltanto, vi è riprodotta colla precisione di altrettanti casi
+clinici.... Ricercando i gradi di parentela che possono esistere
+fra <i>Naja Tripudians</i> e le opere di altri artisti, viene
+fatto di pensare che Annie Vivanti abbia invocato, compiendo
+la sua nobile fatica, due grandi ombre: Victor Hugo
+ed Octave Mirbeau. Victorughiana è la concezione del libro
+per il senso profondo dei contrasti, per la tragicità del contenuto
+umano. La seconda parte del volume, cioè le pagine
+vigorosamente realistiche ricordano invece le acri, inesorabili
+pitture del Mirbeau.
+</p>
+
+<p>
+.... Raramente in un libro, evocazione fu più dolorosa,
+pittura più straziante, lettura più struggente di questa orribile
+profanazione impunita.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>I libri del giorno.</b>
+</p>
+
+<p>
+.... Qui veramente la forza del libro sta nella poesia della
+forma, nella efficace evocazione degli ambienti, nella leggera
+e quasi trasparente musicalità dei periodi. Il libro incomincia
+con capitoli di una delicatezza e di una grazia
+squisitamente femminili.... qualche cosa che fa pensare alla
+freschissima «Primavera» del Grieg.
+</p>
+
+<p>
+.... Ma a un punto la tinta rosea del romanzo viene interrotta
+improvvisamente da qualcosa di oscuro e misterioso....
+Le pagine si fanno inquiete; a quel profumo di innocenza
+che aveva fin qui accompagnato il racconto si mescola
+uno strano e tentante odor di peccato.
+</p>
+
+<p>
+.... Corre per tutte le frasi come un misterioso brivido, un
+serpeggiare di febbre.
+</p>
+
+<p>
+Aprire il romanzo e leggerlo è come entrare in una serra
+dove tra i più semplici e delicati mughetti, alcuni strani
+fiori effondono un loro acuto e perverso profumo. Non si ha
+il tempo e forse nemmeno il coraggio di avvicinarli, tanto
+quel profumo ci prende, ci stordisce, ci travolge. Esciremo
+dalla serra, opporremo gli occhi e la fronte ai rudi baci del
+vento, ma il ricordo di quei terribili fiori resterà a lungo
+entro di noi, come di un sogno bello e perverso....
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Il Giorno</b> (<i>Carlo de Flaviis</i>).
+</p>
+
+<p>
+Pagine belle e tristissime: due piccoli mondi; scolpito, il
+primo, con una perfezione d'arte impeccabile, descritto il
+secondo, con una verità a volte piena di impudica baldanza
+a volte piena di titubante sgomento.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>La Chiosa.</b>
+</p>
+
+<p>
+Tutta Annie Vivanti è qui: con le sue mani cariche di
+poesia ch'ella profonde in così bizzarro modo: qua, là, dovunque
+un dettaglio svegli la sua vibratilità, soffermi la
+sua commozione, desti la sua sensibilità.
+</p>
+
+<p>
+Non ci soffermeremo a evocare le bellissime tra le molte
+belle pagine del romanzo. Al pari di tutti i libri della Vivanti
+esso afferra alle prime pagine e non lascia più.
+</p>
+
+<p>
+L'interesse che suscita vi è graduato così che dall'incantesimo
+di una dolcezza piana e serena si passa a poco a
+poco per tutti gli stadi dell'ansia e della trepidazione fino
+a raggiungere l'angoscia piena d'orrore che strugge l'anima
+alla fine del racconto e del libro. Si esce da questa lettura
+sotto il peso di un incubo.
+</p>
+
+<p>
+Poesia! questo è il segreto di Annie Vivanti. Il segreto
+della sua malìa e della sua arte; dei suoi occhi ancora pieni
+di stellante azzurro e dei suoi libri sempre saturi di freschezza;
+della sua giovinezza sempre intatta e delle sue pagine
+sempre avvincenti.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>La Donna</b> (<i>Nicola Moscardelli</i>).
+</p>
+
+<p>
+Il libro si chiude con un senso di soffocazione.
+</p>
+
+<p>
+Sebbene sia composto con un'arte squisita, nulla rivela in
+esso l'artefizio, nel quale era così facile cadere.... Non c'è
+nulla da aggiungere, e nulla da togliere.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Don Marzio.</b>
+</p>
+
+<p>
+Squisitezze psicologiche, gioielli d'osservazione, un profumo
+di grazia inarrivabile....
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Gazzetta di Messina</b> (<i>G. Gigans</i>).
+</p>
+
+<p>
+Colei che seppe costruire coll'aiuto del suo potentissimo
+genio un'affascinante, vicenda — <i>I divoratori</i> — ; colei che
+seppe nel poema vibrante di verità accomunare la fede al
+dolore — <i>Vae Victis</i> — .... ci regala quest'opera semplice e
+possente.
+</p>
+
+<p>
+La Vivanti quando vuole appassionare il lettore, sceglie
+un argomento semplicissimo, un argomento di vita vera.
+</p>
+
+<p>
+Questa la sua arte. La semplice verità.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>La Scuola</b> (<i>Antonio de Filippis</i>).
+</p>
+
+<p>
+Il poeta è vate. Gli basta uno sguardo, ed egli intravede
+il futuro. — Carducci, da profeta, intravide il genio di Annie
+Vivanti e disse: «<i>canta!</i>».
+</p>
+
+<p>
+.... Annie dimostrò il suo vero temperamento di artista
+col romanzo. Nel romanzo appare grande, perchè originale,
+strana, ardita, ma sempre vera. Tutta la vita di Annie è
+una battaglia contro la ipocrisia.... E con <i>Naja Tripudians</i>
+ella compie una lotta ancor più potente.
+</p>
+
+<p>
+Storia triste che risalta sulla tavolozza di un Rembrandt!
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Il Pungolo</b> (<i>Giuseppe Scaglione</i>).
+</p>
+
+<p>
+La poetessa squisita di «Lirica» la narratrice intensamente
+drammatica dei casi pietosi e terribili di Maria Tarnowska,
+l'autrice di «Zingaresca» di «Vae Victis» di
+«Bocche Inutili» ha creato ancora un'opera di grande bellezza
+artistica e di appassionata, travolgente poesia. Sopratutto
+da questo ultimo libro bisogna veramente riconoscere
+ad Annie Vivanti, una grande forza di pensiero e di forma;
+di pensiero ricco, elevato, profondo, di stile deciso, rapido,
+serrato, in alcuni momenti quasi convulso.
+</p>
+
+<p>
+Ella non soffre infingimenti e contraffazioni del pensiero e
+della forma. Ribellandosi a falsare la propria natura impetuosa
+e serena, e la natura delle cose e degli uomini, porta
+nei suoi libri una veemenza ed un pathos, una sincerità di
+vita che incatena l'attenzione del lettore di pagina in pagina
+e di libro in libro, con un continuo crescendo.
+</p>
+
+<p>
+I suoi libri sono morali, non di una morale stentata, arcigna
+e cattedratica, ma libera e spontanea.
+</p>
+
+<p>
+Con quale signorilità e sicurezza d'intuito, con quale potenza
+di analisi e semplicità di espressione è narrato questo
+documento umano così tragico e così patetico!...
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Il Pungolo</b> (<i>Rodolfo Guido de Marsico</i>).
+</p>
+
+<p>
+.... Questa la vicenda di «Naja Tripudians». Vicenda terribile
+che martoria lo spirito, che esaspera, che accende una
+ribellione, che ci fa bestemmiare la vita!
+</p>
+
+<p>
+E più terribile è il romanzo perchè scritto da una artista.
+Annie Vivanti ha adoperato i colori più delicati, le sfumature
+più evanescenti, perchè più fosca noi sentissimo la tragedia
+che quella luce distruggerà.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Don Quichotte</b> (<i>Parigi</i>).
+</p>
+
+<p>
+.... Madame Vivanti y confirme une fois de plus son grand
+talent. Les derniers chapitres constituent un morceau de
+haute littérature horrifique.
+</p>
+
+<p class="center pad2 larger">
+GIUDIZI DELLA STAMPA INGLESE
+SU «<b>I DIVORATORI</b>»
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Herald.</b>
+</p>
+
+<p>
+Qui ci troviamo davanti a quella rara cosa — un'opera di
+genio.
+</p>
+
+<p class="center">
+<b>Telegraph.</b>
+</p>
+
+<p>
+Questo meraviglioso libro è un'opera di bellezza creata da
+chi possiede il più grande dono dello scrittore — lo stile.
+</p>
+</div>
+
+<div class="tnote">
+
+<h2>Nota del Trascrittore</h2>
+
+<p>
+Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come
+le grafie alternative (thè/thé/thê, Revoire/Révoire e simili),
+correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.
+</p></div>
+
+
+
+
+
+
+
+
+<pre>
+
+
+
+
+
+End of the Project Gutenberg EBook of Gioia!, by Annie Vivanti
+
+*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK GIOIA! ***
+
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+works. See paragraph 1.E below.
+
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+
+Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of
+electronic works in formats readable by the widest variety of computers
+including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists
+because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from
+people in all walks of life.
+
+Volunteers and financial support to provide volunteers with the
+assistance they need, are critical to reaching Project Gutenberg-tm's
+goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will
+remain freely available for generations to come. In 2001, the Project
+Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure
+and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations.
+To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation
+and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4
+and the Foundation web page at http://www.pglaf.org.
+
+
+Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive
+Foundation
+
+The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit
+501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
+state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal
+Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification
+number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at
+http://pglaf.org/fundraising. Contributions to the Project Gutenberg
+Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent
+permitted by U.S. federal laws and your state's laws.
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+The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S.
+Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered
+throughout numerous locations. Its business office is located at
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+business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact
+information can be found at the Foundation's web site and official
+page at http://pglaf.org
+
+For additional contact information:
+ Dr. Gregory B. Newby
+ Chief Executive and Director
+ gbnewby@pglaf.org
+
+
+Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg
+Literary Archive Foundation
+
+Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide
+spread public support and donations to carry out its mission of
+increasing the number of public domain and licensed works that can be
+freely distributed in machine readable form accessible by the widest
+array of equipment including outdated equipment. Many small donations
+($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt
+status with the IRS.
+
+The Foundation is committed to complying with the laws regulating
+charities and charitable donations in all 50 states of the United
+States. Compliance requirements are not uniform and it takes a
+considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up
+with these requirements. We do not solicit donations in locations
+where we have not received written confirmation of compliance. To
+SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any
+particular state visit http://pglaf.org
+
+While we cannot and do not solicit contributions from states where we
+have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition
+against accepting unsolicited donations from donors in such states who
+approach us with offers to donate.
+
+International donations are gratefully accepted, but we cannot make
+any statements concerning tax treatment of donations received from
+outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff.
+
+Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation
+methods and addresses. Donations are accepted in a number of other
+ways including checks, online payments and credit card donations.
+To donate, please visit: http://pglaf.org/donate
+
+
+Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic
+works.
+
+Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg-tm
+concept of a library of electronic works that could be freely shared
+with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project
+Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.
+
+
+Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed
+editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S.
+unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily
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+
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