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You may copy it, give it away or +re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included +with this eBook or online at www.gutenberg.org/license + + +Title: Gioia! + +Author: Annie Vivanti + +Release Date: May 25, 2012 [EBook #39793] + +Language: Italian + +Character set encoding: ISO-8859-1 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK GIOIA! *** + + + + +Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This book was produced from scanned +images of public domain material from the Google Print +project.) + + + + + + + ANNIE VIVANTI + + + GIOIA! + + NOVELLE + + + + FIRENZE + R. BEMPORAD & F.º--EDITORI + MCMXXI + +PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA + +per tutti i paesi compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda. + +_Copyright 1921 by A. Vivanti Chartres._ + + +1921--Tip. Carpigiani & Zipoli--Firenze--Via Ricasoli, 63. + + + + +I. + +Gioia! + +(Idillio in sei mesi) + + +GENNAIO + + LUI + + (Ciò che pensa) + + L'anima mia è triste fino alla morte. + + (Ciò che scrive) + + _Gentile signora_, + + _Antonino Melzi mi ha detto ch'Ella, illustre + poetessa, s'interessa alla mia arte e che alla + Promotrice, degnandosi di ammirare l'opera mia,_ + «Il Sacrificio», _ha espresso il desiderio di + conoscermi._ + + _Ne sarò invero onorato e felice._ + + _A. Galeazzi._ + + LEI + + (Ciò che pensa) + + La mia anima naviga in un mare di letizia. Rescia + mi ha mandato il vestito: charmeuse verde-Nilo + con bordo di velvet vieux-rose. Lidia e la + Delvago che vennero a trovarmi erano verdi + d'invidia. La vita è buona a viversi. + + .... Bisogna ch'io scriva a quell'oscuro scultore + romano. Che noia! Perchè ho detto che volevo + conoscerlo? + + Melzi e Flavia dicono che è un grave austero + melanconico genio. In altre parole vorrà dire che + è noioso come la pioggia. + + Insomma, intoniamo la corrispondenza alla sua + austerità. + + (Ciò che scrive) + + _Egregio signore_, + + _Grazie. Antonino Melzi e anche la mia cara amica + Flavia non cessano dall'esaltare Lei e il Suo + grande ingegno._ + + _Venga dunque a trovarmi. Parleremo delle + sofferenze profonde e sublimi che l'Arte infligge + a chi la segue e serve...._ + + _Viviana Allori._ + + (LUI) + + Com'è vuota la mia vita! Com'è grigia e meschina + e solitaria. + + «Hai la tua Arte», mi dice Melzi.--«Hai la + gioventù», mi dice mia madre.--«Hai il genio e + la speranza», mi dice mio fratello che è + invalido e misantropo. + + Io sento di non aver nulla. Nè genio, nè + gioventù, nè speranza. Vivo solo, rintanato come + una fiera; selvaggio e scontroso nel mio studio + tra questi esseri gelidi e immoti di creta e di + marmo foggiati da me. Talvolta li guardo--sono + tutti nell'atteggiamento della sofferenza!--e mi + chiedo: + + «Perchè vi ho creati?». + + Forse Iddio così guarda noi, e si fa la stessa + domanda. + + _Gentile signora_, + + _Con lieto animo ricevo e accetto il lusinghiero + invito._ + + _A. Galeazzi._ + + (LEI) + + Claudio mi ha fatto una scena di gelosia che ha + durato quattro ore. Ciò mi rialza il morale. + + Oggi con lui e qualche amica, da Baratti, nella + «princesse» di Rescia mi sentivo veramente + «_Au-dessus de la mélée_». A proposito, che libro + sarà quello? L'avrà scritto certo una donna con + un vestito nuovo, un amante geloso e un cappello + che le stava bene. + + _Egregio signore_, + + _Sono desolata di aver mancato oggi la Sua + visita. Una Lettura di Dante e una conferenza + sull'_«Evoluzione del Concetto dell'Immortalità + dell'Anima, da Platone a Porfirio», _m'hanno + presa tutta la giornata._ + + _Mi permette di venire al Suo studio? Domani, + verso le quattro?_ + + _Entrerò trepida e riverente in quel tempio sacro + alla Sua nobilissima Arte._ + + _Viviana Allori._ + + (LUI) + + Il tedio della vita è su di me come un mantello + di piombo. Lo _spleen_ mi sommerge e mi + annienta. + + Domani verrà a trovarmi quella lugubre letterata + di cui non ho letto che le gravi e rimbombanti + epìstole. + + Ahimè! Non conosco che gente plumbea, non penso + che pensieri tenebrosi, non compongo che + monumenti funerari. Il mio studio e la mia anima + sono dei cimiteri. Dei cimiteri in cui nessuno è + morto; perchè nessuno vi è stato vivo mai. + + _Mi farò una festa, gentilissima signora, di + accoglierla qui domani nel mio studio, pur + temendo che ella abbia a provare un disinganno + riguardo alla mia arte, la quale.... ecc. ecc. + ecc._ + + (LEI) + + Claudio mi conduce a Montecarlo in automobile. + Dice che ha un sistema. Gliel'ha dato un + professore di matematica. È infallibile. Si gioca + sulle dozzine e le colonne. Partiamo subito. + + Bisogna avvertire lo scultore.... + + _Egregio signore_, + + _No. Non posso venire oggi al Suo studio._ + + _Non mi trovo spiritualmente preparata alla + grande impressione d'arte che--lo sento--mi verrà + da Lei. Vorrei per qualche giorno chiudermi nel + raccoglimento...._ + + _Sono strana? No. Sono poeta; e sono donna. + Questa duplice sensibilità mi rende quasi timida + davanti alle grandi emozioni spirituali.... ecc. + ecc._ + + (LUI) + + Son contento--se qualcosa può rendermi tale--che + oggi non venga la trasecolante poetessa. Già + troppo sono depresso. + + La sua grandiosità di sentimenti mi opprime. + + _Signora,_ + + _Quella trepidanza spirituale di fronte alle mie + povere opere, che le vieta di venire oggi da me, + troppo mi onora.... e mi addolora._ + + _Invero Ella sente squisitamente l'eccelsa + tortura di spirito che.... ecc. ecc._ + + _Attendo dunque ch'Ella mi dica: Verrò!_ + + _A. Galeazzi._ + + (LEI) + + Idiota il sistema di Claudio e del suo professore + di matematica. Dovevo immaginarmelo! Una + progressione pazzesca sulla dozzina che non esce; + mentre tutti sanno che bisogna giocare sulle + dozzine che escono. Risultato: Claudio--che già è + più decorativo che utile--completamente spiantato + per un mese; mentre io ho sacrificato tutta la + prima edizione di «Parossismi» alle fisime sue e + del suo maniaco professore di matematica. + + _Egregio signore_, + + _Di ritorno da un breve e triste viaggio in + Riviera dove le tonanti onde si accordavano col + mio agitato e tumultuoso cuore, trovo il Suo + gentile biglietto._ + + _Sì, sì! verrò senza fallo. Domani? Alle + quattro?_ + + _Viviana Allori._ + + (LUI) + + È stata qui la scrittrice. È diversa da quanto + m'aspettavo. Molto diversa. + + Partendo, ha dimenticato qui la borsetta e un + libro. + + Per distrazione, più che per indiscrezione, ho + aperto entrambi: la borsetta conteneva uno + specchietto, della cipria, del profumo e il + biglietto di visita di un tenente di cavalleria + con alcune parole che non mi permisi di leggere. + Il libro s'intitolava: «_Pour lire au bain_», di + Catulle Mendès. + + Già; è una donna diversa da quello che + m'aspettavo. + + _Illustre signora_, + + _Fu per me un grande onore accoglierla nel mio + umile studio che echeggia ancora del trillante + riso ch'Ella ebbe davanti alle mie tragiche + figurazioni. Queste dunque non furono create + invano se hanno potuto divertirla._ + + _Le rimando ciò ch'Ella scordò e La saluto + devotamente._ + + _Galeazzi._ + + (LEI) + + Fui nello studio dello scultore. Ha dei + bellissimi occhi. Si gelava. + + _Illustre artista_, + + _Il senso di quasi religiosa esitazione col quale + varcai la soglia del Suo studio era invero + giustificato. Io sono completamente sous le + charme!_ + + _Le ginocchia mi si piegano davanti al mistero + del Genio._ + + _Mi sembra che le Sue statue mi afferrino colle + mani di marmo il cuore, e mi atterrino davanti + alla divinità dell'arte._ + + _Viviana Allori._ + + P.S.--_Ricevo in questo istante la borsetta e il + libro. Appartengono a una mia amica.... persona + un po' frivola e vana._ + + _Come mai, come mai ha potuto credere che le + sublimi Sue opere:_ «La Rinuncia sostenuta dal + Dovere», «La Rassegnazione che sorride al + Dolore», «La Coscienza innalzata dal + Sacrificio»!... _abbiano potuto suscitare la mia + ilarità?_ + + _Quel riso è una forma di convulso che mi prende, + soprattutto quando sono molto commossa._ + + _Più volte, anzi, ho pensato di consultare un + neuro-patologo per questa spasmodica + ipersensibilità del mio sistema nervoso...._ + + _Viviana Allori._ + + (LUI) + + Che silenzio! Che freddo! + + Queste stanze mi sembrano più che mai + sepolcrali. + + _Grazie, gentile signora, delle parole + lusinghiere. Mi è doloroso apprendere ch'Ella + soffra di quella lieve forma convulsa che, + spero, non sarà nulla di preoccupante._ + + _Augurandole pronta guarigione La saluto + devotamente._ + + _A. Galeazzi._ + + (LEI) + + Claudio mi ha condotta in automobile a Lanzo. + Abbiamo avuto due _pannes_. + + Pioveva. + + Ritta in mezzo alla strada, col mio cappello + Louis-Lewis esposto all'acquazzone, sono stata a + guardare Claudio che pompava aria nella grossa + gomma moscia e schiacciata. Non aveva con sè il + martinetto per rialzare la ruota. I suoi sforzi + erano vani. + + Io mi domandavo, guardandolo, come mai ho potuto + amarlo; come mai da quasi due anni Claudio + rappresenti per me l'estasi e lo strazio.... + + Dopo circa mezz'ora ha smesso. + + --Perde aria dalla valvola--mi spiegò. + + E a me pareva di sentire che anche il mio amore + per lui si sperdeva via, pianamente, lievemente, + in un soffio che era tra la risata e il + sospiro.... + + . . . . . . . + + Ho rivisto lo scultore. Passando con Claudio in + automobile ho fatto fermare davanti alla sua + porta e l'ho mandato a chiamare. + + È uscito subito dal suo studio a pian terreno, ed + è venuto a salutarmi. Ritto sul marciapiede nel + sole, senza cappello, colle chiome nere e + lucidissime divise nel mezzo, mi ricordava + l'amante nel quadro intitolato «_Vertigine_». + + Ho notato che ha degli occhi inverosimili, velati + da ciglia lunghe e fini come le frangie di seta + nera di uno scialle spagnolo. + + Che meravigliose ciglia!... + + La sua anima deve essere un abisso. + + _Egregio signore_, + + _Venga stasera a trovarmi. Ci sarà gente._ + + _Viviana Allori._ + + (LUI) + + Se quei briganti del Comitato delle Onoranze non + mi pagano «La Rassegnazione che sorride al + Dolore» sarò in un bell'impiccio. Da tre mesi + dovevano portarselo via. Farabutti! + + _Gentile e illustre signora_, + + _Grazie. Verrò col massimo piacere._ + + _A. Galeazzi._ + + (LEI) + + Iersera ho avuto molte visite. + + C'era anche Galeazzi. Non ha mai parlato. + + Pareva il giovane Endimione dormiente, prima che + Astarte lo baciasse in fronte. Ha una fronte + classica, calma, pacata sotto quei capelli neri e + lisci divisi nel mezzo. (Come mai hanno potuto un + giorno piacermi le teste à la Pompadour dalle + chiome ondeggianti e svolazzanti, come quella del + banalissimo Claudio?). + + Temo che lo scultore abbia trovato stolta e + frivola la nostra conversazione. Ho pur provato a + parlargli dell'influenza di Nietzsche + sull'evoluzione della moderna mentalità--devono + essere questi gli argomenti che lo + interessano!--ma subito il tenente Rossi mi ha + distratta e mi ha fatto venire il «fou rire». + + Ridevo, ridevo.... e lo scultore mi guardava + cogli occhi così gravi e strani che ne rimasi + tutta sconcertata. Spero che si sarà ricordato + che patisco il convulso. + + (LUI) + + Ho scoperto ciò che manca, ciò che ha sempre + mancato, alla mia vita. Il riso. Nessuno ride + mai intorno a me. Il riso, che cosa + meravigliosa!... C'è della gente che quando ride + riempie di luce, di suono e di fragranza il + mondo. + + (LEI) + + Si chiama Andrea. + + +FEBBRAIO + + (LUI) + + Ho pensato a una nuova statua, affatto diversa + dalle altre opere mie. + + Non mi occorre modella. La farò, così.... dal + ricordo: Una donna. Una donna che tra i tragici + simboli della vita e il macabro apparato della + morte ride! Null'altro. + + La intitolerò «Gioia». + + (LEI) + + Ho rotto definitivamente coll'insoffribile + Claudio. Tutto è finito tra noi; egli ha + accettato il posto a Budapest; ed io ho scritto + un poema intitolato «Addio»! ritmo moderno, come + un carro che sballotta per una via sassosa; versi + lunghi e corti: bellissimo! + + Lo manderò alla Rivista «Ardente». + + E così dalla mia vita--_exit_ Claudio. + + Che sollievo! Che leggerezza! + + _Mio signore_, + + _Venga a trovarmi questa sera._ + + _Sarò sola._ + + _Viviana Allori._ + + (LUI) + + Ciò che mi rapisce in lei è la sua letizia, la + sua trillante esultanza! Sembra vivere in una + continua estasi, in una perenne ebbrezza. + + Lavoro alla statuetta «Gioia». Mi pare ch'essa + chiuda nel viso ancora misterioso tutti gli + splendori e tutte le giocondità. + + _Mia signora_, + + _Grazie. Verrò._ + + _Andrea Galeazzi._ + + (LEI) + + Ero brutta, so che ero brutta iersera. Alice mi + pettina esecrabilmente. Mi fa una testa che pare + una «pagnotta Garibaldi». + + La licenzierò. + + Farei bene ad andare in campagna per un mese a + curarmi i nervi e la carnagione. Flavia dice che + contro i primi soli di Febbraio non c'è di meglio + che la crema Hazeline coll'acqua di rose e alcune + goccie di tintura di benzoino. + + _Mio signore ed amico_, + + _Lascio la città per qualche tempo. Un nuovo + poema mi canta ed urge entro il cervello. Andrò + ad ispirarmi nella solitudine e nel silenzio._ + + _Venga a salutarmi prima ch'io parta._ + + _Se domani, alle cinque, non avesse nulla di + meglio a fare...._ + + _V. A._ + + (LUI) + + Fui da lei oggi alle cinque. Quante cose avrei + voluto dirle per impedire o ritardare la sua + partenza! Non ho trovato nulla nel mio cuore + selvatico, nella mia gola inaridita. Sono + rimasto muto, impietrito, a guardare quel riso + che le scintillava negli occhi. + + .... Non sapevo che le donne potessero essere + delle creature così gaie e delizianti. + + Già, ne ho conosciute ben poche. + + La donna, dunque, è così? Non parla, canta. Non + cammina, vola. Non vive, gioisce.... + + Mi pare di aver trascorso i miei giorni finora + rinchiuso in un sepolcreto di famiglia.... + d'autunno.... nella nebbia.... + + _Signora gentilissima_, + + _Se la Sua partenza, come spero, non sarà + imminente mi permetterei di offrirle il modello + di una mia nuova statua, intitolata «Gioia» che + mi sarebbe caro dedicare a Lei._ + + _Confido che Ella ritarderà di qualche giorno il + progettato viaggio, e mi professo di Lei + devotissimo_ + + _A. Galeazzi._ + + (LEI) + + «Nella guerra d'amor vince chi fugge, E chi non + fugge, strugge.» + + _Amico mio_, + + _È necessario ch'io parta. Il clima di questa + città.... ecc. ecc._ + + _Le arrida ogni fortuna._ + + _Viviana Allori._ + + (LUI) + + Mio Dio!... mio Dio! + + _Viviana_, + + _Non partite!_ + + _Andrea._ + + (LEI) + + _Andrea_, + + _Non parto._ + + _Viviana._ + + +MARZO + + (LUI) + + _Mia adorata, mia adorata!_ + + _Verrai stasera?_ + + _Altrimenti verrò io da te._ + + _Tuo per la vita e al di là._ + + _Andrea._ + + (LEI) + + _Mio divino amante_, + + _Ti aspetto._ + + _Viviana._ + + (LUI) + + _Gioia!... Gioia!..._ + + _Non trovo altra parola nel mio cuore._ + + _Non trovo altro nome per te._ + + _Andrea._ + + (LEI) + + _Ti ho negli occhi, nei nervi, nelle vene. Vado + tra la gente come in un sogno, estatica e + stupefatta, perduta nel ricordo di te...._ + + _Viviana._ + + (LUI) + + _Viviana_, + + _Mi pare di aggirarmi in un mondo popolato di + fantasmi, dove tu sola sei viva._ + + _Mentre intorno a me si discorre, si ragiona, si + vive, io, trasognato e tremante, sento al mio + collo la stretta delle tue mani, sento la + fragranza del tuo respiro nella mia gola; + m'anniento nella profonda e spaventevole estasi + che tu mi dài...._ + + (LEI) + + _Andrea_, + + _Sono posseduta da te, anima e corpo, posseduta + nel senso biblico della parola--in modo che nulla + all'infuori di te può entrare in me o nel mio + spirito. Posseduta in un senso quasi innaturale + che preclude il corso alla vita stessa; che ferma + ogni palpito, che arresta ogni pensiero._ + + _Dal momento in cui ti lascio al momento in cui + ti ritrovo mi pare di trattenere il respiro._ + + _Viviana._ + + (LUI) + + _Come ho potuto vivere prima di conoscerti? + Prima di respirare l'atmosfera d'ebbrezza, + d'esultanza e d'estasi che si sprigiona da te? + Ed io credevo che l'amore nella donna fosse una + passione fosca e malinconica, tragica e + tormentosa!... No! tu, mia divina creatura, sei + tutta luce, tutta riso e sorriso e voluttà!_ + + (LEI) + + _Ma è possibile, è possibile che tu, così grave e + austero, abbia amato in me la mia letizia, la mia + insensata, irragionevole giocondità?... Ed io che + avrei voluto ammantarmi di solenni e sentimentali + parvenze per piacerti!_ + + _Potrò dunque finalmente essere sincera con te? + Essere quale sono--folle frivola felice? + Sorridere e ridere, di tutto e di tutti, col capo + appoggiato al tuo cuore?..._ + + (LUI) + + _Ridi, ridi, ridi, adorata!_ + + _È questa letizia, questa esultanza, questa + fresca felicità che più io amo in te._ + + _Andrea._ + + +APRILE + + (LEI) + + .... Intorno a me c'è musica e folla. Vorrei + essere nel silenzio del suo studio, vicino a lui + e alle sue sublimi opere d'arte. Beate, ah! beate + quelle donne marmoree ch'egli ha creato e che + inclinano a lui i volti appassionati ed estatici. + + Anche a me pare d'essere una donna creata da lui, + che aspetta d'essere dalla sua mano + immortalizzata o distrutta. + + (LUI) + + Novità piacevole e inattesa: il Comitato + Regionale ha pagato! + + Vengono oggi a prendere la «Rassegnazione che + sorride al Dolore». + + Era tempo! + + (LEI) + + Egli è così bello quando si china su di me e i + suoi sguardi di luce filtrano obliqui sotto alle + ciglia lunghe, che ne provo un senso quasi di + vertigine, un senso di disperata estasi che non + so nè descrivere nè spiegare. + + Allora mi assale un affanno, uno struggimento + dell'infinito.... o del nulla; come una profonda + nostalgia della morte.... + + _Mio diletto_, + + _A che ora ti vedrò?_ + + _Viviana._ + + (LUI) + + Viviana era diversa oggi. Mi pareva meno gaia e + scintillante.... Perchè? + + _Amor mio_, + + _Verrò stasera._ + + _Andrea._ + + (LEI) + + Che cos'è questo struggimento? questa + inquietudine? questo affanno? + + Mi pare di non poter ridere più; mi pare di non + poter parlar più. La gola mi si stringe come in + un perenne singhiozzo. + + Quando gli sono lontana mi sento morire; e quando + sono con lui non ho voglia che di abbattermi sul + suo petto.... e piangere. + + (LUI) + + È venuto il conte Ilario d'Eril a darmi + l'incarico di eseguire una targa. Ha visto il + modello di «Gioia» rimasto a mezzo, e l'ha + trovato bellissimo. + + Voglio terminarlo. + + «Gioia»! La contemplo, la scruto; assomiglia a + Viviana. + + E pure, strano a dirsi, talvolta mi sembra che + Viviana alla statuetta non assomigli più. + + _Dolcezza mia_, + + _Mi rimetto al lavoro che tu mi hai ispirato. + Così, anche da lontano, sento di essere con te. + Ci vedremo domani._ + + _Tuo_ + + _Andrea._ + + (LEI) + + Dunque per tutt'oggi non lo vedrò. + + La giornata primaverile splende e si spegne; io + sono qui, sola, triste a struggermi. + + Ed egli è rinchiuso là, tra le sue spaventose e + immobili statue, macabre nella loro fissità; + terribili e contronatura perchè non mutano e non + muoiono in un mondo dove tutto muta e muore. + + Egli è calmo e contento; il suo lavoro lo + assorbe, la sua arte lo affascina. + + L'Arte, ah! l'Arte.... che orrore! L'Arte! la + nemica della donna, la nemica della felicità! + + Ma se io gli dicessi questo, non mi + comprenderebbe. + + _Amor mio_, + + _Fai bene, fai bene a lavorare. L'Arte sarà per + te la Donna migliore di tutte. Essa non ti + tradirà e non ti scorderà se tu non la scordi e + la tradisci._ + + _A domani, dunque._ + + _Viviana._ + + (LUI) + + _Mio tesoro_, + + _Com'è bello ciò che tu dici dell'Arte!_ + + _Tu vedi la vita e l'amore diversamente da tutte + le altre donne. È per questo, forse, ch'io ti + amo così perdutamente._ + + _Neppure oggi mi stacco dal mio lavoro. Sei + contenta?_ + + _Tuo_ + + _Andrea._ + + (LEI) + + Strano che il cuore dell'uomo e della donna non + siano mai, non possano mai essere completamente + all'unisono! La loro armonia sembra basata sul + contrattempo, come le note sincopate dei + «rag-times» o delle Danze Ungheresi di Brahms: + quando l'uno è sul «battere», l'altro è sul + «levare»; quando l'uno è felice, l'altro soffre; + quando l'uno comincia, l'altro termina.... + + L'uomo vuole la gioia dell'ora; la donna, non + appena ama, vuole il parossismo e il pathos, + vuole l'infinito e l'eterno. + + Andrea s'è innamorato di me per la mia + spensierata indifferenza, la mia gaia, incurante + letizia; e non appena m'innamoro io di lui, ecco + svanire la mia gaiezza, spegnersi la mia + giocondità ed io non sono più quella che egli ha + amato. Sono cupa, fosca, esigente, noiosa, come + tutte le donne innamorate. Mi sento l'anima piena + di una esasperata ostilità e la bocca piena di + parole amare. + + Flavia, a cui mi confido, scrolla le spalle: «Che + vuoi! siamo fatte così. L'amore si posa sulla + soglia del nostro cuore come una cosa mite, + luminosa, alata; ci sembra una farfalla, una + colomba, o un'allodola che batterà l'ali.... + canterà e volerà via. Ma non appena è in noi, + ecco che ci accorgiamo di aver chiuso nel nostro + cuore una tigre; una tigre che ci rode, ci + strazia e ci dilania». + + È vero, è vero! Anch'io sento la tigre + accovacciata in me. E pensando ad Andrea mi + domando: che cosa posso fare per tormentarlo, per + farlo soffrire come soffro io? + + _Mio carissimo_, + + _Poichè oggi tu non vieni, andrò alle corse con + Clerici e Giorgio di Vallefuoco. Stasera + Silvestri mi conduce a udire le poesie indiane + del Tagore. Tu sai che cosa è per me la + poesia!..._ + + _In ispecie quella indiana._ + + _Sempre tua!_ + + (LUI) + + La statuetta non mi riesce. Il viso pare velato + da non so quale mestizia; sulle labbra non vi è + più un riso ma un «rictus», e le occhiaie sono + piene d'ombra. Forse, dopo tutto, ci vorrà una + modella. + + . . . . . . . + + Viviana fu oggi da me per pochi istanti. Era + strana. Mi fissava con uno sguardo di fuoco e un + sorriso di gelo. Mi disse che Clerici era di + fuori in automobile. D'improvviso mi ha + domandato: + + --Per quanto tempo m'amerai? + + Io risi. + + --Hai forse qualcuno che aspetta il suo + turno?... + + --Rispondi!--fece lei colle labbra strette. + + Allora le presi le due mani: + + --Per sempre. + + --Uh, che orrore!--esclamò con una risata + cinica.--Non voglio. Voglio essere amata per + poco tempo. + + --Perchè? perchè? + + --Perchè.... le cose lunghe diventano serpi!--mi + disse lei. + + E mi lasciò. + + Più conosco le donne e meno le comprendo. + + (LEI) + + Sincera! Volevo essere sincera con lui. Ma qual'è + la donna che può essere sincera con un uomo? + + È nostro destino mentire, mentire sempre. Mentire + all'uomo, per non perderlo, quando non lo si + ama.... Mentire, mentire mille volte di più, per + non perderlo, quando lo si ama! + + Se ad Andrea io svelassi tutto il mio cuore, se + gli gridassi sul viso:--Ti amo! Ti amo! Non posso + più vivere così.... Portami via, tienimi con te + per sempre!... oppure, dammi la morte! Fa ch'io + piombi dal tuo abbraccio nel Nulla!--egli mi + guarderebbe stupito con quei begli occhi + tranquilli e profondi, e penserebbe con un lieve + senso di noia e di stanchezza:--Mio Dio! Come è + eccessiva ed esaltata questa donna! + + Non è così fatto il cuore degli uomini? + L'eccessiva passione, l'esaltazione del + desiderio, la dedizione completa, invece di + avvincerli li allontana. + + _Mio caro_, + + _Impossibile vederti questa sera. Vado al Regio + con Oldofredi a udire il concerto di musica + boema. Tu sai quanto adoro la musica.... in + ispecie quella boema._ + + _Addio._ + + _Viviana._ + + _A meno che ciò ti dispiaccia?..._ + + (LUI) + + Strano questo bisogno che hanno le donne di + correre di qua e di là coll'uno e coll'altro.... + + Probabilmente se io la pregassi di non andare, + mi troverebbe geloso e tirannico e mi + prenderebbe in odio. + + _Amor mio_, + + _Nulla di ciò che a te piace può dispiacere a + me._ + + _Andrea._ + + (LEI) + + No. Nel cuore della donna l'amore non è la gioia: + è lo strazio, è lo struggimento, è una fosca e + frenetica disperazione senza ragione e senza + rimedio. + + Non c'era concerto al Regio iersera. Egli avrebbe + potuto accertarsene, guardando il giornale. + Poteva telefonarmi; accorrere, protestare, + pregare; poteva rimproverarmi, ingiuriarmi, + insultarmi. + + Niente! Si è rassegnato. Come la sua statua, la + sua aborrita e orrenda statua: «la Rassegnazione + che sorride al Dolore». + + Io odio la Rassegnazione. Odio la gente che si + rassegna. Odio le statue. Odio tutto. + + (LUI) + + Il modello in creta di «Gioia» è terminato. È + indubbiamente ciò che di meglio ho fatto finora. + + Melzi mi fa osservare che dico sempre questo di + ogni mio lavoro più recente. + + Sarà così. + + Tuttavia «Gioia» mi sembra senza contestazione + il mio capolavoro. + + Viviana ne sarà felice. + + (LEI) + + Vorrei morire! morire subito, fulminata ai suoi + piedi! Non posso più vivere, non posso più + mentire. Non posso più sorridere colla Tigre che + mi sbrana e mi dilania. Non penso più che alla + morte, al silenzio, alla pace, all'oblio. + + Esco sul balcone e guardo il fiume che scorre + calmo e lucente sotto alle mie finestre. Perchè + non correrei fuori nel grigio crepuscolo e mi + lascerei scivolare giù in quell'argentea + profondità? Dopo un breve attimo di terrore, di + soffocazione, di disperata lotta, calerei + lentamente al fondo, e vi giacerei immobile, + calma e placata, colla fronte al cielo.... E le + tranquille acque mi scorrerebbero sul viso. + + Oh, dolce giacere immobile e supina sotto quel + liquido e mobile frescore! oh, dolce sentire + l'acqua scorrere sopra il mio viso!... + + Perchè non morire?... O allora.... dirgli tutto? + + (LUI) + + Ho deciso di concorrere per la Fontana + Monumentale di Piazza Solferino. + + (LEI) + + Gli ho detto tutto. Tutto! + + Gli ho detto:--T'amo troppo. Soffro troppo. + Voglio lasciarti. + + --Ma perchè soffri? Non t'amo forse? non + t'amo?--mi chiedeva lui smarrito. + + --Sì, sì! m'ami!--E gli accarezzavo i capelli, + mentre dentro la tigre mi lacerava e mi sbranava. + + Allora egli mi è caduto ai piedi.--Dimmi che cosa + debbo fare! Che cosa vuoi che faccia? Io non ti + capisco. Non so perchè soffri, non so perchè dici + che ti rendo infelice. + + --Non lo so neppur io,--risposi singhiozzando. + + Allora egli mi chiuse tra le braccia come fossi + una bambina.--Vuoi che lasciamo tutto? Vuoi venir + via con me? Vuoi?... Vuoi che si vada lontano + dove nessuno ci conosce a vivere insieme per + sempre? + + . . . . . . . + + Mio Dio, mio Dio! Vi ringrazio. + + Partire con lui!... Andare lontano, dove nessuno + ci conosce! Vivere insieme!... per sempre!... + + La tigre è morta. + + (LUI) + + «Alea jacta est». Partirò con lei. + + Sarà quel che sarà. + + +MAGGIO + + (LEI) + + Come sono felice! Come sono felice! + + Forse non è tanto il pensiero della fuga con lui, + della vita con lui, che mi esalta, ma il fatto + _ch'egli lo voglia_. + + Una immensa tranquillità, una pace blanda è scesa + sulla mia anima e quasi non riesco a comprendere + e a ricordare le turbolenti angoscie dei giorni + passati. Perchè soffrivo tanto? Non lo so più. + + Oldofredi, il pittore, è venuto a trovarmi oggi e + mi ha guardata stranamente.--Che cosa avete?--mi + ha chiesto.--Come siete translucente e + raggiante!--Indi ha soggiunto:--E perchè non + lavorate? Perchè non scrivete più?... Badate che + l'ingegno non è un dono, ma una responsabilità. + L'ingegno è un debito da pagare, è un dovere da + compiere; non è un fiore da puntarsi nei capelli! + + Io sospirai.--Lo so, lo so; ma che volete? Una + donna non può scrivere se non è innamorata. E + quando è innamorata.... non può scrivere! + + --Forse è vero,--disse Oldofredi colla sua voce + un po' cavernosa.--Ma vi è un momento, momento + fugace, effimero, evanescente, tra un amore che + sta per tramontare e un amore che sta per + nascere, in cui può fiorire il capolavoro. State + in attesa, o Viviana! di quel momento fatale e + vitale. E non lasciatelo passare invano. + + + Rimettermi a scrivere? Creare un capolavoro? Ah, + lo vorrei! + + È vero.--L'ingegno non è un fiore da puntarsi nei + capelli!... + + (LUI) + + Più ci penso e più mi afferra la febbre della + partenza, mi appassiona l'idea di lasciare + dietro di me il passato, e slanciarmi + nell'avvenire. Ciò che da principio mi + spaventava, mi pareva una follia quasi + colpevole, quasi imperdonabile, mi sembra ora + l'unica cosa giusta e grande e felice ch'io + abbia concepito mai, ch'io possa realizzare mai. + + E perchè no? Sono un artista, dunque sono + libero. Dovunque io vada porto le mie due mani + con me; porto con me i miei occhi e la mia + anima; e porto con me Viviana, ispirata e + ispiratrice. + + Partire! partire con lei! Ricominciare la vita + in un paese nuovo, ignoto, vasto, generoso; + lavorare, sostenuto dal meraviglioso amore di + quella creatura meravigliosa! + + (LEI) + + Partire!... Esiliarsi!... Lasciare l'Italia e + tutto ciò che l'Italia rappresenta per me! La + luce.... l'incanto.... l'ispirazione!... + + Questo pensiero talvolta mi spaventa. + + (LUI) + + Giro per questa città come un allucinato.... o + come un dio: già rimoto, già staccato da tutto e + da tutti. + + Come mi sembrano poveri e pietosi quelli che + restano qui, in questo ambiente ristretto, + sordido, meschino, dove ogni giorno s'incontrano + le medesime persone, i medesimi pregiudizi, le + medesime piccole amicizie e piccole ostilità. + Tra un mese sarò lontano da tutto ciò. + Lontano!... + + E tutte le acque dell'Atlantico scorreranno tra + me e questi pallidi giorni del passato! + + (LEI) + + Da due giorni non vedo Andrea. Lavora + febbrilmente alla sua statua, o corre in qua e in + là preparandosi alla partenza. + + Fui stamane nello studio di Oldofredi che s'apre + su un grande giardino soleggiato. + + Ne esco ebbra di colori. Donne azzurre e donne + arancine, donne drappeggiate e donne ignude, + donne sdraiate e donne ritte, donne vaganti per + lunghi misteriosi corridoi o danzanti all'aperto + sotto cieli verdastri punteggiati di lucciole.... + Quanta fantasia, quanta stranezza, quanta + suggestiva ambiguità in quest'arte! + + Già, l'Arte!... In fondo, come dice Oldofredi, + non c'è altro di bello al mondo. L'Arte! figlia + del Sogno, sorella dell'Amore!... + + (LUI) + + Oggi ho detto a mia madre e a mio fratello che + partivo. La loro disperazione è indescrivibile. + Sembrano annientati, terrorizzati. + + --Che cosa faremo?--piangeva mia madre,--io + vecchia, lui malato, senza di te? + + Sono fuggito. Mi pareva d'essere un carnefice. + + (LEI) + + Ho voglia di lavorare; di scrivere un nuovo + libro. + + Che sia questo il momento fatidico pronosticato + da Oldofredi? Ma quale sarebbe «l'amore che + tramonta», e quale «l'amore che nasce»? + + .... Pensiamo al capolavoro. + + In un libro ciò che conta soprattutto sono due + cose: il titolo--e la fine. + + La fine è subito trovata. _Lui_ la abbandona, e + _lei_ muore. (Non è forse freschissimo ma è + sempre bello). + + Ma il titolo? È cosa più ardua. + + Inviterò tutti i miei amici per venerdì sera: + farò servire il thê à la russe; del caffè + fortissimo; del vino di coca, e delle pillole di + fosforo. E tutti dovranno aiutarmi a trovare un + titolo, un titolo strano, strabiliante, per il + mio nuovo libro. Lo dirò anche ad Andrea, sebbene + non abbia molta fantasia. + + _Andrea_, + + _Ti aspetto domani sera, senza fallo!_ + + _Viviana._ + + (LUI) + + Questa sera l'ho udita ridere come nei primi + giorni in cui la conoscevo. Veramente non rideva + con me. Io andavo da lei credendo di trovarla + sola, ma il salotto era pieno di gente. + + Mi accolse festosa salutandomi da lontano colla + mano alzata e il sorriso raggiante. + + --Oh.... Andrea Galeazzi! Che piacere!... + + In quell'istante mi parve che tutte le acque + dell'Atlantico scorressero tra me e lei. + + +GIUGNO + + (LEI) + + _Carissimo Andrea_, + + _Ma come puoi pensare ch'io voglia rinunciare al + nostro progetto? Mi credi dunque incostante e + leggera? frivola e senza cuore?_ + + _È perfettamente vero che i Laforêt mi hanno + invitata a passare l'estate nel loro castello di + Revoire. Ma non per un istante ho pensato ad + accettare l'invito._ + + _Il mio pensiero è con te; lo sai._ + + _Viviana._ + + P. S. _Mi pare che di tutti i titoli suggeriti + l'altra sera, «Narciso» è quello che mi piace di + più. Anche «Pervertimenti» non sarebbe male...._ + + _Tu, che ne dici?_ + + _Oldofredi mi ha promesso le illustrazioni._ + + (LUI) + + La statua è finita. + + Tutto è pronto. + + Agli amici più intimi ho già detto addio. + + Il mio cuore è in tumulto. + + (LEI) + + _Perdonami, Andrea! Perdonami!_ + + _Non parto. No. Non posso partire con te. Sarebbe + la peggiore delle follie, sarebbe la più atroce + delle crudeltà._ + + _Pensa, pensa quanto saremmo infelici._ + + _Sì: dopo un anno, dopo due anni--forse anche + prima--pensa quanto soffriremmo tu ed io. Tu più + di me!... O io più di te!... Non lo so._ + + _So che verrebbe presto tra noi l'ora atroce del + rimpianto e dei rimproveri._ + + _Oggi ci sembra che l'esistenza intera non + basterebbe alla nostra sete d'amore. Oggi, che + tutto ci separa, che non possiamo mai saziarci + l'uno dell'altro, mai guardarci abbastanza, mai + parlarci abbastanza, ecco, ci irrompono dal + cuore, ci fioriscono sulle labbra le grandi + parole enfatiche di tutti gli amanti: la + Lontananza!... l'Isolamento!... l'Eternità!..._ + + _Ma quando fossimo isolati, quando fossimo + lontano, quando--dissetati e placati--ci + trovassimo soli di fronte l'uno all'altra nella + perpetua solitudine accoppiata degli amanti che + vivono fuori della legge.... credi tu che non ne + soffriremmo?_ + + _Tu forse non lo credi. Ma io lo so._ + + _Quando tu, per amor mio, avessi lasciato dietro + di te tutto ciò che ti fu caro, tutto ciò che ha + formato fino ad oggi la tua esistenza: tua madre, + tuo fratello, i tuoi amici, i tuoi impegni, i + tuoi doveri,--ne avresti rammarico e rimpianto._ + + _E quanto a me?... Oh, Andrea, io non sono che + una piccola anima meschina; sono come tutte le + donne--o quasi tutte--che, pur anelando alla + vietata gioia vogliono anche la decorosa + rispettabilità; che pur non volendo rinunciare al + piacere, non intendono derogare dalle + convenienze; che vogliono la passione ma non lo + scandalo; che vogliono l'abbraccio degli uomini + ma anche il saluto delle donne...._ + + _Tu mi odierai; tu mi disprezzerai! E avrai + ragione._ + + _Ebbene, disprezzami, odiami, ma non soffrire. + Non voglio, non voglio che tu soffra per me. Non + lo valgo, non lo merito._ + + _Io ti ho sempre mentito. Io ti scrivevo delle + lettere tristi quando ero gioiosa, ti scrivevo + delle lettere gioiose quando ero triste; e anche + ora, ora che vorrei essere così sincera con te, + forse.... non lo sono._ + + _Forse la verità è un'altra._ + + _Non lo so. So che tu non devi, che tu non devi + soffrire per me._ + + _Andrea, Andrea! Dimmi che non soffri._ + + _Viviana._ + + (LUI) + + _Non importa se io soffro. Segui la tua strada._ + + _Quanto a me non affliggerti. Anche prima di + conoscerti ero triste._ + + _Addio._ + + +LUGLIO + + (LEI) + + È finito. Finito! + + Quando penso a lui, solo laggiù, nel suo studio + tetro e desolato, mi sento morire. + + Perchè l'ho amato? Perchè ho sofferto? Perchè + l'ho lasciato?... + + Non so. Non capisco il mio cuore. + + Parto domani per Castel Révoire; con Flavia. + + Viene anche Oldofredi. + + (LUI) + + Quanto vano gioire e vano soffrire! Ecco: torno + qual'ero; torno alle mie silenziose creature. + + E di tutto questo turbine di voluttà e + d'angoscia, di tutta questa bufera che è passata + sul mio cuore, che cosa resta? + + . . . . . . . + + Resta una statua intitolata: «_Gioia_». + + + + +II. + +Notte di Vigilia + + +Un invito da Bérangère! Dopo un anno di silenzio. Stupita rileggo il +biglietto postale: + + «Diletta Annie, + + So che sei in Isvizzera. Dove passi il Natale? Perchè non a + Montreux, colla tua sempre affezionata amica + + Bérangère?». + +Io ripasso mentalmente la lista delle diverse persone con cui ho +promesso di passare quest'anno il Natale: con Jack a Dublino; con +Maman a Nervi; con Vivien a Glasgow; con Barbara a Torino; con Silvia +a Roma; con O'Kelly a Parigi.... Secondo una mia abitudine, nei +momenti d'incertezza faccio saltare in aria un soldo perchè decida +della mia sorte: se è testa--Bérangère; se è croce, no. + +Il soldo balza, gira e cade. È croce. Dunque è esclusa Bérangère. Ma +allora, rifletto io, chi prescegliere tra tutti gli altri a cui ho +promesso?... Ritentiamo la sorte! + +Stavolta è testa. Dunque Bérangère. + +Ed io le scrivo: + + «Cara Bérangère, + + Aspettami nel pomeriggio della Vigilia. + + Tua Annie» + +Chiusa la lettera, mi si affaccia un dubbio: Bérangère Tarnier? Era +fidanzata un anno fa al conte Lucien de Lussain-Maldé di +Château-Mirval; poi non ne ho più saputo nulla. Sfumate le nozze? o +smarrito il _faire-part_? + +Mi decido a indirizzare: «Bérangère Tarnier, Montreux»; e il mattino +del 24 dicembre salgo nel treno Berne-Genève con gente di ogni paese e +d'ogni colore, politico e fisico. Di fronte a me un grande e magnifico +Bey egiziano guarda con cupi occhi sfilare il paesaggio da cartolina +illustrata, sognando certo le sue pianure torride, i suoi deserti +sabbiosi, la sua gente oppressa dal ferreo pugno britannico.... +Accanto a lui un uomo biondo, ancor giovane, di cui i tragici occhi +azzurri hanno scandagliato le profondità ultime del dolore; lo +riconosco: è Von Hindenburg, nipote del chiodato Feld-Maresciallo. +Presso a lui, rosea e ridente sotto al grande cappello nero, Mary +Snowden, la propagandista del Labour-party inglese, la bionda Amazzone +degli operai. Nell'angolo di fronte a me due giapponesi, a cui io mi +sentirei tentata di dire: «_Anatanohà Taxan Kiri!_» in purissimo +nippone; ma me ne astengo perchè non so più che cosa voglia dire. Alla +mia destra, biondo-ricciuta come l'immortale suo fratello, la sorella +di Paderewski mi saluta con affetto. + +E il treno corre.... + +Qui ci starebbe un po' di descrizione di paesaggio svizzero sotto la +neve; ma le descrizioni di paesaggio si possono trovare in molti libri +scritti da altri autori. + +Quindi salto subito, come in un viaggio cinematografico, alla stazione +di Montreux; ed ecco anche Bérangère, sorridente e soave, che dalla +piattaforma mi saluta sventolando il fazzoletto di seta rossa. (È +sempre stata un poco socialista, Bérangère!). + +--Prenderemo il thè qui nell'Eden Palace,--dice, traendomi verso un +Grand Hôtel vicino alla stazione.--Dopo, verrai a casa mia. + +Quando siamo nell'Hall, installate in due grandi poltrone, le chiedo: + +--Parlo con mademoiselle Tarnier o con madame la comtesse de +Lussain-Maldé? + +Ella, senza rispondermi, si slancia in una poetica dissertazione sul +Natale; sul mistico significato della Vigilia di Natale, del giorno di +Natale, della notte di Natale.... Indi improvvisamente mi chiede: + +--Tu, come hai passato la notte della Vigilia, l'anno scorso? + +Io riordino rapidamente i miei pensieri; poi rispondo:--Nascosta in +una casa di Londra con cinque o sei Sinn Feiners evasi dalle carceri +irlandesi. E tu? + +Bérangère nervosamente gira e rigira entro le mani il suo fazzoletto +rosso e ne fa qualche cosa che somiglia a un topo, con coda e +orecchie; poi lo fa saltare da una mano all'altra. + +--Io?...--dice, come per guadagnar tempo;--Ah! Io!...--E +improvvisamente si chiude il viso nelle mani. + +Vi è nella sua voce un'espressione che non comprendo. Orrore? Estasi? +Disperazione? Non so. + +--Dimmi,--le ordino, colla tazza di thè in mano, mentre di fuori nel +crepuscolo.... + +(Qui leggere due pagine di un altro autore). + + +--Ebbene,--dice Bérangère,--ascolta. + +--Ero venuta a passare un mese dalla zia Clotilde qui sopra, a Glion, +dovendo poi raggiungere per le feste natalizie la famiglia del mio +fidanzato a Ginevra. La sera della Vigilia vi doveva essere da loro a +Château-Mirval un pranzo di famiglia seguìto da un grande ricevimento +per partecipare al mondo che l'erede dei Lussain-Maldé si +fidanzava.... a me. Da Parigi era annunciato, per l'occasione, +l'arrivo di parenti milionari che portavano in dono a lui una Peugeot +40 HP., e a me una collana di perle con sessantotto gemme scelte. +Tutta la festa doveva rivestire un carattere di grande etichetta e +solennità. + +Fu deciso ch'io lascerei Glion, accompagnata dalla zia, alle due del +pomeriggio, arrivando a Ginevra verso le quattro. Indi, thè di gala; +pranzo intimo; ricevimento fastoso. + +Il giorno 23 mandammo a Ginevra bauli e valigie; il 24, alle due, +uscimmo dall'albergo e ci avviammo alla stazione della funicolare per +scendere a Montreux. + +Ed ecco che sulla strada nevosa e ghiacciata mia zia scivola, cade, si +sloga un piede. + +Agitato ritorno tra le braccia del portiere all'Hôtel! affannati +telefonamenti al dottore di Montreux--assente! a quello di +Territet--presente ed accorrente. Compresse d'acqua vegeto-minerale. +Altri telefonamenti ai de Lussain-Maldé, Château-Mirval, Ginevra. +«Verrò, io sola, col prossimo treno. Arrivederci stasera alle 21,10». +Disperate proteste dall'altra estremità del telefono. Laceranti gemiti +dal letto di zia Clotilde. Nuove compresse d'acqua vegeto-minerale. +Tristi riflessioni: niente thè di gala! niente pranzo intimo! Unico +conforto: arriverò a tempo per il fastoso ricevimento. + +Difatti alle 17,50, avviluppata in fluttuanti veli da viaggio, +scendevo nella neve e la nebbia alla Funicolare Glion-Montreux; alle +18 e 20 m'aggiravo quaggiù nella stazione di Montreux con quaranta +minuti da aspettare. Era buio; faceva freddo; la sala d'aspetto era +lugubre e deserta. Nessuno viaggiava in questa serata. Pensai al +pranzo di famiglia--tavola risplendente, visi sorridenti, vini +spumeggianti, discorsi augurali, ed io, a fianco di Lucien, eroina di +tutti i festeggiamenti.... Un'irrefrenabile tristezza mi morse il +cuore e mi riempì gli occhi di lagrime. Ma subito il pensiero di +arrivare in casa de Lussain cogli occhi gonfi, frenò il mio pianto, e +decisi di andare nella _Salle de Toilette_ a dare un ultimo ritocco ai +miei capelli ondulati, un soffio di cipria alle mie guancie.... +Quest'idea mi confortò. + +M'avviai per il vasto andito deserto, percorsi un altro lungo +corridoio ed arrivai davanti all'uscio della «_Toilette pour Dames. +(Luxe). 50 centimes_». Girai la maniglia ed entrai. + +La custode aveva già lo scialle in testa per partire e stava riponendo +in un armadietto il «luxe», costituito da un pacco di forcelline, una +scatola di cipria e una saponetta rosa. Parve contrariata dal mio +arrivo. + +--Capirà,--mormorò,--è la Vigilia. I bambini aspettano ch'io vada ad +accendere l'albero di Natale. + +--Non occorre che aspettiate,--diss'io;--lasciatemi il sapone e un +asciugamano.--E togliendo dalla borsetta (unico mio bagaglio, poichè +il resto mi aveva preceduta a Ginevra) alcune monete d'argento, gliele +porsi augurandole buon Natale. Essa ringraziò con effusione; indi, +salutandomi e raccomandandomi di «badare alla porta», uscì. + +Io udii risuonare a lungo i suoi passi per l'andito sonoro. + +Chiusi con cura la porta ch'essa aveva lasciata semi-aperta e mi +dedicai alla mia toilette. Non fu spiacevole occupazione; m'incipriai; +mi lucidai le unghie; constatai che i miei occhi non erano per niente +gonfi; appena un leggero arrossamento delle palpebre tendeva a +darmi--colla mia carnagione bianca e i miei capelli color +rame--un'aria un poco tizianesca. Pensai con soddisfazione alla mia +entrata nel gran salone di Château-Mirval, all'effetto che produrrei +sui parenti milionari, al primo sguardo di Lucien.... Indi mi disposi +a tornare sul _quai_ ad aspettare il treno. + +Richiusi la borsetta, gettai un ultimo sguardo nello specchio e +m'avviai alla porta. + +Afferrai la maniglia. Non girò. Spinsi la porta--non cedette. Tirai la +porta--non si mosse. Tentai di scuoterla--era rigida, solida, +incrollabile. Mi guardai d'intorno in cerca d'una finestra. Non ve +n'era. + +Allora chiamai. Chiamai: «Custode!... Facchino!... Portiere!...» +Nessuno rispose; nessuno venne. Tutti erano a casa a fare il pranzo +della Vigilia. Tutti erano intorno agli alberi di Natale accesi; ed io +ero qui rinchiusa nella «Toilette pour Dames, luxe, 50 centimes». + +Udii da lontano un fischio, seguìto quasi subito dal fragore del treno +che entrava nella stazione. La disperazione mi colse; poi rinacque la +speranza: qualcuno sarebbe venuto; qualche «dama» che per 50 +centesimi.... + +Nulla. Nessuno venne. Urlai, strillai, diedi dei calci nella porta e +nel muro, corsi in su e in giù, aprii e richiusi una porticina in +fondo su cui spiccavano due lettere maiuscole dell'alfabeto +inglese.... + +Un altro fischio, un rintocco di campana, un rullìo: il treno usciva +dalla stazione--andava a Ginevra senza di me! La festa del +fidanzamento avrebbe luogo senza la fidanzata. + +Colla calma della completa stupefazione sedetti sull'unica +seggiola--quella della custode--e cercai di riordinare i miei pensieri +sconvolti. Non c'era più treno per Ginevra fino alle 2 del mattino. +Viceversa c'era un treno proveniente da Ginevra alle 23,28. Pensai: +Lucien prenderà quel treno e verrà a cercarmi. Chiederà, cercherà; +interrogherà il bigliettario, il capostazione.... Il bigliettario non +mi aveva veduta, poichè avevo preso il biglietto direttamente da +Glion; ma il capostazione, sì. Durante quei pochi minuti in cui avevo +girato per la stazione prima di venir qui, l'avevo scorto col suo +berretto rosso; ed anch'egli mi aveva veduta. Era un capostazione +giovane, con baffetti biondi.... e se li era arricciati, guardandomi. +Sì, sì! il capostazione direbbe a Lucien d'avermi veduta; mi +cercherebbero, mi troverebbero, mi salverebbero! + +Ma erano le 19,10. Come far passare le ore fino alle 23,28? Non avevo +altra occupazione che di lucidarmi le unghie; non avevo altro da +guardare che il lavabo di marmo, la saponetta rosa, l'asciugamano e la +tavola; non avevo altro da leggere che le due lettere maiuscole sulla +porticina in fondo. + +Mi chiusi nei miei pensieri. Pensai a Lucien, al mio avvenire con +lui.... pensai al pranzo di famiglia.... agli alberi di Natale accesi +per il mondo.... + +E lentamente--oh! come lentamente!--le ore passarono. Ogni tanto +emettevo qualche strillo per il caso che qualcuno potesse udire. Ma la +mia voce in quel silenzio mi gelava il sangue. Cominciai ad aver +paura, a guardarmi attorno; mi pareva di veder muovere delle ombre +negli angoli della stanza. + +Allora provai a dire tutte le preghiere che sapevo; poi tutte le +poesie che ricordavo. Cominciai con «_Napoléon écolier_». + + «À genoux, à genoux au milieu de la classe, + L'enfant mutin, + Dont l'esprit est de feu pour l'algèbre, et de glace + Pour le latin!...». + +Ma il terrore mi riprese, mi agghiacciò. Il cuore mi batteva così +forte che pensai: «Adesso morirò di sincope. Mi troveranno domani, +giorno di Natale, seduta qui, morta--tragica e ridicola in questa +esecrabile «Toilette». + +Le 22. Le 22 e un quarto. Le 22 e mezzo. Le 23. A momenti sarebbe +arrivato il treno da Ginevra.... e Lucien! Questo pensiero mi agitò +tanto che mi misi a gridare e non smisi più; gridai, gridai frenetica +e forsennata, e i corridoi vuoti echeggiarono dei miei urli stridenti. + +Un passo! Sì, era un passo. Smisi di strillare un attimo per +ascoltarlo, poi ripresi più forte. Il passo si fermò; indi riprese, +affrettandosi, avvicinandosi: e una voce chiamò: + +--Allò! allò! Dove siete? + +--Qui! qui! qui!--e lo stridìo della mia voce si ripercuoteva in tutti +gli angoli. + +--Ma dove? + +--Qui! _Toilette pour Dames! Luxe! Cinquante centimes!_--ululai. E +caddi, quasi svenuta, sulla seggiola. + +Dopo molto lavorìo colla maniglia la porta si aprì, e il mio salvatore +apparve sulla soglia. Era il capostazione. + +Mi guardò stupefatto.--_Mais qu'est-ce qui arrive?_ + +--_Qu'est-ce qui arrive? Qu'est-ce qui arrive?_--feci io, balzandogli +incontro come una Furia.--_Arrive_ che io dovevo essere a Ginevra per +il mio pranzo di fidanzamento e che sono qui, da quattro ore, a +strillare, a soffocare, a spasimare.... + +--Oh! che disastro!--esclamò il capostazione; ma mi parve di scorgere +sotto ai suoi baffi biondi tremolare un sorriso represso. Questo +m'infuriò. + +--È iniquo--gridai,--è infame. Farò un processo, a voi, alla +Compagnia, alla Direzione, alla Federazione. Sì, vi processerò; perchè +non avete il diritto di rinchiudere una creatura in questo posto +immondo la notte della Vigilia di Natale.... + +E il mio pianto sgorgò. + +--Creda, sono desolato,--diss'egli;--ma non capisco....--e tenendo la +porta aperta girò due o tre volte la maniglia e poi la chiave ch'era +al di fuori.--La serratura funziona perfettamente. + +--Già--esclamai sarcastica.--Perfettamente! Difatti....--E con un riso +di scherno gli volsi le spalle. + +--Ma sì; funziona perfettamente,--disse lui calmo e cortese.--Guardi +lei stessa. + +--Non è vero, non è vero!--gridai, e afferrando la porta la chiusi con +violenza.--Non funziona affatto!--E gli mostrai, tentando di riaprire, +che la maniglia non girava. + +Un poco impressionato, egli l'afferrò a sua volta. La mosse, la +scosse; spinse la porta, tirò la porta. Niente. Solida, ferma, +incrollabile, quell'uscio resisteva ad ogni sforzo. Egli si volse e mi +guardò. + +--Siete pazza?--disse, e i suoi occhi mandavano lampi,--ci avete +chiusi dentro! + +Io fremetti di sdegno.--Uscite,--gli dissi, con gesto di +comando.--Uscite subito di qui. Lasciatemi sola. + +--Magari!--rispose lui, sgarbato.--Siete voi che me ne avete impedito. + +Il mio furore non ebbe limiti.--Andate via!--strillai; e poi, come +quello mi guardava con occhi saettanti, mi misi a urlare di +nuovo:--Aiuto! Aiuto!... Ah! ah! ah!... + +Egli non badò più a me. Chino accanto all'uscio, esaminava la +serratura; quindi, subitamente risoluto, cominciò a dare delle potenti +spallate nel legno. (Mi passò per la mente che se Lucien, colle sue +esili ed aristocratiche spalle, avesse tentato un'impresa simile, +avrebbe dovuto poi stare otto giorni in letto). + +Ma la porta resisteva. Il capostazione si guardò intorno; indi, +buttando per terra il berretto rosso che finora aveva tenuto in testa, +afferrò il tavolino, lo alzò in aria brandendolo per le gambe, e, con +quanta forza aveva, lo scaraventò contro la porta. + +Il tavolino andò a pezzi; ma la porta non crollò. Una lunga striscia +bianca sulla vernice scura del legno rimase, unico testimonio +dell'inutile violenza. + +Il mio compagno di prigionìa allora si appoggiò al muro, e colle mani +in tasca guardò la porta. Gettò un'occhiata verso il piccolo uscio in +fondo alla stanza, ma di sopra a quella tramezza si scorgeva la +continuazione della parete a indicare che di là non v'era uscita. + +I suoi occhi tornarono, irosi, alla porta screpolata, e a me. Io m'ero +accasciata su quell'unica seggiola che pareva un isolotto in un mare +di desolazione; ai miei piedi giacevano i rottami del tavolino. Avevo +cessato di gridare; la violenza di lui m'aveva intimidita e calmata. + +Forse il mio atteggiamento di mansueta disperazione lo commosse, +perchè disse con voce abbastanza umana: + +--Mi dispiace per lei. Comprendo quanto sia penosa la sua situazione; +e quanto la mia presenza l'aggravi. + +Chinai il capo senza rispondere. Veramente, io non la pensavo così. La +presenza di un essere umano, chiunque fosse, m'era di conforto; se non +altro mi impediva di aver paura, quella paura frenetica e sragionata +che mi assale talvolta nella notte e nella solitudine. Forse avrei +dovuto aver paura anche di quest'uomo, di quest'estraneo col quale ero +qui rinchiusa, lontana da ogni soccorso; ma a dir vero egli non +m'ispirava alcun senso di terrore. Era molto giovane e molto biondo. I +capelli, scompigliati dai suoi gesti violenti, gli cadevano in ciocche +soleggiate sulla fronte; erano bionde le ciglia aggrottate, e biondi i +brevi baffi sopra la bocca risoluta. Aveva il mento quadro, indicante +fermezza di carattere, ma una fossetta profondamente incavata ne +attenuava la durezza. (Pensai al mento alquanto fuggente di Lucien, e +mi dissi ch'egli certo doveva essere di carattere assai più malleabile +ed arrendevole di costui. Infatti sapevo Lucien anche troppo +suscettibile alle influenze femminili!...). + +Lo sconosciuto stava ritto, immobile, addossato al muro colle braccia +conserte. Io alzai gli occhi al suo viso fosco e chiesi, tremante:--E +adesso? + +--Adesso,--disse lui,--arriverà il diretto di Ginevra ed io non sarò +al mio posto. + +--Allora la cercheranno!--esclamai subitamente sollevata. + +--Sì, mi cercheranno!--ribattè lui con un sorriso ironico,--ma non +qui. + +--Cercheranno anche me,--dissi con un piccolo singhiozzo, pensando a +Lucien. + +--Chi? Chi la cercherà? + +--Il mio fidanzato,--risposi, chinando il capo. Avevo ancora il +cappello da viaggio e il velo grigio in testa, e ne ero tutta +avviluppata come da una nube malinconica.--Non vedendomi arrivare +alle nove a Ginevra, avrà preso il primo treno per venirmi a cercare. + +--E qui, non trovandola,--fece il giovane, sempre con lieve aria di +motteggio,--vorrà subito interrogare il capostazione. Irreperibile +anche quello! Sarà una bella situazione,--soggiunse con un'amara +risata,--quando portieri, facchini e fidanzato apriranno la porta e ci +troveranno qui. + +Io trasalii. A questo non avevo pensato.--Mio Dio!--esclamai,--e il +conte Lucien è un vero Otello! + +Il giovane, a queste parole, dètte in un'improvvisa risata, e continuò +a ridere e ridere, col viso all'indietro e la testa appoggiata al +muro. + +Rise tanto ch'io fui molto offesa. Mi alzai con dignità; avrei voluto +uscire, con tranquilla alterezza, dalla presenza di quello stolto +giovinetto ridacchiante.... ma dove andare? Non c'era che da avviarmi +altezzosa verso la porta colle due iniziali.... + +In quel momento ecco da lontano il brontolìo, il rullìo, il fischio +del treno da Ginevra. Il capostazione smise di ridere e mormorò tra i +denti un'amara esclamazione. + +Con clamore e clangore, con stridìo e cigolìo il treno entrò nella +stazione e si fermò, con un lungo sospiro stridulo in scala +discendente. + +Restammo entrambi silenziosi, immobili, ascoltando. Non altro rumore +ci giungeva traverso le mura massicce della stazione--non voci, non +passi--nulla eccetto il profondo, asmatico respiro del treno. Allora +il capostazione alzò le mani alla bocca e con due dita, allargando le +labbra, emise un lungo e potente sibilo. Lo ripetè tre o quattro +volte. Nulla! Aspettammo irrigiditi una risposta, un suono. Nulla. + +Allora io mi rimisi a gridare con quanta voce avevo (e mi pareva +fievole e poca) e non sapendo che cos'altro gridare, gridai +alternatamente: «Aiuto!» e «Lucien!...» A mia grande mortificazione +vidi che quell'uomo se ne divertiva; anzi non gli riusciva più di +emettere il suo fischio perchè le labbra gli tremavano nel riso. + +Un rintocco di campana e il treno, sibilante e rantolante, si mosse. +Ben presto il pulsante battito si fece più ritmico, più rapido, più +lontano.... e il silenzio ricadde. + +Restammo per un gran pezzo immobili, impietriti. + +--E adesso?--diss'io di nuovo. + +L'altro non rispose. + +--Quanto tempo dovremo restar qui? + +--Fino alle sette del mattino, quando la custode verrà ad aprire. + +--Misericordia!--esclamai, e chinando il capo tra le mani, piansi. + +--Farebbe meglio a togliersi il cappello e cercar di dormire,--disse +lui. + +Obbediente e piangente tolsi il cappello e il velo, e quando li ebbi +tolti non sapevo dove metterli; se sul lavabo o per terra. Mi decisi +per il lavabo: e, deponendoli, gettai uno sguardo nello specchio. + +Mi vidi una piccola faccia smunta e gli occhi spiritati e gli ondulati +capelli in disordine. Tuttavia non ero bruttissima. Già.... se avevo +potuto piacere al conte Lucien de Lussain-Maldé, così difficile a +contentare.... Nello specchio incontrai lo sguardo del capostazione; +arrossii, e tornai a sedermi. + + . . . . . . . + +Come passarono le ore? Non lo so. + +Ogni tanto guardavo l'orologio, e, dopo due o tre ore, quando lo +riguardavo erano passati dieci minuti! Pensai alla zia Clotilde e al +suo piede; pensai a Lucien, che certo s'aggirava, frenetico e +disperato, pei corridoi della stazione.... + +Invece no. Seppi poi che in quel frattempo egli (arrivato difatti col +treno delle ventitrè) adesso saliva nella nebbia e nella neve da +Montreux a Glion; saliva a piedi perchè a quell'ora non c'era più +funicolare; e lo accompagnavano--fiutando l'articolo sensazionale--un +redattore del _Journal de Genève_ e due altri cronisti che i de +Lussain avevano invitato per render conto della festa. La strada è +lunga, ripida, scurissima; e i tre salivano cupi, tragici, gelati, +sdrucciolando nella neve e nel fango, coi colletti rivoltati fino al +naso.... salivano verso la dormente zia Clotilde per svegliarla di +soprassalto e gettarla nel pànico e nella disperazione.... + +E il capostazione ed io, rinchiusi nella «toilette de luxe», ci +guardavamo inebetiti ascoltando da lungi un suono festoso di +campane.... + + + +Bérangère tacque. + +--Ebbene?--chiesi io. + +--Ebbene?--fece Bérangère, e colle dita irrequiete tornò a far saltare +il topo rosso dall'una mano all'altra. + +--Come andò a finire? Come passaste la notte? + +--Ma, non so,--fece Bérangère;--faceva un gran freddo.... camminammo +in su e in giù.... Poi ci parlammo. Io gli narrai di Lucien, ed egli +mi parlò di suo padre, un vecchio dottore di La Chaux-de-Fonds e di +una sorella «bionda come una lampada accesa». Mi piacque il paragone: +e pensai, guardandolo, che anch'egli era biondo come una lampada +accesa. Le sue chiome flave parevano mandar luce. + +Poi parlammo di letteratura e di musica. Egli era stato in Ispagna e +in Germania prima della guerra; aveva letto «_Also sprach +Zarathustra_», e gli piacevano le sinfonie di Mahler. + +Io gli recitai «À genoux, à genoux au milieu de la classe»; e poi +egli, seduto sul lavabo, mi cantò dei brani d'opera. + +Stava appunto cantandomi il _Leitmotif_ delle Figlie del Reno, +allorchè uno strepito alla porta ci fece voltare. Era la custode, +esterrefatta, che dalla soglia ci contemplava. + +Ma come! Erano già le sette del mattino?... + + +E di nuovo Bérangère tacque. + +--Ebbene?--diss'io. + +--Ebbene; quando, dopo aver calmato e consolato la zia Clotilde, mi +presentai nel pomeriggio al Château-Mirval, la contessa mi accolse con +gelida cortesia; disse che suo figlio era sofferente, ma che, +probabilmente, quando stava meglio, mi avrebbe scritto.... + +Indi mi porse, con gesto regale, alcuni giornali: la _Gazette de +Lausanne_, le _Journal de Genève_ e _La Suisse_. + +Il primo narrava in forma serio-comica «_L'Avventura di una +Fidanzata_». Il secondo, più faceto, intitolava il suo articolo: +«_Fortunato Capostazione!_». Il terzo, oh! il terzo!... + +In cima alla colonna spiccavano a grandi caratteri queste parole: +«_IDILLIO DI NATALE IN UN...._» .... e qui le due iniziali che sai! + + +Non ho più veduto Lucien. + +.... Basta! Sono molto felice. La zia Clotilde mi regalò per le nozze +una collana di perle di ottantasei gemme scelte; una meraviglia! +Quanto alla Peugeot, non saprei cosa farmene. Capirai, abbiamo tutti i +viaggi gratuiti!... + +--E infine,--soggiunse Bérangère, disfacendo il topo e facendosi vento +al viso roseo col fazzoletto rosso;--aspetto tra poco l'arrivo di +qualcuno.... di qualcuno.... che forse sarà anche lui «biondo come una +lampada accesa!». + + + + +III. + +Tenebroso amore + + +PARTE PRIMA + +L'Amico--quell'«amico» che troviamo sempre nelle novelle e nei drammi, +il modesto e mansueto amico che non vive di vita propria ma esiste +soltanto per accompagnare con brevi commenti ed esclamazioni i +discorsi del protagonista--quell'amico (utilissimo anche in questo +racconto) disse, come dice sempre: + +--Ma.... _ella_ ti ama! + +--Sì; ella mi ama,--disse cupamente Manlio. + +--E non ti tradisce. + +--No,--disse Manlio, con un profondo sospiro;--non mi tradisce. + + +(Da quel sospiro che cosa deduce l'intelligente lettore? + +Deduce: _a_) che Manlio parla di sua moglie. + +_b_) che questa moglie è probabilmente grassa e sulla quarantina. + +_c_) che Manlio ha un cuore modernamente irrequieto e infedele). + + +--Io non so di che cosa ti lagni,--disse l'amico.--Sei un uomo +arrivato; sei un poeta stampato. Hai girato il mondo; ti sei +divertito; ne hai fatto di tutti i colori.... + +--Ah no!--gridò Manlio--no! Non è vero. Non ne ho fatto «di tutti i +colori»....--E sprofondando le mani nelle tasche soggiunse, crollando +il capo:--Ed è questo, questo appunto che mi affligge. + +L'amico (di cui la missione è di raccontare diffusamente al +protagonista ciò che questi sa assai meglio di lui) enumerò la serie +di brillanti conquiste fatte dal fortunato Manlio: + +--La Tortola.... la Vannucci.... Carlottina.... Vilfrida.... Cicì.... +la Soresina.... + +--Sì!... sì!... sì!...--gemette Manlio.--Ma quelle.... erano tutte +dello stesso colore. + +L'amico si stupì.--Che cosa vuoi dire? + +--Voglio dire,--e Manlio appoggiò il capo sulla spalliera della +poltrona guardando con aria ipocondriaca il soffitto,--voglio dire che +quelle donne non erano di tutti i colori. Erano tutte più o meno +bianche; chi un po' più chiara, chi un po' più scura; chi d'un bianco +latteo, chi d'un bianco niveo, chi d'un bianco d'avorio.... Ora tutto +quel biancore mi è venuto a nausea. Il mio cuore e i miei nervi +reclamano delle tinte più forti e fosche, del pimento più carico e più +caldo.... I miei sensi reclamano.... un tenebroso amore!--E Manlio si +passò una mano fine e «psichica» (come l'aveva un giorno definita una +Americana dilettante di chiromanzia) si passò dunque la mano psichica +sulle lunghe chiome ondulate che portava spazzolate indietro dalla +fronte e gonfie in cima al capo, à la Pompadour. + +L'amico--che aveva i capelli semplicemente castani e tagliati a +spazzola--crollò la testa. + +--Manlio, tu leggi troppa letteratura psico-analitica,--disse.--Queste +inquietudini intellettuali morbose, questa ricerca di stranezze, +diremo così _cromatiche_, le ho trovate già nei libri di....--(ed +enumerò vari autori moderni a cui io qui non desidero fare della +réclame). + +--Ti sbagli,--rispose Manlio.--Questa mia brama, questo mio +struggimento ha una tutt'altra origine. Tu sai che quando ero in Libia +le donne indigene, per me.... posso dire che non esistevano. Le avevo +in orrore colle loro forme nere e le loro chiome lanose.... Ebbene, +strano a dirsi, partendo, quasi non ero ancora a bordo che già provavo +come un senso di rammarico.... che so io!, di rimpianto; come se +avessi mancato qualche cosa, come se fossi passato accanto a un fiore +senza coglierlo, a una sensazione senza provarla.... Allora quando +l'altra sera il maggiore Hubert Elia mi lesse certi suoi bellissimi +versi intitolati: «La Migiurtina».... + +--Ah! vedi che c'entra la letteratura!--esclamò l'amico. + +--.... questo rimpianto, questo desiderio retrospettivo, si acuì fino +alla sofferenza. + + «Chi t'ha foggiato in questa forma pura + Di bronzo antico, figlia del deserto? + Quale artefice l'agile cintura + Ti assottigliò con lo scalpello esperto?...» + +citò Manlio, fervido e fremente. + +--Ah sì, sì! bellissimo,--mormorò l'amico, che non amava la poesia. + + «Ma tu sei tutta caldo bronzo aurato....». + +--Di chi parli?--interruppe l'amico. + +--Ti dirò. Questa specie di nostalgìa vaga, questo desiderio +fluttuante e indefinito, da ieri si è fissato su un essere vivo e +tangibile, ha preso forma materiale e umana.... + +--La forma di chi?--chiese l'amico. + +--Stasera vedrai!--pronunciò Manlio misteriosamente (anche per +mantenere tesa l'attenzione del lettore).--Vieni con me all'Alhambra. +Trovati sulla porta alle nove precise. + +E l'amico, il quale, s'intende, non ha mai nulla da fare per conto +suo, accettò. + + +PARTE TERZA + +(Il lettore dirà:--Il tipografo ha sbagliato. Qui doveva esserci la +«Parte Seconda» non la terza. + +Invece no. Poichè la letteratura d'oggi esige qualcosa d'inatteso e +d'originale, io ho escogitato questo modo di stupire il lettore. + +_L'inversione!_ Fargli leggere prima la fine della mia opera--Parte +Terza--e poi la continuazione--Parte Seconda. Basta questo +semplicissimo mezzo per generare nella sua mente quella confusione +necessaria a convincerlo che si trova di fronte a un capolavoro. + +Dunque ecco la fine del mio racconto). + + +Dopo questo trasecolante avvenimento.... (il lettore non sa di quale +avvenimento si tratti, ma appunto in questo sta l'interessante) si +sparse per la città sul conto di Manlio una dicerìa macabra e +misteriosa. + +Donde nacque?... Chi l'originò?... Mistero. Ma il nefando sospetto +serpeggiò, subdolo, da casa a casa, da ristorante a caffè, da strada a +piazza. E un giorno tutti lo sapevano, tutti lo dicevano. Manlio De +Luca aveva ucciso sua moglie! + +--Ma perchè, perchè l'avrebbe egli uccisa?--gridava l'amico (di cui +oggi la missione era di saperne meno di tutti gli altri), perchè?--E +battendo coi pugni sul tavolino di marmo del Caffè più frequentato, +urlava:--Perchè? + +--Perchè Manlio è un poeta, e quindi un degenerato,--diceva l'uno. + +--Ma se voi stessi,--ribattè l'amico,--ma se voi tutti avete sempre +detto di Manlio che non era che un mezzo poeta. Quindi non poteva +essere che un mezzo degenerato. E per uccidere la moglie bisogna +essere un degenerato completo. + +Su questo punto si fu d'accordo. Ma un altro suggerì: + +--L'avrà uccisa perchè aveva quarant'anni ed era grassa. + +--Ma lui ne ha quarantotto!--gridò sdegnato l'amico.--E se la signora +Clotilde era grassa, non era più facile farle fare la cura Guelpa +(Digiuno e Purga, Quintieri L. 3.50) che ammazzarla? + +Vi fu un breve silenzio. Poi qualcuno disse: + +--L'avrà uccisa perchè ella lo amava troppo. + +--Mio Dio!--fece l'amico, abbassando le palpebre e inarcando le +sopracciglia,--se dovessimo uccidere tutte le donne che ci amano +troppo!... + +--Eh.... già!--sospirarono tutti. E tutti abbassarono gli occhi e +inarcarono le sopracciglia con un'aria di rassegnazione e di lieve +stanchezza. E chi aveva i baffi se li arricciò. + +--Non ha ucciso! No! Non ha ucciso!--gridò l'amico, alzandosi in piedi +pallido e fremente. + +E poichè tutti lo guardavano, egli per non diminuire l'effetto di quel +momento drammatico, si calcò in testa il cappello, e cupo, a lunghi +passi, colle spalle curve, lasciò il Caffè, dimenticando di pagare la +consumazione. + + +E Manlio? Aveva egli davvero ucciso sua moglie? E se non l'aveva +uccisa dove la teneva? + +Da oltre due mesi nessuno aveva più veduto la signora Clotilde. È vero +che la sua suocera, e anche qualcuna tra le sue amiche più intime, +avevano ricevuto qualche biglietto da lei, o che almeno parevano +scritti dalla sua mano. In queste brevi comunicazioni ella diceva: + +«_Non state in pensiero per me.... Sto bene.... Mi rivedrete un +giorno...._». + +Ma questi oscuri messaggi non facevano che accrescere vieppiù i +sospetti. + +E intorno a Manlio, divenuto cupo, evasivo, impenetrabile, si addensò +la fosca nube del sospetto. + + +E qui possiamo tornare indietro alla + + +PARTE SECONDA + +La signora Clotilde non aveva un «Amico». Non aveva neppure un'amica a +cui si sentisse disposta a confidare i suoi intimi pensieri. + +--Io conosco le donne. Sono vipere, tutte quante!--diceva a sè stessa. +E si rassegnava quindi durante le frequenti assenze di suo marito a +dare alle sue considerazioni e ai suoi sentimenti una forma di +semplice soliloquio. + +Nel giorno stesso in cui suo marito recitava all'amico la poesia del +maggiore Elia, ella--facendo in camera sua un po' di ginnastica +svedese secondo le prescrizioni di un Manuale intitolato «_Igiene e +Bellezza Muliebre_»,--così rifletteva: + +--Ho notato che Manlio.... (la signora Clotilde si alzò sulla punta +de' piedi, allargando lentamente le braccia e respirando +profondamente) _uno_.... era alquanto.... _due_.... eccitato +iersera.... _tre_. Non so precisamente.... _quattro_.... se era per +quella canzonettista belga.... _cinque_..... oppure per una di +quelle.... _sei_.... spudorate femmine seminude... _sette_.... nei +tableaux vivants.... _otto_. + +La signora Clotilde abbassò le braccia e le calcagna e tornò in +posizione di «riposo». + +--Già non avrei dovuto permettergli di condurmi in un +Café-Chantant,--riflette.--Viceversa, se non mi ci lasciavo +condurre.... (la signora mise le mani sui fianchi, coi pollici in +avanti e i gomiti bene all'indietro).... probabilmente ci andava da +solo. E visto che era l'anniversario del nostro matrimonio.... +_Uno_.... (la signora chinò il busto in avanti e roteò lentamente otto +volte da destra a sinistra).... questo mi sarebbe spiaciuto. _Due_.... +_tre_.... _quattro_.... Tutta notte è stato.... _cinque_.... +inquieto.... _sei_.... e mormorava in sogno.... _sette_.... delle +parole strane.... _otto_.--(Si raddrizzò).--«Sed Formosa!» L'ho +sentito chiaramente pronunciare più volte quelle due parole: «Sed +Formosa». Vediamo! L'epiteto «formosa» potrebbe applicarsi a me. Ma +«Sed?» Che cosa mai vorrà dire «Sed»? + +La signora tornò a chinarsi in avanti e riprese il suo esercizio +girando lentamente il busto otto volte da sinistra a destra. + +Quindi si sdraiò per terra rigida e supina. + +--Forse era quel Tokay che bevemmo a pranzo al Savini. _U-no_....--(la +signora sollevò lentamente i piedi in aria)--_du-e_....--(li +riabbassò).--Io non ne presi che mezzo bicchiere.... _U-no_.... e +subito sentii un non so che.... _du-e_.... come uno stordimento.... +_U-no_. E lui bevette tutto il resto.... _du-e_.... Sì, sì. Era +probabilmente.... _U-no_.... il Tokay.... _du-e_. + +Finiti gli esercizi la signora Clotilde, sempre seguendo il Manuale +d'Igiene, si fece una frizione di Acqua di Colonia, si spalmò sulla +faccia del bianco d'uovo sbattuto, e si sdraiò sul letto per venti +minuti cogli occhi chiusi. + +«_Rilassate completamente i muscoli e la mente_», diceva il Manuale; +ma ahimè! se alla signora Clotilde riusciva di rilassare i suoi +muscoli, il suo cervello rimaneva teso nello sforzo di sciogliere +l'enigma dell'agitazione di suo marito. + +--L'anniversario delle nostre nozze, l'anno prossimo lo festeggeremo +in casa,--si prefisse ella. Ma questa saggia risoluzione non bastò a +tranquillizzarla sul conto del festeggiamento di ieri. + +Ella ben conosceva il suo Manlio; le erano note le sue placide +abitudini giornaliere e notturne. Il suo calmo e ritmico russare che +dalle undici di sera alle sette del mattino accompagnava i loro sonni +coniugali (e che talvolta negli anni trascorsi l'aveva stizzita ed +irritata) era divenuto ormai per lei quasi una musica piacevole e +tranquillizzante, un simbolo di sicurezza maritale. + +Già qualche altra volta, quando questa sonora _berçeuse_ si era per un +breve intervallo interrotta, la signora Clotilde vigile e all'erta si +era guardata d'intorno. La prima volta--ben se lo ricordava!--si +trovavano con certe sue cuginette ai bagni di mare ad Alassio. Allora, +senza indugio, aveva deciso che si andrebbe a finire le vacanze in +alta montagna. La seconda volta ella non aveva fatto altro che +licenziare una cameriera bionda e petulante.... ed ecco che la +notturna musica da camera, col suo timbro tra il bombardone e il +fagotto, aveva ripreso il misurato ritmo abituale. + +Ora, anco una volta, era interrotta; la _berçeuse_ era divenuta +spasmodica e sincopata come un «bunny-hug» americano. Manlio per tutta +la notte si era rigirato inquieto e febbrile nel letto, destandosi di +soprassalto, con una scossa, da brevi sogni agitati. + +Nel buio, al suo fianco, sua moglie silenziosa ascoltava e notava quei +rotti sospiri, e si diceva: + +--Clotilde!... in guardia! + +Ora, di giorno, coi muscoli rilassati, cogli occhi chiusi e il bianco +d'uovo sulla faccia, ella passava in severa rivista i ricordi della +serata precedente, come un colonnello farebbe allineare davanti a sè i +soldati tra cui volesse ravvisare un delinquente. + +Ripassò mentalmente l'intero programma della serata. + +I primi due numeri--causa il pranzo e il Tokay--non li avevano veduti; +dunque si potevano escludere. Erano entrati nel loro palchetto a metà +del terzo numero: «_The Jolly Japs_», una compagnia di equilibristi +giapponesi; Manlio non li aveva neppure guardati; anche quelli erano +dunque esclusi. + +Il numero 4 era un baritono francese. Escluso. + +Numero 5: «_La blonde Aglaé_», danzatrice. Manlio l'aveva guardata; +aveva detto:--«Che rana!--e ritiratosi in fondo al palco aveva +schiacciato un sonnellino. Esclusa. + +Numeri 6, 7 ed 8, esclusi, perchè Manlio dormiva. + +Numero 9: Canzonettista Belga. Manlio s'era svegliato di soprassalto, +s'era affacciato all'orlo del palco; poi, ritraendosi, aveva acceso un +sigaro. Poteva essere lei?... Mah! + +Numero 10: Prestidigitatore Chinese. Escluso. + +Numero 11: Cani ammaestrati. Esclusi. + +Numero 12: Quadri Viventi Allegorici della Guerra Mondiale. +Primo Quadro: «_Gli Alleati affrontano la Tigre Germanica_». +Niente.--Secondo Quadro: «La piccola Martire» (il Belgio). +Niente.--«_Il Sorriso della Vittoria_». Ah!... Vediamo. La Vittoria +era tutta chiusa in un'armatura d'acciaio, e invero di lei non si +vedeva, sotto l'elmetto rilucente, che il sorriso. Ora è difficile che +un sorriso per quanto radioso, basti da solo a turbare.... No. Escluso +anche il Sorriso della Vittoria.--«_La Liberazione della Colonia +Germanica Sud Africana_». Esclu.... Alto-là! + +Della Colonia Germanica Sud Africana, rappresentata da una giovane +negra che tendeva le braccia incatenate verso un gruppo di soldati +alleati, non si vedeva il sorriso.... ma si vedeva quasi tutto il +resto. Quelle braccia tese all'altezza del volto le celavano i +lineamenti ma concedevano interamente allo sguardo del pubblico il +corpo, quasi nudo, di un bel color mogano scuro. La linea di quel +corpo, appena interrotta da una sciarpa rossa legata intorno ai +fianchi, era perfetta; poteva anche dirsi conturbevole.... La signora +Clotilde aveva creduto udire dietro di sè un piccolo fischio sommesso +in scala discendente.... e s'era voltata di scatto.--Manlio? Cos'hai +detto?--Ma Manlio non aveva detto niente. Allora la signora, china in +avanti e movendo i piedi irrequieti, aveva esclamato:--Guarda un po' +se vedi dove è andato a finire il mio sgabellino....--E Manlio per +tutto il tempo che aveva durato la Liberazione della Colonia Sud +Africana era rimasto a brancolare per terra in cerca dello sgabello +(ch'era poi sotto la sedia della signora Clotilde). Quando si rialzò, +una bianca e grassa «_Pace Imperante sul Mondo_», reggendo una colomba +imbalsamata aveva sostituita la Colonia Sud Africana che, +probabilmente, era andata a rivestire di etiopici drappeggi le sue +belle membra crepuscolari.... + +La signora Clotilde balzò dal letto. Che si chiamasse Sed Formosa +quella femmina nera? + +Ritrovò sul tavolo da toilette il programma. (Aprendolo notò che oggi +vi era una matinée all'Alhambra). No. La negra non si chiamava Sed +Formosa; si chiamava Alabama Loo. + +--Del resto,--riflettè la signora Clotilde mettendosi le calze +(ch'erano di seta fino ai ginocchi, e di cotone più in su)--quella +donna non era affatto formosa. Lo sono assai più io. + +Ciò che noi, pudichi lettori, ci asterremo dal constatare o +contrastare. + +La signora Clotilde scese mezz'ora dopo, e cercò suo marito nello +studio. Non c'era. Sulla scrivania giaceva un libro aperto e la +signora Clotilde si chinò a guardarlo. Commossa e stupita constatò +ch'era la Bibbia: un'edizione bilingue, in latino a sinistra, in +italiano a destra. Era aperta al Cantico dei Cantici. + +Ed ecco che una parola nella colonna latina balzò, tonda come un molle +pugno, agli occhi della signora Clotilde! + +--_Formosa!_--Sì, sì.... ed era preceduta dalla paroletta: _Sed._ Lo +sguardo di falco della signora viaggiò a ritroso e trovò la parola +«_sum_», preceduta a sua volta dalla parola «_Nigra_». + +«Nigra sum sed formosa». Che cosa voleva dire? Guardò la colonna a +destra e ne trovò la traduzione: «Non ti dispiaccia, amato mio.... +ecc. _Nera io sono ma bella!_». + +Un grido sfuggì alle labbra della signora Clotilde. Manlio!... +Dov'era? + +L'intuizione la illuminò come una folgore: Manlio era andato alla +matinée! + + + +Le intuizioni non sono sempre esatte. Manlio non era alla matinée. La +signora Clotilde, in agguato dietro una colonna nell'atrio +dell'Alhambra, dovette convincersene vedendo vuotare la sala, e la +folla che le passava dinanzi riversarsi sul Corso. + +Ma subito un'altra intuizione la illuminò, mozzandole il respiro e +facendole mancare i ginocchi. Manlio era colla negra! Era nel camerino +della negra!... Ebbene--ci andrebbe anche lei. + + . . . . . . . + +.... La fecero aspettare parecchio in corridoio. Miss Alabama Loo non +poteva riceverla. Stava svestendosi. + +--Ma che svestendosi!--esclamò sdegnata la signora Clotilde.--Se era +già svestita! + +Dopo un quarto d'ora ribattè alla porta. Ancora no.... Miss Alabama si +vestiva. + +Tremando e ansando la signora Clotilde aspettò, dicendosi:--S'egli +esce di lì deve passare di qui. S'egli non esce, entro io. E guarderò +negli armadi!... + +--Entri pure, signora--disse una donna affacciandosi alla porta. E la +signora Clotilde entrò. + +Vide subito che non vi erano armadi. Vide anche che non vi era Manlio. +E vide infine che non vi era neppure la negra. + +Una signorina bionda, alta e sottile, stava incipriandosi davanti allo +specchio. Fremente la signora Clotilde si guardò intorno. + +--Dov'è?... Dove sono?...--chiese con voce rauca e tremante. + +--Dove sono chi?--domandò con amabile sorpresa la signorina. + +--La negra.... e mio marito. + +La giovane si fermò impietrita col piumino della cipria in mano. Che +fosse pazza questa povera signora? + +--Suo marito, non so. La negra.... sono io. + +.... La signora Clotilde ebbe un breve accesso convulso, e fu +premurosamente assistita dalla signorina e dalla cameriera. Riavutasi +alquanto, spiegò le sue angoscie e i suoi sospetti alle due, che +ridevano sgangheratamente. + +La Colonia Sud Africana non era affatto bella, e la signora Clotilde +si trovò quasi a desiderare che Manlio fosse qui a vederla. E poi non +era neanche «nigra-sum», si disse la signora con sarcastico +compiacimento. + +Era una buona e semplice creatura contenta di parlare di sè e di +rivelare alla elegante visitatrice tutti i segreti della sua toilette: +una parrucca di lana nera, una bottiglia di liquido bruno, un vasetto +di vasellina color caffè.... + +--Ma non sarebbe più semplice mettere una maglia scura, invece +d'impiastricciarsi tutta a quel modo?--chiese la signora Clotilde. + +--Magari!--esclamò la signorina.--Ma la Direzione non permette. Il +pubblico se ne accorgerebbe subito. + +--E non è difficile levare tutto quel colore? + +--No, no; affatto. Con questa lozione--e la signorina additò una +grande bottiglia quasi piena di un liquido incolore, chiaro come +l'acqua,--si toglie tutto. È un preparato americano, meraviglioso! +Guardi come lascia la pelle bianca e levigata.--E stese alla signora +Clotilde una mano bianca e un braccio fine e candido.--Appena appena +se le unghie restano un pochino scolorite.... + +In quel momento si battè alla porta. + +La signora Clotilde sussultò. + +--_Manlio!..._ + +Ma non era Manlio. Era un telegramma urgente. La signorina l'aprì, lo +lesse e diede uno strillo d'esultanza: + +--Parigi, Parigi! Sono scritturata a Parigi!...--E nella sua gioia +abbracciò la cameriera. E quasi quasi avrebbe abbracciato anche la +signora Clotilde se avesse osato.--Mi ha portato fortuna, mi ha +portato fortuna!--esclamava stringendole le grassocce mani inguantate. +Ma d'un tratto si fece seria e guardò di nuovo il telegramma.--Si va +in scena il primo del mese. E oggi è già l'ultimo. Cielo! Per arrivare +a tempo dovrò partire stasera col diretto delle nove. + +--Ma è impossibile!--esclamò la cameriera, molto agitata +anch'essa;--poichè qui andiamo in scena alle nove e quaranta....--La +cameriera non andava affatto in scena, ma quando si alludeva alle +funzioni artistiche della sua padrona parlava sempre al plurale. + +--E che importa? Credi ch'io voglia perdere la scrittura di Parigi per +un'ultima rappresentazione qui? Vuoi dire che per questa sera troverò +una sostituta; oppure si ometterà il quadro, e pagherò la penale. Sì, +sì! Che cosa importa?... Pagherò la penale. + +La signora Clotilde ebbe un lampo d'ispirazione. Drammatica e maestosa +mosse un passo avanti. + +--Voi non pagherete la penale. Vi sostituirò io! + +Un momento di silenzio esterrefatto seguì questa dichiarazione; ma la +signora Clotilde, a testa alta, nell'atteggiamento ispirato e solenne +di Martire Cristiana entrante nell'Arena, ripetè: + +--Vi sostituirò io. Io, Clotilde de Luca, nata Arpiggiani, di eminente +famiglia bolognese, figlia di avvocato e nipote di sottoprefetto, +comparirò stasera sul palcoscenico dell'Alhambra vestita unicamente di +tintura marrone, di una sciarpa rossa, e di una parrucca di lana! +Ah!... Ma questo sacrificio ch'io compio, questa immolazione dei miei +più sacri istinti e delle più eccelse tradizioni della mia famiglia, +avrà la sua ricompensa! Allorchè mio marito questa sera tornerà al suo +focolare, tutto fremente della sua illecita passione, io gli andrò +incontro colle braccia aperte, col sorriso sulle labbra: «Manlio! +Colei che tu credi d'amare, colei che ti conturba i placidi sonni.... +la «Nigra sum sed formosa», _sono io!..._ Io che t'amo, e ti +perdono!». + +Questa prova generale di una scena così commovente turbò la +protagonista stessa a tal punto che scoppiò in lagrime, e di nuovo +toccò alla buona Alabama Loo e alla fida cameriera di calmarla. A dir +vero, parevano anch'esse in preda a un accesso di commozione convulsa; +erano rosse in faccia e ogni tanto si coprivano la bocca colle mani. +Riavutesi tutte e tre, la cameriera, ancora colle lagrime agli occhi, +interrogò la sua padrona:--Che cosa ne dice? + +La signorina sfiorò cogli occhi la persona breve e tondeggiante della +signora Clotilde.--Dico ch'è un'idea magnifica! + +--Ma,--fece in uno scoppio la cameriera,--il direttore non consentirà +mai! + +--Ma che!--esclamò Miss Alabama.--Non ha bisogno di saperlo. + +--Già!... che non se ne accorgerà!--strillò la cameriera, dimenandosi +convulsa. + +--Se ne accorgerà troppo tardi,--singhiozzò Miss Alabama, coprendosi +il viso.--Noi saremo già in treno.... lontane.... Del resto, a lui +importerà poco, visto che è l'ultima sera dei Quadri Allegorici.... + +Furono impartite accuratamente alla signora Clotilde le istruzioni +necessarie per l'uso del liquido bruno, della vasellina marrone, della +cipria color caffè; e della lozione americana decolorante. Si fecero +delle prove, che riuscirono perfette, sulla faccia della cameriera e +sulle braccia di Miss Alabama. E poi anche sulle mani della signora +Clotilde. + +La signora Clotilde ringraziò Miss Alabama, Miss Alabama ringraziò la +signora Clotilde. + +Si lasciarono con un abbraccio. + + . . . . . . . + +--Chi m'avesse detto che avrei baciato Alabama Loo!...--riflette la +signora Clotilde andando a casa in carrozzella. + + +Quella sera Manlio, tornando a casa verso le sette, trovò sua moglie +incappellata e ammantellata, pronta ad uscire. + +--Pranzo in casa di mia nipote (la figlia del sottoprefetto!)--spiegò +la signora ad occhi bassi, mettendosi i guanti.--Capirai, non potevo +rifiutare.... Non aspettarmi prima delle undici. + +--Oh, guarda un po',--fece Manlio,--come capita bene! Io per l'appunto +stasera devo uscire.... + +--Ah, devi uscire?--fece ella, subdola, sogguardandolo. + +--Ho da trattare un affare,--rispose disinvolto Manlio. + +Un lampo passò negli occhi della signora Clotilde.--Te lo tratterò io +l'affare,--disse tra sè e sè. + +E uscì. + +Manlio pranzò solo, con placido godimento, poggiando alla caraffa +dell'acqua il giornale della sera. + +Alle nove si trovò davanti alla porta dell'Alhambra dove l'amico, come +d'accordo, l'aspettava. + + . . . . . . . + +La Colonia Sud Africana ebbe quella sera un grande successo d'ilarità +e d'applausi; e nella Direzione del teatro si decise, seduta stante, +di continuare la serie dei Quadri Viventi, sostituendo però ai _Quadri +Viventi Allegorici_ una serie di _Quadri Viventi Umoristici_--visto +che il pubblico pareva dilettarsi ancor più al comico che +all'estetico. + +Ma nella sala, Manlio, sprofondato nella sua poltrona accanto +all'amico, esclamava sbigottito: + +--Misericordia!... Che orrore!... Che orrore!...--E si batteva coi +pugni la fronte.--Ma cosa avevo io iersera?... Le traveggole?... O +allora che cosa diavolo m'avevano messo in quel Tokay?... + + +PARTE QUARTA + +La signora Clotilde, intontita dal successo e dall'abbaglio dei lumi +della ribalta, ritornò barcollante verso il suo camerino. Percorse coi +neri piedi scalzi il dedalo degli stretti corridoi, aprendo molte +porte che non erano la sua, e gli artisti--chi più o meno vestito, chi +più o meno spogliato--salutarono con urli di protesta o con strilli +d'ilarità la sua breve apparizione sulla loro soglia. Finalmente aprì +una porta--N. 12--che era la sua: ma si ritrasse ella stessa con un +grido, vedendosi confrontata da una fosca e spaventosa apparizione.... +Poi s'avvide che era la psiche che le rimandava la sua propria +imagine.... e sorrise. + +Ma il sorriso bianco in quella faccia color cioccolata le fece una +penosa impressione, e si affrettò a volgere le nere spalle allo +specchio. Si tolse di testa la parrucca di lana nera che le dava un +caldo insopportabile; indi, seguendo appuntino le istruzioni di Miss +Alabama, si dedicò alla delicata impresa del «_démaquillage_». + +Prese un grosso batuffolo di ovatta e vi versò qualche goccia di +liquido trasparente. Anzichè cominciare dal viso, volle, per prudenza, +provarselo prima su una gamba.... la sinistra.... + +Benissimo!... Constatò con gioia che, dovunque passava il batuffolo +bagnato, il magnifico colore nocciola scuro spariva subito, lasciando +trasparire a strisce la naturale tinta carnicina. Quando il cotone fu +tutto nero e la gamba tutta bianca, la signora Clotilde gettò in un +angolo il batuffolo usato e ne prese uno nuovo. Aveva appena afferrato +la bottiglia del liquido, quando udì battere alla porta. + +--No!--strillò la signora Clotilde,--no! + +Ma la porta ciononostante si aprì, e un signore col cappello in testa +entrò con passo risoluto. Era il Direttore in persona che veniva a +chiedere spiegazioni alla ignota sostituta di una delle sue artiste. + +Con un urlo la infelice signora Clotilde, ricordando di essere nipote +di un sottoprefetto, volle nascondere a quell'intruso le sue +bicromatiche forme. Fece un balzo all'indietro, vacillò, scivolò...., +la bottiglia--la preziosa bottiglia del liquido Americano!--le cadde +dalle mani e andò a frantumarsi in mille pezzi in un angolo sotto lo +specchio. + +Allora una sequela di frenetici strilli riempì di stridore il camerino +e i corridoi. Il Direttore, non comprendendo la gravità del disastro, +si turò le orecchie colle mani: + +--Ma cos'hai da strillare, cretina? Credi forse che mi commuova la +vista delle tue gambe.... Per me, oramai, gamba più, gamba meno.... + + . . . . . . . + +L'intera Compagnia si radunò intorno al camerino N. 12, con consigli e +suggerimenti. La signora Clotilde, avviluppata in un ampio accappatoio +prestatole dal baritono, tremava e piangeva in un angolo, presentando +invero lo spettacolo della più.... nera disperazione. + +Tutti offrivano consigli, unguenti, vasetti, bottigliette. Si provò a +strofinarla colla vasellina, colla lanolina, colla benzina, col sapone +al pomice, col sale e il limone.... I Giapponesi suggerirono una +mistura d'alcool e di latte caldo. Il padrone dei cani ammaestrati +suggerì la terebentina collo spirito canforato. Nulla valse.... + +La signora Clotilde fu portata a casa in carrozza, accompagnata dalla +canzonettista Belga che aveva buon cuore, e dalla Pace Imperante sul +Mondo che aveva voglia di ridere. + + +Si telegrafò a tutti i Cafè-Chantants di Parigi, chiedendo nuove di +Alabama Loo. Invano. Certo ella aveva cambiato nome e colore. + +Si fecero richieste in tutte le farmacie americane, si telegrafò a +New-York, a Washington e a Chicago. Invano. + + . . . . . . . + +Lugubre, truce, colla sua faccia nera e la sua gamba bianca, la +signora Clotilde, chiusa in due camere, aspetta fosca e depressa la +lenta azione del tempo. + +E infatti, adagio, a poco a poco, col passare dei mesi, la tinta va +lievemente rischiarandosi. Dal caffè moka scuro ha preso qua e là una +tinta khaki.... e si spera che forse, tra un anno o due anni.... + + . . . . . . . + + +Una profonda malinconia incombe sulla casa, interrotta a rari +intervalli da improvvisi e pazzeschi scoppi di risa.... È l'Amico +(l'unico ammesso in quella tragica dimora) che tratto tratto non sa +frenare la sua crudele, spasmodica ilarità. + +E contemplando Manlio,--sprofondato nella sua disperazione, sfuggito +dai suoi simili, temuto dalle donne, sospettato d'uxoricidio--egli +talvolta mormora sommesso: + +--L'hai voluto!... L'hai voluto un tenebroso amore! + + + + +IV. + +Fata luminosa + + +La Fata Luminosa sono io. + +Questa dichiarazione può sembrare mancante di modestia. Infatti, +scrivendolo, arrossisco. + +Tuttavia, trattandosi di narrare una storia che ha la sua brava +morale, la racconto tale e qual'è. + +E forse a Lola farà piacere. + + +Incontrai Lola in montagna. L'estate era stata torrida, ma io, +occupata a scrivere degli articoli illustranti la barbarie della +perfida Albion, non me ne ero accorta. Un giorno alzando gli occhi per +caso al calendario m'avvidi che l'estate era già lontana. Ed io non +ero stata in campagna! Non ero stata, come ogni anno, a 1000 o 2000 +metri d'altitudine! + +--Dov'è la più vicina montagna?--chiesi a chi mi stava accanto, +mettendomi in fretta il cappello. + +--Macugnaga,--mi fu risposto. + +--Avanti. Vado a Macugnaga. Addio a tutti. + +Invano si protestò che Macugnaga in ottobre sarebbe vuota, che a +Macugnaga sarei gelata.... + +Partii. + +Il sole d'ottobre--il più bel sole dell'anno--raggiava in un cielo di +lapislazzuli quando arrivai lassù, e i ghiacciai del Monte Rosa +fumigavano abbaglianti e le valanghe balzavano e rotolavano tonando, +come per un foot-ball di giganti. + +E Macugnaga era vuota. + +Meglio così. Tutta questa gloria di sole e di neve era per me, per me +sola. + +Ma facevo i conti senza l'oste: l'oste di Macugnaga chiudeva i suoi +alberghi, e se non volevo dormire nelle pinete o sul ghiacciaio, +dovevo scendere con lui al piano. + +Scesi; ma il meno possibile. Mi fermai a mezza montagna, a +Ceppo--ridente villaggetto che si posa come una driade montana, con un +piede sul pendìo e l'altro nel torrente--e presi alloggio nel piccolo +Hôtel des Alpes, presso la signora Maria. (Signora Maria! se voi +leggerete questo racconto, sentitevi nel cuore il mio saluto). + +E a Ceppo conobbi Lola. Passando un meriggio accanto alla scuola, la +vidi, circondata dai suoi venti o trenta bambini, che tutti le +strillavano qualche cosa. Lei non rispondeva. Teneva fissi su me gli +occhi, occhi immensi, neri, ardenti. + +Le dissi qualcosa; ella si fece rossa e poi pallida e mormorò il mio +nome. Mi parve lusinghiera, sebbene esagerata, la sua commozione. + +Nel pomeriggio venne a trovarmi. Mi portò molti fiori. Era magra, +esaltata, febbrile. + +E nel villaggio mi dissero:--Ah, la maestrina? Poveretta! va consunta. + +Anche lei me lo disse un giorno, ansando un poco:--Vado consunta.--E +nella sua voce vi era insieme una grande paura e un certo romantico +compiacimento.--L'hanno detto tutti; anche i dottori di Milano; e il +dottore di qui, che mi fa delle iniezioni. È tutto inutile! Vado +consunta. + +Io ne ebbi grande dolore e pietà. Quando salivo correndo per la +montagna, al sole e al vento, pensavo a lei, e mi dicevo:--Povera +Lola, che non può!...--Perdendomi nei boschi d'abeti, arrampicandomi +per l'arida morena, traversando il torrente e scivolando sui sassi +levigati e bagnandomi fino alle ginocchia nella gelida acqua, +arrivando infine alla croce sul ghiacciaio e guardandomi intorno, col +mondo ai miei piedi e soltanto il cielo sopra di me, pensavo:--Povera +Lola!... povera Lola che non deve muoversi, che non deve stancarsi.... + +E ad ogni cappelletta, ad ogni crocifisso sull'orlo delle vie alpestri +mi fermavo a dire una piccola preghiera perchè Lola guarisse; ad ogni +Madonnina ammantata d'azzurro, impallidita dal sole e dalle pioggie, +sussurravo piano:--Oh Madonnina, fate guarire Lola. + +Ma in fondo al cuore sapevo che Lola non poteva guarire. + +Lola si aggrappò a me con un affetto febbrile e appassionato. Ad ogni +passo la incontravo, ferma a guardarmi con quegli occhi troppo +lucenti. Le bambine della scuola avevano tutti i momenti ricreazione +perchè la maestra doveva uscire; lieve e lenta passava davanti alla +bianca porta e sotto alle verdi finestre dell'Hôtel des Alpes. + +Allora, un giorno, l'invitai ad entrare. + +Poi l'invitai a rimanere; ed ella passò i suoi pomeriggi sdraiata sul +divano a guardarmi scrivere; talvolta, in pieno sole, uscivamo +entrambe sul terrazzo. Non permettevo che mi parlasse. Era l'ora in +cui le veniva la febbre; aveva le guance infocate, le mani brucianti: +e i brevi capelli neri le si arricciavano sulla fronte sudata. + +Sempre, quando arrivava e quando partiva, io la baciavo. Ed ogni volta +che la baciavo, lei mi diceva: + +--Grazie! + + +Venne il novembre, e il sole si ritirò da Ceppo; si ritirò con garbo, +un poco ogni giorno, allontanandosi gradatamente dal villaggio come un +amante infedele che medita un tradimento. + +--Ora per tutto l'inverno il sole in paese non verrà più,--disse la +signora Maria.--Tornerà in aprile. E spero che allora,--soggiunse, +china ad aiutarmi a chiudere la valigia,--tornerà anche Lei! + +--Anch'io lo spero,--dissi con un sospiro, pensando come di rado mi +sono concessi i ritorni. + +Tutto il villaggio si radunò davanti alla Posta per salutarmi alla +partenza; soltanto Lola non c'era. + +Io avevo prescelto di fare a piedi i dieci o dodici chilometri di via +maestra che scendono allegramente a valle tra rocce e abeti; e alcuni +dei miei nuovi amici mi accompagnarono per un tratto di strada. Ma già +tutti se n'erano tornati indietro al villaggio allorchè, a uno svolto, +vidi Lola seduta su un tronco d'albero ad aspettarmi. Aveva le braccia +piene di fiori e gli occhi pieni di lagrime. (Non mi piacciono nè le +lagrime quando sono per me, nè i fiori quando sono colti). + +--Non dovevate venire così lontano,--la sgridai.--Come farete ora a +tornar su? + +Tremava tutta.--Addio, addio! Non La scorderò mai,--disse.--Ella è +stata per me.... una fata luminosa! + +--Che esagerata!--risi, baciandola. + +E lei subito mormorò il suo solito--Grazie! + +--Addio, Lola. Andate a casa. Badate di far giudizio. E mangiate molte +uova. + +--Addio, Fata Luminosa,--singhiozzò lei. + +E la lasciai così--sola, in mezzo alla strada maestra; piccola e scura +sullo sfondo del Monte Rosa, col suo male e la sua malinconia. Ricordo +che dopo qualche chilometro--e i fiori ciondolavano le teste di qua e +di là, stanchi d'essere portati come io di portarli--passai davanti a +una piccola cappella. Mi fermai a guardare. Dentro, una Madonnina +sorrideva in atteggiamento assai mite, quasi le rincrescesse d'aver +messo per errore il piede sulla testa del serpente. Sette stelle le +incoronavano il capo. + +Le posi sul davanzale i fiori.--O Madonnina dalle Sette +Stelle!--pregai.--Fate guarire Lola. + +E ripresi la via. + + . . . . . . . + +Il destino mi trasse lontano, e Lola era già da un pezzo scordata, +quando mi giunse a Parigi (rispeditomi dal mio indirizzo «stabile» di +Milano, dove non mi trovo mai) una cartolina. Era scritta in una +grande calligrafia chiara e infantile; e diceva: + +«_Fata Luminosa!!... Noi siamo ventinove bambine che le vogliamo bene. +La nostra maestra ci parla sempre di lei. Andremo questa primavera a +cercare le viole nei boschi per lei_»! + +Sorrisi. Come era sentimentale e romantica Lola!... Con una cartolina +ringraziai collettivamente le ventinove bambine; che a loro volta mi +risposero con un'altra cartolina. Nella stessa calligrafia grande e +tonda cominciava anche quella, al solito: + +«_Fata Luminosa!_». + +(Mi sembrò che il portiere dell'albergo presentandomela avesse un +piccolo sorriso). + +E in primavera mi giunsero le viole. Ogni otto giorni arrivavano delle +scatolette di cartone schiacciate, piene di muschio--talvolta ancor +umido--su cui posavano pallide ed avvizzite delle violette boschive. +Mi seguivano da Milano a Roma, da Roma a Genova, da Genova a +Montecarlo, da Montecarlo a Parigi.... Un giorno di nebbia nera a +Londra, al mio ritorno da un tragico viaggio in Irlanda, ecco sul mio +tavolo il solito pacchettino sgangherato, con dentro i cadaverini di +viole mammole. Tutta una piccola primavera morta! + +Le gettai via con impazienza. + +Ma nel cuore me ne rimase, lene e lieve, il profumo. + +Alfine la mia felice ventura mi ricondusse in Italia. Ed ecco che un +giorno mi venne annunciata una visita. Sospirai, ed entrai nel +salotto. + +In un angolo sedeva una figuretta, una figuretta esile sotto un grande +cappello di feltro. Si alzò e mosse con passo trepido verso di me. + +--Fata Luminosa! Non mi riconosce? + +Era Lola. Una Lola rosata, abbronzata, ingrassata. + +--Ma Lola! Come state? Ma state meglio, molto meglio! + +--Sono guarita,--disse Lola.--Peso quarantanove chili.--Per Lola è +l'obesità, poichè a Ceppo ne pesava trentasette.--E lo devo alla Fata +Luminosa. + +--Silenzio! Non siate sempre così esagerata,--dissi severamente. E +l'abbracciai. + +Notai che stavolta non mi disse grazie. + +--Sono guarita,--disse;--e lo devo a Lei che mi ha incuorata e +consolata; a Lei che non aveva paura di baciarmi; a Lei che.... + +--Lo dovete alle uova. E alle iniezioni del dottore.--E in cuor mio +soggiunsi:--E alla Madonnina delle Sette Stelle. + + +Lola chiese ed ottenne una licenza di due mesi dalla sua scuola. E +quei due mesi li passò con me. + +Parlandomi, o parlando di me, essa mi chiamava invariabilmente: «Fata +Luminosa». Non ci fu verso di farla smettere. E--devo confessarlo?--da +principio questo nomignolo mi lusingava deliziosamente. Quando per la +casa mi udivo chiamare così, accorrevo lieta e sorridente. E a poco a +poco anche gli altri in casa--un po' per ridere di Lola, un po' per +prendersi gioco di me--cominciarono tutti a chiamarmi con +quell'appellativo. + +.... Ebbene, se io dovessi dire quale martirio, quali sacrifici +m'impone oggi quel nome, non mi si crederebbe. + +Vengono dei momenti nella vita, dei momenti nella giornata in cui non +si è, nè si vuol essere, una fata luminosa. Quando si ha molto da +fare, quando si ha fretta, quando le cose non vanno pel loro verso, +quando si è nervosi e contrariati, allora è odioso, è insopportabile +sentirsi dare della fata luminosa. + +«Fata Luminosa!». Con queste due esecrabili parole Lola mi ha +amareggiata l'esistenza. Un tempo io facevo press'a poco ciò che mi +garbava. Al mattino mi alzavo quando mi pareva; mi vestivo come mi +piaceva; quando aveva voglia di ridere, ridevo; quando avevo voglia di +far bronci, li facevo. Ora non più. + +Ora, all'alba, prima ancora ch'io abbia aperto gli occhi, mentre lo +spirito è voluttuosamente inabissato nelle lontane, vellutate +profondità del sonno, odo al mio capezzale un saluto alacre e festoso: + +--Ben svegliata, Fata Luminosa! + +Allora mi tocca aprire gli occhi e abbozzare un sorriso il più +possibile luminoso; mi tocca rispondere a tono--non con un +inarticolato brontolìo, ma giuliva come risponderebbe una fata desta +all'aurora: + +--Ah! buon giorno! buon giorno!... + +Alzata di malavoglia nel grigiore mattutino, infreddolita e lugubre, +penso di indossare una certa vestaglia di flanella regalatami da mia +suocera (che disprezza le apparenze) e infilare i piedi in un paio di +pantofole paleontologiche, ma che serbano i resti d'una fodera di +pelliccia. Così, appuntate le chiome _à la sans-façon_, apro la mia +porta per dire che mi si porti il caffè-latte. Lo prenderò, sola, con +un certo «confort», leggiucchiando il giornale. + +Ma ecco le voci dei familiari che da lungi mi salutano:--Ti +aspettiamo, fata!--E il trillante soprano di Lola che esclama: + +--Ah! ora viene la fata!... la Fata Luminosa! + +Richiudo la porta. Getto uno sguardo nello specchio e mi convinco che, +lungi dal sembrare una fata, somiglio piuttosto (come direbbe la mia +toscana amica, Pia) a «Quella che diede la via ai fulmini!...» + +Con ira getto lungi da me la vestaglia di flanella, scaglio una dietro +all'altra, fuori dei piedi! le pantofole colla pelliccia; mi vesto, mi +calzo, mi profumo.... e mi presento con un sorriso estatico alla +soglia della sala da pranzo. + +--Ah! eccola la fata! La Fata Luminosa! + + +La morale? Sì, al principio di questo racconto vi ho promesso una +morale. + +Eccola. Se tu, caro amico sconosciuto che mi leggi, hai la fortuna di +avere nella tua casa una donna--sia essa moglie o sorella, suocera o +cognata, zia o nipote; sia essa allegra o arcigna, indulgente o +rigida, angelo o megera--tu prenderai l'abitudine di dirle, e lo dirai +tutti i giorni, incessantemente: + +--Ah, Clelia! (o Sofia, o Luisa, o come del caso), tu sei invero una +fata luminosa! + +Basta questo semplice mezzo perchè la tua casa divenga un paradiso. + +Quando la vedi un poco torva, un poco severa, quando la senti litigare +coi fornitori, gridare colla cameriera, dare gli otto giorni alla +cuoca, assestare qualche scappellotto ai bambini strillanti.... +presto, prima che venga il tuo turno, hop-là! senza por tempo in +mezzo, apri la porta e chiama con voce soave: + +--Sei tu, mia Fata Luminosa? + +Ella ti dirà:--Sì. Sono io.--(Perchè non può dirti:--No, non sono +io!). + +E nove volte su dieci la bufera si dileguerà. + + +Ma questo non è tutto. Nove volte su dieci quell'appellativo la +indurrà non soltanto a comporsi un'espressione intonata all'epiteto; +ma inclinerà anche la sua anima alla blandizia. + +A poco a poco, ella prenderà la consuetudine--direi quasi il vizio--di +essere adorabile e adorata, di effondere intorno a sè luce e letizia, +di sentirsi il sorriso sempre presso alle labbra, la carezza sempre +dentro alla mano, e la bocca sempre «di perle piena e di rose e di +dolci parole». + +.... Così, quasi per incanto, pronunciando queste due parole +evocatrici di raggi e di lucentezze, ecco che il mondo intorno a noi +si riempirà tutto di fate luminose. + + + + +V. + +Quella che Landru non uccise + + + Parigi, 26 Novembre. + +.... Uscivo questo pomeriggio dalla Direzione del _Matin_, dove ero +andata a salutare l'amabile De Jouvenelle e la sfolgorante Colette, +allorchè il vecchio usciere--un sorridente cerbero che conosco--mi +fermò, e additandomi una donna che in quel punto scendeva le scale +uscendo dagli uffici di redazione, susurrò misterioso:--Sa chi è +quella signora? + +Io non lo sapevo; ed egli, abbassando ancor più la voce, mi informò: + +--È quella.... che Landru non uccise! + +--Landru!--Subito mi si affacciò alla niente la imagine del terribile +uomo supposto uccisore di almeno dieci donne. Tratto in arresto per +una frivola mancanza (faceva un breve viaggio senza biglietto) ecco +che venne alla luce la più mostruosa serie di delitti che sia mai +stata attribuita ad un essere umano. Una donna che era partita con lui +non era più tornata; una seconda donna ch'egli aveva condotto nella +sua villa a Gambais, non aveva più dato nuove di sè; una terza donna +ch'egli aveva promesso di sposare era sparita.... E così via. Il +_Matin_ pubblicò il suo ritratto, e da ogni parte di Parigi affluirono +alla redazione di quel giornale e all'ufficio della _Sûreté_ lettere, +telegrammi, ricerche di parenti d'altre donne che, partite col +sorridente Barbableu, non erano mai più ritornate. + +Gli abitanti del villaggetto di Gambais (a un'ora da Parigi) lo +vedevano arrivare ogni poche settimane sempre con una compagna nuova +ch'egli installava con affettuose premure nella solitaria villa. E per +alcuni giorni i passanti scorgevano quella donna, ignara e lieta, +aggirarsi nel giardino, cogliendo fiori o seduta all'ombra degli alti +alberi secolari. + +Per ben dieci volte Landru aveva fatto il viaggio da Parigi a Gambais +in lieta compagnia, prendendo--particolare trasecolante!--un biglietto +d'andata e ritorno per sè, e un biglietto di sola andata per la sua +compagna! Quelle giovani donne erano tutte eleganti; molte portavano +ricche vesti e preziosi gioielli.... Poi da un giorno all'altro, non +si vedevano più. + +Ciò che si vedeva era, al calar della notte, delle nuvole di fumo +denso e giallastro uscire dai camini della villa; un fumo così acre e +fetido che i contadini passando esclamavano tra loro:--Ma che orrenda +cucina si fa mai in quella casa!--(Orrenda cucina, invero!) + +Ciò che si vedeva--o qualcuno almeno dice di averlo veduto--era una +misteriosa automobile chiusa, che nelle notturne ore s'avviava dalla +villa verso lo Stagno delle Brughiere--un'acqua viscida e profonda +sull'orlo di un bosco vicino.... + +--_Quella che Landru non uccise!_...--Non stetti ad ascoltare di più; +scesi rapida dietro la snella figura che già spariva allo svolto della +scalinata. Volevo vederla, questa donna scampata da una morte così +atroce; volevo vedere se il suo viso portava le traccie del passato +terrore. + +Giunsi quasi contemporaneamente a lei nel grande vestibolo, ed ella, +uscendo, si volse a tenere con atto cortese la porta aperta dietro di +sè. + +Pioveva; sul boulevard Montmartre passavano frettolosi i viandanti +sotto gli sgocciolanti ombrelli; in mezzo alla via correvano veloci le +carrozze tutte occupate. + +La mia automobile stazionava vicino al marciapiede. + +Mi volsi e guardai quella donna che, senza ombrello, ferma sullo +scalino del Matin pareva incerta se avviarsi o no; non era bella, ma +aveva un viso estremamente interessante e due grandi occhi scuri, +mobilissimi. Seguendo l'impulso del momento io le rivolsi la parola. + +--Vuole ch'io la conduca.... _quelque part_? + +Ella mi guardò un po' stupita e non rispose subito. Indi chiese +repentina:--Lei appartiene alla redazione del _Matin_? + +--Sono scrittrice,--risposi evasivamente. + +--Ah!--vi fu un attimo di pausa.--E.... sa chi sono io? + +Allora, guardandola fisso, io ripetei la frase dell'usciere. + +La donna si volse di scatto e un'espressione indefinibile le passò sul +volto. Era come un _tic_ nervoso che per un attimo le sconvolse i +lineamenti. + +--Ah!...--fece di nuovo. E tacque. + +In me la smania dell'esplorazione psicologica era nata, e s'agitava. + +--Venga a prendere il thé con me al Grand Hôtel,--dissi, seguendo +l'impulso irrefrenabile dello scrittore davanti ad un'anima nuova, ad +un'esperienza nuova. + +--Che strana idea!--esclamò lei, e rise. Aveva un sorriso bellissimo; +ma non era un sorriso consenziente; anzi, vidi i suoi occhi vagare +inquieti per il boulevard, come s'ella meditasse la fuga.. + +D'improvviso mi balzò nel ricordo un consiglio datomi un giorno a Roma +da un eminente personaggio diplomatico: «Se mai volete ottenere +qualche cosa da qualcuno», mi aveva detto lui, «ricordatevi di +guardarlo fissamente in mezzo agli occhi: proprio tra le due +sopracciglia! Quindi esprimete lentamente e con ferma volontà il +vostro desiderio. Vedrete che nove volte su dieci riuscirete nel +vostro intento». + +Allora io, ferma su quel _trottoir_ parigino, incurante dei passanti, +fissai con intensità ipnotizzante quella sconosciuta; la fissai nel +centro della fronte tra le due sopracciglia nere, e ripetei il mio +invito. + +Ella ebbe uno strano gesto delle spalle, un istante d'esitazione.... +Indi accettò. + +Il _foyer_ del Grand Hôtel era pieno di una folla cosmopolita, +profumata e mormorante. L'orchestra suonava dei languidi «Hesitations» +e dei sussultanti «Shimmy-shakes». Trovammo una tavola appartata in mi +angolo, tra fronde e fiori; e ci venne servito il thé. + +--Volete aprirmi per un istante la vostra anima?--diss'io. + +La donna volse su me i suoi occhi un poco spiritati. Aspettava. + +Ed io l'interrogai. + +--Foste amata da.... quell'uomo? + +Ella chinò il capo in segno di affermazione. + +--Che cosa vi siete detta quando scopriste che era un assassino? + +Un attimo di silenzio. Indi ella disse lentamente, +deliberatamente:--Io lo sapevo già. + +--Lo sapevate!... Quando? + +--Prima di andare da lui. Mademoiselle Marchadier, quella +ch'egli....--la voce cadde d'un semitono....--ch'egli strozzò e +bruciò, era una mia amica. + +--Voi sapevate.... sapevate ch'egli l'aveva uccisa? + +--Lo immaginavo. Essa mi aveva fatto delle confidenze molto strane. +Poi era sparita. Nessuno aveva più saputo nulla di lei. + +--Ma allora....--E mi mancò la voce per continuare. + +Gli occhi spiritati si fissarono su me con una espressione +stranissima.--Già. Allora sono andata lo stesso da lui. + +--Ma voi.... siete dunque un'isterica? siete una pazza?--esclamai. + +--Può darsi.--E la sconosciuta si strinse nelle sottili spalle.--Siamo +tutte un poco squilibrate, noi donne oggigiorno. Non trovate? + +Io non rispondo. Contemplo smarrita e stupefatta questa enigmatica +creatura; e guardandola negli occhi mi pare di guardare nelle torbide +acque di quello Stagno delle Brughiere che nasconde tanti orrendi +misteri. + +L'orchestra frattanto intona un malinconico valzer e la mia vicina si +volge subitamente a me. + +--Volete proprio guardare nella mia anima? Ebbene.... + +Colle labbra pallide e le mani strette convulsivamente in grembo essa +mi fa il seguente racconto: + + +--Sappiate che io ho sempre avuto orrore di tutto ciò che è consueto, +usuale, _terre-à-terre_. + +Il mio sogno era di vivere una vita stravagante e fuori del comune. +Sognavo delle avventure fantastiche, degli amori bizzarri. + +Invece parve che la mia esistenza dovesse scorrere sulle grige linee +della più tediosa convenzionalità. Mio padre era notaio in un piccolo +villaggio, ed io, la maggiore di quattro sorelle, avevo, a quanto +pare, un certo talento per la musica. Fatto sta che quando ebbi sette +anni mia madre cominciò ad insegnarmi il pianoforte. Si principiò col +Diabelli; poi venne lo Czerny; poi il Cramer; poi le mazurke di +Chopin.... Alla terza mazurka mia madre morì. + +La maggiore delle mie tre sorelline aveva allora otto anni; e mio +padre volle ch'io le insegnassi la musica. Così ricominciai da capo +col Diabelli, col Cramer, collo Czerny.... Quando fummo alle mazurke +di Chopin, mia sorella sposò il farmacista del paese. + +Le altre due sorelle avevano allora nove e dieci anni; ed ecco che si +dovette ricominciare anche con loro il Diabelli, il Cramer.... + +Stavolta, arrivate allo Czerny io scappai di casa col figlio del +sindaco, e venni a Parigi. + +E qui speravo che cominciasse per me la vita strana e avventurosa che +avevo tanto sognato. Ma quasi subito il figlio del sindaco mi lasciò, +ed io, per poter sussistere, dovetti cercare delle altre bambine che +volessero imparare il Diabelli, il Cramer, lo Czerny e il Chopin. + +Disgustata della vita sognai di morire. La morte almeno me la potevo +scegliere e foggiare a piacer mio. + +--Ah, vivaddio!--dissi un giorno alla mia amica, Céline +Marchadier;--la vita è quella che è. Ma la morte è quella che noi +vogliamo. Io voglio trovare pel grigio dramma della mia vita un finale +inedito! + +Ella rideva; e mi rimproverava d'essere romantica ed esaltata. Aveva +una piccola anima borghese, Céline. E colla sua piccola dote borghese +s'apprestava a trovare una calma felicità nel matrimonio. + +Aveva infatti incontrato il fidanzato dei suoi sogni: una onesta +persona, con modi corretti, con barba rassicurante, con villa in +campagna.... Landru! + +Céline partì un giorno per la villa di Gambais col suo fidanzato; mi +disse che sarebbe ritornata la settimana seguente. + +Non la vidi mai più. + +Ricevetti da lei una strana lettera: + +«Questa villa», diceva essa, «è lugubre. La parete della mia camera, +accanto al mio letto, è tutta chiazzata di macchie scure.... Il +giardino mi fa orrore. Figurati che in un angolo, sotto a delle foglie +secche, ho visto due cani e un gatto morti; avevano tutt'e tre intorno +al collo uno spago, quello spago impeciato che adoperano i +calzolai.... Ce n'è molto in questa casa di quello spago....». + +Una seconda lettera, datata il giorno seguente, diceva: + +«Credo che quest'uomo sia un maniaco! Tutto il giorno mi ha fatto +raccogliere delle foglie secche e portarle nella cucina.... Domani +torno a Parigi». + +E un terzo messaggio mi giunse da lei; era una cartolina tutta +sgualcita ch'io stessa le avevo scritto: ella aveva cancellato a +matita l'indirizzo e riscritto il mio; le parole erano quasi +illeggibili. La carta era infangata come se fosse stata gettata sulla +strada, e poi raccolta da qualcuno e impostata. Diceva: + +«Vieni, vieni subito! È pazzo. Sta accendendo un gran fuoco.... Ho +paura». + +Immediatamente, con una mia vicina e suo figlio, partii per Gambais. +Trovammo la villa chiusa e silenziosa. Nel villaggio nessuno sapeva +nulla. + +L'indomani e l'indomani ancora, tornai sola a Gambais, ma il cancello +del giardino era sempre chiuso. + +Una terza volta, in un grigio pomeriggio di marzo, feci da sola quel +viaggio; e già me ne tornavo via, scoraggiata e depressa, allorchè +sulla strada solitaria che conduce alla stazione mi trovai +d'improvviso faccia a faccia con un uomo. Era lui! + +Lo riconobbi subito. Era tal quale Céline me lo aveva descritto. + +Mi fermai, come paralizzata; senza respiro. Quell'uomo mi guardò in +faccia--non so dire l'impressione di ribrezzo e insieme d'orribile +attrazione che provai. Rimasi ferma a guardarlo, e un gran freddo mi +correva come una serpe viva per la schiena. + +--Buona sera,--disse lui.--Cercate qualcuno? + +Aveva una voce stranamente morbida e bassa. + +--Sì,--balbettai;--cercavo.... volevo.... delle notizie di Céline +Marchadier. + +Vi fu un attimo di silenzio. Poi quell'uomo si avvicinò di un passo. + +--Io posso darvene,--disse,--se volete entrare nella mia villa.... + +Io volevo gridare, volevo fuggire. Già mi vedevo correre urlando per +quella strada solitaria, inseguita da questo spaventevole uomo, pazzo +ed assassino.... Ma egli mi teneva ferma, come catalettica, sotto il +suo sguardo, e non potevo parlare, non potevo muovermi. + +D'improvviso mise una mano sul mio braccio. Come una sonnambula io lo +seguii. + + . . . . . . . + +Non vi dirò ciò che provai quando fui chiusa in quella casa con lui. +Quando ridomandai di Céline, egli disse:--Prima mangiamo! + +E mi preparò egli stesso una cena:--Da studenti!...--diceva lui +ridendo. + +--Le piacciono queste avventure, signorina? + +Ed io, tra me e me, pensavo: + +--Quando mi ucciderà? E come?... Mi salterà al collo improvvisamente e +mi strangolerà? Oppure in questo vino che mi offre avrà già messo un +narcotico o un veleno?... + +Egli frattanto mi parlava, mi parlava di cose indifferenti. + +Ed io lo guardavo.... lo guardavo. Guardavo le sue mani scure e +nervose.... e me le figuravo intorno al sottile collo di Céline.... + +Ed ecco ch'egli si mise a parlare di lei; disse ch'era partita per +l'America.... + +A quelle parole io fui presa come da una crisi isterica e scoppiai in +una risata, una risata convulsa, frenetica, rotta da singulti. Landru +mi guardava con aria stupefatta. + +A un tratto si alzò, andò nella stanza attigua ch'era la cucina, e +tornò portando un bicchierino di liquore. + +--Bevete,--comandò. + +Io ridevo ancora; mi battevano i denti; ero tutta scossa da un tremito +violento. Gli presi di mano il bicchiere, e d'improvviso, guardandolo +negli occhi, domandai: + +--È veleno? + +Egli trasalì; vidi lampeggiare nei suoi occhi la sorpresa ed il +furore. + +--Oppure...--continuai singhiozzando e ridendo,--oppure mi +strozzerete? Sì!... sì!... mi strozzerete colla cordellina impeciata, +come strozzaste i due cani e il gatto?... + +Egli fece un balzo in avanti e mi afferrò le braccia; il suo terribile +viso era vicino, vicino al mio.... Sentii che la mia ultima ora era +venuta. Mi balenò il pensiero che era questa la morte, la morte +strana, la morte trasecolante che avevo desiderato.... + +E glielo dissi! Gli gridai sulla faccia--forse con un senso istintivo +che questo solo mi poteva salvare--la mia voglia di morire.... di +morire sgozzata da lui che sapevo assassino! + +--Uccidetemi! uccidetemi!... ho bisogno di morire così! Mettetemi le +mani alla gola.... e stringete! Stringete! Cacciatemi le unghie nelle +carni.... + +E rantolavo di voluttà. + +Egli indietreggiava da me con gli occhi sbarrati. + +--Che donna! Che donna!--esclamò.--Mio Dio! che donna!... + +Sentii ch'ero salva. Sentii che in quell'uomo mostruoso sorgeva per me +qualche cosa che somigliava alla passione.... + + +Fuori era già notte; e pioveva. Si udiva lo scroscio della pioggia nel +giardino, e il vento correva mugolando intorno all'ampia casa.... +mentre quell'essere nefando mi svelava gli abissi della sua anima +demoniaca. + +Parlava piano, chino in avanti, accarezzandosi la barba colle mani +scure e sottili. + +--Tu mi hai capito, tu sola!--sussurrava.--Tu sai che gli altri uomini +quando vedono una donna si domandano: «Come sarà quella donna +nell'amore?» Ebbene, io no! Io, quando vedo una donna, mi domando: +«Come sarà quella donna.... nella morte?» Si dibatterà come una furia, +con urli orrendi che bisognerà soffocare? O si torcerà con piccoli +gemiti e strilli, come un cagnolino che si tortura?... Il bisogno di +veder morire le donne che mi piacciono è in me come una frenesìa, come +un parossismo di desiderio.... + + . . . . . . . + +La narratrice interruppe l'orrendo racconto e si coprì il volto. +L'orchestra del Grand Hôtel sospirava «_Shadows_». + +Io balzai in piedi. + +--Basta!--gridai.--Non voglio saper altro. Non mi dite di più! + +Allora la sconosciuta si alzò; era terrea in volto, ma sorrideva. + +--Non avete i nervi forti,--disse. + +E, sempre con quel sorriso ambiguo, mi salutò e uscì dall'albergo. + + . . . . . . . + +Passata la prima emozione di questo incontro, io ora mi domando: ho +forse guardato per un istante nei più profondi abissi della +mostruosità umana?... + +Oppure quella donna che veniva dalla redazione del _Matin_, non +sarebbe essa forse una mia collega e rivale.... fabbricatrice di +favole? + +Non lo so. Forse non lo saprò mai. + +Ignoro tutto di lei, persino il suo nome. + + + + +VI. + +«Galeotti....» + + +I. + +....--Poi mi prende come un capogiro e debbo aggrapparmi a qualche +cosa per non cadere. Talvolta ho delle palpitazioni che mi par di +soffocare. E altre volte il cuore mi si ferma d'un tratto, salta un +battito.... senti! anche adesso.... + +E Vilia stese un polso sottile verso la sua amica, che glielo prese +tra le dita inguantate.--Sentirai; ogni dieci o dodici battiti ne +salta uno: c'è un attimo di arresto che mi toglie il respiro. + +--Uno, due, tre, quattro, cinque....--contò l'amica.--Ah, ecco! Ho +sentito come un'intermittenza.... + +--Poi ho mille altri guai. Qualche volta ho dei ronzii nelle orecchie, +come una nota di contrabbasso che s'interrompe e riprende. E anche la +vista mi fa degli scherzi. Vedo sempre come un moscerino nero che mi +balla davanti agli occhi.... + +--Mio Dio! e che cosa prendi per tutti questi mali? + +--Ma.... non so.--sospirò Vilia, incerta.--Il dottore ha suggerito una +cura di Jodarsol e poi un soggiorno in alta montagna. + +Un breve silenzio regnò nel tepido salotto, e dalla larga pianta +d'azalea in mezzo alla tavola caddero alcuni petali sul tappeto di +velluto cremisi. + +--Cara mia,--disse Claudia, togliendosi di tasca un porta-sigarette +d'oro fregiato di uno stemma di marchese,--secondo me, tu hai bisogno +di tutt'altro. + +--Non credi a quella cura?--chiese Vilia un poco inquieta. + +Claudia scelse una sigaretta, la battè lievemente sull'astuccio, +l'accese e soffiò verso il soffitto una lunga boccata di fumo. + +--Sì, sì; puoi andare in montagna e prendere il Jodarsol,--disse +Claudia.--Ma faresti bene a prendere anche un amante. + +--Che cosa dici?--esclamò Vilia, trasalendo. + +--Hai pur sentito,--dichiarò l'amica. + +--Un amante! Ma che idea! Ma perchè? + +--Dolce mia,--disse Claudia poggiando all'indietro la graziosa testa +nella toque verde di rue de la Paix;--perchè fa bene ai nervi, fa bene +alla carnagione, fa bene al carattere; bisogna prenderlo come si +prende un tonico. Che vuoi, a una certa età come si farebbe una cura +iodica, si fa la cura dell'amore. + +--Che cinismo!--esclamò Vilia coprendosi il volto colle mani.--Sei +veramente una persona immorale e orribile. + +--No, no,--disse Claudia,--io sono una persona semplice e sincera. E +se ti guardi d'intorno dirai che ho ragione. Guarda le donne poco +amate, come inaridiscono!--E Claudia incrociò le ginocchia e fece +dondolare in aria un sottile piede ben calzato. + +--Dici delle cose orribili!--esclamò Vilia, fissando la sua amica con +occhi turbati. + +--Tu, tu inaridisci e t'ammali,--proseguì Claudia,--semplicemente +perchè sei poco amata. + +--Ma non è vero! Mio marito.... + +Claudia la interruppe alzando una mano sottile, colle lunghe dita +tutte unite, nel gesto solenne di un antico idolo indiano.--Non +parlarmi di tuo marito. Mi dirai che ti adora. Lo so. Ma ciò entra in +un tutt'altro ordine di idee. Non parlo di affetti familiari. + +--Ti accerto che Gino.... + +Claudia rifece il gesto di vecchio Budda. + +--Da quanti anni sei sposata? La tua Luciana ha dieci anni, se non +erro. + +--Ne ha undici. Da tredici anni Gino fa di me la più felice delle +donne,--disse Vilia risentita e stringendo le labbra un poco pallide. + +--Lo so, lo so,--rispose Claudia,--so che Gino è un angelo, ma ciò non +cambia le eterne leggi della natura. Fisiologicamente, l'amore, nel +senso specifico della parola, non può durare più di quattro anni. +Dunque tu da nove anni fai una vita incompleta ed anormale. + +--Ma che eresie, che sciocchezze dici? + +--Non sono sciocchezze; me lo ha detto un dottore, un neuropatologo, +uno che ha studiato a Parigi, in Germania, in Olanda; uno che sa +tutto. Mi ha anche condotta nel suo laboratorio e mi ha fatto vedere +dei cervelli conservati nello spirito.... Ebbene, egli mi ha +assicurato che, dopo quattro anni, le cellule nervose.... il +neurolemma.... + +E Claudia fece una lunga dissertazione scientifico-realistica. + +Ma Vilia non ascoltava. Guardava con occhi trasognati l'azalea che +lasciava cadere silenziosamente di quando in quando i suoi pètali +rosati. + +--Del resto,--concluse Claudia--non hai che da osservare intorno a te. +Guarda la Miriam Voli: ha trentadue anni e ne dimostra cinquanta. +Guarda la Gina Del Bosco: ne ha anche meno ed è avara, arcigna e +bigotta. Guarda Carlotta Allegri: è più giovane di noi, ed è +completamente mummificata. Tutte donne irreprensibili ed infelici. E +guarda te! Sì, sì! Va! va a guardarti nello specchio. Guarda che +faccia hai! Hai quella faccia noiosa che hanno le donne che non sono +innamorate. + +Vilia rise. Si era alzata ed era andata a guardarsi nello specchio +sopra il caminetto. Claudia la seguì e le cinse le spalle col braccio. + +--Vedi se ho ragione? Arida sei; arida. Hai gli occhi morti, hai la +pelle morta, hai i capelli morti; sei tutta senza vita e senza +elettricità. Se vai avanti così, tra cinque anni sarai un rudere. + +Vilia rise ancora, ma senza soverchia gaiezza. + +--E guarda me, invece,--continuò Claudia;--ho la faccia noiosa io? +Guarda i miei capelli! Quando li spazzolo crepitano e mandano +scintille. Ogni filo è una pila di elettricità. E guarda i miei +occhi!... e la mia bocca, com'è vivida. Ebbene, credimi; se non era +Renzo Galimberti, a quest'ora ero incartapecorita anch'io. Renzo +rappresenta per me un vero _Institut de Beauté_. + +--Renzo Galimberti?--Vilia la fissò stupefatta.--Ma scusa!... +credevo.... credevamo tutti che il conte Arsieri.... + +--L'anno scorso,--disse Claudia con gravità,--compievano i quattro +anni da che Giulio Arsieri era il mio amante. Quindi ho dovuto +lasciarlo. + +--Ma perchè? Se ti era così devoto! E col legame della vostra +musica.... + +--Te l'ho detto il perchè. La teoria del mio dottore. Erano passati i +quattro anni; quindi l'azione.... terapeutica del nostro amore era +cessata; e Giulio, come rimedio, come tonico, come antisclerotico, non +serviva più. + +--Tu sei un mostro!--disse Vilia. + +L'altra rise e si alzò. Vilia l'accompagnò alla porta. + +Sul limitare Claudia si volse; prese tra le due mani il viso sottile +dell'amica e la guardò negli occhi: + +--Non odiarmi, piccola Vilia; non odiarmi. + +--Non ti odierò,--disse Vilia,--ma voglio scordare ciò che hai detto. + +--Va bene,--rispose Claudia.--Ma fa che io non ti veda sfiorire ed +intristire. + +E con un bacio la lasciò. + + +II. + +--Sfiorire ed intristire....--Le due melanconiche parole +ossessionarono Vilia per parecchi giorni. Ogni volta che si guardava +nello specchio diceva a sè stessa:--Tu sfiorisci ed intristisci.--Poi +i doveri della vita quotidiana la chiamavano, la distraevano; doveva +ordinare il pranzo per Gino, riordinare la casa per Gino, mettere +ordine nelle carte di Gino; doveva sorvegliare i compiti di Luciana, +condurre a passeggio Luciana; ed ecco che quando andava a passeggio si +accorgeva di non essere nè sfiorita, nè intristita. Tutti la +guardavano; gli occhi degli uomini si fermavano su di lei insolenti ed +insistenti, e le donne la fissavano, la studiavano, la analizzavano +colla disapprovazione più lusinghiera. + +La cura di Jodarsol consigliatale dal suo dottore--la cura derisa da +Claudia--fece miracoli; Vilia non soffriva più nè di palpitazioni, nè +di aritmie, nè di vertigini. E la vita le parve buona a viversi. + +Claudia era andata in Sicilia con suo marito, e Vilia fu contenta di +non vederla più. + +Un giorno, in Villa Borghese, incontrò Renzo Galimberti; lo vide +appoggiato alla ringhiera del galoppatoio intento a guardare delle +amazzoni che passavano al piccolo trotto. Vilia sentì una improvvisa +voglia di ridere al pensiero che Claudia l'aveva chiamato un «Institut +de Beauté». + +Il giovane Galimberti la scorse e la salutò; poi, vedendola così rosea +e ridente, si avvicinò premuroso e offerse di accompagnarla. + +Si parlò di cavalli, di società, di danze moderne; egli disse che +sarebbe andato l'indomani a un concerto al Grand Hôtel. Poi si parlò +di Claudia; e Vilia rise, e Galimberti sorrise. + +Luciana camminava davanti a loro, composta e snella, a braccetto di +una sua piccola amica. Galimberti osservò che la bimba aveva dei +meravigliosi capelli--erano infatti lunghi, rossi e ricciuti--e +soggiunse rivolto a Vilia: + +--Ecco una personcina che tra pochi anni le darà assai da pensare!.... + +Vilia si sentì seccata da quell'osservazione senza sapere perchè. E +dopo un istante lo congedò. Egli, alto e ritto, a capo scoperto nel +sole, tenne un momento stretta la sua mano. + +--Verrebbe con me al _lunch_ domani all'Excelsior? + +Vilia scosse il capo. + +--Ad ogni modo.... io ci sarò,--disse l'Institut de Beauté, con uno +sguardo significativo. + +Vilia chiamò a sè Luciana, salutò e tornò a casa. + +Guardandosi nello specchio, mentre toglieva il cappello, si trovò +bella. E per tutto il resto del pomeriggio si fece del massaggio alla +faccia e si aggiustò le mani e le unghie. Alle sette fece una toilette +ricercata, indossando una veste gialla e nera che non metteva quasi +mai. (--Sembri un _affiche_ di qualche marca di Champagne,--le aveva +detto suo marito la prima volta che gliel'aveva veduta, soggiungendo +in francese perchè Luciana non capisse:--_Tu es très troublante et +émoustillante!_). + +Ma Gino quella sera non tornò a casa. Telefonò dallo studio che doveva +andare in casa Ricci ad incontrare un deputato che forse si sarebbe +interessato al Credito Fondiario, e ch'ella non lo aspettasse a +pranzo. + +Vilia, vestita di giallo e nero, pranzò sola con Luciana, la quale +fece molti capricci e pianse e dovette essere mandata a letto prima +delle frutta. + +Vilia girellò un poco per sala e salotto, suonò un poco il pianoforte, +lesse un poco il _Giornale d'Italia_, poi fece i conti colla cuoca, si +tolse la veste gialla e nera e si coricò. Disse a sè stessa che la +vita era una vacua e noiosa istituzione; e nella notte ebbe nuovamente +dei ronzii nelle orecchie e delle palpitazioni di cuore. + +Da parte sua Gino si seccò molto col suo deputato che non s'interessò +affatto al Credito Fondiario; la cucina di casa Ricci essendo +detestabile--il vecchio Ricci era stato in Inghilterra e voleva sempre +le salse al _curry_ indiano--Gino mangiò poco, digerì meno, e tornò a +casa di cupo umore. Andò da Vilia per farsi consolare e la trovò +sveglia, ma fredda e sarcastica; e per di più assolutamente scettica +riguardo alla storia del deputato. + +--Ma fammi il piacere.... ma che deputato! non parlarmi di deputati. + +--E di che cosa devo parlarti?--brontolò Gino, togliendosi la +cravatta.--Del curry indiano? + +Vilia voltò le spalle e si sprofondò nei cuscini. + +--Io conosco la signora Ricci; è un'isterica che ti vuole nella sua +collezione. E tu te ne compiaci, la incoraggi, la lusinghi.... + +Il curry indiano è cattivo consigliere. Gino uscì dalla camera +sbattendo l'uscio e andò a dormire nella stanza degli ospiti accanto +alla sala da bagno. Lasciò aperte le imposte e si coricò. + +Dalla finestra circondata d'edera entrò lungo la notte un avventuroso +insetto, che porta il nome imponente di «formica punzaiola». Questo +girò nel buio lungo la parete, soffermandosi, voltando la testa in qua +e in là, aprendo e chiudendo le piccole forbici maligne; girò nello +spiraglio della porta socchiusa che metteva alla sala da bagno, e, +continuando la sua peregrinazione, avvertì che la parete di mattonelle +di maiolica offriva ai suoi passi una sgradevole superficie lucida e +bianca; affrettò il passo, tastando colle pinze frementi le mattonelle +fredde, e scese correndo verso un rifugio più grato. Lo trovò in una +spugna, piacevolmente soffice, un poco umida, piena di ombrosi +corridoi; e penetrandovi frettolosamente, inconscia arbitra di due +destini, vi si annidò. + + +L'indomani mattina Vilia si svegliò presto, ma non aprì subito gli +occhi. Collo spirito ancora sommerso nel dormiveglia, tentava di +ritardare l'ora del ritorno alla cruda vita mattutina, riluttante a +lasciare le vaghe luminosità dei sogni per rientrare nell'aspra e +materiale realtà giornaliera. Con senso fastidioso udiva battere un +tappeto nel cortile, udiva nell'appartamento sopra al suo +l'andirivieni di passi e lo smuovere di mobiglio. Indefinitamente, +nebulosamente sentiva che era meglio dormire che svegliarsi; nello +sfondo del suo pensiero ancora assopito vi era come un senso +premonitore di cose disaggradevoli che l'attendevano sulla porta del +giorno. + +Il battito del tappeto continuò, irritante, insistente; e, +nell'appartamento vicino la figlia dell'ingegnere fece i due soliti +accordi al pianoforte, preludianti alle solite scale. + +Vilia sospirò e aprì gli occhi. Era sveglia. + +Che c'era di sgradevole a ricordarsi? Ah sì! Gino. Gino non era +tornato a pranzo iersera. E, tornato, era stato antipatico e scortese. +La Ricci.... già, la Ricci. E lei, Vilia, aveva passato il pomeriggio +stupidamente a lucidarsi le unghie, ad aggiustarsi la faccia e ad +arricciarsi i capelli, e poi aveva passato la serata stupidamente +sola. Dunque, dalle quattro del pomeriggio alla mezzanotte quando +s'era addormentata, otto ore gettate via; buttate nel vuoto, +sprofondate nell'abisso. Otto ore non vissute e che non tornerebbero +mai più. Che spreco, che sciupìo! Alla sua età non doveva permettersi +di questi lussi. Alla sua età ogni ora della vita dovrebbe contare; +non si poteva gettar via così il terzo d'una giornata.... + +_Alla sua età!_ Odiose parole. Le pareva di non avere ancora +incominciato a vivere, e già doveva dire di sè--perchè, tanto, gli +altri lo avrebbero detto--«alla mia età non si fa questo.... non si fa +quello». + +Col subitaneo istinto di chi annega e stende la mano a un'asse di +salvezza, il suo pensiero corse a Gino. Gino era buono; Gino l'amava; +Gino l'avrebbe sempre amata. La Ricci non lo interessava affatto; la +Ricci non serviva che di pretesto a Vilia per qualche rara +rappresaglia, quando, ogni tanto, sentiva il bisogno di tempestare un +pochino, di fare qualche piccolo litigio. + +Vilia si alzò rapida e si vestì. + + +Gino che aveva dormito male nel letto non suo, e a cui bruciava ancora +il ricordo del deputato, del curry e dell'ingiustizia di Vilia, si +alzò anche più tardi ed entrò frettoloso e rabbioso nella sala da +bagno. Trovò il bagno preparato, la stufa a gas accesa, la bottiglia +dell'acqua di Colonia a portata di mano, e subito il suo rancore cadde +e si spense. Vilia si era pentita, aveva fatto onorevole ammenda; +Vilia era un angelo, la Ricci era una bestia, la Ricci che gli serviva +un curry indiano e un deputato ancora più indiano--puh! + +Gino con un colpo del piede gettò lontane le pantofole come se fossero +state la signora Ricci, scagliò via il pygiama come se fosse il +deputato, e risolvette che dopo il bagno sarebbe andato a baciare le +mani a Vilia e dirle che l'adorava. + +Come al solito, prima di entrare nel bagno afferrò la spugna, la tuffò +nell'acqua e se l'applicò sulla faccia. Subito sentì correre sulla +guancia una cosa, e si sbattè la mano sul viso; la cosa gli corse nei +baffi e sull'altra guancia. Che cos'era? Gino si guardò nello +specchio. Era una «forbice», era una formica punzaiola uscita dalla +spugna! + +--Porcheria!--urlò Gino, gettando da sè la spugna e sbattendosi dal +collo la bestia che gli correva verso l'orecchio. Gino sentì la sua +pelle nuda incapponirsi. Non solo schifo aveva, aveva anche paura! Una +vecchia domestica gli aveva detto, anni fa, che quelle bestie +entravano nelle orecchie e facevano impazzire la gente. Egli non aveva +mai dimenticato quella disgustosa storia. + +L'immondo insetto dov'era? Era sparito! Ma dov'era? Gino si cacciò le +dita nelle orecchie, e pestò i piedi nudi profferendo molte bestemmie. +Suonò per la cameriera e le gridò traverso la porta chiusa: + +--Questa casa è una porcheria. Le spugne piene d'insetti!... È una +vergogna. + +Non fece il bagno, non baciò le mani a Vilia, non entrò neanche nella +sala da pranzo dov'ella con Luciana l'attendevano per prendere il +caffè. Uscì sbattendo l'uscio di casa e prese un esecrabile caffè in +un bar. + +A mezzogiorno tornò a casa, ammansito e compunto. Vilia non c'era. + +Non c'era che Luciana, lagrimosa e spettinata. La mamma era uscita +alle undici dicendo che non sarebbe tornata fino a sera. + + +La formica pinzatola, avendo compito la sua missione, passò una +giornata febbrile sotto al bagno, e la notte tornò fuori nell'edera; +dove, quando fu giunta la sua ora, un passerotto la mangiò. + + + + +VII. + +Lezioni di Felicità + + +Il Destino sonnecchiava, stanco dopo le fatiche d'una giornata +occupatissima. Aveva rovesciato le sorti di ventisette nazioni; aveva +gettato nelle fauci spalancate della Morte qualche milione d'uomini e +ne aveva messo al mondo altrettanti; aveva spezzato molti cuori teneri +e ferrei; aveva fatto dei milionari e dei mendicanti; aveva sparso per +l'orbe terracqueo gioie e sventure, ed ora si sentiva in diritto di +riposare. + +Ma, appena assopito, si udì invocare a grandi grida, e, brontolando +come un vecchio medico condotto un po' rimbambito, si alzò, mise le +pantofole e si affacciò a vedere chi lo chiamava. + +Era tutta una folla--c'era mezzo il mondo. Allora, sospirando e +soffiando, il Destino si rimise in giro, coi suoi occhiali da orbo sul +naso e la sua vecchia scorta di rimedi in tasca. + +La sua prima visita fu per una donna che piangeva, e la sua voce era +più forte di tutte le voci.--Cosa volete?--chiese il Destino. + +--Mio figlio!... Fatelo tornare. Fate che non sia morto!... +Rendetemelo, e non vi chiederò mai altro. + +--Sta bene,--disse il Destino. E, scostandosi sul limitare per lasciar +entrare un soldato, se ne andò piegando il capo sotto un turbine di +benedizioni. + +La seconda visita fu ad una giovinetta. + +--Fammi sposare Gigi!--gridò lei, aggrappandosi convulsa al manto +lacero del Destino.--Se non sposo Gigi, muoio!... + +--Prenditi il tuo Gigi e non seccarmi più. + +--Mai! Mai! Te lo giuro. Non ti chiederò mai altro! + +.... Poi c'erano delle donne senza figli che ne volevano, e delle +donne incinte che non ne volevano; e dei malati che volevano la +salute; e dei poveri che volevano l'agiatezza; e dei poeti che +volevano la gloria.... E tutti giuravano che non volevano altro; che +se il Destino stavolta li accontentava, non avrebbero mai chiesto +altro favore. + +E il Destino li accontentò. + + +Ma ecco che appena fu tornato a casa--e non era passato per i mortali +un anno e pel Destino un'ora--che già tutti quelli ch'egli aveva +assistito erano a battere alla sua porta, chiamandolo a gran voce. + +--Ma cos'avete tutti quanti?--brontolò il Destino affacciandosi;--non +avevate promesso...? + +--Sì,--strillò la vecchia,--ma c'è mio figlio che mi vuol portare in +casa una nuora senza cuore e senza dote. + +E la giovane piangeva:--C'è Gigi che mi tradisce.... + +E le donne che avevano voluto dei bambini erano piene d'ansie e +d'angoscie; e le donne rimaste sterili erano piene di rimpianti e di +struggimenti; e gli ammalati che avevano ricuperato la salute ora +volevano l'amore; e i poeti che avevano la gloria volevano anche dei +denari.... + +Allora il Destino gridò--Basta! avevate promesso di non chiedere più +niente, e non vi dò più niente. + +Chiuse la finestra e tornò a dormire. + + +Morale: Bisogna guardarsi dal fare delle promesse al Destino; poichè +non accade mai che, ottenuta una cosa, non se ne voglia un'altra. + +Oppure--morale alternativa--: Se avete ottenuto una grazia, +accontentatevi di quella, e fatela durare il più possibile. Perchè non +sempre ve ne sarà concessa un'altra. + + . . . . . . . + +Questo io pensavo, la sera di San Silvestro, mentre legavo i ricordi +del passato alle speranze dell'avvenire, come un mazzo di fiori da +offrire ai Fati sulla soglia di un anno nuovo. + +E tra i ricordi ne sorgeva uno, della mia lontana infanzia. + +Eravamo un gruppo di bambini nel giardino di _Park House_ a Norwood; e +ciascuno diceva ciò che avrebbe desiderato essere quando sarebbe +grande. + +--Io sarò pittore,--disse Arnaldo, il maggiore di noi sette.--Ed io +cavallerizzo,--dichiarò Ferruccio.--Io palombaro,--disse Anselmo.--Io +sarò capo di una tribù di pellirossi,--disse Eva, ch'era fantasiosa e +selvaggia. E rivolta a me ch'ero la più piccola, e tacevo:--E tu, +Annie, cosa vuoi essere? + +--Felice,--diss'io. + +Tutti tacquero un momento, riflettendo. Poi il futuro cavallerizzo +disse:--Che sciocchina! La felicità non è.... una professione. + +Allora io, mortificata, dissi subito che volevo essere padrona di una +pasticceria; e questo mi riabilitò agli occhi dei miei fratelli. + +Ma un po' più tardi chiesi ad Anselmo:--Che cos'è una «professione»? + +--Una professione....--spiegò lui, con pittoresca ambiguità,--è quello +che s'impara ad essere. + +Ed a me stessa io posi la domanda:--E non si può imparare ad essere +felici? + + * + * * + +Oggi più che mai sono convinta che si può. Sono anzi dell'opinione che +bisognerebbe istituire dei corsi di lezioni speciali per insegnare +alla gente--soprattutto alle donne!--come si fa ad essere felici. + +Siamo tutti d'accordo nell'ammettere che una vita, una giornata, +un'ora in cui non si è stati felici (o, ciò che è sinonimo, in cui non +si è reso altri felici), sono un'ora, una giornata, una vita perdute. + +Ma la felicità non è cosa semplice ed elementare. La felicità è +un'arte difficile e complessa; per possederla occorre un'educazione +speciale; per apprezzarla ci vuole coltura, esperienza e raffinatezza. + +Naturalmente, il concetto della felicità è assai diverso secondo le +persone e i temperamenti. Quello che rende felice me, per esempio, +lascerebbe perfettamente indifferente la mia amica Dora; mentre ciò +che rende felice Dora.... + +E qui apro una parentesi. La felicità di Dora è una cosa così strana +che sento di doverla raccontare. + +Essa mi venne a trovare ieri, raggiante, trasfigurata. Prima di +salutarmi corse allo specchio e si guardò lungamente, facendo molte +smorfie colla bocca e movendo il capo in su e in giù come un idolo +chinese un po' pingue. + +--Cos'hai?--le chiesi attonita. + +--Tu vedi in me,--diss'ella,--una donna felice! + +--Che cos'accade? Sei divorziata? Tua figlia si sposa? + +--Ma che!--esclama lei.--Figurati che ho trovato il modo di far +sparire il doppio mento. È una americana che me l'ha insegnato. È un +metodo miracoloso e semplicissimo!... Tre volte al giorno ti metti +ritta e pieghi il collo all'indietro, forzando tutti i muscoli; poi +giri il capo lentamente da destra a sinistra, e viceversa, +sessantaquattro volte. Poi pizzichi fortemente ottanta volte la carne +sotto al mento; e, dopo un grande lavacro con acqua gelata contenente +venticinque goccie di benzoino, spalmi la pelle colla crema hazeline; +poi percuoti il collo colla punta delle dita articolando in gola--ma +senza proferirla--dodici volte la vocale _a_; indi.... + +--_Stop!_--esclamo io--mi dirai il resto un'altra volta. + +--L'americana mi garantisce--dice Dora, sedendosi con aria di +tranquilla soddisfazione,--che con questo sistema, tra sei mesi avrò a +sostegno del mio capo una perfetta colonna d'alabastro. + +Io rido. Ma ella seguita con gravità: + +--Ti assicuro che tale certezza ha portato nella mia vita un nuovo +senso di felicità. Questo doppio mento mi amareggiava l'esistenza. + +--Ma dimmi,--le osservo,--e quei dieci anni, o quei ven.... + +--Non fare dell'aritmetica,--mi interrompe essa. + +--Ebbene, durante tutto quel tempo in cui non avevi il doppio mento, +sei stata sempre felice? + +--Ma no: non ci pensavo,--dice lei. + +Ecco, ecco l'errore! È questo. _Non ci si pensa._ Nelle mie Lezioni di +Felicità s'imparerebbe a pensare, a pensare a tutto ciò che di buono +si ha, a tutto ciò che di sgradevole si potrebbe avere, e a +rallegrarsi del contrasto. + +Ma Dora continua:--Quando penso che a ventotto o ventinove anni ero +così magra e carina....--S'interrompe con un sospiro.--Com'è +detestabile ogni mattina davanti allo specchio constatare che si hanno +quei dieci anni di più.... + +--Ma io, tutti i giorni, constato che ne ho dieci di meno!--esclamo, +lieta.--Vado allo specchio e mi dico:--Che gioia essere quale sono +oggi! Tra dieci anni, avrò dieci anni di più. Ma oggi.... _non li ho_. + +--Già,--dice Dora,--ma tra dieci anni.... + +--Tra dieci anni potrò dire la stessa cosa. + +Dora mi fissa pensierosa.--È un'idea,--dice lei. + +--Tutto, vedi, dipende dal nostro atteggiamento mentale di fronte alle +cose. Prova,--continuo, sentendomi saggia come il mago Alfesibeo,--a +guardare la vita sempre da un punto di vista di gratitudine e di +letizia. Aprire gli occhi al mattino e dirsi: «Che gioia _aprire gli +occhi_!... Vi è, ahimè! chi non li apre più». Alzarsi, traversare la +camera e spalancare la finestra: «Che beatitudine poter salutare, +ritta in piedi, la nuova giornata!...» Ascoltare, se sei in campagna, +il grido degli uccelli; udire, se sei in città, battere i tappeti nel +cortile pensando con giubilo: «Quale privilegio, udire questi suoni! +Vi è chi vive in un eterno e terribile silenzio!...» E così di seguito +per ogni cosa che si fa. Credimi, quando non esiste una vera e seria +ragione di affliggersi, è un delitto il malcontento, un crimine il +malumore.... + +Strano a dirsi, si è sempre inclini a credere che i felici.... sono +gli altri. + +Per i bambini sono felici i grandi. Per i grandi sono felici i +bambini. Quest'ultima asserzione, pur così abituale, è falsa anch'essa +come la prima. I bambini non sono felici perchè non sanno di esserlo. +E, prima condizione della vera felicità, è la consapevolezza. + +Quindi nelle mie Lezioni di Felicità si farebbe un elenco di tutte le +cose buone, belle--o anche solo normali--che si posseggono, con +relativo atto di grazia per ognuna di esse. + +Si insegnerebbe ai bambini che il fatto di avere due occhi che vedono, +due orecchie che odono, due piedi che camminano, sono altrettante +fonti di felicità. Imparerebbero a rallegrarsi di tutto: C'è il +sole--che gioia! Piove--che bellezza! Tira vento--che allegria! Fa +caldo--che gusto! Fa freddo--che piacere! + +Nel mio corso per gli adulti vi saranno altri esercizi: Sono +innamorata--quale estasi! Non sono innamorata--che tranquillità!... Ho +tanta gente d'intorno--che divertimento! Sono tutta sola--che pace!... +Sono giovane--che giubilo! Sono vecchia--che riposo!... E così via. + +E tutti i frequentatori dei corsi, i grandi come i piccoli, dovranno +tutti i giorni e a tutte le ore dire a sè stessi e agli altri:--Io +sono felice!--Solo così sapranno di esserlo; e solo sapendo di esserlo +lo saranno. + +Si dirà che questa è una specie di felicità.... forzosa. Ma non c'è +come farsi delle abitudini! E, come ci si esercita negli sports, o +nelle lingue estere, così si può esercitarsi alla gratitudine e alla +letizia, e formare un'abitudine preziosa: _l'abitudine della +felicità._ + +Le lezioni si dividerebbero in corsi speciali. Le lezioni sulla +«Felicità nell'Amore», per esempio, sarebbero senza dubbio assai +apprezzate e frequentate.... + +Espongo queste teorie a Dora, che le ascolta con scettico sorriso. Ma +a questo punto m'interrompe: + +--Tu affermi delle cose insensate,--dice.--La felicità nell'amore è +una contraddizione in termini. L'amore, lo sanno tutti, è sinonimo di +sofferenza. + +--Chi non ama,--sentenzio io--non può essere felice. + +--E chi ama,--ribatte Dora--non può essere che infelice. + +Ma io non mi lascio turbare da questi cavilli.--Le classi di Felicità +nell'Amore,--continuo imperterrita,--saranno le più ardue, ma saranno +anche tra le più utili. Le allieve di questo corso si divideranno in +due categorie: quella delle «Amate» e quella delle «Amatrici». La +grande maggioranza delle donne appartiene senza dubbio a quest'ultima +categoria; ma vi sono donne che, per caso fortuito o per qualità +intrinseche, appartengono alla prima. + +--È vero,--dice Dora con un sospiro. + +--Strano a dirsi, quasi tutte le «Amatrici» preferirebbero appartenere +alla categoria delle «Amate....» ed hanno torto. + +--Hanno torto?--esclama Dora.--Perchè? + +--Mia cara, la felicità della donna più amata che amante, è apparente +più che reale. Non è forse più felice l'artista che il suo modello? +Non dovremmo noi preferire all'inerzia passiva dell'ispirare una +passione, lo struggimento divino del risentirla? + +--Mah!...--dice Dora stringendosi nelle spalle. + +--Eppure, troviamo che le «Amatrici», le donne nate col fuoco sacro +della passionalità nel cuore, guardano con invidia, invece che con +pietà, le fredde e passive loro sorelle--le «Amate»--che come +statuette d'amianto, s'ergono illese tra le fiamme dell'amore altrui, +insensibili alle passioni ch'esse ispirano senza condividerle.... +Perchè, bada bene, non appena le condividono, ecco che passano anche +esse nell'altra categoria, quella delle «Amatrici....» e allora devono +seguire un corso di lezioni del tutto diverso.... + +--Comincio a confondermi,--dice Dora, fissandomi con occhi alquanto +vacui.--Lìmitati a spiegarmi il tuo «corso di Felicità per le +Amatrici».--(E noto che Dora arrossisce). + +--Questo,--sentenzio io,--si suddividerà in tre classi: _la felicità +cinica; la felicità magnanima; e la felicità assoluta._ Alle allieve +che prescelgono la «felicità cinica» si insegnano vari precetti, utili +ad evitare gli amori sfortunati. Per esempio: La donna, nella +relazione amorosa, sia sempre l'ultima a cominciare e la prima a +finire; cioè, non s'innamori mai lei per la prima, nè si disinnamori +lei per l'ultima.--(Vedo le labbra di Dora che si muovono ripetendo +sottovoce questo saggio ammonimento).--Secondo precetto: «Non correre +mai appresso a un uomo nè a un tram, perchè ce n'è sempre un altro che +segue....». E così via. + +--Cinico davvero,--dice Dora.--Passiamo all'altra classe. + +--_La felicità magnanima_? In questa classe impareremo a trovare in +noi stesse tutta quella gioia che, erroneamente e illogicamente, +abbiamo l'abitudine di esigere che altri ci diano. Una volta convinte +che ogni gioia deriva da ciò che _noi sentiamo_, e non da ciò che gli +altri sentono per noi, si arriva a non preoccuparsi se, o no, il +nostro amore è contraccambiato. È una forma, questa, di superiore e +sagace egoismo.--Io sono brutta? Che importa! Purchè colui ch'io amo +sia bello.--Io non gli piaccio? Che importa! Pur ch'egli piaccia a +me!--Egli mi è lontano? Ma io lo tengo chiuso nei miei pensieri dove +lo trovo quando voglio.--Si noti che queste teorie, esposte con tutta +franchezza all'oggetto amato, hanno un altro vantaggio. L'uomo, lo +sappiamo, è assai vano. Quindi non accadrà mai che, di fronte a un +simile atteggiamento, l'idolo mascolino non finisca col commuoversi. +Egli si dirà che questa donna che l'ama senza scene, senza pianti, +senza rimproveri, senza esigenze, che gli parla sempre di lui, +approvando tutto ciò ch'egli fa, ammirando tutto ciò ch'egli dice, in +fondo lo interessa più di un'altra. Egli si abituerà a mirarsi in lei +come in uno specchio--uno specchio alquanto adulatore--e così avverrà +che un giorno l'«Amatrice magnanima» si troverà d'un tratto promossa +nella categoria delle «Amate»! + +--Oh, guarda un po',--mormora Dora, impressionata.--Hai forse ragione. + +--Ed ora veniamo alla terza classe: la _felicità assoluta_. Qui si +avrà l'insegnamento più prezioso di tutti; qui si insegnerà alla donna +ad amare unicamente ciò che ha. Amica mia, quando noi avremo imparato +a dirci che la cosa, o l'essere, che possediamo è l'unico che +desideriamo, quando saremo convinte che ciò che ci appartiene, per il +solo fatto che _è nostro_ è l'unico degno del nostro amore--ecco che +avremo trovato invero il segreto della felicità! + +--Va bene,--ribattè Dora, dopo un attimo di silenzio,--ma se questa +cosa, se questo essere, che oggi è nostro.... domani ci sfuggisse.... + +--Ah!--rispondo io,--appena ci sfugge, non è più nostro; quindi, +automaticamente, cessiamo di amarlo. E cessando di amarlo cessiamo--o +evitiamo--di soffrire. Del resto, ciò che è nostro bisogna saperlo +tenere. E lo si tiene appunto colla felicità. Colla felicità _nostra_! +Poichè non è che la donna felice che può rendere felici gli altri. +Credimi; la Malinconica, la Rassegnata, la Sacrificata, nella vita +quotidiana, è un tribolo a sè stessa e un tormento agli altri. + +Dora ride e mi abbraccia. + + + +Da quel giorno Dora ed io cogliamo la gioia a piene mani dovunque la +troviamo; ed è sorprendente in quanti e quali angoli vicini e remoti +la troviamo, per quanti sentieri romiti e battuti essa sboccia e +fiorisce! + +Volgi il capo, sconosciuta amica mia che leggi, e vedrai che tu pure +già ne hai piena la casa, il giardino e il cuore.... + + + + +VIII. + +«L'Apollinea Fiera» + +(RICORDI DI CARDUCCI) + + +Carducci mi disse: + +--Vuoi parlare colla Regina? + +--Sì, caro Orco,--diss'io, molto contenta. + +--Allora, aspetta qui. Vado a dirglielo. + +E Carducci si avviò per la salita ripida e verde sopra a Gressoney la +Trinité, verso un gruppo di ufficiali, brillanti nel sole in cima +all'altura. + +In mezzo a loro un fluttuante velo cerulo, un bagliore di chiome +dorate: era Margherita che passava in rivista le sue truppe alpine. +Vestiva il pittoresco costume Gressonese: breve gonna scarlatta e +corsetto di velluto nero; intorno al capo un gran velo celeste. + +--Un momento! un momento!--Corsi dietro a Carducci che si fermò.--E +alla Regina che cosa dovrò dire? + +--Non tocca a te dire; sarà lei che ti parlerà. E tu, bada di +rispondere assennata e di non farmi sfigurare. + +Carducci riprese la via; ma fatti pochi passi si fermò di nuovo e si +volse a me.--Spero che frattanto non andrai a vagabondare pei boschi +secondo il tuo solito,--ammonì severo.--Hai capito? Stai lì, fin che +ti chiamo. + +--Starò qui,--diss'io. E rimasi ferma, col cuore un poco agitato; +mentre vedevo allontanarsi la breve, poderosa figura col suo bastone +ferrato e il gran cappello di feltro grigio alla Buffalo Bill. + +Subitamente un pànico mi colse. Più lo vedevo avvicinarsi al +risplendente gruppo in cima al colle e più cresceva la mia +trepidazione. Pareva che la salita la facessi io; mi mancava il +respiro e mi batteva rapidissimo il cuore. Laggiù a sinistra la +foresta d'abeti oscura e silenziosa m'invitava alla fuga. + +Allora ricordai la poesia inglese «Casabianca», che narra del mozzo +sul bastimento incendiato a cui il padre dice: «Rimani qui finch'io +torno». + + «The boy stood on the burning deck + Whence all but he had fled....» + +Invano i marinai dalla scialuppa gli gridano: «Vieni! Salvati!» Al +fanciullo fu detto: «Rimani»; ed egli non si muove.--Il padre non +torna perchè le fiamme l'hanno divorato. Ed egli non si muove e le +fiamme divorano anche lui. + +Avevo sempre di queste immaginazioni epico-romantiche nella mente; mi +figuravo di essere l'eroina di grandiose ineffabili avventure anche +nelle circostanze più semplici e negli avvenimenti più comuni della +vita. + +Questo certo non era un avvenimento comune. Parlare con una regina! +Parlare con _quella_ regina, che pareva uscita fuori--per un istante +solo, in punta de' piedi!--da un meraviglioso racconto delle fate, nel +fluttuante velo celeste, sullo sfondo abbagliante delle Alpi nevose e +del cielo.... + +Vidi il gruppo dividersi per lasciare il passo al poeta. Poi si +richiuse ondeggiando intorno alle due figure centrali. + +Quasi subito il gruppo nuovamente si aperse; una figura si staccò +dalle altre e scese verso di me. Non era Carducci. Era un +ufficiale--un colonnello di artiglieria--risplendente e magnifico. E a +me, cui sempre danzavano nella testa i versi, balzò subito in mente la +canzone puerile e deliziosa di Giovanni Rizzi che avevo imparato non +molto tempo prima, a scuola. + + «C'era una volta un cavalier cortese + Colto, leale e pieno di valor, + Combattuto egli avea pel suo paese + Ed era detto il Colonnello d'or! + Chè d'or gli sproni avea, d'oro il caschetto + E, sopra tutto, il cor.» + +Il Colonnello d'or si fermò davanti a me, presentandosi in un fiero e +cavalleresco saluto. + +--Allason,--disse. + +Io risposi inclinando il capo. + +--Sua Maestà m'incarica di condurla presso di lei. + +--Grazie,--mormorai tremante; e al suo fianco ascesi il verde e ripido +pendìo. + + . . . . . . . + +O Colonnello d'or!... Ti ho riveduto poco tempo fa per la prima volta +dopo quel giorno; non eri più Colonnello; in grige chiome portavi la +divisa di Tenente Generale. + +Accanto a te le tue due figlie sorridevano. + +Col fiero e cavalleresco saluto militare, ti ripresentasti a +me:--Allason.--E subito mi riparlasti di quel lontano giorno +radioso....--Gressoney.... la Regina.... si ricorda?... + +Sì, sì; ricordavo. + +Ed ecco che ieri ti ho riveduto ancora. Ieri! Eri steso, fermo e +immoto, sul tuo letto. E non salutavi più nessuno. Se anche la tua +Regina, che tanto amavi, fosse entrata nella tua camera, tu non ti +saresti alzato, non ti saresti mosso per renderle omaggio o per +offrirle uno solo di tutti quei fiori che ti circondavano in fasci +profumati. + +Accanto a te le tue due figlie piangevano. + +Ma! oh miracolo! tu, uscendo dal tempo, ne avevi trionfato. I grigi +pesanti anni tra quel lontano giorno luminoso ed oggi erano svaniti, +erano caduti da te come un logoro mantello da trincea, e tu uscivi +fuori nella morte, bello e baldo nella superba divisa, colle medaglie +sul petto e la sciabola vicina alla mano.... Guardandoti, mi balzarono +ancora nella mente i vecchi versi da tanti anni scordati: + + «C'era una volta un cavalier cortese + Colto, leale e pieno di valor....» + + . . . . . . . + +«Nell'adamàntina luce del serto» la Regina mi aspettava. Accanto a lei +ritto e immobile stava Carducci; mi pareva di scorgere nel suo sguardo +rivolto a me una certa trepidanza e preoccupazione. Anche gli +ufficiali in cerchio guardavano tacendo. + +Il mio spavento crebbe. (Oh silenziosa selva di abeti!). + +Ma la sovrana mi tendeva sorridendo la mano e davanti a quel sorriso +la mia timidezza svanì. Mi parlò. Subito mi parve d'essere sola al +mondo con lei. Virtù veramente regale, ella dava, parlando, +l'impressione che tutto di me le fosse noto e che nulla all'infuori di +me la interessasse. + +.... Quel meriggio alla table-d'hôte del Miravalle (io sedevo tra +Carducci e Piero Giacosa) si parlò molto della regale udienza. Cioè io +parlai poco e Carducci non parlò affatto. (Già, egli era «d'indole +orsina» e amava di tacere quando non aveva nulla d'importante a dire). +Ma Piero Giacosa raccontava molte cose; e, passando dagli eventi del +mattino ad apprezzamenti generali sull'augusta dama, osservò: + +--Sì; Margherita è veramente regale. Ma è anche.... veramente donna. + +--Perchè? Come mai?--chiesero le molte signore presenti. + +Il professor Piero si volse a me. + +--Quando per la prima volta le parlai di voi e delle vostre poesie, +Sua Maestà m'interruppe subito colla domanda tutta femminile: «Ma.... +è bella?» + +In coro io colle altre signore chiedemmo: + +--E che cosa rispondeste? + +Confesso che attesi non senza trepidanza la risposta. + +--Risposi,--e Giacosa si volse a me con un affabile sorriso:--«Bella? +È.... peggio, Maestà». + +--Peggio? Perchè?--chiesero le signore. + +--Peggio? Che cosa vuol dire?--chiesi io, non poco mortificata. + +Giacosa mi guardò di nuovo con quel sorriso. + +--Non ve ne lagnate. Era una risposta lusinghiera,--disse. + +E sorrisi anch'io assai riconfortata. + +--Era una risposta scorretta,--tuonò Carducci d'improvviso.--Ella non +aveva alcun diritto di fare simili apprezzamenti. + +Tacemmo tutti, mortificati e compunti. Io non sapevo cosa fare del mio +sorriso. Fortuna volle che i camerieri entrassero nella sala portando +maestosamente, nel nostro silenzio, dei polli arrosto, supini in +un'insalata smeraldina. + +Contemplando il piatto che il cameriere mi porgeva con benigno +sussiego, sentenziai con voce alta e melliflua: + + «Del pollo il vol, e del tacchino il passo.» + +E presi un'ala di pollo. + +Carducci si volse di scatto con fosco cipiglio. + +--Eh? Cosa? Cos'hai detto? + +Io ripetei la sagace sentenza. + +--È una poesia,--spiegai,--e significa che bisogna prendere l'ala del +pollo e la gamba del.... + +Carducci m'interruppe sdegnato:--Ma che poesia!--esclamò, crollando le +spalle con ira ed impazienza. + +Qualcuno rise (probabilmente ero io!) e il temporale si dileguò. + +Non fu quella l'unica volta che Carducci si adirò con Piero Giacosa, a +cui tuttavia era legato da viva amicizia. Giacosa era spiritoso e +brillante e amava gli scherzi. A Carducci gli scherzi non piacevano. O +allora dovevano essere degli scherzi assolutamente puerili e semplici. +Le parole ambigue e le frasi a doppio senso gli erano odiose e lo +incollerivano subito. + +Già, egli sorrideva poco. E non rideva mai. + +In quello stesso pomeriggio venne nel giardino del Miravalle il +conducente Ciocca da Pianazzo; teneva per le redini un cavallo da +sella per una delle tre signore Serra-Zanetti che abitavano l'albergo. +Ma poichè il tempo si guastava, la signora non volle uscire e il buon +Ciocca se ne tornava via col suo cavallo allorchè, uscendo +dall'albergo con Carducci per andare a pranzo alla «Cascata», io lo +vidi. + +--Lascia stare quel cavallo,--mi disse subito Carducci scorgendolo da +lontano; poichè io avevo l'abitudine di accarezzare il muso ad ogni +cavallo che vedevo. Anche in città, egli s'irritava molto a vedermi +andare con mano tesa verso tutti i cavalli di «brum»; e sempre, +avvistando qualche malinconico ronzino fermo accanto al marciapiede +colla testa bassa e un ginocchio ripiegato, Carducci esclamava da +lontano:--Lascia stare quel cavallo. + + +Ma era impossibile lasciar stare il cavallo di Ciocca, fermo nel +giardino a portata di mano, che aveva un naso marrone, lungo e +aristocratico, un ciuffo tagliato a frangetta e una stella bianca in +mezzo alla fronte. + +Poichè si andava verso Pianazzo, Ciocca mi offerse di montare ed io +con entusiasmo accettai. + +Ma nè lui, nè Carducci sapevano farmi montare in sella; e stavo per +l'appunto ignominiosamente tentando di arrampicarmici coll'aiuto di +una sedia portata da un cameriere, allorchè apparve Giacosa, che +accorse e con pronta destrezza mi issò in arcione. + +--Che strana sella,--osservai, quand'ebbi il piede nella staffa e le +redini incrociate all'inglese sulle dita.--Mi pare che vi sia un corno +di troppo. + +Giacosa rise.--Paese che vai.... corna che trovi,--disse. E si volse a +Carducci con un sorriso. + +Ma «l'Orco» aveva subito assunto la sua fisonomia dei momenti foschi. +Con occhi lampeggianti e feroci squadrava il professore. + +--Come sarebbe a dire?--domandò con voce fremente. + +--Sarebbe a dire niente,--rispose l'affabile Piero. + +Quella serenità parve incollerire ancor più Carducci. Lo vidi +stringere le mascelle e chiudere i pugni. + +--Misericordia!...--pensai,--bisogna intervenire!--E dall'alto del mio +cavallo (ricordando il successo della mattinata) sentenziai:--«Del +pollo il vol....» + +Ma non essendovi alcun pollo la frase mancò totalmente il suo effetto +e la collera di Carducci non si placò. + +Giacosa ebbe il cortese pensiero di allontanarsi rapidamente, ed io +cercai con furtivi calci di far impennare il cavallo di Ciocca onde +creare una diversione. + +Ma il cavallo non era di quelli che s'impennano. Era un cavallo +pensieroso e circospetto che ogni momento si fermava a scacciare con +un calcio languido qualche mosca che lo disturbava. + +--Aspettate, Ciocca,--dissi,--questo cavallo vuol sedersi a guardare +la vista. Preferisco scendere. + +--No, no!--esclamò Ciocca, afferrando la redine e trascinando il +letargico quadrupede per la via maestra.--Stia pur su. Non abbia +paura! + +Paura, io, che montavo come un fantino!... + +Così, scortata da un lato da Carducci e dall'altro da Ciocca che mi +teneva le redini, proseguimmo nel sole del tramonto; e in cuor mio +pregai che nessuno c'incontrasse. Ma per fatalità tutti i villeggianti +di Gressoney, di Saint-Jean e della Trinité parevano essersi dati +convegno in quell'ora su quella strada. C'era il dottor Ry, c'era il +professor Vivante, c'era il giovane Dezza, c'erano tutte le signore e +le signorine della vallata. La mia vergogna era grande.--Se mi vede +anche la Regina, muoio,--pensai. + +Ma la Regina non uscì dalla luminosa Villa Peccoz e, come il cavallo +volle, si arrivò all'Albergo della Cascata. + +Umiliatissima mi lasciai scivolare dalla sella e misi piede a terra. + +--Tu monti molto bene,--disse Carducci, che aveva scordato le sue +ire.--Guardandoti, pensavo alle Valchirie. + + +Allora, per fargli piacere quasi ogni giorno Ciocca portò all'albergo +uno dei suoi alti ed asimmetrici bucefali ed io salivo in sella e +uscivo per sentieri e praterie, mentre Carducci camminava accanto +senza parlarmi e senza guardarmi, mormorando tra sè e sè, gesticolando +un poco, pensando o componendo. + + «Bionde Valchirie, a voi diletta sferzar de' cavalli, + Sovra i nembi natando, l'erte criniere al cielo....» + + . . . . . . . + +Sull'altipiano della Trinité una sera si fermò a guardare le +cascatelle che tutt'intorno dall'alto delle rocce scaturivano +scintillanti, incendiate dallo splendore del tramonto. + +--Guarda l'oro sull'acqua,--mi disse. + +Obbedii.--Non è acqua,--osservai (a Carducci dicevo tutte le +fanciullaggini che mi venivano in mente).--Lassù in alto stanno +sdraiate supine le fate, e lasciano pendere lungo le rocce i loro +capelli sciolti. + +--Sarà così,--disse Carducci contemplando le cascate increspate e +rutilanti e facendosi schermo agli occhi colla mano.--Sarà +precisamente così. Lo dirò anch'io. + +E difatti lo disse più tardi in una lettera a me. Quella lettera è +ristampata nelle sue Opere col titolo «Elegìa del Monte Spluga». + + +L'estate finì; e Carducci doveva ritornare a Bologna. Ma io volli +rimanere a vagabondare pei monti, nel freddo e nelle bufere. + +Lo vedo ancora alla partenza, seduto in carrozza--e Ciocca già a +cassetta--guardarmi con quegli occhi vividi e sempre un poco +corrucciati sotto l'ombra del grande feltro. + +--Addio,--mi dice, alzando il cappello e scoprendo le grige chiome. + +--Addio, caro Orco.--E soggiungo:--Vi ringrazio di essere stato così +paziente e buono con me. + +--Va, bene,--dice lui. E ripete--Addio.--Poi volge lo sguardo in giro +sulla spianata dove tutto è gelido e scintillante, sugli abeti già +incappucciati di bianco e sull'immensa cerchia di cime algide nel +cielo freddo. Certo, io gli appaio solinga e sperduta in tutto quel +grandioso biancheggiare, poichè d'improvviso, rivolto ai monti e al +cielo, e stendendo la mano come se volesse additarmi a loro, grida: + +--Ecco la piccola Annie che se ne va tutta sola, per il mondo pieno di +neve! + +Ciocca fa turbinare la frusta in un gran gesto che a Carducci piace, e +i cavalli partono al galoppo verso la valle. + +Io resto sola nel mondo pieno di neve. Ma mi sembra che Carducci mi +abbia raccomandata alla cura dei giganti montani, e mi par di sentire +che essi si chiudano amici e protettori intorno a me. + + +Quando sotto alle nevi le capanne spariscono, piegano i pini, si +spezzano i fili telegrafici e sui «Pass» non si passa più, io, in una +slitta aperta--ritta, rigida e gelata accanto a due guide e un +pecoraio--scendo alla valle. + +A Pont-Saint-Martin il proprietario dell'«Albergo Posta» mi accoglie +stupefatto, e corre a prepararmi un thè di tiglio fumante col kirsch. +Sua moglie mi sveste degli abiti irrigiditi e gelidi, e appena sono a +letto riappare con una boccia d'acqua calda in una mano e una grande +fetta di lardo nell'altra. + +--Questo per i piedi e questo per lo stomaco,--dichiara risoluta. + +Inorridisco. + +--Ma è impossibile ch'io mangi quella roba!--dico coi denti stretti, +contemplando la fetta di grasso che le penzola bianco e lucido dalla +mano. + +--Ma che mangiare!--esclama lei, ridendo; e, maternamente, me lo +applica sul petto.--Non vorrà mica morire di polmonite! + +Il tiglio, il kirsch, la boccia e il lardo esplicano i loro benefici +effetti e al mattino mi sveglio gaia e affamata. + +Prendo il treno per Milano, dove fa molto più freddo che a duemila +metri d'altitudine, e dove--non più difesa dai miei giganti amici--il +Naviglio mi getta al collo il suo abbraccio di grigia umidità. + +Mi ammalo; ho la febbre, la tosse. Invoco il tiglio e il lardo; +invano! Il dottore mi prescrive altri rimedi. + +Al mio capezzale siede una dolce amica mia e di mia madre: Emilia +Luzzatto. Sono stata a scuola coll'unica sua figlia, Evelina--rapita +dalla tisi nello sbocciare dell'adolescenza--ed ella mi adora. + +--Signora Emilia.... vieni qui!... (l'abitudine mi fa rispettosa, la +malattia mi permette la familiarità). Senti.... se devo morire.... + +M'accorgo con un piccolo tremito che ella nè protesta nè ride, come +avrei sperato. Dice:--Ebbene?--e le lagrime le scendono dagli occhi. + +--Se devo morire.... avverti.... + +--Chi? + +Chi? Me lo domando anch'io. Papa è a Yokohama con la sposa nuova che +ancora non ho potuto imparare a chiamare mamma. I miei fratelli? +Arnaldo è a Tokio, Ferruccio a Nuova York; Anselmo a Buenos Ayres; +Louise a Kew; Eva a Petermaritzburg. La più vicina è la mia mamma.... +che dorme nel piccolo cimitero protestante di Milano. + +Allora dico: + +--Avverti Carducci. + +Ed ella lo avverte. + +Carducci arriva, più fosco e accigliato che mai. Mi guarda un pezzo, +senza parlare, poi dice: + +--Guarisci; e ti farò un regalo. + +--Che regalo?--mormoro io. + +--Vedremo,--risponde. E se ne va. Sparisce. Sparisce anche la signora +Luzzatto.... Sparisce tutto. + +Non perchè io muoia; ma perchè dormo. Dormo per quattordici ore e mi +sveglio senza febbre. + +--Che regalo?--dico appena apro gli occhi, a Carducci che è riapparso; +e accanto a lui sta la signora Emilia tutta ridente. + +Carducci ripete:--Vedremo. Adesso pensa a guarire. + + +Pensai a guarire. Carducci tornò via tranquillizzato e ritornò a +trovarmi qualche mese più tardi. + +Andai alla Stazione Centrale ad incontrarlo. Molta gente lo conosceva +e lo salutava. Come ero solita, gli diedi due grandi baci, uno di qua +uno di là sulle guancie, ed egli li subì col suo abituale cipiglio; io +mi appesi al suo braccio e uscimmo dalla stazione a cercare una +carrozzella. + +Ma prima di salirvi Carducci a un tratto si volse a me con +severità:--Mi farai il piacere,--disse,--di non baciarmi sempre nelle +stazioni: + +Io rimasi sorpresa e mortificata. + +--Ma altrove non vi bacio!... Non vi bacio che quando partite e quando +arrivate,--esclamai. + +Carducci crollò il capo.--Appunto. Non è necessario,--disse +seccamente. + +--Ma sì che è necessario! Vi bacio quando arrivate per la gioia di +vedervi, e alla partenza per il dolore di lasciarvi. + +Carducci scosse di nuovo rabbiosamente il capo, e fece il suo gesto +abituale d'impazienza battendosi un dito sul labbro per farmi tacere. +Se non era che il vetturino ci guardava credo che avrei pianto. + +Salimmo in carrozza per andare al suo albergo; io ero molto +mortificata e non parlai. + +--Sei guarita?--diss'egli dopo un poco. + +--Sì,--mormorai. + +--Ti ho promesso un regalo. + +--Ma allora ero ammalata. + +--Io non prometto per promettere,--disse Carducci iroso.--Ti ho +promesso un regalo e lo avrai. + +--Che regalo?--feci flebilmente. + +--Ho pensato che ti darei un cavallo. + +Un cavallo! Io subito ebbi l'impulso di gettargli le braccia al collo, +ma memore dei suoi divieti me ne astenni. Gli afferrai la mano. + +--Quando? + +--Subito,--disse lui. + +Subito!... Mi sentii mancare. + +--E dove si compera un cavallo? + +--Non lo so,--disse Carducci.--Domanderemo al cameriere del Savini. +Tanto, bisogna far colazione. + +Fermò la carrozza all'Albergo Àncora dove sempre alloggiava e vi +lasciò le valigie; indi proseguimmo fino alla Galleria. + +Al Savini il cameriere, il maître d'Hôtel e il direttore ci dissero +che i cavalli si comperavano al Tattersall. Anzi, mandarono subito ad +avvisare il proprietario, cavalier Rossi, che ci saremmo andati. + +A tavola mi colse un dubbio. + +--Ma siete abbastanza ricco, caro Orco, per comprar cavalli. Avete +denari che bastino? + +--Sì. Ne ho molti,--disse Carducci.--Ho venduto ieri un libro a +Zanichelli. + +--Che libro? + +--Non importa. Tanto tu non lo leggi. È una nuova edizione d'antiche +cose; e lo Zanichelli me lo ha pagato moltissimo.--Carducci pose la +mano sulla tasca della giacca.--Me lo ha pagato tremila lire. + +--Tremila lire!--Io rimasi sbalordita davanti ad una simile +cifra.--Tremila lire!... + +Passata la prima meraviglia, osservai:--Dunque, in fondo.... conviene +anche molto, di essere poeti. + +Carducci sorrise.--Sì, sì. Conviene. E adesso taci un po'. + +Ma io non potevo tacere, e dopo un istante ricominciai. + +--Forse non vi dispiacerebbe se parlassimo un poco.... del colore e +della forma.... + +--«_Del Colore e della Forma?_»--fece Carducci aggrottando le +ciglia.--Non conosco. Di chi è? Sarà qualche pedanteria. + +--Di chi è?... che cosa? + +--Questo libro che tu dici. + +--Ma no! ma no! Del colore e della forma del cavallo! + +--Già,--brontolò Carducci, crollando le spalle,--mi pareva +impossibile.... Basta. Adesso lasciami mangiare in pace. + +Sulla forma convenne con me: il cavallo doveva essere grande. Grande e +grosso, dicevo io; grande e magro, diceva lui. Ma sugli altri +particolari non fummo d'accordo. Io lo volevo bianco colla coda mozza. +Carducci lo voleva nero colla coda lunga. + +--Ma, caro Orco.... + +--Basta;--fece Carducci,--ti ho detto di lasciarmi mangiare in pace. + +Ma Carducci non doveva mangiare in pace. Un professore di filosofia, +che faceva colazione a un'altra tavola, lo scorse e venne a parlargli. +Dopo che ebbero discusso varie cose io riparlai del cavallo; e il +professore si offrì di venire con noi al Tattersall. + +A me parve provvidenziale. Un professore! Ci aiuterebbe nella scelta. +Tanto più che se ne intendeva, avendo un fratello capitano di +cavalleria. + +Al Tattersall il direttore ci accolse con agitata e premurosa +affabilità. Era circondato da molti uomini--maestri d'equitazione, +palafrenieri, garzoni di stalla, che in cerchio ci contemplavano. + +Allora davanti a noi passarono i cavalli: passarono cavalli grigi e +morelli, cavalli bai, cavalli sauri, cavalli pomellati; passarono al +passo, al trotto, al galoppo destro, al galoppo sinistro, in appoggio +e caracollo. + +Carducci ed io li fissavamo incerti. Ad ogni nuovo cavallo che +appariva io dicevo:--Voglio questo! + +Specialmente mi colpì un magnifico baio con due belle calze bianche +sulle gambe posteriori. + +Ma il professore di filosofia con cipiglio da conoscitore sentenziò: + +--«Balzano da due vale quanto un bue». + +E questo mi raffreddò. + +Indi ne apparve uno tutto bianco, colla coda lunga e la criniera +increspata come se gli avessero fatto _l'ondulation Marcel_. + +--Questo!--esclamammo in coro tutti e tre; ma il cavalier Rossi si +affrettò a spiegarci che il puledro--un arabo puro sangue--apparteneva +alla cavallerizza di un Circo Equestre Americano; e lo fece ricondurre +via. + +Ma ecco comparire un altro stallone, un morello altissimo, quasi +gigantesco: breve coda irrequieta, orecchie mobili, nervose; occhi +lampeggianti in cui balena nell'angolo il bianco iniettato di caffè. + +Entrò con passo danzante, alzando i piedi come se la terra gli facesse +schifo. Era tutto nero, eccetto due calzerotti bianchi alle gambe +posteriori e uno alla gamba anteriore. + +--È magnifico!--esclamai. + +Il professore al mio fianco citò:--«Balzano da tre, cavallo da re!». + +--È questo, è questo ch'io voglio,--dissi con fervore a Carducci; e +anche lui guardava assai ammirato la formidabile bestia. + +--Pare il cavallo dell'Apocalisse,--disse il professore. + +Il cavalier Rossi vedendo il mio entusiasmo mi chiese se volevo +provarlo. + +Mi prestarono una amazzone, e hop! eccomi in sella, così in alto che +mi sembrava d'essere in cima a una torre. + +Feci dapprima a passo il giro del maneggio: veramente non era a passo, +ma sempre a quel trottigno saltellante e caracollante; mi pareva che +facessimo, il cavallo ed io, come nella _Mignon_, la «danza delle +uova». Poi partimmo al trotto, un trotto molto alto, un po' duro, che +a scosse e sbalzi mi fece cadere il cappello e spuntare la treccia; +indi dal piccolo galoppo ci lanciammo al galoppo allungato; e lì +veramente sentii il cavallo perfetto sotto di me. Pareva alato! + +Facemmo alt; e mentre io, ancora in sella, mi riappuntavo le treccie, +Carducci si avvicinò ad accarezzare il collo lucente del morello. + +Anche il Professore si avvicinò, ma guardingo. + +--Vedono che mantello?--diceva il direttore,--vedono questa rete +magnifica di vene?... + +Difatti sul collo e sulla spalla del morello fremente si disegnava +tutto un intrico di delicate venature pulsanti. Il professore le +esaminò con diffidenza. + +--Che non sia un principio d'arteriosclerosi!--mormorò. + +Scesi di sella, e dietro richiesta del direttore, provai vari altri +cavalli. Ma tutti mi parvero meno interessanti della grande bestia +nera. Allora mentre quattro o cinque dei cavalli venivano condotti a +passo in giro alla pista, Carducci in mezzo al silenzio domandò: + +--Quale di quei cavalli non costa più di tremila lire? + +Per un momento tutti tacquero. Poi il direttore si passò due o tre +volte la mano sui baffi prima di rispondere. Fu per me un momento di +grande ansia. Finalmente con gesto regale stese la mano. + +--Quello lì. + +Era il cavallo dell'Apocalisse--era il balzano da tre! + +--Glielo lascerò per duemila settecento lire,--disse il magnanimo +cavaliere. + +Carducci mise subito la mano al portafogli; ma il direttore con un +gesto lo fermò e lo invitò ad entrare nel suo ufficio. Insieme si +allontanarono. + +Io mi volsi tutta agitata a uno stalliere che stava vicino.--Come si +chiama?--domandai. + +--Francesco Impallomèni,--rispose quello. + +--.... Ah sì? + +Per non offenderlo attesi qualche minuto prima di spiegarmi +meglio.--E.... il cavallo che nome ha? + +--Il morello? Si chiama Rebecca. + +--Rebecca! Che orrore! Perchè Rebecca? + +Lo stalliere cacciò in fuori il mento e abbassò gli angoli della bocca +fino a parere una rana. + +--Mah!... Lo sa Lei? + +--Rebecca?--ripetei desolata, volgendomi al professore. + +--Sarà forse Babieca,--disse l'erudito.--Babieca è il nome del celebre +cavallo del «Cid el Campeador». + +--Non mi piace affatto quel nome,--diss'io; e siccome Carducci +ricompariva (a fianco del cavaliere, tutto sorrisi) io dissi subito +che volevo cambiar nome al mio cavallo. + +---E che nome vuoi dargli? + +--Voglio chiamarlo: «O Sauro Destrier della Canzone». + +--È troppo lungo--disse Carducci.--E poi non è sauro. + +Il professore suggerì molti nomi classici: Pegaso.... Chirone.... +Bellerofonte.... e vidi che Carducci si stancava e s'impazientiva. + +Allora tagliai corto. + +--Che ne direste, caro Orco, se gli dessimo il vostro nome? Mi pare +che nello sguardo.... e forse nel carattere.... assomigli un poco a +voi. Potremmo chiamarlo «Giosuè Cavallo», per distinguerlo da «Giosuè +Poeta». + +Carducci tornò di buon umore.--Sta bene,--disse.--E adesso basta. Io +devo trovarmi alle quattro col marchese Visconti Venosta a visitare il +Castello Sforzesco. + +E con un breve gesto di saluto se ne andò. + +Il professore mi salutò anch'esso frettolosamente, e lo seguì. + +E io?... E il cavallo?... Dove l'avrei portato? Che cosa ne avrei +fatto? Ero ospite in casa della mia cara amica, signora Luzzatto, che +abitava un piccolo appartamento in via Borgo Spesso. Mi vedevo, io, +arrivare alla sua porta con quel cavallo!... Spiegai al cavalier Rossi +la situazione, ed egli fu gentilissimo; si offrì di tenerlo al +Tattersall finch'io non avessi trovato una scuderia conveniente. Avrei +semplicemente pagato la pensione. Un'inezia! Dodici lire al giorno. + +Dodici lire al giorno! Una specie di formicolìo mi percorse, +fermandosi soprattutto nelle mie ginocchia.... Dodici lire al giorno! + +Mio padre mi mandava un assegno di duecento lire al mese; e ogni +qualvolta passavo un mese in villeggiatura o all'albergo, per tre mesi +non avevo più nulla. Allora andavo a rinchiudermi in campagna in casa +di mio fratello dottore; oppure, come ora, mi rifugiavo dalla signora +Luzzatto e stavo un po' di tempo con lei. + +Corsi subito in via Borgo Spesso. Arrivai pallida e stravolta. + +--Che cos'hai?--esclamò con ansia la dolce signora. + +--Ho un cavallo!--balbettai.--Un cavallo nero, grandissimo, balzano da +tre. + +--Riposati un poco,--disse la signora Emilia, con dolcezza +ferma.--Mettiti subito a letto. + +E vidi che andava verso l'armadietto delle medicine per cercare il +termometro clinico. + +La convinsi, con qualche difficoltà, che non deliravo. La pregai anzi +di venire a vedere Giosuè Cavallo; ma ella, che aveva di tutte le +bestie e in ispecial modo dei cavalli un'invincibile paura, non ne +volle sapere. + +--E che cosa ne farai? Dove lo terrai? + +--Non so.... non so,--balbettai smarrita.--Non crede che.... +l'onorevole Riccardo.... forse.... saprebbe dove metterlo? + +--Mio marito? + +--Sì. Potrebbe anche montarlo qualche volta, se volesse. + +La signora Luzzatto alzò gli occhi al cielo. + +--Meglio non parlargliene,--disse. + +E non gliene parlai. + + +La mia vita fu allora tutta subordinata a Giosuè Cavallo. Volevo stare +in città? No; dovevo andare in campagna perchè Giosuè Cavallo ci stava +meglio e costava di meno. Volevo restarmene tranquilla? No; mi toccava +andare di qua e di là, per monti e valli, al trotto e al galoppo, per +passeggiare e disciplinare Giosuè Cavallo (che se stava due giorni in +scuderia diventava una belva). Volevo fare un viaggio a Londra a +vedere mia sorella? Impossibile lasciare Giosuè Cavallo; e ancora più +impossibile condurlo con me. Mi affondavo sempre più in difficoltà +finanziarie per far nutrire, albergare, governare Giosuè Cavallo. + +Tutte le mie conoscenze mi consigliavano, chi una cosa chi l'altra. + +--Bisogna renderlo. Bisogna venderlo. Bisogna dirlo a Carducci. + +Renderlo? Venderlo? Mai! + +Dirlo a Carducci? A che pro? Relativamente povero anche lui,--che cosa +avrebbe potuto fare? E poi egli era così felice di avermi fatto questo +regalo, che per niente al mondo avrei voluto dargli un simile +dispiacere. Subito, il giorno seguente alla compera, egli aveva voluto +vedermi cavalcare all'aperto. Andammo sui bastioni ed io gli passai +davanti a galoppo molte volte. Egli era raggiante. + +--È bello Giosuè Cavallo,--diceva. + +--Io vado a Legnano,--soggiunse,--domattina, in carrozza col prefetto. +Potrai venire anche tu; a cavallo. + +Così feci. Nell'amazzone presa a prestito dal Tattersall, issata a +sommo di Giosuè Cavallo negro-splendente al sole, trottai e galoppai +ora davanti, ora dietro, ora a fianco della carrozza, a grande +soddisfazione di Carducci e divertimento del prefetto. + +La strada era lunga--trenta chilometri!--ed era dura al trotto rigido +del morello; dopo un'ora circa io sentivo già ogni singola vertebra +della mia spina dorsale, e avevo il torcicollo e un crampo +indescrivibile nel braccio sinistro. Giosuè Cavallo non andava mai al +passo. Neppure per un istante cessò dal suo trotto rigido e +sobbalzante se non per mettersi a quel caracollante trottigno, quasi +un passo di danza, così bello a vedersi e così estenuante per chi è +forzato ad eseguirlo. + +Ma dalla carrozza Carducci mi guardava con un sorriso pacato e +soddisfatto; e chiudendo i denti sul labbro repressi le mie +sofferenze. + +Nulla ricordo del breve soggiorno a Legnano; certo all'indomani +mattina stavo abbastanza bene per escogitare delle sciocchezze; così, +allorchè Carducci e il prefetto furono scesi nel vestibolo, mi feci +portare dal cameriere della legna in fascina, e rompendola a pezzetti +ne riempii la valigia di Carducci. Accadde poi che, a metà strada del +ritorno, volendo egli mostrare al prefetto certi suoi appunti, aprì la +valigia, e il «ricordo di Legnano» che io gli avevo preparato gli si +presentò agli occhi. + +--Ma come? Ma questa non è la mia valigia! Che cos'è tutta questa +legna?--esclamò Carducci incollerito. + +Allora al galoppo precedetti sempre di gran tratto la carrozza, e +voltandomi scorgevo Carducci feroce che, aiutato dal prefetto, buttava +via i pezzetti di legno sparsi tutt'all'intorno. + +--Se tu mi fai ancora di codeste stoltezze,--gridò Carducci appena fui +a portata della sua voce,--bada bene che ti porto via il cavallo.--Ma +la sua ira non mi impressionò troppo. Visto che per lo più quelli che +lo avvicinavano--intimiditi dal suo cipiglio o dalla sua +grandezza--mantenevano intorno a lui un'atmosfera di gravità e +soggezione assai noiosa, credo che, in fondo, le mie monellerie lo +riposassero da tanta grigia solennità. Quanto alla minacciata +punizione di portarmi via Giosuè Cavallo, certo nulla lo avrebbe più +stupito, o addolorato, che se io gli avessi detto:--Sì, sì! +Portatemelo via; esso rappresenta per me sotto ogni rapporto una +_bestia nera!_ + +Me ne guardai bene. Ed egli ripartì per Bologna convinto di avermi +fatto il più meraviglioso dei doni; soddisfatto di sè, di me e di +Giosuè Cavallo; felice di aver speso così bene--lui, che non era nè +ricco nè prodigo--una così importante somma. + + +Dopo tre mesi Giosuè Cavallo mi aveva completamente rovinata. Per lui +mi arrabattavo in una continua ricerca di denaro; per lui mi guastai +coi miei parenti più cari a cui chiedevo costantemente denari in +prestito; per lui annunciai sulle quarte pagine dei giornali che davo +lezioni d'inglese, tedesco, francese, italiano, di pianoforte, +chitarra e canto. Il suo baldo passo caracollante mi conduceva, +smarrita, dai neri abissi della disperazione alle verdi vette del +monte di Pietà. + +E per lui io nutrivo quel sentimento complesso fatto di passione e +d'ira, di angoscia, d'amore e d'esecrazione che si prova per chi ci +costa molto dolore, molte umiliazioni e molti denari. + +Egli prosperava, superbo, prepotente, lucente, facendo i passi sempre +più alti, sempre più sdegnoso di toccare la terra. Ed io lo guardavo, +spaurita e rapita, e sognavo di balzargli in arcione un giorno e via! +a carriera, traverso monti, valli e frontiere, fino a giungere ad una +certa rupe gigantesca che sovrasta la Via Mala--da Carducci amata e +cantata--ed ivi precipitarmi con lui nella voragine.... + + «Dammi dunque, apollinea, fiera, l'alato dorso + Ecco, tutte le redini io ti libero al corso.... + O indòmito destrier, + Voliam, sin che la folgore di Giove tra la rotta + Nube ci arda e purifichi, o che il torrente inghiotta + Cavallo e cavalier.» + +Perchè non lo feci! Sarebbe stato un gesto degno di lui e di chi me +l'aveva dato. Forse non ero degna io di una fine così gloriosa. +Disertai. Come quegli amanti che dicono: «Moriamo insieme», e poi al +supremo passo l'uno vilmente si ritrae, così io lanciai solo nella +morte Giosuè Cavallo invece di balzare grandiosamente nel buio con +lui. + +Volli che morisse? Non lo so; nè voglio oggi ricordare la folle +catastrofe che lo spezzò, e che portò me pure vicino alla morte. In +ciò ch'io feci ebbi coraggio e viltà. + +Ma la viltà maggiore fu che non osai dirlo a Carducci. + +Sapevo che gli avrei dato un vero e grande dolore. Egli mi scriveva +ora--più sovente del solito--per domandarmi notizie di Giosuè Cavallo. + +«Mi piace pensare che è tua quell'apollinea fiera. Mi piace pensare +che ho potuto farti un dono così bello. In cima alla mia mente sta +l'imagine tua e sua, lanciati al galoppo, ondeggianti la nera criniera +e le tue lunghe chiome al vento.... Così, o Loreley pellegrina, sei +volata fuor della veduta mia». + +Io aborro ed esecro la menzogna. Tutto mi sembra comprensibile e +perdonabile all'infuori dell'inganno. Ebbene, io allora--credo di +poter dire che questa fu l'unica volta!--ho mentito e ingannato. Alle +sue domande rispondevo brevemente, evasivamente, ma non avevo il +coraggio di dirgli la verità. + +Un giorno mi annunciò prossima una sua visita. + +Tremai. Scrissi che dovevo recarmi subito a Napoli. Mi pareva assai +lontano. + +Ma Carducci ne fu contento. + +«Via, dunque, bionda di cavalli agitatrice, a riva più cortese!». + +Anch'egli sarebbe venuto tra breve per un sol giorno laggiù, onde +salutare una regale Amica, e vedermi passare, sull'azzurro sfondo del +Mediterraneo, lanciata a volo «sulla fiera gentil». + +Allora, giunta a Napoli confidai la mia angoscia a un poeta--Arturo +Colautti--che era venuto a trovarmi. Lo pregai di andare incontro a +Carducci e dirgli subito la verità. + +Non volle; non osò. + +Un ufficiale ch'era con lui mi disse: + +--Perchè dargli quel dispiacere? Troveremo un cavallo che per un'ora +personifichi il tenebroso corsiero da lui regalato. + +Allora fu per tutta Napoli un febbrile cercare di cavalli neri. (Se ne +ricorderà forse ancora quell'ufficiale--Maggiotto, allora capitano dei +bersaglieri; oggi solennemente installato nel Ministero della Guerra. +E il marchese Lillo Catalano.... e il conte Bruno Torri....). Davanti +al balcone della casa in strada Caracciolo dove io avevo preso +alloggio, fu uno sfilare di foschi corridori: di morelli grandi e +grossi, di morelli lunghi e magri; di morelli ombrosi e morelli +generosi, di morelli con balza e senza balza.... Ma nessuno--ah! +nessuno--che assomigliasse a quello donatomi dal poeta. + +La scelta cadde finalmente su di uno portatomi da Maggiotto. + +Il cavallo si chiamava «Ras Alula»; era nero, era grande, era balzano +da tre. Ma qui la somiglianza cessava. Ras Alula era un mite, era un +remissivo, un rinunciatario, un vinto della vita. Per quanto io lo +molestassi con morso, scudiscio e tacco per animarlo, per farlo +inalberare come soleva il mio nobile corsiero, Ras Alula scoteva la +testa placidamente, partiva a un piccolo trotto, e se a furia di +strappi e strapponi, di frusta e sperone riuscivo a farlo galoppare, +si dimenava nel molle movimento d'una sedia a dondolo, con pendula +coda e testa ciondolante. + +Io ero disperata. + +--Non si sgomenti,--disse Maggiotto, lisciandosi la barba nera e +fissando lo sguardo, più focoso assai che non quello del suo cavallo, +sul mite e gigantesco Ras Alula.--Ci penso io. + +E ci pensò. Appena annunciato l'arrivo di Carducci alla Villa, io che +aspettavo, già troneggiante sul titanico e quiescente Ras nel cortile +di via Caracciolo, vidi arrivare di corsa Maggiotto col suo +attendente. Maggiotto afferrò la redine, mentre il soldato passava +dietro la groppa del cavallo. + +Sentii un improvviso fremito percorrere la bestia, che nitrì, e tirò +un violento calcio. + +--Ma che cosa gli fate?--gridai. + +--Niente, niente,--rise Maggiotto;--un po' di zenzero sotto la +coda!--E abbandonò la redine mentre il soldato balzava indietro. + +L'effetto dello zenzero fu magico. Ras Alula si impennò, fremente, +annaspando l'aria, rizzandosi quasi volesse rovesciarsi all'indietro. +Cedetti le redini e con una scudisciata sulla testa lo richiamai; +allora, tuffando il capo, partì forsennato, battendo scintille dai +ciottoli del cortile, scivolando sul selciato, lanciandosi a carriera +per la passeggiata di Chiaia. + +Così, a volo, passai davanti a Carducci, che tra un gruppo d'altre +persone, era fermo all'angolo della Villa ad aspettarmi; ebbi solo per +un attimo la visione della sua faccia alzata a guardarmi--e odiai Ras +Alula, e Maggiotto, e la vita.... e più di tutto odiai me stessa, che +recitavo questa vile, questa ignobile menzogna. Con frusta e sprone +aizzai la bestia già frenetica che come una folgore infilò la strada +lungo la marina. + +Ed ecco a un tratto, ancora lontano davanti a noi, un brillìo +d'argento e di rosso vivido--era la carrozza reale, era Margherita +preceduta dai suoi staffieri, che faceva con regale dignità la sua +consueta passeggiata a mare. + +Allora con quanta forza avevo tirai le redini: bisognava rallentare la +corsa, per non raggiungerla, sopratutto--imperdonabile violazione +d'etichetta!--per non oltrepassarla. + +Ras Alula non obbedì, non sentì; aveva il morso tra i denti e andava +come il vento, pazzo, cieco, frenetico. Invano con strappi alternati +tirai e cedetti le redini, invano strappai a destra e poi a sinistra, +segandogli la bocca.... la bestia in furore continuò la sua corsa! Fu +miracolo se, con uno sforzo che quasi mi slogò i polsi, riuscii a +farlo deviare quanto era necessario per non andarci a fracassare +contro l'equipaggio reale. + +In un fulmine passammo dinanzi alla Regina: ella deve aver visto, come +un lampo nero e villano, comparire e sparire le mie esili spalle e la +coda sbandierante dell'insano Ras Alula.... + +Allora più che mai sentii di aborrire tutto e tutti e avrei voluto +lanciarmi dalla sella a capofitto nel mare. + +Quando fummo all'altezza della chiesa di San Ferdinando, Ras Alula +subitamente si calmò: sulla via traversa fece due o tre scivoloni, +salì sul marciapiede come se volesse entrare nella chiesa.... e si +fermò ansimante, coperto di schiuma. + + . . . . . . . + +Allorchè trovai finalmente il coraggio di scrivere a Carducci che +Giosuè Cavallo non era più mio.... che non era più di nessuno.... egli +non rispose. Nè so che cosa abbia pensato. + +I casi della vita mi trassero lontano. Quando, dopo molti anni, rividi +Carducci nè io osai rammentarglielo nè lui me ne parlò. + + . . . . . . . + +Oggi nella Villa di Napoli, al posto dove in quel giorno vidi alzato +verso di me il suo viso fiero, c'è un rigido busto di marmo che porta +il suo nome. + +E che non gli assomiglia. + + + + +OPERE DI ANNIE VIVANTI + + _Naja Tripudians._--Romanzo. (Bemporad--2ª edizione, 1921) L. 6,50 + + _Lirica._ (Bemporad, 1921) » 6,-- + + _I Divoratori._--Romanzo. (Bemporad) » 10,-- + + + _Circe._ L. 7,-- + + _L'invasore._--Dramma » 6,50 + + _Vae Victis!_--Romanzo » 6,50 + + _«Zingaresca.»_ » 7,-- + + _Le bocche inutili._--Dramma » 6,-- + + _Marion._--Romanzo » 7,50 + + +GIUDIZI DELLA STAMPA SU «=NAJA TRIPUDIANS=» + + =Corriere della Sera= (_Ettore Janni_). + + Ed ecco ora il romanzo che avvince e fa rabbrividire, l'opera + d'arte che spicca il volo dalla realtà ed è fantasia, _Naja + Tripudians_ di ANNIE VIVANTI. L'idillico e il tragico vi fanno + un violento contrasto.... ma l'idillio è come una maschera + lieve che cade e scopre il volto dell'orrore. + + La catastrofe è presentata con una potenza a cui non si + resiste. Singolare nella sua sobrietà formidabile è la chiusa. + + Un romanzo che non si confonde con gli altri: la voce che + canta più alta e più sicura sulle mediocri orchestre e sui + cori sguaiati. + + + =Il Secolo= (_Paolo De Giovanni_). + + .... Un fiume di delicata poesia. + + + =Giornale d'Italia= (_Diego Angeli_). + + .... E in queste parole è tutta la morale e tutta la + spiegazione del bello e crudele romanzo che ANNIE VIVANTI + pubblica in questi giorni pei tipi del Bemporad di Firenze. + Bello e crudele e sotto un certo punto di vista altamente + morale nella sua immoralità.... Quest'ultimo capitolo ha la + durata di poche ore,... capitolo terribile, dove la + descrizione di quella società equivoca è descritta con grande + sapienza e dove tutti i vizi--dall'omosessualità alla + cocainomania, dall'ubriachezza dei liquori forti allo stupore + dell'oppio, dalle sottili dissertazioni sul godimento e sul + desiderio, alla rivelazione brutale della voluttà--sono + trattati con mano maestra. + + .... E Annie Vivanti è un'artista e il suo romanzo è tanto più + pericoloso in quanto che è più bello. + + + =Idea Nazionale= (_Umberto Fracchia_). + + _Naja Tripudians_ si legge con foga. Ecco stabilita la + superiorità di questo romanzo femminile su tanti romanzi + maschili che sono terribilmente noiosi.... + + + =Il Marzocco= (_Luigi Tonelli_). + + .... Qui abbiamo una scrittrice nel vero senso della parola, + che concepisce con potenza d'intelletto, e s'esprime con una + sicurezza ed efficacia mirabili. In _Naja Tripudians_ + riconosciamo l'autrice sorprendente de _I divoratori_, fosca + di _Circe_, violenta e smagliante di _Vae Victis:_ la + creatrice d'immagini sfolgoranti, la coniatrice di frasi + sintetiche e potenti, la calcolatrice sapiente d'effetti + irresistibili. + + È impossibile resistere al fascino di questa scrittrice + interessante che quando pare abbandoni, ti riprende di colpo, + e t'inchioda allo scrittoio, finchè hai letto l'ultima + pagina.... che ti lascia scosso e turbato fin nell'intimo + dell'anima. + + + =Il Tempo= (_Nicola Moscardelli_). + + Qui tutto è logico, naturale, musicale: il racconto precipita + verso la conclusione fatale, così, come quella notte + precipitava verso l'alba. Con quale modestia di mezzi è + descritta l'aria in cui vive la mondana! + + Come leggermente si insinuano nell'anima delle due colombe i + profumi e gli stordimenti emanati da quel mondo nuovo.... + accennando appena un particolare, come una piccola fiammella + che s'apre e chiude improvvisa, come se una musica sonnolenta + impregnasse di sè tutta l'aria, scivolando, le immagini si + precisano, emergono, si realizzano. + + L'impressione che dà il libro è profonda e profondamente + morale: è l'orrore del male, la nausea per il vizio, il + ribrezzo per la impurità scandalosa delle città cosidette + morali. + + + =Nuova Antologia.= + + Tutto il romanzo è un potente contrasto tra l'innocenza più + pura e la depravazione più abbietta. A pagine fresche come un + riso di puerizia, seguono pagine torbide di una drammaticità + che turba e commuove. + + + =L'Italia che scrive= (_Fernando Palazzi_). + + Qui veramente Annie Vivanti s'è abbandonata a sè stessa, ha + svelato sè stessa. Forse non s'è neppure accorta di fare + dell'arte, perchè in fondo non ha fatto altro che confidarci + l'anima sua. Io non conosco Annie Vivanti, se non da un verso + del Carducci.... ma noi conosciamo adesso la vera fisionomia + dell'anima sua, che è bionda, romantica, timida, ingenua, + sentimentale, fanciulla. + + Si è discusso se _Naja Tripudians_ sia o no il capolavoro di + Annie Vivanti. Io capisco benissimo come altri possa preferire + _I divoratori_ o _Vae Victis_, romanzi assai più forti. Io + preferisco _Naja Tripudians_, specialmente per la dolcezza. + + + =Tutto= (_Cesare Sobrero_). + + Ecco un nuovo libro casto ed orribile ad un tempo.... Casto + poichè la scrittrice riproduce le impudicizie col ferro + rovente di una nausea profonda, di una desolazione accorata. + Orribile, poichè la degenerazione psichica, e non psichica + soltanto, vi è riprodotta colla precisione di altrettanti casi + clinici.... Ricercando i gradi di parentela che possono + esistere fra _Naja Tripudians_ e le opere di altri artisti, + viene fatto di pensare che Annie Vivanti abbia invocato, + compiendo la sua nobile fatica, due grandi ombre: Victor Hugo + ed Octave Mirbeau. Victorughiana è la concezione del libro per + il senso profondo dei contrasti, per la tragicità del + contenuto umano. La seconda parte del volume, cioè le pagine + vigorosamente realistiche ricordano invece le acri, + inesorabili pitture del Mirbeau. + + .... Raramente in un libro, evocazione fu più dolorosa, + pittura più straziante, lettura più struggente di questa + orribile profanazione impunita. + + + =I libri del giorno.= + + .... Qui veramente la forza del libro sta nella poesia della + forma, nella efficace evocazione degli ambienti, nella leggera + e quasi trasparente musicalità dei periodi. Il libro + incomincia con capitoli di una delicatezza e di una grazia + squisitamente femminili.... qualche cosa che fa pensare alla + freschissima «Primavera» del Grieg. + + .... Ma a un punto la tinta rosea del romanzo viene interrotta + improvvisamente da qualcosa di oscuro e misterioso.... Le + pagine si fanno inquiete; a quel profumo di innocenza che + aveva fin qui accompagnato il racconto si mescola uno strano e + tentante odor di peccato. + + .... Corre per tutte le frasi come un misterioso brivido, un + serpeggiare di febbre. + + Aprire il romanzo e leggerlo è come entrare in una serra dove + tra i più semplici e delicati mughetti, alcuni strani fiori + effondono un loro acuto e perverso profumo. Non si ha il tempo + e forse nemmeno il coraggio di avvicinarli, tanto quel profumo + ci prende, ci stordisce, ci travolge. Esciremo dalla serra, + opporremo gli occhi e la fronte ai rudi baci del vento, ma il + ricordo di quei terribili fiori resterà a lungo entro di noi, + come di un sogno bello e perverso.... + + + =Il Giorno= (_Carlo de Flaviis_). + + Pagine belle e tristissime: due piccoli mondi; scolpito, il + primo, con una perfezione d'arte impeccabile, descritto il + secondo, con una verità a volte piena di impudica baldanza a + volte piena di titubante sgomento. + + + =La Chiosa.= + + Tutta Annie Vivanti è qui: con le sue mani cariche di poesia + ch'ella profonde in così bizzarro modo: qua, là, dovunque un + dettaglio svegli la sua vibratilità, soffermi la sua + commozione, desti la sua sensibilità. + + Non ci soffermeremo a evocare le bellissime tra le molte belle + pagine del romanzo. Al pari di tutti i libri della Vivanti + esso afferra alle prime pagine e non lascia più. + + L'interesse che suscita vi è graduato così che + dall'incantesimo di una dolcezza piana e serena si passa a + poco a poco per tutti gli stadi dell'ansia e della + trepidazione fino a raggiungere l'angoscia piena d'orrore che + strugge l'anima alla fine del racconto e del libro. Si esce da + questa lettura sotto il peso di un incubo. + + Poesia! questo è il segreto di Annie Vivanti. Il segreto della + sua malìa e della sua arte; dei suoi occhi ancora pieni di + stellante azzurro e dei suoi libri sempre saturi di + freschezza; della sua giovinezza sempre intatta e delle sue + pagine sempre avvincenti. + + + =La Donna= (_Nicola Moscardelli_). + + Il libro si chiude con un senso di soffocazione. + + Sebbene sia composto con un'arte squisita, nulla rivela in + esso l'artefizio, nel quale era così facile cadere.... Non c'è + nulla da aggiungere, e nulla da togliere. + + + =Don Marzio.= + + Squisitezze psicologiche, gioielli d'osservazione, un profumo + di grazia inarrivabile.... + + =Gazzetta di Messina= (_G. Gigans_). + + Colei che seppe costruire coll'aiuto del suo potentissimo + genio un'affascinante, vicenda--_I divoratori_--; colei che + seppe nel poema vibrante di verità accomunare la fede al + dolore--_Vae Victis_--.... ci regala quest'opera semplice e + possente. + + La Vivanti quando vuole appassionare il lettore, sceglie un + argomento semplicissimo, un argomento di vita vera. + + Questa la sua arte. La semplice verità. + + + =La Scuola= (_Antonio de Filippis_). + + Il poeta è vate. Gli basta uno sguardo, ed egli intravede il + futuro.--Carducci, da profeta, intravide il genio di Annie + Vivanti e disse: «_canta!_». + + .... Annie dimostrò il suo vero temperamento di artista col + romanzo. Nel romanzo appare grande, perchè originale, strana, + ardita, ma sempre vera. Tutta la vita di Annie è una battaglia + contro la ipocrisia.... E con _Naja Tripudians_ ella compie + una lotta ancor più potente. + + Storia triste che risalta sulla tavolozza di un Rembrandt! + + + =Il Pungolo= (_Giuseppe Scaglione_). + + La poetessa squisita di «Lirica» la narratrice intensamente + drammatica dei casi pietosi e terribili di Maria Tarnowska, + l'autrice di «Zingaresca» di «Vae Victis» di «Bocche Inutili» + ha creato ancora un'opera di grande bellezza artistica e di + appassionata, travolgente poesia. Sopratutto da questo ultimo + libro bisogna veramente riconoscere ad Annie Vivanti, una + grande forza di pensiero e di forma; di pensiero ricco, + elevato, profondo, di stile deciso, rapido, serrato, in alcuni + momenti quasi convulso. + + Ella non soffre infingimenti e contraffazioni del pensiero e + della forma. Ribellandosi a falsare la propria natura + impetuosa e serena, e la natura delle cose e degli uomini, + porta nei suoi libri una veemenza ed un pathos, una sincerità + di vita che incatena l'attenzione del lettore di pagina in + pagina e di libro in libro, con un continuo crescendo. + + I suoi libri sono morali, non di una morale stentata, arcigna + e cattedratica, ma libera e spontanea. + + Con quale signorilità e sicurezza d'intuito, con quale potenza + di analisi e semplicità di espressione è narrato questo + documento umano così tragico e così patetico!... + + + =Il Pungolo= (_Rodolfo Guido de Marsico_). + + .... Questa la vicenda di «Naja Tripudians». Vicenda terribile + che martoria lo spirito, che esaspera, che accende una + ribellione, che ci fa bestemmiare la vita! + + E più terribile è il romanzo perchè scritto da una artista. + Annie Vivanti ha adoperato i colori più delicati, le sfumature + più evanescenti, perchè più fosca noi sentissimo la tragedia + che quella luce distruggerà. + + + =Don Quichotte= (_Parigi_). + + .... Madame Vivanti y confirme une fois de plus son grand + talent. Les derniers chapitres constituent un morceau de haute + littérature horrifique. + + +GIUDIZI DELLA STAMPA INGLESE SU «=I DIVORATORI=» + + =Herald.= + + Qui ci troviamo davanti a quella rara cosa--un'opera di genio. + + + =Telegraph.= + + Questo meraviglioso libro è un'opera di bellezza creata da chi + possiede il più grande dono dello scrittore--lo stile. + + + + + +Nota del Trascrittore + +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come +le grafie alternative (thè/thé/thê, Revoire/Révoire e simili), +correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. + + + + + +End of the Project Gutenberg EBook of Gioia!, by Annie Vivanti + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK GIOIA! *** + +***** This file should be named 39793-8.txt or 39793-8.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + http://www.gutenberg.org/3/9/7/9/39793/ + +Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This book was produced from scanned +images of public domain material from the Google Print +project.) + + +Updated editions will replace the previous one--the old editions +will be renamed. + +Creating the works from public domain print editions means that no +one owns a United States copyright in these works, so the Foundation +(and you!) can copy and distribute it in the United States without +permission and without paying copyright royalties. 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It exists +because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from +people in all walks of life. + +Volunteers and financial support to provide volunteers with the +assistance they need, are critical to reaching Project Gutenberg-tm's +goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will +remain freely available for generations to come. In 2001, the Project +Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure +and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations. +To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation +and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 +and the Foundation web page at http://www.pglaf.org. + + +Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive +Foundation + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit +501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the +state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal +Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification +number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at +http://pglaf.org/fundraising. Contributions to the Project Gutenberg +Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent +permitted by U.S. federal laws and your state's laws. + +The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S. +Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered +throughout numerous locations. Its business office is located at +809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email +business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact +information can be found at the Foundation's web site and official +page at http://pglaf.org + +For additional contact information: + Dr. Gregory B. Newby + Chief Executive and Director + gbnewby@pglaf.org + + +Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg +Literary Archive Foundation + +Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide +spread public support and donations to carry out its mission of +increasing the number of public domain and licensed works that can be +freely distributed in machine readable form accessible by the widest +array of equipment including outdated equipment. Many small donations +($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt +status with the IRS. + +The Foundation is committed to complying with the laws regulating +charities and charitable donations in all 50 states of the United +States. Compliance requirements are not uniform and it takes a +considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up +with these requirements. We do not solicit donations in locations +where we have not received written confirmation of compliance. To +SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any +particular state visit http://pglaf.org + +While we cannot and do not solicit contributions from states where we +have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition +against accepting unsolicited donations from donors in such states who +approach us with offers to donate. + +International donations are gratefully accepted, but we cannot make +any statements concerning tax treatment of donations received from +outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff. + +Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation +methods and addresses. 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Thus, we do not necessarily +keep eBooks in compliance with any particular paper edition. + + +Most people start at our Web site which has the main PG search facility: + + http://www.gutenberg.org + +This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, +including how to make donations to the Project Gutenberg Literary +Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to +subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks. diff --git a/39793-8.zip b/39793-8.zip Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..0123047 --- /dev/null +++ b/39793-8.zip diff --git a/39793-h.zip b/39793-h.zip Binary files differnew file mode 100644 index 0000000..7399f1e --- /dev/null +++ b/39793-h.zip diff --git a/39793-h/39793-h.htm b/39793-h/39793-h.htm new file mode 100644 index 0000000..e287bbe --- /dev/null +++ b/39793-h/39793-h.htm @@ -0,0 +1,10154 @@ +<!DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD XHTML 1.0 Strict//EN" + "http://www.w3.org/TR/xhtml1/DTD/xhtml1-strict.dtd"> +<html xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xml:lang="it" lang="it"> +<head> + <meta http-equiv="content-type" content="text/html; charset=utf-8" /> + <title> + Gioia!, di Annie Vivanti + </title> + <style type="text/css"> +body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} + +hr {width: 70%; margin-top: 2em; margin-bottom: 2em;} +hr.minor {width: 20%;} + +p, blockquote {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2;} +.blockquote {margin-left: 2em; margin-right: 2em; font-size: 95%;} + +p.indl {text-align: left; margin-left: 5%;} +p.indr {text-align: right; margin-right: 5%;} +.center {text-align: center; text-indent: 0;} + +div.titlepage {margin: 2em 10%; text-align: center;} + +div.lui {margin-right: 30%; margin-top: 2em;} +div.lei {margin-left: 30%; margin-top: 2em;} + +h1,h2,h3 {text-align: center; font-style: normal; +font-weight: normal; line-height: 1.5; margin-top: .5em; margin-bottom: .5em;} +h1 {font-size: 200%; margin-top: 2em; margin-bottom: 1em;} +h2 {font-size: 150%; margin-top: 2.5em; margin-bottom: 2em;} +h3 {font-size: 115%; margin-top: 1.5em; margin-bottom: 1.5em;} + +.pagenum {position: absolute; left: 95%; font-style: normal; + font-weight: normal; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; + background-color: #ffffff;} + +.ast {text-align: center; font-size: 120%;} +.dots {text-align: center; letter-spacing: .5em; margin-top: 1.5em; margin-bottom: 1.5em;} + +.pad8 {margin-top: 8em;} +.pad4 {margin-top: 4em;} +.pad2 {margin-top: 2em;} +.pad1 {margin-top: 1.5em;} + +.small {font-size: 85%;} +.larger {font-size: 115%;} + +.smcap {font-variant: small-caps;} + +div.boxed {border: 1px solid black; padding: 1em; margin: 4em 25%;} +div.boxed p {margin-left: 1em; margin-right: 1em; font-size: 95%;} +div.dotbox {border: 1px dotted black; padding: 1em; margin: 4em 5%; font-size: 90%;} + +.figcenter {text-align: center; margin: 1em auto;} + +.tnote {background-color: #F5F5DC; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; + margin: 1em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%;} +.tnote h2 {font-weight: normal; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em;} + +.poem {margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; + margin-left: 10%; margin-right: 10%; text-align: left; font-size: 95%;} +.poem p {margin-top: 0; margin-bottom: 0; margin-left: 1.5em; text-indent: -1.5em;} +.poem p.i2 {margin-left: 2.5em;} + + </style> + </head> +<body> + + +<pre> + +The Project Gutenberg EBook of Gioia!, by Annie Vivanti + +This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with +almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or +re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included +with this eBook or online at www.gutenberg.org/license + + +Title: Gioia! + +Author: Annie Vivanti + +Release Date: May 25, 2012 [EBook #39793] + +Language: Italian + +Character set encoding: UTF-8 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK GIOIA! *** + + + + +Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This book was produced from scanned +images of public domain material from the Google Print +project.) + + + + + + +</pre> + + +<div class="figcenter"> +<img src="images/cover.jpg" alt="" + /> +</div> + +<hr /> + +<div class="titlepage"> +<p class="larger"> +ANNIE VIVANTI +</p> + +<h1>GIOIA!</h1> + +<p> +NOVELLE +</p> + +<p class="pad8"> +<span class="small">FIRENZE</span><br /> +<span class="larger">R. BEMPORAD & F.º — EDITORI</span><br /> +<span class="small">MCMXXI</span> +</p></div> + +<hr /> + +<div class="titlepage"><p> +PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA +</p> + +<p> +per tutti i paesi compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda. +</p> + +<hr class="minor" /> + +<p class="pad2"> +<i>Copyright 1921 by A. Vivanti Chartres.</i> +</p> + +<p class="pad4 small"> +1921 — Tip. Carpigiani & Zipoli — Firenze — Via Ricasoli, 63. +</p></div> + +<hr /> + +<h2>INDICE</h2> + +<div class="center"> +<p>I. Gioia! (Idillio in sei mesi)  pag. <a href="#GIOIA">1</a> +</p> + +<p> +II. Notte di Vigilia  <a href="#VIGILIA">47</a> +</p> + +<p> +III. Tenebroso amore  <a href="#TENEBROSO_AMORE">67</a> +</p> + +<p> +IV. Fata luminosa  <a href="#FATA_LUMINOSA">93</a> +</p> + +<p> +V. Quella che Landru non uccise  <a href="#LANDRU">105</a> +</p> + +<p> +VI. «Galeotti....»  <a href="#GALEOTTI">121</a> +</p> + +<p> +VII. Lezioni di Felicità   <a href="#LEZIONI">135</a> +</p> + +<p> +VIII. «L'Apollinea Fiera» (Ricordi di Carducci)  <a href="#FIERA">149</a> +</p></div> + +<hr /> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_1" id="Page_1"></a>[1]</span> +</p> + +<h2><a name="GIOIA" id="GIOIA"></a>I.<br /> +Gioia!<br /> +(Idillio in sei mesi)</h2> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_3" id="Page_3"></a>[3]</span> +</p> + +<p class="center"> +GENNAIO +</p> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +LUI +</p> + +<p class="center"> +(Ciò che pensa) +</p> + +<p> +L'anima mia è triste fino alla morte. +</p> + +<p class="center"> +(Ciò che scrive) +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Gentile signora</i>, +</p> + +<p> +<i>Antonino Melzi mi ha detto ch'Ella, +illustre poetessa, s'interessa alla mia +arte e che alla Promotrice, degnandosi +di ammirare l'opera mia,</i> «Il Sacrificio», +<i>ha espresso il desiderio di conoscermi.</i> +</p> + +<p> +<i>Ne sarò invero onorato e felice.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>A. Galeazzi.</i> +</p> +</div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_4" id="Page_4"></a>[4]</span> +</p> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +LEI +</p> + +<p class="center"> +(Ciò che pensa) +</p> + +<p> +La mia anima naviga in un mare di +letizia. Rescia mi ha mandato il vestito: +charmeuse verde-Nilo con bordo di velvet +vieux-rose. Lidia e la Delvago che vennero +a trovarmi erano verdi d'invidia. +La vita è buona a viversi. +</p> + +<p> +.... Bisogna ch'io scriva a quell'oscuro +scultore romano. Che noia! Perchè ho +detto che volevo conoscerlo? +</p> + +<p> +Melzi e Flavia dicono che è un grave +austero melanconico genio. In altre parole +vorrà dire che è noioso come la +pioggia. +</p> + +<p> +Insomma, intoniamo la corrispondenza +alla sua austerità . +</p> + +<p class="center"> +(Ciò che scrive) +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Egregio signore</i>, +</p> + +<p> +<i>Grazie. Antonino Melzi e anche la +mia cara amica Flavia non cessano +dall'esaltare Lei e il Suo grande ingegno.</i> +</p> + +<p> +<i>Venga dunque a trovarmi. Parleremo +delle sofferenze profonde e sublimi che +l'Arte infligge a chi la segue e serve....</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana Allori.</i> +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_5" id="Page_5"></a>[5]</span> +</p> + +<div class="lui"><p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Com'è vuota la mia vita! Com'è +grigia e meschina e solitaria. +</p> + +<p> +«Hai la tua Arte», mi dice Melzi. — «Hai +la gioventù», mi dice mia madre. — «Hai +il genio e la speranza», +mi dice mio fratello che è invalido e +misantropo. +</p> + +<p> +Io sento di non aver nulla. Nè genio, +nè gioventù, nè speranza. Vivo solo, +rintanato come una fiera; selvaggio e +scontroso nel mio studio tra questi esseri +gelidi e immoti di creta e di marmo +foggiati da me. Talvolta li guardo — sono +tutti nell'atteggiamento della sofferenza! — e +mi chiedo: +</p> + +<p> +«Perchè vi ho creati?». +</p> + +<p> +Forse Iddio così guarda noi, e si fa +la stessa domanda. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Gentile signora</i>, +</p> + +<p> +<i>Con lieto animo ricevo e accetto il +lusinghiero invito.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>A. Galeazzi.</i> +</p></div> + +<div class="lei"><p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Claudio mi ha fatto una scena di +gelosia che ha durato quattro ore. Ciò +mi rialza il morale. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_6" id="Page_6"></a>[6]</span> +Oggi con lui e qualche amica, da +Baratti, nella «princesse» di Rescia +mi sentivo veramente «<i>Au-dessus de la +mélée</i>». A proposito, che libro sarà +quello? L'avrà scritto certo una donna +con un vestito nuovo, un amante geloso +e un cappello che le stava bene. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Egregio signore</i>, +</p> + +<p> +<i>Sono desolata di aver mancato oggi +la Sua visita. Una Lettura di Dante +e una conferenza sull'</i>«Evoluzione del +Concetto dell'Immortalità dell'Anima, +da Platone a Porfirio», <i>m'hanno presa +tutta la giornata.</i> +</p> + +<p> +<i>Mi permette di venire al Suo studio? +Domani, verso le quattro?</i> +</p> + +<p> +<i>Entrerò trepida e riverente in quel +tempio sacro alla Sua nobilissima Arte.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana Allori.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Il tedio della vita è su di me come +un mantello di piombo. Lo <i>spleen</i> mi +sommerge e mi annienta. +</p> + +<p> +Domani verrà a trovarmi quella lugubre +letterata di cui non ho letto che +le gravi e rimbombanti epìstole. +</p> + +<p> +Ahimè! Non conosco che gente plumbea, +non penso che pensieri tenebrosi, +<span class="pagenum"><a name="Page_7" id="Page_7"></a>[7]</span> +non compongo che monumenti funerari. +Il mio studio e la mia anima sono dei +cimiteri. Dei cimiteri in cui nessuno +è morto; perchè nessuno vi è stato vivo +mai. +</p> + +<p class="pad1"> +<i>Mi farò una festa, gentilissima signora, +di accoglierla qui domani nel +mio studio, pur temendo che ella abbia +a provare un disinganno riguardo alla +mia arte, la quale.... ecc. ecc. ecc.</i> +</p></div> + +<div class="lei"><p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Claudio mi conduce a Montecarlo in +automobile. Dice che ha un sistema. +Gliel'ha dato un professore di matematica. +È infallibile. Si gioca sulle +dozzine e le colonne. Partiamo subito. +</p> + +<p> +Bisogna avvertire lo scultore.... +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Egregio signore</i>, +</p> + +<p> +<i>No. Non posso venire oggi al Suo +studio.</i> +</p> + +<p> +<i>Non mi trovo spiritualmente preparata +alla grande impressione d'arte che — lo +sento — mi verrà da Lei. Vorrei +per qualche giorno chiudermi nel raccoglimento....</i> +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_8" id="Page_8"></a>[8]</span> +<i>Sono strana? No. Sono poeta; e sono +donna. Questa duplice sensibilità mi +rende quasi timida davanti alle grandi +emozioni spirituali.... ecc. ecc.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Son contento — se qualcosa può rendermi +tale — che oggi non venga la +trasecolante poetessa. Già troppo sono +depresso. +</p> + +<p> +La sua grandiosità di sentimenti mi +opprime. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Signora,</i> +</p> + +<p> +<i>Quella trepidanza spirituale di fronte +alle mie povere opere, che le vieta di +venire oggi da me, troppo mi onora.... +e mi addolora.</i> +</p> + +<p> +<i>Invero Ella sente squisitamente l'eccelsa +tortura di spirito che.... ecc. ecc.</i> +</p> + +<p> +<i>Attendo dunque ch'Ella mi dica: +Verrò!</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>A. Galeazzi.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Idiota il sistema di Claudio e del +suo professore di matematica. Dovevo +immaginarmelo! Una progressione pazzesca +<span class="pagenum"><a name="Page_9" id="Page_9"></a>[9]</span> +sulla dozzina che non esce; mentre +tutti sanno che bisogna giocare +sulle dozzine che escono. Risultato: +Claudio — che già è più decorativo che +utile — completamente spiantato per +un mese; mentre io ho sacrificato tutta +la prima edizione di «Parossismi» alle +fisime sue e del suo maniaco professore +di matematica. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Egregio signore</i>, +</p> + +<p> +<i>Di ritorno da un breve e triste viaggio +in Riviera dove le tonanti onde si +accordavano col mio agitato e tumultuoso +cuore, trovo il Suo gentile biglietto.</i> +</p> + +<p> +<i>Sì, sì! verrò senza fallo. Domani? +Alle quattro?</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana Allori.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +È stata qui la scrittrice. È diversa da +quanto m'aspettavo. Molto diversa. +</p> + +<p> +Partendo, ha dimenticato qui la borsetta +e un libro. +</p> + +<p> +Per distrazione, più che per indiscrezione, +ho aperto entrambi: la borsetta +conteneva uno specchietto, della cipria, +del profumo e il biglietto di visita di +<span class="pagenum"><a name="Page_10" id="Page_10"></a>[10]</span> +un tenente di cavalleria con alcune parole +che non mi permisi di leggere. Il +libro s'intitolava: «<i>Pour lire au bain</i>», +di Catulle Mendès. +</p> + +<p> +Già ; è una donna diversa da quello +che m'aspettavo. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Illustre signora</i>, +</p> + +<p> +<i>Fu per me un grande onore accoglierla +nel mio umile studio che echeggia +ancora del trillante riso ch'Ella +ebbe davanti alle mie tragiche figurazioni. +Queste dunque non furono create +invano se hanno potuto divertirla.</i> +</p> + +<p> +<i>Le rimando ciò ch'Ella scordò e La +saluto devotamente.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Galeazzi.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Fui nello studio dello scultore. +Ha dei bellissimi occhi. +Si gelava. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Illustre artista</i>, +</p> + +<p> +<i>Il senso di quasi religiosa esitazione +col quale varcai la soglia del Suo studio +era invero giustificato. Io sono completamente +sous le charme!</i> +</p> + +<p> +<i>Le ginocchia mi si piegano davanti +al mistero del Genio.</i> +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_11" id="Page_11"></a>[11]</span> +<i>Mi sembra che le Sue statue mi afferrino +colle mani di marmo il cuore, +e mi atterrino davanti alla divinità dell'arte.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana Allori.</i> +</p> + +<p> +P.S. — <i>Ricevo in questo istante +la borsetta e il libro. Appartengono a +una mia amica.... persona un po' frivola +e vana.</i> +</p> + +<p> +<i>Come mai, come mai ha potuto credere +che le sublimi Sue opere:</i> «La +Rinuncia sostenuta dal Dovere», «La +Rassegnazione che sorride al Dolore», +«La Coscienza innalzata dal Sacrificio»!... +<i>abbiano potuto suscitare la mia +ilarità ?</i> +</p> + +<p> +<i>Quel riso è una forma di convulso +che mi prende, soprattutto quando sono +molto commossa.</i> +</p> + +<p> +<i>Più volte, anzi, ho pensato di consultare +un neuro-patologo per questa +spasmodica ipersensibilità del mio sistema +nervoso....</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana Allori.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Che silenzio! Che freddo! +</p> + +<p> +Queste stanze mi sembrano più che +mai sepolcrali. +</p> + +<p class="pad1"> +<span class="pagenum"><a name="Page_12" id="Page_12"></a>[12]</span> +<i>Grazie, gentile signora, delle parole +lusinghiere. Mi è doloroso apprendere +ch'Ella soffra di quella lieve forma convulsa +che, spero, non sarà nulla di preoccupante.</i> +</p> + +<p> +<i>Augurandole pronta guarigione La +saluto devotamente.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>A. Galeazzi.</i> +</p> +</div> + +<div class="lei"><p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Claudio mi ha condotta in automobile +a Lanzo. Abbiamo avuto due +<i>pannes</i>. +</p> + +<p> +Pioveva. +</p> + +<p> +Ritta in mezzo alla strada, col mio +cappello Louis-Lewis esposto all'acquazzone, +sono stata a guardare Claudio +che pompava aria nella grossa +gomma moscia e schiacciata. Non aveva +con sè il martinetto per rialzare la +ruota. I suoi sforzi erano vani. +</p> + +<p> +Io mi domandavo, guardandolo, come +mai ho potuto amarlo; come mai da +quasi due anni Claudio rappresenti +per me l'estasi e lo strazio.... +</p> + +<p> +Dopo circa mezz'ora ha smesso. +</p> + +<p> +— Perde aria dalla valvola — mi +spiegò. +</p> + +<p> +E a me pareva di sentire che anche +il mio amore per lui si sperdeva via, +<span class="pagenum"><a name="Page_13" id="Page_13"></a>[13]</span> +pianamente, lievemente, in un soffio che +era tra la risata e il sospiro.... +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Ho rivisto lo scultore. Passando con +Claudio in automobile ho fatto fermare +davanti alla sua porta e l'ho mandato +a chiamare. +</p> + +<p> +È uscito subito dal suo studio a pian +terreno, ed è venuto a salutarmi. Ritto +sul marciapiede nel sole, senza cappello, +colle chiome nere e lucidissime +divise nel mezzo, mi ricordava l'amante +nel quadro intitolato «<i>Vertigine</i>». +</p> + +<p> +Ho notato che ha degli occhi inverosimili, +velati da ciglia lunghe e fini +come le frangie di seta nera di uno +scialle spagnolo. +</p> + +<p> +Che meravigliose ciglia!... +</p> + +<p> +La sua anima deve essere un abisso. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Egregio signore</i>, +</p> + +<p> +<i>Venga stasera a trovarmi. Ci sarà +gente.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana Allori.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Se quei briganti del Comitato delle +Onoranze non mi pagano «La Rassegnazione +che sorride al Dolore» sarò +<span class="pagenum"><a name="Page_14" id="Page_14"></a>[14]</span> +in un bell'impiccio. Da tre mesi dovevano +portarselo via. Farabutti! +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Gentile e illustre signora</i>, +</p> + +<p> +<i>Grazie. Verrò col massimo piacere.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>A. Galeazzi.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Iersera ho avuto molte visite. +</p> + +<p> +C'era anche Galeazzi. Non ha mai +parlato. +</p> + +<p> +Pareva il giovane Endimione dormiente, +prima che Astarte lo baciasse +in fronte. Ha una fronte classica, +calma, pacata sotto quei capelli neri e +lisci divisi nel mezzo. (Come mai hanno +potuto un giorno piacermi le teste à la +Pompadour dalle chiome ondeggianti e +svolazzanti, come quella del banalissimo +Claudio?). +</p> + +<p> +Temo che lo scultore abbia trovato +stolta e frivola la nostra conversazione. +Ho pur provato a parlargli dell'influenza +di Nietzsche sull'evoluzione +della moderna mentalità — devono essere +questi gli argomenti che lo interessano! — ma +subito il tenente Rossi +mi ha distratta e mi ha fatto venire +il «fou rire». +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_15" id="Page_15"></a>[15]</span> +Ridevo, ridevo.... e lo scultore mi +guardava cogli occhi così gravi e strani +che ne rimasi tutta sconcertata. Spero +che si sarà ricordato che patisco il convulso. +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Ho scoperto ciò che manca, ciò che +ha sempre mancato, alla mia vita. Il +riso. Nessuno ride mai intorno a me. +Il riso, che cosa meravigliosa!... C'è +della gente che quando ride riempie di +luce, di suono e di fragranza il mondo. +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Si chiama Andrea. +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_16" id="Page_16"></a>[16]</span> +</p> + +<p class="center pad2"> +FEBBRAIO +</p> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Ho pensato a una nuova statua, affatto +diversa dalle altre opere mie. +</p> + +<p> +Non mi occorre modella. La farò, +così.... dal ricordo: Una donna. Una +donna che tra i tragici simboli della +vita e il macabro apparato della morte +ride! Null'altro. +</p> + +<p> +La intitolerò «Gioia». +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Ho rotto definitivamente coll'insoffribile +Claudio. Tutto è finito tra noi; +egli ha accettato il posto a Budapest; +ed io ho scritto un poema intitolato +«Addio»! ritmo moderno, come un +carro che sballotta per una via sassosa; +versi lunghi e corti: bellissimo! +</p> + +<p> +Lo manderò alla Rivista «Ardente». +</p> + +<p> +E così dalla mia vita — <i>exit</i> Claudio. +</p> + +<p> +Che sollievo! Che leggerezza! +</p> + +<p class="indl pad1"> +<span class="pagenum"><a name="Page_17" id="Page_17"></a>[17]</span> +<i>Mio signore</i>, +</p> + +<p> +<i>Venga a trovarmi questa sera.</i> +</p> + +<p> +<i>Sarò sola.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana Allori.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Ciò che mi rapisce in lei è la sua letizia, +la sua trillante esultanza! Sembra +vivere in una continua estasi, in +una perenne ebbrezza. +</p> + +<p> +Lavoro alla statuetta «Gioia». Mi +pare ch'essa chiuda nel viso ancora misterioso +tutti gli splendori e tutte le +giocondità . +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Mia signora</i>, +</p> + +<p> +<i>Grazie. Verrò.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Andrea Galeazzi.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Ero brutta, so che ero brutta iersera. +Alice mi pettina esecrabilmente. +Mi fa una testa che pare una «pagnotta +Garibaldi». +</p> + +<p> +La licenzierò. +</p> + +<p> +Farei bene ad andare in campagna +per un mese a curarmi i nervi e la +carnagione. Flavia dice che contro i +<span class="pagenum"><a name="Page_18" id="Page_18"></a>[18]</span> +primi soli di Febbraio non c'è di meglio +che la crema Hazeline coll'acqua di +rose e alcune goccie di tintura di benzoino. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Mio signore ed amico</i>, +</p> + +<p> +<i>Lascio la città per qualche tempo. +Un nuovo poema mi canta ed urge entro +il cervello. Andrò ad ispirarmi nella +solitudine e nel silenzio.</i> +</p> + +<p> +<i>Venga a salutarmi prima ch'io +parta.</i> +</p> + +<p> +<i>Se domani, alle cinque, non avesse +nulla di meglio a fare....</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>V. A.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Fui da lei oggi alle cinque. Quante +cose avrei voluto dirle per impedire o +ritardare la sua partenza! Non ho trovato +nulla nel mio cuore selvatico, nella +mia gola inaridita. Sono rimasto muto, +impietrito, a guardare quel riso che le +scintillava negli occhi. +</p> + +<p> +.... Non sapevo che le donne potessero +essere delle creature così gaie e +delizianti. +</p> + +<p> +Già , ne ho conosciute ben poche. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_19" id="Page_19"></a>[19]</span> +La donna, dunque, è così? Non parla, +canta. Non cammina, vola. Non vive, +gioisce.... +</p> + +<p> +Mi pare di aver trascorso i miei +giorni finora rinchiuso in un sepolcreto +di famiglia.... d'autunno.... nella +nebbia.... +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Signora gentilissima</i>, +</p> + +<p> +<i>Se la Sua partenza, come spero, non +sarà imminente mi permetterei di offrirle +il modello di una mia nuova statua, +intitolata «Gioia» che mi sarebbe +caro dedicare a Lei.</i> +</p> + +<p> +<i>Confido che Ella ritarderà di qualche +giorno il progettato viaggio, e mi professo +di Lei devotissimo</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>A. Galeazzi.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +«Nella guerra d'amor vince chi fugge, +E chi non fugge, strugge.» +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Amico mio</i>, +</p> + +<p> +<i>È necessario ch'io parta. Il clima di +questa città .... ecc. ecc.</i> +</p> + +<p> +<i>Le arrida ogni fortuna.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana Allori.</i> +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_20" id="Page_20"></a>[20]</span> +</p> + +<div class="lui"><p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Mio Dio!... mio Dio! +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Viviana</i>, +</p> + +<p> +<i>Non partite!</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Andrea.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Andrea</i>, +</p> + +<p> +<i>Non parto.</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Viviana.</i> +</p> +</div> +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_21" id="Page_21"></a>[21]</span> +</p> + +<p class="center pad2"> +MARZO +</p> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Mia adorata, mia adorata!</i> +</p> + +<p> +<i>Verrai stasera?</i> +</p> + +<p> +<i>Altrimenti verrò io da te.</i> +</p> + +<p> +<i>Tuo per la vita e al di là .</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Andrea.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Mio divino amante</i>, +</p> + +<p> +<i>Ti aspetto.</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Viviana.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Gioia!... Gioia!...</i> +</p> + +<p> +<i>Non trovo altra parola nel mio cuore.</i> +</p> + +<p> +<i>Non trovo altro nome per te.</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Andrea.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +<i>Ti ho negli occhi, nei nervi, nelle +vene. Vado tra la gente come in un +sogno, estatica e stupefatta, perduta +nel ricordo di te....</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana.</i> +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_22" id="Page_22"></a>[22]</span> +</p> + +<div class="lui"><p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Viviana</i>, +</p> + +<p> +<i>Mi pare di aggirarmi in un mondo +popolato di fantasmi, dove tu sola sei +viva.</i> +</p> + +<p> +<i>Mentre intorno a me si discorre, si +ragiona, si vive, io, trasognato e tremante, +sento al mio collo la stretta +delle tue mani, sento la fragranza del +tuo respiro nella mia gola; m'anniento +nella profonda e spaventevole estasi che +tu mi dà i....</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Andrea</i>, +</p> + +<p> +<i>Sono posseduta da te, anima e corpo, +posseduta nel senso biblico della parola — in +modo che nulla all'infuori +di te può entrare in me o nel mio spirito. +Posseduta in un senso quasi innaturale +che preclude il corso alla vita +stessa; che ferma ogni palpito, che arresta +ogni pensiero.</i> +</p> + +<p> +<i>Dal momento in cui ti lascio al momento +in cui ti ritrovo mi pare di trattenere +il respiro.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana.</i> +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_23" id="Page_23"></a>[23]</span> +</p> + +<div class="lui"><p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +<i>Come ho potuto vivere prima di conoscerti? +Prima di respirare l'atmosfera +d'ebbrezza, d'esultanza e d'estasi che si +sprigiona da te? Ed io credevo che +l'amore nella donna fosse una passione +fosca e malinconica, tragica e tormentosa!... +No! tu, mia divina creatura, +sei tutta luce, tutta riso e sorriso e +voluttà !</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +<i>Ma è possibile, è possibile che tu, +così grave e austero, abbia amato in +me la mia letizia, la mia insensata, irragionevole +giocondità ?... Ed io che +avrei voluto ammantarmi di solenni e +sentimentali parvenze per piacerti!</i> +</p> + +<p> +<i>Potrò dunque finalmente essere sincera +con te? Essere quale sono — folle +frivola felice? Sorridere e ridere, di +tutto e di tutti, col capo appoggiato al +tuo cuore?...</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +<i>Ridi, ridi, ridi, adorata!</i> +</p> + +<p> +<i>È questa letizia, questa esultanza, +questa fresca felicità che più io amo +in te.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Andrea.</i> +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_24" id="Page_24"></a>[24]</span> +</p> + +<p class="center pad2"> +APRILE +</p> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +.... Intorno a me c'è musica e folla. +Vorrei essere nel silenzio del suo studio, +vicino a lui e alle sue sublimi opere +d'arte. Beate, ah! beate quelle donne +marmoree ch'egli ha creato e che inclinano +a lui i volti appassionati ed +estatici. +</p> + +<p> +Anche a me pare d'essere una donna +creata da lui, che aspetta d'essere dalla +sua mano immortalizzata o distrutta. +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Novità piacevole e inattesa: il Comitato +Regionale ha pagato! +</p> + +<p> +Vengono oggi a prendere la «Rassegnazione +che sorride al Dolore». +</p> + +<p> +Era tempo! +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Egli è così bello quando si china su +di me e i suoi sguardi di luce filtrano +obliqui sotto alle ciglia lunghe, che ne +<span class="pagenum"><a name="Page_25" id="Page_25"></a>[25]</span> +provo un senso quasi di vertigine, un +senso di disperata estasi che non so +nè descrivere nè spiegare. +</p> + +<p> +Allora mi assale un affanno, uno +struggimento dell'infinito.... o del nulla; +come una profonda nostalgia della +morte.... +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Mio diletto</i>, +</p> + +<p> +<i>A che ora ti vedrò?</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Viviana.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Viviana era diversa oggi. Mi pareva +meno gaia e scintillante.... Perchè? +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Amor mio</i>, +</p> + +<p> +<i>Verrò stasera.</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Andrea.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Che cos'è questo struggimento? questa +inquietudine? questo affanno? +</p> + +<p> +Mi pare di non poter ridere più; mi +pare di non poter parlar più. La gola +mi si stringe come in un perenne singhiozzo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_26" id="Page_26"></a>[26]</span> +Quando gli sono lontana mi sento +morire; e quando sono con lui non ho +voglia che di abbattermi sul suo petto.... +e piangere. +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +È venuto il conte Ilario d'Eril a +darmi l'incarico di eseguire una targa. +Ha visto il modello di «Gioia» rimasto +a mezzo, e l'ha trovato bellissimo. +</p> + +<p> +Voglio terminarlo. +</p> + +<p> +«Gioia»! La contemplo, la scruto; +assomiglia a Viviana. +</p> + +<p> +E pure, strano a dirsi, talvolta mi +sembra che Viviana alla statuetta non +assomigli più. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Dolcezza mia</i>, +</p> + +<p> +<i>Mi rimetto al lavoro che tu mi hai +ispirato. Così, anche da lontano, sento +di essere con te. Ci vedremo domani.</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Tuo</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Andrea.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Dunque per tutt'oggi non lo vedrò. +</p> + +<p> +La giornata primaverile splende e si +spegne; io sono qui, sola, triste a +struggermi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_27" id="Page_27"></a>[27]</span> +Ed egli è rinchiuso là , tra le sue +spaventose e immobili statue, macabre +nella loro fissità ; terribili e contronatura +perchè non mutano e non muoiono +in un mondo dove tutto muta e +muore. +</p> + +<p> +Egli è calmo e contento; il suo lavoro +lo assorbe, la sua arte lo affascina. +</p> + +<p> +L'Arte, ah! l'Arte.... che orrore! +L'Arte! la nemica della donna, la nemica +della felicità ! +</p> + +<p> +Ma se io gli dicessi questo, non mi +comprenderebbe. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Amor mio</i>, +</p> + +<p> +<i>Fai bene, fai bene a lavorare. L'Arte +sarà per te la Donna migliore di tutte. +Essa non ti tradirà e non ti scorderà +se tu non la scordi e la tradisci.</i> +</p> + +<p> +<i>A domani, dunque.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Mio tesoro</i>, +</p> + +<p> +<i>Com'è bello ciò che tu dici dell'Arte!</i> +</p> + +<p> +<i>Tu vedi la vita e l'amore diversamente +da tutte le altre donne. È per +questo, forse, ch'io ti amo così perdutamente.</i> +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_28" id="Page_28"></a>[28]</span> +<i>Neppure oggi mi stacco dal mio lavoro. +Sei contenta?</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Tuo</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Andrea.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Strano che il cuore dell'uomo e della +donna non siano mai, non possano mai +essere completamente all'unisono! La +loro armonia sembra basata sul contrattempo, +come le note sincopate dei +«rag-times» o delle Danze Ungheresi +di Brahms: quando l'uno è sul «battere», +l'altro è sul «levare»; quando +l'uno è felice, l'altro soffre; quando +l'uno comincia, l'altro termina.... +</p> + +<p> +L'uomo vuole la gioia dell'ora; la +donna, non appena ama, vuole il parossismo +e il pathos, vuole l'infinito e +l'eterno. +</p> + +<p> +Andrea s'è innamorato di me per la +mia spensierata indifferenza, la mia +gaia, incurante letizia; e non appena +m'innamoro io di lui, ecco svanire la +mia gaiezza, spegnersi la mia giocondità +ed io non sono più quella che egli +ha amato. Sono cupa, fosca, esigente, +noiosa, come tutte le donne innamorate. +Mi sento l'anima piena di una +esasperata ostilità e la bocca piena di +parole amare. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_29" id="Page_29"></a>[29]</span> +Flavia, a cui mi confido, scrolla le +spalle: «Che vuoi! siamo fatte così. +L'amore si posa sulla soglia del nostro +cuore come una cosa mite, luminosa, +alata; ci sembra una farfalla, +una colomba, o un'allodola che batterà +l'ali.... canterà e volerà via. Ma non +appena è in noi, ecco che ci accorgiamo +di aver chiuso nel nostro cuore una +tigre; una tigre che ci rode, ci strazia +e ci dilania». +</p> + +<p> +È vero, è vero! Anch'io sento la tigre +accovacciata in me. E pensando ad +Andrea mi domando: che cosa posso +fare per tormentarlo, per farlo soffrire +come soffro io? +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Mio carissimo</i>, +</p> + +<p> +<i>Poichè oggi tu non vieni, andrò alle +corse con Clerici e Giorgio di Vallefuoco. +Stasera Silvestri mi conduce a +udire le poesie indiane del Tagore. Tu +sai che cosa è per me la poesia!...</i> +</p> + +<p> +<i>In ispecie quella indiana.</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Sempre tua!</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +La statuetta non mi riesce. Il viso +pare velato da non so quale mestizia; +sulle labbra non vi è più un riso ma +<span class="pagenum"><a name="Page_30" id="Page_30"></a>[30]</span> +un «rictus», e le occhiaie sono piene +d'ombra. Forse, dopo tutto, ci vorrà +una modella. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Viviana fu oggi da me per pochi +istanti. Era strana. Mi fissava con uno +sguardo di fuoco e un sorriso di gelo. +Mi disse che Clerici era di fuori in automobile. +D'improvviso mi ha domandato: +</p> + +<p> +— Per quanto tempo m'amerai? +</p> + +<p> +Io risi. +</p> + +<p> +— Hai forse qualcuno che aspetta il +suo turno?... +</p> + +<p> +— Rispondi! — fece lei colle labbra +strette. +</p> + +<p> +Allora le presi le due mani: +</p> + +<p> +— Per sempre. +</p> + +<p> +— Uh, che orrore! — esclamò con +una risata cinica. — Non voglio. Voglio +essere amata per poco tempo. +</p> + +<p> +— Perchè? perchè? +</p> + +<p> +— Perchè.... le cose lunghe diventano +serpi! — mi disse lei. +</p> + +<p> +E mi lasciò. +</p> + +<p> +Più conosco le donne e meno le comprendo. +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_31" id="Page_31"></a>[31]</span> +</p> + +<div class="lei"><p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Sincera! Volevo essere sincera con +lui. Ma qual'è la donna che può essere +sincera con un uomo? +</p> + +<p> +È nostro destino mentire, mentire +sempre. Mentire all'uomo, per non +perderlo, quando non lo si ama.... Mentire, +mentire mille volte di più, per +non perderlo, quando lo si ama! +</p> + +<p> +Se ad Andrea io svelassi tutto il mio +cuore, se gli gridassi sul viso: — Ti +amo! Ti amo! Non posso più vivere +così.... Portami via, tienimi con te per +sempre!... oppure, dammi la morte! +Fa ch'io piombi dal tuo abbraccio nel +Nulla! — egli mi guarderebbe stupito +con quei begli occhi tranquilli e +profondi, e penserebbe con un lieve +senso di noia e di stanchezza: — Mio +Dio! Come è eccessiva ed esaltata questa +donna! +</p> + +<p> +Non è così fatto il cuore degli uomini? +L'eccessiva passione, l'esaltazione +del desiderio, la dedizione completa, +invece di avvincerli li allontana. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Mio caro</i>, +</p> + +<p> +<i>Impossibile vederti questa sera. Vado +al Regio con Oldofredi a udire il concerto +di musica boema. Tu sai quanto +<span class="pagenum"><a name="Page_32" id="Page_32"></a>[32]</span> +adoro la musica.... in ispecie quella +boema.</i> +</p> + +<p class="indl"> +<i>Addio.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana.</i> +</p> + +<p> +<i>A meno che ciò ti dispiaccia?...</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Strano questo bisogno che hanno le +donne di correre di qua e di là coll'uno +e coll'altro.... +</p> + +<p> +Probabilmente se io la pregassi di +non andare, mi troverebbe geloso e tirannico +e mi prenderebbe in odio. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Amor mio</i>, +</p> + +<p> +<i>Nulla di ciò che a te piace può dispiacere +a me.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Andrea.</i> +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +No. Nel cuore della donna l'amore +non è la gioia: è lo strazio, è lo struggimento, +è una fosca e frenetica disperazione +senza ragione e senza rimedio. +</p> + +<p> +Non c'era concerto al Regio iersera. +Egli avrebbe potuto accertarsene, guardando +il giornale. Poteva telefonarmi; +<span class="pagenum"><a name="Page_33" id="Page_33"></a>[33]</span> +accorrere, protestare, pregare; poteva +rimproverarmi, ingiuriarmi, insultarmi. +</p> + +<p> +Niente! Si è rassegnato. Come la sua +statua, la sua aborrita e orrenda statua: +«la Rassegnazione che sorride al +Dolore». +</p> + +<p> +Io odio la Rassegnazione. Odio la +gente che si rassegna. Odio le statue. +Odio tutto. +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Il modello in creta di «Gioia» è terminato. +È indubbiamente ciò che di +meglio ho fatto finora. +</p> + +<p> +Melzi mi fa osservare che dico sempre +questo di ogni mio lavoro più recente. +</p> + +<p> +Sarà così. +</p> + +<p> +Tuttavia «Gioia» mi sembra senza +contestazione il mio capolavoro. +</p> + +<p> +Viviana ne sarà felice. +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Vorrei morire! morire subito, fulminata +ai suoi piedi! Non posso più vivere, +non posso più mentire. Non posso +più sorridere colla Tigre che mi sbrana +e mi dilania. Non penso più che alla +morte, al silenzio, alla pace, all'oblio. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_34" id="Page_34"></a>[34]</span> +Esco sul balcone e guardo il fiume +che scorre calmo e lucente sotto alle +mie finestre. Perchè non correrei fuori +nel grigio crepuscolo e mi lascerei scivolare +giù in quell'argentea profondità ? +Dopo un breve attimo di terrore, +di soffocazione, di disperata lotta, calerei +lentamente al fondo, e vi giacerei +immobile, calma e placata, colla fronte +al cielo.... E le tranquille acque mi +scorrerebbero sul viso. +</p> + +<p> +Oh, dolce giacere immobile e supina +sotto quel liquido e mobile frescore! +oh, dolce sentire l'acqua scorrere sopra +il mio viso!... +</p> + +<p> +Perchè non morire?... O allora.... +dirgli tutto? +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Ho deciso di concorrere per la Fontana +Monumentale di Piazza Solferino. +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Gli ho detto tutto. Tutto! +</p> + +<p> +Gli ho detto: — T'amo troppo. Soffro +troppo. Voglio lasciarti. +</p> + +<p> +— Ma perchè soffri? Non t'amo forse? +non t'amo? — mi chiedeva lui smarrito. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_35" id="Page_35"></a>[35]</span> +— Sì, sì! m'ami! — E gli accarezzavo +i capelli, mentre dentro la tigre +mi lacerava e mi sbranava. +</p> + +<p> +Allora egli mi è caduto ai piedi. — Dimmi +che cosa debbo fare! Che cosa +vuoi che faccia? Io non ti capisco. Non +so perchè soffri, non so perchè dici che +ti rendo infelice. +</p> + +<p> +— Non lo so neppur io, — risposi +singhiozzando. +</p> + +<p> +Allora egli mi chiuse tra le braccia +come fossi una bambina. — Vuoi che +lasciamo tutto? Vuoi venir via con me? +Vuoi?... Vuoi che si vada lontano dove +nessuno ci conosce a vivere insieme per +sempre? +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Mio Dio, mio Dio! Vi ringrazio. +</p> + +<p> +Partire con lui!... Andare lontano, +dove nessuno ci conosce! Vivere insieme!... +per sempre!... +</p> + +<p> +La tigre è morta. +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +«Alea jacta est». Partirò con lei. +</p> + +<p> +Sarà quel che sarà . +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_36" id="Page_36"></a>[36]</span> +</p> + +<p class="center pad2"> +MAGGIO +</p> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Come sono felice! Come sono felice! +</p> + +<p> +Forse non è tanto il pensiero della +fuga con lui, della vita con lui, che +mi esalta, ma il fatto <i>ch'egli lo voglia</i>. +</p> + +<p> +Una immensa tranquillità , una pace +blanda è scesa sulla mia anima e quasi +non riesco a comprendere e a ricordare +le turbolenti angoscie dei giorni passati. +Perchè soffrivo tanto? Non lo +so più. +</p> + +<p> +Oldofredi, il pittore, è venuto a trovarmi +oggi e mi ha guardata stranamente. — Che +cosa avete? — mi ha +chiesto. — Come siete translucente e +raggiante! — Indi ha soggiunto: — E +perchè non lavorate? Perchè non scrivete +più?... Badate che l'ingegno non +è un dono, ma una responsabilità . +L'ingegno è un debito da pagare, è un +dovere da compiere; non è un fiore da +puntarsi nei capelli! +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_37" id="Page_37"></a>[37]</span> +Io sospirai. — Lo so, lo so; ma che +volete? Una donna non può scrivere se +non è innamorata. E quando è innamorata.... +non può scrivere! +</p> + +<p> +— Forse è vero, — disse Oldofredi +colla sua voce un po' cavernosa. — Ma +vi è un momento, momento fugace, effimero, +evanescente, tra un amore che +sta per tramontare e un amore che sta +per nascere, in cui può fiorire il capolavoro. +State in attesa, o Viviana! di +quel momento fatale e vitale. E non +lasciatelo passare invano. +</p> + +<p class="pad2"> +Rimettermi a scrivere? Creare un +capolavoro? Ah, lo vorrei! +</p> + +<p> +È vero. — L'ingegno non è un fiore +da puntarsi nei capelli!... +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Più ci penso e più mi afferra la febbre +della partenza, mi appassiona +l'idea di lasciare dietro di me il passato, +e slanciarmi nell'avvenire. Ciò +che da principio mi spaventava, mi pareva +una follia quasi colpevole, quasi +imperdonabile, mi sembra ora l'unica +cosa giusta e grande e felice ch'io +abbia concepito mai, ch'io possa realizzare +mai. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_38" id="Page_38"></a>[38]</span> +E perchè no? Sono un artista, dunque +sono libero. Dovunque io vada +porto le mie due mani con me; porto +con me i miei occhi e la mia anima; e +porto con me Viviana, ispirata e ispiratrice. +</p> + +<p> +Partire! partire con lei! Ricominciare +la vita in un paese nuovo, ignoto, +vasto, generoso; lavorare, sostenuto dal +meraviglioso amore di quella creatura +meravigliosa! +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Partire!... Esiliarsi!... Lasciare l'Italia +e tutto ciò che l'Italia rappresenta +per me! La luce.... l'incanto.... +l'ispirazione!... +</p> + +<p> +Questo pensiero talvolta mi spaventa. +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Giro per questa città come un allucinato.... +o come un dio: già rimoto, +già staccato da tutto e da tutti. +</p> + +<p> +Come mi sembrano poveri e pietosi +quelli che restano qui, in questo ambiente +ristretto, sordido, meschino, +dove ogni giorno s'incontrano le medesime +<span class="pagenum"><a name="Page_39" id="Page_39"></a>[39]</span> +persone, i medesimi pregiudizi, +le medesime piccole amicizie e piccole +ostilità . Tra un mese sarò lontano da +tutto ciò. Lontano!... +</p> + +<p> +E tutte le acque dell'Atlantico scorreranno +tra me e questi pallidi giorni +del passato! +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Da due giorni non vedo Andrea. Lavora +febbrilmente alla sua statua, o +corre in qua e in là preparandosi alla +partenza. +</p> + +<p> +Fui stamane nello studio di Oldofredi +che s'apre su un grande giardino soleggiato. +</p> + +<p> +Ne esco ebbra di colori. Donne azzurre +e donne arancine, donne drappeggiate +e donne ignude, donne sdraiate e +donne ritte, donne vaganti per lunghi +misteriosi corridoi o danzanti all'aperto +sotto cieli verdastri punteggiati di lucciole.... +Quanta fantasia, quanta stranezza, +quanta suggestiva ambiguità in +quest'arte! +</p> + +<p> +Già , l'Arte!... In fondo, come dice +Oldofredi, non c'è altro di bello al +mondo. L'Arte! figlia del Sogno, sorella +dell'Amore!... +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_40" id="Page_40"></a>[40]</span> +</p> + +<div class="lui"><p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Oggi ho detto a mia madre e a mio +fratello che partivo. La loro disperazione +è indescrivibile. Sembrano annientati, +terrorizzati. +</p> + +<p> +— Che cosa faremo? — piangeva mia +madre, — io vecchia, lui malato, senza +di te? +</p> + +<p> +Sono fuggito. Mi pareva d'essere un +carnefice. +</p></div> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +Ho voglia di lavorare; di scrivere un +nuovo libro. +</p> + +<p> +Che sia questo il momento fatidico +pronosticato da Oldofredi? Ma quale +sarebbe «l'amore che tramonta», e +quale «l'amore che nasce»? +</p> + +<p> +.... Pensiamo al capolavoro. +</p> + +<p> +In un libro ciò che conta soprattutto +sono due cose: il titolo — e la fine. +</p> + +<p> +La fine è subito trovata. <i>Lui</i> la abbandona, +e <i>lei</i> muore. (Non è forse freschissimo +ma è sempre bello). +</p> + +<p> +Ma il titolo? È cosa più ardua. +</p> + +<p> +Inviterò tutti i miei amici per venerdì +sera: farò servire il thê à la +russe; del caffè fortissimo; del vino di +coca, e delle pillole di fosforo. E tutti +<span class="pagenum"><a name="Page_41" id="Page_41"></a>[41]</span> +dovranno aiutarmi a trovare un titolo, +un titolo strano, strabiliante, per il mio +nuovo libro. Lo dirò anche ad Andrea, +sebbene non abbia molta fantasia. +</p> + +<p class="indl pad1"> +<i>Andrea</i>, +</p> + +<p> +<i>Ti aspetto domani sera, senza fallo!</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Questa sera l'ho udita ridere come +nei primi giorni in cui la conoscevo. +Veramente non rideva con me. Io andavo +da lei credendo di trovarla sola, +ma il salotto era pieno di gente. +</p> + +<p> +Mi accolse festosa salutandomi da +lontano colla mano alzata e il sorriso +raggiante. +</p> + +<p> +— Oh.... Andrea Galeazzi! Che piacere!... +</p> + +<p> +In quell'istante mi parve che tutte +le acque dell'Atlantico scorressero tra +me e lei. +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_42" id="Page_42"></a>[42]</span> +</p> + +<p class="center pad2"> +GIUGNO +</p> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Carissimo Andrea</i>, +</p> + +<p> +<i>Ma come puoi pensare ch'io voglia +rinunciare al nostro progetto? Mi credi +dunque incostante e leggera? frivola e +senza cuore?</i> +</p> + +<p> +<i>È perfettamente vero che i Laforêt +mi hanno invitata a passare l'estate +nel loro castello di Revoire. Ma non +per un istante ho pensato ad accettare +l'invito.</i> +</p> + +<p> +<i>Il mio pensiero è con te; lo sai.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana.</i> +</p> + +<p> +P. S. <i>Mi pare che di tutti i titoli +suggeriti l'altra sera, «Narciso» è +quello che mi piace di più. Anche «Pervertimenti» +non sarebbe male....</i> +</p> + +<p> +<i>Tu, che ne dici?</i> +</p> + +<p> +<i>Oldofredi mi ha promesso le illustrazioni.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +La statua è finita. +</p> + +<p> +Tutto è pronto. +</p> + +<p> +Agli amici più intimi ho già detto +addio. +</p> + +<p> +Il mio cuore è in tumulto. +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_43" id="Page_43"></a>[43]</span> +</p> + +<div class="lei"><p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p class="indl"> +<i>Perdonami, Andrea! Perdonami!</i> +</p> + +<p> +<i>Non parto. No. Non posso partire +con te. Sarebbe la peggiore delle follie, +sarebbe la più atroce delle crudeltà .</i> +</p> + +<p> +<i>Pensa, pensa quanto saremmo infelici.</i> +</p> + +<p> +<i>Sì: dopo un anno, dopo due anni — forse +anche prima — pensa quanto soffriremmo +tu ed io. Tu più di me!... +O io più di te!... Non lo so.</i> +</p> + +<p> +<i>So che verrebbe presto tra noi l'ora +atroce del rimpianto e dei rimproveri.</i> +</p> + +<p> +<i>Oggi ci sembra che l'esistenza intera +non basterebbe alla nostra sete d'amore. +Oggi, che tutto ci separa, che non possiamo +mai saziarci l'uno dell'altro, mai +guardarci abbastanza, mai parlarci abbastanza, +ecco, ci irrompono dal cuore, +ci fioriscono sulle labbra le grandi parole +enfatiche di tutti gli amanti: la +Lontananza!... l'Isolamento!... l'Eternità !...</i> +</p> + +<p> +<i>Ma quando fossimo isolati, quando +fossimo lontano, quando — dissetati e +placati — ci trovassimo soli di fronte +l'uno all'altra nella perpetua solitudine +accoppiata degli amanti che vivono +fuori della legge.... credi tu che non ne +soffriremmo?</i> +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_44" id="Page_44"></a>[44]</span> +<i>Tu forse non lo credi. Ma io lo so.</i> +</p> + +<p> +<i>Quando tu, per amor mio, avessi lasciato +dietro di te tutto ciò che ti fu +caro, tutto ciò che ha formato fino ad +oggi la tua esistenza: tua madre, tuo +fratello, i tuoi amici, i tuoi impegni, i +tuoi doveri, — ne avresti rammarico +e rimpianto.</i> +</p> + +<p> +<i>E quanto a me?... Oh, Andrea, io +non sono che una piccola anima meschina; +sono come tutte le donne — o +quasi tutte — che, pur anelando +alla vietata gioia vogliono anche la decorosa +rispettabilità ; che pur non volendo +rinunciare al piacere, non intendono +derogare dalle convenienze; che +vogliono la passione ma non lo scandalo; +che vogliono l'abbraccio degli uomini +ma anche il saluto delle donne....</i> +</p> + +<p> +<i>Tu mi odierai; tu mi disprezzerai! E +avrai ragione.</i> +</p> + +<p> +<i>Ebbene, disprezzami, odiami, ma non +soffrire. Non voglio, non voglio che tu +soffra per me. Non lo valgo, non lo +merito.</i> +</p> + +<p> +<i>Io ti ho sempre mentito. Io ti scrivevo +delle lettere tristi quando ero +gioiosa, ti scrivevo delle lettere gioiose +quando ero triste; e anche ora, ora +che vorrei essere così sincera con te, +forse.... non lo sono.</i> +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_45" id="Page_45"></a>[45]</span> +<i>Forse la verità è un'altra.</i> +</p> + +<p> +<i>Non lo so. So che tu non devi, che +tu non devi soffrire per me.</i> +</p> + +<p> +<i>Andrea, Andrea! Dimmi che non +soffri.</i> +</p> + +<p class="indr"> +<i>Viviana.</i> +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p class="pad1"> +<i>Non importa se io soffro. Segui la +tua strada.</i> +</p> + +<p> +<i>Quanto a me non affliggerti. Anche +prima di conoscerti ero triste.</i> +</p> + +<p> +<i>Addio.</i> +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_46" id="Page_46"></a>[46]</span> +</p> + +<p class="center pad2"> +LUGLIO +</p> + +<div class="lei"> +<p class="center"> +(LEI) +</p> + +<p> +È finito. Finito! +</p> + +<p> +Quando penso a lui, solo laggiù, nel +suo studio tetro e desolato, mi sento +morire. +</p> + +<p> +Perchè l'ho amato? Perchè ho sofferto? +Perchè l'ho lasciato?... +</p> + +<p> +Non so. Non capisco il mio cuore. +</p> + +<p> +Parto domani per Castel Révoire; con +Flavia. +</p> + +<p> +Viene anche Oldofredi. +</p></div> + +<div class="lui"> +<p class="center"> +(LUI) +</p> + +<p> +Quanto vano gioire e vano soffrire! +Ecco: torno qual'ero; torno alle mie +silenziose creature. +</p> + +<p> +E di tutto questo turbine di voluttà +e d'angoscia, di tutta questa bufera che +è passata sul mio cuore, che cosa resta? +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Resta una statua intitolata: «<i>Gioia</i>». +</p></div> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_47" id="Page_47"></a>[47]</span> +</p> + +<h2><a name="VIGILIA" id="VIGILIA"></a>II.<br /> +Notte di Vigilia</h2> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_49" id="Page_49"></a>[49]</span> +</p> + +<p> +Un invito da Bérangère! Dopo un anno di silenzio. +Stupita rileggo il biglietto postale: +</p> + +<div class="blockquote"><p class="indl"> +«Diletta Annie, +</p> + +<p> +So che sei in Isvizzera. Dove passi il Natale? +Perchè non a Montreux, colla tua sempre affezionata +amica +</p> + +<p class="indr"> +Bérangère?». +</p></div> + +<p> +Io ripasso mentalmente la lista delle diverse persone +con cui ho promesso di passare quest'anno il +Natale: con Jack a Dublino; con Maman a Nervi; +con Vivien a Glasgow; con Barbara a Torino; con +Silvia a Roma; con O'Kelly a Parigi.... Secondo +una mia abitudine, nei momenti d'incertezza faccio +saltare in aria un soldo perchè decida della mia +sorte: se è testa — Bérangère; se è croce, no. +</p> + +<p> +Il soldo balza, gira e cade. È croce. Dunque è +esclusa Bérangère. Ma allora, rifletto io, chi prescegliere +tra tutti gli altri a cui ho promesso?... Ritentiamo +la sorte! +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_50" id="Page_50"></a>[50]</span> +Stavolta è testa. Dunque Bérangère. +</p> + +<p> +Ed io le scrivo: +</p> + +<div class="blockquote"><p class="indl"> +«Cara Bérangère, +</p> + +<p> +Aspettami nel pomeriggio della Vigilia. +</p> + +<p class="indr"> +Tua Annie» +</p></div> + +<p> +Chiusa la lettera, mi si affaccia un dubbio: Bérangère +Tarnier? Era fidanzata un anno fa al conte +Lucien de Lussain-Maldé di Château-Mirval; poi non +ne ho più saputo nulla. Sfumate le nozze? o smarrito +il <i>faire-part</i>? +</p> + +<p> +Mi decido a indirizzare: «Bérangère Tarnier, Montreux»; +e il mattino del 24 dicembre salgo nel treno +Berne-Genève con gente di ogni paese e d'ogni colore, +politico e fisico. Di fronte a me un grande e +magnifico Bey egiziano guarda con cupi occhi sfilare +il paesaggio da cartolina illustrata, sognando +certo le sue pianure torride, i suoi deserti sabbiosi, +la sua gente oppressa dal ferreo pugno britannico.... +Accanto a lui un uomo biondo, ancor giovane, di cui +i tragici occhi azzurri hanno scandagliato le profondità +ultime del dolore; lo riconosco: è Von Hindenburg, +nipote del chiodato Feld-Maresciallo. +Presso a lui, rosea e ridente sotto al grande cappello +nero, Mary Snowden, la propagandista del Labour-party +inglese, la bionda Amazzone degli operai. Nell'angolo +di fronte a me due giapponesi, a cui io mi +sentirei tentata di dire: «<i>Anatanohà Taxan Kiri!</i>» +in purissimo nippone; ma me ne astengo perchè non +<span class="pagenum"><a name="Page_51" id="Page_51"></a>[51]</span> +so più che cosa voglia dire. Alla mia destra, biondo-ricciuta +come l'immortale suo fratello, la sorella di +Paderewski mi saluta con affetto. +</p> + +<p> +E il treno corre.... +</p> + +<p> +Qui ci starebbe un po' di descrizione di paesaggio +svizzero sotto la neve; ma le descrizioni di paesaggio +si possono trovare in molti libri scritti da altri +autori. +</p> + +<p> +Quindi salto subito, come in un viaggio cinematografico, +alla stazione di Montreux; ed ecco anche +Bérangère, sorridente e soave, che dalla piattaforma +mi saluta sventolando il fazzoletto di seta +rossa. (È sempre stata un poco socialista, Bérangère!). +</p> + +<p> +— Prenderemo il thè qui nell'Eden Palace, — dice, +traendomi verso un Grand Hôtel vicino alla +stazione. — Dopo, verrai a casa mia. +</p> + +<p> +Quando siamo nell'Hall, installate in due grandi +poltrone, le chiedo: +</p> + +<p> +— Parlo con mademoiselle Tarnier o con madame +la comtesse de Lussain-Maldé? +</p> + +<p> +Ella, senza rispondermi, si slancia in una poetica +dissertazione sul Natale; sul mistico significato della +Vigilia di Natale, del giorno di Natale, della notte +di Natale.... Indi improvvisamente mi chiede: +</p> + +<p> +— Tu, come hai passato la notte della Vigilia, +l'anno scorso? +</p> + +<p> +Io riordino rapidamente i miei pensieri; poi rispondo: — Nascosta +in una casa di Londra con cinque +o sei Sinn Feiners evasi dalle carceri irlandesi. +E tu? +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_52" id="Page_52"></a>[52]</span> +Bérangère nervosamente gira e rigira entro le mani +il suo fazzoletto rosso e ne fa qualche cosa che somiglia +a un topo, con coda e orecchie; poi lo fa saltare +da una mano all'altra. +</p> + +<p> +— Io?... — dice, come per guadagnar tempo; — Ah! +Io!... — E improvvisamente si chiude il viso +nelle mani. +</p> + +<p> +Vi è nella sua voce un'espressione che non comprendo. +Orrore? Estasi? Disperazione? Non so. +</p> + +<p> +— Dimmi, — le ordino, colla tazza di thè in +mano, mentre di fuori nel crepuscolo.... +</p> + +<p> +(Qui leggere due pagine di un altro autore). +</p> + +<p class="pad2"> +— Ebbene, — dice Bérangère, — ascolta. +</p> + +<p> +— Ero venuta a passare un mese dalla zia Clotilde +qui sopra, a Glion, dovendo poi raggiungere per le +feste natalizie la famiglia del mio fidanzato a Ginevra. +La sera della Vigilia vi doveva essere da loro a +Château-Mirval un pranzo di famiglia seguìto da un +grande ricevimento per partecipare al mondo che +l'erede dei Lussain-Maldé si fidanzava.... a me. Da +Parigi era annunciato, per l'occasione, l'arrivo di +parenti milionari che portavano in dono a lui una +Peugeot 40 HP., e a me una collana di perle con +sessantotto gemme scelte. Tutta la festa doveva rivestire +un carattere di grande etichetta e solennità . +</p> + +<p> +Fu deciso ch'io lascerei Glion, accompagnata dalla +zia, alle due del pomeriggio, arrivando a Ginevra +verso le quattro. Indi, thè di gala; pranzo intimo; +ricevimento fastoso. +</p> + +<p> +Il giorno 23 mandammo a Ginevra bauli e valigie; +<span class="pagenum"><a name="Page_53" id="Page_53"></a>[53]</span> +il 24, alle due, uscimmo dall'albergo e ci avviammo +alla stazione della funicolare per scendere a Montreux. +</p> + +<p> +Ed ecco che sulla strada nevosa e ghiacciata mia +zia scivola, cade, si sloga un piede. +</p> + +<p> +Agitato ritorno tra le braccia del portiere all'Hôtel! +affannati telefonamenti al dottore di Montreux — assente! +a quello di Territet — presente ed +accorrente. Compresse d'acqua vegeto-minerale. Altri +telefonamenti ai de Lussain-Maldé, Château-Mirval, +Ginevra. «Verrò, io sola, col prossimo treno. +Arrivederci stasera alle 21,10». Disperate proteste +dall'altra estremità del telefono. Laceranti gemiti +dal letto di zia Clotilde. Nuove compresse d'acqua +vegeto-minerale. Tristi riflessioni: niente thè di +gala! niente pranzo intimo! Unico conforto: arriverò +a tempo per il fastoso ricevimento. +</p> + +<p> +Difatti alle 17,50, avviluppata in fluttuanti veli da +viaggio, scendevo nella neve e la nebbia alla Funicolare +Glion-Montreux; alle 18 e 20 m'aggiravo quaggiù +nella stazione di Montreux con quaranta minuti da +aspettare. Era buio; faceva freddo; la sala d'aspetto +era lugubre e deserta. Nessuno viaggiava in questa +serata. Pensai al pranzo di famiglia — tavola risplendente, +visi sorridenti, vini spumeggianti, discorsi +augurali, ed io, a fianco di Lucien, eroina di +tutti i festeggiamenti.... Un'irrefrenabile tristezza +mi morse il cuore e mi riempì gli occhi di lagrime. +Ma subito il pensiero di arrivare in casa de Lussain +cogli occhi gonfi, frenò il mio pianto, e decisi di andare +nella <i>Salle de Toilette</i> a dare un ultimo ritocco +<span class="pagenum"><a name="Page_54" id="Page_54"></a>[54]</span> +ai miei capelli ondulati, un soffio di cipria alle +mie guancie.... Quest'idea mi confortò. +</p> + +<p> +M'avviai per il vasto andito deserto, percorsi un +altro lungo corridoio ed arrivai davanti all'uscio +della «<i>Toilette pour Dames. (Luxe). 50 centimes</i>». +Girai la maniglia ed entrai. +</p> + +<p> +La custode aveva già lo scialle in testa per partire +e stava riponendo in un armadietto il «luxe», costituito +da un pacco di forcelline, una scatola di +cipria e una saponetta rosa. Parve contrariata dal +mio arrivo. +</p> + +<p> +— Capirà , — mormorò, — è la Vigilia. I bambini +aspettano ch'io vada ad accendere l'albero di +Natale. +</p> + +<p> +— Non occorre che aspettiate, — diss'io; — lasciatemi +il sapone e un asciugamano. — E togliendo +dalla borsetta (unico mio bagaglio, poichè il resto +mi aveva preceduta a Ginevra) alcune monete d'argento, +gliele porsi augurandole buon Natale. Essa +ringraziò con effusione; indi, salutandomi e raccomandandomi +di «badare alla porta», uscì. +</p> + +<p> +Io udii risuonare a lungo i suoi passi per l'andito +sonoro. +</p> + +<p> +Chiusi con cura la porta ch'essa aveva lasciata +semi-aperta e mi dedicai alla mia toilette. Non fu +spiacevole occupazione; m'incipriai; mi lucidai le +unghie; constatai che i miei occhi non erano per +niente gonfi; appena un leggero arrossamento delle +palpebre tendeva a darmi — colla mia carnagione +bianca e i miei capelli color rame — un'aria un +<span class="pagenum"><a name="Page_55" id="Page_55"></a>[55]</span> +poco tizianesca. Pensai con soddisfazione alla mia +entrata nel gran salone di Château-Mirval, all'effetto +che produrrei sui parenti milionari, al primo +sguardo di Lucien.... Indi mi disposi a tornare sul +<i>quai</i> ad aspettare il treno. +</p> + +<p> +Richiusi la borsetta, gettai un ultimo sguardo nello +specchio e m'avviai alla porta. +</p> + +<p> +Afferrai la maniglia. Non girò. Spinsi la porta — non +cedette. Tirai la porta — non si mosse. Tentai +di scuoterla — era rigida, solida, incrollabile. Mi +guardai d'intorno in cerca d'una finestra. Non ve +n'era. +</p> + +<p> +Allora chiamai. Chiamai: «Custode!... Facchino!... +Portiere!...» Nessuno rispose; nessuno venne. +Tutti erano a casa a fare il pranzo della Vigilia. +Tutti erano intorno agli alberi di Natale accesi; ed +io ero qui rinchiusa nella «Toilette pour Dames, +luxe, 50 centimes». +</p> + +<p> +Udii da lontano un fischio, seguìto quasi subito dal +fragore del treno che entrava nella stazione. La disperazione +mi colse; poi rinacque la speranza: qualcuno +sarebbe venuto; qualche «dama» che per 50 +centesimi.... +</p> + +<p> +Nulla. Nessuno venne. Urlai, strillai, diedi dei +calci nella porta e nel muro, corsi in su e in giù, +aprii e richiusi una porticina in fondo su cui spiccavano +due lettere maiuscole dell'alfabeto inglese.... +</p> + +<p> +Un altro fischio, un rintocco di campana, un rullìo: +il treno usciva dalla stazione — andava a Ginevra +senza di me! La festa del fidanzamento avrebbe +luogo senza la fidanzata. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_56" id="Page_56"></a>[56]</span> +Colla calma della completa stupefazione sedetti +sull'unica seggiola — quella della custode — e cercai +di riordinare i miei pensieri sconvolti. Non c'era +più treno per Ginevra fino alle 2 del mattino. Viceversa +c'era un treno proveniente da Ginevra alle +23,28. Pensai: Lucien prenderà quel treno e verrà a +cercarmi. Chiederà , cercherà ; interrogherà il bigliettario, +il capostazione.... Il bigliettario non mi +aveva veduta, poichè avevo preso il biglietto direttamente +da Glion; ma il capostazione, sì. Durante +quei pochi minuti in cui avevo girato per la stazione +prima di venir qui, l'avevo scorto col suo berretto +rosso; ed anch'egli mi aveva veduta. Era un capostazione +giovane, con baffetti biondi.... e se li era arricciati, +guardandomi. Sì, sì! il capostazione direbbe +a Lucien d'avermi veduta; mi cercherebbero, mi +troverebbero, mi salverebbero! +</p> + +<p> +Ma erano le 19,10. Come far passare le ore fino +alle 23,28? Non avevo altra occupazione che di lucidarmi +le unghie; non avevo altro da guardare che +il lavabo di marmo, la saponetta rosa, l'asciugamano +e la tavola; non avevo altro da leggere che le +due lettere maiuscole sulla porticina in fondo. +</p> + +<p> +Mi chiusi nei miei pensieri. Pensai a Lucien, al +mio avvenire con lui.... pensai al pranzo di famiglia.... +agli alberi di Natale accesi per il mondo.... +</p> + +<p> +E lentamente — oh! come lentamente! — le ore +passarono. Ogni tanto emettevo qualche strillo per +il caso che qualcuno potesse udire. Ma la mia voce +in quel silenzio mi gelava il sangue. Cominciai ad +<span class="pagenum"><a name="Page_57" id="Page_57"></a>[57]</span> +aver paura, a guardarmi attorno; mi pareva di veder +muovere delle ombre negli angoli della stanza. +</p> + +<p> +Allora provai a dire tutte le preghiere che sapevo; +poi tutte le poesie che ricordavo. Cominciai con +«<i>Napoléon écolier</i>». +</p> + +<div class="poem"> +<p> +«À genoux, à genoux au milieu de la classe, +</p> +<p> +L'enfant mutin, +</p> +<p> +Dont l'esprit est de feu pour l'algèbre, et de glace +</p> +<p> +Pour le latin!...». +</p></div> + +<p> +Ma il terrore mi riprese, mi agghiacciò. Il cuore +mi batteva così forte che pensai: «Adesso morirò di +sincope. Mi troveranno domani, giorno di Natale, +seduta qui, morta — tragica e ridicola in questa esecrabile +«Toilette». +</p> + +<p> +Le 22. Le 22 e un quarto. Le 22 e mezzo. Le 23. +A momenti sarebbe arrivato il treno da Ginevra.... +e Lucien! Questo pensiero mi agitò tanto che mi misi +a gridare e non smisi più; gridai, gridai frenetica e +forsennata, e i corridoi vuoti echeggiarono dei miei +urli stridenti. +</p> + +<p> +Un passo! Sì, era un passo. Smisi di strillare un +attimo per ascoltarlo, poi ripresi più forte. Il passo +si fermò; indi riprese, affrettandosi, avvicinandosi: +e una voce chiamò: +</p> + +<p> +— Allò! allò! Dove siete? +</p> + +<p> +— Qui! qui! qui! — e lo stridìo della mia voce si +ripercuoteva in tutti gli angoli. +</p> + +<p> +— Ma dove? +</p> + +<p> +— Qui! <i>Toilette pour Dames! Luxe! Cinquante +<span class="pagenum"><a name="Page_58" id="Page_58"></a>[58]</span> +centimes!</i> — ululai. E caddi, quasi svenuta, sulla +seggiola. +</p> + +<p> +Dopo molto lavorìo colla maniglia la porta si aprì, +e il mio salvatore apparve sulla soglia. Era il capostazione. +</p> + +<p> +Mi guardò stupefatto. — <i>Mais qu'est-ce qui arrive?</i> +</p> + +<p> +— <i>Qu'est-ce qui arrive? Qu'est-ce qui arrive?</i> — feci +io, balzandogli incontro come una Furia. — <i>Arrive</i> +che io dovevo essere a Ginevra per il mio pranzo +di fidanzamento e che sono qui, da quattro ore, a +strillare, a soffocare, a spasimare.... +</p> + +<p> +— Oh! che disastro! — esclamò il capostazione; +ma mi parve di scorgere sotto ai suoi baffi biondi +tremolare un sorriso represso. Questo m'infuriò. +</p> + +<p> +— È iniquo — gridai, — è infame. Farò un processo, +a voi, alla Compagnia, alla Direzione, alla +Federazione. Sì, vi processerò; perchè non avete il +diritto di rinchiudere una creatura in questo posto +immondo la notte della Vigilia di Natale.... +</p> + +<p> +E il mio pianto sgorgò. +</p> + +<p> +— Creda, sono desolato, — diss'egli; — ma non +capisco.... — e tenendo la porta aperta girò due o +tre volte la maniglia e poi la chiave ch'era al di +fuori. — La serratura funziona perfettamente. +</p> + +<p> +— Già — esclamai sarcastica. — Perfettamente! +Difatti.... — E con un riso di scherno gli volsi le +spalle. +</p> + +<p> +— Ma sì; funziona perfettamente, — disse lui +calmo e cortese. — Guardi lei stessa. +</p> + +<p> +— Non è vero, non è vero! — gridai, e afferrando +<span class="pagenum"><a name="Page_59" id="Page_59"></a>[59]</span> +la porta la chiusi con violenza. — Non funziona affatto! — E +gli mostrai, tentando di riaprire, che la +maniglia non girava. +</p> + +<p> +Un poco impressionato, egli l'afferrò a sua volta. +La mosse, la scosse; spinse la porta, tirò la porta. +Niente. Solida, ferma, incrollabile, quell'uscio resisteva +ad ogni sforzo. Egli si volse e mi guardò. +</p> + +<p> +— Siete pazza? — disse, e i suoi occhi mandavano +lampi, — ci avete chiusi dentro! +</p> + +<p> +Io fremetti di sdegno. — Uscite, — gli dissi, con +gesto di comando. — Uscite subito di qui. Lasciatemi +sola. +</p> + +<p> +— Magari! — rispose lui, sgarbato. — Siete voi +che me ne avete impedito. +</p> + +<p> +Il mio furore non ebbe limiti. — Andate via! — strillai; +e poi, come quello mi guardava con occhi +saettanti, mi misi a urlare di nuovo: — Aiuto! +Aiuto!... Ah! ah! ah!... +</p> + +<p> +Egli non badò più a me. Chino accanto all'uscio, +esaminava la serratura; quindi, subitamente risoluto, +cominciò a dare delle potenti spallate nel legno. +(Mi passò per la mente che se Lucien, colle sue +esili ed aristocratiche spalle, avesse tentato un'impresa +simile, avrebbe dovuto poi stare otto giorni +in letto). +</p> + +<p> +Ma la porta resisteva. Il capostazione si guardò +intorno; indi, buttando per terra il berretto rosso che +finora aveva tenuto in testa, afferrò il tavolino, lo +alzò in aria brandendolo per le gambe, e, con quanta +forza aveva, lo scaraventò contro la porta. +</p> + +<p> +Il tavolino andò a pezzi; ma la porta non crollò. +<span class="pagenum"><a name="Page_60" id="Page_60"></a>[60]</span> +Una lunga striscia bianca sulla vernice scura del legno +rimase, unico testimonio dell'inutile violenza. +</p> + +<p> +Il mio compagno di prigionìa allora si appoggiò +al muro, e colle mani in tasca guardò la porta. Gettò +un'occhiata verso il piccolo uscio in fondo alla +stanza, ma di sopra a quella tramezza si scorgeva +la continuazione della parete a indicare che di là non +v'era uscita. +</p> + +<p> +I suoi occhi tornarono, irosi, alla porta screpolata, +e a me. Io m'ero accasciata su quell'unica seggiola +che pareva un isolotto in un mare di desolazione; +ai miei piedi giacevano i rottami del tavolino. +Avevo cessato di gridare; la violenza di lui m'aveva +intimidita e calmata. +</p> + +<p> +Forse il mio atteggiamento di mansueta disperazione +lo commosse, perchè disse con voce abbastanza +umana: +</p> + +<p> +— Mi dispiace per lei. Comprendo quanto sia penosa +la sua situazione; e quanto la mia presenza +l'aggravi. +</p> + +<p> +Chinai il capo senza rispondere. Veramente, io +non la pensavo così. La presenza di un essere umano, +chiunque fosse, m'era di conforto; se non altro mi +impediva di aver paura, quella paura frenetica e +sragionata che mi assale talvolta nella notte e nella +solitudine. Forse avrei dovuto aver paura anche di +quest'uomo, di quest'estraneo col quale ero qui rinchiusa, +lontana da ogni soccorso; ma a dir vero egli +non m'ispirava alcun senso di terrore. Era molto +giovane e molto biondo. I capelli, scompigliati dai +suoi gesti violenti, gli cadevano in ciocche soleggiate +<span class="pagenum"><a name="Page_61" id="Page_61"></a>[61]</span> +sulla fronte; erano bionde le ciglia aggrottate, e +biondi i brevi baffi sopra la bocca risoluta. Aveva il +mento quadro, indicante fermezza di carattere, ma +una fossetta profondamente incavata ne attenuava +la durezza. (Pensai al mento alquanto fuggente di +Lucien, e mi dissi ch'egli certo doveva essere di carattere +assai più malleabile ed arrendevole di costui. +Infatti sapevo Lucien anche troppo suscettibile alle +influenze femminili!...). +</p> + +<p> +Lo sconosciuto stava ritto, immobile, addossato al +muro colle braccia conserte. Io alzai gli occhi al suo +viso fosco e chiesi, tremante: — E adesso? +</p> + +<p> +— Adesso, — disse lui, — arriverà il diretto di +Ginevra ed io non sarò al mio posto. +</p> + +<p> +— Allora la cercheranno! — esclamai subitamente +sollevata. +</p> + +<p> +— Sì, mi cercheranno! — ribattè lui con un sorriso +ironico, — ma non qui. +</p> + +<p> +— Cercheranno anche me, — dissi con un piccolo +singhiozzo, pensando a Lucien. +</p> + +<p> +— Chi? Chi la cercherà ? +</p> + +<p> +— Il mio fidanzato, — risposi, chinando il capo. +Avevo ancora il cappello da viaggio e il velo grigio +in testa, e ne ero tutta avviluppata come da una +nube malinconica. — Non vedendomi arrivare alle +nove a Ginevra, avrà preso il primo treno per venirmi +a cercare. +</p> + +<p> +— E qui, non trovandola, — fece il giovane, sempre +con lieve aria di motteggio, — vorrà subito interrogare +il capostazione. Irreperibile anche quello! +Sarà una bella situazione, — soggiunse con un'amara +<span class="pagenum"><a name="Page_62" id="Page_62"></a>[62]</span> +risata, — quando portieri, facchini e fidanzato apriranno +la porta e ci troveranno qui. +</p> + +<p> +Io trasalii. A questo non avevo pensato. — Mio +Dio! — esclamai, — e il conte Lucien è un vero +Otello! +</p> + +<p> +Il giovane, a queste parole, dètte in un'improvvisa +risata, e continuò a ridere e ridere, col viso +all'indietro e la testa appoggiata al muro. +</p> + +<p> +Rise tanto ch'io fui molto offesa. Mi alzai con dignità ; +avrei voluto uscire, con tranquilla alterezza, +dalla presenza di quello stolto giovinetto ridacchiante.... +ma dove andare? Non c'era che da avviarmi +altezzosa verso la porta colle due iniziali.... +</p> + +<p> +In quel momento ecco da lontano il brontolìo, il +rullìo, il fischio del treno da Ginevra. Il capostazione +smise di ridere e mormorò tra i denti un'amara +esclamazione. +</p> + +<p> +Con clamore e clangore, con stridìo e cigolìo il +treno entrò nella stazione e si fermò, con un lungo +sospiro stridulo in scala discendente. +</p> + +<p> +Restammo entrambi silenziosi, immobili, ascoltando. +Non altro rumore ci giungeva traverso le +mura massicce della stazione — non voci, non +passi — nulla eccetto il profondo, asmatico respiro +del treno. Allora il capostazione alzò le mani alla +bocca e con due dita, allargando le labbra, emise +un lungo e potente sibilo. Lo ripetè tre o quattro +volte. Nulla! Aspettammo irrigiditi una risposta, +un suono. Nulla. +</p> + +<p> +Allora io mi rimisi a gridare con quanta voce +avevo (e mi pareva fievole e poca) e non sapendo +<span class="pagenum"><a name="Page_63" id="Page_63"></a>[63]</span> +che cos'altro gridare, gridai alternatamente: +«Aiuto!» e «Lucien!...» A mia grande mortificazione +vidi che quell'uomo se ne divertiva; anzi +non gli riusciva più di emettere il suo fischio perchè +le labbra gli tremavano nel riso. +</p> + +<p> +Un rintocco di campana e il treno, sibilante e rantolante, +si mosse. Ben presto il pulsante battito si +fece più ritmico, più rapido, più lontano.... e il silenzio +ricadde. +</p> + +<p> +Restammo per un gran pezzo immobili, impietriti. +</p> + +<p> +— E adesso? — diss'io di nuovo. +</p> + +<p> +L'altro non rispose. +</p> + +<p> +— Quanto tempo dovremo restar qui? +</p> + +<p> +— Fino alle sette del mattino, quando la custode +verrà ad aprire. +</p> + +<p> +— Misericordia! — esclamai, e chinando il capo +tra le mani, piansi. +</p> + +<p> +— Farebbe meglio a togliersi il cappello e cercar +di dormire, — disse lui. +</p> + +<p> +Obbediente e piangente tolsi il cappello e il velo, +e quando li ebbi tolti non sapevo dove metterli; se +sul lavabo o per terra. Mi decisi per il lavabo: e, +deponendoli, gettai uno sguardo nello specchio. +</p> + +<p> +Mi vidi una piccola faccia smunta e gli occhi spiritati +e gli ondulati capelli in disordine. Tuttavia +non ero bruttissima. Già .... se avevo potuto piacere +al conte Lucien de Lussain-Maldé, così difficile a +contentare.... Nello specchio incontrai lo sguardo del +capostazione; arrossii, e tornai a sedermi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_64" id="Page_64"></a>[64]</span> +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Come passarono le ore? Non lo so. +</p> + +<p> +Ogni tanto guardavo l'orologio, e, dopo due o tre +ore, quando lo riguardavo erano passati dieci minuti! +Pensai alla zia Clotilde e al suo piede; pensai +a Lucien, che certo s'aggirava, frenetico e disperato, +pei corridoi della stazione.... +</p> + +<p> +Invece no. Seppi poi che in quel frattempo egli +(arrivato difatti col treno delle ventitrè) adesso saliva +nella nebbia e nella neve da Montreux a Glion; +saliva a piedi perchè a quell'ora non c'era più funicolare; +e lo accompagnavano — fiutando l'articolo +sensazionale — un redattore del <i>Journal de Genève</i> +e due altri cronisti che i de Lussain avevano invitato +per render conto della festa. La strada è lunga, +ripida, scurissima; e i tre salivano cupi, tragici, +gelati, sdrucciolando nella neve e nel fango, coi colletti +rivoltati fino al naso.... salivano verso la dormente +zia Clotilde per svegliarla di soprassalto e +gettarla nel pà nico e nella disperazione.... +</p> + +<p> +E il capostazione ed io, rinchiusi nella «toilette +de luxe», ci guardavamo inebetiti ascoltando da +lungi un suono festoso di campane.... +</p> + +<p class="pad4"> +Bérangère tacque. +</p> + +<p> +— Ebbene? — chiesi io. +</p> + +<p> +— Ebbene? — fece Bérangère, e colle dita irrequiete +tornò a far saltare il topo rosso dall'una mano +all'altra. +</p> + +<p> +— Come andò a finire? Come passaste la notte? +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_65" id="Page_65"></a>[65]</span> +— Ma, non so, — fece Bérangère; — faceva un +gran freddo.... camminammo in su e in giù.... Poi +ci parlammo. Io gli narrai di Lucien, ed egli mi +parlò di suo padre, un vecchio dottore di La Chaux-de-Fonds +e di una sorella «bionda come una lampada +accesa». Mi piacque il paragone: e pensai, +guardandolo, che anch'egli era biondo come una lampada +accesa. Le sue chiome flave parevano mandar +luce. +</p> + +<p> +Poi parlammo di letteratura e di musica. Egli era +stato in Ispagna e in Germania prima della guerra; +aveva letto «<i>Also sprach Zarathustra</i>», e gli piacevano +le sinfonie di Mahler. +</p> + +<p> +Io gli recitai «À genoux, à genoux au milieu +de la classe»; e poi egli, seduto sul lavabo, mi +cantò dei brani d'opera. +</p> + +<p> +Stava appunto cantandomi il <i>Leitmotif</i> delle Figlie +del Reno, allorchè uno strepito alla porta ci fece +voltare. Era la custode, esterrefatta, che dalla soglia +ci contemplava. +</p> + +<p> +Ma come! Erano già le sette del mattino?... +</p> + +<p class="pad2"> +E di nuovo Bérangère tacque. +</p> + +<p> +— Ebbene? — diss'io. +</p> + +<p> +— Ebbene; quando, dopo aver calmato e consolato +la zia Clotilde, mi presentai nel pomeriggio al Château-Mirval, +la contessa mi accolse con gelida cortesia; +disse che suo figlio era sofferente, ma che, +probabilmente, quando stava meglio, mi avrebbe +scritto.... +</p> + +<p> +Indi mi porse, con gesto regale, alcuni giornali: +<span class="pagenum"><a name="Page_66" id="Page_66"></a>[66]</span> +la <i>Gazette de Lausanne</i>, le <i>Journal de Genève</i> e <i>La +Suisse</i>. +</p> + +<p> +Il primo narrava in forma serio-comica «<i>L'Avventura +di una Fidanzata</i>». Il secondo, più faceto, +intitolava il suo articolo: «<i>Fortunato Capostazione!</i>». +Il terzo, oh! il terzo!... +</p> + +<p> +In cima alla colonna spiccavano a grandi caratteri +queste parole: «<i>IDILLIO DI NATALE IN UN....</i>» +.... e qui le due iniziali che sai! +</p> + +<p class="pad2"> +Non ho più veduto Lucien. +</p> + +<p> +.... Basta! Sono molto felice. La zia Clotilde mi +regalò per le nozze una collana di perle di ottantasei +gemme scelte; una meraviglia! Quanto alla Peugeot, +non saprei cosa farmene. Capirai, abbiamo tutti i +viaggi gratuiti!... +</p> + +<p> +— E infine, — soggiunse Bérangère, disfacendo +il topo e facendosi vento al viso roseo col fazzoletto +rosso; — aspetto tra poco l'arrivo di qualcuno.... +di qualcuno.... che forse sarà anche lui «biondo +come una lampada accesa!». +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_67" id="Page_67"></a>[67]</span> +</p> + +<h2><a name="TENEBROSO_AMORE" id="TENEBROSO_AMORE"></a>III.<br /> +Tenebroso amore</h2> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_69" id="Page_69"></a>[69]</span> +</p> + +<h3>PARTE PRIMA</h3> + +<p> +L'Amico — quell'«amico» che troviamo sempre +nelle novelle e nei drammi, il modesto e mansueto +amico che non vive di vita propria ma esiste soltanto +per accompagnare con brevi commenti ed esclamazioni +i discorsi del protagonista — quell'amico +(utilissimo anche in questo racconto) disse, come dice +sempre: +</p> + +<p> +— Ma.... <i>ella</i> ti ama! +</p> + +<p> +— Sì; ella mi ama, — disse cupamente Manlio. +</p> + +<p> +— E non ti tradisce. +</p> + +<p> +— No, — disse Manlio, con un profondo sospiro; — non +mi tradisce. +</p> + +<p class="pad2"> +(Da quel sospiro che cosa deduce l'intelligente +lettore? +</p> + +<p> +Deduce: <i>a</i>) che Manlio parla di sua moglie. +</p> + +<p> +<i>b</i>) che questa moglie è probabilmente grassa e +sulla quarantina. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_70" id="Page_70"></a>[70]</span> +<i>c</i>) che Manlio ha un cuore modernamente irrequieto +e infedele). +</p> + +<p class="pad2"> +— Io non so di che cosa ti lagni, — disse l'amico. — Sei +un uomo arrivato; sei un poeta stampato. +Hai girato il mondo; ti sei divertito; ne hai fatto +di tutti i colori.... +</p> + +<p> +— Ah no! — gridò Manlio — no! Non è vero. +Non ne ho fatto «di tutti i colori».... — E sprofondando +le mani nelle tasche soggiunse, crollando +il capo: — Ed è questo, questo appunto che mi +affligge. +</p> + +<p> +L'amico (di cui la missione è di raccontare diffusamente +al protagonista ciò che questi sa assai meglio +di lui) enumerò la serie di brillanti conquiste +fatte dal fortunato Manlio: +</p> + +<p> +— La Tortola.... la Vannucci.... Carlottina.... Vilfrida.... +Cicì.... la Soresina.... +</p> + +<p> +— Sì!... sì!... sì!... — gemette Manlio. — Ma +quelle.... erano tutte dello stesso colore. +</p> + +<p> +L'amico si stupì. — Che cosa vuoi dire? +</p> + +<p> +— Voglio dire, — e Manlio appoggiò il capo sulla +spalliera della poltrona guardando con aria ipocondriaca +il soffitto, — voglio dire che quelle donne non +erano di tutti i colori. Erano tutte più o meno bianche; +chi un po' più chiara, chi un po' più scura; chi +d'un bianco latteo, chi d'un bianco niveo, chi d'un +bianco d'avorio.... Ora tutto quel biancore mi è venuto +a nausea. Il mio cuore e i miei nervi reclamano +delle tinte più forti e fosche, del pimento più carico +e più caldo.... I miei sensi reclamano.... un tenebroso +<span class="pagenum"><a name="Page_71" id="Page_71"></a>[71]</span> +amore! — E Manlio si passò una mano fine +e «psichica» (come l'aveva un giorno definita una +Americana dilettante di chiromanzia) si passò dunque +la mano psichica sulle lunghe chiome ondulate +che portava spazzolate indietro dalla fronte e gonfie +in cima al capo, à la Pompadour. +</p> + +<p> +L'amico — che aveva i capelli semplicemente castani +e tagliati a spazzola — crollò la testa. +</p> + +<p> +— Manlio, tu leggi troppa letteratura psico-analitica, — disse. — Queste +inquietudini intellettuali +morbose, questa ricerca di stranezze, diremo così +<i>cromatiche</i>, le ho trovate già nei libri di.... — (ed +enumerò vari autori moderni a cui io qui non desidero +fare della réclame). +</p> + +<p> +— Ti sbagli, — rispose Manlio. — Questa mia +brama, questo mio struggimento ha una tutt'altra +origine. Tu sai che quando ero in Libia le donne +indigene, per me.... posso dire che non esistevano. +Le avevo in orrore colle loro forme nere e le loro +chiome lanose.... Ebbene, strano a dirsi, partendo, +quasi non ero ancora a bordo che già provavo come +un senso di rammarico.... che so io!, di rimpianto; +come se avessi mancato qualche cosa, come se fossi +passato accanto a un fiore senza coglierlo, a una +sensazione senza provarla.... Allora quando l'altra +sera il maggiore Hubert Elia mi lesse certi suoi bellissimi +versi intitolati: «La Migiurtina».... +</p> + +<p> +— Ah! vedi che c'entra la letteratura! — esclamò +l'amico. +</p> + +<p> +— .... questo rimpianto, questo desiderio retrospettivo, +si acuì fino alla sofferenza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_72" id="Page_72"></a>[72]</span> +</p> + +<div class="poem"> +<p> +«Chi t'ha foggiato in questa forma pura +</p> +<p> +Di bronzo antico, figlia del deserto? +</p> +<p> +Quale artefice l'agile cintura +</p> +<p> +Ti assottigliò con lo scalpello esperto?...» +</p> + +</div> + +<p> +citò Manlio, fervido e fremente. +</p> + +<p> +— Ah sì, sì! bellissimo, — mormorò l'amico, che +non amava la poesia. +</p> + +<div class="poem"> +<p> +«Ma tu sei tutta caldo bronzo aurato....». +</p></div> + +<p> +— Di chi parli? — interruppe l'amico. +</p> + +<p> +— Ti dirò. Questa specie di nostalgìa vaga, questo +desiderio fluttuante e indefinito, da ieri si è fissato +su un essere vivo e tangibile, ha preso forma +materiale e umana.... +</p> + +<p> +— La forma di chi? — chiese l'amico. +</p> + +<p> +— Stasera vedrai! — pronunciò Manlio misteriosamente +(anche per mantenere tesa l'attenzione del +lettore). — Vieni con me all'Alhambra. Trovati sulla +porta alle nove precise. +</p> + +<p> +E l'amico, il quale, s'intende, non ha mai nulla +da fare per conto suo, accettò. +</p> + +<h3>PARTE TERZA</h3> + +<p> +(Il lettore dirà : — Il tipografo ha sbagliato. Qui +doveva esserci la «Parte Seconda» non la terza. +</p> + +<p> +Invece no. Poichè la letteratura d'oggi esige qualcosa +d'inatteso e d'originale, io ho escogitato questo +modo di stupire il lettore. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_73" id="Page_73"></a>[73]</span> +<i>L'inversione!</i> Fargli leggere prima la fine della +mia opera — Parte Terza — e poi la continuazione — Parte +Seconda. Basta questo semplicissimo mezzo +per generare nella sua mente quella confusione necessaria +a convincerlo che si trova di fronte a un +capolavoro. +</p> + +<p> +Dunque ecco la fine del mio racconto). +</p> + +<p class="pad2"> +Dopo questo trasecolante avvenimento.... (il lettore +non sa di quale avvenimento si tratti, ma appunto +in questo sta l'interessante) si sparse per la +città sul conto di Manlio una dicerìa macabra e misteriosa. +</p> + +<p> +Donde nacque?... Chi l'originò?... Mistero. Ma il +nefando sospetto serpeggiò, subdolo, da casa a casa, +da ristorante a caffè, da strada a piazza. E un +giorno tutti lo sapevano, tutti lo dicevano. Manlio +De Luca aveva ucciso sua moglie! +</p> + +<p> +— Ma perchè, perchè l'avrebbe egli uccisa? — gridava +l'amico (di cui oggi la missione era di saperne +meno di tutti gli altri), perchè? — E battendo coi +pugni sul tavolino di marmo del Caffè più frequentato, +urlava: — Perchè? +</p> + +<p> +— Perchè Manlio è un poeta, e quindi un degenerato, — diceva +l'uno. +</p> + +<p> +— Ma se voi stessi, — ribattè l'amico, — ma se +voi tutti avete sempre detto di Manlio che non era +che un mezzo poeta. Quindi non poteva essere che +un mezzo degenerato. E per uccidere la moglie bisogna +essere un degenerato completo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_74" id="Page_74"></a>[74]</span> +Su questo punto si fu d'accordo. Ma un altro +suggerì: +</p> + +<p> +— L'avrà uccisa perchè aveva quarant'anni ed era +grassa. +</p> + +<p> +— Ma lui ne ha quarantotto! — gridò sdegnato +l'amico. — E se la signora Clotilde era grassa, non +era più facile farle fare la cura Guelpa (Digiuno e +Purga, Quintieri L. 3.50) che ammazzarla? +</p> + +<p> +Vi fu un breve silenzio. Poi qualcuno disse: +</p> + +<p> +— L'avrà uccisa perchè ella lo amava troppo. +</p> + +<p> +— Mio Dio! — fece l'amico, abbassando le palpebre +e inarcando le sopracciglia, — se dovessimo uccidere +tutte le donne che ci amano troppo!... +</p> + +<p> +— Eh.... già ! — sospirarono tutti. E tutti abbassarono +gli occhi e inarcarono le sopracciglia con +un'aria di rassegnazione e di lieve stanchezza. E chi +aveva i baffi se li arricciò. +</p> + +<p> +— Non ha ucciso! No! Non ha ucciso! — gridò +l'amico, alzandosi in piedi pallido e fremente. +</p> + +<p> +E poichè tutti lo guardavano, egli per non diminuire +l'effetto di quel momento drammatico, si calcò +in testa il cappello, e cupo, a lunghi passi, colle +spalle curve, lasciò il Caffè, dimenticando di pagare +la consumazione. +</p> + +<p class="pad2"> +E Manlio? Aveva egli davvero ucciso sua moglie? +E se non l'aveva uccisa dove la teneva? +</p> + +<p> +Da oltre due mesi nessuno aveva più veduto la signora +Clotilde. È vero che la sua suocera, e anche +qualcuna tra le sue amiche più intime, avevano ricevuto +<span class="pagenum"><a name="Page_75" id="Page_75"></a>[75]</span> +qualche biglietto da lei, o che almeno parevano +scritti dalla sua mano. In queste brevi comunicazioni +ella diceva: +</p> + +<p> +«<i>Non state in pensiero per me.... Sto bene.... +Mi rivedrete un giorno....</i>». +</p> + +<p> +Ma questi oscuri messaggi non facevano che accrescere +vieppiù i sospetti. +</p> + +<p> +E intorno a Manlio, divenuto cupo, evasivo, impenetrabile, +si addensò la fosca nube del sospetto. +</p> + +<p class="pad2"> +E qui possiamo tornare indietro alla +</p> + +<h3>PARTE SECONDA</h3> + +<p> +La signora Clotilde non aveva un «Amico». Non +aveva neppure un'amica a cui si sentisse disposta +a confidare i suoi intimi pensieri. +</p> + +<p> +— Io conosco le donne. Sono vipere, tutte quante! — diceva +a sè stessa. E si rassegnava quindi +durante le frequenti assenze di suo marito a dare +alle sue considerazioni e ai suoi sentimenti una +forma di semplice soliloquio. +</p> + +<p> +Nel giorno stesso in cui suo marito recitava all'amico +la poesia del maggiore Elia, ella — facendo +in camera sua un po' di ginnastica svedese secondo +le prescrizioni di un Manuale intitolato «<i>Igiene e +Bellezza Muliebre</i>», — così rifletteva: +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_76" id="Page_76"></a>[76]</span> +— Ho notato che Manlio.... (la signora Clotilde +si alzò sulla punta de' piedi, allargando lentamente +le braccia e respirando profondamente) <i>uno</i>.... era +alquanto.... <i>due</i>.... eccitato iersera.... <i>tre</i>. Non so +precisamente.... <i>quattro</i>.... se era per quella canzonettista +belga.... <i>cinque</i>..... oppure per una di quelle.... +<i>sei</i>.... spudorate femmine seminude... <i>sette</i>.... +nei tableaux vivants.... <i>otto</i>. +</p> + +<p> +La signora Clotilde abbassò le braccia e le calcagna +e tornò in posizione di «riposo». +</p> + +<p> +— Già non avrei dovuto permettergli di condurmi +in un Café-Chantant, — riflette. — Viceversa, se +non mi ci lasciavo condurre.... (la signora mise le +mani sui fianchi, coi pollici in avanti e i gomiti bene +all'indietro).... probabilmente ci andava da solo. +E visto che era l'anniversario del nostro matrimonio.... +<i>Uno</i>.... (la signora chinò il busto in avanti e +roteò lentamente otto volte da destra a sinistra).... +questo mi sarebbe spiaciuto. <i>Due</i>.... <i>tre</i>.... <i>quattro</i>.... +Tutta notte è stato.... <i>cinque</i>.... inquieto.... <i>sei</i>.... +e mormorava in sogno.... <i>sette</i>.... delle parole +strane.... <i>otto</i>. — (Si raddrizzò). — «Sed Formosa!» +L'ho sentito chiaramente pronunciare più volte +quelle due parole: «Sed Formosa». Vediamo! L'epiteto +«formosa» potrebbe applicarsi a me. Ma «Sed?» +Che cosa mai vorrà dire «Sed»? +</p> + +<p> +La signora tornò a chinarsi in avanti e riprese il +suo esercizio girando lentamente il busto otto volte +da sinistra a destra. +</p> + +<p> +Quindi si sdraiò per terra rigida e supina. +</p> + +<p> +— Forse era quel Tokay che bevemmo a pranzo +<span class="pagenum"><a name="Page_77" id="Page_77"></a>[77]</span> +al Savini. <i>U-no</i>.... — (la signora sollevò lentamente +i piedi in aria) — <i>du-e</i>.... — (li riabbassò). — Io +non ne presi che mezzo bicchiere.... <i>U-no</i>.... e subito +sentii un non so che.... <i>du-e</i>.... come uno stordimento.... +<i>U-no</i>. E lui bevette tutto il resto.... <i>du-e</i>.... +Sì, sì. Era probabilmente.... <i>U-no</i>.... il Tokay.... +<i>du-e</i>. +</p> + +<p> +Finiti gli esercizi la signora Clotilde, sempre seguendo +il Manuale d'Igiene, si fece una frizione di +Acqua di Colonia, si spalmò sulla faccia del bianco +d'uovo sbattuto, e si sdraiò sul letto per venti minuti +cogli occhi chiusi. +</p> + +<p> +«<i>Rilassate completamente i muscoli e la mente</i>», +diceva il Manuale; ma ahimè! se alla signora +Clotilde riusciva di rilassare i suoi muscoli, il suo +cervello rimaneva teso nello sforzo di sciogliere +l'enigma dell'agitazione di suo marito. +</p> + +<p> +— L'anniversario delle nostre nozze, l'anno prossimo +lo festeggeremo in casa, — si prefisse ella. Ma +questa saggia risoluzione non bastò a tranquillizzarla +sul conto del festeggiamento di ieri. +</p> + +<p> +Ella ben conosceva il suo Manlio; le erano note +le sue placide abitudini giornaliere e notturne. Il +suo calmo e ritmico russare che dalle undici di sera +alle sette del mattino accompagnava i loro sonni +coniugali (e che talvolta negli anni trascorsi l'aveva +stizzita ed irritata) era divenuto ormai per lei quasi +una musica piacevole e tranquillizzante, un simbolo +di sicurezza maritale. +</p> + +<p> +Già qualche altra volta, quando questa sonora +<i>berçeuse</i> si era per un breve intervallo interrotta, +<span class="pagenum"><a name="Page_78" id="Page_78"></a>[78]</span> +la signora Clotilde vigile e all'erta si era guardata +d'intorno. La prima volta — ben se lo ricordava! — si +trovavano con certe sue cuginette ai bagni di +mare ad Alassio. Allora, senza indugio, aveva deciso +che si andrebbe a finire le vacanze in alta montagna. +La seconda volta ella non aveva fatto altro +che licenziare una cameriera bionda e petulante.... +ed ecco che la notturna musica da camera, col suo +timbro tra il bombardone e il fagotto, aveva ripreso +il misurato ritmo abituale. +</p> + +<p> +Ora, anco una volta, era interrotta; la <i>berçeuse</i> +era divenuta spasmodica e sincopata come un «bunny-hug» +americano. Manlio per tutta la notte si era +rigirato inquieto e febbrile nel letto, destandosi di +soprassalto, con una scossa, da brevi sogni agitati. +</p> + +<p> +Nel buio, al suo fianco, sua moglie silenziosa ascoltava +e notava quei rotti sospiri, e si diceva: +</p> + +<p> +— Clotilde!... in guardia! +</p> + +<p> +Ora, di giorno, coi muscoli rilassati, cogli occhi +chiusi e il bianco d'uovo sulla faccia, ella passava in +severa rivista i ricordi della serata precedente, come +un colonnello farebbe allineare davanti a sè i soldati +tra cui volesse ravvisare un delinquente. +</p> + +<p> +Ripassò mentalmente l'intero programma della +serata. +</p> + +<p> +I primi due numeri — causa il pranzo e il Tokay — non +li avevano veduti; dunque si potevano escludere. +Erano entrati nel loro palchetto a metà del +terzo numero: «<i>The Jolly Japs</i>», una compagnia +di equilibristi giapponesi; Manlio non li aveva neppure +guardati; anche quelli erano dunque esclusi. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_79" id="Page_79"></a>[79]</span> +Il numero 4 era un baritono francese. Escluso. +</p> + +<p> +Numero 5: «<i>La blonde Aglaé</i>», danzatrice. Manlio +l'aveva guardata; aveva detto: — «Che rana! — e +ritiratosi in fondo al palco aveva schiacciato un +sonnellino. Esclusa. +</p> + +<p> +Numeri 6, 7 ed 8, esclusi, perchè Manlio dormiva. +</p> + +<p> +Numero 9: Canzonettista Belga. Manlio s'era svegliato +di soprassalto, s'era affacciato all'orlo del +palco; poi, ritraendosi, aveva acceso un sigaro. Poteva +essere lei?... Mah! +</p> + +<p> +Numero 10: Prestidigitatore Chinese. Escluso. +</p> + +<p> +Numero 11: Cani ammaestrati. Esclusi. +</p> + +<p> +Numero 12: Quadri Viventi Allegorici della Guerra +Mondiale. Primo Quadro: «<i>Gli Alleati affrontano la +Tigre Germanica</i>». Niente. — Secondo Quadro: «La +piccola Martire» (il Belgio). Niente. — «<i>Il Sorriso +della Vittoria</i>». Ah!... Vediamo. La Vittoria era +tutta chiusa in un'armatura d'acciaio, e invero di lei +non si vedeva, sotto l'elmetto rilucente, che il sorriso. +Ora è difficile che un sorriso per quanto radioso, +basti da solo a turbare.... No. Escluso anche +il Sorriso della Vittoria. — «<i>La Liberazione della +Colonia Germanica Sud Africana</i>». Esclu.... Alto-là ! +</p> + +<p> +Della Colonia Germanica Sud Africana, rappresentata +da una giovane negra che tendeva le braccia +incatenate verso un gruppo di soldati alleati, non +si vedeva il sorriso.... ma si vedeva quasi tutto il +resto. Quelle braccia tese all'altezza del volto le +celavano i lineamenti ma concedevano interamente +allo sguardo del pubblico il corpo, quasi nudo, di +un bel color mogano scuro. La linea di quel corpo, +<span class="pagenum"><a name="Page_80" id="Page_80"></a>[80]</span> +appena interrotta da una sciarpa rossa legata intorno +ai fianchi, era perfetta; poteva anche dirsi +conturbevole.... La signora Clotilde aveva creduto +udire dietro di sè un piccolo fischio sommesso in +scala discendente.... e s'era voltata di scatto. — Manlio? +Cos'hai detto? — Ma Manlio non aveva detto +niente. Allora la signora, china in avanti e movendo +i piedi irrequieti, aveva esclamato: — Guarda +un po' se vedi dove è andato a finire il mio sgabellino.... — E +Manlio per tutto il tempo che aveva +durato la Liberazione della Colonia Sud Africana era +rimasto a brancolare per terra in cerca dello sgabello +(ch'era poi sotto la sedia della signora Clotilde). +Quando si rialzò, una bianca e grassa «<i>Pace +Imperante sul Mondo</i>», reggendo una colomba imbalsamata +aveva sostituita la Colonia Sud Africana +che, probabilmente, era andata a rivestire di etiopici +drappeggi le sue belle membra crepuscolari.... +</p> + +<p> +La signora Clotilde balzò dal letto. Che si chiamasse +Sed Formosa quella femmina nera? +</p> + +<p> +Ritrovò sul tavolo da toilette il programma. +(Aprendolo notò che oggi vi era una matinée all'Alhambra). +No. La negra non si chiamava Sed Formosa; +si chiamava Alabama Loo. +</p> + +<p> +— Del resto, — riflettè la signora Clotilde mettendosi +le calze (ch'erano di seta fino ai ginocchi, e +di cotone più in su) — quella donna non era affatto +formosa. Lo sono assai più io. +</p> + +<p> +Ciò che noi, pudichi lettori, ci asterremo dal constatare +o contrastare. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_81" id="Page_81"></a>[81]</span> +La signora Clotilde scese mezz'ora dopo, e cercò +suo marito nello studio. Non c'era. Sulla scrivania +giaceva un libro aperto e la signora Clotilde si chinò +a guardarlo. Commossa e stupita constatò ch'era la +Bibbia: un'edizione bilingue, in latino a sinistra, in +italiano a destra. Era aperta al Cantico dei Cantici. +</p> + +<p> +Ed ecco che una parola nella colonna latina balzò, +tonda come un molle pugno, agli occhi della signora +Clotilde! +</p> + +<p> +— <i>Formosa!</i> — Sì, sì.... ed era preceduta dalla +paroletta: <i>Sed.</i> Lo sguardo di falco della signora +viaggiò a ritroso e trovò la parola «<i>sum</i>», preceduta +a sua volta dalla parola «<i>Nigra</i>». +</p> + +<p> +«Nigra sum sed formosa». Che cosa voleva dire? +Guardò la colonna a destra e ne trovò la traduzione: +«Non ti dispiaccia, amato mio.... ecc. <i>Nera +io sono ma bella!</i>». +</p> + +<p> +Un grido sfuggì alle labbra della signora Clotilde. +Manlio!... Dov'era? +</p> + +<p> +L'intuizione la illuminò come una folgore: Manlio +era andato alla matinée! +</p> + +<p class="pad4"> +Le intuizioni non sono sempre esatte. Manlio non +era alla matinée. La signora Clotilde, in agguato +dietro una colonna nell'atrio dell'Alhambra, dovette +convincersene vedendo vuotare la sala, e la folla che +le passava dinanzi riversarsi sul Corso. +</p> + +<p> +Ma subito un'altra intuizione la illuminò, mozzandole +il respiro e facendole mancare i ginocchi. Manlio +<span class="pagenum"><a name="Page_82" id="Page_82"></a>[82]</span> +era colla negra! Era nel camerino della negra!... +Ebbene — ci andrebbe anche lei. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +.... La fecero aspettare parecchio in corridoio. Miss +Alabama Loo non poteva riceverla. Stava svestendosi. +</p> + +<p> +— Ma che svestendosi! — esclamò sdegnata la signora +Clotilde. — Se era già svestita! +</p> + +<p> +Dopo un quarto d'ora ribattè alla porta. Ancora +no.... Miss Alabama si vestiva. +</p> + +<p> +Tremando e ansando la signora Clotilde aspettò, +dicendosi: — S'egli esce di lì deve passare di qui. +S'egli non esce, entro io. E guarderò negli armadi!... +</p> + +<p> +— Entri pure, signora — disse una donna affacciandosi +alla porta. E la signora Clotilde entrò. +</p> + +<p> +Vide subito che non vi erano armadi. Vide anche +che non vi era Manlio. E vide infine che non vi era +neppure la negra. +</p> + +<p> +Una signorina bionda, alta e sottile, stava incipriandosi +davanti allo specchio. Fremente la signora +Clotilde si guardò intorno. +</p> + +<p> +— Dov'è?... Dove sono?... — chiese con voce +rauca e tremante. +</p> + +<p> +— Dove sono chi? — domandò con amabile sorpresa +la signorina. +</p> + +<p> +— La negra.... e mio marito. +</p> + +<p> +La giovane si fermò impietrita col piumino della +cipria in mano. Che fosse pazza questa povera signora? +</p> + +<p> +— Suo marito, non so. La negra.... sono io. +</p> + +<p> +.... La signora Clotilde ebbe un breve accesso convulso, +<span class="pagenum"><a name="Page_83" id="Page_83"></a>[83]</span> +e fu premurosamente assistita dalla signorina +e dalla cameriera. Riavutasi alquanto, spiegò le sue +angoscie e i suoi sospetti alle due, che ridevano +sgangheratamente. +</p> + +<p> +La Colonia Sud Africana non era affatto bella, +e la signora Clotilde si trovò quasi a desiderare +che Manlio fosse qui a vederla. E poi non era neanche +«nigra-sum», si disse la signora con sarcastico +compiacimento. +</p> + +<p> +Era una buona e semplice creatura contenta di +parlare di sè e di rivelare alla elegante visitatrice +tutti i segreti della sua toilette: una parrucca di +lana nera, una bottiglia di liquido bruno, un vasetto +di vasellina color caffè.... +</p> + +<p> +— Ma non sarebbe più semplice mettere una maglia +scura, invece d'impiastricciarsi tutta a quel +modo? — chiese la signora Clotilde. +</p> + +<p> +— Magari! — esclamò la signorina. — Ma la Direzione +non permette. Il pubblico se ne accorgerebbe +subito. +</p> + +<p> +— E non è difficile levare tutto quel colore? +</p> + +<p> +— No, no; affatto. Con questa lozione — e la +signorina additò una grande bottiglia quasi piena di +un liquido incolore, chiaro come l'acqua, — si toglie +tutto. È un preparato americano, meraviglioso! +Guardi come lascia la pelle bianca e levigata. — E +stese alla signora Clotilde una mano bianca e un +braccio fine e candido. — Appena appena se le unghie +restano un pochino scolorite.... +</p> + +<p> +In quel momento si battè alla porta. +</p> + +<p> +La signora Clotilde sussultò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_84" id="Page_84"></a>[84]</span> +— <i>Manlio!...</i> +</p> + +<p> +Ma non era Manlio. Era un telegramma urgente. +La signorina l'aprì, lo lesse e diede uno strillo +d'esultanza: +</p> + +<p> +— Parigi, Parigi! Sono scritturata a Parigi!... — E +nella sua gioia abbracciò la cameriera. E quasi +quasi avrebbe abbracciato anche la signora Clotilde +se avesse osato. — Mi ha portato fortuna, mi ha portato +fortuna! — esclamava stringendole le grassocce +mani inguantate. Ma d'un tratto si fece seria e +guardò di nuovo il telegramma. — Si va in scena il +primo del mese. E oggi è già l'ultimo. Cielo! Per +arrivare a tempo dovrò partire stasera col diretto +delle nove. +</p> + +<p> +— Ma è impossibile! — esclamò la cameriera, +molto agitata anch'essa; — poichè qui andiamo in +scena alle nove e quaranta.... — La cameriera non +andava affatto in scena, ma quando si alludeva alle +funzioni artistiche della sua padrona parlava sempre +al plurale. +</p> + +<p> +— E che importa? Credi ch'io voglia perdere la +scrittura di Parigi per un'ultima rappresentazione +qui? Vuoi dire che per questa sera troverò una sostituta; +oppure si ometterà il quadro, e pagherò la +penale. Sì, sì! Che cosa importa?... Pagherò la penale. +</p> + +<p> +La signora Clotilde ebbe un lampo d'ispirazione. +Drammatica e maestosa mosse un passo avanti. +</p> + +<p> +— Voi non pagherete la penale. Vi sostituirò io! +</p> + +<p> +Un momento di silenzio esterrefatto seguì questa +dichiarazione; ma la signora Clotilde, a testa alta, +<span class="pagenum"><a name="Page_85" id="Page_85"></a>[85]</span> +nell'atteggiamento ispirato e solenne di Martire Cristiana +entrante nell'Arena, ripetè: +</p> + +<p> +— Vi sostituirò io. Io, Clotilde de Luca, nata Arpiggiani, +di eminente famiglia bolognese, figlia di avvocato +e nipote di sottoprefetto, comparirò stasera +sul palcoscenico dell'Alhambra vestita unicamente +di tintura marrone, di una sciarpa rossa, e di una +parrucca di lana! Ah!... Ma questo sacrificio ch'io +compio, questa immolazione dei miei più sacri istinti +e delle più eccelse tradizioni della mia famiglia, avrà +la sua ricompensa! Allorchè mio marito questa sera +tornerà al suo focolare, tutto fremente della sua illecita +passione, io gli andrò incontro colle braccia +aperte, col sorriso sulle labbra: «Manlio! Colei che +tu credi d'amare, colei che ti conturba i placidi +sonni.... la «Nigra sum sed formosa», <i>sono io!...</i> +Io che t'amo, e ti perdono!». +</p> + +<p> +Questa prova generale di una scena così commovente +turbò la protagonista stessa a tal punto che +scoppiò in lagrime, e di nuovo toccò alla buona Alabama +Loo e alla fida cameriera di calmarla. A dir +vero, parevano anch'esse in preda a un accesso di +commozione convulsa; erano rosse in faccia e ogni +tanto si coprivano la bocca colle mani. Riavutesi +tutte e tre, la cameriera, ancora colle lagrime agli +occhi, interrogò la sua padrona: — Che cosa ne +dice? +</p> + +<p> +La signorina sfiorò cogli occhi la persona breve +e tondeggiante della signora Clotilde. — Dico ch'è +un'idea magnifica! +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_86" id="Page_86"></a>[86]</span> +— Ma, — fece in uno scoppio la cameriera, — il +direttore non consentirà mai! +</p> + +<p> +— Ma che! — esclamò Miss Alabama. — Non ha +bisogno di saperlo. +</p> + +<p> +— Già !... che non se ne accorgerà ! — strillò la +cameriera, dimenandosi convulsa. +</p> + +<p> +— Se ne accorgerà troppo tardi, — singhiozzò +Miss Alabama, coprendosi il viso. — Noi saremo già +in treno.... lontane.... Del resto, a lui importerà +poco, visto che è l'ultima sera dei Quadri Allegorici.... +</p> + +<p> +Furono impartite accuratamente alla signora Clotilde +le istruzioni necessarie per l'uso del liquido +bruno, della vasellina marrone, della cipria color +caffè; e della lozione americana decolorante. Si fecero +delle prove, che riuscirono perfette, sulla faccia +della cameriera e sulle braccia di Miss Alabama. +E poi anche sulle mani della signora Clotilde. +</p> + +<p> +La signora Clotilde ringraziò Miss Alabama, Miss +Alabama ringraziò la signora Clotilde. +</p> + +<p> +Si lasciarono con un abbraccio. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +— Chi m'avesse detto che avrei baciato Alabama +Loo!... — riflette la signora Clotilde andando a casa +in carrozzella. +</p> + +<p class="pad2"> +Quella sera Manlio, tornando a casa verso le sette, +trovò sua moglie incappellata e ammantellata, pronta +ad uscire. +</p> + +<p> +— Pranzo in casa di mia nipote (la figlia del sottoprefetto!) — spiegò +la signora ad occhi bassi, mettendosi +<span class="pagenum"><a name="Page_87" id="Page_87"></a>[87]</span> +i guanti. — Capirai, non potevo rifiutare.... +Non aspettarmi prima delle undici. +</p> + +<p> +— Oh, guarda un po', — fece Manlio, — come +capita bene! Io per l'appunto stasera devo uscire.... +</p> + +<p> +— Ah, devi uscire? — fece ella, subdola, sogguardandolo. +</p> + +<p> +— Ho da trattare un affare, — rispose disinvolto +Manlio. +</p> + +<p> +Un lampo passò negli occhi della signora Clotilde. — Te +lo tratterò io l'affare, — disse tra sè e sè. +</p> + +<p> +E uscì. +</p> + +<p> +Manlio pranzò solo, con placido godimento, poggiando +alla caraffa dell'acqua il giornale della sera. +</p> + +<p> +Alle nove si trovò davanti alla porta dell'Alhambra +dove l'amico, come d'accordo, l'aspettava. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +La Colonia Sud Africana ebbe quella sera un +grande successo d'ilarità e d'applausi; e nella Direzione +del teatro si decise, seduta stante, di continuare +la serie dei Quadri Viventi, sostituendo +però ai <i>Quadri Viventi Allegorici</i> una serie di <i>Quadri +Viventi Umoristici</i> — visto che il pubblico pareva +dilettarsi ancor più al comico che all'estetico. +</p> + +<p> +Ma nella sala, Manlio, sprofondato nella sua poltrona +accanto all'amico, esclamava sbigottito: +</p> + +<p> +— Misericordia!... Che orrore!... Che orrore!... — E +si batteva coi pugni la fronte. — Ma cosa avevo +io iersera?... Le traveggole?... O allora che cosa diavolo +m'avevano messo in quel Tokay?... +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_88" id="Page_88"></a>[88]</span> +</p> + +<h3>PARTE QUARTA</h3> + +<p> +La signora Clotilde, intontita dal successo e dall'abbaglio +dei lumi della ribalta, ritornò barcollante +verso il suo camerino. Percorse coi neri piedi scalzi +il dedalo degli stretti corridoi, aprendo molte porte +che non erano la sua, e gli artisti — chi più o meno +vestito, chi più o meno spogliato — salutarono con +urli di protesta o con strilli d'ilarità la sua breve +apparizione sulla loro soglia. Finalmente aprì una +porta — N. 12 — che era la sua: ma si ritrasse ella +stessa con un grido, vedendosi confrontata da una +fosca e spaventosa apparizione.... Poi s'avvide che +era la psiche che le rimandava la sua propria imagine.... +e sorrise. +</p> + +<p> +Ma il sorriso bianco in quella faccia color cioccolata +le fece una penosa impressione, e si affrettò a +volgere le nere spalle allo specchio. Si tolse di testa +la parrucca di lana nera che le dava un caldo insopportabile; +indi, seguendo appuntino le istruzioni di +Miss Alabama, si dedicò alla delicata impresa del +«<i>démaquillage</i>». +</p> + +<p> +Prese un grosso batuffolo di ovatta e vi versò qualche +goccia di liquido trasparente. Anzichè cominciare +dal viso, volle, per prudenza, provarselo prima +su una gamba.... la sinistra.... +</p> + +<p> +Benissimo!... Constatò con gioia che, dovunque +passava il batuffolo bagnato, il magnifico colore nocciola +scuro spariva subito, lasciando trasparire a +<span class="pagenum"><a name="Page_89" id="Page_89"></a>[89]</span> +strisce la naturale tinta carnicina. Quando il cotone +fu tutto nero e la gamba tutta bianca, la signora +Clotilde gettò in un angolo il batuffolo usato +e ne prese uno nuovo. Aveva appena afferrato la +bottiglia del liquido, quando udì battere alla porta. +</p> + +<p> +— No! — strillò la signora Clotilde, — no! +</p> + +<p> +Ma la porta ciononostante si aprì, e un signore col +cappello in testa entrò con passo risoluto. Era il +Direttore in persona che veniva a chiedere spiegazioni +alla ignota sostituta di una delle sue artiste. +</p> + +<p> +Con un urlo la infelice signora Clotilde, ricordando +di essere nipote di un sottoprefetto, volle nascondere +a quell'intruso le sue bicromatiche forme. +Fece un balzo all'indietro, vacillò, scivolò...., la bottiglia — la +preziosa bottiglia del liquido Americano! — le +cadde dalle mani e andò a frantumarsi in mille +pezzi in un angolo sotto lo specchio. +</p> + +<p> +Allora una sequela di frenetici strilli riempì di +stridore il camerino e i corridoi. Il Direttore, non +comprendendo la gravità del disastro, si turò le orecchie +colle mani: +</p> + +<p> +— Ma cos'hai da strillare, cretina? Credi forse +che mi commuova la vista delle tue gambe.... Per +me, oramai, gamba più, gamba meno.... +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +L'intera Compagnia si radunò intorno al camerino +N. 12, con consigli e suggerimenti. La signora Clotilde, +avviluppata in un ampio accappatoio prestatole +dal baritono, tremava e piangeva in un angolo, +<span class="pagenum"><a name="Page_90" id="Page_90"></a>[90]</span> +presentando invero lo spettacolo della più.... nera +disperazione. +</p> + +<p> +Tutti offrivano consigli, unguenti, vasetti, bottigliette. +Si provò a strofinarla colla vasellina, colla +lanolina, colla benzina, col sapone al pomice, col +sale e il limone.... I Giapponesi suggerirono una mistura +d'alcool e di latte caldo. Il padrone dei cani +ammaestrati suggerì la terebentina collo spirito canforato. +Nulla valse.... +</p> + +<p> +La signora Clotilde fu portata a casa in carrozza, +accompagnata dalla canzonettista Belga che aveva +buon cuore, e dalla Pace Imperante sul Mondo che +aveva voglia di ridere. +</p> + +<p class="pad2"> +Si telegrafò a tutti i Cafè-Chantants di Parigi, +chiedendo nuove di Alabama Loo. Invano. Certo ella +aveva cambiato nome e colore. +</p> + +<p> +Si fecero richieste in tutte le farmacie americane, +si telegrafò a New-York, a Washington e a Chicago. +Invano. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Lugubre, truce, colla sua faccia nera e la sua +gamba bianca, la signora Clotilde, chiusa in due camere, +aspetta fosca e depressa la lenta azione del +tempo. +</p> + +<p> +E infatti, adagio, a poco a poco, col passare dei +mesi, la tinta va lievemente rischiarandosi. Dal +caffè moka scuro ha preso qua e là una tinta khaki.... +e si spera che forse, tra un anno o due anni.... +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_91" id="Page_91"></a>[91]</span> +Una profonda malinconia incombe sulla casa, interrotta +a rari intervalli da improvvisi e pazzeschi +scoppi di risa.... È l'Amico (l'unico ammesso in +quella tragica dimora) che tratto tratto non sa frenare +la sua crudele, spasmodica ilarità . +</p> + +<p> +E contemplando Manlio, — sprofondato nella sua +disperazione, sfuggito dai suoi simili, temuto dalle +donne, sospettato d'uxoricidio — egli talvolta mormora +sommesso: +</p> + +<p> +— L'hai voluto!... L'hai voluto un tenebroso +amore! +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_93" id="Page_93"></a>[93]</span> +</p> + +<h2><a name="FATA_LUMINOSA" id="FATA_LUMINOSA"></a>IV.<br /> +Fata luminosa</h2> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_95" id="Page_95"></a>[95]</span> +</p> + +<p> +La Fata Luminosa sono io. +</p> + +<p> +Questa dichiarazione può sembrare mancante di +modestia. Infatti, scrivendolo, arrossisco. +</p> + +<p> +Tuttavia, trattandosi di narrare una storia che ha +la sua brava morale, la racconto tale e qual'è. +</p> + +<p> +E forse a Lola farà piacere. +</p> + +<p class="pad2"> +Incontrai Lola in montagna. L'estate era stata +torrida, ma io, occupata a scrivere degli articoli +illustranti la barbarie della perfida Albion, non me +ne ero accorta. Un giorno alzando gli occhi per caso +al calendario m'avvidi che l'estate era già lontana. +Ed io non ero stata in campagna! Non ero stata, +come ogni anno, a 1000 o 2000 metri d'altitudine! +</p> + +<p> +— Dov'è la più vicina montagna? — chiesi a +chi mi stava accanto, mettendomi in fretta il cappello. +</p> + +<p> +— Macugnaga, — mi fu risposto. +</p> + +<p> +— Avanti. Vado a Macugnaga. Addio a tutti. +</p> + +<p> +Invano si protestò che Macugnaga in ottobre sarebbe +vuota, che a Macugnaga sarei gelata.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_96" id="Page_96"></a>[96]</span> +Partii. +</p> + +<p> +Il sole d'ottobre — il più bel sole dell'anno — raggiava +in un cielo di lapislazzuli quando arrivai +lassù, e i ghiacciai del Monte Rosa fumigavano abbaglianti +e le valanghe balzavano e rotolavano tonando, +come per un foot-ball di giganti. +</p> + +<p> +E Macugnaga era vuota. +</p> + +<p> +Meglio così. Tutta questa gloria di sole e di neve +era per me, per me sola. +</p> + +<p> +Ma facevo i conti senza l'oste: l'oste di Macugnaga +chiudeva i suoi alberghi, e se non volevo dormire +nelle pinete o sul ghiacciaio, dovevo scendere con +lui al piano. +</p> + +<p> +Scesi; ma il meno possibile. Mi fermai a mezza +montagna, a Ceppo — ridente villaggetto che si posa +come una driade montana, con un piede sul pendìo e +l'altro nel torrente — e presi alloggio nel piccolo +Hôtel des Alpes, presso la signora Maria. (Signora +Maria! se voi leggerete questo racconto, sentitevi +nel cuore il mio saluto). +</p> + +<p> +E a Ceppo conobbi Lola. Passando un meriggio +accanto alla scuola, la vidi, circondata dai suoi venti +o trenta bambini, che tutti le strillavano qualche +cosa. Lei non rispondeva. Teneva fissi su me gli +occhi, occhi immensi, neri, ardenti. +</p> + +<p> +Le dissi qualcosa; ella si fece rossa e poi pallida +e mormorò il mio nome. Mi parve lusinghiera, sebbene +esagerata, la sua commozione. +</p> + +<p> +Nel pomeriggio venne a trovarmi. Mi portò molti +fiori. Era magra, esaltata, febbrile. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_97" id="Page_97"></a>[97]</span> +E nel villaggio mi dissero: — Ah, la maestrina? +Poveretta! va consunta. +</p> + +<p> +Anche lei me lo disse un giorno, ansando un poco: — Vado +consunta. — E nella sua voce vi era insieme +una grande paura e un certo romantico compiacimento. — L'hanno +detto tutti; anche i dottori +di Milano; e il dottore di qui, che mi fa delle iniezioni. +È tutto inutile! Vado consunta. +</p> + +<p> +Io ne ebbi grande dolore e pietà . Quando salivo +correndo per la montagna, al sole e al vento, pensavo +a lei, e mi dicevo: — Povera Lola, che non +può!... — Perdendomi nei boschi d'abeti, arrampicandomi +per l'arida morena, traversando il torrente +e scivolando sui sassi levigati e bagnandomi fino +alle ginocchia nella gelida acqua, arrivando infine +alla croce sul ghiacciaio e guardandomi intorno, col +mondo ai miei piedi e soltanto il cielo sopra di me, +pensavo: — Povera Lola!... povera Lola che non +deve muoversi, che non deve stancarsi.... +</p> + +<p> +E ad ogni cappelletta, ad ogni crocifisso sull'orlo +delle vie alpestri mi fermavo a dire una piccola preghiera +perchè Lola guarisse; ad ogni Madonnina +ammantata d'azzurro, impallidita dal sole e dalle +pioggie, sussurravo piano: — Oh Madonnina, fate +guarire Lola. +</p> + +<p> +Ma in fondo al cuore sapevo che Lola non poteva +guarire. +</p> + +<p> +Lola si aggrappò a me con un affetto febbrile e +appassionato. Ad ogni passo la incontravo, ferma a +guardarmi con quegli occhi troppo lucenti. Le bambine +<span class="pagenum"><a name="Page_98" id="Page_98"></a>[98]</span> +della scuola avevano tutti i momenti ricreazione +perchè la maestra doveva uscire; lieve e lenta passava +davanti alla bianca porta e sotto alle verdi finestre +dell'Hôtel des Alpes. +</p> + +<p> +Allora, un giorno, l'invitai ad entrare. +</p> + +<p> +Poi l'invitai a rimanere; ed ella passò i suoi pomeriggi +sdraiata sul divano a guardarmi scrivere; +talvolta, in pieno sole, uscivamo entrambe sul terrazzo. +Non permettevo che mi parlasse. Era l'ora in +cui le veniva la febbre; aveva le guance infocate, +le mani brucianti: e i brevi capelli neri le si arricciavano +sulla fronte sudata. +</p> + +<p> +Sempre, quando arrivava e quando partiva, io la +baciavo. Ed ogni volta che la baciavo, lei mi diceva: +</p> + +<p> +— Grazie! +</p> + +<p class="pad2"> +Venne il novembre, e il sole si ritirò da Ceppo; +si ritirò con garbo, un poco ogni giorno, allontanandosi +gradatamente dal villaggio come un amante infedele +che medita un tradimento. +</p> + +<p> +— Ora per tutto l'inverno il sole in paese non +verrà più, — disse la signora Maria. — Tornerà +in aprile. E spero che allora, — soggiunse, china ad +aiutarmi a chiudere la valigia, — tornerà anche Lei! +</p> + +<p> +— Anch'io lo spero, — dissi con un sospiro, pensando +come di rado mi sono concessi i ritorni. +</p> + +<p> +Tutto il villaggio si radunò davanti alla Posta per +salutarmi alla partenza; soltanto Lola non c'era. +</p> + +<p> +Io avevo prescelto di fare a piedi i dieci o dodici +chilometri di via maestra che scendono allegramente +a valle tra rocce e abeti; e alcuni dei miei nuovi +<span class="pagenum"><a name="Page_99" id="Page_99"></a>[99]</span> +amici mi accompagnarono per un tratto di strada. +Ma già tutti se n'erano tornati indietro al villaggio +allorchè, a uno svolto, vidi Lola seduta su un tronco +d'albero ad aspettarmi. Aveva le braccia piene di +fiori e gli occhi pieni di lagrime. (Non mi piacciono +nè le lagrime quando sono per me, nè i fiori quando +sono colti). +</p> + +<p> +— Non dovevate venire così lontano, — la sgridai. — Come +farete ora a tornar su? +</p> + +<p> +Tremava tutta. — Addio, addio! Non La scorderò +mai, — disse. — Ella è stata per me.... una fata +luminosa! +</p> + +<p> +— Che esagerata! — risi, baciandola. +</p> + +<p> +E lei subito mormorò il suo solito — Grazie! +</p> + +<p> +— Addio, Lola. Andate a casa. Badate di far +giudizio. E mangiate molte uova. +</p> + +<p> +— Addio, Fata Luminosa, — singhiozzò lei. +</p> + +<p> +E la lasciai così — sola, in mezzo alla strada +maestra; piccola e scura sullo sfondo del Monte +Rosa, col suo male e la sua malinconia. Ricordo che +dopo qualche chilometro — e i fiori ciondolavano le +teste di qua e di là , stanchi d'essere portati come io +di portarli — passai davanti a una piccola cappella. +Mi fermai a guardare. Dentro, una Madonnina sorrideva +in atteggiamento assai mite, quasi le rincrescesse +d'aver messo per errore il piede sulla testa del +serpente. Sette stelle le incoronavano il capo. +</p> + +<p> +Le posi sul davanzale i fiori. — O Madonnina dalle +Sette Stelle! — pregai. — Fate guarire Lola. +</p> + +<p> +E ripresi la via. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_100" id="Page_100"></a>[100]</span> +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Il destino mi trasse lontano, e Lola era già da un +pezzo scordata, quando mi giunse a Parigi (rispeditomi +dal mio indirizzo «stabile» di Milano, dove non +mi trovo mai) una cartolina. Era scritta in una +grande calligrafia chiara e infantile; e diceva: +</p> + +<p> +«<i>Fata Luminosa!!... Noi siamo ventinove bambine +che le vogliamo bene. La nostra maestra ci parla +sempre di lei. Andremo questa primavera a cercare +le viole nei boschi per lei</i>»! +</p> + +<p> +Sorrisi. Come era sentimentale e romantica Lola!... +Con una cartolina ringraziai collettivamente le ventinove +bambine; che a loro volta mi risposero con +un'altra cartolina. Nella stessa calligrafia grande +e tonda cominciava anche quella, al solito: +</p> + +<p> +«<i>Fata Luminosa!</i>». +</p> + +<p> +(Mi sembrò che il portiere dell'albergo presentandomela +avesse un piccolo sorriso). +</p> + +<p> +E in primavera mi giunsero le viole. Ogni otto +giorni arrivavano delle scatolette di cartone schiacciate, +piene di muschio — talvolta ancor umido — su +cui posavano pallide ed avvizzite delle violette +boschive. Mi seguivano da Milano a Roma, da Roma +a Genova, da Genova a Montecarlo, da Montecarlo +a Parigi.... Un giorno di nebbia nera a Londra, al +mio ritorno da un tragico viaggio in Irlanda, ecco +sul mio tavolo il solito pacchettino sgangherato, con +dentro i cadaverini di viole mammole. Tutta una +piccola primavera morta! +</p> + +<p> +Le gettai via con impazienza. +</p> + +<p> +Ma nel cuore me ne rimase, lene e lieve, il profumo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_101" id="Page_101"></a>[101]</span> +Alfine la mia felice ventura mi ricondusse in Italia. +Ed ecco che un giorno mi venne annunciata una +visita. Sospirai, ed entrai nel salotto. +</p> + +<p> +In un angolo sedeva una figuretta, una figuretta +esile sotto un grande cappello di feltro. Si alzò e +mosse con passo trepido verso di me. +</p> + +<p> +— Fata Luminosa! Non mi riconosce? +</p> + +<p> +Era Lola. Una Lola rosata, abbronzata, ingrassata. +</p> + +<p> +— Ma Lola! Come state? Ma state meglio, molto +meglio! +</p> + +<p> +— Sono guarita, — disse Lola. — Peso quarantanove +chili. — Per Lola è l'obesità , poichè a Ceppo +ne pesava trentasette. — E lo devo alla Fata Luminosa. +</p> + +<p> +— Silenzio! Non siate sempre così esagerata, — dissi +severamente. E l'abbracciai. +</p> + +<p> +Notai che stavolta non mi disse grazie. +</p> + +<p> +— Sono guarita, — disse; — e lo devo a Lei che +mi ha incuorata e consolata; a Lei che non aveva +paura di baciarmi; a Lei che.... +</p> + +<p> +— Lo dovete alle uova. E alle iniezioni del dottore. — E +in cuor mio soggiunsi: — E alla Madonnina +delle Sette Stelle. +</p> + +<p class="pad2"> +Lola chiese ed ottenne una licenza di due mesi dalla +sua scuola. E quei due mesi li passò con me. +</p> + +<p> +Parlandomi, o parlando di me, essa mi chiamava +invariabilmente: «Fata Luminosa». Non ci fu verso +di farla smettere. E — devo confessarlo? — da principio +questo nomignolo mi lusingava deliziosamente. +Quando per la casa mi udivo chiamare così, accorrevo +<span class="pagenum"><a name="Page_102" id="Page_102"></a>[102]</span> +lieta e sorridente. E a poco a poco anche gli +altri in casa — un po' per ridere di Lola, un po' per +prendersi gioco di me — cominciarono tutti a chiamarmi +con quell'appellativo. +</p> + +<p> +.... Ebbene, se io dovessi dire quale martirio, quali +sacrifici m'impone oggi quel nome, non mi si crederebbe. +</p> + +<p> +Vengono dei momenti nella vita, dei momenti nella +giornata in cui non si è, nè si vuol essere, una fata +luminosa. Quando si ha molto da fare, quando si +ha fretta, quando le cose non vanno pel loro verso, +quando si è nervosi e contrariati, allora è odioso, è +insopportabile sentirsi dare della fata luminosa. +</p> + +<p> +«Fata Luminosa!». Con queste due esecrabili parole +Lola mi ha amareggiata l'esistenza. Un tempo +io facevo press'a poco ciò che mi garbava. Al mattino +mi alzavo quando mi pareva; mi vestivo come +mi piaceva; quando aveva voglia di ridere, ridevo; +quando avevo voglia di far bronci, li facevo. Ora +non più. +</p> + +<p> +Ora, all'alba, prima ancora ch'io abbia aperto +gli occhi, mentre lo spirito è voluttuosamente inabissato +nelle lontane, vellutate profondità del sonno, +odo al mio capezzale un saluto alacre e festoso: +</p> + +<p> +— Ben svegliata, Fata Luminosa! +</p> + +<p> +Allora mi tocca aprire gli occhi e abbozzare un +sorriso il più possibile luminoso; mi tocca rispondere +a tono — non con un inarticolato brontolìo, ma giuliva +come risponderebbe una fata desta all'aurora: +</p> + +<p> +— Ah! buon giorno! buon giorno!... +</p> + +<p> +Alzata di malavoglia nel grigiore mattutino, infreddolita +<span class="pagenum"><a name="Page_103" id="Page_103"></a>[103]</span> +e lugubre, penso di indossare una certa +vestaglia di flanella regalatami da mia suocera (che +disprezza le apparenze) e infilare i piedi in un paio di +pantofole paleontologiche, ma che serbano i resti +d'una fodera di pelliccia. Così, appuntate le chiome +<i>à la sans-façon</i>, apro la mia porta per dire che mi +si porti il caffè-latte. Lo prenderò, sola, con un +certo «confort», leggiucchiando il giornale. +</p> + +<p> +Ma ecco le voci dei familiari che da lungi mi +salutano: — Ti aspettiamo, fata! — E il trillante +soprano di Lola che esclama: +</p> + +<p> +— Ah! ora viene la fata!... la Fata Luminosa! +</p> + +<p> +Richiudo la porta. Getto uno sguardo nello specchio +e mi convinco che, lungi dal sembrare una fata, +somiglio piuttosto (come direbbe la mia toscana +amica, Pia) a «Quella che diede la via ai fulmini!...» +</p> + +<p> +Con ira getto lungi da me la vestaglia di flanella, +scaglio una dietro all'altra, fuori dei piedi! le pantofole +colla pelliccia; mi vesto, mi calzo, mi profumo.... +e mi presento con un sorriso estatico alla +soglia della sala da pranzo. +</p> + +<p> +— Ah! eccola la fata! La Fata Luminosa! +</p> + +<p class="pad2"> +La morale? Sì, al principio di questo racconto vi +ho promesso una morale. +</p> + +<p> +Eccola. Se tu, caro amico sconosciuto che mi leggi, +hai la fortuna di avere nella tua casa una donna — sia +essa moglie o sorella, suocera o cognata, zia +o nipote; sia essa allegra o arcigna, indulgente o +rigida, angelo o megera — tu prenderai l'abitudine +di dirle, e lo dirai tutti i giorni, incessantemente: +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_104" id="Page_104"></a>[104]</span> +— Ah, Clelia! (o Sofia, o Luisa, o come del caso), +tu sei invero una fata luminosa! +</p> + +<p> +Basta questo semplice mezzo perchè la tua casa +divenga un paradiso. +</p> + +<p> +Quando la vedi un poco torva, un poco severa, +quando la senti litigare coi fornitori, gridare colla +cameriera, dare gli otto giorni alla cuoca, assestare +qualche scappellotto ai bambini strillanti.... presto, +prima che venga il tuo turno, hop-là ! senza por +tempo in mezzo, apri la porta e chiama con voce +soave: +</p> + +<p> +— Sei tu, mia Fata Luminosa? +</p> + +<p> +Ella ti dirà : — Sì. Sono io. — (Perchè non può +dirti: — No, non sono io!). +</p> + +<p> +E nove volte su dieci la bufera si dileguerà . +</p> + +<p class="pad2"> +Ma questo non è tutto. Nove volte su dieci quell'appellativo +la indurrà non soltanto a comporsi +un'espressione intonata all'epiteto; ma inclinerà +anche la sua anima alla blandizia. +</p> + +<p> +A poco a poco, ella prenderà la consuetudine — direi +quasi il vizio — di essere adorabile e adorata, +di effondere intorno a sè luce e letizia, di sentirsi il +sorriso sempre presso alle labbra, la carezza sempre +dentro alla mano, e la bocca sempre «di perle piena +e di rose e di dolci parole». +</p> + +<p> +.... Così, quasi per incanto, pronunciando queste +due parole evocatrici di raggi e di lucentezze, ecco +che il mondo intorno a noi si riempirà tutto di fate +luminose. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_105" id="Page_105"></a>[105]</span> +</p> + +<h2><a name="LANDRU" id="LANDRU"></a>V.<br /> +Quella che Landru non uccise</h2> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_107" id="Page_107"></a>[107]</span> +</p> + +<p class="indr"> +Parigi, 26 Novembre. +</p> + +<p class="pad2"> +.... Uscivo questo pomeriggio dalla Direzione del +<i>Matin</i>, dove ero andata a salutare l'amabile De Jouvenelle +e la sfolgorante Colette, allorchè il vecchio +usciere — un sorridente cerbero che conosco — mi +fermò, e additandomi una donna che in quel punto +scendeva le scale uscendo dagli uffici di redazione, +susurrò misterioso: — Sa chi è quella signora? +</p> + +<p> +Io non lo sapevo; ed egli, abbassando ancor più +la voce, mi informò: +</p> + +<p> +— È quella.... che Landru non uccise! +</p> + +<p> +— Landru! — Subito mi si affacciò alla niente la +imagine del terribile uomo supposto uccisore di almeno +dieci donne. Tratto in arresto per una frivola +mancanza (faceva un breve viaggio senza biglietto) +ecco che venne alla luce la più mostruosa serie di +delitti che sia mai stata attribuita ad un essere +umano. Una donna che era partita con lui non era +più tornata; una seconda donna ch'egli aveva condotto +nella sua villa a Gambais, non aveva più dato +<span class="pagenum"><a name="Page_108" id="Page_108"></a>[108]</span> +nuove di sè; una terza donna ch'egli aveva promesso +di sposare era sparita.... E così via. Il <i>Matin</i> +pubblicò il suo ritratto, e da ogni parte di Parigi +affluirono alla redazione di quel giornale e all'ufficio +della <i>Sûreté</i> lettere, telegrammi, ricerche di parenti +d'altre donne che, partite col sorridente Barbableu, +non erano mai più ritornate. +</p> + +<p> +Gli abitanti del villaggetto di Gambais (a un'ora +da Parigi) lo vedevano arrivare ogni poche settimane +sempre con una compagna nuova ch'egli installava +con affettuose premure nella solitaria villa. E per +alcuni giorni i passanti scorgevano quella donna, +ignara e lieta, aggirarsi nel giardino, cogliendo fiori +o seduta all'ombra degli alti alberi secolari. +</p> + +<p> +Per ben dieci volte Landru aveva fatto il viaggio +da Parigi a Gambais in lieta compagnia, prendendo — particolare +trasecolante! — un biglietto d'andata +e ritorno per sè, e un biglietto di sola andata per +la sua compagna! Quelle giovani donne erano tutte +eleganti; molte portavano ricche vesti e preziosi +gioielli.... Poi da un giorno all'altro, non si vedevano +più. +</p> + +<p> +Ciò che si vedeva era, al calar della notte, delle +nuvole di fumo denso e giallastro uscire dai camini +della villa; un fumo così acre e fetido che i contadini +passando esclamavano tra loro: — Ma che orrenda +cucina si fa mai in quella casa! — (Orrenda +cucina, invero!) +</p> + +<p> +Ciò che si vedeva — o qualcuno almeno dice di +averlo veduto — era una misteriosa automobile chiusa, +che nelle notturne ore s'avviava dalla villa verso +<span class="pagenum"><a name="Page_109" id="Page_109"></a>[109]</span> +lo Stagno delle Brughiere — un'acqua viscida e profonda +sull'orlo di un bosco vicino.... +</p> + +<p> +— <i>Quella che Landru non uccise!</i>... — Non stetti +ad ascoltare di più; scesi rapida dietro la snella +figura che già spariva allo svolto della scalinata. +Volevo vederla, questa donna scampata da una morte +così atroce; volevo vedere se il suo viso portava +le traccie del passato terrore. +</p> + +<p> +Giunsi quasi contemporaneamente a lei nel grande +vestibolo, ed ella, uscendo, si volse a tenere con atto +cortese la porta aperta dietro di sè. +</p> + +<p> +Pioveva; sul boulevard Montmartre passavano frettolosi +i viandanti sotto gli sgocciolanti ombrelli; in +mezzo alla via correvano veloci le carrozze tutte occupate. +</p> + +<p> +La mia automobile stazionava vicino al marciapiede. +</p> + +<p> +Mi volsi e guardai quella donna che, senza ombrello, +ferma sullo scalino del Matin pareva incerta +se avviarsi o no; non era bella, ma aveva un viso +estremamente interessante e due grandi occhi scuri, +mobilissimi. Seguendo l'impulso del momento io le +rivolsi la parola. +</p> + +<p> +— Vuole ch'io la conduca.... <i>quelque part</i>? +</p> + +<p> +Ella mi guardò un po' stupita e non rispose subito. +Indi chiese repentina: — Lei appartiene alla +redazione del <i>Matin</i>? +</p> + +<p> +— Sono scrittrice, — risposi evasivamente. +</p> + +<p> +— Ah! — vi fu un attimo di pausa. — E.... sa chi +sono io? +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_110" id="Page_110"></a>[110]</span> +Allora, guardandola fisso, io ripetei la frase dell'usciere. +</p> + +<p> +La donna si volse di scatto e un'espressione indefinibile +le passò sul volto. Era come un <i>tic</i> nervoso +che per un attimo le sconvolse i lineamenti. +</p> + +<p> +— Ah!... — fece di nuovo. E tacque. +</p> + +<p> +In me la smania dell'esplorazione psicologica era +nata, e s'agitava. +</p> + +<p> +— Venga a prendere il thé con me al Grand Hôtel, — dissi, +seguendo l'impulso irrefrenabile dello scrittore +davanti ad un'anima nuova, ad un'esperienza +nuova. +</p> + +<p> +— Che strana idea! — esclamò lei, e rise. Aveva +un sorriso bellissimo; ma non era un sorriso consenziente; +anzi, vidi i suoi occhi vagare inquieti per +il boulevard, come s'ella meditasse la fuga.. +</p> + +<p> +D'improvviso mi balzò nel ricordo un consiglio datomi +un giorno a Roma da un eminente personaggio +diplomatico: «Se mai volete ottenere qualche cosa +da qualcuno», mi aveva detto lui, «ricordatevi di +guardarlo fissamente in mezzo agli occhi: proprio +tra le due sopracciglia! Quindi esprimete lentamente +e con ferma volontà il vostro desiderio. Vedrete che +nove volte su dieci riuscirete nel vostro intento». +</p> + +<p> +Allora io, ferma su quel <i>trottoir</i> parigino, incurante +dei passanti, fissai con intensità ipnotizzante +quella sconosciuta; la fissai nel centro della fronte +tra le due sopracciglia nere, e ripetei il mio invito. +</p> + +<p> +Ella ebbe uno strano gesto delle spalle, un istante +d'esitazione.... Indi accettò. +</p> + +<p> +Il <i>foyer</i> del Grand Hôtel era pieno di una folla +<span class="pagenum"><a name="Page_111" id="Page_111"></a>[111]</span> +cosmopolita, profumata e mormorante. L'orchestra +suonava dei languidi «Hesitations» e dei sussultanti +«Shimmy-shakes». Trovammo una tavola appartata +in mi angolo, tra fronde e fiori; e ci venne +servito il thé. +</p> + +<p> +— Volete aprirmi per un istante la vostra anima? — diss'io. +</p> + +<p> +La donna volse su me i suoi occhi un poco spiritati. +Aspettava. +</p> + +<p> +Ed io l'interrogai. +</p> + +<p> +— Foste amata da.... quell'uomo? +</p> + +<p> +Ella chinò il capo in segno di affermazione. +</p> + +<p> +— Che cosa vi siete detta quando scopriste che +era un assassino? +</p> + +<p> +Un attimo di silenzio. Indi ella disse lentamente, +deliberatamente: — Io lo sapevo già . +</p> + +<p> +— Lo sapevate!... Quando? +</p> + +<p> +— Prima di andare da lui. Mademoiselle Marchadier, +quella ch'egli.... — la voce cadde d'un semitono.... — ch'egli +strozzò e bruciò, era una mia +amica. +</p> + +<p> +— Voi sapevate.... sapevate ch'egli l'aveva uccisa? +</p> + +<p> +— Lo immaginavo. Essa mi aveva fatto delle confidenze +molto strane. Poi era sparita. Nessuno aveva +più saputo nulla di lei. +</p> + +<p> +— Ma allora.... — E mi mancò la voce per continuare. +</p> + +<p> +Gli occhi spiritati si fissarono su me con una +espressione stranissima. — Già . Allora sono andata +lo stesso da lui. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_112" id="Page_112"></a>[112]</span> +— Ma voi.... siete dunque un'isterica? siete una +pazza? — esclamai. +</p> + +<p> +— Può darsi. — E la sconosciuta si strinse nelle +sottili spalle. — Siamo tutte un poco squilibrate, +noi donne oggigiorno. Non trovate? +</p> + +<p> +Io non rispondo. Contemplo smarrita e stupefatta +questa enigmatica creatura; e guardandola negli occhi +mi pare di guardare nelle torbide acque di quello +Stagno delle Brughiere che nasconde tanti orrendi +misteri. +</p> + +<p> +L'orchestra frattanto intona un malinconico valzer +e la mia vicina si volge subitamente a me. +</p> + +<p> +— Volete proprio guardare nella mia anima? Ebbene.... +</p> + +<p> +Colle labbra pallide e le mani strette convulsivamente +in grembo essa mi fa il seguente racconto: +</p> + +<p class="pad2"> +— Sappiate che io ho sempre avuto orrore di +tutto ciò che è consueto, usuale, <i>terre-à -terre</i>. +</p> + +<p> +Il mio sogno era di vivere una vita stravagante e +fuori del comune. Sognavo delle avventure fantastiche, +degli amori bizzarri. +</p> + +<p> +Invece parve che la mia esistenza dovesse scorrere +sulle grige linee della più tediosa convenzionalità . +Mio padre era notaio in un piccolo villaggio, ed +io, la maggiore di quattro sorelle, avevo, a quanto +pare, un certo talento per la musica. Fatto sta che +quando ebbi sette anni mia madre cominciò ad insegnarmi +il pianoforte. Si principiò col Diabelli; poi +venne lo Czerny; poi il Cramer; poi le mazurke di +Chopin.... Alla terza mazurka mia madre morì. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_113" id="Page_113"></a>[113]</span> +La maggiore delle mie tre sorelline aveva allora +otto anni; e mio padre volle ch'io le insegnassi la +musica. Così ricominciai da capo col Diabelli, col +Cramer, collo Czerny.... Quando fummo alle mazurke +di Chopin, mia sorella sposò il farmacista del +paese. +</p> + +<p> +Le altre due sorelle avevano allora nove e dieci +anni; ed ecco che si dovette ricominciare anche con +loro il Diabelli, il Cramer.... +</p> + +<p> +Stavolta, arrivate allo Czerny io scappai di casa +col figlio del sindaco, e venni a Parigi. +</p> + +<p> +E qui speravo che cominciasse per me la vita strana +e avventurosa che avevo tanto sognato. Ma quasi +subito il figlio del sindaco mi lasciò, ed io, per poter +sussistere, dovetti cercare delle altre bambine che +volessero imparare il Diabelli, il Cramer, lo Czerny +e il Chopin. +</p> + +<p> +Disgustata della vita sognai di morire. La morte +almeno me la potevo scegliere e foggiare a piacer mio. +</p> + +<p> +— Ah, vivaddio! — dissi un giorno alla mia amica, +Céline Marchadier; — la vita è quella che è. Ma la +morte è quella che noi vogliamo. Io voglio trovare pel +grigio dramma della mia vita un finale inedito! +</p> + +<p> +Ella rideva; e mi rimproverava d'essere romantica +ed esaltata. Aveva una piccola anima borghese, +Céline. E colla sua piccola dote borghese s'apprestava +a trovare una calma felicità nel matrimonio. +</p> + +<p> +Aveva infatti incontrato il fidanzato dei suoi sogni: +una onesta persona, con modi corretti, con +barba rassicurante, con villa in campagna.... Landru! +</p> + +<p> +Céline partì un giorno per la villa di Gambais +<span class="pagenum"><a name="Page_114" id="Page_114"></a>[114]</span> +col suo fidanzato; mi disse che sarebbe ritornata la +settimana seguente. +</p> + +<p> +Non la vidi mai più. +</p> + +<p> +Ricevetti da lei una strana lettera: +</p> + +<p> +«Questa villa», diceva essa, «è lugubre. La parete +della mia camera, accanto al mio letto, è tutta chiazzata +di macchie scure.... Il giardino mi fa orrore. +Figurati che in un angolo, sotto a delle foglie secche, +ho visto due cani e un gatto morti; avevano tutt'e +tre intorno al collo uno spago, quello spago impeciato +che adoperano i calzolai.... Ce n'è molto in +questa casa di quello spago....». +</p> + +<p> +Una seconda lettera, datata il giorno seguente, diceva: +</p> + +<p> +«Credo che quest'uomo sia un maniaco! Tutto +il giorno mi ha fatto raccogliere delle foglie secche +e portarle nella cucina.... Domani torno a Parigi». +</p> + +<p> +E un terzo messaggio mi giunse da lei; era una +cartolina tutta sgualcita ch'io stessa le avevo +scritto: ella aveva cancellato a matita l'indirizzo +e riscritto il mio; le parole erano quasi illeggibili. +La carta era infangata come se fosse stata gettata +sulla strada, e poi raccolta da qualcuno e impostata. +Diceva: +</p> + +<p> +«Vieni, vieni subito! È pazzo. Sta accendendo un +gran fuoco.... Ho paura». +</p> + +<p> +Immediatamente, con una mia vicina e suo figlio, +partii per Gambais. Trovammo la villa chiusa e +silenziosa. Nel villaggio nessuno sapeva nulla. +</p> + +<p> +L'indomani e l'indomani ancora, tornai sola a +<span class="pagenum"><a name="Page_115" id="Page_115"></a>[115]</span> +Gambais, ma il cancello del giardino era sempre +chiuso. +</p> + +<p> +Una terza volta, in un grigio pomeriggio di marzo, +feci da sola quel viaggio; e già me ne tornavo via, +scoraggiata e depressa, allorchè sulla strada solitaria +che conduce alla stazione mi trovai d'improvviso +faccia a faccia con un uomo. Era lui! +</p> + +<p> +Lo riconobbi subito. Era tal quale Céline me lo +aveva descritto. +</p> + +<p> +Mi fermai, come paralizzata; senza respiro. Quell'uomo +mi guardò in faccia — non so dire l'impressione +di ribrezzo e insieme d'orribile attrazione +che provai. Rimasi ferma a guardarlo, e un gran +freddo mi correva come una serpe viva per la schiena. +</p> + +<p> +— Buona sera, — disse lui. — Cercate qualcuno? +</p> + +<p> +Aveva una voce stranamente morbida e bassa. +</p> + +<p> +— Sì, — balbettai; — cercavo.... volevo.... delle +notizie di Céline Marchadier. +</p> + +<p> +Vi fu un attimo di silenzio. Poi quell'uomo si +avvicinò di un passo. +</p> + +<p> +— Io posso darvene, — disse, — se volete entrare +nella mia villa.... +</p> + +<p> +Io volevo gridare, volevo fuggire. Già mi vedevo +correre urlando per quella strada solitaria, inseguita +da questo spaventevole uomo, pazzo ed assassino.... +Ma egli mi teneva ferma, come catalettica, +sotto il suo sguardo, e non potevo parlare, non potevo +muovermi. +</p> + +<p> +D'improvviso mise una mano sul mio braccio. +Come una sonnambula io lo seguii. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_116" id="Page_116"></a>[116]</span> +Non vi dirò ciò che provai quando fui chiusa in +quella casa con lui. Quando ridomandai di Céline, +egli disse: — Prima mangiamo! +</p> + +<p> +E mi preparò egli stesso una cena: — Da studenti!... — diceva +lui ridendo. +</p> + +<p> +— Le piacciono queste avventure, signorina? +</p> + +<p> +Ed io, tra me e me, pensavo: +</p> + +<p> +— Quando mi ucciderà ? E come?... Mi salterà al +collo improvvisamente e mi strangolerà ? Oppure in +questo vino che mi offre avrà già messo un narcotico +o un veleno?... +</p> + +<p> +Egli frattanto mi parlava, mi parlava di cose indifferenti. +</p> + +<p> +Ed io lo guardavo.... lo guardavo. Guardavo le +sue mani scure e nervose.... e me le figuravo intorno +al sottile collo di Céline.... +</p> + +<p> +Ed ecco ch'egli si mise a parlare di lei; disse +ch'era partita per l'America.... +</p> + +<p> +A quelle parole io fui presa come da una crisi isterica +e scoppiai in una risata, una risata convulsa, +frenetica, rotta da singulti. Landru mi guardava con +aria stupefatta. +</p> + +<p> +A un tratto si alzò, andò nella stanza attigua +ch'era la cucina, e tornò portando un bicchierino di +liquore. +</p> + +<p> +— Bevete, — comandò. +</p> + +<p> +Io ridevo ancora; mi battevano i denti; ero tutta +scossa da un tremito violento. Gli presi di mano il +bicchiere, e d'improvviso, guardandolo negli occhi, +domandai: +</p> + +<p> +— È veleno? +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_117" id="Page_117"></a>[117]</span> +Egli trasalì; vidi lampeggiare nei suoi occhi la +sorpresa ed il furore. +</p> + +<p> +— Oppure... — continuai singhiozzando e ridendo, — oppure +mi strozzerete? Sì!... sì!... mi strozzerete +colla cordellina impeciata, come strozzaste i due cani +e il gatto?... +</p> + +<p> +Egli fece un balzo in avanti e mi afferrò le braccia; +il suo terribile viso era vicino, vicino al mio.... Sentii +che la mia ultima ora era venuta. Mi balenò il pensiero +che era questa la morte, la morte strana, la +morte trasecolante che avevo desiderato.... +</p> + +<p> +E glielo dissi! Gli gridai sulla faccia — forse con +un senso istintivo che questo solo mi poteva salvare — la +mia voglia di morire.... di morire sgozzata da +lui che sapevo assassino! +</p> + +<p> +— Uccidetemi! uccidetemi!... ho bisogno di morire +così! Mettetemi le mani alla gola.... e stringete! +Stringete! Cacciatemi le unghie nelle carni.... +</p> + +<p> +E rantolavo di voluttà . +</p> + +<p> +Egli indietreggiava da me con gli occhi sbarrati. +</p> + +<p> +— Che donna! Che donna! — esclamò. — Mio +Dio! che donna!... +</p> + +<p> +Sentii ch'ero salva. Sentii che in quell'uomo mostruoso +sorgeva per me qualche cosa che somigliava +alla passione.... +</p> + +<p class="pad2"> +Fuori era già notte; e pioveva. Si udiva lo scroscio +della pioggia nel giardino, e il vento correva mugolando +intorno all'ampia casa.... mentre quell'essere +nefando mi svelava gli abissi della sua anima demoniaca. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_118" id="Page_118"></a>[118]</span> +Parlava piano, chino in avanti, accarezzandosi la +barba colle mani scure e sottili. +</p> + +<p> +— Tu mi hai capito, tu sola! — sussurrava. — Tu +sai che gli altri uomini quando vedono una donna +si domandano: «Come sarà quella donna nell'amore?» +Ebbene, io no! Io, quando vedo una +donna, mi domando: «Come sarà quella donna.... +nella morte?» Si dibatterà come una furia, con +urli orrendi che bisognerà soffocare? O si torcerà +con piccoli gemiti e strilli, come un cagnolino che +si tortura?... Il bisogno di veder morire le donne +che mi piacciono è in me come una frenesìa, come +un parossismo di desiderio.... +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +La narratrice interruppe l'orrendo racconto e si +coprì il volto. L'orchestra del Grand Hôtel sospirava +«<i>Shadows</i>». +</p> + +<p> +Io balzai in piedi. +</p> + +<p> +— Basta! — gridai. — Non voglio saper altro. +Non mi dite di più! +</p> + +<p> +Allora la sconosciuta si alzò; era terrea in volto, +ma sorrideva. +</p> + +<p> +— Non avete i nervi forti, — disse. +</p> + +<p> +E, sempre con quel sorriso ambiguo, mi salutò e +uscì dall'albergo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_119" id="Page_119"></a>[119]</span> +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Passata la prima emozione di questo incontro, io +ora mi domando: ho forse guardato per un istante +nei più profondi abissi della mostruosità umana?... +</p> + +<p> +Oppure quella donna che veniva dalla redazione +del <i>Matin</i>, non sarebbe essa forse una mia collega +e rivale.... fabbricatrice di favole? +</p> + +<p> +Non lo so. Forse non lo saprò mai. +</p> + +<p> +Ignoro tutto di lei, persino il suo nome. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_121" id="Page_121"></a>[121]</span> +</p> + +<h2><a name="GALEOTTI" id="GALEOTTI"></a>VI.<br /> +“Galeotti....â€</h2> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_123" id="Page_123"></a>[123]</span> +</p> + +<h3>I.</h3> + +<p> +.... — Poi mi prende come un capogiro e debbo +aggrapparmi a qualche cosa per non cadere. Talvolta +ho delle palpitazioni che mi par di soffocare. +E altre volte il cuore mi si ferma d'un tratto, salta +un battito.... senti! anche adesso.... +</p> + +<p> +E Vilia stese un polso sottile verso la sua amica, +che glielo prese tra le dita inguantate. — Sentirai; +ogni dieci o dodici battiti ne salta uno: c'è un attimo +di arresto che mi toglie il respiro. +</p> + +<p> +— Uno, due, tre, quattro, cinque.... — contò +l'amica. — Ah, ecco! Ho sentito come un'intermittenza.... +</p> + +<p> +— Poi ho mille altri guai. Qualche volta ho dei +ronzii nelle orecchie, come una nota di contrabbasso +che s'interrompe e riprende. E anche la vista mi fa +degli scherzi. Vedo sempre come un moscerino nero +che mi balla davanti agli occhi.... +</p> + +<p> +— Mio Dio! e che cosa prendi per tutti questi +mali? +</p> + +<p> +— Ma.... non so. — sospirò Vilia, incerta. — Il +<span class="pagenum"><a name="Page_124" id="Page_124"></a>[124]</span> +dottore ha suggerito una cura di Jodarsol e poi un +soggiorno in alta montagna. +</p> + +<p> +Un breve silenzio regnò nel tepido salotto, e dalla +larga pianta d'azalea in mezzo alla tavola caddero +alcuni petali sul tappeto di velluto cremisi. +</p> + +<p> +— Cara mia, — disse Claudia, togliendosi di tasca +un porta-sigarette d'oro fregiato di uno stemma +di marchese, — secondo me, tu hai bisogno di tutt'altro. +</p> + +<p> +— Non credi a quella cura? — chiese Vilia un +poco inquieta. +</p> + +<p> +Claudia scelse una sigaretta, la battè lievemente +sull'astuccio, l'accese e soffiò verso il soffitto una +lunga boccata di fumo. +</p> + +<p> +— Sì, sì; puoi andare in montagna e prendere il +Jodarsol, — disse Claudia. — Ma faresti bene a +prendere anche un amante. +</p> + +<p> +— Che cosa dici? — esclamò Vilia, trasalendo. +</p> + +<p> +— Hai pur sentito, — dichiarò l'amica. +</p> + +<p> +— Un amante! Ma che idea! Ma perchè? +</p> + +<p> +— Dolce mia, — disse Claudia poggiando all'indietro +la graziosa testa nella toque verde di rue de +la Paix; — perchè fa bene ai nervi, fa bene alla carnagione, +fa bene al carattere; bisogna prenderlo +come si prende un tonico. Che vuoi, a una certa età +come si farebbe una cura iodica, si fa la cura dell'amore. +</p> + +<p> +— Che cinismo! — esclamò Vilia coprendosi il +volto colle mani. — Sei veramente una persona immorale +e orribile. +</p> + +<p> +— No, no, — disse Claudia, — io sono una persona +<span class="pagenum"><a name="Page_125" id="Page_125"></a>[125]</span> +semplice e sincera. E se ti guardi d'intorno +dirai che ho ragione. Guarda le donne poco amate, +come inaridiscono! — E Claudia incrociò le ginocchia +e fece dondolare in aria un sottile piede ben +calzato. +</p> + +<p> +— Dici delle cose orribili! — esclamò Vilia, fissando +la sua amica con occhi turbati. +</p> + +<p> +— Tu, tu inaridisci e t'ammali, — proseguì Claudia, — semplicemente +perchè sei poco amata. +</p> + +<p> +— Ma non è vero! Mio marito.... +</p> + +<p> +Claudia la interruppe alzando una mano sottile, +colle lunghe dita tutte unite, nel gesto solenne di +un antico idolo indiano. — Non parlarmi di tuo +marito. Mi dirai che ti adora. Lo so. Ma ciò entra +in un tutt'altro ordine di idee. Non parlo di affetti +familiari. +</p> + +<p> +— Ti accerto che Gino.... +</p> + +<p> +Claudia rifece il gesto di vecchio Budda. +</p> + +<p> +— Da quanti anni sei sposata? La tua Luciana +ha dieci anni, se non erro. +</p> + +<p> +— Ne ha undici. Da tredici anni Gino fa di me +la più felice delle donne, — disse Vilia risentita e +stringendo le labbra un poco pallide. +</p> + +<p> +— Lo so, lo so, — rispose Claudia, — so che +Gino è un angelo, ma ciò non cambia le eterne leggi +della natura. Fisiologicamente, l'amore, nel senso +specifico della parola, non può durare più di quattro +anni. Dunque tu da nove anni fai una vita incompleta +ed anormale. +</p> + +<p> +— Ma che eresie, che sciocchezze dici? +</p> + +<p> +— Non sono sciocchezze; me lo ha detto un dottore, +<span class="pagenum"><a name="Page_126" id="Page_126"></a>[126]</span> +un neuropatologo, uno che ha studiato a Parigi, +in Germania, in Olanda; uno che sa tutto. Mi +ha anche condotta nel suo laboratorio e mi ha fatto +vedere dei cervelli conservati nello spirito.... Ebbene, +egli mi ha assicurato che, dopo quattro anni, +le cellule nervose.... il neurolemma.... +</p> + +<p> +E Claudia fece una lunga dissertazione scientifico-realistica. +</p> + +<p> +Ma Vilia non ascoltava. Guardava con occhi trasognati +l'azalea che lasciava cadere silenziosamente +di quando in quando i suoi pètali rosati. +</p> + +<p> +— Del resto, — concluse Claudia — non hai che +da osservare intorno a te. Guarda la Miriam Voli: +ha trentadue anni e ne dimostra cinquanta. Guarda +la Gina Del Bosco: ne ha anche meno ed è avara, arcigna +e bigotta. Guarda Carlotta Allegri: è più +giovane di noi, ed è completamente mummificata. +Tutte donne irreprensibili ed infelici. E guarda te! +Sì, sì! Va! va a guardarti nello specchio. Guarda +che faccia hai! Hai quella faccia noiosa che hanno le +donne che non sono innamorate. +</p> + +<p> +Vilia rise. Si era alzata ed era andata a guardarsi +nello specchio sopra il caminetto. Claudia la seguì +e le cinse le spalle col braccio. +</p> + +<p> +— Vedi se ho ragione? Arida sei; arida. Hai gli +occhi morti, hai la pelle morta, hai i capelli morti; +sei tutta senza vita e senza elettricità . Se vai avanti +così, tra cinque anni sarai un rudere. +</p> + +<p> +Vilia rise ancora, ma senza soverchia gaiezza. +</p> + +<p> +— E guarda me, invece, — continuò Claudia; — ho +la faccia noiosa io? Guarda i miei capelli! +<span class="pagenum"><a name="Page_127" id="Page_127"></a>[127]</span> +Quando li spazzolo crepitano e mandano scintille. +Ogni filo è una pila di elettricità . E guarda i miei +occhi!... e la mia bocca, com'è vivida. Ebbene, credimi; +se non era Renzo Galimberti, a quest'ora ero +incartapecorita anch'io. Renzo rappresenta per me +un vero <i>Institut de Beauté</i>. +</p> + +<p> +— Renzo Galimberti? — Vilia la fissò stupefatta. — Ma +scusa!... credevo.... credevamo tutti che il +conte Arsieri.... +</p> + +<p> +— L'anno scorso, — disse Claudia con gravità , — compievano +i quattro anni da che Giulio Arsieri +era il mio amante. Quindi ho dovuto lasciarlo. +</p> + +<p> +— Ma perchè? Se ti era così devoto! E col legame +della vostra musica.... +</p> + +<p> +— Te l'ho detto il perchè. La teoria del mio dottore. +Erano passati i quattro anni; quindi l'azione.... +terapeutica del nostro amore era cessata; e Giulio, +come rimedio, come tonico, come antisclerotico, non +serviva più. +</p> + +<p> +— Tu sei un mostro! — disse Vilia. +</p> + +<p> +L'altra rise e si alzò. Vilia l'accompagnò alla +porta. +</p> + +<p> +Sul limitare Claudia si volse; prese tra le due +mani il viso sottile dell'amica e la guardò negli +occhi: +</p> + +<p> +— Non odiarmi, piccola Vilia; non odiarmi. +</p> + +<p> +— Non ti odierò, — disse Vilia, — ma voglio +scordare ciò che hai detto. +</p> + +<p> +— Va bene, — rispose Claudia. — Ma fa che io +non ti veda sfiorire ed intristire. +</p> + +<p> +E con un bacio la lasciò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_128" id="Page_128"></a>[128]</span> +</p> + +<h3>II.</h3> + +<p> +— Sfiorire ed intristire.... — Le due melanconiche +parole ossessionarono Vilia per parecchi giorni. Ogni +volta che si guardava nello specchio diceva a sè +stessa: — Tu sfiorisci ed intristisci. — Poi i doveri +della vita quotidiana la chiamavano, la distraevano; +doveva ordinare il pranzo per Gino, riordinare la +casa per Gino, mettere ordine nelle carte di Gino; +doveva sorvegliare i compiti di Luciana, condurre +a passeggio Luciana; ed ecco che quando andava a +passeggio si accorgeva di non essere nè sfiorita, nè +intristita. Tutti la guardavano; gli occhi degli uomini +si fermavano su di lei insolenti ed insistenti, e +le donne la fissavano, la studiavano, la analizzavano +colla disapprovazione più lusinghiera. +</p> + +<p> +La cura di Jodarsol consigliatale dal suo dottore — la +cura derisa da Claudia — fece miracoli; Vilia +non soffriva più nè di palpitazioni, nè di aritmie, nè +di vertigini. E la vita le parve buona a viversi. +</p> + +<p> +Claudia era andata in Sicilia con suo marito, e +Vilia fu contenta di non vederla più. +</p> + +<p> +Un giorno, in Villa Borghese, incontrò Renzo Galimberti; +lo vide appoggiato alla ringhiera del galoppatoio +intento a guardare delle amazzoni che passavano +al piccolo trotto. Vilia sentì una improvvisa +voglia di ridere al pensiero che Claudia l'aveva chiamato +un «Institut de Beauté». +</p> + +<p> +Il giovane Galimberti la scorse e la salutò; poi, +<span class="pagenum"><a name="Page_129" id="Page_129"></a>[129]</span> +vedendola così rosea e ridente, si avvicinò premuroso +e offerse di accompagnarla. +</p> + +<p> +Si parlò di cavalli, di società , di danze moderne; +egli disse che sarebbe andato l'indomani a un concerto +al Grand Hôtel. Poi si parlò di Claudia; e +Vilia rise, e Galimberti sorrise. +</p> + +<p> +Luciana camminava davanti a loro, composta e +snella, a braccetto di una sua piccola amica. Galimberti +osservò che la bimba aveva dei meravigliosi capelli — erano +infatti lunghi, rossi e ricciuti — e +soggiunse rivolto a Vilia: +</p> + +<p> +— Ecco una personcina che tra pochi anni le darà +assai da pensare!.... +</p> + +<p> +Vilia si sentì seccata da quell'osservazione senza +sapere perchè. E dopo un istante lo congedò. Egli, +alto e ritto, a capo scoperto nel sole, tenne un momento +stretta la sua mano. +</p> + +<p> +— Verrebbe con me al <i>lunch</i> domani all'Excelsior? +</p> + +<p> +Vilia scosse il capo. +</p> + +<p> +— Ad ogni modo.... io ci sarò, — disse l'Institut +de Beauté, con uno sguardo significativo. +</p> + +<p> +Vilia chiamò a sè Luciana, salutò e tornò a casa. +</p> + +<p> +Guardandosi nello specchio, mentre toglieva il +cappello, si trovò bella. E per tutto il resto del pomeriggio +si fece del massaggio alla faccia e si aggiustò +le mani e le unghie. Alle sette fece una toilette +ricercata, indossando una veste gialla e nera che non +metteva quasi mai. ( — Sembri un <i>affiche</i> di qualche +marca di Champagne, — le aveva detto suo marito la +prima volta che gliel'aveva veduta, soggiungendo +<span class="pagenum"><a name="Page_130" id="Page_130"></a>[130]</span> +in francese perchè Luciana non capisse: — <i>Tu es +très troublante et émoustillante!</i>). +</p> + +<p> +Ma Gino quella sera non tornò a casa. Telefonò +dallo studio che doveva andare in casa Ricci ad incontrare +un deputato che forse si sarebbe interessato +al Credito Fondiario, e ch'ella non lo aspettasse a +pranzo. +</p> + +<p> +Vilia, vestita di giallo e nero, pranzò sola con Luciana, +la quale fece molti capricci e pianse e dovette +essere mandata a letto prima delle frutta. +</p> + +<p> +Vilia girellò un poco per sala e salotto, suonò un +poco il pianoforte, lesse un poco il <i>Giornale d'Italia</i>, +poi fece i conti colla cuoca, si tolse la veste gialla e +nera e si coricò. Disse a sè stessa che la vita era +una vacua e noiosa istituzione; e nella notte ebbe +nuovamente dei ronzii nelle orecchie e delle palpitazioni +di cuore. +</p> + +<p> +Da parte sua Gino si seccò molto col suo deputato +che non s'interessò affatto al Credito Fondiario; la +cucina di casa Ricci essendo detestabile — il vecchio +Ricci era stato in Inghilterra e voleva sempre le +salse al <i>curry</i> indiano — Gino mangiò poco, digerì +meno, e tornò a casa di cupo umore. Andò da Vilia +per farsi consolare e la trovò sveglia, ma fredda e +sarcastica; e per di più assolutamente scettica riguardo +alla storia del deputato. +</p> + +<p> +— Ma fammi il piacere.... ma che deputato! non +parlarmi di deputati. +</p> + +<p> +— E di che cosa devo parlarti? — brontolò Gino, +togliendosi la cravatta. — Del curry indiano? +</p> + +<p> +Vilia voltò le spalle e si sprofondò nei cuscini. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_131" id="Page_131"></a>[131]</span> +— Io conosco la signora Ricci; è un'isterica che ti +vuole nella sua collezione. E tu te ne compiaci, la incoraggi, +la lusinghi.... +</p> + +<p> +Il curry indiano è cattivo consigliere. Gino uscì +dalla camera sbattendo l'uscio e andò a dormire nella +stanza degli ospiti accanto alla sala da bagno. Lasciò +aperte le imposte e si coricò. +</p> + +<p> +Dalla finestra circondata d'edera entrò lungo la +notte un avventuroso insetto, che porta il nome imponente +di «formica punzaiola». Questo girò nel +buio lungo la parete, soffermandosi, voltando la +testa in qua e in là , aprendo e chiudendo le piccole +forbici maligne; girò nello spiraglio della porta socchiusa +che metteva alla sala da bagno, e, continuando +la sua peregrinazione, avvertì che la parete di mattonelle +di maiolica offriva ai suoi passi una sgradevole +superficie lucida e bianca; affrettò il passo, tastando +colle pinze frementi le mattonelle fredde, e scese +correndo verso un rifugio più grato. Lo trovò in una +spugna, piacevolmente soffice, un poco umida, piena +di ombrosi corridoi; e penetrandovi frettolosamente, +inconscia arbitra di due destini, vi si annidò. +</p> + +<p class="pad2"> +L'indomani mattina Vilia si svegliò presto, ma +non aprì subito gli occhi. Collo spirito ancora sommerso +nel dormiveglia, tentava di ritardare l'ora +del ritorno alla cruda vita mattutina, riluttante a +lasciare le vaghe luminosità dei sogni per rientrare +nell'aspra e materiale realtà giornaliera. Con senso +fastidioso udiva battere un tappeto nel cortile, udiva +nell'appartamento sopra al suo l'andirivieni di passi +<span class="pagenum"><a name="Page_132" id="Page_132"></a>[132]</span> +e lo smuovere di mobiglio. Indefinitamente, nebulosamente +sentiva che era meglio dormire che svegliarsi; +nello sfondo del suo pensiero ancora assopito +vi era come un senso premonitore di cose disaggradevoli +che l'attendevano sulla porta del giorno. +</p> + +<p> +Il battito del tappeto continuò, irritante, insistente; +e, nell'appartamento vicino la figlia dell'ingegnere +fece i due soliti accordi al pianoforte, preludianti +alle solite scale. +</p> + +<p> +Vilia sospirò e aprì gli occhi. Era sveglia. +</p> + +<p> +Che c'era di sgradevole a ricordarsi? Ah sì! +Gino. Gino non era tornato a pranzo iersera. E, +tornato, era stato antipatico e scortese. La Ricci.... +già , la Ricci. E lei, Vilia, aveva passato il pomeriggio +stupidamente a lucidarsi le unghie, ad aggiustarsi +la faccia e ad arricciarsi i capelli, e poi aveva +passato la serata stupidamente sola. Dunque, dalle +quattro del pomeriggio alla mezzanotte quando s'era +addormentata, otto ore gettate via; buttate nel +vuoto, sprofondate nell'abisso. Otto ore non vissute +e che non tornerebbero mai più. Che spreco, che +sciupìo! Alla sua età non doveva permettersi di +questi lussi. Alla sua età ogni ora della vita dovrebbe +contare; non si poteva gettar via così il terzo d'una +giornata.... +</p> + +<p> +<i>Alla sua età !</i> Odiose parole. Le pareva di non avere +ancora incominciato a vivere, e già doveva dire di +sè — perchè, tanto, gli altri lo avrebbero detto — «alla +mia età non si fa questo.... non si fa quello». +</p> + +<p> +Col subitaneo istinto di chi annega e stende la +mano a un'asse di salvezza, il suo pensiero corse a +<span class="pagenum"><a name="Page_133" id="Page_133"></a>[133]</span> +Gino. Gino era buono; Gino l'amava; Gino l'avrebbe +sempre amata. La Ricci non lo interessava affatto; +la Ricci non serviva che di pretesto a Vilia per +qualche rara rappresaglia, quando, ogni tanto, sentiva +il bisogno di tempestare un pochino, di fare qualche +piccolo litigio. +</p> + +<p> +Vilia si alzò rapida e si vestì. +</p> + +<p class="pad2"> +Gino che aveva dormito male nel letto non suo, e +a cui bruciava ancora il ricordo del deputato, del +curry e dell'ingiustizia di Vilia, si alzò anche più +tardi ed entrò frettoloso e rabbioso nella sala da +bagno. Trovò il bagno preparato, la stufa a gas accesa, +la bottiglia dell'acqua di Colonia a portata di +mano, e subito il suo rancore cadde e si spense. Vilia +si era pentita, aveva fatto onorevole ammenda; +Vilia era un angelo, la Ricci era una bestia, la Ricci +che gli serviva un curry indiano e un deputato ancora +più indiano — puh! +</p> + +<p> +Gino con un colpo del piede gettò lontane le pantofole +come se fossero state la signora Ricci, scagliò +via il pygiama come se fosse il deputato, e risolvette +che dopo il bagno sarebbe andato a baciare le mani +a Vilia e dirle che l'adorava. +</p> + +<p> +Come al solito, prima di entrare nel bagno afferrò +la spugna, la tuffò nell'acqua e se l'applicò sulla +faccia. Subito sentì correre sulla guancia una cosa, +e si sbattè la mano sul viso; la cosa gli corse nei +baffi e sull'altra guancia. Che cos'era? Gino si guardò +nello specchio. Era una «forbice», era una formica +punzaiola uscita dalla spugna! +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_134" id="Page_134"></a>[134]</span> +— Porcheria! — urlò Gino, gettando da sè la +spugna e sbattendosi dal collo la bestia che gli correva +verso l'orecchio. Gino sentì la sua pelle nuda +incapponirsi. Non solo schifo aveva, aveva anche +paura! Una vecchia domestica gli aveva detto, anni +fa, che quelle bestie entravano nelle orecchie e facevano +impazzire la gente. Egli non aveva mai dimenticato +quella disgustosa storia. +</p> + +<p> +L'immondo insetto dov'era? Era sparito! Ma +dov'era? Gino si cacciò le dita nelle orecchie, e +pestò i piedi nudi profferendo molte bestemmie. +Suonò per la cameriera e le gridò traverso la porta +chiusa: +</p> + +<p> +— Questa casa è una porcheria. Le spugne piene +d'insetti!... È una vergogna. +</p> + +<p> +Non fece il bagno, non baciò le mani a Vilia, non +entrò neanche nella sala da pranzo dov'ella con Luciana +l'attendevano per prendere il caffè. Uscì sbattendo +l'uscio di casa e prese un esecrabile caffè in +un bar. +</p> + +<p> +A mezzogiorno tornò a casa, ammansito e compunto. +Vilia non c'era. +</p> + +<p> +Non c'era che Luciana, lagrimosa e spettinata. La +mamma era uscita alle undici dicendo che non sarebbe +tornata fino a sera. +</p> + +<p class="pad2"> +La formica pinzatola, avendo compito la sua missione, +passò una giornata febbrile sotto al bagno, e +la notte tornò fuori nell'edera; dove, quando fu +giunta la sua ora, un passerotto la mangiò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_135" id="Page_135"></a>[135]</span> +</p> + +<h2><a name="LEZIONI" id="LEZIONI"></a>VII.<br /> +Lezioni di Felicità </h2> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_137" id="Page_137"></a>[137]</span> +</p> + +<p> +Il Destino sonnecchiava, stanco dopo le fatiche +d'una giornata occupatissima. Aveva rovesciato le +sorti di ventisette nazioni; aveva gettato nelle fauci +spalancate della Morte qualche milione d'uomini e +ne aveva messo al mondo altrettanti; aveva spezzato +molti cuori teneri e ferrei; aveva fatto dei milionari +e dei mendicanti; aveva sparso per l'orbe terracqueo +gioie e sventure, ed ora si sentiva in diritto di riposare. +</p> + +<p> +Ma, appena assopito, si udì invocare a grandi +grida, e, brontolando come un vecchio medico condotto +un po' rimbambito, si alzò, mise le pantofole e +si affacciò a vedere chi lo chiamava. +</p> + +<p> +Era tutta una folla — c'era mezzo il mondo. Allora, +sospirando e soffiando, il Destino si rimise in +giro, coi suoi occhiali da orbo sul naso e la sua vecchia +scorta di rimedi in tasca. +</p> + +<p> +La sua prima visita fu per una donna che piangeva, +e la sua voce era più forte di tutte le voci. — Cosa +volete? — chiese il Destino. +</p> + +<p> +— Mio figlio!... Fatelo tornare. Fate che non sia +morto!... Rendetemelo, e non vi chiederò mai altro. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_138" id="Page_138"></a>[138]</span> +— Sta bene, — disse il Destino. E, scostandosi +sul limitare per lasciar entrare un soldato, se ne andò +piegando il capo sotto un turbine di benedizioni. +</p> + +<p> +La seconda visita fu ad una giovinetta. +</p> + +<p> +— Fammi sposare Gigi! — gridò lei, aggrappandosi +convulsa al manto lacero del Destino. — Se +non sposo Gigi, muoio!... +</p> + +<p> +— Prenditi il tuo Gigi e non seccarmi più. +</p> + +<p> +— Mai! Mai! Te lo giuro. Non ti chiederò mai +altro! +</p> + +<p> +.... Poi c'erano delle donne senza figli che ne volevano, +e delle donne incinte che non ne volevano; e +dei malati che volevano la salute; e dei poveri che +volevano l'agiatezza; e dei poeti che volevano la +gloria.... E tutti giuravano che non volevano altro; +che se il Destino stavolta li accontentava, non avrebbero +mai chiesto altro favore. +</p> + +<p> +E il Destino li accontentò. +</p> + +<p class="pad2"> +Ma ecco che appena fu tornato a casa — e non era +passato per i mortali un anno e pel Destino un'ora — che +già tutti quelli ch'egli aveva assistito erano a +battere alla sua porta, chiamandolo a gran voce. +</p> + +<p> +— Ma cos'avete tutti quanti? — brontolò il Destino +affacciandosi; — non avevate promesso...? +</p> + +<p> +— Sì, — strillò la vecchia, — ma c'è mio figlio +che mi vuol portare in casa una nuora senza cuore +e senza dote. +</p> + +<p> +E la giovane piangeva: — C'è Gigi che mi tradisce.... +</p> + +<p> +E le donne che avevano voluto dei bambini erano +<span class="pagenum"><a name="Page_139" id="Page_139"></a>[139]</span> +piene d'ansie e d'angoscie; e le donne rimaste sterili +erano piene di rimpianti e di struggimenti; e +gli ammalati che avevano ricuperato la salute ora +volevano l'amore; e i poeti che avevano la gloria +volevano anche dei denari.... +</p> + +<p> +Allora il Destino gridò — Basta! avevate promesso +di non chiedere più niente, e non vi dò più niente. +</p> + +<p> +Chiuse la finestra e tornò a dormire. +</p> + +<p class="pad2"> +Morale: Bisogna guardarsi dal fare delle promesse +al Destino; poichè non accade mai che, ottenuta +una cosa, non se ne voglia un'altra. +</p> + +<p> +Oppure — morale alternativa — : Se avete ottenuto +una grazia, accontentatevi di quella, e fatela +durare il più possibile. Perchè non sempre ve ne sarà +concessa un'altra. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Questo io pensavo, la sera di San Silvestro, mentre +legavo i ricordi del passato alle speranze dell'avvenire, +come un mazzo di fiori da offrire ai Fati sulla +soglia di un anno nuovo. +</p> + +<p> +E tra i ricordi ne sorgeva uno, della mia lontana +infanzia. +</p> + +<p> +Eravamo un gruppo di bambini nel giardino di +<i>Park House</i> a Norwood; e ciascuno diceva ciò che +avrebbe desiderato essere quando sarebbe grande. +</p> + +<p> +— Io sarò pittore, — disse Arnaldo, il maggiore +di noi sette. — Ed io cavallerizzo, — dichiarò Ferruccio. — Io +palombaro, — disse Anselmo. — Io +sarò capo di una tribù di pellirossi, — disse Eva, +<span class="pagenum"><a name="Page_140" id="Page_140"></a>[140]</span> +ch'era fantasiosa e selvaggia. E rivolta a me ch'ero +la più piccola, e tacevo: — E tu, Annie, cosa vuoi +essere? +</p> + +<p> +— Felice, — diss'io. +</p> + +<p> +Tutti tacquero un momento, riflettendo. Poi il +futuro cavallerizzo disse: — Che sciocchina! La +felicità non è.... una professione. +</p> + +<p> +Allora io, mortificata, dissi subito che volevo essere +padrona di una pasticceria; e questo mi riabilitò +agli occhi dei miei fratelli. +</p> + +<p> +Ma un po' più tardi chiesi ad Anselmo: — Che +cos'è una «professione»? +</p> + +<p> +— Una professione.... — spiegò lui, con pittoresca +ambiguità , — è quello che s'impara ad essere. +</p> + +<p> +Ed a me stessa io posi la domanda: — E non si +può imparare ad essere felici? +</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p> +Oggi più che mai sono convinta che si può. Sono +anzi dell'opinione che bisognerebbe istituire dei corsi +di lezioni speciali per insegnare alla gente — soprattutto +alle donne! — come si fa ad essere felici. +</p> + +<p> +Siamo tutti d'accordo nell'ammettere che una vita, +una giornata, un'ora in cui non si è stati felici +(o, ciò che è sinonimo, in cui non si è reso altri +felici), sono un'ora, una giornata, una vita perdute. +</p> + +<p> +Ma la felicità non è cosa semplice ed elementare. +La felicità è un'arte difficile e complessa; per possederla +occorre un'educazione speciale; per apprezzarla +ci vuole coltura, esperienza e raffinatezza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_141" id="Page_141"></a>[141]</span> +Naturalmente, il concetto della felicità è assai +diverso secondo le persone e i temperamenti. Quello +che rende felice me, per esempio, lascerebbe perfettamente +indifferente la mia amica Dora; mentre +ciò che rende felice Dora.... +</p> + +<p> +E qui apro una parentesi. La felicità di Dora è +una cosa così strana che sento di doverla raccontare. +</p> + +<p> +Essa mi venne a trovare ieri, raggiante, trasfigurata. +Prima di salutarmi corse allo specchio e si +guardò lungamente, facendo molte smorfie colla bocca +e movendo il capo in su e in giù come un idolo chinese +un po' pingue. +</p> + +<p> +— Cos'hai? — le chiesi attonita. +</p> + +<p> +— Tu vedi in me, — diss'ella, — una donna felice! +</p> + +<p> +— Che cos'accade? Sei divorziata? Tua figlia si +sposa? +</p> + +<p> +— Ma che! — esclama lei. — Figurati che ho trovato +il modo di far sparire il doppio mento. È una +americana che me l'ha insegnato. È un metodo miracoloso +e semplicissimo!... Tre volte al giorno ti +metti ritta e pieghi il collo all'indietro, forzando +tutti i muscoli; poi giri il capo lentamente da destra +a sinistra, e viceversa, sessantaquattro volte. +Poi pizzichi fortemente ottanta volte la carne sotto +al mento; e, dopo un grande lavacro con acqua gelata +contenente venticinque goccie di benzoino, +spalmi la pelle colla crema hazeline; poi percuoti il +collo colla punta delle dita articolando in gola — ma +senza proferirla — dodici volte la vocale <i>a</i>; indi.... +</p> + +<p> +— <i>Stop!</i> — esclamo io — mi dirai il resto un'altra +volta. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_142" id="Page_142"></a>[142]</span> +— L'americana mi garantisce — dice Dora, sedendosi +con aria di tranquilla soddisfazione, — che +con questo sistema, tra sei mesi avrò a sostegno del +mio capo una perfetta colonna d'alabastro. +</p> + +<p> +Io rido. Ma ella seguita con gravità : +</p> + +<p> +— Ti assicuro che tale certezza ha portato nella +mia vita un nuovo senso di felicità . Questo doppio +mento mi amareggiava l'esistenza. +</p> + +<p> +— Ma dimmi, — le osservo, — e quei dieci anni, +o quei ven.... +</p> + +<p> +— Non fare dell'aritmetica, — mi interrompe +essa. +</p> + +<p> +— Ebbene, durante tutto quel tempo in cui non +avevi il doppio mento, sei stata sempre felice? +</p> + +<p> +— Ma no: non ci pensavo, — dice lei. +</p> + +<p> +Ecco, ecco l'errore! È questo. <i>Non ci si pensa.</i> +Nelle mie Lezioni di Felicità s'imparerebbe a pensare, +a pensare a tutto ciò che di buono si ha, a +tutto ciò che di sgradevole si potrebbe avere, e a +rallegrarsi del contrasto. +</p> + +<p> +Ma Dora continua: — Quando penso che a ventotto +o ventinove anni ero così magra e carina.... — S'interrompe +con un sospiro. — Com'è detestabile +ogni mattina davanti allo specchio constatare che si +hanno quei dieci anni di più.... +</p> + +<p> +— Ma io, tutti i giorni, constato che ne ho dieci +di meno! — esclamo, lieta. — Vado allo specchio +e mi dico: — Che gioia essere quale sono oggi! +Tra dieci anni, avrò dieci anni di più. Ma oggi.... +<i>non li ho</i>. +</p> + +<p> +— Già , — dice Dora, — ma tra dieci anni.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_143" id="Page_143"></a>[143]</span> +— Tra dieci anni potrò dire la stessa cosa. +</p> + +<p> +Dora mi fissa pensierosa. — È un'idea, — dice lei. +</p> + +<p> +— Tutto, vedi, dipende dal nostro atteggiamento +mentale di fronte alle cose. Prova, — continuo, sentendomi +saggia come il mago Alfesibeo, — a guardare +la vita sempre da un punto di vista di gratitudine +e di letizia. Aprire gli occhi al mattino e dirsi: +«Che gioia <i>aprire gli occhi</i>!... Vi è, ahimè! chi non +li apre più». Alzarsi, traversare la camera e spalancare +la finestra: «Che beatitudine poter salutare, +ritta in piedi, la nuova giornata!...» Ascoltare, se +sei in campagna, il grido degli uccelli; udire, se sei +in città , battere i tappeti nel cortile pensando con +giubilo: «Quale privilegio, udire questi suoni! Vi +è chi vive in un eterno e terribile silenzio!...» E così +di seguito per ogni cosa che si fa. Credimi, quando +non esiste una vera e seria ragione di affliggersi, è un +delitto il malcontento, un crimine il malumore.... +</p> + +<p> +Strano a dirsi, si è sempre inclini a credere che i +felici.... sono gli altri. +</p> + +<p> +Per i bambini sono felici i grandi. Per i grandi +sono felici i bambini. Quest'ultima asserzione, pur +così abituale, è falsa anch'essa come la prima. I +bambini non sono felici perchè non sanno di esserlo. +E, prima condizione della vera felicità , è la +consapevolezza. +</p> + +<p> +Quindi nelle mie Lezioni di Felicità si farebbe un +elenco di tutte le cose buone, belle — o anche solo +normali — che si posseggono, con relativo atto di +grazia per ognuna di esse. +</p> + +<p> +Si insegnerebbe ai bambini che il fatto di avere +<span class="pagenum"><a name="Page_144" id="Page_144"></a>[144]</span> +due occhi che vedono, due orecchie che odono, due +piedi che camminano, sono altrettante fonti di felicità . +Imparerebbero a rallegrarsi di tutto: C'è il +sole — che gioia! Piove — che bellezza! Tira vento — che +allegria! Fa caldo — che gusto! Fa freddo — che +piacere! +</p> + +<p> +Nel mio corso per gli adulti vi saranno altri esercizi: +Sono innamorata — quale estasi! Non sono innamorata — che +tranquillità !... Ho tanta gente d'intorno — che +divertimento! Sono tutta sola — che +pace!... Sono giovane — che giubilo! Sono vecchia — che +riposo!... E così via. +</p> + +<p> +E tutti i frequentatori dei corsi, i grandi come i +piccoli, dovranno tutti i giorni e a tutte le ore dire +a sè stessi e agli altri: — Io sono felice! — Solo +così sapranno di esserlo; e solo sapendo di esserlo +lo saranno. +</p> + +<p> +Si dirà che questa è una specie di felicità .... forzosa. +Ma non c'è come farsi delle abitudini! E, come +ci si esercita negli sports, o nelle lingue estere, così +si può esercitarsi alla gratitudine e alla letizia, e +formare un'abitudine preziosa: <i>l'abitudine della felicità .</i> +</p> + +<p> +Le lezioni si dividerebbero in corsi speciali. Le +lezioni sulla «Felicità nell'Amore», per esempio, +sarebbero senza dubbio assai apprezzate e frequentate.... +</p> + +<p> +Espongo queste teorie a Dora, che le ascolta con +scettico sorriso. Ma a questo punto m'interrompe: +</p> + +<p> +— Tu affermi delle cose insensate, — dice. — La +felicità nell'amore è una contraddizione in termini. +<span class="pagenum"><a name="Page_145" id="Page_145"></a>[145]</span> +L'amore, lo sanno tutti, è sinonimo di sofferenza. +</p> + +<p> +— Chi non ama, — sentenzio io — non può essere +felice. +</p> + +<p> +— E chi ama, — ribatte Dora — non può essere +che infelice. +</p> + +<p> +Ma io non mi lascio turbare da questi cavilli. — Le +classi di Felicità nell'Amore, — continuo imperterrita, — saranno +le più ardue, ma saranno anche tra +le più utili. Le allieve di questo corso si divideranno +in due categorie: quella delle «Amate» e quella delle +«Amatrici». La grande maggioranza delle donne appartiene +senza dubbio a quest'ultima categoria; ma +vi sono donne che, per caso fortuito o per qualità +intrinseche, appartengono alla prima. +</p> + +<p> +— È vero, — dice Dora con un sospiro. +</p> + +<p> +— Strano a dirsi, quasi tutte le «Amatrici» preferirebbero +appartenere alla categoria delle «Amate....» +ed hanno torto. +</p> + +<p> +— Hanno torto? — esclama Dora. — Perchè? +</p> + +<p> +— Mia cara, la felicità della donna più amata che +amante, è apparente più che reale. Non è forse più +felice l'artista che il suo modello? Non dovremmo +noi preferire all'inerzia passiva dell'ispirare una +passione, lo struggimento divino del risentirla? +</p> + +<p> +— Mah!... — dice Dora stringendosi nelle spalle. +</p> + +<p> +— Eppure, troviamo che le «Amatrici», le donne +nate col fuoco sacro della passionalità nel cuore, +guardano con invidia, invece che con pietà , le fredde +e passive loro sorelle — le «Amate» — che come +statuette d'amianto, s'ergono illese tra le fiamme +<span class="pagenum"><a name="Page_146" id="Page_146"></a>[146]</span> +dell'amore altrui, insensibili alle passioni ch'esse +ispirano senza condividerle.... Perchè, bada bene, +non appena le condividono, ecco che passano anche +esse nell'altra categoria, quella delle «Amatrici....» +e allora devono seguire un corso di lezioni del tutto +diverso.... +</p> + +<p> +— Comincio a confondermi, — dice Dora, fissandomi +con occhi alquanto vacui. — Lìmitati a spiegarmi +il tuo «corso di Felicità per le Amatrici». — +(E noto che Dora arrossisce). +</p> + +<p> +— Questo, — sentenzio io, — si suddividerà in +tre classi: <i>la felicità cinica; la felicità magnanima; +e la felicità assoluta.</i> Alle allieve che prescelgono la +«felicità cinica» si insegnano vari precetti, utili ad +evitare gli amori sfortunati. Per esempio: La donna, +nella relazione amorosa, sia sempre l'ultima a cominciare +e la prima a finire; cioè, non s'innamori +mai lei per la prima, nè si disinnamori lei per l'ultima. — (Vedo +le labbra di Dora che si muovono ripetendo +sottovoce questo saggio ammonimento). — Secondo +precetto: «Non correre mai appresso a un +uomo nè a un tram, perchè ce n'è sempre un altro +che segue....». E così via. +</p> + +<p> +— Cinico davvero, — dice Dora. — Passiamo all'altra +classe. +</p> + +<p> +— <i>La felicità magnanima</i>? In questa classe impareremo +a trovare in noi stesse tutta quella gioia +che, erroneamente e illogicamente, abbiamo l'abitudine +di esigere che altri ci diano. Una volta convinte +che ogni gioia deriva da ciò che <i>noi sentiamo</i>, +e non da ciò che gli altri sentono per noi, si arriva +<span class="pagenum"><a name="Page_147" id="Page_147"></a>[147]</span> +a non preoccuparsi se, o no, il nostro amore è +contraccambiato. È una forma, questa, di superiore +e sagace egoismo. — Io sono brutta? Che importa! +Purchè colui ch'io amo sia bello. — Io non gli piaccio? +Che importa! Pur ch'egli piaccia a me! — Egli +mi è lontano? Ma io lo tengo chiuso nei miei pensieri +dove lo trovo quando voglio. — Si noti che queste +teorie, esposte con tutta franchezza all'oggetto +amato, hanno un altro vantaggio. L'uomo, lo sappiamo, +è assai vano. Quindi non accadrà mai che, di +fronte a un simile atteggiamento, l'idolo mascolino +non finisca col commuoversi. Egli si dirà che questa +donna che l'ama senza scene, senza pianti, senza +rimproveri, senza esigenze, che gli parla sempre di +lui, approvando tutto ciò ch'egli fa, ammirando tutto +ciò ch'egli dice, in fondo lo interessa più di un'altra. +Egli si abituerà a mirarsi in lei come in uno +specchio — uno specchio alquanto adulatore — e +così avverrà che un giorno l'«Amatrice magnanima» +si troverà d'un tratto promossa nella categoria delle +«Amate»! +</p> + +<p> +— Oh, guarda un po', — mormora Dora, impressionata. — Hai +forse ragione. +</p> + +<p> +— Ed ora veniamo alla terza classe: la <i>felicità assoluta</i>. +Qui si avrà l'insegnamento più prezioso di +tutti; qui si insegnerà alla donna ad amare unicamente +ciò che ha. Amica mia, quando noi avremo imparato +a dirci che la cosa, o l'essere, che possediamo +è l'unico che desideriamo, quando saremo convinte +che ciò che ci appartiene, per il solo fatto che <i>è nostro</i> +<span class="pagenum"><a name="Page_148" id="Page_148"></a>[148]</span> +è l'unico degno del nostro amore — ecco che +avremo trovato invero il segreto della felicità ! +</p> + +<p> +— Va bene, — ribattè Dora, dopo un attimo di +silenzio, — ma se questa cosa, se questo essere, che +oggi è nostro.... domani ci sfuggisse.... +</p> + +<p> +— Ah! — rispondo io, — appena ci sfugge, non +è più nostro; quindi, automaticamente, cessiamo di +amarlo. E cessando di amarlo cessiamo — o evitiamo — di +soffrire. Del resto, ciò che è nostro bisogna +saperlo tenere. E lo si tiene appunto colla felicità . +Colla felicità <i>nostra</i>! Poichè non è che la +donna felice che può rendere felici gli altri. Credimi; +la Malinconica, la Rassegnata, la Sacrificata, +nella vita quotidiana, è un tribolo a sè stessa e un +tormento agli altri. +</p> + +<p> +Dora ride e mi abbraccia. +</p> + +<p class="pad4"> +Da quel giorno Dora ed io cogliamo la gioia a piene +mani dovunque la troviamo; ed è sorprendente in +quanti e quali angoli vicini e remoti la troviamo, per +quanti sentieri romiti e battuti essa sboccia e fiorisce! +</p> + +<p> +Volgi il capo, sconosciuta amica mia che leggi, e +vedrai che tu pure già ne hai piena la casa, il giardino +e il cuore.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_149" id="Page_149"></a>[149]</span> +</p> + +<h2><a name="FIERA" id="FIERA"></a>VIII.<br /> +“L'Apollinea Fieraâ€<br /> +<span class="small">(RICORDI DI CARDUCCI)</span></h2> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_151" id="Page_151"></a>[151]</span> +</p> + +<p> +Carducci mi disse: +</p> + +<p> +— Vuoi parlare colla Regina? +</p> + +<p> +— Sì, caro Orco, — diss'io, molto contenta. +</p> + +<p> +— Allora, aspetta qui. Vado a dirglielo. +</p> + +<p> +E Carducci si avviò per la salita ripida e verde +sopra a Gressoney la Trinité, verso un gruppo di +ufficiali, brillanti nel sole in cima all'altura. +</p> + +<p> +In mezzo a loro un fluttuante velo cerulo, un bagliore +di chiome dorate: era Margherita che passava +in rivista le sue truppe alpine. Vestiva il pittoresco +costume Gressonese: breve gonna scarlatta +e corsetto di velluto nero; intorno al capo un gran +velo celeste. +</p> + +<p> +— Un momento! un momento! — Corsi dietro a +Carducci che si fermò. — E alla Regina che cosa +dovrò dire? +</p> + +<p> +— Non tocca a te dire; sarà lei che ti parlerà . +E tu, bada di rispondere assennata e di non farmi +sfigurare. +</p> + +<p> +Carducci riprese la via; ma fatti pochi passi si +fermò di nuovo e si volse a me. — Spero che frattanto +<span class="pagenum"><a name="Page_152" id="Page_152"></a>[152]</span> +non andrai a vagabondare pei boschi secondo +il tuo solito, — ammonì severo. — Hai capito? Stai +lì, fin che ti chiamo. +</p> + +<p> +— Starò qui, — diss'io. E rimasi ferma, col cuore +un poco agitato; mentre vedevo allontanarsi la breve, +poderosa figura col suo bastone ferrato e il gran +cappello di feltro grigio alla Buffalo Bill. +</p> + +<p> +Subitamente un pà nico mi colse. Più lo vedevo avvicinarsi +al risplendente gruppo in cima al colle e +più cresceva la mia trepidazione. Pareva che la salita +la facessi io; mi mancava il respiro e mi batteva +rapidissimo il cuore. Laggiù a sinistra la foresta +d'abeti oscura e silenziosa m'invitava alla fuga. +</p> + +<p> +Allora ricordai la poesia inglese «Casabianca», +che narra del mozzo sul bastimento incendiato a cui +il padre dice: «Rimani qui finch'io torno». +</p> + +<div class="poem"><p> +«The boy stood on the burning deck +</p> +<p> +Whence all but he had fled....» +</p></div> + +<p> +Invano i marinai dalla scialuppa gli gridano: +«Vieni! Salvati!» Al fanciullo fu detto: «Rimani»; +ed egli non si muove. — Il padre non torna perchè +le fiamme l'hanno divorato. Ed egli non si muove +e le fiamme divorano anche lui. +</p> + +<p> +Avevo sempre di queste immaginazioni epico-romantiche +nella mente; mi figuravo di essere l'eroina +di grandiose ineffabili avventure anche nelle circostanze +più semplici e negli avvenimenti più comuni +della vita. +</p> + +<p> +Questo certo non era un avvenimento comune. Parlare +con una regina! Parlare con <i>quella</i> regina, che +<span class="pagenum"><a name="Page_153" id="Page_153"></a>[153]</span> +pareva uscita fuori — per un istante solo, in punta +de' piedi! — da un meraviglioso racconto delle fate, +nel fluttuante velo celeste, sullo sfondo abbagliante +delle Alpi nevose e del cielo.... +</p> + +<p> +Vidi il gruppo dividersi per lasciare il passo al +poeta. Poi si richiuse ondeggiando intorno alle due +figure centrali. +</p> + +<p> +Quasi subito il gruppo nuovamente si aperse; una +figura si staccò dalle altre e scese verso di me. Non +era Carducci. Era un ufficiale — un colonnello di +artiglieria — risplendente e magnifico. E a me, cui +sempre danzavano nella testa i versi, balzò subito in +mente la canzone puerile e deliziosa di Giovanni +Rizzi che avevo imparato non molto tempo prima, a +scuola. +</p> + +<div class="poem"> +<p> +«C'era una volta un cavalier cortese +</p> +<p> +Colto, leale e pieno di valor, +</p> +<p> +Combattuto egli avea pel suo paese +</p> +<p> +Ed era detto il Colonnello d'or! +</p> +<p> +Chè d'or gli sproni avea, d'oro il caschetto +</p> +<p> +E, sopra tutto, il cor.» +</p></div> + +<p> +Il Colonnello d'or si fermò davanti a me, presentandosi +in un fiero e cavalleresco saluto. +</p> + +<p> +— Allason, — disse. +</p> + +<p> +Io risposi inclinando il capo. +</p> + +<p> +— Sua Maestà m'incarica di condurla presso di lei. +</p> + +<p> +— Grazie, — mormorai tremante; e al suo fianco +ascesi il verde e ripido pendìo. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_154" id="Page_154"></a>[154]</span> +O Colonnello d'or!... Ti ho riveduto poco tempo +fa per la prima volta dopo quel giorno; non eri più +Colonnello; in grige chiome portavi la divisa di Tenente +Generale. +</p> + +<p> +Accanto a te le tue due figlie sorridevano. +</p> + +<p> +Col fiero e cavalleresco saluto militare, ti ripresentasti +a me: — Allason. — E subito mi riparlasti +di quel lontano giorno radioso.... — Gressoney.... +la Regina.... si ricorda?... +</p> + +<p> +Sì, sì; ricordavo. +</p> + +<p> +Ed ecco che ieri ti ho riveduto ancora. Ieri! Eri +steso, fermo e immoto, sul tuo letto. E non salutavi +più nessuno. Se anche la tua Regina, che tanto +amavi, fosse entrata nella tua camera, tu non ti saresti +alzato, non ti saresti mosso per renderle omaggio +o per offrirle uno solo di tutti quei fiori che ti +circondavano in fasci profumati. +</p> + +<p> +Accanto a te le tue due figlie piangevano. +</p> + +<p> +Ma! oh miracolo! tu, uscendo dal tempo, ne avevi +trionfato. I grigi pesanti anni tra quel lontano +giorno luminoso ed oggi erano svaniti, erano caduti +da te come un logoro mantello da trincea, e tu uscivi +fuori nella morte, bello e baldo nella superba divisa, +colle medaglie sul petto e la sciabola vicina +alla mano.... Guardandoti, mi balzarono ancora nella +mente i vecchi versi da tanti anni scordati: +</p> + +<div class="poem"><p> +«C'era una volta un cavalier cortese +</p> +<p> +Colto, leale e pieno di valor....» +</p></div> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_155" id="Page_155"></a>[155]</span> +«Nell'adamà ntina luce del serto» la Regina mi +aspettava. Accanto a lei ritto e immobile stava Carducci; +mi pareva di scorgere nel suo sguardo rivolto +a me una certa trepidanza e preoccupazione. Anche +gli ufficiali in cerchio guardavano tacendo. +</p> + +<p> +Il mio spavento crebbe. (Oh silenziosa selva di +abeti!). +</p> + +<p> +Ma la sovrana mi tendeva sorridendo la mano e +davanti a quel sorriso la mia timidezza svanì. Mi +parlò. Subito mi parve d'essere sola al mondo con +lei. Virtù veramente regale, ella dava, parlando, +l'impressione che tutto di me le fosse noto e che +nulla all'infuori di me la interessasse. +</p> + +<p> +.... Quel meriggio alla table-d'hôte del Miravalle +(io sedevo tra Carducci e Piero Giacosa) si parlò +molto della regale udienza. Cioè io parlai poco e +Carducci non parlò affatto. (Già , egli era «d'indole +orsina» e amava di tacere quando non aveva +nulla d'importante a dire). Ma Piero Giacosa raccontava +molte cose; e, passando dagli eventi del +mattino ad apprezzamenti generali sull'augusta +dama, osservò: +</p> + +<p> +— Sì; Margherita è veramente regale. Ma è anche.... +veramente donna. +</p> + +<p> +— Perchè? Come mai? — chiesero le molte signore +presenti. +</p> + +<p> +Il professor Piero si volse a me. +</p> + +<p> +— Quando per la prima volta le parlai di voi e +delle vostre poesie, Sua Maestà m'interruppe subito +colla domanda tutta femminile: «Ma.... è bella?» +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_156" id="Page_156"></a>[156]</span> +In coro io colle altre signore chiedemmo: +</p> + +<p> +— E che cosa rispondeste? +</p> + +<p> +Confesso che attesi non senza trepidanza la risposta. +</p> + +<p> +— Risposi, — e Giacosa si volse a me con un +affabile sorriso: — «Bella? È.... peggio, Maestà ». +</p> + +<p> +— Peggio? Perchè? — chiesero le signore. +</p> + +<p> +— Peggio? Che cosa vuol dire? — chiesi io, non +poco mortificata. +</p> + +<p> +Giacosa mi guardò di nuovo con quel sorriso. +</p> + +<p> +— Non ve ne lagnate. Era una risposta lusinghiera, — disse. +</p> + +<p> +E sorrisi anch'io assai riconfortata. +</p> + +<p> +— Era una risposta scorretta, — tuonò Carducci +d'improvviso. — Ella non aveva alcun diritto +di fare simili apprezzamenti. +</p> + +<p> +Tacemmo tutti, mortificati e compunti. Io non +sapevo cosa fare del mio sorriso. Fortuna volle +che i camerieri entrassero nella sala portando maestosamente, +nel nostro silenzio, dei polli arrosto, +supini in un'insalata smeraldina. +</p> + +<p> +Contemplando il piatto che il cameriere mi porgeva +con benigno sussiego, sentenziai con voce alta +e melliflua: +</p> + +<div class="poem"><p> +«Del pollo il vol, e del tacchino il passo.» +</p></div> + +<p> +E presi un'ala di pollo. +</p> + +<p> +Carducci si volse di scatto con fosco cipiglio. +</p> + +<p> +— Eh? Cosa? Cos'hai detto? +</p> + +<p> +Io ripetei la sagace sentenza. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_157" id="Page_157"></a>[157]</span> +— È una poesia, — spiegai, — e significa che +bisogna prendere l'ala del pollo e la gamba del.... +</p> + +<p> +Carducci m'interruppe sdegnato: — Ma che poesia! — esclamò, +crollando le spalle con ira ed impazienza. +</p> + +<p> +Qualcuno rise (probabilmente ero io!) e il temporale +si dileguò. +</p> + +<p> +Non fu quella l'unica volta che Carducci si adirò +con Piero Giacosa, a cui tuttavia era legato da viva +amicizia. Giacosa era spiritoso e brillante e amava +gli scherzi. A Carducci gli scherzi non piacevano. +O allora dovevano essere degli scherzi assolutamente +puerili e semplici. Le parole ambigue e le +frasi a doppio senso gli erano odiose e lo incollerivano +subito. +</p> + +<p> +Già , egli sorrideva poco. E non rideva mai. +</p> + +<p> +In quello stesso pomeriggio venne nel giardino del +Miravalle il conducente Ciocca da Pianazzo; teneva +per le redini un cavallo da sella per una delle +tre signore Serra-Zanetti che abitavano l'albergo. +Ma poichè il tempo si guastava, la signora non volle +uscire e il buon Ciocca se ne tornava via col suo +cavallo allorchè, uscendo dall'albergo con Carducci +per andare a pranzo alla «Cascata», io lo vidi. +</p> + +<p> +— Lascia stare quel cavallo, — mi disse subito +Carducci scorgendolo da lontano; poichè io avevo +l'abitudine di accarezzare il muso ad ogni cavallo +che vedevo. Anche in città , egli s'irritava molto a +vedermi andare con mano tesa verso tutti i cavalli di +«brum»; e sempre, avvistando qualche malinconico +ronzino fermo accanto al marciapiede colla testa +<span class="pagenum"><a name="Page_158" id="Page_158"></a>[158]</span> +bassa e un ginocchio ripiegato, Carducci esclamava +da lontano: — Lascia stare quel cavallo. +</p> + +<p class="pad2"> +Ma era impossibile lasciar stare il cavallo di Ciocca, +fermo nel giardino a portata di mano, che aveva +un naso marrone, lungo e aristocratico, un ciuffo +tagliato a frangetta e una stella bianca in mezzo +alla fronte. +</p> + +<p> +Poichè si andava verso Pianazzo, Ciocca mi offerse +di montare ed io con entusiasmo accettai. +</p> + +<p> +Ma nè lui, nè Carducci sapevano farmi montare +in sella; e stavo per l'appunto ignominiosamente tentando +di arrampicarmici coll'aiuto di una sedia portata +da un cameriere, allorchè apparve Giacosa, che +accorse e con pronta destrezza mi issò in arcione. +</p> + +<p> +— Che strana sella, — osservai, quand'ebbi il +piede nella staffa e le redini incrociate all'inglese +sulle dita. — Mi pare che vi sia un corno di troppo. +</p> + +<p> +Giacosa rise. — Paese che vai.... corna che trovi, — disse. +E si volse a Carducci con un sorriso. +</p> + +<p> +Ma «l'Orco» aveva subito assunto la sua fisonomia +dei momenti foschi. Con occhi lampeggianti e feroci +squadrava il professore. +</p> + +<p> +— Come sarebbe a dire? — domandò con voce fremente. +</p> + +<p> +— Sarebbe a dire niente, — rispose l'affabile +Piero. +</p> + +<p> +Quella serenità parve incollerire ancor più Carducci. +Lo vidi stringere le mascelle e chiudere i +pugni. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_159" id="Page_159"></a>[159]</span> +— Misericordia!... — pensai, — bisogna intervenire! — E +dall'alto del mio cavallo (ricordando il +successo della mattinata) sentenziai: — «Del pollo +il vol....» +</p> + +<p> +Ma non essendovi alcun pollo la frase mancò totalmente +il suo effetto e la collera di Carducci non +si placò. +</p> + +<p> +Giacosa ebbe il cortese pensiero di allontanarsi +rapidamente, ed io cercai con furtivi calci di far impennare +il cavallo di Ciocca onde creare una diversione. +</p> + +<p> +Ma il cavallo non era di quelli che s'impennano. +Era un cavallo pensieroso e circospetto che +ogni momento si fermava a scacciare con un calcio +languido qualche mosca che lo disturbava. +</p> + +<p> +— Aspettate, Ciocca, — dissi, — questo cavallo +vuol sedersi a guardare la vista. Preferisco scendere. +</p> + +<p> +— No, no! — esclamò Ciocca, afferrando la redine +e trascinando il letargico quadrupede per la via +maestra. — Stia pur su. Non abbia paura! +</p> + +<p> +Paura, io, che montavo come un fantino!... +</p> + +<p> +Così, scortata da un lato da Carducci e dall'altro +da Ciocca che mi teneva le redini, proseguimmo nel +sole del tramonto; e in cuor mio pregai che nessuno +c'incontrasse. Ma per fatalità tutti i villeggianti di +Gressoney, di Saint-Jean e della Trinité parevano +essersi dati convegno in quell'ora su quella strada. +C'era il dottor Ry, c'era il professor Vivante, c'era +il giovane Dezza, c'erano tutte le signore e le signorine +<span class="pagenum"><a name="Page_160" id="Page_160"></a>[160]</span> +della vallata. La mia vergogna era grande. — Se +mi vede anche la Regina, muoio, — pensai. +</p> + +<p> +Ma la Regina non uscì dalla luminosa Villa Peccoz +e, come il cavallo volle, si arrivò all'Albergo +della Cascata. +</p> + +<p> +Umiliatissima mi lasciai scivolare dalla sella e +misi piede a terra. +</p> + +<p> +— Tu monti molto bene, — disse Carducci, che +aveva scordato le sue ire. — Guardandoti, pensavo +alle Valchirie. +</p> + +<p class="pad2"> +Allora, per fargli piacere quasi ogni giorno Ciocca +portò all'albergo uno dei suoi alti ed asimmetrici +bucefali ed io salivo in sella e uscivo per sentieri e +praterie, mentre Carducci camminava accanto senza +parlarmi e senza guardarmi, mormorando tra sè +e sè, gesticolando un poco, pensando o componendo. +</p> + +<div class="poem"><p> +«Bionde Valchirie, a voi diletta sferzar de' cavalli, +</p> +<p> +Sovra i nembi natando, l'erte criniere al cielo....» +</p></div> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Sull'altipiano della Trinité una sera si fermò a +guardare le cascatelle che tutt'intorno dall'alto +delle rocce scaturivano scintillanti, incendiate dallo +splendore del tramonto. +</p> + +<p> +— Guarda l'oro sull'acqua, — mi disse. +</p> + +<p> +Obbedii. — Non è acqua, — osservai (a Carducci +dicevo tutte le fanciullaggini che mi venivano in +mente). — Lassù in alto stanno sdraiate supine le +<span class="pagenum"><a name="Page_161" id="Page_161"></a>[161]</span> +fate, e lasciano pendere lungo le rocce i loro capelli +sciolti. +</p> + +<p> +— Sarà così, — disse Carducci contemplando le +cascate increspate e rutilanti e facendosi schermo +agli occhi colla mano. — Sarà precisamente così. +Lo dirò anch'io. +</p> + +<p> +E difatti lo disse più tardi in una lettera a me. +Quella lettera è ristampata nelle sue Opere col titolo +«Elegìa del Monte Spluga». +</p> + +<p class="pad2"> +L'estate finì; e Carducci doveva ritornare a Bologna. +Ma io volli rimanere a vagabondare pei monti, +nel freddo e nelle bufere. +</p> + +<p> +Lo vedo ancora alla partenza, seduto in carrozza — e +Ciocca già a cassetta — guardarmi con quegli +occhi vividi e sempre un poco corrucciati sotto +l'ombra del grande feltro. +</p> + +<p> +— Addio, — mi dice, alzando il cappello e scoprendo +le grige chiome. +</p> + +<p> +— Addio, caro Orco. — E soggiungo: — Vi ringrazio +di essere stato così paziente e buono con me. +</p> + +<p> +— Va, bene, — dice lui. E ripete — Addio. — Poi +volge lo sguardo in giro sulla spianata dove +tutto è gelido e scintillante, sugli abeti già incappucciati +di bianco e sull'immensa cerchia di cime +algide nel cielo freddo. Certo, io gli appaio solinga +e sperduta in tutto quel grandioso biancheggiare, +poichè d'improvviso, rivolto ai monti e al cielo, e +stendendo la mano come se volesse additarmi a loro, +grida: +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_162" id="Page_162"></a>[162]</span> +— Ecco la piccola Annie che se ne va tutta sola, +per il mondo pieno di neve! +</p> + +<p> +Ciocca fa turbinare la frusta in un gran gesto +che a Carducci piace, e i cavalli partono al galoppo +verso la valle. +</p> + +<p> +Io resto sola nel mondo pieno di neve. Ma mi +sembra che Carducci mi abbia raccomandata alla +cura dei giganti montani, e mi par di sentire che +essi si chiudano amici e protettori intorno a me. +</p> + +<p class="pad2"> +Quando sotto alle nevi le capanne spariscono, piegano +i pini, si spezzano i fili telegrafici e sui «Pass» +non si passa più, io, in una slitta aperta — ritta, +rigida e gelata accanto a due guide e un pecoraio — scendo +alla valle. +</p> + +<p> +A Pont-Saint-Martin il proprietario dell'«Albergo +Posta» mi accoglie stupefatto, e corre a prepararmi +un thè di tiglio fumante col kirsch. Sua moglie +mi sveste degli abiti irrigiditi e gelidi, e appena +sono a letto riappare con una boccia d'acqua +calda in una mano e una grande fetta di lardo nell'altra. +</p> + +<p> +— Questo per i piedi e questo per lo stomaco, — dichiara +risoluta. +</p> + +<p> +Inorridisco. +</p> + +<p> +— Ma è impossibile ch'io mangi quella roba! — dico +coi denti stretti, contemplando la fetta di grasso +che le penzola bianco e lucido dalla mano. +</p> + +<p> +— Ma che mangiare! — esclama lei, ridendo; e, +maternamente, me lo applica sul petto. — Non vorrà +mica morire di polmonite! +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_163" id="Page_163"></a>[163]</span> +Il tiglio, il kirsch, la boccia e il lardo esplicano i +loro benefici effetti e al mattino mi sveglio gaia e +affamata. +</p> + +<p> +Prendo il treno per Milano, dove fa molto più +freddo che a duemila metri d'altitudine, e dove — non +più difesa dai miei giganti amici — il Naviglio +mi getta al collo il suo abbraccio di grigia umidità . +</p> + +<p> +Mi ammalo; ho la febbre, la tosse. Invoco il tiglio +e il lardo; invano! Il dottore mi prescrive altri rimedi. +</p> + +<p> +Al mio capezzale siede una dolce amica mia e +di mia madre: Emilia Luzzatto. Sono stata a scuola +coll'unica sua figlia, Evelina — rapita dalla tisi +nello sbocciare dell'adolescenza — ed ella mi adora. +</p> + +<p> +— Signora Emilia.... vieni qui!... (l'abitudine mi +fa rispettosa, la malattia mi permette la familiarità ). +Senti.... se devo morire.... +</p> + +<p> +M'accorgo con un piccolo tremito che ella nè protesta +nè ride, come avrei sperato. Dice: — Ebbene? — e +le lagrime le scendono dagli occhi. +</p> + +<p> +— Se devo morire.... avverti.... +</p> + +<p> +— Chi? +</p> + +<p> +Chi? Me lo domando anch'io. Papa è a Yokohama +con la sposa nuova che ancora non ho potuto imparare +a chiamare mamma. I miei fratelli? Arnaldo +è a Tokio, Ferruccio a Nuova York; Anselmo a +Buenos Ayres; Louise a Kew; Eva a Petermaritzburg. +La più vicina è la mia mamma.... che dorme +nel piccolo cimitero protestante di Milano. +</p> + +<p> +Allora dico: +</p> + +<p> +— Avverti Carducci. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_164" id="Page_164"></a>[164]</span> +Ed ella lo avverte. +</p> + +<p> +Carducci arriva, più fosco e accigliato che mai. +Mi guarda un pezzo, senza parlare, poi dice: +</p> + +<p> +— Guarisci; e ti farò un regalo. +</p> + +<p> +— Che regalo? — mormoro io. +</p> + +<p> +— Vedremo, — risponde. E se ne va. Sparisce. +Sparisce anche la signora Luzzatto.... Sparisce +tutto. +</p> + +<p> +Non perchè io muoia; ma perchè dormo. Dormo +per quattordici ore e mi sveglio senza febbre. +</p> + +<p> +— Che regalo? — dico appena apro gli occhi, a +Carducci che è riapparso; e accanto a lui sta la +signora Emilia tutta ridente. +</p> + +<p> +Carducci ripete: — Vedremo. Adesso pensa a +guarire. +</p> + +<p class="pad2"> +Pensai a guarire. Carducci tornò via tranquillizzato +e ritornò a trovarmi qualche mese più tardi. +</p> + +<p> +Andai alla Stazione Centrale ad incontrarlo. +Molta gente lo conosceva e lo salutava. Come ero +solita, gli diedi due grandi baci, uno di qua uno +di là sulle guancie, ed egli li subì col suo abituale +cipiglio; io mi appesi al suo braccio e uscimmo +dalla stazione a cercare una carrozzella. +</p> + +<p> +Ma prima di salirvi Carducci a un tratto si volse +a me con severità : — Mi farai il piacere, — disse, — di +non baciarmi sempre nelle stazioni: +</p> + +<p> +Io rimasi sorpresa e mortificata. +</p> + +<p> +— Ma altrove non vi bacio!... Non vi bacio che +quando partite e quando arrivate, — esclamai. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_165" id="Page_165"></a>[165]</span> +Carducci crollò il capo. — Appunto. Non è necessario, — disse +seccamente. +</p> + +<p> +— Ma sì che è necessario! Vi bacio quando arrivate +per la gioia di vedervi, e alla partenza per il +dolore di lasciarvi. +</p> + +<p> +Carducci scosse di nuovo rabbiosamente il capo, +e fece il suo gesto abituale d'impazienza battendosi +un dito sul labbro per farmi tacere. Se non era che +il vetturino ci guardava credo che avrei pianto. +</p> + +<p> +Salimmo in carrozza per andare al suo albergo; +io ero molto mortificata e non parlai. +</p> + +<p> +— Sei guarita? — diss'egli dopo un poco. +</p> + +<p> +— Sì, — mormorai. +</p> + +<p> +— Ti ho promesso un regalo. +</p> + +<p> +— Ma allora ero ammalata. +</p> + +<p> +— Io non prometto per promettere, — disse Carducci +iroso. — Ti ho promesso un regalo e lo avrai. +</p> + +<p> +— Che regalo? — feci flebilmente. +</p> + +<p> +— Ho pensato che ti darei un cavallo. +</p> + +<p> +Un cavallo! Io subito ebbi l'impulso di gettargli +le braccia al collo, ma memore dei suoi divieti me +ne astenni. Gli afferrai la mano. +</p> + +<p> +— Quando? +</p> + +<p> +— Subito, — disse lui. +</p> + +<p> +Subito!... Mi sentii mancare. +</p> + +<p> +— E dove si compera un cavallo? +</p> + +<p> +— Non lo so, — disse Carducci. — Domanderemo +al cameriere del Savini. Tanto, bisogna far colazione. +</p> + +<p> +Fermò la carrozza all'Albergo Àncora dove sempre +<span class="pagenum"><a name="Page_166" id="Page_166"></a>[166]</span> +alloggiava e vi lasciò le valigie; indi proseguimmo +fino alla Galleria. +</p> + +<p> +Al Savini il cameriere, il maître d'Hôtel e il direttore +ci dissero che i cavalli si comperavano al +Tattersall. Anzi, mandarono subito ad avvisare il +proprietario, cavalier Rossi, che ci saremmo andati. +</p> + +<p> +A tavola mi colse un dubbio. +</p> + +<p> +— Ma siete abbastanza ricco, caro Orco, per comprar +cavalli. Avete denari che bastino? +</p> + +<p> +— Sì. Ne ho molti, — disse Carducci. — Ho venduto +ieri un libro a Zanichelli. +</p> + +<p> +— Che libro? +</p> + +<p> +— Non importa. Tanto tu non lo leggi. È una +nuova edizione d'antiche cose; e lo Zanichelli me +lo ha pagato moltissimo. — Carducci pose la mano +sulla tasca della giacca. — Me lo ha pagato tremila +lire. +</p> + +<p> +— Tremila lire! — Io rimasi sbalordita davanti +ad una simile cifra. — Tremila lire!... +</p> + +<p> +Passata la prima meraviglia, osservai: — Dunque, +in fondo.... conviene anche molto, di essere +poeti. +</p> + +<p> +Carducci sorrise. — Sì, sì. Conviene. E adesso +taci un po'. +</p> + +<p> +Ma io non potevo tacere, e dopo un istante ricominciai. +</p> + +<p> +— Forse non vi dispiacerebbe se parlassimo un +poco.... del colore e della forma.... +</p> + +<p> +— «<i>Del Colore e della Forma?</i>» — fece Carducci +aggrottando le ciglia. — Non conosco. Di chi è? +Sarà qualche pedanteria. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_167" id="Page_167"></a>[167]</span> +— Di chi è?... che cosa? +</p> + +<p> +— Questo libro che tu dici. +</p> + +<p> +— Ma no! ma no! Del colore e della forma del +cavallo! +</p> + +<p> +— Già , — brontolò Carducci, crollando le spalle, — mi +pareva impossibile.... Basta. Adesso lasciami +mangiare in pace. +</p> + +<p> +Sulla forma convenne con me: il cavallo doveva +essere grande. Grande e grosso, dicevo io; grande +e magro, diceva lui. Ma sugli altri particolari non +fummo d'accordo. Io lo volevo bianco colla coda +mozza. Carducci lo voleva nero colla coda lunga. +</p> + +<p> +— Ma, caro Orco.... +</p> + +<p> +— Basta; — fece Carducci, — ti ho detto di lasciarmi +mangiare in pace. +</p> + +<p> +Ma Carducci non doveva mangiare in pace. Un +professore di filosofia, che faceva colazione a un'altra +tavola, lo scorse e venne a parlargli. Dopo +che ebbero discusso varie cose io riparlai del cavallo; +e il professore si offrì di venire con noi al +Tattersall. +</p> + +<p> +A me parve provvidenziale. Un professore! Ci +aiuterebbe nella scelta. Tanto più che se ne intendeva, +avendo un fratello capitano di cavalleria. +</p> + +<p> +Al Tattersall il direttore ci accolse con agitata e +premurosa affabilità . Era circondato da molti uomini — maestri +d'equitazione, palafrenieri, garzoni di +stalla, che in cerchio ci contemplavano. +</p> + +<p> +Allora davanti a noi passarono i cavalli: passarono +cavalli grigi e morelli, cavalli bai, cavalli sauri, +cavalli pomellati; passarono al passo, al trotto, +<span class="pagenum"><a name="Page_168" id="Page_168"></a>[168]</span> +al galoppo destro, al galoppo sinistro, in appoggio +e caracollo. +</p> + +<p> +Carducci ed io li fissavamo incerti. Ad ogni nuovo +cavallo che appariva io dicevo: — Voglio questo! +</p> + +<p> +Specialmente mi colpì un magnifico baio con due +belle calze bianche sulle gambe posteriori. +</p> + +<p> +Ma il professore di filosofia con cipiglio da conoscitore +sentenziò: +</p> + +<p> +— «Balzano da due vale quanto un bue». +</p> + +<p> +E questo mi raffreddò. +</p> + +<p> +Indi ne apparve uno tutto bianco, colla coda lunga +e la criniera increspata come se gli avessero fatto +<i>l'ondulation Marcel</i>. +</p> + +<p> +— Questo! — esclamammo in coro tutti e tre; +ma il cavalier Rossi si affrettò a spiegarci che il +puledro — un arabo puro sangue — apparteneva +alla cavallerizza di un Circo Equestre Americano; +e lo fece ricondurre via. +</p> + +<p> +Ma ecco comparire un altro stallone, un morello +altissimo, quasi gigantesco: breve coda irrequieta, +orecchie mobili, nervose; occhi lampeggianti in cui +balena nell'angolo il bianco iniettato di caffè. +</p> + +<p> +Entrò con passo danzante, alzando i piedi come +se la terra gli facesse schifo. Era tutto nero, eccetto +due calzerotti bianchi alle gambe posteriori +e uno alla gamba anteriore. +</p> + +<p> +— È magnifico! — esclamai. +</p> + +<p> +Il professore al mio fianco citò: — «Balzano da +tre, cavallo da re!». +</p> + +<p> +— È questo, è questo ch'io voglio, — dissi con +<span class="pagenum"><a name="Page_169" id="Page_169"></a>[169]</span> +fervore a Carducci; e anche lui guardava assai ammirato +la formidabile bestia. +</p> + +<p> +— Pare il cavallo dell'Apocalisse, — disse il professore. +</p> + +<p> +Il cavalier Rossi vedendo il mio entusiasmo mi +chiese se volevo provarlo. +</p> + +<p> +Mi prestarono una amazzone, e hop! eccomi in +sella, così in alto che mi sembrava d'essere in cima +a una torre. +</p> + +<p> +Feci dapprima a passo il giro del maneggio: veramente +non era a passo, ma sempre a quel trottigno +saltellante e caracollante; mi pareva che facessimo, +il cavallo ed io, come nella <i>Mignon</i>, la «danza +delle uova». Poi partimmo al trotto, un trotto +molto alto, un po' duro, che a scosse e sbalzi mi +fece cadere il cappello e spuntare la treccia; indi +dal piccolo galoppo ci lanciammo al galoppo allungato; +e lì veramente sentii il cavallo perfetto sotto +di me. Pareva alato! +</p> + +<p> +Facemmo alt; e mentre io, ancora in sella, mi +riappuntavo le treccie, Carducci si avvicinò ad accarezzare +il collo lucente del morello. +</p> + +<p> +Anche il Professore si avvicinò, ma guardingo. +</p> + +<p> +— Vedono che mantello? — diceva il direttore, — vedono +questa rete magnifica di vene?... +</p> + +<p> +Difatti sul collo e sulla spalla del morello fremente +si disegnava tutto un intrico di delicate +venature pulsanti. Il professore le esaminò con diffidenza. +</p> + +<p> +— Che non sia un principio d'arteriosclerosi! — mormorò. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_170" id="Page_170"></a>[170]</span> +Scesi di sella, e dietro richiesta del direttore, +provai vari altri cavalli. Ma tutti mi parvero meno +interessanti della grande bestia nera. Allora mentre +quattro o cinque dei cavalli venivano condotti a +passo in giro alla pista, Carducci in mezzo al silenzio +domandò: +</p> + +<p> +— Quale di quei cavalli non costa più di tremila +lire? +</p> + +<p> +Per un momento tutti tacquero. Poi il direttore +si passò due o tre volte la mano sui baffi prima di +rispondere. Fu per me un momento di grande ansia. +Finalmente con gesto regale stese la mano. +</p> + +<p> +— Quello lì. +</p> + +<p> +Era il cavallo dell'Apocalisse — era il balzano +da tre! +</p> + +<p> +— Glielo lascerò per duemila settecento lire, — disse +il magnanimo cavaliere. +</p> + +<p> +Carducci mise subito la mano al portafogli; ma +il direttore con un gesto lo fermò e lo invitò ad +entrare nel suo ufficio. Insieme si allontanarono. +</p> + +<p> +Io mi volsi tutta agitata a uno stalliere che stava +vicino. — Come si chiama? — domandai. +</p> + +<p> +— Francesco Impallomèni, — rispose quello. +</p> + +<p> +— .... Ah sì? +</p> + +<p> +Per non offenderlo attesi qualche minuto prima +di spiegarmi meglio. — E.... il cavallo che nome ha? +</p> + +<p> +— Il morello? Si chiama Rebecca. +</p> + +<p> +— Rebecca! Che orrore! Perchè Rebecca? +</p> + +<p> +Lo stalliere cacciò in fuori il mento e abbassò gli +angoli della bocca fino a parere una rana. +</p> + +<p> +— Mah!... Lo sa Lei? +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_171" id="Page_171"></a>[171]</span> +— Rebecca? — ripetei desolata, volgendomi al +professore. +</p> + +<p> +— Sarà forse Babieca, — disse l'erudito. — Babieca +è il nome del celebre cavallo del «Cid el +Campeador». +</p> + +<p> +— Non mi piace affatto quel nome, — diss'io; +e siccome Carducci ricompariva (a fianco del cavaliere, +tutto sorrisi) io dissi subito che volevo cambiar +nome al mio cavallo. +</p> + +<p> +— -E che nome vuoi dargli? +</p> + +<p> +— Voglio chiamarlo: «O Sauro Destrier della +Canzone». +</p> + +<p> +— È troppo lungo — disse Carducci. — E poi +non è sauro. +</p> + +<p> +Il professore suggerì molti nomi classici: Pegaso.... +Chirone.... Bellerofonte.... e vidi che Carducci +si stancava e s'impazientiva. +</p> + +<p> +Allora tagliai corto. +</p> + +<p> +— Che ne direste, caro Orco, se gli dessimo il vostro +nome? Mi pare che nello sguardo.... e forse nel +carattere.... assomigli un poco a voi. Potremmo chiamarlo +«Giosuè Cavallo», per distinguerlo da «Giosuè +Poeta». +</p> + +<p> +Carducci tornò di buon umore. — Sta bene, — disse. — E +adesso basta. Io devo trovarmi alle +quattro col marchese Visconti Venosta a visitare il +Castello Sforzesco. +</p> + +<p> +E con un breve gesto di saluto se ne andò. +</p> + +<p> +Il professore mi salutò anch'esso frettolosamente, +e lo seguì. +</p> + +<p> +E io?... E il cavallo?... Dove l'avrei portato? Che +<span class="pagenum"><a name="Page_172" id="Page_172"></a>[172]</span> +cosa ne avrei fatto? Ero ospite in casa della mia +cara amica, signora Luzzatto, che abitava un piccolo +appartamento in via Borgo Spesso. Mi vedevo, io, +arrivare alla sua porta con quel cavallo!... Spiegai +al cavalier Rossi la situazione, ed egli fu gentilissimo; +si offrì di tenerlo al Tattersall finch'io non avessi +trovato una scuderia conveniente. Avrei semplicemente +pagato la pensione. Un'inezia! Dodici lire +al giorno. +</p> + +<p> +Dodici lire al giorno! Una specie di formicolìo +mi percorse, fermandosi soprattutto nelle mie ginocchia.... +Dodici lire al giorno! +</p> + +<p> +Mio padre mi mandava un assegno di duecento +lire al mese; e ogni qualvolta passavo un mese in +villeggiatura o all'albergo, per tre mesi non avevo +più nulla. Allora andavo a rinchiudermi in campagna +in casa di mio fratello dottore; oppure, come +ora, mi rifugiavo dalla signora Luzzatto e stavo un +po' di tempo con lei. +</p> + +<p> +Corsi subito in via Borgo Spesso. Arrivai pallida +e stravolta. +</p> + +<p> +— Che cos'hai? — esclamò con ansia la dolce signora. +</p> + +<p> +— Ho un cavallo! — balbettai. — Un cavallo +nero, grandissimo, balzano da tre. +</p> + +<p> +— Riposati un poco, — disse la signora Emilia, +con dolcezza ferma. — Mettiti subito a letto. +</p> + +<p> +E vidi che andava verso l'armadietto delle medicine +per cercare il termometro clinico. +</p> + +<p> +La convinsi, con qualche difficoltà , che non deliravo. +La pregai anzi di venire a vedere Giosuè Cavallo; +<span class="pagenum"><a name="Page_173" id="Page_173"></a>[173]</span> +ma ella, che aveva di tutte le bestie e in +ispecial modo dei cavalli un'invincibile paura, non +ne volle sapere. +</p> + +<p> +— E che cosa ne farai? Dove lo terrai? +</p> + +<p> +— Non so.... non so, — balbettai smarrita. — Non +crede che.... l'onorevole Riccardo.... forse.... +saprebbe dove metterlo? +</p> + +<p> +— Mio marito? +</p> + +<p> +— Sì. Potrebbe anche montarlo qualche volta, se +volesse. +</p> + +<p> +La signora Luzzatto alzò gli occhi al cielo. +</p> + +<p> +— Meglio non parlargliene, — disse. +</p> + +<p> +E non gliene parlai. +</p> + +<p class="pad2"> +La mia vita fu allora tutta subordinata a Giosuè +Cavallo. Volevo stare in città ? No; dovevo andare +in campagna perchè Giosuè Cavallo ci stava meglio +e costava di meno. Volevo restarmene tranquilla? +No; mi toccava andare di qua e di là , per monti +e valli, al trotto e al galoppo, per passeggiare e +disciplinare Giosuè Cavallo (che se stava due giorni +in scuderia diventava una belva). Volevo fare un +viaggio a Londra a vedere mia sorella? Impossibile +lasciare Giosuè Cavallo; e ancora più impossibile +condurlo con me. Mi affondavo sempre più in difficoltà +finanziarie per far nutrire, albergare, governare +Giosuè Cavallo. +</p> + +<p> +Tutte le mie conoscenze mi consigliavano, chi una +cosa chi l'altra. +</p> + +<p> +— Bisogna renderlo. Bisogna venderlo. Bisogna +dirlo a Carducci. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_174" id="Page_174"></a>[174]</span> +Renderlo? Venderlo? Mai! +</p> + +<p> +Dirlo a Carducci? A che pro? Relativamente povero +anche lui, — che cosa avrebbe potuto fare? E poi +egli era così felice di avermi fatto questo regalo, +che per niente al mondo avrei voluto dargli un simile +dispiacere. Subito, il giorno seguente alla compera, +egli aveva voluto vedermi cavalcare all'aperto. Andammo +sui bastioni ed io gli passai davanti a galoppo +molte volte. Egli era raggiante. +</p> + +<p> +— È bello Giosuè Cavallo, — diceva. +</p> + +<p> +— Io vado a Legnano, — soggiunse, — domattina, +in carrozza col prefetto. Potrai venire anche +tu; a cavallo. +</p> + +<p> +Così feci. Nell'amazzone presa a prestito dal +Tattersall, issata a sommo di Giosuè Cavallo negro-splendente +al sole, trottai e galoppai ora davanti, +ora dietro, ora a fianco della carrozza, a +grande soddisfazione di Carducci e divertimento del +prefetto. +</p> + +<p> +La strada era lunga — trenta chilometri! — ed +era dura al trotto rigido del morello; dopo un'ora +circa io sentivo già ogni singola vertebra della mia +spina dorsale, e avevo il torcicollo e un crampo +indescrivibile nel braccio sinistro. Giosuè Cavallo +non andava mai al passo. Neppure per un istante +cessò dal suo trotto rigido e sobbalzante se non per +mettersi a quel caracollante trottigno, quasi un +passo di danza, così bello a vedersi e così estenuante +per chi è forzato ad eseguirlo. +</p> + +<p> +Ma dalla carrozza Carducci mi guardava con un +<span class="pagenum"><a name="Page_175" id="Page_175"></a>[175]</span> +sorriso pacato e soddisfatto; e chiudendo i denti +sul labbro repressi le mie sofferenze. +</p> + +<p> +Nulla ricordo del breve soggiorno a Legnano; +certo all'indomani mattina stavo abbastanza bene +per escogitare delle sciocchezze; così, allorchè Carducci +e il prefetto furono scesi nel vestibolo, mi feci +portare dal cameriere della legna in fascina, e rompendola +a pezzetti ne riempii la valigia di Carducci. +Accadde poi che, a metà strada del ritorno, volendo +egli mostrare al prefetto certi suoi appunti, aprì la +valigia, e il «ricordo di Legnano» che io gli avevo +preparato gli si presentò agli occhi. +</p> + +<p> +— Ma come? Ma questa non è la mia valigia! +Che cos'è tutta questa legna? — esclamò Carducci +incollerito. +</p> + +<p> +Allora al galoppo precedetti sempre di gran tratto +la carrozza, e voltandomi scorgevo Carducci feroce +che, aiutato dal prefetto, buttava via i pezzetti di +legno sparsi tutt'all'intorno. +</p> + +<p> +— Se tu mi fai ancora di codeste stoltezze, — gridò +Carducci appena fui a portata della sua voce, — bada +bene che ti porto via il cavallo. — Ma la +sua ira non mi impressionò troppo. Visto che per +lo più quelli che lo avvicinavano — intimiditi dal +suo cipiglio o dalla sua grandezza — mantenevano +intorno a lui un'atmosfera di gravità e soggezione +assai noiosa, credo che, in fondo, le mie monellerie +lo riposassero da tanta grigia solennità . Quanto +alla minacciata punizione di portarmi via Giosuè +Cavallo, certo nulla lo avrebbe più stupito, o addolorato, +<span class="pagenum"><a name="Page_176" id="Page_176"></a>[176]</span> +che se io gli avessi detto: — Sì, sì! Portatemelo +via; esso rappresenta per me sotto ogni +rapporto una <i>bestia nera!</i> +</p> + +<p> +Me ne guardai bene. Ed egli ripartì per Bologna +convinto di avermi fatto il più meraviglioso dei +doni; soddisfatto di sè, di me e di Giosuè Cavallo; +felice di aver speso così bene — lui, che non era +nè ricco nè prodigo — una così importante somma. +</p> + +<p class="pad2"> +Dopo tre mesi Giosuè Cavallo mi aveva completamente +rovinata. Per lui mi arrabattavo in una +continua ricerca di denaro; per lui mi guastai coi +miei parenti più cari a cui chiedevo costantemente +denari in prestito; per lui annunciai sulle quarte +pagine dei giornali che davo lezioni d'inglese, tedesco, +francese, italiano, di pianoforte, chitarra e canto. +Il suo baldo passo caracollante mi conduceva, +smarrita, dai neri abissi della disperazione alle +verdi vette del monte di Pietà . +</p> + +<p> +E per lui io nutrivo quel sentimento complesso +fatto di passione e d'ira, di angoscia, d'amore e +d'esecrazione che si prova per chi ci costa molto +dolore, molte umiliazioni e molti denari. +</p> + +<p> +Egli prosperava, superbo, prepotente, lucente, facendo +i passi sempre più alti, sempre più sdegnoso +di toccare la terra. Ed io lo guardavo, spaurita e +rapita, e sognavo di balzargli in arcione un giorno e +via! a carriera, traverso monti, valli e frontiere, +fino a giungere ad una certa rupe gigantesca che +sovrasta la Via Mala — da Carducci amata e cantata — ed +ivi precipitarmi con lui nella voragine.... +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_177" id="Page_177"></a>[177]</span> +</p> + +<div class="poem"> +<p> +«Dammi dunque, apollinea, fiera, l'alato dorso +</p> +<p> +Ecco, tutte le redini io ti libero al corso.... +</p> +<p class="i2"> + O indòmito destrier, +</p> +<p> +Voliam, sin che la folgore di Giove tra la rotta +</p> +<p> +Nube ci arda e purifichi, o che il torrente inghiotta +</p> +<p class="i2"> + Cavallo e cavalier.» +</p></div> + +<p> +Perchè non lo feci! Sarebbe stato un gesto degno +di lui e di chi me l'aveva dato. Forse non ero degna +io di una fine così gloriosa. Disertai. Come +quegli amanti che dicono: «Moriamo insieme», e +poi al supremo passo l'uno vilmente si ritrae, così +io lanciai solo nella morte Giosuè Cavallo invece +di balzare grandiosamente nel buio con lui. +</p> + +<p> +Volli che morisse? Non lo so; nè voglio oggi ricordare +la folle catastrofe che lo spezzò, e che portò +me pure vicino alla morte. In ciò ch'io feci ebbi +coraggio e viltà . +</p> + +<p> +Ma la viltà maggiore fu che non osai dirlo a Carducci. +</p> + +<p> +Sapevo che gli avrei dato un vero e grande dolore. +Egli mi scriveva ora — più sovente del solito — per +domandarmi notizie di Giosuè Cavallo. +</p> + +<p> +«Mi piace pensare che è tua quell'apollinea +fiera. Mi piace pensare che ho potuto farti un dono +così bello. In cima alla mia mente sta l'imagine +tua e sua, lanciati al galoppo, ondeggianti la nera +criniera e le tue lunghe chiome al vento.... Così, o +Loreley pellegrina, sei volata fuor della veduta +mia». +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_178" id="Page_178"></a>[178]</span> +Io aborro ed esecro la menzogna. Tutto mi sembra +comprensibile e perdonabile all'infuori dell'inganno. +Ebbene, io allora — credo di poter dire che +questa fu l'unica volta! — ho mentito e ingannato. +Alle sue domande rispondevo brevemente, evasivamente, +ma non avevo il coraggio di dirgli la verità . +</p> + +<p> +Un giorno mi annunciò prossima una sua visita. +</p> + +<p> +Tremai. Scrissi che dovevo recarmi subito a Napoli. +Mi pareva assai lontano. +</p> + +<p> +Ma Carducci ne fu contento. +</p> + +<p> +«Via, dunque, bionda di cavalli agitatrice, a riva +più cortese!». +</p> + +<p> +Anch'egli sarebbe venuto tra breve per un sol +giorno laggiù, onde salutare una regale Amica, e +vedermi passare, sull'azzurro sfondo del Mediterraneo, +lanciata a volo «sulla fiera gentil». +</p> + +<p> +Allora, giunta a Napoli confidai la mia angoscia +a un poeta — Arturo Colautti — che era venuto +a trovarmi. Lo pregai di andare incontro a Carducci +e dirgli subito la verità . +</p> + +<p> +Non volle; non osò. +</p> + +<p> +Un ufficiale ch'era con lui mi disse: +</p> + +<p> +— Perchè dargli quel dispiacere? Troveremo un +cavallo che per un'ora personifichi il tenebroso corsiero +da lui regalato. +</p> + +<p> +Allora fu per tutta Napoli un febbrile cercare di +cavalli neri. (Se ne ricorderà forse ancora quell'ufficiale — Maggiotto, +allora capitano dei bersaglieri; +oggi solennemente installato nel Ministero della +Guerra. E il marchese Lillo Catalano.... e il conte +Bruno Torri....). Davanti al balcone della casa in +<span class="pagenum"><a name="Page_179" id="Page_179"></a>[179]</span> +strada Caracciolo dove io avevo preso alloggio, fu +uno sfilare di foschi corridori: di morelli grandi e +grossi, di morelli lunghi e magri; di morelli ombrosi +e morelli generosi, di morelli con balza e senza +balza.... Ma nessuno — ah! nessuno — che assomigliasse +a quello donatomi dal poeta. +</p> + +<p> +La scelta cadde finalmente su di uno portatomi +da Maggiotto. +</p> + +<p> +Il cavallo si chiamava «Ras Alula»; era nero, +era grande, era balzano da tre. Ma qui la somiglianza +cessava. Ras Alula era un mite, era un +remissivo, un rinunciatario, un vinto della vita. Per +quanto io lo molestassi con morso, scudiscio e tacco +per animarlo, per farlo inalberare come soleva il +mio nobile corsiero, Ras Alula scoteva la testa placidamente, +partiva a un piccolo trotto, e se a furia +di strappi e strapponi, di frusta e sperone riuscivo +a farlo galoppare, si dimenava nel molle movimento +d'una sedia a dondolo, con pendula coda e testa +ciondolante. +</p> + +<p> +Io ero disperata. +</p> + +<p> +— Non si sgomenti, — disse Maggiotto, lisciandosi +la barba nera e fissando lo sguardo, più focoso +assai che non quello del suo cavallo, sul mite e gigantesco +Ras Alula. — Ci penso io. +</p> + +<p> +E ci pensò. Appena annunciato l'arrivo di Carducci +alla Villa, io che aspettavo, già troneggiante +sul titanico e quiescente Ras nel cortile di via Caracciolo, +vidi arrivare di corsa Maggiotto col suo +attendente. Maggiotto afferrò la redine, mentre il +soldato passava dietro la groppa del cavallo. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_180" id="Page_180"></a>[180]</span> +Sentii un improvviso fremito percorrere la bestia, +che nitrì, e tirò un violento calcio. +</p> + +<p> +— Ma che cosa gli fate? — gridai. +</p> + +<p> +— Niente, niente, — rise Maggiotto; — un po' di +zenzero sotto la coda! — E abbandonò la redine +mentre il soldato balzava indietro. +</p> + +<p> +L'effetto dello zenzero fu magico. Ras Alula si +impennò, fremente, annaspando l'aria, rizzandosi +quasi volesse rovesciarsi all'indietro. Cedetti le +redini e con una scudisciata sulla testa lo richiamai; +allora, tuffando il capo, partì forsennato, battendo +scintille dai ciottoli del cortile, scivolando +sul selciato, lanciandosi a carriera per la passeggiata +di Chiaia. +</p> + +<p> +Così, a volo, passai davanti a Carducci, che tra +un gruppo d'altre persone, era fermo all'angolo +della Villa ad aspettarmi; ebbi solo per un attimo +la visione della sua faccia alzata a guardarmi — e +odiai Ras Alula, e Maggiotto, e la vita.... e +più di tutto odiai me stessa, che recitavo questa +vile, questa ignobile menzogna. Con frusta e sprone +aizzai la bestia già frenetica che come una folgore +infilò la strada lungo la marina. +</p> + +<p> +Ed ecco a un tratto, ancora lontano davanti a +noi, un brillìo d'argento e di rosso vivido — era la +carrozza reale, era Margherita preceduta dai suoi +staffieri, che faceva con regale dignità la sua consueta +passeggiata a mare. +</p> + +<p> +Allora con quanta forza avevo tirai le redini: bisognava +rallentare la corsa, per non raggiungerla, +<span class="pagenum"><a name="Page_181" id="Page_181"></a>[181]</span> +sopratutto — imperdonabile violazione d'etichetta! — per +non oltrepassarla. +</p> + +<p> +Ras Alula non obbedì, non sentì; aveva il morso +tra i denti e andava come il vento, pazzo, cieco, +frenetico. Invano con strappi alternati tirai e cedetti +le redini, invano strappai a destra e poi a sinistra, +segandogli la bocca.... la bestia in furore +continuò la sua corsa! Fu miracolo se, con uno +sforzo che quasi mi slogò i polsi, riuscii a farlo +deviare quanto era necessario per non andarci a fracassare +contro l'equipaggio reale. +</p> + +<p> +In un fulmine passammo dinanzi alla Regina: +ella deve aver visto, come un lampo nero e villano, +comparire e sparire le mie esili spalle e la coda +sbandierante dell'insano Ras Alula.... +</p> + +<p> +Allora più che mai sentii di aborrire tutto e tutti +e avrei voluto lanciarmi dalla sella a capofitto nel +mare. +</p> + +<p> +Quando fummo all'altezza della chiesa di San +Ferdinando, Ras Alula subitamente si calmò: sulla +via traversa fece due o tre scivoloni, salì sul marciapiede +come se volesse entrare nella chiesa.... e +si fermò ansimante, coperto di schiuma. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Allorchè trovai finalmente il coraggio di scrivere +a Carducci che Giosuè Cavallo non era più mio.... +che non era più di nessuno.... egli non rispose. Nè +so che cosa abbia pensato. +</p> + +<p> +<span class="pagenum"><a name="Page_182" id="Page_182"></a>[182]</span> +I casi della vita mi trassero lontano. +Quando, dopo molti anni, rividi Carducci nè io +osai rammentarglielo nè lui me ne parlò. +</p> + +<p class="dots"> +. . . . . . . +</p> + +<p> +Oggi nella Villa di Napoli, al posto dove in +quel giorno vidi alzato verso di me il suo viso +fiero, c'è un rigido busto di marmo che porta il +suo nome. +</p> + +<p> +E che non gli assomiglia. +</p> + +<hr /> + +<div class="boxed"> +<p class="center larger"> +OPERE DI ANNIE VIVANTI +</p> + +<p class="pad2"> +<i>Naja Tripudians.</i> — Romanzo. (Bemporad — 2ª +edizione, 1921) L. 6,50 +</p> + +<p> +<i>Lirica.</i> (Bemporad, 1921) L. 6, — +</p> + +<p> +<i>I Divoratori.</i> — Romanzo. (Bemporad) L. 10, — +</p> + +<p class="pad2"> +<i>Circe.</i> L. 7, — +</p> + +<p> +<i>L'invasore.</i> — Dramma L. 6,50 +</p> + +<p> +<i>Vae Victis!</i> — Romanzo L. 6,50 +</p> + +<p> +<i>«Zingaresca.»</i> L. 7, — +</p> + +<p> +<i>Le bocche inutili.</i> — Dramma L. 6, — +</p> + +<p> +<i>Marion.</i> — Romanzo L. 7,50 +</p></div> + +<div class="dotbox"> +<p class="center larger"> +GIUDIZI DELLA STAMPA SU «<b>NAJA TRIPUDIANS</b>» +</p> + +<p class="center"> +<b>Corriere della Sera</b> (<i>Ettore Janni</i>). +</p> + +<p> +Ed ecco ora il romanzo che avvince e fa rabbrividire, l'opera +d'arte che spicca il volo dalla realtà ed è fantasia, +<i>Naja Tripudians</i> di <span class="smcap">Annie Vivanti</span>. L'idillico e il tragico +vi fanno un violento contrasto.... ma l'idillio è come una +maschera lieve che cade e scopre il volto dell'orrore. +</p> + +<p> +La catastrofe è presentata con una potenza a cui non si +resiste. Singolare nella sua sobrietà formidabile è la chiusa. +</p> + +<p> +Un romanzo che non si confonde con gli altri: la voce che +canta più alta e più sicura sulle mediocri orchestre e sui +cori sguaiati. +</p> + +<p class="center"> +<b>Il Secolo</b> (<i>Paolo De Giovanni</i>). +</p> + +<p> +.... Un fiume di delicata poesia. +</p> + +<p class="center"> +<b>Giornale d'Italia</b> (<i>Diego Angeli</i>). +</p> + +<p> +.... E in queste parole è tutta la morale e tutta la spiegazione +del bello e crudele romanzo che <span class="smcap">Annie Vivanti</span> +pubblica in questi giorni pei tipi del Bemporad di Firenze. +Bello e crudele e sotto un certo punto di vista altamente +morale nella sua immoralità .... Quest'ultimo capitolo ha la +durata di poche ore,... capitolo terribile, dove la descrizione +di quella società equivoca è descritta con grande sapienza +e dove tutti i vizi — dall'omosessualità alla cocainomania, +dall'ubriachezza dei liquori forti allo stupore dell'oppio, +dalle sottili dissertazioni sul godimento e sul +desiderio, alla rivelazione brutale della voluttà — sono trattati +con mano maestra. +</p> + +<p> +.... E Annie Vivanti è un'artista e il suo romanzo è tanto +più pericoloso in quanto che è più bello. +</p> + +<p class="center"> +<b>Idea Nazionale</b> (<i>Umberto Fracchia</i>). +</p> + +<p> +<i>Naja Tripudians</i> si legge con foga. Ecco stabilita la superiorità +di questo romanzo femminile su tanti romanzi maschili +che sono terribilmente noiosi.... +</p> + +<p class="center"> +<b>Il Marzocco</b> (<i>Luigi Tonelli</i>). +</p> + +<p> +.... Qui abbiamo una scrittrice nel vero senso della parola, +che concepisce con potenza d'intelletto, e s'esprime +con una sicurezza ed efficacia mirabili. In <i>Naja Tripudians</i> +riconosciamo l'autrice sorprendente de <i>I divoratori</i>, fosca di +<i>Circe</i>, violenta e smagliante di <i>Vae Victis:</i> la creatrice d'immagini +sfolgoranti, la coniatrice di frasi sintetiche e potenti, +la calcolatrice sapiente d'effetti irresistibili. +</p> + +<p> +È impossibile resistere al fascino di questa scrittrice interessante +che quando pare abbandoni, ti riprende di colpo, +e t'inchioda allo scrittoio, finchè hai letto l'ultima pagina.... +che ti lascia scosso e turbato fin nell'intimo dell'anima. +</p> + +<p class="center"> +<b>Il Tempo</b> (<i>Nicola Moscardelli</i>). +</p> + +<p> +Qui tutto è logico, naturale, musicale: il racconto precipita +verso la conclusione fatale, così, come quella notte precipitava +verso l'alba. Con quale modestia di mezzi è descritta +l'aria in cui vive la mondana! +</p> + +<p> +Come leggermente si insinuano nell'anima delle due colombe +i profumi e gli stordimenti emanati da quel mondo +nuovo.... accennando appena un particolare, come una piccola +fiammella che s'apre e chiude improvvisa, come se una +musica sonnolenta impregnasse di sè tutta l'aria, scivolando, +le immagini si precisano, emergono, si realizzano. +</p> + +<p> +L'impressione che dà il libro è profonda e profondamente +morale: è l'orrore del male, la nausea per il vizio, il ribrezzo +per la impurità scandalosa delle città cosidette morali. +</p> + +<p class="center"> +<b>Nuova Antologia.</b> +</p> + +<p> +Tutto il romanzo è un potente contrasto tra l'innocenza +più pura e la depravazione più abbietta. A pagine fresche +come un riso di puerizia, seguono pagine torbide di una +drammaticità che turba e commuove. +</p> + +<p class="center"> +<b>L'Italia che scrive</b> (<i>Fernando Palazzi</i>). +</p> + +<p> +Qui veramente Annie Vivanti s'è abbandonata a sè stessa, +ha svelato sè stessa. Forse non s'è neppure accorta di fare +dell'arte, perchè in fondo non ha fatto altro che confidarci +l'anima sua. Io non conosco Annie Vivanti, se non da un +verso del Carducci.... ma noi conosciamo adesso la vera fisionomia +dell'anima sua, che è bionda, romantica, timida, +ingenua, sentimentale, fanciulla. +</p> + +<p> +Si è discusso se <i>Naja Tripudians</i> sia o no il capolavoro di +Annie Vivanti. Io capisco benissimo come altri possa preferire +<i>I divoratori</i> o <i>Vae Victis</i>, romanzi assai più forti. Io +preferisco <i>Naja Tripudians</i>, specialmente per la dolcezza. +</p> + +<p class="center"> +<b>Tutto</b> (<i>Cesare Sobrero</i>). +</p> + +<p> +Ecco un nuovo libro casto ed orribile ad un tempo.... Casto +poichè la scrittrice riproduce le impudicizie col ferro rovente +di una nausea profonda, di una desolazione accorata. +Orribile, poichè la degenerazione psichica, e non psichica +soltanto, vi è riprodotta colla precisione di altrettanti casi +clinici.... Ricercando i gradi di parentela che possono esistere +fra <i>Naja Tripudians</i> e le opere di altri artisti, viene +fatto di pensare che Annie Vivanti abbia invocato, compiendo +la sua nobile fatica, due grandi ombre: Victor Hugo +ed Octave Mirbeau. Victorughiana è la concezione del libro +per il senso profondo dei contrasti, per la tragicità del contenuto +umano. La seconda parte del volume, cioè le pagine +vigorosamente realistiche ricordano invece le acri, inesorabili +pitture del Mirbeau. +</p> + +<p> +.... Raramente in un libro, evocazione fu più dolorosa, +pittura più straziante, lettura più struggente di questa orribile +profanazione impunita. +</p> + +<p class="center"> +<b>I libri del giorno.</b> +</p> + +<p> +.... Qui veramente la forza del libro sta nella poesia della +forma, nella efficace evocazione degli ambienti, nella leggera +e quasi trasparente musicalità dei periodi. Il libro incomincia +con capitoli di una delicatezza e di una grazia +squisitamente femminili.... qualche cosa che fa pensare alla +freschissima «Primavera» del Grieg. +</p> + +<p> +.... Ma a un punto la tinta rosea del romanzo viene interrotta +improvvisamente da qualcosa di oscuro e misterioso.... +Le pagine si fanno inquiete; a quel profumo di innocenza +che aveva fin qui accompagnato il racconto si mescola +uno strano e tentante odor di peccato. +</p> + +<p> +.... Corre per tutte le frasi come un misterioso brivido, un +serpeggiare di febbre. +</p> + +<p> +Aprire il romanzo e leggerlo è come entrare in una serra +dove tra i più semplici e delicati mughetti, alcuni strani +fiori effondono un loro acuto e perverso profumo. Non si ha +il tempo e forse nemmeno il coraggio di avvicinarli, tanto +quel profumo ci prende, ci stordisce, ci travolge. Esciremo +dalla serra, opporremo gli occhi e la fronte ai rudi baci del +vento, ma il ricordo di quei terribili fiori resterà a lungo +entro di noi, come di un sogno bello e perverso.... +</p> + +<p class="center"> +<b>Il Giorno</b> (<i>Carlo de Flaviis</i>). +</p> + +<p> +Pagine belle e tristissime: due piccoli mondi; scolpito, il +primo, con una perfezione d'arte impeccabile, descritto il +secondo, con una verità a volte piena di impudica baldanza +a volte piena di titubante sgomento. +</p> + +<p class="center"> +<b>La Chiosa.</b> +</p> + +<p> +Tutta Annie Vivanti è qui: con le sue mani cariche di +poesia ch'ella profonde in così bizzarro modo: qua, là , dovunque +un dettaglio svegli la sua vibratilità , soffermi la +sua commozione, desti la sua sensibilità . +</p> + +<p> +Non ci soffermeremo a evocare le bellissime tra le molte +belle pagine del romanzo. Al pari di tutti i libri della Vivanti +esso afferra alle prime pagine e non lascia più. +</p> + +<p> +L'interesse che suscita vi è graduato così che dall'incantesimo +di una dolcezza piana e serena si passa a poco a +poco per tutti gli stadi dell'ansia e della trepidazione fino +a raggiungere l'angoscia piena d'orrore che strugge l'anima +alla fine del racconto e del libro. Si esce da questa lettura +sotto il peso di un incubo. +</p> + +<p> +Poesia! questo è il segreto di Annie Vivanti. Il segreto +della sua malìa e della sua arte; dei suoi occhi ancora pieni +di stellante azzurro e dei suoi libri sempre saturi di freschezza; +della sua giovinezza sempre intatta e delle sue pagine +sempre avvincenti. +</p> + +<p class="center"> +<b>La Donna</b> (<i>Nicola Moscardelli</i>). +</p> + +<p> +Il libro si chiude con un senso di soffocazione. +</p> + +<p> +Sebbene sia composto con un'arte squisita, nulla rivela in +esso l'artefizio, nel quale era così facile cadere.... Non c'è +nulla da aggiungere, e nulla da togliere. +</p> + +<p class="center"> +<b>Don Marzio.</b> +</p> + +<p> +Squisitezze psicologiche, gioielli d'osservazione, un profumo +di grazia inarrivabile.... +</p> + +<p class="center"> +<b>Gazzetta di Messina</b> (<i>G. Gigans</i>). +</p> + +<p> +Colei che seppe costruire coll'aiuto del suo potentissimo +genio un'affascinante, vicenda — <i>I divoratori</i> — ; colei che +seppe nel poema vibrante di verità accomunare la fede al +dolore — <i>Vae Victis</i> — .... ci regala quest'opera semplice e +possente. +</p> + +<p> +La Vivanti quando vuole appassionare il lettore, sceglie +un argomento semplicissimo, un argomento di vita vera. +</p> + +<p> +Questa la sua arte. La semplice verità . +</p> + +<p class="center"> +<b>La Scuola</b> (<i>Antonio de Filippis</i>). +</p> + +<p> +Il poeta è vate. Gli basta uno sguardo, ed egli intravede +il futuro. — Carducci, da profeta, intravide il genio di Annie +Vivanti e disse: «<i>canta!</i>». +</p> + +<p> +.... Annie dimostrò il suo vero temperamento di artista +col romanzo. Nel romanzo appare grande, perchè originale, +strana, ardita, ma sempre vera. Tutta la vita di Annie è +una battaglia contro la ipocrisia.... E con <i>Naja Tripudians</i> +ella compie una lotta ancor più potente. +</p> + +<p> +Storia triste che risalta sulla tavolozza di un Rembrandt! +</p> + +<p class="center"> +<b>Il Pungolo</b> (<i>Giuseppe Scaglione</i>). +</p> + +<p> +La poetessa squisita di «Lirica» la narratrice intensamente +drammatica dei casi pietosi e terribili di Maria Tarnowska, +l'autrice di «Zingaresca» di «Vae Victis» di +«Bocche Inutili» ha creato ancora un'opera di grande bellezza +artistica e di appassionata, travolgente poesia. Sopratutto +da questo ultimo libro bisogna veramente riconoscere +ad Annie Vivanti, una grande forza di pensiero e di forma; +di pensiero ricco, elevato, profondo, di stile deciso, rapido, +serrato, in alcuni momenti quasi convulso. +</p> + +<p> +Ella non soffre infingimenti e contraffazioni del pensiero e +della forma. Ribellandosi a falsare la propria natura impetuosa +e serena, e la natura delle cose e degli uomini, porta +nei suoi libri una veemenza ed un pathos, una sincerità di +vita che incatena l'attenzione del lettore di pagina in pagina +e di libro in libro, con un continuo crescendo. +</p> + +<p> +I suoi libri sono morali, non di una morale stentata, arcigna +e cattedratica, ma libera e spontanea. +</p> + +<p> +Con quale signorilità e sicurezza d'intuito, con quale potenza +di analisi e semplicità di espressione è narrato questo +documento umano così tragico e così patetico!... +</p> + +<p class="center"> +<b>Il Pungolo</b> (<i>Rodolfo Guido de Marsico</i>). +</p> + +<p> +.... Questa la vicenda di «Naja Tripudians». Vicenda terribile +che martoria lo spirito, che esaspera, che accende una +ribellione, che ci fa bestemmiare la vita! +</p> + +<p> +E più terribile è il romanzo perchè scritto da una artista. +Annie Vivanti ha adoperato i colori più delicati, le sfumature +più evanescenti, perchè più fosca noi sentissimo la tragedia +che quella luce distruggerà . +</p> + +<p class="center"> +<b>Don Quichotte</b> (<i>Parigi</i>). +</p> + +<p> +.... Madame Vivanti y confirme une fois de plus son grand +talent. Les derniers chapitres constituent un morceau de +haute littérature horrifique. +</p> + +<p class="center pad2 larger"> +GIUDIZI DELLA STAMPA INGLESE +SU «<b>I DIVORATORI</b>» +</p> + +<p class="center"> +<b>Herald.</b> +</p> + +<p> +Qui ci troviamo davanti a quella rara cosa — un'opera di +genio. +</p> + +<p class="center"> +<b>Telegraph.</b> +</p> + +<p> +Questo meraviglioso libro è un'opera di bellezza creata da +chi possiede il più grande dono dello scrittore — lo stile. +</p> +</div> + +<div class="tnote"> + +<h2>Nota del Trascrittore</h2> + +<p> +Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come +le grafie alternative (thè/thé/thê, Revoire/Révoire e simili), +correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. +</p></div> + + + + + + + + +<pre> + + + + + +End of the Project Gutenberg EBook of Gioia!, by Annie Vivanti + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK GIOIA! *** + +***** This file should be named 39793-h.htm or 39793-h.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + http://www.gutenberg.org/3/9/7/9/39793/ + +Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This book was produced from scanned +images of public domain material from the Google Print +project.) + + +Updated editions will replace the previous one--the old editions +will be renamed. + +Creating the works from public domain print editions means that no +one owns a United States copyright in these works, so the Foundation +(and you!) can copy and distribute it in the United States without +permission and without paying copyright royalties. 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